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SORIN DRAGOMIR
1. Teorema di Schwartz
Sia f : A Rn R una funzione che ammette derivate parziali in
ogni punto di A. Allora ha senso considerare le funzioni
f
gi = : A R, 1 i n.
xi
Se al loro turno le funzioni gi ammettono derivate parziali in ogni punto
di A allora potremo considerare anche le loro derivate parziali
gi
: A R, 1 i, j, n.
xj
Queste si dicono derivate parziali del secondo ordine della funzione f e
si denotano comunemente con
2f
, 1 i, j n,
xi xj
oppure con
f xi xj , 1 i, j n.
La matrice n n costruita con le derivate parziali del secondo ordine
2
f
Hessf (x0 ) = (x0 ) , x0 A,
xi xj 1i,jn
Inoltre si pone
! = 1 ! n ! , x = x1 1 xnn ,
per ogni Zn+ e ogni x = (x1 , , xn ) Rn . Infine se Zn+ allora
si denota con
|| f
D f =
x1 1 xnn
la derivata parziale di ordine || (si intende che f `e stata derivata 1
volte rispetto alla variabile x1 , 2 volte rispetto alla variabile x2 , ecc.).
n
X f t
= x0 + (x x0 ) vi
i=1
x i kx x 0 k
ossia
n
0 1 X
i i f t
(1) F (t) = (x x0 ) x0 + (x x0 ) .
kx x0 k i=1 xi kx x0 k
Si osservi che, nel ragionamento precedente, abbiamo utilizzato anche il
teorema del differenziale totale. Infatti poiche f sia almeno di clase C 1
segue che f sia differenziabile in ciascun punto di A. In particolare f `e
derivabile in ciascun punto di A in una qualiasi direzione e le derivate
direzionali in una direzione qualsiasi (qui v = (1/kx x0 k)(x x0 ))
sono esprimibili in termini delle derivate parziali di f .
Possiamo chiaramente iterare questo ragionamento. Precisamente se
k 2 allora possiamo applicare nuovamente la formula (1) rimpiaz-
zando dappertutto (nelle considerazioni precedenti) la funzione f con
la funzione f /xi . Precisamente se si pone
f t
Fi (t) = x0 + (x x0 ) , |t| < R,
xi kx x0 k
allora Fi `e derivabile e (per la formula (1) con F e f rimpiazzate dalle
funzioni Fi e f /xi rispettivamente)
n
0 1 X
j j f t
Fi (t) = (x x0 ) x0 + (x x0 ) .
kx x0 k j=1 xj xi kx x0 k
Quindi possiamo derivare nuovamente nellidentit`a (1) i.e. nellidentit`a
n
0 1 X
F (t) = (xi xi0 )Fi (t)
kx x0 k i=1
e otttenere
n
1 X j 2f
(2) F 00 (t) = (x i
x i
0 )(x j
x 0 ) (pt ).
kx x0 k2 i,j=1 xj xi
Si deduce (per induzione incompleta)
(3) F (j) (t) =
1 X i j f
= (xi1 xi01 ) (xij x0j ) (pt ).
kx x0 kj 1i1 ,ij n
xi1 xij
per ogni numero intero 0 j k.
Esercizio 1. Si dimostri lidentit`a (3) per induzione matematica sul numero
naturale j.
LEZIONE 5: DERIVATE DI ORDINE SUPERIORE 5
In particolare per t = 0
(4) F (j) (0) =
1 X i j f
= (xi1 xi01 ) (xij x0j ) (x0 )
kx x0 kj 1i1 ,ij n
xi1 xij
per ogni 0 j k. Poiche nella somma (4) alcuni degli indici i1 , , ij
possono assumere lo stesso valore, dato un multi-indice Zn+ di
lunghezza || = j, nella somma (4) vi saranno pi` u termini contenenti
la derivata j-esima
j f
(x0 ).
(x1 )1 (xn )n
Esatamente quanti `e una questione alquanto difficile di pura combina-
toria alla quale verr`a fornita soltanto la risposta (la dimostrazione `e
difficile e poco illuminante). Sia Mj, linsieme degli (i1 , , ij )
{1, , n}j tali che (i1 , , ij ) abbia s componenti pari a s per ogni
1 s n. Si pu`o dimostrare, e ci`o costituisce la risposta al quesito
precedentemente sollevato, che la cardinalit`a di Mj, `e
j!
|Mj, | = , Zn+ , || = j.
!
Daltro canto se (i1 , , ik ) M allora
i
(xi1 xi01 ) (xij x0j ) = (x x0 ) ,
j f
(x0 ) = (D f )(x0 ),
xi1 xij
sicche la (4) diventa
1 X j!
(5) F (j) (0) = (x x0 ) (D f )(x0 )
kx x0 kj !
||=j
n
P
per ogni 0 j k. Nella somma ||=j il multi-indice Z+
varia nellinsieme dei multi-indici di lunghezza j. Poiche conosciamo le
derivate di F in origine fino allordine k possiamo scrivere la formula
di Taylo con resto k-esimo
k
X F (j) (0)
F (t) = tj + rk (t; 0).
j=0
j!
Qui rk (t; 0) denota il resto di Taylor k-esimo (con punto base t = 0)
per cui `e noto che rk (t; 0) = O(tk+1 ) per t 0 ossia
rk (t; 0)
(6) lim = 0.
t0 tk
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X (D f )(x0 ) ||
t
= (x x0 ) + rk (t; 0).
! kx x0 k
||k
X 1
= (D f )() (x x0 )
!
||=k+1
dove abbiamo posto
= x0 + (x x0 ).
Giacche [0, 1] il punto giace sul segmento (in Rn ) di estremit`a
x0 e x. Abbiamo dimostrato che esiste un punto sul segmento di
estremit`a x0 e x tale che
X (D f )()
(8) Rk (x; x0 ) = (x x0 ) .
!
||=k+1
La formula di Taylor con resto (7) assieme alla formula (8) di rapp-
resentazione del resto k-esimo sono gli ingredienti essenziali nella di-
mostrazione del seguente teorema, gi`a ennunciato nella Lezione 4.
Teorema 2. Sia Rn un dominio i.e. un insieme aperto e con-
nesso. Sia f : R una funzione le cui derivate parziali esistono in
ogni punto di e sono identicamente nulle in . Allora f `e costante
su A.
Dimostrazione. Sia L f () un valore assunto da f i.e. esiste
x1 tale che f (x1 ) = L. Si considerino gli insiemi
0 = {x : f (x) = L}, 1 = \ 0 .
Certamente 0 6= poiche x1 0 . Sia x0 0 un punto arbitrario.
Poiche 0 e `e un insieme aperto esiste R > 0 tale che B(x0 , R)
. Poiche le derivate parziali di f esistono e sono nulle in segue che
f C (). Si consideri la formula di Taylor per la funzione f con
resto di ordine k = 0 e punto base x0 i.e.
f (x) = f (x0 ) + R0 (x; x0 ), x B(x0 , R).
Per la formula di rapresentazione (8)
X (D f )(x0 )
R0 (x; x0 ) = (x x0 ) =
!
||=1
n n
X 1 X f
= (Dei f )(x0 ) (x x0 )ei = i
(x0 )(xi xi0 ) = 0
e!
i=1 i i=1
x
e quindi (poiche x0 0 )
f (x) = f (x0 ) = L, x B(x0 , R).
Dunque x 0 per ogni x B(x0 , R) i.e. B(x0 , R) 0 . Giacche x0
`e un punto arbitrario di 0 risulta che 0 sia un insieme aperto.
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3. La matrice di Jacobi
Sia f : A Rn Rm una funzione definita sullinsieme aperto
A Rn . Le funzioni f j : A R definite da f j = pj f (dove
pj : Rm R, 1 j m, sono le proiezioni canoniche) sono le
componenti di f e risulta che
f (x) = (f 1 (x), , f m (x)), x A.
Definizione 3. Si dice che f : A Rm `e differenziabile in x0 A se
esiste unapplicazione lineare L : Rn Rm tale che
1
lim {f (x0 + h) f (x0 ) L(h)} = 0.
h0 khk
Come nel caso m = 1 si mostra facilmente che tale L se esiste al-
` dunque lecito adottare la notazione L = dx0 f .
lora essa `e unica. E
Lapplicazione lineare dx0 f : Rn Rm si chiama il differenziale di f
in x0 . Anche nel caso m 2 il differenziale dx0 f `e legato alle derivate
parziali delle componenti di f . Si ha
Teorema 3. Sia f : A Rn Rm una funzione diferenziabile nel
punto x0 A. Allora le componenti di f ammettono derivate parziali
nel punto x0 e vale
m
X f j
(9) (dx0 f )(ei ) = (x0 ) e0j , 1 j m.
j=1
xi
f 1 f 1 f 1
x1 (x0 ) x2 (x0 ) xn (x0 )
f 2 f 2 f 2
(x0 ) (x0 ) (x0 )
x 1 x 2 x n
=
.. .. ..
. . .
f m f m f m
(x0 ) (x0 ) (x0 )
x1 x2 xn
si chiama la matrice di Jacobi di f calcolata nel punto x0 . Per la formula
(9) la matrice di Jacobi Jf (x0 ) `e la matrice asssociata allapplicazione
lineare dx0 f : Rn Rm e alle basi {ei : 1 i n} e {e0j : 1 j m}.
p
X g k
(13) (df (x0 ) g)e0j = (f (x0 ))e00k , 1 k p,
k=1
y j
p
X hk
(14) (dx0 h)ei = (x0 )e00k , 1 i n.
k=1
xi
Dalla formula (10) risulta che (per la (12) e per la linearit`a dellapplicazione
df (x0 ) g : Rm Rp )
m
X f j
(dx0 h)ei = (df (x0 ) g) [(dx0 f )ei ] = (x0 )(df (x0 ) g)e0j .
j=1
xi
ossia
p
" m
#
X hk X f j g k
(15) i
(x0 ) i
(x0 ) j (f (x0 )) e00k = 0, 1 i n.
k=1
x j=1
x y
Si considerino gli scalari
m
hk X f j g k
ki = (x 0 ) (x 0 ) (f (x0 )),
xi j=1
x i y j
ik R, 1 i n, 1 k p.
Allora lidentit`a (15) diventa
p
X
ki e00k = 0, 1 i n.
k=1
Questa `e una combinazione lineare nulla dei vettori della base canonica
di Rp . Daltro canto {e00k : 1 k p} `e un sistema libero sicche lunica
combinazione lineare nulla dei vettori {e00k : 1 k p} `e quella coi
coefficienti tutti nulli. Dunque
ki = 0, 1 i n, 1 k p,
ossia
m
hk X f j g k
(16) (x 0 ) = (x 0 ) (f (x0 )),
xi j=1
xi y j
1 i n, 1 k p.
Richiamiamo ora la nozione di prodotto matriciale. Se
A = [aji ]1jm, 1in , B = [bkj ]1kp, 1jm ,
sono due matrici rettangolari di tipo m n e p m (ossia A ha m righe
e n colonne mentre B ha p righe e m colonne) allora `e bene definita la
matrice prodotto C = BA i cui elementi
C = [cki ]1kp, 1in
sono dati dalle formule
m
X
(17) k
ci = bkj aji , 1 k p, 1 i n.
j=1