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II
La psicoanalisi costituente per unetica che
sarebbe quella di cui il nostro tempo ha necessit?
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Nota del traduttore
Nel capitolo XIV del Seminario, Libro VII (1959-1960), Lthique de la psycha-
nalyse (Seuil, Parigi 1986; tr. it. Letica della psicoanalisi, Einaudi, Torino 1994)
Lacan si riferisce a queste conferenze chiamandole mon discours aux catholi-
ques, il mio discorso ai cattolici (p. 211 delledizione Seuil, p. 227 delledizione
Einaudi), perch sono appunto state pronunciate su invito di un'autorevole Uni-
versit Cattolica. Nel capitolo XIII (seminario del 16 marzo 1960) sempre riferen-
dosi alle conferenze afferma:
Avevo davanti un pubblico certamente assai vasto e che mi aveva fatto
unottima impressione, convocato dallinvito di unUniversit cattolica il che, di
per s, vi spiegher perch io abbia parlato loro innanzitutto di ci che in Freud
ha a che fare con la funzione del Padre.
Come ci si poteva aspettare da me, non ho avuto peli sulla lingua, n ho mi-
surato i termini. Non ho cercato di attenuare la posizione di Freud nei confronti
della religione. Sapete tuttavia quale sia la mia posizione riguardo a quelle che
vengono chiamate le verit religiose.
La cosa merita forse di essere precisata, per una volta, anche se credo di a-
verla gi abbastanza chiarita. Che lo si faccia a titolo personale, o in nome di
una posizione metodologica, di una posizione cosiddetta scientifica a cui capita
che si attengano persone che sono peraltro credenti, ma che nondimeno in un
determinato ambito si sentono tenute a mettere da parte il punto di vista pro-
priamente confessionale , c' un certo paradosso nell'escludere praticamente
dal dibattito e dall'esame delle cose termini e dottrine che sono stati articolati nel
campo proprio della fede, con il pretesto che appartengono a un ambito che sa-
rebbe riservato ai credenti. () Noi analisti, che pretendiamo, rispetto ai feno-
meni del nostro campo, di andare al di l di certe concezioni di una pre-
psicologia, di affrontare le realt umane senza pregiudizi, non abbiamo nessun
bisogno di dare a tali verit religiose un'adesione, quale che sia, in un ventaglio
che pu dispiegarsi nell'ordine di quella che si chiama fede, per interessarci a ci
che stato articolato in termini propri nell'esperienza religiosa nei termini, per
esempio, di conflitto tra libert e grazia.
Una nozione cos articolata e precisa come quella di grazia insostituibile
quando si tratta di psicologia dell'atto, e non si trova niente di equivalente nella
psicologia accademica classica. E non solo le dottrine, ma anche la storia delle
scelte, ossia delle eresie verificatesi in questo registro, la srie degli impeti che
hanno motivato un certo numero di direzioni nell'etica concreta delle generazio-
ni, appartengono al nostro esame, e anzi richiedono tutta la nostra attenzione
nei confronti del loro particolare registro e del loro modo di espressione. (pp.
215-216 delledizione Einaudi).
Moreno Manghi
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I
Signore, Signori
psicoanalisi, della morale che essa pu suggerire, della morale che pre-
suppone, della morale che condiziona; forse del passo avanti grande
audacia! che ci permetterebbe di fare riguardo al campo morale.
A dire il vero, chi vi parla entrato nella psicoanalisi abbastanza tardi
per aver [prima] tentato come chiunque, insomma, abbia ricevuto una
formazione, uneducazione di orientarsi nel campo della questione etica
intendo teoricamente , eccetto, forse, Dio mio, per qualcuna di quelle
esperienze che chiamiamo di giovent. Ma infine, egli nella psicoana-
lisi da un tempo abbastanza lungo per poter dire che presto avr passato
met della sua vita ad ascoltare delle vite che si raccontano, che si con-
fessano. Egli ascolta. Io ascolto. Di queste vite, che dunque da quasi
quattro settenari ascolto confessarsi davanti a me, io non sono niente per
pesarne il merito. Ed uno dei fini del silenzio che costituisce la regola del
mio ascolto, proprio di tacere l'amore. Non tradir pertanto i loro segreti
triviali e incomparabili.
Ma c qualche cosa di cui vorrei dare testimonianza. In questo posto
[che occupo e dove] auguro che finisca di consumarsi la mia vita, in que-
sto posto che avr occupato, continuer a palpitare dopo di me, come un
resto (dchet), uninterrogazione innocente, se cos posso dire, ma anche
scandalosa:
tra questi uomini, questi vicini, amabili o importuni, gettati in questa
impresa (affaire) a cui la tradizione ha dato nomi diversi, di cui quello di
esistenza l'ultimo venuto in filosofia in questa impresa di cui diremo
che ci che ha di zoppicante sicuramente quel che vi in essa di pi
certo come pu essere che questi uomini, sostegno ognuno e tutti di un
certo sapere o da esso sostenuti come pu essere che questi uomini si
abbandonano gli uni gli altri, in preda alla cattura di quei miraggi a cau-
sa dei quali la loro vita, sciupando l'occasione, lascia sfuggire la propria
essenza ? a causa dei quali la loro passione sbeffeggiata ? a causa dei
quali il loro essere, nel migliore dei casi, perviene solo a quel poco di real-
t che non si afferma se non in quanto sempre stato deluso?
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6 Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 9 marzo 1960
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Freud, riguardo alla morale, determina il peso correttamente 7
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8 Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 9 marzo 1960
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Freud, riguardo alla morale, determina il peso correttamente 9
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10 Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 9 marzo 1960
Non, comunque, quel tomista 1 che, gi molto tempo fa, non ha trovato
niente di meglio che commisurare al principio dell'esperienza pavloviana
la dottrina di Freud, per introdurlo alla considerazione eminente dei cat-
tolici. Il che gli valso, cosa curiosa, di ricevere, e fino ai nostri giorni, le
testimonianze di una considerazione pari a quella di coloro che denigra-
va: la facolt di lettere che coronava la sua tesi; e di quelli che si pu dire
che tradiva: i suoi colleghi psicoanalisti. Ho troppa stima per le capacit
presenti degli ascoltatori, letterarie e psicoanalitiche, per pensare che
questa soddisfazione sia altra che quella di un silenzio complice sulle dif-
ficolt che mette veramente in gioco la psicoanalisi in campo morale.
Perch si possa cominciare a pensarci, bisognerebbe osservare che forse
un discorso tanto pi privo dintenzione, quanto pi pu confondersi
con una verit, con la verit, con la presenza stessa della verit nel reale,
sotto una forma impenetrabile.
Bisogna concludere che una verit per nessuno fino a quando non
decifrata? Cosa pensare di un desiderio rispetto a cui la coscienza non ha
pi niente a che fare, se non il saperlo inconoscibile quanto la cosa in
s, ma tuttavia riconosciuto come la struttura di quel per s per eccel-
lenza che una catena di discorso?
[Freud] non vi sembra in ogni caso pi alla portata della nostra tra-
dizione filosofica, intendo nel condursi correttamente faccia a faccia
con quella Cosa che ci che abbiamo di pi intimo ma che , al tempo
stesso, la pi esclusa da noi? [Quella cosa che] in Belgio, a lungo scosso
dal soffio delle sette mistiche, delle eresie, era oggetto del partito preso
non tanto delle scelte politiche bens delle eresie religiose, e il cui se-
greto provocava gli effetti propri di una conversione, prima che la perse-
cuzione mostrasse che vi si teneva pi che alla vita.
1
Lacan allude a Dalbiez, La mthode psychanalytique et la doctrine freudienne, Descle de
Brouwer, Parigi, 1936. (Nota della redazione di Psychoanalyse)
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Freud, riguardo alla morale, determina il peso correttamente 11
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12 Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 9 marzo 1960
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San Paolo, Epistola ai Romani, 7,7.
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Freud, riguardo alla morale, determina il peso correttamente 13
Tutti sanno che Freud era un rozzo materialista. Com possibile allo-
ra che non abbia saputo risolvere il problema, peraltro cos facile, dell'i-
stanza morale mediante il ricorso classico all'utilitarismo? allabitudine
nella condotta, insomma, raccomandabile per il benessere del gruppo.
cos semplice, e per di pi vero. L'attrattiva dell'utilit irresistibile, al
punto che si vedono delle persone dannarsi per il piacere di offrire la loro
comodit a coloro di cui si sono messi in testa che non potrebbero vivere
senza il loro soccorso. probabilmente uno dei fenomeni pi curiosi del-
la socievolezza umana. Ma l'essenziale consiste nel fatto che l'oggetto uti-
le spinge sorprendentemente all'idea di condividerlo tra il maggior
numero, perch veramente il bisogno del maggior numero come tale che
ne ha dato l'idea. Lunico problema che, di qualsiasi specie siano i be-
nefici dellutilit e la vastit del suo dominio, essa non ha rigorosamente
niente a che fare con la morale, che consiste primordialmente come
Freud ha visto e articolato senza mai cambiare, al contrario di numerosi
moralisti classici, o addirittura tradizionalisti, perfino socialisti nella
frustrazione di un godimento che si afferma come legge che appare avida.3
Indubbiamente, Freud pretende di ritrovare l'origine di questa legge
primordiale, secondo un metodo goethiano, a partire dalle tracce che re-
stano sensibili di avvenimenti critici. Ma non fatevi ingannare. Lo schema
evoluzionistico dell'ontogenesi che ricapitola la filogenesi solamente una
parola chiave utilizzata per fini di persuasione omnibus 4. A trarre in in-
ganno lonto, in quanto non si tratta dellessente [tant] 5 dellindividuo
ma del rapporto del soggetto allessere, se questo rapporto di discorso.
In essa [lontogenesi] si ritrova il passato del discorso concreto della stir-
pe umana, nonostante nel corso della sua storia gli siano accadute delle
cose che hanno modificato il rapporto del soggetto allessere. Cos, come
alternativa alleredit dei caratteri acquisiti, che in certi passaggi Freud
3
Cos abbiamo tradotto dans la frustration dune jouissance pose en loi apparemment avide .
4
Nel senso che si presta a molteplici usi.
5
Nella terminologia di Heidegger, lessente, das Seiende, si riferisce alluomo e a tutto ci che
lo circonda.
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Lomissis si riferisce alla figura del Padre primordiale.
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Nel testo pubblicato da Seuil a cura di Jacques-Alain Miller il brano tra parentesi quadre sta al
posto di al centro del desiderio inconscio.
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16 Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 9 marzo 1960
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18 Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 9 marzo 1960
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Freud, riguardo alla morale, determina il peso correttamente 19
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Si tratta del ne detto in grammatica espletivo, ossia non obbligatorio, tipico di proposizioni
come: Il est plus instruit que tu (ne) crois = pi istruito di quanto (non) credi.
9
a il pronome dimostrativo, corrispettivo in francese dellEs tedesco, che in italiano viene
generalmente omesso nelle proposizioni dove il soggetto indeterminato; per esempio: a sent
bon che buon profumo; a fait deux heures que j'attends sono due ore che aspetto; a vaut
mieux meglio cos; qu'est-ce que a peut faire? che importanza ha?; les enfants, a comprend
tout i bambini capiscono tutto.
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II
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Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 10 marzo 1960
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Nelledizione Seuil Abschumungen.
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Nel testo dcussation. Seguiamo qui la lezione delledizione Seuil.
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Nel testo supon; nelledizione Seuil supposition.
13
Parte della teologia che tratta dei casi di coscienza.
14
Nel testo rotologique; nelledizione Seuil ontologique.
15
Nel testo refonte, rimaneggiamento; nelledizione Seuil refente (propriamente lazione
di segare longitudinalmente un particolare tipo di tronchi per poi assemblarli in una struttu-
ra portante), termine che deriva probabilmente da refendre, dividere o tagliare in due o pi
parti, che abbiamo tradotto con fenditura, preferendolo a scissione.
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carlo, per lidea che aveva del destino delluomo, sotto il patronato,
scrive, dei Padri della Chiesa.
Ma si pu dire di pi. Se Freud mette in carico alla morale sessu-
ale il nervosismo imperante nelluomo civilizzato del nostro tempo,
non pretende, tuttavia, di offrire soluzioni in generale per una mi-
gliore disposizione di questa moralit.
Loggetto recentemente immaginato dalla psicoanalisi come misu-
ra delladattamento libidico conformerebbe, secondo il suo modello,
tutta una realt come modo di relazione del soggetto al mondo. Re-
lazione vorace, relazione ritentiva, o anche per usare un termine
dagli intenti moraleggianti con cui la difesa della psicoanalisi in
Francia ha infiocchettato le sue prime scappatelle relazione obla-
tiva, che si rivelerebbe come lidillio della relazione genitale.
Spetterebbe dunque allo psicoanalista ricacciare la perversione
fondamentale (foncire) del desiderio umano 16 nellinferno del pre-
genitale in quanto caratterizzato dalla regressione degli affetti ?
spetterebbe a lui far rientrare nelloblio la verit svelata nei misteri
antichi che Eros un Dio nero?
Loggetto di cui si fa cos bella mostra designa solo
unimputazione grossolana degli effetti della frustrazione, che
lanalisi si occuperebbe di temperare, col solo risultato di camuffare
delle sequenze molto pi complesse, la cui ricchezza come pure la
singolarit, in un certo impiego ortopedico dellanalisi, sembrano
stranamente eclissarsi.
Il ruolo singolare del fallo nella fondamentale (foncire) 17 dispari-
t (disparit) cerco qui un equivalente della parola inglese odd
16
Nel testo foncire, letteralmente innata, da intendere qui nel senso della sessualit
perversa polimorfa del bambino prima dellEdipo, cos come descritta da Freud nei Tre
saggi sulla sessualit, e da non confondere assolutamente con la perversione come esito,
destino della pulsione, che comporta una scelta individuale.
17
Cfr. la nota precedente.
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Tefnut e Shu generano Iside, Osiride, Neftys e Seth. Poich Seth voleva avere il dominio
sulla generazione, uccide Osiride e lo smembra in 14 pezzi che disperde per il mondo. Do-
po lunghe e faticose ricerche Iside, sposa di Osiride, riesce a trovare i 13 pezzi del corpo e a
ricomporli, ma non trova il fallo del suo compagno. Iside ricompone il corpo del marito, e
gli fabbrica un fallo di legno (o di fango); Thoth, suo zio, proferisce delle litanie magiche
che, unite alle lacrime di Iside, ridanno vita al fallo di Osiride che feconda la sua consorte e
genera il figlio Horus, il quale poi sfider Seth.
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Non avendo trovato traduzioni in italiano, non ci rimasto che fare di necessit virt:
Fratello, tu dolce mendicante che canti esposto al vento,/ Amati come laria del cielo ama il
vento./ Fratello, tu che spingi i buoi tra le zolle di terra,/ Amati come ai campi la gleba ama
la terra./ Fratello, tu che fai il vino col sangue duve doro,/ Amati comun ceppo ama i suoi
grappoli doro./ Fratello, tu che fai il pane, crosta dorata e mollica,/ Amati come al forno la
crosta ama la mollica./ Fratello, tu che fai le vesti, e intessi panni con gioia,/ Amati, come
in s la lana ama i suoi panni./ Fratello, tu che con la barca fendi londa turchese,/ Amati
come in mare il flutto ama le onde./ Fratello, musico di liuti, gaio sensale di suoni,/ Amati
come sode la corda chama i suoni./ Ma in Dio, Fratello, sappi amare come te stesso/ Tuo
fratello, e, chiunque egli sia, che sia come te stesso.
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Jacques Lacan, Conferenza allUniversit Cattolica di Bruxelles, 10 marzo 1960
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La psicoanalisi costituente per unetica che sarebbe quella di cui il nostro tempo ha necessit?
Mi sono lasciato dire che ci sono stati dei seminari in cui si face-
va la psicologia del Cristo. Che significa? forse per sapere per qua-
le verso il suo desiderio poteva essere acchiappato?
Insegno qualche cosa dai termini oscuri. Devo qui scusarmi: vi
sono stato spinto da una necessit pressante rispetto a quella che
mi ha portato davanti a voi, che solo un momento, che vi aiuter,
spero, a comprendere. Ma non sono contento di questo posto, non
il mio, non quello situato in capo al divano da cui il mio paziente
mi parla.
Cos, che il filosofo non si dia pena, come accadde a Ibn Arabi, di
venirmi incontro dispensandomi le attestazioni della sua considera-
zione e della sua amicizia, e per baciarmi, infine, dicendomi: S.
Beninteso, come Ibn Arabi, io gli risponder dicendogli: S. E
aumenter la sua gioia, nel constatare che lho compreso.
Ma, prendendo coscienza di ci che ha provocato la sua gioia, mi
toccher aggiungere: No.
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Appendice
Mesdames, Messieurs,
Quand Monsieur le chanoine Van Camp est venu me demander, avec les formes de courtoi-
sie raffine qui sont les siennes, de parler luniversit Saint-Louis Bruxelles, de quelque
chose qui serait en rapport avec mon enseignement, je ne trouvai, mon Dieu, rien de plus
simple que de dire nous tions alors en octobre que je parlerai du sujet mme que
javais choisi pour cette anne qui commenait alors, savoir : lthique de la psychana-
lyse.
Je rpte ici ces circonstances, ces conditions de choix, pour viter, en somme, quelques
malentendus.
Quand on vient entendre un psychanalyste, on sattend entendre, une fois de plus, un plai-
doyer pour cette chose discute, quest la psychanalyse ; ou encore, quelques aperus sur
ses vertus, qui sont videmment, comme chacun sait, en principe, de lordre thrapeutique.
Cest prcisment ce que je ne ferai pas ce soir et donc ce quoi vous navez pas vous
attendre.
Je me trouve dans la position, donc difficile, de devoir vous mettre peu prs, au temps, au
mdium de ce jai choisi cette anne de traiter pour un auditoire, mon Dieu, forcment, plus
form cette discussion, ce dbat, cette recherche que vous ne pouvez ltre, quel que
soit lattrait, lattention que je vois marqus sur tous ces visages qui mcoutent, puisque
ceux qui me suivent, me suivent depuis, me suivent disons peu prs sept ou huit ans et
que cest donc quelque chose de prcisment focalis sur ce thme, plutt vit en gn-
ral, des incidences thiques de la psychanalyse, de la morale quelle peut suggrer, de la
morale quelle prsuppose, de la morale quelle conditionne peut-tre dun pas en avant,
grande audace, quelle nous permettrait de faire concernant le domaine moral.
vrai dire, celui qui vous parle, est entr dans la psychanalyse assez tard pour, ma foi,
comme tout un chacun de form, dduqu, peut tenter de sorienter dans le domaine de la
question thique, jentends thoriquement. Aussi peut-tre, mon Dieu, par quelques unes de
ces expriences quon appelle de jeunesse.
Mais enfin, il est dj dans la psychanalyse depuis presque assez longtemps pour pouvoir
dire quil aura pass bientt la moiti de sa vie couter des vies, qui se racontent, qui
savouent. Il coute. Jcoute.
De ces vies que donc depuis prs de 4 septnaires jcoute savouer devant moi, je ne suis
rien pour peser le mrite. Et lune des fins du silence qui constitue la rgle de mon coute,
est justement de taire lamour. Je ne trahirai donc pas leurs secrets triviaux et sans pareils.
Mais il est quelque chose dont je voudrais tmoigner. cette place, je souhaite quachve
de se consumer ma vie. Cest ceci. Cest cette interrogation, si je puis dire innocente, et
mme ce scandale qui, je crois, restera palpitant aprs moi, comme un dchet, la place que
jaurai occupe et qui se formule peu prs ainsi :
parmi ces hommes, ces voisins, bons ou incommodes, qui sont jets dans cette affaire aux-
quels la tradition a donn des noms divers, dont celui dexistence est le dernier venu dans la
philosophie, dans cette affaire, dont nous dirons que ce quelle a de boiteux est bien ce
qui reste le plus avr, comment se fait-il que ces hommes, support tous et chacun dun cer-
tain savoir ou support par lui, comment se fait-il que ces hommes sabandonnent les uns
les autres, en proie la capture de ces mirages par quoi leur vie, gaspillant loccasion laisse
fuir son essence, par quoi leur passion est joue, par quoi leur tre, au meilleur cas, natteint
qu ce peu de ralit qui ne saffirme que de navoir jamais t du ?
Voil ce que me donne mon exprience, la question que je lgue, en ce point, sur le sujet
thique.
Je rassemble ce qui fait, moi, psychanalyste, en cette affaire, ma passion.
Oui, je le sais, selon la formule de Hegel, tout ce qui est rel est rationnel. Mais je suis de
ceux qui pensent que la rciproque nest pas dcrier, que tout ce qui est rationnel est rel.
Il ny a quun petit malheur cest que je vois la plupart de ceux qui sont pris entre lun et
lautre, le rationnel et le rel ils ignorent ce rassurant accord.
Irais-je dire que cest de la faute de ceux qui raisonnent !
Une des plus inquitantes applications de cette fameuse rciproque cest, que ce
quenseignent les professeurs est rel et, comme tel, a des effets autant quaucun rel, des
effets interminables, indterminables voire ! mme si cet enseignement est faux.
Voil sur quoi je minterroge. Tant pis.
Accompagnant llan dun de mes patients vers un peu de rel, avec lui je drape sur ce que
jappellerai le credo de btises dont on ne sait si la psychologie contemporaine est le mo-
dle ou la caricature, savoir :
le moi, considr comme fonction de synthse la fois et dintgration ; la conscience, con-
sidre comme lachvement de la vie et lvolution comme voie de lavnement de
lunivers la conscience ((ainsi que)) * lapplication catgorique de ce postulat au dve-
loppement psychologique de lindividu, des notions comme celle de conduite appliques
de faon unitaire pour dcomposer jusqu la niaiserie tout dramatisme de la vie humaine,
pour camoufler ceci : que rien dans la vie concrte dun seul individu ne permet de fonder
lide quune telle finalit la conduise, qui la mnerait par les voies dune conscience pro-
gressive de soi que soutiendrait un dveloppement naturel laccord avec soi et au suf-
frage du monde do son bonheur dpend.
Non que je ne reconnaisse aucun efficace au fatras qui se concrtise, de successions collec-
tives, dexprimentations enfin correctives sous le chef de la psychologie moderne.
Il y a l des formes allges de suggestion, si lon peut dire, qui ne sont pas sans effet, qui
peuvent trouver dintressantes applications dans la foi du conformisme, voire de
lexploitation sociale.
Le malheur cest seulement que ce registre je le vois sans prise sur une impuissance qui ne
fait que saccrotre mesure que nous avons plus loccasion de mettre en uvre les dits ef-
fets.
Une impuissance toujours plus grande de lhomme rejoindre son propre dsir. Impuis-
sance qui peut aller jusqu ce quil en perde le dclenchement charnel et que, celui-ci
mme en restant disponible, fait quil ne sait plus lui trouver son objet et ne rencontre plus
que le malheur en sa recherche ; quil vit dans une angoisse qui rtrcit toujours plus ce
quon pourrait appeler sa chance inventive.
Ce qui se passe ici dans les tnbres a t par Freud subitement clair au niveau de la n-
vrose. cette irruption de la dcouverte dans le sous-sol, a correspondu lavnement dune
vrit : le dsir nest pas chose simple. Il nest ni lmentaire, ni animal, ni spcialement
infrieur. Il est la rsultante, la composition, le complexe de toute articulation dont le carac-
tre dcisif est ce que je me suis efforc de dmontrer, lavant-dernier terme de ce que je
*
Ces doubles parenthses au nombre de 7 sur lensemble de ce texte sont prsentes dans le document
source sans plus dexplication : faut-il conjecturer quil sagit de difficults de transcription ? Nous
les laissons en ltat.
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dis l o je ne me tais point dans mon enseignement. Et il faudra bien quun moment je
vous dise peut-tre pourquoi je le fais.
Ce caractre dcisif du dsir nest pas un aperu dans le sondage quy a permis Freud, nest
pas seulement dtre plein de sens, nest pas dtre archtype, nest pas de reprsenter une
extension de la psychologie dite comprhensive, nest pas notamment ce que reprsenterait
un retour un naturalisme micro-macroscopique, la conception ionienne de la connais-
sance , nest pas non plus de reproduire figurativement des expriences concrtes pri-
maires comme une psychanalyse dite gntique de nos jours larticule, arrivant cette
notion simpliste de confondre la progression do sengendre le symptme avec la rgres-
sion du chemin thrapeutique pour aboutir une sorte de rapport gigogne senveloppant
soi-mme autour dune strotypie de frustration dans le rapport dappui qui lie lenfant la
mre.
Tout cela nest que semblant et source derreurs. La caractristique propre lintention
freudienne o se situe ce dsir en tant quil apparat comme un objet nouveau pour la r-
flexion thique, consiste en ceci : le propre de linconscient freudien est dtre traduisible et
mme l o il ne peut tre traduit, cest--dire un certain point radical du symptme,
nommment du symptme hystrique, comme tant de la nature de lindchiffr, donc du
dchiffrable, cest--dire de ntre reprsent dans linconscient que de se prter la fonc-
tion de ce qui se traduit.
Ce qui se traduit, techniquement, cest ce quon appelle le signifiant. Cest--dire un l-
ment qui a ces deux proprits, ces deux dimensions, dtre li synchroniquement une
batterie dautres lments qui lui sont substituables ; dautre part, dtre disponible pour un
usage diachronique, cest--dire la formation dune chane, la constitution dune chane si-
gnifiante. Voil.
Il y a dans linconscient des choses signifiantes qui se rptent, qui courent constamment
linsu du sujet. Quelque chose dimagin, ou de semblable ce que je voyais tout lheure,
en me rendant dans cette salle, savoir ces bandes lumineuses publicitaires, que je voyais
glisser au fronton de nos difices.
Ce qui les rend intressantes pour le clinicien cest quelles trouvent, ces chanes, se faufi-
ler dans des circonstances propices, dans ce qui est foncirement de la mme nature
quelles, savoir notre discours conscient au sens le plus large, savoir, tout ce quil y a de
rhtorique dans notre conduite, cest--dire beaucoup plus que nous ne croyons. Et vous le
voyez, je laisse ici de ct la dialectique.
L-dessus vous allez me demander quest-ce cest que ces lments signifiants.
Je rpondrai : lexemple le plus pur du signifiant cest la lettre, une lettre typographique.
(Bruits divers) Une lettre cela ne veut rien dire. Pas forcment. Pensez aux lettres chinoises
pour chacune desquelles vous trouvez au dictionnaire un ventail de sens qui na rien en-
vier celui qui rpond nos mots. Quest-ce dire ? Quentends-je en vous donnant cette
rponse ? Pas ce quon peut croire. Puisque ceci veut dire que leur dfinition aux lettres
chinoises tout autant que celles de nos mots, na de porte que dune collection demplois
et, qu strictement parler, aucun sens ne nat dun jeu de lettres ou de mots quen tant quil
se propose comme une modification de leur emploi dj reu.
Ceci implique que toute signification quil acquiert, ce jeu, participe des significations aux-
quelles il a dj t li, si trangres entre elles que soient les ralits qui sont intresses
cette ritration. Et ceci constitue la dimension que jappelle de la mtonymie, qui fait la
posie de tout ralisme.
Ceci implique, dautre part, que toute signification nouvelle ne sengendre que de la substi-
tution dun signifiant un autre : dimension de la mtaphore par o la ralit se ((perfore))
de posie.
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Voil ce qui se passe au niveau de linconscient et ce qui fait quil est de la nature dun dis-
cours. Si tant est que nous nous permettons de qualifier de discours, un certain usage des
structures du langage.
La posie dj seffectue-t-elle ce niveau ? Tout nous le laisse entendre. Mais limitons-
nous ce que nous voyons. Ce sont (168)des effets de rhtorique. La clinique le confirme qui
nous les montre se faufilant dans le discours concret et dans tout ce qui se discerne de notre
conduite comme marqu de lempreinte du signifiant.
Voil qui ramnera ceux dentre vous qui sont assez avertis, aux origines mme de la psy-
chanalyse, autant que ltude de la science des rves, du lapsus, voire du mot desprit.
Voil qui pour les autres, ceux qui en savent plus, les avertit du sens dans lequel se fait un
effort de reprise de notre information.
Eh quoi ! Navons-nous donc qu lire notre dsir dans ces hiroglyphes ?
Non. Reportez-vous au texte freudien sur les thmes que je viens dvoquer, rves, lapsus,
voire mots desprit, vous verrez que vous ny verrez jamais le dsir sarticulant en clair.
Le dsir inconscient cest ce que veut celui, cela, qui tient le discours inconscient, cest ce
pourquoi celui-l parle.
Cest dire quil nest pas forc, tout inconscient quil soit, de dire la vrit. Bien plus, le fait
mme quil parle lui rend possible le mensonge.
Le dsir, lui, rpond lintention vraie de ce discours. Que peut tre lintention dun dis-
cours o le sujet, en tant quil parle est exclu de la conscience ?
Voil qui va poser la morale de lintention droite, quelques problmes indits dont nos
modernes exgtes ne sont pas encore aviss apparemment daborder le problme.
En tout cas, pas ce thomiste qui une date dj ancienne na rien trouv de mieux que de
mesurer au principe de lexprience pavlovienne la doctrine de Freud pour lintroduire dans
la considration distingue des catholiques.
En effet ainsi, recevant ainsi jusqu ce jour, chose curieuse, les tmoignages dune satis-
faction gale de ceux quil (169)daubait en somme, savoir la facult des lettres qui couron-
nait sa thse, et de ceux dont on peut dire quil les trahissait, savoir ses collgues
psychanalystes.
Jai trop destime pour les capacits prsentes des auditeurs, littraires et psychanalytiques,
pour penser que cette satisfaction soit autre que celle dun silence complice sur les difficul-
ts que met vraiment en jeu la psychanalyse en morale.
Lamorce de la rflexion serait, semble-t-il, dobserver que peut-tre cest mesure quun
discours est plus priv dintention quil peut se confondre avec une, avec la vrit, la pr-
sence mme de la vrit dans le rel, sous une forme impntrable.
Faut-il en conclure que cest une vrit pour personne jusqu ce quelle soit dchiffre ?
Devant ce dsir dont la conscience na plus rien faire qu le savoir inconnaissable autant
que la chose en soi, mais reconnu tout de mme pour tre la structure de ce pour soi par
excellence quest une chane de discours, quallons-nous penser ?
Ne vous semble-t-il pas de toute faon plus porte de nous, jentends, que notre tradition
philosophique, de se conduire correctement vis--vis de cet extrme de lintime, mais qui
est en mme temps internit exclue. ((Comme ceux qui)), sur cette terre de Belgique long-
temps secoue du souffle des sectes mystiques, voire des hrsies, faisaient non tant de
choix politiques que dhrsies religieuses lobjet des partis pris, dont le secret entranait
dans leurs vies les effets propres dune conversion avant que la perscution montrt quon y
tenait plus qu cette vie.
Japproche ici une remarque que je ne crois pas dplace de faire dans luniversit devant
qui je parle.
Sans doute est-ce un progrs qui se reflte dans la tolrance que constitue la coexistence de
deux enseignements qui se sparent, dtre ou de ntre pas confessionnels.
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Jaurais dautant plus de mauvaise grce le contester que nous-mmes en France nous
avons pris, tout rcemment, semblable voie.
Il me semble pourtant voir apparatre un rsultat assez curieux dans cette sparation, en tant
quelle aboutit une sorte de mimtisme des pouvoirs qui sy reprsentent.
Je dirais quune ptre de saint Paul me parat quant moi et le moins quon puisse dire
est que je ne professe aucune appartenance confessionnelle une ptre de saint Paul me
parat aussi importante commenter en morale quune autre de Snque.
De cette sparation rsulte pourtant ce que jappellerai une curieuse neutralit dont il me
semble moins important de savoir au bnfice de quel pouvoir elle joue, que dtre sr
quen tout cas elle ne joue pas au dtriment de tous ceux dont ces pouvoirs sassurent.
Il sest rpandu une sorte de division trange dans le champ de la vrit.
Pour revenir mes deux ptres, je ne suis pas sr que lune et lautre ne perdent lessentiel
de leur message ntre pas commentes dans le mme lieu.
Autrement dit, le domaine de la croyance ne me parat pas, pour autant quil soit ainsi con-
not, suffire tre exclu de lexamen de ceux qui sattachent au savoir.
Pour ceux qui croient, dailleurs, cest bien dun savoir quil sagit.
Quand saint Paul sarrte pour nous dire : Que dirais-je donc ? Que la loi est pch ? Que
non pas. Toutefois je nai eu connaissance du pch que par la loi. En effet, je naurais pas
eu lide de la convoitise, si la loi navait dit : Tu ne convoiteras point . Mais le pch
trouvant loccasion a produit en moi toutes sortes de convoitises grce au prcepte. Car sans
la loi, le pch est sans vie. Or moi jtais vivant jadis sans la loi. Mais quand le prcepte
est venu, le pch a repris vie alors que moi jai trouv la mort. Et pour moi le prcepte qui
devait mener la vie sest trouv mener la mort, car le pch, trouvant loccasion, ma
sduit grce au prcepte et par lui ma donn la mort.
Il me semble quil nest pas possible, quiconque, croyant ou incroyant, de ne pas se trou-
ver somm de rpondre ce quun tel texte comporte de message articul sur un mcanisme
dailleurs parfaitement vivant, sensible, tangible pour un psychanalyste ; et, vrai dire, je
nai eu dans un de mes sminaires qu embrancher directement sur ce texte pour quil ait
fallu juste le temps de laudition musicale, ce demi temps qui fait passer la musique un
autre mode sensible, pour que mes lves saperoivent que ce ntait plus moi qui parlait.
Mais de toute faon, le choc quils ont reu de la chanson de cette musique, me prouva que,
do quils vinssent, cela ne leur avait jamais fait entendre au niveau o je lamenais de
leur pratique , le sens de ce texte.
Il y a donc une certaine faon dont la science se dbarrasse dun champ dont on ne voit pas
pourquoi elle allgerait si facilement sa charge et, je dirais de mme, quil arrive mon gr
un peu trop souvent depuis quelque temps, que la foi laisse la science le soin de rsoudre
les problmes quand les questions se traduisent en une souffrance un peu trop difficile
manier.
Je ne suis certes pas pour me plaindre que des ecclsiastiques renvoient leurs ouailles la
psychanalyse. Ils font certes l fort bien.
Ce qui me heurte un peu, cest quils le fassent, me semble-t-il, sous la rubrique, laccent,
quil sagit l de malades qui pourront donc trouver sans doute quelque bien, ft-ce une
source disons mauvaise.
Si je blesse ici quelques bonnes volonts, jespre tout de mme au jour du jugement que je
serai pardonn du fait que, du mme coup, jaurai incit cette bont rentrer en elle-mme,
savoir, sur les principes dun certain non-vouloir.
Chacun sait que Freud tait un grossier matrialiste. Do vient alors quil nait pas su r-
soudre le problme pourtant si facile de linstance morale par le recours classique de
lutilitarisme ? Habitude, en somme, dans la conduite, recommandable pour le bien-tre du
groupe. Cest si simple. Et en plus cest vrai. Lattrait de lutilit est irrsistible. Tellement
quon voit des gens se damner pour le plaisir de donner leur commodit ceux dont ils se
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sont mis en tte quils ne pourraient vivre sans leur secours. Cest l sans doute un des ph-
nomnes les plus curieux de la sociabilit humaine. Mais lessentiel est dans le fait que
lobjet utile pousse incroyablement lide de le faire partager au plus grand nombre. Parce
que cest vraiment le besoin du plus grand nombre comme tel qui en a donn lide.
Il ny a quune chose, cest que quel que soit le bienfait de lutilit et lextension de son
rgne, ceci na strictement rien faire avec la morale, qui consiste, comme Freud la vu,
articul et nen a jamais vari au contraire de bien des moralistes classiques, voire tradi-
tionalistes, voire socialistes , qui consiste primordialement dans la frustration dune jouis-
sance pose en loi apparemment avide.
Sans doute lorigine de cette loi primordiale, Freud prtend la retrouver, selon une mthode
goethenne, daprs les traces qui restent sensibles dvnements critiques.
Mais ne vous y trompez pas. Ici le schma volutionniste de lontogense reproduisant la
phylogense nest quun mot clef utilis des fins de conviction omnibus.
Cest lonto qui est ici en trompe lil, car il nest pas ltant de lindividu, mais le rap-
port du sujet ltre si ce rapport est de discours.
Et le pass du discours concret de la ligne humaine sy retrouve pour autant quau cours de
son histoire il est arriv des choses qui ont modifi ce rapport du sujet ltre.
Ainsi, comme une alternative lhrdit des caractres acquis quen certains passages
Freud parat admettre, cest la tradition dune condition qui fonde dune certaine faon le
sujet dans le discours. Et ici, nous ne pouvons manquer de remarquer, daccentuer cette
chose dont je suis tonn quaucune critique, quaucun commentateur de Freud nait laiss
apparatre, dans son caractre massif, cette condition.
La proccupation, la mditation de Freud autour de la fonction, du rle, de la figure, du
nom du Pre, le marque comme entirement articulable ((comme)) toute sa rfrence
thique autour de la tradition proprement judo-chrtienne.
Lisez ce petit livre qui sappelle Mose et le monothisme, ce livre sur lequel sachve la
mditation de Freud quelques mois avant sa mort ; ce livre qui le consumait, qui le proc-
cupait pourtant dj depuis de longues annes ; ce livre qui nest que le terme et
lachvement de ce qui commence avec la fondation, la cration du complexe ddipe et se
poursuit dans ce livre si mal compris, si mal critiqu qui sappelle Totem et Tabou. Vous y
verrez alors une figure qui apparat concentrant sur elle lamour et la haine. Figure magni-
fie, figure magnifique marque dun style de cruaut active et subie.
On pourrait piloguer longtemps sur les raisons personnelles, sur le groupe familial et
lexprience denfance qui ont induit Freud, fils du vieux Jacob Freud patriarche proli-
fique et besogneux et dune petite fille de la race indestructible. On pourrait piloguer
longtemps sur ce qui a introduit Freud cette image. Limportant nest pas de faire la psy-
chologie de Freud sur lequel il y aurait beaucoup dire. Je la crois, quant moi, cette psy-
chologie, plus fminine quautre chose, comme jen vois la trace dans cette extraordinaire
exigence monogamique qui chez lui va le soumettre cette dpendance quun de ses dis-
ciples, lauteur de sa biographie, appelle uxorious .
Freud dans la vie courante, je le vois trs peu pre. Il na vcu je crois le drame dipien que
sur le plan de la horde analytique. Et pour une mre, il tait (comme dit, je crois, quelque
part Dante) la Mre Intelligence et ce que nous avons appel nous-mmes (et dont je vous
parlerai demain soir) la Chose freudienne qui tout dabord est la Chose de Freud, savoir
ce qui est au centre du dsir inconscient.
Limportant cest comment il a dcouvert cette Chose et do il part quand il la suit la
piste chez ses patients.
Cette fonction de lobjet phobique autour de quoi tourne la rflexion de Totem et Tabou,
cette fonction qui le met sur la voie de la fonction du Pre qui est de constituer un point
tournant dans la prservation du dsir, principe de sa toute puissance, toute puissance du
dsir et non pas, comme on lcrit non sans inconvnient dans une tradition analytique,
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toute puissance de la pense, principe corrlatif dun interdit portant sur la mise lpreuve
de ce dsir.
Les deux principes croissent et dcroissent ensemble, si leurs effets sont diffrents : la toute
puissance du dsir engendrant la crainte et la dfense qui sensuit chez le sujet,
linterdiction chassant du sujet son nonc lnonc du dsir pour le faire passer un
autre, cet inconscient qui ne sait rien de ce que supporte sa propre nonciation.
Ce Pre ninterdit le dsir avec efficace, cest ce que nous enseigne Totem et tabou, que
parce quil est mort et jajouterai : parce quil ne le sait pas lui-mme, entendez quil est
mort.
Tel est le mythe que Freud propose lhomme moderne en tant que lhomme moderne est
celui pour qui Dieu est mort, entendons que lui croit le savoir.
Pourquoi Freud sengage-t-il en ce paradoxe ? Pour expliquer que le dsir nen sera que
plus menaant et donc linterdiction plus ncessaire et plus dure : Dieu est mort, plus rien
nest permis.
Le dclin du complexe ddipe est le deuil du Pre, mais il se solde par une squelle du-
rable : lidentification qui sappelle le Surmoi, le Pre non-aim devient lidentification
quon accable de reproches en soi-mme.
Voil ce que Freud nous apporte, rejoignant par les mille filets de son tmoignage, un
mythe trs ancien, celui qui de quelque chose de bless, de perdu, de chtr dans un roi de
mystre, fait dpendre la terre toute entire gte.
Il faut suivre dans le dtail ce que reprsente cette pese de la fonction du Pre. Il faut ici
introduire les distinctions les plus prcises concernant ce que jai appel son instance sym-
bolique, le Pre comme lieu et sige de la loi articule o se situe le dchet de dviation, de
dficit, autour de quoi se spcifie la structure de la nvrose. Et, dautre part, lincidence sur
ce point de quelque chose que lanalyse contemporaine nglige constamment et qui pour
Freud est partout sensible, partout vivant : cette incidence du Pre rel, pour autant quen
fonction de cette structure, cette incidence mme bonne, mme bnfique peut entra-
ner, dterminer des effets ravageants, malfiques. Nous entrons dans tout un dtail de
larticulation clinique o je ne puis pas, ne serait-ce que pour des raisons dheure,
mengager, ni vous entraner plus loin. Quil vous suffise de savoir que, sil est quelque
chose qui par Freud est promu au premier plan de lexprience morale, cest quelque chose
qui nous montre le drame qui se joue une certaine place quil nous faut bien appeler
(quelle que soit la dngation motive de Freud concernant tout penchant personnel ce
quon appelle le sentiment religieux) la religiosit qui est tout de mme la place o
sarticule comme telle une exprience dont cest certes le cadet des soucis de Freud que de
la qualifier religieuse puisquil tend luniversaliser, mais que pourtant il articule dans les
termes mmes o lexprience religieuse proprement judo-chrtienne la, elle-mme, his-
toriquement dveloppe et articule.
Le monothisme intresse Freud en quel sens ? Il sait certes aussi bien que tel de ses dis-
ciples que les dieux sont innombrables et mouvants comme les figures du dsir. Quils en
sont les mtaphores vivantes. Mais non pas le seul Dieu. Et sil va rechercher le prototype
dans un modle historique, le modle visible du Soleil, de la premire rvolution religieuse
gyptienne, dAkhenaton, cest pour rejoindre le modle spirituel de sa propre tradition, le
Dieu des dix commandements. Le premier, il semble ((l)) adopter en faisant de Mose un
gyptien pour rpudier ce que jappellerais la racine raciale du phnomne, la Volkspsy-
chologie de la chose ; le deuxime, ((lui)) fait enfin articuler comme tel, dans son expos, la
primaut de linvisible en tant quelle est la caractristique de la promotion du lien paternel,
fond sur la foi et la loi.
La promotion du lien paternel sur le lien maternel, ((qui)), lui, est fond sur la charnalit
manifeste, ce sont les termes mmes dont Freud se sert. La valeur sublimatoire, si je puis
mexprimer ainsi, de la fonction du Pre est souligne en propres termes en mme temps
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quaffleure la forme proprement verbale, voire potique, de sa consquence, puisque cest
la tradition des prophtes quil remet la charge historique de faire progressivement affleurer
au cours des ges, le retour dun monothisme refoul comme tel par une tradition sacerdo-
tale plus formaliste dans lhistoire dIsral prparant en somme en image et selon les cri-
tures, la possibilit de la rptition de lattentat contre le Pre primordial dans (cest
toujours Freud qui crit) le drame de la Rdemption o il devient patent.
Il me semble important de souligner ces traits essentiels de la doctrine freudienne, car au-
prs de ce que ceci reprsente de courage, dattention, daffrontement la vraie question, il
me parat de peu dimportance de savoir ou de faire grief Freud quil ne croie pas que
Dieu existe ou mme quil croie que Dieu nexiste pas.
Le drame dont il sagit est articul avec une valeur humaine universelle et ici Freud dpasse
assurment par son ampleur le cadre de toute thique, au moins de celles qui entendent ne
pas procder par les voies de limitation de Jsus-Christ.
La voie de Freud, dirais-je quelle procde hauteur dhomme ? Je ne le dirais pas volon-
tiers. Vous verrez peut-tre demain o jentends situer Freud par rapport la tradition hu-
maniste.
Au point o nous en sommes, je vois lhomme surdtermin par un Logos qui est partout o
est aussi son ananke, sa ncessit. Ce Logos nest pas une superstructure. Bien plus, il est
plutt une sous-structure puisquil soutient lintention, quil articule en lui le manque de
ltre et conditionne sa vie comme passion et sacrifice.
Non ! La rflexion de Freud nest pas humaniste et rien ne permet de lui appliquer ce terme.
Elle est pourtant temprance et temprament humanitaire disons-le, malgr les mauvais
relents de ce mot en notre temps. Mais chose curieuse, elle nest pas progressiste. Elle ne
fait nulle foi un mouvement de libert immanente, ni la conscience, ni la masse.
trangement. Et cest par quoi elle dpasse le milieu bourgeois de lthique contre lequel
elle ne saurait dailleurs sinsurger, non plus que contre tout ce qui se passe notre poque :
tant comprise lthique qui rgne lEst thique qui comme toute autre est une thique
de lordre moral et du service de ltat.
La pense de Freud est dmarquante. La douleur mme lui parat inutile. Le malaise de la
civilisation lui parat se rsumer en ceci : tant de peine pour un rsultat dont les structures
terminales sont plutt aggravantes. Les meilleurs sont ceux-l qui toujours plus exigent
deux-mmes. Quon laisse la masse comme aussi bien llite quelques moments de re-
pos.
Nest-ce pas cela, au milieu de tant dimplacable dialectique, une palinodie drisoire ?
Jespre demain vous montrer que non.
La morale, comme la tradition antique nous lenseigne, a trois niveaux : celui du souverain
bien, celui de lhonnte et celui de lutile.
La position de Freud au niveau du souverain bien, contrairement ce que lon pourrait
croire, est que le plaisir nest pas le souverain bien. Il nest pas non plus ce que la morale
refuse. Il indique que cela ntant pas le bien, le bien nexiste pas et que le souverain bien
ne saurait tre reprsent.
Le destin de Freud cest que la psychanalyse ne peut plus se caractriser comme lesquisse
de lhonntet de notre temps.
Il est bien loin de Jung et de sa religiosit, quon est tonn de voir prfrer dans des mi-
lieux catholiques, voire protestants, comme si la gnose paenne voire une sorcellerie rus-
tique pouvaient renouveler les voies daccs de lternel.
Retenons que Freud est celui qui nous a apport la notion que la culpabilit trouvait ses ra-
cines au niveau de linconscient, articul sur un crime fondamental dont nul individuelle-
ment ne peut, ni na rpondre.
La raison, pourtant, est chez elle au plus profond de lhomme, ds lors que le dsir est
chelle de langage articul, mme sil nest pas articulable. Sans doute ici allez-vous
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marrter. Raison , quest-ce dire : il y a logique l o il ny a pas de ngation ? Certes,
Freud la dit et montr, il ny a pas de ngation dans linconscient. Mais il est aussi vrai,
une analyse rigoureuse, que cest de linconscient que la ngation provient, comme le met
si joliment en franais en valeur larticulation ne , de ce ne discordantiel quaucune
ncessit de lnonc ne ncessite absolument : ce je crains quil ne vienne , qui veut
que je crains quil vienne, mais aussi bien qui implique jusqu quel point je le dsire.
Freud assurment parle au cur de ce nud de vrit o le dsir et sa rgle se donnent la
main, ce a o sa nature participe moins de ltant de lhomme que de ce manque
tre dont il porte la marque.
Cet accord de lhomme une nature, qui mystrieusement soppose elle-mme, et o il
voudrait quil trouve se reposer de sa peine trouvant le temps mesur de la raison : voil,
jespre vous le montrer, ce que Freud nous indique sans pdantisme, sans esprit de r-
forme, et comme ouvert une folie qui dpasse de loin ce qurasme a sond de ses ra-
cines.
9 mars 1960
Je vous quittais hier sur une srie de jugements en coups de tranchoir sur Freud, sur sa posi-
tion dans lthique, sur lhonntet de sa vise. Pour qui ? Je crois quil est bien plus prs
du commandement vanglique : Tu aimeras ton prochain quil ny consent. Car il ny
consent pas. Il le rpudie comme excessif en tant quimpratif, sinon moqu en tant que
prcepte par ses fruits apparents dans une socit qui garde le nom de chrtienne.
Mais il est de fait quil interroge sur ce point, quil en parle dans cet ouvrage tonnant qui
sappelle : Le malaise dans la civilisation.
Tout est dans le sens du comme toi-mme qui achve la formule, et la passion mfiante
de celui qui dmasque arrte Freud devant ce comme . Cest du poids de lamour quil
sagit, car il sait que lamour de soi est bien grand. Il le sait suprieurement, ayant reconnu
que la force du dlire est dy trouver sa source : Sie lieben ihren Wahn wie sich selbst ,
ils aiment leur dlire comme soi-mme .
Cette force est celle quil a dsigne sous le nom de narcissisme et qui comporte une dialec-
tique secrte o les psychanalystes se retrouvent mal. La voici, (cest pour la faire conce-
voir que jai introduit, dans la thorie, la distinction proprement mthodique, du
symbolique, de limaginaire et du rel) : je maime moi-mme sans doute, et de toute la
rage collante o la bulle vitale bout sur elle-mme et se gonfle en une palpitation la fois
vorace et prcaire, non sans fomenter en son sein le point vif do son unit rejaillira dis-
smine de son clatement mme. Autrement dit : je suis li mon corps par lnergie
propre que Freud a mis au principe de lnergie psychique lros, qui fait les corps vi-
vants se conjoindre pour se reproduire quil appelle libido.
Mais ce que jaime en tant quil y a un moi, o je mattache dune concupiscence mentale,
nest pas ce corps dont le battement et la pulsation chappent trop videmment mon con-
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trle, mais une image qui me trompe en me montrant mon unit dans sa Gestalt, sa forme.
Il est beau, il est grand, il est fort. Il lest plus encore mme dtre laid, petit et misrable.
Je maime moi-mme en tant que je me mconnais essentiellement. Je naime quun autre.
Un autre avec un petit a initial do lusage de mes lves de lappeler le petit autre .
Rien dtonnant ce que ce ne soit rien que moi-mme que jaime dans mon semblable, (et
ce non seulement dans le dvouement nvrotique, si jindique ce que lexprience nous ap-
prend, mais dans la forme extensive et utilise de laltruisme, quil soit ducatif ou familial,
philanthropique, totalitaire ou libral, quoi lon souhaiterait souvent devoir rpondre
comme la vibration de la croupe magnifique de la bte infortune) ; rien dtonnant que
lhomme ne fasse rien passer dans cet altruisme que son amour-propre, sans doute ds long-
temps dtect dans ses extravagances mme glorieuses par linvestigation moraliste de
ses prtendues vertus, mais que linvestigation analytique du moi permet didentifier la
forme de loutre, loutrance de lombre dont le chasseur devient la proie : la vanit
dune forme visuelle.
Telle est la face thique de ce que jai articul pour le faire entendre sous le terme du stade
du miroir.
Le moi est fait, Freud nous lenseigne, des identifications superposes en matire, manire
de pelure : cette sorte de garde-robe dont les pices portent la marque du tout-fait si
lassemblage en est souvent bizarre. Des identifications ses formes imaginaires, lhomme
croit reconnatre le principe de son unit sous les espces dune matrise de soi-mme dont
il est la dupe ncessaire, quelle soit ou non illusoire , car cette image de lui-mme ne le
contient en rien si elle est immobile. Seule sa grimace, sa souplesse, sa dsarticulation, son
dmembrement, sa dispersion aux quatre vents, commencent dindiquer quelle est sa place
dans le monde.
Encore a-t-il fallu longtemps pour quil abandonnt lide que le monde ft fabriqu son
image et que ce quil y retrouvait, de cette image, sous la forme des signifiants dont son in-
dustrie avait commenc de parsemer le monde ft, de ce monde, lessence.
Cest ici quapparat limportance dcisive du discours de la science dite physique et ce qui
pose la question dune thique la mesure dun temps spcifi comme notre temps.
Ce que le discours de la science dmasque, cest que plus rien ne reste dune esthtique
transcendantale par quoi stablirait un accord, ft-il perdu, entre nos intuitions et le monde.
La ralit physique savre dsormais comme impntrable toute analogie avec un quel-
conque type de lhomme universel. Elle est pleinement, totalement, inhumaine. Le pro-
blme qui souvre nous nest plus le problme de la co-naissance, dune connaissance,
dune connaturalit par quoi souvre nous lamiti des apparences.
Nous savons ce quil en est de la terre et du ciel. Lun et lautre sont vides de Dieu, et la
question est de savoir ce que nous y faisons apparatre dans les disjonctions qui constituent
nos techniques.
Nos techniques Vous allez peut-tre l-dessus me reprendre : techniques humaines et au
service de lhomme. Bien sr. Mais qui ont pris une mesure defficacit pour autant que
leur principe est une science qui ne sest, si je puis dire, dchane , qu renoncer tout
anthropomorphisme ft-ce celui de la bonne Gestalt des sphres dont la perfection tait
le garant de ce quelles fussent ternelles, et, aussi bien celui de la force dont limpetus
sest ressenti au cur de laction humaine.
Une science de petits signes et dquations apprises en fait. Une science qui participe de
linconcevable en ceci prcisment quelle donne raison Newton contre Descartes. Une
science qui na pas forme atomique par hasard car cest la production de latomisme du si-
gnifiant qui la structure o il faut reconnatre latomisme mme contre lequel nous nous
insurgeons quand il sagit de nous comprendre : cet atomisme sur lequel on a voulu cons-
truire notre psychologie et ou seulement nous ne reconnaissons pas que nous tions par lui,
cet atomisme, habits.
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Cest pour cela que Freud a russi partir des hypothses de latomisme psychologique.
Cest que quon puisse dire ou non quil lassume il traite les lments de lassociation,
non comme des ides exigeant la gense de leur puration partir de lexprience, mais
comme des signifiants dont la constitution implique dabord leur relation ce qui se cache
de radical dans la structure comme telle. Soit le principe de la permutation : savoir quune
chose puisse tre mise la place dune autre par quelquun, et par cela seulement la repr-
sente. Il sagit dun tout autre sens du mot reprsentation que celui des peintures, des Ab-
schattungen, o le rel serait cens jouer avec nous don ne sait quel strip-tease.
Aussi bien Freud larticule-t-il proprement usant pour dire ce qui est refoul non du terme
de Vor-Stellung, encore que laccent soit mis sur le reprsentatif dans le matriel de
linconscient, mais de Vorstellung-Reprsentanz. Je ne vais pas l mtendre. Ce que je
vous indique cest que je ne complais ici aucune construction philosophique. Jessaie de
me reconnatre dans les matriaux les plus immdiats de mon exprience, et si je recours au
texte de Freud pour tmoigner de cette exprience cest parce quil y a l une conjonction
rare quoiquen dise une critique aussi vtilleuse quincomprhensive, comme il arrive
ceux qui nont la bouche que le mot comprhension.
Un rare accord dis-je, exceptionnel dans lhistoire de la pense entre le dire de Freud et la
Chose quil nous dcouvre. Je dis entre son dire et la Chose. Ce que cela comporte de luci-
dit chez lui va de soi. Mais aprs tout, conformment mme ce quil nous dcouvre,
laccent de conscience mis sur tel ou tel point de sa pense est ici secondaire. Jirai jusque
l.
Les reprsentation ici nont plus rien dapollinien. Elles sont dans une destination alimen-
taire. Notre appareil neurologique opre en ceci que nous hallucinons ce qui peut rpondre
en nous nos besoins. Perfectionnement peut-tre par rapport ce que nous pouvons pr-
sumer du mode ractionnel de lhutre planque sur son rocher, mais dangereux en ceci
quil nous livre la merci dun simple chantillonnage gustatif, si je puis dire, ou palpatoire
de la sensation et, au dernier terme, nous pincer pour savoir si nous ne rvons pas. Tel est
du moins le schma que nous pouvons donner de ce qui sarticule dans le double principe
qui constitue selon Freud, lvnement psychique : principe de plaisir et principe de ralit,
pour autant que sy articule la physiologie de la relation dite naturelle de lhomme au
monde.
Nous ne nous attarderons pas au paradoxe que constitue une telle conception du point de
vue dune thorie de ladaptation de la conduite, pour autant que celle-ci fait la loi de la ten-
tative de reconstruction dune certaine conception de lthologie, de lthologie par
exemple animale. Ce quil faut voir, cest ce quintroduit, dans ce schma de lappareil, son
fonctionnement effectif en tant que Freud y dcouvre la chane des effets proprement in-
conscients.
On na pas authentiquement aperu le renversement quau niveau mme du double principe
leffet de linconscient comporte. Renversement ou plutt dcussation des lments aux-
quelles ces principes sont ordinairement associs. Cest que cest au soin de la satisfaction
du besoin que se consacre la fonction du principe de ralit, et notamment ce qui sy attache
pisodiquement de conscience en tant quelle est lie socialement aux lments du senso-
riel privilgi en ce quils sont intresss par limage primordiale du narcissisme mais
quinversement, ce sont les processus de la pense tous les processus de la pense y tant
compris, jallais dire compris , le jugement lui-mme qui sont domins par le principe
du plaisir et gisent dans linconscient do ils ne sont tirs que par la verbalisation thori-
sante qui les en extrait la rflexion ; avec ce seul principe defficace pour cette rflexion,
quils sont dj organiss, nous lavons dit hier, selon la structure du langage.
Cest la consquence, ou plutt la vraie raison de linconscient, que lhomme sache
lorigine quil subsiste dans une relation dignorance. Ce qui veut dire que la premire divi-
sion que comporte lvnement psychique chez lhomme, cest celle-ci par quoi tout ce
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quoi il rsonne comme le comprenant sous quelque chef dapptit, de sympathie et, en
gnral, de plaisance laisse en dehors et contourne la Chose quoi est destin tout ce
quil prouve dans une orientation du signifiant dj prdicatif.
Tout ceci na pas t dnich par moi dans lEntwurf, dans ce projet de psychologie dcou-
vert dans les papiers de la correspondance de Freud avec Fliess. Cela y est clair certes, mais
cela ne prend valeur qu montrer lossature dune rflexion qui sest panouie en une pra-
tique incontestable. La liaison troite de ce que Freud appelle proprement la Wissbegierde,
ce qui en allemand est trs fort, la cupido sciendi et il faudrait dire en franais, lavidit
curieuse , cette liaison troite, quil dmontre avec le tournant dcisif de la libido, est un
fait massif qui se rpercute en mille traits dterminants dans le dveloppement individuel de
lenfant.
Cette Chose pourtant, je vais dire et je men excuse, nest point objet et ne saurait ltre en
ce que son terme ne surgit comme corrlat dun sujet hypothtique quautant que ce sujet
disparat, svanouit : fading du sujet, et non terme sous la structure signifiante. Ce que
lintention montre en effet, cest que cette structure est dj l avant que le sujet prenne la
parole et avec elle se fasse porteur daucune vrit, ni prtendant aucune reconnaissance.
La Chose est donc ce qui dans le vivant quel quil soit que vient habiter le discours et qui
se profre en parole marque la place o il ptit de ce que le langage se manifeste dans le
monde. Cest ainsi que vient apparatre ltre partout o lros de la vie trouve la limite
de sa tendance unitive.
Celle-ci, cette tendance lunion, est, dans Freud, dun niveau organismique, biologique
comme on dit. Elle na pourtant rien faire avec ce quapprhende une biologie, dernire
venue des sciences physiques, mais avec le mode de prise en tant quil est rotis des
orifices principaux du corps : do la fameuse dfinition freudienne de la sexualit dont on
a voulu dduire une prtendue relation dobjet dite orale, anale, gnitale, relation qui porte
en elle une profonde ambigut en tant quelle confond un corrlatif naturel avec un carac-
tre de valeur camoufl sous une notion de norme de dveloppement.
Cest avec de telles confusions que la maldiction de saint Matthieu, lendroit de ceux qui
assemblent de nouveaux fardeaux pour en charger les paules des autres, viendrait frapper
ceux qui autorisent chez lhomme le soupon de quelque tare personnelle au principe de
linsatisfaction attache aux relations damour.
Freud, sil a (mieux que jamais ou na au fil des sicles de casuistique rotologique), dtec-
t les motifs du ravalement de la relation amoureuse, la rapport dabord au drame de
ldipe, cest--dire un conflit dramatique articulant une refonte plus profonde du sujet,
une Urverdrngung, un refoulement archaque, laissant ds lors sa place au refoulement
secondaire qui permet, qui force se disjoindre les courants quil distingue comme ceux
respectivement de la tendresse et du dsir. Freud na jamais, pour autant, eu laudace de
proposer une cure radicale de ce conflit inscrit dans la structure. Sil a clair (comme ja-
mais aucune caractriologie primitive ni moderne) ce quil a dsign comme types libidi-
naux, cest aussi pour formuler expressment quil en venait ce rsultat : entriner que
sans doute il y avait, au dernier terme, quelque chose dirrmdiablement fauss dans la
sexualit humaine.
Voil sans doute pourquoi Jones dans larticle ncrologique qui lui vint en charge de celui
qui tait le matre le plus passionnment admir et lui, dautre part, partisan dclar dune
Aufklrung rsolument anti-religieuse na pu sempcher de le situer dans sa conception
du destin de lhomme sous le patronage, crit-il, des Pres de lglise. Disons plus : si
Freud met la charge de la moralit sexuelle la nervosit rgnant chez le civilis mo-
derne, il ne prtend mme pas avoir de solution proposer dans le gnral pour un meilleur
amnagement de cette moralit.
Lobjet imagin rcemment par la psychanalyse, comme mesure de ladquation libidinale,
informerait de son type toute une ralit comme mode de relation du sujet au monde : vo-
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race, rtentive, ou encore comme on sexprime en un terme qui porte, hlas, la marque
dune intention moralisante o il faut dire que la dfense de la psychanalyse en France a cru
devoir enjoliver sa premire gourme relation lobjet oblative qui savrerait
lavnement idyllique de la relation gnitale !
Hlas, est-ce au psychanalyste de refouler la perversion foncire du dsir humain dans
lenfer du prgnital comme connot de rgression affective, et de faire rentrer dans loubli
la vrit avoue dans le mystre antique ros est un dieu noir ?
Lobjet dont on fait ainsi tat ne dessine quune imputation grossire des effets de frustra-
tion que lanalyse se chargerait de temprer. Ceci avec le seul rsultat de camoufler des s-
quences beaucoup plus complexes dont la richesse autant que la singularit semblent subir,
dans une certaine utilisation orthopdique de lanalyse, une trange clipse : le rle singu-
lier du phallus dans sa foncire disparit (je cherche ici un quivalent du terme anglais or-
gan) dans la disparit de sa fonction par quoi se situe la fonction virile, dans cette duplicit
de la castration surmonte de lautre dont la dialectique semble soumise au passage par la
formule il nest pas sans lavoir , tandis que, dautre part, la fminit est soumise
lexprience primitive de sa privation pour en venir le souhaiter le faire tre symbo-
liquement dans le produit de lenfantement, que celui-ci doive ou non lavoir.
Ce tiers objet, le phallus, dtach de la dispersion osirienne quoi tout lheure nous fai-
sions allusion, joue la fonction mtonymique la plus secrte selon quil sinterpose ou se
rsorbe dans le phantasme du dsir. Entendons que ce fantasme est, au niveau de la chane
de linconscient, ce qui correspond lidentification du sujet qui parle comme de moi
dans le discours de la conscience. Dans le fantasme, le sujet sprouve comme ce quil veut
au niveau de lAutre (cette fois avec un grand A), cest--dire la place o il est vrit sans
conscience et sans recours ; cest l quil se fait en cette absence paisse qui sappelle le
dsir.
Le dsir na pas dobjet, sinon, comme des singularits le dmontrent, celui accidentel
normal ou non qui sest trouv venir signifier, que ce soit en un clair ou dans un rap-
port permanent, les confins de la Chose : cest--dire de ce Rien, autour de quoi toute pas-
sion humaine resserre son spasme modulation courte ou longue, retour priodique. La
passion de la bouche la plus passionnment gave, cest ce Rien o dans lanorexie mentale
il rclame la privation o se rvle lAmour. La passion de lavare, cest ce Rien o est r-
duit lobjet enferm dans sa cassette bien-aime.
Comment, sans la copule qui vient conjoindre ltre comme manque et ce Rien, la passion
de lhomme trouverait-elle se satisfaire ?
Cest pourquoi, si la femme se contente, au secret delle-mme, de celui qui satisfait la
fois son besoin et ce manque, lhomme, cherchant son manque tre au-del de son be-
soin pourtant si mieux assur que celui de la femme trouve ici la pente dune incons-
tance ou plus exactement dune duplication de lobjet, dont les affinits avec ce quil y
a de ftichisme dans lhomosexualit ont t trs curieusement sillonnes par lexprience
analytique (sinon toujours justement et bien rassembles dans la thorie).
Ne croyez pas, pour autant, que je fasse la femme plus favorise sur le chemin de la jouis-
sance. Ses difficults elle non plus ne manquent pas et sont probablement plus profondes.
Mais ce nest pas notre objet ici den traiter, encore que bientt il doive tre abord par
notre groupe avec la collaboration de la Socit Hollandaise.
Ai-je russi seulement faire passer en votre esprit les chanes de cette topologie, qui met
au cur de chacun de nous cette place bante do le Rien nous interroge sur notre sexe et
sur notre existence ? Cest l la place o nous avons aimer le prochain comme nous-
mmes, parce quen lui cette place est la mme.
Rien nest assurment plus proche de nous que cette place et, pour le faire entendre,
jemprunterai la voix du Pote qui, quels que soient ses accents religieux a t reconnu pour
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un des leurs dans leurs ans par les surralistes. Il sagit de Germain Nouveau, de celui
qui signait, Humilis :
Tel est le commandement de lamour du prochain et contre quoi Freud a raison de sarrter,
interloqu de son invocation par ce que lexprience montre : ce que lanalyse a articul
comme un moment dcisif de sa dcouverte, cest lambivalence par quoi la haine suit
comme son ombre tout amour pour ce prochain qui est aussi de nous ce qui est le plus
tranger. Comment ne pas le harceler ds lors des preuves faire jaillir de lui le seul cri
qui pourra nous le faire connatre ?
Comment Kant ne voit-il pas quoi se heurte sa raison pratique, toute bourgeoise de
sriger en rgle universelle ? La dbilit des preuves quil en avance na en sa faveur que
la faiblesse humaine dont se soutient le corps nu quun Sade peut lui donner : de la jouis-
sance sans frein, pour tous ! il y faudrait plus que du sadisme, un amour absolu, cest--dire
impossible.
Voit-il par l la clef de cette fonction de la sublimation sur laquelle je suis en train darrter
ceux qui me suivent dans mon enseignement ? et o lhomme sous diverses formes tente de
composer avec la Chose : dans lart fondamental qui la lui fait reprsenter dans le vide du
vase o sest fonde lalliance de toujours, dans la religion qui lui inspire la crainte et de se
tenir juste distance de la Chose, dans la science qui ny croit pas et par laquelle nous le
voyons maintenant confronte la mchancet fondamentale de la Chose ?
Le Trieb freudien, notion premire et la plus nigmatique de la thorie, en est venu, je di-
rais, achopper au grand scandale des disciples de Freud sur la formule et sur la forme de
linstinct de mort. Voici la rponse de la Chose quand nous nen voulons rien savoir : elle
non plus ne sait rien de nous. Mais nest-ce pas l aussi une forme de la sublimation autour
de quoi ltre de lhomme, une fois de plus, tourne sur ses gonds ? Cette libido dont Freud
nous dit quaucune force en lhomme nest plus porte de se sublimer, nest-elle pas le
dernier fruit de la sublimation par quoi lhomme moderne rpond sa solitude ?
Que la prudence ici me garde de mavancer trop vite ! Que les lois soient par nous gardes
par quoi seulement nous pouvons retrouver le chemin de la Chose, qui sont les lois de la
Parole, par quoi elle est cerne.
Jai peut-tre follement pos devant vous la question qui est au cur de lexprience
freudienne, en ce que, mme parmi ceux qui pourraient en paratre les mieux prservs, les
piges de la matrise psychologique ne sont gure vents. Je me suis laiss dire, quil est
des sminaires o lon faisait la psychologie du Christ. Quest-ce dire ? Est-ce pour savoir
par quel bout son dsir pouvait tre attrap ?
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Jenseigne quelque chose dont le terme est obscur.
Il me faut ici mexcuser. Jy ai t pouss par une ncessit pressante dont celle qui me fait
ici paratre devant vous nest quun petit moment qui vous suffira, jespre, comprendre.
Mais je ne suis pas content dtre l, ce nest pas ma place, mais au chevet de la couche o
mon patient me parle.
Aussi que le philosophe ne se lve pas comme il arriva Ibn Arabi pour venir ma ren-
contre en me prodiguant les marques de sa considration et de son amiti, pour finalement
membrasser et me dire oui . Car bien entendu, comme Ibn Arabi, mon tour, je lui r-
pondrai en lui disant oui , et sa joie saccentuera de constater que je laurai compris.
Mais prenant conscience de ce qui aura provoqu sa joie, il me faudra ajouter non .
10 mars 1960
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