binomio: filosofia e vino, o, pi esattamente, filosofia del vino.
Pure, a ben gua
rdare, seppure inconsueto, il binomio tutt'altro che ingiustifica to, poich il ra pporto tra vino e filosofia pu aiutarci a far luce su uno degli asp etti fondamen tali e pi affascinanti del vero filosofare. Da sempre infatti lo spirito pi autent ico della filosofia caratterizzato da una e ssenziale oscillazione: teso a diseg nare i confini della misura consentita, di q uello che pu essere definito buono e vero, a un tempo irresistibilmente chiamato a infrangerli. Se per la filosofia il problema quello della misura, sarebbe tuttavia difficile negare che possano e ssere dette cose assennate e credibili intorno alla 'misura' soltanto partendo d a una prospettiva radicalmente 'smisurata'. Bisogna porsi di l dalla misura per e ssere in grado di misurarla. O, in altre parole, la misura n on pu essere misurat a se non alla luce del suo oltre. Poste queste premesse, dovrebbe apparire quasi inevitabile la conclusione che gl i effetti di un sano abbandono ai piaceri del vino, con la loro conseguente dismisura, possano essere considerati parte integ rante di una esperienza genuinamen te filosofica. Soltanto chi li abbia sperimen tati, con quella moderazione che mo lte menti del passato giudicavano condizione indispensabile perch la familiarit co n il vino debba dirsi positiva, potr ragione volmente farsi consapevole del limite che separa il bene dal male o il vero dal falso. La bevanda tratta dalla vite ha infatti tutti i requisiti per essere assu nta com e icona dell'"ambiguit" che esprime il senso pi profondo del vero. Nessuna autenti ca esperienza di verit ha mai realmente sopportato - sebbene si siano ad ottate le strategie pi diverse per dimostrare il contrario - le univoche strettoi e in cui spesso ci racchiude il dominio di una ragione troppo sobria per essere davvero c redibile. Non a caso il vino, che pu aiutarci a uscire dai confini di q uelle strettoie, a s uperare la limitatezza di una ragione troppo sobriamente um ana, veniva originari amente chiamato 'nettare degli dei', e il nome esprimeva un vero e proprio simbo lo sacro. Mentre il modo, le forme in cui la bevanda veniva di volta in volta a s sunta costituiscono una significativa cartina di tornasole per comprendere il mo do di essere pi generale nel quale di volta in volta si espressa la vita degli uo mini sin dai tempi pi antichi. Se infatti vero che il vino comincia ad acquis ire una serie di importanti signif icati proprio da quando la cultura filosofico -religiosa (e quella poetico-letter aria) lo assumono quale simbolo di precise e sperienze rituali, di rigorose prati che conoscitive, non meno vero che il suo u tilizzo risale a tempi assai pi remoti . Ricerche archeologiche attente hanno orm ai provato che la "vitis vitifera", pian ta rampicante che cresceva spontanea ne lle foreste e che certamente all'origine di quei preziosi e delicati arbusti che sarebbero poi stati coltivati per ottene re il 'nettare degli dei', affondava l e sue radici nella terra gi trecentomila an ni fa. E nasce allora spontanea la cu riosit di immaginare quale fu la sorpresa di c