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DI
VOLUME 4
Indice
2 INTEGRALI CURVILINEI 56
2.1 Lintegrale curvilineo ai differenziali darco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
2.2 La misura dellarea di una porzione di superficie cilindrica . . . . . . . . . . . . . 60
2.3 Area di una superficie tronco-conica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
2.4 Calcolo dellarea di una superficie di rotazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76
2.5 Altri significati dellintegrale curvilineo ai differenziali darco . . . . . . . . . . . 80
2.6 Integrali curvilinei di forme differenziali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
2.7 Forme esatte e campi gradienti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
ii
INDICE iii
con
() = max {xi xi1 , i = 1, 2, . . . , n()} <
si pu costruire la somma
X
n()
(1.1) f(i )(xi xi1 ) , con i scelto ad arbitrio in [xi1 , xi ], i = 1, 2, . . . , n().
i
1
La (1.1) pu essere pensata come funzione plurivoca di e si ha che tale funzione risulta conver-
gente per 0, avendosi
X
n() Z b
lim f(i )(xi xi1 ) = I = f(x)dx
0 i
1 a
detto
1
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 2
misura dellarea trapezoidale, compresa tra lasse Ox e il grafico G(f) della funzione f(x),
detto, brevemente, trapezoide sottostante G(f).
x
a O b
lopposto della misura dellarea trapezoidale, compresa tra il grafico G(f) della funzione f(x), e
lasse Ox , detto, brevemente, trapezoide soprastante G(f).
a O b
x
ha il significato seguente:
detta
Sf +
e detta
Sf
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 3
la somma delle misure delle aree comprese tra i tratti del grafico
di f(x) corrispondenti ai sottointervalli di negativit di f(x) e lasse Ox
risulta
I = Sf + Sf
a
x
O b
a b
x
O
data da
Z b
[f2 (x) f1 (x)]dx
a
y
D
T2
A B
C
T1
x
A O C
Definizione 1.1. Data una funzione f(x) definita in un insieme D, si dice che
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 5
allora
1
DIM. Fissiamo un arbitrario numero > 0, e supponiamo, per assurdo, che per ogni n = si
n
possa trovare
y = f(x)
y = f(x) + y = f(x) 2
2
x
O a x b
Si potr cos trovare una sottosuccessione di S costituita, ad esempio, da punti del tipo x1 (n),
convergente a c:
r+
x1 (n1 ), x1 (n2 ), . . . , x1 (nr ) . . . c
Ne segue, poich f continua in [a, b], e c [a, b], perch [a , b] chiuso, che sar
lim f x1 (nr ) = f(c)
r+
Ma
x2 (n1 ), x2 (n2 ), . . . , x2 (nr ), . . .
1 1
x1 (nr ) < x2 (nr ) < x1 (nr ) +
nr nr
r + r +
c c
Dunque
lim f x2 (nr ) f x1 (nr ) = f(c) f(c) = 0
r+
| x
O 4
1
f(x) = , definita e continua in ]0, 4]: luniforme continuit non vale nei pressi dello zero.
x
x
O
f(x) = x2 , definita e continua in ] , +[: luniforme continuit non vale molto lontano dallo
zero.
Esempio 1.3. La funzione f ha una discontinuit con salto in c D, del tipo in figura,
l2
l1
x
a O x1 c x2 b
allora
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 9
P1 , P2 D kP1 P2 k < = |F(P2 ) F(P1 )| <
Sia ora F(x1 , x2 , . . . , x p ) una funzione di p variabili reali, definita e continua nel suo dominio
pdimensionale
Siano poi
f1 , f2 , . . . , f p
p funzioni reali di una variabile reale, definite e continue in un intervallo chiuso e limitato [a, b].
Per ogni scelta di t1 , t2 , . . . , t p in [a, b] si abbia che
f1 (t1 ), f2 (t2 ), . . . , f p (t p ) D
come noto
sia
() = max {ti ti1 , i = 1, 2, . . . , n()}
Per ogni numero fissato > 0, si possono considerare tutte le suddivisioni di [a, b] con () <
(esse sono ovviamente infinite); per ciascuna di tali suddivisioni, si possono ora scegliere, in ognuno
dei subintervalli
[ti1 , ti ]
X
n()
(1.2) F f1 (i,1 ), f2 (i,2 ), . . . , f p (i,p ) (ti ti1 )
i
1
la (1.2) diventa
X
n()
X
n()
F f1 (i ), f2 (i ), . . . , f p (i ) (ti ti1 ) = h(i )(ti ti1 )
i i
1 1
quindi
Ebbene, come conseguenza del teorema di Heine, si ha che la (1.2), anche con la scelta arbitraria
dei valori
i,1 , i,2 , . . . , i,p in ogni [ti1 , ti ]
tende, al tendere di a 0, sempre allo stesso integrale
Z b Z b
I = h(t)dt = F f1 (t), f2 (t), . . . , f p (t) dt
a a
Stabiliamolo in
uniformemente continua
con la propriet
f(t), g(t) D , t [a, b]
sicch si pu considerare la funzione composta
h(t) = F f(t), g(t)
esiste quindi
Z b
I = h(t)dt
a
fissato un arbitrario > 0, si pu trovare in corrispondenza un > 0 tale che, per ogni suddivisione
dellintervallo [a, b] con () < , e per ogni scelta del valore i [ti1 , ti ], i = 1, 2, . . . , n(), si ha
che (indicando per brevit la sommatoria di sopra con (*)
|() I| <
o, equivalentemente che
I < () < I +
(anche qui si usa () al posto della sommatoria, per brevit), con un significato analogo a quello
sopra ricordato, e lunica variante essendo che sono due, i , i , i valori fissati ad arbitrio in [ti1 , ti ].
Dallipotesi che, t1 , t2 [a, b] si ha f(t1 ), g(t2 ) D discende che la funzione di 2 variabili
H(x,y) = F f(x), g(y)
I2
(a, 0) O (b, a)
x
1 uniformemente continua in I2
Tutti i fatti sopra stabiliti vanno posti in atto, ora, per provare, appunto, che anche
Z
b X
n()
I = h(t)dt = lim () = F f(i ), g(i ) (ti ti1 )
0 i
a 1
fissato un arbitrario > 0, bisogna trovare in corrispondenza un > 0 tale che, per ogni suddivi-
sione di [a, b]
: t0 = a < t1 < . . . < tn() = b
i , i in [ti1 , ti ] , i = 1, 2, . . . , n() ,
deve aversi
|() I| <
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 14
o, equivalentemente,
I < () < I +
Dunque
Poich si sa che
Z
b X
n()
I = h(t)dt = lim () = F f(i ), g(i ) (ti ti1 )
0 i
a 1
ed /2 > 0, certo esiste in corrispondenza a questo numero positivo, un 1 > 0 tale che, per ogni
suddivisione di [a, b]
: t0 = a < t1 < . . . < tn() = b
i in [ti1 , ti ] , i = 1, 2, . . . , n() ,
si ha
|() I| <
2
o, equivalentemente,
2 I
2
< () < I +
2
Considerato ora il numero 0 = > 0, e tenuto conto (vedi punto
1 sopra)
2(b a)
delluniforme continuit di H(x,y) = F f(x),g(y) in I2
esiste, in corrispondenza a 0 > 0, un 0 > 0 tale che, per due punti (x1 , y1 ), (x2 , y2 ) di I2 valga
limplicazione
q
d (x1 , y1 ), (x2 , y2 ) = (x2 x1 )2 + (y2 y1 )2 < 0 = H(x1 , y1 ) H(x2 , y2 ) < 0
Posto allora
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 15
( )
0
= min 1 ,
2
per ogni suddivisione dellintervallo [a, b]
X
n()
() = F f(i ), g(i ) (ti ti1 )
i
1
con
i , i [ti1 , ti ] , i = 1, 2, . . . , n() ,
0 0
|i i | < 6 e |i i | < 6 , i = 1, 2, . . . , n() ;
2 2
q r
2 2 0 2 0 2
f(i ) f(i ) g(i ) g(i ) < + < 0 ;
2 2
i = 1, 2, . . . , n()
III) moltiplicando le ultime disuguaglianze ciascuna per ti ti1 (> 0) e sommando membro a
membro si ottiene () e () stanno per le relative sommatorie come detto sopra
X
n()
X
n()
() (ti ti1 ) < () < () + (ti ti1 )
1
i 2(b a) 1
i 2(b a)
ossia, essendo
n()
X
n()
X
(ti ti1 ) =
i 2(b a) 2(b a) i i i1 = 2(b a) (b a) = 2 ,
(t t )
1 1
si trova la
3 ()
2
< () < () +
2
Riassumendo
saranno assicurate contemporaneamente
la
2 I
2
< () < I +
2
e la
3 ()
2
< () < () +
2
() e ()
con
() = max{ti ti1 , i = 1, 2, . . . , n()} <
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 17
i , i , i [ti1 , ti ], i = 1, 2, . . . , n()
gli i servono per costruire (); gli i , i servono per costruire ()
I I+
2 2
I () I I+
|
( b
| b
|
) | |
()
() () +
2 2
per la
2 , () deve cadere tra I /2 e I + /2 ;
per la
3 , () deve cadere tra () /2 e () + /2 :
perfettamente chiaro che, dovunque si collochi () in ]() /2, () + /2[ , sar costretto a
cadere
a destra di I e a sinistra di I +
20 I /2 < () e
200 () < I + /2 ;
si ottiene cos
40 I = I /2 /2 < () /2 < () = I < ()
dalla
20 per la
3 sinistra
e ancora
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 18
400 () < () + /2 < I + /2 + /2 = I + = () < I +
per la
3 destra dalla
200
Dalla
40 e
400 si ottiene finalmente la
I < () < I +
Supporremo di considerare
A
B
A sua volta un
con f, g, h funzioni di classe C (1) in [a, b] cio continue e derivabili con derivate continue in [a, b] ;
2) tra i valori del parametro t [a, b] e i punti P(t) f(t), g(t), h(t) dellarco vi
corrispondenza biunivoca
cio che
P4 = P8
P7
P9
C
A = P0 = P0
P3 = P6
P5 = P10
P1
P11
P5
B = P6 = P12
P1 = P2
P2 = P4
P3
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 20
Dato ora un arco regolare C, sopra definito, per ogni suddivisione di [a, b]
posto
Pi = P(ti ) = P f(ti ), g(ti ), h(ti ) C, i = 1, 2, . . . , n() ,
la poligonale, o spezzata, di lati successivi
si dice
Inoltre si ha
n() q
X
2 2 2
l P() = f(ti ) f(ti1 ) + g(ti ) g(ti1 ) + h(ti ) h(ti1 ) =
i
1
per Lagrange
n() q
X 0 2 2 2
= f (i )(ti ti1 ) + g0 (i )(ti ti1 ) + h0 (i )(ti ti1 ) =
i
1
n() q
X
= f 02 (i ) + g02 (i ) + h02 (i ) ti ti1
i
1
la lunghezza di P(), l P() , pensata come funzione,
ovviamente plurivoca, di
Osservazione 1.1. Si noti che, al tendere di a 0, nel contempo tende a zero anche la massima
fra le lunghezze dei lati della poligonale P(), mentre il numero dei suoi lati tende ovviamente a
+: con ci
P()
e ci per il fatto che, per la stessa definizione di limite, ne conseguir senzaltro che
donde la conclusione.
Dimostriamo dunque, per assurdo, che per ogni risulta l P() 6 I. Aiutiamo lintuizione con
un grafico
l P() l P( ) l P( )
Ib b b b
Supponiamo che possa darsi la situazione in figura: allora, infittendo , si otterr una P(0 ) di
lunghezza non inferiore a quella di P(), cio con
l P() 6 l P(0 ) ;
del tutto naturale quindi, visto il comportamento di P() per 0, che quello di approssimare
sempre meglio larco di curva C, e il significato del numero
Z b q
I = f 02 (t) + g02 (t) + h02 (t) dt
a
si assume come
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 23
Esempio 1.4. La lunghezza di un segmento, calcolata con la formula sopra assegnata, coincide
ovviamente con quella fornita dalla nota formula ortonormale: infatti,
dati
P1 (x1 , y1 , z1 ) , P2 (x2 , y2 , z2 )
si ha
x = x1 + (x2 x1 )t
P1 P2 :
y = y1 + (y2 y1 )t , t [0, 1]
z = z1 + (z2 z1 )t
Risulta infatti
Z 1 q
lunghezza di P1 P2 = (x2 x1 )2 + (y2 y1 )2 + (z2 z1 )2 dt =
0
q Z 1 !
= (x2 x1 ) + (y2 y1 ) + (z2 z1 )
2 2 2
dt =
0
q 1
= (x2 x1 )2 + (y2 y1 )2 + (z2 z1 )2 t =
0
q
= (x2 x1 )2 + (y2 y1 )2 + (z2 z1 )2
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 24
Z 2 q Z 2
2 2 2 2
l(C) = (R sin t) + (R cos t) + (0) + 0 dt = R dt = 2R
0 0
finalmente dimostrata.
in R e in R non derivabile
derivata destra + in R
derivata sinistra in R
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 25
O
x
-R R
Con tutto ci il calcolo della lunghezza di C1 giunge a buon fine anche con lattuale rappresen-
tazione, poich
Esempio 1.7. Si abbia una curva piana C, che sia il grafico di una funzione g, continua nellinter-
vallo [a, b] assieme alla sua derivata prima g0 .
C si pu pensare come curva dello spazio, appartenente al piano Oxy , rappresentabile nel modo
seguente
x = f(t) = t
C1 : y = g(t) , t [a, b]
z = h(t) = 0
In tal caso la formula per la lunghezza di C risulta direttamente, senza bisogno di applicare il Cor.1.2.
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 26
B = P(b
a = t0 O
x
t1 t2 t3 t4 = b
A = P(a)
Costruiamo infatti la sommatoria che porge la lunghezza della poligonale inscritta in C associata
alla suddivisione
: t0 = a < t1 < . . . < tn() = b :
n() q
X
l P() = [ti ti1 ]2 + g(ti ) g(ti1 ) 2 + [0 0]2 = (per Lagrange) =
i
1
n() q
X X
n()
p
= 2 02
[ti ti1 ] + g (i ) [ti ti1 ] =
2
1 + g02 (i ) (ti ti1 )
i i
1 1
e, al tendere di a 0,
sicch si giunge alla formula, per larco di curva C grafico (di 1a specie) della funzione g
Z b q
l(C) = 1 + g02 (t) dt
a
A una formula perfettamente analoga si giunge per un arco di curva C grafico (di seconda specie)
della funzione f
x = f(t)
C : y = g(t) = t , t [a, b]
z = h(t) = 0
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 27
Z b q
l(C) = f 02 (t) + 1 dt
a
b A(a, a2 )
b B(1, 1)
x
O
Si ottiene
Z a q Z a p
=
l(OA) 2 2
1 + (2t) dt = 1 + 4t2 dt = (vedi prontuario) =
0 0
a p 2 q
t t + 1/4 1
= 2 + log t + t2 + 1/4 =
0 2 8
q q
1 1 1
= a a + 1/4 + log a + a2 + 1/4 log =
2
4 4 2
q q
2 1h i
= a a + 1/4 + log a + a2 + 1/4 + log 2 =
4
q q
1
= a a + 1/4 + log 2a + 2 a2 + 1/4 .
2
4
q p
1
= a a2 + 1/4 + log 2a + 4a2 + 1 .
4
In particolare, se a = 1, si ottiene
5 1
=
l(OA) + log(2 + 5) ' 1.478 (< 1.5)
2 4
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 28
b B(1, 1)
| x
O 1.5
cicloide ordinaria
x = R R sin
C :
, [0, 2]
y = R R cos
y
(R, 2R)
b
(0, R) b
b x
O (R, 0) (2R, 0)
Si ottiene
Z 2 q Z 2 p
2
l(C) = 2
(R R cos t) + (R sin t) dt = R 1 2 cos t + cos2 t + sin2 t dt
0 0
Z Z r Z
2 2
1 cos t 2
t
= R 2 2 cos t dt = 2R dt = 2R sin dt =
0 0 2 0 2
Z 2 2
t 1 t
= 4R sin dt = 4R cos = 4R cos ( cos 0) = 8R
0 2 2 0 2
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 29
(0, a)
(a, 0)
x
O
Z r
/2 h i2 h i2
= 4
l(C) = 4 l(AB) 3a cos2 t( sin t) + 3a sin2 t cos t dt =
0
Z /2 q Z /2
= 4 2 2 2 2
3a cos t sin t (cos t + sin t) dt = 12a cos t sin t dt =
0 0
Z /2 Z /2 /2 2
sin t
= 12a cos t sin t dt = 12a sin t cos t dt = 12a = 6a
0 0 0 2
nell0 intervallo [0, /2] e` cos t sin t > 0
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 30
Ad esempio larco
x = t
C :
, t [1, 1] ,
y = t1/3
Ma si ha anche
x =
3
C :
, [1, 1] ,
y =
perfettamente regolare
Risulta
Z r
3/4 h i2
l(C) = 4 6 sin t cos t 2 3 cos2 t + 2 3 sin2 t +
0
h i2 h i2
+ 4 6 sin t cos t + 4 3 cos2 t 4 3 sin2 t + 4 6 sin t cos t + 2 3 cos2 t 2 3 sin2 t dt =
Z 3/4 r 3/4
2 2 9
= 72 cos t + sin t dt = 2 2 3 t = 2 2 3 3 0 =
2
0 0 4 2
Il lettore riconosca che C un arco della circonferenza di centro il punto C 6, 6, 6 , di
raggio 3 2, giacente nel piano : x + z = 0. Determini quindi lampiezza dellangolo al centro
corrispondente allarco C.
P () b
B(R, 0, 2h)
b
A(R, 0, 0)
x y
Osservazione 1.5. Lelica cilindrica, e qualunque suo sottoarco, , come si riconosce agevol-
mente
Risulta
Z 2 q
l(C) = [R sin t]2 + [R cos t]2 + h2 dt =
0
p 2 p
= R2 + h2 t = 2 R2 + h2
0
lelica una traiettoria isogonale delle generatrici del cilindro cui appartiene
z
B(3, 3, 2)
AO
y
x
Risulta
Z r Z
1 h i 1 p
2 2 2 2
l(C) = [3] + [6t] + 6t dt = 9 + 36t2 + 36t4 dt =
0 0
Z r Z 1 Z 1
1 h i
2 2 2
= 3 + 6t dt = 3 + 6t dt = 3 + 6t2 dt =
0 0 0
1
t3
= 3t + 6 = (3 + 2) (0 + 0) = 5
0 3
catenaria
x = t
C :
y = cosh t , t [a, a]
(z = 0)
x = t
Si noti che C :
y = cosh t , t R, una curva piana, anzi il grafico della funzione cosh x
(z = 0)
C : y = cosh x
Si trova
Z a q Z a q
2
l(C) = 2
[1] + [sinh t] dt = 1 + sinh2 t dt =
a a
Z a p Z a Z a
2
= cosh t dt = |cosh t| dt = cosh t dt =
a a a
a
ea ea ea e(a)
= sinh t = = ea ea
a 2 2
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 35
spirale di Archimede
x = a cos
C :
y = a sin , [0, 1 ] , (a, 1 > 0)
(z = 0)
P (1 ) b
A1
b
P (1 ) b
P (1)
b
A4
b b
x
A2 O
b
P (1 )
b
A3 b
P (1v )
Si trova
Z 1 q
l(C) = l(OP(1 )) = [a cos a sin ]2 + [a sin + a cos ]2 d =
0
Z 1 q Z 1 p
2 2
= a 1 + d = a 1 + 2 d = (vedi prontuario) =
0 0
1 p
1 + 2 1
= a + log + 1 + 2 =
0 2 2
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 36
q
1 + 2 q !
1 1 1
= a + log 1 + 1 + 12
2 2
I punti
!
3
A1 0, a , A2 (a, 0) , A3 0, a , A4 (2a, 0) , . . .
2 2
3
si ottengono per = , , , 2, . . . nellordine.
2 2
In particolare si ottiene
1 + 2 1 p
2 ) = a
l(OA + log + 1 + 2 ' 6.10a
2 2
Osservazione. Posto, per ogni 1 > 0, P(1 ) = (a1 cos 1 , a1 sin 1 ), 1 la misura in radianti
dellangolo positivo generalizzato descritto dal raggio vettore OP() mentre P() descrive il tratto
di spirale di origine O ed estremo P(1 ): nel caso del punto P(10 ) 0 < 10 < ; nel caso di P(100 )
< 100 < 2; nel caso di P(1000 ) 2 < 1000 < 3; nel caso di P(1v ) 3 < 1v < 4, ecc.. . . .
P(1) = (a cos 1, a sin 1) corrisponde al valore di = 1, misura di 1 radiante: essendo
p q
OP(1)
= a2 cos2 1 + a2 sin2 1 = a2 (cos2 1 + sin2 1) = a2 = a
si ha che
b
a la misura della lunghezza del raggio-vettore OP(1), essendo i , OP(1) = 1 rad.
Esempio 1.16. Calcolare la lunghezza dellarco di curva (v. figura a pag 37)
x = log t
1 h i
C :
y = t2 , t e1 , e
2
z = 2t
Risulta
s
Z e " #2 h i2 Z e r
1 1
l(C) = + [t]2 + 2 dt = 2
+ t2 + 2 dt =
e1 t e1 t
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 37
z
B
C y
B
r s
Z Z !2 Z e
e 2
1 + 2t + t 4 e
1 + t2 1 + t2
= dt = dt = dt =
e1 t2 e1 t e1 t
Z e Z e !
1 + t2 1
= dt = + t dt =
e1 t e1 t
e " #
t2 e2 1 e4 + 4e2 1
= log t + = 1 + 1 + 2 = ' 5.627
e1 2 2 2e 2e2
C0 = A 0 B0
Esempio 1.17. Calcolare la lunghezza della curva (vedi figura a pag 38) detta
Pb()
Q()b
x
O A(r, 0)
B(r, 2r)
La posizione iniziale del filo sia AB, con B(r, 2r), segmento di lunghezza 2r, appunto, e verti-
cale.
Ora se
lo si avvolge sul circolo in senso orario, il suo estremo libero P descrive proprio la curva C, sino a
raggiungere la posizione A: la condizione di tensione comporta che, detto Q il punto in cui il filo
abbandona il circolo, protendendosi sino al suo estremo libero P, si abbia nel contempo:
Se, in seguito, si svolge a ritroso il filo dal circolo, con la medesima condizione di tensione dello
stesso,
e prende il nome appunto di evolvente del circolo della quale evolvente, a sua volta, il circolo viene
detto
levoluta
Il lettore verifichi che le equazioni fornite sono proprio quelle di C, ricordando che
curva inviluppo
Esempio 1.18. Anche per curve abbastanza semplici il calcolo dellintegrale che d la lunghezza
dei loro archi
il che significa che non si conosce la primitiva della funzione integranda come costruita tramite
funzioni elementari conosciute.
Z /2 q Z /2 q
= 4 a (1 cos ) + b cos d = 4
2 2 2 2
a2 (a2 b2 ) cos2 d =
0 0
Z s ! Z /2 r
/2
a2 b2 c2
= 4a 1 cos 2
d = 4a 1 cos2 d =
0 a2 0 a2
Z /2 q
4a 1 k2 cos2 d = (),
0
c
ove si posto k = , che viene definita come
a
leccentricit dellellisse
r c 2
numero compreso tra 0 e 1 (0 < k < 1): essendo b = a2 c2 = a 1 = a 1 k2
a
= f(t) = t , t = g() =
2 2
lintegrale
Z /2 p
1 k2 sin2 t dt
0
prende il nome di
laggettivo
completo
da riferirsi al fatto che lintervallo di integrazione 0, ; se lintegrale fosse effettuato su un
2
intervallo del tipo [0, t ], con 0 < t < /2, si parlerebbe di
si conoscono formule approssimanti sotto forma di ridotte di serie numeriche. Per quello completo,
ad esempio, si ha
Z !2 2 !2 4 !2 6
/2 p
1 k 1 3 k 1 3 5 k
1 k2 sin2 t dt =
1 . . .
0 2 2 1 24 3 246 5
Sono anche disponibili, per questo integrale, delle tabelle che ne forniscono il valore, esatto alla
quarta cifra decimale, per tutti i kZ(0 < k < 1) che sono seni
Z /2diun angolo di 1, 2, . . . , 89 gradi (si
/2 p /2
noti che, per k = 1 = sin 90, si ha 1 sin2 t dt = cos2 t dt = sin t = 10 = 1 ,
0 0 0
ma non si tratta pi di un integrale ellittico).
Lintegrale
Z /2
1
p dt (0 < k < 1)
0 1 k2 sin2 t
, invece,
Z !2 !2 !2
/2
1
1 2 13 4 135 6
p dt =
1 + k + k + k + . . .
2 2 24 246
0 1 k2 sin2 t
Anche questo integrale coinvolto nel calcolo della lunghezza di curve, come illustra il seguente
lemniscata di Bernoulli
Tale curva un caso particolare di una famiglia di curve che ora definiremo.
d(P, F) d(P, F 0 ) = c2
F F x
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 43
nella forma
q q
(x + a) + y (x a)2 + y2 = c2
2 2
equivalente alla
h i h i
(x + a)2 + y2 (x a)2 + y2 = c4 :
equazione algebrica di 4 grado: evidente che la curva che essa rappresenta risulta simmetrica
rispetto a entrambi gli assi cartesiani, e quindi rispetto allorigine O(0, 0).
Si tratta di una delle curve rappresentata in figura, e precisamente
simmetriche una dellaltra rispetto allasse Oy , ciascuna circondante uno dei due fuochi;
2) se c = a, si ottiene la curva rappresentata con tratto continuo in figura: si tratta della ben
nota
3) se c > a, la curva si compone di un solo ramo chiuso e non intrecciato, circondante entrambi i
fuochi;
ha un profilo di bozzolo per a < c < 3a;
la curva
per c > 3a essa contorna una regione convessa e assomiglia un po a unellisse,
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 44
Osserviamo che C ha gli assi Ox e Oy come assi di simmetria ortogonale, sicch la sua lunghezza
complessiva sar (vedi figura)
b p
t essendo la misura in radianti dellangolo i , OP(t) e 2a cos(2t) essendo la lunghezza del
segmento OP(t) = kOP(t)k : il lettore verifichi accuratamente quanto sopra affermato.
i2
+ sin2 (2t) sin2 t + cos2 (2t) cos2 t + 2 sin(2t) cos(2t) sin t cos t dt =
Z /4 1
= 4 2a dt
0 cos(2t)
(espressione in parentesi quadrata vale, a conti fatti, 1.)
Z /4
1
Lintegrale dt pu essere trasformato per sostituzione ponendo
0 cos(2t)
1 p
t = (u) = arcos cos2 u , u = (t) = arcos cos(2t)
2
con u [0, /2] e t [0, /4].
cos u
Con ci si ottiene, essendo 0 (u) = , u [0, /2],
1 + cos2 u
Z /4 Z /2 Z /2
1 1 cos u 1 1
dt = du = s !2 du
0 cos(2t) 0 cos u 1 + cos2 u 2 0
1
1 sin2 u
2
che appunto
1
lintegrale ellittico di 1a specie con k = .
2
Anche per questo integrale, oltre allapprossimazione mediante serie sopra riportata, sono disponi-
bili tavole per il suo calcolo, per ogni k che sia il seno di un angolo di 1, 2, . . . , 89 gradi (si noti
che, per k = 1 = sin 90, si ottiene un integrale generalizzato divergente che non ha pi nulla a che
vedere con il calcolo della lunghezza della lemniscata.)
Nel nostro caso otteniamo infine, con laiuto delle tavole o di un calcolatore,
Z
Z /4 1 4 2 a /2 1
l(C) = 4 2 a dt = s du =
0 cos(2t) 2 0
!2
1
1 sin2 u
2
Z /2
1
= 4a p du ' 4a 1.8541 = 7.4164 a :
0 1 (sin 45)2 sin2 u
in particolare risulta (a la semidistanza focale)
Esempio 1.20. Lintegrale ellittico di 2a specie implicato anche nel calcolo della lunghezza
(vedi figura) della sinusoide, e quindi di archi di sinusoide
dellarco (OA)
y
A( 2 , 1)
{y = sin x}
|
|
| |
|
| x
O 6 4 1 3 2 B(1.91, 0)
e di cosinusoide (che della sinusoide la traslata orizzontale di /2 verso sinistra) ad esso ovvia-
mente congruenti.
Infatti si ha
x = t
=
OA
, t 0,
y = sin t 2
donde deriva
Z /2 q Z /2 p Z /2 p
=
l(OA) 2 2
1 + (cos t) dt = 2
1 + cos t dt = 1 + 1 sin2 t dt =
0 0 0
s !2
Z /2 p Z /2
2 1
= 2 sin t dt = 2 1 sin2 t dt =
0 0 2
Z /2 q
= 2 1 (sin 45)2 sin2 t dt ' 1.9100 (v.tavole suddette), sicch
0
rettificando larco di filo flessibile e inestendibile OA
si ottiene un tratto di filo rettilineo lungo come OB
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 47
risulta pi lunga di
Si noti come lintuizione risulti un po ingannata: infatti la lunghezza di OA
appena 0, 047 rispetto alla sua corda OA, che misura ' 1.862.
{y = log x} A(e, 1)
U
| | | | x
O 1 2 e B(3.0035, 0)
Si trova
s
Z !2 Z e p
e
1 e
1 + t2 1 + 1 + t2
l(C1 ) = 2
1 + dt = dt = 1 + t log
2
=
1 t 1 t 1 t
p 1 + 1 + e2 h i
= 1 + e log
2 1 + 1 log 1 + 1 + 1 =
e
p p
= 1 + e log(1 + 1 + e ) log e 2 + log (1 + 2) =
2 2
p p
= 1 + e log(1 + 1 + e2 ) + 1 2 + log (1 + 2) ' 2.0035 :
2
questa volta
ove I pu essere un qualsiasi intervallo connesso, finito o no, chiuso, aperto, o semiaperto: ad
esempio,
se C una retta, I pu essere tutto lasse reale;
se C un quarto di iperbole, I pu essere una semiretta aperta;
i h
se C il grafico della funzione tgx, ristretta allintervallo , , risulta
2 2
x = t
y = tgt i h
C =
, t , ,
2 2
z = 0
sicch I un intervallo finito, aperto (si noti che C una curva illimitata); ecc.. . .
1) C sia di classe C (1) in I, cio che lo siano le tre funzioni f, g, h della parametrizzazione di C;
2) che risulti
f 0 (t), g0 (t), h0 (t) , (0, 0, 0) , t I
3) che vi sia corrispondenza biunivoca tra i valori del parametro e i punti della curva, con
lunica eccezione che la curva risulti chiusa (origine ed estremo coincidenti).
e che
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 49
Da tutti i vari esempi di parametrizzazione fin qui considerati, apparso evidente che
mentre il parametro t descrive I per valori crescenti, il punto P(t) f(t), g(t), h(t) descrive C
in uno dei due possibili versi in cui ci si pu muovere su di una curva:
cambiando parametrizzazione, pu accadere che C
venga percorsa nel verso opposto;
cos
P (t)
C
P (t0 )
P (t)
q
la funzione integrale relativa alla funzione f 0 2 (t) + g0 2 (t) + h0 2 (t)
di punto iniziale t0
Z t q Z t q
02 02 02 02 02 02
s = p(t) = f (u) + g (u) + h (u) du = f (u) + g (u) + h (u) du =
t0 t0
Z t0 q
=
f 0 2 (u) + g0 2 (u) + h0 2 (u) du = l(P(t)P(t0 ))
t
1) il punto P(t0 ), detto origine del sistema (al quale compete lascissa curvilinea 0);
ascissa curvilinea
parametro darco:
s = p(t)
infatti
Non difficile riconoscere che, se lunit di misura non varia, fra due ascisse curvilinee
s e
La funzione
p(t)
usata per introdurre il parametro darco su C risulta
derivabile
e quindi
funzione invertibile
p : I J , q : J I
e ovviamente
q p(t) = t , t I e p q(s) = s , s J
Inoltre, come noto,
q derivabile ovunque in J
avendosi
1
q0 (s) = , s J,
p0 q(s)
ovvero, il che equivalente,
1
q0 p(t) = , t I,
p0 (t)
Pi in dettaglio
infatti
CAPITOLO 1. LA LUNGHEZZA DI UNA CURVA 53
inoltre:
Per recuperare la parametrizzazione di partenza basta costruire le funzioni composte di prima com-
ponente p e seconde componenti F, G, H nellordine: si ha infatti, essendo
q p(t) = t , t [a, b] ,
F p(t) = f q p(t) = f(t) , G p(t) = g q p(t) = g(t) , H p(t) = h q p(t) = h(t)
ad esempio, si scrive
F(s) = f 0 q(s) q (s) ,
F(s) = f 00 q(s) q 2 (s) + f 0 q(s) q (s)
ecc. . . .
P(s)
= F(s)
i + G(s) j + H(s)
k , ecc. . . .
il vettore tangente a C in ogni suo punto P(s) F(s), G(s), H(s)
P(s)
= F(s)
i + G(s) j + H(s)
k
in effetti un versore:
P(s)
= 1.
t e s
valori correlati:
s = p(t) , t = q(s)
Si ha allora
1
F(s) = f 0 q(s) q (s) = f 0 (t) q
f 0 2 (t) + g0 2 (t) + h0 2 (t)
con espressioni analoghe per G(s)
e H(s): ne segue
=
F(s)
P(s)
i + G(s) j + H(s) k
=
0
f (t)
0
g (t)
0
h (t)
=
q
i+q j + q k
=
0 2 02 02 02 02 02 02 02 02
f (t) + g (t) + h (t) f (t) + g (t) + h (t) f (t) + g (t) + h (t)
s
f 0 2 (t) + g0 2 (t) + h0 2 (t)
= = 1 , C.V.D.
f 0 2 (t) + g0 2 (t) + h0 2 (t)
viene di solito indicato in
Osservazione 1.6. P(s)
Geometria differenziale
con il simbolo
DEF.
T(s) = P(s)
e prende il nome di
1
T(s) = P(s) =
P0 (t) = vers P0 (t)
P0 (t)
Osservazione 1.7. Come al solito le nozioni e i fatti sopra stabiliti si applicano ad archi di
curva piani, pensando di identificarli con archi di curva del piano Oxy , sicch nella rappresentazione
parametrica la terza funzione risulter nulla e tutte le definizioni e i calcoli dipenderanno in effetti
solo dalle prime due.
Capitolo 2
INTEGRALI CURVILINEI
L
abbreviazione del termine linea, al posto di C.
al solito assimilato a R3
x = f(t)
L :
y = g(t) , t [a, b] ,
z = h(t)
sia
(x, y, z)
56
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 57
con
() = max {ti ti1 , i = 1, 2, . . . , n()} <
B = P (b) = P (tn() )
A = P (a) = P (t0 )
P (ti1 )P (ti ) = Li
P (ti1 )
P (i )
P (ti )
In ogni sottoarco
Li = P(ti1 )P(ti ) , i = 1, 2, . . . , n() ,
e si esegua la sommatoria
X
n()
X
n()
() = P(i ) l Li = f(i ), g(i ), h(i ) l Li :
i i
1 1
linsieme dei valori (in generale si tratta di infiniti valori) cos ottenuti lo si considera
funzione plurivoca di
e ci si pu chiedere quindi se esiste il suo limite per che tende a 0. La risposta a nostra portata,
ed in senso affermativo; infatti risulta
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 58
X
n()
lim f(i ), g(i ), h(i ) l Li =
0 i
1
X
n() "Z ti q #
02 02 02
= lim f(i ), g(i ), h(i ) f (t) + g (t) + h (t) dt =
0 i
1 ti1
= per la media integrale, con i opportuno in [ti1 , ti ], i = 1, 2, . . . , n() =
Xn() q
02
= lim f(i ), g(i ), h(i ) f (i ) + g0 2 (i ) + h0 2 (i ) (ti ti1 ) =
0 i
1
= per la Prop. 1.2 conseguenza del Teorema di Heine =
Z b q
= f(t), g(t), h(t) f 0 2 (t) + g0 2 (t) + h0 2 (t) dt :
a
assumendo
t = (s) = q(s) , c 6 s 6 d ; s = (t) = p(t) , a 6 t 6 b
essendo p e q le funzioni introdotte in precedenza: si trova allora
Z b q
f(t), g(t), h(t) f 0 2 (t) + g0 2 (t) + h0 2 (t) dt =
a
Z q
d=p(b)
0 2
= f q(s) , g q(s) , h q(s) f q(s) + g0 2 q(s) + h0 2 q(s) q (s) ds =
c=p(a)
F(s)
G(s)
H(s)
essendo, s [c, d ], f 0 q(s) = , g0 q(s) = , h0 q(s) = ;
q (s) q (s) q (s)
!
F 2 (s) + G
2 (s) + H
2 (s) = 1 ; q (s) > 0 (v. sopra) =
Z d Z d
1
= F(s), G(s), H(s) q (s)ds = F(s), G(s), H(s) ds
c q (s) c
ai differenziali darco:
infatti, se U(s) una primitiva di F(s), G(s), H(s) , lespressione
0
F(s), G(s), H(s) ds = U (s)ds
riguardabile come il differenziale di U(s), se calcolato nel generico punto s dellintervallo in cui
disteso il parametro darco e sul quale viene calcolato lintegrale di cui sopra.
non orientato
DIM. Il fatto implicito nel modo stesso in cui definito lintegrale curvilineo: bisogna operare
una suddivisione dellarco L mediante punti che si succedono, vero, in un certo verso, quello in-
dotto dalla parametrizzazione; ma lo stesso insieme di punti, ordinato inversamente, lo si costruisce
anche partendo da una parametrizzazione che induca su L il verso opposto. Ne segue che i valori
della sommatoria, funzione plurivoca di , sono gli stessi, per ogni fissato, nelluno e nellaltro
caso, in quanto la scelta di un punto arbitrario nel sottoarco generico della suddivisione non dipende
affatto dallorientamento.
Del resto la cosa pu essere provata anche direttamente, come un utile esercizio sullintegrazione
per sostituzione, e sar oggetto di un lavoro guidato.
anche perfettamente evidente che il valore dellintegrale curvilineo della funzione (x, y, z)
esteso allarco L dipende solo dai valori che assume nei punti di L stesso:
Per le circostanze messe in luce, per lintegrale curvilineo ai differenziali darco si adotta una no-
tazione abbreviata e intrinseca dipendente solo da L non orientato e dalla funzione (x, y, z)
Z
(x, y, z)dL
L
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 60
pensando H(x , y) come la restrizione di una funzione di 3 variabili, o come una funzione di 3 varia-
bili non dipendente esplicitamente dalla variabile z, e applicando la formula sopra dedotta.
Se
x = f(t)
L :
y = g(t) , t [a, b] ,
z = 0
si ottiene
Z Z b q
02
H(x,y)dL = H f(t), g(t) f (t) + g0 2 (t)dt
L a
A formule analoghe si giunge con funzioni del tipo H(x , z) o H(y , z) e archi di linea contenuti nel
piano Oxz oppure Oyz rispettivamente.
Di questo tipo particolare di integrale curvilineo ai differenziali darco daremo ora
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 61
L2
O y
h
x
L1
e sia
verso lalto di h
Z Z
= h ds = h ds
L1 L1
Ora possiamo considerare porzioni di superficie cilindriche S pi generali, per le quali il margine
superiore non corre pi parallelo alla base L1 .
Per descrivere analiticamente tali superficie occorrer disporre di una rappresentazione della linea
L1
x = f(t)
L1 : y = g(t) , t [a, b]
z = 0
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 63
P2 (t) L2
P1 (t)
O
y
L1
e di una funzione H(x , y) che, ristretta a L1 , dia, punto per punto, laltezza, variabile questa volta,
della striscia S, per la quale cio valga (v. figura)
H f(t), g(t) = kP1 (t)P2 (t)k , t [a, b]
detto altrimenti,
nel caso precedente H(x , y) era la funzione costante h e G(H) il piano orizzontale {z = h}: ora
G(H) : z = H(x , y)
P i1
Qi1 Qi
S
Pi
P (a) = P (t0 ) = P0
Pi1
O Pi
y
P (b)
x
Si pu seguire un metodo analogo al caso, gi considerato nel corso di Mat.I, del calcolo dellarea
di una regione piana sottostante al grafico di una funzione di 1 variabile: solo che, per approssimare
S per difetto e per eccesso,
in figura sono posti in evidenza una coppia associata di tali rettangoli, in corrispondenza a un tratto
P
i1 Pi
Proposizione 2.2. Con le ipotesi e le notazioni sopra introdotte, supposta H(x , y) continua su
L1 , ed L1 stessa di classe C (1) f e g continue con le loro derivate prime in [a, b] si ha
Z Z b q
02
area di S = H(x,y)ds = H f(t), g(t) f (t) + g0 2 (t) dt
L1 a
Si = Pi1 Pi1 Pi Pi
con
Pi1 = f(ti1 ), g(ti1 ) , H f(ti1 ), g(ti1 ) e Pi = f(ti ), g(ti ) , H f(ti ), g(ti )
Per Weierstrass, essendo H f(t), g(t) continua in [a, b], quindi in ogni sottointervallo [ti1 , ti ] di
[a, b], esistono
mi = minimo di H f(t), g(t) in [ti1 , ti ]
Mi = massimo di H f(t), g(t) in [ti1 , ti ]
per i = 1, 2, . . . , n()
e indichiamo con Qi1 Pi , Pi1 Qi gli archi traslati di P i1 Pi verso lalto rispettivamente di H f(ti ), g(ti )
e di H f(ti1 ), g(ti1 ) , sicch, per ogni i = 1, 2, . . . , n() , si avr che
Allora la somma
X
n()
() = mi l(P
i1 Pi )
i
1
la somma inferiore
La somma
X
n()
() = Mi l(P
i1 Pi )
i
1
la somma superiore
Ora, con un ragionamento perfettamente simile a quello usato nel caso di un trapezoide piano sotto-
stante al grafico di una funzione di una variabile, al quale rimandiamo il lettore, si pu riconoscere
che
inoltre, fissato un numero > 0, le somme () e () possono pensarsi come funzioni (plurivoche)
di , i cui valori sono rispettivamente le somme inferiori e quelle superiori relative a suddivisioni
di [a, b] con
() <
lim () = lim () =
0 0
Questi risultati inducono logicamente ad assumere lelemento di separazione fra le due classi di
somme superiori e somme inferiori come
X
n() X
n()
misura dellarea di S = lim mi l(P
i1 Pi ) = lim Mi l(P
i1 Pi )
0 i 0 i
1 1
Essendo ovviamente
mi 6 H f(ci ), g(ci ) 6 Mi , i {1, 2, . . . , n()} ,
X
n() X
n() q X
n()
02
(2.2) mi l(P
i1 Pi ) 6 H f(ci ), g(ci ) f (ci ) + g0 2 (ci ) (ti ti1 ) 6 Mi l(P
i1 Pi )
i i i
1 1 1
si pu affermare che
L2
S
y
L2 = L1
x
L1
S
avendo (v. figura) come margine superiore larco piano
L2 Oxy
L1 {z 6 0}
ritagliato sulla superficie cilindrica verticale di direttrice L2 dalla superficie grafico della funzione
H(x , y), continua su L2 e su L2 non positiva H(P) 6 0 se P L2
Vale in tal caso la
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 69
cio
DIM. Poniamo
H0 (x , y) = H(x , y)
e sia S0 la porzione di superficie cilindrica verticale di direttrice L01 = L2 , di base L01 , e di margine
superiore larco L02 simmetrico di L1 rispetto al piano Oxy .
Per ovvie ragioni di simmetria avremo che S e S0 sono equiestese, e quindi risulta, per la Prop.
precedente,
Z Z Z
0 0
area di S = area di S = H (x,y)ds = H(x,y)ds = H(x,y)ds
L01 L2 L2
Nel caso infine, ed il caso generale, in cui S stia a tratti sopra al piano Oxy e a tratti sotto ad esso, il
che corrisponde al caso in cui H(x , y) ha segno variabile lungo la curva piana L del piano Oxy , che
fa da direttrice alla superficie cilindrica verticale, di cui S una porzione, il significato dellintegrale
Z
H(x,y)dL
L
potendo tale differenza ovviamente risultare maggiore, minore o anche uguale a 0, a seconda del-
lestensione delle due parti di S di cui si detto.
Il lettore ricorder a questo punto la notevole formula per il calcolo di aree di regioni piane dette
normali
{y = f2 (x)}
a O b x
{y = f1 (x)}
d
x = g1 (y)
R
x
O
c x = g2 (y)
normali
secondo una definizione che daremo fra poco, si dispone di formule analoghe a quelle sopra ricor-
date
in altre parole:
L2
A
O S
B2
y
A1 B
L
x L1 B1
L1
L1
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 72
Naturalmente, e in figura ci posto in rilievo, S pu trovarsi in parte (ma anche in toto) sotto il
piano Oxy .
DIM. Supponiamo di traslare S verso lalto di una quantit h in modo che la sua traslata S0 , ov-
viamente equiestesa ad S, si venga a trovare completamente sopra al piano Oxy .
S0 si pu quindi considerare (v. figura)
L2
O L1
y
L
x
come differenza di due porzioni S02 e S01 di superficie cilindrica del tipo considerato in Prop.2.2,
entrambe di base larco L e di margini superiori L02 e L01 ritagliate dalle superficie-grafico delle due
funzioni
H2 (x , y) + h e H1 (x , y) + h
Ne segue Z Z
0
area S = area S = H2 (x,y) + h ds H1 (x,y) + h ds =
L L
Z h
i
= H2 (x,y) + h H1 (x,y) + h ds =
L
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 73
Z
= H2 (x,y) H1 (x,y) ds
L
C.V.D.
Con considerazioni del tutto analoghe si potr trattare della misura dellarea di regioni cilindriche
con generatrici parallele allasse Oy , e
Si lascia al lettore implementare questi accenni, limitandoci a due esempi illustrati da grafici, nei
quali la curva L, proiezione ortogonale di L1 e L2 sul piano di normalit, non rappresentata per
non appesantire eccessivamente limmagine.
L1
S
L2
O y
z
L1
y
O
L2
x
C2
Q C2
a h S
R C1
P
C1
Costruiamo allo scopo due n-lateri regolari, con lati a due a due paralleli, inscritti uno in C1 , laltro
in C2 , e siano
L1 (n) e L2 (n)
le misure dei rispettivi lati (in figura L1 (n) e L2 (n) indicano anche uno dei lati di cui sono misura).
Le misure dei perimetri dei due n-lateri saranno, rispettivamente,
L2 (n) C2
C2
a (n = 6)
h(n)
C1
L1 (n) C1
La superficie poliedrica
Pn
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 76
costituita dagli n trapezi isosceli di basi rispettive due lati paralleli (L1 (n) e L2 (n) in figura) uno su
C1 , laltro du C2 , e lati obliqui di lunghezza a, apotema di S, approssima evidentemente S al tendere
di n a +. Ogni faccia trapezoidale di Pn ha area
L1 (n) + L2 (n)
h(n)
2
ove h(n) laltezza di ogni tale faccia. anche ovvio che risulter (la prova al lettore)
lim h(n) = a
n+
Avremo allora
" #
L1 (n) + L2 (n)
mis S = lim mis P(n) = lim n h(n) =
n+ n+ 2
nL1 (n) + nL2 (n) 2R1 + 2R2
= lim h(n) = a = (R1 + R2 )a :
n+ 2 2
questa dunque la misura della superficie tronco-conica S
y L = {y = f(x)}
P1 P2 F z
P0
P3 a
a x
O b b
P0 y
P3
b
P0 x L
P1 P2
b
P3
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 77
Ruotando attorno allasse Ox , L descrive una superficie rotonda F, della quale interessa calcolare
larea.
chiaro che F sar adeguatamente approssimata da una superficie rotonda costituita da tante su-
perficie tronco-coniche descritte dai lati di una spezzata inscritta in L (e approssimante a sua volta
L) per rotazione attorno allasse Ox .
Per costruire una spezzata di n lati del tipo detto, si esegue una suddivisione di [a, b]
ove il passaggio segnato con (*) dovuto al Teorema di Lagrange, e dunque i un valore oppor-
tuno [xi1 , xi ].
Si osservi che kPi1 Pi k lapotema delli-esima superficie tronco-conica Si , che descritta per
rotazione attorno a Ox proprio dal segmento Pi1 Pi .
Si avr allora come raggi di base
per cui la superficie S(), unione di tutte le Si , per i {1, 2, . . . , n()}, avr larea espressa da
X X
n() n()
p
mis S() = f(xi1 ) + f(xi ) kPi1 Pi k = f(xi1 ) + f(xi ) 1 + f 02 (i ) (xi xi1 ) :
i i
1 1
funzione (plurivoca) della variabile , associando a ogni valore > 0 tutte le aree delle S(), uguali
alle somme parziali suddette, al variare di nellinsieme delle scomposizioni di [a, b] tali che
F(x,y) = f(x)
Infatti risulta (
x = t
L = G(f) : , t [a, b] ,
y = f(t)
e lintegrale curvilineo ai differenziali darco della F(x,y) = f(x) (nel senso sopra precisato) ,
appunto, Z b Z b
p p
02
F(t, f(t)) 1 + f (t) dt = f(t) 1 + f 02 (t) dt
a a
(che la variabile dintegrazione sia x o t del tutto inessenziale):
Se la funzione f(x) fosse, in [a, b], negativa, chiaro che la formula per larea della superficie
generata da L = G(f) ruotando attorno a Ox sar
Z b p
(2.3) 2 |f(x)| 1 + f 02 (x) dx
a
e questo perch
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 79
La (2.3), poi, comunque giusta, anche se f(x) non negativa, e il lettore verificher agevolmente
che essa
A formule analoghe a quella sopra ottenuta si giunge nel caso della rotazione di curve-grafico piane,
contenute in altri piani coordinati, ruotanti attorno a qualche asse coordinato: al lettore specificare i
dettagli.
formula a tutti nota, ma qui, da noi, finalmente acquisita con cognizione di causa.
Esempio 2.2. Trovare larea della superficie di rotazione F generata dallarco di sinusoide sopra
allintervallo [0, ] ruotando attorno allasse Ox .
Si trova
Z
area di F = 2 sin x 1 + cos2 x dx =
0
( !
x = (t) = arcos t , t [1, 1]
usando la sostituzione =
t = (x) = cos x , x [0, ]
Z 1 q
1
= 2 sin(arcos t) 1 + [cos(arcos t)]2 dt =
1 1 t2
Z 1 Z 1
1
= 2 1 t2 1 + t2 dt = 2 1 + t2 dt =
1 1 t2 1
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 80
1
t 1 + t2 1
= 2 + log t + 1 + t = 2
1 2 2
1 2 1 1 2 1
= 2 + log 1 + 2 + log 1 + 2
2 2 2 2
q !
1 2 + 1
= 2 2 + log = 2 2 + log 3 + 2 2 ' 4, 591
2 21
2
, 1, 0
y = sin x
L:
z=0
O
(, 0, 0)
z x
Z
(x,y,z) ds
L
con L curva dello spazio e funzione di 3 variabili continua su L, ha altri importanti significati,
che spesso intervengono in Fisica Matematica
Ad esempio, esso pu fornire
e
d(x, y, z)
sia la funzione, supposta continua su L, la quale fornisce in ogni punto P(s) di L il valore
d P(s) = d F(s), G(s), H(s)
della
(L) = d0 l(L)
Se d(x, y, z) non costante lungo L, si pensi di suddividere L stesso in tratti parziali, mediante la
serie di punti (si pone qui s0 = c e sn() = d)
Si ponga inoltre
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 82
n o n o
di = min d(x,y,z) su P P
i1 i , Di = max d(x,y,z) su P P
i1 i
massa del tratto di f ilo P
i1 Pi
X
n() X
n()
(2.4) di (si si1 ) 6 m(L) 6 Di (si si1 )
i i
1 1
m(L)
d(x, y, z)
dunque risulter
Z
m(L) = d(x, y, z)ds
L
Osservazione 2.3. Come lintegrale di Cauchy, per funzioni di una variabile, si generalizza con
lintegrale di Riemann
consentendo lintegrazione di funzioni che presentano delle discontinuit a salto, cos pure
y
L
x
Ad esempio, come nel caso illustrato in figura, lintegrale curvilineo ai differenziali darco esteso a
L della funzione
la misura dellarea di S
delimitata in modo inequivocabile dal margine superiore, che pure presenta dei subitanei mutamenti
di livello.
Del resto, anche nel calcolo della massa complessiva di un filo pesante, si pu concepire che la fun-
zione densit materiale subisca improvvise discontinuit, cio che tratti di filo contigui presentino
densit definitivamente diverse vicino al loro punto di connessione:
Infine, come esistono gli integrali generalizzati per una funzione di una variabile, o perch la fun-
zione integranda va allinfinito, o perch lintervallo di integrazione che illimitato, fenomeni
analoghi si danno nel caso dellintegrazione curvilinea ai differenziali darco.
Ad esempio, se si deve valutare se una regione cilindrica illimitata ha pur tuttavia area finita, il
procedimento sar al solito quello di invadere la regione in questione con una successione di regioni
finite di area calcolabile, e di vedere quindi se la successione delle misure di queste regioni invadenti
converge a un limite finito
concepita come il
funzionale lineare
che ad ogni punto (x0 , y0 , z0 ) del campo A (insieme aperto e connesso) dello spazio [piano] (al
solito assimilato a R3 [R2 ]) dominio comune dei coefficienti di , le funzioni L, M, N [L, M],
una primitiva di
si dice
Come gi detto, in tutti gli esempi considerati fin qui di rappresentazioni parametriche di una linea
x = f(t)
y = g(t)
L =
, tI
z = h(t)
mentre il valore del parametro cresce dallestremo inferiore allestremo superiore di I, il punto
P(t) = f(t), g(t), h(t)
A = P (a) L
P (t)
B = P (b)
Al solito si includono le curve piane nella trattazione identificando il loro piano col piano coordinato
Oxy e assumendo che la terza funzione h della parametrizzazione risulti la funzione nulla.
al posto di
F(x, y, z) , L(x, y, z) , ecc. [F(x, y) , L(x, y) , ecc.]
F P(t) , L P(t) , . . . ecc. . . .
al posto di
F f(t), g(t), h(t) , L f(t), g(t), h(t) , ecc. [F f(t), g(t) , L f(t), g(t) , ecc.]
e la forma, il cui dominio contenga L,
v (P) = L(P)
i + M(P) j + N(P) k
il numero
Z Z b
DEF.
(P) = L P(t) f 0 (t) + M P(t) g0 (t) + N P(t) h0 (t) dt =
L a
v. f ormula del prodotto scalare
Z bh
0 i
v P(t)
= P (t) dt
a
prende il nome di
integrale curvilineo della forma differenziale esteso allarco orientato L
Z
Daltra parte, osservando lultimo integrale, ci si rende conto che
(P) riveste limportante
L
significato fisico di
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 88
trovando
Z Z
v f(t), g(t), h(t)
0
b
(P) = P f(t), g(t), h(t) dt =
L a
Z
v F(s), G(s), H(s)
0
l
= P F(s), G(s), H(s) q (s) ds =
0
Z
v P(s)
l
= ds
P(s)
0
P + dP
P
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 89
a un vettore-spostamento infinitesimo, che porta, per cos dire, dal punto P al punto P + dP,
infinitamente vicino a P su L. La notazione per lintegrale (2.6) diventa cos
Z
(2.7) v (P)
dP
L
v (P)
dP si pu riguardare come il lavoro elementare
del campo v (P) relativo allo spostamento infinitesimo
dP:
lintegrale (2.7) la sommatoria infinita convergente
v (P)
di tutti i lavori elementari dP, al variare di P su L
Questo tipo di linguaggio abituale per fisici e ingegneri: la cosa importante che, dietro queste
espressioni comode e suggestive, ma un po approssimative, c comunque un modello matematico
perfettamente fondato e giustificato, in base al quale intendere, procedere e calcolare.
una
v (P) DEF.
= L(P) i + M(P) j + N(P) k
prende il nome di
v (P) =
campo vettoriale gradiente di F(P):
grad F(P)
Nel caso di forme in 2 variabili e campi vettoriali piani si pongono nozioni analoghe facilmente
adattabili.
si dice
F(x,y) = c
come di una
linea equipotenziale del campo
v (x,y)
Proposizione 2.5. Se
v (P) = grad F(P) , dati due punti arbitrari del campo A
P1 , P2
risultando sempre
L = F(P2 ) F(P1 )
cio
cammino che va da P1 a P2
si intende
P2
P1
DIM. Basta ovviamente provare la cosa per archi regolari orientati di origine P1 ed estremo P2 : in
generale un cammino comprende un numero finito di archi regolari, e il risultato si adatta facilmente.
Sia
x = f(t)
y = g(t)
L =
, t [a, b]
z = h(t)
C.V.D.
conservativo
Definizione 2.4. Sia
v (P) un campo vettoriale ed L una linea orientata e chiusa: lintegrale
che d il lavoro del campo lungo L prende il nome di
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 92
v (P) lungo
circolazione di
L
Proposizione 2.6.
v (P) un
campo conservativo
se e solo se per ogni linea orientata chiusa L, contenuta nel dominio di
v (P), risulta
I
(2.8) v (P)
dP = 0
L
v (P) conservativo.
DIM.
L chiusa, di origine ed estremo P1 = P2
B
L
P3
P1 = P2
A
si ha, se P3 un qualunque punto di L diverso da P1 = P2
I Z Z
v (P)
dP = v (P)
dP + v (P)
dP =
L
P1 AP3
P 3 BP1
Z Z
= v (P)
dP v (P)
dP = 0
P1 AP3
P 1 BP3
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 93
perch, essendo
v (P) conservativo, risulta
Z Z
v (P)
dP = v (P)
dP
P 1 AP3
P 1 BP3
Viceversa. Se (2.8) vale per ogni linea L orientata chiusa, siano P1 , P2 due punti arbitrari del domi-
nio di
v (P)
P2
L2
P1
L1
e L1 , L2 due qualsiansi cammini di origine P1 ed estremo P2 . Si ha allora che la linea
L = L1 L2
risulta chiusa L2 la linea supporto della L2 orientata in senso opposto a L2 , cio di origine P2
ed estremo P1 .
P2
L2
P1
L1
da cui segue
Z Z
v (P)
dP = v (P)
dP
L1 L2
e quindi
v (P) un campo conservativo
Proposizione 2.7.
v (P) sia un campo vettoriale, di dominio A, aperto e connesso. Si ha allora
che
v (P) conservativo se e soltanto se esso un
campo gradiente,
cio se e solo se
v (P) =
F(P) tale che
grad F(P)
DIM.
v (P) campo gradiente =
v (P) conservativo il contenuto della Prop.2.5.
Viceversa. Sia v (P) conservativo. P = (x, y, z) sia un generico punto del dominio A, aperto e
connesso, di v (P) (nel piano sar P = (x, y) e la dimostrazione analoga) e P = (x , y , z ) un suo
0 0 0 0
punto fissato.
Si pu allora costruire una funzione di dominio A nel seguente modo
Z
F(P) =
DEF. v (Q)
dQ
L
essendo
v (P) conservativo
Ebbene
Posto pi esplicitamente, P A,
v (P) = L(P)
i + M(P) j + N(P) k
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 95
F(x + h, y, z) F(x, y, z)
F0x (x, y, z) = lim = L(x, y, z)
h0 h
Posto P0 = (x + h, y, z), e supposto |h| abbastanza piccolo in modo che il segmento PP0 stia tutto in A
(ci possibile perch A aperto e quindi P = (x, y, z) gli interno), per calcolare F(P0 ) possiamo
scegliere un cammino L costituito da quello L1 che conduce da P0 = (x0 , y0 , z0 ) a P = (x, y, z),
seguito dal segmento orientato
x = x + ht
0
y = y
PP =
, t [0, 1] ;
z = z
Risulta allora
Z Z
v (Q)
dQ v (Q)
dQ
F(x + h, y, z) F(x, y, z) L L1
lim = lim =
h0 h h0 h
Z Z Z
v (Q)
dQ + v (Q)
dQ v (Q)
dQ
L1 PP0 L1
= lim =
h0 h
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 96
Z 1
L(x + ht, y, z) h + M(x + ht, y, z) 0 + N(x + ht, y, z) 0
0
= lim dt =
h0 h
Z 1
L(x + ht, y, z) h dt Z 1
0 h
= lim = lim L(x + ht, y, z) dt
h0 h h0 h 0
1) L funzione continua in A;
limitata
3) per la 2)
lim h (h) = 0
h0
4) per la 3) si ha
h0
x + h (h), y, z (x, y, z)
Proposizione 2.8. Se
v (P) = grad F(P) e P , P sono due punti di una medesima
1 2
superficie equipotenziale
(linea equipotenziale, nel piano)
F : F(P) = c
per ogni cammino L che conduca da P1 a P2 (anche uscendo da F)
v (P) lungo
il lavoro del campo
L risulta nullo
Definizione 2.5. Data una forma differenziale, di dominio A (sempre supposto aperto e connes-
so),
(P) = L(P)dx + M(P)dy + N(P)dz)
h i
(P) = L(P)dx + M(P)dy, nel piano
si dir che
(P) chiusa
L0y (P) = M0x (P) , L0z (P) = N0x (P) , M0z (P) = N0y (P)
h i
L0y (P) = M0x (P), nel piano
= dF
F00xy (P) = F00yx (P) , F00xz (P) = F00zx (P) , F00yz (P) = F00zy (P)
h i
F00xy (P) = F00yx (P), nel piano
allora si ha che
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 98
chiusa
da cui
L0y (P) = F00xy (P) = F00yx (P) = M0x (P)
Definizione 2.6. Un insieme D del piano, o dello spazio (o pi in generale di uno spazio
ndimensionale) si dice
se
Per esemplificare
1) Nel piano la semplice connessione in dimensione 1 esige che allinterno di D non vi siano
lacune, nemmeno puntiformi.
L
D
L1
L2
qualche linea, come L2 , pu essere contratta a un punto senza coinvolgere punti del discoide lascia-
to in bianco, che non fa parte di D; altre linee, come la L1 , non possono essere contratte a un punto
senza entrare ad un certo momento nel discoide e uscendo cos, almeno in parte, da D.
D sia tutto lo spazio meno un solido sferico (o anche un numero finito di solidi limitati: solidi
sferici, o ellissoidali, o cubici, o poliedrici, ecc.. . . ):
D sia lo spazio privato della regione R racchiusa da una superficie cilindrica indefinitamente
estesa (o anche meno una retta soltanto):
perch ogni curva concatenata con non si pu contrarre ad un punto senza entrare, almeno in
parte, in R, che non compreso in D.
infatti ancora una linea chiusa L concatenata con C non si pu contrarre a un punto senza attraver-
sare ad un certo momento la curva C, che non fa parte di D.
L
C
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 101
vale limplicazione
chiusa = esatta
Osservazione 2.4. Se
v (P) il campo vettoriale associato alla forma differenziale (P), le
condizioni di chiusura di (P) e la semplice connessione in dimensione 1 del dominio A di
v (P) e
(P), garantiranno, secondo la nomenclatura sopra introdotta,
che il campo
v (P) un campo gradiente, v (P) =
grad F(P) ,
e quindi che
v (P) risulta un campo conservativo
= L(x,y)dx + M(x,y)dy
con
L0y (x,y) = M0x (x,y) ( chiusa)
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 102
ove, nellintegrazione indefinita rispetto a x si opera come se y fosse una costante e g(y) una fun-
zione non dipendente esplicitamente da x ( funzione della sola y, come si dice impropriamente,
trattandosi di una funzione, come F(x,y), di due variabili).
Con pi precisione la (2.9) si riscrive nel seguente modo
y x
= d x + dy
x2 + y2 x2 + y2
definita in R2 {(0, 0)} = A, non semplicemente connesso in dimensione 1, troviamo
y
G(x,y) = arctan
x
che non definita in tutto A, ma in R2 meno lintero asse Oy .
Proseguiamo derivando entrambi i membri della (2.10) rispetto a y, ricordando che cerchiamo una
F(x,y) : Fy0 (x,y) = M(x,y). Otteniamo
h i
Fy0 (x,y) = M(x,y) = G(x,y) + g(y) = Gy0 (x,y) + g0 (y) =
y
essendo quindi una funzione della sola y: la g(y) che si cerca si otterr formalmente con una
semplice integrazione indefinita rispetto a y.
Deriviamo infatti il secondo membro della (2.11) rispetto a x:
0
Mx0 (x,y) Gyx
0
(x,y) = Mx0 (x,y) Gxy
0
(x,y) = Mx0 (x,y) G (x,y) =
y x
per Schwarz
= Mx0 (x,y) L(x,y) = Mx0 (x,y) Ly0 (x,y) = 0 (= funzione nulla)
y
chiusa
Avendo derivata parziale nulla rispetto a x, il secondo membro di (2.11) non dipende esplicitamente
da x, come si voleva dimostrare.
y 2x2 y3 + 2y + x
Esempio 2.4. = dx + dy
1 + x2 y2 1 + x2 y2
Il lettore pu verificare che chiusa in tutto il suo dominio A = R2 , semplicemente connesso
in dimensione 1. Procediamo come sopra indicato.
Z
F(x,y) = L(x,y)dx + g(y) = arctan(xy) + g(y) ;
x 2x2 y3 + 2y + x
Fy0 (x,y) = M(x,y) = + g 0
(y) = =
1 + x2 y2 1 + x2 y2
0 2x2 y3 + 2y + x x 1 + x2 y2
g (y) = = 2y = 2y :
1 + x2 y2 1 + x2 y2 1 + x2 y2
si noti appunto che si ottiene come g0 (y) una funzione che non dipende esplicitamente da x.
Si pu quindi scegliere, a meno di una costante numerica
F(x,y) = arctan(xy) + y2
= dF
notiamo anche qui che h(z) si trova con una semplice integrazione nella sola z, il che ci porta alla
funzione cercata
F(x,y, z) = sin(xy) xz2 + y2 + z2
Esempio 2.6. A riprova che lipotesi della semplice connessione in dimensione 1 di A essenziale,
consideriamo la seguente forma differenziale piana
y x
= dx + 2 dy
x +y
2 2 x + y2
il cui dominio A = R2 {(0, 0)}, il quale non risulta semplicemente connesso in dimensione 1.
Ora si ha che in A
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 105
chiusa :
infatti risulta
1 x2 + y2 + y(2y) y 2
x 2 1 x2 + y2 x(2x)
L0y (x,y) = 2 = 2 = 2 = M0x (x,y) .
x +y
2 2 x +y
2 2 x +y
2 2
in A non esatta
cio che
v (x,y) = y x
i + 2 j
x +y2
2 x +y 2
sarebbe conservativo
v (x,y) per ogni
e quindi la circolazione di
L chiusa
I
v (P)
dP sarebbe uguale a 0 :
L
invece risulta, se L la circonferenza di centro (0, 0) e raggio 1, orientata come in figura
y
L
A(1, 0) x
O
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 106
x = cos t
L :
, t [0, 2] ,
y = sin t
I Z 2 " #
v (P)
dP =
sin t
( sin t) +
cos t
(cos t) dt =
L 0 cos2 t + sin2 t cos2 t + sin2 t
Z 2 Z 2 2
sin2 t + cos2 t
= dt = 1 dt = t = 2 0 = 2 , 0
0 cos2 t + sin2 t 0 0
dunque si conclude:
v (x,y) non conservativo, e quindi non pu essere esatta
C.V.D.
y x
= dx + 2 dy + zdz
x +y
2 2 x + y2
che chiusa in tutto A = R3 {asse Oz }, insieme che
Largomento per riconoscere che non esatta in A lo stesso che nel caso piano, riferendosi alla
circolazione del campo vettoriale associato a lungo la linea chiusa
x = cos t
L :
y = sin t , t [0, 2]
z = 0
v (x,y) = y x
i + 2 j
x +y
2 2 x +y 2
e si potr costruire calcolando il lavoro di questo campo vettoriale lungo un cammino che parta, ad
esempio, dal punto P0 = (1, 0), e giunga al generico punto P = (x, y) (x > 0) dellinsieme A0 .
y
P (x, y)
O x
P0 (1, 0) H(x, 0)
L = P0 H HP
x = 1 + (x 1)t
x = x
P0 H :
, t [0, 1] ; HP :
, t [0, 1]
y = 0 y = yt
Calcoliamo quindi
Z Z Z
v (Q)
dQ = v (Q)
dQ+ v (Q)
dQ =
L P0 H HP
Z 1 Z 1" #
1 + (x 1)t (yt) x
= 0 (x 1) + 2 0 dt + 0+ 2 y dt =
0 1 + (x 1)t + 02 0 x2 + (yt)2 x + (yt)2
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 108
Z 1 Z 1 1 yt
xy 1 y y
= " yt 2 #dt = y 2 dt = arctan = arctan :
0 2 0 x 0 x x
x 1+ 1+ t
x x
la funzione cercata dunque, a meno di una costante additiva,
y
F(x,y) = arctan
x
Se, invece di restringere ad A0 = {(x, y) : x > 0}, la si restringe ad A00 = {(x, y) : x < 0}, si trova
la stessa primitiva, con analogo procedimento.
Ma se si sceglie il semipiano A000 = {(x, y) : y > 0} o Aiv = {(x, y) : y < 0}?
Allora si trover come primitiva di (e potenziale del campo vettoriale associato), la funzione
x
G(x,y) = arctan
y
Ci si chieder allora, naturalmente, quale primitiva conviene alla nel 1 quadrante (aperto): la
risposta ovvia che entrambe le funzioni
y x
arctan e arctan
x y
possono fungere da primitive di nel 1 quadrante, e ci dovuto al fatto che le due funzioni in
questione
differiscono per la costante :
2
infatti, il lettore verifichi che, z > 0, risulta
!
1 1
arctan z arctan = arctan z + arctan =
z z 2
Analogamente si vede che negli altri quadranti le stesse due funzioni sono primitive di , differenti,
nel 3 quadrante di , e nel 2 e 4 quadrante, di : infatti z < 0, si ha
2 2
!
1 1
arctan z arctan = arctan z + arctan =
z z 2
CAPITOLO 2. INTEGRALI CURVILINEI 109
= x dx + y dy + z dz
Calcoliamo Z
L
essendo
x = t
1
L :
y = t2 , t [2, 2] .
2
z = t2 4
Si trova:
Z Z 2h i Z 2" #
1 2 5 3
= t 1 + t t + t 4 2t dt =
2
t 7t dt =
L 2 2 2 2
2 " #
5 4 7 2 5 7 5 7
=
2 8
t t = 16 4 16 4 = 0
2 8 2 8 2
La ragione dovuta al fatto che una forma differenziale esatta, essendo = dF, con F(x,y,z) =
1 2
x + y2 + z2 . Il campo vettoriale associato a
2
v (x,y,z) = x
i + y j + zk
1 2
cos un campo vettoriale gradiente, di potenziale F(x,y,z) = x + y 2 + z2 :
2
v (x,y,z) =
grad F(x,y,z)
Ora, i due estremi di L si trovano sulla stessa superficie equipotenziale
1 2
F4 : x + y2 + z2 = 4
2
Z
e v (x,y,z) lungo
, uguale al lavoro di
L, risulta
L
F(2, 2, 0) F(2, 2, 0) = 4 4 = 0
Capitolo 3
INTEGRALI DOPPI
misurabilit
Il procedimento consiste nella possibilit di costruire una griglia di quadrati di dato lato , se-
lezionando i quadrati della griglia che risultano contenuti in E, e chiamando la loro unione (o
complesso)
e selezionando daltra parte i quadrati della griglia che contengono almeno un punto interno di E
(fra essi vi sono, ovvio, tutti i quadrati di p() chiamando la loro unione
Come si evidenzia dalle figure illustrative che seguono, e come si pu senza difficolt dimostrare,
scegliendo il lato dei quadrati di griglia pi piccolo, 0 < , si ha che
ne segue
mis[p()] mis[p(0 )] mis[P(0 )] mis[P()]
110
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 111
Poniamo ora
un insieme misurabile
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 113
Osservazione 3.1. Se linsieme E si riduce esso stesso a una curva limitata (aperta o chiusa),
non difficile rendersi conto che la misura dei plurirettangoli circoscritti pu essere resa piccola a
piacere, mentre non esistono neppure plurirettangoli inscritti in E: ad E viene attribuita in tal caso,
del tutto ragionevolmente, una
misura nulla: mis(E) = 0
Osservazione 3.2. I plurirettangoli inscritti o circoscritti ad E possono essere costruiti in molti
modi, non necessariamente partendo da una griglia di quadrati. Ad esempio un procedimento analo-
go stato seguito per ottenere la misura di un trapezoide T(f) sottostante al grafico di una funzione
f(x) 0, continua in un intervallo [a, b]; in tal caso i plurirettangoli erano complessi di rettangoli
con le basi sullasse Ox e tendenti a 0: si giungeva anche per quella via al calcolo dellarea del
trapezoide, uguale allintegrale definito
Z b
f(x) dx = area[T(f)]
a
y
{y = f(x)}
T(f)
x
a O b
{y = f2 (x)}
D1
a O b x
{y = f1 (x)}
Rb
Figura 3.3: Insieme normale rispetto allasse Ox : mis(D1 ) = a
[f2 (x) f1 (x)] dx
d
x = g1 (y)
D2
x
O
c x = g2 (y)
Rd
Figura 3.4: Insieme normale rispetto allasse Oy : mis(D2 ) = c
[g2 (y) g1 (y)] dy
prende il nome di
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 115
G(F)
O K(F)
y
D
x
K(F) la regione tridimensionale, cio occupante un certo volume, compresa tra la base D, assimi-
lata ad un sottoinsieme del piano Oxy , e G(F), il grafico di F, che ne risulta per cos dire una tettoia
coprente.
K(F) verr ora analizzato dal punto di vista della sua misurabilit come sottoinsieme dello spazio,
in modo strettamente analogo a quanto fatto, a suo tempo, per un trapezoide piano, sottostante al
grafico di una funzione continua e non negativa.
Costruiamo allo scopo nel piano Oxy una griglia di quadrati di lato , e sia p() il plurirettangolo
inscritto in D ad essa relativo.
Sia Qi j il generico quadrato di p(): per il Teorema di Weierstrass F|Qi j , continua in Qi j , chiuso e
limitato, avr in Qi j
lo chiameremo
Consideriamo ora il plurirettangolo P() circoscritto a D, il cui generico elemento chiameremo Qhk ,
ove h e k sono indici che vanno da 1 a valori opportuni, dipendenti da (e diversi in genere da
quelli cui giungono gli indici i e j di Qi j ). Osserviamo per esplicitamente che tra i Qhk vi saranno
ovviamente anche tutti i Qi j intervenuti nel costruire la somma (3.1), pur se con indici in genere
diversi.
Se questa volta Mhk denota il massimo di F|Qhk D (vedi figura 3.7) si costruisce la somma
X X X X
(3.2) Mhk mis(Qhk ) = Mhk 2
h k h k
questa dar (la misura de) il volume di un poliedro, costituito da parallelepipedi di base quadrate
Qhk , in questo caso
C G(F|Qij )
D E
B
A
y
punto di minimo
x assoluto per F|Qij
Qij
punto di massimo
assoluto per F|Qij
pldr.()
PLDR.()
G(F|Qhk D )
Qhk D
punto di massimo
assoluto di F|Qhk D punto di minimo
assoluto di F|Qhk D
Ora con un ragionamento strettamente analogo a quello effettuato nel caso di un trapezoide piano
sottostante al grafico di una funzione continua f(x),e basato anche questo su
luniforme continuit di F(x,y) in D, chiuso e limitato
(teorema di Heine)
si pu riconoscere il fatto che
linsieme s delle somme inferiori (3.1)
e
linsieme S delle somme superiori (3.2)
sono insiemi separati e contigui
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 119
il cui elemento di separazione, per i significati geometrici sopra esposti, sar del tutto naturale
assumere come
(misura del) volume del cilindroide K(F) = mis K(F)
Risulter anche del tutto accettabile per il lettore il fatto che, riguardando le somme (3.1) e (3.2)
come funzioni di , si possa affermare che
X X X X
mis K(F) = lim mi j 2 = lim Mhk 2
0 i j 0 h k
Si pensi ora di sostituire, nella somma inferiore (3.1), al posto di mi j , Mi j , e di formare cos la
somma
X X
(3.3) Mi j 2
i j
(xi1 , yj ) (xi , yj )
Qij
(i , j )
b
(i , j )
X X
(3.4) F(i , j )) (xi xi1 )(y j y j1 )
i j
X X X X X X
(3.5) mi j 2 F(i , j )) (xi xi1 )(y j y j1 ) Mi j 2 :
i j i j i j
proprio come conseguenza della (3.5) che la somma (3.4), pensata come funzione (plurivoca,
questa volta, data larbitrariet di (i , j ) in Qi j ) della variabile , sempre
avr lo stesso limite del membro di sinistra della (3.5) e del membro di destra della (3.5) stessa, che
, come gi visto,
X X
mis K(F) = lim F(i , j ) (xi xi1 )(y j y j1 ) :
0 i j
questa la ragione che induce a denotare il numero mis K(F)
col simbolo da sempre in uso
"
F(x, y) dxdy
D
e, daltra parte, lespressione sotto lintegrale, per ogni (x, y) D, simula efficacemente ci che
diventa laddendo generico della (3.4)
cio il volume di un parallelepipedo di altezza F(x, y), avente per base unareola quadrata attorno
a (x, y), la cui misura espressa dal prodotto dei due differenziali
dx e dy
Questo perch il cilindroide K(F) sopra a D certo lunione dei cilindroidi Ki (F|Di ) (i = 1, 2, . . . , n),
e questi ultimi non hanno punti interni comuni, perch non ne hanno le loro basi Di (i = 1, 2, . . . , n):
il volume allora di K(F) risulta la somma dei volumi dei Ki (F|Di ), donde la (3.6).
Per esempio, se n = 2, basta osservare che la somma parziale, di cui lintegrale doppio di F(x,y)
il limite per 0, si pu scomporre nel seguente modo
X X
F(i , j ) (xi xi1 )(y j y j1 ) =
i j
X X h i
= 1 F1 (i , j ) + 2 F2 (i , j ) (xi xi1 )(y j y j1 ) =
i j
X X X X
= 1 F1 (i , j ) (xi xi1 )(y j y j1 ) + 2 F2 (i , j ) (xi xi1 )(y j y j1 ) :
i j i j
donde la conclusione.
Occupiamoci ora dellintegrale doppio di una funzione, continua in D, che pu assumere in D valori
anche negativi.
Sia, ad esempio,
F(x, y) 0 , (x, y) D .
chiaro che si potranno anche in questo caso costruire le somme inferiori, le somme superiori, e
quelle intermedie: saranno tutti numeri 0.
Ma evidente che questa volta, detto (vedi figura 3.8)
K(F)
il cilindroide delimitato, verso il basso, dal grafico G(F) di F e, verso lalto, dallinsieme D, assi-
milato a una porzione del piano Oxy (il cilindroide K(F) capovolto rispetto a prima, quando era
F(x, y) 0 , (x, y) D), il significato che assume ora
mentre quello di
z Qij
O
K(F)
D y
G(F)
(in figura 3.8, dei due poliedri inscritto e circoscritto, messo in evidenza solo uno dei parallelepi-
pedi, di base Qi j , che li compongono): e segue chiaramente che lintegrale doppio
"
F(x, y) dxdy
D
limite, per 0, della somma inferiore, superiore e intermedia, in tal caso risulter essere
Supponiamo ora (vedi figura 3.9 che il dominio D di F(x,y) sia unione dei due sottoinsiemi, che
supporremo essere misurabili (ma lo saranno di norma nei casi che verranno considerati)
D+ = {(x, y) D : F(x, y) 0}
D = {(x, y) D : F(x, y) 0}
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 124
D = D+ D
D+
D
x
y
Risulta intuitivamente chiaro, e si pu provare senza difficolt, che, anche in tale caso, vale la
formula additiva
" " "
F(x, y) dxdy = F(x, y) dxdy + F(x, y) dxdy
D D+ D
sicch, visti i significati sopra evidenziati dei due integrali a secondo membro, si pu riscrivere la
formula precedente "
F(x, y) dxdy = mis K(F|D+ ) mis K(F|D )
D
a parole:
lintegrale doppio della funzione F(x,y) esteso allinsieme D la differenza fra il volume del
cilindroide soprastante al sottoinsieme di positivit D+ di F e il volume del cilindroide sottostante
il sottoinsieme di negativit D di F: esso potr dunque risultare positivo, negativo, o nullo,
a seconda del prevalere dellun volume sullaltro, o del loro equivalersi
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 125
y
D
x
evidente che, ponendo in atto il procedimento di costruzione delle somme inferiori e superiori
sopra descritto, e tenendo conto che in ogni Qi j , o Qhk , il massimo e il minimo assoluti di F(x,y)
sono entrambi uguali a c, si pu dire che
la somma inferiore = area del plurirettangolo inscritto in D c
la somma superiore = area del plurirettangolo circoscritto a D c
si avr
mis K(F) = lim area del plurirettangolo inscritto in D c = mis(D) c
0
insomma
"
(*) mis K(F) = c dxdy = mis(D) c
D
Se c = 1 si ottiene quindi, in particolare,
" "
1 dxdy = dxdy = mis(D) :
D D
Osservazione 3.4. Le propriet 3.1 e 3.2, sopra stabilite, dellintegrale doppio, valgono anche
per funzioni di segno variabile in D: ci limitiamo ad enunciarlo, per brevit. Le dimostrazioni non
sono difficili; anzi, per la propriet 3.2, la prova formulabile nello stesso modo.
se esistono due funzioni continue F1 (x,y) e F2 (x,y) di dominio linsieme piano misurabile D ( Oxy )
tali che
F1 (x, y) F2 (x, y) , (x, y) D ,
e inoltre se risulta
V = (x, y, z) : F1 (x, y) z F2 (x, y), (x, y) D
un cilindroide generalizzato :
lo si potrebbe descrivere come la parte di spazio compresa tra il grafico della funzione F1 (x,y),
G(F1 ), e quello della funzione F2 (x,y), G(F2 ).
Abbiamo detto che c una stretta analogia con gli insiemi normali del piano e quelli dello spazio:
e questa analogia si trasferisce anche nei risultati, valendo la seguente
G(F2 )
O V
y
D
x
G(F1 )
DIM Si pensi semplicemente di traslare (vedi figura 3.12) V verso lalto, in modo che il suo
traslato V0 , certo equiesteso a V, e anchesso, come V, normale rispetto al piano Oxy , si venga a
trovare interamente nel semispazio {z > 0}.
V0 , ora, si pu pensare come
F2 (x,y) + c e F1 (x,y) + c
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 128
G(F2 + c)
O G(F1 + c)
D
x
Avremo quindi
C.V.D.
Come si sono definiti gli insiemi normali rispetto al piano Oxy , si possono definire quelli normali
rispetto al piano Oxz e al piano Oyz , da pensarsi come cilindroidi compresi tra i grafici di due funzioni
F1 (x, z) e F2 (x, z)
o, rispettivamente
F1 (y, z) e F2 (y, z)
Formule perfettamente analoghe per il calcolo dei volumi di tali insiemi si ottengono in modo simile:
ad esempio, se V normale rispetto al piano Oxz , si avr la formula
"
mis(V) = [F2 (x, z) F1 (x, z)] dxdz
D
Osserviamo quindi che, ridotto allessenziale, il metodo descritto teoricamente per giungere alla
nozione di integrale doppio consiste nel costruire una famiglia di solidi misurabili che approssima
K(F).
Ora, fra i solidi misurabili, si sono aggiunti (vedi osservazione 3.3) i tronchi di cilindri retti, la
cui misura si effettua con una, o pi, quadrature, cio calcolo di integrali semplici, per il computo
dellarea di base del tronco di cilindro = mis(D). Si potrebbero quindi costruire solidi approssi-
manti K(F), se la sua configurazione naturalmente a ci si presta, costituiti da tronchi di cilindri: li
chiameremo brevemente
policilindri approssimanti
Vogliamo ora prendere in esame alcuni esempi, nei quali questo approccio giunge a buon fine, come
introduzione alle ben note
formule di riduzione di Fubini per il calcolo di un integrale doppio
Esempio 3.1. Si supponga di dover calcolare
"
F(x, y) dxdy
D
dove
F(x,y) = x + 0 y + q
e D il quadrato, di lato l, LMNP (vedi figura 3.13) (q > l).
La funzione integranda F non dipende esplicitamente da y e il suo grafico (se il dominio esteso a
tutto R2 ) il piano, parallelo allasse Oy (ovvero ortogonale al piano Oxz
: z = x + q
G(F) = rettangolo L0 M 0 N 0 P0
tetto coprente del cilindroide K(F) = LMNPL0 M 0 N 0 P0 (in effetti, la descrizione pi consona di
K(F) piuttosto questa: il prisma retto di base il trapezio LPP0 L0 e altezza l).
Il solido K(F) quindi di tipo elementare, essendo scomponibile in un parallelepipedo di base D e
altezza q l, e in un semicubo di lato l: si trova facilmente
1 1
mis(K(F) = l2 (q l) + l3 = l2 q l3
2 2
Ma vediamo come allo stesso valore si pu giungere come limite delle misure di opportuni com-
plessi di policilindri approssimanti K(F), inscritti, circoscritti, o intermedi. Il caso particolarmente
l
semplice: in figura 3.13 e figura 3.14 D scomposto, per esempio, in 16 quadrati di lato , e coinci-
4
de con il plurirettangolo inscritto e circoscritto a D (anche per suddivisioni pi fitte, con quadrati di
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 131
O=P
L
N
y
M
L
x
Qij
l
lato , i plurirettangoli inscritto e circoscritto coincidono sempre entrambi con D, sicch, in figura
n
3.14, il Qhk denotato anchesso con Qi j ).
Si sono messi anche in evidenza i parallelepipedi, di base quadrata, elementi del poliedro inscritto
e di quello circoscritto (uno solo per ciascuno, naturalmente) soprastanti il quadrato Qi j : questo per
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 132
L
O=P
L
N
M
y
M
L
x
Qij
sopra a ciascuna di esse i parallelepipedi di base quadrata inscritti in K(F), riuniti assieme, for-
mano un parallelepipedo, che pu anche chiamarsi (volonterosamente) tronco di cilindro, di base
rettangolare di estensione variabile (il primo di essi ha il rettangolo LMM 0 L0 come base) e tutti di
l
spessore (o altezza) (n = 4 in figura), spessore intendendosi nel senso dellasse Ox , ovvio.
n
Lo scaloide unione di questi (4 in figura, in generale)
n tronchi di cilindro-parallelepipedi
ciascuno contenuto nella porzione di K(F) che si proietta sulla relativa striscia
un policilindro inscritto in K(F)
In figura 3.14, sulle stesse striscie considerate sopra, si vedono insistere (anche qui 4 in figura, in
generale)
n tronchi di cilindro-parallelepipedi
ciascuno contenente la porzione di K(F) che si proietta sulla relativa striscia: la loro unione
un policilindro circoscritto a K(F)
In figura 3.15 si sono rappresentati questi scaloidi, inscritto e circoscritto, visti per di profilo,
secondo la direzione dellasse Oy ; inoltre si rappresentato anche
un policilindro intermedio, approssimante K(F),
il quale contiene il policilindro inscritto ed contenuto nel policilindro circoscritto, nonch il profilo
della sezione generica di K(F) con un piano {x = x}, la quale in figura 3.16 viene rappresentata a
pieno in assonometria. Si osservi anche che LPP0 L0 il profilo di K(F).
Ora il momento di mettere in atto lausilio che ci condurr allo scopo che ci siamo proposto.
Sia
S(x)
la funzione, di dominio [0, l], la quale, per ogni x [0, l] assegna larea della sezione di K(F) con il
piano {x = x} : si trova facilmente
S(x) = l(q x)
Infatti, x [0, l],
K(F) {x = x} un rettangolo di base l e altezza q x
Con questa informazione, operiamo una suddivisione di [0, l] mediante i punti
z z
P P
L L
x x
L O=P L O=P
(a) Profilo del policilindro inscritto (b) Profilo del policilindro circoscritto
z z
P (0, 0, q)
P
(x, 0, q x)
L L
x x
L O=P L(l, 0, 0) (x, 0, 0) O=P
(c) Profilo del policilindro intermedio (d) Il segmento (x, 0, 0) `a (x, 0, q x) il profilo
della sezione generica di K(F) col piano {x = x}
P (0, 0, q) N
(0, 0, q x)
(0, l, q x)
(x, 0, q x)
(l, 0, q l) N(0, l, 0)
y
(x, 0, 0) O=P
(x, l, 0)
L(l, 0, 0) M
K(F) {x = x}
x
Ora (3.7) e (3.8) sono, rispettivamente, e in corrispondenza alla suddivisione effettuata dellinter-
vallo [0, l],
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 136
Z l
la somma superiore relativa allintegrale S(x) dx
0
e
Z l
la somma inferiore relativa allintegrale S(x) dx;
0
Z l
una somma intermedia relativa allintegrale S(x) dx
0
(nelle figure i il punto medio dellintervallo [xi1 , xi ], in generale pu essere un punto scelto a
piacere in [xi1 , xi ]).
Per le somme suddette si avranno le ovvie disuguaglianze
X
n X
n X
n
S(xi )(xi xi1 ) S(i )(xi xi1 ) S(xi1 )(xi xi1 )
i i i
1 1 1
il limite, per 0 (ossia n + per lipotesi di semplicit effettuata), delle tre sommatorie
Insomma, informalmente, si pu dire che K(F) pensabile come ottenuto compattando assieme
(integrando, appunto) infiniti tronchi di cilindro (parallelepipedi in effetti, nel nostro caso) di
sezione continuamente variabile e spessore infinitesimo, ognuno dei quali simulato efficacemente
Ora, si pensi di esprimere il valore S(x) della funzione S(x), x [0, l], come un integrale darea,
pensando di proiettare la sezione di K(F) col piano {x = x}, sul piano di fronte (vedi figura 3.16)
Oyz = {x = 0}
dove si ritrover la sua area come area del trapezoide (che in effetti un rettangolo) relativo alla
funzione, costante rispetto a y, q x, pensata ristretta allintervallo [0, l]: per ogni x [0, l] risulta
infatti Z l l
(q x) dy = (q x)y = l(q x) = S(x)
0 0
risulter il valore di una funzione della sola x, la quale, come la (3.10) attesta, esattamente
quello della funzione S(x), sopra considerata, calcolato in x;
Rl
2. segue il calcolo dellintegrale 0 S(x)dx, che, come sopra chiarito, fornisce il valore dellin-
tegrale doppio (nel nostro caso uguale al volume del cilindroide K(F))
e ci significa che
Cambiamo prospettiva, per ottenere sempre lo stesso risultato (ci, in matematica, avviene spesso,
ed in generale assai istruttivo, perch educa a trovare la via pi conveniente, che di solito la pi
breve ed elegante, per risolvere un problema: economia mentale la regola doro in Matematica).
Facciamo riferimento (vedi figura 3.17) alla generica sezione di K(F) con un piano ortogonale
allasse Oy (parallelo a Oxz )
{y = y}
chiaro che
K(F) {y = y}
sempre lo stesso trapezio che trasla dalla posizione LPP0 L0 alla posizione MNN 0 M 0 , con area
costante e pari a
1
S(y) = lq l2 , y [0, l]
2
in questo caso la costruzione dei policilindri inscritti, circoscritti e intermedi risulta un po futile,
poich tutti coincidono con K(F): comunque, ragionando esattamente come nel primo caso, si trova
che lintegrale doppio "
F(x, y) dxdy
D
coincide con il volume di K(F) e con il valore dellintegrale semplice
Z l Z l l
1 1 1
S(y) dy = lq l2 dy = lq l2 y = l2 q l3 :
0 0 2 0 2 2
come si vede si ottiene lo stesso risultato.
con interpretazione analoga del primo integrale, che il lettore invitato ad esplicitare: infatti si
trova, y [0, l],
Z l Z l l 1 1
F(x, y) dx = (q x) dx = (qx x2 ) = ql l2 = S(y) :
0 0 0 2 2
cos ancora lintegrale doppio riportato alle quadrature,
con lordine di integrazione per invertito: prima rispetto a x, poi rispetto a y.
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 139
P (0, y, q) N
K(F) {y = y}
(l, y, q l) M
L (0, y, 0) N(0, l, 0)
y
O=P
L (l, y, 0) M
dove
F(x,y) = R2 x2 y2
e D ( Oxy ) il semidisco circolare anteriore di centro O e raggio R; K(F) quindi (vedi figura
3.18) il quarto di solido sferico di centro O e raggio R contenuto nel diedro = {x 0 z 0},
compreso fra il semidisco D e il grafico G(F) della funzione integranda, la quale , a sua volta, il
quarto della superficie sferica
F : x2 + y2 + z2 = R2
contenuto del diedro .
In figura 3.18 K(F) stato troncato con il piano {x = x}, per mettere in risalto la sua sezione piana
semicircolare di centro (x, 0, 0) e raggio
r(x) = R2 x2
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 140
(0, 0, R)
(0, R, 0)
O (0, R, 0)
y
(x, R2 x2 , 0) H
(R, 0, 0) P (x, R2 x2 , 0)
x
mis(OH) = x mis(OP ) = R mis(HP ) = R2 x2
z z
(0, 0, R) (0, 0, R)
x x
(R, 0, 0) O (R, 0, 0) O
(a) Profilo del policilindro inscritto (b) Profilo del policilindro circoscritto
z
(0, 0, R)
x
(R, 0, 0) O
(c) Profilo del policilindro intermedio
possono essere facilmente mutuate da quelle effettuate nellesempio 3.1: la conclusione che
" p Z R R
2 1 1
R2 x2 y2 dxdy = mis K(F) = (R x2 ) dx = R2 x x3 = R3
D 0 2 02 3 3
Si conclude che il volume del solido sferico completo V, di centro O e raggio R, che lunione di 4
solidi uguali a K(F), vale
4
mis(V) = R3
3
che la formula riportata in ogni manuale, ma qui essa
finalmente dimostrata
Anche in questo caso si impone una formula, analoga alla (3.11) dellesempio 3.1, cio una ridu-
zione dellintegrale doppio alle quadrature.
Partiamo osservando che, x [0, R], larea della sezione
K(F) {x = x}
con unavvertenza interpretativa identica a quella precisata nel caso della formula (3.11) dellesem-
pio 3.1, alla quale il lettore invitato a riferirsi.
Assumiamo anche in questo caso la seconda prospettiva, che prende in considerazione policilindri
inscritti, circoscritti e intermedi di basi sezioni di K(F) con piani del tipo {y = y}. La sezione
generica (vedi figura 3.20)
K(F) {y = y} , y [R, R] ,
p
un quarto di disco circolare di centro (0, y, 0) e di raggio variabile R2 y2 , crescente da R a 0
e decrescente da 0 a R. La funzione che ne fornisce larea
S(y) = (R2 y2 )
4
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 143
(0, 0, R)
p
(0, y, R2 y 2 )
(0, R, 0)
O (0, R, 0)
y
(R, 0, 0) p
x P ( R2 y 2, y, 0)
Anche in questo caso sono rappresentati, in figura 3.21, i policilindri dei tre tipi, visti di profilo,
secondo la direzione, questa volta, dellasse Ox : i loro profili appaiono anche qui rettangolari, ma,
in se stessi, sono tronchi di cilindro di sezione un quarto di disco circolare di raggio variabile,
volgenti i loro dorsi curvi allosservatore.
Le considerazioni sui volumi dei policilindri e le somme parziali relative allintegrale
Z R
S(y) dy
R
conducono, come nei casi precedenti (al lettore precisare i dettagli) a concludere che
" p Z R Z R
2
R x y dxdy = mis K(F) =
2 2 2 S(y) dy = (R y2 ) dy =
D R R 4
R
2 1 1 1
= (R y y3 ) = (R3 R3 ) (R)3 (R)3 =
R 4 3 4 3 4 3
1
= R3 R3 = R3
2 6 3
che lo stesso risultato ottenuto in precedenza.
La riduzione dellintegrale doppio alle quadrature affidata questa volta alla formula
" p Z R Z R2 y2 p
2 x2 y2 dx
R2 x2 y2 dxdy = R dy
D R 0
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 144
z z
(0, 0, R) (0, 0, R)
y y
(R, 0, 0) O (R, 0, 0) (R, 0, 0) O (R, 0, 0)
(a) Profilo del policilindro inscritto (b) Profilo del policilindro circoscritto
z
(0, 0, R)
y
(R, 0, 0) O (R, 0, 0)
(c) Profilo del policilindro intermedio
Figura 3.21: Profili dei policilindri relativi al quarto di sfera, paralleli ad Oxz
Il lettore la interpreti in modo corretto, verificando che lintegrale tra parentesi quadrate, eseguito
rispetto a x, fornisce S(y), il valore della funzione S(y) in y.
Esempio 3.3. Si consideri la retta del piano Oyz passante per O(0, 0, 0) e il punto (0, h, R)
(
x=0
g :
zh Ry = 0
Ruotando g attorno allasse Oy si ottiene la superficie conica rotonda F (di asse Oy e) di equazione
(x2 + z2 )h2 R2 y2 = 0
(lo verifichi il lettore riferendosi allargomento superfici di rotazione svolto nel Vol.2 di Argo-
menti di Matematica per lIngegneria, Cap.8.
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 145
z (0, h, R)
(R, h, 0)
D
x (0, h, 0)
(R, h, 0)
Di tale superficie, la parte contenuta nel semispazio {z 0} il grafico G(F) della funzione di due
variabili
R2 y2 h2 x2
F(x,y) =
h
Restringendo tale funzione al triangolo D( Oxy ) (vedi figura 3.22) di vertici
il relativo cilindroide K(F) che si ottiene non altro che la met, che sta sopra al piano Oxy , del
tronco di cono retto e rotondo di vertice O(0, 0, 0) e base il disco di centro C(0, h, 0) e raggio R
contenuto nel piano {y = h} (laltra met del tronco di cono la figura simmetrica di K(F) (il cui
contorno punteggiato in figura).
Dunque lintegrale doppio
" p 2 2
R y h2 x 2
dxdy
D h
risulta uguale al volume del semitronco di cono K(F).
La disposizione del solido K(F) induce naturalmente alla considerazione della sua sezione generica
con un piano {y = y}, con y [0, h], a forma di semidisco di raggio variabile (vedi figura 3.23)
R
r(y) = y
h
z (0, h, R)
(R, h, 0)
D
x (0, h, 0)
y
K(F) {y = y}
(R, h, 0)
I tronchi di cilindro, elementi costitutivi dei soliti tre cilindroidi, hanno per basi sezioni del tipo
K(F) {y = y}, e sono rappresentati in figura 3.24, di profilo, secondo visuale parallela allasse Ox ;
nella stessa figura il triangolo di vertici O(0, 0, 0), (0, h, 0), (0, h, R) il profilo di K(F). Le solite
considerazioni sui volumi dei policilindri, riguardati come somme parziali relative allintegrale
Z h
S(y) dy
0
z z
(0, h, R) (0, h, R)
x x
O (0, h, 0) O (0, h, 0)
(a) Profilo del policilindro inscritto (b) Profilo del policilindro circoscritto
z
(0, h, R)
x
O (0, h, 0)
(c) Profilo del policilindro intermedio
come il lettore potr verificare (calcolando lintegrale tra parentesi quadre, con y considerata co-
stante, rispetto a x, a integrazione effettuata si trova
R2 2
y = S(y)
2 h2
ecc.. . . ).
Ci sarebbe naturalmente la possibilit di considerare la generica sezione di K(F) con piani del tipo
{x = x}, con relative famiglie di policilindri approssimanti, ecc.. . . , solo che (vedi figura 3.25)
K(F) {x = x}
un semisegmento di regione iperbolica avente per lato curvilineo un tratto del ramo di iperbole
rappresentato dal sistema
x = x
x=x
h|x|
x = x
y2 z2
yh
!2 2 = 1
R2
R2 y2 h2 x2 x
z=
hx
y z2
h
! =1
yh
R
hx
2 x2
yh
R
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 148
z (0, h, R)
O
(x, 0, 0) V2 (R, h, 0)
D
x (0, h, 0)
y
K(F) {x = x}
V1 (R, h, 0)
Figura 3.25: Sezione del tronco di cono con un piano parallelo a Oyz
h 2 hx2 hx2
= R x2 + log |x| log R + R2 x2
2 2R 2R
Ora la funzione sopra definita di difficile (ma non impossibile) integrazione e il procedimento non
conveniente: fortunatamente il primo messo in atto giunto rapidamente allo scopo.
Comunque, i profili dei policilindri relativi a questo caso sono uguali a quelli illustrati in figura 3.21,
e il profilo di K(F) lo stesso semidisco, solo che la visuale essendo ora parallela allasse Oy , nella
figura al posto dellasse Oy deve leggersi Ox .
Le conclusioni cui si giunti in ciascuno dei tre esempi sopra considerati si possono efficacemente
riassumere dicendo che il valore di ciascuno degli integrali doppi, il cui significato geometrico ,
essendo la funzione integranda non negativa nel suo dominio D, il volume del rispettivo cilindroide
K(F), si pu ottenere
calcolando lintegrale (semplice) della funzione darea di una sezione piana di K(F)
la quale spazza K(F) stesso da un capo allaltro
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 149
e, inoltre, poich anche larea della sezione in questione pu essere a sua volta ottenuta calcolando
un altro integrale semplice, si pu dire che
il calcolo dellintegrale doppio ottenibile con due quadrature successive.
Bisogna per sottolineare il fatto, apparso evidente durante le procedure messe in atto, che a queste
assai utili conclusioni si potuti giungere con lausilio dei policilindri inscritti e circoscritti, i cui
volumi si riconoscono come somme inferiori e superiori relative allintegrale della funzione darea.
Ora le possibilit di costruire questi policilindri dovuta alla conformazione notevolmente regolare
di K(F), dovuta sia alla particolare semplicit della funzione integranda F, e quindi del suo grafico
G(F), che delimita K(F) verso lalto, sia a quello del campo D di integrazione doppia, che di K(F)
costituisce la base.
Nel caso di funzioni pi generali, dunque di grafici G(F) di comportamento alquanto imprevedibile,
ma con lipotesi di normalit, rispetto alluno o allaltro degli assi, del loro dominio D, ancora
possibile riferirsi con profitto a una famiglia di policilindri approssimanti K(F), del tipo che negli
esempi considerati era chiamato intermedio, i cui elementi costitutivi sono tronchi di cilindro
aventi per basi sezioni di K(F) con piani del tipo {x = x} o {y = y}: il problema che (vedi figura
3.26) traslando (in figura nel senso dellasse Ox ) da una banda o dallaltra, tale sezione non genera
pi un tronco di cilindro contenuto nella porzione di K(F) che insiste sulla sua base dappoggio
sul piano Oxy , o contenente questa porzione, e questo per la assai varia e multiforme possibilit di
comportamento del grafico di una funzione di due variabili.
Questo fa si che i policilindri inscritti e circoscritti non siano pi associabili in modo semplice e
naturale a quelli intermedi, e che non si possa giungere cos rapidamente, come negli esempi
citati, alla conclusione pi interessante, cio alla
riduzione del calcolo di un integrale doppio alle quadrature.
Tuttavia, il merito dei
teoremi di Fubini
che tra poco illustreremo, proprio quello di accertare che, alla fine, pur se i policilindri appros-
simanti in parte fuoriescono da K(F) e in parte rientrano in esso (la cosa gi stata sottolineata a
pag.140, a commento del grafico 3.19(c)), le loro eccedenze e carenze rispetto a K(F), col tendere a
zero dello spessore dei loro componenti, finiscono col compensarsi esattamente, sicch il limite dei
loro volumi risulta uguale a quello di K(F), e lintegrale doppio si pu ancora calcolare ricorrendo
a due quadrature successive.
K(F) {x = x}
y
O
D
f2 (x)
{y = f2 (x)}
D
a O x b
x
f1 (x)
{y = f1 (x)}
In pratica, per procurarsi S(x), basta pensare x come fosse costante, trovare una primitiva di F(x, y)
rispetto a y, cio una funzione (x, y), tale che 0y (x, y) = F(x, y), e quindi calcolare
x, f2 (x) x, f1 (x) = S(x)
Ottenuta questa funzione della sola x, di dominio [a, b], il procedimento
Rb suggerito dalla formula
di calcolare lintegrale definito di S(x) esteso ad [a, b], ovvero a S(x) dx: il risultato cos ottenuto
il valore dellintegrale doppio "
F(x, y) dxdy
D
Nel caso in cui F(x,y) non negativa, si ottiene una procedura analoga a quella esposta negli
esempi citati, per il calcolo
del volume del cilindroide K(F).
Ci limiteremo a questa constatazione, perch il tempo per una dimostrazione puntuale della formula
non a nostra disposizione.
Teorema 3.2 ( 2 Teorema di riduzione ). Sia F(x,y) una funzione continua nellinsieme
D, supposto normale rispetto allasse Oy (vedi figura 3.28)
Allora vale la seguente formula
" Z d "Z g2 (y) #
F(x, y) dxdy = F(x, y) dx dy
D c g1 (y)
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 152
D
O
x
g1 (y) g2 (y)
{x = g2 (y)}
{x = g1 (y)}
c
Vale per questa formula una interpretazione analoga a quella relativa alla prima formula di ridu-
zione, che il lettore espliciter, con la necessaria precisione, scambiando naturalmente i ruoli delle
variabili. Anche linterpretazione geometrica si effettua adattando i simboli al caso attuale, ma lo
schema delle considerazioni lo stesso.
Osservazione 3.5. Supponiamo che V sia un
cilindroide generale
compreso tra i grafici G(F1 ) e G(F2 ) di due funzioni F1 (x,y) e F2 (x,y) definite in un insieme D,
normale, ad es., rispetto a Ox .
Sappiamo che (v.Prop.3.1)
"
mis(V) = F2 (x, y) F1 (x, y) dxdy
D
a
Lintegrale doppio si pu calcolare con la 1 formula di riduzione:
" Z b "Z f2 (x) #
F2 (x, y) F1 (x, y) dxdy = F2 (x, y) F1 (x, y) dy dx
D a f1 (x)
che significato ha, ora, lespressione fra parentesi quadrate? esattamente (vedi figura 3.29) il
valore della funzione darea S(x), che per ogni x [a, b], d larea della sezione piana (a tratteggio
obliquo)
V {x = x}
infatti, per ogni x [a, b], tale sezione (la si pensi proiettata sul piano di fronte Oyz ) risulta
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 153
N.B. V e` stato troncato con il piano {x = x} per mettere in luce la sezione V {x = x}.
Si noti che il piano Oxy e` considerato trasparente.
z
f1 (x) y f2 (x) G(F2 )
(x, f1 (x), 0) O y
G(F1 )
(b, 0, 0)
(x, f2 (x), 0)
F1 (x, y) , F2 (x, y)
z
F
C
D
y
x
Si noti che G(F1 ) G(F2 ) = F e che la linea C di giunzione tra G(F1 ) e G(F2 ) lellisse
2 2
x y2
z 2
x y2
+ + = 1 + =1
C = F Oxy : a2 b2 c2 a2 b2
z=0
z=0
V {x = x}
C
x D
y
x
Larea della sezione generica di V con il piano {x = x} larea della regione piana R x delimitata
dallellisse (in tono grigio in figura)
2 2
y2 z2
x y2 z2
y z2 a 2 x 2
! + 2 = 1
+ + =1
+ =
b 2 c 2
Cx :
a2 b2 c2
b2 c2 a2
a2 x 2 a x 2
x=x
x=x
a a
x=x
! !
b 2 c 2 bc
S(x) = a x2 a x = 2 (a2 x2 )
2
a a a
Ne segue che
Z a
a !
bc 2 bc 2 x3 bc 4 3 4
mis(V) = (a x ) dx = 2 a x
2
= 2 a = abc :
a a2 a a 3 a 3 3
= G(F) = {z = 2 x y}
F(x,y), ristretta a D risulta avere per grafico (vedi figure 3.32, 3.33)
G(F| D )
che la regione piana racchiusa dallellisse C intercettata su dalla superficie cilindrica verticale
di direttrice il circolo contorno del disco D (vedi figura 3.33). D si divide in due semidischi (vedi
figura 3.34):
D+ = regione di positivit di F(x,y) = 2 x y
mis(V+ ) = mis(V )
= {z = 2 x y} = G(2 x y)
C=
y
Q
L
x S
R
e da ci segue
" " "
(2 x y) dxdy = (2 x y) dxdy + (2 x y) dxdy = mis(V+ ) + mis(V ) = 0
D D+ D
Orbene, questo risultato deve riottenersi applicando la 1a formula di riduzione allintegrale doppio
"
(2 x y) dxdy
D
Il dominio di integrazione normale, in effetti, rispetto allasse Ox , essendo compreso tra i grafici
delle due funzioni
f1 (x) = 1 2x x2 , f2 (x) = 1 + 2x x2
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 158
D+ D
V+ r
z
= {2 x y < 0}
M
b b
S
D
b
D+
R b b
L
x
O
r = {2 x y = 0}
= {2 x y > 0}
che quanto volevamo provare. Al lettore il calcolo dellintegrale mediante la 2a formula di Fubini.
Teorema 3.3 ( Del valor medio integrale ). Sia F(x,y) una funzione definita e continua
nellinsieme D, chiuso, limitato e misurabile.
Allora vale luguaglianza
"
(3.12) F(x, y) dxdy = mis(D)F(, )
D
Si osservi che, nel caso dellultimo esempio del paragrafo precedente si ha che
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 160
Troviamo:
" p Z 1 Z
1x2 p
x2 + y2 dxdy = x2 + y2 dy dx =
D 1 1x2
Z 1 1x2
y y2 + x 2 x 2
= + log y + y + x dx =
2 2
1 1x2 2 2
Z 1 Z 1 2 Z 1 2
x x
= 1 x dx +
2 log 1 + 1 x dx 2 log 1 1 x2 dx =
1 1 2 1 2
1
x 1 x2 1
= + arcsin x+
1 2 2
1 3 Z 1 3
x x 1 x
+ log 1 + 1 x 2
dx+
1 6 1 6 1 + 1 x2 1 x2
1 Z 1 3
x3 x 1 x
log 1 1 x2 dx =
1 6 1 6 1 1 x2 1 x2
Z 1 ! Z 1 !
1 x2 1 x2
= +0+ x dx 0 +
2
2
+ x dx =
2 6 1 1 x2 6 1 1 x2
Z 1
1 1 x2 1 x 1 x2 1
= + dx = + + arcsin x =
2 3 1 1 x2 2 3 1 2 2
2
= + =
2 6 3
Ne segue che
2
v.m. x2 + y2 , D =
3
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 161
z z
x y x y
(a) Cono e relativo cilindroide (b) Sezione del cilindroide
z
parte perduta
y
O
parte acquistata
(c) Equivalenza di parti del cilindro
Il grafico di x2 + y2 ristretta a D , come risaputo, il tronco di superficie conica di vertice O con
la base in alto nel circolo C di centro (0, 0, 1) e raggio 1 sul piano {z = 1} (vedi figura 3.35). K(F)
il solido compreso tra D e G(F) sopra descritto: quindi il cilindro K1 di base D e altezza 1 a cui
stato tolto il tronco di cono K2 di superficie laterale G(F).
Cos il lettore ne calcoler rapidamente il volume per via sintetica:
1 2
mis(K(F)) = mis(K1 ) mis(K2 ) = =
3 3
! p
calcolando nel contempo lintegrale doppio D x2 + y2 dxdy evitando i pur utili calcoli sopra ef-
fettuati.
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 162
2
Il cilindroide K(F) equivale quindi al cilindro di base D e altezza (vedi figura 3.35(b), 3.35(c)):
3
impareremo pi avanti (coi teoremi di Guldin) che ci dovuto allequivalenza del tronco di cono
2
K0 di vertice O e altezza (rovesciato e di profilo) con il solido ottenuto per rotazione del triangolo
3
(con didascalia parte perduta) attorno allasse Oz , che parte integrante del solido K(F), mentre
K0 non lo .
dar
essendo la
A una interpretazione analoga si giunge se S pensata come lamina carica elettricamente, con
densit di carica locale D(P): lintegrale
"
D(P)dS
S
Ad esempio, se S una lamina piana, di densit D(x,y), le due coordinate del suo baricentro G sono
date dalle formule
! !
xD(x, y)dS yD(x, y)dS
(3.13) xG = ! S
, yG = !S
S
D(x, y)dS S
D(x, y)dS
sistema pesante
CAPITOLO 3. INTEGRALI DOPPI 164
i = 1, 2, , r
Pi j ,
j = 1, 2, , s
X
r X
s X
r X
s
xi j mi j yi j mi j
i j i j
1 1 1 1
(3.14) xG = , yG =
X
r X
s X
r X
s
mi j mi j
i j i j
1 1 1 1
(il denominatore delle (3.14) ancora la massa totale del sistema). Ora le formule (3.13) sono la
generalizzazione delle (3.14), quando si pensi la lamina S come un sistema di infiniti punti pesanti
P(x, y) , (x, y) S ,
al limite
che dS si identifica con (x, y); del resto proprio al limite che i conti tornano, e il punto G di
coordinate date dalle (3.13) ha, come si dimostra in Meccanica, esattamente le note
INTEGRALI TRIPLI
165
CAPITOLO 4. INTEGRALI TRIPLI 166
linsieme dei volumi dei poliedri pldr.(), e quello dei volumi dei poliedri PLDR.(),
ottenuti al variare di in R+ ,
Per indicare tale numero si user il simbolo mis(V) e lo si chiamer anche volume di V.
Tutti gli insiemi normali rispetto a qualche piano cartesiano, e le loro unioni disgiunte (non aventi
cio a due a due punti interni in comune), risultano ovviamente misurabili, i poliedri approssimanti
essendo, pi generalmente, unione di parallelepipedi, e noi disponiamo anche delle formule che
forniscono i loro volumi. Ad esempio, se linsieme V normale rispetto al piano Oxy , e risulta
compreso tra le superficie-grafico delle due funzioni
F1 (x,y) , F2 (x,y)
di comune dominio linsieme chiuso, limitato e misurabile
D R2
con
F1 (x, y) F2 (x, y) (x, y) D ,
si ha
"
mis(V) = [F2 (x, y) F1 (x, y)] dxdy
D
Sussiste per una formula assi notevole che pu fornire il volume di un solido V, basata su un
procedimento dimostrativo assai simile a quello usato per le formule di Fubini: lo stabiliamo in
Proposizione 4.1. Il solido V sia compreso tra i due piani, paralleli al piano Oxy ,
(z1 ) : z = z1 e (z2 ) : z = z2 (z1 < z2 )
Detto
(z) : z = z (z1 z z2 )
il generico piano compreso tra (z1 ) e (z2 ), poniamo
Sz = V (z)
Sz misurabile
CAPITOLO 4. INTEGRALI TRIPLI 167
e risulta
mis Sz = A(z) , z [z1 , z2 ]
con
A(z)
funzione continua (o continua a tratti) in [z1 , z2 ], allora vale la formula (lintegrale sar di Riemann)
Z z2
(4.1) mis(V) = A(z) dz
z1
e formule analoghe valgono, in ipotesi consimili, se si procede a sezionare V con piani paralleli al
piano Oxz , oppure Oyz .
z2
Sz
Sz Sz
z1
Sz
O y
Si osservi come la Sz = V (z) pu consistere, a volte, anche di due regioni (piane) (o anche pi)
disgiunte.
CAPITOLO 4. INTEGRALI TRIPLI 168
Si pu vedere che Sz , in questo caso, spazza tutto V dal basso in alto: lanalogia con i teoremi di
Fubini chiara.
Osservazione 4.1. Risulter evidente al lettore come la formula (4.1), e le sue analoghe, siano
in effetti il fondamento stesso (qui ben solido, perch dimostrabile) del cosiddetto
principio di Cavalieri
secondo il quale
La (4.1), e le sue analoghe, servono assai bene al calcolo di volumi di solidi di rotazione: vediamolo
in
Proposizione 4.2. Sia V il solido di rotazione di superficie laterale F, a sua volta superficie di
rotazione, ottenuta ruotando attorno allasse Oz la linea G(f), grafico, di 2a specie, della funzione
continua f(z), definita nellintervallo [z1 , z2 ]
G(f) : y = f(z)
z
z
V
z2
G(f) : y = f(z)
F
(z) : z = z
Sz
z1
y C(z)(0, 0, z)
O O
x y
(z) : z = z (z1 z z2 )
taglia su V la sezione
Sz = V (z)
che il disco circolare di centro il punto C(z)(0, 0, z), e raggio |f(z)| (f(z) pu anche essere, e in figura
lo nella parte alta di [z1 , z2 ], negativa): la funzione darea A(z) dunque
A formule analoghe alla (4.2) si giunge per il volume di solidi di rotazione attorno ad altri assi
cartesiani: il lettore le espliciti.
Notiamo che il volume di un solido misurabile V, si ritrover fra poco anche come
lintegrale triplo, esteso a V, della funzione costante 1.
o, in forma pi concisa, $
F(x, y, z) dV
V
In effetti il simbolo conserva valore e significato anche per funzioni discontinue, analogamente
allintegrale doppio e a quello semplice (integrale di Riemann).
Nel caso dellintegrale doppio di una funzione F(x,y), non negativa nel suo dominio D, insieme
chiuso, limitato e misurabile di R2 (del piano) era possibile interpretare geometricamente
"
F(x, y) dxdy
V
#
K(F) (oggetto a 4 dimensioni) e realizzare lintegrale V F(x, y, z) dV come ipervolume. Questo
si pu ancora fare formalmente, e in modo puramente analitico: ma il supporto dellintuizione
geometrica che fa difetto. Tuttavia, restano ancora a disposizione interpretazioni fisiche significa-
tive, ben comprensibili e di largo utilizzo, poich lalgoritmo dellintegrazione tripla essenziale
per il calcolo di masse, di cariche complessive, di baricentri, di momenti di inerzia, di divergenze,
ecc.. . . .
Il procedimento analitico di definizione analogo a quello seguito nel caso dellintegrazione doppia.
Ora, per, si costruisce un reticolo di cubi o, pi in generale, di parallelepipedi, ottenuto fissando
sugli assi coordinati le suddivisioni
scegliendo, una volta per tutte, il punto (x0 , y0 , z0 ) in modo che linsieme V venga a trovarsi tutto
entro il triedro definito dal sistema di disequazioni
x x0
y y0
z z0
Scelto lelemento generico di tale reticolo contenuto in V
Pi j h
la funzione F(x, y, z), continua in Pi j h , che insieme chiuso e limitato, vi assume, per il teorema di
Weierstrass,
un minimo assoluto mi j h .
nella quale gli indici i, j, h variano ciascuno fra estremi inferiori e superiori opportuni: tale somma
verr detta
un massimo assoluto Mi j h
CAPITOLO 4. INTEGRALI TRIPLI 171
e si costruir la somma
X X X
(4.4) Mi j h (xi xi1 )(y j y j1 )(zh zh1 )
i j h
nella quale gli indici i, j, h variano ciascuno fra estremi inferiori e superiori opportuni, e, ovviamen-
te, in modo che tutte le terne di indici occorrenti nella (4.3) si ritrovino nella (4.4), pi, in generale,
nuove altre, relative a elementi del reticolo che debordano da V: la (4.4) si dir
una somma superiore.
Nelle ipotesi fatte su V e F(x, y, z) si dimostra che
linsieme delle somme inferiori e linsieme delle somme superiori
sono insiemi separati e contigui di numeri reali
il cui elemento di separazione si assumer, per definizione, come
lintegrale triplo della funzione F(x, y, z) esteso a V
denotandolo, come preannunciato,
$ $
F(x, y, z) dxdydz o F(x, y, z) dV
V V
Le somme
(4.3) e (4.4)
si possono interpretare come funzioni plurivoche di > 0, costruendo, per ogni , tutti i reticoli i cui
elementi hanno tutti un diametro inferiore a , e calcolando, per ogni reticolo, la relativa somma
inferiore e superiore.
Si pu riconoscere che, al tendere di a 0, le
(4.3) e (4.4)
#
hanno per comune limite V F(x, y, z) dxdydz.
Cos a questo medesimo limite converge la funzione delle
(4.5) somme superiori troncate
costruite cio escludendo gli elementi del reticolo sporgenti da V, e quindi tenendo conto degli stessi
elementi utilizzati per costruire le somme (4.3).
A questo punto si procede scegliendo in ogni elemento del reticolo relativo a una somma (4.3) o
(4.5) un punto
Pi j h = (i , j , h ) del tutto arbitrario
e si forma la somma
X X X
(4.6) F(i , j , h )(xi xi1 )(y j y j1 )(zh zh1 )
i j h
detta
CAPITOLO 4. INTEGRALI TRIPLI 172
pldr.()
Propriet 4.2. Se V lunione di un numero finito di suoi sottoinsiemi chiusi, limitati e misura-
bili, privi a due a due di punti interni comuni,
V1 , V2 , , Vn
allora risulta $ $
X
n
F(x, y, z) dV = F(x, y, z) dVk
k
V 1 Vk
X
n
Propriet 4.3. Se F(x, y, z) = k Fk (x, y, z), con k R , e Fk (x, y, z) continua in V per
k
1
ogni k {1, 2, . . . , n}, allora si ha che
$ $ X n X
n $
F(x, y, z) dV = k Fk (x, y, z) dV = k Fk (x, y, z) dV
k k
V V 1 1 V
Propriet 4.4. Se F(x, y, z) in V non negativa (non positiva) ma non nulla in un sottoinsieme
di V di misura > 0 (non quindi solo in punti, linee, o porzioni di superficie) risulta
$
F(x, y, z) dV > 0 (< 0)
V
Veniamo ora alle formule di riduzione di Fubini, che ci consentono il calcolo di un integrale tri-
plo riportandolo a una quadratura (integrazione semplice) seguita da unintegrazione doppia, o
addirittura a tre quadrature successive.
Siano
(x,y) e (x,y)
le due funzioni (di 2 variabili) i cui grafici delimitano rispettivamente linsieme V
ed il valore di una funzione dipendente solo da x e y, della quale va calcolato lintegrale doppio
esteso a D.
Si osservi che, nel caso in cui F(x, y, z) la costante 1, e lintegrale triplo d quindi il volume di V,
la formula (4.7) si riscrive
"
mis(V) = (x, y) (x, y) dxdy
D
da noi gi conosciuta per il calcolo del volume dellinsieme V, normale rispetto a Oxy .
Formule analoghe alla (4.7) valgono se linsieme V normale rispetto ai piani Oxz o Oyz : si lascia
al lettore la loro formulazione esplicita.
Proseguiamo migliorando le ipotesi e il risultato con
CAPITOLO 4. INTEGRALI TRIPLI 175
Proposizione 4.4. Ferme le ipotesi di Proposizione 4.3, si supponga che linsieme (bidimensio-
nale) D sia, a sua volta, normale, ad esempio, rispetto allasse Ox , compreso tra i grafici delle due
funzioni
f1 (x) e f2 (x)
continue nel loro comune dominio, lintervallo [a, b]. Ne segue, applicando allintegrale doppio
rimasto
la 1a formula di Fubini,
ove, nella prima integrazione, rispetto a z, come gi detto, si procede riguardando x e y come
fossero costanti, e, nella seconda, rispetto a y, si procede riguardando x come costante; da ultimo
la funzione, dipendente ormai solo da x, ottenuta, va integrata sullintervallo [a, b] rispetto a x.
Anche in questo caso, a formule analoghe alla (4.8) si giunge, se V ancora normale rispetto a Oxy ,
ma D normale (in Oxy ) rispetto a Oy ; oppure se V normale rispetto a Oxz oppure Oyz , e D rispetto
alluno o allaltro degli assi cartesiani a quel piano appartenenti: si possono dunque redigere, in
tutto, 6 formule di riduzione che il lettore far bene ad esplicitare, una per una, come utile esercizio.
Capitolo 5
LE COORDINATE CURVILINEE
b
P (x, y)
x
O
pensato come la
corrispondenza biunivoca : R2
176
CAPITOLO 5. LE COORDINATE CURVILINEE 177
che ad ogni punto P associa la coppia delle sue coordinate (x, y) rispetto a S.
Esistono infiniti altri procedimenti per associare ai punti del piano coppie di coordinate numeriche:
uno di questi, molto importante nelle applicazioni, il cosiddetto
consistente nel
y
P
x
O
= kOPk
(rad)
= Ox+ , sO (P)
1) semiasse polare
e nel
III) ogni punto P, che non stia sul semiasse polare Ox+ individua univocamente langolo positivo
Ox+ b, sO (P)
avente come primo lato il semiasse polare Ox+ , e come secondo lato la semiretta sO (P),
angolo compreso fra langolo nullo e langolo giro, per il momento esclusi.
Accertato quanto sopra esposto, ne segue che si pu procedere alle seguenti definizioni.
Definizione 5.1. Qualunque sia il punto P(x, y), compreso il polo O, la norma di OP, cio la
distanza di P dal polo O, assunta come prima coordinata polare di P, detta anche
p
modulo di P = % = d(O, P) = kOPk = x2 + y2
P (, )
b
P(x, y)
T R
O O (0, 2)
T1
(%, )
CAPITOLO 5. LE COORDINATE CURVILINEE 179
delle sue coordinate polari, si impegnano tutte e sole le coppie di numeri reali corrispondenti,
nella parte destra della figura 5.3 (ove R2 identificato con un piano cartesiano 0 , con lasse O0% che
viene solitamente raffigurato verticale, pur essendo il primo asse cartesiano, e lasse O0 , di solito,
orizzontale e orientato da sinistra a destra) ai punti del rettangolo R tratteggiato, privo della sua
frontiera marginale (aperto come si suol dire) e pensato esteso indefinitamente verso lalto.
La corrispondenza cos costruita
T : R
risulta per di pi biunivoca, dunque invertibile: in effetti, come non difficile riconoscere, le equa-
zioni della trasformazione bireale T e della sua inversa T1 sono (qui identificato al sottoinsieme
di R2 ecc.)
( p (
% = x2 + y2 1 x = % cos
T : , T :
= Arg(x, y) y = % sin
Unespressione esplicita per la funzione (Arg labbreviazione di Argomento)
Arg(x,y)
continue e differenziabili
La biunivocit di T si perde per non appena si coinvolgono punti dellasse polare (semiretta Ox+ ).
Si osservi infatti che un punto P0 (x0 = %0 , 0) (x0 > 0) pu essere raggiunto sia dallalto, il suo
argomento tendendo con ci a 0, sia dal basso, il suo argomento tendendo questa volta a 2: con
ci, se la sua prima coordinata polare sar certo %0 = x0 , la sua seconda pu essere sia 0 che 2,
per cui a P0 sar logico associare i due punti delle rette marginali di R segnati in figura 5.4: cos al
semiasse polare positivo di corrispondono le due semirette marginali verticali di R, prive delle
origini (0, 0) e (0, 2).
Osserviamo ora che se il punto P, partendo da P0 , percorre il circolo nel senso positivo (antiorario
per losservatore) tornando infine a P0 , la sua immagine P0 = T(P) percorre il segmento
CAPITOLO 5. LE COORDINATE CURVILINEE 180
r = 0
r
C P P
(0 , 0) (0 , 2)
R T
0 R
P0 Q O bc
O Q0 R0 (0, 2)
T1
(%0 , 0) `a (%0 , 2)
Viene spontaneo chiedersi chi siano nel piano le linee , o = costante: la risposta facile,
poich una qualunque semiretta di origine il polo O, percorsa in qualunque senso dal punto P (senza
giungere ad O, per) corrisponder, in R, ad una semiretta verticale (per losservatore) positiva
(ma priva dellorigine): cos al fascio di raggi di centro O, percorso dal raggio generico in senso
positivo, corrisponde il fascio delle semirette verticali positive di R descritto da sinistra a destra.
Resta infine il polo O: per esso si gi visto che la prima coordinata polare % = 0. Quanto
alla seconda logico lasciarla indeterminata, con la possibilit di assumere tutti i valori tra 0 e 2
inclusi, visto che un punto R, percorrendo un raggio polare r qualunque, lungo il quale = cost = 0
(vedi figura 5.4) si pu avvicinare ad O indefinitamente, mentre la sua immagine T(R) = R0 percorre
la semiretta T(r) = r0 , tendendo al punto R0 , piede della r0 stessa sullasse O0 . Con questo, ad O
viene a corrispondere, nel piano (, ), tutto il segmento-base (0, 0) `a (0, 2) (tratteggiato in figura
5.4) del rettangolo indefinitamente esteso verso lalto di cui sopra si detto.
La mancanza di biunivocit un inconveniente, ma, essendo stata posta completamente in chiaro,
la situazione risulta ben controllabile, e non pu di conseguenza ingenerarsi equivoco alcuno.
CAPITOLO 5. LE COORDINATE CURVILINEE 181
Un altro inconveniente dovuto al fatto che limitata allintervallo [0, 2]; questo provoca una
discontinuit a salto dellargomento di un punto Q il quale percorra una curva che attraversa il
semiasse polare (vedi figura 5.4) (asse Ox positivo): se infatti Q attraversa in Q0 il semiasse polare,
il suo argomento
passa improvvisamente da 0 a 2.
D0 = T(D)
si osserva subito che le aree di D e D0 sono, in generale, diverse: nel caso di D1 , D01 meno estesa
di D1 ; nel caso di D2 , D02 pi estesa di D2 .
D1 D1
D2
(0, 1)
|
T D2
x |
O (1, 0) O
4
2
2
T1
mis(D)
(5.1) lim =%
(D)0 mis(D0 )
La formula (5.1) pu essere constatata nel caso in cui si scelga come insieme D
Q
+ N Q
|
D
D N
M P M
|
P
T
|
O O + 2
T1
kOPk = P = T(P)(, )
kPNk = Q = T(Q)( + , + )
mis(D) %% + 12 (%)2 1
lim 0 = lim = lim % + % = %
%0 mis(D ) %0 % %0 2
0 0 0
su di un insieme D del tipo illustrato in figura 5.7, porzione del settore delimitato dai due raggi
uscenti da O di equazioni polari = 1 e = 2 , compreso tra i due archi di curva aventi le seguenti
equazioni polari
C1 : = f1 () e C2 : = f2 ()
con f1 () e f2 () definite in [1 , 2 ].
y tj t
j1
Si j
{ = f2 ()} = C2
D
ri
2 ri1
{ = f1 ()} = C1
1
x
O
= 1 = 2
2
f2 ( j )
{ = f2 ()}
ri D D = T(D)
i
ri1
Si j = T(Si j )
f1 ( j )
1 { = f1 ()}
O 1 2
j
t j1 tj
Supponiamo allora di costruire nel piano Ox,y una griglia di segmenti di settori circolari Si j (vedi
figure 5.7 e 5.8), pensabili come trapezoidi mistilinei, fissando le due suddivisioni
con
ri1 %i ri , (i = 1, , m) ; t j1 j t j , ( j = 1, , n)
e calcolando
X X X X
(*) = F(xi j , yi j )mis(Si j ) = F(%i cos j , %i sin j )mis(Si j )
j i j i
Al tendere di (%, ) a (0, 0), anche il massimo dei diametri degli Si j tende a 0, per cui avremo
"
lim (*) = F(x, y) dxdy
(%,)(0,0) D
Daltra parte risulta
(t j t j1 ) (t j t j1 ) ri + ri1
mis(Si j ) = ri2 ri1
2
= (ri ri1 )(t j t j1 )
2 2 2
mis(S0i j ) = (ri ri1 )(t j t j1 )
(%, ) (0, 0) ,
CAPITOLO 5. LE COORDINATE CURVILINEE 186
I= lim (*) =
(%,)(0,0)
( X X )
ri + ri1
= lim lim F(%i cos j , %i sin j ) (ri ri1 )(t j t j1 ) =
0 %0 j i 2
" #
X X r + r
i i1
= lim lim F(%i cos ,
j i% sin j ) (ri r i1 ) (t j t )
j1
=
0
j %0 i 2
| {z }
Z f2 ( j )
(per ogni fissato j tale limite vale F(% cos j , % sin j )%d% ,
f1 ( j )
X "Z f2 ( j ) #
= lim F(% cos j , % sin j )%d% (t j t j1 ) = j [t j1 , t j ]
0 j
f1 ( j )
Z 2 " Z f2 () # "
= F(% cos , % sin )%d% d = F(% cos , % sin )%d%d
1 f1 () D0
Riassumendo si ha luguaglianza
" "
F(x, y) dxdy = F(% cos , % sin )%d%d
D D0
detta
F( cos , sin )
il fattore correttivo dovuto al fatto che la trasformazione T, come sopra stato chiarito,
deforma le aree, e il svolge esattamente la funzione di compensare queste deformazioni,
Definizione 5.3. Data una trasformazione H (di solito biunivoca e biregolare) di un sottoinsieme
del piano (t, u) a un sottoinsieme del piano (v, w)
(
v = f(t, u)
H :
w = g(t, u)
Per denotare lo jacobiano di f(t, u), g(t, u), si usa spesso la notazione
(f, g)
(t, u)
Ora, similmente a quanto accade per la trasformazione T e per T1 nel caso del passaggio da coor-
dinate cartesiane a polari e viceversa, si ha il seguente fatto:
se (t, u) e (v, w) = f(t, u), g(t, u) sono punti corrispondenti nella trasformazione H, D un insieme
misurabile contenente (t, u) e D0 = H(D) il suo trasformato (contenente (v, w)) si ha che
mis(D)
lim 0 = J(f, g)(t, u)
D(t,u) mis(D )
ove D (t, u) significa che il diametro di D tende a 0, D contenendo sempre (t, u): insomma D
si contrae al punto (t, u); J(f, g)(t, u) significa il valore assoluto dello jacobiano J(f, g) calcolato
nel punto
(t, u).
Cos J(f, g), nei vari punti del dominio di H, d il
risulta
(, ) coefficiente di deforma-
J(T1 ) = J(, ) = = || = =
(, ) zione locale per T1
CAPITOLO 5. LE COORDINATE CURVILINEE 188
Se, anzich passare da coordinate cartesiane a coordinate polari, si passa da coordinate cartesiane a
coordinate curvilinee pi generali (u, v) tramite le
( (
u = (x, y) 1 x = (u, v)
T : , T :
v = (x, y) y = (u, v)
si pu provare, con procedimento analogo a quello seguito per il passaggio a coordinate polari, che
vale la formula
" "
F(x, y) dxdy = F (u, v), (u, v) |J(, )(u, v)| dudv
D D0
Z 1 Z
2
!
4
1 1 1 1
1 1
= 2/3 3v1/3 du = 1 3 du =
3 2 u 1
1 1
4 u 2/3
4 2
3 1 3 3
4 1 41 21 3h 3 3 i
= 3 3u = 3 3
1/3
3 = 3 4 2 ' 0.229
4 1 4 2 2
2
y v
u=1
1
u= 2
T(D) = D
D
D C T D C
1
B v=1
A v = 41 1
4
x A B u
O O 1 1
2
x2 y = u : linee u = cost
xy2 = v : linee v = cost T1
p
(5.2) %= x2 + y2 + z2
T
D0 (0, , 0)
P(x, y, z)
O x+ ,z
D
O A 0 = O C0 (0, , 2)
y
x A C B0 (0, 0, 2)
P (x, y, 0)
T1 B
la misura in radianti di OP b, Oz+ viene assunta come
la 2a coordinata polare sferica di P(x, y, z) e risulta
z
(5.3) = arcos p , 0
x2 + y2 + z2
4. Nel piano Oxy si pensa introdotto il sistema di coordinate polari piane associate al sistema
ortonormale (O; i , j ).
5. Ogni punto P(x, y, z) individua univocamente il punto P0 (x, y, 0) sua proiezione ortogonale sul
piano Oxy .
I) Se P(x, y, z) < Ox+ ,z , cio al semipiano polare, P0 (x, y, 0) non appartiene al semiasse
polare Ox+ , e individua la sua seconda coordinata polare piana, che viene in questo
contesto denotata con :
la 3a coordinata polare sferica di P(x, y, z) e risulta
II) Se P(x, y, z) Ox+ ,z Oz , P0 (x, y, 0) Ox+ {O} e si trova associate due determinazioni
di , 0 e 2, che vengono entrambe associate a P(x, y, z).
6. Ogni punto P(0, 0, z) Oz {O}, si proietta in O, e avr indeterminata, = 0, se P Oz+ ,
= , se P Oz ; O(0, 0, 0) ha % = 0, ma e indeterminate.
CAPITOLO 5. LE COORDINATE CURVILINEE 191
= cost
= cost
= cost Le superficie coordinate = cost ,
2
sono semi-superficie coniche di vertice O
e asse lasse Oz , prive del vertice O; la
superficie coordinata = il piano Oxy ,
2
privo del polo O.
dette
CAPITOLO 5. LE COORDINATE CURVILINEE 192
p
% = x2 + y2 + z2
p z
(5.6)
= arcos
x 2 + y2 + z2
= Arg(x, y)
Nelle formule (5.5), chiamate le funzioni i cui valori sono i tre 2i membri, rispettivamente,
T(V) = V
mis(V ) =
T
O
T1
z
cubo unitario
1
3
del cubo unitario
{ = 3 , = 4 }
{ = 3 , = 3 }
y
1
V
2
x { = 2 , = 4 } { = 2 , = 3 }
Applicando la formula 5.7 per il passaggio da coordinate cartesiane a coordinate polari sferiche si
ottiene (x, y, z) = cost = 1
$ $ Z 3 Z 2 "Z 2 #
(*)
mis(V) = dV = %2 sin d%dd =
%2
sin d% d
d =
V V0 1
4 3
Z 3
Z 2
3 Z 3 2
=
2
sin
d d = 7 cos d =
1 3
3 4
4 3 3
Z !!
7 3 1 7 7
= 0 d = = ' 0.305 (cubo unitario)
3 4 2 6 3 4 72
Il passaggio segnato con (*) dovuto alla formula di riduzione di Fubini per un integrale triplo
(T(V) = V0 rettangolo con lati paralleli agli assi O0% , O0 , O0 ).
Esempio 5.3. Calcolare il momento dinerzia I della sfera V omogenea di densit 1, raggio R e
centro O, rispetto a Oz .
In questo caso T(V) = rettangolo con lati paralleli agli assi, di facce i piani di equazioni % = 0 , % =
R ; = 0 , = ; = 0 , = 2. Applicando sempre la formula 5.7 per il passaggio da coordinate
CAPITOLO 5. LE COORDINATE CURVILINEE 195
%0 ; 0 2 ; < z < +
Risulta inoltre p
% = x2 + y2
x = % cos
T :
= Arg(x, y) ; T1 :
y = % sin
z = z
z = z
z z
H(0, 0, z)
P = T(P)
D
b
P(x, y, z)
b
z T()
(D
O T O
)
D
y
x
T
(D
)
T1
z + z z + z
z
z
T(V)
V
O O
T
+
y +
x
T1
Esempio 5.4. Calcolare il momento dinerzia I di un tronco di cono retto di raggio di base R e
altezza h, supposto omogeneo di densit d, rispetto al suo asse.
H(0, 0, h) (0, 0, h)
T()
D(z) (0, 2, h)
T(D(z))
T
O (R, 0, 0) O
(R, 0, 0)
(0, 2, 0)
T1
(R, 2, 0)
R
T() : 0 (h z) ; 0 2 ; 0zh
h
Si osservi che T() ottenuto per srotolamento e deformazione volumetrica di (al segmento OH
di sinistra corrisponde tutto il rettangolo sul piano O0z di base 2 e altezza h). T() ovviamente
normale rispetto al piano O0 : si pu applicare con vantaggio Fubini. Calcoliamo dunque
$ $
I= 2 2 *
d(x + y ) dxdydz =
( )
d %2 % d%ddz **
(
=
)
T()
Z h
Z Z
R
Z hZ 2 Rh (hz)
2 h (hz)
1
= d %3 d% d
dz =
d 4 d dz =
0 0 0 0 0 0
4
Z (Z 2 4 ) Z
d h R d R4 h
= 4
(h z) d dz =
4
4
(h z)4 2 dz =
4 0 0 h 4 h 0
4 h
! 4
!!
2d R 1 dR 1 5
(h z) = 0 h =
5
=
4 h4 0 5 2h4 5
CAPITOLO 5. LE COORDINATE CURVILINEE 198
!
d 4 3 1 2 3
= R h= R h d R2 = mR2
10 10 3 10
(*)
(**)
qui dimostrata.
Capitolo 6
INTEGRALI DI SUPERFICIE
199
CAPITOLO 6. INTEGRALI DI SUPERFICIE 200
che chiameremo vertici di Si j , concepito come quadrilatero curvo, che pu volgere la concavit
verso lalto, verso il basso, o in parte verso lalto e verso il basso: non ci si deve quindi fare delle
idee semplicistiche della conformazione di una superficie, dovute al fatto che le esemplificazioni
grafiche sono assunte di un certo tipo per comodit e facilit di esecuzione.
Ebbene, il quadrilatero rettilineo
D0i j = (A0 B0C 0 D0 )
unione dei due triangoli (A0 B0 D0 ) e (C 0 B0 D0 ), non in generale un quadrilatero piano (cio A0 , B0 , C 0 , D0
non sono, la cosa ovvia, che eccezionalmente complanari): ma evidente che, quando il diametro
d(Di j ) tende a zero, e Di j si contrae al punto Pi j ,
anche d(D0i j ) tende a zero, e D0i j tende a diventar piano,
con giacitura uguale a quella del piano tangente (a S e) a Si j in P0i j = F(Pi j )
e inoltre a identificarsi, al limite, con lareola Si j stessa.
Con queste premesse, per cose gi viste, si avr che
q
mis D0i j
lim = 1 + F0 2x (Pi j ) + F0 2y (Pi j )
d(Di j )0 mis Di j
Poich infine, come ben intuitivo, S adeguatamente approssimata dallunione dei D0i j , sar logico
assumere, se con si indica il massimo dei diametri degli elementi Di j del plurirettangolo invadente
D,
X X X X mis D0i j (*)
mis(S) = lim mis D0i j = lim mis Di j =
0 i j 0 i j mis Di j
X X q
= lim 1 + F0 2x (Pi j ) + F0 2y (Pi j )mis Di j =
0 i j
" q
= 1 + F0 2x (x, y) + F0 2y (x, y) dxdy
D
Naturalmente il passaggio (*) andrebbe giustificato con maggior cura: ci limitiamo a far notare che
la quantit
mis D0i j q
sostituita dalla 1 + F0 2x (Pi j ) + F0 2y (Pi j )
mis Di j
che ne per il limite per tendente a 0
il che far accettare pi di buon grado detto passaggio: in verit, con questultimo,
si commette un errore, che per si dimostra svanire, al limite, per 0.
CAPITOLO 6. INTEGRALI DI SUPERFICIE 201
La formula
" q
(6.1) mis(S) = area di S = 1 + F0 2x (x, y) + F0 2y (x, y) dxdy
D
pu del resto essere controllata esatta in tutti i casi (superficie piane, cilindriche, rotonde, e loro
parti) nei quali si pu ottenere larea di S con altri metodi.
Esempio 6.1. Calcolare, con la formula (6.1),
larea di una superficie semisferica S di raggio R.
Supponiamo S = G(F(x,y)), con F(x,y) = R2 x2 y2 , e D il disco di centro lorigine e raggio
R.
Si trova
v
" t
2
2
2x 2y
area di S = 1 + p + p dxdy =
D 2 R x y
2 2 2 2 R x y
2 2 2
" Z 2 Z R
R R
= p dxdy = p % d d =
D R2 x2 y2 0 0 R2 %2
Z 2 R Z 2
p
= R R d =
2 2 (0 + R2 )d = 2R2
0 0 0
In generale, per una funzione (x, y, z) continua (o, anche qui, quasi ovunque continua) su S, si
pone, per definizione
" " q
DEF.
(6.2) (x, y, z)dS = (x, y, F(x, y)) 1 + F0 2x (x, y) + F0 2y (x, y) dxdy
S D
Si noti che lespressione sotto integrale a destra, calcolata nel punto generico (x, y) di D
q
(x, y, F(x, y)) 1 + F0 2x (x, y) + F0 2y (x, y) dxdy
ove, per dx, dy, si intendano i differenziali delle due variabili x e y calcolati in (x, y): orbene, al
variare di (x, y) in D, il punto S (x, y, F(x, y)) descrive tutta la superficie S, sicch
il valore della funzione (x, y, z) nel generico punto S di S; daltra parte lespressione
q
1 + F0 2x (x, y) + F0 2y (x, y) dxdy
interpretabile come la misura dS dellareola elementare di S, centrata in S (x, y, F(x, y)), e proiet-
tantesi in (x, y), di misura dxdy: il simbolo, in 6.2,
"
(x, y, z)dS
S
dunque una riproduzione concisa di quello a destra, che gli d significato per definizione; inoltre
il fattore q
1 + F0 2x (x, y) + F0 2y (x, y)
CAPITOLO 6. INTEGRALI DI SUPERFICIE 203
acquista, in questordine di idee, il valore di coefficiente correttivo ( 1) della contrazione subita dal-
lareola elementare di S per effetto della proiezione ortogonale sul piano Oxy : infatti, identificando
questa areola con quella del piano tangente a S in S = (x, y, F(x, y))
(x, y, z)dS
e tutti questi (infiniti) contributi elementari (cio infinitesimi), integrati assieme, danno qualche
grandezza geometrica, o fisica, legata alla superficie S opportunamente interpretata: come lamina
pesante, come superficie carica elettricamente, come superficie attraversata dalle linee di flusso di
un campo vettoriale, o come superficie di trasmissione del calore, ecc.. . . .
Anche in questo caso, le formule per il calcolo di un integrale superficiale esteso a una calotta
superficiale si adattano, se essa grafico di una funzione di x, z o y, z.
Inoltre,
se la superficie S unione di tante calotte superficiali,
lintegrale esteso a S la somma di quelli estesi alle singole calotte.
CAPITOLO 6. INTEGRALI DI SUPERFICIE 204
(1, 1)
x
( 2, 0) O
CAPITOLO 6. INTEGRALI DI SUPERFICIE 205
" " s
p x2 y2
(xyz)dS = xy x2 + y2 + 1+
dxdy =
S D x2 + y2 x2 + y2
" p "
= 2 2
2xy x + y dxdy = 2(% cos )(% sin )% % d%d =
D T(D)
2
Z Z
2 Z 5
% d% sin cos d = 2
4
= 2
5 sin cos d =
4 0 4 0
4 2 sin2 2
= 2 =
5 2 5
4
Capitolo 7
Definizione 7.1. Sia C un corpo materiale, assimilato a un insieme dello spazio con assegnata
funzione, definita su C,
206
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 207
Si noti che il denominatore delle frazioni delle (7.1) la massa complessiva del corpo C.
Una notevole semplificazione delle (7.1) si ha quando il corpo C omogeneo, cio quando (x, y, z)
costante: le (7.1) diventano in tal caso le
Z Z Z
x dC y dC z dC
C C C
(7.2) xG = Z , yG = Z , zG = Z
dC dC dC
C C C
b
G
CG
L
O
y
C.V.D.
Il lettore si potr con ragione chiedere come si possa provare il 1 Teorema di Guldin per curve L
pi generali: allo scopo pu servire la ben conosciuta e largamente usata
propriet del baricentro
oggetto della seguente
Proposizione 7.1. Un corpo materiale C sia unione di r corpi materiali Ci (i = 1, 2, . . . , r)
aventi al pi a due a due in comune solo punti dei loro margini (estremi per i fili, bordi per le
lamine, superficie laterali per i solidi).
Detti allora
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 209
G ed m il baricentro e la massa di C
m1 OG1 + m2 OG2 + + mr OGr
(7.4) OG =
m
DIM. Scelto un sistema di riferimento ortonormale S = O; i , j , k , la (7.4) equivale alle tre
relazioni scalari
m1 xG1 + m2 xG2 + . . . + mr xGr
xG =
m
m1 yG1 + m2 yG2 + . . . + mr yGr
yG =
m
m1 zG1 + m2 zG2 + . . . + mr zGr
zG =
m
ove G(xG , yG , zG ) (S) e Gi (xGi , yGi , zGi ) (S).
Riferiamoci al caso dei fili, e calcoliamo, ad esempio, yG (cos si potr subito applicare il risultato
alla generalizzazione della dimostrazione del 1 Teorema di Guldin): in figura 7.2 considerata una
linea-filo L, unione di 3 linee-fili L1 , L2 , L3 grafici di funzioni di 2a specie nel piano Oyz .
L1
L3
L2
O
y
Osservazione 7.1. Nelle ipotesi del 1 Teorema di Guldin si ha il fatto che il corpo C omoge-
neo: immediato verificare allora (essendo = i = cost) che la (7.4) diventa la
mis(L1 )OG1 + mis(L2 )OG2 + + mis(Lr )OGr
(7.5) OG =
mis(L)
ed appunto con questultima formula che si generalizza facilmente
la dimostrazione del 1 Teorema di Guldin.
Teorema 7.2 (2 Teorema di Guldin). Sia S una lamina piana omogenea contenuta in un
semipiano , di origine r, del suo piano di appartenenza. Se allora V il solido generato da S per
rotazione attorno a r, G il baricentro di S e CG la circonferenza descritta da G per rotazione
attorno a r, la misura del volume di V fornita dalla formula
CG
b S
x y
G(0, y0, 0)
g1 (v) u g2 (v) , a v b, 0 w 2
V0 quindi un insieme normale rispetto al piano O0v,w , compreso tra le due porzioni di superficie
cilindriche, con generatrici parallele allasse Ow , di equazioni
u = g1 (v) e u = g2 (v)
proiettantisi sul rettangolo del piano O0v,w , definito dalle limitazioni
avb , 0 w 2
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 212
Come noto (la misura de)il volume di V calcolabile con il passaggio a coordinate cilindriche nel
seguente modo
$ Z 2 "Z b Z g2 (v) ! #
mis(V) = u du dv dw = u du dv dw =
V0 0 a g1 (v)
Z b Z !
g2 (v) Z b Z g2 (z) !
= 2 u du dv = 2 y dy dz =
a g1 (v)
" a g1 (z)
" " y dS
= 2 y dS = dS 2 " S
= mis(S) 2yG = mis(S) mis(CG )
S S
dS
S
C.V.D.
un campo piano.
si chiamer
un dominio piano.
D = A F(A)
oppure
oppure ancora
ecc. . .
Nel primo caso la frontiera F(D) di D costituita da 1 curva generalmente regolare chiusa; nel
secondo, F(D) lunione di 2 curve generalmente regolari chiuse; nel caso generale, in cui D un
dominio r-volte connesso, F(D) lunione di r curve generalmente regolari chiuse.
Ora essenziale, per porre in modo corretto il Teorema di Green, definire ci che si intende per
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 214
T
T
N D
T N
j
x
O i
Figura 7.4: Dominio semplicemente connesso con i versori normale e tangente sul bordo
Ora, nel punto generico P di D, escluso qualche inessenziale suo punto angoloso, si pone in
evidenza il cosiddetto
versore N normale uscente da D
cio quello dei due versori normali in P a D, tale che il segmento orientato di origine P che lo
rappresenta non contenga nei pressi di P punti interni a D.
Fatto ci, resta individuato uno solo dei due versi, secondo cui D pu essere orientato, tale che,
detto T il versore tangente in P a D cos orientato, si abbia, per ogni P, che la coppia
N, T sia equiversa alla coppia i , j
Ci equivale, con linguaggio pi figurato, al fatto che, percorrendo D nel verso in questione,
D+
y
T
N
T
N
N
N D
T
T
j
x
O i
Figura 7.5: Dominio duplicemente connesso con i versori normale e tangente sul bordo
Se si adotta in tal caso lo stesso criterio per fissare il versore normale uscente da D sia per la parte
L1 di D che circonda D, che per la parte L2 di D che circonda la lacuna che rende D non
semplicemente connesso, si noter che gli orientamenti indotti su L1 e L2 non sono, per cos dire,
concordi, ma L1 risulta percorso in senso antiorario, L2 in senso orario, espressioni invero
un po approssimative, ma efficaci nella pratica.
Cos anche se D fosse r-volte connesso, e presentasse quindi r 1 lacune, contornate da r 1
curve L2 , . . . , Lr1 , mentre L1 contorna D, L1 sarebbe sempre orientata in senso antiorario,
mentre L2 , . . . , Lr1 tutte in senso orario.
Orbene, con questa orientazione di ogni parte del suo bordo D
D+
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 216
Diciamo ancora che, se F(x,y) una funzione continua definita nel dominio D, si porr, per
definizione " "
DEF.
F(x, y) dx dy = F(x, y) dx dy
D+ D
Del resto, se con D si indica linsieme D orientato negativamente, con ogni parte cio del suo
bordo orientata in senso opposto allorientamento positivo sopra definito, si porr comunque, per
definizione " "
DEF.
F(x, y) dx dy = F(x, y) dx dy
D D
Infine precisiamo che, dato un dominio orientato D+ o D , se D+ o D il suo bordo orientato,
+
se L1 , L2 , . . . , Lr sono le
Z porzioni di D orientate ciascuna come sopra descritto.
Analogo significato per
D
Si avr ovviamente che Z Z
=
D D+
una forma differenziale di classe C 1 in D, cio con L(x,y) e M(x,y) funzioni continue in D e in D
derivabili parzialmente con derivate L0y (x,y) e M0x (x,y) in D continue. Vale allora la seguente
formula di Green
" ! Z
M L
(7.7) dx dy = L(x, y) dx + M(x, y) dy
D+ x y D+
Osservazione 7.2. Si noti come la formula di Green risulta assai utile per trasformare un
integrale di campo, sinonimo di integrale doppio, in un integrale di linea, e viceversa, a
seconda della convenienza.
DIM. Ci si porr, in un primo momento, in un caso particolarmente semplice, con D curva
regolare chiusa, unione sia di due curve grafico di 1a specie che di due curve grafico di 2a specie.
Precisando, sia
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 217
y
D
d
D C
A
b
B
x
O a c
essendo 1 e 2 forme differenziali lineari (f.d.l.) continue su L.
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 218
= L(x,y) dx + M(x,y) dy
1 = L(x,y) dx + 0 dy e 2 = 0 dx + M(x,y) dy
Con queste premesse la formula di Green (7.7) si prova come segue L D+ , il bordo orientato del
dominio D+
Z Z Z Z Z
L(x, y) dx + M(x, y) dy =
1 +
2 =
+
1
2 =
L L L L1 L2 L3 L4
Z Z Z Z Z Z Z Z
=
1 +
1 +
2 +
2 =
1
1
2 +
2 =
L2 L3
Z Lc1 Z c L1L4 L2 L3 L4
0
= L(u, f1 (u)) 1 + 0 f1 (u) du L(u, f2 (u)) 1 + 0 f20 (u) du+
a a
Z d Z d
0
0 g1 (v) + M(g1 (v), v) 1 dv + 0 g02 (v) + M(g2 (v), v) 1 dv =
b b
Z c Z d
= [L(u, f1 (u)) L(u, f2 (u))] du + M(g2 (v), v) M(g1 (v), v) dv =
a b
Z d Z c
= M(g2 (y), y) M(g1 (y), y) dy [L(x, f2 (x)) L(x, f1 (x))] dx =
"b
" " a
!
M L M L
= dx dy dx dy = dx dy
D+ x D+ y D+ x y
C.V.D.
1. a domini D semplicemente connessi con contorno D pi generale, comprese curve con an-
golosit, cuspidi, ecc. . . : proporremo la verifica del teorema di Green a questi tipi di domini
in sede di esercitazione;
Per questultimo caso vediamo in dettaglio il caso di una corona circolare, dominio D+ duplicemente
connesso, con il bordo D+ unione delle due circonferenze esterna L1 e interna L2 orientate come
in figura
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 219
D1
F
A E G C
H
D2
B
D si pu pensare unione dei due domini connessi D1 e D2 , per i quali, come sopra detto, il teorema
di Green vale.
Sia = L(x,y) dx + M(x,y) dy una forma di classe C 1 in D. Risulta allora
" ! " ! " ! Z Z
M L M L M L
dx dy = dx dy + dx dy = + =
D+ x y D+1 x y D+2 x y D+1 D+2
"Z Z Z Z # "Z Z Z Z #
= + + + + + + + =
Z CDA Z AE ZEFG ZGC Z ABC Z CG Z GHE Z EA
= + + + + + + + =
ZCDA Z ABC EFG
Z GHE AE EA GC CG
=
+
+0+0= L(x, y) dx + M(x, y) dy
L1 L2 D+
1
1
k 2 (x,y) = y i + x j viene spesso denominato
2 2
il campo vettoriale quadratore
Osservazione 7.5. Il lettore verifichi il seguente fatto, ricorrendo al teorema di Green.
Se = L(x,y) dx + M(x,y) dy una forma differenziale chiusa nel dominio D (in particolare se
una forma esatta di classe C 1 ) si ha che
Z
L(x, y) dx + M(x, y) dy = 0
D+
x
O
S : z = F(x, y)
y
D
z
S : z = F(x, y)
y
D
S : z = F(x, y)
z
S
D
y
ortogonale a S in P:
il bordo S di S
Se poi si considera la superficie orientata S , il suo bordo S si suole
inducendo su esso, tramite la trasformazione F(x,y), il verso positivo del bordo D+ di D+ orientato
positivamente nel piano Oxy (v.Teorema di Green). La superficie S si trover ad avere il bordo
orientato nel verso opposto.
Il bordo orientato di S si denoter con S e quello di S con ( S ).
Esempio 7.1. S : z = R2 x2 y2 (Vedi le figure 7.10 e 7.11).
S
y
x
Figura 7.10: Superficie semisferica con orientazione positiva
Si pu notare, in tutti gli esempi che il lettore potr esercitarsi a considerare, che
se
n (P), il versore orientante S, personalizzato,
nei pressi di una porzione del bordo S di S , esso
vede il punto che descrive tale tratto di S nel verso positivo
procedere dalla destra alla sinistra.
Si perviene in modo analogo a orientare superficie grafici di 2a o 3a specie coi rispettivi bordi
orientati in modo conforme.
Quando una superficie pi generale S unione di superficie grafici di varie specie, che si giuntano
lungo tratti dei loro bordi, i tratti liberi dei bordi delle componenti di S formano un certo numero
di curve quasi regolari chiuse
il cui complesso costituisce il bordo S di S.
Di volta in volta, come si vedr su numerosi esempi, si pu orientare S, assegnando nel suo punto
generico P il versore
n (P), e orientare pure il suo bordo S rispettando ovunque la condizione di
conformit dei due orientamenti, superficiale e lineare.
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 224
( S )
y
S
x
Figura 7.11: Superficie semisferica con orientazione negativa
La presenza di alcuni punti o alcune curve particolari, come i punti singolari o gli spigoli di angolo-
sit, non costituiscono un vero problema, poich i calcoli degli integrali di superficie che si tratter
di eseguire non sono alterati per la presenza di tali irregolarit che, nel loro complesso, costitui-
scono un sottoinsieme di S di misura nulla, e non contribuiscono dunque affatto al valore finale
dellintegrale.
Occupiamoci infine delle superficie chiuse, che sono le frontiere di domini limitati dello spazio.
Una tale superficie S ha bordo vuoto, o, come anche si dice, bordo nullo, e si scrive S = 0.
Lorientamento di una tale superficie (in vista del Teorema di Gauss) si ottiene assegnando nel suo
punto generico P il cosiddetto
per uscente intendendosi il fatto che, se S la frontiera di V, dominio (chiuso e) limitato dello
spazio, il segmento rappresentante di n (P), applicato in P, non deve, in un intorno abbastanza
piccolo di P, avere in comune con V dei punti interni di V.
x y z
Esempio 7.2. Se S : x2 + y2 + z2 = R2 , in P(x, y, z) S il versore
n (P) i + j + k.
R R R
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 225
Esempio 7.3. Se S la superficie laterale del cubo nella figura seguente, S lunione di 6 facce
quadrate. Quella anteriore orientata da i , quella posteriore da i ; quella superiore da k , quella
inferiore da k ; quella sinistra da j , quella destra da j .
z
x
Esempio 7.4. S la superficie totale del tronco di cono solido rotondo nella figura seguente. In
ogni punto P del disco di base il vettore
n (P) k . In P(x, y, z) della superficie conica laterale di
S il versore normale uscente
n (P) = vers h2 x i + h2 y j + R2 (h z) k
z
(0, 0, h)
(0, R, 0)
y
x
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 226
Se risulta che
div(
v )(P) = 0 , P D,
si dice che
il campo vettoriale
v (P) solenoidale.
ponendo
! ! !
N M
L N
M L
rot(
v )(P) DEF
= (P) (P) i + (P) (P) j + (P) (P) k =
y z z x x y
i j k
= (P)
x y
z
L M N
Un campo vettoriale
v (P) per cui risulti
v )(P) =
rot(
0, P D,
si dice
irrotazionale
cio non-rotazionale.
Non difficile riconoscere che
1) ogni campo vettoriale che ammette potenziale irrotazionale:
"
(7.9)
v (P)
n (P) dS
S
si definisce come
il flusso del campo vettoriale
v (P)
attraverso la superficie orientata S
n (P)
v (P)
n (P)
v (P) dS 1) flusso in P > 0;
2) 1) 2) flusso in P = 0;
dS 3) flusso in P < 0.
n (P)
3)
dS
v (P)
Figura 7.12: Superficie e flusso di un campo vettoriale attraverso tre areole diverse
formula di Gauss
$ "
(7.10) div(
v ) dV =
v (P)
n (P) dS
V S
che si legge
f(x,y) , g(x,y)
definite nel comune dominio D del piano, e L sia la frontiera di D, curva regolare chiusa.
La superficie laterale S di V unione di 3 porzioni:
S1 : z = f(x,y) ,
S2 : z = g(x,y) ,
S2
S3 =
S1
k
j D
y
i
L
x
Figura 7.13: Superficie chiusa racchiudente un dominio normale
" q
1
+ N x, y, g(x, y) p g02 02
x (x, y) + gy (x, y) + 1 dx dy =
D g02 02
x (x, y) + gy (x, y) + 1
"
= N x, y, g(x, y) N x, y, f(x, y) dx dy =
D
" Z g(x,y) ! $ $
N (*) N N
= (x, y, z) dz dx dy = (x, y, z) dx dy dz = dV
D f(x,y) z V z V z
ove il passaggio segnato con (*) dovuto alla formula di riduzione per un integrale triplo di Fubini.
C.V.D.
Osservazione 7.7. Analogamente allesistenza del campo vettoriale piano quadratore, di cui
in Oss.7.4, si pu considerare il campo vettoriale spaziale
DEF. 1
1
1
k3 = x i + y j + zk
3 3 3
CAPITOLO 7. I TEOREMI DI GULDIN, GREEN, GAUSS E STOKES 231
per il quale si ha che, se V un solido contenuto in una superficie chiusa S , orientata dal versore
formula di Stokes
" Z
(7.11) rot(
v )
n dS = v d
P
S S
n (x, y, z) essendo sempre il versore normale orientante S nel suo generico punto.
La (7.11) si legge
DIM. Dimostreremo la formula (7.11) nel caso semplificato in cui S sia la superficie grafico di
una funzione F(x,y) di classe C 1 , definita in un dominio semplicemente connesso D+ del piano Oxy
orientato positivamente con bordo D+ . Il bordo S sar il trasformato tramite F(x,y) di D+ , con
lorientazione di S trasferita, via F da quella di D+ .
Controllando le figure 7.7 a pagina 221 e 7.8 a pagina 221 si vede come, nellun caso e nellaltro, il
vettore normale orientante S : z = F(x,y) risulta
n (x, y, F(x, y)) = vers F0x (x, y, F(x, y)) i F0y (x, y, F(x, y)) j + k
ove, al variare di (x, y) in D, (x, y, F(x, y)) il punto generico di S. Ci vale anche nel caso in cui D,
e di conseguenza S, sia molteplicemente connesso, come nellesempio di figura 7.14.
z
S
S+
y
D
x
D+
Figura 7.14: Superficie orientata molteplicemente connessa
2) calcoliamo ora, per ogni (x, y) D, e indicando concisamente (x, y, F(x, y)) con S (=punto
generico di S),
! !
B A N M
(x, y) = (S ) (S ) F0x (x, y) +
x y y z
! !
L N 0 M L
+ (S ) (S ) Fy (x, y) + (S ) (S ) 1 =
z y x y
v )(x, y, F(x, y)) F0 (x, y)
= rot(
i F0 (x, y) j + k ;
x y
4) L + NF0x e M + NF0y nellintegrale definito tra a e b qui di seguito stanno per A(f(t), g(t)) e
B(f(t), g(t)), ove A(x,y) e B(x,y) sono le due funzioni definite al punto 1).
" !
B A
= (per il teorema di Green nel piano) (x, y) dx dy =
D+ x y
"
v.2)
= rot(v )(x, y, F(x, y)) F0 (x, y)
i F0
(x, y)
j +
k dx dy =
x y
" hD +
iq
= rot(v )(x, y, F(x, y))
n (x, y, F(x, y)) 1 + F02 02
x (x, y) + Fy (x, y) dx dy =
"D
+
=
rot(v )
n dS
S
C.V.D.
La dimostrazione nel caso di superficie orientate S grafici di 2a o 3a specie si effettua in modo
perfettamente analogo.
Osservazione 7.8. Poich il passaggio cruciale lapplicazione della formula di Green nel pia-
no, si capisce che, valendo questultima per domini anche molte volte connessi, anche la formula
di Stokes varr per una superficie S con lacune o aperture con relativo bordo S unione di pi
curve orientate chiuse. Tenuto conto del criterio di orientazione di superficie generalmente regola-
ri, si pu senza difficolt generalizzare anche ad esse la formula di Stokes: del resto la verifica di
questa formula potr essere effettuata nei numerosi esempi ed esercizi che il lettore avr modo di
considerare e risolvere.
rot(
v )(x, y, z) =
w(x, y, z)
si dice che
v (x, y, z) un potenziale vettore di
w(x, y, z)
1) se il campo vettoriale
v (P) conservativo, il suo rotore ha flusso nullo attraverso qualunque
superficie orientata tutta contenuta nel dominio del campo;
2) se ogni curva chiusa contenuta nel dominio del campo bordo di una superficie anchessa
tutta contenuta nel dominio del campo, vale anche il viceversa di 1), ovvero se il flusso del
rotore nullo, il campo vettoriale
v (P) conservativo;
INTEGRALI MULTIPLI
GENERALIZZATI
Come per gli integrali semplici, anche per quelli doppi, per quelli tripli e n-pli, si pone la nozione di
Se E risulta
superiormente limitato
236
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 237
Osservazione 8.1. In effetti, nel caso in esame, basta calcolare gli integrali doppi di F(x,y)
estesi agli elementi di una sottofamiglia S0 di S(D), la quale sia per D di
tipo invadente
risulta ovviamente
F+ (x,y) F (x,y) = F(x,y)
anzi, chiaro che si ha
F(x, y) 0 F(x, y) = F+ (x, y)
e
F(x, y) 0 F(x, y) = F (x, y)
Poste in tal modo le cose, si dir che
F(x,y) sommabile in D
se lo sono sia F+ (x,y) che F (x,y) nel senso di 8.1.1, cio se esistono finiti
" "
F+ (x, y) dxdy e F (x, y) dxdy
D D
Senza dilungarci troppo nelle precisazioni teoriche (sempre disponibili comunque, per chi ne voles-
se sapere di pi) passiamo a qualche esempio illustrativo.
Esempio 8.1. Calcolare
"
1
I= dxdy
R2 1 + (x + y2 )2
2
1
D = R2 , F(x,y) = positiva in tutto R2 . Come famiglia invadente si pu adottare
1 + (x + y2 )2
2
quella dei dischi di centro (0, 0) e raggio R, per R + (v.figura 8.1).
Si trova
" Z 2 "Z R #
1 * lim
( ) 1
I = lim dxdy = %d% d =
+ (x2 + y2 ) 0 1+%
2 4
R+ D(R) 1 R+ 0
Z
2 R
Z !
1 2
1
= lim arctg 2 d = lim 2
arctg R d =
R+ 0 0 2 R+ 0 2
Z 2
1 1 2
= lim arctg R2 d = lim arctg R2 2 = = .
R+ 2 0 R+ 2 2 2
(Luguaglianza segnata con (*) dovuta al passaggio a coordinate polari).
F(x,y) dunque sommabile in R2 , il che, geometricamente parlando, equivale al fatto che la regione
K(F), cilindroide di base illimitata D = R2 , compreso tra il piano {z = 0} e il grafico G(F) di
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 239
1
Figura 8.1: Grafico (parziale) della funzione F(x,y) =
1 + (x2 + y2 )2
2
F(x,y), un insieme misurabile dello spazio, di volume finito uguale a : una famiglia di solidi
2
invadente K(F) appunto quella costituita dai cilindroidi K F , ove D(R) il disco di centro
D(R)
(0, 0) e raggio R, per ognuno dei quali il volume stato sopra calcolato
! " 1
mis K F = dxdy = arctg R2
D(R) 1 + (x 2 + y2 )2
D(R)
Esempio 8.2. Il lettore conosce gi lesistenza di insiemi piani illimitati, ma di area finita: esempi
ne sono le regioni R sottostanti ai grafici delle funzioni
1
f (x) = , con > 1 ,
x
ristrette, ad esempio, allintervallo [1, +].
Supponiamo di disporre sia la curva-grafico che la regione ad essa sottostante nel piano Oyz (vedi
figura 8.2). Facendo ruotare G(f ) attorno allasse Oz si ottiene la superficie rotonda
1 1
F : z = = /2
x2 + y 2 x2 + y2
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 240
K(F )
1
Regione piana R di area mis(R ) =
1
y z
D = R2 I(0; 1)
D
O
x
D
D
I(0; 1) (1, 0)
D
x y
1
G(f ) : z = f (y) =
y
Figura 8.2: Regione generata per rotazione di una regione piana di area finita ( > 1)
In figura 8.2, di K(F ) si sono messe in (parziale) evidenza quattro sezioni soltanto, sufficienti a dar
lidea della sua conformazione (vedi anche lesempio 8.3 seguente). Ora, non bisogna affrettarsi a
concludere che K(F ), generato per rotazione da R , di area finita, risulti per ci stesso di volume
finito: infatti bisogna tener conto che il volume generato per rotazione anche da una porzione pic-
cola di piano pu essere assai considerevole, se questultima molto lontana dallasse di rotazione.
Vediamo quindi in dettaglio la misurabilit di K(F ), il che equivale a chiedersi per quali la
funzione
1
/2 risulta sommabile in D = R I(0; 1)
2
F (x,y) =
x +y
2 2
Si pu invadere D per mezzo di corone circolari S(R), di centro (0, 0), raggio interno 1 e raggio
ester-
no R, che sar fatto tendere a +. Calcoliamo allora il volume del cilindroide parziale K F ,
S(R)
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 241
non sommabile su D = R2 I(0; 1): questo sostanzialmente dovuto al fatto che questa funzione
s infinitesima per P = (x, y) +
ma non un infinitesimo abbastanza veloce, con lallontanarsi di P, da rendere finito il volume
del cilindroide
K(F2 )
1
Ma se si integra la stessa funzione F2 (x,y) = 2 non pi su tutto D = R2 I(0; 1), ma sulla
x + y2
porzione D1 indicata in figura 8.3 ?
D1 , si noti, non di area finita; tuttavia si rastrema, acuminandosi sempre di pi, contro lasse Ox ,
1
costrettovi dal grafico dellinfinitesimo (che linfinitesimo principale in +). Ora vedremo
x
1
che lazione combinata dellinfinitesimo integrando F2 (x,y) = 2 , e della limitazione del-
x + y2
lintegrale a questa specie di stendardo illimitato e di altezza infinitesima, D1 , render convergente
lintegrale "
1
2 2
dxdy
D1 x + y
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 242
y
(1, 1)
1
y=
x
x
O (1, 0)
D1
1
Figura 8.3: D1 , sottodominio di integrazione per la funzione F2 (x,y) =
x2 + y2
z
K(F2 )
K F2 y
D1
x
1
Figura 8.4: Integrale generalizzato di ristretta a D1
x + y2
2
1
con il che la funzione risulta sommabile in D1 e il volume del cilindroide (vedi figura 8.4)
x + y2
2
K F2
D1
risulter cos finito. Ovviamente, nella figura, sia K F2 che K F2 sono troncati opportunamente
D1
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 243
x
O (1, 0) (h, 0)
D1 (h)
1
Integrando su D1 (h) si ottiene:
x2 + y2
" Z h Z Z Z 1 1
1
h
1 x 1 x 1 x dx =
dxdy = dy dx = dy
D1 (h) x2 + y2 1 0 x2 + y2 1 0 x y 2
1+
x
Z h 1x
y Z h
1
1 1
= arctg dx = arctg 2 dx :
1 0 x x 1 x x
ora bisogna provare che, al tendere di h a +, questo integrale converge. Ci si prova partendo
1 1 1
dalla disuguaglianza arctg 2 < 2 , valida per ogni x > 0, la quale, moltiplicata per , d la
x x x
disuguaglianza
1 1 1
(*) arctg 2 < 3 , x > 0 ,
x x x
dalla quale segue la
Z h Z h h
1 1 1 1 1 1
(**) arctg 2 dx < dx = 2 = 2 :
1 x x 1 x
3 1 2x 2 2h
per il teorema del confronto segue allora che
Z h
1 1 1 1 1
lim arctg 2 dx lim 2 = , C.V.D.
h+ 1 x x h+ 2 2h 2
Esempio 8.4. Un altro esempio assai notevole di funzione sommabile su tutto R2
F(x,y) = e(x +y )
2 2
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 244
il cui grafico G(F) la superficie rotonda ottenuta ruotando attorno allasse Oz il grafico G(f) della
famosa
f(y) = ey
2
il cui grafico ancora sistemiamo nel piano Oyz (di solito essa formulata nella variabile x : ex ).
2
n o
y2
G(f) = z = e
R
y
2 1 O 1 2
il che significa che la funzione f sommabile su tutto R =] , +[ : si dimostra, con gran fatica,
che Z +
2
ey dy =
e questo risultato, vista la simmetria di R rispetto a Oz (ey funzione pari), equivale ovviamente
2
al calcolo dell Z +
y2
integrale di Gauss = e dy =
0 2
Vediamo ora come, valutando lintegrale doppio generalizzato
"
2 2
I= e(x +y ) dxdy
R2
Ruotando attorno allasse Oz , G(f) genera la superficie G(F), di cui sopra si detto; nel contempo
la regione R genera il cilindroide
K(F)
solido di base illimitata R2 e sottostante alla superficie G(F), il cui volume coincider con il numero
I che andiamo a calcolare.
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 245
Invadiamo R2 coi dischi D(R), di centro (0, 0) e raggio R, che si far tendere a +. Troviamo
agevolmente
" Z 2 "Z R #
(x2 +y2 ) *
( )
%2
I = mis K(F) = lim e dxdy = lim e % d% d =
R+ D(R) R+ 0 0
Z 2 R Z 2 " #
e
2
1 1
= lim d = lim d =
R+ 0 0 2 R+ 0 2 2eR2
Z 2 " # Z 2 Z 2 " #
1 1 1 1 1
= lim R2 d = lim R2 2 = 2 =
R+ 0 2 2e 0 R+ 0 2 2e 2
ove luguaglianza contrassegnata da (*) dovuta al passaggio a coordinate polari. Ma si pu
invadere R2 in altri modi: ad esempio tramite la famiglia di quadrati
Q(R) , di vertici (R, R) , (R, R) , (R, R) , (R, R)
Il quadrato Q(R) circoscritto al disco D(R) e inscritto nel disco D( 2R)
y
D( 2R)
D(R)
x
O
Q(R)
! 2 2
Figura 8.7: Domini invadenti R2 per il calcolo di R2
e(x +y ) dxdy
Q(R) normale rispetto allasse Ox (e allasse Oy ): possiamo ricorrere alla 1a formula di Fubini per
calcolare
" Z R "Z R # Z R "Z R #
(*)
e dy dx **
( )
(x2 +y2 ) x2 y2 x2 y2
e dxdy = e e dy dx = e =
Q(R) R R R R
"Z R #Z R (Z R )2
y2 x2 x2
= e dy e dx = e dx ;
R R R
una volta calcolato, un ben preciso numero che non dipende affatto dalla x, cio dalla variabile di
integrazione del secondo integrale da effettuare: pu dunque, come una qualunque costante nume-
rica, essere portato fuori dal segno di integrale rispetto alla x. Il passaggio contrassegnato da (*)
dovuto al fatto che, nella integrazione rispetto a y (la 1a da effettuare), la x va considerata come una
2
costante, quindi pure ex va considerata tale e, come una qualunque costante numerica, pu essere
portato fuori dal segno di integrale rispetto alla y.
Essendo, come sopra detto, per ogni R > 0,
D(R) Q(R) D( 2R)
R =] , +[
2
dominio di integrazione della funzione ex , e il teorema del confronto permette di concludere che,
al limite, per R +, varranno le disuguaglianze
Z +
2
ex dx
da cui segue Z Z
+
x2
+
2
= e dx = 2 ex dx
0
donde il calcolo dellintegrale di Gauss
Z +
x2
e dx =
0 2
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 247
lim F(P) =
PC
segue il medesimo schema usato nel paragrafo 8.1, e il lettore pu facilmente adattarlo alla situa-
zione attuale, sia nel caso in cui F(x,y) sar non negativa, sia quando potr assumere anche valori
negativi.
Si giunger cos ad acquisire la nozione di
funzione sommabile in D.
Passeremo subito ad illustrare due semplici esempi, avvertendo che le situazioni possibili sono,
prevedibilmente, anche di notevole complessit, pur, nella pratica, presentandosi abbastanza di rado.
Tali funzioni sono continue in D0 = D(R) {O} (qui D si riduce a un unico punto) e chiaramente
si ha
lim F (x,y) = +
PO
0
inoltre le F (x,y) sono in D non negative (anzi positive), sicch la circostanza della sommabilit di
F (x,y) in D(R) corrisponde geometricamente al fatto che risulta finito il volume del cilindroide
K F 0
D
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 248
O 1/R
D
(R
)
x y
1
Figura 8.8: Cilindroide relativo alla funzione
(x + y2 )/2
2
che la parte di spazio compresa tra D0 , che ne costituisce la base, e il grafico G F 0 (cui si
D
aggiunger ovviamente il semiasse Oz+ e si indicher con K F .)
D(R)
K F costituito (vedi figura 8.8) da un tronco di cilindro, di base D(R) (quindi di raggio
D(R)
1
di base R) e di altezza , sormontato dal conoide solido, illimitato verso lalto (e rastremantesi
R
allasse Oz stesso man mano che si innalza) ottenuto facendo ruotare attorno allasse Oz la regione,
indicata in figura 8.9, contenuta nel piano Oyz e sottostante al grafico (di 2a specie) della funzione
1
, ristretta allintervallo ]0, R].
y
Logicamente D(R) {O} si invader con corone circolari S() di centro O, raggio esterno R, e raggio
interno , che si far tendere a 0 (vedi figura 8.10).
Integrando F (x,y)) su S() si ottiene il volume del cilindroide
K F
S()
che invade, per 0, il cilindroide K F (vedi figura 8.11).
D(R)
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 249
1
z=
y
(0, 1/R)
y
O (R, 0)
Figura 8.9: Regione che genera per rotazione il conoide di figura 8.8
y
S()
x
(, 0) (R, 0)
Figura 8.10: Corona circolare S() invadente, per il calcolo del volume di figura 8.8
Dopo aver integrato F (x,y)) su S(), si far tendere a 0, per decidere per quali il processo
approssimante ha esito convergente. Si trova
! " 1 *
( )
"
1
mis K F = dxdy = % d%d =
2 /2
T S() %
2
S() (x + y )
S()
Z 2 "Z R # Z 2 R 2
(**) R2 2
= %1 d% d = d = 2
0 0 2 2
Luguaglianza segnata con (*) dovuta al passaggio a coordinate polari, quella segnata con (**)
valida se , 2.
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 250
1/R
S
(
)
x y
Figura 8.11: Il cilindroide K F
S()
R2 2
2
2
converge per 0 ?
La risposta
Infatti risulta
(
2 0 , se 2 > 0, cio < 2,
lim =
0 + , se 2 < 0, cio > 2.
Per = 2 la cosa va riconsiderata, ma d, come facile vedere, risultato negativo, cio F2 (x,y) =
1
non sommabile in D(R), avendosi
x + y2
2
!
mis K F2 = 2(log R log )
S()
! "
1 R2
mis K F = dxdy = 2
D(R)
D(R) (x2 + y2 )/2 2
Esempio 8.6. Questa volta D(R) sempre il disco di centro O(0, 0) e raggio R, ma la funzione
integranda
1
F (x,y) = 2 ( > 0)
[R (x2 + y2 )]
la quale continua in D C(R), ove C(R) la circonferenza di centro O e raggio R, frontiera di
D(R).
lim F (P) = +
PC
G F
D(R)
ottenuta per rotazione attorno allasse Oz della curva grafico della funzione
1
f (y) =
(R2 y2 )
al solito sistemato nel piano Oyz (v.figura 8.12).
Nel frattempo, la regione A sottostante al grafico di f , ed evidenziata in figura, genera il cilindroide
K F
D(R)C(R)
solido rotondo attorno a Oz e illimitato verso lalto. Per invadere il disco D(R) si useranno i dischi
D(R ) di centro lorigine e raggio R , con che verr fatto tendere a 0. I cilindroidi
K F
D(R)
G(f )
1
R
A
y
(R, 0) O (R, 0)
1
Figura 8.12: Grafico della funzione e dellarea sottesa
(R2 y2 )
z
K F D(R)
(0, R, 0)
x y
D(R )
Figura 8.13: Il cilindroide K F
D(R)
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 253
! " 1
mis K F = dxdy = (passaggio a coord.polari)
D(R) [R (x + y )]
D(R) 2 2 2
" Z "Z R #
1 1 2 2%
= % d%d = d% d = ( , 1)
T(D) [R (% )] [R2 (%2 )]
2 2 2 0 0
Z R Z
1 2 [R2 2 ]1 1 2 [2R 2 ]1 R22
= d = d =
2 0 0 1 2 0 1
R22 + ( 2R)1 1
= :
1
questa funzione di per quali risulta convergente per 0 ?
La risposta
infatti risulta
(
1 0 , se 1 > 0, cio < 1
lim =
0 + , se 1 < 0, cio > 1
Per = 1 la cosa si considera a parte, e il lettore constater che lesito negativo, quindi
1
F1 (x,y) =
R2 (x2 + y2 )
non sommabile in D(R).
Si conclude affermando che, quando F (x,y) sommabile in D(R), cio per (0 <) < 1, lintegrale
"
1
dxdy
D(R) [R (x + y )]
2 2 2
vale
R22
1
che interpretabile come il valore finito del volume del cilindroide
K F
D(R)C(R)
essendo una sfera di centro (0, 0, 0) e raggio (0 <) < 1, sicch 01 una corona sferica
destinata ad invadere completamente 01 quando 0.
Troviamo I passando a coordinate polari sferiche:
3a
Z 2 "Z Z 1 2 ! #
2 2 2e
% sin
, se (0 <) a < 3 a > 3
I = d% d d =
3a
0 0 %a
4 log(), se a = 3
lim I = +, se a 3
0
(0 <) a < 3
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 255
Esempio 8.8. Questo esempio ripropone la funzione dellesempio 8.7, ma considerata ristretta al
dominio illimitato D che il complemento di 1 , la sfera di centro (0, 0, 0) e raggio 1 rispetto a R3 :
si potr invadere D con la corona sferica
R 1
ove R la sfera di centro (0, 0, 0) e raggio R > 1, quando R +. Calcoliamo quindi
$ a
1
IR = p dx dy dz
R 1 x2 + y2 + z2
lim IR = +, se (0 <) a 3
R+
4
lim IR = , se a > 3
R+ a3
Ne segue che lintegrale generalizzato
$ a
1
p dx dy dz
R3 1 x2 + y2 + z2
Esempio 8.9. Questa volta si tratta di una funzione definita nella sfera 1 di centro (0, 0, 0) e raggio
1, privata della sua frontiera, la superficie sferica S1 di centro (0, 0, 0) e raggio 1,
!a
1
F(x, y, z) = , con a R+ :
1 x +y +z
2 2 2
F(x, y, z) tende a + per P = (x, y, z) che tende alla superficie sferica S1 , frontiera di 1 . Si pu
invadere il dominio della funzione con una sfera () di centro (0, 0, 0) e raggio 1 (con < 1),
con che tender a zero.
CAPITOLO 8. INTEGRALI MULTIPLI GENERALIZZATI 256