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ca, che a volte potrebbe rivelarsi semplicemente inadeguata?

E infine, a quali co
ndizioni il dialogo un'opzione realistica? L'ideologia esplicita dei terroristi
responsabili degli attacchi dell'11 settemb re esprime il rifiuto della modernit
e della secolarizzazione. Dal momento che qu esti concetti sono stati articolati
per la prima volta dai filosofi dell'Illumin ismo, la filosofia chiamata alle a
rmi, perch chiaro che pu offrire un contributo u nico all'interpretazione di quest
a delicata giuntura geopolitica. Nel mio saggio introduttivo, "Il terrorismo e l
'eredit dell'Illuminismo: Habermas e Derrida", s ostengo questa tesi alla luce de
lle letture nettamente distinte che l'uno e l'al tro forniscono dell'Illuminismo
. Inoltre, cerco di indagare la relazione tra fil osofia e storia e identifico d
ue modelli alternativi di impegno politico che ser viranno al lettore per capire
il contesto in cui si inseriscono i contributi di questi due filosofi. I dialog
hi contenuti in questo volume non soltanto fanno luce sugli 'stili di pe nsiero'
di Habermas e Derrida, ma mettono in gioco il nucleo centrale dei loro q uadri
teorici. In ciascuno dei saggi critici che li accompagna il mio sforzo dir etto
ad isolare le argomentazioni sul terrorismo e mostrare come si integrano ne lle
loro filosofie rispettive. Questi due saggi, intitolati "Habermas. Ricostrui re
il terrorismo" e "Derrida. Decostruire il terrorismo", consentiranno al letto re
di percorrere lo stesso sentiero che ha condotto due filosofi eminenti a ragg i
ungere determinate convinzioni sul significato del terrorismo e l'esperienza de
l terrore. Per la prima volta in questo libro Habermas e Derrida hanno accettato
di compari re fianco a fianco, rispondendo a una serie di domande parallele. Ap
prezzo molto la loro disponibilit a fare questo passo sul terreno dell'11 settemb
re e in risp osta alla minaccia del terrorismo mondiale. Quella mattina, Haberma
s si trovava nella sua casa di Stamberg, nel sud della Ge rmania, dove vive da m
olti anni. Derrida era invece in Cina, a Shanghai, per una serie di lezioni. La
notizia lo colse mentre sedeva in un caff con un amico. Que sto libro racconta an
che le loro storie. In entrambi i dialoghi ciascuno dei due si racconta: ovvero,
elabora sul significato di essere a New York, una citt che entrambi amano, nel p
eriodo immediatamente successivo al giorno pi sanguinoso del la sua storia. Entra
mbi hanno vissuto in prima persona il clima di terrore causa to dagli attacchi a
ll'antrace e la devastazione emotiva che chiunque poteva perc epire anche solo c
amminando per strada. Tuttavia, la loro anche la storia di que llo che ha spinto
due grandi filosofi ad esporre l'architettura portante del lor o pensiero al pi
difficile dei compiti: la valutazione di un evento storico unico e irripetibile.
In considerazione del rischio e della grande sicurezza di s che richiede tale co
mpito, per un filosofo questa una storia molto personale da racc ontare. L'incon
tro con uno dei giorni pi devastanti della loro maturit ha stimolato - sia in Habe
rmas che in Derrida - reazioni assolutamente genuine: cio, reazioni che ri fletto
no con originalit il modo di pensare di ognuno. Il dialogo con Habermas den so, c
ompatto e lineare. Il suo uso quasi spartano del linguaggio gli permette di
passare da un concetto all'altro, producendo l'effetto di stabilit e lucidit prop
rio della filosofia classica tedesca. Diversamente, il dialogo con Derrida segue
una strada pi lunga e tortuosa, che a volte si apre su ampi paesaggi, altre si a
ffaccia su canyon cos profondi che il fondo rimane invisibile. La sua spiccata s
e nsibilit per ogni tipo di sottigliezza linguistica fa s che il modo in cui Derri
da pensa sia inseparabile dalle parole con cui espresso. La magia di questo dial
og o, che procede a ritmo serrato ma accessibile, sta in quella combinazione di
inv entiva e rigore, argomentazione e asserzione, di cui Derrida maestro insuper
ato. Un altro grande filosofo francese, Blaise Pascal, addit in queste coppie i d
ue r egistri della filosofia: l'"esprit de finesse" e l'"esprit de gometrie". Non
ostante le notevoli differenze di approccio, entrambi i filosofi sostengono c he
il concetto di terrorismo sfuggente e che proprio questa sua elusivit il maggi o
re pericolo nell'arena politica globale presente e la pi grande sfida del futuro
. Ad esempio non chiaro su quale base il terrorismo possa rivendicare un contenu
to politico ed essere separato dalla mera attivit criminale. Rimane da verificar
e se ha senso parlare di terrorismo di Stato, se plausibile la distinzione fra t
e rrorismo e guerra, e infine se ragionevole che uno Stato o una coalizione di S
ta ti dichiarino guerra, in modo non soltanto metaforico, ad altro da un'entit po
lit ica. Troppo spesso il termine 'terrorismo' usato dai media occidentali e dal
Dip artimento di Stato americano come un concetto ovvio, insieme a tutte le dis
tinzi oni che sussume in s: quelle tra terrorismo nazionale e internazionale, loc
ale e globale, sono solo due tra molte altre. Habermas ricostruisce la possibili
t di attribuire un contenuto politico al terror ismo in funzione del realismo dei
suoi obiettivi, per cui esso acquisterebbe un contenuto politico solamente a po
steriori, ovvero retroattivamente. Nei moviment i di liberazione nazionale, osse
rva Habermas, abbastanza comune che chi consider ato un terrorista, e possibilme
nte anche condannato come tale

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