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IL NAZIONALISMO
ITALIANO
CL 20-1861-6
Avvertenza
F. G.
Roma, dicembre 1980
IL NAZIONALISMO
ITALIANO
Capitolo primo
1 Premessa
.
le
risultato; nazioni che si unificarono nel XIX secolo giunsero
alla loro affermazionepolitica nel fervore di un grande dibat-
tito
di princpinel quale la nazione non si poneva pi come
risultato,
ma come presupposto. Come ha notato uno storico
le antiche nazioni
inglese, erano come il molieriano monsieur
Jourdan che parlavain prosa senza saperlo;ad un dato mo- mento,
2. Le originidell'idea di Nazione
una che
bipolarit salvaguardava una sfera di autonomia per
i singoli.Lo Stato-custode era uno Stato di privilegiati, ma
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tarismo che ne stavano alla base. Ci che poneva in essere il
corpo politico
era un atto di libera alienazione totale di scuno...
cia-
con tutti i suoi diritti a vantaggio di tutta la nit
comu-
"*
e la libert si configurava
come obbedienza alla legge
che ci si impone ^ Era poi importante il concetto che questo
atto di libera associazione non si esauriva all'origine,cio al
momento della fondazione per del corpo sociale,
contratto ma si
moltiplicava e continuava nelle successive manifestazioni della
volont generale. E importanza non minore aveva l'insistenza
con la quale Rousseau sottolineava la individualit dei popoli:
ogni popolo racchiude in s delle cause per cui deve ordi-
narsi
in una particolare maniera e per cui la sua legislazione
adatta solamente ad esso ^. In sostanza, era tutto il corpo
sociale che si costituiva in corpo politico
sovrano, dando luogo
a un'associazione la quale aveva la finalitdi difendere e teggere,
pro-
la forza comune,
con tutta la persona e i beni di ogni
associato e per via della quale ciascuno,nell'unirsi a tutti,non
obbediva pertanto che a se stesso e restava libero come prima.
Nazionalit e democraticit erano dunque saldati,
e, nello stesso
totalitario; ma
il significatostorico che ebbe il Con-
tratto
sociale fu quellodi legarenazione (popolo) e democrazia,
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una sua prima realizzazione nella civilt europea, la quale
scaturiva dalle scienze e dalle arti e si collocava
dall'operosit,
come modello da perfezionare. Ne usciva una filosofianatura-
listica,
secondo la qualela individualit dei popoliera fissata
una volta per sempre e si sviluppava con una leggecostante:
si trattava, se mai, di recuperare e restaurare questa individua-
lit;
ma poteva essere
essa non mutata, e, come non vano
muta-
l'individualite il compito dei popoli,altrettanto avve-niva
11
sua pretesa egemonica,conculcava i dirittidelle nazioni e ces-sava
3. Missione ed economia
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come intermedio tra l'individuo e l'umanit. Libert,naziona-
lit
e umanit erano un indissolubile trinomio che non pativa
fratture: come nella nazione non si annullava,ma si consa-
crava
la libert,
cos nell'umanit non si annullavano le nazioni.
Mazzini per, proprio per dare maggior vigore a questa sua
vasta concezione etica e politica, volle ancorarla a una specie
di filosofiadella storia: questa fu la parte pi discutibiledel
suo pensiero,anche se occorre precisareche certo non fu la
parte pi originale e pi significativa del suo insegnamento.
L'idea metafisico-religiosa delle missioni dei popoli, la con-
nessa
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diretta conseguenza del peso acquisito dai ceti borghesi porta-
tori
degli ideali nazionali: esisteva in Europa una coin ghese
bor-
costituita da alcuni dati fondamentali: rispettoper il
diritto di propriet,rappresentanza della nazione basata sul
possesso di questo requisito, fiducia nel sistema del libero
scambio che veniva considerato come il regime naturale del-
l'econo
Noi oggi sappiamo bene che la visione e l'ideologia
libero-scambistafurono un prodottobritannico, perfettamente
(o quasi) funzionale agli interessi e allo sviluppodella bor-
ghesia
inglese,ma questa non era la convinzione diffusa nel
primo Ottocento o, per meglio dire,nei primi decenni l'Ottoc
del-
quando i paesi europei non avevano ancora ziato
ini-
il loro processo di industrializzazionee non si ponevano
grossiproblemidi concorrenza. La marginalit nella qualelo
stesso umanitario Mazzini confinava Asia e Africa rispondeva
non tanto a uno spiritogrettamente europeocentrico
e imperialis
proto-
alla convinzione
quanto che il sistema di rap-
porti
economici vigentefosse opera della natura e della prov-
videnza
che in essa operava e si manifestava. La borghesia
europea, perci,poteva essere, in questo senso, nazionalitaria
e umanitariaal limite,
e, l'idealedi una federazione degliStati
uniti d'Europa,poteva anche esercitare un certo fascino nei
suoi confronti. Il commercio internazionale, secondo Cobden,
era una garanziadi pace: ma ci poteva essere vero soltanto
finch il reale protagonista di questo commercio fosse stato
uno solo,e unico ne fosse di direzione effettivo:
stato il centro
l'iniziativae l'intraprendenza individuale, la libera circolazione
delle merci e degliuomini erano l'obbiettivofondamentale della
fiducia in un progressivo espandersi della cooperazionetra gli
uomini una volta che si fossero soddisfatte le esigenzepoli-
tiche
dei gruppi nazionali. facile oggi rilevare che il sistema
libero-scambista non era affatto un sistema naturale , ma un
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dedita alla produzionee al commercio, desiderosa di una pace
pronuba della degli
prosperit affari,
si andava progressivamente
affermando: e questa borghesia, bene o male, era, o imperso-
nava,
la nazione, perch la grande rivoluzione aveva avuto
posizionenon molto
diversa da quelladi Mazzini sul terreno
etico-politico. La critica che List rivolgeva alla scuola , cio
alla dottrina cosmopolitica di Smith e di Say, era quelladi
aver considerato gliindividui e l'umanit, ignorandoil termine
medio che era la nazione. Per non essere fraintesi converr
subito dire che per List le nazioni erano una realt ben piii
corposa di quelladelineata dagliideologispecialisti addetti
specificamente ai lavori. La scuola , cio il sistema dell'eco-
nomia
classica, aveva come primo difetto quellodi un assurdo
cosmopolitismo che non accetta la natura della nazionalit e
in fondo non descriveva altro che l'industriaprivatacome si
svilupperebbe in regime di libero scambio con la societ, vale
a dire con tutta l'umanit, se non fosse divisa in diverse societ
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nazionali. Fra l'individuo e l'umanit si collocava per la zione,
na-
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europea. Non il caso di negare che dopo il 1870, e mente
special-
dopo il 1890, gli europei (e solo loro) abbiano
non
al movimento il quale,ridimensionata
delle nazionalit,
la potenza francese che nel periodoprecedentegliaveva nito
for-
un supporto, dover agiresolamente con le pro-
si trov a prie
forze. Nell'Europacentro-occidentale, l'unit italiana e
tedesca pose il problema del che fare per gliStati nazio- nali
vecchi e nuovi, e, nel contesto di questo problema,nac- quero
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aiutare la soluzione del problemache si presentava alle
nuovo
concretare lo
svilupponel piibreve tempo possibile.
L'emergeredella problematicadello sviluppoebbe molte
conseguenze: qui baster ricordare le due che pi direttamente
hanno attinenza col problema nazionalit-nazionalismo . La
connessione tra potere politico e potere economico (sempre
nella
divenne palesee l'intervento del potere politico
esistita)
vita economica degliStati nazionali divenne pi accentuato.
Questa trasformazione della problematica della societ europea
comport, a livello reale e a livello ideologico,quellache si
pu definire una socializzazionedella nazione. Il problemaemi-
nentemen
politico del passaggiodelle nazioni a Stati nazio-
nali
cedette il posto al problemadi un confronto tra le nazioni
e di un confronto tra le classi all'internodi ogni nazione.
Furono la necessit e la logicadello sviluppoindustriale
che distrussero non solo le illusionidel libero-scambismo, ma
anche le idealitdi armonica convivenza tra le nazioni: prote-
zionismo
ed equilibrio di potenze mediante pi o meno gnosi
inge-
sistemi di alleanze furono i primi risultatidel nuovo
quadro che dava luogoa nuovi rapportitra le classie gliStati.
Terminate le grandilotte politiche, le nuove generazioni e
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rivano suggerireil primato dell'energia,
a della forza,della
sui motivi etici e razionali *".Energia,forza,
capacitpratica
capacitpraticache non erano pi quelledei popolie degli
individuiuniti in un comune sentire e in una volont di nia,
armo-
ma l'energia,
erano la forza,la capacit degliStati e delle
classidi esistere, di resistere e di accrescere la propriapotenza
e di ampliare il proprio dominio. E, in verit, difficile sare
pen-
che cos potesse non accadere dal momento che glistessi
termini concreti nei qualiil processo di formazione dei nuovi
Stati nazionali si era attuato apparivano quale smentita ad
alcune alte e generose illusioni.Il popolo non aveva affatto
giocatoil ruolo di protagonista: certo non in Germania, molto
limitatamente in Italia; l dove esso aveva voluto assumere
un'iniziativa spontanea ed autonoma era stato battuto e schiac-
ciato:
non pareva davvero che Dio si fosse messo alla sua
testa dandoglila sua folgore. Le folgori tedesche erano state
forza adeguata.
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con i letteratie iprofessori,con VUrsprache,il Volksgeist:
l'annessione dell'Alsazia non era stata giustificata
con mentazion
argo-
di questo tipo,ma richiamando il ruolo che essa
aveva svolto nella storia tedesca. Ma quando, dopo la politik,
Real-
venne all'ordinedel giorno la Weltpolitik,cio la pro-
spettiva
del plurimperialismo delle maggioripotenze, allora la
mitologiadella superiorit X'Uhrvolk si dispiegin tutta
la sua efficacia.
Si spesso insistito e si continua ad insistere sulla funzione
che il concetto di missione ebbe nella formazione e nello svi-
luppo
del nazionalismo europeo, ma pu darsi che esso abbia
avuto un'efficacia molto minore di quanto comunemente si
pensi.Non si vuol negare che questa efficaciasi sia verificata
in particolari
momenti e in particolari
ambienti,ma si deve
riconoscere che si tratt di un fenomeno il
piuttostolimitato,
qualenon va confuso con quelloche si pu chiamare il mito del
passato delle nazioni,che fu creato
remoto ed alimentato, in
gran parte, dalla cultura accademica,ma ebbe vasta risonanza
anche a livello popolare. Accanto a questo mito si deve porre
un pi elemento,che fu l'idea secondo la quale le
concreto
22
sione totale: in assenza di un'anima statale, le anime degli
uomini che facevano parte dello Stato,in fin dei conti,con-
servavano
23
pria forza man mano che le economie nazionali decollavano.
Il problema,per le classi dirigenti, era quellodi non perdere
il controllo dello Stato. Per questo, si poteva seguireuna pia
dop-
strada o, per essere piiesatti,formulare una doppia ipo-
tesi:
provvedere qualche
in modo al soddisfacimento delle genze
esi-
elementari delle classi inferiori, spegnendopi o meno
completamenteil fuoco che poteva spingerle alla contestazione
delle istituzioni, senza per altro cedere il potere politico; vero
ov-
significatouno
in stretto riferimento all'utilit
prestata
alla nazione,cio su un piano di stretto esclusivismo. Che tutto
ci comportasse una nuova mitologia era scontato: questa mi-
tologia
doveva,naturalmente, essere tanto piienergicaquanto
pivinumerosi e pi stretti erano i legamiche collegavano gli
individui e i gruppi allo Stato nazionale. Il problema princi- pale
non era pi quello dell'unit della nazione, ma quello
dell'unit e della potenza delle nazioni che si confrontavano:
il problema della coesione della nazione per affrontare la lotta
tra le nazioni. Poich le nazioni erano individui,alla logicadei
loro rapportisi poteva dunque applicare mediante una stifican
mi-
analogia
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quanto pi fossero
viduale, numerose e feconde,perchproprio
l'incremento demografico
stava a comprovare una tela.
non-corrut-
La diventava la suprema
guerra manifestazione dello spi-
rito
e della potenza della nazione;scuola di disciplina, di abne-
gazione,
di virilit;momento nel quale la nazione celebrava
la sua unit ideale, politica ed economica. L'immagine pialta
della nazione non era perciil parlamento, ma l'esercito, ch
per-
ilparlamento era , cio la divisione della nazione.
i partiti
La coesione nazionale finalizzataalla potenza e all'espan-
sione
implicava in primo luogo la soppressione della lotta di
classe. Il movimento operaio si andava, in verit,nazionaliz-
zando,
questo non
ma bastava;anzi,si pu dire che proprio
questo suo nazionalizzarsie riformistizzarsilo rendeva pii ricoloso
pe-
perchlo faceva pi attento ai problemidello Stato,
man mano che lo allontanava dalla tematica della rivoluzione-
miracolo. Il socialismo riformista diventava il nemico numero
uno; doppiamenteavversario di classe: per la sua natura pro-
letaria
e per il suo pacifismo;
per l'azione quotidiana e tenace
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plinae direzione da parte delle classiche lo avevano edificato
e ne detenevano,tra mille insidie da eliminare, il governo.
Nel nazionalismo era certo
presente una nevrosi delle
parole, ma bisognacontrollare se essa fu della stessa natura
di quelladecadentistica, al di l di momentanee coincidenze
d'indole sostanzialmente biografica. Per il decadentismo,la
decadenza era un ideale, non uno stadio da superare; la societ
contemporanea era soprattutto antiestetica perchera essenzial-
mente
antindividualistica, ed era la controparte dell'individuo
eccezionale che, per affermarsi, doveva soggiogarla. Il naziona-
lismo
non rifiutava questa societ di massa; intendeva perpe-
tuare
in essa l'ordineborgheseprospettando una societ striale
indu-
senza la dialetticadelle classi.Il decadente,per reaUz-
zare il suo sogno poteva perfino
estetico, vagheggiare
se stesso
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dalla milizia al tribunale ),
reggiaalla religione,
civili( dalla
provocando
uno spettacolo disgustoso
a tutte le partipolitiche,
in esse compreso il socialismo ignobile
non (cioil sindacalismo
rivoluzionario).
Ma uno altrettanto miserevole pre-
spettacolo sentava
la borghesiaitaliana che reggeva e governava: La
lotta di classe ha bisognodi avere le mani libere dentro e rom-
per
bisogner
ricostruire seriamente nel la
dettaglio storia della
cultura delle istituzioni culturaliitalianetra il 1880 e il 1914
e
27
nire che un
simile quadro tutt'altro che privo di validit.
Ma vero
che bisogner poi anche spiegare
pur come sta
que-
cultura uscisse dall'accademia, scendesse dalle cattedre delle
risposta non potr essere trovata che sul terreno della storia
politica e
sociale dell'Italia post-unitaria, quasi certamente
nella
30
d'unificazionenazionale e che da tali insufficienze
di mostrare
e irresponsabile
negazione.
Tesi, come si vede, che tutte prestano il fianco a qualche
rilievo;
e almeno
delle quali, le prime due rientrano in una
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specialmente
conto di molte significative
presenze narne
determi-
la filiazione(non necessaria , se pur tuttavia reale)
da quell'ala della classe dirigente italianache non seppe e non
volle affrontare adeguatamente il problemanuovo che si poneva
nei primi anni del secolo alla societ italiana:il problemadella
democrazia,
Qual sino ad italiana
oggi il bilancio della storiografia
attorno al nazionalismo?
Una prima fase storiografica rappresentata dal periodo
che va sino al primo conflittomondiale.
Da parte nazionalista si tent allora di redigereun certo
verismo, il positivismo,
l'eruditismo,
erano le forme principali
della vita italiana di quel tempo
spirituale [cio del periodo
1865-1890]: forme invecchiate,
ormai di cui non ritroviamo
ai nostri giornise non stanchi rappresentanti scriveva
Croce
Ora... appaiono nell'arte, neglistudi
nella filosofia,
storici tipipsicologici affatto diversi. Abbiamo non pi il pa-
triota,
il verista,il positivista, ma l'imperialista,il mistico,
l'esteta, o com'altro si chiamino... Tutti costoro sotto vari
nomi e maschere varie,lasciano tralucere una comune nomia,
fisio-
Sono tutti operaidella medesima industria: la grande
industria del vuoto... Che cosa vogliono?Chi lo sa?... L'impe-
rialista
vuol trarre l'Italiaa grandidestini; vuole schiacciare
la bestia democratica;vuole conquistare, guerreggiare, neggiare,
canno-
32
tro chi e perche qualifinivuol muovere
con qualimezzi e a
nelle sue linee fondamentali sino alle pagine della Storia d'Ita-
lia^
e fin nella Storia del Regno di Napoli^ Croce centrava
33
lismo all'iniziodel secolo. Non da trascurare quelloche aveva
l'ariadi essere un implicito suggerimentoa una direzione di
ricerca: l'accenno all'Egoarchia, come dire a Mario Morasso,
che, appunto nel 1898, aveva pubblicato a Torino Uomini e
idee del domani. L'Egoarchia e che nel 1903 aveva dato alle
stampe L'Imperialismoartistico: un libro che preziosoper
intendere la portata e la genesidi parecchie posizionied idee
dei nazionalisti,Corradini in testa ^
Ma quella di Croce restava pur nella sua acutezza,
un'analisi,
limitata al piano della cultura e della vita spirituale in genere;
anche se, a rileggerlaattentamente e ad integrarlaspecialmente
con le pagine della Storia d'Italia,si pu scorgerne l'aggancio
politico,appunto negliaccenni al socialismo, che fu il nemico
principale e perpetuo del nazionalismo. N vale,a questo pro-
posito,
obiettare che il socialismo difeso e positivamentevalu-
tato
da Croce fosse il socialismo revisionista e riformistizzato:
appunto questo socialismo costituiva il bersaglio
nazionalista;
mentre uomini di provenienzasindacalistae social-rivoluzionaria
erano destinatiad vele spiegate
entrare nelle filenazionaliste,
a
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ideologiche,
e consentiva di coglierel'incertezzaallora ancora
perdurantein alcuni degliuomini di punta del nazionalismo,
legati
i quali, sentimentalmente a una particolare visione (reto-
rica)
dell'esperienzapoliticarisorgimentale,
cercavano di porre
in rilievo una (presunta)filiazionenazionalista dall'irredenti-
smo.
Castelliniil nazionalismo italiano era nato
Per nel 1908
come reazione all'annessionedella Bosnia-Erzegovina all'Austria,
dopo che, nell'ultimo decennio dell'Ottocento, alcuni clamo-
rosi
episodi(scandali bancari,stati d'assedio, sconfitte africane,
regicidio) avevano denunciato le incrinature interne e le abdi-
cazioni
esterne d'una
politica di meschinit e di rinuncia. I
primi anni del secolo,speciedopo il 1904, erano stati anni su
cui dare un giudizio complessivamente favorevole e la reazione
nazionalistache si era concretata nel Regno era stata quasi
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pressionenazionalista: i nazionalistiavevano compiuto la parazione
pre-
spirituale blica
pub-
e V informazione tecnica dell'opinione
36
ricordo di
fragoroso Roma imperiale, fracasso e rullio di frasi
vaghe di forza della stirpe", di stino
de-
" "
sull'Italia;
concezioni
", di
"
"
di "
barbari da respingere
latinit", di "
leggi
d i
di vita nazione "; imprecisione cognizioni s ui fini e sui frutti
della vita spiritualee materiale italiana;
estetismo di periodo
e di gesto e immaginazionefrondosa;era proprio,spontaneo,
naturale prodotto del gruppo che faceva capo ad Enrico Cor-
radini e ne aveva le abitudini e l'educazione tutta letteraria.
La Voce , nata dopo il distacco di Papini e Prezzolini dal
Regno , aveva costretto i nazionalistia definirsi,
a precisarsi
38
mente la brevit dell'idillio
La Voce Salvemini)che per
-
39
amavano richiamarsi quando mettevano avanti il nome di Gae-
tano
Mosca ^^
Di questa opinione non era De Ruggiero nel 1916: Il
"
nazionalismo
egliscriveva
ultimo venuto nella lizza dei
si
partiti, improvvisatouna tradizione che
non aveva, e che
dal
che De Ruggierostesso
momento riassumeva i
grandiprincpi direttividella destra nel mantenimento geloso
delle prerogative dello Stato,in una sintesi della costituzione
e delle istituzioni,
della libert e dell'ordine,in una legislazione
ecclesiastica
molto rigida,
in una costante preoccupazioneper
una politicainterna energicaqualeconviene a uno Stato in via
di formazione in mezzo a pericolie a diiScolt
innumerevoli .
Di pi: De Ruggierostesso, quando passava ad indicare i limiti
e le insufficienzedella politicaeconomico-sociale del partito
liberale,
che,a suo dire,traeva appunto la sua forza dai prin-
cpi
della vecchia destra , caratterizzava tale
politica come
abbandonata,
con concessioni sempre tardive,alla pericolosa
iniziativa delle popolariche se ne sono fatte un mono-
masse polio
40
vano realizzato il loro equilibriointerno,iniziavano una rosa
vigo-
politicamondiale . Era pur vero che la libert e l'ordine
nei nazionalisti erano venuti progressivamente assumendo una
sempre De Ruggiero
al massimo gradola virti l'inizia
del-
donde quel suo atteggiamentocombattivo e pro- vocatore,
che alla gente pigra sembrava eccessivo e alla gente
ingenua sembrava addirittura un capovolgimentodell'ordine
delle cose e che, assorbito in s il liberalismo, conosciutine
limiti e valori, lo dominava e lo giudicava. La posizionecritica
di De Ruggiero verso il nazionalismo, nel 1916, veniva dopo
un breve accostamento al gruppo deir Idea Nazionale e non
impedla successiva collaborazione a Politica : troncata ch'essa
an-
41
l'uomo una bestia bizzarra legataa una catena, una speciedi
canis nationalis: il qualese significherebb
esistesse veramente,
(come stato ben detto)la fine d'ognicultura e d'ognivita del
pensiero:che non pu avere valore spirituale, se non univer-
sale.
Canis nationalis, asinus univer salisi . Gentile respingeva
la nazione
dei nazionalisti
un fatto naturale, antropolo-
gico
42
glierrori di uomini e di sistemi. Su questo collegamento con
il nostro problema
aveva bisognodi individuare chiaramente
l'essenzadello Stato nazionalistaper batterla in breccia. Rocco ^
aveva gi teorizzato una propria versione del moderno stato
di massa, e Gentile percepivail limite di quellavisione e
cercava di superarla. Coglievacos esattamente la natura di
questa concezione: il nazionalismo, osservava, facendo coin-
cidere
lo Stato con la Nazione e di questa facendo un'entit
giesistente...aveva bisognodi una classe dirigente, a carattere
43
soprattutto intellettuale, la quale sentisse questa entit,che
doveva prima essere conosciuta,intesa,apprezzata, esaltata.Del
resto, l'autoritdello Stato non era un prodotto, ma un posto.
presup-
Non poteva dipendere dal popolo;anzi il popolodipen-
deva
dallo Stato... Lo Stato nazionalista era perciuno Stato
aristocratico che aveva bisognodi costituirsi nella forza confe-
ritagli
dalla sua per quindifarsivalere sulla massa.
origine, Lo
Stato fascistainvece Stato popolare; e in tal senso Stato de-
mocrati
per eccellenza...lo Stato esiste in quanto e per quanto
^*.Non
lo fa esistere il cittadino... interessa qui valutare la
dottrina gentiliana dello Stato; solo da notare che il rilievo
sulla qualit e glistrati di reclutamento della classe dirigente
nazionalista era rilievo esatto: negliscritti di alcuni naziona-
listi,
al 1943, esso sar ripresocome
posteriori elemento discri-
minante
verso le responsabilit della catastrofe italiana.
44
suoi scritti:Irrealt nazionalista^''.
Il pensieroconduttore degli
articoliraccoltiin questo volume era una visione del capitalismo
internazionale come forza di progresso e d'incremento civile;
questa visione era consentita a Salvatorelli dal suo guardare
verso le forze economiche sanamente internazionali ^^ che
erano, in quelledel capitalismo
pratica, anglo-americano.
dubbiam
In-
il confronto tra il nazionalismo internazionali-
stico
^
e le forze economiche sanamente internazionali non
consentiva di stabilireuno legame (causale)
stretto tra capita-
lismo
e nazionalismo,
ma il discorso diventava diverso quando
il confronto si istituiva nazionalismo e forze economiche
tra
46
Marina) fatto del passato estraneo
era un all'Italiamoderna,
all'Italiastessa. D'altra parte, la base della retorica imperiali-
stica
del nostro nazionalismo era estremamente labile perch
poggiava in realt su un gioco: quellodel nostro capitalismo
bambino che giocavaa fare il grande, ch'era poi la sostanza
dell'invenzionedella nazione proletaria . Probabilmente, que,
dun-
non si trattava di uno stadio ritardatario
ideologico
rispettoall'economia capitalistica,
ma d'un capi-
dell'ideologia talismo
neonato che doveva
battersi in condizioni di obiettiva
inferiorittecnica e politica e che, ovviamente, doveva ricor-
rere
ai mezzi pi rozzi per cercare di farsi largonel campo della
lotta internazionale. Nel quadro di questo capitalismo, e non
47
alla considerazione
rivolge di quelloche fu il vero e proprio
nazionalismo, l'analisidi Salvatorelli non calza piiperfetta-
mente.
Si tratta insomma di porre una distinzione tra generiche
correnti di opinionee gruppi ideologicamente
e politicamente
omogenei; di uscire dall'impostazionedel vario nazionalismo
italiano (che fu la formula di Volpe) e di individuare preci-
samente
non gi le componenti d'una psicologia politica, ma
Salvatorelli,
disagio. del resto, in alcune pagine di Irrealt na-
zionalista
48
vedeva la bestia nera in Corradini
auspicavauna lotta a fondo
e
quelloche appunto il suo titolo indicava: un'analisi
del nazionalfascismo,
ma, perlungo l'unico
essere rimasto a
49
del parlamentarismo,
universale, della protezioneoperaia,del-
l'ascen
delle classipopolari alla vita sociale sono o ficate
morti-
o combattute o addiritturacontraddette e negate, secondo
l'ambiente e il clima storico in cui il nazionalismo si svolge,
dall'Inghilterraall'Italia
^.
l'oratoria,
per finirenella filosofia.
Dopo vent'anni di dottrina
d'azione,
e quindici ilnazionalismo lasciava solo l'insegnamento
negativodella guerra libica: tutto il resto era stato solo pas-
satempo
pieno d'ignoranza e di contraddizioni. L'errore mentale
fonda-
di prospettiva storico-politica del nazionalismo consi-
steva,
per Gobetti,nell'accettazioneindiscriminata del processo
d'unificazione nazionale: i nazionalisti scriveva tarono
accet-
50
ghese che con la retorica della patriacercava di consolarsi
della sua incapacit economica . Prospettivanotoriamente e,
vorremmo dire,unicamente polemica, nella qualeGobetti sperava
esa-
baldanzosamente Ci sarebbe da
le tesi di Salvatorelli.
chiedersi se i nazionalisti soffrisserodavvero di un radicale
disturbo visivo per il quale,stante lo sviluppodell'economia
italianadel primo decennio del '900 (svoltosi con un ritmo
che aveva
frenetico) raddoppiato di dodici volte la produzione
e meccanica,di tredicivolte quella
metallurgica chimica e aveva
nel complessola manodopera impiegatanell'indu-
quintuplicato stria,
essi erano indotti a fosse ormai una
ritenere che il paese
grandepotenza e conseguentemente ne ponevano la candidatura
dei mercati. Ma di Gobetti restano
alla spartizione almeno par-
zialmente
validi alcuni giudizi, come, per esempio,quellosu
Corradini,che non capcome la politica
estera fosse pi impor-
tante
di
quellainterna in quanto era essa stessa politica interna
51
fu giudiziobuttato giid'impetoe indubbiamente manchevole,
speciese confrontato con quellodi Salvatorelli, Il naziona-
lismo
scriveva Gobetti
ha perdutola sua seconda bat-
taglia
quando ha dovuto subire il giocodel fascismo e ridursi,
esso, il partitodella forza e dell'astuzia,al compito di elabo-
rare
una dottrina per i vincitori. Nell'adesione al fascismo si
vide chiaramente quanto vi fosse di piccolo borghesee di enfa-
tico
nella realpolitikdi Coppola e di Corradini . In realt,
come la fusione del 1923 costitu un
ben vide Salvatorelli,
assorbimento ideologicodel fascismo da parte nazionalista e
rappresentil sequestro definitivo del movimento e partito
fascista da parte delle forze capitalistiche
piiconservatrici.
All'indomani della marcia su Roma, il fenomeno di rapido
nazionalistanel
gonfiamento Sud d'Italiasi presentper lo piti
come il tentativo delle clienteletradizionalidi bloccare le leit
vel-
di rinnovamento, che pur si affacciavano attraverso menti
ele-
di punta come Padovani,Bifani e Lanzillo. Certo, nella
confusa situazione meridionale c'era da registrare
la confluenza
nelle organizzazioni nazionaliste di elementi di diversissima
provenienza,ma il fenomeno, nel suo complesso,era mente
chiara-
rivolto a sventare una paventata azione di rottura del
tessuto clientelisticodella vita politica meridionale. La liqui-
dazione
''^
di Padovani e il salvataggiodel nazionalista Greco,
pijche un la prima conclusione di quest'opera
episodio,
erano
52
3. Il vario nazionalismo di Volpe
deglianni dieci.
54
processo che
risorgimentale si configurava
come il processo di
formazione d'un organismo internazionalmente
ed attivo
espansivo, cio come il processo dell'avvento dell'Italiaal
rango di grande potenza ; e logicoquindiche nella rico- struzion
della storia dell'Italiaunita dovesse emergere in
primo piano l'elemento statuale, che pareva consentire appunto
di analizzare con maggior penetrazionela politica estera, cio
l'azione per cui un popolo si individua nei rapportitra le na- zioni.
dell'Italia
crisi di coscienza politica postunitaria,come la fede
55
nella nazione,anzi la nazione che ha fede in se stessa"^.Volpe,
d'altra parte, non trascurava di notare il peso e l'importanza
dei problemidi politica interna;solo,contro la polemicaanti-
nazionali
della Voce , osservava che il torto della rivista
era stato quellodi credere che i problemivitalidi una nazione
si possano affrontare sempre
nell'ordine logico,astrattamente
nella cultura ^.
L'evoluzione del nazionalismo verso una sempre pi chia-
ramente
definita fisionomia antidemocratica e antiliberale era
posta da Volpe nel dovuto rilievo^\ cos come era notato il
^^
filotriplicismo di molte correnti nazionaliste e, per converso,
l'importanza che avevano avuta per la diffusionedel nazionalismo
la politicadell'Austria verso glislavi balcanici,e l'azione contro
56
ne abbia eglio meno coscienza,e di cui risente di continuo
l'influssoal segno da plasmaresu di essi i suoi criteri d'inter-
pretazione
e di ricerca ^, e sui diversi esiti metodologici cui
sono pervenute in Europa le dottrine della ragion di Stato e
le dottrine liberali. La mentalit dello storico fermo sul prin-
cipio
della politica estera ha scritto Chabod
si fonda,in
in tra la
un'opposizione ricerca del dramma storico nelle
menti e la ricerca dello stesso
nei cuori e dramma nelle cose.
Noi siamo d'avviso che la Storia d'Italiadi Croce sia in verit
molto pili concreta di quanto comunemente non si rilevi^.
E, del resto, ad una attenta lettura, dato osservare che, nelle
paginedella Storia d'Italiadal 1871 al 1915 che qui ci interes-
sano,
il sorgere del movimento nazionalista era colto nella sua
realt,oltrech spirituale, anche politico-economica. Croce ricol-
legava
quellanascita al crollo della antica fede religiosa,
al venir
meno della fede razionalisticae illuministicae alla lotta che si
era andata conducendo contro l'ultima e pi matura religione,
quellastorica e liberale: bismarkismo e industrialismo e le
relative ripercussionie antitesi interne avevano generato uno
stato d'animo torbido in cui cupidigia di godimento, spirito
di avventure e di conquiste,f renetica smania di potenza ave-
vano
57
incessante
piettio di idee nel quale solo lo storicismo cro-
ciano
58
nando velatamente anche agliagganci crociani del nazio-
nalismo
(e del fascismo,vorremmo aggiungere
per ricor-
dare
una posizionepolemicadella cultura fascista nei con-
fronti
di Croce) : al nazionalismo
italiano non si fa grazia
di nulla: non di aver contribuito a screditare l'astratta giu-
stizia
"
e
"
fraternit"; non
"
di aver fatto penetrare nella poli-
tica
italiana nuove correnti di pensieroe d'azione, che sono
vanti riconosciuti da Croce al socialismo, ma solo al sociali-
smo
^. Come non riconoscere poi la funzione del naziona-
lismo
nel progressivo nazionalizzarsi del socialismo e nel
progressivo distaccarsidi questo dalla lotta di classe? L'ultimo
rilievo del Volpe non era propriamenteesatto: Croce aveva
chiarito con una analisi magistrale i termini del progressivo
avvicinamento socialistaallo Stato unitario,e la funzione che
Volpe attribuiva al nazionalismo a questo propositopoteva
caso solo al caso
mai applicarsi Mussolini.
Un panorama dettagliato del nazionalismo italiano Volpe
diede nel volume de L'Italia Moderna, e le sue pagine
terzo
59
verso l'analisie la ricostruzione di
Volpe possono concernere il
ch'egli
l'interpretazione
complessivo,
giudizio diede del naziona-
lismo,
ma analisie questa ricostruzione
si deve dire che questa
consentivano di veder finalmente su un piano di seriet storio-
grafica,
e non soltanto su quellodella retorica e della polemica,
il nazionalismo: non pi come una speciedi corpo estraneo, di
germe entratonell'anima liberale dell'Italiapostunitaria, ma
60
gettivo vario . Di tutti questifermenti, pi o meno posti,
incom-
Volpe non coglieva la venatura essenziale che era quella
veramente distintiva:cio il progressivo loro decantarsi in una
dottrina statuale che,per passaggisuccessivi, finiva per rompere
non solo con la tradizione risorgimentale, ma altres con la
stessa prospettivadi un sempre pi ampio confluire dei ceti
non borghesinelle strutture politiche, sociali, spirituali della
nazione,che doveva pur essere la conclusione cui avrebbe do- vuto
pervenire,se altro come
non necessaria premessa, il pro-
cesso
risorgimentale dall'Italia divisa all'Italiagrande potenza.
In questo senso restava in buona parte valida la polemicagobet-
tiana,una volta che essa fosse stata sfrondata dalle improvvi-
sazioni
e dalla nobile acredine di cui si era nutrita. E si poneva,
diremmo di
imperiosamente,l'esigenza operare sul piano pro-
priamente
la distinzione tra il
storiografico vario nazionali-
smo
di Volpe e quelloche si potrebbechiamare il vero
direttiva politica
borghese, che non super affatto gliinteressi,
le idealitdi classe,
le aspirazioni, ma al contrario li rinvigor
e li esasper,pervenendoad una pi profondae radicale rot-tura
di
quella classe?)rinnovata^,ma ad esso non era estranea
62
l'ideadi creare la nazione
sindacatioperaie organizzare come
societ di
produttori,
a scopo d'ordine
di espansione,
e e si
configurava
come una serie di movimenti contrari al socia-
lismo
in quanto dottrina, ma non in quanto problemisociali
e del lavoro ^.Quasi nessuna riserva sul piano interno ;
solo nel settore della politica estera il nazionalismo glisem-
brava
63
pi realisticavisione di politica estera: Difesa del buon di- ritto
dell'Italia, resistenza aglialleati, saldo piede sul Bren-
nero;
ma non piangerecoi nazionalistiper ogni scoglio perduto
nell'Adriatico; non rifuggireda accomodamenti e transazioni
per Fiume '^ insofferenza mussoliniana per la polemica
nazionalista italiana che si perdevaun po' tra gliisolotti e
scoglidella Dalmazia e additamento del piivasto Medi- terraneo,
ricco per noi di possibilit espansivee tramite neces-
sario
64
la
guidassero pubblica,
vita avesse potuto compiere nel 1915
il suo primo atto di grande potenza e come l'Italiadel ven-
tennio
il vario nazionalismo
aveva provocato una lacerazione
nel tessuto ancora non bene assestato della vita italiana.Era
difficileche Volpe potesse ideologicamente rinnovarsi ed accor-
gersi
65
o di un certo nerbo fatta
polemico, eccezione per il volume,
a stimolante,
tratti di Perticone su Gruppi e partiti politici
nella vita pubblicaitaliana dalla proclamazione dell'Unit alla
guerra mondiale (1938) ^\ Se mai, in questa produzionesi
nota, a tratti, un fatto che soltanto in parte pu stupire:la
tendenza a considerare Corradini (assieme a Oriani e Sighele)
tra i solitariprecursori del nazionalismo. La definizione era
di Rocco (gennaio 1922), il quale poneva la data di nascita
del nazionalismo politico al 1912 e quella della sua individua-
zione
al 1914, quando appunto il nazionalismo aveva vato
tro-
66
sinistra,alla retorica nazionalistala retorica democratica e socia-
lista.
In verit,il nazionalismo, dietro quella retorica e quella
67
Forse questa solo piisuggestiva,
la direzione non ma
68
dico (e del confratello Leonardo ) non va dimenticato che
la tematica corradiniana nacque in queglianni che furono di
serie di elementi che, anche prima del 1914, erano ben senti
pre-
nella societ italiana. dal lavoro di Chabod (e non solo
dalla sezione sull'ambiente morale come molte volte si detto,
ma anche da quellasu Le cose e gliuomini ) che si deve
partireper portare avanti la sua analisi sino alla conclusione
del primo dopoguerra. Compito certo arduo e che pu anche
scoraggiarechi pur si alimenti a tale lettura,per l'altissima
qualitdi queste pagine,ma che deve essere affrontato per
potere uscire dai limiti della polemicae arrivare a un serio
livello storiograficoanche nei riguardidel nazionalismo.
Alcune suggestioni stimolanti ha offerto la Storia d'Italia
di Denis Mack Smith . La Storia di Mack Smith abbraccia
il periodo 1861-1958 e quindi non pu (n il suo autore
70
L'obiezione
interpretativa. che deve essere mossa a Mack Smith
che questa continuit solo presunta e illusoria.Non si tratta
di negare in blocco la tesi di Mack Smith per sequestrare Maz-
zini
in un facitorie difiusori
empireo di geniipatriiintoccabili,
diremo cos,sterilizzated'ognigerme di contagio;
di idealit,
si tratta semplicementedi non scambiare focolai zione
perd'infe-
che
quelli tali non sono. Valga un'osservazione di Cha-
bod che precisacome glieventi del 1870 rendevano solida-
mente
durature le crepe gi aperte dal '48 nel mondo ideale
di prima del '48; e ne usciva spezzato il trinomio nazione-
libert-Europa, la nuova trinit della storia tanto accesamente
profetizzata il
dal Mazzini; e anzitutto s'infrangevanesso tra
71
stabilire empiricamente nessi causalisticitra gli anelli della
catena della storia,la logicacondurrebbe alla postulazione, se
12
si ponevaGiolitti,
ma tendevano a risolverliin maniera diversa
e opposta a quelladi Giolitti, contrapponendo all'empirismo
giolittiano
un programma che fosse ispiratoa una visione
organicae generale deglistessi problemi ^^. Quale fosse que-
sto
comuneprogramma delle tendenze nazionaliste Carocci non
ha specificato
in concreto (o lo presuppone genericamente
noto?). Di fatto,quando egli entrato in qualchedettaglio
non ha accennato di cui Pareto fu la
che air aggressivit,
coscienza coerente, con la quale la borghesiareag al males-
sere
economico successivi al 1907, e al sindacalismo
deglianni
e socialismo rivoluzionari ^^,alla mira d'inquadrare il sinda-
cato
nello Stato,all'identificazione del cittadino col produttore,
alla convergenza con le tendenze rivoluzionarie di ex socialisti
e sindacalisti, alla ostilitverso le alleanze clerico-moderate,
alla tendenza a scartare l'intervento dello Stato nelle contro-
versie
73
pienamente affermato sul piano il naziona-
interno... Mentre
lismo
aveva una la forza del fascismo
base sociale ristretta,
consist nell'aver fornito una ampia base di massa, prevalen-
temente
al
piccoloborghese, grandecapitale ^^^.Una visione
nel complessoaccettabile, ma che mostra appunto come la fun-
zione
direttiva sia stata quelladel nazionalismo vero e prio
pro-
e
come l'apporto delle tendenze nazionaliste abbia rive- stito
carattere strumentale: quellodi massa di manovra e di
ideologia piccoloborghesedi rincalzo, con una certa impronta
trasformisticae moderata . Come abbiamo gi rilevato,
tener
percepita
quellosviluppo(base,ovviamente, della
accettava
74
tica sociale tendevano ad annullare V eroico , minacciavano,
e
,
era in fondo che un libe-
ralismo
di destra,che voleva affermare i suoi ideali attraverso
le vie liberali,
ma riconosceva la necessit di un governo forte
75
e ributtava il mito della libert fine a se stessa "^ su questa
via Paolucci arriv alla riabilitazionedi Giolitti^^,alla demo-
lizione
dell'eroismo di Corridoni ^^\all'apologia dei normaliz-
zatori
nel periodoquartarellista '^, all'elogio della neutralit
su basi di utilitarismo mercantile ^^^ che buttavano a mare tutto
76
lotta tra individui organicinon fu che il trasferimento, piuttosto
grossolano, al mondo della politica del concetto della selezione
naturale, che non si vorr certo sostenere di derivazione idea-
listica.
su piano di pispicciole
un osservazioni,che la retorica
nazionalista pu essere classificata
come idealisticasolo a patto
di rinunciare ad un uso scientificamente corretto del termine
idealismo , per nel
adoperarlo senso vuoto e generico,e in
certo senso commiseratorio,con cui esso impiegatonel lin-
guaggio
corrente. borghesianel mondo
Come esiste una media
della produzione,cos esiste una media borghesianel mondo
la quale media borghesiaculturale forma l'ossa-
della cultura, tura
organizzativa di questo mondo: e se allora si considerano
non solo i casi Scarfoglio,o Corradini,o Federzoni,ma, per
esempio, i casi Romagnoli,Bodrero, Pagano, Gian, Salandra
ecc., si pu scorgere come il tessuto connettivo della cultura
italianasia stato in realt soltanto spruzzato e punto imbevuto
dell'idealismo crociano,quando specialmente sul piano ac-
cademico
sorelismo,
orianesimo e culto della forza.
Interessanti contributi di Paolo Un-
sono stati il volumetto
garisu Alfredo Rocco e l'ideologia del fascismo^^,il
giuridica
breve saggiodi Franco Rizzo Appunti per una storia del nazio-
nalismo
*^
e l'antologia di Leonardo, Hermes, Il Regno ^^', rata
cu-
78
il
Bertelli, senso della notazione sulle originiprovinciali del
gruppo del Regno '^^ Se Corradini era nato a Samminiatello,
Borgese a Polizzi-Generosa e Campodonico a Macerata: Croce,
Salvemini,Sturzo,Gramsci erano per parte loro nati a Pescas-
a Molfetta,a Caltagirone
seroli, e ad Ales).Rizzo ha colto il
rapporto nazionalismo-fascismo come rapporto di identit ( il
fascismo...altro non fu se non la fase di pieno e concreto luppo
svi-
di un nazionalismo giuntoormai al pieno della sua vi- rulenza
^^
e del suo sviluppoideologico ) e ha notato ( stato
uno dei pochia farlo)che La recente storiografia ha molto
insistito sugliaspettiletterari del movimento nazionalista e
ne ha quasi trascurato i concreti aspettipolitici. Questo ha
causato involontarierrori: perch,fermandosi ognuno su certi
motivi... dellinguaggio l'inevitabilesorriso che ne
nazionalista,
deriva ha impeditodi andare al fondo delle cose... '^^ L'arti-
colo
79
la guerra libica, andrebbero,in una ricerca sul nazionalismo,
debitamente approfonditi.
Nella produzionestoriografica, a partiredalla met degli
anni Sessanta,il decantarsi della polemica antifascista ha
cominciato a consentire una valutazione del nazionalismo che
andasse al di l dell'invettivae dell'ironiae lo collocasse in una
prospettivadiversa da quella decadentistica e irrazionali-
stica
. Sintomi di un giudiziopi storicamente fondato di
quelloche era emerso ed emergeva
da ricostruzioni molto spesso
di stampo giornalistico
e indulgenti al colore si erano avuti gi
prima; ma immuni da ogni serio approfondimento apparivano
ancora, tuttavia,
nonostante alcuni spunti,pagine come quelle
dedicate dal Thayer nel suo ampio studio Italyand the Great
^^^
War. Politics and Culture. 1870-191^ al movimento nalista,
nazio-
dipintoancora come movimento di letterati, di irre-
quieti
intellettuali alla ricerca di una propriaidentit politica,
di sovversivi rimasti impaniatinella loro trappolaimperia- listica
.
80
come quellodi Borelli,rappresentavano delle forze nuove.
Rappresentavanol'efficienza,
i mutamenti tecnologici, la parte-
cipazione
alle lotte contemporanee per il potere su un piede
di parit industriale . Confermando alcuni risultati espliciti
della mia indagine, Webster ha osservato che: A buon diritto,
81
scopre che intorno del genere si pu, non
a un motivo tanto
sol-
scrivere poesiee romanzi o elevare lai al cielo, ma anche
costruire un movimento tendenzialmente politico . La lette-
ratura
nazionalista fu dunque si deve qui osservare
lo
82
dell'ideologia
a vaniloquio
e ad esercitazione consentita per la
sua stessa innocuit nei confronti delle strutture dello Stato
edificato dalla positivacompetenza conservatrice di Alfredo
Rocco. Basterebbe, infatti,il solo rilievo dell'affossamentodel-
l'auton
del partitoe del trionfo dello Stato su di esso,
nonch il rinvio allamovenza inizialedella Dottrina del fascismo
a comprovare, ogni variazione dialetticadi intellettuali
contro
83
cessila della moderna di
politica massa, le ideologie
niste
protezio-
e tradizionalistee socialconservatrici,
corporative, rialiste
impe-
e populiste,
con cui la destra liberale aveva avallato tra
il 1880 e il 1890 l'accumulazione primitiva di capitale,e dopo
non era del tutto assente, ma ritengoche voler fare della di-
scrimi
l'elemento principale
protezionistica (se non sivo)
esclu-
del blocco di potere conservatore sia un cattivo servizio
reso all'intendimentodella storia italiana tra Ottocento e No- vecento;
vuoi perch il protezionismofu una scelta non testata
con-
84
civile italiano,
qualequellodi invertire o frenare la naturale
tendenza del processo di industrializzazionee modernizzazione
del paese a glioneri maggiorisulle regionipi arre-
scaricarne trate,
che
politica non solo non dai
giustificata fatti...
ma, pi in
significherebbe
generale, sottoporre i fenomeni attivi nella storia
a un'arbitraria classificazionefondata
determinati esponenti
su
la velleit politica
di una letteratura,ma lascia sospeso e in-
compres
il processo
tutto di affinamento di un pensieroe la
stessa trasformazione deglistrumenti retorico letterari, la -
all'articolopolitico,alla prospettazione
di programmi
precisi che vanno puntualmentecollegati con glisviluppi della
lotta politica,
con le aggregazioni di gruppi,con la maturazione
di situazioni politico-sociali,
con la chiarificazioneprogressiva
degliobbiettivi che da generici diventano sempre megliodeter-
86
minati, con
la decantazione degli stati d'animo in direzione di
La incubazione ideologica il
esse presentano. appunto cesso
pro-
lontana, sono
ben diverse da quelle del Corradini teorizzatore
letteratura
militante
dei romanzi corradiniani qualcosa di
ancora
[abbondava] ed
[era] scarso
il pensiero politico, incerto, di intelligenza,
poca
a poco a poco
si [sviluppava] e
si [chiariva] un pensiero tico
poli-
nazionale
*^.
Capitoloterzo
DALLA LETTERATURA
1 .
L'incubazione
supgonne
'
89
nonostante le formali contrarie apparenze. E invero non si pu
negare l'indagine che
su questo tema non abbia avuto un ampio
svolgimento nel primo venticinquennio del secolo e non abbia
avuto come s' detto
una notevole ripresadopo il 1945,
90
e di sapientisfumature,ma per ci stesso un po' equivoco;
ed occorre sceverare appunto in questo vario nazionalismo
ben pi d'una opposizionetra il filone corradiniano e i restanti
rivoli liberal-nazionalie nazionaldemocratici, che nel naziona-
lismo
possono esser fatti rientrare solo in virt dell'accetta-
zione
dell'etichettach'essi si dettero,astenendosi dal controllo
della merce ch'essa ricopre.Lo stesso gruppo pi omogeneo
di Federzoni e quellointransigentemente
sequenziario
con-
di Forges e di Rocco.
Sta di fatto che deve esser sempre sottolineata la distin-
zione
dello
sviluppodel nazionalismo almeno in tre fasi: la
prima,che va sino al Congressofiorentino del 1910; la seconda,
che comprende glianni tra il 1910 e il 1914; e l'ultima che
91
Marzocco e del Leonardo
fu soltanto un rapporto che
92
contestarequestistrumenti singolarmente e nel loro complesso.
Su questa strada,non era stato nello stesso
difficile, tempo in
cui si procedevaall'assaltodel socialismo,muovere all'assalto
di quellaborghesiache al socialismo pareva non opporre la
necessaria resistenza e sembrava condividerne, sulla base di una
comune professione di cultura positivistica,
alcune impostazioni
e finalit.Soprattuttoa livello medio, questa borghesiauma- nitaria
94
rivolta la societ contemporanea
contro non era stata una volta
ri-
contro l'ordine costituito in quanto tale,ma una rivolta
che doveva avere a protagonisti soltanto gliuomini colti, cio
i letterati, cio gli intelligenti , i qualinon dovevano pi
accontentarsi di una supremazia spirituale, ma candidarsi al
dominio della societ politica: ogni volta aveva scritto
la nemica
tanto, quando si ribella, dell'ordine imperante,
quanto di qualsiasi che sopra di essa eccella '. La
superiorit
scienza aveva elaborato il concetto
da poco di uomo tivo
collet-
ed aveva scoperto che una delle collettivitpi impor-
tanti
era la collettivitmilitare,neUa quale la quota sacrifi-
cata
dall'individuo a detrimento della sua individualit [era]
la pi ingente. Nella collettivitmilitare,
gliindividui che
vi appartenevano per professioneerano progressivamente
con-
dotti
una fisica,
analgesia lequali,combinandosi con di
lo spirito
corpo col potere,
e una duplice
producevanonegliuomini
serie di morbosit criminogeneo criminaloidi o degenerative ,
che si estrinsecava nel senso del possesso verso i subordinati
e nel senso, in questi,dell'obbedienza passiva;ma, poichla
massima socialitera costituita dal maggior sacrificiodi forze
individuali che il singolocompiva a favore dell'entecomune,
il militarismo era una delle forme in cui si esplicava tale pi
ingentesacrificio,
che serviva ad accumulare energieper l'espan-
sione.
La scienza anche scoperto un'altra cosa:
aveva che, cio,
nella coscienza individuale e collettiva si formavano nuclei di
idee che avevano la forza d'influireattivamente sulla condotta
dei singoli e delle masse; una serie di nuclei psichici, di
sintesi intellettuali
capaci di determinare le azioni. Uno di
questi nuclei era Roma , la quale esercitava un influsso
^
dinamogeno attraverso i due concetti di universalit e di
immortalit. Il carattere psicologico della potenza romana
95
dei popoli,
il centro di tutta la eredit fisicae mo-
nostra rale
96
cese e oggi quindiuno
riproducono stato di cose che non piii,
sono oggetto ora infranto ^^ Lo spostamento
l'ombra di un
97
evidentemente presupponeva un dello Stato te-
rinvigorimento nuto
quellaborghesiache si
da voleva abbattere,
ma che dava
segnipositividi risveglio.
La filosofiae la presa politica di Morasso conducevano
dunque in nome del'Egoarchia a una esaltazione della forza
nella qualei fattoriindividualisticifinivano per sublimarsi nel-
l'imper
concepitocome individualismo degliindividui
cio dei popoli.Con
collettivi, ci venivano a decantarsi gli
aspettiestetico-letterari
che avevano la funzione di contestare
di transizione,
mercantile,
marinara,borghese, intermedia tra
98
democrazia aveva avuto la conseguenza di esaltare a una
condizione di coscienza collettivae individuale e a una bilit
possi-
di intervento attivo lo strato umano inferiore,che questa
coscienza aveva oscura e confusa e che non era in grado di
sentire mai se stesso e di farsi collettivamente o individual-
mente
*^,davanti all'incalzaredelle forze popolari
sentire si
l'isolamento e s'imponeva una
rivelava impossibile speciedi
legadifensiva contro nuove delle classi popolari
spoliazioni ;
donde il riapparire
delle tentenze [delle] pre-
oligarchiche, minenze
militari,e [dei] sistemi inneggiantiad aristocrazie
forti e direttive,
a un governo assoluto ed energico ^. Pro-
prio
quando l'espansione della democrazia meno lo lasciava
prevedere,era riapparso l'ideale politicodelle grandicivilt
dominanti l'impero
e avviata a questo fine la nazione
[tendeva] le sue energieal massimo sforzo,al pi grave sacri-
fcio,
[rinverdiva]i suoi ideali piistimolanti, [rievocava e
vantava] la gloriosa tradizione [celebrava] il suo genio e i
l'ambita preminenza e l'aviditd'im-
suoi eroi,per giustificare perio
. quadro di riferimenti di Morasso era un quadro
Il
mondiale,ma egliera attento anche alle situazioni italiana e
francese in particolare,
e notava che la reazione alla democrazia
si esprimeva in questipaesicon una nota di eccessivit: rea-
zionarismo
di essi si approssimi,
2. Corradini e Il Regno
Se VEgoarchia
morassiana datata con precisionead un
era
99
frontale tra lo liberal-democratico e il movimento
stato raio
ope-
era stato evitato e la borghesia italiana si era divisa: una
100
mistico del socialismo al servizio per il soddisfacimento del-
e l'ambiz
di un ceto la concezione della neces-
di politicanti, sit
socialisti,
i quali,s,pivideglialtrigridanolibert libert,
ma
. le cose con
Messe il liberalismo conservatore,
a posto
Corradini spieganche molto chiaramente che senso e che por-
tata
avesse nazionalista.
l'espansionismo Bisogna [che] la vita
nazionale scrisse si orienti molto di pi verso
la poli-
102
tica estera. Noi siamo soprattutto espansionisti...la borghesia
non ha avuto mai il buon senso di riconoscere che forse la sua
salute,per le sempliciragionidegliantagonismi,poteva esser
ripostain ci che dal nemico suo era tanto odiato... E non
siamo di quei giudiziosi,prudentissimi nire
dell'avve-
espansionisti
che ripetono: Prima bisognache l'Italiaaggiustile
103
facilmente al militare ; e la borghesia colta e di governo mo-
strava
incomincia a sentirsi il di
bisogno... un po' di militarismo .
104
Ma che cosa era mai questa nazione il cui protagonismo
meraviglioso
organismovivo e di
ingrandito et in et e tenuto
.
in genere sono ritenuti
individualisti,
ma bisognachiarire in che senso un nazionalista,
o la sua naturai conseguenza l'imperialista,
un individualista
e in che senso precisamente l'opposto.
Un nazionalista indi-
vidualis
per ragionidi momentanea polemicacontro un mo-
105
mentaneo socialismo. Si individualistinelle quistioni miche;
econo-
Soppresse,si nel
l'antagonista
sopprimerebbe dramma
mondiale, cio lo dramma... la diversit delle nazioni
stesso
106
incomincia per necessit il vero
l'altro, e proprioimperialismo
esterno. l'uno son
Per necessarie le guerre come per l'altrole
rivoluzioni.E in Italia oggi c' chi pensa che sarebbe piiutile
una rivoluzione la quale spazzasse via queste classi dirigenti,
queste clienteleavide e inette che abbiamo sul collo .
Il nazionalismo italiano proprio per queste caratteristiche
di volontarismo, di vitalismo attivistico,di riferimento a dei
dati reali economico-sociali,di consapevolezza critica della con-
dizione
107
guerradifensiva,
essa che non eccitatrice,
ma eccitata,
non
provocatrice,
ma provocata . Quale allora la tattica? gna
Biso-
che essa [borghesia]faccia diventare realt quellache
finora stata solo odiosa predicazione,cio la lotta di classe,
ma con di farla cessare
l'intento appunto ^^ Reazione dunque
la lotta di classe;
di classe per liquidare da parte
acquisizione
della borghesiad'una coscienza di classe per bloccare l'avan-
zata
e chiariva implicitamente
l'impetodella classe operaia:si
la funzione della nazione corradiniana nella qualedovevano
e la funzione del mito
risolversile classie la lotta tra le classi,
nazionalista del trasferimento della lotta di classe sul piano
della lotta tra le nazioni. Ma l'urto frontale col socialismo, con
108
quanto in lui non era pura letteratura,
era in sostanza vismo
positi-
di importazionee darwinismo politico.
In tale promiscuitideologica, rotti i ponti con le due
figure
pi avanzate culturalmente
e piiintelligentemente aperte
ai fermenti culturalidel primo decennio del secolo,il naziona-
lismo
italiano arriv alle sue prime assise fiorentine del 1910;
auspicesempre Corradini, che ebbe l'idea d'un convegno nalista
nazio-
all'iniziodi quell'anno.
A dare un'idea dell'incertezza, della variet,della confu-
sione
nella quale si incontravano uomini di formazione e di
propositidiversissimi, baster ricordare le posizioni sostenute
da alcuni fogli dell'epoca, nati dopo la fine del Regno e
dopo la crisi bosniaca del 1908, e che andavano dal patriot-tismo
irredentisticode La Grande Italia di Ambrogio Co-
dara e Gino Bonfiglioli all'antidemocraticismo imperialistico del
Tricolore di Mario Viana e Riego Girola,indubbiamente
i pilivicini alle idee corradiniane. Se Corradini era il grande
astro del nazionalismo attorno a cui ruotavano i minori liti
satel-
lungo orbite pi olontane da questo fuoco princi-
meno pale,
ma tutti attratti dalla forza di gravitdelle sue elemen-
tari
enunciazioni ripetute in un ritmo martellante e quasi osses-
sivo,
110
suo concetto delle nazionalit e agiscain conseguenza. Lungi
da noi l'idea di servirci dell'irredentismo come di un'arma di
classe soltanto. Ma accade per l'irredentismo come per l'espan-
sionismo,
per tutta una
come politica
estera attivamente nazio-
nale
in genere. Possono essere anche un'arma di classe...La
borghesia la nazione,l'organizzazione borghese l'organizza
zione
della nazione,la politicaborghese di diritto la politica
della nazione. I socialistiparlinodi usurpatori, di stranieri
di monarchia e di mili-
interni,di affarie di affaristiloschi, tarismo.
Ma la borghesiacol suo militarismo,con la sua mo-
narchia,
112
gruppi finanziari e imprenditoriali,
ma anche nel pi vasto
nazionalista era, a ben ve-
spaziomediterraneo. Il triplicismo dere,
non combatte
in quanto il
capitalismo, ma in quanto
rompe ogni solidariet fra le classi, il sindacalismo nega la
nazione e la patria. E siccome il sindacalismo una dottrina
importante(e sotto tanti aspetti consanguineaalla nostra),ecco
perchil primo nostro compito deve essere di mettere pi
possibile in evidenza...che esiste fra le due classi in lotta un
113
ostante questo presupposto: il nazionalismo deve consistere nel
muovere da questo presupposto per incominciare le sue costru-
zioni...
di lotta politica
e glistessi avversari: la borghesialibe-
rale
di governo il socialismo riformista. Nazionalismo e sin-
e dacalism
''^
spiegavaViana
sono due programmi sociali
114
ed essenzialianalogie di riavvicinamento... E tanto pi vi
analogiafra di loro in quanto si osservi che procedono e si
sviluppanosotto di
l'impulso un mito... il sindacalismo rivo-
luzionari
ha il mito dello scioperogenerale; il nazionalismo
ha il mito della guerra vittoriosa...Il sindacalismo
imperialista
rivoluzionariomira... debellare la democrazia e la borghesia
a
per esplicita
ammissione deglistessi nazionalisti
115
nata dai borghesi . Quel che infastidiva Borgese era la gene-
ricit
alla cui insegnasi raccoglievanole varie forze e correnti
d'intonazione nazionalista e la presunzionedottrinaria che al- cune
di esse amavano sfoggiare: Vi sono alcune anime inge-
nue
abbastanza com' Maurice Barrs
tra i francesi ed rico
En-
Corradini tra noi per credere che un
sentimento,sia
pure il pi istintivo e profondoqual'l'amor di patria, non
116
pubblicistaerano uscite le affermazioni piisingolari: Prima
della battaglia ogni soldato un individuo e pensa ai casi suoi.
Un attimo,e centomila individui sono soppressi, in uno
gettati
stato Ci che proprio di un esercito sul campo
collettivo...
di battaglia, proprioanche della nazione,quando agiscecome
nazione ed in stato di nazione sicch la guerra il pii
grande atto istintivo della nazione ^^ l'atto di maggiore so-
lidariet
118
piano d'uno stato d'animo,d'un imprecisodesiderio di rinno-
vamento,
senza che vi fosse una precisa,comune se pur
di Corradini,
Corradini era rimasto, in sostanza, quellodel Marzocco
Ma
come rilevava Ojetti restava il pi logicodi tutti
119
la quistionedel Mezzogiorno quistioned'emigrazione, cio,
esterna. E infatti...
mentre i ben pensanti, nostri maestri... con-
tinuavano
a ripetere: Mettiamo
mano a risolverela quistione
i precursori degliimperialisti .
120
cialismo insegn al proletariato il valore della lotta di classe,
cos noi dobbiamo insegnareall'Italiailvalore della lotta inter-
nazionale.
Ma la lotta internazionale la guerra? Ebbene, sia
la guerra!E il nazionalismo susciti in Italia la volont della
guerra vittoriosa . Contro chi si dovesse fare questa guerra
Corradini non specificava: ed aveva diritto a non farlo,dal
momento che per lui la guerra era un metodo di redenzione
nazionale , anzi Un metodo di disciplina nazionale.Un me-
todo
121
gandosialla situazione italiana dopo Adua e dopo la liquida-
zione
di
politica Crispi, egli boll la di
politica pavidoracco-
glimento
122
tenza la prosperit
e d'una nazione erano la formazione sociale
che resisteva o che pi resisteva al logoriodei secoli e alle
vicende dei rivolgimenti sociali. Da ci i nazionalisti rica-
vavano
quellache doveva essere la caratteristica del loro pro-
gramma:
la tutela e l'incremento degliinteressi nazionali
puri. L'azione dello Stato,che era l'organo al qualeera affi-
data
principalmente la cura degliinteressi nazionali,
veniva
quindiconcepita come un'attivit di diritto e di forza del-
l'intera
corporazionenazionale . Distruggerein noi cluse
con-
e sociali,
a due fra
grandiproblemi loro intimamente con- nessi
123
non ce la sciupinoe non la snaturino. Questa per ora
La relazione su La politica
economica della grandeItalia
124
inazione del personale di piazzarei prodottiindu-
incaricato striali
sui mercati esteri e premessero per lo sviluppodi una
adeguataflottamercantile e per l'adozione di tariffedi trasporto
semplici
e pratiche sul tipodelle Schnitt-frachtzatze. La dire-
zione
dell'espansioneeconomica italiana doveva essere il Le-
vante,
dove bisognavapenetrare anche attraverso una adeguata
bancaria. La potenzialit
organizzazione non mancava: quel che
mancava era la spinta,la conoscenza delle opportunit, la
visione integrale dei nostri interessi , un metodo e un gramma
pro-
^.
Gli interventi nella discussione di queste relazioni, e di
quellidi L. Villari ( Il nazionalismo e l'emigrazione ) e di
M. P. Negrotto ( La preparazionemilitare ), furono rivela- tori
di profondicontrasti. A parte la questione, in fin dei conti
marginale, della pregiudiziale monarchica,combattuta dal pur
monarchico Giovanni Borelli, da Valli e da Rivalta, e fatta
valere non solo nella circolare di convocazione,ma anche du-
rante
il convegno specialmente da Carlo Sardi e da Vittorio
Vettori,la stessa del nazionalismo risultava non
concezione
univoca. Corradini aveva s, nella sua relazione,accennato
all'imperialismo,ma nel dibattito furono avanzate forti riserve,
tanto che l'ordine del giorno Corradini-Maraviglia non ne fece
parolae alcuni imperialisti
, come Dal Lago, di Treviso e
126
tono, ma aveva aperto qualchespiraglio
anche sulla eventua-
lit
di non rinnovare la Triplice: Naldi, nella discussione, si
spinse fino a dire: noi abbiamo il germanesimo che pi ci
minaccia e ci stringe. Lo slavismo pu aiutarci ^^ e present
un emendamento al relativo ordine del giorno compilato da
Arcari e Federzoni,nel quale si dichiarava che una rinnova-
2one dell'alleanzacon l'Austria-Ungheria
non corrisponde
n
ai sentimenti n agliinteressi reali d'Italia; e Federzoni do-
vette
intervenire a spiegareche tutto ci poteva esprimere
un' ulteriore
aspirazione e che era bene ci fosse anche una
minoranza. Gli interventi in materia di politicaeconomica rono
fu-
ancora piidiscordi e Bellonci parlcon notevole violenza
contro la politicaprotezionistica e contro quellariformistica,
e denunci la collusione tra il protezionismodella borghesia
industriale e il cooperativismo proletario; Caroncini disse,con
non minore energia, che il sistema protezionista era il maggior
impedimentoallo sviluppoindustriale italiano, e il suo discorso
fu ripetutamente interrotto da Vettori;Borelli spezz anche lui
una lancia in favore del liberismo e Naselli constat: Evi- dentemen
il Congressonon preparato [a discutere di poli-
tica
economica] come non preparata nemmeno l'Italia. Ri-
sultato
un ordine del giorno Palazzoli De Frenzi mise la -
generico'^*.
Insomma, si verificuna sfasaturatra gliordini del giorno
votati e le relazioni: solo cos pot essere fondata l'Associa-
zione
Nazionalista Italiana, la qualenacque sotto il segno d'un
equivoco compromesso, del resto denunciarono qualche
come
127
capitobene, tanto meno i dabbenuomini convenuti a Firenze '^
I risultatidel convegno fiorentino furono dunque quanto
mai vaghi: il movimento nazionalista non ne usc con una
4. L'occasione libica
anche contro
rivoluzionaria, cose e persone che ora non si
nominano , vale a dire contro la monarchia ed il re '^.A que-
sta
"
campagna per l'impresa libica aveva partecipato in prima
linea un settimanale uscito da poco, V Idea Nazionale , ch'era
destinato a divenire il fogliopiirappresentativo e pi impor-
tante
del movimento nazionalista. Il gruppo di redattori era
costituito da Corradini,Maraviglia, Federzoni,Coppola,For-
128
ges Davanzati: un'equipeche,nonostantela diversa provenienza
ideologica e politica,
nonostante la differente preparazione turale
cul-
dei suoi componenti, si ritrovava cementata da alcune
fondamentali esigenzee soprattutto dalla volont di dare al
nazionalismo un programma politicopreciso,tale che trasfor-
masse
il movimento in un'elite capace di agirenon solo in fun-
zione
d'una genericaripresanazionale, ma in una ben indivi-
duata
direzione lungo la quale forse si sarebbero persimolti
amici, ma i seguacisarebberopi forti e piisicuri. Di
stati
129
Comitato centrale pieno di
sull'appoggio uomini come Alberto
Musatti, Livio Marchetti,P, L, Cechini, era pur vero che
diversamente orientata era una cospicua parte del massimo
organo della Associazione Nazionalista (Arcari,Campodonico,
Limo, Picardi,Rivalta,Sighele, Valli).In una delle prime
riunioni del Comitato centrale, Federzoni,Corradini e Mara-
viglia
votarono perci contro l'inopportuna e importuna pro-
posta
di Musatti di dare carattere ufficialeall'Idea ^* e alla
fine del marzo 1911 si poteva leggereun chiaro avviso sul
carattere di organo del tutto di gruppo che il giornale deva
inten-
mantenere ^^ In sostanza si potrebbedire che la vita in-terna
dell'Associazione Nazionalista Italiana,tra la sua fonda-
zione
e lo scoppiodella prima guerra mondiale,sia stata zialmente
sostan-
130
Genzano, Forl,Viterbo, Pistoia,Livorno, Sora, Faenza. N
mancavano le iniziative di fondazione di gruppi all'estero,
che
ne sorgevano a Valparaiso, a Buenos Ayres,a Tunisi,a Ben-
gasi,a Tripoli,a Malta. Alla fine dell'anno,l'Associazione
Nazionalista Italiana poteva considerarsi abbastanza diffusa in
un ambito prevalentemente centro-settentrionale, ma con punte
anche nel Sud. Le forze dei gruppi non sono determinabili,
ma in taluni casi si ha notizia di iscrizioni d'una certa entit,
come nel caso del gruppo giovanile romano che nel novembre
veniva fatto ascendere a un complessodi 450 iscritti; per la
costituzione di un gruppo, secondo disposizioni emanate dal
Comitato centrale nel marzo 1911, si richiedeva l'adesione di
almeno 15 persone e il criterio di reclutamento era estrema-
mente
131
articolo dedicato ai progettidi riforma elettorale: Riforma
significaormai dedizione. Dedizione progressiva e pusillanime
dello Stato alle progressiveed incalzanti pretese popolaresche:
dedizione dei poteridello Stato ai partiti popolari, dedizione
dei danari dello Stato alle classi popolari organizzate. Significa
deviazione dello Stato dalle sue naturali funzioni di soldato,
di gendarme,di diplomatico, di giudice,per farsi via via, ogni
giorno pLiesclusivamente, interpretee ministro della sacra e
il titolo d'un lungo articolo dell'8 marzo nel corso del quale
si voleva mostrare come almeno dal 1882 tutta la politica
estera italianafosse stata dalle preoccupazioni
dominata medi-
terranee
conformemente ai suggerimenti bismarckiani del 1866,
e si giungeva alla conclusione che per la Tripolitania l'Italia
aveva dato un'impronta pacifica alla Triplice, la aveva anzi
svalutata ed aveva creato tutta una situazione internazionale
che racchiude [va] un gran pericolo di guerra con l'Austria ,
l'aspetto
Ma indubbiamente pi interessante restava quello
della discussione sulla politica
interna,nel qualesettore si po-
neva
il problema,ormai da pi particonsiderato, del rinvigo-
rimento
del partitoliberale.Tutte le forze politiche italiane
scriveva Maraviglia, semplificandoallabrava la realt del paese,
gravitanoattorno al partito
clericalee al partitosocialista,
entrambe
ora, queste forze sono per definizione incapaciad
intendere e a realizzareuna politica veramente nazionale...La
loro attivit non al servizio della loro patria,
ma di un'altra
mta che si proiettasulla loro coscienza dal remoto passato
o dal remoto avvenire , Il rimedio a questa avanzata nerazio
dege-
era duplice:in primo luogo, la ricostituzione di
una forza e di un partitolealmente conservatore, cio di un
partitoche difenda senza ripostemire reazionarie, ma senza
132
elementi talida destare a destra un allarme assai vivo. Proprio
nei giornipiilaboriosidella crisi ministeriale veniva reso noto
Nazionale "
il partitoliberale nazionale,
anzi nazionali-
sta...
. Cavour aveva compreso che, per la guerra all'Austria
e per l'unificazionenazionale, occorreva rafforzare e perfezio-
nare
le istituzioni liberaliche erano le sole a poter riscuotere
un consenso generale; ma la libert politica ed economica non
134
Non neppure il caso di soffermarsi
discutere questa a
135
puramente teorico,ma che, al prossimo congresso nazionalista,
una forte maggioranza avrebbe dovuto sanzionare l'atteggia-
mento
di un'ala attorno alla quale si sarebbe realizzato il
concentramento di tutti i piidecisi : il nazionalismo come
semplicestato d'animo di reazione eccitatrice,come perpetuo
solleticod'incitamento [era] finito ed [aveva] lasciato posto
a un nazionalismo politico con un programma ben definito
nel qualeavrebbe dovuto prevalere l'elemento conservatore...
sull'elemento democratico ^. Era, questa, l'avvisaglia della
polemicache avrebbe condotto alla scissione dei nazionalisti
democraticidurante il congresso
del 1912; ma a parte
questo problema d'indole generale, un altro se ne afiacciava
con urgenza pi immediata. La leale adesione dei cattolici
alla guerra libica^ aveva fatto saltare una parte dello sto-
rico
antidemocratica.
La chiarificazionesull'essenza antidemocratica del naziona-
lismo
si imperni attorno a un volume che Sighelefece uscire
in imminenza del congresso previstoin
primo tempo per
un
dovremo essere e
chiedeva soccorso a Barrs per procla-
mare
che il nazionalismo non che l'accettazioned'un deter-
minismo
, concludere,nella parte pi propriamentepoli-
per tica
del volume, con l'affermare l'identitdei fini del naziona-
lismo
e della democrazia col porre sotto
e accusa l'indirizzo
conservatore e antigiolittiano che progressivamente zione
l'Associa-
Nazionalista Italiana aveva assunto specialmentea tire
par-
dal giornoin cui De Frenzi era andato a portare l'adesione
al gruppo dei giovaniparlamentari clericaloididi destra :
Attorno al nazionalismo si formato senza dubbio un nucleo
136
di spiriti indipendenti terminava Sighele
ma si for-
mato
anche, e soprattutto, un nucleo conservatore tare
parlamen-
. In verit era piuttostofacile smontare le sue tazioni,
argomen-
specialmente perch esse concludevano con
non rezza
chia-
e continuavano a ribadire l'autonomia del nazionalismo
dai partiti politici,anzi la sua superiorit rispettoai par-
titi,
a negare ogni equazione tra nazionalismo e partitolibe- rale,
a lasciare in sospeso ogni concreta definizione d'azione
politica.
Aveva buon gioco,per esempio,Maraviglia a notare subito
l'equivoco che si annidava nell'uso del termine democrazia ,
giacch esso poteva indicare un complessodi idee,di princpi,
di istituti giuridico-politici che ormai erano stati definitiva-
mente
assorbiti dall'organismo sociale, ma poteva anche indi-
care
determinate concezioni politico-giuridiche
cui si [attri-
buiva]
un valore assoluto e un'importanzadecisiva non tanto
sol-
nell'ordine politico,ma nello stesso ordine morale .
Chiaro che,nel primo caso, nessuno avrebbe potuto modificare
le istituzioni democratiche;ma tali istituzioni venivano nite
defi-
cos pi per storiche
alle loro origini
riguardo che alla
loro ed alla loro funzione attuale : la moderna scienza
natura
137
potevano da queste posizioni
trarre della moderna scienza giu-
ridica
^^
erano chiaramente delineate da Coppola in uno scritto
di notevole violenza polemicacontro quanticredevano di po-ter
decorare di nazionalismo illoro empiricosentimento patriot-
tico
o il loro vigileopportunismo politico , e dai qualiera
necessario nettamente Sigheleerrava
separarsi, radicalmente
nello stabilireuna relazione tra determinismo e nazionalismo,
tra la concezione positivisticae quellanazionalista, e con lui
sbagliavano anche i nazionalisti francesi che andavano a cer-
care
Musatti
con un'improvvisaimpennata classicista: Siamo
democratici? S, ma Pericle... ^^.
come
138
importava era il metodo, e sul piano del metodo occorreva
separarsinettamente dal nazionalismo francese,del quale gli
scrittori deir Idea Nazionale volevano fare la brutta copia
italiana: non era apparsa proprio su questo giornaleuna tera
let-
di
Coppola al caro Maurras per instaurare anche in Ita-
lia
quel nazionalismo xenofobo eche una delle
antisemita
piaghedella nostra sorella latina ^"^PAvviato su questa via,
il nazionalismo aveva visto scemare i consensi ^^ ed allora si
era tentato di far macchina indietro temperandonegliultimi
mesi gliatteggiamenticonservatori-reazionari e proclamando,
sia pure a denti stretti,
che il nazionalismo intendeva valersi
delle vive correnti popolari per realizzare il suo ideale '^:
Sigheleprendevaatto di questo inizio di resipiscenza e tava
consta-
che esso sembrava dargli ragioneper aver scritto che il
nazionalismo morr se non sapr interessare il proletariato .
delle sue
quando essi glirimproveravanola genericit zioni.
posi-
Dove andava a finire tutta la teorica corradiniana, tutta
la polemicadal tempo del Regno in poi? Erano le basi
stesse dell'ideologia nazionalista che venivano negate perpe-
tuandosi
l'equivoco di Firenze, cio il compromesso che era
servito a raggruppare le forze piiinquietedella borghesia
attorno a una linea politica di energianazionale che Giolitti
sembrava aver messo in praticanell'autunno 1911. Se il nazio-
nalismo
si riduceva questo, evidentemente
a la politica del
quarto ministero giolittiano l'aveva sepolto. Si trattava per
di ben altro,e Sigheleera ancora nello stato preadamitico
da giudicare come reazionario ogni onesto e chiaro tentativo
di battere in breccia la stolida e opaca tirannide bloccarda...
sola rappresentante dei partiti democratici operantioggi in Ita- lia
. E proprioin funzione d'una politica antibloccarda l'Asso-
ciazione
Nazionalista Italiana aveva preso posizionesu un blema
pro-
di politica interna come quello del monopolio statale
delle assicurazioni: per il significato che esso assumeva, cio
139
per aver esso l'inizioconsapevole,
rappresentato volontario
140
dai conservatori in quanto e perch,pavididi sognate cata- strofi,
non tanto per le sue espressioni
quanto per lo spi-
rito
sistematicamente antidemocratico
che gli dettero i suoi
sostenitori e per le direttive non meno antidemocratiche del
"
giornale L'Idea Nazionale che lo prepar e lo ispir
"
142
tra scuola ed esercito; il problemamilitare era per De Prosperi
e Federzoni da impostarein funzione degli obiettividi espan-
sione
e di dominio e in rapporto alla potenzialitdemografica
del paese. La novit maggiore fu tuttavia l'o.d.g. antimassonico
di Saporito e Bellonci il qualeera abbastanza chiaro soprattutto
attraverso una successiva chiosa Federzoni-Corradini. L'oppo- sizione
alla massoneria era proclamata in virt della sua opera
per natura essenzialmente internazionalista e per il fatto
che essa, nella praticapolitica italiana, si esplicava costante-
mente
143
lavoro, stato impotente a distruggere ed insipiente
a nare,
domi-
che si ha da rendere invece sempre pi complessae per-
fetta,
perchuna solida-
disciplina,
perchda disciplina
nasce riet
ne insegnaaltre pi vaste, perchil vincolo di classe o
prepara a sentire quellonazionale. Coll'irresolu-
di professione
tezza praticanell'avversarela democrazia,colla timida
teorica e
nel subirla,
rassegnazione che furono la caratteristica del Con-
gresso,
ilnazionalismo si asservito a quelvago astioso e scon-
troso
144
, dichiarazione,
patria questa, un po'equivoca,
ma, per la buona
fede che la sorreggeva, certo ben lontana dalle posizionidel-
l' Idea Nazionale .
Il Congressodi Roma "* consum dunque, sulle
di orme
145
dpi potevano verificarsitalune coincidenze, per esempio, sulle
questioni riflettentila superiorit dell'interessenazionale sul-
l'inter
di classe,
e la preminenza per uno Stato, dei pro-
blemi
esterni su quelli interni . A met gennaio 1913, nella
sede del Circolo universitario cattolico di Roma, Francesco
Aquilantitenne una conferenza sul tema Il Congressonazio- nalista
e i cattolici. Individuata l'origine del nazionalismo
nella reazione al diritto individuale affermato dalla rivolu-
zione
francese atomisticamente , l'oratore cattoliconotava che
il bisognodi ordine,di vera di disciplina,
socialit, di autorit
rispettoall'affermarsidel demone utilitaristico,
aveva seco
l'intrin-
difetto della mancata elaborazione religiosa di un con-
tenuto
146
cui il nazionalismo doveva ritenersi una vera e pura zione
conce-
che
politica astraedirettamente da ogni sistema filoso-
fico
e i cattolicidovevano entrare nella viva politica della
nazione,e quelledi Aquilanti che rilev come il dissidio dav-
vero
insanabile fosse quellotra cattolicie democratici, mentre
147
mente trasformisticadel clerico-moderatismo costituiva il punto
di minor resistenza per aprirela via alla costituzione della
nuova destra nazionale,al di fuori,anzi in opposizione,al
sistema giolittiano. L'iniziativa nazionalistadurante la campagna
elettoraledel 1913 consistette nella promozione di unioni che
potremmo chiamare di controblocco, cio di alleanze tra tutte
le forze che avessero interesse a opporsiai blocchi demo-radico-
socialisti;
ovunque i nazionalisticercarono di essere glielementi
di
propulsori alleanze che tentarono
queste di sfruttare l'ap-
porto
elettoraleclerico-moderato. Il caso giustamentepiii noto
148
le dia significato
interpreti, antitesi alla concezione
in perfetta
economica pura o liberistaassoluta del tipo Pantaleoni. Cos
il protezionismoriceveva il battesimo,anzi la cresima; e, per
quanto riguardava la degenerazione della religione a strumento
ed la
politico elettorale, responsabilit era riversata sulla bor-
ghesia
laica risorgimentale che aveva lasciato in eredit ai cat-
tolici
una materia
bruta da educare... soprattutto nei grandi
centri . Perci i cattolicierano dovuti scendere sul terreno
della pratica democratica ; ma, raggiuntoattraverso questa
praticaun certo benessere immediato,era ora di inaugurare
quellapitivasta democrazia nazionale, di produzione e non solo
di distribuzione di cui aveva gi parlatoCorradini ^^\ Si pre-
cisavano
d'altra parte le idee su alcuni punti di notevole im-
portanz
"^
qualila funzione nazionale dei sindacati e taluni
aspettidella politica sociale'^^
Le dimissioni di Giolittinel l'avvento di Sa-
marzo 1914 e
150
comprimesse i germi dell'individualismoe dell'anarchia i
151
zioni,tutte l'improntadi Rocco, che avvenne
recanti la firma e
tutto il processo
risorgimentale
come portatore deir in-
dividua
disgregatore: Presso di noi il movimento
vidualis
indi-
penetrquando non era venuta l'affermazione nazio-
nale.
L'individualismo trov dunque un ostacolo formidabile
nelle dominazioni straniere;e per abbattere questo ostacolo,
dovette mirare all'indipendenza. Nella concezione degliuomini
a cui fu dovuto il nostro Risorgimento,il fine fu l'idea indivi-
dualista,
in tutte le sue politica
l'indipendenza
gradazioni; non
borghese^''.
La relazione milanese sui princpidel nazionalismo econo-
mico
152
in quanto entrambe
ristichee individualistiche, miravano al
soddisfacimento dei bisognieconomici, materiali,degliindi-
vidui.
Non qui ilcaso di esaminare e neppure di esporre tutto
'"^
il ragionamentodi Rocco pervaso da una certa sofisticaargo-
mentazione
ma indispensabile notare come per tutta la parte
construens del suo discorso egliin fin dei conti nonostante
153
L'umanit anzi non neppure una societ...la societ di tutti
gliuomini non finalitproprie...
pu avere Se poi si considera
che il fine specifico per cui le societ si formano e vivono nei
secoli la lotta armata contro le altre societ,ci persuaderemo
ancor meglio che la umanit non una societ,mentre non
che modello
lo sviluppotedesco. Rocco e
aveva a
154
singoli
componenti vengono sommersi e in seguito
spariscono,
ad una lotta a morte, e quindi sono la risultante finale del
principio
stesso della concorrenza portato all'esasperazione, sono
disuguaglianze,
le dal momento che la disuguaglianza era
155
lizzazione di queste finalitdovevano essere lo Stato e l'indi-
viduo.
E, a stabilirei compiti che spettavano a questiorgani,
Rocco e Carli concludevano: ...lo svolgimentodei fenomeni
economici pu, di regola,essere lasciato all'azioneprivataindi-
viduale.
Nessun organo che agiscasolo nel-
della collettivit, l'inter
della collettivit, pu spiegareopera cos efficace,
come colui che faccia l'interessedella collettivitattraverso il
proprio interesse... il nazionalismo vuole la proprietprivata
del capitalenon per l'interessedei proprietari,ma perchsolo
la proprietprivatapermette la formazione e l'accumulo del
Noi consideriamo gliintraprendi
capitale. tori e i capitalisti
come
156
della distribuzione che quellodella pro-
era subordinato
duzione, s a
vecchia italiana,
e perch esso non altro che l'antico
tutta
corporativista
come la forma pi pura e pi perfetta
del sindacalismo nazionale .
''^^
Nei o.d.g. presentati
tre al congresso di Milano da Rocco
ed approvatidalla maggioranzavennero dunque sancite le pro-
spettive
economico-sociale del movimento
della politica nalista:
nazio-
incompatibilit
con l'individualismo economico
tanto
158
Attorno al 1914 non era per soltanto Rocco a impostare
decisamente la battaglia che del resto
antiliberale, ormai da
qualcheanno, sotto il premere delle organizzazioni operaie,la
ed economica veniva muovendo. Assieme a Rocco
destra politica
agivano in tal senso cospicuirappresentanti dell'altacultura
italianacome, per esempio un Mario Pagano e un Silvio Perozzi
o il ben pi noto Antonio Salandra;n restavano immuni da
impostazionie apologieautoritarie insignistudiosi che magari
poi avrebbero camminato per ben diversi sentieri. In questa
atmosfera, Rocco riusciva a dare al movimento nazionalista una
precisionepolitico-ideologica che Corradini e glialtri non gli
avevano ancora offerta.Nel gennaio 1922 sull'Idea nale
Nazio-
Rocco, perci,avrebbe potuto catalogare Corradini, as-
sieme
159
un problemadi giustizia:
occorreva spazioper l'Italia: Ora,
reclamiamo anche noi il nostro posto al sole. Lo reclamiamo
perch giustoche anche a dato,dopo tante
noi sia sofferenze
e tante miserie. Lo reclamiamo,perch,finalmente,abbiamo
la forza per reclamarlo . Occorreva dunque intensificarecon
un ulteriore sforzo la produzioneinterna per prepararsialla
fase d'espansione all'estero e apparecchiaregli strumenti
per realizzareappunto questa fase di espansionee di conquista.
A chi gli obbiettasse che ormai non rimaneva piinulla da
conquistare, Rocco replicava che Le nazioni forti e progres-
sive
non conquistano territori liberi,
ma territori occupatidalle
nazioni in decadenza . Il porre come primo e preminentepro-blema,
il problemadell'avvenire della nazione era la caratte- ristica
Si trattava, come
. si comprende facilmente, di un
ponte lanciato verso la destra liberale salandrina: prima e ne-cessaria
160
bloccandone
ralistico, le possibili
conseguenze politiche.
Pii
la presa
esplicita di posizionenei confronti dei clericali ,
ossia dei cattoliciin senso politico. Stabilito mente
inequivocabil-
che i nazionalisticonsideravano gliinteressi della na- zione
assolutista,
n clericale,
n antisemita. Inoltre,poichil prin-
cipale
problemafrancese il problemadel rinvigorimento della
razza,il nazionalismo francese ha un carattere interno,mentre,
il
poich nostro principale problema il problema della ric-
chezza
e della espansionedella razza, il nostro nazionalismo
ha un carattere esterno, piuttostoimperialismo . Quale do-
vesse
essere poi la sostanza del
politica movimento era ficato
speci-
nell'ultima parte dello scritto nella quale la freddezza
espositiva cedeva il passo ad un ritmo tra l'orianesco e il corra-
diniano in una breve e concitata mozione degliaffetti: Il
nazionalismo protesta, rivolta, anatema contro tutta una
162
Nel loro complesso, le relazioni di Rocco al congresso zionalista
na-
7. Il nazionalismo e l'intervento
politica
qual'era la polemicaantisocialista
l'Italia, e antigiolit
tiana era un affare assai serio e lo era soprattutto per la con-
tradditoriet
163
nalista che,mentendo disinvoltamente ed agitando miti di gran-
dezza
e di potenza con l'irresponsabilit
propriadi chi faceva
prevalenteoggetto della propria meditazione soltanto i pro-
blemi
di un espansionismotaumaturgico, colpivaGiolitti e il
suo sistema il suo stileproprioper quellaponderatezza
e e per
quel realismo che avrebbero potuto, se mai, essere per Salve-
mini
e per gli unitari un titolo di merito, se non ci fosse
stata in loro l'idea fssa della degenerazione burocratico-rifor-
mista del socialismo. L'area di diffusione della stampa naziona-
lista
era nel 1914 un'area prettamente centro-settentrionale
solo Napoli e Taranto, nel Sud, avevano d'intona-
zione
periodici
nazionalisti
periodici
nazionalista^'^.Nell'Italia centrale,
uscivano a Firenze e a Roma; al Nord, si avevano foglinazio-
nalisti
a Milano, a Padova, a Venezia,a Ferrara,a
Torino, a
164
nariamente le elezionidi Roma, noi ci proponiamo
avanzato con
166
Societ Bresciana-Loewe-Deutsche Wafen und
Metallurgica Mu-
nitions Fabrik,Terni-Krupp,Terni-Orlando e Odero-trust te- desco
167
trattazione del ben argomento; ma
noto circa la sostanza bra
sem-
168
blicati contro dei nostri maggiori istituti bancari,che a
uno
mio giudizio non rispondevano alla verit dei fatti e che pare-
vano
ispiratipi da competizionipersonali che da veri e reali
interessi del paese. Mi si era allora promesso che prima di
pubblicarecerti articoli si sarebbero appurate bene le cose,
ma a quanto pare questo non perchl'inconveniente
si fatto,
che io avevo lamentato si nuovamente verificato a breve
distanza e con maggiore gravit. Stando cos le cose... .
Come si vedr,r Idea Nazionale era destinata a entrare
nel giocodei Perrone e della Banca Italiana di Sconto: i legami
con i gruppi pi avventurosi dell'industria italiana rimasero
ben saldi,anzi divennero pi solidi.
il
Nell'estate 1914, allo scoppio del conflitto austro-serbo,
nazionalismo italiano,
come detto,aveva
s' ormai assunto una
antidemocratico,
fisionomia ben definita: antiliberale, lista,
antisocia-
antimassonico e protezionistain politicainterna; impe-
rialista
e rivoluzionario in politica
estera, ma con largavena-
tura
particolare
interpretazioneche tutelava la Francia da un attacco
Del resto l'atteggiamento
alla sua frontiera alpina. italianonella
conferenza di Algesiras, gliaccordi su questionicoloniali con
l'Inghilterra e la Francia,le visite in Italia dei capi di Stato
delle potenze dell'Intesa, il permanente stato di frizione dei
rapportiitalo-austriaci
nel settore adriatico erano tutti elementi
che provvedevanoda tempo a un continuo logoriodei rapporti
stretti in un'alleanza che sussisteva ormai per forza d'inerzia,
una volta venute meno le ragionifondamentali della sua pulazio
sti-
169
avevano ricevuto contrastanti valutazioni. A Bologna,nel vembre
no-
170
per mascherarne la mancanza in Adriatico '^.
Forges,durante
la seconda guerra balcanica, prospettava come piiconveniente
per l'Italiala formazione di un forte organismo serbo a sud
dell'Austriaper bloccarne l'inorientamento '^,ma Fani ripro-
poneva
il problema dello slavismo di fronte al quale il peri-
colo
austriaco glisembrava annullarsi, e individuava i difetti
delle tesi di Forges: 1. preminenza del problema adriatico
sulla questionemediterranea;2, esagerazione del pericolo au-
striaco;
171
sull'Adriatico
nel 1913 era per un'altra cosa dalla Serbia sul-
l'Adria
che sarebbe uscita dal nuovo conflitto.
I nazionalistidunque si trovarono nella difficile
posizione
di chi,orientato ideologicamente contro la democrazia franco-
inglese,
alieno da aspirazioni fautore d'un espan-
irredentistiche, sionismo
coloniale e mediterraneo che non poteva concretarsi
se non a danno
dei maggiori detentori di possedi-
principale menti
africani,era ad un tempo colpito dalle conseguenze d'un
possibile ulteriore ingrandimento austriaco nei Balcani e dalle
prospettived'una eventuale realizzazione delle aspirazioni del
movimento nazionale jugoslavo; per di pii, le simpatietripli-
ciste urtavano contro una largaparte dell'opinione
pubblica
del paese, sensibile pi che altro a veder compiuto il Risorgi-
mento
nazionale con la liberazione delle terre italiane an-
cora
172
Francia, ma il contrasto con l'Austria era assai minore che
quellocon la Francia: Noi non abbiamo alcun interesse alla
esistenza di una potenza francese. Esteticamente,se, per ipo- tesi,
la Francia sparisse dalla carta di Europa, noi non remmo
prove-
dispiacere. Nazionalmente,non solo non ce ne remmo,
dor-
ma avremmo ragionedi esserne ben lieti.Invece noi
abbiamo un grande interesse alla esistenza dell' Austria,. otte-
nuto,
174
Triplice
e la necessit della guerra all'Austria. La dichiara-
zione
della neutralit scriveva
Forges
...
significa
per
noi la fine della Triplice
Alleanza...La neutralit italiana...
non
dichiarava, 13
il dello stesso mese: Il da farsi uno.
L'Austria ci obbliga.I problemi italianisono... a Oriente e
altrove,
sono a Oriente,a Occidente,a Mezzogiornoe sin qui
adriatico,
per poi ricostituire e la cosa non era neppur
175
che
significava i nazionalistiavessero la capacitdi un appro-
fondimento
serio di tutta la complessasituazione che si veniva
determinando in Europa.
Lanetta e immediata presa di posizionenei confronti di
tutti i gruppi dell'interventismo democratico e in particolare
di Bissolati, sembrava improntata al culto di un esasperato
realismo,ad una visione pi concreta delle cose e delle forze
in lotta;ma proprioqui si rivelavano il limite e l'aspetto
tivo
nega-
del realismo nazionalista.Precisamente nella mancanza
176
tari,la premessa d'ognicritica alla vilt politica dell'Italiapost-
risorgimentale, d'ognipolemicacontro l'impreparazione militare
del paese; improvvisamentel'Italiadiveniva una grande po-tenza
e tale da ambire non solo al dominio dell'Adriatico, ma
177
terraneo, all'Asia Minore, al mondo, alla immensa eredit di
dominio e di influenza che avrebbe aperta la guerra .
La
propagandanazionalista ripetil gioco stile 1911. Al- lora
si era trattato di appropriarsidella guerra libica,
ora l'opera-
2one consistette nell'imprimereall'interventoun significato perialis
im-
ma mentre nell'oradi Tripoli pur col-
i nazionalisti, laboran
a l'esaltazioneche innalz il paese inopi-
provocare natament
alla poesia della gesta d'oltremare , si scontra-
rono
nuove beatitudini,
prometteva saziet ai giovani affamati e
, r Idea Nazionale fu la pi fedele por-
assetati di gloria tatrice
del verbo dannunziano
nuovo di violenza civile. Lo
stile deglieditorialiebbe una impennata,trov nuovi numeri
anche nel ragionaresuUa proceduraper la dichiarazione di
guerra, tradusse in prosa meno immaginifica, ma forse pi effi-
cace
l'eccitamento alla violenza, contrappose il popolo al par-
lamento
e, superandod'un balzo lo stesso eccitatissimo poeta,
lanci la parolad'ordine destinata a trovare in seguitoampia
fortuna: L'urto mortale: o il parlamentoabbatter la Na- zione...
o la Nazione rovescer il parlamento... se il parlamento
italiano putrido, l'Italianuova lo spazzerdal suo no
cammi-
'^\ Mentre D'Annunzio lanciava le famose invettive con- tro
178
di lotta ( col
politica bastone e ceffone,
col con la pedatae
col pugno si misurano i manutengolie i mezzani... formatevi
in formatevi
drappelli, pattuglie
in civiche...Non una folla
"^
urlante,ma siate una milizia vigilante
) e incitava zate
Spaz-
dunque, spazzate tutte le lordure,ricacciate nella cloaca
tutte le putredini ''",sul giornalenazionalista si potevano
piiprecisee meditate considerazioni. Giolitti vorrebbe
leggere
impedirel'eserciziodella prerogativasovrana della rappresen-
tanza
dello Stato nei rapportiinternazionali, vorrebbe aprire
una il re deve riconfermare la fiducia al mi-
crisi istituzionale; nistero
Salandra-Sonnino pena il macchiarsi di tradimento (ri-
catto
gi avanzato come della guerra libica);
s' visto al tempo
l'assaltoa Montecitorio segna l'avvento della nuova Italia
che spezzercol ferro e col fuoco le alcove dei ruffiani per-
ch
non vi sono forme definitivenella vita dei popolie Le
forme e la
gliistituti politici quel tratto
accompagnano per
in cui possono servirla. N mancavano i pratici consigliper
eliminare i malfattori della banda giolittiana
e del partitolista
socia-
ufficiale.
D'Annunzio aveva spintoalla violenza personale
verso GioHtti contro il qualela lapidazione
subito
e l'arsione,
,
ormai le pietre
e i roghifossero poco funzionali, si incaricava di consigliare
metodi piiefficienti: Analoga alla nostra era, allo scoppiare
della guerra, in Francia,la situazione. Ma, una fortunatadisgra-
zia
liber il paese dal Jaurs ^''^.E quanto all'invito a diven-
tare
una milizia vigilante, Pantaleoni stesso spiegavaper bene
cosa volesse dire il poeta: Innanzi tutto non sia pi lecito
ai traditori della patriamostrarsi per istrada e di recarsi a
Montecitorio o a Palazzo Madama... I cittadini assumano il
servizio di questa nettezza li incontrino,
pubblica.
Ovunque
a suon di schiaffili rimandino a casa. Il giornoventi di maggio
in cui la Camera dovr riunirsi, un servizio di sicurezza pub-
blica
venga organizzatodai cittadini, al domicilio dei malfat-
tori,
dinanzi ai loro dinanzi agliaccessi alla Camera
alberghi,
e al Senato, e trattamento adeguatoalla loro indegnit sia loro
Questa la funzione del pubbHco; n ometteva
inflitto... pure
nep-
di mettere sullabuona strada il re, al quale,se non poteva
permettersi di impartiredirettamente la lezione,poteva almeno
179
l'invito a riceverla dalla regina Margherita: Sire,
rivolgere
prendaconsiglioda sua madre; faccia il suo dovere... .
Quando il parlamentosi riapril 20 maggio, l' Idea Na-
zionale
fu pronta a indicarne la nuova
funzione non pi di
maggioranzae di minoranza, ma di unanimit per la guerra e
per la vittoria e, a pace fatta, per la sana vita nazionale
e per la sua vigorosaazione nel mondo, per la Patria e per
il Re '''.
Nella !'Idea Nazionale
polemicaper l'intervento, aveva
avuto
come s' visto costante cura di differenziarele
posizionie le finalitnazionaliste da quelledell'interventismo
democratico. Impostare la guerra italiana in termini di guerra
imperialista e non di guerra democratica significava non solo
prenderpartitosui problemiinternazionali, ma precisare anche
una determinata visione della politicainterna. Allorch Bisso-
lati parlavadi guerra democratica,non intendeva infatti sol-
tanto
parlared'una guerra condotta a fianco dell'Intesa contro
la roccaforte della conservazione europea, rappresentata dalla
Germania e dalla monarchia austro-ungarica, ma intendeva
altresparlare d'una impostazionedella guerra che contenesse
dell'interventismo democratico.
In primo luogo,l'interventismo democratico intendeva che
la condotta politica della guerra e della pace non fosse incon-
trollatame
lasciata aglistati maggiori,alle diplomaziedi
gabinetto, ai bigmen dell'industriapesante; e intendeva soprat-
tutto
che l'interventoitalianofosse un fattore di rafforzamento
per le correnti democratiche dei paesi dell'Intesa, in partico-
lare
dell'Inghilterrae della Francia. Per il solo fatto che la
di Bissolati non
politica trov attuazione,non si pu sempli-
cisticame
concludere ch'essa fosse viziata d'astrattismo e
180
a fase della
quest'ultima guerra, ribadendo
allorch, i fini im-
periali
dell'intervento,
esso cre le basi del mito della vit-
toria
mutilata e mantenne isolata l'Italianon soltanto militar-
mente
sul fronte di guerra, ma anche sul terreno politico
e
diplomatico.
La concezione d'una guerra essenzialmente
italiana pro-
mossa
182
divergenza di metodo e di temperamento tra il presidentedel
Consiglio e il suo ministro degli Esteri. Il foglio nazionalista,
di fronte alle perplessit alleate in merito alla condotta del-
l'Itali
chiamava in causa Sonnino invitandolo
chiarire le sue a
183
Quando rileggonole recriminazioni nazionaliste contro
si
la politica meschina e provinciale dell'Italiapostunitaria, viene
proprio da rifletterea quanto sia stata provinciale la politica
di Sonnino e deir Idea Nazionale in particolare, incapacedi
erano
un elemento della
realt . Le ragionidi quest'inca-
pacit
si scorgono chiare quando si leggail manifesto di Po-
litica
, col quale la rivista inizi le sue pubblicazioninel di-
cembre
che pu considerarsi la magna
1918, e charta teorica
della politicaestera nazionalista e ad un tempo la sistemazione
teorica definitiva del movimento.
Assunta come causa determinante della conflagrazione diale
mon-
184
stenza il dominio, la guerra era divenuta per una
e guerra
condotta
ideologica contro gli Imperi centrali sotto l'insegna
dell'antimperialismo:
un assurdo confronto d'idealit combat-
tuto
da imperialismi opposti,che poneva in essere uno penso
scom-
185
vano pi deboli,i nazionalisti,
sopra i alla formula dell'ideo-
logia
democratica,intendevano opporre la loro: disciplina
delle disuguaglianze
e quindigerarchia ed organizzazioneterno;
all'in-
libera popoliall'esterno...
concorrenza e lotta fra i
In
tal modo, tutte le forme quelleincruente della
di lotta: da
concorrenza economica e politica,
a quelleviolente della lotta
armata... sono portate all'interno invece
all'esterno; con la
l'ordine
disciplina, e la gerarchia,
viene assicurata la pace .
mostruosit.
consequenziaria
di minore chiarezza era la proclamazione
N dei princpi
direttividella concezione statuale. Lo Stato altro non era che
la societ appunto in quanto si organizzasotto un potere
supremo... quindila forma necessaria e storica della vita sociale,
forma di indefinita durata di fronte al transeunte valore del-
l'indiv
l'individuo...appare nella sua funzione di stru-
mento
186
la
litare... politica economica... la politicasociale...la politica
la politica
culturale... religiosache... deve ricostituire l'unit
spiritualedella nazione per tramutarla in forza di coesione
interna di e espansione...;
esterna tutte queste insieme devono
servire alla per eccellenza,
politica che la politica estera .
187
la deficienza e del
l'angustia di Londra che troppo
trattato
188
italiana in funzione antinglese che avrebbe comportato mano
libera alla Francia sul problematedesco;apertialla revisione
dei trattati e fautori,nel 1923, d'una politica franco-italiana
sul problema delle riparazioni(un atteggiamento che, partendo
dalla decantata concezione del do ut des, del niente per
niente fin per non i nazionalisti
dare un bel nulla all'Italia),
vagheggiarononel 1922 seguentiun accordo
e anni con la
destra francese di Poincar,propriomentre avvertivano i coli
peri-
antitedesca
d'un'intransigenza ad oltranza. E queste pro-
spettive
che allora
cervellotiche, avanzavano Coppolae Canta-
lupo,avrebbe ripreselo stesso Coppola nel 1927, senza mai
190
crazie in questianni fin troppo note, ma
sono ormai non meno
191
vamente in essa federate . Tutta la grandepolitica lista,
naziona-
alla prova dei fatti, qualeera in realt della
il profilarsi
nuova vasta crisi dell'assettoeuropeo, non sapeva ricorrere che
al misero espedientedi un Otto d'Asburgo e d'un risorto
aquilotto
bicipite.
9. Lo Stato corporativo
posizioni
reazionarie. Tra le forze politiche
su
192
resistenze e le remore. Tra il 1919 e il 1925 non ci fu soltanto
l'attacco concentrico allo Stato liberale,ma ci fu altres una
lotta continua per uno spostamento delle forze d'attacco in
una dislocazione che fu poi quella dell'autunno 1922.
Quale fu ilruolo del nazionalismo nella crisidel dopoguerra
e in questa lotta per l'acquisto, o pel recupero, a posizioni
conservatrici o reazionarie di quanto piilarghi settori dell'opi-
nione
pubblicafosse possibile?
Volendo condensare in una formula questa funzione si
potrebbedire che il nazionalismo fu la coscienza critica della
controrivoluzionepreventivaborghesee rappresent la consa-
pevolezza
193
plessodel qualeponeva in rilievo la volont di potenza per
Corradini,
come tutti i letteratiche s'occupino d'economia,era
improvvidoe ottimista, ma, a parte la sua conclusione, faceva
suonare una che sapeva bene avrebbe avuto
campana successo.
194
sportie delle esportazioni,
e il pronto pagamento dei debiti
governativiammontanti a tre miliardi.
Il convegno nazionalista di Roma nel marzo 1919, si apr
con una relazione di Corradini su La economico-sociale
politica
del nazionalismo .
Il nazionalismo egliesord
ha rimesso in luce la
natura che la nazione anzitutto ha di societ economica. Fine
di questa societ la produzione , e la produzione il ren-
dimento
di produzionealle quali
l'unit delle leggi n capitale n lavoro
possono sottrarsi,
se non a patto di distruggersi l'un l'altro,
a ritrovare cio quell'unit degliinteressi particolari
che co-
munemente
nazionale,
ma soltanto in quanto negatore e dissolutore
195
di questa societ. La parte immediatamente concreta del pro-
gramma
nazionalista infine era cos delineata: Il smo
nazionali-
il rafforzamento e l'organizzazione
propugna della bor-
ghesia
e altrimenti questa parte che
delle classi industriali,
vien meno alla lotta collaborazionistica...;
propugna la grande
produzione...; e propugna in proporzionedella grande produ-
zione
glialti salari ^'^^.
Alla sensibilitdi Corradini non sfuggivanoi problemi che
il dopoguerraavrebbe propostie la pressione che sarebbe stata
esercitata, con maggior veemenza che non prima dai ceti ope-
rai
cui la Rivoluzione russa offriva un incentivo rivoluzionario
di grande portata; ma, parte la situazione concreta, erano
a
196
denza tra l'irrobustimento
l'espansione
e della compagine indu-
striale
per effetto della produzionebellica e il risvegliodella
coscienza politica segnali pericoli
delle classi industriali, che
erano insiti nell'azione dei sindacati industriali: se l'Associa-
zione
fra le Societ per Azioni avesse cominciato a difendere
interessi di singoli come gi davano a sospettare alcuni giamenti
atteg-
prevalsi nei convegni di Bergamo, di Genova e di
Milano, allora l'entratadegliindustrialinell'agone politico rebbe
sa-
198
ormai trascorsa perContrario ad affidare
sempre . a breve
199
libere professioni,
e i difettilamentati e i pericolitemuti sono
imputabilinon gi al movimento sindacale in s e per s, ma
allo squilibrio di forze oggi esistente tra sindacati operaie sin-
dacati
industriali: gliindustriali bisognache siano pi co- scienti
all'Italia
per qualcheorribile colpa.Gli epiteti
deir Idea
200
Nazionale non avevano genialit la ziana:
dannun-
dell'ingiuria
avuto
mai ^. E la ragioneappare
evidente sol che si ripensia che
cosa Nitti rappresentava, cio il serio tentativo d'una collabo-
razione
democratica contro l'unico serio incipiente pericolo che
veniva dalla destra sovversiva e dall'incomposto agitarsi di fa-
scisti
e dannunziani. L'apertura radicale di Nitti rappresent
per un biennio l'incubo della destra italiana; lo stesso giamento
atteg-
di Nitti nella questionedi Fiume, sommato alle riper-
cussioni
della sua decisione di non far nulla della progettata
spedizione
antisovietica in Georgia,che glivalse
la acrimoniosa
opposizionedi ambienti economici e militari, furono i segni
pilipalesidella sua decisa volont di porre fine all'offensiva
apertamente conservatrice iniziata dai liberal-nazionalidi Salan-
dra e Sonnino.
L' Idea Nazionale gi nel giugno 1919 denunciava, per
le sostanzialiragionidell'opposizione
chi sapesse leggere, nalista
nazio-
al primo gabinetto Nitti,quando segnalava,del nuovo
presidente del Consiglio(che succedeva ad Orlando ed aveva
201
la disposizione
Bosnia-Erzegovina), di spirito sul
a transigere
202
sione della citt adriatica si pu dire abbia aperto quellapi
vasta e pi lunga passionedel paese durata un venticinquen-
nio.
Se D'Annunzio fu
ebbe a dire Sforza
come tore
l'inven-
ai nazionalisti.
Fin dal 21 settembre 1919 l' Idea Nazionale
dichiarava che Nitti non poteva risolverela questionedi Fiume
n in bene n in male e ne segnalava il ridicolo dell'impo-
tenza
ponendone in rilievo i perniciosi
effettiall'internodel
paese. La conclusione era una sola: Nitti doveva andarsene
poich eglirappresentava l'unico ostacolo alla pacificazion
nazionale.
Dunque i interna: primo, il
problemidella politica blema
pro-
deir assorbimento dei socialisti, cio dell'inserimento
nello Stato dei ceti operai,che si era posto all'inizio del secolo.
^"
La diagnosi che il quotidiano nazionalista ne faceva investiva
in pieno non solo gliaspettideterminati e particolari di questa
operazionepolitica, ma gliaspettidi fondo, con un'argomenta-
zione
destinata a larga(e perdurante) fortuna. I tentativi di
Giolitti nel primo decennio del '900 erano stati predestinati
al fallimento per la sempliceragioneche il socialismo italiano
non era erede del vecchio sovversivismo mazziniano e patriot-
tico
bens delle correnti antinazionali e anazionali, du-
che rante
tutto il Risorgimento, erano rimaste indifferentied ostili
al moto per l'indipendenza
e l'unit d'Italia avvenuto tra
l'indifferenza
delle masse operaiee contadine. In altre parole,
la trovata nazionalistaconsisteva nel negare senz'altrol'evidenza
dei fattidopo averli constatati: le masse operaiee contadine
erano rimaste estranee al processo di formazione dello Stato?
bene, non gi di eliminare questo inconveniente
si trattava
inserendo queste forze nello Stato,ma di relegarle
in una per-
203
petua quarantena, determinata dal ristabilimento della gerar-
chia
dei valori sociali, pena il crollo dello Stato,la disgre-
gazione
della vita sociale, e la rovina della stessa civilt.
Nitti,come propugnatore della politicadi assorbimento ,
pLiconseguente dello stesso suo inventore Giolitti, era colui
che preparava la rovina del paese; doveva andarsene e far luogo
a un gabinetto di coalizione costituzionale imperniatosu un
uomo nuovo... sul qualenon gravasse ilpassivodi faziosicontra-
sti
Chi fosse questo uomo
. nuovo non era possibile
capire,dal
momento che glistessi nazionalistidichiaravano di non volere
far nomi, e probabilmente la cosa rimarr un mistero,a meno
di non interpretare Vuomo nuovo come una genericaesigenza
e non come concreta allusione a uno o pi personaggirealmente
esistenti.Chi poteva nel giugno 1920 l'uomo in possesso
essere
che attribula caduta del terzo ministero nittiano alla sua poli-
tica
antinazionale ; ma, se si legge attentamente r Idea
Nazionale di quei giorni, dato cogliere piichiaramente di
quanto non si pensi la posizionedei nazionaHsti. Vero che
l'editorialedel 10 giugno dell'organo nazionalista^^^ si diffon-
deva
soprattutto sulla politica estera del governo dimissionario,
e sosteneva la tesi del machiavelUsmo di Nitti,che a bella posta
avrebbe preferito cadere su una questionemarginale, quale il
decreto sull'abolizionedel prezzo politico del pane, per non
essere sconfitto su una grande questionenazionale ; ma
altrettanto vero che la formula della sentenza di condanna
nazionalista affermava che L'on. Nitti era gi condannato e
204
guerra, classifichinol'ultimo ministero Giolitti come tore
conserva-
gridarlo
ai quattro venti
proprioci che i nazionalistiesclu-
devano
e negavano che potesse fare. Giolitti si era presentato
alla Camera senza compiere tentativi verbali...per ricongiun-
gersi
ad una fase storica,quelladella grande guerra, che resta
un fatto nazionale, dal qualel'on.leGiolitti si sequestr
, scri-
veva
r Idea Nazionale ; e continuava: Siamo per dispo-
sti...
a riconoscere come una elementare onest il proposito...
206
di fondarsi sulle costatazioni della realt presente... senza tare
ten-
di ricongiungersi o anche di inquadrarsi nel grande fatto
della nostra storia nazionale, europea e mondiale ^^^.I nazio-
nalisti
si ingannavano,perchGiolitti, silenziosamente,
stava
207
gi da tempo, ma le sue possibilit di realizzazione erano ora
208
che all'annunzio dell'occupazione di Trieste,a Roma tutto
209
destinata
giudicatezza far scuola. Prendendo spunto dalla po-
a sizione
dei massimalisti, che invocavano la dittatura del tariato,
prole-
Tamaro bollava la mollezza e l'ipocrisia delle parti
antisocialisteche sentono la necessit della dittatura, ma non
210
con altrettantachiarezza uomini ed eventi operantifuori della
sua cerchia . una mezza verit. Giolitti,
per liquidare
la que-
stione
di Fiume,fiutato di Mussolini la natura
aveva e la pro-
pensione
opportunistica, e il successo della sua operazione
dovette fargli credere che, manovrando Mussolini,si potesse
manovrare senz'altro il movimento fascista.Il fronte borghese
che Giolitti aveva ricostituito nei blocchi demo-liberal-fascist
per battere socialistie popolari, doveva giovarsi come si
giov
del fascismo come punta di rottura: una volta entrati
alla Camera, dopo aver contribuito a spezzare le forze socia- liste
e popolari, i fascistisi sarebbero parlamentarizzati.
Orbene, il carico che si fece a Giolitti fu quellodi aver
aperto ai fascistile porte del parlamento, mentre si riconosce
che per il resto eglifaceva il propriomestiere. Che Giolitti si
proponesse di battere popolari e socialisti non provoca nessuna
211
smo una lotta di tendenze,Grandi contro Mussolini, Questi
era un demagogo e un arrivista;
ma non era sempre e sariamente
neces-
le soluzioni estreme:
per e nell'estate1921 pro-
babile
che pensasse sul serio a una "
normalizzazione del fasci-
smo "
212
il parlamento! , e Mussolini, di rincalzo, aveva anche ammo-
nito
214
Sarebbe stata allora la logicaconclusione di tutto il socialismo
da
turatiano bottega,n rivoluzionario n laburista,piccolo
di un
borghese, internazionalismo microcefalo...; nutrito di re-
litti
mai, si leggevasu
1' "
Idea Nazionale "
del 18 ottobre
215
impazienti
che dal pericolo
bisognaassolutamente guardarsi
di un'azione intempestivae superflua...
violenta, Un moto lento,
vio-
nelle attuali condizioni della vita economica del nostro
paese, avrebbe delle ripercussioni formidabili e nefaste;ad esso
terrebbe immancabilmente dietro un ulteriore crollo dei cambi
con conseguente largasvalutazione della nostra moneta gi cos
fortemente svalutata ^''^Contemporaneamente, gli esponenti
nazionalisti prendevanole loro misure: contatti di Federzoni
e Gelasio Caetani con la direzione della Banca Commerciale
per un eventuale finanziamento ai nazionalistiin caso di neces-
sit
d'opporsi ^'*^;
ai fascisti mobilitazione dei Sempre Pronti
agliordini di Paolucci ^'^.L' Idea Nazionale usciva il 27 con
un titolo a dodici colonne nelle pagine interne: Nuove salde
energie accrescono ogni giorno l'azzurra milizia nazionalista,
mentre Federzoni e Forges si adoperavano, l'indomani,per la
soluzione Salandra-Mussolini; e il primo, davanti alle reiterate
216
che s'era inopinatamente perduto, organizzarsi su pi vasta
di Thaon di Revel e
di Diaz a
rassicurare.
in caso
d'un eventuale fallimento dell'esperimento
Mussolini, o
in una
fusione organica col Partito fascista, in
Stato autoritario.
Capitoloquarto
LA FUSIONE NAZIONALFASCISTA
1 ,
Collaborazione negativa
e di influenze,
anche se talora si sono mostrate attente piiche
altro agliaspettiideologici
e psicologicied hanno lasciato
219
un po' in ombra
l'aspettopi propriamentepolitico. Tra i
fascisti,si prefer non parlaretroppo di questo argomento.
Un'indagineseria e spassionataavrebbe mostrato che quasi
tutta la concezione dello Stato (e la correlativa ideologiagiu-
ridica
non titoligenuinidi originalit;
poteva vantare e, d'al-
tra
parte, una siffattaindagine avrebbe condotto a rilevarecome
molte iniziative pratichedel fascismo fossero state e fossero di
pretta marca di pretta ispirazione
e nazionalista, come i rap-
porti
tra i due movimenti convoglianti le forze nazionali
non fossero sempre stati dei migliori,
come anzi nel loro
220
falliva davanti alla realt;credeva di essere tra il socialismo
e il nazionalismo e si trovava fino al collo nella democrazia;
ancora una volta eglisi sarebbe meravigliato e si sarebbe but-
tato
a capofitto dall'altraparte \
Ben diversa accoglienza fece la stampa nazionalista alla
decisione mussoliniana di cancellare l'appellativo di sociali-
sta
dalla del Popolo d'Italia per sostituirvi quello
testata
222
campo dei consensi che sarebbero potutivenire ai Fasci per
la loro finalitantibolscevica e di difesa dell'ordine sociale e
della patria. Non doveva certamente esser fatta per piacereai
nazionalisti la prospettiva di una forte imposta straordinaria
sul capitale, a carattere progressivo, che avesse la forma di
vera di
parziale
espropriazione le ricchezze;
tutte e tanto meno
223
smo parve dover essere nei mesi successivi la comune sione
avver-
sintonia politica
vera e propria sul piano generale.Non il caso
di compiere una rassegna dettagliatadi quanto i fascistie i
nazionalistidissero e scrissero, giorno per giorno,gliuni degli
altri:del resto, non tanto le coincidenze,
interessante cogliere
224
quanto porre glielementi di differenziazione e di
in evidenza
contrasto, per assistere poi alla loro progressivacaduta,vale
a dire, al progressivo cedimento e spostamento fascista sulle
posizioninazionaliste.
2. Diffidenze
e sospettisino alla fine
"
Giornale d'Italia non
"
ha pregiudiziali
monarchiche o
repubblicana
aveva un netto significato
tore;
anticonserva-
e nello stesso appunto tendenzialit
tempo, per essere
(e non pregiudiziale),
rappresentava una strumentalizzazione del
problema istituzionale.Per quanto oggi sia chiara la vanit
della prospettivain cui Mussolini si muoveva, bisognatener
conto che eglia questa prospettivaannetteva grande impor-
tanza:
fallace che dovesse in seguito rivelarsi,
per essa gli
consentiva di operare in modo tale da procurarglipiiampia
libertdi manovra sul piano parlamentare e sul piano politico.
225
A qualchemese di distanza, il patto di pacificazione coi
socialistivenne a costituire la seconda pietradi questo edificio
226
tosto respintoda Modigliani. Il leader fascista,
commentava
227
r Idea Nazionale rivelatore di una
era precisaimpostazione
politica.
L'appoggio della destra nazionale al fascismo impli-
cava
una scelta senza alcuna coloritura il
possibilistica: vero
sede d'organizzazione
operaia.Lo squadrismoaveva avuto poi
vigorosacrescita sul finiredel 1920 anche in seno al fascismo,
ma anche questa era stata una trovata nazionalista.E non va
'^
1' Idea Nazionale
"
non una "
fazione in contrasto
con altre fazioni dentro lo Stato e al di sopra dello Stato,ma
un fattore di conservazione nazionale... l'esercitoirregolare
che ha occupato alcune posizioni e le difende strenuamente dai
contrattacchi nemici finch non intervengal'esercito regolare
a disimpegnarlo
e a prendereil suo posto... Accedere alle trat-
tative
significa
porsi volontariamente sullo stesso piano dei
socialisti,
cio ammettere di essere una fazione fra le altre....
228
nalista,
un lontano le idee democratiche,
giorno non le idee
madri del tempo nostro avrebbero ripresoil sopravvento ^.
Ma subito dopo il Congressosi era aperta sulla stampa fascista
e nazionalista una polemicadi notevole interesse. De Vecchi,
in un'intervista all'Idea Nazionale , pubblicata il 16 novem-
bre,
230
smo, di coloro che ne dirigono
e le sorti e la lotta antisocia-
lista,
almeno da una notevole frazione del fascismo non
era condotta sulla stessa base dei nazionalisti, giacchnon si
trattava, per questi,d'una concorrenza sul terreno economico
di classe , ma di negare il socialismo nel suo presupposto
fondamentale che era la lotta di classe. Collaborazione, que,
dun-
ma non fusione,poichle cose non erano ancor chiare.
E nel luglio1922, Michele Bianchi poteva dichiarare,
difatti,
pochigiornidopo la votazione sulla fiducia a Facta, che i rap-
porti
dei fascisticon glialtri gruppi di destra erano ciosi
artifi-
. Cosa contavano infattinel paese i liberalie i naziona-
listi,
senza un partitoe senza masse, e muoventisi quasi sol-
tanto
nell'ambiente di Montecitorio ? L' Idea Nazionale
dava una rispostaassai chiara '^. lo stesso fascismo,se ha
voluto consolidarsi e svilupparsi come organismo politico, ha
dovuto abbandonare tutte le sue aspirazioni specifiche dalla
partitie le organizzazioni
operaie,e candidava realmente la
nazionalista alla guida ideologica
pattuglia del fascismo. Dicia-
mo:
candidava,perch,in effetti, il fascismo e Mussolini vano
pote-
riservare delle sorprese. Nella repressionedello
ancora
fascistie nazionalistierano
sciopero, stati fianco a fianco; dristi
squa-
in camicia nera e Sempre Pronti in camicia azzurra
avevano gareggiatonell'azioneantisocialista;
ma cosa sarebbe
231
avvenuto la forza fascista si fosse rivolta ad un'azione
quando
pi vasta per la conquistadel potere? Avrebbe potuto essere
controllata? Nelle giornatedi luglio, dopo i colpidi mano delle
squadre,i poterierano stati assunti dall'autorit militare, se-
condo
spoglio
Uno deir Idea Nazionale , rivela che tra il luglio
e l'ottobre 1922, furono fondate circa 250 nuove sezioni nazio-
naliste,
delle quah 124 nel Centro-nord e 126 nelle regioni
meridionali. sintomatico che nelle regionicentro-settentrio-
nali
la zona di maggiore incremento nazionalistafossero le Mar-
che,
dove la penetrazione fascista era recente e piuttostomo-
desta,
pi gravipreoccupazioni,
e si cominciava a porsi il
problemadell'atteggiamento
da assumere nel caso d'una preve-
dibile
azione insurrezionale del fascismo. Il 15 ottobre,per
esempio, a Milano, aveva luogo una riunione dei comandanti
delle legionidei Sempre Pronti di Bologna,Milano, Torino
e Genova, nella qualeveniva discusso il contegno da prendere
232
nel caso in cui fascistie dannunziani
decidessero di com-
piere
233
guaggio,alla periferia si manifestavano con piispregiudicata
chiarezza. A Napoli,in una assemblea tenutasi prima del 22
ottobre,il segretario del gruppo nazionalista,Flaminio Orfei,
non aveva difficolta dichiarare: Il nazionalismo ha originato
il fascismo,e la dottrina fascista, tranne ziazioni,
trascurabilidifferen-
la nostra dottrina, ma tale dottrina potrebbesubire,
attraverso la praticapolitica e parlamentare, e attraverso il
reclutamento di massebene preparate mente
non sempreintellettual-
e ad accoglierla,
spiritualmente deviazioni forse anche
^^.
pericolose
L'attivit dei nazionalistinelle giornated'ottobre fu impor-
tantissim
e nelle pagineprecedenti stata sinteticamente deli-
neata;
ma interessante ricordare qualefu la valutazione che
glistessi nazionalistidettero della propriaopera, a pochigiorni
di distanza dalla formazione del ministero Mussolini, per bocca
di Federzoni, in un suo discorso al gruppo nazionalista romano
adunatosi il 16 novembre. Il nazionalismo, spieg Federzoni,
aveva adempiutouna funzione storica e pratica che da nessuno
altro avrebbe potuto essere svolta: Abbiamo rappresentato
la guarentigia del carattere idealmente ortodosso del movimento,
riconfermato luminosamente dal leale definitivo schierarsi di
tutte le forze nazionali sotto i segnidella Monarchia. Abbiamo
rappresentato la guarentigia preliminare e indiscussa della di-
rittura
del movimento contro ogni pericolo di anche involon-
tarie
deviazioni demagogiche... Noi abbiamo adempiuto infine
la funzione importantissima di incanalare verso l'alleanzadelle
forze nazionali una corrente d'opinione pubblica, che per il suo
spiritorigorosodi legittimit avrebbe potuto essere turbata e
allontanata da atteggiamenti di altri elementi politici ; e ag-
giunse:
Vi sono argomentidelicati, intorno ai qualioggi
inutile, inopportuno, pericolosissimo discutere. Non que-
sto
il momento in cui possiamo ancora avere il dirittodi dosare
le differenziazioni o di formulare le profezieper quanto si
attiene allo svolgimento del nostro partito... Non questa l'ora
adatta per misurare le differenze, bens quellain cui si deve
unicamente cercarerealizzarel'unit ^.
e
234
nalista con un'evidenza tipograficaassai significativa.I titoli,
per lo pitia piena pagina,annunciavano: La nuova giovent
d'Italia si organizza , L'irresistibile
ascensione delle forze
nazionaliste, Il costante nazionalista,
proselitismo Il na-
zionalismo
specienel Mez-
ben chiaro che l'inflazionenazionalista, zogiorno
la marcia su Roma, costituiva un serio motivo
^,dopo
di preoccupazione per i fascisti.In regionidove essi non erano
235
e Bifani le punte d'un tentativo di rinnovamento. La tattica
impiegatadai gruppilocaligiolittiani,
liberal-nazionali,
tici,
democra-
fu quelladi costituire rapidamentedelle piccolesezioni
fascisteche inquadrassero i propri sostenitori ed escludessero
gliaderenti gruppi avversari;gliesclusi si riversarono nelle
ai
sezioni nazionaliste, o le fondarono dove non c'erano e dove
poterono. Si tratt,insomma, di una operazionetrasformistica
in grande stile, che alla fine sommerse le velleitdi rinnova-
mento
e rese necessaria la liquidazione di Padovani,abbando-
nato
da molti dei suoi amici. Il fascismo aveva bisognodel
Sud, e Mussolini vide la via piirapidaper conquistarlo l'accet
nel-
di tutti i gruppi che controllavano le situazioni
locali.Cos al Sud come al Nord stava diventando naziona-
lismo
tutto ci che non poteva essere fascismo ^, compresi
nuclei di sinistra,
come anarchici e socialisti,
cui,specienel ridione,
me-
236
naio 1923), avevano seguitoil Campione i piiscalmanati
adeptidel Ppi perpetuare i sistemi di vio-
che tendevano a lenza
e di disordine, patrocinatidai locali migliolini,ed ormai
; e di notte
sorpassati accadeva anche che i falsi naziona-
listi
il paese al canto
percorressero di Bandiera rossa. Il pre-
fetto
di Catania accennando ai seguacidell'intraprendent
pro-sindaco commentava:
il nazionalismo in questa pro-
vincia
raccoglie i rifiutidi tutti i partiti; e insisteva perch
fosse attuato lo dell'amministrazione comunale,gi
scioglimento
da lui stesso proposto, perquesto luridume ^.
spazzare
238
glierebbe come
raccogliea Contarina e a Porto Tolle
4. La fusione
239
cordiale,alla periferia
sopravvivevanonotevoli divergenze: Si
tratta dichiarava all'Agenzia Volta di ambizioni locali,
240
voti di ex socialisti
ed
democratici-socialied ex nittiani man-
ex dino
Le procedurali
schermaglie e i colloquichiarificatorioccu-
parono
il dicembre 1922
quasi tutto e la loro vicenda fu la
che studiavano un com-
vicenda dilatoriadi due organizzazioni promesso
241
dal
titudine!) Gran Consigliodel nella seduta del
Fascismo
^
14 febbraio 1923 faceva cadere l'ultimo ostacolo alla fusione.
Nulla ormai si opponeva seriamente all'unitorganica(patro-
cinata
da
specialmente Federzoni, Corradini,da Maraviglia,
da
da Forges, da Rocco, i qualiformavano lo stato maggiore nazio-
nalista),
che si riteneva necessaria a garantire l'ordine qual era
scaturito dal sostanziale compromesso dell'ottobre 1922 tra
monarchia e fascismo. I progettiper la fusione erano ormai
pronti,ma interessante notare come le richieste nazionaliste
fossero all'iniziomolto pi ampie di quanto poi risultassedal
documento approvato il 26 febbraio ^^
Una bozza del progetto Rocco, conservata nell'Archivio
^
Centrale dello Stato e recante l'annotazione superato di
mano di Mussolini,prevedevatra l'altro: L'Ani rimane con
tutta la sua organizzazione, che verr,ove occorra, semplificata
e sveltita, come organo di elaborazione della dottrina nazionale
e di propagandanazionale ; econtemplavail passaggioall'As-
sociazione
Nazionalista dei Gruppi di competenza nonch
la fusione dei Sempre Pronti con la MvsN, e la riserva reci-
proca
di un terzo dei postinegliorganidirettividei due orga-
nismi.
Ancora: una bozza d'un secondo progetto Rocco, reca,
sempre di mano di Mussolini,significative
chiose marginali.
Laddove si indicavano le funzioni che I'Ani avrebbe assolto
dopo la fusione,Mussolini cancell con un tratto di matita le
parole [I'Ani] torna al suo primitivocompito di elaborazione
242
si pu accettare liquida dichiarazione: Il Pnf, rico-
questa noscendo
nella dottrina del nazionalismo italianoil fondamento
della propriaazione politicae sociale, s'impegnaa favorire con
tutti i mezzi il compito di cultura e di propagandadell' Ani .
Anche di un progetto Guglielmotti, che prevedevaper I'Ani
una serie di compiti di formazione tecnica e stanza
abba-
ideologica
dettagliatamente
specificati,
non se ne fece nulla. L'atto
di fusione fu molto generico:i fascistinon concessero gran
che sul piano organizzativo e su quellodelle dichiarazioni di
principio. Essi erano i piiaforti,ma erano ad un tempo i meno
preparatiideologicamente e tecnicamente ^\ e destinati quindi
a subire come che fosse, l'influenzadeterminante delle piiabili
reclute nazionaliste, la cui dottrina avevano assimilata e la cui
impostazionepolitica
avevano dovuto seguiredopo averli per
un momento scavalcatinelle giornated'ottobre.
La fusione nazionalfascistadel febbraio 1923 ebbe adeguato
commento suir Idea Nazionale , che, ovviamente, era stata
il maggior portavoce nazionalista in tutta la trattativa. Sinto-
matico
era il commento di Cantalupoche sanciva l'esito mo-
derato
243
limitatinel tempo nella competenza, due collaridell'Annun-
e ziata
erano entrati a far parte del ministero,l'esercitoera rima- sto
disciplinato, in nessun luogouna qualsiasi massa di popolo
si era sollevatacontro il nuovo governo. E, allora, dov'era la
rivoluzione? Pantaleoni ricordava che neppure nel 1876 s'era
d i
parlato rivoluzione e certo a nessun uomo di buon senso
sarebbe venuto in mente di porre sullo stesso piano l'89 fran-
cese
e il 1922 italiano:la leggendadella rivoluzione fasci- sta
era stata inventata dai fascistie dagliantifascistiper
oppostimotivi. Da questi,per giustificare il propriofallimento
imputandoloa una rivoluzioncellaalla messicana dai primi,
;
emotivo, e, professa
immaginoso,artistico, una religionepiena
di meravigliee di miracoli...Orbene ogni rivoluzione unisce
all'inaspettato
un non so che di
teatrale,
come un mutamento
244
sta, che,con
la corporazioneproprietaria
di Spirito,avrebbe
effettivamentevoluto valicare gliarginidella vecchia struttura
statuale. Ma, in realt.Rocco aveva fornito riconoscendo
In verit,la proporzionale
aveva avuto presso i naziona-
listi
un momento di relativa fortuna agliinizi del movimento;
ma gi nel 1921, per esempio, faceva
La Reazione di Roma
la sua brava critica per la penna di Armando Zanetti ^^ La
proporzionale presentava in primo luogo dei difettidi mecca-
nica,
e il di
primo era quello agguagliare zone industriali a
246
per preferenziali;
i voti delle cancellature;
c'era l'impossibilit
la confusione d'idee nei buoni provinciali
c'era,infine, e spe-
cialment
nei contadini tra i qualisi trasportava il veleno del
politicantismoin forma poco accessibileallaloro semplice talit
men-
politico.
In pocheparole,
la proporzionale
si reggeva tismo
sull'astrat-
demagogico
e sull'interesse
partitico,
come scriveva r Idea
'^
Nazionale del 6 dicembre 1922 chiarendo bene dove andasse
a il colpo;a un rinnovato
parare torniamo allo Statuto cui
faceva da puntello la lezione costituzionalistica
di Vittorio Ema-
nuele
Orlando,futuro candidato del listone . La proporzio-
nale
spiegaval'illustregiurista trasportava tutto il sistema
247
servatori vecchia maniera, consci del loro imminente tramonto.
248
cos come un lo avrebbe concepitoin
petrarchista sonetti e
ideologica.
D'Andrea, nel maggio 1924, chiaro: si trattava
era di
uscire dal caos, dal fumo e dalla polveredell'azione, di
precisare alcune idee fondamentali, che fossero idee politiche
e cio attinenti alla realt...
e non ideologie,e non schemi dia-
lettici
di passare dall'intransigenza
, eroica e romantica alla
intransigenza classicae costruttrice , e infine di decidere at-
torno
249
denominatore dell'energiae della patrianon bastava pii
^\ ed
alla eliminazione della paralizzante
il richiamo alla disciplina,
*^
incrostazione beghista rispondeva
'
non solo a un richiamo
'
250
aveva perfettamente ragione: altre strade, da altre
smo, per
forze, con
diversa sensibilit morale, l'Italia si sarebbe, almeno
in
gran parte,
liberata dal nazionalfascismo; non tanto in verit
da non
rischiare e
da non ripetere il tentativo d'una nuova
operazione
moderata ,
* Il primo capitolodella presente d'una relazione
edizione il testo tenuta a
1
J. S. Huxley -A. C. Haddon, We Europeans, Oxford 1940, p. 16.
2 Si tenga presente che la Ungua, nel contesto dei discorsi definitori della na-
zione,
sempre la linguascritta,
non quellaparlata.Da questo punto di vista
cio della lingua parlata l'Italia dell'Ottocento (e non
solo dell'Otto-
cento)
era tutt'altro che una nazione.
3
J.-J.Rousseau, Il contratto I, 6 (citodalla trad. ital. di E. Omodeo
sociale,
Zona, Bari 1948).
"* Cfr. ivi,loc. cit.
s Cfr. ivi,I, 8.
6 Cfr. ivi,II, 11.
7 Cfr. ivi,III, 15.
* Cfr. F. di G. Mori
List,Il sistema nazionale di economia politica,a cura
255
naro, Nazione e lavoro. Saggio sulla cultura borghese in Italia. 1870-1925, Pa-
dova
1979.
^2 Dellavastissima bibliografia su nazionalit e nazionalismo cito qui
le opere che ho tenute maggiormente presenti:E. H. Carr, Nationalism and
after,London 1945; F. Chabod, L'idea di nazione, Bari 1962; F. Hertz, Na-
tionality History and Politics,
in London 1945; W. Kaegi,L'originedelle na- zioni,
frangaiseassieme ad altri tratti dal sindacalismo di Sorel. Nel cap. XI, Croce
pone poi in rilievo la funzione nazionalistica al momento della guerra libica.
Interessa notare come Croce colgaesattamente il momento di trapasso dal na-
zionalismo
256
che il nazionalismo fosse un semplice risveglio di patriottismocontro le
negazioni che dell'amor di patria avevano fatte i socialisti, di contro ad al-
cuni
maggiorenti (vale a dire: il gruppo dell' Idea Nazionale ) che pen- savano
e scrivevano ben diversamente. Croce coglieesattamente anche il punto
chiave (evidentemente rifacendosi alle polemiche del 1912-13) dell'evoluzione
del movimento nazionalista, ponendolo subito dopo la guerra di Libia (1912-
1914, quando r Idea Nazionale divenne quotidiana)e concretamente candolo
indi-
nella collusione con taluni ceti industriali (il taluni assa:
precisoperch nelle impostazioni di politica economica i nazionalisti ebbero
diritto positivo una finzione giuridica. Ma una dottrina politica non , non
deve essere, mai ). S. Sighele, Nazionalismo italiano e nazionalismo francese
(art. dell'agosto 1909, ristampato in Pagine nazionaliste, Milano 1910, pp.
217-26) dichiara il proprio apprezzamento per Barrs romanziere, ma la sua
assoluta dissidenza con Barrs politico ( ...diventa un avversario,un nemico,
quando egliparlao scrive come deputato,quand'eglisi erige... a paladinodi
certe cause che noi arrossiremmo a difendere ). Interessante la polemica
Sighele - Idea Nazionale nell'aprile1912, nella quale esploseil dissidio tra
nazionalisti democratici (o integrali , come essi si definivano)e il gruppo
Coppola-Forges-Maraviglia-Federzoni-Corradini. Sighele, tra l'altro,accus V Idea
Nazionale di voler fare del nazionalismo italiano una brutta copia del na-
257
zionalismo francese e un partito reazionario ; e si richiam alla pubbli-
cazione
d'una lettera di Coppola al caro Murras , di sapore xenofobo e
gli pseudo-concetti di razza , stirpe, sangue . Tra gli studiosi stra- nieri
almeno in gran
parte sganciatida pi o meno diretti umori polemici
nazionalismo,
in quanto gli unitari si proponevano una politicapi
258
alta dell'attualee miravano a detergereil paese dalle macchie e dalle scorie
di troppo basse aspirazioni, e a curare e perseguire non un interesse di classe,
ma l'interesse generale. Nel numero seguente (11 marzo 1913) Salvemini re-
plic
...
' '
professionale
per cos dire. Non confondere con sebbene Cor-
i nazionalisti,
radini sia appartenuto a questo tipo e si differenziasse in ci dal Coppola e
anche dal Federzoni. Neanche D'Annunzio mai rientrato perfettamentein
questa categoria... Nessun confronto possibile,per esempio, col Barrs e con
Peguy . [Cfr. Quaderni del carcere, ed. a cura di V. Gerratana,Torino 1975,
III, pp. IIAIA.
1* Su e liberalismo,
Mosca, cfr. M. Delle Piane,Gaetano Mosca. Classe politica
259
Napoli 1952. Per quanto riguardal'antiparlamentarismo di fine secolo da
vedere anche R. De Mattei, Cultura e letteratura antidemocratiche dopo ficazione,
l'uni-
Firen2e 1937.
^"^ G. Ruggiero,La pense italienne et la guerre, in Revue de mtaphy-
De
sique et de morale , 1916,pp. 749-85, rist.in trad. ital.in Scritti politici.1912-
1926 (a cura di R. De Felice), Bologna 1963. Di De Ruggiero sono anche da
ricordare altri due scritti di questo periodo: Nazionalismo, in Il Secolo ,
13 agosto 1922 (cfr.Scritti politici cit.,pp. 548-53),che una recensione a
260
59 Cfr. R. Romeo, recensione a Italia moderna, in Rivista Storica Italiana ,
LXIII (1951), pp. 120-28.
60 G. Volpe, Italia moderna, II, Firenze 1949, pp. 341-81.
61 G. Volpe, Italia moderna. III,Firenze 1962, pp. 274-513. Cfr. anche il pa-
ragrafo
Verso un partitonazionalista , pp. 520-42.
62 nazionale
P. M. Arcari, Le elaborazioni della dottrina politica fra l'unit e
83
Ercole,Dal nazionalismo al fascismo,Roma
F. 1928.
84 R.
Ronzio, La fusionedel nazionalismo con il fascismo,Roma 1943.
85 I
giudizidel Perticone offrono spunti interessanti per una seria valutazione
politicadel nazionalismo, anche se talora riescono un po' oscuri nella loro
formulazione. Centrato ci sembra in particolare il giudiziosu Corradini: La
spiegazionedel successo genericodi Corradini e del suo specifico insuccesso...
precisamente neUa estrema d i
semplicit idee, di cui abbiamo indicato, gene-
ricamente,
il valore. La sua visione del mondo si svolgeattorno a un punto
d'intuizione immediata la realt della patria,come
unit della stirpenella
tradizione del passato e nella volont di potenza che ha una notevole capa-
cit
262
il gruppo nazionalista,perch minoranza,realizzava gi la condizione prima per
farsi valere come lite di comando... e poi...il futuro partito nazionalista, la
nazione organizzata, avrebbe mantenuto, precisamente nelle sue lites di mando,
co-
tutte le leve e tutti i poteri (p. 277). Cito dalla 2^ ed. indicata
nella n. 9.
^
Rocco, Il fascismoverso
A. il nazionalismo, in Idea Nazionale , 6 gen-
naio
1922, rist. in Scritti e discorsi cit.,II, pp. 693-99.
politici
^ Uscito dapprima in Belfagor , ora rist. in Le originidel fascismo, Roma
1956 (3^ ed., dalla quale cito,1962).
88 Cfr. ivi,p. 8.
89 Cfr. ivi,p. 13.
* Cfr.ivi,p. 52.
91 A. Monti, A. XXX E. F., Firenze 1953, p. 129, cit. in Alatri,
op. cit.,
p. 22.
92 24.
Alatri,op. cit.,
p.
93 Cfr. ivi,p. 20.
9* Cfr. ivi,p. 12.
95 G. De Rosa, L'Azione Cattolica. Storia dal
politica 1905 al 1919, II, Bari
1954, p. 284.
96 Cfr. ivi,p. 285.
97 Cfr. ivi,p. 288.
98 Cfr.
ivi,pp. 279-80.
99 F. Chabod, Storia della politicaestera italiana dal 1870 al 1896, Bari 19622.
'00 D. Mack
Smith,Italy. A Modem History,The Universityof Michigan Press,
1959 (trad.ital.col titolo Storia d'Italia dal 1861 al 1958, Bari 1959).
101
Chabod, Storia cit.,p. 68.
102 H. Kohn, Profetie popoli,trad. ital., Torino 1949, pp. 87, 88, 101-102;
L. Magagnato, Nazioni e rapporti internazionali nel pensiero di Mazzini,Vi-
cenza
1943, pp. 25 sgg.
103 Cfr.
Chabod, Storia della
politica estera cit.,p. 68, n. 1.
10* Cfr.
ivi,specialmente a pp. 59 sgg.
105 W.
Salomone, L'et gjolittiana, Torino 1949, specialmente alle pp. 157 sgg.
106 ]\j
Valeri,La lotta politica in Italia dall'Unit al 1925. Idee e documenti,
Firenze 19582,pp. 321 sgg.
107 G.
Carocci,Giolitti e l'et giolittiana, Torino 1961, p. 152.
108 Cfr. ivi,p. 153.
109 Cfr. ivi,p. 154.
110 Cfr. ivi,p. 156.
Ili Cfr. ivi,p. 156.
112 Cfr. ivi,p. 158.
"3 Cfr. ivi,p. 159.
11** Su
questa tematica,Carocci tornato in Storia d'Italia dall'Unit ad oggi,
Milano 1975, pp. 183-90.
115 cfr. C.
pej. questiaspettidella cultura italiana, Miti
Salinari, e coscienza del
decadentismo italiano,Milano 1960.
11^
Pubblicate L'Indipendente [Roma], tra il maggio e il lu-
a puntate su
263
in volume
glio 1946, poi rielaborate (con parecchiaggiustamenti) col titolo
Italia di ieri per la storia di domani, 1967.
11'^ R. Paolucci di Valmaggiore,// mio piccolomondo perduto,Bologna 1947.
, 31 maggio 1946.
i'8 Cfr. Federzoni,Memorie, in L'Indipendente
"9 R. Paolucci, p. 232.
op. cit.,
120 Cfr. ivi,p. 72.
121 Cfr. ivi,p. 231.
122 Cfr. ivi,pp. 256-57.
123 Cfr. ivi,p. 403.
i2"t Cfr. ivi,p. 399.
125 F. Compagna, Labirinto meridionale (Cultura e nel Mezzogiorno)
politica ,
Venezia 1955.
126 Cfr. ivi,p. 70.
127 Cfr. ivi,p. 74.
12* Cfr. ivi,pp. 46 sgg.
129
Ungari,Alfredo Rocco
P. e l'ideologia del fascismo,
giuridica Brescia 1963.
130 F.
Rizzo, Appunti per una storia del nazionalismo,in Nord e Sud , III
(1956),n. 15, pp. 100-15.
'31 La cultura italiana del '900 attraverso le riviste,
1, Leonardo , Hermes ,
Il Regno , a cura di Delia Frigessi, Torino 1960.
132 Vili
S. Incunaboli
Bertelli, del nazionalismo, in Nord e Sud, (1961),
n. 4, pp. 75-94.
133 Cfr. ivi,p. 81.
134 101.
Rizzo,Appunti cit.,p.
135 Cfr. ivi,pp. 100-101.
136 Cfr. Il Mondo 16 settembre 1950.
, 19 agosto -
137
Rizzo,Appunti cit.,p. 103.
138 Cfr. ivi,p. 101.
139Edito nel 1964 (trad.ital.,Firenze 1973). La brillanteesposizionedi Thayer
(a volte imprecisa) sostanzialmente mantenuta in termini psicologistici
con
264
'
duce '
in seguitoad
un voto contrario del Gran Consiglio. Voto che, in gran
parte, proprio
erail risultato delle abili manovre di alcuni ex nazionalisti.
Una corrente cos forte e decisiva nella vita pubblicaitaliana non pu certo
venir liquidata con qualche scontato luogo comune. vero che i nazionalisti
avevano ben poche idee originali, onde forse proprio per questo meritarono il
disprezzodi Croce; ma i loro programmi erano piviseri e consistenti di quanto
le critiche fossero dispostead ammettere (ivi,p. 61). Chiedendosi come mai
la borghesiaindustriale si volse all'estrema destra,dal momento che L'indu-
stria,
di per s, non sempre imperialista in senso nazionalistico e che
L'uomo di lettere sciovinista, legato ad un particolare linguaggioe ad un
particolare tipo di cultura,non ha gli stessi interessi di classe, ad esempio,
di un esportatore di macchinari, di prodottichimici o di metodi industriali... ,
Webster ha convenuto che la convergenza industrialnazionalista deve essere
spiegata in coincidenze con le particolari condizioni di crisi in cui versava
allora il paese (ivi, pp. 95-96): il che esatto, a patto, per, di non valutare
sotto-
l'offerta politica nazionalista a tutta la borghesiache stava a monte
di quell'incontro.
i"*! Cfr. A. Asor Rosa, La cultura,in Storia d'Italia
Einaudi, IV-2, special-
mente
alle pp. 1234-54 (le citazioni si alle pp. 1234,
nell'ordine,
riferiscono,
1244, 1252, 1237).
'^2
Gentile,Le originidell'ideologia
E. Roma-Bari
fascista, 1977. Le citazioni
che seguono sono, dalle
nell'ordine, pp. 392, 398, 387, 386. Il dissenso da
Gentile non deve far perdere di vista l'ampiezzae l'acutezza della sua struzione.
rico-
Mi sia permesso di rinviare,a proposito di questo lavoro, a una mia
recensione apparsa in Avanti! del 7 settembre 1945.
i'*3
Perfetti,
F. Il nazionalismo italiano dalle originialla fusionecol fascismo,
Bologna 1977, pp. 9 e 25. Il Perfetti in questo lavoro ha parolecortesi nei miei
confronti e accetta la mia impostazione,che stata quella di ricostruire la
storia del nazionalismo senza cedere alla suggestione del nazionalfascismo
di Salvatorelli; ma non comprendo perch eglidebba giudicareil risultato del
mio lavoro (valga, naturalmente, esso quel che si voglia)non congruente con
le premesse (ivi,p. 11). In vero, le mie conclusioni,citate da Perfetti,mi
pare scaturiscano senza forzature dall'analisi obbiettiva dell'ideologiae l'azione
del-
nazionaliste che ho condotta. Al Perfetti si deve anche un'altra rac-
colta
265
^^
Aquarone, Alla ricerca dell'Italia
Cfr. A. liberale,
Napoli 1972, pp. 321-28.
'^?^Cfr. E. Corradini, Scritti e discorsi. 1901-1914, a cura di L. Strappini, rino
To-
1980. La Strappini anche autrice del saggio Cultura e nazione. Analisi
di un mito (compreso in L. StrappiniC. Micocci-A. -
Abruzzese,La classe dei
colti. Intellettuali e societ nel primo Novecento italiano,Bari 1970), rispetto
al quale l'Introduzione al volume di scritti corradiniani rappresenta una razione
matu-
e un approfondimento.
Segnalo,dopo tutti questi scritti, l'utile precisazionedi N. TranfagUa,Prefa-
scismo
e ideologia nazionalistica,in Dallo stato liberale al regime fascista, lano
Mi-
1973, pp. 99-112.
1^8 Cfr. E. Corradini, Discorsi politici(1902-1923),Firenze 1923. La Prefa-
zione
ristampataa pp. 3-11 della cit. raccolta a cura della Strappini.
che col tempo molti ardori si smorzeranno e che gliamici di Corradini Com-
prennant qu'on ne flot pareli celui qui entraine aujourd'hui
remonte pas un
2 questa una constatazione che venne fatta avanzare anche ad alcuni nazio-
nalisti.
Per questo periodo,sono essenziali, oltre ai noti lavori di A. Accame
Bobbio,Le riviste fiorentine del principiodel secolo (1903-1926),Firenze 1925
e di P. Arcari, Le elaborazioni della dottrina politica nazionale fra l'Unit e
l'intervento (1870-1914) cit., l'introduzione di D. Erigessi al cit. volume logico
anto-
266
' Cfr. ivi,p. 12, 1.
n.
31 G. Prezzolini,
La Il I (1904), n.
in
borghesiapu risorgere?, Regno, 7,
pp. 2-3.
32 G. Prezzolini,
A chi giova la lotta di classe?,in Il Regno, I (1904),
n. 18, pp. 2-4.
33 Cfr. l'editorialeA proposito d'irredentismo, in Il Regno, I (1904), n. 29,
pp. 1-2: La borghesia la nazione, l'organizzazione borghese l'organizza-
zione
della nazione,la politica borghese di diritto la politica della nazione...
La borghesiacol suo militarismo, con la sua monarchia,con tutte le sue istitu-
zioni
ha il diritto di considerare non come un aSare losco,non come un affare
di usurpatori e di stranieri, sibbene come un affare legittimo e onesto il suo
possesso del potere nazionale . E. Papini,O la classe o la nazione,in Il Re- gno
, I (1940), n. 37, pp. 7-8: La classe lo strumento della nazione e la
classe pu ridursi talvolta a una ristrettissima oligarchia, pu ridursi financo
a un solo uomo .
267
^ G. Papini, Il congresso del dissolvimento,in Il Regno, I (1904),
n. 21, pp. 3-5.
^ Cfr. G. Il I
Prezzolini,Organizzazioneborghese, in Regno, (1904),
n. 51.
^ Cfr. Corradini, Tornando
E. sul nostro programma. 11 La libert,in
Il Regno, I (1904), n. 46, pp. 1-3.
2'^ Cfr. G. Vecchio
Papini G.-
Prezzolini, e nuovo nazionalismo cit.,p. iv.
38 Cfr. A in Il
Regno, I (1904),n. 29, pp. 1-2.
propositod'irredentismo,
3^ Cfr. G.
Papini,O la classe o la nazione, in Il Regno , I (1904),pp. 7-8.
* Carroccio e altri giornaliconsimili,
Per notizie sul cfr.,oltre alla vo-
luminosa
268
e miliardi,
tanti per potere tutti i suoi sforzi contro
concentrare la baldanzosa
deUa nuova
gagliardia Germania, mirante a toglierlel'egemoniasul mondo ;
cos l'Italia era rimasta debole e disarmata tra questigigantiche stavano per
urtarsi.
68 Cfr. ivi,pp. 152-77.
^ Cfr. ivi,p. 157. Carli notava per: qualche sintomo dimostra pure che
la borghesia ha raggiunto un certo grado di maturit nel senso della consape-
volezza
di im'identit,tra i propri interessi e quellidella nazione. Onde pu
aspirarea un autogoverno... Se questa aspirazione divenisse realt, sarebbe
sostituita l'azione diretta all'azione indiretta,ed sotto questo aspetto che il
movimento pu paragonarsial sindacalismo: si tratterebbe di un sindacalismo
borghese (p. 165).
"^
Nel campo economico il metodo avr la realizzazione piiperfettasolo
quando la borghesiaindustriale e commerciale, essendosi formata una salda co-
scienza
collettiva,
potr eliminare l'uomo politico
e dare a s un autogoverno ,
ivi,p. 177.
71 Cfr. ivi,p. 213.
72 Per il cfr. ivi,pp. 78-79; il testo definitivo a p. 212.
originario
testo
in Italia,
pi pp. 254-56. Dopo aver
oltre cit., ricordato la costituzione
del primo gruppo nazionalista a Torino,Viana affermava che nel congresso di
Firenze nessuno aveva capito bene che diavolo volessero tutte quelle care
persone che si sono trovate d'un tratto riunite senza sapere donde venissero e
dove voglianoora andare , e riportavail testo dello statuto del gruppo matosi
for-
attorno al Tricolore , nel quale erano presentiaffermazioni alle quali
si era messa la sordina: Si affermano l'esercito e la marina come istrumenti
di una politica attiva, espansionista della nazione, di espansionismo industriale
e anche militare,quando occorra. L'imperialismo l'azione del nazionalismo
{n. 4); Opposizione costante a qualsiasiforma o tendenza che porti alla
democrazia di Stato... Affermazione sul terreno economico dell'individualismo
integrale e quindi opposizionea quelleleggisociali che tendano a vincolare
le libert individuali (n. 7). Questo statuto egliproseguiva era stato
respinto dal congresso fiorentino come conseguenza della vittoria del con-
fusionismo
270
quel pantano della democrazia dove poi si
liberale, afiogatoper opera cipalment
prin-
dei suoi revisori , tra i quali annoverava soprattutto Sighele il
quale aveva acceso, dando diverso nome a ci che forma la tendenza di ogni
democratico liberale , un altro focolaio di rammollimento . Il Coglia
quindi incalzava: Da un nazionalismo avente affinit col sindacalismo, si
sceso nella democrazia e da questa finalmente nel conservatorismo. Naziona- lismo
conservatore? Ecco come si cade in un equivoco di una enormit sba-
lorditiva
. Tralasciando il particolare che nei paesi latini i conservatori fini- vano
sempre per essere reazionari,i nazionalisti erano completamente fuori
strada quando affermavano di voler formare un partitoconservatore all'inglese,
che era il prodotto della storia e della struttura economica di quel paese.
I risultatidel congresso di Firenze indicavano che la vampa di foco inesau-
ribile
che sembrava essersi accesa in questa Italia di idioti e di vili si
era spenta senza bruciare: Parturientur montes et nascitur ridiculus mus. Il
nazionalismo morto prima di nascere ed invano tenta di farlo rinascere una
^ Tutti coloro che hanno affrontatoil problema della guerra libica hanno molto
insistito sulla campagna di stampa dell'* Idea Nazionale . mia convinzione
che l'importanzadel foglionazionalista nel determinare l'orientamento bico
li-
dell'opinione pubblica e del governo debba essere per ridimensio-
nato.
Si deve innanzi tutto notare che !' Idea Nazionale inizi le sue blicazio
pub-
nel marzo 1911, quando gi da qualche mese altri giornali avevano
271
blicisti che facevano parte delle reda2oni dei grandi quotidiani, come, per
esempio, Federzoni che era redattore del Giornale d'Italia . Vero tuttavia
che direttori di testate come Bergamini,Frassati e Malagodi non erano mente
facil-
influenzabili e che le loro decisioni di condurre pesanti attacchi alla
poUtica estera di Di San Giuliano erano variamente motivate ( sintomatico
che la Tribuna che aveva
, una posizionenotoriamente ufficiosa, era, su
questo punto
specialmentedopo la formazione del quarto ministero Gio-
litti molto meno accanita deglialtri fogli,
e diveime assai prudente proprio
in imminenza della presentazione dell'ultimatum alla Turchia,prospettando,
con una serie di articolidi Gaetano Mosca, anche le difficoltdell'impresa, che
altri presentava come una passeggiatamilitare).Un discorso a parte merite- rebbe
anche ci ben noto
il Corriere della sera , che diveime libico
solo nella seconda met di agosto del 1911: solo allora Albertini diede via
libera ad Augusto Torre,corrispondente da Roma, che da qualche tempo meva
pre-
perch anche il Corriere si allineasse alla stampa libica . In so- stanza,
per l'assenza
...
di quella che allora si usava chiamare la classe rigente
di-
'
liberale . Naturalmente,affermare che la campagna di stampa bica
li-
fosse gi in atto da tempo quando usc r Idea Nazionale non gnifica
si-
stabilire una continuit tra questa campagna iniziata, come si detto
alla fine del 1910 e la campagna della primavera-autunno del 1911. In questo
secondo periodo,infatti, non si tratt pi di un sempliceattacco alla debo-
lezza
della poHtica estera italiana, ma di un'apertaproposta di occupazione
della Libia; proposta che deve essere ben chiaro
non fu affatto d'ispira-
zione
giolittiana. Le mie osservazioni tendono a sottolineare la funzione niente
affatto determinante dei nazionalisti non solo nella decisione di Giolitti, ma
272
8' Cfr. in Idea Nazionale,la relazione della seduta dell'8 marzo 1911 del
Comitato centrale.
^ Cfr. in Idea Nazionale, 29 marzo 1911, un comunicato del seguente te- nore:
"
L' "
Idea Nazionale non organo di alcuna associazione,neppure
dell'Associazione Nazionalista: le sue opinioni,per conseguenza, non impegnano
se non Ma questo intende attivamente promuovere
i redattori del giornale. con
273
^ Cfr. I clericalialla conquistadello stato Idea Nazionale , 13
italiano,
in
aprile 1911.
^' Cfr. Una domanda ai cattolici,in Idea Nazionale , 18 maggio 1911, che
denuncia la collusione, nella regioneGiulia,della propaganda panslavista della
Societ dei SS. Ermacora e Fortunato con l'azione dei preti e dei clericali.
^2 Cfr. La situazione parlamentaree l'azione nazionalista,
in Idea Nazionale ,
6 luglio 1911.
^^ Cfr. Discussioni di dottrina e di metodo. Da Camillo Cavour al nazionalismo,
in Idea Nazionale, 17 agosto 1911.
^ contrafFazione nazionalista di
La Crispi,gi presente, naturalmente nel gno
Re-
(cfr.,
p. es., 1904, 29 maggio) per la penna di Corradini, messa in
particolare rilievo dal Croce, Storia d'Italia dal 1871 al 1915, Bari 1928 (3 ed.),
pp. 258-59; ma le stesse osservazioni faceva S. Sighele, Francesco Crispie il
nazionalismo, in Ultime pagine nazionaliste, Milano 1912, pp. 126-27: I na- zionalisti
stato l'atteggiamento nel maggio 1915. In una polemica del marzo 1912
con Bissolati si precispoi che i nazionalisti non avevano n volevano avere
per nuUa a che fare con le posizionidi Scarfoglio, che Bissolati aveva definito
come il pivi puro rappresentante del nazionalismo italiano . Cfr. 1 nazio-
nalisti
e l'onorevole Bissolati, in Idea Nazionale , 28 marzo 1912.
^ G. Castellini,
Il partitoe il congresso, in Idea Nazionale,5 ottobre 1911.
Alla fine di questo articolo, Castellini pone anche il problema dei mezzi per
l'organizzazione: ...nella nostra propaganda realistica, noi dobbiamo prima
d'ognicosa avere gliocchi ai mezzi: c'est l'argent qui faitla guerre .
^ Sulla svolta cattolica al momento della guerra libica cfr. L. Ganapini,Il na-
zionalismo
274
101 Le democrazie antiche e medievali erano chiamate in causa da L. Mar-
chetti,
state
Guerra e democrazia, in Idea Nazionale , 4 gennaio 1912.
102 F. Coppola, Postilla a L. Marchetti,Per intenderci sulla democrazia,in
Idea Nazionale , 4 gennaio 1912.
103 E. in Idea Nazionale , 29 febbraio 1912.
Conciliazione impossibile,
Setti,
10*A. Musatti, in una lettera pubblicatain Idea Nazionale , 28 marzo 1912,
dove, tra l'altro,scriveva che non importavaaffatto definirsi rispettoalla demo-
crazia,
perch essa era una brevilogia, della quale strettamente impossibile
precisareun significato esclusivo e perch se il nazionalismo venuto su,
vuol dire che la democrazia un'altra cosa .
105 Cfr. Idea Nazionale, 16 novembre 1911 (da notare che tutto questo
numero ebbe un'intonazione antisemita).Coppola, pur rendendosi conto che
era perfettamente assurdo per definizione tra nazionalisti di paesi diversi con- tare
proprio di quella che voi, caro Maurras, avete chiamata con una mula
for-
da maestro, la guerra dell'oro contro il sangue . Questa lettera ebbe
largarisonanza in seno all'ANi, e in special modo nel gruppo veneziano. L'aw.
Raffaello Levi si dimise dall'Associazione e Alberto Musatti (israelita anche lui)
diresse a Coppola una lettera nella quale domandava perentoriamente se si vo-leva
275
ziari ebraici all'*Avanti! , che forse preludevano a quel sistematico reclu-
tamento
delle forze sovversive da parte degliebrei che in Francia servito ai
"
finanzieri israeliti,azionisti dell' Humanit "
e stipendiatoridi Jaurs,per
conquistar la Repubblica.
106 Interessante a questo proposito il rendiconto della riunione del 9 giugno
1911 del Comitato centrale dell'Ani, nella quale Ercole Rivalta protestcontro
l'intonazione apertamente antidemocratica impressa all'azione nazionalista e si
dimise. Dopo gliinterventi pacificatori di Maraviglia, VaUi e Federzoni, Rivalta
sospese le dimissioni; ma nel settembre la discussione ripreseavendo per base
la valutazione dell'adesione al comizio contro il monopolio statale delle assi-
curazioni,
e Rivalta,assieme a Limo, critic aspramente l'atteggiamentodegli
organi deU'ANi, difeso,invece, da Cechini e VaUi. Quando Limo propose di
non urtare i democratici,fra i qualic'erano molti elementi che avrebbero po- tuto
aderire al nazionalismo,Federzoni,Musatti e Maravigliasi opposero e in
seguito (cfr. Idea Nazionale, 19 ottobre 1911) Limo venne classificato tra
democrazia in praticaera contraria alla guerra, aUe conquiste e aUe spese tari
mili-
e voleva invece l'aUargamento il monopolio delle assicurazioni,
del suffragio,
la creazione d'una banca del lavoro,l'incremento delle cooperative: tutto ci
non era proprio della democrazia degenerataperch nessuno era capace di dire
cosa volesse quellasana {ibid.).Quanto all'accenno alla diminuzione dei consensi,
l'unico dato concreto che nell'ottobre 1911 r Idea Nazionale dichiar di
avere 2000 abbonati,molti dei quali,nell'aprile 1912, non avevano ancora per
rinnovato il loro abbonamento: il giornalepubblic,con una certa evidenza,
nome, cognome e indirizzo dei rivenditori morosi e insiste a lungo per la sotto-
scrizione
di abbonamenti triennali.
107 Cfr. L.
Valli,in Giornale d'Italia, 8 aprile1912.
molti,perch ci credono ancora legaticon Viana e simili insetti (ivi, pp. 213-
214). Da queste lettere risulta chiarissimo l'equivoco in cui si era venuto a
trovare Sighele fin dal principio del movimento nazionalista, e soprattutto che
egliaveva una stima veramente esagerata del Hberalismo di Corradini, pur
accorgendosidelle sue qualitmanovriere. Sigheleprevide che presto o tardi
i nazionalisti si sarebbero alleati coi clericalinelle elezioni;ma altre previsioni
erano meno azzeccate quella(del 1912) suUa morte
come del socialismo ufficiale
formulata richiamandosi al contegno di Enrico Ferri { Che abisso col velenoso
e contorto e gesuitico Turati! ) e in base alla convinzione che la guerra libica.
276
s...Perci nostri non potranno essere mai il divorzio, il malthusianesimo, la
che
scuola-provvidenza libera le famiglie dalla cura dell'educazione zia
dell'infan-
) che poteva rappresentare in concreto una posizioneconcorrenziale nei
confronti dei cattolici.
'1^ Corradini scritto:
...ilCristianesimo nell'intimo della coscienza
aveva
umana non ci
penetr mai, che come prima pot...divent esso stesso cristiano
anti-
e avemmo il cattolicesimo militante non tanto per la citt di Dio,
quanto per la citt degliuomini (La vita nazionale cit.,p. 94). E Coppola:
Sapete che cosa erano politicamente e socialmente gliantichi cristiani? Erano
n pilin meno che deglianarchici, un elemento dissolvente antinazionale ed an- tisociale
ordine solo quando divenne cattolicesimo e cio ordine, e cio gerarchia, e cio
solida compagine aristocratica {Postillaa L. Marchetti, Per intenderci sulla
democrazia,in Idea Nazionale , 4 gennaio 1912). L'esemplificazione potrebbe
continuare. Per i testi
maurrassiani, baster il rinvio a Revue de Paris , 15
dicembre 1895; Enqute sur la Monarchie,p. 504; Action fran?aise , 24 feb-
braio
1915; Soleil , 26 ottobre 1900 e 24 febbraio 1915, e specialmentea
Dmocratie religieuse, pp. 18 e 42. Non sar inutile osservare che gli agganci
nazionalisti al Primato di Gioberti fanno da pendant a una delle tante mazioni
affer-
di Maurras: La suprme sagesse du catholicisme c'est qu'ilest un
christianisme attnu, filtrpar le genieheureux de la France . R. A. "Webster,
The Cross and the Fasces. Christian Democracy and Fascism in Italy(trad.
ital.,Milano 1954), pp. 53-54, ha rilevato un precedentedi tutto ci in Cristo
e Quirino di P. Orano, uscito nel 1897.
"5 Per questi testi e per quelliche seguono cfr. P. M. Arcari,op. cit., voi. III.
11* P. Arcari,La patrianelle dottrine e nella coscienza italiana contemporanea,
in La coscienza nazionale in Italia.Voci del tempo presente raccolte e ordinate
da Paolo Arcari, Milano 1911, pp. iii-LXiii.
11' S. Nazionalismo italiano in Pagine naziona-
nazionalismo francese,
Sighele, e liste,
Milano 1910, pp. 217-26.
11 Il Congresso,che si svolse dal 20 al 22 dicembre 1912, si imperni su cin-
que
relazioni: Cechini (organizzativa), Corradini (la condotta della guerra li-
bica),
Varisco (politica De
scolastica). Prosperi (problema militare), Forges
Davanzati (politica estera).Per i testi cfr. Idea Nazionale , 12, 18, 26 di-
cembre
1912 e 2, 9, 16, 23 gennaio 1913.
Cechini sottoline il preciso significato dell'adesione nazionalista alla ribel-
lione
dei giovanideputatidi destra contro la politica inaugurata dall'onore-
vole
Giolitti al suo ritorno al potere, politica essenzialmente antinazionale e
ai
ispirata piiignobili e sfacciati compromessi che... in una completa dedizione
all'estrema sacrificava gl'interessi della nazione e aumentava gli ostacoli per
ogni nostra azione internazionale . Corradini not che l'impresalibica, voluta
dall'Italia nazionalista, era stata per diretta dagliuomini del 1896 e la sua
condotta generale combinata fra uomini parlamentari e uomini militari senza
notizia dei valori morali aveva sortito effetti molto minori di quelliche
avrebbe potuto avere sullo spiritonazionale; sicch restava ancora molto da
fare,occorreva cio che la forza militare si trasformasse in forza guerresca, vale
a dire che l'Italiasi facesse uno spiritomilitare aggressivo, di natura zionaria
rivolu-
in mezzo a questo vecchio regime dell'Europa contemporanea . risco,
Va-
tra molte concluse che La scuola,perch dia il senso
genericit, vivo
della realt umana, deve abituare il giovane all'ambiente umano; deve essere
278
11^ Si fece anche della concezione d'un nazionalismo
giustizia superiore ai
partiti
(come ancora continuava a ripetereValli): L'errore capitaledei no- stri
amici dissidenti fu appunto nel disconoscere questo carattere mente
essenzial-
politico del nostro movimento... Sicch in sostanza il vero dissidio non
era fra due indirizzi politici veri e propri,ma fra un indirizzo politico ben de-terminat
e una formula vaga... La fase mistica del nazionalismo finita,
si
aperto il periodo della vera azione nazionalista {Il valore del congresso, in
Idea Nazionale , 26 dicembre 1912). R. Forges Davanzati, in un bilancio
del congresso, scriveva: Ora se v' una concezione democratica indiscutibile...
questa: che i partitisono necessari allo svolgersi della vita politica della
nazione... Ci tanto vero che il decadere della vita politica coincide col de- cadere
dei partitiche perdono ogni vigore di tradizione, di coesione,di disci- plina.
Se v' oggi, pur nella degenerazioneopportunisticae nelle tendenze
disgregatrici della vita nazionale del blocco qualchecosa di rispettabile in esso,
questa sua composizione di partiti,sia pure travagliati, ma che conservano
almeno un'apparenza di forma di fronte all'anarchismo liberale e conservatore.
E per per noi un assurdo,per non dir altro, proporsi uno scopo politico e
279
detto Croce D'Annunzio ( il divino Gabriele,uso a scriver soltanto su carta
e
filigrana e il a
suo poeticonazionalismo sulle ben pagate pagine del
versare
"
Corriere della Sera " ),
'21 Notava lettera a Maravigliapubblicatain Idea Nazionale ,
Valli,in una
9 gennaio che l'Associazione abbia cercato
1913:
penso Io dei motivi per
attenuare o sospenderela sua doverosa lotta verso una parte dei suoi avversari
(i clerico-moderati)
non solo perch sospinta da alcuni di voi che sono, condo
se-
sia vaHda tra la fine del 1910 e il 1913-14. Nel 1909 la forza
280
1^ Cfr. L. Federzoni,Il grande malato,in Idea Nazionale , 20 novembre
1913.
128 F. Aquilanti,/ cattolici nella vita italiana,
in Idea Nazionale , 19 braio
feb-
1914.
129 A. Pagano, Per concludere (A Francesco Aquilanti), in Idea Nazionale,
26 febbraio 1914. Nello stesso numero e nella colonna a fianco si poteva per
leggere il resoconto d'una assemblea del gruppo giovanile democratico di dova,
Pa-
dtirante la quale A. Rocco, in contraddittorio con l'aw. Cassan,dopo
aver detto che dopo il Concilio di Trento la Chiesa ha cessato mente
definitiva-
di essere universale e nei vari Stati cattolici ha assunto anzi un rattere
ca-
130 L.
Marchetti,La mentalit economica del partitocattolico, in Idea Na-
zionale
, 20 febbraio 1913: ...Sitratta del sacro orrore che ha la democrazia
cristiana, uficiale o eretica che sia,contro le maggiori forze economiche l'et
del-
presente: contro le societ per azioni,contro i sindacati,
contro la grande
propriet agraria,contro la grande industria. La mentalit dei vari partiti
cattolici predilige invece tutte le piccoleentit economico-sociali e vuol pro- muoverne
l'incremento e la diffusione: il piccolocommercio, la piccolapro- priet
rurale,il piccololaboratorio guidato dal principale, la piccolabanca
di prestiti. Pivi oltre,Marchetti osservava che i grandi complessieconomici
deteriorano meno dei piccoli il materiale umano di cui si servono.
131 La mentalit economica il partitocattolico. Rispostaa Livio
F.Aquilanti, e
281
Nazionale , 14 1914: L'invocazione al grande partitoliberale di-
maggio ventata
una specie di alibi politicoper legittimare ogni sorta d'incoerenza e
in Scritti e discorsi politici, I, Milano 1938, pp. 6-9. In due articoli, comparsi
sulla Tribuna del 13 e 14 gennaio 1914, e aventi per oggetto // problema
economico italiano, Rocco indic quelliche a suo parere dovevano essere i fini
e i metodi dell'azione sociale di un partitonazionale: il partitonazionale ...
282
^^ A 1909 usc
Napoli,nel La Nave e poi, nel 1915 sarebbe uscito Fra-
telli
Taranto,nel 1914 si pubblicava Il Nazionalista . Su tutta
d'Italia ; a
1913.
156 Cfr. 1 veri nemici della in
Triplice, Idea Nazionale , 12 dicembre 1912.
157
Finalmente,in Idea Nazionale , 27 febbraio 1913.
Cfr.
158 R. Forges Davanzati,Fer orientarci di frontealla nuova guerra balcanica.
Ragionie metodo di una politica italiana,in Idea Nazionale , 17 luglio1913.
159 Da ricordare che oltre a Forges,anche Federzoni,come s' detto,negava il
pericolorusso; di pi, eglinotava la identit d'interessi che corre oggi tra
l'imperomoscovita e il regno italiano . Cfr. Idea Nazionale , 7 novembre
283
quo in Mediterraneo ben vede che la Monarchia
e [asburgica]gioca la sua
esistenza per tentare la sua definitiva conquista balcanica ; e che la Serbia,
ora che la Russia nel conflitto, non pensa piisoltanto a difendere la sua
esistenza,ma si propone la soluzione del suo problema essenziale: lo sbocco
largo,pieno, in Adriatico attraverso il riscatto delle provinceserbe della Mo-
narchia
. Il 20 agosto, r Idea Nazionale ribadisce che Guerra in Adria-
tico
e neutraUt italiana sono termini contraddittori . Va ricordato che i na-zionalisti
usciti dall'Ani nel 1912 e che avevano dato vita al giornale L'Azio-
ne
, diretto da Arcari e Caroncini, furono pi rapidia prender partito.Il
2 agosto l'editorialede L'Azione , notando che, in caso di conflitto europeo,
la funzione della TripUce poteva dirsi finita, dichiarava: In [caso di] guerra
europea il segno delle nostre armi sarebbe ad oriente e non ad occidente . Sul-
l'atteggi
dei gruppi politici nel periodo 1914-1918, oltre alla letteratura
ormai canonica,che qui non si cita, da vedere l'ottimo saggio di V. De Capra-
riis.P artiti politicie opinione pubblicadurante la grande guerra, in Atti del XLI
284
dire che il gruppo nazionalista mantenne per tutto il ventennio del regime una
certa compattezza sino alla drammatica seduta del Gran Consiglio del luglio1943.
'95 E. Corradini,Programmi di guerra e di dopoguerra,in Idea Nazionale ,
2 luglio1918. L'articolo prendeva spunto dalla relazione del Consigliod'am- ministrazio
dell'Ansaldo,nella quale,scriveva Corradini,circolava una lont
vo-
rilevata da Rocco con fondi forniti dai Perrone. Tutta la documentazione tiva
rela-
a queste vicende segnalata da Castronovo,La stampa italiana dall'Unit
al fascismocit.,pp. 246-48.
'^ Cfr. G. L. Franchi,Pilastri sulle nuvole, in Idea Nazionale , 31 luglio
1918. L'articolo di A. Lanzillo,apparso sul Popolo d'Italia del 31 luglio
1918, col titolo La guerra e le imposte, sosteneva che le spese di guerra anda-
vano
pagate quasi esclusivamente con le imposte prelevatedurante la guerra,
che bisognava mettere fine alle emissioni di carta moneta e di buoni del
Tesoro, che occorreva mettere freno ai prestiti che si doveva
nazionali, tuare
accen-
286
^1 Nella relazione Corradini affermava,tra l'altro: ...ilnostro
sua tempo
tutto per le organizzazionie quindi il parlamentarismo individualistico passato,
sor-
287
Stati Uniti, da lui ritenuta assolutamente necessaria alla riconversione indu-
striale
e alla ricostruzione del paese, nonch a una intesa con gli Jugoslavi.
Nel dicembre 1918, egliaveva difeso in Consigliodei ministri le tesi di Bisso-
lati. Su tutto ci, cfr. A. Monticone, Nidi e la grande guerra (1914-1918),
Milano 1961, passim.
20^ Un ministero contro i combattenti,in Idea Nazionale , 22 giugno 1919.
208
Schiuma, in Idea Nazionale , 4 luglio1919.
209 C. Sforza,op. cit.,p. 105.
210
Ivi, p. 76.
211
Fallimento,in Idea Nazionale , 1 febbraio 1920.
212 Giustizia
fatta,in Idea Nazionale , 10 giugno 1920.
213 Cfr. A. del fascismo,Bari 1965^,p. 107.
Tasca,Nascita e avvento
214 M. Tutti giolittiani, in Il Resto del Carlino , 2 giugno 1920,
Missiroli,
218 in Idea
// parlamento nell'ordine, Nazionale, 11 agosto 1920.
219 Cfr. Per chi ha parlatoil governo cit.
220 Cfr. Il parlamento nell'ordine cit.
221 Contro la nazione, in Idea Nazionale
, 8 settembre 1920.
222 Punto in Idea Nazionale settembre
fermo, , 9 1920.
223 A. Rocco, Gli antecedenti,lo spirito,le date della marcia su Roma, in
Idea Nazionale
, 28 ottobre 1923, ristampato in Scritti e discorsi politici,
II,cit.,pp. 739-46.
224
ACS, Mostra della Rivoluzione Fascista,E. 18.
225 La definizione di N. Valeri,La lotta politicain Italia dall'Unit al 1925.
Idee e documenti,2* ed., Firenze 1958 p. 442.
226 A. Tamaro, La necessit della dittatura,
in Politica , VI (1920), pp. 67-83.
22'7 Nel discorso di Drener del 12 ottobre 1919: i partiti reazionari prose-
guono
una campagna di diffamazione contro il parlamento,ben comprendendo
che essi...non potranno mai avere la maggioranza del parlamento,che l'espres-
sione
del suffragio universale,ma sono ciechi poich non vedono che oramai un
governo il quale rappresentiprincipalmente le classi privilegiate
impossibile e
che esautorare il parlamento,cio la rappresentanza di tutte le classi sociali,
significafavorire l'avvento dei Soviet che la rappresentanza e la dittatura del
solo proletariato .
228 C.
Sforza,op. cit.,p. 85.
229 P.
Alatri,op. cit., pp. 61-62.
230 L.
Sturzo,La libert in Italia, Napoli 1943, p. 23, cit. in Alatri,op. cit.,
p. 60.
231 L. Savatorelli,
// Giolitti del quinto ministero,in La Nuova Stampa ,
15 gennaio 1957 (ristampatoin Miti e storia,Torino 1964, pp. 468-70).
Sul patto di pacificazione
cfr. R. De Felice, Mussolini il La
fascista. quista
con-
del potere (1921-1925),Torino 1966, pp. 100-201.
232
Sintomatica,
all'iniziodel 1921, fu sul[' Idea Nazionale la ripresadegli
288
attacchi contro la Banca Commerciale Italiana che gi si erano avuti prima
da
della guerra mondiale,specialmente parte di Giovanni Preziosi su La Vita
italiana , in un complesso di articoli che poi apparvero in volume nel 1916
col titolo di La Germania alla conquista dell'Italiae con prefazione di Maffeo
Pantaleoni (su questo cfr. R. De Felice,Giovanni Preziosi e le origini del fa-
scismo
1917-1931, in Rivista storica del Socialismo, V, 1962, e la biblio-grafia
ivi citata).I numeri dell' Idea Nazionale nei qualila polemicacontro
la Bei si sviluppsono del febbraio-aprile 1921. Pi immediato riferimento alla
Banca Italiana di Sconto si ha in tutta una serie di articoH del gennaio 1922.
233 II nostro ttismo,in
gioii Idea Nazionale , 26 febbraio 1922.
234II problema centrale,in
Idea Nazionale , 28 giugno 1922. da rilevare
che neU'estate-autunno del 1922 i nazionalisti promossero in varie citt con-
vegni
289
al Quirinalee chiesto di comandare i repartiche avrebbero dovuto respingere
i fascisti.Non occorre qui ricordare che l'essenziale ricostruzione degli avve-
nimenti
"^
Accolgo qui l'obbiezione formulata al dettato della prima edizione da R. Vi-
varelli.Il dopoguerra in Italia e l'avvento del fascismo(1918-1922),Napoli
1967. L'errore indicato dall' Idea Nazionale stava un po' in tutta la parte
positivadel programma fascista e non nella costituzione dei Fasci di combatti-
mento,
che, nella loro pars destruens, cio nella resistenza contro l'azione
bolscevica avrebbero potuto raccogliere un largo favore. Mentre molti bero
sareb-
stati d'accordo nelle battaglie contro il disfacimento nazionale e i suoi
artefici, non lo sarebbero stati nell' azione positiva. I Fasci, salvo il loro
repubblicanesimo (nel quale si compendiavano molte altre cose) erano un evento
la massa che faceva capo al " Popolo d'Italia", tutti gli aderenti all'Unione
Italiana del Lavoro sono naturali militi di questa nuova coscrizione politica .
* di Idea Nazionale ,
E. Corradini,Programmi di guerra e dopoguerra,in
2 luglio1918.
^ Cfr. Popolo d'Italia, 12 novembre 1920.
10 Cfr. Idea Nazionale , 13 giugno 1914.
11 Pu essere interessante
notare come l'ispettoredi P.S. Gasti,nella sua rela-
zione
suUa della sede deU' Avanti! perpetrata a Milano
devastazione il 15
aprile1919 designigliassalitoricol termine di nazionalistie chiami corteo na- zionalista
290
zione Casti del 30 aprile; ma egualiafiermazioni si hanno nei fonogrammi
speditidal Casti e dal prefettosubito dopo gliincidenti.) Cli umori di alcuni
ambienti nel 1919 sono lumeggiatida uno scambio di telegrammitra Orlando
e Colosimo. Il primo, informa, in data 5 aprile, da Parigi, il collega di governo
che un ricco industriale ha scritto a persona autorevole che si trova qui a
propositodi una parata bolscevica avvenuta a Cenova il 30 marzo che Noi
cittadini, indignatinon contro impresari,che... troppo bene conosciamo, ma
contro l'autorit loro collaboratrice e forse protettrice, stiamo pensando alla
difesa diretta contro una eventuale replica . Colosimo rispondeil 6 aprilemi- nimizzand
l'episodio e osservando: ...laprotesta dell'industriale
ligure, giunta
fino
a Parigi, purtroppo la riconferma del timore e della vilt onde sono presi
i borghesi,
partiti che mostrano di non sapere opporre propaganda a ganda
propa-
e che si attendono unicamente
tutto dai mezzi coercitivi e violenti del
diploma nel gennaio 1942 alla Scuola di perfezionamentoin Scienze corpora- tive
della R. Universit di Roma, e fu giudicato degno di pubblicazione da una
commissione da
presieduta G. Bottai.
12
Nazionale,26 maggio 1921.
Si discute il regime?, in Idea
1'' La profeziadi Mussolini,in Idea Nazionale , 26 luglio1921.
sebbene fosse evidente che noi con quellaespressionenon abbiamo inteso allu- dere
all'atto di nascita in senso cronologicodel fascismo,ma all'origine della
sua forza
politica....
1^ la pacificazione cit.
I fascisti
contro pregiudiziale
20 socialisticit.
Lo spiritodel trattato tra fascisti
e
291
?^ L. Federzoni, 'Nazionalismo e Fascismo,in Idea Nazionale , 17 bre
novem-
1921.
2* I pi interessanti furono quellidi E. Bodrero,A. Musatti,U. Ferraris, L. Co-
letti,
A. Pagano,B. Giuliano, E. Corradini da parte nazionalista e di D. Grandi,
F. Ciotti (Volt),G. Bottai da parte fascista. Per questi interventi cfr. Idea
Nazionale,27 novembre; 6, 9, 13, 23 dicembre 1921 e 11 gennaio, 7 feb- braio,
14 maggio, 30 settembre 1922; Popolo d'Italia,18 dicembre 1921
e 2 febbraio 1922.
25 F. Ercole,Contro fusione,in
un'affrettata Idea Nazionale , 20 bre
dicem-
1921.
26 in Idea Nazionale , 23 luglio1922.
Rapporti artificiosi,
27 Cfr.
Alatri,Le originidel fascismo,3* ed.,Roma 1962, pp. 187-88.
2* Cfr. La destra e il partitofascista. Tattica parlamentared'attesa, in Il
Resto del Carlino, 22 luglio1922; e Rapporti artificiosi, in Idea nale,
Nazio-
23 luglio1922.
29 Cfr. Idea Nazionale , 7 ottobre 1922.
292
51 Prefetto di Rovigo Direz. Gen. P.S.,17
-
e 19 febbraio 1923, in ACS, Direz.
Gen. P.S.,AA.GG.RR., P. 45, G. 1.
52 Prefetto di Novara Direz. Gen. Direz.
-
P.S.,11 e 13 gennaio 1923, in ACS,
Gen. P.S.,AA.GG.RR., P. 45, G. 1.
53 Cfr.
Idea Nazionale , 25 ottobre 1922, che riproduceun'intervista di Pao-
lucci al Giornale d'Italia.
54 Cfr. Idea Nazionale , 18 novembre 1922.
294
lidarne il sentimento nazionale gi irrobustito dalla guerra, in contrasto con il
nazionalismo puramente borghese ed aristocratico di Corradini (p. 82).
^5 A. Zanetti,La proporzionale,in La Reazione, 26 aprile1921.
76
Pregiudiziale in Idea
istituzionale, Nazionale , 6 dicembre 1922.
?^7Le figuredi maggior rilievo in tutta quest'opera restano quelledi Federzoni
e di Rocco. Massimo Rocca ricorda che durante la polemica per la normalizza-
zione
i gruppi pi reazionari fra gl'industriali, gli agrarie i nazionalisti,
rimanevano accuratamente neutri nel dibattito,o non nascondevano le loro
simpatie verso la camarilla romana e i ras di provincia . Quanto all'azione di
Federzoni sono da vedere le sue gi citate Memorie, che esprimono anche glienti
ta-
e L'ideale d
politico
'un nazionalista , alle pp. 48-59. In Origini
e dottrina del fascismo,Roma 3^ ed., 1934, Gentile sottolinea le differenze
295
tra la Destra storica (della quale egli voleva essere
il continuatore) e
il nalismo
nazio-
che ad essa
si richiamava, e tra lo Stato nazionalista e
lo Stato
pure
pi che altro, anzi essenzialmente, il suo Stato, non quello reale e concreto.
Non crediate che io sia divenuto nazionalista: tutt'altro! Essi hanno buona
82 Idea Nazionale
Chiusura, in ,
17 maggio 1924.
1925.
Indice dei nomi
299
Cantalupo,R., 190, 243, 294. Corridoni,F., 76.
Cantimori, D., 256. Coselschi,E., 126.
Caprice,S., 273. Crisafulli,
V., 256.
Carducci, G., 32, 50. Crispi,F., 42, 58-9, 122, 142, 249,
Carli,F., 125, 151-2, 154, 156, 270, 257, 274.
282. Croce, B., 30, 32-4,48, 56-60,70, 72,
Carocci,G., 72-3, 79, 263. 76-9,249, 255-8,265, 274, 280, 296.
Caroncini,A., 54, 111, 116, 127, 131, Cuoco, V., 43.
284. Curcio, C, 256.
Carr, E. H., 256.
Cassan, aw., 281. Dal Lago, G., 126, 276.
Castellini, G., 34-7, 92, HO, 126, D'Andrea, U., 65, 249, 258, 262, 296.
131, 135, 142, 257, 268, 272, 274, D'Annunzio, G., 50, 57, 81, 175, 178-
276-7, 279. 179, 202, 208-9, 215, 2234, 259,
Castronovo, V., 283, 286. 274, 280, 284.
Catillon-Commentry (acciaierie),167. Daudet, A., 257.
Cattaneo, C, 71. De Bono, E., 241.
Cavour, Benso C, conte di, 20, 23, De Caprariis, V., 71, 284.
43, 70, 134-5, 142. De FeUce, R., 82, 260-1, 285, 288-90,
Ceresa(canapificio),164. 292-3, 296.
L., 286.
Cervelli, De Frenzi, G., v. Federzoni, L.
Chabod, F., 56-7,70-2, 256, 261, 263. De Grand, A. J.,86.
Chamberlain, H. S.,60. Delle Piane, M., 259.
Chauvin, N., 188. De Luca (societ), 167.
Chiappelli,A., 103, 267. De Maistre, J., 147, 295.
Chiggiato,G., 272. De Martino, C, 209.
Clan, V., 78, 259. De Mattei, R., 260.
Ciarlantini,F., 249. De Prosperi,L., 143, 277-8, 281.
Cicchetti,
G., 237. De Rosa, G., 689, 258, 263.
Ciotti,F., 292. De Ruggiero,G., 40-1, 260, 296.
Cobden, R., 15. De Vecchi, C. M., 230.
Codara, A., 110. De Vito, on., 237.
Colapietra,R., 261, 292-3. De' Zerbi,R., 41.
Colarizi,S.,292. Diatto (fratelli),
165.
Colautti,A., 272. Diaz, A., 216-7.
Coletti,L., 292. Di Giuliano, A., 170, 271-2.
San
Colosimo, G., 291. Disraeli,B., 22.
Compagna, F., 76, 264. Dorso, G., 261, 292-3.
Cooper, Th., 4. Dudan, A., 294.
Coppola,F., 36, 50, 52, 79, 85, 128-9,
138-9, 145-6,151, 164, 176-7, 185, Einaudi, L., 154.
187-8, 190-1, 208, 240, 257-9, 261, Enrico IV, re di Francia,7.
272, 275-8, 280, 284-5. Ercole,F., 65, 230, 262, 292.
Cordova, F., 282. Erodoto, 128.
Corra, B., 240, 294. Esterle,C, 165.
Corradi,G., 237.
Corradini,E., 26-7, 29, 34, 36, 38-9, Fabbri,U., 223.
42, 49-52, 62, 65-6, 69, 72-4, 78-9, Facta, L., 213-4, 231.
85-7, 90, 99-100, 102-6,108-10, 112- Fani, V., 171, 283.
121, 126, 128-31, 142-3,145-6, 150- Farinacci,R., 240, 249, 285, 294-5.
151, 153, 159, 164-5, 167-8, 175, Fauro, R., 172-3, 175, 283.
178, 193-7, 199, 202, 235, 241-2, Federzoni,L., 36-7,39, 75-6,78-9,85,
250, 257, 259, 260, 262, 266-74, 91-2, 111-2, 115-7,119, 124, 126-30,
276-9, 283, 286-7, 290, 292, 294-5. 133, 136, 139, 143, 146, 148, 151,
300
MarineUi,O., 294. Omodeo Zona, E., 255.
Marsich,P., 227-9. Orano, P., 278.
Martire,E., 146, 261. Orfei,F., 234.
Marx, K., 65. Oriani,A., 61, 66, 78, 146, 159.
Matteotti,G., 203. Orlando, V. E., 166-7,182, 184, 188-
Maurras, Ch.,58, 139, 256-8,275, 278. 189, 201, 232, 247, 250, 284, 287,
Mazzini, G., 13-6, 21, 43, 71-2. 291.
Meda, F., 144-7,261.
Medici del Vascello, L., 148. Padovani, A., 52, 235-6, 239, 261,
Meinecke, F., 256. 293.
Mezzetti,M., 282, 295. Pagano, A., 41, 78, 149, 281, 287,
Micca, P., 221. 292.
Micocci, C, 266. Pagano, M., 159.
Minunni, I.,142. PalazzoH,D., 127, 272.
M., 205, 229, 273, 288, 291.
Missiroli, Palmerston,E G. Tempie, visconte di^
Modigliani,E., 227. 22.
Mole, E., 257. Pancrazi, P., 221, 290.
MoHnelli,R., 256. Panizza, M., 277.
Moltke, H. K. B., 20. Pantaleoni,M., 150, 167, 172, 175,
Mommsen, Th., 119. 179, 243-5, 279, 284, 289, 294.
Monti, A., 67, 263. Panunzio,S.,249.
Monticone,A., 288. Paolucci,R., 75-6, 79, 216, 239, 264.
Morasso,M., 34, 50, 94-100,257, 266- Papini,G., 38, 92, 109, 111, 114, 121,
267. 258-9, 266-8.
Mori, G., 277. Paratore,G., 284.
Mosca, G., 37, 40-1, 90, 257-9,267, Pareto,V., 37, 41, 73, 89-90,107, 163,
272. 221, 257-8,266-7,290.
Muret, M., 36-7,257, 266. Parisi,P. L., 286.
Murri, R., 149. Parodi,A. (societ), 286.
Musatti, A., 130-1, 138, 272, 275-6, Parodi, E. G., 199.
279, 292. Parodi, E. V., 165, 286.
Mussolini,B.,31, 59, 63-4,81, 189-90, Pascoli,G., 61, 128.
192, 209, 211-2,214-7,221-2,224-7, Pavoni, G., 262.
229, 231-6,241-3, 261, 264, 290-3, Pedrazzi,O., 290.
295. Pguy, Ch., 61, 259.
Peladan, J.,94.
Naldi,F., 127. Pelloux,L., 45.
Napoleone III, 22. F., 82-3, 265, 268.
Perfetti,
Naselli,
D., 127, 272. Pericle,138.
Nazari,V., 273. Perozzi,S., 159.
Negrotto,M. P., 126, 277. Perrone, M., 168-9,194, 286-7.
Nelson-Page,G., 289. Perrone, P., 168-9,194, 286-7.
Nietzsche,F. W., 119, 258. Perticone,G., 66, 258, 262.
Nitti,F. S.,53, 189, 200-6,212, 215, Petrozziello,284.
224, 261, 287. Picardi,V., 36, 111, 130, 272.
Nocilla,D., 256. Pieri, O., 256.
Novicow, G., 94. Pincherle,M., 272.
Pini, O., 198.
Cechini,P. L., 65, 130, 164, 167-8, Pischedda, C, 256.
198, 262, 272, 276, 278. Plinio,128.
Oder (societ),166-7. Poincar,R., 190.
Ojetti,U., 115, 117-9, 268-9. Pompili,A., 126.
Oliva,D., 36-7,92. Pozzi, V. Pozzo, A.
A. O.,
Olivetti, 249. Pozzo, A., 286.
302
Praga,M., 131. R., 38, 258.
Savelli,
Prlot,M., 258. Savini,V., 237.
Preziosi,G., 289, 293. Say, J.-B.,16.
G., 37-9,92, 107, 109, 114,
Prezzolini, Scarfoglio,E., 78, 274.
121, 258-9, 266-8. Schippel,103.
Prinetti,G., 269. Schneider (societ), 167.
Scipione,128.
Quesnay, F., 255. Scipioni,gen., 233.
Seaton-Watson,C, 264.
Rattazzi,G., 164. Segr,S., 286.
Raulich,L, 54-6. Serego,279.
Reyna, F., 168, 286. Sergi,G., 94, 270.
Ricci,R., 294. Serra Guidetti,F., 166.
Rivalta,E., Ili, 126-8,130, 146,272, Setti,E., 138, 275.
276. Sforza,C, 189, 191, 203, 210, 285,
Rizzo,F., 78-9, 264, 266. 288.
Rocca, M., 249, 260, 285, 294-5. Sgarra,dott.,236-7.
Rocco, A., 29, 36, 41, 43-4, 50, 52-3, Shafer,B. C, 256.
62, 65-7, 73, 79, 83, 85, 87, 91, Siciliani, L., 131, 277.
151-4, 156-61,163, 172-5,185, 196- Sighele,S., 35-6, 50, 66, HO, 119,
200, 202, 208-9, 220, 222-3, 242, 123-4, 127-8,130, 136-40,144, 159,
245-6, 248-50, 258, 260, 263, 281-4, 257-9, 271-2, 274, 276-8.
286-9, 295. T., 50.
Sillani,
Rodino, M., 287. Smith, A., 16, 255.
Romagnoli, E., 78. Snyder, L. L., 256.
Romeo, R., 59, 256, 262. Soleri,M ., 289.
Ronzio, R., 65, 262, 291, 294. Sonnino,S.,27, 41, 133, 178-9,181-4,
Roosevelt,Th., 22, 60. 188, 201, 273, 287.
Rossi,A., 265. Sorel,G., 58, 61, 78, 249, 256, 258,
Rossi, C, 294. 273.
Rossoni,E., 249. Spaventa,S.,42.
Rotini,G., 198. Spencer,H., 94.
Rousseau,J.-J., 7-10, 253. Spinetti,S., 296.
Ruspoli,C, 148. Spirito,U., 246.
Spriano,P., 261.
Sabbatucci,G., 85, 265, 268. Starace,A., 294.
Sabini,G., 286. Strappini, L., 86, 266.
Saitta, A., 70. Sturzo, L., 49, 79, 211, 261, 288.
Salandra,A., 41, 78, 134, 150, 159, Susmel, D., 292.
178-9, 201, 215-6, 232, 248, 250, Susmel, E., 292.
281. Suvich,F., 289.
Salinari, C, 263.
Salomone, W., 263. Tacito,7.
Salucci,A., 279. Tamaro, A., 50, 79, 209-10, 285, 288.
Salvatorelli,L., 45-9, 51-2,56, 76, 89, Tamborra, A., 284.
211, 258, 260, 265-6, 288, 290-1. Tarde, G., 94.
Salvemini, G., 36, 38-9,79, 154, 163-4, Tasca, A., 288, 290.
180, 256, 259, 287. Tedeschi,M., 265.
Sangiorgo,R., 293. Terni (societ), 167.
Sansanelli, N., 294. Teruzzi,A., 294.
Saporito, V., 143. Thaon de Revel,P., 216-7.
Sardi,C, 126, 272. Thayer, J. A., 80, 264.
Sarrocchi,G., 289. Tinti,P., 255.
Savelli, A., 126. Tittoni,T., 201.
303
Todisco, A., 268. Vicentini, G., 216.
Turati, F., 27, 107, 207, 214, 277. Vivarelli, R., 290.
Turati, G. P., 131. Volpe, G., 48, 54-65, 90, 257-8, 261-2,
Avvertenza vii
1. Premessa, p. 3 -
2. Le origini dell'idea di Nazione, p. 6 -
3. Missione ed economia, p. 12 -
4. La nazione, lo Stato e
le classi,p. 21
1. Le interpretazionifino al 1918, p. 29 -
2. La polemica tra
p. 54 -
4. Le interpretazioni del nazionalismo dopo il 1945,
p. 65 - 5. Gli studi pili recenti, p. 80
Note 253