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Jacques Lacan

Freud, riguardo alla morale,


determina il peso correttamente

II
La psicoanalisi costituente per unetica che
sarebbe quella di cui il nostro tempo ha necessit?

Conferenze pronunciate alla Facolt universitaria


di Saint-Louis, Bruxelles, il 9 e 10 marzo 1960

http://www.lacan-con-freud.it
Nota del traduttore

Presentiamo in traduzione italiana inedita il testo delle due conferenze pro-


nunciate da Jacques Lacan rispettivamente il 9 e 10 marzo 1960 a Bruxelles, su
invito della Facolt universitaria di Saint-Louis, e annunciate come delle lezioni
pubbliche: Freud, concernant la morale, fait le poids correctement, e La psycha-
nalyse est-elle constituante pour une thique qui serait celle que notre temps n-
cessite? I titoli delle conferenze, che Lacan, fatto insolito, aveva redatto nella
maggior parte del testo, sono stati proposti da Lacan stesso.
Il testo delle conferenze stato pubblicato per la prima volta nel 1982 su
Quarto, supplemento belga alla Lettre mensuelle de lcole de la cause freudienne
con un unico titolo, quello proposto da Lacan per la seconda conferenza; questa
pubblicazione interna alla Scuola non stata ritrovata.
Nella primavera 1986, sulla rivista della cole Belge de Psychoanalyse,
Psychoanalyse, n 4, pp. 163-187, numero interamente consacrato a Jacques
Lacan, le due conferenze sono state pubblicate rispettivamente con i seguenti ti-
toli, estratti da frasi pronunciate da Lacan nel corso dei suoi interventi: cette
place, je souhaite quacheve de se consumer ma vie e Il me faudrait ajouter
No.
Nel 2005 nella collana Champ Freudien di Seuil le due conferenze sono state
pubblicate, per la cura di Jacques-Alain Miller, con il titolo Discours aux catho-
liques: Jacques Lacan, Le triomphe de la religion preced de Discours aux catho-
liques, Seuil, Paris 2005.
La presente traduzione si basa sul testo pubblicato sulla rivista della cole
Belge de Psychoanalyse, Psychoanalyse, n 4, liberamente disponibile
nellarchivio o nella biblioteca di numerosi siti Web che si richiamano
allinsegnamento di Lacan, per esempio:
http://www.ecole-lacanienne.net/bibliotheque.php/
http://aejcpp.free.fr/lacan/
che abbiamo riprodotto in appendice; tuttavia ledizione curata da Jacques-
Alain Miller, che fa chiarezza su molti punti controversi o addirittura inesplicabi-
li del testo, stata presa in considerazione tutte le volte che si dimostrato indi-
spensabile. Tutte le note al piede della pagina sono del traduttore.

Nel capitolo XIV del Seminario, Libro VII (1959-1960), Lthique de la psycha-
nalyse (Seuil, Parigi 1986; tr. it. Letica della psicoanalisi, Einaudi, Torino 1994)
Lacan si riferisce a queste conferenze chiamandole mon discours aux catholi-
ques, il mio discorso ai cattolici (p. 211 delledizione Seuil, p. 227 delledizione
Einaudi), perch sono appunto state pronunciate su invito di un'autorevole Uni-
versit Cattolica. Nel capitolo XIII (seminario del 16 marzo 1960) sempre riferen-
dosi alle conferenze afferma:
Avevo davanti un pubblico certamente assai vasto e che mi aveva fatto
unottima impressione, convocato dallinvito di unUniversit cattolica il che, di
per s, vi spiegher perch io abbia parlato loro innanzitutto di ci che in Freud
ha a che fare con la funzione del Padre.
Come ci si poteva aspettare da me, non ho avuto peli sulla lingua, n ho mi-
surato i termini. Non ho cercato di attenuare la posizione di Freud nei confronti
della religione. Sapete tuttavia quale sia la mia posizione riguardo a quelle che
vengono chiamate le verit religiose.
La cosa merita forse di essere precisata, per una volta, anche se credo di a-
verla gi abbastanza chiarita. Che lo si faccia a titolo personale, o in nome di
una posizione metodologica, di una posizione cosiddetta scientifica a cui capita
che si attengano persone che sono peraltro credenti, ma che nondimeno in un
determinato ambito si sentono tenute a mettere da parte il punto di vista pro-
priamente confessionale , c' un certo paradosso nell'escludere praticamente
dal dibattito e dall'esame delle cose termini e dottrine che sono stati articolati nel
campo proprio della fede, con il pretesto che appartengono a un ambito che sa-
rebbe riservato ai credenti. () Noi analisti, che pretendiamo, rispetto ai feno-
meni del nostro campo, di andare al di l di certe concezioni di una pre-
psicologia, di affrontare le realt umane senza pregiudizi, non abbiamo nessun
bisogno di dare a tali verit religiose un'adesione, quale che sia, in un ventaglio
che pu dispiegarsi nell'ordine di quella che si chiama fede, per interessarci a ci
che stato articolato in termini propri nell'esperienza religiosa nei termini, per
esempio, di conflitto tra libert e grazia.
Una nozione cos articolata e precisa come quella di grazia insostituibile
quando si tratta di psicologia dell'atto, e non si trova niente di equivalente nella
psicologia accademica classica. E non solo le dottrine, ma anche la storia delle
scelte, ossia delle eresie verificatesi in questo registro, la srie degli impeti che
hanno motivato un certo numero di direzioni nell'etica concreta delle generazio-
ni, appartengono al nostro esame, e anzi richiedono tutta la nostra attenzione
nei confronti del loro particolare registro e del loro modo di espressione. (pp.
215-216 delledizione Einaudi).

Diciamo, infine, che la nostra intenzione era di proporre un testo scritto e


non di restituire il parlato, se non, per quanto possibile, nella sua intonazione,
per non dire vocazione; ci sembra, in effetti, che raramente al di fuori del proprio
Seminario Lacan abbia trovato simili accenti, esponendosi in un modo cos per-
sonale, come in queste conferenze. Esse possono forse essere considerate, rispet-
to al seminario dedicato alletica della psicoanalisi, come louverture rispetto
allopera, che secondo il Kierkegaard critico del Don Giovanni mozartiano
deve contenere quello stesso che contiene lopera, ma in un altro senso, quasi
idealmente sintetizzato in un centro che commuove con la sua potenza
lascoltatore.

Moreno Manghi

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I

Freud, riguardo alla morale,


determina il peso correttamente

Signore, Signori

quando il canonico Van Camp venuto a chiedermi, con le forme di


cortesia raffinata che lo contraddistinguono, di parlare all'Universit
Saint-Louis a Bruxelles di qualche cosa che fosse in rapporto col mio in-
segnamento, non trovai, Dio mio, niente di pi semplice che rispondergli
che avrei parlato dello stesso argomento che avevo scelto per lanno che
cominciava (eravamo allora in ottobre): letica della psicoanalisi.
Ribadisco qui le circostanze, le condizioni di questa scelta, per evitare,
insomma, alcuni malintesi.
Quando si viene ad ascoltare uno psicoanalista, ci si aspetta infatti di
ascoltare, ancora una volta, una perorazione di quella cosa discussa che
la psicoanalisi; oppure qualche apprezzamento delle sue virt che sono
evidentemente, in linea di principio, come ciascuno sa, di ordine terapeu-
tico. per lappunto ci che non far questa sera: non aspettatevi per-
tanto niente del genere.
Mi trovo dunque nella difficile posizione di dovervi mettere allincirca a
parte dellinsegnamento che ho scelto questanno di svolgere per un udi-
torio necessariamente pi formato a questa ricerca di quanto voi non lo
possiate essere qualunque sia l'attrattiva, l'attenzione che sc orgo su
tutti questi volti che mi ascoltano , poich quelli che mi seguono, mi se-
guono da circa sette od otto anni; [un insegnamento] centrato precisa-
mente sul tema, piuttosto evitato in generale, delle incidenze etiche della
Freud, riguardo alla morale, determina il peso correttamente 5

psicoanalisi, della morale che essa pu suggerire, della morale che pre-
suppone, della morale che condiziona; forse del passo avanti grande
audacia! che ci permetterebbe di fare riguardo al campo morale.
A dire il vero, chi vi parla entrato nella psicoanalisi abbastanza tardi
per aver [prima] tentato come chiunque, insomma, abbia ricevuto una
formazione, uneducazione di orientarsi nel campo della questione etica
intendo teoricamente , eccetto, forse, Dio mio, per qualcuna di quelle
esperienze che chiamiamo di giovent. Ma infine, egli nella psicoana-
lisi da un tempo abbastanza lungo per poter dire che presto avr passato
met della sua vita ad ascoltare delle vite che si raccontano, che si con-
fessano. Egli ascolta. Io ascolto. Di queste vite, che dunque da quasi
quattro settenari ascolto confessarsi davanti a me, io non sono niente per
pesarne il merito. Ed uno dei fini del silenzio che costituisce la regola del
mio ascolto, proprio di tacere l'amore. Non tradir pertanto i loro segreti
triviali e incomparabili.
Ma c qualche cosa di cui vorrei dare testimonianza. In questo posto
[che occupo e dove] auguro che finisca di consumarsi la mia vita, in que-
sto posto che avr occupato, continuer a palpitare dopo di me, come un
resto (dchet), uninterrogazione innocente, se cos posso dire, ma anche
scandalosa:
tra questi uomini, questi vicini, amabili o importuni, gettati in questa
impresa (affaire) a cui la tradizione ha dato nomi diversi, di cui quello di
esistenza l'ultimo venuto in filosofia in questa impresa di cui diremo
che ci che ha di zoppicante sicuramente quel che vi in essa di pi
certo come pu essere che questi uomini, sostegno ognuno e tutti di un
certo sapere o da esso sostenuti come pu essere che questi uomini si
abbandonano gli uni gli altri, in preda alla cattura di quei miraggi a cau-
sa dei quali la loro vita, sciupando l'occasione, lascia sfuggire la propria
essenza ? a causa dei quali la loro passione sbeffeggiata ? a causa dei
quali il loro essere, nel migliore dei casi, perviene solo a quel poco di real-
t che non si afferma se non in quanto sempre stato deluso?

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6 Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 9 marzo 1960

Ecco ci che mi insegna la mia esperienza, la questione che io lascio in


eredit, in questo punto, in materia di etica, e in cui per me si raccoglie
ci che costituisce, in questa impresa, la mia passione di psicoanalista.

S, lo so, secondo la formula di Hegel tutto ci che reale razionale.


Ma io sono di quelli che pensano che la reciproca non da screditare:
che tutto ci che razionale reale. Il guaio che vedo la maggior parte
di quelli che sono presi tra luno e l altro, il razionale ed il reale, ignorare
questo rassicurante accordo. Mi spinger a dire che per colpa di quelli
che ragionano?
Una delle pi inquietanti applicazioni di questa famosa reciproca che
ci che insegnano i professori reale e, come tale, ha degli effetti tanto
quanto ciascun reale, degli effetti interminabili, indeterminabili addirittu-
ra anche se questo insegnamento falso! Ecco su che cosa minterrogo.
Tanto peggio.
Nellaccompagnare lo slancio di uno dei miei pazienti verso un po di
reale, scivolo insieme a lui su ci di cui non si sa se la psicologia con-
temporanea il modello o la caricatura, su quello che chiamer il credo
della stupidit:
l'io, considerato come funzione di sintesi e al tempo stesso di integra-
zione; la coscienza, considerata come il compimento della vita; l'evoluzio-
ne, considerata come la via dell'avvento dell'universo della coscienza;
l'applicazione categorica di questo postulato allo sviluppo psicologico
dell'individuo; la nozione di condotta, applicata in modo unitario per dis-
solvere nella stupidit ogni carattere drammatico della vita umana.
Tutto questo deve mascherare che niente, nella vita concreta di un so-
lo individuo, permette di fondare l'idea che la vita sia guidata da un simi-
le fine; [un fine] che la condurrebbe, attraverso una progressiva coscienza
di s sorretta da uno sviluppo naturale , all'accordo con se stessa e al
consenso del mondo da cui la sua felicit dipende.
Non che consideri senza efficacia lammasso che si concretizza, di se-
quele collettive di sperimentazioni, in definitiva correttive, sotto la guida

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della psicologia moderna. Si tratta di forme diluite di suggestione, se cos


posso dire, non prive di effetti, che possono trovare interessanti applica-
zioni nella fede del conformismo, e perfino dello sfruttamento sociale. Ma
tutto ci non ha efficacia su unimpotenza che aumenta a mano a mano
che abbiamo loccasione di sperimentare quegli effetti. Un'impotenza
sempre pi grande dell'uomo a raggiungere il suo proprio desiderio. Im-
potenza che pu arrivare fino a privarlo dello scatenamento [dclenche-
ment] della carne e che, perfino quando questo rimane disponibile, non
gli permette di trovare il suo oggetto, rende la sua ricerca senza successo,
e lo fa vivere in unangoscia che immiserisce sempre pi quella che po-
tremmo chiamare la sua possibilit inventiva.

Tutta questa tenebra stata di colpo rischiarata da Freud a livello del-


la nevrosi. A questa irruzione della scoperta nel sottosuolo, ha corrispo-
sto l'avvento di una verit: il desiderio non cosa semplice. Esso non
n elementare, n animale, n specialmente inferiore. la risultante, la
composizione, il complesso di tutta unarticolazione di cui mi sono sforza-
to di dimostrare il carattere decisivo nel penultimo termine del mio inse-
gnamento, l dove parlo senza tacere nulla. E bisogner che una volta vi
dica forse perch lo faccio.
Il carattere decisivo del desiderio, cos come Freud lo ha abbozzato,
non unintuizione [aperu]; non consiste solamente nel fatto di essere
pieno di senso, di essere archetipico, di rappresentare unestensione della
psicologia detta comprensiva; non consiste, in particolare, in ci che rap-
presenterebbe un ritorno ad un naturalismo micro-macroscopico, la
concezione ionia della conoscenza ; non consiste neppure nel riprodur-
re figurativamente delle esperienze concrete primarie, cos come una psi-
coanalisi detta genetica l'articola ai nostri giorni, approdando alla
nozione semplicistica di confondere la progressione da cui si genera il
sintomo con la regressione del cammino terapeutico, per sfociare in una
sorta di relazione a incastro che si sostiene sullo stereotipo della frustra-
zione nel rapporto per appoggio che lega il bambino alla madre.

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8 Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 9 marzo 1960

Tutto ci solamente apparenza e fonte di errori.


Il carattere peculiare che, nellintenzione di Freud, assume il desiderio
nel suo emergere come un oggetto nuovo per la riflessione etica la pe-
culiarit dell'inconscio freudiano consiste [invece] nell'essere traducibi-
le, perfino l dove non pu essere tradotto: ad un certo punto radicale del
sintomo, segnatamente del sintomo isterico. infatti perch il sintomo
isterico rientra nel campo di ci che non ancora stato decifrato, dunque
del decifrabile, che esso rappresentato nellinconscio solo in quanto si
presta alla funzione di ci che si traduce.
Ci che si traduce ci che tecnicamente si chiama il significante, cio
un elemento che ha due propriet, due dimensioni: [1] essere legato sin-
cronicamente ad una batteria di altri elementi che possono sostituirlo; [2]
essere disponibile per un uso diacronico, ossia per la formazione di una
catena, la costituzione di una catena significante.
Ci sono nell'inconscio delle cose significanti che si ripetono, che corro-
no costantemente all'insaputa del soggetto. Qualche cosa d immaginabi-
le, o di simile a ci che vedevo poco fa, mentre venivo in questa sala: le
bande luminose pubblicitarie che scivolavano sul frontone degli edifici.
Ci che le rende interessanti per il clinico che, in circostanze propizie,
queste catene sintrufolano in ci che interamente della loro stessa na-
tura, ovvero il nostro discorso cosciente nel senso pi ampio, ossia tutto
ci che c' di retorico nella nostra condotta, vale a dire molto di pi di
quello che noi crediamo. E, lo vedete, lascio da parte qui la dialettica.
Mi domanderete allora: che cosa sono questi elementi significanti? Ri-
sponder che l'esempio pi puro del significante la lettera, una lettera
tipografica. Una lettera non vuol dire niente? Non necessariamente! Pen-
sate alle lettere cinesi per ciascuna delle quali trovate nel dizionario un
insieme di significati che non ha niente da invidiare al dizionario che cor-
risponde alle nostre parole. Che significa? Che cosa voglio dire dandovi
questa risposta? Non ci che si pu credere. Poich vuol dire che la defi-
nizione delle lettere cinesi, tanto quanto quella delle nostre parole, ha va-
lore solo come raccolta di usi. Rigorosamente parlando, nessun senso

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pu nascere da un gioco di lettere o di parole se non in quanto si propone


come una modificazione del loro uso gi stabilito. Ci implica che ogni si-
gnificazione acquisita da questo gioco dipende dalle significazioni a cui
esso gi stato legato, per quanto le realt interessate in questa reitera-
zione siano estranee tra loro. E questo costituisce la dimensione che
chiamo della metonimia, che fa la poesia di ogni realismo. Ci implica,
daltronde, che ogni nuova significazione pu generarsi solo dalla sostitu-
zione di un significante a un altro: dimensione della metafora mediante
cui la realt si [impregna] di poesia. Ecco ci che accade al livello dell'in-
conscio e che fa che esso abbia la natura di un discorso, sempre che ci
permettiamo di qualificare come discorso un certo uso delle strutture del
linguaggio.
La poesia interviene gi a questo livello? Tutto lo lascia intendere. Ma
limitiamoci a quello che vediamo, che sono degli effetti di retorica. La cli-
nica lo conferma, mostrando che si intrufolano nel discorso concreto ed
in tutto ci che si discerne della nostra condotta in quanto contrassegna-
to dall'impronta del significante. Quelli di voi abbastanza navigati saran-
no cos ricondotti alle origini stesse della psicoanalisi, allo studio della
scienza dei sogni, del lapsus, o del motto di spirito. Gli altri, quelli che ne
sanno di pi, sono avvertiti del senso in cui si compie uno sforzo di ripre-
sa della nostra informazione.
Insomma: ci basterebbe leggere il nostro desiderio in questi geroglifi-
ci!? No. Riportatevi al testo freudiano sui temi che ho appena evocato,
sogni, lapsus, o motti di spirito: non vi vedrete mai il desiderio articolarsi
in chiaro. Il desiderio inconscio quello che vuole chi tiene il discorso in-
conscio: per questo che parla! Come dire che nulla lo obbliga, per quan-
to inconscio sia, a dire la verit; anzi, il fatto stesso che parla gli d la
possibilit di mentire. Il desiderio, dal canto suo, risponde all'intenzione
vera del discorso. Che cosa pu essere l'intenzione di un discorso dove il
soggetto, dal momento che parla, escluso dalla coscienza?
Ecco sottoposti alla morale delle rette intenzioni alcuni problemi inedi-
ti che i nostri moderni esegeti apparentemente non sospettano neanche.

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10 Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 9 marzo 1960

Non, comunque, quel tomista 1 che, gi molto tempo fa, non ha trovato
niente di meglio che commisurare al principio dell'esperienza pavloviana
la dottrina di Freud, per introdurlo alla considerazione eminente dei cat-
tolici. Il che gli valso, cosa curiosa, di ricevere, e fino ai nostri giorni, le
testimonianze di una considerazione pari a quella di coloro che denigra-
va: la facolt di lettere che coronava la sua tesi; e di quelli che si pu dire
che tradiva: i suoi colleghi psicoanalisti. Ho troppa stima per le capacit
presenti degli ascoltatori, letterarie e psicoanalitiche, per pensare che
questa soddisfazione sia altra che quella di un silenzio complice sulle dif-
ficolt che mette veramente in gioco la psicoanalisi in campo morale.
Perch si possa cominciare a pensarci, bisognerebbe osservare che forse
un discorso tanto pi privo dintenzione, quanto pi pu confondersi
con una verit, con la verit, con la presenza stessa della verit nel reale,
sotto una forma impenetrabile.
Bisogna concludere che una verit per nessuno fino a quando non
decifrata? Cosa pensare di un desiderio rispetto a cui la coscienza non ha
pi niente a che fare, se non il saperlo inconoscibile quanto la cosa in
s, ma tuttavia riconosciuto come la struttura di quel per s per eccel-
lenza che una catena di discorso?

[Freud] non vi sembra in ogni caso pi alla portata della nostra tra-
dizione filosofica, intendo nel condursi correttamente faccia a faccia
con quella Cosa che ci che abbiamo di pi intimo ma che , al tempo
stesso, la pi esclusa da noi? [Quella cosa che] in Belgio, a lungo scosso
dal soffio delle sette mistiche, delle eresie, era oggetto del partito preso
non tanto delle scelte politiche bens delle eresie religiose, e il cui se-
greto provocava gli effetti propri di una conversione, prima che la perse-
cuzione mostrasse che vi si teneva pi che alla vita.

1
Lacan allude a Dalbiez, La mthode psychanalytique et la doctrine freudienne, Descle de
Brouwer, Parigi, 1936. (Nota della redazione di Psychoanalyse)

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Propongo qui un'osservazione che non credo fuori luogo nellUniversit


davanti a cui parlo; indubbiamente un progresso, che si riflette nella
tolleranza che permette la coesistenza di due insegnamenti luno con-
fessionale e laltro no che si separano. Sarebbe vano negarlo, dal mo-
mento che noi stessi in Francia abbiamo imboccato una via simile. In
questa separazione mi sembra tuttavia di scorgere un risultato abbastan-
za curioso, nella misura in cui essa approda a una sorta di mimetismo
dei poteri che vi si rappresentano. Per quanto mi riguarda tenuto conto
che non professo alcuna appartenenza confessionale unepistola di san
Paolo mi sembra altrettanto importante da commentare, riguardo alla
morale, di unepistola di Seneca. Da questa separazione risulta tuttavia
ci che chiamer una curiosa neutralit, e il sapere quale potere tragga
da essa vantaggio mi sembra meno importante della certezza che, in ogni
caso, chi esercita quei poteri non ne sar svantaggiato.
Si cos diffusa una sorta di bizzarra divisione nel campo della verit,
e, per ritornare alla mie due epistole, non escluso che nel commentarle
in campi separati si perda lessenziale del loro messaggio. In altri termini,
connotare un campo come quello della credenza, per quanto esso sia ef-
fettivamente tale, non mi sembra sufficiente a escluderlo dallesame di
chi aderisce al sapere. Daltronde, per coloro che credono, per lappunto
di un sapere che si tratta.

San Paolo sinterrompe per dirci:


La Legge forse il peccato? Questo no. Tuttavia io non ho potuto
prendere conoscenza del peccato se non attraverso la Legge. Non avrei in-
fatti avuto lidea di bramarlo se la Legge non avesse detto non lo bra-
merai. Ma il peccato, trovando loccasione, suscita in me, grazie al
comandamento, ogni sorta di bramosie; il peccato infatti senza la Legge
morto. Ora, io, un tempo ero vivo, senza la Legge. Ma quando venne il
comandamento, il peccato si accese, si dest a vita, mentre, io, trovai la
morte. E il comandamento che doveva darmi la vita divenne per me cau-

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sa di morte, il peccato infatti, trovata loccasione per mezzo del coman-


damento mi sedusse e attraverso di lui mi ha fatto desiderio di morte. 2

Mi sembra che non sia possibile, a nessuno, credente o non credente,


di esimersi dal rispondere al messaggio articolato
in un modo
daltronde cos intensamente vivo, sensibile, tangibile per uno psicoanali-
sta che un tale testo comporta. In effetti, quando nel mio seminario ho
innestato direttamente il mio discorso su questo testo, i miei allievi non
si sono accorti che non ero pi io a parlare, se non per il tempo
dellaudizione musicale, quel mezzo-tempo che fa passare la musica a un
altro modo sensibile. In ogni caso, lo shock che la melodia di questa mu-
sica ha provocato in loro mi ha provato che, da qualunque parte venisse-
ro, non erano mai stati in grado, fino a quel momento, di cogliere il senso
di questo testo in relazione alla loro pratica.

dunque con una certa [disinvoltura] che la scienza si sbarazza di un


campo di cui non si vede perch non dovrebbe farsene carico. Da qualche
tempo, accade inoltre un po troppo spesso, per i miei gusti, che la fede
lasci che sia la scienza a incaricarsi di risolvere i problemi, quando si
tratta di questioni legate a una sofferenza un po troppo difficile da tratta-
re. Non sono certo qui a lamentarmi perch gli ecclesiastici mandano le
loro pecorelle alla psicoanalisi: non potrebbero fare meglio. Sono solo un
tantino seccato dal fatto che lo fanno, mi sembra, solo perch li classifi-
cano come malati che potrebbero pertanto trovare comunque qualche
sollievo, anche se da una fonte, diciamo, cattiva.
Se ferisco qualche buona volont, spero ugualmente di essere perdo-
nato nel giorno del Giudizio, quanto meno perch avr sollecitato questa
bont a ritornare su se stessa, vale a dire sulle cause di un certo non-
volere.

2
San Paolo, Epistola ai Romani, 7,7.

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Freud, riguardo alla morale, determina il peso correttamente 13

Tutti sanno che Freud era un rozzo materialista. Com possibile allo-
ra che non abbia saputo risolvere il problema, peraltro cos facile, dell'i-
stanza morale mediante il ricorso classico all'utilitarismo? allabitudine
nella condotta, insomma, raccomandabile per il benessere del gruppo.
cos semplice, e per di pi vero. L'attrattiva dell'utilit irresistibile, al
punto che si vedono delle persone dannarsi per il piacere di offrire la loro
comodit a coloro di cui si sono messi in testa che non potrebbero vivere
senza il loro soccorso. probabilmente uno dei fenomeni pi curiosi del-
la socievolezza umana. Ma l'essenziale consiste nel fatto che l'oggetto uti-
le spinge sorprendentemente all'idea di condividerlo tra il maggior
numero, perch veramente il bisogno del maggior numero come tale che
ne ha dato l'idea. Lunico problema che, di qualsiasi specie siano i be-
nefici dellutilit e la vastit del suo dominio, essa non ha rigorosamente
niente a che fare con la morale, che consiste primordialmente come
Freud ha visto e articolato senza mai cambiare, al contrario di numerosi
moralisti classici, o addirittura tradizionalisti, perfino socialisti nella
frustrazione di un godimento che si afferma come legge che appare avida.3
Indubbiamente, Freud pretende di ritrovare l'origine di questa legge
primordiale, secondo un metodo goethiano, a partire dalle tracce che re-
stano sensibili di avvenimenti critici. Ma non fatevi ingannare. Lo schema
evoluzionistico dell'ontogenesi che ricapitola la filogenesi solamente una
parola chiave utilizzata per fini di persuasione omnibus 4. A trarre in in-
ganno lonto, in quanto non si tratta dellessente [tant] 5 dellindividuo
ma del rapporto del soggetto allessere, se questo rapporto di discorso.
In essa [lontogenesi] si ritrova il passato del discorso concreto della stir-
pe umana, nonostante nel corso della sua storia gli siano accadute delle
cose che hanno modificato il rapporto del soggetto allessere. Cos, come
alternativa alleredit dei caratteri acquisiti, che in certi passaggi Freud

3
Cos abbiamo tradotto dans la frustration dune jouissance pose en loi apparemment avide .
4
Nel senso che si presta a molteplici usi.
5
Nella terminologia di Heidegger, lessente, das Seiende, si riferisce alluomo e a tutto ci che
lo circonda.

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sembra accreditare, la tradizione di una condizione che fonda, in un


certo modo, il soggetto nel discorso. E non posso fare a meno di sottoli-
neare, di dare rilievo a questa condizione; sorpreso che nessun critico,
nessun commentatore di Freud abbia fatto apparire nel suo carattere im-
ponente che la preoccupazione, la meditazione di Freud riguardo alla
funzione, al ruolo, alla figura, del Nome del Padre, cos come ogni suo ri-
ferimento etico, ruotano intorno alla tradizione propriamente giudeo-
cristiana, e si articolano interamente in essa.
Leggete lopuscolo intitolato Mos e il monoteismo, libro su cui si con-
clude la meditazione di Freud alcuni mesi prima della sua morte, libro
che lo consumava, e che pure lo preoccupava gi da molti anni, libro che
il termine e il compimento di ci che comincia con la fondazione, la cre-
azione del complesso di Edipo e si prolunga in quel libro cos mal com-
preso, cos mal criticato che sintitola Totem e tab. Vedrete allora che vi
si staglia una figura che concentra su di s lamore e lodio, figura magni-
ficata, figura magnifica, segnata da uno stile di crudelt attiva e subita 6.
Si potrebbe cavillare a lungo su ci che ha introdotto Freud a questa
immagine, sulle ragioni personali che ve lo hanno indotto, sul gruppo
familiare e l'esperienza dinfanzia, sul vecchio Jacob Freud, patriarca pro-
lifico e indigente di una modesta famiglia della razza indistruttibile. L'im-
portante non di fare la psicologia di Freud, su cui ci sarebbe molto da
dire, e che, dal canto mio, ritengo pi che altro femminile, come mi sem-
bra di rintracciare nella sua straordinaria esigenza monogamica. Attra-
verso di essa egli si sottomesso a quella dipendenza che uno dei suoi
discepoli, lautore della sua biografia, chiama uxuriosa.
Freud, nella vita quotidiana, lo vedo molto poco padre. Credo che non
abbia vissuto il dramma edipico se non sul piano dell'orda analitica. Egli
era, come dice da qualche parte Dante, credo, la Madre Intelligenza.
Riguardo a ci che abbiamo chiamato (e di cui vi parler domani sera)
la Cosa freudiana, innanzitutto la Cosa di Freud, vale a dire ci che al

6
Lomissis si riferisce alla figura del Padre primordiale.

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Freud, riguardo alla morale, determina il peso correttamente 15

centro del desiderio inconscio [agli antipodi del desiderio-intenzione]7. Ci


che importa come egli ha scoperto questa Cosa e da dove parte quando
la segue sulla pista dei suoi pazienti.
La riflessione di Totem e Tab, intorno a cui ruota la funzione dell'og-
getto fobico, di mettere questultimo sulla via della funzione del Padre,
che costituisce un punto girevole tra la preservazione del desiderio il
principio della sua onnipotenza (e non, come si scrive in una certa tradi-
zione dellanalisi, non senza inconvenienti, dellonnipotenza del pensiero)
e il principio, a esso correlato, di un interdetto che colpisce il desiderio.
I due principi aumentano e diminuiscono insieme, bench i loro effetti
siano differenti: [1] lonnipotenza del desiderio genera il timore e la difesa
che ne consegue nel soggetto; [2] linterdizione scaccia lenunciato
lenunciato del desiderio dal soggetto per farlo passare a un Altro, a
quellinconscio che non sa niente di ci che sostiene la sua enunciazione.
Il Padre interdice il desiderio efficacemente quel che ci insegna To-
tem e tab solo perch morto, e, aggiunger, perch lui stesso non lo
sa; intendete: che morto. questo il mito che Freud propone alluomo
moderno, in quanto luomo moderno colui per il quale Dio morto; in-
tendiamo: che crede di saperlo.

Perch Freud si avventura in un simile paradosso? Per spiegare che il


desiderio sar ancora pi minaccioso, e pertanto linterdizione pi neces-
saria e pi dura: se Dio morto pi niente permesso.
Il tramonto del complesso edipico il lutto del Padre, ma la sua liqui-
dazione ha un seguito duraturo: lidentificazione che porta il nome di Su-
per-io. Il Padre non amato diventa lidentificazione che viene subissata di
rimproveri verso se stessi. Ecco quello che Freud ci consegna, ritrovando,
attraverso i mille reticoli della sua testimonianza, un mito antichissimo,
che fa dipendere ci che ha guastato completamente la terra da qualcosa
di ferito, di perduto, di castrato in un re arcano.

7
Nel testo pubblicato da Seuil a cura di Jacques-Alain Miller il brano tra parentesi quadre sta al
posto di al centro del desiderio inconscio.

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16 Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 9 marzo 1960

necessario seguire in dettaglio ci che rappresenta la funzione del


Padre in tutto il suo peso. Occorre introdurre le distinzioni pi precise ri-
guardo a ci che ho chiamato linsistenza simbolica il Padre che pr o-
clama, sede della legge articolata dove si situa quello scarto [dchet] di
devianza, di deficit, attorno a cui si chiarisce la struttura della nevrosi
e, daltra parte, qualcosa che la psicoanalisi contemporanea trascura co-
stantemente, mentre era ovunque sensibile e viva per Freud; mi riferisco
allincidenza del Padre reale, che per quanto buona o addirittura benefi-
ca, in funzione di questa struttura pu determinare degli effetti devastan-
ti, malefici.
Ci addentriamo in quei dettagli dellarticolazione clinica in cui non
posso inoltrarmi, n introdurvi, questa sera, non fosse che per delle ra-
gioni di orario. Vi basti sapere che se c qualche cosa che promossa da
Freud al grado pi alto dellesperienza morale, certamente il dramma
che si recita in un certo luogo, che possiamo senzaltro chiamare della re-
ligiosit, qualunque sia il motivo del diniego [dnegation] di Freud ri-
guardo alla sua inclinazione personale verso il sentimento religioso, la
religione. Luogo della religiosit che anche quello dove si articola come
tale unesperienza che certo lultima delle preoccupazioni di Freud qua-
lificare come religiosa, poich egli tende a universalizzarla, ma che, ci
nondimeno, egli articola negli stessi termini in cui lesperienza religiosa
propriamente giudeo-cristiana lha, storicamente, sviluppata e articolata.
In che senso Freud si interessa al monoteismo? Egli sa di certo altret-
tanto bene di quel tale suo discepolo che gli dei sono innumerevoli e si
muovono come le figure del desiderio, essendone le metafore viventi. Ma
non il Dio unico. E, se ne cercher il prototipo in un modello storico il
modello visibile del Sole, della prima rivoluzione religiosa egiziana, quella
di Akhenaton , solo per ricollegarsi al modello spirituale della sua tra-
dizione, il Dio dei dieci comandamenti. Egli sembra adottare il primo
[modello], facendo di Mos un Egiziano, per ripudiare ci che chiamer la
radice razziale del fenomeno, la sua Volkpsychologie. Il secondo [modello]
gli permette di articolare come tale, nella sua esposizione, il primato

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Freud, riguardo alla morale, determina il peso correttamente 17

dellinvisibile in quanto caratterizza la promozione del legame paterno,


fondato sulla fede e la legge, che prevale sul legame materno, fondato in-
vece su una carnalit manifesta. Sono i termini stessi usati da Freud.
Il valore sublimatorio, se cos posso esprimermi, della funzione del
Padre, sottolineato, nei suoi propri termini, nel momento stesso in cui
appare la forma propriamente verbale, o addirittura poetica, come sua
conseguenza, poich alla tradizione dei profeti che [Freud] attribuisce il
compito di fare progressivamente affiorare, nella storia di Israele, nel cor-
so dei secoli, il ritorno di un monoteismo rimosso da una tradizione sa-
cerdotale pi formalista. Questo ritorno prepara in immagine [en image],
e secondo le Scritture, lattentato contro il Padre primordiale nel dramma
della redenzione, dove questo attentato diviene patente. sempre Freud
che scrive.
Mi sembra importante sottolineare questi tratti essenziali della dottri-
na freudiana, perch in confronto al coraggio, allattenzione, al fatto di
affrontare la vera questione, che questa dottrina rappresenta mi sem-
bra abbia poca importanza rimproverare a Freud di non credere
allesistenza di Dio o anche di credere che Dio non esista. Il dramma di
cui si tratta articolato secondo un valore umano universale e Freud qui
oltrepassa sicuramente, per la sua ampiezza, lambito di qualsiasi etica,
quanto meno di quelle che non intendono procedere secondo le vie
dellimitazione di Cristo.
Sto dicendo che la via di Freud procede allaltezza delluomo? Non lo
dico volentieri. Vedrete forse domani dove intendo collocare Freud in
rapporto alla tradizione umanista.
Al punto in cui siamo, vedo luomo sovradeterminato [surdetermin] da
un logos che ovunque dove anche la sua ananke, la sua necessit.
Questo logos non una superstruttura; piuttosto una sottostruttura,
dato che [ne] sostiene lintenzione, che articola in lui la mancanza
dellessere, e condiziona la sua vita di passione e sacrificio.
No, la riflessione di Freud non umanista e niente permette di appli-
cargli questa parola. Essa tuttavia temperanza e temperamento

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18 Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 9 marzo 1960

umanitaria, diciamolo, malgrado il tanfo che questa parola sprigiona ai


nostri giorni. Ma, cosa curiosa, non progressista, non confida per nulla
in un movimento di libert immanente, n nella coscienza e neppure nel-
la massa. Stranamente. Ecco perch essa supera lambito borghese
delletica, contro cui non sarebbe daltronde capace dinsorgere, non pi
che contro tutto quanto succede nella nostra epoca, compresa letica che
domina a Est, che, come ogni altra, unetica dellordine morale e del
servizio dello Stato.
Il pensiero di Freud smarcante [dmarquante]. Il dolore stesso gli
sembra inutile. Il disagio della civilt sembra per lui riassumersi nel fatto
di darsi tanta pena per un risultato dalle strutture finali piuttosto aggra-
vanti. I migliori sono coloro che esigono sempre il massimo da se stessi;
che siano le masse, come pure le lites, a riposarsi un po! Tutto ci, in
mezzo a tante dialettiche, non suona forse come una palinodia derisoria?
Domani spero di mostrarvi che non cos.

La morale, come ci insegna la tradizione antica, ha tre livelli: quello del


sommo bene, quello dellonest, quello dellutile.
Contrariamente a quello che si potrebbe credere, la posizione di Freud
a livello del sommo bene che il piacere non il sommo bene. E non
nemmeno ci che la morale rifiuta. Egli indica che il bene non esiste, e
che il sommo bene non pu essere rappresentato. Non nelle intenzioni
di Freud fare della psicoanalisi il modello dellonest del nostro tempo.
Egli lontanissimo da Jung e dalla sua religiosit, che ci si stupisce ven-
ga preferita negli ambienti cattolici, o addirittura protestanti, come se la
gnosi pagana, o addirittura una stregoneria rustica, potessero rinnovare
le vie daccesso allEterno.
Ricordiamo che Freud che ci ha portato la nozione che la colpa ritro-
va le sue origini a livello dellinconscio, articolata su un crimine fonda-
mentale di cui nessuno individualmente pu essere responsabile, e
neppure ha da esserlo. La ragione, tuttavia, risiede nel pi profondo

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Freud, riguardo alla morale, determina il peso correttamente 19

delluomo, dal momento che il desiderio dimensione [chelle] di linguag-


gio articolato, bench non sia articolabile.
Senzaltro a questo punto mi fermerete: cosa centra la ragione dato
che non pu esserci logica dove non c negazione? Certo Freud lha af-
fermato e dimostrato: linconscio non conosce la negazione. Ma, a
unanalisi rigorosa, risulta altrettanto vero che dallinconscio che pro-
viene la negazione, come in francese viene messo cos bene in risalto
dallarticolazione del ne discordante [discordantiel], che nellenunciato
non assolutamente necessario 8. Je crains quil ne vienne Temo che
venga vuol dire che io temo che venga, ma implica anche fino a che
punto io lo desidero.
Freud parla certamente al cuore di quel nodo di verit in cui il deside-
rio e la sua regola si danno la mano, in quel a 9 dove la sua natura [del
desiderio] ha meno a che fare con lessente delluomo che con la mancan-
za a essere di cui porta il marchio.
Questo accordo delluomo con una natura che, misteriosamente, in
conflitto con se stessa, e nel quale egli vorrebbe trovare riposo dalla sua
pena, ritrovando il tempo misurato della ragione, la via come spero di
mostrarvi che Freud ci indica, senza pedanteria, senza spirito di rifor-
ma, e come aperta a una follia che oltrepassa di gran lunga ci che Era-
smo ci ha detto delle sue radici.

8
Si tratta del ne detto in grammatica espletivo, ossia non obbligatorio, tipico di proposizioni
come: Il est plus instruit que tu (ne) crois = pi istruito di quanto (non) credi.
9
a il pronome dimostrativo, corrispettivo in francese dellEs tedesco, che in italiano viene
generalmente omesso nelle proposizioni dove il soggetto indeterminato; per esempio: a sent
bon che buon profumo; a fait deux heures que j'attends sono due ore che aspetto; a vaut
mieux meglio cos; qu'est-ce que a peut faire? che importanza ha?; les enfants, a comprend
tout i bambini capiscono tutto.

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II

La psicoanalisi costituente per unetica che


sarebbe quella di cui il nostro tempo ha necessit?

Monsignore, Signore, Signori,

Vi ho lasciati ieri sera con una serie di giudizi trincianti su Freud,


sulla sua posizione riguardo alletica, sullonest del suo intento.
Per chi?
Credo che Freud sia assai pi vicino al comandamento evangeli-
co: Amerai il prossimo tuo di quanto egli non sia disposto ad am-
mettere. Poich non lo ammette, lo ripudia come eccessivo nel suo
ergersi a imperativo, o lo sbeffeggia nel suo porsi come precetto dai
benefici illusori in una societ che continua a chiamarsi cristiana.
Ma sta di fatto che egli sinterroga su questo punto, che ne parla in
quellopera stupefacente che sintitola Il disagio della civilt.
Tutto sta nel senso del come te stesso con cui termina il co-
mandamento, e la passione diffidente propria di colui che smasche-
ra, trattiene Freud davanti a questo come. del peso dellamore
che si tratta, e Freud sa quanto grande sia lamore di s; lo sa pi di
ogni altro, perch ha riconosciuto che la forza del delirio vi trova la
sua origine: Sie lieben ihren Wahn wie sich selbst; essi amano il
loro delirio come se stessi, ha scritto. Freud ha designato col nome
di narcisismo questa forza, che implica una dialettica che mette a
disagio gli psicoanalisti. per farla comprendere che ho introdotto
La psicoanalisi costituente per unetica che sarebbe quella di cui il nostro tempo ha necessit?

nella teoria la distinzione rigorosamente metodica del simbolico,


dellimmaginario e del reale.
Io mi amo io stesso senza dubbio, e con tutta la rabbia vischio-
sa con cui la vescicola vitale si accanisce su se stessa, gonfiandosi
in una palpitazione a un tempo vorace e precaria, mentre fomenta
nel suo seno il punto vivo da cui la sua unit schizzer, disseminata
dalla sua stessa esplosione. In altri termini, io sono legato al mio
corpo dallenergia peculiare che Freud ha messo al principio
dellenergia psichica lEros, che congiunge i corpi viventi perch
possano riprodursi , e che ha chiamato libido.
Ma quello che amo per il fatto che c un io, a cui mi lega una
concupiscenza mentale, non il corpo, dal battito e dalla pulsazione
che sfuggono cos evidentemente al mio controllo, bens
unimmagine che minganna mostrandomi la mia unit nella sua
Gestalt, nella sua forma. Egli bello, egli grande, egli forte, e lo
tanto pi quanto brutto, piccolo e miserabile. Io mi amo io stesso
in quanto essenzialmente mi disconosco; non amo che un altro, un
altro con un piccolo a iniziale, da qui lusanza dei miei allievi di
chiamarlo il piccolo altro.
Nessuno stupore che non sia altro che me stesso che amo nel
mio simile. E non solo nella devozione nevrotica, stando a ci che
lesperienza cinsegna, ma anche nella forma diffusa e usuale
dellaltruismo sia esso educativo o familiare, filantropico, totalita-
rio o liberale, e a cui si vorrebbe spesso dover rispondere mostran-
dogli graziosamente il didietro luomo non mette in pratica se non
il suo amor proprio. Senza dubbio questo amore stato da molto
tempo rivelato nelle sue stravaganze, anche gloriose, dallindagine
moralista delle sue pretese virt. Ma lindagine analitica dellio per-
mette didentificarlo con la forma dellotre (outre), con leccesso (ou-
trance) doscurit che trasforma in preda il cacciatore, con la vanit

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Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 10 marzo 1960

di una forma visiva. Ecco la dimensione etica di ci che ho articola-


to, per farlo comprendere, col termine dello stadio dello specchio.
Freud cinsegna che lio fatto didentificazioni che si sovrappon-
gono, come una buccia, una specie di guardaroba composto di parti
gi pronte per luso, bench spesso linsieme risulti bizzarro. Me-
diante le identificazioni alle sue forme immaginarie, luomo crede di
riconoscere il principio della sua unit sotto forma di una padro-
nanza di se stesso che lo inganna inevitabilmente, sia essa o no il-
lusoria, poich quellimmagine fissata di s non gli corrisponde in
niente; solo la sua smorfia, la sua cedevolezza, la sua disarticolazio-
ne, il suo smembramento, la sua dispersione ai quattro venti, co-
minciano a indicargli qual il suo posto nel mondo. E c voluto
molto tempo perch egli potesse abbandonare lidea di un mondo
creato a sua immagine, e perch potesse riconoscere che lessenza
del mondo fosse ci che, di questa immagine, egli ritrovava sotto la
forma dei significanti di cui lindustria aveva cominciato a dissemi-
nare il mondo. a questo punto che appare limportanza decisiva
del discorso della scienza chiamata fisica, e che si pone la questione
di unetica a misura di un tempo individuato come il nostro tempo.
Il discorso della scienza rivela che non resta pi niente di
unestetica trascendentale mediante cui si stabilirebbe un accordo,
fossanche perduto, tra le nostre intuizioni e il mondo. La realt fisi-
ca si rivela ormai impenetrabile a qualunque analogia con un qual-
siasi tipo delluomo universale. Essa integralmente, totalmente
inumana. Il problema che ci si presenta non pi il problema della
co-noscenza (co-naissance), di una connaturalit che ci schiude
allamicizia delle apparenze. Sappiamo cosa sono diventati la terra e
il cielo, luna e laltro disabitati da Dio, e la questione di sapere
quello che vi facciamo apparire nelle disgiunzioni che costituiscono
le nostre tecniche.

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La psicoanalisi costituente per unetica che sarebbe quella di cui il nostro tempo ha necessit?

Ho detto le nostre tecniche, e su questo punto forse mi repli-


cherete: tecniche umane, e al servizio delluomo!. Senza alcun
dubbio, tuttavia esse sono diventate efficaci solo quando hanno po-
sto a loro principio una scienza che, se cos posso dire, si scate-
nata solo quando ha rinunciato a ogni antropomorfismo, non fosse
che quello della buona Gestalt delle sfere, la cui perfezione costitui-
va la garanzia della loro eternit, o quello della forza, in cui
limpetus si ripercuoteva fino al cuore dellazione umana.
Una scienza fatta di piccoli segni e di equazioni apprese, e che
partecipa dellinconcepibile precisamente per il fatto che d ragione
a Newton contro Descartes. Una scienza che non ha forma atomica
per caso, dato che la produzione dellatomismo del significante che
lha strutturata, quello stesso atomismo su cui si voluto ricostrui-
re la nostra psicologia e contro cui insorgiamo quando si tratta di
comprenderci noi stessi, senza riconoscere che, da questo atomi-
smo, siamo abitati. per questo che Freud potuto partire dalle i-
potesi dellatomismo psicologico, indipendentemente dal fatto che
labbia accettato. Egli, infatti, non tratta gli elementi
dellassociazione come delle idee che esigono la genesi della loro e-
purazione a partire dallesperienza, ma come dei significanti, la cui
costituzione implica innanzitutto la loro relazione con ci che di ra-
dicale si nasconde nella struttura: il principio di permutazione.
Principio di permutazione vuol dire che una cosa pu essere
messa al posto di unaltra per qualcuno, e solo a questa condizione
rappresentarla. Si tratta di un significato della parola rappresenta-
zione completamente diverso da quello delle pitture, delle Abschat-
tungen 10, dove il reale sarebbe supposto ammannirci non so quale
streap-tease. Anche Freud lha articolato rigorosamente dato che,
per definire ci che rimosso, non ha usato il termine Vorstellung

10
Nelledizione Seuil Abschumungen.

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Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 10 marzo 1960

bench laccento nel materiale dellinconscio sia messo sul rappre-


sentativo ma il termineVorstellungsreprsentanz.
Su questo punto non mi dilungher oltre. Voglio solo farvi osser-
vare che non indulgo qui a nessuna costruzione filosofica ma cerco
di richiamarmi ai materiali pi immediati della mia esperienza, e se
faccio ricorso al testo di Freud per testimoniare di questa esperienza
perch vi ritrovo una congiunzione rara, checch ne possa dire
una critica tanto pignola quanto ottusa, come accade a chi non fa
che parlare continuamente di comprensione. C un raro accordo,
dico, eccezionale nella storia del pensiero, tra il discorso di Freud e
la Cosa che ci rivela. Il suo esserne consapevole fuor di dubbio,
ma, dopo tutto, conformemente a ci che egli ci rivela, mi spinger a
dire che laccento di consapevolezza posto su questo o quel punto
del suo pensiero secondario.
Le rappresentazioni per Freud non hanno pi niente di apollineo,
il loro impiego elementare.
Il nostro apparato neurologico opera in modo che noi alluciniamo
ci che pu soddisfare i nostri bisogni. Questo costituisce forse un
progresso rispetto a quanto possiamo presumere se consideriamo la
reattivit dellostrica rintanata sul suo scoglio, ma anche pericolo-
so, perch ci lascia alla merc della sensazione, di un semplice
campione del gusto o della palpazione, e, come ultima risorsa, a ri-
correre al pizzicotto per sapere se non stiamo sognando. Ecco trac-
ciato lo schema di funzionamento del duplice principio che
comanda, secondo Freud, laccadere psichico il principio di pi a-
cere e il principio di realt nella misura in cui su di esso si inn e-
sta la fisiologia della relazione naturale delluomo col mondo.
Sorvoleremo sul paradosso che una simile concezione costituisce
dal punto di vista di una teoria delladattamento della condotta, se
pensiamo che essa orienta il tentativo di ricostruzione di una certa

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La psicoanalisi costituente per unetica che sarebbe quella di cui il nostro tempo ha necessit?

idea di etologia; quello che importa, in questo schema dellapparato


[psichico], ci che il suo funzionamento effettivo introduce, una
volta che Freud vi scopre la catena degli effetti propriamente incon-
sci.
Non mai stato veramente colto il rovesciamento che a livello
stesso del duplice principio [dellaccadere psichico] leffetto
dellinconscio comporta. Rovesciamento, o piuttosto ricusazione (r-
cusation) 11 degli elementi ai quali questi principi sono ordinaria-
mente associati.
La funzione del principio di realt, e in particolare quanto della
coscienza si collega episodicamente a esso, si dedica al servizio della
soddisfazione del bisogno; la coscienza, infatti, legata agli elementi
del sensorio privilegiato in quanto essi sono in rapporto con
limmagine primordiale del narcisismo. Inversamente, i processi di
pensiero, tutti i processi di pensiero compreso (compris), stavo per
dire compromesso (compromis) il giudizio stesso sono dominati dal
principio di piacere. I processi di pensiero, che risiedono
nellinconscio, diventano coscienti solo mediante la verbalizzazione
teoretica (thorisante) la quale, come ho detto ieri, li organizza se-
condo la struttura del linguaggio che li propone alla riflessione.
La conseguenza, o piuttosto la vera ragione dellinconscio, che
luomo sappia fin dallorigine che egli sussiste in una relazione
dignoranza. Questo significa che laccadimento psichico delluomo
comporta una divisione iniziale (premire) a causa della quale tutto
ci che lo fa palpitare comunque lo si voglia classificare, appetito,
simpatia e, in generale, diletto (plaisance) lascia al di fuori e con-
torna la Cosa a cui destinato tutto ci che egli sperimenta in
unorientazione del significante gi predicativo.

11
Nel testo dcussation. Seguiamo qui la lezione delledizione Seuil.

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Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 10 marzo 1960

Tutto questo non sono stato io a scovarlo nellEntwurf in questo


progetto di psicologia scoperto tra le carte della corrispondenza di
Freud con Fliess perch vi appare gi chiaramente, ma si appre z-
za veramente solo se si mostra lossatura di una riflessione che si
realizzata in una pratica incontestabile.
Lo stretto legame di ci che Freud chiama propriamente la Wis-
sbegierde che in tedesco una parola molto forte, la cupido scien-
di, in francese dovremmo dire lavidit curieuse (lavidit curiosa)
con la svolta decisiva della libido, un fatto rilevantissimo che si ri-
percuote in mille tratti determinanti nello sviluppo individuale del
bambino.
Tuttavia la Cosa non oggetto e non saprebbe esserlo, dal mo-
mento che il suo termine (terme) sorge come correlato di un soggetto
ipotetico solo in quanto questo soggetto sparisce, svanisce fading
del soggetto e non termine (terme) sotto la struttura significante. Il
fatto che questa struttura esiste gi prima che il soggetto prenda
la parola e con essa si faccia portatore di alcuna verit, n preten-
dente ad alcun riconoscimento.
Nel vivente che viene ad abitare il discorso e che prende la parola,
la Cosa dunque ci che contrassegna il posto in cui egli patisce del
manifestarsi del linguaggio nel mondo. cos che ovunque appare
lessere rispetto a cui lEros vitale incontra il limite della sua ten-
denza a unire.
Questa tendenza allunione in Freud considerata in termini or-
ganici, biologici, pur non avendo niente a che fare con quello che in-
segna la biologia, ultima arrivata delle scienze fisiche. Si tratta
infatti di un investimento erotico degli orifizi principali del corpo. Da
qui la famosa definizione freudiana della sessualit, da cui si volu-
to dedurre una pretesa relazione doggetto detta orale, anale, geni-
tale, relazione che implica in se stessa una profonda ambiguit, una

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La psicoanalisi costituente per unetica che sarebbe quella di cui il nostro tempo ha necessit?

confusione, poich d rilievo a un correlativo naturale camuffandolo


da riferimento a una norma dello sviluppo.
a causa di simili confusioni che la maledizione di san Matteo
contro coloro che ammassano nuovi fardelli per caricarli sulle spalle
degli altri, colpirebbe coloro che autorizzano nelluomo il sospetto 12
che vi sia qualche tara personale allorigine dellinsoddisfazione ine-
rente alle relazioni damore.
Se Freud e la casuistica13 erotologica14 nel corso dei secoli non
ha saputo fare meglio di lui ha scoperto i motivi del degrado della
relazione amorosa, lha messa innanzitutto in relazione al dramma
dellEdipo, ossia a un conflitto drammatico che struttura una fendi-
tura 15 pi profonda del soggetto, una Urverdrngung, una rimozione
arcaica. Da allora, pur facendo posto alla rimozione secondaria che
costringe a separarsi le correnti da lui distinte come la corrente del-
la tenerezza e la corrente del desiderio, Freud non ha tuttavia mai
avuto laudacia di proporre una cura radicale del conflitto inscritto
nella struttura. Se ha potuto delineare come nessuna caratterolo-
gia primitiva o moderna aveva mai fatto quelli che ha chiamato
tipi libidici, solo per formulare espressamente la conferma che vi
qualcosa dirrimediabilmente falsato (fauss) nella sessualit u-
mana.
Ecco senza dubbio perch Jones, nellottemperare al necrologio
che onorava colui che era stato il maestro pi appassionatamente
ammirato, non ha potuto fare a meno bench fosse un sostenitore
dichiarato di una Aufklrung risolutamente antireligiosa di collo-

12
Nel testo supon; nelledizione Seuil supposition.
13
Parte della teologia che tratta dei casi di coscienza.
14
Nel testo rotologique; nelledizione Seuil ontologique.
15
Nel testo refonte, rimaneggiamento; nelledizione Seuil refente (propriamente lazione
di segare longitudinalmente un particolare tipo di tronchi per poi assemblarli in una struttu-
ra portante), termine che deriva probabilmente da refendre, dividere o tagliare in due o pi
parti, che abbiamo tradotto con fenditura, preferendolo a scissione.

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carlo, per lidea che aveva del destino delluomo, sotto il patronato,
scrive, dei Padri della Chiesa.
Ma si pu dire di pi. Se Freud mette in carico alla morale sessu-
ale il nervosismo imperante nelluomo civilizzato del nostro tempo,
non pretende, tuttavia, di offrire soluzioni in generale per una mi-
gliore disposizione di questa moralit.
Loggetto recentemente immaginato dalla psicoanalisi come misu-
ra delladattamento libidico conformerebbe, secondo il suo modello,
tutta una realt come modo di relazione del soggetto al mondo. Re-
lazione vorace, relazione ritentiva, o anche per usare un termine
dagli intenti moraleggianti con cui la difesa della psicoanalisi in
Francia ha infiocchettato le sue prime scappatelle relazione obla-
tiva, che si rivelerebbe come lidillio della relazione genitale.
Spetterebbe dunque allo psicoanalista ricacciare la perversione
fondamentale (foncire) del desiderio umano 16 nellinferno del pre-
genitale in quanto caratterizzato dalla regressione degli affetti ?
spetterebbe a lui far rientrare nelloblio la verit svelata nei misteri
antichi che Eros un Dio nero?
Loggetto di cui si fa cos bella mostra designa solo
unimputazione grossolana degli effetti della frustrazione, che
lanalisi si occuperebbe di temperare, col solo risultato di camuffare
delle sequenze molto pi complesse, la cui ricchezza come pure la
singolarit, in un certo impiego ortopedico dellanalisi, sembrano
stranamente eclissarsi.
Il ruolo singolare del fallo nella fondamentale (foncire) 17 dispari-
t (disparit) cerco qui un equivalente della parola inglese odd

16
Nel testo foncire, letteralmente innata, da intendere qui nel senso della sessualit
perversa polimorfa del bambino prima dellEdipo, cos come descritta da Freud nei Tre
saggi sulla sessualit, e da non confondere assolutamente con la perversione come esito,
destino della pulsione, che comporta una scelta individuale.
17
Cfr. la nota precedente.

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della sua funzione, la funzione virile, si situa nella doppiezza della


castrazione soggetta allAltro, la cui dialettica sembra sottomessa a
passare per la formula: non senza averlo, mentre la femminilit,
che sottomessa inizialmente allesperienza della privazione, fa il
voto che il fallo esista simbolicamente nel bambino partorito, indi-
pendentemente dal fatto che egli lo abbia o no.
Questo oggetto terzo, il fallo, che si distaccato nella dispersione
[del corpo] di Osiride18 a cui poco fa abbiamo fatto allusione, riveste
la pi segreta funzione metonimica a seconda che sinterponga o
venga assorbito nel fantasma del desiderio. Precisiamo che il fanta-
sma , a livello della catena dellinconscio, ci che corrisponde
allidentificazione del soggetto che parla come Io nel discorso della
coscienza. Nel fantasma il soggetto si sperimenta come colui che
vuole a livello dellAltro, questa volta con una A maiuscola, ossia [si
sperimenta] nel posto in cui verit senza coscienza e senza appel-
lo; qui che egli si muta in quella densa assenza che si chiama il
desiderio.
Il desiderio non ha oggetto, tranne, come dimostrano le sue stra-
nezze, quello accidentale, sia esso normale oppure no, che si tro-
vato a significare per un attimo o in un rapporto costante i
confini della Cosa, di quel niente attorno a cui ogni passione umana
racchiude il suo spasimo dallinflessione effimera o duratura, col
suo periodico ripetersi.
Nellanoressia mentale la passione della bocca che singozza sfre-
natamente quel niente in cui il desiderio invoca la privazione dove

18
Tefnut e Shu generano Iside, Osiride, Neftys e Seth. Poich Seth voleva avere il dominio
sulla generazione, uccide Osiride e lo smembra in 14 pezzi che disperde per il mondo. Do-
po lunghe e faticose ricerche Iside, sposa di Osiride, riesce a trovare i 13 pezzi del corpo e a
ricomporli, ma non trova il fallo del suo compagno. Iside ricompone il corpo del marito, e
gli fabbrica un fallo di legno (o di fango); Thoth, suo zio, proferisce delle litanie magiche
che, unite alle lacrime di Iside, ridanno vita al fallo di Osiride che feconda la sua consorte e
genera il figlio Horus, il quale poi sfider Seth.

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Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 10 marzo 1960

si riflette lamore. La passione dellavaro quel niente a cui ridotto


loggetto rinchiuso nella sua amata cassaforte.
Come potrebbe mai soddisfarsi la passione umana senza la copu-
la che congiunge lessere come mancanza e questo niente?
Ecco perch se la donna, nel segreto di se stessa, si contenta di
colui che soddisfa a un tempo il suo bisogno e la sua mancanza,
luomo, che cerca la sua mancanza a essere al di l del suo bisogno
pur cos
meglio assicurato di quello della donna
, inclina a
unincostanza o, pi esattamente, a uno sdoppiamento delloggetto,
le cui affinit con quanto di feticismo si ritrova nellomosessualit
sono state assai curiosamente rintracciate dallesperienza analitica,
o fatte confluire con grande rigore nella teoria.
Non crediate, tuttavia, che pensi che la donna sia pi favorita ri-
guardo al godimento. Anchessa non manca di avere le proprie diffi-
colt, e sono probabilmente pi profonde, ma non questa
loccasione per parlarne, bench debbano certo essere affrontate dal
nostro gruppo con la collaborazione della Societ olandese.
Spero solo di essere riuscito a farvi comprendere la struttura di
questa topologia che mette al cuore di ciascuno di noi il luogo va-
cante (bant) da dove il niente ci interroga sul sesso e sullesistenza
quel luogo dove abbiamo da amare il prossimo come noi stessi,
perch in lui questo luogo il medesimo.
Sicuramente niente pi vicino a noi di questo luogo. Per farlo
sentire prender a prestito la voce del poeta che, quali che siano gli
accenti religiosi, stato riconosciuto dai surrealisti come uno tra i
loro i precursori. Si tratta di Germain Nouveau, che si firmava Hu-
milis.

Frre, o doux mendiant qui chante en plein vent


Aime-toi comme lair du ciel aime le vent
Frre, poussant les bufs dans les mottes de terre

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La psicoanalisi costituente per unetica che sarebbe quella di cui il nostro tempo ha necessit?

Aime-toi comme au champ la glbe aime la terre


Frre qui fait le vin du sang des raisins dor,
Aime-toi comme un cep aime sa grappe dor
Frre qui fait le pain, crote dore et mie
Aime-toi comme au four la crote aime la mie
Frre qui fait lhabit, joyeux tisseur de drap
Aime-toi comme en lui la laine aime le drap
Frre dont le bateau fend lazur vert des vagues
Aime-toi comme en mer les flots aiment les vagues
Frre joueur de luth, gai marieur de sons
Aime-toi comme on sent la corde aimer les sons
Mais en Dieu, Frre, sache aimer comme toi-mme ton frre
Et, quel quil soit, quil soit comme toi-mme. 19

Tale il comandamento dellamore del prossimo, davanti al


quale Freud ha ragione di arrestarsi, sconcertato dalla sua invoca-
zione, perch lesperienza mostra e lanalisi articola come un m o-
mento decisivo della sua scoperta lambivalenza per cui lodio
segue come unombra lamore del prossimo, che anche ci che vi
in noi di pi estraneo.
Come possiamo evitare, pertanto, di infliggergli dei tormenti per
far sgorgare da lui il solo grido che potr farcelo conoscere?
Com possibile che Kant non veda a che cosa va incontro la ra-
gion pratica, interamente borghese, nellerigersi a regola universale?
La debilit delle prove che egli ne avanza ha a suo favore solo la de-
bolezza umana su cui si sostiene il corpo nudo che un Sade pu

19
Non avendo trovato traduzioni in italiano, non ci rimasto che fare di necessit virt:
Fratello, tu dolce mendicante che canti esposto al vento,/ Amati come laria del cielo ama il
vento./ Fratello, tu che spingi i buoi tra le zolle di terra,/ Amati come ai campi la gleba ama
la terra./ Fratello, tu che fai il vino col sangue duve doro,/ Amati comun ceppo ama i suoi
grappoli doro./ Fratello, tu che fai il pane, crosta dorata e mollica,/ Amati come al forno la
crosta ama la mollica./ Fratello, tu che fai le vesti, e intessi panni con gioia,/ Amati, come
in s la lana ama i suoi panni./ Fratello, tu che con la barca fendi londa turchese,/ Amati
come in mare il flutto ama le onde./ Fratello, musico di liuti, gaio sensale di suoni,/ Amati
come sode la corda chama i suoni./ Ma in Dio, Fratello, sappi amare come te stesso/ Tuo
fratello, e, chiunque egli sia, che sia come te stesso.

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Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 10 marzo 1960

prestargli del godimento sfrenato, e per tutti. Occorrerebbe pi


che del sadismo un amore assoluto, ovvero impossibile.
Eccola dunque qui la chiave di quella funzione della sublimazione
su cui sto trattenendo quelli che mi seguono nel mio insegnamento.
Sotto svariate forme luomo tenta di trovare un accordo con la
Cosa: nellarte fondamentale con cui la rappresenta nel vuoto del
vaso dove stata sancita lalleanza di sempre; nella religione, che gli
suscita il timore della Cosa, mantenendolo alla giusta distanza da
essa; nella scienza, che non ci crede, ma che vediamo adesso messa
a confronto con la malvagit fondamentale della Cosa.
Il Trieb freudiano, la principale e la pi enigmatica nozione della
teoria, venuta a inciampare, con gran scandalo dei discepoli, sulla
forma e sulla formula dellistinto (instinct) di morte. Ecco nondimeno
la risposta della Cosa quando noi non ne vogliamo sapere niente:
neppure la Cosa sa niente di noi!
Ma non troviamo qui anche una forma della sublimazione attorno
a cui, una volta di pi, lessere delluomo ruota sui suoi cardini?
Quella libido di cui Freud ci dice che nessuna forza nelluomo pi
a portata di sublimarsi, non forse lultimo frutto della sublimazio-
ne per mezzo della quale luomo moderno risponde alla sua solitu-
dine?

Che la prudenza mi trattenga dal procedere troppo rapidamente!


Siano custodite le leggi mediante cui, solo, possiamo ritrovare il
cammino della Cosa: le leggi della parola che la circoscrivono.
Vi ho messo innanzi la questione che al cuore dellesperienza
freudiana, bench sia forse stata una follia, dal momento che anche
il pi accorto nel maneggio della psicologia non al riparo dai suoi
tranelli.

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La psicoanalisi costituente per unetica che sarebbe quella di cui il nostro tempo ha necessit?

Mi sono lasciato dire che ci sono stati dei seminari in cui si face-
va la psicologia del Cristo. Che significa? forse per sapere per qua-
le verso il suo desiderio poteva essere acchiappato?
Insegno qualche cosa dai termini oscuri. Devo qui scusarmi: vi
sono stato spinto da una necessit pressante rispetto a quella che
mi ha portato davanti a voi, che solo un momento, che vi aiuter,
spero, a comprendere. Ma non sono contento di questo posto, non
il mio, non quello situato in capo al divano da cui il mio paziente
mi parla.
Cos, che il filosofo non si dia pena, come accadde a Ibn Arabi, di
venirmi incontro dispensandomi le attestazioni della sua considera-
zione e della sua amicizia, e per baciarmi, infine, dicendomi: S.
Beninteso, come Ibn Arabi, io gli risponder dicendogli: S. E
aumenter la sua gioia, nel constatare che lho compreso.
Ma, prendendo coscienza di ci che ha provocato la sua gioia, mi
toccher aggiungere: No.

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Appendice

I. CETTE PLACE, JE SOUHAITE QUACHEVE DE SE CONSUMER MA VIE

Mesdames, Messieurs,
Quand Monsieur le chanoine Van Camp est venu me demander, avec les formes de courtoi-
sie raffine qui sont les siennes, de parler luniversit Saint-Louis Bruxelles, de quelque
chose qui serait en rapport avec mon enseignement, je ne trouvai, mon Dieu, rien de plus
simple que de dire nous tions alors en octobre que je parlerai du sujet mme que
javais choisi pour cette anne qui commenait alors, savoir : lthique de la psychana-
lyse.
Je rpte ici ces circonstances, ces conditions de choix, pour viter, en somme, quelques
malentendus.
Quand on vient entendre un psychanalyste, on sattend entendre, une fois de plus, un plai-
doyer pour cette chose discute, quest la psychanalyse ; ou encore, quelques aperus sur
ses vertus, qui sont videmment, comme chacun sait, en principe, de lordre thrapeutique.
Cest prcisment ce que je ne ferai pas ce soir et donc ce quoi vous navez pas vous
attendre.
Je me trouve dans la position, donc difficile, de devoir vous mettre peu prs, au temps, au
mdium de ce jai choisi cette anne de traiter pour un auditoire, mon Dieu, forcment, plus
form cette discussion, ce dbat, cette recherche que vous ne pouvez ltre, quel que
soit lattrait, lattention que je vois marqus sur tous ces visages qui mcoutent, puisque
ceux qui me suivent, me suivent depuis, me suivent disons peu prs sept ou huit ans et
que cest donc quelque chose de prcisment focalis sur ce thme, plutt vit en gn-
ral, des incidences thiques de la psychanalyse, de la morale quelle peut suggrer, de la
morale quelle prsuppose, de la morale quelle conditionne peut-tre dun pas en avant,
grande audace, quelle nous permettrait de faire concernant le domaine moral.
vrai dire, celui qui vous parle, est entr dans la psychanalyse assez tard pour, ma foi,
comme tout un chacun de form, dduqu, peut tenter de sorienter dans le domaine de la
question thique, jentends thoriquement. Aussi peut-tre, mon Dieu, par quelques unes de
ces expriences quon appelle de jeunesse.
Mais enfin, il est dj dans la psychanalyse depuis presque assez longtemps pour pouvoir
dire quil aura pass bientt la moiti de sa vie couter des vies, qui se racontent, qui
savouent. Il coute. Jcoute.
De ces vies que donc depuis prs de 4 septnaires jcoute savouer devant moi, je ne suis
rien pour peser le mrite. Et lune des fins du silence qui constitue la rgle de mon coute,
est justement de taire lamour. Je ne trahirai donc pas leurs secrets triviaux et sans pareils.
Mais il est quelque chose dont je voudrais tmoigner. cette place, je souhaite quachve
de se consumer ma vie. Cest ceci. Cest cette interrogation, si je puis dire innocente, et
mme ce scandale qui, je crois, restera palpitant aprs moi, comme un dchet, la place que
jaurai occupe et qui se formule peu prs ainsi :
parmi ces hommes, ces voisins, bons ou incommodes, qui sont jets dans cette affaire aux-
quels la tradition a donn des noms divers, dont celui dexistence est le dernier venu dans la
philosophie, dans cette affaire, dont nous dirons que ce quelle a de boiteux est bien ce
qui reste le plus avr, comment se fait-il que ces hommes, support tous et chacun dun cer-
tain savoir ou support par lui, comment se fait-il que ces hommes sabandonnent les uns
les autres, en proie la capture de ces mirages par quoi leur vie, gaspillant loccasion laisse
fuir son essence, par quoi leur passion est joue, par quoi leur tre, au meilleur cas, natteint
qu ce peu de ralit qui ne saffirme que de navoir jamais t du ?
Voil ce que me donne mon exprience, la question que je lgue, en ce point, sur le sujet
thique.
Je rassemble ce qui fait, moi, psychanalyste, en cette affaire, ma passion.
Oui, je le sais, selon la formule de Hegel, tout ce qui est rel est rationnel. Mais je suis de
ceux qui pensent que la rciproque nest pas dcrier, que tout ce qui est rationnel est rel.
Il ny a quun petit malheur cest que je vois la plupart de ceux qui sont pris entre lun et
lautre, le rationnel et le rel ils ignorent ce rassurant accord.
Irais-je dire que cest de la faute de ceux qui raisonnent !
Une des plus inquitantes applications de cette fameuse rciproque cest, que ce
quenseignent les professeurs est rel et, comme tel, a des effets autant quaucun rel, des
effets interminables, indterminables voire ! mme si cet enseignement est faux.
Voil sur quoi je minterroge. Tant pis.
Accompagnant llan dun de mes patients vers un peu de rel, avec lui je drape sur ce que
jappellerai le credo de btises dont on ne sait si la psychologie contemporaine est le mo-
dle ou la caricature, savoir :
le moi, considr comme fonction de synthse la fois et dintgration ; la conscience, con-
sidre comme lachvement de la vie et lvolution comme voie de lavnement de
lunivers la conscience ((ainsi que)) * lapplication catgorique de ce postulat au dve-
loppement psychologique de lindividu, des notions comme celle de conduite appliques
de faon unitaire pour dcomposer jusqu la niaiserie tout dramatisme de la vie humaine,
pour camoufler ceci : que rien dans la vie concrte dun seul individu ne permet de fonder
lide quune telle finalit la conduise, qui la mnerait par les voies dune conscience pro-
gressive de soi que soutiendrait un dveloppement naturel laccord avec soi et au suf-
frage du monde do son bonheur dpend.
Non que je ne reconnaisse aucun efficace au fatras qui se concrtise, de successions collec-
tives, dexprimentations enfin correctives sous le chef de la psychologie moderne.
Il y a l des formes allges de suggestion, si lon peut dire, qui ne sont pas sans effet, qui
peuvent trouver dintressantes applications dans la foi du conformisme, voire de
lexploitation sociale.
Le malheur cest seulement que ce registre je le vois sans prise sur une impuissance qui ne
fait que saccrotre mesure que nous avons plus loccasion de mettre en uvre les dits ef-
fets.
Une impuissance toujours plus grande de lhomme rejoindre son propre dsir. Impuis-
sance qui peut aller jusqu ce quil en perde le dclenchement charnel et que, celui-ci
mme en restant disponible, fait quil ne sait plus lui trouver son objet et ne rencontre plus
que le malheur en sa recherche ; quil vit dans une angoisse qui rtrcit toujours plus ce
quon pourrait appeler sa chance inventive.
Ce qui se passe ici dans les tnbres a t par Freud subitement clair au niveau de la n-
vrose. cette irruption de la dcouverte dans le sous-sol, a correspondu lavnement dune
vrit : le dsir nest pas chose simple. Il nest ni lmentaire, ni animal, ni spcialement
infrieur. Il est la rsultante, la composition, le complexe de toute articulation dont le carac-
tre dcisif est ce que je me suis efforc de dmontrer, lavant-dernier terme de ce que je

*
Ces doubles parenthses au nombre de 7 sur lensemble de ce texte sont prsentes dans le document
source sans plus dexplication : faut-il conjecturer quil sagit de difficults de transcription ? Nous
les laissons en ltat.

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dis l o je ne me tais point dans mon enseignement. Et il faudra bien quun moment je
vous dise peut-tre pourquoi je le fais.
Ce caractre dcisif du dsir nest pas un aperu dans le sondage quy a permis Freud, nest
pas seulement dtre plein de sens, nest pas dtre archtype, nest pas de reprsenter une
extension de la psychologie dite comprhensive, nest pas notamment ce que reprsenterait
un retour un naturalisme micro-macroscopique, la conception ionienne de la connais-
sance , nest pas non plus de reproduire figurativement des expriences concrtes pri-
maires comme une psychanalyse dite gntique de nos jours larticule, arrivant cette
notion simpliste de confondre la progression do sengendre le symptme avec la rgres-
sion du chemin thrapeutique pour aboutir une sorte de rapport gigogne senveloppant
soi-mme autour dune strotypie de frustration dans le rapport dappui qui lie lenfant la
mre.
Tout cela nest que semblant et source derreurs. La caractristique propre lintention
freudienne o se situe ce dsir en tant quil apparat comme un objet nouveau pour la r-
flexion thique, consiste en ceci : le propre de linconscient freudien est dtre traduisible et
mme l o il ne peut tre traduit, cest--dire un certain point radical du symptme,
nommment du symptme hystrique, comme tant de la nature de lindchiffr, donc du
dchiffrable, cest--dire de ntre reprsent dans linconscient que de se prter la fonc-
tion de ce qui se traduit.
Ce qui se traduit, techniquement, cest ce quon appelle le signifiant. Cest--dire un l-
ment qui a ces deux proprits, ces deux dimensions, dtre li synchroniquement une
batterie dautres lments qui lui sont substituables ; dautre part, dtre disponible pour un
usage diachronique, cest--dire la formation dune chane, la constitution dune chane si-
gnifiante. Voil.
Il y a dans linconscient des choses signifiantes qui se rptent, qui courent constamment
linsu du sujet. Quelque chose dimagin, ou de semblable ce que je voyais tout lheure,
en me rendant dans cette salle, savoir ces bandes lumineuses publicitaires, que je voyais
glisser au fronton de nos difices.
Ce qui les rend intressantes pour le clinicien cest quelles trouvent, ces chanes, se faufi-
ler dans des circonstances propices, dans ce qui est foncirement de la mme nature
quelles, savoir notre discours conscient au sens le plus large, savoir, tout ce quil y a de
rhtorique dans notre conduite, cest--dire beaucoup plus que nous ne croyons. Et vous le
voyez, je laisse ici de ct la dialectique.
L-dessus vous allez me demander quest-ce cest que ces lments signifiants.
Je rpondrai : lexemple le plus pur du signifiant cest la lettre, une lettre typographique.
(Bruits divers) Une lettre cela ne veut rien dire. Pas forcment. Pensez aux lettres chinoises
pour chacune desquelles vous trouvez au dictionnaire un ventail de sens qui na rien en-
vier celui qui rpond nos mots. Quest-ce dire ? Quentends-je en vous donnant cette
rponse ? Pas ce quon peut croire. Puisque ceci veut dire que leur dfinition aux lettres
chinoises tout autant que celles de nos mots, na de porte que dune collection demplois
et, qu strictement parler, aucun sens ne nat dun jeu de lettres ou de mots quen tant quil
se propose comme une modification de leur emploi dj reu.
Ceci implique que toute signification quil acquiert, ce jeu, participe des significations aux-
quelles il a dj t li, si trangres entre elles que soient les ralits qui sont intresses
cette ritration. Et ceci constitue la dimension que jappelle de la mtonymie, qui fait la
posie de tout ralisme.
Ceci implique, dautre part, que toute signification nouvelle ne sengendre que de la substi-
tution dun signifiant un autre : dimension de la mtaphore par o la ralit se ((perfore))
de posie.

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Voil ce qui se passe au niveau de linconscient et ce qui fait quil est de la nature dun dis-
cours. Si tant est que nous nous permettons de qualifier de discours, un certain usage des
structures du langage.
La posie dj seffectue-t-elle ce niveau ? Tout nous le laisse entendre. Mais limitons-
nous ce que nous voyons. Ce sont (168)des effets de rhtorique. La clinique le confirme qui
nous les montre se faufilant dans le discours concret et dans tout ce qui se discerne de notre
conduite comme marqu de lempreinte du signifiant.
Voil qui ramnera ceux dentre vous qui sont assez avertis, aux origines mme de la psy-
chanalyse, autant que ltude de la science des rves, du lapsus, voire du mot desprit.
Voil qui pour les autres, ceux qui en savent plus, les avertit du sens dans lequel se fait un
effort de reprise de notre information.
Eh quoi ! Navons-nous donc qu lire notre dsir dans ces hiroglyphes ?
Non. Reportez-vous au texte freudien sur les thmes que je viens dvoquer, rves, lapsus,
voire mots desprit, vous verrez que vous ny verrez jamais le dsir sarticulant en clair.
Le dsir inconscient cest ce que veut celui, cela, qui tient le discours inconscient, cest ce
pourquoi celui-l parle.
Cest dire quil nest pas forc, tout inconscient quil soit, de dire la vrit. Bien plus, le fait
mme quil parle lui rend possible le mensonge.
Le dsir, lui, rpond lintention vraie de ce discours. Que peut tre lintention dun dis-
cours o le sujet, en tant quil parle est exclu de la conscience ?
Voil qui va poser la morale de lintention droite, quelques problmes indits dont nos
modernes exgtes ne sont pas encore aviss apparemment daborder le problme.
En tout cas, pas ce thomiste qui une date dj ancienne na rien trouv de mieux que de
mesurer au principe de lexprience pavlovienne la doctrine de Freud pour lintroduire dans
la considration distingue des catholiques.
En effet ainsi, recevant ainsi jusqu ce jour, chose curieuse, les tmoignages dune satis-
faction gale de ceux quil (169)daubait en somme, savoir la facult des lettres qui couron-
nait sa thse, et de ceux dont on peut dire quil les trahissait, savoir ses collgues
psychanalystes.
Jai trop destime pour les capacits prsentes des auditeurs, littraires et psychanalytiques,
pour penser que cette satisfaction soit autre que celle dun silence complice sur les difficul-
ts que met vraiment en jeu la psychanalyse en morale.
Lamorce de la rflexion serait, semble-t-il, dobserver que peut-tre cest mesure quun
discours est plus priv dintention quil peut se confondre avec une, avec la vrit, la pr-
sence mme de la vrit dans le rel, sous une forme impntrable.
Faut-il en conclure que cest une vrit pour personne jusqu ce quelle soit dchiffre ?
Devant ce dsir dont la conscience na plus rien faire qu le savoir inconnaissable autant
que la chose en soi, mais reconnu tout de mme pour tre la structure de ce pour soi par
excellence quest une chane de discours, quallons-nous penser ?
Ne vous semble-t-il pas de toute faon plus porte de nous, jentends, que notre tradition
philosophique, de se conduire correctement vis--vis de cet extrme de lintime, mais qui
est en mme temps internit exclue. ((Comme ceux qui)), sur cette terre de Belgique long-
temps secoue du souffle des sectes mystiques, voire des hrsies, faisaient non tant de
choix politiques que dhrsies religieuses lobjet des partis pris, dont le secret entranait
dans leurs vies les effets propres dune conversion avant que la perscution montrt quon y
tenait plus qu cette vie.
Japproche ici une remarque que je ne crois pas dplace de faire dans luniversit devant
qui je parle.
Sans doute est-ce un progrs qui se reflte dans la tolrance que constitue la coexistence de
deux enseignements qui se sparent, dtre ou de ntre pas confessionnels.

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Jaurais dautant plus de mauvaise grce le contester que nous-mmes en France nous
avons pris, tout rcemment, semblable voie.
Il me semble pourtant voir apparatre un rsultat assez curieux dans cette sparation, en tant
quelle aboutit une sorte de mimtisme des pouvoirs qui sy reprsentent.
Je dirais quune ptre de saint Paul me parat quant moi et le moins quon puisse dire
est que je ne professe aucune appartenance confessionnelle une ptre de saint Paul me
parat aussi importante commenter en morale quune autre de Snque.
De cette sparation rsulte pourtant ce que jappellerai une curieuse neutralit dont il me
semble moins important de savoir au bnfice de quel pouvoir elle joue, que dtre sr
quen tout cas elle ne joue pas au dtriment de tous ceux dont ces pouvoirs sassurent.
Il sest rpandu une sorte de division trange dans le champ de la vrit.
Pour revenir mes deux ptres, je ne suis pas sr que lune et lautre ne perdent lessentiel
de leur message ntre pas commentes dans le mme lieu.
Autrement dit, le domaine de la croyance ne me parat pas, pour autant quil soit ainsi con-
not, suffire tre exclu de lexamen de ceux qui sattachent au savoir.
Pour ceux qui croient, dailleurs, cest bien dun savoir quil sagit.
Quand saint Paul sarrte pour nous dire : Que dirais-je donc ? Que la loi est pch ? Que
non pas. Toutefois je nai eu connaissance du pch que par la loi. En effet, je naurais pas
eu lide de la convoitise, si la loi navait dit : Tu ne convoiteras point . Mais le pch
trouvant loccasion a produit en moi toutes sortes de convoitises grce au prcepte. Car sans
la loi, le pch est sans vie. Or moi jtais vivant jadis sans la loi. Mais quand le prcepte
est venu, le pch a repris vie alors que moi jai trouv la mort. Et pour moi le prcepte qui
devait mener la vie sest trouv mener la mort, car le pch, trouvant loccasion, ma
sduit grce au prcepte et par lui ma donn la mort.
Il me semble quil nest pas possible, quiconque, croyant ou incroyant, de ne pas se trou-
ver somm de rpondre ce quun tel texte comporte de message articul sur un mcanisme
dailleurs parfaitement vivant, sensible, tangible pour un psychanalyste ; et, vrai dire, je
nai eu dans un de mes sminaires qu embrancher directement sur ce texte pour quil ait
fallu juste le temps de laudition musicale, ce demi temps qui fait passer la musique un
autre mode sensible, pour que mes lves saperoivent que ce ntait plus moi qui parlait.
Mais de toute faon, le choc quils ont reu de la chanson de cette musique, me prouva que,
do quils vinssent, cela ne leur avait jamais fait entendre au niveau o je lamenais de
leur pratique , le sens de ce texte.
Il y a donc une certaine faon dont la science se dbarrasse dun champ dont on ne voit pas
pourquoi elle allgerait si facilement sa charge et, je dirais de mme, quil arrive mon gr
un peu trop souvent depuis quelque temps, que la foi laisse la science le soin de rsoudre
les problmes quand les questions se traduisent en une souffrance un peu trop difficile
manier.
Je ne suis certes pas pour me plaindre que des ecclsiastiques renvoient leurs ouailles la
psychanalyse. Ils font certes l fort bien.
Ce qui me heurte un peu, cest quils le fassent, me semble-t-il, sous la rubrique, laccent,
quil sagit l de malades qui pourront donc trouver sans doute quelque bien, ft-ce une
source disons mauvaise.
Si je blesse ici quelques bonnes volonts, jespre tout de mme au jour du jugement que je
serai pardonn du fait que, du mme coup, jaurai incit cette bont rentrer en elle-mme,
savoir, sur les principes dun certain non-vouloir.
Chacun sait que Freud tait un grossier matrialiste. Do vient alors quil nait pas su r-
soudre le problme pourtant si facile de linstance morale par le recours classique de
lutilitarisme ? Habitude, en somme, dans la conduite, recommandable pour le bien-tre du
groupe. Cest si simple. Et en plus cest vrai. Lattrait de lutilit est irrsistible. Tellement
quon voit des gens se damner pour le plaisir de donner leur commodit ceux dont ils se

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sont mis en tte quils ne pourraient vivre sans leur secours. Cest l sans doute un des ph-
nomnes les plus curieux de la sociabilit humaine. Mais lessentiel est dans le fait que
lobjet utile pousse incroyablement lide de le faire partager au plus grand nombre. Parce
que cest vraiment le besoin du plus grand nombre comme tel qui en a donn lide.
Il ny a quune chose, cest que quel que soit le bienfait de lutilit et lextension de son
rgne, ceci na strictement rien faire avec la morale, qui consiste, comme Freud la vu,
articul et nen a jamais vari au contraire de bien des moralistes classiques, voire tradi-
tionalistes, voire socialistes , qui consiste primordialement dans la frustration dune jouis-
sance pose en loi apparemment avide.
Sans doute lorigine de cette loi primordiale, Freud prtend la retrouver, selon une mthode
goethenne, daprs les traces qui restent sensibles dvnements critiques.
Mais ne vous y trompez pas. Ici le schma volutionniste de lontogense reproduisant la
phylogense nest quun mot clef utilis des fins de conviction omnibus.
Cest lonto qui est ici en trompe lil, car il nest pas ltant de lindividu, mais le rap-
port du sujet ltre si ce rapport est de discours.
Et le pass du discours concret de la ligne humaine sy retrouve pour autant quau cours de
son histoire il est arriv des choses qui ont modifi ce rapport du sujet ltre.
Ainsi, comme une alternative lhrdit des caractres acquis quen certains passages
Freud parat admettre, cest la tradition dune condition qui fonde dune certaine faon le
sujet dans le discours. Et ici, nous ne pouvons manquer de remarquer, daccentuer cette
chose dont je suis tonn quaucune critique, quaucun commentateur de Freud nait laiss
apparatre, dans son caractre massif, cette condition.
La proccupation, la mditation de Freud autour de la fonction, du rle, de la figure, du
nom du Pre, le marque comme entirement articulable ((comme)) toute sa rfrence
thique autour de la tradition proprement judo-chrtienne.
Lisez ce petit livre qui sappelle Mose et le monothisme, ce livre sur lequel sachve la
mditation de Freud quelques mois avant sa mort ; ce livre qui le consumait, qui le proc-
cupait pourtant dj depuis de longues annes ; ce livre qui nest que le terme et
lachvement de ce qui commence avec la fondation, la cration du complexe ddipe et se
poursuit dans ce livre si mal compris, si mal critiqu qui sappelle Totem et Tabou. Vous y
verrez alors une figure qui apparat concentrant sur elle lamour et la haine. Figure magni-
fie, figure magnifique marque dun style de cruaut active et subie.
On pourrait piloguer longtemps sur les raisons personnelles, sur le groupe familial et
lexprience denfance qui ont induit Freud, fils du vieux Jacob Freud patriarche proli-
fique et besogneux et dune petite fille de la race indestructible. On pourrait piloguer
longtemps sur ce qui a introduit Freud cette image. Limportant nest pas de faire la psy-
chologie de Freud sur lequel il y aurait beaucoup dire. Je la crois, quant moi, cette psy-
chologie, plus fminine quautre chose, comme jen vois la trace dans cette extraordinaire
exigence monogamique qui chez lui va le soumettre cette dpendance quun de ses dis-
ciples, lauteur de sa biographie, appelle uxorious .
Freud dans la vie courante, je le vois trs peu pre. Il na vcu je crois le drame dipien que
sur le plan de la horde analytique. Et pour une mre, il tait (comme dit, je crois, quelque
part Dante) la Mre Intelligence et ce que nous avons appel nous-mmes (et dont je vous
parlerai demain soir) la Chose freudienne qui tout dabord est la Chose de Freud, savoir
ce qui est au centre du dsir inconscient.
Limportant cest comment il a dcouvert cette Chose et do il part quand il la suit la
piste chez ses patients.
Cette fonction de lobjet phobique autour de quoi tourne la rflexion de Totem et Tabou,
cette fonction qui le met sur la voie de la fonction du Pre qui est de constituer un point
tournant dans la prservation du dsir, principe de sa toute puissance, toute puissance du
dsir et non pas, comme on lcrit non sans inconvnient dans une tradition analytique,

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toute puissance de la pense, principe corrlatif dun interdit portant sur la mise lpreuve
de ce dsir.
Les deux principes croissent et dcroissent ensemble, si leurs effets sont diffrents : la toute
puissance du dsir engendrant la crainte et la dfense qui sensuit chez le sujet,
linterdiction chassant du sujet son nonc lnonc du dsir pour le faire passer un
autre, cet inconscient qui ne sait rien de ce que supporte sa propre nonciation.
Ce Pre ninterdit le dsir avec efficace, cest ce que nous enseigne Totem et tabou, que
parce quil est mort et jajouterai : parce quil ne le sait pas lui-mme, entendez quil est
mort.
Tel est le mythe que Freud propose lhomme moderne en tant que lhomme moderne est
celui pour qui Dieu est mort, entendons que lui croit le savoir.
Pourquoi Freud sengage-t-il en ce paradoxe ? Pour expliquer que le dsir nen sera que
plus menaant et donc linterdiction plus ncessaire et plus dure : Dieu est mort, plus rien
nest permis.
Le dclin du complexe ddipe est le deuil du Pre, mais il se solde par une squelle du-
rable : lidentification qui sappelle le Surmoi, le Pre non-aim devient lidentification
quon accable de reproches en soi-mme.
Voil ce que Freud nous apporte, rejoignant par les mille filets de son tmoignage, un
mythe trs ancien, celui qui de quelque chose de bless, de perdu, de chtr dans un roi de
mystre, fait dpendre la terre toute entire gte.
Il faut suivre dans le dtail ce que reprsente cette pese de la fonction du Pre. Il faut ici
introduire les distinctions les plus prcises concernant ce que jai appel son instance sym-
bolique, le Pre comme lieu et sige de la loi articule o se situe le dchet de dviation, de
dficit, autour de quoi se spcifie la structure de la nvrose. Et, dautre part, lincidence sur
ce point de quelque chose que lanalyse contemporaine nglige constamment et qui pour
Freud est partout sensible, partout vivant : cette incidence du Pre rel, pour autant quen
fonction de cette structure, cette incidence mme bonne, mme bnfique peut entra-
ner, dterminer des effets ravageants, malfiques. Nous entrons dans tout un dtail de
larticulation clinique o je ne puis pas, ne serait-ce que pour des raisons dheure,
mengager, ni vous entraner plus loin. Quil vous suffise de savoir que, sil est quelque
chose qui par Freud est promu au premier plan de lexprience morale, cest quelque chose
qui nous montre le drame qui se joue une certaine place quil nous faut bien appeler
(quelle que soit la dngation motive de Freud concernant tout penchant personnel ce
quon appelle le sentiment religieux) la religiosit qui est tout de mme la place o
sarticule comme telle une exprience dont cest certes le cadet des soucis de Freud que de
la qualifier religieuse puisquil tend luniversaliser, mais que pourtant il articule dans les
termes mmes o lexprience religieuse proprement judo-chrtienne la, elle-mme, his-
toriquement dveloppe et articule.
Le monothisme intresse Freud en quel sens ? Il sait certes aussi bien que tel de ses dis-
ciples que les dieux sont innombrables et mouvants comme les figures du dsir. Quils en
sont les mtaphores vivantes. Mais non pas le seul Dieu. Et sil va rechercher le prototype
dans un modle historique, le modle visible du Soleil, de la premire rvolution religieuse
gyptienne, dAkhenaton, cest pour rejoindre le modle spirituel de sa propre tradition, le
Dieu des dix commandements. Le premier, il semble ((l)) adopter en faisant de Mose un
gyptien pour rpudier ce que jappellerais la racine raciale du phnomne, la Volkspsy-
chologie de la chose ; le deuxime, ((lui)) fait enfin articuler comme tel, dans son expos, la
primaut de linvisible en tant quelle est la caractristique de la promotion du lien paternel,
fond sur la foi et la loi.
La promotion du lien paternel sur le lien maternel, ((qui)), lui, est fond sur la charnalit
manifeste, ce sont les termes mmes dont Freud se sert. La valeur sublimatoire, si je puis
mexprimer ainsi, de la fonction du Pre est souligne en propres termes en mme temps

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quaffleure la forme proprement verbale, voire potique, de sa consquence, puisque cest
la tradition des prophtes quil remet la charge historique de faire progressivement affleurer
au cours des ges, le retour dun monothisme refoul comme tel par une tradition sacerdo-
tale plus formaliste dans lhistoire dIsral prparant en somme en image et selon les cri-
tures, la possibilit de la rptition de lattentat contre le Pre primordial dans (cest
toujours Freud qui crit) le drame de la Rdemption o il devient patent.
Il me semble important de souligner ces traits essentiels de la doctrine freudienne, car au-
prs de ce que ceci reprsente de courage, dattention, daffrontement la vraie question, il
me parat de peu dimportance de savoir ou de faire grief Freud quil ne croie pas que
Dieu existe ou mme quil croie que Dieu nexiste pas.
Le drame dont il sagit est articul avec une valeur humaine universelle et ici Freud dpasse
assurment par son ampleur le cadre de toute thique, au moins de celles qui entendent ne
pas procder par les voies de limitation de Jsus-Christ.
La voie de Freud, dirais-je quelle procde hauteur dhomme ? Je ne le dirais pas volon-
tiers. Vous verrez peut-tre demain o jentends situer Freud par rapport la tradition hu-
maniste.
Au point o nous en sommes, je vois lhomme surdtermin par un Logos qui est partout o
est aussi son ananke, sa ncessit. Ce Logos nest pas une superstructure. Bien plus, il est
plutt une sous-structure puisquil soutient lintention, quil articule en lui le manque de
ltre et conditionne sa vie comme passion et sacrifice.
Non ! La rflexion de Freud nest pas humaniste et rien ne permet de lui appliquer ce terme.
Elle est pourtant temprance et temprament humanitaire disons-le, malgr les mauvais
relents de ce mot en notre temps. Mais chose curieuse, elle nest pas progressiste. Elle ne
fait nulle foi un mouvement de libert immanente, ni la conscience, ni la masse.
trangement. Et cest par quoi elle dpasse le milieu bourgeois de lthique contre lequel
elle ne saurait dailleurs sinsurger, non plus que contre tout ce qui se passe notre poque :
tant comprise lthique qui rgne lEst thique qui comme toute autre est une thique
de lordre moral et du service de ltat.
La pense de Freud est dmarquante. La douleur mme lui parat inutile. Le malaise de la
civilisation lui parat se rsumer en ceci : tant de peine pour un rsultat dont les structures
terminales sont plutt aggravantes. Les meilleurs sont ceux-l qui toujours plus exigent
deux-mmes. Quon laisse la masse comme aussi bien llite quelques moments de re-
pos.
Nest-ce pas cela, au milieu de tant dimplacable dialectique, une palinodie drisoire ?
Jespre demain vous montrer que non.
La morale, comme la tradition antique nous lenseigne, a trois niveaux : celui du souverain
bien, celui de lhonnte et celui de lutile.
La position de Freud au niveau du souverain bien, contrairement ce que lon pourrait
croire, est que le plaisir nest pas le souverain bien. Il nest pas non plus ce que la morale
refuse. Il indique que cela ntant pas le bien, le bien nexiste pas et que le souverain bien
ne saurait tre reprsent.
Le destin de Freud cest que la psychanalyse ne peut plus se caractriser comme lesquisse
de lhonntet de notre temps.
Il est bien loin de Jung et de sa religiosit, quon est tonn de voir prfrer dans des mi-
lieux catholiques, voire protestants, comme si la gnose paenne voire une sorcellerie rus-
tique pouvaient renouveler les voies daccs de lternel.
Retenons que Freud est celui qui nous a apport la notion que la culpabilit trouvait ses ra-
cines au niveau de linconscient, articul sur un crime fondamental dont nul individuelle-
ment ne peut, ni na rpondre.
La raison, pourtant, est chez elle au plus profond de lhomme, ds lors que le dsir est
chelle de langage articul, mme sil nest pas articulable. Sans doute ici allez-vous

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marrter. Raison , quest-ce dire : il y a logique l o il ny a pas de ngation ? Certes,
Freud la dit et montr, il ny a pas de ngation dans linconscient. Mais il est aussi vrai,
une analyse rigoureuse, que cest de linconscient que la ngation provient, comme le met
si joliment en franais en valeur larticulation ne , de ce ne discordantiel quaucune
ncessit de lnonc ne ncessite absolument : ce je crains quil ne vienne , qui veut
que je crains quil vienne, mais aussi bien qui implique jusqu quel point je le dsire.
Freud assurment parle au cur de ce nud de vrit o le dsir et sa rgle se donnent la
main, ce a o sa nature participe moins de ltant de lhomme que de ce manque
tre dont il porte la marque.
Cet accord de lhomme une nature, qui mystrieusement soppose elle-mme, et o il
voudrait quil trouve se reposer de sa peine trouvant le temps mesur de la raison : voil,
jespre vous le montrer, ce que Freud nous indique sans pdantisme, sans esprit de r-
forme, et comme ouvert une folie qui dpasse de loin ce qurasme a sond de ses ra-
cines.

9 mars 1960

II . IL ME FAUDRA AJOUTER NON .

Monseigneur, Mesdames, Messieurs,

Je vous quittais hier sur une srie de jugements en coups de tranchoir sur Freud, sur sa posi-
tion dans lthique, sur lhonntet de sa vise. Pour qui ? Je crois quil est bien plus prs
du commandement vanglique : Tu aimeras ton prochain quil ny consent. Car il ny
consent pas. Il le rpudie comme excessif en tant quimpratif, sinon moqu en tant que
prcepte par ses fruits apparents dans une socit qui garde le nom de chrtienne.
Mais il est de fait quil interroge sur ce point, quil en parle dans cet ouvrage tonnant qui
sappelle : Le malaise dans la civilisation.
Tout est dans le sens du comme toi-mme qui achve la formule, et la passion mfiante
de celui qui dmasque arrte Freud devant ce comme . Cest du poids de lamour quil
sagit, car il sait que lamour de soi est bien grand. Il le sait suprieurement, ayant reconnu
que la force du dlire est dy trouver sa source : Sie lieben ihren Wahn wie sich selbst ,
ils aiment leur dlire comme soi-mme .
Cette force est celle quil a dsigne sous le nom de narcissisme et qui comporte une dialec-
tique secrte o les psychanalystes se retrouvent mal. La voici, (cest pour la faire conce-
voir que jai introduit, dans la thorie, la distinction proprement mthodique, du
symbolique, de limaginaire et du rel) : je maime moi-mme sans doute, et de toute la
rage collante o la bulle vitale bout sur elle-mme et se gonfle en une palpitation la fois
vorace et prcaire, non sans fomenter en son sein le point vif do son unit rejaillira dis-
smine de son clatement mme. Autrement dit : je suis li mon corps par lnergie
propre que Freud a mis au principe de lnergie psychique lros, qui fait les corps vi-
vants se conjoindre pour se reproduire quil appelle libido.
Mais ce que jaime en tant quil y a un moi, o je mattache dune concupiscence mentale,
nest pas ce corps dont le battement et la pulsation chappent trop videmment mon con-

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trle, mais une image qui me trompe en me montrant mon unit dans sa Gestalt, sa forme.
Il est beau, il est grand, il est fort. Il lest plus encore mme dtre laid, petit et misrable.
Je maime moi-mme en tant que je me mconnais essentiellement. Je naime quun autre.
Un autre avec un petit a initial do lusage de mes lves de lappeler le petit autre .
Rien dtonnant ce que ce ne soit rien que moi-mme que jaime dans mon semblable, (et
ce non seulement dans le dvouement nvrotique, si jindique ce que lexprience nous ap-
prend, mais dans la forme extensive et utilise de laltruisme, quil soit ducatif ou familial,
philanthropique, totalitaire ou libral, quoi lon souhaiterait souvent devoir rpondre
comme la vibration de la croupe magnifique de la bte infortune) ; rien dtonnant que
lhomme ne fasse rien passer dans cet altruisme que son amour-propre, sans doute ds long-
temps dtect dans ses extravagances mme glorieuses par linvestigation moraliste de
ses prtendues vertus, mais que linvestigation analytique du moi permet didentifier la
forme de loutre, loutrance de lombre dont le chasseur devient la proie : la vanit
dune forme visuelle.
Telle est la face thique de ce que jai articul pour le faire entendre sous le terme du stade
du miroir.
Le moi est fait, Freud nous lenseigne, des identifications superposes en matire, manire
de pelure : cette sorte de garde-robe dont les pices portent la marque du tout-fait si
lassemblage en est souvent bizarre. Des identifications ses formes imaginaires, lhomme
croit reconnatre le principe de son unit sous les espces dune matrise de soi-mme dont
il est la dupe ncessaire, quelle soit ou non illusoire , car cette image de lui-mme ne le
contient en rien si elle est immobile. Seule sa grimace, sa souplesse, sa dsarticulation, son
dmembrement, sa dispersion aux quatre vents, commencent dindiquer quelle est sa place
dans le monde.
Encore a-t-il fallu longtemps pour quil abandonnt lide que le monde ft fabriqu son
image et que ce quil y retrouvait, de cette image, sous la forme des signifiants dont son in-
dustrie avait commenc de parsemer le monde ft, de ce monde, lessence.
Cest ici quapparat limportance dcisive du discours de la science dite physique et ce qui
pose la question dune thique la mesure dun temps spcifi comme notre temps.
Ce que le discours de la science dmasque, cest que plus rien ne reste dune esthtique
transcendantale par quoi stablirait un accord, ft-il perdu, entre nos intuitions et le monde.
La ralit physique savre dsormais comme impntrable toute analogie avec un quel-
conque type de lhomme universel. Elle est pleinement, totalement, inhumaine. Le pro-
blme qui souvre nous nest plus le problme de la co-naissance, dune connaissance,
dune connaturalit par quoi souvre nous lamiti des apparences.
Nous savons ce quil en est de la terre et du ciel. Lun et lautre sont vides de Dieu, et la
question est de savoir ce que nous y faisons apparatre dans les disjonctions qui constituent
nos techniques.
Nos techniques Vous allez peut-tre l-dessus me reprendre : techniques humaines et au
service de lhomme. Bien sr. Mais qui ont pris une mesure defficacit pour autant que
leur principe est une science qui ne sest, si je puis dire, dchane , qu renoncer tout
anthropomorphisme ft-ce celui de la bonne Gestalt des sphres dont la perfection tait
le garant de ce quelles fussent ternelles, et, aussi bien celui de la force dont limpetus
sest ressenti au cur de laction humaine.
Une science de petits signes et dquations apprises en fait. Une science qui participe de
linconcevable en ceci prcisment quelle donne raison Newton contre Descartes. Une
science qui na pas forme atomique par hasard car cest la production de latomisme du si-
gnifiant qui la structure o il faut reconnatre latomisme mme contre lequel nous nous
insurgeons quand il sagit de nous comprendre : cet atomisme sur lequel on a voulu cons-
truire notre psychologie et ou seulement nous ne reconnaissons pas que nous tions par lui,
cet atomisme, habits.

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Cest pour cela que Freud a russi partir des hypothses de latomisme psychologique.
Cest que quon puisse dire ou non quil lassume il traite les lments de lassociation,
non comme des ides exigeant la gense de leur puration partir de lexprience, mais
comme des signifiants dont la constitution implique dabord leur relation ce qui se cache
de radical dans la structure comme telle. Soit le principe de la permutation : savoir quune
chose puisse tre mise la place dune autre par quelquun, et par cela seulement la repr-
sente. Il sagit dun tout autre sens du mot reprsentation que celui des peintures, des Ab-
schattungen, o le rel serait cens jouer avec nous don ne sait quel strip-tease.
Aussi bien Freud larticule-t-il proprement usant pour dire ce qui est refoul non du terme
de Vor-Stellung, encore que laccent soit mis sur le reprsentatif dans le matriel de
linconscient, mais de Vorstellung-Reprsentanz. Je ne vais pas l mtendre. Ce que je
vous indique cest que je ne complais ici aucune construction philosophique. Jessaie de
me reconnatre dans les matriaux les plus immdiats de mon exprience, et si je recours au
texte de Freud pour tmoigner de cette exprience cest parce quil y a l une conjonction
rare quoiquen dise une critique aussi vtilleuse quincomprhensive, comme il arrive
ceux qui nont la bouche que le mot comprhension.
Un rare accord dis-je, exceptionnel dans lhistoire de la pense entre le dire de Freud et la
Chose quil nous dcouvre. Je dis entre son dire et la Chose. Ce que cela comporte de luci-
dit chez lui va de soi. Mais aprs tout, conformment mme ce quil nous dcouvre,
laccent de conscience mis sur tel ou tel point de sa pense est ici secondaire. Jirai jusque
l.
Les reprsentation ici nont plus rien dapollinien. Elles sont dans une destination alimen-
taire. Notre appareil neurologique opre en ceci que nous hallucinons ce qui peut rpondre
en nous nos besoins. Perfectionnement peut-tre par rapport ce que nous pouvons pr-
sumer du mode ractionnel de lhutre planque sur son rocher, mais dangereux en ceci
quil nous livre la merci dun simple chantillonnage gustatif, si je puis dire, ou palpatoire
de la sensation et, au dernier terme, nous pincer pour savoir si nous ne rvons pas. Tel est
du moins le schma que nous pouvons donner de ce qui sarticule dans le double principe
qui constitue selon Freud, lvnement psychique : principe de plaisir et principe de ralit,
pour autant que sy articule la physiologie de la relation dite naturelle de lhomme au
monde.
Nous ne nous attarderons pas au paradoxe que constitue une telle conception du point de
vue dune thorie de ladaptation de la conduite, pour autant que celle-ci fait la loi de la ten-
tative de reconstruction dune certaine conception de lthologie, de lthologie par
exemple animale. Ce quil faut voir, cest ce quintroduit, dans ce schma de lappareil, son
fonctionnement effectif en tant que Freud y dcouvre la chane des effets proprement in-
conscients.
On na pas authentiquement aperu le renversement quau niveau mme du double principe
leffet de linconscient comporte. Renversement ou plutt dcussation des lments aux-
quelles ces principes sont ordinairement associs. Cest que cest au soin de la satisfaction
du besoin que se consacre la fonction du principe de ralit, et notamment ce qui sy attache
pisodiquement de conscience en tant quelle est lie socialement aux lments du senso-
riel privilgi en ce quils sont intresss par limage primordiale du narcissisme mais
quinversement, ce sont les processus de la pense tous les processus de la pense y tant
compris, jallais dire compris , le jugement lui-mme qui sont domins par le principe
du plaisir et gisent dans linconscient do ils ne sont tirs que par la verbalisation thori-
sante qui les en extrait la rflexion ; avec ce seul principe defficace pour cette rflexion,
quils sont dj organiss, nous lavons dit hier, selon la structure du langage.
Cest la consquence, ou plutt la vraie raison de linconscient, que lhomme sache
lorigine quil subsiste dans une relation dignorance. Ce qui veut dire que la premire divi-
sion que comporte lvnement psychique chez lhomme, cest celle-ci par quoi tout ce

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quoi il rsonne comme le comprenant sous quelque chef dapptit, de sympathie et, en
gnral, de plaisance laisse en dehors et contourne la Chose quoi est destin tout ce
quil prouve dans une orientation du signifiant dj prdicatif.
Tout ceci na pas t dnich par moi dans lEntwurf, dans ce projet de psychologie dcou-
vert dans les papiers de la correspondance de Freud avec Fliess. Cela y est clair certes, mais
cela ne prend valeur qu montrer lossature dune rflexion qui sest panouie en une pra-
tique incontestable. La liaison troite de ce que Freud appelle proprement la Wissbegierde,
ce qui en allemand est trs fort, la cupido sciendi et il faudrait dire en franais, lavidit
curieuse , cette liaison troite, quil dmontre avec le tournant dcisif de la libido, est un
fait massif qui se rpercute en mille traits dterminants dans le dveloppement individuel de
lenfant.
Cette Chose pourtant, je vais dire et je men excuse, nest point objet et ne saurait ltre en
ce que son terme ne surgit comme corrlat dun sujet hypothtique quautant que ce sujet
disparat, svanouit : fading du sujet, et non terme sous la structure signifiante. Ce que
lintention montre en effet, cest que cette structure est dj l avant que le sujet prenne la
parole et avec elle se fasse porteur daucune vrit, ni prtendant aucune reconnaissance.
La Chose est donc ce qui dans le vivant quel quil soit que vient habiter le discours et qui
se profre en parole marque la place o il ptit de ce que le langage se manifeste dans le
monde. Cest ainsi que vient apparatre ltre partout o lros de la vie trouve la limite
de sa tendance unitive.
Celle-ci, cette tendance lunion, est, dans Freud, dun niveau organismique, biologique
comme on dit. Elle na pourtant rien faire avec ce quapprhende une biologie, dernire
venue des sciences physiques, mais avec le mode de prise en tant quil est rotis des
orifices principaux du corps : do la fameuse dfinition freudienne de la sexualit dont on
a voulu dduire une prtendue relation dobjet dite orale, anale, gnitale, relation qui porte
en elle une profonde ambigut en tant quelle confond un corrlatif naturel avec un carac-
tre de valeur camoufl sous une notion de norme de dveloppement.
Cest avec de telles confusions que la maldiction de saint Matthieu, lendroit de ceux qui
assemblent de nouveaux fardeaux pour en charger les paules des autres, viendrait frapper
ceux qui autorisent chez lhomme le soupon de quelque tare personnelle au principe de
linsatisfaction attache aux relations damour.
Freud, sil a (mieux que jamais ou na au fil des sicles de casuistique rotologique), dtec-
t les motifs du ravalement de la relation amoureuse, la rapport dabord au drame de
ldipe, cest--dire un conflit dramatique articulant une refonte plus profonde du sujet,
une Urverdrngung, un refoulement archaque, laissant ds lors sa place au refoulement
secondaire qui permet, qui force se disjoindre les courants quil distingue comme ceux
respectivement de la tendresse et du dsir. Freud na jamais, pour autant, eu laudace de
proposer une cure radicale de ce conflit inscrit dans la structure. Sil a clair (comme ja-
mais aucune caractriologie primitive ni moderne) ce quil a dsign comme types libidi-
naux, cest aussi pour formuler expressment quil en venait ce rsultat : entriner que
sans doute il y avait, au dernier terme, quelque chose dirrmdiablement fauss dans la
sexualit humaine.
Voil sans doute pourquoi Jones dans larticle ncrologique qui lui vint en charge de celui
qui tait le matre le plus passionnment admir et lui, dautre part, partisan dclar dune
Aufklrung rsolument anti-religieuse na pu sempcher de le situer dans sa conception
du destin de lhomme sous le patronage, crit-il, des Pres de lglise. Disons plus : si
Freud met la charge de la moralit sexuelle la nervosit rgnant chez le civilis mo-
derne, il ne prtend mme pas avoir de solution proposer dans le gnral pour un meilleur
amnagement de cette moralit.
Lobjet imagin rcemment par la psychanalyse, comme mesure de ladquation libidinale,
informerait de son type toute une ralit comme mode de relation du sujet au monde : vo-

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race, rtentive, ou encore comme on sexprime en un terme qui porte, hlas, la marque
dune intention moralisante o il faut dire que la dfense de la psychanalyse en France a cru
devoir enjoliver sa premire gourme relation lobjet oblative qui savrerait
lavnement idyllique de la relation gnitale !
Hlas, est-ce au psychanalyste de refouler la perversion foncire du dsir humain dans
lenfer du prgnital comme connot de rgression affective, et de faire rentrer dans loubli
la vrit avoue dans le mystre antique ros est un dieu noir ?
Lobjet dont on fait ainsi tat ne dessine quune imputation grossire des effets de frustra-
tion que lanalyse se chargerait de temprer. Ceci avec le seul rsultat de camoufler des s-
quences beaucoup plus complexes dont la richesse autant que la singularit semblent subir,
dans une certaine utilisation orthopdique de lanalyse, une trange clipse : le rle singu-
lier du phallus dans sa foncire disparit (je cherche ici un quivalent du terme anglais or-
gan) dans la disparit de sa fonction par quoi se situe la fonction virile, dans cette duplicit
de la castration surmonte de lautre dont la dialectique semble soumise au passage par la
formule il nest pas sans lavoir , tandis que, dautre part, la fminit est soumise
lexprience primitive de sa privation pour en venir le souhaiter le faire tre symbo-
liquement dans le produit de lenfantement, que celui-ci doive ou non lavoir.
Ce tiers objet, le phallus, dtach de la dispersion osirienne quoi tout lheure nous fai-
sions allusion, joue la fonction mtonymique la plus secrte selon quil sinterpose ou se
rsorbe dans le phantasme du dsir. Entendons que ce fantasme est, au niveau de la chane
de linconscient, ce qui correspond lidentification du sujet qui parle comme de moi
dans le discours de la conscience. Dans le fantasme, le sujet sprouve comme ce quil veut
au niveau de lAutre (cette fois avec un grand A), cest--dire la place o il est vrit sans
conscience et sans recours ; cest l quil se fait en cette absence paisse qui sappelle le
dsir.
Le dsir na pas dobjet, sinon, comme des singularits le dmontrent, celui accidentel
normal ou non qui sest trouv venir signifier, que ce soit en un clair ou dans un rap-
port permanent, les confins de la Chose : cest--dire de ce Rien, autour de quoi toute pas-
sion humaine resserre son spasme modulation courte ou longue, retour priodique. La
passion de la bouche la plus passionnment gave, cest ce Rien o dans lanorexie mentale
il rclame la privation o se rvle lAmour. La passion de lavare, cest ce Rien o est r-
duit lobjet enferm dans sa cassette bien-aime.
Comment, sans la copule qui vient conjoindre ltre comme manque et ce Rien, la passion
de lhomme trouverait-elle se satisfaire ?
Cest pourquoi, si la femme se contente, au secret delle-mme, de celui qui satisfait la
fois son besoin et ce manque, lhomme, cherchant son manque tre au-del de son be-
soin pourtant si mieux assur que celui de la femme trouve ici la pente dune incons-
tance ou plus exactement dune duplication de lobjet, dont les affinits avec ce quil y
a de ftichisme dans lhomosexualit ont t trs curieusement sillonnes par lexprience
analytique (sinon toujours justement et bien rassembles dans la thorie).
Ne croyez pas, pour autant, que je fasse la femme plus favorise sur le chemin de la jouis-
sance. Ses difficults elle non plus ne manquent pas et sont probablement plus profondes.
Mais ce nest pas notre objet ici den traiter, encore que bientt il doive tre abord par
notre groupe avec la collaboration de la Socit Hollandaise.
Ai-je russi seulement faire passer en votre esprit les chanes de cette topologie, qui met
au cur de chacun de nous cette place bante do le Rien nous interroge sur notre sexe et
sur notre existence ? Cest l la place o nous avons aimer le prochain comme nous-
mmes, parce quen lui cette place est la mme.
Rien nest assurment plus proche de nous que cette place et, pour le faire entendre,
jemprunterai la voix du Pote qui, quels que soient ses accents religieux a t reconnu pour

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un des leurs dans leurs ans par les surralistes. Il sagit de Germain Nouveau, de celui
qui signait, Humilis :

Frre, o doux mendiant qui chante en plein vent


Aime-toi comme lair du ciel aime le vent
Frre, poussant les bufs dans les mottes de terre
Aime-toi comme au champ la glbe aime la terre
Frre qui fait le vin du sang des raisins dor,
Aime-toi comme un cep aime sa grappe dor
Frre qui fait le pain, crote dore et mie
Aime-toi comme au four la crote aime la mie
Frre qui fait lhabit, joyeux tisseur de drap
Aime-toi comme en lui la laine aime le drap
Frre dont le bateau fend lazur vert des vagues
Aime-toi comme en mer les flots aiment les vagues
Frre joueur de luth, gai marieur de sons
Aime-toi comme on sent la corde aimer les sons
Mais en Dieu, Frre, sache aimer comme toi-mme ton frre
Et, quel quil soit, quil soit comme toi-mme .

Tel est le commandement de lamour du prochain et contre quoi Freud a raison de sarrter,
interloqu de son invocation par ce que lexprience montre : ce que lanalyse a articul
comme un moment dcisif de sa dcouverte, cest lambivalence par quoi la haine suit
comme son ombre tout amour pour ce prochain qui est aussi de nous ce qui est le plus
tranger. Comment ne pas le harceler ds lors des preuves faire jaillir de lui le seul cri
qui pourra nous le faire connatre ?
Comment Kant ne voit-il pas quoi se heurte sa raison pratique, toute bourgeoise de
sriger en rgle universelle ? La dbilit des preuves quil en avance na en sa faveur que
la faiblesse humaine dont se soutient le corps nu quun Sade peut lui donner : de la jouis-
sance sans frein, pour tous ! il y faudrait plus que du sadisme, un amour absolu, cest--dire
impossible.
Voit-il par l la clef de cette fonction de la sublimation sur laquelle je suis en train darrter
ceux qui me suivent dans mon enseignement ? et o lhomme sous diverses formes tente de
composer avec la Chose : dans lart fondamental qui la lui fait reprsenter dans le vide du
vase o sest fonde lalliance de toujours, dans la religion qui lui inspire la crainte et de se
tenir juste distance de la Chose, dans la science qui ny croit pas et par laquelle nous le
voyons maintenant confronte la mchancet fondamentale de la Chose ?
Le Trieb freudien, notion premire et la plus nigmatique de la thorie, en est venu, je di-
rais, achopper au grand scandale des disciples de Freud sur la formule et sur la forme de
linstinct de mort. Voici la rponse de la Chose quand nous nen voulons rien savoir : elle
non plus ne sait rien de nous. Mais nest-ce pas l aussi une forme de la sublimation autour
de quoi ltre de lhomme, une fois de plus, tourne sur ses gonds ? Cette libido dont Freud
nous dit quaucune force en lhomme nest plus porte de se sublimer, nest-elle pas le
dernier fruit de la sublimation par quoi lhomme moderne rpond sa solitude ?
Que la prudence ici me garde de mavancer trop vite ! Que les lois soient par nous gardes
par quoi seulement nous pouvons retrouver le chemin de la Chose, qui sont les lois de la
Parole, par quoi elle est cerne.
Jai peut-tre follement pos devant vous la question qui est au cur de lexprience
freudienne, en ce que, mme parmi ceux qui pourraient en paratre les mieux prservs, les
piges de la matrise psychologique ne sont gure vents. Je me suis laiss dire, quil est
des sminaires o lon faisait la psychologie du Christ. Quest-ce dire ? Est-ce pour savoir
par quel bout son dsir pouvait tre attrap ?

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Jenseigne quelque chose dont le terme est obscur.
Il me faut ici mexcuser. Jy ai t pouss par une ncessit pressante dont celle qui me fait
ici paratre devant vous nest quun petit moment qui vous suffira, jespre, comprendre.
Mais je ne suis pas content dtre l, ce nest pas ma place, mais au chevet de la couche o
mon patient me parle.
Aussi que le philosophe ne se lve pas comme il arriva Ibn Arabi pour venir ma ren-
contre en me prodiguant les marques de sa considration et de son amiti, pour finalement
membrasser et me dire oui . Car bien entendu, comme Ibn Arabi, mon tour, je lui r-
pondrai en lui disant oui , et sa joie saccentuera de constater que je laurai compris.
Mais prenant conscience de ce qui aura provoqu sa joie, il me faudra ajouter non .

10 mars 1960

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