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LA SCRITTURA MUSICALE

Uno dei problemi pi strettamente connessi allesecuzione di composizioni musicali stato, fin
dallantichit, quello di trovare un sistema che permettesse di fissare per iscritto laltezza e la durata dei suoni.
Senza di esso la musica doveva essere tramandata a memoria, con il rischio di perdite irreparabili del patrimonio
musicale.
Il primo sistema di notazione veramente documentato e interpretato stato quello greco, che ha visto due fasi
chiaramente distinguibili. Il primo tipo di notazione greca (detta strumentale) si serviva di segni (lettere di un
alfabeto arcaico) che potevano assumere tre posizioni (dritta, rovesciata e orizzontale) per indicare le note anche
nelle loro possibili alterazioni; il secondo sistema (detto vocale), utilizzava una lettera dellalfabeto ionico per
ogni suono, senza distinzioni di posizione.
I romani, successivamente, adottarono questultimo sistema, ma sostituirono le lettere greche con le prime 15
dellalfabeto latino (dalla A alla P con Boezio sec. V).
Verso il sec. X Oddone di Cluny applic la notazione alfabetica al sistema perfetto dei greci; vi premise la
nota (gamma, lettera dellalfabeto greco); differenzi graficamente le ottave, impiegando le lettere maiuscole
per la prima ottava. le lettere minuscole per la seconda, le doppie minuscole per la terza; distinse il suono B (SI)
in rotondo o molle (b) e quadrato o duro ( ).

a b c d e f g
A B C D E F G a b c d e f g a b c d e f g
sol la si do re mi fa sol la sib si do re mi fa sol la sib si do re mi fa sol

Parallelamente a queste notazioni alfabetiche, nel medioevo, nacque e si svilupp un tipo di notazione che si
basava sui simboli grafici degli accenti acuto e grave del linguaggio parlato: questi segni vennero chiamati
neumi. I primi segni furono molto semplici e generici: un accento acuto ( / ) dava lidea di una melodia
ascendente, un accento grave ( \ ) dava lidea di una melodia discendente. Questo tipo di notazione chiamata
neumatica era molto imprecisa e serviva solamente a chi gi conosceva la melodia.
I neumi in un primo tempo erano collocati direttamente sopra le sillabe del testo da cantare, senza
nessunaltra indicazione (neumi in campo aperto); pi tardi fu introdotta, come punto di riferimento, una linea a
secco, che in seguito fu sostituita da una linea a inchiostro rosso, la quale stabiliva la posizione del Fa. Si
aggiunse successivamente una seconda linea per il Do, generalmente di colore giallo. Tale notazione fu detta
diastematica. Davanti alle linee del Do e del Fa furono collocate delle chiavi, espresse rispettivamente dalle
lettere C e F, antesignane delle attuali chiavi musicali di Do e di Fa.
La notazione neumatica ebbe uno sviluppo estremamente differenziato nei vari paesi europei e lunificazione
delle diverse scritture neumatiche avvenne con la notazione quadrata (sec. XII).
La nascita del vero e proprio rigo musicale risale al sec. XI, quando Guido dArezzo propose ladozione del
tetragramma (rigo di quattro linee), che poteva essere attraversato verticalmente da stanghette per dividere tra
loro le frasi musicali.
Con questo tipo di notazione si poteva indicare con precisione lo svolgimento della melodia dal punto di
vista dellaltezza. Rimaneva da definire la durata.
Nel gregoriano il ritmo era sostanzialmente affidato allorecchio, che, con una certa libert, seguiva gli
accenti delle parole. Con la nascita della polifonia questa libert non poteva pi esserci, perch era necessario far
andare insieme voci diverse, con parole diverse.

Dopo vari tentativi, si arriv dunque a stabilire quattro segni differenti per indicare la durata delle note:
Nota doppia lunga (Maxima o duplex longa)
nota lunga (longa)
nota breve (brevis)
nota semibreve (semibrevis).

Poco pi tardi vennero aggiunte altre figure con valore decrescente:


la minima,
la semiminima,
la fusa (odierna croma)
la semifusa (odierna semicroma).

Questo tipo di notazione prese il nome di notazione mensurale.


Nel Rinascimento la musica cominci ad uscire dalle chiese e dai chiostri, per diventare sempre pi un fatto
quotidiano: le feste e i banchetti venivano allietati da cantori e musici, particolarmente nelle case dei nobili e dei
ricchi mercanti.
Fu necessario quindi progredire anche nella tecnica di scrittura adottando alcuni espedienti, come quello di
colorare le figure pi veloci in rosso e lasciare in bianco quelle pi lunghe; le note passarono dalla forma quadrata
alla forma romboidale; con linvenzione della stampa le note si fecero tondeggianti e si diffuse luso del
pentagramma.
Dal Seicento agli inizi del Novecento non si sono verificati sostanziali mutamenti nelluso della notazione
musicale tradizionale; mentre in questo secolo, soprattutto nella musica davanguardia, si sentita lesigenza
della ricerca di nuovi modi di scrivere il suono.

I NOMI DELLE NOTE

Le sillabe Do, Re, Mi, ecc. con cui indichiamo i sette suoni principali della nostra scala hanno unorigine
ben precisa: esse non furono scelte a caso, ma vennero introdotte dal monaco benedettino Guido dArezzo (992
ca. - 1050 ca.), che fu un importante studioso ed insegnante di musica. Questi infatti si accorse che in un inno
latino in onore a San Giovanni ogni met verso iniziava con uno dei primi sei suoni della scala:

Ut queant laxis Affinch i servi


resonare fibris possano cantare a corde distese
mira gestorum le meraviglie
famuli tuorum delle tue gesta
solve polluti sciogli il difetto
labii reatum del labbro debole,
Sancte Iohannes San Giovanni.

O San Giovanni, fa che i fedeli possano cantare a voce spiegata le cose mirabili che hai compiuto, libera
le loro labbra dalle impurit che le contaminano.

In altre parole la sillaba Ut corrispondeva al suono che noi oggi chiamiamo Do, la sillaba Re di resonare al
suono che oggi chiamiamo appunto Re, la sillaba Mi di miraal Mi, ecc.; luso di queste sillabe, che vennero
presto chiamate guidoniane permetteva agli scolari ed ai cantori un pi facile apprendimento della musica.
Unaltra innovazione apportata da Guido dArezzo riguarda lintroduzione di un sistema di notazione
realizzato con 4 righe parallele (tetragramma) che si rivel molto utile ai cantori nella memorizzazione dellesatta
intonazione dei suoni.
Pi tardi poi, lungo il 1500 ed il 1600, la sillaba Ut venne sostituita per motivi di pronuncia in Do, per
iniziativa dello studioso Giovan Battista Doni, che si serv appunto della sillaba con cui iniziava il suo cognome.
La sillaba Ut non scomparve del tutto, ma continu e continua a venire utilizzata in Francia e nei paesi di lingua
francese. A sua volta per la settima nota si adoper, a partire dal 1650 circa, la sillaba Si dalle iniziali delle parole
Sancte Johannes. In precedenza per tale nota si usava la lettera B in quanto, prima dellintroduzione delle
sillabe di Guido dArezzo, tutte le note erano indicate con le lettere. Tali lettere sono ancora oggi utilizzate nei
paesi di lingua tedesca ed inglese come Germania, Austria, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Italia DO RE MI FA SOL LA SI
Paesi di lingua inglese C D E F G A B
Paesi di lingua tedesca C D E F G A H

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