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Karl Wiener

Il dito d'oro

Il contadino si alza prima di spuntar del giorno e comincia il suo lavoro, d il


foraggio ai cavalli, munge le mucche e rimuove il letame dallo stallaggio. Si siede al
tavolo per la prima colazione non prima di avere provvisto i animali. Poi, al primo
raggio del sole, attacca i cavalli e va al campo. Arare il terreno per preparare il campo
alla semina oppure raccoglie il fieno per lassicurare della pioggia. Quando il grano
matura e le spighe doro si cullano nel vento destate, il tempo venuto per raccogliere
la ricompensa del lavoro diligente entro lanno. Il contadino non pu riposare anche
dopo che la raccolta del grano al coperto. Al campo attendono le patate e le rape che
devono essere raccolte. Dopo dellinizio dinverno la trebbiatrice separa il grano della
paglia, i granelli sono messi in sacchi e portati al mulino. La paglia per resta nel
granaio. Allora, finalmente il contadino pu godere dei frutti di sua cura.
Un bel giorno un contadino incontr un fannullone, un uomo che passava il suo
tempo per rapinare la ricompensa del lavoro duomini onesti. Questo stendeva volentieri
la sua mano al dentro delle tasche daltra gente e quando la tira fuori, restava di solito
appiccicato qualche oro ai suoi diti. Per questo la gente lo chiamavo Dito dOro. Per
provare su arte lui tir in un momento inosservato qualche moneta fuori della tasca del
contadino. Tutta la paglia, che cosa tu fai con lei? domand al contadino, il tuo
granaio pieno di questa roba inutile. Il contadino spieg senza sospetto che fa della
paglia: parte la mescola colla avena - i cavalli digeriscono la miscela meglio che lavena
pura - parte la sparge sul pavimento dello stallaggio per farlo caldo, secco e pulito. Il
fannullone rispose: Ci non rende molto. La tua paglia ti potrebbe fare ricco. Te la
trasformer in oro puro. Queste parole fecero riflettere il contadino. Lui anche aveva
sentito che c gente in questo mondo che aveva acquisito ricchezza in modo strano. Per
questo motivo lui domand a Dito dOro che cosa avrebbe dovuto fare affinch la sua
paglia fosse trasformata in oro. Devi darmi solamente un poco di denaro per le
preparazioni indispensabili, poi faccio io lavorare la tua paglia per te fino alla sua
trasformazione in oro, disse il fannullone. Il contadino, sperando in ricchezza, attacc i
cavalli e port sua paglia insieme con tutto il suo risparmio alla casa di Dito dOro.
Il contadino non poteva tenere il suo secreto, perci aveva racconto a tutta la
gente della sua fortuna presunta. I vicini colarono loro paglia e camminarono in fretta da
Dito dOro affinch lui la trasformasse ugualmente in oro. Dettero volentieri anche tutto
il loro denaro che lui reclam per la sua fatica presunta. Il tempo passava, per i
contadini n sentivano qualcosa del loro denaro n della loro paglia e ancora tanto
meno vedevano delloro che Dito dOro aveva promesso. Intanto i loro animali si erano
ammalati perch dovevano passare linverno senza paglia nello stallaggio freddo ed i
contadini, aspettando la ricchezza acquistata senza lavoro, non consideravano
necessario alzarsi di bon ora per provvederli. Il campo non era coltivato perch i
contadini sentivano che la ricompensa non valeva la pena.
Dito dOro non si faceva vedere ed i contadini divennero impazienti. Tirarono
diritto alla sua casa e rivendicarono la ricchezza promessa. Dito dOro fece qualche
pretesto e mostr un poco doro che aveva comprato per mezzo di una parte del loro
denaro. Per tranquillizzarli lui fece credere a loro che fosse il primo oro estratto dalla
loro paglia e, come abbuono della ricchezza futura, dette un granello doro a qualche
contadino. In questo modo lui li poteva ingannare qualche tempo.
Finalmente una siccit funest il paese. La raccolta si seccava nei campi e la
fame dominava dappertutto. I contadini si spaventarono e riconobbero che anche loro si
erano trasformati in fannulloni. Per fortuna possedevano alcuni sacchi pieni di cereali
che avevano conservato degli anni scorsi quando avevano ancora coltivato i loro campi.
Dito dOro voleva comprare questa provvista per mezzo del denaro che aveva preso dei
contadini. I contadini per erano riusciti a capire e sapevano che il denaro solo non
sazia. Per questo motivo davano il loro grano non prima del rimborso di tutto il loro
denaro. Poi si proposero di non fidarsi mai delle parole dun fannullone, anche se questo
promette tutto loro del mondo.
Karl Wiener
Amici

Si chiamava Giovanni. Suoi genitori non erano ricchi, ma lui era fortunato poich
aveva degli amici. Insieme i ragazzi facevano sciocchezze, ma il loro gioco preferito era
giocare al calcio. Un giorno Giovanni and in giro lungo il fiume e scopr una pietra di
bel colore e forma eccezionale. La raccolse e la contempl riflettendo. Per che cosa si
sarebbe potuto essere una tale pietra? Decise dopo profonda riflessione che questa pietra
sarebbe stata un buon affilatoio per il coltellino. La intasc nella tasca dei suoi
calzoncini e torn a casa sua, lieto delloggetto trovato.
Per via incontr quello amico, a cui apparteneva il pallone, con cui i ragazzi
giocavano frequentemente. Giovanni gli mostr il suo tesoro e perch la pietra piaceva
allamico, Giovanni ebbe unidea. Spieg con molte parole il valore particolare della
pietra e persuase il suo amico di cambiarla con il pallone. Finalmente lamico
acconsent, perch Giovanni gli fece credere che potessero giocare insieme al calcio con
questo pallone anche in futuro. Arrivato a casa per aveva gi dimenticato la sua
promessa. Guardava il suo nuovo possesso con gioia e lo nascose nella profondit del
suo armadio.
Gli amici erano molto delusi quando notarono che il gioco collettivo doveva essere
finito, poich sempre quanto glielo chiedevano, Giovanni non li faceva giocare con il
pallone. I ragazzi si riunirono e si consigliarono che avrebbero potuto fare. Finalmente
uno degli amici si decise con cuore piangente di separarsi dal suo monopattino che i
suoi genitori gli ebbero regalato al compleanno scorso. Lo offr in cambio del pallone.
Giovanni non pot resistere a questofferta, port il pallone e and via allegramente col
monopattino.
Giovanni non partecipava al gioco degli amici. Girava col monopattino attorno al
campo di calcio. Ad un angolo rischioso incontr un ciclista. Quello, poich andava
probabilmente troppo rapido, scivol e cadde nella polvere. Si alz lamentandosi dei
suoi ginocchi sanguinanti. Giovanni consigli al ciclista ferito: Allora, dammi la bici e
prendi il monopattino. Con quello una tale sfortuna sarebbe stata impossibile. Nel suo
dolore, il ciclista si fidava di queste parole e consent al commercio.
Bedingung, da ihm dieser noch sein Taschengeld dazugab.
Ora, Giovanni si era fatto strada. Aveva scambiato la pietra con un pallone, il
pallone con un monopattino e per finire il monopattino con una bicicletta. Era troppo
orgoglioso di suo successo e gir con fierezza. Dopo poco tempo sapeva andare a mano
libera, sedendo dirittamente sulla sella, i bracci incrociati davanti al petto. Un altro
ragazzo, che possedeva una bicicletta migliore, lo guardava e ammirava la sua arte.
Come fai ad arrivare al traguardo senza manovrare?, il ragazzo chiese con curiosit.
Giovanni rispose: troppo facile, la mia bicicletta di costruzione speciale. Queste
parole fecero impressione al ragazzo. Voleva anche possedere una tale bicicletta di
costruzione speciale con cui poteva andare a mano libera. Finalmente, dopo
negoziazioni lunge e complicate, Giovanni si dichiar disposto a cambiare la sua
bicicletta vecchia con questa dellaltro a condizione che quello gli avrebbe dato anche
tutto il suo denaro che aveva ricevuto di suoi genitori per le piccole spese.
In questo modo Giovanni aumentava suo possesso, per perdeva tutti i suoi amici.
Nessuno voleva giocare con lui. Dapprima Giovanni non era impressionato. Credeva
che gli altri lo invidiassero per ci che possedeva. Dopo poco tempo per lui si sentiva
solo. Del denaro che ebbe estratto alla sua ultima vittima, lui compr dei dolci per
confortarsi. Altri ragazzi lavevano guardato. Si accompagnarono con Giovanni e
didero ad essere suoi amici nuovi. Giovanni dette loro dei dolci, perch ebbe capito che
la vita senza amici triste. I nuovi amici per, quando i dolci stettero per finire, uno
dopo laltro, volsero le spalle a lui. Giovanni voleva mantenere per lo meno un amico e
dette tutte le sue dolci restanti e anche la sua bicicletta allultimo, che pass solamente
per vedere, se fu rimasto qualche cosa per portare via.
Giovanni sedeva riflessivamente sulla riva del fiume e guardava lacqua che
passava mormorando. Che cosa aveva fatto male? Quando dirigesse i suoi sguardi alla
sabbia della riva, lui scorse una pietra. Il viaggio da lontano nellacqua laveva levigata
e arrotondata. Marezzatura di colore attraversava la sua superficie. Giovanni raccolse la
pietra e la guard a fondo. Era pi bella di quella da cui la sua sfortuna era partita.
Aveva nostalgia dei suoi amici. Non not, che un ragazzo lo stava guardando. Questo
portava sul braccio un pallone e non sapeva che cosa avrebbe dovuto fare. Salut
Giovanni con un cenno della mano e lo invit al gioco. Giovanni fu disposto subito.
Regal la sua pietra al ragazzo e era fortunato di avere trovato un nuovo compagno con
che poteva giocare al calcio.
Karl Wiener
I tre fratelli

Una volta cera un padre che aveva tre figli. Quando invecchiava, lui li chiam e
disse: Andate nel mondo e cercate la vostra propria via alla fortuna. Non a potuto
insegnarvi tutto ci che avete bisogno per essere felici. Apprenderete molte cose della
vita, ma ricordatevi sempre del vostro vecchio padre che vi ama tutti in modo uguale.
I tre fratelli seguirono al consiglio del padre. Fecero gli zaini, allacciarono gli stivali
e tagliarono da un nocciolo dei bastoni da camminare, promisero al padre di essere
sempre solidali e partirono. Arrivati allincrocio dei cammini, studiarono i destini
indicati sullindicatore stradale. La via alla fortuna non era nominata. Si consigliarono a
fondo, ma non potevano mettersi daccordo sul cammino che avrebbero dovuto
prendere. Per questo si separarono e partirono per direzioni differenti.
Gli anni passavano. La pioggia bagnava i loro vestiti e il vento li asciugava. Si
nutrivano di funghi e bacche e bevevano dalle fonti che trovavano accanto al cammino.
Di tanto in tanto per erano invitati a mangiare, poich gli uomini ascoltavano volentieri
i racconti delle avventure dei fratelli, che quei avevano superato sul cammino. In queste
occasioni raccontavano anche del loro padre, che li mand in giro per il mondo. Col
tempo la sua immagine si era alzata in sfere pi alte. Nella memoria lui pareva di essere
un buon padre e anche le sue punizioni sembravano giuste.
Per la loro camminata lunga, i fratelli si erano allontanati luno dagli altri. Le
abitudini degli uomini incontrati dei fratelli erano troppo diverse. Col tempo si
adattavano ai abitudini rispettive. Luno stava diritto e alzava le braccia al cielo per
chiedere la benedizione del padre, laltro cadeva sulle ginocchia e giungeva le mani
ricordando il padre, il terzo piegava, ginocchioni, la testa alla terra come segno del
rispetto. Sedevano al camino dei loro ospitanti e raccontavano, ognuno de su modo
proprio, dei avvenimenti successi a casa del padre e in cerca della fortuna, ornando i
loro racconti con dettagli spieganti.
La schiera crescente dascoltatori non trov posto nelle capanne piccole. Se fece
templi dove gli uomini sincontravano per ascoltare i racconti. I fratelli non potevano
essere in tutti i templi, perci ognuno di loro scrisse un libro per registrare i propri
consigli e conoscenze. Ormai gli scribi del paese leggevano quei libri. Nei paesi diversi
per si parlavano lingue differenti e nessuno poteva confrontare il contenuto dei libri. A
causa dellincertezza, chi dei fratelli avesse trovato la via alla fortuna autentica, gli
uomini andarono in una lite esasperata.
Il padre sent del litigio. Era un uomo saggio e sapeva tutte le lingue del mondo.
Riconobbe subito dopo aver letto i libri dei suoi figli, che il contenuto era differente
soltanto per le decorazioni spiegate, aggiunto dei fratelli per farsi comprensibile agli
uomini. Mand a chiamare i suoi figli. Ognuno di loro, dopo la separazione per molto
tempo, volle informare subito, in che modo aveva trovato la sua fortuna. Il padre per
chiese tacere a loro. Poi lui stesso raccont una storia sulla ricerca della fortuna. I
fratelli ascoltavano attentamente e erano molto rallegrati, perch ognuno di loro credeva
di sentire la sua propria storia. Non si accorsero, che il padre raccont soltanto ci che
concordava nei tre libri e tacque tutte le decorazioni inutili. Alla fine il padre
soggiunse: E non dimenticate mai, che la loro fortuna soltanto durer, se non si fonde
sulla sfortuna degli altri. Quando confid anche la sua furberia, i figli riconobbero che
c soltanto una via collettiva alla fortuna.
Karl Wiener
Il cronometro

Il tempo passa e nessuno lo riporta. Mi ricordo di un bambino ma ho dimenticato il


suo nome. Pu essere che si chiamava come me oppure come te. Propongo di chiamarlo
Sebastiano. Sebastiano non ancora sapeva, che tutte le cose dovevano essere fatte al
tempo giusto. Al tavolo non aveva mai appetito. Fra i pasti per chiedeva da mangiare e
da bere. Di sera, quando era il tempo per dormire, ogni scusa era opportuna per ottenere
una dilazione. Finalmente a letto, restava sveglio per molto tempo e ogni rumore venuto
da fuori, gli faceva sospettare, che gli adulti prendevano segretamente della dolce
limonata, mentre i bambini dovevano dormire. Di mattina Sebastiano era stanco da
morire. Batteva gli occhi dalla stanchezza e nella scuola doveva darsi premura di
mantenersi sveglio. Non era stupido, ma chiedeva la parola quando le domande
dellinsegnante erano gi risposte dagli altri. I suoi compagni perci lo ritenevano
linventore della lentezza.
Il Pap Natale sapeva del comportamento di Sebastiano e ringhi: Perch mi devo
affaticare e fare tutto il lavoro durante un giorno? In ogni modo il ragazzo non sa,
quando venuto il tempo giusto. Cos lui fece visita a Sebastiano soltanto a Pasqua.
Questo ritardo per scompigli linverno. Lui credeva di non essere andato a dormire al
momento giusto. Subito soffi ancora una volta un vento gelido sopra il paese e
mescol dei fiocchi di neve nella pioggia primaverile. Quei fiori, che gi avevano osato
essere in fiore, tremavano di freddo e non sapevano che cosa stava succedendo. Gli
uccelli, che il gelo tardo sorprese quando stavano costruendo i loro nidi, ammutolirono.
A Pasqua cera nessuno chi nascondeva le dolci pasquale. Destate, quando, negli altri
anni, il sole aveva allettato al gioco nella natura, Sebastiano sedeva nella stanza. Fuori
la pioggia bagnava le strade. Le chiaviche non potevano inghiottire lacqua. Quando le
vacanze erano appena finite, il sole rideva in cielo, i bambini per sedevano sudando
nella scuola. Ci si poteva disperare che non avvenisse niente al momento giusto.
Il nonno di Sebastiano era un uomo intelligente e saggio. Guardava la confusione
per qualche tempo. Poi entr pensosamente nel suo laboratorio. Dopo poco si sent un
rumore dietro la porta chiusa. Il nonno martellava e fischiava, e qualche volta parlava
con s. Sembrava di non essere una cosa semplice quella che il nonno si era proposto.
Lui la non poteva completare in un solo giorno singolo. Sebastiano era pieno di
curiosit e guardava la porta. Finalmente il nonno gli fece un cenno e gli mostr il
risultato del suo lavoro. Meravigliandosi Sebastiano scorse un apparecchio complicato.
Non sapeva interpretare il senso di questa costruzione fatto di ruote dentate, pendoli,
tubi e imbuti. Il nonno per lo inform.
Descrivere lapparecchio in dettaglio sarebbe una storia separata e per questo non
possibile emulare qui il nonno. Per quel che io so, si fa cadere una palla nellimbuto
superiore. Questa palla rotola senza fermata per il sistema di tubi, saltella sopra scale e
ponti, sparisce in pozzi e appare di nuovo in scanalature applicate al di sotto. Lora di
gettare la palla seguente nellimbuto superiore venuta quando la palla precedente cade
nellimbuto inferiore e suona un campanello. Sebastiano aveva capito: Tutte cose
devono succedere nel momento giusto, altrimenti il cronometro si confonder.
Karl Wiener
Il fiore sul muro

Il principe non era solamente giovane ma anche bello e intelligente. Queste sono
tre caratteristiche, che non si riunirono spesso sotto una corona unica. Non mi fa
meravigliare, che lui avesse grande importanza nei sogni delle ragazze allet per
sposarsi. Non era anche insignificante il fatto che il principe sarebbe succeduto suo
padre sul trono e avrebbe fatto di sua moglie la regina del paese. Tutto questo era il
motivo di fare esultare le belle ragazze, quando il principe andava a cavallo maestoso
per le strade della citt.
Il principe si sentiva lusingato delladorazione. Per cenno del suo favore lui dava di
tanto in tanto a questa o quella delle sue adoratrici una rosa rossa. Molte cercavano di
ottenere il suo favore, perci la sua via era fiancheggiata di rose spezzate e cuori
piangenti.
Ogni anno, al compleanno del principe, il re invitava i giovani del paese alla festa.
La tavola era abbastanza bene apparecchiata e si sentivano la musica e le risate degli
ospiti da lontano. Le ragazze si accalcavano intorno al principe e cercavano di
richiamare la sua attenzione. Ognuna di loro si sentiva fortunata, se lui le dava un bello
sguardo o perfino le chiedeva di danzare con lui. Soltanto una ragazza silenziosa stava
da parte e nessuno faceva attenzione a lei. Senza dubbio, anche a lei piaceva il principe
ed una sua occhiata la aveva fatta rallegrare, ma era troppo timida ed anche un po fiera
per farsi avanti come le altre. Restava da parte, lontana dalla ressa, ed il principe non si
accorgeva di lei.
Quella sera anche, quando lo sfortunato fatto avvenne, si svolse cos. Gi da giorni
il principe si sentiva male, ma il re non voleva rinunciare alla festa. I musici erano
incaricati, i piatti gi preparati e il principe doveva decidersi per una delle bellezze. Il re
avrebbe voluto sapere chi in futuro sarebbe salita al trono a fianco di suo figlio. Ogni
ragazza nella sala si cimentava in destare la sua attenzione con chiacchiere affettate e
comportamento appariscente. A lui per non piaceva la festa. Guard con gli occhi
smarriti sulla folla. Il suo pallore nobile aveva ceduto il posto ad un bianco di calce.
Cammin in fretta verso la porta della sala. Prima di arrivare per, lui perse la
conoscenza e cadde.
La musica cess. La sala si vuot rapidamente. Gli ospiti supponevano che il
principe soffrisse di una malattia contagiosa, e temevano di infettarsi. Le giovani
ragazze si preoccupavano soltanto della propria salute. Una di loro per restava: La
timida ragazza, a cui finora nessuno aveva fatto attenzione. Questa si avvicin al
principe e prese la sua mano. Il battito del suo cuore si faceva appena sentire, ma, grazie
a Dio, il principe anchora era vivente. Gi i soccorritori, chi il re aveva chiamato,
vennero e portarono il principe nel suo letto. La ragazza li segu. Si mise in ginocchio
davanti al re e chiese il permesso di soccorrere il principe finch esso sarebbe stato fuori
pericolo. Vegliava di giorno e di notte al letto del malato. Il principe dormiva con
inquietudine. Qualche volta per, quando si svegli dei suoi sogni febbrili, lui vide,
come attraverso una veletta, la faccia affettuosa della ragazza. Rassicurato, lui fece
ricadere la sua testa sul guanciale e continu a dormire il sonno della convalescenza.
Finalmente, al terzo giorno, la crisi era superata. Il Principe si svegli dal sonno
profondo. La ragazza per, che gli aveva sorriso nel sogno febbrile, era sparita.
Ancora debole, il principe usc del palazzo. La nostalgia lo spinse a cercare la
ragazza dei suoi sogni. Per giorni interi cammin in giro senza meta. Invano. Non
vedeva la ragazza in nessun luogo. Al piede di un muro rovinato trov un fiorellino
tenero che, come cenno della speranza, fioriva accanto alla via. Il principe si pieg a
basso. Quando volle spezzare il fiore per, un'ombra affer la sua mano e una voce
familiare disse: Il fiorellino si chiama Nontiscordidim e avvizzisce, se lo spezzi.
Davanti al principe stava la ragazza, di cui lui aveva avuto nostalgia. Un peso gli cadde
dal cuore. Dopo che si calm, la abbracci con piacere e la port con s al palazzo di
suo padre. Dopo poco tempo celebrarono la loro nozze e dallora in poi la ragazza
rimaneva la regina del suo cuore.
Gabriele Zarotti
Il grande manutentore.

(Avere cura del mondo un po avere cura di noi stessi.)

Suiish... suiiissh... suiiiisssh... la pialla scivolava leggera lungo il telaio della


vecchia e malandata finestra, che sembrava gemere di piacere, distesa sui due possenti
cavalletti di quercia. Nel suo ampio scorrere, lieve come landirivieni di unaltalena,
liberava nellaria minuscoli trucioli che scendevano a rallentatore. Erano passati sei
lunghi anni dallultimo restauro. E adesso, entrata da tempo nella sua terza et, si
abbandonava alle amorose cure di Sebastian, che lavrebbe restituita di l a poco ad una
umile ma dignitosa vita. Alla funzione di prodiga dispensatrice di aria e tenace barriera
contro le intemperie.
Sebastian era nato pi di cinquantanni addietro, in una modesta famiglia che
viveva alla periferia di una piccola citt. Oggi era un affermato imprenditore. Dalla sua
fabbrica usciva un prodotto unico al mondo. Nessuno, nonostante i tentativi dei
migliori cervelli del pianeta, era ancora riuscito a copiarne o replicarne la funzione
seppur lontanamente. Ma di questo avremo modo di parlare in seguito.
Fin da bambino, Sebastian, dopo aver attraversato dun balzo il periodo
distruttivo in cui, specie i maschi, sventrano e sbudellano con piglio sadico ogni cosa
che passa loro per le mani, presi da una pulsione esplorativ-cognitiva, raggiunse assai
prima degli altri quello stato di grazia che si chiama rispetto delle cose. E che porta,
o almeno dovrebbe portare, come conseguenza diretta, al rispetto dei propri simili. Nei
casi pi felici, di tutti gli esseri viventi e del mondo circostante.
Non che la curiosit per i misteriosi meccanismi e le fantasiose architetture che gli
oggetti celavano lo avesse abbandonato del tutto, ma era stata ampiamente superata dal
piacere di godere della loro funzione. Ogni oggetto, dal pi semplice al pi complesso,
dal pi umile al pi prezioso, aveva una sua sacralit che non andava violata. Anzi
andava preservata: manutenendolo e serbandolo integro il pi a lungo possibile. Solo
cos avrebbe adempiuto nel tempo alla sua funzione. Anche se puramente estetica.
Insomma Sebastian conosceva limportanza del rispetto. Non solo per le persone ma
anche per le cose.
In parte questo derivava dallinsegnamento dei genitori. Non perdevano occasione
per ricordargli che le relazioni umane andavano alimentate e manutenute come il bene
pi prezioso. E, per quanto riguardava le cose, dal fatto che in casa cera penuria di
tutto, in particolare di giocattoli. Per cui il poco che entrava era conservato con
particolare riguardo. E, infine, e questa era la ragione principale, perch era fatto cos.
Per quel misterioso motivo per cui uno nasce buono e uno cattivo. Uno avaro e
uno generoso. Uno tonto e un altro sveglio.
Suo padre e sua madre si tiravano il collo da mattina a sera per procurarsi quel
tanto che potesse sfamare cinque bocche, vestirle e farle studiare. Una vita sobria e
dignitosa. Molto essenziale. Le cose pi utili erano un lusso. Figuriamoci il superfluo!
Oltretutto quel poco di extra che entrava in casa era di seconda, terza, spesso quarta
mano. Spessissimo di recupero. Per cui, nove su dieci, richiedeva un accurato restauro.
Basti pensare agli interventi sui vestiti che dovevano servire diverse generazioni: dal pi
grande al pi piccolo; o a quella bicicletta trovata abbandonata nella scarpata della
discarica che, con laiuto di suo padre, Sebastian aveva rimesso a nuovo, e teneva con
una cura inconsueta per un bambino. Di tanto in tanto oliava la catena, registrava i freni,
cambiava un raggio, serrava i mozzi, rappezzava i copertoni... insomma: la manuteneva.
Senza morbosit o attenzione maniacale. Solo quel tanto, spesso poco ma fondamentale,
che richiedeva per non decadere. S, sembrava proprio che Sebastian conoscesse pi di
ogni altro suo coetaneo il valore delle cose. La fatica che la maggior parte della gente
doveva fare per procurarsele. Ma probabilmente era solo, come ho gi avuto modo di
dire, un atteggiamento istintivo. Innato.

Un giorno, di ritorno da scuola, si ferm attirato da una piccola insegna di latta


verde, con fregi floreali e scritte in oro che dicevano: Mastro Ramirez, rid la vita ad
ogni oggetto. Fu colpito da quella frase, ma soprattutto da quellarticolo. Era un
bambino intelligente e sensibile: quellarticolo la, prima della parola vita, dava al
tutto un significato pi profondo. Esistenziale, avrebbe detto, se solo fosse stato pi
avanti con gli studi. Limportante comunque fu che ne percep il senso. Attravers la
via e si trov davanti ad una piccola vetrina. Sapete una di quelle che non arrivano a
terra. Come una finestra. Solo un po pi larga. Dentro cerano alcuni oggetti: vecchi
ma dallaspetto integro. Una fisarmonica dallimponente e vistoso corpo di madreperla
rosa. Una vezzosa lampada Liberty, con il suo paralume multicolore come i vetri delle
cattedrali. Un orologio a carica manuale, incastonato tra due putti di ottone con tanto di
arco e freccia, sotto una grande campana di vetro ben restaurata. Una bambola con una
testa tutta boccoli dorati e le gote rubizze leggermente segnate dal tempo. E infine,
proprio davanti, in basso, una locomotiva di latta nera e verde, con lievi ammaccature
ben riprese e una chiavetta con due enormi orecchie a sventola, che usciva da un
fianco. Una targa a lato indicava che si entrava dal cortile interno. Varc il portone,
percorse landrone, gir a destra e si trov davanti ad una porta a vetri. Senza pensarci
su due volte, irresistibilmente attratto da una forza misteriosa, lapr: un leggero
scampanellio inond la grande stanza dalle pareti completamente bianche.
Nellaria cera un leggero odore di colla, vernice, acqua ragia, misto a olio
paglierino, aceto, e limone. Nonostante fosse piena zeppa, ovunque regnavano ordine e
pulizia. Il bancone che gli stava di fronte era cos alto che non riusciva a vedere al di l.
Appoggiata al bancone una cliente stava parlando con un vecchio. Era magro, alto,
brizzolato. Il viso aveva lineamenti fini. Un paio di occhialini tondi con la montatura
dorata gli incorniciava due occhi azzurri, profondi come il mare. Pi che un artigiano
sembrava un professore. Autorevole e distinto, ma non severo. Proprio cos: avrebbe
potuto essere un insegnante delle superiori, non fosse stato per quel grembiule nero da
bidello di scuola. Per un attimo luomo guard Sebastian, accenn un sorriso, poi torn
a rivolgersi alla cliente. Unelegante signora della buona societ. Parlava a raffica con
voce un po chioccia. E, da come si esprimeva, non doveva certo essere un mostro di
simpatia, pens Sebastian. Tra i due cera una scatolina di un bel legno intarsiato, col
coperchio aperto. A malapena, allungandosi un po, Sebastian riusc a intravvedere una
ballerina con tanto di tut e scarpette bianche. Sembrava proprio un carillon. Finalmente
la donna interruppe quel flusso scomposto di parole e se ne and, lasciando una lunga
scia di profumo che turb latmosfera della stanza e i suoi caratteristici odori. Luomo
richiuse la scatola e scomparve. Dopo un attimo torn, e sporgendosi dal bancone: -
Allora giovanotto...cosa posso fare per te?
La domanda era di circostanza, perch aveva capito benissimo che Sebastian era
stato spinto da qualcosa che andava ben oltre la semplice curiosit. Ma si disponeva a
scoprirlo poco a poco. Anzi, voleva che fosse il bambino a dirlo. Dopo averlo messo
bene a fuoco lui stesso. Perch al momento sembrava in preda ad una sorta di magia.
Stregato da quel mondo. Da tutto quel bendidio che eccitava la sua fantasia.
Sebastian si guardava attorno estasiato, senza articolare un suono. Tutto preso a
ispezionare ogni oggetto nelle vetrinette di fronte al bancone. Non ne aveva mai visti
cos tanti tutti insieme, e soprattutto cos diversi, da quando era nato. Luomo, che
doveva essere il Mastro Ramirez dellinsegna, tir verso di s lo sportello a molla del
bancone e gli fece cenno di entrare.
- Io sono Ramirez... Augusto per gli amici... e tu?
- Io... io mi chiamo Sebastian. Sebastian per tutti!
- Bene, Sebastian... quel giovane seduto laggi, vedi quello che sta incollando il
braccio alla statuina di Santa Teresa... lui Pedro.
Pedro, tutto intento in quelloperazione, non fece una piega. Non per scortesia, ma
perch ogni volta che iniziava un lavoro veniva preso, come suol dirsi, anima e corpo.
Si estraniava dal mondo. Completamente rapito. Poteva crollare il palazzo che non
avrebbe fatto una piega.
- E un bravo ragazzo ...- si sent in dovere di aggiungere Ramirez - Diventer un
bravo artigiano. Forse meglio del suo maestro, se avr la costanza di continuare su
questa strada...- Poi, appoggiandogli una mano sulla spalla - e tu dimmi, Sebastian,
cosa fai... cosa ti interessa, oltre giocare alla pelota coi tuoi compagni. Sebastian,
istintivamente, senza pensarci: - Mi piacciono gli oggetti... un po tutti, prendermi cura
di loro e, quando serve, ripararli.
- Me lo immaginavo. Appena ho visto come scrutavi ogni cosa mi sono detto:
questo ragazzo dei nostri! Adesso ti faccio vedere alcuni oggetti che abbiamo
restituito a nuova vita e di cui siamo, Pedro ed io sintende, particolarmente orgogliosi.
Tuttun tratto, Ramirez aveva assunto unaria ufficiale. Professionale. Una via di
mezzo tra un rappresentante di preziosi e una guida del museo comunale.
- Questa macchina per il caff espresso quella del Bar di Piazza Major. Abbiamo
dovuto smontare la caldaia di rame, otturare un foro e saldare a stagno una piccola
crepa. Poi, il portacaff... era caduto e limpugnatura si era spezzata in due.
Afferr il pezzo, lo avvicin al viso, alz gli occhiali sopra la fronte, e con lo
sguardo percorse la superficie di bachelite a mostrare che non si vedeva pi la giuntura.
- Abbiamo inserito fra i due tronconi unanima di metallo e li abbiamo uniti,
incollati e lucidati... ed ecco qua, come ti sembra?
- Perfetto! - disse Sebastian, sgranando gli occhi.
- Questa macchinina a pedali vorrebbe assomigliare a una De Soto... insomma,
con un po di fantasia... comunque : sono stati saldati questi due tiranti della pedaliera
ed stata completamente stuccata e riverniciata con due mani di rosso, sopra uno strato
di antiruggine. Appartiene al figlio di un notaio. E qui , pronta per essere ritirata.
Da alcuni mesi. Forse se ne dimenticato. Capita a chi ha troppo. Peccato!
Sebastian era colpito, pi che dalloggetto, dalla cura e precisione con cui lauto
era stata rimessa a nuovo.
- Ed ecco il barometro della Signorina Vazquez, quell anziana maestra
leggermente claudicante che probabilmente conosci. Le era caduto dal buffet... la
donnina con lombrello si era staccata, mentre il budello di pecora che reagisce alle
variazioni del tempo si era spezzato. Disperata fino alle lacrime, continuava a
ripetermi: - sa, un souvenir della Svizzera, un souvenir della Svizzera! Povera me! -
Per la donnina... stato un gioco da ragazzi... una goccia di mastice speciale e via.
Quanto al budello, abbiamo avuto il nostro bel da fare a recuperarne un altro. Come
potrai immaginarti a volte non si sa come venirne a capo, ma poi si aguzza lingegno e...
questo il bello del mestiere! - disse, pronunciando lultima frase con tono
appassionato.
- E adesso, squillino le trombe: il nostro capolavoro! - esclam, con gli occhi che
gli brillavano, indicando con tutte e due le mani aperte un vecchio registratore di cassa
meccanico. Di quelli con il corpo in ghisa color argento, pieno zeppo di fregi floreali
in rilievo, che Ramirez defin con una certa enfasi ramage, invitando Sebastian ad
avvicinarsi per osservarli da vicino. Sebastian annu, facendo finta di aver capito quella
strana parola che veniva da chissdove. - Questa Caixa Registradora National del
grande magazzino di Calle Gutierrez. Un giorno si bloccata. Non ne voleva pi sapere
di battere un prezzo. Hanno interpellato il rappresentante, che ha diagnosticato la rottura
di un pezzo ormai introvabile. Allora ce l hanno portata quasi senza speranza. Per Sant
Isidoro! Sembrava davvero un impresa impossibile! Labbiamo smontata e scoperto
che i guasti erano due. Una ruota dentata che aveva perso tre denti, e una barretta che
era uscita dalla sua sede. Per la barretta non c stato problema... quanto alla ruota
dentata, niente da fare: il dentista era scappato il giorno prima in Sudamerica con l
infermiera...- disse prima serio e poi, dimprovviso, ridendo di gusto alla sua
stessa battuta - Devi sapere qui si scherza di tanto in tanto... come si dice: un po per
celia un po per non morir. Dove eravamo rimasti? ah, s, la ruota sdentata. Pedro ha
avuto lidea di farne un calco, poi uno stampo e, con laiuto di suo padre fabbro, ne
abbiamo ottenuta una nuova di zecca. Che ne pensi?
- Incrediiibile! - disse Sebastian, rimanendo a bocca aperta, mentre Ramirez, dopo
aver smontato un lato del registratore, ne mostrava fiero il meccanismo funzionante.
- E cos per il filo della sintonia di questa vecchia radio di legno. Il braccio di
questo grammofono a valigetta. E tanti altri interventi pi o meno arditi . E, non ci
crederai... - prosegu Ramirez - molte cose si guastano pi per negligenza, maldestro
utilizzo, mancanza di manutenzione che altro. Pensare che a volte basterebbe cos
poco... un po di creanza... di garbo.
Vedendo che si stava facendo tardi, concluse: - adesso credo sar bene tu vada a
casa. Cosa ne diresti, a tempo perso, di venire a darci una mano... con comodo, quando
vuoi... sento che ci potresti essere daiuto. Eh, Pedro, cosa ne pensi, sei daccordo di
avere un assistente?
Pedro, che fino ad allora se ne era stato in silenzio, alla parola assistente, senza
alzare gli occhi da Santa Teresa, si gir accennando un sorriso molto amichevole.
- Pi che daccordo, Mastro Ramirez, mi sembra un ragazzo sveglio
e... soprattutto motivato. Come me. - Ridacchi.
Il viso di Sebastian si illumin. Non sperava tanto.
- Allora, Sebastian, adesso corri a casa, parlane coi tuoi e dormici sopra alcune
notti. Poi ne riparliamo con calma.
Non esagerato dire che lincontro di quel giorno cambi la vita di Sebastian, o
meglio fece rapidamente evolvere linnata predisposizione che egli aveva per la cura
degli oggetti, fornendogli lopportunit e i mezzi per un apprendistato che valeva pi di
un corso di specializzazione postuniversitario. Cosaltro avrebbe potuto desiderare di
pi? Benedetta quell estemporanea sosta! Strabenedetta! Un vero segno del
destino. Dal giorno dopo Sebastian, tre volte la settimana, invece di andare a giocare,
nel pomeriggio, inizi a frequentare la bottega di Mastro Ramirez. Per imparare larte
della manutenzione, della riparazione, e del restauro degli oggetti. Spesso gli amici lo
prendevano bonariamente in giro.
- Vai... vai... vai a bottega. Corri dallaggiustatutto... vedrai che ti rimette a posto
lui... una passatina di colla e ti fisser le orecchie alla testa, cos correrai pi veloce...
ah,ah,ah... al lavoro! adelante! march!

Per anni non manc mai una volta. Grandinasse, nevicasse, o cascasse il mondo.
Per lui non era un lavoro: era un piacevole impegno: una sorta di appassionante
doposcuola. Un modo per imparare divertendosi. E oltretutto guadagnava anche
qualche soldo. Il che non guastava. In pi, alla fine di ogni mese, Mastro Ramirez gli
confezionava un pacchetto con un po di barattoli e boccettini: - ecco qua, per il nostro
piccolo manutentore! - come gli piaceva sottolineare con enfasi ogni volta, sorridendo
compiaciuto per la sua allusione al Piccolo Chimico, gioco che furoreggiava in quegli
anni, insieme al Meccano. Questo dur per tutte le elementari, le medie e parte delle
superiori. Se Mastro Ramirez non fosse morto, forse sarebbe continuato fino alla fine
degli studi e poi chiss! Lattivit fu proseguita da Pedro, che ricevette il negozio in
eredit, alla sola condizione che se Sebastian, da grande, avesse deciso di fare
lartigiano, avrebbe dovuto prenderlo come socio. Ma Sebastian, per quanto amasse
quel lavoro, sentiva di essere destinato ad altro.
Il gruzzoletto che si era fatto durante quegli anni gli consent, alla fine del liceo, di
iscriversi alluniversit: facolt di Ingegneria. Si laure senza strafare. Studiava per
passione. Per conoscere, per capire, non tanto per il voto. Fu in quegli anni che, notte
dopo notte, tra il restauro di una sedia, la pulizia di una pendola, unoliatina ad una
serratura, leliminazione della goccia da un rubinetto, mise a punto il progetto che lo
avrebbe reso ricco, famoso, ma soprattutto realizzato e contento. Contento di aver fatto
qualcosa in sintonia col suo modo di essere e di pensare. Qualcosa che serviva a lui, ai
suoi cari, e alla comunit. A chiunque si trovasse sulla stessa lunghezza donda. Che
condividesse la stessa filosofia di vita. Perch il suo rispetto per gli oggetti, il desiderio
di mantenerli efficienti, non aveva nulla di morboso, di feticistico, era una sorta di
empatia, una relazione molto simile a quella che aveva con le persone. Non cos intensa
ma dello stesso segno. In un mondo dove ormai il consumismo portava alla rapida
sostituzione e allabbandono, spesso prematuro, degli oggetti, Sebastian sentiva che
bisognava porre un freno, rallentare questa tendenza o, magari - utopia delle utopie -
suggerire un altro modello di sviluppo. Bisognava educare le nuove generazioni,
insegnare loro che non tutto poteva essere ridotto a usa e getta. Altrimenti il rischio
era che, presto o tardi, la stessa cosa sarebbe potuta accadere nelle relazioni umane. Coi
sentimenti. Gli affetti.
E cos, nonostante fosse diventato ormai un uomo importante, eccolo dove lo
abbiamo lasciato allinizio del racconto: in un capannone dietro casa, intento a
restaurare quella vecchia finestra. Una passione, quella della manutenzione, che non lo
aveva mai abbandonato. Anzi che aveva coltivato, pi che come hobby, come una sorta
di dovere. Un segno di civilt, di responsabilit. Faceva parte del suo essere parte di
questa terra. Membro della comunit umana. Quando gli impegni glielo permettevano,
si chiudeva l, fra torni, frese, trapani, cavalletti, colle, vernici e mille strumenti di
precisione, e passava un po di tempo a prendersi cura di un serramento o un attrezzo da
giardino; del piede di un tavolo o di un interruttore; di una guarnizione consumata o
della lucidatura di un mobile; del tacco di una scarpa o della lubrificazione del vecchio
orologio da taschino ereditato dal padre. Anche i figli, ormai grandi, condividevano
i suoi principi: ogni oggetto ha la sua vita, che va preservata il pi a lungo
possibile. Almeno per tutto il tempo per cui stato concepito. Per il resto si dedicava a
sua moglie, ai figli, ai nipoti e allazienda che aveva messo in piedi con grande
successo: la Sebastian. E da cui usciva un solo prodotto. Unico al mondo. In cui aveva
concentrato gran parte dei suoi sogni, del suo essere. Della sua visione della vita.

Si trattava di una sfera di legno massiccio, con la superficie durissima e variamente


corrugata. Di colore molto scuro. Una mano, per quanto grande, non riusciva a
afferrarla tutta. Era racchiusa in una solida scatola e affondata in un piano di legno pi
chiaro, da cui emergeva per met. Come una sorta di mappamondo che mostra solo un
emisfero. Bastava appoggiare il palmo della mano sulla superficie della sfera,
muoverla a seconda del proprio stato danimo, che trasferiva vibrazioni pi o meno
intense. Dipendeva dal momento. Dalle condizioni di spirito e di salute dellindividuo.
Non faceva miracoli. Per quanto qualcuno lo credesse. Si basava su di un principio di
interazione. Bioscambio di energie. E aveva solo la funzione di armonizzare il soggetto
con il mondo. Metterlo in contatto con energie positive. La scatola non si poteva
smontare. Ogni tentativo di romperla per carpirne il segreto aveva avuto il solo effetto
di ridurla in tanti di quei pezzi che nessuno era mai pi riuscito a ricomporre il
tutto. Anche i pi abili e ostinati appassionati di puzzle ci avevano rinunciato. Si
trattava di un meccanismo di legno, dove ogni pezzo era fatto a mano e assemblato con
cura certosina e il cui funzionamento continuava, dopo anni, ad essere un mistero per
tutti. Quanto al prezzo, basti sapere che non era a buon mercato. Anche se la Sebastian,
ditta individuale che impiegava alcune migliaia di dipendenti - tra impiegati,
commerciali e operai specializzati - regalava la scatola ad ogni persona che ne
facesse richiesta senza potersene permettere lacquisto. Cera un intero reparto dedicato
che aveva il compito di accertare leffettivo stato di indigenza e provvedeva alla
spedizione. In qualsiasi angolo del pianeta. La scatola era personale. Ogni coperchio
aveva fregi, intarsi e inserti colorati, diversi uno dallaltro, opera dei migliori ebanisti.
Cos da farne un raffinato pezzo unico. Una volta che lacquirente appoggiava la mano
sopra la sfera, il meccanismo si metteva in moto e si tarava sulla persona. Se non
mantenuto a dovere, il tutto diveniva inservibile in poco tempo. Fino al momento in cui
collassava. Come un albero senza radici. Senza pi linfa n anima.
Il cartiglio interno, scritto a mano da Sebastian in persona, diceva:
Questo oggetto, se ne avrete cura, vi accompagner per tutta la vita. Vi manterr in
sintonia con il mondo, dandovi sollievo, equilibrio e buona energia. Baster versare
periodicamente due gocce dello speciale liquido in dotazione dentro il piccolo foro che
si trova sulla destra della superficie piana. Nientaltro. La mancata manutenzione
porter, alla lunga, al blocco totale del meccanismo, che non potr pi essere
ripristinato.
Che possiate vivere in armonia.
Sebastian.
Questa sorta di scatola magica, che veniva venduta senza pubblicit ma solo grazie
al passaparola e alla cassa di risonanza dei media, aveva un nome che Sebastian stesso
aveva partorito durante una lunga notte di veglia. Solo a pronunciarlo disponeva
lanimo alla positivit. Era come una boccata daria fresca. Si chiamava: El Respiro de
la Tierra. Ma quasi tutti, in omaggio al suo inventore e costruttore, la chiamavano ormai
confidenzialmente: El Sebastian.
Karl Wiener
Il melo

Di solito si dice, che ogni desiderio esaudito suscita subito di desideri nuovi.
Secondo alla leggenda anche Adamo ed Eva erano cacciati fuori del paradiso a causa
dei loro desideri saccenti. La stessa cosa quasi sarebbe accaduta anche al nostro amico
Enrico.
Era un bel giorno estivo. Una brezza leggera spingeva nuvole bianche in cielo. Un
ruscello attraversava mormorando i prati davanti a una collina dove si alzava un melo
antichissimo. La sua corteccia era screpolata e la sua chioma offriva ombra dei raggi del
sole. L sopra nellombra del melo Enrico era sdraiato, le sue braccia incrociate sotto la
testa. Stanco di giocare al ruscello guardava in alto, perso nei suoi sogni. La luce del
sole scintillava tra il fogliame e solleticava suo naso. Tra le foglie luccicavano le mele
non ancora maturo, ma la loro quantit prometteva un raccolto ricco. Enrico tent di
contarle ma non riusc. Erano pi che i suoi dieci diti. Gli venne lacquolina in bocca.
Lafa gli aveva messo sete. Pens che le mele avrebbero potuto fare rimedio. Si alz
sulle punte dei piedi e agit i rami pendendo dal melo. Una mela cadde gi nellerba.
Enrico la raccolse impazientemente e lassaggi. La mela per era bacata e marcia.
Il vecchio melo aveva osservato ci che era successo. Una brezza agit il fogliame
e il bambino lo sentiva sussurrare: Spesso i frutti prematuri sono bacati e marci. Ogni
cosa nella vita ha il suo momento giusto.- Enrico si meravigliava, poich non avesse
pensato che il melo sapesse parlare. Stava zitto e ascolt ogni parola quando il melo
continu: Trattini le tue brame, poich la loro arrivo anticipato spesso fa delusione. -
Il melo ammutol. Enrico si fu addormentato. Attraverso delle palpebre degli occhi
chiusi penetrava una luce pallida. Da questa luce venne una fata bellissima e bisbigli
sottovoce: Enrico, ti concedo tre desideri che si avvereranno. Riflette per con cura,
poich la tentazione forte e talvolta tutti i desideri sono sprecati quando meno te
laspetti. Dopo aver detto queste parole, la fata spar.
Enrico rifletteva: Da molto tempo si adirava con su fratello pi vecchio chi lo
considerava bambino. Per questo Enrico desider subito dessere anche uno scolaro
come su fratello. Come promesso, il desiderio si realizz presto. Fuori faceva sole, ma
Enrico stava seduto nella classe e sudava. Aveva nostalgia del prato verde e dellombra
del melo dove giocavano i suoi coetanei. Si confort per. Ancora due desideri erano
davanzo. La testa appoggiata nelle mani e riflettendo, Enrico pensava che la vita del
suo insegnante fosse invidiabile. Quello era sempre allegro e pareva di sapere tutte cose
che luomo doveva sapere. Desider perci, che gli anni della scuola passassero e lui
invece dellinsegnante insegni i bambini. Questo desiderio anche si realizz presto.
Allora, lui doveva insegnare leggere e scrivere e tutto quello che i bambini non ancora
sapevano. Sfortunatamente per, lui stesso non sapeva le cose che dovette insegnare.
Gli scolari perci, avidi di apprendere, gli facevano situazioni terribili con le loro
domande. La pena lo faceva pensare a suo nonno. Quello era sempre di buon umore,
sapeva raccontare tante storie allegre e pareva dessere molto contento di sua vita.
Enrico voleva essere come il nonno. Il desiderio, appena pensato, fu realt. Adesso,
stava sedendo sulla panchina davanti alla casa nella luce del sole e ammiccava con gli
occhi. Sentiva il caldo fare del bene ai suoi membra vecchie. Quando per si alz,
doveva appoggiarsi su un bastone. Ogni passo riusciva difficile a lui. Cercava nella sua
testa, sperando di farsi venire una storia interessante. La sopra per era nulla, perch le
storie che il nonno aveva raccontato avevano maturato durante molti anni quando quello
aveva osservato la vita.
Com andata la cosa? Enrico si ricord delle parole del melo, chi aveva detto che
ogni cosa nella vita ha il suo momento giusto. Evidentemente per, non un cammino
conduceva indietro ai suoi giorni felici, i tre desideri erano richiesti. Come possibile
solamente nelle favole per, la fata apparve di nuovo, lo tocc con il suo bastone di
magia, ed Enrico si svegli di suo sogno. Saggio per esperienza programm di custodire
i suoi desideri e serbarsi i suoi sogni fino a quando il momento giusto sarebbe venuto.
Karl Wiener
Il ponte

Avveniva molti anni fa. In quel luogo, dove oggi soffia il vento al di sopra dei
campi fertili, si trovava una foresta buia e senza fine. Questa era talmente ampia che
nessuno mai laveva attraversata completamente. Nellinterno cerano diversi animali,
vecchie querce, paludi, laghi misteriosi e piccoli stagni. In mezzo alla foresta si estendeva
una radura, attraversata da una gola profonda e non superabile. La gente da entrambi i lati
della foresta riusciva appena a sopravvivere. Gli uomini avrebbero raccolto volentieri i
funghi e le bacche che crescevano nel bosco per avevano paura di perdersi. Per questo
non si incontravano spesso gli uni con gli altri. La boscaglia impediva agli uomini di fare
conoscenza e luno temeva laltro perch non sapeva niente dellaltro. Se casualmente si
incontravano, si insultavano e si minacciavano con i pugni da una parte allaltra del
baratro .
Un giorno una bambina os farsi avanti nella foresta e non trov la via del
ritorno. In cerca del cammino giusto si perd sempre pi nella boscaglia. Avanz
solamente a fatica e arriv finalmente alla radura. Quando si trov davanti al burrone
profondo, non sppe come proseguire il suo cammino. A nessun costo volle ritornare
indietro nella foresta buia e anche non pot andare avanti senza cadere gi nellabisso.
La bambina sedette a terra e cominci a piangere di esaurimento e paura. Si sentiva sola.
Per caso in quel momento un bambino arriv all altro lato della gola. Gli era
capitata lo stesso fatto come alla bambina. Curiosamente si era fatto avanti nella foresta
e fra un po aveva perduto la strada. Si guard intorno allorquando sent dei singhiozzi.
Aveva paura perch sospettava che un fantasma lo inseguisse. Per in breve not il vestito
chiaro della bambina dallaltra parte della gola. La chiam e fece dei cenni. La bambina
lo not e ricambi. I due erano contenti di non essere soli. Non sapevano niente della
ostilit tra i loro genitori.
Nel frattempo era venuta sera e il crepuscolo aument la loro paura. Per fortuna le
stelle e la luna illuminarono il buio della notte. I bambini si incoraggiarono lun
laltro fischiando, cantando e gridando. Finalmente affaticati, si addormentarono.
Ambedue i bambini sognarono un sogno simile. Questo sogno gli fece vedere una
possibilit di incontrarsi. Di buon mattino, al sorgere del sole, il cielo era senza nuvole.
Per aveva piovigginato durante la notte e un arcobaleno magnifico super il burrone. I
bambini si svegliarono. Alla vista dellarcobaleno credettero di avere trovato la possibilit
di incontrarsi, come avevano sognato.
A casa, tanto i genitori della bambina quanto quelli del bambino stavano in pensiero
per i loro bambini. Allalba, gi prima del sorgere del sole, si erano messi in cammino
alla loro ricerca. Marciarono senza risultato qua e l nella foresta, ognuno dalla sua parte.
Finalmente arrivarono al burrone che li separava. Questa volta avevano altre
preoccupazioni che litigare e disputare. Dopo la gioia della scoperta dei bambini dispersi,
i genitori percepirono con spavento che i bambini stavano per salire sullarcobaleno per
incontrarsi. Li tirarono velocemente indietro; una caduta nellabisso avrebbe significato
la morte certa. Adesso stavano confusi e pentiti della loro ostilit. Avevano capito che il
pensiero comune per i loro bambini era pi importante che tutte le altre cose del mondo
e cominciarono senza esitare a costruire un ponte compatto attraverso labisso, affinch
in futuro non dovesse avvenire una disgrazia pi grave.
Karl Wiener
Il principe

Il re , saggio e giusto, era un uomo modesto e prometteva di rispettare anche lui le


regole che valevano per il popolo. Non abusava della sua potenza e stava sempre alle
sue parole. Per questo il popolo si fidava di lui.
Questo re aveva un figlio, chi cresceva guardato bene, era educato nellarte e nella
scienza per diventare un buon principe. Era il figlio unico del re e perci il padre lo
amava molto. A lui era perdonata qualche cattiveria. Per questo motivo il principe
spesse volte si comportava come un leggerone. Non mentiva, ma anche non ci si poteva
fidare delle sue parole. Per farsi amabile oppure interessante avveniva di tanto in tanto
che prometteva questo e quello, per non manteneva spesse volte le sue promesse,
cosicch qualche suo amico gli volgeva le spalle.
Pi tardi, quando il vecchio re sar stufo della corona, il principe, gli dovr
succedere ed essere un buon sovrano del popolo. Per questo il re era inquietato del suo
figlio malfido. Lo esortava alla sincerit, poich essere bugiardo sia indegno di un re. Il
principe promise di seguire le esortazioni di suo padre e prometteva non ingannare i
suoi amici n seriamente n scherzosamente. La promessa era fatta facilmente ma la
tentazione di violare laccordo era forte.
Il re era potente e aveva molta influenza sul destino del suo popolo. Per questo
qualche malvagio provava per mezzo di denaro e altri regali convincere il re dare
ascolto e propensione ai suoi desideri. Il re resisteva a tutte queste tentazioni e si
attentava al principio che tutte le sue decisioni dovessero essere utili al tutto il popolo. Il
principe anche non era avido di denaro e averi ma amava tanto le lusinghe. Quei
cittadini del reame che pensavano di influenzare il re per mezzo dellintercessione del
figlio, provavano ad approfittare di questopportunit. Ogni petente chiedeva un altro
favore e poich il principe si sentiva lusingato dessere un uomo tanto importante,
prometteva tutto quello che volevano. Spesso per aveva dimenticato il giorno dopo,
che cosa aveva promesso il giorno precedente. Avveniva anche spesse volte che una
promessa contraddiceva laltra. Non era sorprendente che perfino anche i suoi amici
migliori non confidassero nelle sue parole.
Un giorno il principe e i suoi compagni stavano passando il tempo sulla riva del
fiume. Si tuffano da uno scoglio nellacqua fresca fluviale. Un acquazzone durante i
giorni passati aveva trasformato il fiume in una fiumana. La corrente era pericolosa.
Questa circostanza non imped al principe dallontanarsi dalla riva. Era un buon
nuotatore e volle dimostrare che non aveva paura. La corrente per era tanto forte e lo
spinse gi per il fiume. Chiam aiuto ad alta voce. I suoi amici per non si distolsero dal
loro gioco. Pensavano che il principe volesse farsi interessante anche questa volta e li
deridesse se gli dessero credenza.
La corrente prese il principe gi per il fiume. Non so dove si trova, nessuno ha
mai pi sentito di lui. Certamente arrivato ad una riva sicura perch era un nuotatore
bravissimo. certo per: Non mai diventato un re.
Karl Wiener
Il pupazzo di neve

Cera il sole. Nessuna nuvola oscura il cielo. La neve copriva i tetti delle piccole
case ed il fumo bianco sale diritto dai camini al cielo. Dalla pista per slittini risuona il
riso dei bambini. Fanno delle capriole nella neve e gettano delle palle di neve contro gli
amici, gridando di gioia quando hanno colpito. In mezzo allallegria si vede un pupazzo
di neve. Appoggiato alla sua scopa guarda con i suoi occhi neri i bambini scorrazzanti
tutto intorno. Un vecchio cappello copre la sua testa, la bocca grande si estende fino alle
sue orecchie e una pipa riscalda il suo naso rosso. Di tanto in tanto una palla di neve
colpisce anche lui. I bambini non si stancano del gioco e ritornano verso le case non
prima di tramonto. Il pupazzo di neve rimane solo. Dopo la cena i bambini stanno
seduti intorno al fuoco e ascoltano il nonno che racconta le avventure del pupazzo:
La notte cominci. La neve lucidava nel chiaro di luna. Tutto sembrava tranquillo
alla pista per slittini. Ad un tratto per il silenzio della sera fu interrotto. Uno stormo
doche selvatiche atterr sul ghiaccio del piccolo vivaio ai piedi del pendio. Le oche
avevano avuto un viaggio volante faticosa e si preparavano alla dormita.
Schiamazzando e battendo le ali si raccontavano gli avvenimenti della giornata. A poco
a poco per mettevano le teste fra le ali e saddormentavano. In poco tempo fu silenzio.
Soltanto unoca era ancora sveglia. Marciava su e gi e tirava dei fili derba da sotto la
neve. Curiosamente savvicin al pupazzo di neve. - Che strano uomo? - Lui stava
silenzioso e immobile sul suo posto. Loca avrebbe gi voluto voltare le spalle, quando
sent un grosso sospiro. Il pupazzo di neve sembrava triste. Loca domand il motivo
della sua tristezza ed il pupazzo raccontava per filo e per segno della sua pena. Aveva
pensato al suo futuro. Linverno star per finire e la neve si fonder. Poi anche lui
avrebbe avuto la sua ultima ora, senza aver mai visto la primavera. Al solo pensiero fa
malattia. - Il lamento del pupazzo di neve commosse loca. Rifletteva sul rimedio. Poi
ebbe unidea e disse al pupazzo: Al occidente, dove il sole tramonta di sera, ci sono
delle alte montagne. Sulle cime di queste montagne la neve non si fonde mai.
Allindomani al sorgere del sole gli oche l partiremo. Una gran freccia nel cielo far
vedere la direzione per questo luogo. - Il pupazzo di neve rifletteva sulle parole
delloca, e prima di addormentarsi prese una decisione.
La mattina successiva il pupazzo di neve era sparito. Seguendo il consiglio delloca
lui aveva preso il cammino verso il occidente, che le oche gli avevano mostrato con la
loro formazione del volo. Era un sentiero lungo e faticoso. Il pupazzo di neve non
sarebbe mai arrivato alla sua meta, se a met strada non fosse passato Babbo Natale con
la sua slitta e non lo avesse preso con s. Le renne davanti alla slitta per corsero come
il vento, salzarono in aria e lo condussero sulla cima pi alta delle montagne. Il
pupazzo di neve era arrivato alla meta dei suoi desideri. Felice di avere percorso quella
lunga distanza si addorment immediatamente della fatica. Sognava un mondo
soleggiato plein di fiori e bambini ridenti. Quando per si svegli la mattina seguente si
svegli, il cielo era oscurato dalle nuvole. Sulle cime delle montagne fischiava la
tempesta e la nebbia nascondeva la vista sulla valle. Linverno voleva rifiutare la
primavera per mezzo di grandine e neve. Molto tempo passava. Un bel giorno per la
nebbia si ritir. Sapr la vista sulla valle e il pupazzo di neve vide ci che un pupazzo di
neve non aveva mai scorto prima. La natura era svegliata dal sonno invernale. La
primavera aveva fatto la sua entrata. Dei bambini giocavano al bordo del ruscello che
serpeggiava lungo un prato. Il pupazzo di neve vedeva i bambini e lacqua scintillante,
ma non poteva sentire n mormorare il ruscello n ridere i bambini. Nessun suono
arrivava dal fondo della valle alla cima del monte. Per dire la verit: Il pupazzo non
apparteneva a quel mondo laggi.
Il pupazzo di neve desiderava di essere gi fra i bambini. Passo a passo si avvicin
al pendio ripido e cominci a discendere. Dopo qualche passo per lui perse
lequilibrio, cadde, e con gran chiasso casc a capofitto gi nella valle. A causa del
tentativo di tenersi fermo, lui prese con s sempre pi neve. Alla fine della caduta si
ritrov ai piedi delle montagne su un prato fra un gran mucchio di molle neve. I bambini
accorsero con gran rumore per fare lultima battaglia di neve prima che il sole la
fondesse e riunisse le piccole gocce in una grande nuvola. Adesso il vento fa volare
questa nuvola verso il sole e tutto il mondo attende linverno prossimo che far cadere
di nuovo le gocce in forma di fiocchi di neve.
Karl Wiener
Il sale nella minestra

Il vecchio re, quando era stufo di regnare, trasmise la corona e lo scettro a suo
figlio. Di conseguenza il tempo di restare come scapolo era passato. Non sia un re
autentico, chi non ha una regina degna al suo fianco. Allora, il giovane re aveva
intenzione di sposarsi e era il desiderio delle belle donne del paese. Non mancavano le
aspiranti, che si prendevano cura di lui. Lui per voleva assicurarsi che la sposa scelta lo
prendeva come marito non solo a causa del suo ceto, ma anche lamava per la sua
personalit.
Nella casa di amici il re fece la conoscenza di due sorelle. Ambedue erano belle ed
intelligenti, ma i loro caratteri erano abbastanza diversi. Luna passava molto tempo
davanti al suo specchio. Amava gioielli e bei vestiti e ornava i suoi capelli con fermagli
ed altre decorazioni. Laltra delle sorelle era diligente, dava una mano in cucine e
sapeva condire i cibi. Il giovane re trovava piacere in entrambe, e le sorelle
corrispondevano la sua simpatia. Per molto tempo non poteva decidersi per una delle
due e voleva sapere se una delle sorelle lamasse pi che laltra. Era un uomo timido e
demand gli amici di chiarir la cosa in fondo. Questi, ad occasione adeguata,
interrogarono sottovoce le sorelle, una dopo laltra, per venire a sapere la grandezza
dellamore di loro al re. Luna rispose: Lo amo pi che tutti i miei gioielli e vestiti. Il
re, quando ricev notizia di questa risposta, si sent molto adulato. Sapeva apprezzare
loro e i gioielli, perch nel tesoro di suo padre c tale cosa in abbondanza. Era molto
deluso per, quando gli amici gli raccontarono la risposta dellaltra sorella. Per
esprimere le sue sensazioni, questa aveva detto: Lo amo pi che il sale nella mia
minestra. Nellopinione del re, il sale era un cristallo bianco senza valore di un sapore
orribile quando si lecca. Per questo motivo si decise per quella che laveva apprezzato
pi che loro e i gioielli.
Il re prese la sua fidanzata per moglie. Dopo la festa, quando la coppia si ritir
nel suo talamo, rivel il motivo perch aveva dato la preferenza a lei. La regina giovane
si arrabbi del paragone di suo marito con il sale nella minestra di sua sorella e indusse
il re a ordinare il giorno successivo che tutto il sale del paese dovesse essere versato nel
mare. Cos, da quel giorno in poi lacqua nel mare aveva il sapore di sale, ma non cera
pi sale per condire la minestra. Allinizio, nessuno sinfastidiva, ma il re perd presto
lappetito. Si era disgustato di mangiare. Rifiut il cibo senza avere toccato il cucchiaio
e nel corso del tempo le forze labbandonarono. Di notte, piangeva talvolta
desaurimento segretamente nel cuscino. Il sapore del sale delle sue lacrime su i suoi
labbri gli fecero capire tutto dun tratto che non si pu sostituire il sale nella minestra
con loro e i gioielli di tutto il mondo e mettere in dubbio la sua scelta.
Karl Wiener
Il sapertutto

Luomo non sa tutto ma saggio, se un colpo del destino non la preso la ragione.
Qualche uomini per sono eccezionalmente intelligente. Conosco uno che si chiama
Luigi. Era un ragazzo furbo. Gi dallinfanzia sapeva contare fino a tre. Dopo che
sapesse contare per mezzo delle sue dita fino a dieci, lui si sentiva un gran maestro
dellarte calcolatore e non poteva immaginarsi che qualcuno lo superasse per saggezza.
Generosamente faceva partecipare ciascuno della sua conoscenza per consigli non
richiesti e superflui. Per ci i suoi amici lo chiamavano il Sapertutto.
Luigi passava una gran parte del suo tempo guardando la punta del suo naso.
Rendeva possibile, dirigendo entrambi i suoi occhi gi e verso linterno. Provate ad
imitarlo. Vedrete che la vista si restringe e le lentiggini sul vostro naso ottengono
unimportanza che mette in ombra il resto tutto. Spesse volte lui chiudeva astutamente
un occhio. I suoi amici prendevano il gesto per furbo e tentavano di imitarlo. La loro
entusiasmo per li faceva chiudere esagerando entrambi gli occhi cosicch non
potevano vedere niente. lopinione comune che qualcuno chi ha un occhio solo sia il
re fra i ciechi. Per questo gli amici laccettavano come capobrigante dei loro giochi.
Luigi si prendeva per sapientone e si pronunciava su ogni questione. Nessun affare era
cos insignificante per non pronunciarsi. Il suo discorso cominciava sempre con le
parole: La mia opinione , e no dimenticava mai soggiungere: e la mia opinione
giusta, perch lui era convinto dessere senza errore.
Il luogo dove Luigi viveva, era un piccolo villaggio situato in una valle, circondata
tutto intorno da montagne, per cos dire al fondo di una zuppiera. Il ragazzo non aveva
mai visto sopra lorlo della zuppiera, per lui il mondo era finito l sopra. Spiegava
perci il suo villaggio al centro del mondo. Non sapeva se il mondo girasse oppure se
fosse fermo, ma nel caso che dovesse girare, gira attorno a lui, questa era la sua
convinzione.
Nessuno sapeva dire perch, ma successe: Un bel giorno Luigi si mise in cammino
per le montagne che limitavano il suo orizzonte. Lo spinse un presentimento scuro di un
segreto nascosto. Mont a fatica le cime una dopo laltra e guard per la prima volta
verso lampio paesaggio. Non si fid dei suoi occhi. Ci che vide dietro le montagne
super tutte le sue attese. Discese in fretta. Pieno deccitazione si allontan quasi dal
sentiero. Una caduta dallaltura vertiginosa avrebbe avuto effetti cattivi. Luigi per usc
senza danno.
Non ci possiamo rendere conto di tutte le cose che gli incontrarono allestero; questa
sarebbe unaltra storia. certo per che incontr con gente che sapeva contare oltre a
dieci. Pare che ci lavesse impressionato molto. Ritorn in fretta al suo villaggio,
bench dovesse superare di nuovo le montagne per sentieri pericolosi. I suoi amici, che
erano rimasti nella valle, stavano in pensiero per lui. Luigi arriv senza fiato in mezzo a
loro e annunci la sua novit: Amici, grid eccitatamente, amici, forse non mi
crederete, ma anche l fuori, dietro le montagne, vivono degli uomini intelligenti che
sanno contare perfino oltre a dieci. I amici si meravigliarono. Per la prima volta
dubitarono della verit delle sue parole, bench lui giurasse ci che aveva visto.
Nadge Ango-Obiang
Il setaccio

Oyane un nome molto conosciuto dal Fang, nel Nord del Gabon. un nome che si
attributo alle ragazze. il nome che Mengue diede alla sua piccola figlia appena usc
dal suo ventre, prima di scadere, in mezzo alla foresta densa di Messang. Il bambino
vissuto cos alcuni giorni, attaccato dal cordone ombilical al cadavere della sua madre in
putrefazione. Sopravvisse cos molto lungo di giorni. Un giorno, si mise a piovere,
quindi della luce attravers il cielo ed invade lo spazio dove il bambino, molto in cattivo
stato, e la madre defunto si trovavano.

Vuoi vivere? Ancora?

Una voce scintillando, cos venuto dal cielo, si diffuse. Il bambino gesticula ed il suo
spirito, molto pi adulto, usc dal suo corpo acerbo, che osserva il cielo. La voce si fece
nuovamente intendere.

Vuoi vivere? Ancora?


Sono stato fatto per quello, risposi lo spirito del bambino.
Oyane. Allora, sia il mio setaccio. il soffio dei miei spiriti che lo ha permesso di
vivere e sopravvivere alla putrefazione della ta madre.

Lo spirito del bambino scosse la testa.

Sfrutto il tempo, ripresi la voce del cielo. Ambisco alle catastrofi, i miei eserciti si
nutriscono di strappi. Li tengono li hanno piovuti, ma il vostro desiderio di vivere bene
ancora pi. Sia il nostro setaccio. Raccoglierai i dispiaceri, li mescoler alle rabbie,
depositer le loro polveri nei cuori nobili. Sarai molto bello, Oyane. Ma mai non
dormirai la notte, nel vostro focolare, questo villaggio, o nel mondo.

Un setaccio nero con bande ramate si pose vicino al bambino.

Lo nutrirei, Oyane. Lo nutrirei dei germi, degli entusiasmi delle preghiere imprudenti
nelle notti degli incrdules. Assorbono, assorbe i loro mali, guette le loro parole. Che
cos tornades di maledizione rengorgent di potenza!

Nel Nord del Gabon, strettamente vietato fare piangere un bambino nella notte.

Egli y'ha molto a lungo che il setaccio di Oyane in movimento.


Karl Wiener
In quale modo la zebra ha ottenuto le sue strisce

Da quando ci sono le zebre al mondo, la gente disputa se questi


splendidi animali a strisce sono cavalli bianchi con strisce nere o cavalli
neri con strisce bianche.

Per terminare questa disputa, andai in giro per il mondo e


finalmente arrivai in Africa, dove le zebre sono originarie. Incontrai un
uomo molto vecchio e molto saggio e domandai a lui di svelarmi il
segreto delle zebre. L'uomo era davvero molto vecchio e molto saggio.
Lui pieg la testa da un lato allaltro e prese un respiro profondo. Poi
cominci a parlare:

Una volta anche qui in Africa, cerano solamente cavalli neri e


cavalli bianchi. I cavalli bianchi non stimavano i cavalli neri. Li
cacciavano dagli abbeveratoi e dai migliori terreni da pascolo. I cavalli
neri dovevano fare i lavori duri nei campi, mentre i cavalli bianchi
godevano la vita come cavalli da sella.

Qualche volta, anche agli esseri umani vengono idee strane. I


bianchi vivevano separati dai neri, nei loro villaggi circondati da steccati
fissi, affinch nessun uomo nero arrivasse nel villaggio dei bianchi e,
viceversa, nessun uomo bianco si perdesse nel villaggio dei neri. Per
distinguere gi da lontano quelli che vivevano nei villaggi, la gente
bianca verniciava le loro recinzioni di colore bianco e la gente nera
tingeva le loro recinzioni di colore nero.

I cavalli cercano la vicinanza degli uomini. Hanno paura dessere


da soli nella vastit della steppa, pieno di leoni e altri predatori. Nel
buio, non possono distinguere il nero dal bianco. Cos avveniva di tanto
in tanto, che un branco di cavalli bianchi arrivava nelle vicinanze di un
villaggio nero e che una mandria di cavalli neri si perdeva in un villaggio
bianco.

. Di notte, i cavalli sono stanchi come noi uomini. Per questo si


appoggiavano ai recinti per evitare di cadere dal sonno. Ma gli
steccati erano sempre dipinti di fresco per paura che il colore, che
doveva tenere lontani gli estranei, avrebbe potuto svanire. Gli
steccati lasciarono il colore sui mantelli dei cavalli. Da allora in poi,
non si possono distinguere i cavalli bianchi dai cavalli neri, perch
tutti sono a strisce bianche e nere.
Karl Wiener
La farfalla

Un bel giorno una testa di cavolo aveva invitato a una festa. La tavola si piegava al
peso dei piatti e gli invitati gustarono il menu, cantarono ad alta voce e bevvero alla
salute dellospite. Si sentiva risuonare la loro risate di gran distanza. Il rumore allegro
aveva attirato anche un piccolo bruco, che divorava a buon appetito le vivande
deliziose. Dopo che gli ospiti erano saziati, la musica li invit a ballare. Ai grilli, che
sonavano il violino, si accompagnavano i bombi col loro basso. Il bruco guardava le
farfalle danzanti ed ammirava i loro movimenti graziosi. Si augurava sapere ballare
ugualmente bene.
La festa continuava giorno dopo giorno. Sembrava che non finisse mai. Il bruco
ingrossava e ingrossava. Col tempo le giornate si accorciavano e le serate si
raffreddavano. Lautunno era venuto. La musica ammutol. Gli ospiti si ritiravano l'uno
dopo l'altro. Alla fine il bruco si sentiva solo. Tremando dal freddo cerc rifugio nelle
crepe della corteccia di una vecchia quercia. In quel luogo sicuro si avvilupp in una
coperta di seta filata di propria mano. In un sonno profondo sognava di ballare come
una farfalla alla sua propria festa di nozze. Fuori infuriavano frattanto le tempeste
invernale.
La primavera cominci. Il sole scaldava la terra ed i cuori. I fiori aprirono i loro
calici e lapi sciamarono per raccogliere il miele. Anche il bruco si svegli del suo
sonno. Era oscuro nel suo rifugio e si sforzava di scappare del buio. A mala pena
scivol del su involucro. Batteva gli occhi abbagliati dalla luce, sbadigli e si stir. Poi
guard curiosamente intorno di s. Si specchi in una pozzanghera che luccicava al sole
e riconobbe il suo ritratto: una farfalla meravigliosa.
La farfalla respirava profondamente e sentiva la vita e la gioia nel suo cuore. Stese
sue ali e le ripieg per provare le sue forze. Finalmente vol via. Svolazz su tutti i fiori
per assaggiare il miele dei teneri calici. In poco tempo per tutto il suo cuore
apparteneva a un bocciolo timido che per le sue carezze si trasform in una bella rosa
rossa. La farfalla la vedeva le giornate piovose e le giornate serene e qualche notte
contarono insieme le stelle scintillanti nel cielo.
Lestate passava e durante lanno anche la farfalla invecchiava. Un bel
giorno, come dabitudine, usc per vedere il fiore che amava de tutto cuore. Il freddo
della sera la faceva soffrire. Di tanto in tanto doveva fermarsi per respirare. A queste
occasioni si addorment qualche volta e sognava di tempi passati. Svegliandosi dal
sogno era in dubbio di essere una farfalla oppure uno dei petali della sua amante. Si
sentiva debole. A mala pena continu il suo cammino. Un colpo di vento per la prese
con s e la port al pi presto alla sua meta. Insieme con gli ultimi petali della sua rosa
la farfalla danz verso del cielo. L sopra sparirono per sempre nelle nuvole.
Nadge Ango-Obiang
La passerella vietata

Suoni di corni, rumori di tams-tams, echi delle danze dei villageois che formano il clan
Nkodjein, a Bitam. Clameurs si alzarono improvvisamente. Una giovane donna,
all'ombra, guettait ed attendeva che la pi vecchia le donne liberano le cucine fatte di
terre battute. Quando ci fu fatto, Essono si inghiott in due di entrato esse e riempie un
canestro enorme di ci che essa potuto trovare. Ma, nella obscurit, il suo fianc, Ella,
piait. Una pioggia torrenziale scop improvvisamente il villaggio, cosa che fece
intensificare i grida di gioia degli abitanti e soprattutto dei ballerini. Quindi con
discrezione che pot, Essono si inser nella foresta, attravers molti ponti molto poco
affidabili. Risalendo una pendenza fangosa e scivolando, si trov naso a naso con un
boa immenso ben scuro.

- Il dott. bolo, Essono, dice il boa.

La giovane donna si accontent di scuotere la testa ed inginocchiarsi presso la creatura.


Deposit delicatamente e rispettosamente il contenuto del suo canestro. Il boa osserv e
dice:

- Gi tre anni che tu me onorato, e sempre non un sacrificio umano.


Sospir:
- era un essere portico di te o tre anni di cure. Hai tenuto la ta promessa. Del sangue lo
avrebbe benedetto ed arricchito per la vita, Essono.

Il rettile inghiott tutto il contenuto del canestro. Quindi dice:

- Nessuno non lo ha seguito?


- Nessuno non conosce questo posto, promesso la giovane donna.
- Allora, lo sigillo nel vostro nome. Domani, bene prima che la notte si cancelli, prima
che l'alba si installi, ritorna. Sarei attraverso il cammino, avrei il colore del suolo. Anche
se non lo vedi, traverse io. Cos, avrai superato la passerella verso la felicit ed una
certa ricchezza.

Il boa aggiunse in un sospiro:

- Avrei preferito carne per finire questo piatto. La Ta ricchezza sarebbe pi che
considerevole. Va e ritornano.

Il fianc vive la giovane donna rebrousser cammino sotto la tempesta con il suo canestro
enorme vuoto. Aspett e vive il boa gonfiare quindi, gradualmente, entrare sotto terra.
Quando quest'ultimo sembr avere scompar, il fianc venne ed enjamba l'impressione
dell'animale. Ma la passerella era stata sigillata in nome di Essono. L'animale si rettific
ed inghiott il fianc molto langoureusement, che trova infine la sua festa pi che
saporita. Nel suo sonno, Essono si vive adule e coronato di gloria. Il sorriso alle labbra,
and prima dell'alba enjamber l'impressione dell'animale ed attraversare cos la sua
passerella verso una felicit pi che considerevole.
La rana e lusignolo

Qualcuno comincia a cantare


e pensa di armonizzare.

Questo linizio di una canzone. Quei, che conoscono la canzone, sanno anche la fine
della favola succedente:

Non arriva un suono unico al luogo deserto, dove il viandante nella bosco fitto
incontra allimprovviso uno stagno nascosto. Canne palustre fiancheggiano le sue rive. I
rami dei alberi vicino allacqua toccano il fior dello stagno e i raggi del sole penetranti
per il fogliame, dipingono delle macchie dorate sul muschio. Talvolta il silenzio
interrotto dun pesce che salta fuori dellacqua. Il suolo paludoso un posto ideale per
covare delle zanzare che sono preda benvenuto per le rane e gli uccelli. Per questo di
giorno il bosco risuona delle canzoni degli uccelli e al tramonto del sole le rane iniziano
con alta voce il loro concerto.
Un giorno, verso mezzanotte, quando il chiaro di luna si rifletteva nellacqua, a
questo luogo avvenne il caso, di che vorrei raccontare. Un usignolo apr le sue ali, si
alz e vol su verso un ramo dun albero vicino allo stagno. Per attirare la sua amante
inton con nostalgia una canzone che commuoveva i cuori. Tutti gli animali della
foresta ammutolirono e ascoltavano la voce meravigliosa. Soltanto una rana gi nella
melma credeva di sapere cantare ugualmente bene come luccello e si accinse
immediatamente a dimostrare la sua arte. Si arrampic tormentosamente da una rama
allotre e arriv senza fiato al posto dove luccello cantava la sua canzone. Dopo una
pausa per riprendere fiato, quando luccello aveva ammutolito per un istante, la rana
fece risuonare la sua voce, ma gracid orribilmente invece di cantare. Il usignolo si
spavent del disaccordo tanto che quasi sarebbe caduto dalla rama dove stava seduto.
Riusc per a mala pena a mantenere lequilibrio, vol sulla cima la pi alta dellalbero
e continuava di cantare.
La rana non abbandon. Salt nellinseguimento delluccello si del ramo. Invece
di alzarsi per, la sua caduta, non si pu dire dun volo, termin gi nellacqua, bench
la rana remasse colle sue zampe come luccello aveva fatto prima con le sue ali. Non
sarebbe sopravvissuto, se avesse battuto su una pietra, fortunatamente per batt con un
tonfo sullacqua. Allora, a causa dellurto la rana si sentiva stordita e soffriva di mal di
pancia. Per un istante si comportava immobile, ascoltava suo cuore e credeva dessere
morta. Dopo era convinta dessere vivente per, nuot in fretta tra le foglie duna
ninfea. Da questo giorno la rana rimaneva nel suo elemento. Nessuno sapeva nuotare e
tuffarsi come lei, ma non si cimentava mai in cantare oppure volare come un uccello.
Karl Wiener
La signora Holle

La signora Holle

Questa fiaba un adattamento duna vecchia storia, tramandata da secoli di generazione in generazione e
raccontata dai Fratelli Grimm circa 150 anni fa. Ho rimosso alcuni passaggi obsoleti, come la matrigna
maligna e la pigra sorellastra, che non siano compresi dai miei nipoti e pronipoti.

In una casa piccola viveva una bambina. Non era solo bella, ma anche utile a sua madre.
Apparecchiava la tavola, lavava i piatti e si rendeva utile altrove. Un giorno, quando la ragazza
era gi un po pi grande, la madre le porse un cestino e un po' di soldi e la mand dal fornaio
per comprare del pane e dal fruttivendolo per comprare delle mele. Inoltre la ammon dessere
prudente, di andare sempre sul marciapiede e fare attenzione al denaro. Ma lungo il cammino
c'era cos tanto da vedere, che la ragazza dimentic gli ammonimenti della madre, e quando
arriv dal fornaio i soldi non cerano pi. Senza soldi non poteva comprare il pane e le mele. Cos
la ragazza era molto triste e si mise a cercare il denaro perso, perch non voleva deludere sua
madre. La ricerca era stata molto dura e infine la ragazza era cos stanca che dovette sedersi su
una panchina per riposarsi. Ci si addorment e sogn:

Lei se ne va saltellando su un prato assolato ricoperto di molte migliaia di margheritine.


Dopo qualche tempo arriva vicino a un forno pieno di pane. Il pane grida a lei: Oh, tiraci fuori,
tiraci fuori, altrimenti bruceremo del tutto, siamo gi cotti da molto tempo!. La ragazza si avvicina
e tira tutte le pagnotte fuori dal forno. Poi prosegue il cammino e arriva vicino a un melo che
pieno di mele. Le mele gridano: "Oh, scuotici, scuotici, siamo mature da molto tempo!. Allora, la
ragazza scuote l'albero e le mele cadono come pioggia, e scuote di nuovo finch sul melo non
ce ne sono pi. Quando la ragazza ha raccolto le mele in un mucchio, se ne va.
Finalmente arriva a una piccola casa. Una vecchia donna guarda fuori dalla finestra, e anche
se la donna ha un sorriso gentile, la ragazza ha paura e vorrebbe fuggire. Ma la vecchia donna
chiama: "Di che cosa hai paura, mia cara? Sono la signora Holle. Resta con me, e se farai tutto
il lavoro in casa mia di cui ti incaricher, cos, come hai fatto al forno e al melo, tutte le cose
andranno bene per te. Poich la vecchia donna parla cos gentilmente, la ragazza si fa coraggio
e acconsente. Ormai scuote ogni mattina i piumini della signora Holle in modo che le piume volino
e cadano come fiocchi di neve gi sulla terra, tanto che tutti i bambini possano fare di pupazzi di
neve e discese sullo slittino.
Dopo essere stata per qualche tempo con la signora Holle, la ragazza diventa triste di
nostalgia e dice: "Mi piace stare con Lei, signora Holle, ma non posso rimanere pi a lungo, devo
ritornare da mia madre". La signora Holle risponde: "Sono contenta che tu voglia ritornare da tua
madre e, poich hai aiutato molto, ti ricompenser". Prende la ragazza per mano e la
accompagna alla porta. Il cancello si apre, e quando la ragazza fuori, i soldi che aveva perduto
cadono ai suoi piedi. Quasi la fanno inciampare. "Questo vorrei darti in cambio per il tuo aiuto",
dice la signora Holle e chiude la porta

La ragazza si svegli, sollev il denaro e corse velocemente dal fornaio e dal fruttivendolo
per comprare pane e mele che riport a casa da sua madre. Da allora in poi, se i fiocchi di neve
cadono dal cielo, la bambina sa che la signora Holle scuote ancora una volta i suoi piumini.
Karl Wiener
La vittima del proprio malfatto

Un bel giorno linsegnante disse: Domani non suderemo nella scuola. Vogliamo
usare il bel tempo e apprendere dalla natura. Domani faremo una gita a piedi. Non
dimenticate qualche panino con burro o salame per la colazione e indossate scarpe
robuste, sar una camminata nelle montagne. Fu un gran giubilo. Augusto soprattutto
aspettava con impaziente il giorno successivo. Stare immobile e silenzioso nella panca
scolastica gli riusciva difficile.
Secondo lappuntamento, i ragazzi sincontrarono la mattina successiva davanti
alla scuola. Avevano messo sulle spalle lo zaino con la colazione invece della cartella.
Linsegnante, dopo sera convinto che tutti i ragazzi avevano riunito, ingiunse di
partire e la compagnia allegra si mise in cammino. Risate, chiacchiere e una canzone
affrettavano i loro passi. Di tanto in tanto linsegnante riuniva i ragazzi e faceva
presente qualcosa particolare. Talvolta mostrava un fiore, unaltra volta faceva vedere
una lucertola che prendeva il sole su una pietra. In questo modo i ragazzi non si
accorgevano della salita del sentiero. Il sole alto in cielo faceva gocciolare qualche
goccia di sudore dalle fronti dei camminatori.
Finalmente un posto ombroso invit alla sosta e al pasto meritato. I ragazzi
consumavano di buon appetito il pane che avevano portato con s. Si cavavano la sete
da una sorgente pura. Questa cosa fece indurre linsegnante a spiegare il ciclo
dellacqua. Lui disse: Ragazzi, quando lacqua si riscalda nella pentola della mamma,
il vapore sale. Arrivato al vetro fresco della finestra il vapore si condensa e ritrasforma
in goccioli dacqua. Certamente avete osservato questo processo. Non unaltra cosa
nella natura. Il mare la pentola del sole. Il sole riscalda lacqua del mare, il vapore sale
e si muove in forma di nube di sopra il paese. Queste nuvole si raffreddano sopra delle
montagne, perch fa sempre pi fresco in alto che in pianura. Si formano dei gocci
dacqua che cadono sulla terra come pioggia oppure come neve. Lacqua della pioggia
si raccoglie in torrenti, sinfiltra in crepe e fessure e riappare ai piedi della montagna
come sorgente. Poi corre in ruscelli gi nella valle per riunirsi a fiumi che sfociano
finalmente di nuovo nel mare. Luomo, termina linsegnante, luomo singerisce
in questo ciclo, usa le sorgenti, trivella pozzi, dirige lacqua per tubi nelle sue case e
quando vuole usare questi regali della natura lui deve solamente aprire il rubinetto e
lacqua corre nelle sue pentole.
I ragazzi avevano ascoltato attentamente le parole del loro insegnante. Qualcuno
si era meravigliato per molto tempo e voleva volentieri sapere da dove viene lacqua
che scola nel suo bicchiere dal rubinetto aperto. Nel momento quando la classe part per
scendere a valle, Augusto and di soppiatto da parte. Lui era il buffone della classe e
sempre rifletteva come fare uno scherzo. Questa volta voleva anche da parte sua far
pervenire un regalo allinsegnante e mescol la sua acqua nel ciclo naturale. Per dire la
verit, lui orin nel piccolo ruscello accanto al sentiero e gioiva al pensiero che
linsegnante, ritornato alla sua casa, avrebbe aperto il rubinetto per usare i regali della
natura al quale in questo caso aveva contribuito anche lui.
I ragazzi camminavano ridendo e scherzando baldanzosamente gi per la valle.
La marcia in gi era meno faticosa e sudorifera dellascensione, ma il tempo caldo li
aveva resi assetati e anche la chiacchierata non ammutolendo mai contribuiva la sua
parte. Le gole erano secche e desideravano una sorsata dacqua fresca. A piedi della
montagna mormorava una fonte. I ragazzi corsero l gridando gioiosamente per cavarsi
la sete. La lingua dAugusto anche sappiccicava al palato secco. Come gli altri lui si
pieg allacqua viva. Tutto ad un tratto per si ritir. Il pensiero della conseguenza del
suo malfatto, che avrebbe potuto finire proprio in questa fonte, lo colp come un
fulmine. Pass segretamente da parte e prefer avere sete che vivere con lidea di avere
bevuto la sua acqua propria. Passavano ancora molti giorni,prima che Augusto potesse
godere i regali della natura senza scrupoli.
Karl Wiener
La volpe

Un bel giorno un cane usc dal suo canile per provare gli odori dei dintorni.
Annusava qua e annusava l e sent un buon profumo. Ubbidiva al suo naso che lo
conduceva a un tesoro. Nel mezzo del sentiero lui trov una salsiccia.
Il suo cugino, il lupo, losservava sospettosamente. Quando si accorse che il cane
acceler i suoi passi, la curiosit lo spinse a vedere che cosa succedeva. Arriv al luogo
della scoperta insieme col cane. Avidamente guardavano loggetto trovato e si
leccavano la saliva. Ma nessuno si arrischiava ad afferrare la preda, perch sapevano
che sarebbe finita lamicizia, se luno o laltro avesse provato a prenderla. Alla fine il
cane non poteva resistere e fece un passo verso loggetto desiderato. Il lupo per lo
prese per la pelliccia e una lotta furiosa cominci.
Per caso una volpe passava. Scorse i lottatori e loggetto della rissa e rifletteva sulla
possibilit dimpossessarsi del bocconcino. Se lo prenda, lei pensava, la rabbia dei due
rivali si dirigerebbe verso di lei. Doveva usare un trucco per arrivare alla meta. Offr ai
lottatori una mano per ottenere un compromesso e promise di ripartire la salsiccia in due
parti, cos che nessuno abbia di pi dellaltro. Il lupo e il cane acconsentirono, perch
meglio avere solo una parte della salsiccia che nientaltro che una pelliccia strappata.
Allora, la volpe ripart la salsiccia in due parti. Le due porzioni per erano troppo
disuguali. Il cane e il lupo, tutte due cercando di addentare il pezzo pi grande,
volevano ricominciare la lotta. Ma la volpe sapeva che fare. Per la giustizia, stacc coi
suoi denti un boccone della parte pi grande. Ma anche questa volta luguaglianza
riusciva male. Questo processo si ripeteva e ogni volta, quando la volpe aveva preso un
morso, i due cugini cercavano daddentare il pezzo pi grande. Alla fine, dopo aver
mangiato lultimo pezzo della salsiccia, la volpe si lecc la bocca. Il lupo e il cane se ne
andarono di soppiatto dal luogo dellevento e effettivamente, come la volpe aveva
promesso, nessuno dei due aveva ricevuto pi dellaltro.
Karl Wiener
La zanzara e lelefante

Tutti i bambini conoscono il gioco divertente: I bambini siedono in circolo e uno di


loro bisbiglia qualunque parola nellorecchio del suo vicino. Questa parola cambia da
orecchio ad orecchio e ciascuno ripete ci che crede di avere capito. Poi lultimo dice ad
alta voce la parola che arrivata a lui. La cosa avviene velocemente e a bassa voce, per
questo avvengono malintesi divertenti.
Come il gioco, spesse volte anche la vita. Ci per non sempre divertendo. Si
trasmette sotto la mano e confidando nella discrezione un segreto di cui in realt
nessuno debba sapere. Un segreto per pare di essere senza valore, se non per lo meno
un fiduciario, con cui si pu scambiare degli sguardi di cospirazione, e bench si abbia
giurato discrezione, il segreto passa in fretta dalla bocca allorecchio senza essere
pronunciato chiaramente. Prima di raccontare la novit interessante al fiduciario
seguente, ognuno deve fare la rima di quello che crede di avere sentito. La storia
successiva dimostra che in questo modo una piccola zanzara si trasforma qualche volta
in un elefante gigantesco.
Uno sciame di zanzare minuscole abitava sul prato umido accanto alla selva. I
animali erano tanto piccolo che si poteva appena vederli uno a uno. In comune per si
sentivano forte. Le zanzare giocavano come di solito nella luce chiara del sole. Il bosco
oscuro gli faceva paura. Bench avessero vissuto da generazioni vicino alla selva, non si
erano fatte mai avanti nel buio. I suoni per che provenivano dalla selva durante le notti
estive destavano tanto paura quanto curiosit. Volevano volentieri sapere che cosa si
svolge l dentro. In mezzo a loro ce nera una che aveva un udito eccezionale. Si diceva
che sentisse tossire le pulci. Questa zanzara pareva essere pi coraggiosa delle altre,
perch soffr di farsi soletta avanti nel buio terribile per risolvere gli enigmi della selva.
Scortata degli auguri dei suoi compagni si mise immediatamente in cammino verso
lincerto.
Non sappiamo nulla delle avventure che la zanzara coraggiosa doveva passare nella
foresta buia. Le zanzare sul prato per aspettavano ansiosamente il suo ritorno. Pi il
tempo passava, pi interpretavano ogni rumore uscente dalla selva come indizio degli
atti eroici del loro delegato. Il grido di un gufo alla caccia di preda oppure il fruscio di
un riccio che faceva una passeggiata al chiaro di luna le fece rabbrividire per rispetto e
bisbigliare le loro supposizioni nellorecchio del vicino. In questo modo il piccolo
insetto nella loro immaginazione pareva avere cambiato a un grandanimale, che
superava tutti i pericoli senza paura. Un giorno sentirono delluno schiacciare e uno
sbuffare che si avvicin dalla selva. Le zanzare si prepararono gi al ricevimento del
loro eroe, ma fuori della selva venne solamente un cinghiale. Questo animale non
poteva essere lesploratore. Il loro bisbiglio sotto la mano aveva trasformato da molto
tempo la piccola zanzara in una creatura almeno cos grande come un elefante. Nessuno
per si accorgeva la piccola zanzara che zoppic con i piedi piagati fuori della selva e si
inser modestamente nello sciame.
Karl Wiener
Lombra

Una volta cera un ragazzino che era conosciuto per i suoi scherzi. Il suo nome era
Pietro. Il birbante faceva i suoi tiri soltanto alla chiarezza del giorno. Di sera, quando il
sole tramontava e la notte scendeva, tutto il suo coraggio era sparito. Forse lo
spaventavano i racconti orribili di spettri e fantasmi, che aveva ascoltato o letto. In ogni
caso il buio gli faceva paura.
Un bel giorno, dopo una giornata di gioco da un amico, Pietro ritorn a casa. Il buio
gi era sceso. Pioviggina. La luce dei lampioni si specchiava nelle strade bagnate. Pietro
andava con passi rapidi, poich inseguitori misteriosi gli facevano paura. Qualche volta
questi gli seguirono e talvolta saltellarono davanti a lui mais sempre erano presenti.
Dopo ogni passo Pietro guardava ansiosamente indietro. Tanto velocemente che corse, i
inseguitori corsero pi rapidamente che lui. Quando si ferm al di sotto di un lampione
per riprendere fiato, i inseguitori erano riunito intorno a lui. Quando per cerc rifugio
in un angolo scuro, i inseguitori erano spariti e Pietro, tremolante di paura, cercava di
scoprire il nascondiglio dove si erano nascoste per aspettarlo.
Ad un tratto Pietro senti una dolce voce. Eccomi, la voce disse, non temi niente.
solamente la luce dei lampioni che gioca con la tua ombra. Era una buona fata che
voleva calmarlo. Divaric due dita della sua mano nella luce e sul muro della casa di
fronte apparvero un becco di una cicogna, che sembra di prendere in giro il ragazzino
pauroso. Non serv nulla. Pietro vedeva dappertutto delle fantasmi. La fata aveva de
compassione e offr di liberarlo dalla sua ombra. Non so come faceva, certamente aveva
un bastoncino della magia. Pietro si fece coraggio e usc dallangolo. Lombre erano
sparito. Il ragazzino respirava con alleggerimento e corse rapidamente a casa.
La mamma domand a Pietro il motivo del ritardo. Lui per non svel il suo
mistero. Le avventure gli avevano fatto venire di fame e di stanchezza. Dopo la cena
and nella sua camera e si addorment subito. Nel sogno tentava invano di fare le figure
dombra, che la fata gli aveva mostrato. Sognava anche di bambini che giocavano nelle
strade illuminate e tentavano di saltare sopra la propria ombra. Lui per doveva mettersi
da parte e non poteva partecipare al gioco dei altri. Aveva perduto la sua ombra. Si
sentiva solo e escluso e desiderava che la fata apparisse di nuovo per restituirgliela.
Pare che la fata avesse sentito il suo desiderio. La sera seguente Pietro sceso nella
strada. Non osava per di uscire nella luce dei lampioni. Temeva che i suoi amici
deridano di lui perch non aveva la sua ombra. Qualche tempo dopo per non poteva
contenersi. Si un coi altri ragazzini e che miracolo la sua ombra lui
ascortava. Gioiosamente tent di saltare sopra la sua ombra e linsegu per prenderla. Si
diede primura, ma lombra sempre stava vittoriosa nella competizione.
La mamma chiam a cena e Pietro, stanco ma felice, ritorn a casa. Mangi a buon
appetito e si coric immediatamente dopo la cena. Nella luce penetrando per la finestra,
i rami dei alberi facevano apparire figure di ombra alla parete. Pietro si addorment con
calma. Dallora in poi lombre erano le sue amici migliore.
Karl Wiener
Ospitalit

Nella selva profonda, dove la volpe e la lepre sincontrano nel chiaro di luna, sta una
vecchia quercia nel mezzo di una radura assolata. Nel autunno, ornato delle sue foglie
dorate, lalbero presenta una vista straordinaria bella. Qualche tempesta la arruffato e
sfrondato e qualche inverno freddo a lasciato solchi profondi nella sua corteccia. Le sue
radici vigorose per si aggrappano al suolo tanto che anche la tempesta la pi forte non
possa rovesciarla. Il suo tronco tanto vigoroso che lanimale pi grande della selva
possa nascondersi dietro. Nessuno sa let reale dellalbero e sebbene nessuno nella
selva sia abbastanza vecchio che possa immaginarsi la quercia come albero giovane,
piegato dal vento, la quercia non si sente solo, poich molti animali trovano rifugio
nella sua ombra. Una famiglia di topo a arredato il suo covo sotto le radici e al piede del
tronco un popolo di formiche assidue porta con fatica ogni sorta di rametto, scorza ed
erba per coronare il suo castello con una torre. Un picchio trova alimenti gustosi sotto la
corteccia e un ramo secco gli da occasione di dimostrare la sua abilit come carpentieri.
Allombra delle foglie due scoiattoli si cacciano giocanti e in un covo nel tronco un
gufo assennato batte gli occhi. In alto per, nella parte superiore del fogliame, dove i
rametti i pi sottili si stirano verso il sole, uno stormo duccelli si prepara con
cinguettare al suo viaggio verso mezzogiorno. Cos dovete immaginare il luogo, dove
successero gli avvenimenti successivi.
Lontano al settentrione linverno aveva fatto anticipatamente il suo ingresso con
ghiaccio e neve. Gli animali che vivevano in questa regione, non avevano avuto del
tempo bastante per prepararsi alla stagione fredda. Per questa ragione dovevano mettersi
in cammino verso regioni pi calde. Una piccola schiera di fuggitivi arriv nella radura
dove stava la vecchia quercia,. Una talpa, una famiglia di ricci coi suoi bambini e due
conigli, zoppi de la marcia faticosa, chiesero tetto e nutrimento. Gli animali indigeni
consideravano la radura la loro propriet individuale. Gli ospiti indesiderati non li
piacevano. Temevano di dover ripartire le provviste che avevano raccolto. Per non
sembrare spietato si lamentarono della mancanza di cibo e dissero che le loro case siano
troppo strette per ricevere di ospiti.
La quercia agit il suo fogliame quando sent questassurdit e al gufo sullalbero si
rizzarono le penne: Pensate che dorma durante tutta la giornata?, chiam dallalto.
Ho guardato che cosa avete ammucchiato avidamente. Vi rovinereste il vostro
stomaco, se divoraste voi stessi tutte le vostre provviste. Le controversie fecero
ammutolire gli uccelli. Si ricordarono dellospitalit di cui avevano goduto durante i
loro viaggi. Avevano visto tanto del mondo e sapevano che in particolare i
poveri ripartono lultimo pezzo di pane con quelli che hanno di fame. Dopo essersi
riavuti dallo stupore che larroganza dei vicini aveva suscitato, raccontarono degli
strapazzi, che avevano dovuto superare nei loro viaggi verso il mezzogiorno, e la sete
che avevano dovuto soffrire ad attraversare il deserto. Gli animali indigeni non li
avevano rifiutato mai da loro abbeveratoio. Gli uccelli riportarono i dettagli daltri
incontri e desperienze interessanti nei paesi stranieri. Gli altri animali che non avevano
riflettuto mai che cosa avrebbe potuto avvenire, se fossero andati allestero, ascoltarono
attentamente. Alla fine dei conti si vergognarono del loro egoismo e dettero il
benvenuto ai nuovi vicini.
Karl Wiener
Tra ieri e domani

Una volta due fratelli abitavano in una piccola citt lontano da qui. Il pi vecchio
dei fratelli era un ragazzo serio e gentile, dava una mano ai genitori e faceva anche altre
cose utile. Il pi giovane era un fannullone. Prendeva la vita sul gioco e scherzo e
spariva sempre, quando i genitori avevano bisogno il suo aiuto. Bench ambedue
fossero di carattere cos diverso, che nessuno li prendeva a prim0 sguardo per fratelli, i
fratelli erano amici durante la giovent. Secondo il consiglio dei genitori frequentavano
le scuole le migliori del paese. Mentre per il pi vecchio studiava assiduamente e
utilizzava il apprendistato come preparazione alla vita, il pi giovane non prendeva la
scuola sul serio e non perdeva un pensiero unico al giorno di domani e considerava i
lezioni come passatempo.
Ambedue i fratelli erano cavallerizzi esperti, infatti erano pazzi di cavalli. Il
proverbio per dice: Come il cavallerizzo, cos anche il cavallo. Il cavallo del fratello
pi vecchio era persistente e di carattere equilibrato. Avrebbe portato il suo cavallerizzo
alla fine del mondo, se avesse avuto tempo bastante. Il cavallo del fratello pi giovane
era un stallone focoso, che raschiava impazientemente coi zoccoli nella polvere quando
sentiva la briglia. A questo motivo i fratelli non potevano mai cavalcare insieme, perch
luno trottava direttamente verso sua meta e laltro galoppava su e gi e arrivava
solamente di rado a sua meta.
Quando erano cresciuto e non ancora avevano bisogno la mano proteggente dei
genitori, tutti i due fratelli presero il loro cammino proprio. Il pi giovane godeva il
giorno e festeggiava senza fine con persone conoscenti che lui prendeva per amici.
Quando per il denaro che i genitori gli avevano danno come dotazione per il viaggio
stava per finire, quei amici sparivano a poco a poco. Lui per voleva proseguire le feste.
Mont il suo cavallo quando il sole annunci il suo tramonto e insegu il giorno, che
spar alloccidente. In questo modo ottenne che il sole per lui non tramontava mai e la
sua vita restava un unico giorno festivo. Questa vita per era molto faticosa, perch il
sole non si riposa mai e lui doveva seguirgli incessantemente intorno al mondo intero
affinch il suo giorno festivo non finisse.
Il fratello pi vecchio anche sell il suo cavallo e cavalc fuori nel mondo. A
differenza a su fratello per la sua cavalcata lo port alloriente, l, dove il sole sorge di
mattina. Il suo cammino era faticoso e conduceva durante la notte buia attraverso della
steppa seccha e una foresta senza fine. Pericoli da parte di briganti e animali rapaci lo
minacciavano, ma nonostante tutta la fatica non si scoraggiava, poich voleva essere
arrivato a sua meta al sorgere del sole. Prima che i primi raggi del sole luccicassero
sopra dei monti, gli uccelli si svegliarono del loro sonno. Il silenzio della notte, pieno di
attesa, ced al cinguettare attivo di questi piccoli abitanti della selva. Il cavallo
ansimava impazientemente. Il suo fiato caldo fumava nellaria fresca della mattina. Il
cavallerizzo anche era curios0 di sapere che cosa il giorno gli porter. Quando la selva
si dirad, davanti a suoi occhi si estendevano campi e prati illuminati del sole. Da
lontano scintillarono i campanili di una citt. Le campane salutarono il giorno giovane.
Il successo valeva la pena del cammino faticoso, il ragazzo fu arrivato nel giorno di
domani. Il suo fratello per si sforzava incessantemente anche en seguito
dellinseguimento del giorno dieri.
Karl Wiener
Una domanda senza risposta

Un gallo maestoso sedeva sulla scala e osservava attentamente lattivit delle


galline nel cortile. Di tanto in tanto allungava il suo collo e cantava a squarciagola,
affinch le galline non dimenticassero chi il padrone, mentre quelle, non
impressionate, si dedicavano alle loro attivit. Camminavano a piccoli passi qua e l alla
ricerca di un verme o tiravano un filo derba dalla terra sabbiosa. Per spegnere la sete,
tuffavano il becco nella scodella dacqua, alzavano la testa, e con il collo allungato e il
becco aperto facevano stillare le gocce gi per la gola.
Il gallo al suo posto dosservazione sbatteva gli occhi con noia. Niente sembrava
disturbare la pace nel cortile. Improvvisamente per, uno schiamazzo risuon da un
angolo lontano. Sembrava che una lotta violenta scoppiasse tra le galline. Il gallo
apprezzava per niente questa cosa. Lui solamente aveva il diritto di provocare una lotta
nel cortile dei polli, nessun altro. Scese della scala per verificare ci che succedeva e
and con fierezza allangolo da dove risuonava il rumore. Ogni suo passo ricordava il
cambio di guardia davanti al palazzo del re. Alz la sua gamba sinistra, la spinse avanti
come un calciatore e la mise con violenza sulla terra. In seguito procedette con la gamba
destra in modo uguale. Se avesse avuto gli speroni di ferro come quelli degli stivali di
un cavaliere, avrebbe prodotto un suono quasi come quello dun campanello. Il gallo
credeva probabilmente che marciare a tali passi gravi impressionasse di pi le galline.
Il gallo savvicin al luogo da dove il rumore delle galline eccitate veniva, si ferm,
sollev una delle sue gambe e chin la sua testa per udire meglio il motivo delle
controversie. Una delle galline aveva fatto la domanda antichissima: Esisteva prima il
pollo oppure luovo?. Le galline, come di solito in tal caso, non conoscevano alcuna
risposta. Il gallo prese lopportunit di mostrare la sua superiorit e proclam: Prima di
tutto era luovo. Ognuno di voi sgusciato come pulcino da un uovo, prima di diventare
una gallina. Per un momento la spiegazione del gallo fece cessare la lite. La gallina
per, che aveva causato la lite e non ancora sapeva che nessuno contraddice mai il gallo,
domand ingenuamente: E quale gallina ha fatto il primo uovo?.

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