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Gombrich
Paola Corapi
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ITINERA Rivista di Filosofia e di Teoria delle Arti e della Letteratura
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ITINERA Rivista di Filosofia e di Teoria delle Arti e della Letteratura
La memoria della pittura, la storia dellarte sono fondamentali sia per lartista sia
per losservatore; entrambi devono rivolgere uno sguardo al passato per percorrere
un lungo cammino che passa attraverso le fasi di schema e correzione.
Nella storia dellarte di Gombrich esiste una unit di fondo, che spesso regredi-
sce e altrettanto spesso avanza. Tale unit il processo di rappresentazione visiva,
processo di correzione ed errore, di fare che precede limitare, reso possibile dal-
lesistenza di uno schema. Lo schema, congettura o proposizione iniziale destinata
ad essere costantemente corretta e modificata, porta Gombrich a dimostrare che
lartista pu copiare la realt unicamente riferendosi ad altri quadri. Lo schema,
dunque, corregge nellartista, e conseguentemente nellosservatore, la percezione
della realt. Questa, prima di giungere sulla tela, passa attraverso un filtro di mi-
gliaia di anni. Osservare la natura non sufficiente per diventare un pittore. Le
trasformazioni stilistiche non dipendono solo da una maggiore abilit:, ma da un
modo diverso di vedere il mondo.
Gombrich sottolinea la relativit della visione e dei procedimenti imitativi, soste-
nendo che non esiste la verit incontaminata dellottica naturale, ma che il nostro
occhio fa parte di un sistema, in grado di organizzare e dirigere lesperienza visiva.
La forma adattata a quel significato scelto dallartista, quindi bisogna conoscere
il contenuto prima della forma.
La storia del gusto e delle mode la storia delle preferenze, delle diverse scelte
compiute tra determinate alternative, ma quel che importa dal punto di vista del
metodo che un atto di scelta espressivo di qualcosa solo se riusciamo a ri-
costruire la situazione in cui avvenuta la scelta. Il mutamento avviene solo ed
esclusivamente quando introdotto uno schema di evoluzione. Lautonomia della
forma non si d mai se si pensa che ogni mutamento di forma deriva da un muta-
mento di funzione, dove per funzione sintende il ruolo che larte deve assumere in
una data civilt. Gombrich sostiene la necessit di una struttura a priori non solo
per la sperimentazione del mondo, ma anche per la spiegazione della forma.
Con lintroduzione del concetto di funzione nella rappresentazione dellopera dar-
te, Gombrich introduce il problema del cambiamento stilistico allinterno di una
struttura comunicativa. Il mutamento della funzione linizio della variazione del-
la forma. Occuparsi esclusivamente delle propriet fisionomiche di ci che vedia-
mo e udiamo non potr mai produrre una teoria dellespressione artistica. Lartista
che desidera esprimere unemozione non ne trova una equivalente naturale fra i
toni e le forme.
Il rapporto tra lartista e losservatore, dunque, non si basa solo sulla funzione appa-
rente e visibile del linguaggio dellimmagine, ma anche sulla funzione espressiva
di valori semantici, che si fonda sulla conoscenza del linguaggio e dei contesti.
Lartista sogna la non convenzionalit, ma con questo suo desiderio svela lim-
portanza della convenzionalit stessa. In altre parole siamo costretti a spostare
la nostra attenzione verso laltro lato dello schema, verso la comunicazione per
mezzo di segni convenzionali8 .
8
Ibid., p. 92.
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Sicuramente non abbiamo nessun argomento per affermare che chi, di fronte
a una scena prospettica, non vede la profondit, veda effettivamente qualcosa di
diverso da quello che noi vediamo. La reazione a unimmagine non un test adatto
per capire qualcosa rispetto al che cosa della visione. Come afferma Gombrich,
abbiamo bisogno di uno schema per comprendere, interpretare, conoscere unim-
magine. Tuttavia lapprendimento non solo frutto di studio, di conoscenza e di
abilit interpretativa. Il bambino, per esempio, mentre disegna, parla e ci racconta
che cosa sta disegnando, ma non sta affatto invitandoci a fare nostre delle conven-
zioni figurative. Il bambino sta semplicemente provando a vedere se lo schema
che sta utilizzando, per raffigurare quello che intende raffigurare, effettivamente
praticabile, e nella nostra risposta ne cerca la conferma. Se noi non gli diamo la
conferma e non riconosciamo loggetto che descrive, il bambino ricalca lo stesso
oggetto e riformula la domanda. Ci significa che al bambino non interessa las-
sunzione di una convenzione, ma ci propone una regola nella quale deve essere
possibile mettere capo a un processo di assimilazione. Propone alla nostra perce-
zione un percorso che deve essere praticabile. Un percorso, dunque, che non sia
puramente convenzionale, ma che sia realizzabile su un terreno intuitivo. Di fronte
a una qualsiasi scelta figurativa non dobbiamo, dunque, chiederci se questa scelta
di per s capace di parlare a qualsiasi spettatore, ma dobbiamo vedere se pra-
ticabile, ovvero se possibile un apprendimento che rende percepibile proprio ci
che il soggetto, lartista che lo propone, intende farci percepire.
Lopera darte il veicolo di un particolare messaggio, che pu essere inteso dal-
lo spettatore nella misura in cui questi conosce il contesto linguistico entro cui il
messaggio si trova. Esiste una differenza importante, dice Gombrich, fra intende-
re Amleto come una tragedia della vendetta, o intenderlo invece come uno studio
dellindecisione nevrastenica; possiamo risolvere questi problemi solo attraverso
la sicurezza che ci forniscono la tradizione e lesperienza.
La geometria ha un ruolo molto importante nella costruzione degli schemi 9 . Lo
schema geometrico non unastrazione, ma lartista lo trova nella natura. Il ve-
ro problema di questi metodi di insegnamento, sostiene Gombrich, il rapporto
tra luniversale e il particolare. Lo schema luniversale e non facile per larti-
sta, considerando linfluenza che gli schemi hanno nellorganizzazione della nostra
percezione, rappresentare il particolare. La nostra mente, infatti, classifica e regi-
stra le nostre esperienze nei termini di ci che gi conosciamo.
Un ritratto, essendo la copia esatta della forma esterna di un uomo, si riferisce a un
particolare individuo, esattamente come un nome proprio a una persona. Tuttavia il
pittore, che si concentra sul suo stile per migliorarlo, trascura ci che particolare
e generalizza le forme. In questo caso ne risulta il concetto di uomo e non un uo-
mo in particolare. Per Gombrich, dunque, necessario continuare a rappresentare
9
I sistemi delle proporzioni matematiche, gli espedienti di bottega per la costruzione di una testa
umana da un solido di forma duovo, quel consiglio, di Czanne a Bernard, di guardare il mondo in
termini di cilindri, coni e sfere [. . . ] conferma limportanza di queste strutture fondamentali per il
nostro dominio del mondo visivo (E.H. Gombrich, Il senso dellordine. Studio sulla psicologia
dellarte decorativa, tr. it. di R. Pedio, Einaudi, Torino 1984, p. 112).
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, dunque, un messaggio che rimanda alla realt. Lo stile esprime il proprio tempo
e rende possibile uninterpretazione del reale.
Le azioni delluomo sono universalmente comprensibili grazie alla razionalit; per
comprendere le reazioni umane, invece, dobbiamo osservare la nostra risposta a
situazioni analoghe. in questo modo torniamo a considerare, osserva Gombrich,
limportanza dello stile nella teoria dellarte.
Lo stile determina il livello delle nostre aspettative e quindi la nostra risposta alle
deviazioni dalla norma11 . Lo stile usato dallartista fa parte della ricostruzione
che luomo cerca di operare il suo successo dipende dalla conoscenza di questo
stesso stile. Il canone il punto di partenza e di riferimento per capire la differenza
tra un capolavoro e una qualunque opera darte.
Non bisogna mai rinunciare alla ragione, cio non smettere mai di credere nella
possibilit di scoprire che cosa dice un artista, il quale un essere umano tanto
quanto lo siamo noi12 .
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Ibid.
14
Cfr. E.H. Gombrich, Limmagine e locchio. Altri studi sulla psicologia della rappresentazione
pittorica, tr. it. di A. Cane, Einaudi, Torino 1985, p. 158.
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Cfr. J-P- Changeux, La natura e la regola. Alle radici del pensiero, tr. it. di M. Basile, Raffaello
Cortina Editore, Milano 1999, p. 313. Qui Gombrich e Changeux esprimono il punto debole del
razionalismo di fronte alla natura emozionale ed empatica delluomo, natura espressa unicamente
dallarte che diventa anche elemento comune tra gli uomini.