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LEZIONE 2: DERIVATE DIREZIONALI

SORIN DRAGOMIR

Abstract. Lo scopo della Lezione 2 `e di introdurre la nozione di


a di una funzione f : A Rn R in un punto x0 A
derivabilit`
nella direzione v Rn , kvk = 1, e quindi il concetto di derivata
parziale.

1. Introduzione
Nel corso di Analisi Matematica I un concetto essenziale nello studio
delle propriet`a locali delle funzioni reali di una variabile reale `e stato
quello di derivabilit`a in un punto e quindi di derivata di una funzione
data. Per le funzioni di pi` u variabili reali esistono pi`
u generalizzazioni
significative di queste nozioni. Incominciamo con lesame di una di
queste generalizazzioni, e cio`e con la nozione di derivata direzionale.
Sia A Rn un insieme aperto e f : A R una funzione. Sia inoltre
x0 A un punto e v Rn un vettore unitario i.e. kvk = 1. La retta
r Rn che passa per il punto x0 ed ha v come vettore direttore `e data
da
r = {x0 + tv Rn : t R} .
Giacche la retta r `e descritta da unequazione parametrica nella quale
comparre un parametro reale t R, la restrizione della funzione f
allinsieme r conduce essenzialmente ad una funzione di una variabile
reale t la cui derivabilit`a in un punto possiamo andare a investigare.
Questo `e il primo, e il pi`
u semplice, tentativo di introdurre un concetto
di derivata in un punto per la funzione f : A R. Certamente si
pu`o restringere f soltanto ad una porzione della retta r che giace nel
dominio A di f . Eccone i dettagli tecnici. Siccome x0 A e A `e aperto,
esiste un raggio R > 0 di modo che B(x0 , R) A. E ` allora chiaro che
x0 + tv B(x0 , R) |t| < R.
Infatti
x0 + tv B(x0 , R) R > d(x0 , x0 + tv) = ktvk = |t| kvk = |t|,
dove d e kk sono, come nella Lezione 1, la distanza e la norma Euclidea.
Dunque per ogni |t| < R, ossia per ogni t (R, R), il punto x0 + tv
della retta r giace nella palla B(x0 , R) e quindi nellinsieme A. Segue
1
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che ha senso valutare f nel punto x0 + tv. Si ottiene cosi una funzione
reale di una variabile reale
F : (R, R) R, F (t) = f (x0 + tv), |t| < R.
Definizione 1. Si dice che la funzione f : A Rn R `e derivabile
nel punto x0 nella direzione v se esiste ed `e finito il limite
1
(1) lim {f (x0 + tv) f (x0 )} .
t0 t

Inoltre il numero (1) si chiama la derivata direzionale di f (nel punto


x0 nella direzione v).
Si supponga che f : A Rn R sia derivabile in x0 nella direzione
v. Allora il limite
F (t) F (0) 1
lim = lim {f (x0 + tv) f (x0 )}
t0 t t0 t

esiste ed `e finito. Di conseguenza la funzione F : (R, R) R `e


derivabile nel punto t = 0 e la derivata direzionale di f (in x0 nella
direzione v) `e proprio F 0 (0) ossia la derivata usuale di F nel punto
t = 0. Da ora innanzi si adotta la notazione
f
(2) (x0 ) = F 0 (0) R.
v
`
E necessario, pi`u che altro per la comodit`a dellesposizione, introdurre
la seguente nozione di geometria in Rn . La sfera unit`a in Rn , ossia la
sfera standard in Rn , `e linsieme
S n1 = {v Rn : kvk = 1}.
Chiaramente se n = 2 la sfera standard S 1 R2 `e il cerchio trigono-
metrico. Sia {e1 , , en } Rn la base canonica in Rn . Allora
ei S n1 , 1 i n,
ossia gli elementi della base canonica sono punti che giaciono sulla sfera
standard S n1 .
Definizione 2. Sia f : A R una funzione definita sullinsieme aperto
A Rn e sia x0 A. Si supponga che f sia derivabile in x0 nella
direzione ei . La derivata direzionale di f in x0 nella direzione ei si
chiama la derivata parziale i-esima della funzione f calcolata nel punto
x0 . 
Se f : A Rn R `e derivabile in x0 nella direzione ei allora si
adotta la notazione
f f
(x0 ) = (x0 ) R.
xi ei
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Sia f : A Rn R una funzione derivabile in ciascun punto x A


nella direzione ei . Allora si pu`o considerare la funzione
f f
: A R, x A 7 (x).
xi xi
La funzione f /xi si dice la derivata parziale i-esima della funzione
f . Per i calcoli concreti di derivate parziali, ad esempio per funzioni
di due o tre variabili reali costruite in termini di funzioni elementari,
`e importante capire che f /xi `e la derivata usuale della funzione di
una variabile reale xi
xi 7 f (x1 , , xi1 , xi , xi+1 , , xn )
ossia la funzione ottenuta da f a fissare le rimanenti variabili
(x1 , , xi1 , xi+1 , , xn ).
Infatti se a = (a1 , , an ) A e f : A R `e derivabile in a nella
direzione ei allora
a + tei = (a1 , , ai1 , ai + t, ai+1 , , an )
e quindi
f 1
(a) = lim {f (a + tei ) f (a)} =
xi t0 t

1
= lim {f (a1 , ai1 , ai + t, ai+1 , , an ) f (a1 , , an )} =
t0 t
1
= lim {F (ai + t) F (ai )} = F 0 (ai )
t0 t
dove abbiamo posto
F (s) = f (a1 , , ai1 , s, ai+1 , , an )
e cioe abbiamo fissato le variabili x1 , , xi1 , xi+1 , , xn . Dunque
nei calcoli di derivate parziali di funzioni concrete, ad esempio defi-
nite via operazioni algebriche con funzioni elementari, si adopereranno
le regole comuni di calcolo delle derivate (delle funzioni reali di una
variabile reale).
Esempio 1. Si consideri la funzione reale di due varibili reali
2
f (x, y) = x sin(xy) + exy (x, y) R2 .
La funzione data `e definita su tutto R2 e ammette derivate parziali in
un qualisiasi punto di R2 . Deriviamo rispetto a x pensando a y come
una costante
f 2
= sin(xy) + xy cos(xy) + y 2 exy
x
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e quindi
f 2
(x0 , y0 ) = sin(x0 y0 ) + x0 y0 cos(x0 y0 ) + y02 ex0 y0 , (x0 , y0 ) R2 .
x
Spesso si adottano le notazioni
f f
fx = , fy = .
x y
Dunque, nella stessa maniera
2
fy = x2 cos(xy) + 2xyexy
e
2
fy (x0 , y0 ) = x20 cos(x0 y0 ) + 2x0 y0 ex0 y0 , (x0 , y0 ) R2 .
Esempio 2. Si consideri la funzione
f (x, y) = x log(xy 2 ).
Il suo dominio massimo di definizione `e
D(f ) = {(x, y) R2 : x > 0, y 6= 0}.
Inoltre f ammette derivate parziali in ogni punto di D(f ) e queste sono
date da
x
fx = log(x2 y) + 1, fy = 2 , (x, y) D(f ).
y
Abbiamo dunque introdotto e discusso una prima generalizzazione
della nozione di derivata (di una funzione reale di una variabile reale) e
cio`e la nozione di derivata parziale (di una funzione reale di pi`
u variabili
reali). Affinche tale generalizzazione sia proficua, essa deve possiedere
propriet`a simili a quelle delle quali gode la derivata usuale (delle fun-
zioni di una variabile reale). Ad esempio, `e noto dal corso di Analisi
Matematica I che data una funzione f : (a, b) R R, se f `e deriv-
abile nel punto x0 (a, b) allora f `e anche continua nello stesso punto.
` naturale chiedere se tale propriet`a continua a valere nel contesto
E
delle funzioni di pi`u variabili reali per le loro derivate parziali. Anzi,
se tale propriet`a non susiste in generale allora la generalizzazione che
abbiamo appena prodotto (che pone le derivate parziale al posto delle
derivate usuali) non `e poi tanto felice e lanalogia fra la derivata usuale
e la generalizzazione proposta non porta molto lontano. Andiamo a
esaminare il seguente
Esempio 3. Si consideri la funzione
 2
x2 y
, se (x, y) 6= (0, 0),

f (x, y) = x4 + y 2

0, se (x, y) = (0, 0).
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Com`e facile notare, la funzione f non `e continua nel punto (0, 0). In-
fatti la successione {(1/k , 1/k 2 )}kN tende a (0, 0). Se f fosse continua
in (0, 0) allora si dovrebbe avere
lim f (xk , yk ) = f (0, 0) = 0
k

per ogni successione {(xk , yk )}kN R2 tale che limk (xk , yk ) =


(0, 0). In particolare si dovrebbe avere
 
1 1
lim f , = 0.
k k k2
Invece (tenuto conto dellespressione della f )
 
1 1 1
f , 2 =
k k 4
(una successione costante) come il lettore si convincer`a facilmente.
Segue che  
1 1 1
lim f , 2 = 6= 0.
k k k 4
Daltra parte f ammette non solo derivate parziali nel punto (0, 0)
ma derivate direzionali in una qualsiasi direzione v S 1 . Infatti se
v = (v1 , v2 ) S 1 allora per ogni t 6= 0 si ha1 (tv1 , tv2 ) 6= (0, 0) e quindi
f 1
(0, 0) = lim {f ((0, 0) + tv) f (0, 0)} =
v t0 t
2
v12 v2

1
= lim f (tv1 , tv2 ) = lim t = 0.
t0 t t0 t2 v14 + v22
In particolare
fx (0, 0) = 0, fy (0, 0) = 0.

LEsempio 3 indica una funzione derivabile nel punto (0, 0) in ogni


direzione v S 1 che tuttavia non `e continua nel punto (0, 0). Dunque,
nonostante le nozioni di derivabilit`a direzionale e di derivata parziale si
riveleranno di indubbia utilit`a (come si vedr`a nella costruzione succes-
siva dellanalisi delle funzioni di pi`
u variabili reali) la nozione di derivata
parziale non generalizza correttamente quella di derivata usuale. V`e
unaltra generalizzazione, che verr`a proposta qui di seguito, meno ovvia
ma in possesso di propriet`a simili a quelle della derivata usuale (come si
desidera, se si vuole sviluppare unanalisi delle funzioni di pi` u variabili
reali simile a quella delle funzioni di una variabile reale).
1Infattise fosse (tv1 , tv2 ) = (0, 0) con t 6= 0 allora si avrebbe v1 = 0 e v2 = 0 e
quindi v = (0, 0) 6 S 1 , una contraddizione.
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Definizione 3. Sia A Rn un insieme aperto, x0 A un punto, e


f : A R una funzione reale di pi` u variabili reali definita su A. Si
dice che f `e differenziabile nel punto x0 se esiste unapplicazione lineare
L : Rn Rn tale che
1
(3) lim {f (x0 + h) f (x0 ) L(h)} = 0.
h0 khk


Come si dimostrer`a successivamente se tale L esiste allora essa `e an-
che unica. E ` dunque lecito adottare la notazione dx0 f = L (che cattura
la dipendenza di L dal punto x0 e dalla funzione f ). Lapplicazione
lineare dx0 f : Rn R si chiama il differenziale di f nel punto x0 .
Richiamiamo (dalle lezioni di Algebra Lineare e Geometria Analitica)
che dato uno spazio vettoriale reale V il suo duale `e linsieme V che
consiste di tutte le applicazioni lineari L : V R. Si pu`o mostrare
facilmente che V `e uno spazio vettoriale reale, con le operazioni usu-
ali di addizione e di moltiplicazione con scalari (delle funzioni a valori
reali definite su V ). Dunque, se f : A Rn R `e differenziabile in x0
allora il suo differenziale `e un elemento del duale di Rn ossia
dx0 f (Rn ) .
Vedremo che le nozioni di differenziabilit`a in un punto e di differenziale
generalizzano correttamente le nozioni di derivabilit`a e di derivata
(delle funzioni di una variabile reale). Ad esempio si mostrer`a che una
funzione differenziabile in un punto `e anche continua in quel punto.

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