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Soliloquio in compagnia

Una delle cose che succede quando scrivi sulla tua vita
che educhi te stesso.
One of the things that happens when you write about your
life is that you educate yourself.
Andy Warhol1928 1987
Born near Pittsburgh, Pennsylvania, of immigrant Czech parents, American artist
Andy Warhol studied art at the Carnegie Institute in Pittsburgh. He then worked
as a commercial artist in New York City. In the early 1960s, Warhol became the
most famous pioneer of "pop art," which used comic books, advertisements, and
consumer goods as subject matter. Warhol's colorful paintings of Campbell's
soup can labels, boxes of Brillo pads, and celebrity icons such as Marilyn
Monroe, became among the most recognizable examples of pop art. Warhol was
also a filmmaker as well as a painter and graphic artist; his more memorable
films include Trash (1969) and Frankenstein (1973). His studio, called "The
Factory," became infamous as a locale for eccentrics and eccentric behavior,
much of it associated with the New York drug scene. It was Warhol who predicted
that, "in the future, everyone will be famous for 15 minutes.
Pat Hackett (1968) ist eine US-amerikanische Schriftstellerin, Drehbuchautorin
sowie frhere Mitarbeiterin und Vertraute von Andy Warhol.
POPism: the Warhol '60s
Andy Warhol, Pat Hackett
Harcourt Brace Jovanovich, 1980, 310 pgs, University of California
Archivio per la categoria Architettura

cos sono qui, invisibile, solo una pagina e uno


pseudonimo niente di pi, senza nome, cognome e
indirizzo, senza mestiere. Sono la mia anima nuda che
parla, che ride, che piange, breve, prolissa, ripetitiva,
schematica, logorroica. Questo il mio rifugio, la mia tana
del BianConiglio, dove precipito in una marea di parole e
pensieri, allusioni e illusioni, dove si mescolano in
continuazione fantasia e realt e dove impossibile
stabilire quando finisce luna e inizia laltra. Qui c il mio Io
pi vero, la mia Essenza. Sono Equilibrio e Anima Inquieta.
Qualcuno mi chiama Decisione, io che da anni tremo per
Incertezze e Insicurezze. Per altri sono una persona
Solare, mentre a volte, il mio spirito si trascina Pesante e
Annerito. Sono una Certezza e un Cambiamento, l Attesa e
il Disincanto, Pensieri e Parole, Azione e Meditazione, Aria
fresca e Acqua Stagnante, Pianto e Risata. Sono Coerenza
e Contraddizione, preannunciate dal nome che ho scelto
per il blog: Soliloquio in compagnia, lunghi monologhi ad
alta voce, che hanno paura di rimanere soli e cercano
qualcuno con cui condividersi, a cui donarsi. Qualcuno mi
ha gi trovato, qualcuno lo trover, qualcuno, a cui molti
articoli sono e saranno dedicati, non mi legger mai
***
so I'm here, invisible, only a page and a pen name ...
nothing more, with no name, surname and address, no job.
Are my naked soul that speaks, laughing, crying, short,
long-winded, repetitive, schematic, talkative. This is my
refuge, my rabbit hole, where I fall in a flood of words and
thoughts, allusions and illusions, where mix continuously
fantasy and reality and where it is impossible to tell when
one ends and the other begins. Here's my true I, my
Essence. They are Balance and Restless Soul. Decision
someone calls me, I who for years I tremble for
uncertainties and insecurities. For others they are a person
Solar, while sometimes, my spirit dragging Heavy and
tarnished. Are a certainty and a Change, the 'Waiting and
Disenchantment, Thoughts and Words, Action and
Meditation, Fresh Air and Water Stagnant, crying and
laughing. Are Consistency and Contradiction, announced
by the name I chose for the blog: Soliloquy in the company,
long loud monologues, who are afraid of being alone and
seek someone to condividersi, who give themselves.
Someone has already found me, I'll find someone, anyone,
to which many items are and will be dedicated, will not read
me ever .

Il dolore punge
sempre un po pi in l
dellorlo della ferita
come il tuo nome sporge
oltre le mie labbra
pesandomi sul cuore.

The stinging pain

always a little 'further


rim of the wound
such as your name protrudes
over my lips
to weight on the heart.
***
06 Mag 2014
Percorsi delliniziazione: segreti ed esoterismi cultuali.
26 Feb 2014
Dio si muove in direzione delluomo e gli comunica il Suo messaggio- parte 2^
https://soliloquioincompagnia.wordpress.com/category/architettura/page/3/

Un altro luogo santo, meta di pellegrinaggio caro allIslam la Moschea della


Cupola della Roccia, in cui secondo il Corano, Maometto stato portato la notte
della morte:

Gloria a Colui che di notte trasport il Suo servo dalla Santa Moschea
alla Moschea remota di cui benedicemmo i dintorni,
per mostrargli qualcuno dei Nostri segni.
LHaram al Sharif o Recinto Sacro.

Cupola della Roccia o Moschea di Omar.


Da essa, o vicino ad essa, si dice che il profeta Maometto abbia iniziato la sua
ascensione al cielo. La leggenda vuole che la roccia tent di seguire il Profeta,
ma venne fermata dall Angelo Gabriele, che vi lasci limpronta della mano. Al
di sotto della roccia, pochi gradini portano al pozzo delle anime, una grotta che,
secondo la tradizione musulmana, sar il luogo di ritrovo nel giorno del giudizio.
Il luogo sembra essere sacro anche agli ebrei e di conseguenza ai cristiani. Per
gli ebrei quella stessa roccia era stata probabilmente il luogo del Kodesh
Kodashim, lantico pavimento del Sancta Sanctorum, dovera custodita lArca
Santa e, secondo la tradizione, dove si trovava il Gran Eden, il paradiso in cui
avevano vissuto Adamo ed Eva, nonch il punto dove Abramo sarebbe stato
pronto a sacrificare il figlio Isacco, prova di fedelt al Signore dalla quale scatur il
patto. Qui sopra re Salomone, secondo le istruzioni consegnategli dal padre
Davide, costru, nove secoli prima di Cristo, il Tempio per custodire e venerare gli
insegnamenti del Dio Unico. La struttura della Cupola alquanto complessa,
presentando 2 gusci costituiti da 32 costoloni, un tamburo con 16 finestre,
sorretto da un anello interno costituito da 4 pilastri e 12 colonne. Lanello pi
ampio comprende 24 archi, 8 pilastri e 16 colonne. Gli otto lati esterni sono
suddivisi ciascuno in 7 archi. Quattro sono orientati ai punti cardinali e
attualmente, dal 1961, la cupola rivestita di oro zecchino.

Interno della Cupola con la Roccia Sacra.


Perci essendo un luogo caro a tre diverse culture religiose, la Cupola vide
rinnovare, per centinaia di anni, la devozione dei pellegrini e le diverse forme dei
rituali. In passato era consuetudine dei Musulmani e dei Cristiani di Betlemme
offrire dellolio doliva per illuminare la Moschea, prova della coesistenza e della
fratellanza fra i due popoli. Per i musulmani, il primo livello il luogo di culto
principale, mentre il secondo occupato dalla corte Islamica (Sharia). Prima di
entrare nei luoghi sacri il pio musulmano deve provvedere allabluzione rituale,
per cui necessario lavare quelle parti del corpo soggette a sporcarsi con lo
scopo di adorazione e purificazione, accompagnando l atto con qualche frase
che glorifichi Dio.

Abluzione rituale.
Fontana situata davanti alla moschea di Al-Aqsa.

Fedele in preghiera.

La tradizione ci riferisce che:


una notte, mentre Muhammad (pace e benedizioni su di lui) stava dormendo, fu
svegliato da Gabriele (langelo) (pace su di lui) e condotto a Gerusalemme. Col,
nel recinto (il Tempio ebraico) del Masjid al Aqs (la Moschea remota di cui al
vers. 1), preg Allah insieme ad Abramo, Mos e Ges e tutti gli altri profeti
(pace su tutti loro) e poi ascese fino il Loto del Limite che si trova alla destra del
Trono di Allah. Muhammad (pace e benedizioni su di lui) ebbe un colloquio con
lAltissimo che lo salut con una frase entrata a far parte integrante dellorazione
rituale << Siano su di te la pace, o Profeta, la misericordia di Allah e le Sue
benedizioni, e sia pace su tutti i Suoi servi devoti>> . Muhammad rispose allora
con la professione di fede. Poi gli fu data conoscenza, dottrina, precetti morali e
raccomandazioni per la sua missione. Inoltre, gli fu rivelato il versetto 285 della
Sura della Giovenca che contiene la sintesi dottrinale dellIslam. Tra le norme
ricevute cera lobbligo di compiere cinquanta orazioni ogni giorno. Su
suggerimento di Mos, Muhammad chiese allAltissimo di alleggerire il precetto
finch Allah lo ridusse alle cinque orazioni quotidiane. Quando ritorn alla Mecca
il racconto di questo viaggio miracoloso suscit lilarit e lo scherno dei
miscredenti e molti musulmani di debole fede dubitarono di lui. In questo
frangente il suo amico e futuro califfo Ab Bakr (che Allahsia soddisfatto di lui)
dimostr il livello della sua fede e la sincerit del suo affetto per lInviato di Allah
(pace e benedizioni su di lui) non dubitando nemmeno un istante della veridicit
del racconto. Versetto 1 della sura 17.
Bene, amici, il nostro viaggio nei Santuari finisce volutamente qui, davanti al
simbolo delle tre pi grandi religioni monoteiste del mondo.
Se vi piaciuto nei prossimi post daremo una sbirciatina ai Luoghi per iniziati.
Ma questa volta non vi anticipo niente.

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tag abluzione, architettura, Cristianesimo, Cupola della Roccia, Ebraismo,
Islamismo, Maometto, moschea, Santuari, simbolo
13 Feb 2014
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Dio si muove in direzione delluomo e gli comunica il Suo messaggio-


parte 1
https://soliloquioincompagnia.wordpress.com/category/architettura/page/3/
L avversione a ogni tipo di politeismo e la proclamazione assoluta dellunicit di
Allah sono lanima su cui si incentra il pensiero islamico e i principi attorno ai
quali ruota tutta la vita di un musulmano. Dio , secondo il Corano, il libero
creatore di tutto, per cui il mondo esiste senza alcuna fonte propria di autonomia:
tutto prefissato da Lui (predestinazione).
Il peccato pi grave, che Allah non perdona, rappresenta la sua unione con altre
divinit, per cui viene negata qualsiasi esistenza di prole divina: Dio non ha
prole e non esiste (altro) Dio allinfuori di lui (sura 23,91). La Trinit
considerata, dunque, per lIslam, una sorta di politeismo, che mina il concetto di
unicit di Dio. Ges, a cui contestata ogni natura divina, si presenta solamente
come un anello di una lunga catena di profeti, di cui Maometto rappresenta la
fine.

Ges non che il figlio di Maria, linviato di Dio e sua Parola

che ha deposto in Maria. Crediamo dunque in Dio e nel suo inviato

e non dite che vi sia una Trinit.

Dio unico, e non pu avere figli.


Tutto lIslam fa riferimento al Corano, dettato, secondo la tradizione,
letteralmente da Allah al Profeta, e quindi immutabile e infallibile, il cui tema
centrale Dio, misericordioso verso il peccatore, ma giudice esigente alla fine
dei giorni:

Non abbiamo fatto scendere il Corano su di te per renderti infelice,

ma come Monito per chi teme Dio. Esso e stato inviato da Colui

che ha creato la terra e gli alti cieli. Il Compassionevole si e innalzato sul Trono.

Appartiene a Lui quello che e nei cieli e sulla terra,

e quello che vi e frammezzo e nel sottosuolo.

E inutile che tu parli ad alta voce, che in verit Egli conosce il segreto,

anche il pi nascosto. Dio, non ce Dio allinfuori di Lui!

A Lui appartengono i nomi pi belli.

La Mecca, dunque, rappresenta la capitale spirituale, a cui il fedele si rivolge


durante le preghiere quotidiane ed alla quale ci si reca in pellegrinaggio annuale.
Lo Haji un dovere per tutti coloro in grado di adempierlo fisicamente ed
economicamente, rappresentando, tra laltro, unopportunit unica di incontro tra
diverse nazionalit. Questo pellegrinaggio, risalente ad Abramo, inizia il
dodicesimo mese dellanno islamico, con lo scopo di compire i riti principali che
vedono il credente impegnato nei sette giri attorno alla Kaaba e nel percorso che
lo porta, per altre sette volte, tra le alture di Safa e Marwa, come fece Hagar,
moglie di Abramo, mentre era alla ricerca dellacqua per suo figlio Ismaele.

La Kaaba

Compiuto ci i pellegrini si raccolgono nellampia spianata di Arafat e si uniscono


in preghiera per impetrare il perdono divino. La fine del pellegrinaggio segnata
da una festivit, Eid al-Adha, che si celebra con preghiere e scambio di doni tra
le varie comunit musulmane. Questa ricorrenza, assieme a quella di Eid al-Fitr,
giorno in cui si festeggia la fine del Ramadan, sono le due pi importanti feste
religiose del calendario Musulmano.
Nel periodo in cui il profeta Maometto ricevette la chiamata divina, molte pratiche
pagane si erano sovrapposte al rito originario dell Haji. Il profeta restaur e
ridiede loriginale purezza religiosa a tale pellegrinaggio e istru i credenti sui riti
da compiere, aggiungendo complessit alle liturgie, e fornendo maggiore
flessibilit a beneficio dei credenti. Da allora furono permesse variazioni
nellordine di esecuzione dei riti.
Prima di stabilire lintenzione di compiere l Haji, il pellegrino deve pentirsi del
male commesso, pagare tutti i suoi debiti, possedere i mezzi per s stesso e per
il mantenimento della famiglia, durante il suo periodo di assenza e, prepararsi
spiritualmente al grande dispendio di energie, fisiche e psicologiche.
Fino al diciannovesimo secolo, arrivare alla Mecca significava essere aggregati
ad una carovana, di cui sono note quella egiziana, che si raggruppava al Cairo,
quella irachena, a Bagdad e quella siriana che, dopo il 1453, si radunava ad
Istanbul e raccoglieva pellegrini lungo tutto il tragitto, dirigendosi a La Mecca via
Damasco. Il pellegrinaggio durava mesi per le asperit del viaggio e, non di rado,
le strade di accesso alla Terra Santa erano soggette a razzie da parte di gruppi di
predoni. Dunque, il ritorno del pellegrino in famiglia era occasione di gioiose
celebrazioni e ringraziamenti da parte di tutta la comunit.

Tende per i pellegrini.

Il Sacro Corano

Attratti dal misticismo de La Mecca e di Medina, localit cara allIslam per aver
contenuto la casa del Profeta, nonch la prima moschea, molti
occidentali visitavano le due citt sante. Molti sono i resoconti scritti sul fascino,
al di l dellaspetto puramente religioso, dei riti del pellegrinaggio: primo tra tutti
la presenza di centinaia di migliaia di pellegrini di diverse razze e nazionalit,
perfettamente identici nellabito della sacralizzazione, l ihram. Questo viene
indossato da tutti gli uomini e consiste in un indumento bianco privo di cuciture
fatto di due pezzi di stoffa: luno cinge i fianchi fino al polpaccio, laltro copre una
spalla, trasversalmente.

Pellegrino in preghiera.

Un bambino con indosso lirham segue i pellegrini durante lHajj

Le donne indossano un semplice abito bianco e si coprono la testa ma non il


volto. Lihram simbolo di purezza e di rinuncia del male e dei beni mondani ed
indica luguaglianza di tutti gli uomini di fronte a Dio. Dal momento in cui viene
indossato, il fedele, uomo o donna, entra in uno stato di purit che rende illecita
qualsiasi azione violenta, nei confronti di uomini, animali e persino insetti. Dopo
la vestizione, il fedele pronuncia la prima invocazione dellHaji, la Talbiah:

Eccomi, mio Dio, al Tuo comando ! Eccomi al Tuo comando!

Tu sei Dio senza alcun congenere. Eccomi al Tuo comando!

Tue sono le lodi, la grazia e la maest.

Tu sei Dio senza alcun congenere.

Il potente, melodioso canto della Talbiah risuona non soltanto a La Mecca, ma in


tutti i luoghi sacri collegati allHaji.

Pellegrinaggio a La Mecca

Nel primo giorno dellHaji, i pellegrini si spostano da La Mecca a Mina, un piccolo


villaggio disabitato ad est della citt pregando e meditando durante il tragitto. Nel
secondo giorno, il nono del mese, lasciano Mina per ritrovarsi nella piana di
Arafa per il wuquf, il rito centrale del pellegrinaggio. Qui, i pellegrini restano in
piedi, affinch la loro immagine ricordi quella del giorno del Giudizio. Alcuni si
riversano sul Monte della Misericordia, da cui il Profeta pronunci lultimo
indimenticabile sermone delladdio, in cui furono enunciati i pilastri della nuova
religione. Sono queste le ore pi intense dellintero viaggio, che il fedele dedica
alla preghiera ed alle invocazioni, raggiungendo in questo luogo sacro, il culmine
della vita religiosa e sentendo come mai la presenza e la vicinanza di un Dio di
misericordia.
La prima persona inglese ad eseguire il pellegrinaggio, Lady Evelyn Cobbold,
descrisse lesperienza di essere nella piana di Arafa nel 1934: Ci vorrebbe una
penna magistrale per descrivere la scena, pregnante di intensit, di quella
grande fetta di umanit di cui io rappresentavo un minuscolo frammento,
completamente dimentica nel suo fervore religioso. Molti pellegrini avevano le
gote rigate da lacrime; altri rivolgevano il volto al cielo stellato cos tante volte
testimone della stessa scena. Gli occhi splendenti, gli appelli appassionati, le
mani in cerca di misericordia distese nella preghiera mi hanno commosso in un
modo mai accaduto prima, ed io stessa mi sentivo spinta da unondata
straordinaria di esaltazione spirituale. Ero una sola cosa con il resto dei
pellegrini, in un sublime atto di completa resa alla Volont Suprema che e
lIslam.

Dopo il tramonto, la folla procede verso Muzdalifah, una pianura a met strada
tra Arafa e Mina. Qui dapprima i pellegrini pregano, poi raccolgono dei sassolini
per usarli nei giorni successivi.Prima dellalba del terzo giorno, i fedeli si
trasferiscono a Mina dove avviene la lapidazione di Satana, con il lancio dei
sassolini contro una struttura in pietra bianca o contro tre mucchi di pietra.

Secondo la tradizione di questo rito, che affonda le sue radici nella storia di
Abramo, i fedeli ricordano il tentativo di Satana di far trasgredire al grande
profeta gli ordini divini. Il lancio dei sassolini simbolo del rifiuto del credente di
essere tentato dal male e dai vizi, non una ma sette volte dove il numero sette
simboleggia linfinito. In seguito viene sacrificato un montone o una pecora, la cui
carne donata ai poveri, ricordando lobbedienza di Abramo, pronto a sacrificare
suo figlio per adempiere alla volont del Creatore ed esprime, per il musulmano,
la prontezza a separarsi dalle cose pi care se questo voluto da Dio. Terminato
gran parte del pellegrinaggio, i fedeli possono liberarsi dellihram ed indossare gli
abiti giornalieri per celebrare, con la festa del Sacrificio (aid alAdha), il termine
del mese del pellegrinaggio.

Rappresentazione de La Mecca

Rappresentazione de La Mecca

Miniatura raffigurante La Mecca,


Iznik, XVII secolo, Victoria and Albert Museum, Londra
Quando i pellegrini tornano a La Mecca, concludono lHaji con un altro rito
essenziale, la circumambulazione, per sette volte ed in senso antiorario, della
Kaaba, simbolo dellunicit di Dio:

Annuncia alle genti il pellegrinaggio.

Vengano a te a piedi, e su cammelli di ogni specie, da ogni valico,

acciocch siano testimoni dei vantaggi che ne avranno,

e in giorni determinati menzionino il nome di Dio

sullanimale del gregge di che Iddio li ha provveduti.

Mangiatene quindi, e datene al misero e al bisognoso.

Mettano poi fine ai loro interdetti, sciolgano il voto,

e compiano i giri rituali attorno alla Casa Antica! (XXII, 27-29).

Pellegrini in adorazione davanti alla Kaaba

La pietra nera

La Kaaba contiene ununica stanza senza finestre, cui si accede per una porta,
alcuni metri sotto il livello del suolo. Vi si fanno vedere limpronta del piede di
Abramo su una sacra pietra, insieme con la tomba di Agar e del figlio Ismaele.
Ledificio coperto da pesanti drappeggi di broccato nero ricamato in oro con i
testi del Corano. Durante i giri, ai fedeli consentito toccare o baciare la Pietra
Nera, un meteorite che prima di Maometto veniva identificato con il dio locale
Hubal e che fu ridotto in frammenti nel 683 d.C., durante lassedio del califfo
Yezid. Questa pietra ovoidale non oggetto di idolatria, ma rappresenta lultimo
frammento della costruzione originaria innalzata da Abramo ed Ismaele.
Nessuna azione devozionale correlata alla pietra, tanto che il secondo Califfo,
Omar, rese ci ben chiaro affermando: So che essa non altro che una pietra,
incapace di fare del bene o del male. Ma ho visto il Messaggero di Dio tenerla tra
le mani, e questo ricordo me la rende cara. Dopo aver completato anche questa
usanza, i pellegrini pregano preferibilmente alla stazione di Abramo. Qui devono
lacqua della sorgente di Zamzam in ricordo della memorabile corsa di Hagar. A
questo punto possibile riprendere tutte le normali attivit.
Quando i credenti di razze e lingue diverse tornano ai loro rispettivi paesi,
portano i commoventi ricordi della terra dei profeti, di Abramo, Ismaele, Hagar e
Maometto e una preghiera:
O Dio accetta il nostro sforzo e fa che si avveri ci che disse il nostro profeta:

<<non c altra ricompensa per un pellegrinaggio pio se non il Paradiso>> .

Al di l del rituale, il pellegrinaggio assume agli occhi del musulmano, l aspetto di


un vero rinnovamento spirituale ottenuto con il fervore delle preghiere e ha il
valore di rinsaldare i vincoli allinterno della comunit islamica per mezzo
dellincontro tra tutti i fratelli. Alla Mecca tutti i musulmani si sentono veramente
uniti e la bianca tunica eguaglia tutti davanti a Dio: come il pellegrinaggio ha
strappato luomo alla sua casa e alla famiglia per andare alla casa di Dio, cos la
morte lo strapper alla sua casa e ai suoi familiari per andare in paradiso.

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tag Kaaba, La Mecca, pellegrinaggio, Santuari
06 Feb 2014
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Religione e cultura. Eloquenza, dialettica e fede.
Inizia da qui
Alla riforma religiosa diffusa in Europa, la Chiesa Cattolica oppose un largo
movimento, che portava in s, oltre alla contestazione dottrinaria delle idee
luterane, anche gli elementi di un profondo rinnovamento morale del clero e di
una rigenerazione della funzione sociale della Chiesa. Questa reazione del
cattolicesimo, che ebbe come base i risultati di un grandioso Concilio iniziato a
Trento nel 1545 e durato quasi ventanni, raggiunse talvolta, attraverso i processi
del tribunale dInquisizione, laspetto duna vera persecuzione degli eretici o
presunti tali (tra gli altri Giordano Bruno e Galileo Galilei), mentre nei paesi
protestanti venivano perseguitati o esiliati cattolici e dissidenti. Il Concilio di
Trento rappresent dunque il momento decisivo della sistemazione dogmatica e
disciplinare della chiesa affrontando i problemi dellunit tra cattolici e protestanti.
Non si giunse per ad alcuna soluzione per lassenza dei protestanti, che non si
presentarono. La Controriforma esalt i compiti formativi e assistenziali degli
ordini religiosi esistenti e ne promosse la creazione di nuovi, tra i quali la
Compagnia di Ges, fondata da Ignazio di Lojola e dichiaratamente destinata a
combattere i nemici della Chiesa, attraverso gli strumenti dellinformazione e
delleducazione e a portare la parola di Dio e la fede, con le missioni, nei Paesi
pi lontani. Il rinnovamento della catechesi port ad una nuova interpretazione
dellefficacia dei sacramenti e alla valorizzazione dello strumento della
predicazione, rendendo opportuna una trasformazione dello spazio interno del
luogo del culto, che doveva adesso essere ridotto ad unaula longitudinale, a uno
spazio depurato per il raccoglimento e la preghiera. Un recente saggio di
Giovanni Sale, Pauperismo architettonico e architettura gesuitica, affronta in
maniera nuova larchitettura gesuitica e il suo esordio. Questa tipologia, secondo
lui, era caratterizzata, a Roma, da un modo di costruire sintetico, semplificato e
povero delle chiese sorte tra gli anni quaranta e settanta del cinquecento,
durante il periodo del Concilio di Trento. Le prime costruzioni gesuitiche
nacquero, rispettando la funzionalit e leconomicit dellorganizzazione spaziale
e mantenendo lo spirito di povert, pur conservando un elevato grado di
adattabilit alle situazioni locali pi disparate. Oltre la gi citata essenzialit, gli
elementi caratterizzanti questa tipologia architettonica erano un vasto spazio
unitario rettangolare (laula) con cappelle laterali (che per mancano nei primi
esempi, ancor pi semplificati) e unarea specializzata per laltare maggiore
costituita da una cappella maggiore, talvolta coperta a volta e con la funzione di
presbiterio, circondata da cappelle minori, come nella chiesa del Ges a Roma,
in cui se ne contano ben quattro; la copertura privilegiata era quella a soffitto
piano, poich si riteneva che i soffitti voltati disperdessero la voce, andando
contro lesigenza pi importante, la predicazione.
Laltare, in posizione sopraelevata, con la sua monumentalit, doveva
rappresentare il fulcro della funzione religiosa ed un continuo riferimento per la
predicazione, accettando un maggiore distacco tra celebranti e fedeli.
Pio V ordin, con la Bolla Quo Primum Tempore, di sopprimere gli abusi che
trasformavano in case profane i templi, ove si passeggiava familiarmente o si
ciarlava e si scherzava ad alta voce senza rispetto al Signore, e ove i poveri
accoglievano i nuovi venuti con dei gemiti e talvolta con delle ingiurie. Avendo
appreso che le primarie dame portoghesi, col pretesto di ascoltar meglio la
Messa, entravano nel coro delle cattedrali, occupavano gli stalli dei canonici e si
collocavano fin presso i gradini dellaltare, ordin subito al Cardinale Infante del
Portogallo di eliminare un abuso cos strano.
Decise inoltre che: nelle chiese di tutte le Provincie dellOrbe cristiano, nelle
Patriarcali, Cattedrali, Collegiate e Parrocchiali del clero secolare, come in quelle
dei Regolari di qualsiasi Ordine e Monastero, maschile e femminile, nonch in
quelle degli Ordini militari, nelle private o cappelle, dove a norma di diritto e per
consuetudine si celebra secondo il rito della Chiesa Romana, in avvenire e senza
limiti di tempo, la Messa, sia quella conventuale cantata presente il coro, sia
quella semplicemente letta a bassa voce, non potr essere cantata o recitata in
altro modo da quello prescritto dallordinamento del Messale da Noi pubblicato.
Rese obbligatoria la recita, in principio della Messa, del salmo Introibo e del
Confiteor, e come epilogo del sacrificio linvocazione del Placet; precis la
formula e le cerimonie della benedizione finale e impose la recita dellinizio del
Vangelo di S. Giovanni In principio erat Verbum. LItalia e la Spagna adottarono
volentieri tale liturgia. I sinodi provinciali di Rouen, Reims e Bordeaux, quelli di
Bourges, Tolosa, Narbona e specialmente della Bretagna furono i primi a
conciliare le loro usanze con le disposizioni pontificie; e anche la casa reale di
Francia, a partire dal 1583, introdusse nelle sue cappelle la liturgia romana.
La chiesa del Ges, a Roma, divenne il prototipo dei nuovi edifici di culto, che
non escludevano nelle loro tipologie un certo decoro e una certa complessit e
come afferma larchitetto Sandro Benedetti: Con il Ges di Roma il tipo
originario ad aula si evolve ad un livello pi alto, cos che allaula, al presbiterio,
alle cappelle, si innesta il sistema spaziale del transetto-cupola, ed il sistema
della copertura a volta della grande aula. chiaro che le due aggiunte non sono
semplici appendici, ma elementi capaci di riqualificare lo schema iniziale. La sua
progettazione fu laboriosissima e vide allopera da una parte il Farnese con il suo
architetto Giacomo Vignola e dallaltra Borgia e Tristano. Si ottenne lideazione di
questa grande chiesa ad aula raccordata ad uno spazio a pianta centrale con
copertura a volta, il tutto frutto, secondo Sale, non solo del prestigioso architetto
del Farnese, ma di una paritetica collaborazione dei due architetti coinvolti. La
chiesa del Ges di Roma quindi scaturita dallincontro di due mentalit, due
universi culturali diversi fra loro. Da una parte il gran Cardinale Farnese,
cresciuto in un ambiente legato alla tradizione rinascimentale, al centro degli
sfarzi della corte papale di Paolo III, uomo di gusti raffinati e protettore di artisti,
che ambiva per la chiesa del Ges un modello di edificio alto, aulico, un
organismo complesso e aperto a nuove sperimentazioni spaziali. Daltro lato la
Compagnia dei Gesuiti con esigenze lontane da una concezione rappresentativa
dello spazio sacro.

Pianta della chiesa del Ges, Roma.


Giovanni De Rosis. Piante tipo per le chiese della Compagnia, 1575-1580.

La Chiesa del Ges sembra rispondere perfettamente alle particolari esigenze


funzionali di unepoca e ne divenne lemblema. Sembra interessante accostarla
ad un episodio di progettazione contemporanea, Notre dame du Haut di Le
Corbusier, non certo per ricercare analogia di forma o di esigenze spirituali, ma
soltanto perch anche in essa appare rivoluzionata la tipologia abituale del luogo
di culto, offrendo una risposta originale con il gioco di volumi, colori e luce e la
ricerca del segno della presenza divina al centro dellelemento naturale.

Disegno a inchiostro dello stadio definitivo del coro esterno della Cappella.
La Spianata della Cappella, come chiesa allaperto e meta di pellegrinaggio.

[] le forme da crostaceo, che compongono linsieme, il tetto a conchiglia con il


suo gigantesco doccione, le cappelle laterali e laltare, sono tutti elementi
perfettamente sintonizzati per rispondere allacustica visiva di un paesaggio
ondulato [] . Con la cappella, Le Corbusier fece compiere allarchitettura
moderna unesperienza di integrazione totale dello spazio nella forma, creando,
come disse Daniel Pauly un oggetto plastico intensamente e drammaticamente
espressivo . Nel rapporto tra spazio costruito e ambiente naturale, la soluzione
escluse lutilizzo di una aurea proporzione, proponendo un colpo di forza e
realizzando una struttura colma di energia espansiva, espressa nellanomalia
geometrica della pianta, nelluscita brusca di sproni murari, nel volume imbarcato
della copertura esageratamente grande, nella forza dei contrasti luminosi. Le
nicchie, di forma ortogonale, hanno unimportanza fondamentale nella
composizione dellinsieme: esse accentuano il gioco plastico dei volumi ed
evidenziano lo spessore della parete, dandole tutta la sua materialit.
Il primo progetto della Cappella risale al 1950, la sua conclusione al 1953. La
cappella orientata con laltare verso Est e la navata principale pu contenere
200 persone. Tre cappelle, separate dalla navata principale, rendono possibile
celebrare contemporaneamente pi servizi liturgici. Queste cappelle vengono
illuminate da luce naturale, che proviene dalle semicupole, che
contraddistinguono le torri soprastanti.
Le Corbusier scrisse: [] Quando sar ultimata nella primavera 1955, forse, la
Cappella di Ronchamp dimostrer che larchitettura non un problema di
colonne ma di eventi plastici. Gli eventi plastici non si regolano con formule
scolastiche o accademiche, ma sono liberi e innumerevoli [].
Veduta della facciata dingresso e dellaltare esterno.

Parete Nord.
Vista aerea dellesterno.

Il volume era concepito per far entrare la luce attraverso lapertura contenente la
statua della Vergine Maria e uno spiraglio tra la copertura e il muro del coro
a Sud e attraverso i frangiluce sotto la porta dentrata e piccole aperture nel muro
ad Est; dallaltro lato, era caratterizzato invece, da una zona in penombra con
pareti chiuse che delimitavano le cappelle secondarie a Nord e il muro cieco a
Ovest.

Nicchia esterna ospitante la statua della Vergine.


La statua della Vergine come appare dallinterno della Cappella.

Interno con gli inserti di luce.


Vista dellaula.

La tradizione vuole che, laddove adesso sorge la cappella di Le Corbusier prima


sorgesse un tempio pagano di origine romana, sul quale, nel IV secolo, sarebbe
stato eretto un santuario in onore della Vergine. Nel XIII secolo Ronchamp
divenne un luogo di pellegrinaggio, che godeva della protezione naturale delle
colline circostanti, mentre nel 1873, al termine delle ostilit franco-tedesche, vide
riuniti trentamila pellegrini provenienti dalle due nazioni, per festeggiare il giorno
della nascita di Maria, l8 settembre. Nella concezione di Le Corbusier, la
spianata diviene una chiesa allaperto, che trova nel cielo e nellorizzonte il suo
vero rapporto.
Lalta verticale dellangolo Sud-Est attira spontaneamente il visitatore che viene
qui condotto verso Est, dove si trova il coro esterno.
Altare, pulpito e cantoria.

Questo anche il cammino seguito dalla processione dei fedeli, durante i giorni
di pellegrinaggio, tra la grande porta a Sud e laltare allaperto. Laltare ha la
solennit di un coro di cattedrale e davanti ad esso trova posto la folla,
rappresentante il cuore del paesaggio, mentre la statua della Vergine, posta su
un piedistallo rotante, guarda sempre i pellegrini sia durante le celebrazioni
allinterno della Cappella, sia durante quelle al suo esterno.

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tag Cappella, Chiesa del Ges, Concilio di Trento, Controriforma, Gesuiti,
Inquisizione, Le Corbusier, Notre Dama du Haut, pellegrinaggio, Santuari
30 Gen 2014
12 Comments
Lidea di questa grande macchina veramente stupefacente
Inizia da qui
Roma, citt di Pietro, eredit le tradizionali liturgie della citt di Ges, interrotte
per le sopraggiunte difficolt dei pellegrinaggi in Terra Santa. Nel 1300 fu istituito
il primo giubileo in una citt bagnata dal sangue di tanti martiri e arricchita dalla
presenza delle reliquie portate in Italia. Nel progetto di edificazione della nuova
Gerusalemme il fulcro sarebbe diventata la nuova basilica di Pietro, chiesa
Trionfante e non pi Militante. Il nuovo Tempio perci doveva affermare la
supremazia di Roma, citt delluomo e di Dio mentre la nuova religione, il
Cristianesimo, doveva attestare la supremazia del Nuovo Testamento sullAntico.
Il vecchio San Pietro, tappa obbligatoria di visitatori stranieri, era stato oggetto
dellattenzione dei papi, nei decenni che precedettero la sua ricostruzione, in vani
tentativi di abbellirlo e risolvere gravi ed evidenti problemi strutturali. Valutate le
idee di numerosi architetti, tra cui Leon Battista Alberti (che aveva proposto il
restauro della basilica mediante degli interventi sulle fondazioni, nonch luso di
macchine, da istallare sul tetto, per riportare a filo a piombo le pareti e le colonne
inclinate), Nicol V scelse la proposta di Bernardo Rossellino di renderla pi
magnifica, consolidandone la struttura anche se, del suo progetto, venne
costruito solo il coro. Esaminando i disegni cinquecenteschi del nuovo San
Pietro, si ha limpressione che i progettisti, dal Bramante in poi, siano stati
condizionati da questo suo tracciato murario.
La ricostruzione, durante il pontificato di Giulio II, avvenne sotto il segno di una
rinascita imperiale e di una ispirazione alle fabbriche descritte nel Vecchio e
Nuovo Testamento. Lidea del Bramante stesso si ispirava al modello del Tempio
di Salomone e del secondo tempio descritto da Ezechiele, nonch allimmagine
della civitas celeste (in cui il tempio doveva avere forma quadrata, munito da
cinta muraria con 12 porte), e sia la loro forma che le loro misure vennero
utilizzate nel progetto detto piano pergamena.
Ricostruzione del progetto bramantesco per la sistemazione di San Pietro
secondo il taccuino di M. De Chiarellis.

Bramante, Pianta di San Pietro, schema ricavato dalla pianta su pergamena con
lideogramma della croce di Gerusalemme.
(Schema di M. L. Madonna)
Jerusalem et suburbia Incisione del XVII secolo.
Particolare dellideogramma della croce di Gerusalemme.

Egli elabor, dunque, il progetto sulla base della Gerusalemme celeste,


munendo la sua piazza-recinto di 12 porte principali, tre per ogni punto cardinale,
in cui il numero 12 doveva alludere agli apostoli sui quali fondata la chiesa. La
tipologia ad impianto centrale a grande croce, attorniata da quattro croci minori,
disposte sulle diagonali, doveva ricordare lemblema araldico della Gerusalemme
terrena, nonch ricordo delle cinque piaghe di Cristo. Da sempre Bramante fu
operoso a Roma, anche se si pensa che il suo accostamento ad una pianta a
croce greca inscritta possa essere avvenuto durante il periodo della sua attivit a
Milano, che gli consent di studiare con cura le chiese a impianto centrale, tra cui
soprattutto San Satiro, intorno al quale egli oper.
Il Bramante inoltre volle esaltare la presenza del martire cristiano Pietro,
ponendo sopra la sua tomba, un segno di alto significato: quattro pilastri, quattro
archi, quattro raccordi dal quadrato al cerchio, un tamburo e una cupola, quello
che alcuni studiosi chiamarono una struttura a baldacchino, quasi un immenso
arco di trionfo. Il primo suo progetto, per, non riport lapprovazione papale,
come ci spiega, in un manoscritto, Egidio da Viterbo, per il fatto che Bramante
voleva aprire le porte a sud, cosi che i pellegrini avrebbero subito trovato, a
mezzogiorno, una grande piazza e la facciata. Nellinterno egli fu costretto,
invece, a progettare il cosiddetto Tegurium, un involucro a protezione e custodia
dellaltare medievale della basilica costantiniana. Nonostante il suo grande studio
per gerarchizzare i volumi e gli elementi che compongono il progetto, Bramante
non riusc mai a raggiungere lunit compositiva, che una siffatta struttura
avrebbe richiesto. Dopo la morte di Bramante, Leone X affid la direzione della
fabbrica a Raffaello, coadiuvato da Antonio da Sangallo il Giovane, che fu
costretto ben presto a sostituirlo, a causa della morte, sopraggiunta dopo solo
cinque anni. Antonio si rese subito conto del fatto che, alla luce dei lavori fino ad
allora eseguiti, la navata centrale sarebbe apparsa stretta e alta, da sembrare un
vicolo. Era una questione di proporzioni che andava risolta e lunico intervento
che parve possibile fu quello di sopraelevare il livello pavimentale dellantica
basilica costantiniana di circa tre metri, il che avrebbe posto rimedio, tra laltro,
non solo agli incresciosi errori prodotti da una non costante e omogenea
costruzione, ma anche assicurato la nuova basilica da problemi di umidit. Si
formarono a tal modo dei muri paralleli dello spessore di circa 80-90 cm, orientati
tutti nella direzione nord-sud, collegati da volte a botte, formando in tal modo
delle gallerie utili per spegnervi al coperto la calce. Cento anni pi tardi, durante il
pontificato di Paolo V, tali grotte avrebbero accolto sepolture insigni e cimeli di
storia e di fede della vecchia basilica, divenendo, cos, un luogo di preghiera e
pellegrinaggio.
Nel 1527 avvenne il sacco di Roma ad opera dei soldati mercenari germanici,
che port la dispersione di artisti e artigiani dellepoca. Con questo anno si
terminarono forzatamente i lavori della fabbrica, senza giungere ancora ad un
organico e significativo progetto, che dava unit alla casa di Dio e di Pietro.
Il Sangallo lasci un modello ligneo del suo progetto definitivo, che fa luce sulle
sue scelte. Il progetto rispettava limpianto originario bramantesco, mantenendo
la croce greca a quinconce e i deambulatori anulari, che avvolgevano le tre
tribune, a nord, a ovest e a sud, mentre a est aggiunse un corpo di facciata assai
articolato, che si intrecciava con la croce. Essa era sovrastata dalla Loggia delle
Benedizioni, che dava modo al pontefice di impartire la benedizione Urbi et
Orbi nella domenica della Pasqua ai fedeli e ai pellegrini. Il pontefice poteva
essere visto da lontano grazie ad una apposita scala interna alla loggia, che ne
innalzava la sede.
A. da Sangallo il Giovane, pianta per San Pietro.

A. da Sangallo il Giovane, pianta del progetto definitivo per San Pietro.

Ma linnovazione pi grande sopraggiunse allarrivo di Michelangelo che


abolendo i deambulatori, avvolgenti le tribune sud, ovest e nord, restrinse molto
la superficie coperta, ridando maggiore luce e facilitando la circolazione dei fedeli
al suo interno. Egli cre otto ingrossamenti murari, donando unit e chiarezza a
tutto linvolucro murario esterno, conformandolo con un ordine architettonico
gigante, che fu poi assimilato dai suoi successori. Egli <<ridusse>> San Pietro
in minor forma, ma in maggior grandezza. Queste furono le parole che utilizz il
Vasari per commentare la nuova basilica ( com noto il maestro riusc a costruire
solamente il tamburo della cupola, finita dopo la sua morte, da Giacomo Della
Porta e Domenico Fontana, che ne rialzarono leggermente il sesto).
Michelangelo, pianta del progetto per San Pietro.

Michelangelo, prospetto per San Pietro.

Per quanto riguarda la facciata, sembra che egli pensasse ad un solenne pronao
a colonne isolate, che avrebbe potuto far pensare al Pantheon. Essa fu poi
costruita dal Maderno, che provvide allallungamento del corpo di fabbrica,
fornendolo di una navata e trasformando cos lo schema centrico in uno
longitudinale. Questa trasformazione fu dettata da esigenze liturgiche, che
richiedevano una navata pi spaziosa e una facciata che inglobasse la Loggia
delle Benedizioni. La facciata rese ancora pi difficile il rapporto tra lorganismo
della chiesa e la cupola, che risult in tal modo pi arretrata e parzialmente
nascosta dalla facciata stessa quanto pi ci si avvicinava ad essa.
Fu di Bernini il progetto del colonnato che doveva circondare su tre lati la piazza,
come un abbraccio ai fedeli e agli stranieri: Essendo San Pietro quasi matrice
di tutte le chiese doveva haver un portico che dimostrasse di ricevere a braccia
aperte maternamente Cattolici per confermarli nella Credenza, glHeretici per
riunirli alla chiesa, e glInfedeli per illuminarli alla vera fede. Ma al momento della
realizzazione si verific un cambiamento nella mente del maestro, con
lintenzione di proiettare il terzo braccio pi avanti, per creare una sorta di
antepiazza alla basilica. Per consentire efficacia al progetto, si doveva verificare
se lavanzamento del corpo manteneva la funzionalit della piazza stessa, in
occasione della celebrazione della festa del Corpus Domini. Concepito cos il
progetto costringeva la processione ad un percorso ad angolo retto, scomodo e
poco decoroso e guardando la piazza dal punto di vista del fedele, il colonnato
sarebbe stato pregiudicato in una delle sue principali funzioni. Bernini, dunque,
considerando limpatto scenico e scenografico, che il visitatore poteva avere
allingresso della piazza, quando locchio era portato dalle curve del colonnato
verso lasse centrale e la facciata, decise di abolire lerezione del terzo braccio.
Questa idea ritorn in auge, nel 1694, quando Carlo Fontana present la sua
nuova versione, in due progetti mostrati non contemporaneamente.
Fontana, pianta del Vaticano con il progetto del terzo braccio.

Nel primo progetto, la sua preoccupazione fu quella di proteggere il fedele, dopo


la fine della celebrazione liturgica, dalla vista delle casuccole dei Borghi,
mediante una piazza semicircolare, fasciata da una parete che doveva fare da
schermo. Il terzo braccio sarebbe stato posto dopo lerezione di una seconda
piazza trapezoidale, o retta. Il braccio, cos posizionato, avrebbe nascosto s le
case del Borgo, ma avrebbe creato un vuoto alla vista del pellegrino uscente, per
la sua posizione troppo arretrata rispetto alla chiesa. Il progetto, inoltre,
prevedeva la sistemazione di fontanelle lungo la parete, che doveva fungere da
schermo. Nel secondo progetto larchitetto propose un nuovo schema
geometrico, nel quale stabiliva il terzo braccio in modo ancora pi arretrato di 22
metri dalla prima posizione. Inoltre i corridoi progettati non erano pi paralleli a
quelli berniniani, ma leggermente divaricati, per far s che i loro assi
convergessero sul ponte SantAngelo da dove la chiesa e il braccio sarebbero
stati gi visibili ai pellegrini.
Lespansione ulteriore del terzo braccio, nonch dei gradini dentrata,
pregiudicavano laccesso carrabile alla piazza.
Nella prima figura: Fontana, prima idea per il terzo braccio e la sua facciata.
Nella seconda figura: Fontana, seconda e terza idea per il terzo braccio e la sua
facciata.

Fontana, quarta idea per la facciata del terzo braccio.


Fontana, ultimo progetto per la facciata del terzo braccio.

Il Fontana avrebbe concepito tale braccio, come se fosse un arco trionfale, con
gli intercolumni che consentivano al fedele il contatto con la piazza, come dietro
ad un sipario. Davanti alla barriera traslucida, il pellegrino avrebbe iniziato a
scorgere lobelisco e le due fontane, le due ali del colonnato e la facciata.
Oltrepassato questo corpo centrale e procedendo, avrebbe potuto godere
interamente della cupola michelangiolesca. Oltre a fare da schermo alle case dei
Borghi, dallinterno avrebbe nascosto la vista della piazza del mercato, che egli
stesso aveva previsto nella strada che collegava la basilica al ponte.
Ma anche questa soluzione non fu soddisfacente, perch non teneva conto come
il progetto berniniano, della processione, che sarebbe stata costretta, in questo
caso, a procedere per una via ancora pi lunga.
Nellanno 1700 al papa Innocenzo XII segu Clemente XI, che fu deciso alla
realizzazione del terzo braccio, anche se non siamo a conoscenza di quale delle
due alternative avrebbe voluto realizzare. Pochi mesi dopo, la sua morte provoc
la crisi del cantiere e da allora si arrestarono tutti i lavori. Per la festa del Corpus
Domini si continu ad erigere, dal lato del braccio mancante, delle strutture
provvisorie, per lo pi tendaggi, che servivano a proteggere i fedeli dal sole.
Dipinto di anonimo, lato sinistro, la processione del Corpus Domini prima
dellerezione del colonnato del Bernini.
La nuova basilica con il terzo braccio improvvisato per una processione del
Corpus Domini sotto il pontificato di Innocenzo XII.

La Basilica fu terminata pi di centanni dopo la posa della prima pietra sotto il


papato di Paolo V. Egli si propose di rendere tale magnifica struttura
architettonica liturgicamente funzionale e di colmarla di significato, come
attestano alcuni documenti dellepoca che affermano che la vastit di s gran
fabrica di detto Tempio sia fatta principalmente per venerazione (memoriale di
Papiro Bartoli diretto al papa Borghese).
In un suo saggio, Sebastian Schutze ha interpretato la complessit della basilica,
individuando tre messaggi principali:
1.la santit e la spiritualit, grazie anche alla presenza delle spoglie dellapostolo,
2. il potere spirituale e temporale della figura papale, come successore di Pietro,
e
3. lesaltazione del papa Urbano, che fu colui che dovette provvedere alla
sistemazione del volto interno della basilica.
Il San Pietro moderno dovette cos porsi a confronto non solo con lantica basilica
costantiniana ma affrontare il peso della concorrenza della grandezza romana.
Roma era ricca di edifici grandiosi, il confronto con i quali schiacciava le pi
moderne strutture architettoniche. San Pietro con la sua immensa mole, che
conteneva perfino lantica basilica e la monumentalit della sua architettura
rappresentava una sfida allantica citt leonina.
Pianta delle due versioni di San Pietro, edita dall Alfarano nel 1590 (particolare,
raccolta E. Bentivoglio).
Malgrado i papi non avessero a disposizione le risorse degli imperatori, la
piazza di San Pietro superava il Colosseo in estensione di area costruita e in
quantit di materiale necessitato e in qualit e grandezza della lavorazione.

Confronto dimensionale tra San Pietro e lellisse del Colosseo.


La basilica divenne ben presto un esempio per tutto il mondo allora conosciuto
tanto che, ovunque si pensasse di edificare cattedrali, non si poteva ignorare il
suo modello. Ci valse per la chiesa di Sainte Genevive di Parigi, o per Saint
Pauls di Londra o per il duomo di Berlino. Intorno alla met del 1600, la sua
fama crebbe al tal punto che diversi studiosi proposero il confronto tra le misure
della basilica e quelle degli edifici pi significativi. Werner Oechslin nel suo
saggio San Pietro: simbolo e paradigma della <<grandezza romana>> cita uno
di questi lavori, redatto da Jacques Tarade, che inizi i suoi rilievi nella citt di
Roma. In base alle misure ottenute, fece un modello che consentiva al lettore
una completa visione delle proporzioni della cattedrale romana con quelle di
Parigi, Londra e Strasburgo.
Confronto dimensionale tra San Pietro e Notre Dame di Parigi.

Confronto dimensionale tra Notre Dame di Parigi e la cattedrale di Strasburgo.

Di fronte a San Pietro, Notre Dame, che a sua volta superava in grandezza la
cattedrale di Strasburgo, appariva assai misera. Da quel momento in poi divent
dobbligo subordinare ogni architettura sacra allenorme struttura di San Pietro.
Confronto dimensionale tra la sezione di un pilastro della crociera di San Pietro e
la pianta di San Carlo del Borromini.

Nel XVII secolo fu considerata, da un numero significativo di viaggiatori che


intraprendevano il viaggio in Italia, tappa fondamentale per la loro formazione
intellettuale, ponendo in risalto la funzione di San Pietro, come luogo simbolo
della stessa citt di Roma e per la sua importanza nel contesto internazionale.
Nel XVIII secolo fattori storici e culturali modificarono lo spirito dei viaggiatori, che
si avventuravano verso la citt e il loro atteggiamento nei confronti della basilica.
Essa, con il suo ricco patrimonio di valori simbolici e religiosi non affascinava pi
solo per motivi di fede, ma soprattutto per le sue qualit estetiche. Era il primo
edificio che si presentava alla vista di coloro che percorrevano la via Flaminia
verso Roma. La meta, attraverso un percorso, irto di pericoli, non deludeva il
viaggiatore. Lemozione era grande, quando la cupola appariva da lontano e
incoraggiava gli animi a proseguire. Da subito si poteva percepire limmensit
dellintera costruzione, che nonostante la sua mole non schiacciava
losservatore: La basilica divent il punto di raccolta non solo degli ospiti, ma di
tutto il popolo di Roma, il centro della citt.
Da quando nel 1300 Bonifacio VIII proclam il primo giubileo, cio la piena
remissione dei peccati compiute una serie di prescrizioni, il pellegrino vi giungeva
con ancora maggiore entusiasmo. I giubilei si svolsero periodicamente con una
scadenza di cinquanta anni, ridotti in seguito prima a trentatre e poi a
venticinque. Famoso, per la grande affluenza di fedeli, fu quello del 1350 a cui,
secondo le testimonianze del Villani, parteciparono cristiani con meravigliosa e
incredibile moltitudine, essendo di poco innanzi stata la generale mortalit, e
ancora essendo in diverse parti dEuropa. Il grande evento aveva inizio con
lapertura della Porta Santa di ciascuna delle quattro basiliche patriarcali e si
concludeva con la sua chiusura alla fine dellanno giubilare.
La cerimonia pi solenne si svolgeva nella basilica di San Pietro, in cui il
pontefice percuoteva con una martello la porta che veniva smurata dallinterno e
aperta; egli entrava da solo nella basilica e salito sulla sedia gestatoria,
accompagnato da cardinali, dignitari e clero, giungeva allaltare maggiore dove
venivano celebrati i Vespri. La cerimonia aveva luogo il 24 dicembre dellanno
precedente e si concludeva lo stesso giorno dellanno giubilare; il papa con una
cazzuola dargento murava il primo mattone della porta, che veniva rinchiusa e
che rimaneva tale fino al giubileo successivo.
La Porta Santa fu considerata un mezzo grazie al quale, secondo la mentalit
cristiana, si poteva accedere alla salvezza. Tutta la storia biblica collocata tra
due porte: la porta del Paradiso e la porta della Gerusalemme Celeste.
Tante altre porte sono citate nella Bibbia e nei Vangeli, ma pi che a vere e
materiali porte, questi testi si riferiscono a un simbolo, che ruota intorno alla
figura di Cristo e al suo perdono. Ges stesso afferm io sono la porta delle
pecore e ancora io sono la porta: se uno passa attraverso di me, sar salvo:
entrer e uscir e trover pascolo []. Ges si raffigur inoltre come colui che
bussa alla porta di ciascuno se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta,
io verr da lui, cener con lui ed egli con me []
Per comprendere il significato della Porta Santa, basti pensare al ruolo che la
porta della chiesa ha da sempre nelle liturgie cristiane. La porta segna la
separazione tra il sacro e il profano, il distacco tra linterno della chiesa e
lesterno del mondo. La porta era ed tuttoggi il confine tra laccoglienza e
lesclusione. La porta era mezzo e protagonista di alcune liturgie particolari: per
la domenica delle palme, la processione di Cristo Re, il rinvio dei penitenti, il
gioved santo e persino i matrimoni avvenivano davanti alla chiesa e dunque,
davanti alla sua soglia, la porta. Essa rappresent, per tanto tempo, il luogo da
cui inviare al popolo messaggi o insegnamenti.
La Porta Santa ne contiene 16, che partendo dalla raffigurazione delle vicende
del peccato, che avviliscono luomo, giungono alla penitenza, che lo riabilita fino
ad arrivare alla descrizione della bont e del perdono divino. Solo lultimo
pannello raffigura unimmagine del presente: lapertura della Porta Santa nel
1950, per mano di Pio XII, che dona allumanit dolorante di tutti i tempi, la
possibilit di gioire del perdono di Dio.
Come abbiamo accennato prima, cera e c tuttoggi, ancora un altro particolare
rito che caratterizzava la Basilica, la processione del Corpus Domini, che vedeva
protagonista il corteo papale mentre scendeva dal Palazzo Vaticano e, passando
sotto il colonnato, attraversava la piazza e rientrava nella basilica. Occorrevano
circa tre ore per lo svolgimento del corteo che contava circa trentamila persone.
Elemento tipico di tale occasione era il talamo, una sorta di sedia sulla quale
prendeva posto il pontefice, che sorreggeva lostensorio.
Dunque Roma, emblema di perdono e di fratellanza tra popoli, riuniti a pregare
davanti alle spoglie di Pietro, non esprimeva pi la sua grandezza fisica e
materiale, come in epoca romana, ma morale e, soprattutto, spirituale, mentre
San Pietro divenne, secondo lespressione del Dupaty, lideale teatro per
leloquenza della religione.
F. Cavalleri, dipinto, Gregorio XVI che reca il Santissimo Sacramento nella
processione del Corpus Domini.

Alla fine di questo lungo articolo, ringrazio quanti siano riusciti a giungere alla
sua conclusione, poich, spezzarlo, avrebbe compromesso la trasversalit del
discorso. Alla prossima

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Santuario
21 Gen 2014
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Raggiungere il luogo ispirato del sentimento e della ragione.
Inizia da qui
Baalbek, Assisi e Venezia, lontane nel tempo, nello spazio e per ispirazione
religiosa, si proponevano come luoghi in cui il pellegrinaggio rappresentava una
componente fondamentale di liturgie, con motivazioni nettamente differenti. Non
si vuole qui ritrovare unaffinit nellimpianto planimetrico o nelle soluzioni
costruttive, n superiorit architettonica delluno o dellaltro tempio, quanto la
conseguenza architettonica della funzione comune allorigine delle edificazioni,
quella di ospitare moltitudini di fedeli sia che chiedessero responsi oracolari, o
che adorassero lespiazione di Francesco e dei suoi compagni, oppure che
assolvessero il rito del ringraziamento.
I Romani raggiungevano Baalbek per ritrovare fiducia nel proprio destino.
Linvocazione alle divinit nella preghiera era ritenuta sancta, venerabilis,
aeterna, bona, optima, magna, potens, omnipotens e pulchra. Le suppliche,
pubblici riti di preghiera, venivano rivolte al dio da tutti gli adulti, uomini e donne,
a capo scoperto oppure con corone sulle teste e rami di alloro nelle mani. In
genere nella religione romana le preghiere venivano pronunciate la mattina, la
sera e in tutte le occasioni importanti secondo un formulano preciso, la cui
esattezza ne conferiva lefficacia, inoltre il pragmatismo religioso dei Romani li
induceva ad ammettere lefficacia dei voti e a offrire i doni solo dopo che la
preghiera era stata esaudita.
I fedeli, procedendo per una monumentale via di accesso, formata da una
grande scala e da un portico sopraelevato sostenuto da 12 colonne, nelle quali si
trovavano 12 nicchie fatte per contenere i 12 dei olimpici, accedevano ad un
cortile di forma esagonale, unico nellarchitettura romana e che ricorda, per
lapertura spaziale, il pi recente colonnato berniniano di San Pietro.
Pianta e veduta generale da Est del tempio di Baalbek.

Veduta generale da Est.

Da questo si poteva accedere ad un secondo cortile, concluso da un imponente


altare, sopra il quale un toro bianco, inghirlandato di erbe sacre e con le corna
indorate, veniva sacrificato secondo un preciso rituale che prevedeva prima lo
spargimento sul capo di una salsa, la spruzzatura col vino, la rasatura di alcuni
peli, che venivano gettati nel fuoco e, infine, la sgozzatura.

Sacrificio del toro bianco a Giove.

I Romani consideravano il sito come lattestazione suprema della potenza e della


supremazia di Giove Massimo Eliopolitano. Questultimo appellativo del dio
deriva dal fatto che, sebbene il tempio fosse dedicato al dio supremo, si credeva
che il sito stesso fosse stato un luogo di riposo per il dio Sole. Nel 440 d.C.
sembra invece che Teodosio trasform in chiesa cristiana questo tempio e che
Giustiniano abbia portato a Costantinopoli alcune delle sue colonne di granito
rosso per costruirvi la chiesa di Hagia Sophia.
Un altro tipo di testimonianza, invece veniva trasmessa secoli dopo dalla citt di
Assisi, una attestazione di umilt, di povert e di sacrificio, intesa come dono di
s stessi agli altri e a Dio, avviando un recupero dei valori spirituali peculiari del
primo Cristianesimo.
Al cospetto delle spoglie del santo, il fedele abbassava il tono della voce,
rallentava per un attimo il passo e sentiva aumentare il disagio reverenziale
oltrepassando lintimit della penombra che le avvolgeva. Francesco, la cui
scelta fu scandalosa per una societ caratterizzata da violenze, eresie e
rivolgimenti sociali, conseguenti allaffermarsi di una nuova realt borghese, offr
lesempio della sua vita per riportare il mondo allosservanza pi autentica della
verit evangelica. Non esit a ricercare il senso pi pieno della sua nuova
missione fra quelli sfuggiti da tutti, i lebbrosi, che maltrattati erano obbligati a
segnalare il loro passaggio con un sonaglio al collo, e che rappresentavano per
luomo medioevale lorribile personificazione del peccato. Rovesciando ogni
valutazione corrente, il Santo scopr in essi Cristo crocifisso e divenne loro
amico. In realt, a differenza di quanto si voglia far credere, la conversione di
Francesco non fu un evento improvviso, ma un processo che matur nel corso di
diversi anni, dalla malattia, quando ventenne era stato prigioniero di guerra dei
Perugini (1202) allatto di pubblica rinuncia dei beni paterni davanti al vescovo di
Assisi (1206). Gli anni seguenti lo videro cercare affannosamente la sua
personale via per servire Cristo. Con tale irrefrenabile desiderio tent di riparare
con le sue stesse mani piccoli edifici sacri in rovina, fino a quando, il 24 febbraio
1208, ascoltando il Vangelo nella piccola e diroccata cappella di S. Maria degli
Angeli, rimase illuminato dal capitolo X di Matteo e fu la scelta della predicazione
itinerante che caratterizz in maniera definitiva i suoi anni successivi.
Alla sua morte venne eretta la basilica doppia. La struttura gotica emerge gi
nella Chiesa inferiore, deputata al culto del santo, nella navata e nel transetto: si
tratta di un volume schiacciato da larghe volte sorrette da robusti archi a tutto
sesto e massicci pilastri. Le masse sono necessarie per reggere il peso di una
costruzione superiore; in questo senso si giustifica luso di elementi ancora
romanici, come la copertura a botte, anche se nella prima campata e nelle
laterali, il profilo dei costoloni e degli archi acuti manifesta il fiorire del gotico. Ben
diverso aspetto, invece, offre la chiesa superiore, luogo concepito per la pi
ordinaria attivit religiosa: lo spazio si dilata luminoso, ampi fasci polistili svettano
verso lalto, accanto ai costoloni a forma acuta; le parti superiori delle superfici
murarie si aprono in grandi finestre lungo laula della navata, nel coro e nel
transetto. Il cornicione che corre lungo le pareti allaltezza mediana tende tuttavia
a ridimensionare lo slancio delledificio superiore. Si pensa che questo
accorgimento consentiva a limitare lo sguardo del fedele che, diversamente da
quello che accadeva guardando le chiese caratterizzate dal gotico
internazionale, rimaneva rapito pi dalle parole dell officiante che dalla
magnificenza delle alte guglie. Il significato delledificio inferiore, raccolto e cupo,
e che in origine non ebbe le cappelle laterali, quello di un luogo cimiteriale, e
con esso contrasta la gran luce della basilica superiore. La basilica inferiore,
destinata a diventare cappella papale, comunque resa particolarissima dalla
presenza continua delle figure e dei colori che la ricoprono. La basilica superiore
invece prende vita dallintensit dei sentimenti colti da Giotto, realizzando una
continuit spirituale che la unisce alla cripta sepolcrale. Tutto risulta un tripudio di
colori e di forme. La basilica caratterizzata da affreschi recanti la firma inoltre di
Cimabue, di Pietro Lorenzetti, di Simone Martini, di Jacopo Torriti, fino ad arrivare
al grandissimo e vasto ciclo pittorico giottesco, autentica pietra miliare nella storia
dellarte e che costitu, da allora in poi, il punto di riferimento per ogni immagine
di Francesco nellimmaginario collettivo.

Pianta della basilica inferiore di San Francesco con il chiostro.


Pianta della basilica superiore di San Francesco.

Basilica inferiore di san Francesco, Assisi.


Basilica superiore di san Francesco, Assisi.

Sotto questo vortice di meraviglie, esattamente dove i bracci della basilica si


incrociano, riposa il corpo mortale del santo, custodito nel semplice sarcofago di
pietra ritrovato nel 1818. Allesterno il tempio attenua limpressione gotica
dellinterno, con la facciata che ripete gli schemi del romanico; umbro -gotica
soltanto la porta dingresso bipartita, mentre anche la forma del campanile
(compiuto nel 1239) romanica. La chiesa venne fondata, in un terreno alle
pendici del colle detto dellinferno donato da Simone di Puccio di Assisi a frate
Elia, il giorno dopo la canonizzazione del Poverello, avvenuta per opera di papa
Gregorio IX il 16 luglio 1228. Il colle sul quale sorse la chiesa venne da allora
ribattezzato del Paradiso.
Facciata della Basilica di San Francesco dAssisi.

La basilica del Redentore a Venezia assolse, invece, a un voto offerto per la


cessazione della peste del 1575 e fu eretta per iniziativa popolare e dedicata il 3
maggio del 1577, giorno della Santissima Croce del Redentore Nostro, avviando
un programma cristologico, che avrebbe influenzato tutte le scelte legate alla
chiesa destinata ai Padri Cappuccini. Essi ne determinarono sia
limpianto planimetrico, secondo il modello dei Francescani osservanti (di cui i
Cappuccini costituiscono una filiazione), sia la scelta di rifuggire luso di marmi e
di materiali pregiati, preferendo mattoni, cotto, intonaco e stucco.

Lisola della Giudecca e il Redentore.


La chiesa costituiva la meta di una sfilata di barche, che scortavano il bucintoro e
le cerimonie legate alla festa del Redentore e venne concepita come stazione
finale della solenne processione che attraversava il canale sopra un ponte di
barche, il terzo sabato del mese di luglio, dando origine a una tradizione che vide
il suo inizio il 20 luglio del 1577, giorno in cui si festeggi la fine della peste.
Nellunit dellorganismo, che conciliava lo sviluppo longitudinale della navata
alla pianta centrale del presbiterio, ciascuno spazio rivestiva una specifica
funzione liturgica: laula ecclesiale era destinata ad accogliere i fedeli, il coro
mantenne il ruolo che aveva solitamente nelle chiese monastiche e la tribuna
divenne il luogo votivo per eccellenza, in quanto tappa conclusiva del percorso
processionale.

Pianta della Chiesa del Redentore.

La processione del Redentore, Joseph Heinz il Giovane.


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Pietro Lorenzetti, processione, San Francesco, Santuario, spazio architettonico,
Venezia
09 Gen 2014
9 Comments
Cielo e terra: la Vita dalla costellazione della Vergine e dalle acque profonde.
Inizia da qui
Il cielo per popoli antichi era oggetto di osservazione a scopo rituale per
lallineamento stellare dei templi, mentre la terra era adorata per la sua capacit
di sostentamento del genere umano, considerati luno il complemento dellaltra.
Questo binomio perfetto di spiritualit e materialit offr alla religione cristiana
loccasione per fondare la dialettica, sempre attuale, tra bene e male, tra divino e
umano.
Nelle cattedrali gotiche, che suggerivano lidea di voler celebrare e proclamare le
glorie del Cielo attraverso la vivida luce diffusa delle ricche vetrate, il
cielo sembrava arrivare fin sulla terra. La luce era qualcosa di pi di un semplice
strumento fisico che permetteva di vedere: il bagliore naturale esterno,
attraversando i vetri colorati, assumeva un carattere trascendente e mistico,
simboleggiando Dio. Scrive san Bonaventura: La luce, sola fra tutte le cose
terrene, pu essere paragonata alla luce eterna. Questa luce simbolica dava
vita allinterno della cattedrale ad uno spazio diverso, reso spirituale dalle vetrate,
che accentuavano leffetto di slancio verticale. Il fedele entrava in uno spazio
figurato e si abbandonava alla contemplazione, sentendosi prossimo alla
comprensione dei misteri del Regno Celeste.
La chiesa materiale rappresenta quella spirituale, cos scriveva nel 1286
lavvocato ed ecclesiastico Guillame Durand, nellopera intitolata Rationale
divinorum officiorum, mentre Maurice Barres scrisse ci sono luoghi che nutrono
lo spirito. La cattedrale materiale si presentava dunque come una imago mundi
di pietre e rappresentava il regno di Dio sulla terra.
Se certo che il mastro costruttore della cattedrale gotica cercava di
rappresentare la magnificenza della citt di Dio sulla Terra, pur vero che questa
ricerca non era nuova. Si trattava di un significato che poteva applicarsi a tutte le
chiese cristiane, indipendentemente dalla tipologia e dallo stile, visto che esse
erano comunque considerate casa di Dio e porta del cielo. Quello che realmente
differenziava la cattedrale gotica dalle precedenti chiese non era ci che
rappresentava, ma le forme nuove con cui i capomastri del tempo seppero
tradurre la visione della Gerusalemme Celeste. Si pu dire, in definitiva, che
larte gotica riusc a creare un nuovo sistema rappresentativo della citt del
Signore, basandosi su due principi compositivi: la misura e la luce. La misura e la
proporzione di una cattedrale dovevano risultare strettamente correlate con la
misura e la proporzione che si pensava avesse luniverso. Il capomastro si trov
quindi obbligato a scoprire questa giusta misura o misura certa e la vide nella
proporzione con cui si reggevano le cose. La base fondamentale di questa
proporzione si trova nella geometria e fu quest ultima il fondamento dellarte
gotica. E per questo motivo che Dio, supremo artefice delluniverso, fu
rappresentato come sommo architetto.

Bible moralise, circa 1250: Cristo misura il mondo con il compasso

I capomastri gotici utilizzarono come unit di misura il quadrato, ritenendola la


pi prossima allarmonia divina. Di conseguenza il disegno architettonico si
ordin secondo principi geometrici: a partire dal quadrato, scelto come modulo, si
ottennero tutte le misure della pianta e dellalzato.
Anche il nuovo sistema visivo, ottenuto per mezzo delle vetrate colorate, non
obbedisce solo a un bisogno meramente fisico, ma spirituale, creando uno
spazio sacro diverso da quello naturale, che al di fuori della
cattedrale. Lannullamento del muro come massa di sostegno e la possibilit di
utilizzare grandi superfici vetrate capaci di inondare di luce linterno delle
cattedrali contribuirono a creare una nuova concezione dello spazio. Si ricorder
dellinvito dellabate Suger ai costruttori affinch il coro di Saint
Denis risplendesse di una meravigliosa luce ininterrotta. Sul suo esempio i
canonici esortarono i capomastri a utilizzare tutti gli accorgimenti possibili per
praticare aperture nelle pareti fino ad annullarle, a ridurre ledificio a semplici
nervature perch la luce vi si potesse diffondere senza ostacoli.
Risalgono al XIII secolo due preziose testimonianze, fra loro assai simili, circa la
funzione e il significato che le vetrate assumevano allinterno delle cattedrali
gotiche. Cos scriveva nel 1210-1213 Pierre de Roissy, cancelliere della
cattedrale di Chartres: Le vetrate che sono nella chiesa impediscono che passi il
vento e la pioggia, ma trasmettono tuttavia la chiarezza del sole. E simbolizzano
la Sacra Scrittura, che respinge ci che nocivo e che nello stesso tempo non
illumina. Il secondo scritto di Guillame Durand, vescovo di Mende nel 1285,
che si esprimeva con queste parole: Le finestre in cristallo della chiesa sono
come le Sacre Scritture, che impediscono il passaggio di vento e pioggia, cio
degli elementi nocivi, e lasciano passare la chiarezza del sole veritiero, Dio, nella
chiesa, cio ai cuori dei fedeli, illuminando quanti in essa risiedono. La funzione
delle vetrate era dunque duplice: da un lato esse chiudevano uno spazio,
proteggendolo dallinclemenza del tempo, dallaltro servivano come
illuminazione, lasciando penetrare la luce. Nella chiesa romanica la funzione di
chiusura era affidata al muro e lilluminazione alla finestra. Nella cattedrale gotica
gli architetti perfezionarono il sistema di pilastri e volte per far scomparire mura e
finestre, sostituendole con un unico elemento, la vetrata, capace di assolvere
entrambe le funzioni. Il capomastro fu dunque chiamato a creare un nuovo
spazio, di cui non sfugge il chiaro significato simbolico.
Le chiese dellIle de France, dedicate tutte alla Vergine, possono rappresentare
appieno questa nuova concezione poich, anche a livello territoriale,
rappresentavano una proiezione del cielo e pi precisamente la proiezione
dellomonima costellazione celeste, di cui Chartres riproduceva la stella Gamma.
In questo schema cosmologico la cattedrale di Reims corrispondeva alla stella
Spica, Amiens a Zeta, Bayeux a Epsilon.
Le cattedrali dedicate a Notre Dame, situate nel Nord della Francia
corrispondono quasi esattamente alle stelle che fanno parte della costellazione
della Vergine.

Il legame col cielo pu essere evidenziato inoltre da singolari aspetti costruttivi:


per esempio nella vetrata di Sant Apollinare era stato praticato in maniera
intenzionale un foro gnomonico per far entrare, a mezzogiorno del solstizio
destate, un raggio di sole, che raggiungeva una mattonella dotata di un
elemento metallico sul pavimento della navata. Mentre nel giorno
dellAssunzione (il 15 Agosto, anche se adesso il fenomeno visibile il 22 Agosto
a causa della precessione degli equinozi), veniva colpita da un raggio di luce,
che attraversava la mandorla del rosone occidentale, rappresentante la Vergine,
una rosa che ricordava la Rosa Mystica posta al centro del labirinto, composto
da un numero di pietre uguale a quello dei giorni di gestazione della
donna. Chartres, dunque, era legata al simbolo delluniverso, attraverso il moto
ciclico dei pianeti e degli astri.

Il labirinto di Chartres.
Ricordiamo che non solo il cielo veniva celebrato in questa meravigliosa
creazione gotica, ma esisteva anche una vera e propria venerazione verso il suo
elemento opposto, la terra, stabilito di nuovo attraverso il labirinto e la presenza
dellacqua, parte inferiore del cielo. Questo motivo spingeva forse i costruttori a
erigere le cattedrali sopra falde acquifere inglobando antichi pozzi. A Chartres,
quello dei santi forti si trovava in corrispondenza di una vena dacqua, facente
parte di un complesso sistema idrico, formato da quattordici fiumi sotterranei. Il
pozzo era profondo 37 metri, cos come laltezza della volta della cattedrale e la
lunghezza del coro, mentre la navata misurava esattamente il doppio. Sembra
dunque che, insieme al transetto, queste misure formassero una croce
esadirezionale.

Pianta della cattedrale di Chartres.

Il labirinto, invece, rigorosamente unicursale ossia un falso labirinto, serviva


presumibilmente per celebrare particolari processioni che si snodavano lungo il
tracciato impresso nelle pietre del pavimento; si ritiene che i fedeli procedessero
in una specie di sinuosa danza dallandamento irregolare che rappresentava il
lungo e tortuoso cammino dellespiazione. Il labirinto, inoltre era un esercizio
spirituale per i Cristiani, come immaginario e interiore pellegrinaggio alla
Gerusalemme Celeste, un sentiero che conduceva luomo dalla terra a Dio. Al
centro di questo labirinto era raffigurato il combattimento di Teseo col Minotauro.
Il tema pagano, inserito in un percorso cristiano doveva avere una funzione
didattica nella quale il Minotauro esprimeva gli istinti che venivano regolati e
placati da Teseo, espressione della sapienza che prevale sulla sfera animale.
Non sappiamo se la cerimonia per i pellegrini fosse esattamente uguale a quella
riservata ad iniziati e cavalieri. Comunque sia, a tutti era permesso il percorso
che doveva essere fatto esclusivamente a piedi nudi. Recita la Scrittura: Togli
le scarpe dai tuoi piedi perch il luogo dove ti trovi sacro. Ci avviene
normalmente ancora oggi nelle moschee e in altri luoghi di culto non cristiani o
israeliti.

Particolare del labirinto di Chartres.


(Da: L. Charpentier, Il Mistero della cattedrale di Chartres, Arcana editrice).

Unantica cronaca, il Tractatus de aliquibus nobilitatem et antiquam fundationem


carnotensis ecclesiae tangentibus (Cartulaire de N.D. de Chartres) narra, che
prima della nascita di Cristo, nellattuale spazio destinato alledificio ecclesiastico,
era stato consacrato un tempio dai Druidi ad una vergine che l avrebbe generato
e ne era stata collocata una statua con il bambino in braccio: si trattava di una
statuetta di Iside, dalla cui immagine si pensa derivino le antiche statue
riproducenti la Vergine cristiana.
Grotta druidica di Chartres con la Virgine Paritura.

In qualunque modo, la leggenda fu ritenuta verosimile dalla Chiesa Cattolica e in


un antico messale di Chartres del 1482 si poteva leggere: In honorem matris
tuae virginis pariturae primam apud gallos de mysterio tuae incarnationis
instituere voluisti. Questa statua della Vergine, insieme a quella di Notre Dame
du Pilier erano di colore nero e facevano parte di una lunga tradizione scultorea
francese. Tra le pi celebri possiamo ricordare Notre Dame de Puy, Notre Dame
de la Confession, Notre dame de Rocamadur. Secondo tradizioni alchemiche il
nero rappresentava il colore della terra fertile e del seme che morendo d origine
ad una nuova vita e che in termini spirituali significava rinascita e redenzione.
Limmagine, divenuta poi Notre Dame de sous terre , veniva venerata nella
cripta della chiesa probabilmente gi dal 1100 e assieme a tante altre, venne
bruciata durante la rivoluzione. Una reliquia, il Velo della Vergine, offerta nell
876 dal re Carlo il Calvo, ha condotto a Notre Dame migliaia di pellegrini dal
mondo intero. Salvata miracolosamente dallincendio del 1194, ha suscitato
lentusiasmo delle folle, che dal XIII secolo accorrono a Chartres per cercare
conforto o ritrovare la fede perduta.

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29 Dic 2013
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Cammino verso il paradiso. Sofferenza e redenzione dalla meditazione sul
sacrificio di Cristo.
Inizia da qui
Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto: in
largo, in quanto peregrino chiunque fuori della sua patria; in modo stretto non
sintende peregrino se non chi va verso la casa di Sa Iacopo o riede. E per da
sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio
de lAltissimo: chiamasi palmieri in quanto vanno oltremare, l onde molte volte
recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, per
che la sepoltura di Sa Iacopo fue pi lontana della sua patria che d alcuno altro
apostolo; chiamansi romei quanti vanno a Roma.
Cos scriveva Dante nella Vita Nova, tracciando un preciso quadro dinsieme
delle cosiddette peregrinationes maiores.
Nella tradizione medievale il pellegrinaggio ai luoghi santi era un esperienza
mistica necessaria. I cristiani, cercarono la salvezza della propria anima,
trovando nel viaggio la speranza di redenzione e di guarigione dalle
sofferenze terrene, una terapia quasi obbligatoria , un mezzo privilegiato per
conquistarsi il Paradiso.
Una leggenda del 44 d.C. raccontava che lapostolo Giacomo ritorn a
Gerusalemme, dopo aver evangelizzato la Spagna. In questo periodo in
Palestina, i cristiani venivano perseguitati e Giacomo, che rifiut di rinnegare la
propria fede, venne decapitato. I suoi discepoli misero le sue spoglie in una
barca che affidarono al mare. La barca attravers tutto il Mediterraneo, pass lo
stretto di Gibilterra e procedette lungo le coste della penisola Iberica, arenandosi
in Galizia. Sette fedeli accompagnarono il corpo dellapostolo e gi, durante il
viaggio, si comp un primo miracolo: il corpo si riun al capo. Poco dopo, mentre
la barca del Santo si avvicinava alla costa spagnola, emerse dalle acque, sano e
salvo, ma col corpo interamente incrostato di conchiglie, un giovane che era
stato sbalzato da un cavallo imbizzarrito qualche giorno prima e che ormai si
credeva annegato. Quando la nave approd in una localit chiamata La Corna,
le popolazioni locali attribuirono la resurrezione del giovane allintervento di
Giacomo. La salma dellapostolo fu sepolta poco lontano, in un campo sotto una
croce. Il luogo della sepoltura rimase segreto per tutto il tempo in cui gli invasori,
prima i Visigoti, poi gli Arabi, occuparono la Spagna. Solo nel X secolo alcuni
pastori notarono una stella isolata e molto splendente che brillava sopra un
altopiano deserto. Corsero nella citt vicina e avvertirono il vescovo che ordin
gli scavi: si scopr cos la tomba di San Giacomo. Attorno al santuario, nato per
proteggerla, sorse ben presto una citt. Il Campo della stella, in latino campus
stellae, che le diede il nome.
Nonostante ci si riferisca al Camino de Santiago come ad un preciso percorso
(il celebre alchimista francese Fulcanelli afferma: Il cammino di San Giacomo,
viene anche detto Via Lattea. I mitologisti greci ci dicono che gli dei seguivano
questa via per andare al palazzo di Zeus ed anche gli eroi la seguivano per
entrare nellOlimpo. Il sentiero di San Giacomo la strada stellata accessibile
agli eletti, ai mortali valorosi, sapienti e perseveranti), vi erano diverse strade
che, partendo dalla Francia, dalla Spagna, dal Portogallo conducevano in
Galizia. Ciascuna di esse vantava una storia ricca di eventi, ma quella pi
conosciuta e frequentata iniziava nella Francia sud-occidentale, attraversava
tutte le province settentrionali spagnole, fino a Santiago. Per ricostruire tappa per
tappa il cammino che i pellegrini percorrevano alla volta del santuario di San
Giacomo si fa spesso riferimento ad una fonte preziosissima, un testo scritto
nella prima met del XII secolo probabilmente da un chierico francese, Almerico
Picaud, con lappoggio dellordine di Cluny: la Guida del Pellegrino. Lautore
medioevale descriveva in essa gli itinerari che, attraversando la Francia ed il
Nord della Spagna, convergevano nella Cattedrale di Santiago, fornendo tutte le
informazioni necessarie per affrontare il viaggio e per visitare, sul percorso, i
principali Santuari. La sua lettura permette di determinare lesatto itinerario del
cammino medioevale ancora oggi in gran parte ripercorribile: Ci sono quattro
strade che portano a San Giacomo e si riuniscono in una sola a Puente la Reina,
in territorio spagnolo; una passa per Saint Gilles du Gard, Montpellier, Toulouse
e il Passo di Somport; una per Notre Dame de Puy, Conques, Moissac; unaltra
per S. Marie Madeleine di Vezelay, Limonge, Perigeux; unaltra ancora per San
Martin di Tours, Poitiers, Angely, Saintes, Bordeaux.

Il Caminos de Europa mappa per giungere a Santiago de Compostela con


allegata lorazione del pellegrino.

La Rotta Giacobea nei suoi tratti francese, inglese e del Nord finiva entrando
nella Cattedrale dalla facciata del Paradiso, attuale Azabachera, mentre quelle
dal Sud, Via dellArgento e Rotta Portoghese, giungevano alla facciata di
Plateras. In ogni Anno Giubilare Compostelano tutte le rotte confluivano in
piazza della Quintana. E questo il posto in cui ai pellegrini si apriva la Porta
Santa o Porta dei Perdoni, che li portava direttamente alla navata della
Cattedrale e allabside, molto vicina alla tomba dellApostolo.
Itinerari principali.

Mentre il suo culto cresceva, lApostolo Giacomo era visto non solo come il Santo
protettore della Spagna ma anche come il difensore della cristianit contro la
minaccia degli infedeli. Un pellegrinaggio locale al reliquiario si registrava gi
nell844 a seguito della cacciata dei Mori (una leggenda vuole che San Giacomo,
durante la battaglia tra lesercito cristiano e i Mori, apparve trionfalmente su un
cavallo bianco su cui spiccava una croce rossa, e port il suo esercito alla
vittoria. Questa prodigiosa impresa gli valse lappellativo di Santiago
Matamoros, cio San Giacomo ammazzamori), ma solo a partire dallXI secolo
che i fedeli si radunavano da tutta Europa intorno al santuario in numero tale,
che le strade sono affollate da tanta gente come il cielo di stelle. Al mantello o al
cappello il pellegrino soleva fissare dei distintivi quali la conchiglia, per
comprovare in qualche modo la propria identit. Tale era infatti, labbigliamento
tipico del pellegrino medioevale che, prima di partire, partecipava ad un vero e
proprio rito di vestizione: gli indumenti (un mantello di tessuto ruvido, il cappello,
la bisaccia, il bastone) venivano solennemente benedetti davanti allaltare prima
di essergli consegnati. Alla fine del rito il pellegrino poteva mettersi in marcia
percorrendo giornalmente, 30, 40 chilometri in pianura e 20, 30 in zone
montuose o particolarmente difficili:
Qui ho lasciato il mio bastone da viaggio,
qui riposo da una lunga strada.
L si conclude il mio pellegrinaggio;
dormo tranquillo, senzansia del domani.

Secondo alcuni studiosi, la conchiglia pu essere considerata lemblema del


nostro corpo materiale, che contiene lanima, rappresentata dallorganismo del
mollusco. Come, il corpo diviene inerte quando lanima se ne separa, cos la
conchiglia diviene incapace di muoversi quando si separa dalla parte animica.
Nellantichit il mollusco che faceva da supporto a questo simbolismo era
lostrica comune, che fu considerata soprattutto dai greci come la perfetta
rappresentazione di questo significato. Platone nel suo Fedro affermava il
mollusco non pu separarsi dalla sua tunica ostrica senza morirne. La
conchiglia rappresent anche la resurrezione e tutte le rappresentazioni
associate alla resurrezione in vita o alla salvezza nel regno celeste.
Santiago divenne uno dei centri pi importanti della cristianit, la terza citt santa
dopo Gerusalemme e Roma, e per il grande afflusso dei fedeli, che vi
giungevano, si rese necessario costruire o ricostruire chiese nei maggiori
luoghi di sosta e predisporre sistemazioni per la notte e attrezzature e servizi per
le pratiche religiose, con alberghi ogni 30 km. Le chiese e le immagini sacre,
lungo il cammino, indicavano la via e suggerivano soste di preghiera, mentre
luoghi di ospitalit, sorgevano in corrispondenza di valichi, passi, fiumi, zone
paludose.

Da questo punto, (Parigi: rue St.-Jacques, numero 1) la maggior parte dei


pellegrini iniziavano il loro viaggio.

La Giuda del Pellegrino raccontava, infatti, che gli ospizi sono stati collocati nei
posti dove ce nera pi bisogno. Sono posti santi, case di Dio stesso, fatte per il
conforto dei pellegrini, il sostegno dei bisognosi, lassistenza dei vivi e la
salvazione dei morti []. La chiesa di pellegrinaggio era concepita come
monumento commemorativo di una vita, un mausoleo, una presenza e un
esempio. Per svolgere nel migliore dei modi il suo ruolo, il santuario doveva
soddisfare condizioni diverse, quali lessere un luogo di culto e di protezione e
laccogliere i raduni delle folle, nelle ricorrenze particolari.
Il problema non fu risolto facilmente e si diede luogo a soluzioni anche molto
diverse, mentre la pratica del pellegrinaggio si espandeva nel corso dei secoli. Il
deambulatorio soppiant le strutture ad angoli retti, meno adatte alla
circolazione e alle processioni. La pianta a coro a deambulatorio con absidiole
radiali a pianta semicircolare divent lo schema preferito e Santiago ne
rappresent il prototipo.

Pianta della basilica di Santiago.

Inoltre quella di Santiago sorta sopra resti di templi di epoche e culti


precedenti, come quasi la maggior parte delle chiese medievali, in cui gli scavi
archeologici hanno messo in luce antichi pozzi sacri(ricordiamo, per esempio, il
pozzo dei Santi Forti nella cattedrale di Chartres.), grotte o strutture
megalitiche. Studi recenti del sottosuolo hanno rivelato non solo i resti dellantica
cattedrale di Compostela, distrutta dai Mori, ma anche quelli di un tempio romano
e di un pi antico pozzo celtico. E dunque ipotizzabile che il sito fosse noto alla
cultura celtica come un luogo di risalita di una potente corrente di energia vitale
della terra1 e che il Cammino della Stella diventasse una vera e propria
esperienza iniziatica, costellata da enormi prove e difficolt da superare,
rappresentate dai sette porti di montagna che si dovevano attraversare per
conquistare lambita meta.
Commenta Fulcanelli: Il nostro viaggiatore ha camminato a lungo; eppure il suo
sorriso esprime a sufficienza, quanto sia felice [] di aver compiuto il suo voto.
Perch la sua bisaccia vuota e il bastone da pellegrino [], indicano che [] non
si deve preoccupare, ormai, n del bere, n del mangiare. Inoltre la conchiglia
fissata al cappello [] prova che egli ritorna [] da Compostela.
1 Nel libro di Paola Giovetti, I luoghi di forza, Roma 2002 si parla della
concentrazione e radiazione dellenergia della terra, oggetto di studio della
Scienza geomantica. Secondo le ricerche, la terra percorsa da acque
sotterranee e correnti magnetiche che emanano vibrazioni, il cui campo di
radiazione non omogeneo a causa di acque sotterranee che talvolta si
incrociano o per la presenza di zone di diversa composizione geologica, acque
stagnanti, anomalie del campo magnetico della terra, presenza di minerali o
faglie. Negli anni 30 il medico Heidelberg Ernst Hartmann scopr lesistenza del
reticolato di pareti energetiche di elettromagnetismo, che ha origine al centro
della terra e arriva fino a 1500 metri di altezza. I lati del reticolo misurano circa 2
metri in direzione nord-sud e due e mezzo in direzione est-ovest. Dove le pareti
si incrociano si forma un nodo di energia molto forte che pu risultare dannoso
per lorganismo. Le fasce verticali che costituiscono la rete misurano 21
centimetri e si orientano secondo i poli magnetici. Gli antichi conoscevano queste
influenze della terra che chiamavano Genius loci e prima di edificare o stanziarsi
in un luogo esaminavano il comportamento degli animali. Stonehenge, le
cattedrali gotiche e quasi tutti i luoghi di culto storici e preistorici giacciono su
linee energetiche, le cosiddette Ley-lines, che li collegano ad altri siti. Le pietre
sorte su tali linee ne potenziano lenergia. Purner, un architetto di fama mondiale
che intraprese le ricerche in tutta Europa negli anni 80, spiega: I costruttori
ritenevano che le radiazioni terrestri potessero influire sullatmosfera dei luoghi di
culto e sulla sensibilit delle persone, ed edificando in quei luoghi e in quel modo
volevano che i sacerdoti superassero se stessi: volevano aiutarli a prendere
contatto con la dimensione spirituale. Studiando siti cristiani e non, ho notato che
tutti senza eccezione si trovano su corsi dacqua con particolare concentrazione
di energia nella zona dellaltare. Non era quindi il tempio a rendere sacro il posto
ma il contrario. Latmosfera in certi luoghi in grado di aiutare a prendere
contatto con realt superiori e trascendenti. Su questa scienza basata oggi la
Bioarchitettura, che ha lo scopo di rendere maggiormente vivibile un
appartamento, secondo regole molto semplici, come la corretta posizione di
mobili, prese di corrente, elettrodomestici, per donare equilibrio e serenit ai suoi
abitanti e migliori condizioni di salute. A parere di Hartmann lorganismo risponde
in maniera ben precisa al clima elettromagnetico a cui esposto. Possono in tal
modo verificarsi disturbi subdoli quali nervosismo, insonnia, stanchezza,
tachicardia, esaurimento fisico e mentale, mal di testa.
19 Dic 2013
1 Commento
L armonia e lamore tra uomo e Dio e tra uomo e uomo (o almeno questo era
quello che si voleva ottenere).
La fede in un Unico Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, Unit Trinit e nel sacrificio
che port il Figlio alla passione, morte e resurrezione, rappresent per il credente
lallontanamento definitivo dalle convinzioni pagane e un nuovo modo di
concepire la storia dellumanit, che in questa prospettiva di fede si trasform
nella storia della sua salvezza ad opera del Cristo, secondo il piano
provvidenziale del Padre.
Mentre si trovavano a Betlemme, giunse per Maria il tempo di partorire,
ed essa diede alla luce un figlio, il suo primogenito.
Lo avvolse in fasce e lo mise a dormire nella mangiatoia di una stalla,
perch non avevano trovato altro posto. (Lc 2,6)
Colui che la Parola diventato un uomo e ha vissuto in mezzo a noi uomini.
Noi abbiamo contemplato il suo splendore divino.
E lo splendore del Figlio unico di Dio Padre pieno di grazia e di verit! []
Nessuno ha mai visto Dio: il Figlio unico di Dio, quello che sempre vicino al
Padre,
ce lha fatto conoscere.
Il messaggio cristiano affermava il nuovo rapporto tra Dio e il suo popolo, tra Dio
e lintera umanit. Un Dio diverso da tutti gli dei precedenti e da quello descritto
nella tradizione biblica del Vecchio Testamento. Non pi un giudice, ma Essenza
damore, che d vita alle creature e che le ama tutte indistintamente. I rigidi
principi della morale biblica vennero superati ponendo il perdono al di sopra della
vendetta, lamore al di sopra dellodio e lo spirito al di sopra della carne (per
dimostrare che lo spirito era pi forte della carne e che il corpo era concepito
come un fardello che legava luomo alla materialit, si svilupp il fenomeno del
monachesimo, una pratica in cui la perfetta solitudine, la mortificazione della
carne portavano alla contemplazione di Dio, ultimo fine di ogni uomo. I Vangeli,
infatti, esortavano allascesi nel passo: se vuoi raggiungere la perfezione, vendi
tutto ci che hai e seguimi. Questo ideale di vita nasce e si sviluppa in Oriente,
dove ad esempio, i pascolanti uscivano a giorni alterni per cibarsi dellerba dei
campi, SantAntonio, in Egitto, visse in eremitismo in una fortezza abbandonata,
San Pacomio, decise di stare in solitudine spirituale e non fisica, dunque in
compagnia di altri monaci, ma senza parlare e San Simeone stilita, trascorse la
sua vita sul capitello di una colonna, venerato dalla popolazione locale):
Estranei alla crudelt delle arene, indifferenti a ogni ambizione di potere,
i cristiani seguono soltanto la legge che impone di amare anche i nemici.
(Tertulliano, Apologetico, II secolo d.C.)

La santit di Cristo, nata dal Padre, faceva scaturire un insieme di strutture


mondane chiesa, parole, sacramenti e segni legate al significato di tale
messaggio e di tali misteri, la cui funzione simbolica era strettamente connessa
al nuovo concetto di sacro. Nel IV secolo il popolo diede inizio alla sostituzione,
interiore e sentimentale, delle divinit locali di origine pagana, con i santi. Si
un, alla tradizionale devozione per i defunti, il culto delle reliquie, la pratica del
pellegrinaggio nei luoghi pi importanti della tradizione cristiana, in cui
maggiormente erano presenti le testimonianze della presenza di Ges e dei Suoi
discepoli. Secondo Franco Cardini, autore di uninteressante pubblicazione Il
viaggio in Terrasanta e il <<perdono>> del 1982, tale pratica era propria della
religione giudaica, anche se le sue origini si perdono nel tempo: ricordiamo infatti
cosa detto nei post precedenti sulle peregrinazioni del popolo egizio o quelle dei
greci. Chi aveva bisogno di grazie e guarigioni anelava a
raggiungere Gerusalemme e Roma, incurante del pericolo attraverso sentieri,
terre aspre e imprevisti, per visitare la Grotta di Betlemme, la basilica sul
Golgota oppure quella di San Pietro.
Il viaggio, o meglio ancora, il pellegrinaggio era considerato metafora di vita
cristiana. Come il pellegrino, che durante la via era esposto a mille insidie,
ritrovava il coraggio di proseguire per raggiungere la meta, cos il cristiano, grazie
alla fede, ritrovava la forza per rialzarsi dalle piccole e grandi difficolt quotidiane.
Lenigma sempre attuale della Sfinge riguarda luomo e il suo camminare, che lo
qualifica durante la sua esistenza: da piccolo a quattro zampe, allet del pieno
vigore a due, fino alla vecchiaia in cui costretto, aiutandosi col bastone a
camminare a tre gambe. Cambiando i tempi, i luoghi, i soggetti e le mete, lo
scopo del pellegrinare rimane comunque invariato, ed quello della
mortificazione del corpo e dello spirito, fino allarrivo in cui il fedele si pu
pienamente rifugiare in Dio.
A Gerusalemme e a Roma venivano conciliate, in modi completamente diversi, le
necessit di avere uno spazio di riunione della comunit e la conservazione della
memoria dei luoghi santi.
Per esempio la Grotta di Betlemme, edificata da Elena, madre di Costantino era
costituita da una struttura basilicale con una terminazione ottagonale, dalla
quale, attraverso, un foro aperto nella volta in pietra della grotta, (decorato con
una stella a 14 punte, in memoria delle generazioni che precedettero la nascita di
Cristo, cio 3 volte 14), si osservava la Mangiatoia.

Basilica della nativit, pianta.


Betlemme, Grotta della Nativita: la stella indica il luogo dove, secondo la
tradizione, e nato Ges.
La basilica sul Golgota sorse invece vicino al sepolcro di Ges, uno dei tanti vani
funerari tipici ebraici, scavati in una parete rocciosa. Propilei, atrio, basilica, corte
a portici portavano a quello che doveva essere lelemento culminante del
complesso: il colle della crocifissione ed il sepolcro.
Pianta della basilica del Santo Sepolcro.
E infine, la basilica costantiniana di San Pietro a Roma era concepita come il
luogo di sepoltura dellapostolo Pietro e manteneva la tradizione ebraica e
romana di aula per banchetti funerari.

Pianta della basilica costantiniana di San Pietro.


La derivazione della basilica cristiana, secondo le parole di Leon Battista Alberti,
sembra potersi ritrovare appunto nella basilica tardo-romana, dalla quale anche il
Krautheimer sembra volerla far provenire, tenendo conto delle dovute differenze
e varianti (quella che era chiamata comunemente basilica dai Romani aveva
funzione di luogo dincontro: era solitamente a pianta rettangolare, con lingresso
su uno dei lati lunghi e con pi absidi), seppur notando la sua scarsa fissit
tipologica. Gli architetti di Costantino integrarono la tipologia romana gi nota alle
particolarit richieste dal nuovo culto cristiano: navate esterne al corpo della
chiesa, ingresso sul lato corto, unabside, divenuta unica, sul lato opposto
allentrata per ottenere unasse longitudinale dominante e una tendenza ad
avanzare verso laltare, sostenuta dalla convergenza di tutte le linee orizzontali.
Il santuario di Pietro era volto a Occidente, anzich a Oriente, per conservare la
disposizione delledicola dedicata alla Memoria Petri, come punto verso cui
tendeva a fissarsi lo sguardo di chi vi entrava. Secondo il Krautheimer, non
potendo labside, sotto il cui arco si trovava il monumento celebrativo, essere
immediatamente a contatto con il corpo della chiesa, e dovendo creare unarea
di transito per il raccoglimento necessario a rivolgere lo sguardo alle reliquie, si
ebbe lesigenza di aggiungere al corpo longitudinale della chiesa una struttura
trasversale, il transetto, divenuto poi elemento indispensabile nella storia
dellarchitettura ecclesiastica.
Con Costantino lidea di credere a un Dio degli umili, il Salvatore, non sembr
sufficiente a rappresentare Quello che egli vedeva come lImperatore dei Cieli.
Sappiamo comunque che Costantino si convert solo sul punto di morte al
Cristianesimo e che in realt egli seppe servirsi della nuova religione a scopi
prettamente politici per assicurarsi il potere sulla chiesa.
Lo splendore e la potenza di Dio furono cos immaginati e rappresentati nelle
funzioni religiose secondo schemi visivi associati allimperatore, alla sua corte, al
suo Senato. Il Cristianesimo raggiunse la pi alta posizione politica e sociale e la
liturgia della messa si diffuse in tutto limpero con un rituale rigido e solenne, che
si trasform, secondo il pensiero del Krautheimer, in un cerimoniale che si
compiva davanti a Dio o al suo rappresentante, il vescovo. Questi entrava in
chiesa in processione solenne preceduto da insegne, candele e libro. Allinizio
della funzione, il vescovo e il clero effettuavano il loro cerimoniale dingresso in
chiesa e, il rito dellofferta, alla fine della messa dei catecumeni, si trasform in
una processione solenne di tutta la comunit che deponeva le sue offerte
sullaltare, che divent un elemento stabile .
Si potuto scorgere nella nuova religione uno stretto rapporto tra liturgia e
architettura, il cui dialogo serv a concepire spazi funzionalmente e
simbolicamente coerenti con le azioni liturgiche. Infatti utile ricordare la
separazione dei luoghi sacri dai profani, degli spazi destinati al clero da quelli
riservati ai fedeli. Questi erano inoltre distinti in credenti veri e propri, cio coloro
che avevano abbracciato la fede cristiana dopo un cammino di redenzione
sancito dal battesimo, e i catecumeni, che non essendo ancora stati battezzati,
non potevano assistere allintera funzione e pi precisamente ad essi non era
consentita la partecipazione alla liturgia eucaristica. Essi venivano relegati nelle
navate minori se erano munite di tendaggi per coprire la vista del cerimoniale, o
in stanze separate oppure, nella maggior parte delle chiese, allingresso nella
zona chiamata nartece.
La grande variet di disposizione degli spazi ecclesiali, nella prima architettura
cristiana, non ha compromesso i suoi caratteri universali, anzi ha dimostrato
unespressione culturale non rigidamente canonizzata, ma sperimentata con
vivacit lungo tutto il corso dei primi tre secoli, dando modo di assistere anche ad
una grande variet liturgica.

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tag Basilica, Betlemme, Golgota, Roma, San Pietro, Santo Sepolcro
15 Dic 2013
8 Comments
Intimit ed esclusione nelle dimore della divinit: il santuario segreto e la
cella protetta.
Inizia da qui
Nei templi delle origini, fino a quelli greci, si sent sempre lesigenza di precludere
al comune fedele le aree pi sacre e interne del tempio, dove veniva collocata
limmagine divina. Questo occultamento dei simulacri da occhi profani veniva
ottenuto non solo escludendone la vista, ma creando intorno una struttura di
involucri architettonici di protezione. Abbiamo precedentemente visto lesempio
della cella segreta egizia. Sia a Karnak che a Luxor, essa sorgeva nel punto pi
intimo e nascosto del tempio, filtrato, nellApet del Nord, dalle cinte murarie
aggiunte al santuario del Medio Regno e, nellApet del Sud, dal susseguirsi dei
cortili. Verso il sacello della divinit, a Karnak, lo spazio diventava angusto e
buio. Dentro al tabernacolo, nelloscurit, al faraone o al primo sacerdote si
presentava la statua lignea della divinit, di piccole dimensioni. Il fedele, dunque,
si accontentava, dal canto suo, di seguire il dio, senza poterlo vedere, durante la
celebrazione delle feste pi importanti, lungo il perimetro del tempio o
percorrendo le vie processionali.
In Mesopotamia la situazione non era molto diversa. Prima del III millennio il
popolo aveva libero accesso al tempio e poteva stare al cospetto del dio. Giedion
afferma infatti: la vita in questi templi deve essere immaginata in un libero
muoversi attraverso di essi. Cera un continuo andirivieni, a differenza [] dei
successivi templi accadiano-babilonesi che [] erano costruiti come fortezze con
un unico ingresso.
Allinizio dellet storica, dunque, la cella, inizialmente collocata in un luogo
accessibile a tutti attraverso varie porte, fu allontanata dal popolo mediante
laggiunta di gradini o di piattaforme sopraelevate. I tanti accessi furono sostituiti
da uno solo nellangolo pi remoto della cella, munita di anticella e cortile interno,
ad aumentare il distacco fra il fedele e il dio, che rimaneva nella penombra o
nella totale oscurit. Per esempio, nel tempio dedicato, nel VI secolo a.C., alla
dea Ninmah (la Grande Madre), situato tra la porta di Ishtar e il palazzo, era
necessario attraversare numerose porte e vestiboli prima di entrare nel cortile
interno. La cella, contenente il simulacro della dea, era successiva ad un altro
ambiente e posta ad un livello pi alto: probabile che i profani non fossero
autorizzati a penetrare oltre tale anticamera. Laccesso alla cella era reso
appositamente difficoltoso da una quinta che sporgeva quasi quanto la porta.
Anche nel tempio di Marduk, il dio babilonese delluniverso, si pu notare un
voluto distacco tra sacro e profano, tra fedele e dio. La costruzione era composta
da una ziqqurat per le offerte e da un tempio contenente la statua celeste.
Linsieme era separato dal resto della citt tramite cinte murarie, che
evidentemente avevano valore di simbolo ed annuncio della presenza divina. La
cella del tempio allinterno della ziqqurat rappresentava un legame tra cielo e
terra, collegando la totalit delledificio allidea della montagna sacra, che
segnava il centro del mondo e che da esso doveva rimanere protetta.
Pianta del complesso urbano secondo Unger, Babilonia, tavola 2.

Rispetto alla concezione egizia e mesopotamica della divinit, la religione greca


e la sua architettura si mossero in direzioni diverse, mantenendo per la
medesima preclusione della cella al credente. Alle origini, lo spazio interno,
crepuscolare e ristretto ancora dalle colonne, non era grande pi di quanto
servisse per contenere limmagine del culto e accessibile solo agli addetti
responsabili del dio. Riunioni, sacrifici, preghiere e tutto quello a cui prendeva
parte la comunit aveva luogo allaperto intorno al tempio. La divinit greca era
concepita semplicemente come unumanit ideale a cui il popolo si rivolgeva con
ammirazione pi che con devozione. Dunque il fulcro della costruzione diventava
cos, per il fedele, il porticato e lo spazio anteriore al tempio e non pi la cella
chiusa. Da qui, il rapporto antitetico tra la cella e il colonnato, nucleo chiuso e
squadrato e corona di colonne chiara e trasparente: corpo e veste, centro statico
e danza ritmica. Il fedele non aveva bisogno di contemplare limmagine divina,
poich poteva ammirarne i doni e le opere nel mondo che lo circondava. Al
simulacro della divinit veniva ugualmente attribuita una grande importanza,
come simbolo e cuore del tempio.
Ma durante let classica che essa, non essendo pi una piccola raffigurazione
nascosta nelloscurit, divenne, un colossale segno di potenza, superiorit e
perfezione, fino alla monumentalit di Olimpia e di Atene.

Tempio di Olimpia, pianta.


Ricostruzione della statua di Zeus Olimpico, modello realizzato da Creative
Studios of Sawyers Inc., Portland, Oregon.
Pianta del Partenone, Atene.
Partenone, interno, ricostruzione.

Allinterno della cella del Partenone, per esempio la statua era circondata da due
ordini sovrapposti di colonne doriche, che sezionavano lo spazio in tre navate,
comunque inaccessibile, e lo limitavano verso la parete di fondo, esaltando la
maestosit della dea.
Possiamo fare ancora unultima considerazione. Se in Grecia viveva lo splendore
della divinit nella natura, nellara posta ai piedi degli edifici sacri, nei giochi e
nelle processioni e limmagine celeste non aveva bisogno di protezione pi di
quanto non ne offrissero le mura della cella e la peristasi, in Occidente, dove
predominavano i culti ctoni, il fedele appariva invece oppresso da oscure
credenze, legate a divinit infere, demoni e situazioni terrorizzanti. La cella
risentiva di queste sensazioni divenendo una camera ancora pi inaccessibile e
oscura, idonea alloccultismo, alla rievocazione delle imprese divine mentre le
immagini sacre venivano serrate nelladyton, che non era il centro del tempio ma
la zona pi interna, accessibile solamente attraverso faticose e segrete vie.

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