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RISORGIMENTO PERIOD . -

| THE COLLECTION OF
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A.M. 1896

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A.B. 1887
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DA LUIGI CARRER.

V E N E Z I A,
C O' T I P I D E L G o N D o L I E R E.

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biARVARD Col.LEGE LIBRARY
RI, NELSON GAY
RIS9RGlMENTO COLLECTION
CO0LIDGE FUND
1931
I. pagare il loro gusto nel giornali, nel favore
di presso che tutta la giovent italiana, e di
AD, vizii ricco e di virt chiam s quelli fra gli stranieri che pi amano lo stra
stesso Ugo Foscolo in un sonetto, e poco no ed il romanzesco. Un bizzarro accozza

resta da soggiugnere al suo biografo per mento di lodi e di biasimi, resi ugualmen
darne compiuto il ritratto, cos rispetto agli te piacevoli dai naturali allettamenti di un
studii come alla vita: solo che negli studii, vario e sottile ingegno, ma troppo spesso e
pi ancora che nella vita, prevalgono le le une e gli altri poco conformi alla veri
virt. Chi per, non contento della bre t, nella Vita del Pecchio: vita gradevo
vissima frase, voglia per via di fatti e di lissima a leggere, molto atta ad inspirare
riflessioni dichiararne il significato, ha non benevolenza per chi la scrisse e a porre in
poca fatica; n so qual altro autore do sufficiente cognizione de'tempi, ma non a
mandi in chi ne scrive la vita, critica pi darci fedele il ritratto del Foscolo. Chi
liberale, maggior tranquillit di passione, frequenta le conversazioni, e pu cono
e misura tanto nel biasimo che nella lode. scere ci ch'esse valgano, la direbbe com
Ch a lui, come a tutti gl'ingegni straordi posta sera per sera dei discorsi tenuti in
marii, non mancano acerrimi nemici e fana alcuna d'esse da qualche querulo lodatore
tici encomiatori; e le spesse contraddizioni, del passato, e per divertire di sera in sera
non possibili a conciliare se non per via la comitiva, come i canti del Morgante e
di pazienti esami, porgono agli uni e agli del Ricciardetto.
altri materia di comparire veraci. N io
dissimuler la mia propensione ad appas II.

sionarmi per le virt di quest'uomo, e a


scusarne i difetti; solo che la verit storica Si mossero questioni circa la nobilt del
non sar da me punto alterata, e questo casato dei Foscolo. Quando la testimonian
stesso convincimento in cui sono di scri za dello stesso Ugo fosse pienamente credi
vere non immune da prevenzione, far, bile, si dovrebbe averlo per discendente da
spero, maggiore la mia cautela. I vogliosi di famiglia patrizia, le cui memorie risalissero
acerbe censure ponno trovarne a dovizia fino alla guerra di Candia, e precisamente
in molti articoli di giornale, e nelle parole a Leonardo Foscolo generalissimo; di che
di molti sopravvissuti al poeta, che se ne pensava trovare irrefragabili documenti
vantano intimi conoscenti ed amici a ren ne veneti archivii. Cos in una lettera a
dere pi credibili le calunnie: i vogliosi di Dionisio Bulzo. E della sua nobilt ritoc

panegirici troveranno parimenti di che ap ca in altri luoghi dell'epistolario, il che


lV VITA DI UGO FOSCOLO.

dovrebbe pur renderlacerta; se gi non lo Giulio, il posso comprovare con un altro


vogliamo credere che l'abitudine delle fin de frammenti surriferiti: mio padre mi
zioni portasse il poeta ad abbellire le co lasci erede del suo genio ambulatorio,
se fuori del vero anche in prosa. Ma io, ed io mi struggo di correr nuove terre
per amore dell'arte, quando dovessi recar per anatomizzare pi sempre gli uomini
in dubbio siffatte testimonianze, vorrei e adorare la madre natura. L'avo suo
piuttosto trarne cagione dal costume del Niccol era medico anch'esso, e direttore
Foscolo di farla da gentiluomo, parte per dell'ospitale di Spalato, Mortovi nel 1784,
naturale inclinazione, e parte per la estre si rec a succedergli Andrea, conducen
ma necessit a cui si trovava condotto in do seco la moglie ed Ugo fanciullo di sei
una contrada, ove, senza tal guarentigia, il anni. In altro di quel frammenti trovo
cenno di un colonnelluccio sarebbe bastato scritto: nacqui in Grecia, trascorsi l'in
ad impedirgli di ripatriare nelle sue isole, fanzia tra gli egiziani, la fanciullezza
ed avervi, non foss'altro, povera sepoltura nell'Illiria, la giovinezza su e gi per
sotto le zolle materne. E appunto da quel l'Italia, la prima virilit in Francia, il
la contrada sono datate il pi delle lettere resto Dio sa! Se non agiata, n anche af
che parlano dell'addotta genealogia. Quan fatto meschina dovette essere la sua fami
to alla nascita d'Ugo tutti s'accordano i glia; e la risposta data a miledy, e riferita
biografi, non che il fratello suo Giulio, nel dal Pecchio, facc. I 1, miledy gi sa che
porla l'anno 1778; ma io trovo in alcu io son povero, povero, povero, dee aversi,
ni frammenti manoscritti dello stesso Ugo, se vera, per un di que modi eccessivi sug
che ricorder tratto tratto, la seguente geriti dall'indignazione a chi tale si sente
memoria: questo il mio anno vigesimo da comparire pi alto quanto pi si ab
terzo, dal 4 maggio 1777 fino al 4 mag bassa; oltre che parlava del presente: son
gio dell'ultimo anno del secolo. E indi povero. Che il padre non gli morisse s
a poco: comprende questo tomo il mio tosto, come potrebbe dedursi dalle parole
anno xxarr, dal 4 maggio 1799 al 4 del Pecchio e d'altri biografi, il desumo
maggio 18oo. Dovrei dopo ci dirlo na da una lettera d'Ugo, scritta nel 1824 al
to il 4 maggio 1777; pure la fede batte vicepresidente Melzi, nella quale accen
simale, che il professore Tipaldo pubblic nando al fratello Giulio affidatogli dalla
nella Moda 1841, n. 19, tratta dall'ar madre, il dice nato minore a lui di pi
chivio della chiesa cattedrale del Zante, anni, e pochi giorni dopo la morte del pa
consuona colla testimonianza di Giulio. dre. Ci non iscema verit a que molti
Nacque adunque il 26 gennaio 1778, e passi, fra pi affettuosi delle sue opere,
fu il 6 febbraio battezzato in san Marco, ne'quali ricorda la madre sostegno e con
cattedrale del Zante. Il padre suo Andrea, forto all'orfana sua fanciullezza. Leggo
uomo erudito nelle scienze e nelle lingue nelle notizie premesse all'edizione fieso
antiche, fu addottorato medico in Padova, lana, 1855, che ho per autentiche molto,
viaggi, e tornato in Levante, prese in che il gentiluomo Paruta, gi provvedito
moglie Diamante Spaty, vedova di certo re nell'isola, il conducesse a Venezia, e
nobile Marco Serra. E che il padre suo che la madre me lo avesse di gi prece
fosse viaggiatore, oltre la lettera del fratel duto. Erano con la vedova, oltre Ugo il
-
VITA DI UGO Ft)SCO 1,0. v

maggiore, due altri figliuoli, Giovanni e egli stesso chiami Venezia sua patria in
Giulio, e una figlia, Rubina. L'anno pre un pubblico scritto, l'indirizzo presentato
ciso della sua venuta a Venezia il ritraggo nel 18o2 al Consiglio legislativo della re
dalla nota 5 a un sonetto di Odoardo Sa pubblica italiana. Non che io voglia mo
mueli, stampato nell'Anno poetico quinto strare per questo di non intendere le ra
(1797), facc. 1 o8, 1 o9, in cui leggi essersi gioni che possono averlo indotto a chia
egli fatto italiano da soli quattro anni. E il marsi piuttosto veneziano che greco in
sonetto si chiude cos: quello scritto, dacch Venezia era parte
Cingi, o Italia, gridai, le fulve chiome della nuova repubblica. In Venezia ad o
Del non tuo figlio col natio tuo serto, gni modo si die con fermo intendimento
E vi scolpisci ne'tuoi fasti il nome. agli studi, condiscepolo a quanti in quel
Riporto questi versi, non pessimi, d'oscu giorni vi aveano giovani affezionati alle
ro poeta, per quella specie di vaticinio lettere, e con essi ascoltatore del Bregolini
ch' in essi. Giovera poi a tutta mostrare e d'altri uomini riputati, che nelle scuole
la storia di questo primo tempo il brano de gesuiti e di san Cipriano insegnavano
seguente di lettera d'Ugo, stampato gi per ordine pubblico. La giovinezza gli
nella Biblioteca italiana il dicembre 183o: consigliava una fecondit, che chiamar
nella mia fanciullezza fui tardo, capar potrebbesi stemperata, chi almeno volesse
bio, infermo spesso per malinconia, e paragonarla colla successiva parsimonia.
talvolta feroce ed insano per ira: fuggi Prose e poesie, originali e tradotte, scor
va dalle scuole, e ruppi la testa a due revangli in copia dalla facile penna; e un
maestri. Vidi appena un collegio, e ne prezioso autografo, di cui parler quindi
fui cacciato. Spunt in me a sedici anni a poco, me ne porge minuta testimonian
la voglia di studiar da me, e navigai za. Oltre la scuola, visitava assiduo la pub
due volte in quel tempo dalla Grecia in blica biblioteca di san Marco, e di ci volle
Italia. Ripete le cose stesse in una lettera fatto ricordo in uno de'cencinquantasette
inedita alla contessa Isabella Albrizzi; ed esemplari del Montecuccoli in carta real
aggiugne, che vedendolo i suoi dominato fina, ad essa mandato in dono coll'iscri
dalla malinconia fuor dell'uso, gli diedero zione seguente di propria mano, che si
a dieci anni a ber vino, di che divenne legge nell'antiporta:
tristo e iracondo, e gli fu forza tornare al
l'acqua, restandogli tutta la vita poca pro UGO FOSCOLO
CHE FANCIULLO NELLA BIBLIOTECA
pensione per Bacco.
DI VENEZIA

III. EBBE I PRIMI AIUTI A'sUoi studi


MILANO

Da Venezia cominci la sua vita degna M DCCC VIII.

di memoria, e se taluni, considerando nel


Foscolo di preferenza la parte intellettua Non so se pel soverchio studio, e propria
le, il vollero veneziano, non senza scusa. mente in qual anno, ma intorno a questo
Certo da me e da ogni altro veneziano tempo ebbe una malattia molto grave, con
non pu leggersi senza soddisfazione, che pericolo di rimaner cieco. Di ci scriveva
- i V ITA 1, I ITG0 FosCt)I.t b.

egli, nel 18o5, con animo riconoscente, al col battesimale. A principio i due nomi,
signor Spiridione Vordoni, figlio del me genuino ed apposto, comparvero uniti,
dico che lo aveva guarito. Se gi questa quasi ad ammaestramento del pubblico, e
malattia non quella onde fu preso ri a legittimare il secondo colla vicinanza del
correggendo il Tieste, tanto da esserne primo; ma di l a poco il giovine Niccol,
ritardata la stampa; di che vedi memoria che da libero uomo era stato Niccol Ugo,
nelle Notizie storico-critiche dopo la tra si cangi in Ugo, e il Niccol fu dimenti
gedia, nel Teatro moderno applaudito. cato per sempre dagli uomini letterati, fino
Malattia abituale eragli poi, come s' ve a quando giovasse alla loro bile di rivo
duto, la malinconia, cui l'esperienza mo carlo a materia di sanguinosi epigrammi.
stra compagna all'amor della gloria, e ad Al biografo corre obbligo di tenerne me
ogni altra generosa passione. Fino da pri moria.
m'anni aspirava ad altissima meta col
l'ardita e cupida mente; l'immaginazione IV.

aveva su lui predominio grandissimo, a


stento temperata dall'amore, a cui pure Partito di Grecia, con l'anima piena
fu da primi anni vivamente devoto. Che delle inspirazioni di quella illustre con
avesse mostrata alcuna inclinazione per lo trada; educato da primi anni alla scuola
stato ecclesiastico, come si asserisce dal della sventura, potentissima negl'ingegni
Pecchio, facc. 27, pi che altro a trarne potenti; rimasto orfano a madre che tutta
cagione di frizzi, e si nega dal fratello Giu viveva all'amore e al sostentamento della
lio, che non ne udi mai parola n da Ugo famiglia; dal cielo natale, dalle peregrina
n da altri della famiglia, non saprei affer zioni cominciate assai di buon'ora, dal
mare n contraddire. Nella Notizia intor l'aspetto della varia natura, dall'ultime
no Didimo Chierico merita, parmi, consi parole del padre, dalla condizione de'tem
derazione il seguente passo: la natura pi dubbiosa e promettente vicine catastrofi,
m'avvi da fanciullo al chiericato, poi la la svegliata sua mente doveva ricevere in
natura mi ha deviato dal sacerdozio; mi avvertite lezioni d'esperienza, e il cuor
sarebbe rimorso l'andare innanzi, e ver suo fervidissimo fecondarsi precocemente
gogna il tornarmene addietro: e perch di forti e moltiplici affetti. Cos disposto,
io tanto quanto disprezzo chi muta isti gli tocc di venirne a Venezia, citt mira
tuto di vita, mi porto in pace la mia ton bile tra le moderne e grandemente poeti
sura, e questo mio abito nero. Forse nella ca; in ogni secolo inspiratrice d'ingegni;
romanzesca confessione c' alcun che di mortificata dalla pace di Passarovitz, ma
vero. Per altra parte le sue prime poesie ravvivata momentaneamente da quel tre
spirano odore di chiesa, e si veggono spar mito paralitico che prenunziava la mortale
se di frequenti immagini bibliche; e la dissoluzione del suo governo. Gl'inauditi
prima che si legga stampata un capitolo rivolgimenti, che, agitando tormentosamen
per monaca, intitolato la Croce. Porta te la Francia, eccheggiavano per tutta Eu
questo capitolo il nome di Niccol Fosco ropa, pi fortemente eccheggiavano in una
lo, e me ne giovo a notare come indican citt, le cui instituzioni antichissime sem
giasse in Ugone, indi in Ugo, il suo Nic bravano quanto altre mai discordare dai
VITA DI UGO FOSCt ) I,0.

nuovi principii, e le cui logore forze acui quasi a palliare la imminente rovina; la
vano i desiderii de'novatori alimentando vita pi che mai sollazzevole, come nei
ne le speranze. Quanto la sua storia aveva dissipatori la vigilia del fallimento (l'ulti
d'eroico e d'augusto risorgeva nelle im mo carnovale della repubblica fu de pi
maginazioni di tutti, se non ad eccitare allegri); quella certa libert e mollezza di
ammirazione e rispetto, a rincrudire op costumi che acquist a Venezia il nome
poste passioni, e a suscitare il coraggio, o di Sibari dell'Adriatico, e insieme l'affetto
a rilevarlo prostrato. Le discussioni poli alla religione degli avi, la piet ingenua,
tiche erano cominciate da circa mezzo se l'animo ospitaliero: aggiungansi gli stra
colo; nel secreto dello stato avevano co nieri affluenti per cagione di semplice cu
minciato ad intrudersi i consigli de lette riosit, come in ogni tempo, o per cagioni
rati; Scipione Maffei, nobile della terra tenebrose di macchinamenti, come in quel
ferma, ne aveva proposto un suo perdo misero tempo; que che a brogliare, que
manda che gliene fecero i magistrati; dalle che a spedire i loro affari, que che veni
concioni di Marco Foscarini erasi infuso vano a trafficarvi da prossime e da remote
il calore de'tempi greci e romani in una contrade. que che, mancanti d'un passato,
quistione che poteva credersi ritrarre al anelavano a crearsi, come che fosse, un
cun poco di quelle de'Gracchi; l'acume avvenire; e tutto il resto che meglio pu
diplomatico e la trionfatrice eloquenza a immaginarsi che descriversi pienamente;
vevano portato al trono ducale, fuori del e veggasi qual citt aveva ad essere la
l'espettazione di molti, Paolo Renier; Venezia, a cui il Foscolo approd giova
Angelo Emo, dopo aver tuonato sulle co netto, senza padre, senza fortuna, senza
ste di Barbaria dalle insolite galeggianti, natali, ma ricco d'immaginazione e d'in
era stato ricondotto alla patria in un fe gegno, fervido di passioni, e straordina
retro su cui la pubblica commiserazione riamente avido di gloria.
non arrestavasi senza sospetto; Carlo Con
tarini, pi tardi Alvise Pisani, se non altro V.

stupendi nomi, e fino all'inquieto avven


turiere Pier Antonio Gratarol, rimesco Le lettere, come in ogni tempo, ritrae
lavano la cosa pubblica, eccitavano la cu vano non poco della condizione politica
riosit, riconducevano le menti sopite a dello stato. L'accademia de Granelleschi,
guardare nel passato e a pronosticar del e l'esempio del Gozzi, del Seghezzi, del
futuro. La stessa devozione, cieca, profon Farsetti e di alcun altro, avevano pochi
da, ereditaria del popolo, radicata dal tem anni innanzi rianimato lo studio delle let
po, alimentata dall'educazione, sempre mai tere amene e del pretto toscano; ma l'ac
consigliata dalla vista di onorande memo cademia era mancata, e colla morte di Ga
rie, e dal godimento dell'agiatezza attuale, sparo Gozzi il pi autorevole esempio.
fomentava negli ottimati la inerte tran Restavano alcuni discepoli, fra quali mi
quillit, irritava negli avversari la voglia piace ricordare il Dalmistro, perch ad
di riuscire nel loro estremi proponimen esso il Foscolo, salito gi in fama, prote
ti. Aggiungansi le copiose ricchezze accu stavasi debitore d'utili consigli, che aveva
mulate da pi secoli, e messe in mostra uditi
v l II VITA DI UGO FOSCOLO,

quando a lui la Parca colle memorie degli studi, e cogli omaggi


Il decimo ed ottavo anno filava.
di un poetico culto tributato agli autori
Ma la pi parte obbedivano alla fortuna suoi prediletti; cui tutti incensavano i con
e al soverchiante ingegno del Cesarotti. temporanei, fino all'indocilissimo Alfieri,
Era il gusto del Cesarotti secondo i tempi, e che sembrava destinato a schiudere una
Poteva dirsi che fosse l'anima d'un fran nuova era letteraria, e mandare il suo no
cese trasmigrata nel corpo d'un alunno del me ai posteri pi lontani tra il fumo con
seminario di Padova, che si giovava di quel tinuato di quegl'incensi. Che il Foscolo
suo greco a pervertire il puro italiano, e si affezionasse per tempo e di tutto cuore
della erudizione di madama Dacier e del al Cesarotti, oltre al presumerlo per le
Brquigny a screditare Omero e Demoste ragioni notate, lo abbiamo dalle testimo
ne. All'ingegno vivace, all'erudizione, se nianze degli scritti suoi giovanili. Ami
non profonda, varia, maneggevole, e ma co a taluno fra pi intimi amici del pro
neggiata fuori dell'uso, accoppiava il Ce fessore, viveva, come a dire, nell'atmo
sarotti dolcezza d'animo, modi affabili, e sfera delle affezioni di lui. Le prime sue
tendenza a cattivarsi la giovent. Di quan lettere che mi fosse dato vedere, dirette
ti giovani promettessero bene formava fa a Tommaso Olivi di Chioggia, parlano
miglia, egli il padre di tutti, e godeva se del Cesarotti, non pure qual letterato,
gli chiamassero figli. N'ebbe d'ingrati, che, ma s qual amico; il si legge associato ad
oltre al ripudiare la sua eredit, come or espansioni fantastiche, e a care memorie
se voleva ragione, ne rinnegarono l'amore d'amore. Accogli un bacio, mio caro
e i ricevuti benefizii: ma il padre letterato Olivi. questo l'unico pegno d'amore
non dovea aversi fortuna diversa da quella ch'io dal mio asilo posso porgere all'a-
che incontra assai volte a padri davvero. micizia, a mia madre, a Cesarotti, ed
Il professore di greca letteratura, il corag a Laura. Belle sono pur sempre le let
gioso traduttore d'Omero era naturale si tere ne' giovanetti, ma accompagnate alla
compiacesse del giovine greco, e questi ve gentilezza dell'animo spirano una soave
nerasse coll'ardore della giovent e colla fragranza; sole non allettano che la vista,
religione dell'uomo fantastico l'uomo dotto come il pi degli esotici fiori tuttoch col
e famoso che sapeva rappicciolirsi cogli tivati con assai dispendio e fatica. Alle
scolari, ospitalissimo cogli estranei, pronto, lettere all'Olivi pu aggiugnersi la dedi
gaio nel conversare, non digiuno d'un po' catoria, anch'essa giovanilissima, a Co
di galanteria, da lungo tempo amicato co stantino Maranzi, chiamato dal Foscolo
gl'inglesi, mezzo tra il bardo e il mons, il compagno pi tenero dei suoi giorni
oratore, poeta, filologo e critico infatica perseguitati ed afflitti. E premessa ad al
bile, dettatore di nuove leggi del bello cuni versi manoscritti, composti intorno
dalla cattedra consacrata alla pi antica a sedici anni, e venuti postumi in luce nel
fra le classiche lingue, non abborrente 1851, a Lugano, co'tipi del Ruggia. Of
dalle polemiche, non ignaro del frizzo e fre que versi all'amico pensando ch'ei
dell'agevole dissertare del giornalisti; che leggeralli con quell'entusiasmo che gli
dai vecchi codici passava volentieri ai fio ecciter l'affetto il pi sacro; e gli oc
ri della sua villa, e la sua villa abbelliva chi suoi lagrimando li contempleranno
V iTA tol UGO FOSCOLO. lx

in quell'ore che la memoria di lui gli d'altre molte, sono pi credibili appunto
richiamer le rimembranze pi care. perch frammenti, e quasi d'uomo che te
nesse conversazione col proprio cuore, la
VI. sciando per allora la posterit fuor della
porta. Oltre a poeti e agli storici, leggeva
Notabile nel Foscolo l'essersi assai per assai romanzieri, scrittori di politica e di
tempo svincolato dall'imitazione servile pubblica economia, filosofi pratici e spe
del modello preponderante nella pubblica culativi, e molto la Bibbia. Qui torna op
stima, o a dir meglio, il non esservisi mai portuno il manoscritto prezioso, di cui ho
assoggettato del tutto. Lesse bens avi parlato poc'anzi, destinato dal Foscolo al
damente gl'incantevoli versi dell'Ossian, l'amico suo Olivi. Si compone di due parti:
ma quella pompa selvaggia non gli fece la prima un piano di studi, l'altra un in
men vivo l'amore alla brevit e alla preci dice di quanto avea in prosa e in verso
sione alfieriana, e insieme, ci ch' pi dettato o ideato fino a quell'anno 1796.
stupendo, cerc studiosamente la parsimo Non mi si chieda qual importanza aver
nia e la squisitezza dello stile e del numero possa un tal piano e un tal indice, o ch'io
pariniano. Parlo di ci fino da questo tem risponder : nessuna e grandissima. Le
po, perch le sue poesie di questo tempo poesie e le prose del Foscolo a quella sta
me ne danno non rari indizii. E coi tre gione non hanno n aver potevano trop
che ho ricordati studiava l'Allighieri e gli po gran pregio per s medesime; ma il
antichi, e non soli gl'italiani, ma quanti vedere quali temi scegliesse di preferen
pi poteva stranieri antichi e moderni nel za, quali forme di comporre gli fossero
le traduzioni francesi. E alternando alla predilette, che autori studiasse, con qual
lettura il comporre si apparecchiava per metodo, qual ne portasse giudizio, scuo
modo che la successiva lentezza non fosse la effettiva, n pu tornare che ad uti
tutta impotenza a far presto, ma elezione, e lit molta l'ittendere le vie tenute per
vorrei dire ruminamento di cibi preventi giugnere alla sua meta da un ingegno di
vamente assaggiati. Ma parli egli stesso: io stinto. Il piano degli studi comprendeva
era appena tinto della lingua materna, e la morale, la politica, la metafisica, la teolo
ignaro del tutto della toscana, quando gia, la storia, la poesia, la critica e le arti.
venni di Grecia in Italia; e que primi Non riferir minutamente ogni cosa, ma
anni della mia giovent, sebbene circon torr dal catalogo ci che pu sembrare
dati da molte miserie, furono nondimeno pi caratteristico e individuale. Nella mo
illuminati dalla Musa, e fu il mio inge rale proponeva a maestri il Vangelo e gli
gno come inaffiato dalla poesia, alla qua Uffizii di Cicerone; nella politica Montes
le tutta l'anima mia si abbandonava. E quieu e il Contratto sociale. Poi soggiun
dal suo amore incitato, tutti lessi in quel geva, dandolo per principale: anima in
tempo e gl'italiani, e molti de'latini poe dipendente e ponderatrice delle nazioni
ti, e pi assiduamente il padre nostro antiche e moderne. Nella metafisica Locke
Allighieri, e Omero padre di tutta la e Andr. Per la teologia bastare la Bib
poesia. I frammenti manoscritti da cui tag bia. Intendeva della teologia buona pei
go queste parole, e ne trassi e ne trarr laici. A queste indicazioni faceva sussegui
Foscolo. lo
N VITA DI UGO FOSCOL0.

tare tre avvertimenti: 1. che prima di me si anche al tempo. V'ha coraggio e liber
ditare in questi libri conviene concentrare ralit in questo scritto. Molti giungono a
si pi volte in Bacone da Verulamio, di capo della loro carriera senz'aver mai ba
cui tutte l'opere sono la chiave d'ogni dato alla via; forse fan meglio, ma non
filosofia; 2. che si deve scorrere la storia senza lode, e merita certo considerazione
dei filosofanti di tutti i secoli per onorarli chi rende ragione a s stesso, fin dalle
e deriderli; 5. che conviene fuggire la mosse, d'ogni suo passo. Tanto pi mi
lettura d'ogni libro moderno che trat credo obbligato a giustificare una tale scrit
ti di morale, politica, metafisica e teolo tura, quanto che dettandola, coll'esube
gia, prima d'essersi sprofondato, almeno rante fiducia della giovinezza, per l'amico
per quindici anni, nei libri citati, e pi de' suoi primi anni, non pensava il Foscolo
di tutto nelle proprie meditazioni. Po certamente che sarebbesi addotta dal suo
neva a capo degli storici Tacito; tra mo biografo come precoce documento de'suoi
derni mostrava di prediligere Raynal, e pensamenti.
Midleton; Voltaire e tant'altri scriveva
no molto ma meditavano pochissimo. Pi VII.

lunga era la lista de poeti. Separava i melici


dagli amorosi; tra questi non registrava che L'indice delle prose e poesie, composte
il Petrarca, Saffo e le lettere di Abelardo ed o immaginate, comincia da un - saggio sul
Eloisa. Di romanzi due specie: nella prima l'egloga - osservazioni sulla poesia pastora
l'Ariosto, lo Swift e il Cervantes; nell'altra le - parallelo fra il Pastor fido e l'Aminta
principali il Telemaco e la Nuova Eloisa. lettere a una fanciulla - la riconoscenza e la
Nella critica attenevasia Longino e al Mar solitudine, racconti morali. Seguono: Lau
montel, quindi in nota: e gusto innato nel ra, lettere; con la curiosa nota seguente:
l'anima, senza cui tutti i libri di critica questo libro non interamente compiuto,
sono nulli. Consigliava, quanto alla pittu ma l'autore costretto a dargli l'ultima
ra, osservazioni attentissime su Rafaello, il mano quand'anche ei non volesse. E do
Coreggio e Tiziano, e le opere del Mengs; po altre prose, una storia filosofica della
quanto alla scultura, la storia del Winckel poesia dal secolo duodecimo fino al decimo
mann e i greci poeti. Conchiudeva: d'altri nono, opera ideata soltanto ma da com
studii non ho cognizione di sorte. In que piersi dopo qualche anno. La Repubbli
sti pure ci vuole quel genio divino che co ca, osservazioni; col motto: jusque datum
stituisce la miglior parte dell'uomo, che sceleri. Logica per me stesso tratta dal Lo
inoltra la ragione alla cognizione delle cke, dal Volfio e dalla natura; libretto di
cause, che innalza al sublime, che lu mole tenuissima. Alle prose originali suc
meggia gli aspetti della natura e del cedono le tradotte; ii Contratto sociale, e
bello; il genio in somma. Chi vorr or i primi tre libri degli Annali di Tacito.
dine, convenienza, profondit in un piano A'quali la nota: l'autore va compiendo
di studi ideato a diciotto anni? Veggasi l'intera versione di questo istorico per
solo il cammino che il Foscolo proponeva imprimerla rimpetto a quella del Davan
a s stesso, anzi il germe di alcune sue mas zati. Le poesie cominciano dalle versioni
sime, e di alcune sue simpatie. E si pen di Anacreonte, di Saffo, di Teocrito, di
VITA 01 UTG 0 FOSCO 1.0. X i

Catullo, di Tibullo, di Properzio, di Pon veste. E a maggior prova aggiunger la


tano, tranne il primo, per tratti; poi del nota che tutte abbraccia le composizioni
libro terzo del Milton, di alcuni idillii del dell'indice: queste opere tutte, sono altre
Gessner, di varie canzonette dall'inglese, destinate alle fiamme, altre alla privata
ogni cosa su traduzioni francesi. Tra le lettura di pochi amici, ed il minor nu
poesie originali sei canzoncine hanno l'ag mero alla correzione e alla stampa, do
giunto belle, altre illeggibili, il pi sono po il termine di dieci anni. Giovinetto
contrassegnate con un da rifondersi, o ch'egli era, aveva di gi prescritto a s
da lacerarsi. Ricordo specialmente dodi stesso legge pi rigida del novennio ora
ci odi del conio dell'autore, col motto: ziano. Che non fossero poi iattanze o bu
vitam impendere vero: a Dante - la Veri gie, come di tal altro, che, ad et in cui
t - i Grandi a mia Madre - il Sagrifizio,
men perdonabile il far girare cataloghi del
a Scevola - la Campagna, a Bertla - l'In le proprie opere, non contentavasi de'ma
gordigia - l'Adulazione, al Parini - all'I- noscritti e pel solo amico, ma li pubblicava
talia - la Lode, al Mazza - la .... (forse colle stampe, allegandoli all'uopo, come
la Musica) all'Ansani - Robespierre. Si ag re Teodoro i suoi regni; si vede da ci,
giugne - Ai . . . . . (forse, Ai novelli re che molti di questi componimenti erano di
pubblicani)- il Mio tempo. E la nota: tutte gi stati uditi da suoi amici, e non i pi
queste odi esigono la lima di molti mesi. brevi. Del Robespierre in tre canti si fa
E fatto memoria di un poema, il Genio, in memoria nel sonetto del Samueli:
tre canti, incominciato, ma da compirsi E quando con trisulchi adamantini,
dopo dieci anni. Il piano del poema tale: In ciel temprati, non fallibil dardi,
canto I. Il genio universale; II. Il genio nelle Segnar ti vidi a secoli pi tardi
scienze; III. Il genio nelle arti. Un canto Di Robespiero i luridi destini.
che descrive la storia del cristianesimo dal Forse il dardo trisulco accenna al metro
principio alla fine del mondo. Parodie del della Cantica, e mostra che il lodatore del
le odi di Pindaro - oda mosaica - capitoli Foscolo, se peccava d'imitazione cesarot
fidenziani. Delle tragedie si nota il Tieste; tiana e minzonesca, non era senza ingegno
l'Edipo ha un recitabile, ma da non i n studio d'espressione pellegrina. Piacemi
stamparsi; meditate, Focione e i Gracchi. avvertire per ultimo come in questi primi
A non ancora vent'anni aver tanto scrit divisamenti vi fosse la materia, che, dige
to, o se non pi, immaginato, non degli rita e foggiata in altra guisa, secondo le
esempi ordinarii. E chi vorr con occhio nuove idee e l'acquistata esperienza, com
attento esaminare quest'indice, potr intra parve nell'opere sue di pi bella fama.
vedervi molte successive abitudini dell'au Troviamo negli scritti suoi successivi, per
tore. Che fino da primi anni, i pi confi cominciare dalle tenui cose, il jusque da
denti, e con tanta bramosia di comporre, si tum sceleri; troviamo rifatte le versioni
leggano sispesse voltele note da rifondersi, di Anacreonte, di Saffo, di Pontano; chi
da lacerarsi e simili, pu aversi per indizio sa che le lettere a Laura non fossero un
dell'incontentabilit che condusse al sepol primo abbozzo dell'Ortis? E la tendenza
cro il poeta delle Grazie, lasciando queste alla critica, e il desiderio d'innestare alla
Predilette sue figlie desiderose dell'ultima osservazione filosofica lo scherzo, e le fan
X Il V ! TA DI UGO FOSCOLO.

tasticherie de romanzieri traspaiono evi E poi ch'ebbe tre volte circoscritto


Lo spazio delle sfere, a posar venne
denti dai titoli e dalle postille dell'Indice.
Sul tronco ove lavossi ogni delitto.

Tremante allor, con luci timorose,


VIII.
Si strinse alla sua duce la donzella,
E nel suo petto il volto si nascose.
Coll'amore dell'arte cresceva nel Fo Poi l'alzava, qual, dopo la procella,
Pian pian tragge dal nido il collo, e guata
scolo potentissimo l'amor della gloria; e L'impaurita ingenua colombella.
per assicurarsi che sarebbe diventato da
pi che qualcosa, cominciava di gi a sti Quest'ultima immagine singolarmente, tut
toch mancante della vaghezza che viene
marsi da pi che qualcosa a diciassett'anni,
il che direi fosse prendersi un'anticipa dallo stile perfetto, denota di gi l'anima
zione sulla fama futura. Delle terzine pergentile e poetica. Gessner gliel'avr forse
monaca si registrano nel manoscritto le suggerita, come pi tardi altre cose altri
cinque edizioni che se ne fecero, quattro poeti, ma la scelta e la collocazione son
in Venezia, una in Verona, e si nominano sue. Crederei lavoro del Foscolo due odi
stampatori e date: pei Sepolcri non fece che leggonsi anonime nello stesso giorna
altrettanto. Queste terzine per monaca le; i titoli per lo meno rispondono a quelli
non ben s'intende come si stampassero di due simili componimenti registrati nel
tante volte, e in pi d'un luogo; lo stu l'Indice, e sono: a Dante e al mio Tem
dioso del Foscolo pu trovarvi le prime po. Lo stile molto conforme ad altra ode
lontanissime traccie della sua successiva stampata nell'Anno poetico quarto (1796)
maniera, ma quando uscirono in luce, fat facc. 249, con titolo alla Verit, di Nic
tura d'autore giovane e sconosciuto, come col Ugone Foscolo.
eccitare s gran desiderio? Ommettendo
le edizioni volanti, si leggono nel Mer IX.

curio d'Italia storico-letterario, per l'an


mo 1796, semestre secondo (Venezia dal Era tempo che gli studi di lui si con
la tipografia Pepoliana). Forsefurono com ducessero per campo pi vasto, ed egli vi
poste per monaca che fece la sua profes agognava gi da lung'ora. Recitato aveva
sione nel convento della Croce; sarebbe fino a quel giorno i suoi versi e confidati i
scarsa giustificazione all'inopportunit del disegni delle sue prose agli amici e a'con
l'inventiva, ma non so immaginarne mi discepoli; ora doveva venirne alle prese
gliore. Poco importa riferire l'andamento col pubblico, col pubblico giudice repen
della poesia, ch' un guazzabuglio di se tino e tumultuante ne teatri. E a Venezia
rafini, di cherubini, di pioggie di sangue i teatri, fra tante e s rilevanti faccende,
e di fiammelle, di calici, di note in ada erano pure nel 1796 una faccenda, non
mante, pasta poetica del Monti, malamente voglio dire se la principale. Fino a sette si
rimpastata dal poeta novizio. Meglio citare aprirono in quel carnovale, e dovevano
qualche brevissimo tratto, e qualche verso, allettare la cupidigia de giovani scrittori,
non dei volgari per un principiante di di cui rimbombavano tuttavia negli orecchi
ciott'anni. le gare del Goldoni e del Chiari (la sto
VITA DI UGO FOSCOLO. XIII

ria vuole accompagnati questi due nomi, Gaetano Businelli l'Atreo. La prima sin
che la critica separa s grandemente); golarmente, che poi sali in tanta fama, a
gare rinnovate, se non quanto al merito veva per s, oltre al resto, la giovinezza;
letterario, quanto al numero e all'acrimo e i preludii dell'eccellente declamatrice e
nia de'partigiani, dal Pepoli, da Giovanni rano consacrati a far valere i preludii del
Pindemonte, dal Federici, dall'Avelloni, poeta eccellente. Un'altra circostanza tor
e altri tali, nobili e scriventi per ambizio n favorevole al Foscolo. Nuove rappre
ne e a diporto, ignobili e scrivacchianti sentazioni del Pepoli e del Pindemonte
per pane. Il Foscolo aveva in pronto la recitavansi quella sera in altri teatri; dis
sua tragedia; alfiereggiando col secolo nelle acerbandosi quindi i partiti in altro luo
opinioni e negli studii, era naturale che go, lasciarono sgombro il sant'Angelo agli
mirasse anch'egli al teatro; oltre che ad amici del Foscolo, e al trionfo del Tieste.
animo avido di fama pronta e sonora non E fu un vero trionfo. Cominciatasi a rap
v'avea miglior via che il teatro, fin tanto presentare la tragedia il 4 gennaio 1797,
almeno che la citt, e Italia tutta, e gran si continu per nove altre sere consecuti
parte d'Europa si facessero teatro esse me ve, con un concorso che dagli estensori
desime a pi serio dramma. Per quanto se delle Notizie storico-critiche chiamato
ne dice dalle Notiziestorico-critiche,stam irruzione che formar potrebbe epoca nel
pate contemporanee al Tieste nel Teatro la storia delle rappresentazioni teatrali.
moderno applaudito, vol. X, aceva contro Non che mancassero gli oppositori; ci so
alla tragedia un'espettazione sinistra, fon no anticipatamente apparecchiati per ogni
data sull'et dell'autore, sulla qualit del cosa buona o cattiva che guadagni il pub
soggetto, e sul ristretto numero de'perso blico suffragio, e scrivono i loro voti sul
naggi. Notisi che l'Alfieri era studio e de guscio d'un'ostrica o sulle facciate d'un
siderio di giovani ardenti, ma quella sua giornale, secondo i casi e l'indole varia del
maniera secca, effettiva, non era per anco merito e delle accuse. Ma la tragedia piac
tenuta canonica dagli uomini cos detti di que al generale, checch ne dicessero gli
senno; anzi i padri degli assennati attuali, oppositori; ed era riserbato allo stesso au
che guarderebbero di malocchio chiunque tore il farne severo rifiuto alcuni anni do
osasse nulla tentare in contrario a quan po. Siccome poi le proteste degli autori
to ide e scrisse l'Astigiano, e cervellino venuti in fama, contro le loro opere gio
nel chiamerebbero e novatore, novatori e vanili o incompiute, non si rispettano pun
cervellini chiamavano gl'idolatri che ave to dal rispettabile pubblico e dagli editori
va di gi l'Astigiano. Annoveravansi poi pi rispettabili, il Tieste ebbe parecchie
partigiani per ogni teatro, che bandivano ristampe, fino ad una recente del Silvestri
la croce addosso a poeti scriventi per gli in Milano, colle altre opere in verso e in
altri. Ci che non potevasi porre assoluta prosa del Foscolo destinate a formar parte
mente fra le probabilit sfavorevoli al buon della Biblioteca scelta. E quindi al bio
riuscimento della tragedia si era la qualit grafo si conviene tenerne alcun po'di di
degli attori, quel di meglio che desse il SCO l'SO,
tempo. Anna Fiorilli Pellandi rappresen
t l'Erope, Domenico Camagna il Tieste,
XIV VITA DI UGo Foscol.o.

X. di quella del Voltaire, solo che ha pi sem


plicit nella condotta, o fosse amore pi
Parini si possa fino da questa prima tra inviscerato all'antichit, o poca tendenza
gedia conchiudere, che il Foscolo, quando al viluppo drammatico, come gi s' av
si fosse dato interamente al teatro, sareb vertito. Notabile sovra ogni altro il ca
rattere d'Ippodamia, la madre, che nella
besi tenuto sull'orme dell'Alfieri, perch
non aveva in s stesso troppo grande at discordia e ne'delitti dei figli, frappone il
titudine alla drammatica. Il metodo alfie capo amoroso, sempre a difesa del pi in
riano si vede apertissimo ad ogni poco. felice e pericolante, e si piega or qua orl
Non intendo della scarsezza de'personag pi secondo la compassione che l'astratto
gi, e di alcuni andamenti nella sceneggia dovere. Fu senza dubbio suggerito questo
tura e nel dialogo, che sono estrinseche carattere al Foscolo dalle affezioni dome

cose; ma dell'essenziale maniera di consi stiche, e dall'immagine della madre sua,


derare l'azione ne' suoi soli contrasti e che viene s frequente in tutti i suoi scrit
risultamenti finali. L'anima del Foscolo, ti, e non lo abbandon mai viva e morta.
o la sua inspirazione che dir si voglia, era Forse i pi commoventi passi son quelli
lirica, lirica in ogni cosa, nelle lettere fa che riguardano Ippodamia, e le sentenze
migliari, negli articoli di giornale, nelle pi segnalate le sentenze poste in sua boc
traduzioni, nelle prefazioni de'libri, e fin ca, come quella bellissima, e che fa tutto
anco nelle postille da commentatore, la presentire il futuro poeta:
cosa men lirica di questo mondo. Le bel Amici

lezze dell'Aiace e della Ricciarda, sono Tornate voi? Fia vero? Ah che in cor tristo,
Trista perfin la gioia!
esse pure bellezze liriche; quantunque in
una lunga lettera a Silvio Pellico, in mol (atto V, sc. 5). Di qual altra specie dovet
ti luoghi delle sue opere, e giovine assai t'essere la gioia della madre d'Ugo (che
scrivendo a Spiridione Vordoni, parli del sel vide partire dal fianco poco pi che
la drammatica con fina e pienissima intel fanciullo, trasportato dall'ardore repubbli
ligenza, e confessi che il fondamento prin cano, e pi nol riebbe a costante dimora)
cipale di quest'arte sia nell'azione. Scelse quando ud le sue lodi e il giudizio di
il Tieste argomento greco e divulgatissi tutta Italia che lo avea collocato fra suoi
mo, oltrech nelle scuole per le frequen ingegni pi rari? Trista gioia, perch in
ti allusioni de'poeti, sulle scene per tre tristo cuore, e presago delle infinite miserie
tragedie di molta fama, di Seneca, del Cre che non avrebbero avuto rispetto a quel
billon, del Voltaire. Era naturale che fresco la fama.
della scuola, e greco, e idolatra delle anti
che bellezze, egli di passioni ardentissime, XI.
forti insieme e delicate, scegliesse siffatto
argomento, nel quale l'odio fatale ad una L'orditura del Tieste, perch sempli
famiglia frammischiato all'amore, e cospi cissima, si d in poche parole. Erope, a
rano entrambi a provocare delitti. In tutta mando Tieste, era indotta
la tragedia nulla di straordinariamente nuo Dall'irritata ambizion del padre
vo; cammina con passoalfieriano sull'orme a sposare Atreo. Tieste fu cacciato in esi
VITA DI UGO FOSCOLO, XV

lio, ma torn furtivo la vigilia delle nozze,tro alfieriano poveri d'azione i quarti at
e scoperti gli amori suoi, dovette ripartir ti); ben d spazio e modo ad Atreo di sor
ne lasciando Erope madre. Atreo rispinse prenderli entrambi, e dir loro, incatenato
da s la delinquente, e impossessatosi del il pi temibile che al suo apparire se gli
fanciullo, il confin in una carcere. Di qua era avventato contro col pugnale:
all'aprirsi del dramma Erope il trasse, cor Stolidamente rei
rotti i custodi e deliberata di morire con Voi foste entrambi.

esso. Ippodamia, madre a fratelli, ne la dis Noto nella scena antecedente la pittura clie
toglie, e fa le sia consegnato il fanciullo per fa Tieste d'uno spettro apparsogli, non si
ridarlo alla carcere. In questo primo atto sa bene di chi, di Pelope probabilmente,
la protasi al modo alfieriano. Al modo stes che ricopia quella dell'ombra d'Agamen
so, nel secondo comparisce il protagonista. none nell'Oreste. Sopraggiunta la madre,
S'incontra nella madre, che, maravigliata di vorrebbe placare il figliuolo, ma invano,
vederlo salvo dalle insidie, che sapea aver e ascolta decretata a Tieste la morte pel
gli tese il fratello, lo induce a nascondersi nuovo giorno. Nel quinto atto Ippodamia
in un tempio ivi presso fino all'alba, per supplica Atreo, il quale mostra d'arrender
quindi fuggire pi securamente. Sopraggiu si. A tal fine chiamati, compariscono Erope
gne Atreo, che ha saputo della rapina del e Tieste; posti alcuni patti, questi dee giu
figlio, e ne chiede a Ippodamia, da cui gli rare la pace. recata la tazza Tieste be
vien detto che fu restituito alla carcere. ve, sangue del figlio. Fugge disperato,
Fa quindi venire a s Erope e le rimpro rientra, si uccide. Erope rimane istupidi
vera l'osato rapimento. Nel terz'atto Ip ta. Atreo sclama terribile:
podamia guida ad Erope, perch veg Vendicarvi

gendo Tieste l'induca a sottrarsi alle cru Vostro dovere, o Numi; io, vendicato,
deli mani fraterne; la scena in cui Tieste Fulmin di morte sul mio capo attendo.
riapparisce alla sposa facile a immagina Un passo di pi nel terribile di quello fat
re. Ha egli un pugnale con cui venivane to dall'Alfieri quando poneva in bocca a
al fratricidio; alle preghiere d'Erope gliel Creonte:
cede affinch trafigga lui stesso; essa mi Oh del celeste sdegno
Prima tremenda vendetta di sangue,
naccia, ov'egli non parla, rivolgerlo nel suo
Pur giungi alfine, io ti ravviso, io tremo.
seno. Scorgendolo poi deliberato alla fuga,
La teorica dantesca:
e avutone giuramento, gliel rende perch
siagli difesa. Alla fine partirebbe, ma l'ora Che bell'onor s'acquista in far vendetta,
notturna inopportuna, e le porte d'Ar qui posta in atto colla maggiore efficac
go son chiuse. Rientra dunque nel tempio. cia. Numi e mortali non sono da meno
Ricomparisce Atreo, e dallo smarrimento gli uni degli altri, gareggiano a chi pu
della madre, e dalla protratta veglia di lei pi. Il vendicarsi non bell'onore soltan
arguisce avervi alcuna trama. Ordina che to, dovere, dovere di Numi. La dottrina
si vegli intorno alla reggia, perch entrato del fato non da considerarsi nel Tieste
Tieste non possa pi uscirne. Erope apre come eredit trasmessa da tragici antichi
il quart'atto; ha colloquio con Tieste che ne'moderni, ligii alle classiche forme e con
fa camminar poco l'azione (anche nel tea esse alle pagane credenze; nel Tieste un
XVI VITA DI UGO FOSCOLO,

primo indizio della terribile venerazione XII.

che port sempre di poi e profess aper


tissima il Foscolo ne' suoi scritti alla ne Tutti i difetti poc'anzi avvertiti, furo
cessit creduta da lui onnipotente. L'au no, o presso che tutti, avvertiti da critici
tore delle Notizie storico-critiche, che a alla prima pubblicazione del Tieste; non
veva sottocchi la sola tragedia, non pote per in modo che l'autore dovesse cre
va considerare che dal lato letterario quel dere gran fatto competente quel tribuna
passo dell'atto primo: le. Ma in quel tempo, e a Venezia singo
Orrida pena larmente, la drammatica avea dittatori in
Della colpa di Tantalo, tu incalzi, esorabili, presso a poco come la musica
E piaghe a piaghe aggiungi, e truci a truci a nostri giorni. Chi voglia esaminare la
Opre. storia del teatro italiano, non mai furon
Ma chi vede la continuazione di quelle idee vi tanti poeti tragici e comici contempo
in tutta la restante vita del poeta, e s'im ranei come a quell'ora, specialmente tra
batte ne'suoi libri a ogni poco in sentenze gici; mediocri, chi nega? tolti l'Alfieri ed
che le dichiarano, non pu contentarsi di il Monti, pure attissimi a tener viva la
ascrivere ci ad imitazione letteraria, ma bile critica del giornalisti, e con essa l'a-
nota alcun che d'individuale allo scrittore. more del popolo a siffatti spettacoli. Il
Fu censurato nel Tieste l'abuso delle dis Foscolo ad ogni modo fu avventurato.
cussioni politiche, ma quando s' detto del Scrisse in una lettera pubblicata gi dalla
la molta imitazione alfieriana, s' fatta in Biblioteca italiana (n. 18o, dicembre
parte la sua discolpa. Si voleva piuttosto 185o): se i veneziani avessero fischiato il
avvertire che la politica attribuita ai Pelo mio Tieste, com'ei meritava, quand io
pidi non era certamente quella del loro avea diciott'anni, non avrei forse pi n
tempo, bens la stillata dai libri del segre scritto n letto. Ma chi saprebbe concor
tario fiorentino e de suoi seguaci; errore rere in tale opinione? E che avrebbe fat
anche questo nel quale inciamp l'Astigiano to egli, che pur confessa indi a poco nella
assai di frequente. Quanto allo stile e alla stessa lettera, che se ha studiato e stampato
versificazione, vi si veggono i germi del fu pi forza di natura, che di costume?
futuro poeta. Di mezzo alla cercata durez Le critiche a quarant'anni possono, esem
za alfieriana il verso ha pi variet ed ar pio il Racine, far muta lungamente la musa,
monia, lontano preludio di quella variet ma innanzi a venti? La giovent grande
ed armonia che s maravigliosamente al antidoto al veleno delle censure, e queste
lettano nei Sepolcri e nelle Grazie; la fra irritano il genio nascente in luogo di ab
se pi splendida, pi poetica; la sintassi batterlo. Prima di torci al giovanile lavoro
meno scabra; e quantunque pi ornato, del Foscolo vogliamo notare che le sue o
pi naturale lo stile. Nessun tratto merita pinioni e la singolarit sua, parte sponta
di essere ricordato di preferenza, e per la nea, parte se vuolsi cercata, gli avevano
stessa ragione non vuolsi far caso delle procacciato assai amici ed ammiratori, che
inesattezze e delle scorrezioni non rare. questi ben poterono, come dicono le Noti
zie, dare le prime mosse al buon riusci
mento della tragedia, ma l'universale ap
VITA DI UGO FOSCOLO. XVII

provazione non potea venir tutta da loro. Foscolo, tuttoch non si nomini, e in cui
Erano tuttavia quegli amici molto a lui af minutamente si parla dei costumi e degli
fezionati, e ne lodavano fin l'arte del de studii di lui, si ricava ch'egli coltivasse
clamare, che se vogliamo credere ad altri, una letteratura furtiva, e che di molte sue
non fu in lui molta. Quell'Odoardo Sa poesie potessero esser fatti partecipi sol
mueli, gi ricordato, se gli affezion men tanto gli amici. Libera voce chiamata la
tre appunto ei recitava un canto di Dante. sua, e:
Che recitazione poi fosse, si vegga dal se Voce che non discende

guente quadernario: A volgarmente, e il saggio solo intende.


Quando ti vidi, rabbuffato i crini, Ed notabile in quest'ode, dopo ricor
Con rauca voce, e fiammeggianti sguardi, dati il Tieste e i dardi avventati ai vizii
Cantar in suon feroce i sacri, ond'ardi,
dall'arco pindarico, l'accennare che si fa,
Del tuo padre Allighier carmi divini, ec.
quasi in modo di vaticinio, indi avverato,
Anche a stagione pi tarda erigevasi il Fo alle Grazie danzanti intorno al poeta, e a
scolo a maestro severissimo degli attori lui stesso che sfoga gli ardenti affetti fra i
che aveano a recitare le sue tragedie; e cipressi, muto soggiorno agli spiriti ignu
tanto si mostrava geloso della perfezione di. Per ultimo rassomigliato il singolare
dell'arte, che alle prove, non so se dell'Aia suo apparimento a cometa:
ce, mentre facevasi ripetere alcuni versi Sull'addensata notte
nella sua stanza, si cacci fra materassi, De secoli, fra rotte
non trovando altro modo a contenere la Ombre, lucente altero,
propria collera. Ma forse novelletta; ed Quasi cometa per nemboso piano,
O poeta, tuo nome -

io l'ebbi da chi, felicissimo narratore, pur


Galleggiar veggio con l' ignite chiome.
dilettavasi di colorire colle tinte del vero
le sue invenzioni. Quest'immagine dovrebbe contentare i
poco amici della sua fama, pel senso ma
XIII. ligno a cui pu torcersi, e non era certa
mente quello attribuitole dal Vaini; ma
Al discepolo dell'Alfieri toccava pur fi pu per certi rispetti trovarsi opportuna
malmente di vedere ridotti ad atto i sogni anche da quelli che senza disconoscere le
politici della libert. Ma non era stato il mirabili qualit del suo ingegno, deplora
Foscolo di quelli che prendono dai tempi no alcuni suoi tetri principii, e il modo
il colore delle proprie opinioni, o che quan violento di professarli nella vita e ne li
do anche abbiano in fondo all'anima pro bri. Ho volentieri recate le testimonianze
prie opinioni, ve le lasciano stare come di giovani contemporanei e amici suoi, an
arredi disusati nelle soffitte de grandi pa che non celebri, perch meglio delle mie
lagi, per trarnele fuori, polirle e farsene parole possono mostrare ai lettori e le o
belli quando volga propizia stagione; non pinioni sue primaticcie, e la simpatia che
era di quelli che vengono suggellati dal destavano, quale e quanta, negli altri. Ta
secolo, si di quelli che lo suggellano. Da li testimonianze ricevono poi conferma
un'ode di Ferdinando Vaini, a facciate dall'autor stesso, e ci che in lui potreb
'86 dell'Anno poetico quinto, diretta al be sembrare iattanza preventivamente
Foscolo. C
xVIII VITA DI UGO FOSCOLO,

scolpato da loro. Appi d'un sonetto, de XIV.


-
mocratico molto e poco poetico, stampato
dopo la caduta della veneziana repubblica, Quanto all'astio del Foscolo contro la

si legge: questo sonetto fu scritto quando repubblica veneziana, bisogna avvertire,


Venezia oligarchica si decise neutra; i che non era egli nato veneziano; forte dis
patriotti che non sono de' quattordici colpa, specialmente nel confronto d'altri
non meno astiosi di lui e veneziani. Ave
maggio, lo conoscono sin da quel tempo.
Tanto era nota la convivenza del Foscolo va avuto il natale nell'isole, ossia in quella
coi movatori pi ardenti, che v'ebbe anche parte del dominio, nella quale, al deside
chi volle nella Laura s spesso ricordata rio delle politiche novit non ostavano la
nelle giovanili sue rime ravvisare la sposa riverenza e l'affetto alle antiche e dome

d'un de'pi ardenti cooperatori al sovver stiche instituzioni. Ma, pi che altro, biso
timento della repubblica; potei conoscere gna aver riguardo a tempi: ch mal si giu
quella signora, tuttavia co vestigi dell'an dicherebbe della impressione che far do
tica bellezza, e trovai falso il sospetto. Alla vevano allora alcune sentenze nelle menti
notoriet delle massime sue democratiche pi accese, da quello fanno presentemente
dobbiamo pure la novelletta della sua chia dopo che la sanguinosa esperienza ha smen
mata al tribunale degl'inquisitori, e la spar tite le presunzioni. Ci che adesso sareb
tana ammonizione della madre. La buona be o smania di tristi,o imprudenza di men
Diamante ebbe anche troppo a tremare tecatti, poteva essere e fu per molti in quei
davvero pe' figli, senz'aggiugnerle im giorni splendida illusione d'ingegni
allet
maginarii terrori. Il Foscolo, che tutti no tati alla moderna armonia d'antichissime
ver i servigi resi alle nuove idee e i cor voci. E pi ne' greci e negl'italiani, a qua
si pericoli al vicepresidente della repub li le parole consoli, legioni, comizi, tribu
blica italiana, non avrebbe taciuto gi que ne e altrettali erano quasi domestica eredi
sto. E della propria madre parlando, la t. Aggiungasi ne' letterati il vedere bello
ricorda ben egli sempre come pia e affet e presente quel secolo d'oro che i poeti
tuosa, ma non mai come forte e spartana, avean loro ritratto non pi che come de
e non l'avrebbe sicuramente dissimulato. siderio. Uscire del proprio studio e trovar
La novelletta degl'inquisitori non pu a ripetet thr o i discorsi gi letti in
vere altro appoggio che un passo della di Plutarco ed in Livio; ne dialetti d'ogni
fesa fatta del Monti, di cui vedi qui ap piccola terra i sensi a cui sembrava appe
presso, nella quale si legge (n. XV) rife na bastare la lingua di Demostene e di Ci
rendosi ai suoi primi anni: io stesso avrei cerone; ci che l'Allighieri e il Petrarca
blandito ai tiranni, se le loro persecuzio appena osavano di vagheggiare in fantasia,
mi spaventandomi, mentre io non sapeva aver atto e persona vivente! Non so chi
ancora adorarli, non mi avessero per senza ingiustizia possa maravigliarsi della
tempo sepolto nella ignota mia solitudi credulit di que nobili intelletti, e qualu
ne. Ma il passo, come ben si vede, ha si mano errore voglia scusarsi da chi, poste
gnificazione del tutto indeterminata. tali circostanze, si crede poter condannare
l'errore in cui caddero col Foscolo ime
glio degl'italiani. Oltre a questo, diasi luo
VITA DI UGO FOSCOLO, XIX

go a giustizia pi ancora speciale. Se in gl'istrioni che recitavano la trista farsa


Venezia mancavano potenti ragioni, come partirne co battimani. Ma la non poteva
in altre contrade, a rinfocare gli spiriti nel essere pi che farsa, o ballo se meglio si
dispetto, attesa la nazionalit, l'antichit e voglia; e all'uscire del teatro gli spettatori
la mitezza del governo; Mi aveano le ap sarebbonsi trovate smante le borse, e solo
parenze terribili e i modi assoluti, che ac arricchitosi l'impresario.
compagnati alla intrinseca forza e i" XV.
fetti luminosi delprimi tempi facevano re
putare quella politica principalissima fra le
moderne, ma che ai tempi ultimi risalta Il Foscolo, imbevuto di facile filosofia,
vano oltraggiosamente nella rilassatezza del e di pi facile ius pubblico, caldo d'anima
costume e de civili ordinamenti, nella i e d'immaginazione, si gett spensierato nel
nettitudine del magistrati, e nel sentimento vortice periglioso, e cant in Venezia l'in
v patrio pressoch guatosi dal vecchio no a Bonaparte liberatore, mentre questi
corpo. Il popolo solo mantenevasi tutta disponea di Venezia. Bisogna distinguere
via veneziano, il popolo che non legge n la ingenuit con cui il Foscolo prese parte
Plutarco n Livio, ma s'imbeve delle tra alla danza democratica, dalla perfida ac
dizioni e le alimenta col cuore, che conti cortezza onde altri; distinguere lui che ne
nua a venerare le consuetudini antiche, usc ramingo e pezzente, da quelli che ric
tardi si divezza dai nomi delle cose ama chi ed in seggio. Vuolsi inoltre avvertire al
te, e per tollerare le nuove cerca in esse fervore con cui abbracci questo fantasma
le relazioni col passato, e le abbellisce co' per giudicare convenientemente delle pa
titoli " dai benefizii e consacra role contraddicenti estortegli dal terribile
ti dal tempo. Tornando al Foscolo; ci disinganno. Quanto maggiore fu a princi
che adesso Veggiamo, e sia pur vano il pio la sua sconsigliata fiducia, tanto pi
presagio, apparecchiarsi alle generazioni profonda e irrimediabile doveva essere e
venture dall'istruzione troppo diffusa per fu la sua diffidenza negli uomini e nelle
tutti gli ordini, era da lungo tempo in cose, che stim di vedere inevitabilmente
trodotto in Europa da libri e libricciatoli soggette all'arbitrio e alla forza del caso.
di politica, che recavano i principii di queOnde all'entusiasmo che aveva inspirati i
t sta misteriosa scienza, se non ad essere in canti repubblicani succedette la meditata
tesi, ad essere subodorati generalmente. tristezza de' Sepolcri, e nelle prose tutte e
iti Non fuvvi omicciatolo e scrittorello che nelle poesie posteriori il sentimento mise
l

non volesse porre ftbecco in molte a giu rissimo della vanit d'ogni umano divisa
dicare i procedimenti delle corti, e de'lo mento a migliorare i destini del mondo.
ro ministri. Senza che il popolo avesse Dalla lettera, altra volta citata, al Consiglio
racquistato le qualit che il resero atto legislativo ricavo che nel provvisorio go
in antico alle pubbliche adunanze, il si verno, fondatosi dopo l'estinzione della
chiam dal detto al fatto nelle piazze e repubblica di Venezia, il Foscolo fosse uno
ne campi ad udire discussioni in materia de' segretarii. E nel Quadro delle sessioni
di stato, e a votare. Come rappresentazio pubbliche, che stampavasi dal Curti quo
ne teatrale la cosa poteva andar bene, e tidianamente, trovo il 23 luglio ricordato
xx VITA Iyi tre o Foscolo.

per la prima volta il nome del Foscolo per nota ad un'ode pubblicata a quella sta
come nuovo redattore eletto a compilare gione (Anno poetico quinto, facc. 518), e
ed a leggere i processi verbali (V. n. 51). nella quale ritraevasi Caio Gracco a cui si
i E convien dire ch'egli avesse saputo gua mostral'ombra del fratelloTiberio, invitan
- s,
dagnarsi l'aura popolare, se leggo nel Qua dolo a tenergli fietro, ossia a sostenere la

-
dro stesso (n. 92) che presentatosi il 29 legge agraria che lo avea fatto trucidare e
ottobre alla sessione per leggervi il solito gettarne nel fiume il cadavere, Dopo que
processo verbale un Caloger, il popolo sta nota, dopo il piantate (st. 2)
domand a gran voce, interrompendo la Ne rei petti esecrandi
lettura: Foscolo! Foscolo. E convenne Infino all'elsa i brandi,
a Vincenzo Dabal, in que giorni vice e il non meno terribile:
presidente, acquetare l'adunanza, alla sua Sorgete, il giorno giunto
foggia vernacola sparsa d'apologhi come Di vendetta e di scempi
l'antico Menenio: popolo ste quieto, Fo (st. 5), il leggere sia pace, col resto del
scolo no pol perch el xe rochio (affio la stanza undecima, d il concetto della li
chito). Oltre a queste, era l'anima di pi bert immaginata dal Foscolo, non senza
altre adunanze, nelle quali mont la tri mansuetudine in tanto eccessiva veemen
buna assai spesso, e vi fece udire la ga za. Per altra parte il troppo vagheggiato
gliarda anzi tonante sua voce, allora pi esempio dei Gracchi, e l'ardita entrata
che mai meritevole d'essere contrassegna dell'oda:
ta dal verso attribuito alla Bandettini, la Questo, ch'io serbo in sen, sacro pugnale
quale vuolsi cantasse che il Foscolo: Io l'alzo, e grido all'universo intero:
Fia del mio sangue un d tepido e nero, ec.
Forma ululati in vece di parole.
fanno presentire i cupi divisamenti del
Quando alla fugace dominazione democra l' Ortis.
tica stava per succederne altra, fu egli tra
quelli che disperatamente proponevano XVI.
doversi porre il fuoco a canti della citt,
perire sotto un mucchio di rovine, ogni Ma la libert del novantasette era ca
morte patire, prima che cedere. Sangui vallo inforcato dal Bonaparte, che ne reg
nosi propositi, ma tolti i quali, la danza geva il corso dapprima colla voce, indico
intorno all'albero troppo famoso non ha gli sproni e col morso; e quando si accor
giustificazione alcuna alla propria impru se che ne sarebbe portato troppo oltre, da
denza. Ci ripensino coloro che sprovve valentuomo sel fiacc sotto, e stim pi
duti ne vengono a consimili tentativi: al comodo farsi condurre in lettiga da suoi
lettati dalle apparenze, credono che ogni tributarii. Continua la professione politica
cosa possa conchiudersi ballando e can del giovine Foscolo nell'ode indiritta al
tando; miseri! ella danza di morti, son Bonaparte. Questo lavoro, il pi importan
urla senza significato d'uomini deliranti te fra i primaticci del nostro poeta, con
per estremo di febbre. Ecco il destino ferma le opinioni gi espresse nell'oda ai
dei veri repubblicani, seguiam le loro or novelli repubblicani, poc'anzi da noi cita
me e incontriamolo, scriveva il Foscolo ta. Anche qui, tra il soverchiante bollore
VITA DI UGO FOSCOLO. xx I

delle tumultuanti passioni, trovi nobili ri dietro s proscrizioni, terrori, animosit


chiami alla moderazione e all'amore del e beffe. Dove mancassero le scritte testi
giusto: monianze e le lettere e le gazzette, mo
Itale genti, se virt suo scudo strerebbero la parte presa dal Foscolo
Su voi non stende, libert vi nuoce. nella veneta rivoluzione del novantaset
Ippolito Pindemonte non avrebbe cantato te alcune caricature uscite a primi gior
diversamente. Nel resto traboccano l'indi ni della dominazione novella. In queste,
gnazione e la collera. La poesia ha varia tra le molte invenzioni satiriche, rappre
tinta e valore. A bei versi: sentanti la dolorosa condizione degli abi
Italia ahi! solo all'ignominia viva, tatori della contrada durante il governo
Viva all'infamia che piangendo lava. democratico, e volte a screditare coloro
Eran d'orto terrore e d'occidente,
che vi tennero magistrature o co' propri
E si pascean di sangue e,di peccata;
scritti e discorsi ingegnaronsi di puntellare
e a quelle evidentissime:
Cataste di frementi
quel repentino e non appena sorto che
ruinante edificio, evvi un corriere che an
Capi, cogli occhi nelle treccie involti,
dandone a rotta di corso perde tra via
s'accompagnano i versi trivialmente ab dalla slacciata valigia alcune lettere, ed una
bandonati, come: tra queste coll'indirizzo al libero uomo
E la tricolorata alta bandiera,
Miccol Ugo Foscolo, intitolazione colla
e le fanciullesche imitazioni del Monti, co quale vennero in luce le poesie test ri
me quella dell'aquila: cordate, e segnatamente la lunga ode al
Ferita nelle penne e nella pancia. Bonaparte.
Nell'indole poi generale e negli andamenti
l'ode tutta, per chi ha qualche pratica di XVII.

tali studi, arieggia quelle dell'Alfieri sul


l'America libera, con l'aggiunta di qualche Part di Venezia dopo il novembre, n
epiteto foggiato a mo'del Parini e di qual saprei ben dire se tostamente, o dopo bre
che splendido verso sull'andare di quei ve corsa in Toscana perla via di Romagna,
della Basvilliana. Fu ristampata pi volte e si conducesse a Milano; certo che in que
in pi luoghi, e ad una edizione imolese, sta citt si trovava nel principiare del no
che non ho mai potuto vedere, un Gian vantotto. Di che abbiamo indubitabile testi
nandrea Restini pose non so che note. monianza negli articoli da lui scritti pel
Della ristampa fatta in Genova nel 18oo, Monitore italiano, che quivi stampavasi
e preferibile a ogni altra, perch portante dal Mainardi. Erano dapprima compilatori
la dedicatoria in prosa al Bonaparte, par di esso giornale il Gioia, il Braganze, il
ler in altro luogo. I fatti cominciavano Foscolo, il Serpi, il Balocchini, e qualche
intanto a contraddire alle belle immagina anonimo; ma al pubblicarsi del numero
zioni, e l'albero fu sfrondato da que me ventesimo sesto, 1 1 marzo, il tipografo
desimi che aveano giurato d'inaffiarne le dichiar che da indi sarebbero tre soli i
radici col sangue. I democratici erano co compilatori Pietro Custodi, Melchiorre
stretti a fuggirsi di Venezia e delle pro Gioia e Ugo Foscolo. E nel proposito di
vincie gi soggette a Venezia, lasciando Ugo Foscolo, il si qualifica come noto alla
X XII VITA DI UGo Foscolo.

repubblica delle lettere per varie applau rozza. Invano con le grida e con le mi
dite produzioni, ed in particolare per la maccie tentai d'arrestare il cocchio omi
celebre tragedia il Tieste. Pi che al cida: appena ho potuto salvare me stesso:
tro attendeva il Foscolo nel Monitore a il tardo vecchio, che guidava a mano un
compilare le relazioni delle sedute del cor suo tenero figliofu rovesciato ed oppres
po legislativo, e quelle del consiglio dei se so: egli serb il fanciulletto da morte,
niori, soggiungendo a luogo a luogo alcune coprendolo colle sue membra peste dai
osservazioni sue proprie. In queste brevi spaventati cavalli. Il cocchiero, avvezzo
scritture, in onta all'esagerazione a seconda forse a sacrificare con feroce stolidita i
dei tempi e dei principii abbracciati dai cittadini che non ponno salvarsi supe
pi fervidi ingegni, non puossi a meno di rando la velocit delle ruote, seguitava
scorgere certa finezza e rettitudine di giu indifferentemente il suo corso. Quanto
dizii e sopra tutto l'efficace impetuosit di pi alcuni circostanti volevano arrestar
una ingenua eloquenza. Ricorda a legisla lo, tanto pi s'affrettava a fuggire, te
tori, come quella di cui godevano fosse mendo la pena della legge violata. Pro
una libert che cal dalle Alpi accom fittando della oscurit della sera, finsi
pagnata dalle desolazioni e dal terror di presentargli una pistola, gridandogli:
della guerra, e seguita dall'orgogliosa t'arresta o t'abbrucio. Allora ei sistette,
avidit della conquista (n. 9). Non men sino a che accorsa in breve la guardia
franco linguaggio tiene in altro luogo a fu condotto all'ufficio di polizia. Ma che
legislatori, alcuni de'quali o abusavano il pro? Castigando il cocchiere si ritorna
potere, o erano conniventi a chi ne abu a vita quel cittadino, che forse in questo
sava. Indignato ai soprusi che commette momento esala l'ultimo fiato; o si resti
vansi dalle soldatesche repubblicane, gri tuisce la sanit a quelfanciullo, che do
da altamente perch siano tolti, giungendo vr forse strascinare per tutti i suoi gior
fino ad esclamare: se in ci non vi avesse ni le membra storpiate ed inutili a pro

che errore, l'ignoranza stessa dovreb cacciarsi la sussistenza? Tentasti, vero,


be essere punita di morte. Legislatori! o Sopranzi, di prevenire questi delitti,
io vi parlo colla franchezza dell'uomo tanto pi esecrabili quanto non riescono
libero, che ha consacrato i suoi gior in vantaggio di chi li commette, inflig
ni alla verit: o togliete gli arbitrii, o gendo una pena pecuniaria a chi sfrena
scendete da quel seggio ove rappresen tamente corresse con le carrozze per la
tate una nazione oppressa e delusa dai citt. Promettendo parte del danaro a
suoi stessi ministri (n. 14). Meglio per chi arresta i cavalli, animasti i cittadini
altro di citazioni minute varr la seguente a sorprendere i violatori della legge. Ma
rimostranza al Sopranzi, ministro di poli questa misura a mio parere delusa ap
zia, che si legge nel n. 18, a far chiara punto da chi vuole trasgredirla. E chi
mente intendere, non che l'indole de'tem sar quell'uomo s audace da esporsi stu
pi, il bollore dei sentimenti e lo stile del pidamente al pericolo di essere frantu
Foscolo giovinetto. Ti scrivo colle mani mato opponendosi all'impetuoso corso
bagnate nel sangue di un vecchio, ch'io de'cavalli? Pi fiate mi vi accinsi io me
raccolsi da terra schiacciato da una car desimo; ma, o non ho potuto raggiunge
VITA DI UGO FOSCOLO. XXI ! I

re i cocchi che mi sfuggivano, o la sfer altra parte dimenticare le parecchie allu


za del cocchiere, che minacciandomi ir sioni che ci hanno nelle poesie del Parini
ritava maggiormente i cavalli, mi ha a consimili prepotenze degli opulenti di
forzato a ritrarmi. Non dunque che io quella stagione. E chi sa che il racconto
pretenda di dettar leggi, se ti propongo del viandante pesto dal cavaliere, che si
su quest'argomento alcuni consigli. Se a legge nell'Ortis, non fosse scritto colle ri
me spettasse di fare delle provvidenze, membranze del fatto narrato nel Moni
queste, e non altre, a mio parere, sareb tore?
bero le pi opportune. 1. Porter una
pena pecuniaria e non potr pi tenere XVIII.

carrozza quel cittadino, la cui carrozza


avesse oppresso, mutilato o morto qual Voleasi accoppiare al coraggio certa gen
che altro cittadino. 2. La pena pecunia tilezza d'animo poco meno che romanzesca,
ria, che si dovr infliggere in ragione quando sembrava a nulla pi si mirasse che
della ricchezzadel proprietario della car a torvia l'assoluto potere degli ottimati o di
rozza, dovr ritorcersi a compenso di un solo, per sostituirvi l'inobbedienza e la
quella famiglia che avr in tal caso per ferocia di tutti. Ogni cosa camminava per
duto il padre, il figlio, il marito. 5. Ove vie militari, e il tuono de fucili intimava
la carrozza appartenesse ad un vetturino, alla lingua latina di tacere per sempre in
questi, oltre la pena pecuniaria, dovr Italia. Il poeta, dimorando in Milano, sede
perdere i cavalli e la vettura. 4. Paghe primaria a que malaugurati consigli, non
r cento zecchini chiunque sar da due impaurisce, e consegna all'esecrazione e al
testimonii legali e oculari accusato di a ludibrio dei posteri la sentenza barbarica.
vere sfrenatamente corso per la citt. Vittorio Alfieri pochi anni prima avea fat
Queste testimonianze cadranno nulle, o to lo stesso per l'abolizione dell'accademia
ve si smentisca l'accusa per mezzo d'altri della Crusca. Ma, vaglia il vero, incompa
due testimonii legali, oculari e contem rabilmente pi coraggiosa fu la voce del
poranei al momento in cui si denun Foscolo; e quel sonetto che stampato con
ziata la trasgressione. 5. Percepir 2oo altri sei di tema amoroso, vide la luce in
zecchini, da sborsarsi dal proprietario Milano nel 1798 (anno VI), senza nome
dei cavalli e del cocchio, chiunque arre d'autore, ma che tutti conoscevano cui ap
stasse cavalli correnti oltre il modo fis partenesse, commendevole, oltrech per
sato dalla legge. Bench quest'ultima la forza e grandiosit della frase, per la in
provvidenza sia quasi inesiguibile, po trepidezza de'concetti. Dovette ridondare
trebbe, per la somma della pena, animare di non minore coraggio il giornale che in
maggiormente i cittadini all'esecuzione, questo stesso anno pubblic in compagnia
e trattenere i cocchieri dal trasgredirla. di Melchiorre Gioia. Intitolavasi l'Italico,
Lascieremo ai giurisperiti il notare quanto e durato pochi mesi, venne soppresso;
v'abbia di opportuno e di eseguibile in della qual soppressione non durer fatica
siffatti provvedimenti, a noi bastato re ad indovinare i motivi chi sappia essersi
care questo passo perch si giudichi della in esso divulgate per la prima volta non
intenzione e dello stile. Non voglionsi per poche delle politiche discussioni ch'indi
XXIV VITA DI UGO FOSCOI,o.

concorsero alla compilazione dell'Ortis. l'incantevole splendore della sua fantasia;


N minor coraggio vi volle, e men bello egli che seppe alle severe immagini dell'Al
accoppiamento di sentimenti forti e gen lighieri accoppiare le arditissime della Bib
tili, per dettare l'Esame sulle accuse di bia, e a nomi e ad avvenimenti di fresca
Vincenzo Monti, che in questo medesimo data circondare la luce reverenda de'tempi
anno 1798, coi tipi Pirotta e Maspero, vi antichi, facendo comparire quasi dissi tra
de la luce in Milano. Una grande tempe dizionale il contemporaneo. Il Parini poi
sta d'accuse era stata suscitata contro al pot veramente nominarsi il Socrate lom
Monti da suoi nemici, capitanati dal Gian bardo, e di lui, se fu esemplare tutta la vi
ni, i quali facendo concorrere, parte per ta civile, esemplarissimi furono gli ultimi
conforme malignit, parte per debolezza, anni. Chiamato tra il gelo e gl'incomodi
l'intero corpo legislativo nel proprio ran della vecchiezza a mostrare la reverenda

core, fulminarono una legge intenta a spo canizie a lato le tribune de tosati alla Bru

gliare quell'uomo illustre d'ogni carica, e to, tutto che consigli e che disse in quelle
quindi d'ogni stipendio. E la conventico adunanze potrebbe scriversi in oro. Do
la era pur quella che al Foscolo, giovine, vrebbe la pacata liberalit dell'uomo raro
povero ed esule, poteva sola dar impiego farsi norma infallibile a giudicare della con
e modo a campare. S'aggiunga ch'egli a vulsa di certuni che vorrebbero si strozzas
que giorni col Gioia e col Custodi correva se mezzo il mondo perch respirasse pi a
rischio d'essere carcerato, e gli toccava giatamente l'altra met. Il Parini cant la
trafugarsi di casa in casa dalle indagini de virt, laragionevole indipendenza, la comu
gli uomini d'arme, come dichiara egli stes nione dei diritti, la santit della beneficen
so in una lettera al Monti, scritta in tempo za, le consolazioni dell'amicizia, prima che
che ogni minima alterazione del vero sa vi fossero tribune, comizii, e corpi legisla
rebbe stata arma micidiale posta in mano tivi; il suo alloro non aspett a crescere
de' suoi avversarii. Anche nell'Ortis, in al che se gli piantasse vicino l'albero dei
tra lettera, datata da Milano 1 1 novembre, demagoghi; inculc l'amore a sommi no
sono toccate le due sentenze del Consi stri scrittori, alla pura lingua materna, al
glio legislativo contro la lingua latina e gusto antico, a quanto di bello germoglia
contro Vincenzo Monti. E in quelle let in animo ingenuo ed efficacemente pre
tere parlato eziandio della conoscenza muroso del bene, quando ancora l'Arca
fatta del Parini, conforme a principii del dia era in fiore e sussurravasi appena di
quale erano quelli che inspirarono al gio Trecento e di riformar dizionarii; quando
vine Foscolo l'Esame. In Milano fu da ancora non era fatta del tutto italiana la
lui conosciuto il Parini; il Monti non ben voga de romanzi, scrisse versi che allet
saprei dire se in Milano o in Bologna. Ma tano alla mestizia e alle pi delicate pas
il dove poco rileva. Come non amarsi e sioni; e ci, in una parola, che nei pi a
venerarsi dal Foscolo il Monti? Il Monti lui succeduti sono affetti, pensieri e pa
principale poeta dell'et sua, e de princi role fritti, rifritti, e tornati a friggere per
pali che mai avesse l'Italia, considerata la nauseare chi non si lascia sedurre, fu in
classica tinta del suo stile, la continua pie lui effetto di privilegiata natura, destinata
nezza e magnificenza del suo verseggiare, e a foriera di tempi migliori, se la fredda e
l
VITA DI UGO FOSCOI,0, XXV

maligna generazione che gli succedette ne veva non meno intrepida la difesa di lui,
fosse stata degna. Grande ventura pel Fo piena di riverenza all'alta mente, di grati
scolo procacciatagli dai tempi, e compenso tudine all'anima dolce, e di fiero dispetto
non piccolo all'incertezze e alle calamit contro a calunniatori. L'apologia di Vin
dell'esilio, fu il poter conoscere presen cenzo Monti congiunta all'accusa de'tem
zialmente e conversare col calore inspirato pi malvagi, e degli uomini da que tempi
dalle comuni passioni i grandi uomini di procreati non dissimili a loro. Cos non a
cui si era fatto modello. Ma di siffatta ven vesse il cuore indi a gemere sulle discordie
lura mostravasi meritevole, oltrech per che insorsero fra intelletti s meritevoli di
la singolarit dell'ingegno, per l'altezza stimarsi e di confortarsi a vicenda! Tar
dell'animo, e pel sincero disinteressamen diamo, quanto concesso a fedele biografo,
to della sua ammirazione.
di venirne alla deplorabile mutazione. Sal
lustio d le parole dell'epigrafe: ego ado
XIX. lescentulus studio ad rempubblicam latus
sum . . . . ibique pro pudore, pro absti
Di assai buon grado mi arresto all'E- nentia, pro concordia, pro virtute, au
same sulle accuse contro Vincenzo Mon
dacia, largitio, irae, avaritia vigebaut.
ti. L'arrestarsi a questa dimostrazione di Tutto storico negli scritti del Foscolo,
affettuoso coraggio non senza conforto a fino alle epigrafi, che vanno studiate per
chi legge o ricorda gli annali dolorosi del la loro terribile convenienza. Lo stile di
la Italiana repubblica. Vi si veggono di questo Esame fa presagire quello dell'ora
gi i disinganni del giovine, che datosi al zione pei Comizii; e direbbesi che, con
culto della democrazia fors'anco per im qualche maggiore veemenza, fosse coniato
pulso di buon cuore, e non senza speran sulla scrittura famosa del Monti stesso in
za, o se vogliasi smania di gloria, se ne ri nome del Piranesi. Ma dello stile, anzich
trae sbigottito, dacch si accorge che il giudicarne, daremo esempi non brevi nel
buon cuore poco o nulla ci avea che fare, le citazioni; come faremo, sempre che oc
e la presente rinomanza non potea com corra, di quegli scritti foscoliani che non
perarsi che a prezzo di perpetua infamia. facilmente si trovano, n facilmente si ri
Vi si vede, com' destino di tutti que mi stamperanno.
seri tempi in cui la forza e il raggiro so
vrastano alla giustizia, l'ingegno eminente XX.
costretto a scolpare al tribunale dei vili la
propria eccellenza, e a trovar grandi scuse Sapeva il Foscolo di parlare a chi in re
a piccioli falli, laddove gl'ingegni minori pubblica mantiene i modi di tirannia non
ne vanno assolti con piccole scuse da gran per si atterrisce. Io perseguiter, esclama,
di misfatti. Vincenzo Monti era in vero de con la verit tutti i persecutori del vero:
plorabile vista all'Italia, circondato d'ac andr superbo della inimicizia de'malva
cusatori o tristi, o venali, o sedotti; ma gi; alle accuse comprate contrapporr lo
grande consolazione dovette essergli il gio instituto della mia vita; e dove i potenti
vine generoso, che colla penna stessa onde vincessero, su me ricadrebbe il danno,
scriveva intrepide uinaccie ai potenti, scri ma tutta sovr essi la infamia. L'alto in
Foscolo. d
XXVI VITA DI UGO FOSCOLO.

gegno del Montife in lui rilevare gli er i versi non si credono bastanti a caratte
rori ignoti in tanti altri dei quali gli scritti rizzare la ragione e il cuore di un uomo,
sono oscuri al pari del loro nome ede'loro perch apporgli a delitto la Basvilliana?
delitti. Colpa del Monti fu l'esser gran Ma il Monti autore della lettera in nome
de. Se dunque la difesa ch'io imprendo del Piranesi. Scopertone autore in altro
m'acquister de'nemici, io mi compia tempo, gliene andava la testa. Ponderate
cer di avere comune la sorte ad un uo severamente le colpe tutte del Monti, que
mo ingiustamente perseguitato. Prima ac sta lettera basta a controbilanciarle. Di
cusa del Monti al tribunale repubblicano, vinizz Luigi XVI; ma non da confon
la Basvilliana; ma non ritrae essa i tem dere l'immaginazione coll'intelletto, l'ar
pi del Robespierre? Chi non detesta quel te col cuore. Il protagonista esigeva il
sanguinoso repubblicanismo? La Francia colorito pi splendido, e pi maestosi gli
stessa il dann: dovr farsene apologista atteggiamenti. Gli artisti filosofando o
l'Italia? E contro uno de' suoi pi nobili gnora sul bello s'innamorano del lorsen
figli? Non oltraggi il Monti la memoria di timento, delle loro immagini e dei loro
Basville, la consacr negli occhi di Roma quadri. Quel pittore che avrebbe sagri
apparecchiandogli la gloria del cielo. E se ficato il proprio padre alla libert, do
i tempi sforzarono pure il poeta a palliare vendo dipingere Cesare morente in se
alcuni fatti, sar da scambiare colla perfi nato, lo presenterebbe eroe, padre, roma
dia il timore? Amico era il Monti al Basvil no, tale in somma da destare, anzich
le, indizio di conformit ne principii; per odio e terrore, riverenza e piet. Esem
dendo s, non avrebbe salvo l'amico; ca pio i sommi poeti. La cantica un capo
rit di marito e di padre il distolsero da lavoro, n il Monti avrebbe cos scritto,
inutile sagrifizio. Siasi finto pazzo al pari se cos non avesse pensato? Contraddicono
di Bruto, per questo il s vorr condan a ci chiare testimonianze. Ed altri pre
nare? Lucano, nome sacro alla posterit, ferisce alla Basvilliana altri poemi dello
uno degli ultimi romani, che per restitui stesso autore; il Bertola, il Prometeo; io
re a Roma la libert si meritarono da Ne (parlo sempre in persona del Foscolo),
rone la morte, adul il despota, lo adul la Feroniade; mentre al poeta piace prin
bassamente per assopirlo sulla imminente cipalmente il Pericolo. Se la vita degli au
congiura. Questa fu scoperta, il poeta pu tori, pi che l'opere, ce ne d il carattere,
nito. Fosse stata o sedata o dispersa, il suo perch non attendere alla vita del Monti?
nome giungerebbe ai posteri esecrato, Nulla in ci che l'oltraggi, anzi in difficili
poich il volgo giudica sempre le imprese, tempi e luoghi nobile e lodevol condotta.
pi che dall'intento, dalla fortuna. Quan Ruppe le catene a Liborio Angelucci, con
to scrisse palesa nel Monti animo non a pericolo di aver comune con esso la pri
lieno dalle nuove idee. Quasi esiliato per gionia; fu amico a novelli repubblicani;
l'Aristodemo,questa tragedia espressamen prima delle vittorie francesi si lanci nella
te vietata dal Consiglio dei dieci in Vene rivoluzione italiana. Stando in Venezia,
zia nel 1796. Il Caio Gracco inedita, ma da pubblic vero quivi dapprima la Muso
gran tempo composta, e certo prima delle gonia, e quindi la ristamp in Milano, com
vittorie del Bonaparte, altra prova. E se vertendo a lode del Bonaparte alcune otta
VITA DI UGO E OSCOLO. XXVII

ve che nella primissima edizione romana XXI.

lodavano Francesco I. Ma que versi erano


contemporanei alla Basvilliana, e doveano Volli ripetere alquanto distesamente le
intitolarsi al conte di Wilzek, che glieli principali idee di esso Esame, oltre alle
avea richiesti a meritargli una cattedra in addotte ragioni, anche perch spargono
Pavia, e trarnelo quindi di Roma ove abi alcun lume sulla vita del Monti, e servo
tava disgustato e tremante. Se ne penti, no a mostrare quali accuse e quali difese
soppresse l'edizione, e solo qualche esem erano comportate dai tempi. Miseritem
plare, in cui per altro erano cancellate le pi, quando potevano accusare il Monti
ottave denunciate, fu imprudentemente di vilt, quelli che lo avrebbero in altri
affidato a tale, che, trovata l'arte di le tempi biasmato di scelleraggine; e l'in
vare le cancellature, aspett tempo e luo gegnoso e franco suo apologista era co
go per tradire il secreto, di modo che stretto ricorrere alla sentenza che non
per iscoprire nel suo nemico un errore da confondere l'intelletto coll'immagi
novello, costitu se medesimo scellerato. nazione e l'arte col cuore, e quindi am
Ci non sarebbe a ogni modo pi grave plificare gli errori degli antichi uomini
della Basvilliana, e serve a smascherare il insigni per attenuare le macchie dell'in
livore degli accusatori. Per le accuse ap signe contemporaneo! Ma il giovine poeta
poste al Monti quando fu coll'Oliva in che oltraggiava l'arte sua dicendola scom
viato commissario organizzatore nella E pagnata talvolta dal cuore senza cessar
milia, dir primieramente ch'ei non fu d'esser grande, dettava almeno il sofisma
ancora chiamato in giudizio, e che quan a difesa del confratello, e veniva in certa
d'anche lo fosse, non si spetta al privato guisa a comprovare col proprio esempio
di sentenziare l'onore dei cittadiniprima la verit di quell'altra sentenza egualmen
del suffragio dei magistrati. In secondo te sua: che nei secoli corrotti la virt
luogo, che accusato l'Oliva delle stesse sostenuta dai vizii. N vuolsi credere
colpe, fu dal Consiglio assoluto, con de che la sola fama del Monti traesse il Fo
creto che rigettava le prime accuse; lo scolo a quest'Esame. Altri di minor fama
che pi che per la reit, previene per la ebbe da lui eguale servigio; su di che veg
innocenza del Monti. Mal conosce gli gasi la lettera al capitano di Giustizia, nel
uomini e i tempi chi dalle accuse sparse la quale pone s garante dell'innocenza
e non comprovate non travede talvolta del fuggitivo Braganze; garanzia che a mol
l'errore, sovente le passioni, e sempre ti parr fuor di luogo, e sar forse, ma cer
la malevolenza dell'accusatore. Aristide to mostra che l'esagerazione del suo sen
fa imputato di ruberia, Focione di tra timento piegava in buona parte, e il suo
dimento, e Catone ha dovuto scolparsi amore alla universale indipendenza non
cinquantatr volte, poich in corrotta re era di nude parole. Mentre poi guerreggiava
Pubblica non si pu essere giusti impu per l'altrui decoro, non dissimulava a s
rente. Il resto perorazione eloquente, medesimo i proprii difetti, e i traviamenti
n cui si conchiude l'Esame. a cui fu condotto parte dall'et licenziosa,
parte dal nuovo stato dell'armi a cui indi
a non molto si diede. Onde in un sonetto,
x XV | Il VITA DI UGO FOsCarlo,

che il Pecchio, con quel poco buon gusto trici de'nostri primi poeti, vide l'Alfieri, e
che gli ha fatto pronunziare altri inetti giu strinse amicizia con quanti vi aveano pro
dizii in fatto di lettere, chiamava di una vetti nella fama o promettenti di meritarla.
meschinit insopportabile, e ch'io non Fra'quali il Niccolini; amico al Foscolo
dubiter di chiamare invece assai bello, de' pi cari, e con diversa tempera d'in
cantava, forse rigido a s sopra il vero: gegno, in ambedue raro, di studii meglio
... Dal d ch'empia licenza e Marte ordinati; informato egli pure alla scuola
Cinsero me del lor sanguineo manto, del classico gusto e della passione vivente,
Cieca ho la mente e guasto il core, ed arte
uomo egli pure di gagliardi principii e di
La fame d'oro, arte in me fatta e vanto.
affetti gentili. Oltre quella de letterati,
E noto che dove le prime edizioni del so vuolsi ricordare la fatta conoscenza d'una
netto davano fame d'oro, le posteriori giovane pisana, indi sposa in Firenze, che
ammisero umana strage; variante che se fu l'inspiratrice dell'Ortis. Avrassi a par
lascia pensare essere stato il poeta intinto lare di lei pi largamente ne'capitoli con
dell'una e dell'altra pece, conduce ancora sacrati alla critica del romanzo famoso; ora
ad avvertire di qual delle due sentisse ri notisi solo il tempo della vera passione da
morso, o pi fortemente si vergognasse cui furono originate le lettere dell'infelice
negli anni pi tardi. Che il Foscolo nolto suicida, che fecero dimenticare le anterio
del suo sprecasse in que giorni ne'giuo ri di due amanti. Le amabili donne oc
chi azzardosi, altro bel vezzo della libert cuparono gran parte della vita del Foscolo,
che voleva agguagliate le borse, quando anche in ci discepolo all'Alfieri e al Pa
anche tacesse quest'apertissima de suoi rini che temperarono l'uno il proprio di
versi, altre testimonianze si avrebbero di sdegno, l'altro la propria causticit coll'af
contemporanei; ed io l'ho udito deplora fettuoso culto della bellezza. Lo spirto del
re pi volte da chi gli era amico, e talora l'amore era in lui nato ad una con quello
compagno in que miseri dissipamenti. delle vergini muse, e quando li congiunse
in un verso a ritrarre l'unico spirto del
XXII. la raminga sua vita parl pi da storico
che da poeta, o meglio da vero poeta che
Da Milano si condusse a Bologna, non ripete a tutte le generazioni future ci che
assai bene agiato, se debbo credere alle pi gli risonato profondamente nel cuore.
parole d'un autore d'inni repubblicani, Com'egli in questo suo amore sagrificasse
che mi narrava di averlo veduto quivi alla Venere celeste, e come ne impetrasse
dormire sulla nuda paglia negli ospitali in il velo pudico, trasparente sol quanto ri
fascio co' soldati. E forse a quel tempo chiesto a far pi stimabile un sacrificio, si
si lasci carpire da qualche libraio, che vedr quindi appresso. Furono ancora du
volle a s fruttante la povert del lettera rante questo tempo composti parecchi dei
to, i primi abbozzi dell'Ortis, usciti dalla sonetti amorosi, alcuni de'quali compar
stamperia del Marsigli col titolo: Lettere vero da prima nel giornale di Pisa, indi
di due amanti. Da Bologna si condusse furono stampati in pressoch tutte l'edi
in Toscana e a Firenze, e cominci quivi zioni delle opere foscoliane. Mostrano que
per tempo a respirare l'aure beat anima sti sonetti il notabile avanzamento fatto
VITA DI UGO FOSCOI.O. X XIX

dal poeta nel gusto, e come la sua poesia mano nelle battaglie, che non era stato al
avesse acquistato forza e colore proprii. Si teologo controversista, legato pontificio, e
paragonino, chi voglia profittare in tali arcivescovo di Benevento. Di qui ci che
studi, con quello per la Venezia dichia scrisse acconciamente di lui Silvio Pellico

ratasi neutra, o con l'altro per la morte in una poesia che pi volte ricorderemo:
del padre, e vedrassi differenza che corre Vate era sommo ed avea cinto l'armi,
E alteri come il brando eran suoi carmi.
dal poco pi che mediocre al presso che
ottimo. Le allusioni ai luoghi ed alla con Alla formazione della legione Cisalpina, in
dizione dell'animo suo non sono meno e cui concorsero uomini ragguardevoli per
videnti. L'amore non fiacco e piagnone, virt, per ingegno e per nascita, non avea
ma impetuoso e operante, come voleva mancato il Foscolo di mostrarsi de'primi.
no i tempi. La patria risuona non meno Vi aveano tra suoi commilitoni anche poe
dell'amante in quelle brevi elegie, ci sen ti non ispregevoli, il Ceroni e il Gaspari
tiamo nell'et dell'Allighieri alla quale ci netti; ma nessuno pi gli fu caro di Giu
ricondusse quel d'Asti. Sonovi ritratte le seppe Fantuzzi, al cui nome assegn molto
sponde dell'Arno, e l'onda avvezza ad splendido luogo nell'orazione pei Comizi
impaurire per le guerre intestine; e di l lionesi, ponendolo esempio del valore ita
passa la bella donna odorando l'aure coi liano, non del tutto spento dopo tanti se
diffusi capelli. In altro, che traduce sul coli d'inazione e di avvilimento, anzi tale
principio poco men che a parola un elegia improvvisamente risorto, da gareggiare con
di Properzio, i sospiri e le grida dell'inna quello delle nazioni pi provette ed eser
morato sono dispersi dai venti tirreni. Que citate nell'armi. Consimili esempi si videro
sto il crederei composto quando una vir in tutte le guerre agognate dalle nazioni, e
tuosa necessit costrinse il poeta ad abban come a formare la potenza del Bonaparte
donare la sua donna, gi fatta o prossima concorsero questi di cui parliamo, ad ab
a farsi d'altri; e l'alpi che vi sono ricor batterla ve n'ebbero di somiglianti. Lira e
date le ho per quelle di Liguria, lungo le spada brandiva ad untempo Teodoro Kr
quali appunto err militando. E qui si av mer nel 1815; e lira e spada si legge in
verta, ch' tempo, che il poeta e l'amante fronte ai versi da lui composti al rimbom
si associarono nel Foscolo al guerriero, e bo dei cannoni di Lipsia, e tra gli aneliti
quelle due condizioni che ne mezzo aman della immatura e lagrimata sua morte. Le
ti e ne'mezzo poeti sogliono insegnare as arti, se maneggiate in tal guisa, giovano a
sai volte o blandire la timidezza, ringa temperare l'abborrimento per la razza u
gliardirono in lui la tendenza marziale, e mana, che facilmente sorgerebbe alla vi
ne furono ringagliardite. Sicch non sem sta di tante carnificine; e meglio s'inten
plice imitazione di un sonetto pi antico de come da s luttuosi avvenimenti pos
dettato dal Casa, il sonetto che si chiude sano uscirne desiderabili effetti pel pub
collo spirto guerriero che gli ruggia den blico bene, quando tra il sangue e gli or
tro; anzi meglio appropriato al poeta mo rori si sente non essere morta la voce della
derno fu il cantare a quel modo, con pri gentilezza e della poesia, quasi reliquie
ma ai fianchi la fascia tricolore nelle tu de' miti sentimenti preceduti alla guerra,
multuose adunanze, e poi colla spada alla e preludio di quelli che possono ripullu
X XX V ITA DI UGO F0st 01,0).

lare negli animi riamicati. Il che molto be cui fu soprammodo studioso; quindi al
ne pu vedersi accennato nelle seguenti coraggio mostrato nelle frequenti sortite,
parole del frammenti manoscritti: io pre onde Massena agguerriva continuo la guer
cedeva la cavalleria arieggiando il valor nigione a toglierle d'affievolirsi per dis
di Rinaldo, e non parlando pi ai colli suetudine, accoppiava la paziente perse
di Bologna, i quali ad onta dei miei sa veranza, accoppiamento ancor pi difficile
luti patetici non mi avrebbero mai dato che non era quello della lira alla spada. I
risposta; cos almeno credo. Qui abbiamo biografi suoi sono tutti d'accordo su que
le fantasie romanzesche afratellate alla mi sto punto; e il celebre Rasori, testimonio
litare baldanza. oculare di quell'assedio, che gli diede ma
teria alle prime manifestazioni della teorica
XXIII. su cui massimamente si fond la sua fama;
intimissimo al Foscolo, e compagno suo
L'Italia intanto era corsa dagli austro nelle opinioni politiche, come pi tardi in
russi, e la fortuna rifuggitasi col Bonaparte letterarii imprendimenti; narrava, che po
alle piramidi, avea abbandonate alla scimi tendo starsene men a disagio nello Stato
tarra nemica le falangi repubblicane. Com Maggiore, preferisse aver comuni cogli al
batt il Foscolo a Cento, a Forte Urbano, tri i digiuni e gli stenti del soldatello, e
alla Trebbia, sempre all'armi libere in lungo tempo continuasse a cibarsi non pi
fausta, com'egli la chiama nell'Orazione che di pane e latte. A siffatte o consimili
pei Comizii, ed a Novi; e perduta ogni astinenze erasi abituato fin da ragazzo, ne
speranza nell'aperta campagna, si chiuse menava anzi vanto, come testificano i suoi
in Genova col Massena, a patirvi le stret colleghi di scuola; si pasceva della gloria
te del memorabile assedio. Quivi si mostr futura, e di quella attuale che la sua fan
pi che mai patriotta e soldato. L'anima tasia dicevagli di acquistare con quegli at
ferrea del Massena, che avea deliberato ti stessi fuor del comune. Am, vero, e
fare di Genova l'antemurale della perico poi e sempre la vita agiata e le squisitez
lante repubblica, conquistandosi quell'al ze tutte che l'accompagnano, ma non
loro che ne'tempi antichi ebbe Fabio in nuovo l'amare e il gustare ci che si sa,
dugiando, porgeva il modo al poeta di al predominio di pi forte passione, porre
rendere manifesti ad un'ora il proprio in in non cale: appunto in questi contrasti
gegno e il coraggio. Le concioni a com riposta la morale bellezza di alcuni carat
pagni d'arme erano riposo dal maneggio teri. Certo doveva avere in s il Foscolo
di queste; l'intelletto messo in agitazione virt di tal genere, n altre potevano ren
non ordinaria dalle fazioni diurne, si esa derlo s accetto, com'ei fu, ai militari, non
lava eloquente la sera. Erano esca alla con - punto propensi a concedere la fiera ldo
citata parola i luoghi e gli antichi monu ammirazione a chi tiene pi riposato cam
menti della citt, invidiabile teatro all'elo mino. Nell'assedio di Genova, e in una
quenza di un tal uomo. Oltre i caldi spiriti delle sortite di cui s' parlato, tocc pure
di Tirteo e di Demostene che gli fremeano una ferita per una palla morta che il colse.
nell'anima, stavangli nella memoria gli e in un piede; e fu la sortita nella quale pe
sempi conservatici da Plutarco, storico di r il colonello Fantuzzi, ricuperando il col
VITA DI UGO FOSCO I.O. XX x 1

le cos detto dei due fratelli. La morte del cant le dolcezze della vita sulla lira che
Fantuzzi gli fu assai dolorosa, tuttoch in avea suonato terribili imprecazioni ai ti
que momenti d'invasamento patriottico, ranni: il Foscolo lo imit. Notato il tem
non poco dovesse confortarlo l'eroica guisa po del componimento e le circostanze, non
onde l'amico era morto, e la gloria che gli mi dilungher a parlarne da critico, aven
si apparecchiava in futuro. Quando il pi doci a tornar sopra quando dir dell'al
de magistrati obbedivano all'ingordigia, e tre liriche stampate con esso.
meglio attendevano a spogliare i popoli che
a liberarli; quando il berretto di Bruto XXIV.

copriva teste piene, pi che altro, di sozzi


computi d'usurai; dovette essere grande Il Bonaparte frattanto, tornato dall'E-
conforto il brandire l'armi e morire com gitto, erasi fatto salutare primo console.
battendo. Ebbe Giuseppe Fantuzzi, oltre Alle maraviglie delle sue antecedenti bat
gli spiriti pronti e guerrieri, colto l'inge taglie aggiugnevasi questa del suo ritorno
gno. Assai conobbi in mia giovent la fa vanamente contrastato da una flotta ne
miglia di quel colonnello, potei conversare mica e dagli elementi. La terra arcana se
a lungo col fratello di lui e coi nepoti, e gli era svelata; aveva chiamato i secoli a
seppi della sua gentilezza e nobilt d'ani guardare dalle mostruose piramidi l'in
mo, che come tradizionale serbavasi anco solita soldatesca; ci che per altri sareb
ra fra'suoi. Mise in luce a Venezia non so be stato impresa di tutta la vita, non pi
che scritture di argomento politico, ma appariva fosse per esso che l'episodio di
non quindi che gli venne fama; s dal un grande poema. Il grido della sua fa
suo valore, e dal tocco commovente nel ma giugneva eggimai all'attonita Europa
l'orazione del Foscolo al Bonaparte. E risospinto dalle foci del Nilo che avea de
non taceano tra l'armi le muse. Luigia Pal bellate come a diporto, e quasi per dar a
lavicini, celebre per illustre casato e per gio agli altri nemici di respirare e rifarsi
avvenenza, impauritosele sotto il cavallo, degni della sua spada. Qual vista non do
corse pericolo estremo lungo la riviera di vea rimanere abbagliata a tanto e s nuovo
Sestri. La giovent, la bellezza, i marziali splendore? O tacere o lodare sembrava il
esercizi della cavalcatrice gentile infiam destino comune. Il Foscolo vedeva per
marono le fantasie de'poeti avvezzi, ad una di fronte al Bonaparte la libert; quella
coi non poeti, a seguirne i passi con desi per cui egli e migliaia d'uomini della sua
derio. Riavutasi, si volle cantarne la gua tempera avevano sagrificato ogni cosa. E
rigione, e parecchie poesie vennero in ga non era uomo da tacersi. Spicca per inso
ra. Primeggi quella del Foscolo, per av lito ardimento la lettera che precede nel
ventura la pi perfetta delle brevi liriche l'edizione genovese (Italia, anno VIII), la
da esso composte. Ha tutto il vezzo della ristampa ( la sesta) dell'oda al liberatore.
galanteria, e mal si saprebbe pensarla del E un preludio dell'orazione a Comizii. La
tata tra le angustie d'un assedio, chi non letteratura non s' mai levata tant'alto

sapesse che animi erano quelli degli asse quanto allora che mise a fronte del con
diati, e con qual fervore di antico eroismo quistatore europeo lo scrittorello zantioto;
si guerreggiassero quelle battaglie, Alceo sembravano giunti que tempi di rara e
XXXII - VITA DI UGO FOSCOLO,

licit in cui fosse conceduto alla parola di beralmente accolto, mostrerai che non
empire distanze poco men che infinite. N sono sempre insociabili virt e potenza,
la bile avvelenava la nobilt delle frasi; e ch'io, quantunque oscurissimo, sono
potevasi lodare il Bonaparte, e parlargli degno di laudarti perch so dirti ferma
conme ad uomo straordinario da quelli an mente la verit. Uomo tu sei e mortale,
cora che presentivano con animo insoffe e nato in tempi ove la universale scelle
rente la sua politica apostasia. Io ti de ratezza sommi ostacolifrappone alle ma
dicava, dice la lettera, di cui non citer gnanime imprese, e potentissimi incita
che alcuni periodi, quest'oda quando tu, menti al mal fare. Quindi o il sentimen
vinte dodici giornate e venticinque com to della tua superiorit, o la conoscenza
battimenti, espugnate dieci fortezze, con del comune avvilimento potrebbero trar
quistate otto provincie, ec. davi pace ai ti forse a cosa che tu stesso abborri. N
nemici, costituzione all'Italia, e onnipo Cesare prima di passare il Rubiconeam
tenza al popolo francese. Ed ora pur te biva alla dittatura del mondo. Anche
la dedico, non per lusingarti col suono negli infelicissimi tempi le grandi rivo
delle tue gesta, ma per mostrarti col pa luzioni destano feroci petti ed altissimi
ragone la miseria di questa Italia, che ingegni. Che se tu aspirando al sommo
giustamente aspetta restaurata la liber potere sdegni generosamente i primi, a
t da chi primo la fond. Possa io intuo spirando alla immortalit, il che pi
nare di nuovo il canto della vittoria, degno delle sublimi anime, rispetterai i
quando tu tornerai a passare le Alpi, a secondi. Avr il nostro secolo un Tacito,
vedere ed a vincere! Vero che pi del il quale commetter la tua sentenza alla
la tua lontananza la nostra rovina col severa posterit. L'oda differisce dalle an
pa degli uomini guasti dall'antico ser tecedenti edizioni per alcune varianti che
vaggio e dalla nuova licenza. Ma poich ne rendono pi esatte o pi elette le fra
la nostra salute sta nelle mani di un con si, ma nel pieno la lasciano intatta. Nella
quistatore, ed vero pur troppo che il stanza ottava notabile alle leggi di na
fondatore di una repubblica deve essere tura incise da Dio nei cuori, il vedere
un despota, noi e per i tuoi benefizii e sostituita la ricomposizione dei volghi di
pel tuo genio che sovrasta tutti gli altri visi nel popolo che reggea col freno suo
dell'et nostra, siamo in dovere d'invo l'universo, e il soggiugnersi, sempre del
carti, e tu in dovere di soccorrerci ec. E l'Italia parlando:
pare che la tua fortuna, la tua fama e la Vedi la consolar pompa guerriera,
tua virt te ne abbiano in tempo aperto E gli annali e le leggi e i rostri e il nome.
il campo ec. Pure n per te glorioso, n In questo mezzo fu forza a Genova che si
per me onesto sarebbe s io adesso non arrendesse il 4 giugno dell'entrante seco
t'offerissi che versi di laude. Tu se o lo, e i coraggiosi difensori delle sue colli
mai pi grande per i tuoi fatti che per ne navigarono alla volta di Francia. Non
gli altrui detti: n a te quindi s'aggiun era fuga, non era bando; era ritratta leo
gerebbe elogio, n a me altro verrebbe nina, e partivano accompagnati dall'ammi
tranne la taccia di adulatore. Onde t'in razione del vincitore. Il console fatale mo
vier un consiglio, ch essendo da te li veva quindi da Parigi, e scendeva a riten
VITA DI UGO FOSCOI,O. N x X Il I

tare la conquista d'Italia; i granatieri che lo mica, che potentemente in quel tempo lo
avevano accompagnato armata mano nella signoreggiava e di cui sar detto, colle po
sala de magistrati, dovevano, con pi con che righe seguenti: mio fratello morto;
veniente destinazione, tenergli dietro per le sue fiere vicende, la sua anima gene
l'alpi e nei piani della Savoia. In Marengo rosa, un dolore profondo, lo stancarono
le sorti italiane mutarono faccia, e la re della vita. Egli mor fra le braccia della
pubblica novella risorse alla corta sua vi sua povera madre, che caduta malata,
ta. A quella vittoria avevano partecipato e che non ha n coraggio n forza di
anche gl'italiani, colla loro legione formata scrivermi. Non mor suicida, come narra
a Dijon; sorsero quindi i loro poeti a can il Pecchio, facc. 64 e seg., e potrebbe for
tarla. Il Foscolo e il Monti si scontrarono se far un po' sospettare la frase lo stanca
nuovamente, o almeno corsero la stessa rono della vita, ma d'infiammazione di
sorte sulle terre francesi; collo stesso ani polmoni, come dichiar Giulio nella sua
mo risalutarono dall'ardue vette la patria. lettera. Le secrete cure che al viver suo

Mentre per il Monti abbondava d'inni e furon tempesta, poeticamente colorite nel
di lodi, la voce del Foscolo, in onta alla sonetto, sono effettivamente accennate da
promessa della dedicatoria, non si fece pi Ugo stesso in altra lettera scritta da Lon
udire. Se devo anzi credere a qualcuno dra nell'ottobre del 1823 alla sorella Ru
de manuscritti frammenti, tormentavalo bina, e convaliderebbero l'opinione del
senza posa il sospetto della imminente suicidio per quelli soltanto che stimassero
metamorfosi napoleonica. Accompagnato doversi chiamare senz'altro suicida, chi
da questo sospetto, fra lo strepito della vit abusando le forze e le opportunit della
toria, e quando ad animi di pi facile ac vita se ne accorcia la durata. Questa mor
cendimento e pi docili a dimenticare le te poi, chiamata nella lettera infelicissima,
cose un di annate, tutto inspirava letizia viveva sempre nel pensiero d'Ugo; e al
ed ebbrezza di trionfo, Ugo immaginava l'amica gi ricordata scrivendo, poco ap
le smanie disperate e gli estremi propositi presso la pubblicazione dell'Ortis, prote
del suicida.Tornato a Milano, e quivi fer stavale: in verit io sento quella stanchez
matosi a non breve dimora, compose il za che consum il mio povero fratello. E
romanzo famoso. dato l'annunzio test citato, riferendosi alla
madre, continua: temo che fra pochi gior
XXV. ni non le rester di tre figli che questo
giovinetto infelice, che piange ora con me
Innanzi per che di questo favelli, mi la nostra sciagurata famiglia. Dopo la
conviene accennare ad una sventura do morte di Giovanni, appunto l'anno 18o 1,
mestica, che dovette affliggere fortemente la madre gli confid, deposito sacro, co
l'autore, e fu da lui pianta in pietosissimi m'egli lo chiama scrivendo al vicepresi
versi; tra sonetti quello che incomincia: dente Melzi, 14 giugno 18o4, l'educazione
Un d s'io non andr sempre fuggendo,
del fratello Giulio, il giovinetto infelice.
Il Pellico, testimonio delle cure che Ugo
ed ha per soggetto la morte del fratello si prese per esso, cos ne canta nella poe
Giovanni. Annunci il misero caso all'a- sia gi citata:
Foscolo.
-
XXIV VITA DI UGO FOSCOLO,

Furono a Giulio, giovincello ancora, gior fedelt, quanto che non pensava a prin
Quai di padre tue cure ed il precetto. cipio di scrivere per la stampa e pei poste
Ed amai Giulio perocch'ei t'amava; ri. Se l'indole del libro contraddicesse a
E l'alma tua del nostro amor brillava.
questa opinione non farei caso di quanto
N la madre, n l'educatore, n il Pellico intorno a ci confess il Foscolo stesso,
avrebbero immaginato la fine di lui, mor ben sapendo che gli autori, assai di soven
to di quella medesima morte da cui avea te, per una o per altra ragione, danno alle
voluto lavare la memoria del fratello! Po proprie opere origine alquanto diversa da
tei vederlo e parlargli due anni prima, e quella ch'ebbero effettivamente; ma dac
paragonandone le belle e virili forme col ch ogni poco di critica e di esperienza
ritratto che di s dett Ugo, tristamente dell'arte bastante a far conoscere che
compiacermi della rassomiglianza. Povero quella storia intessuta di frammenti, nac
Giulio! Questi pensieri e questi casi dolo que appunto per frammenti nell'animo
rosissimi ci facciano, se non indulgenti, dell'autore, e pass di qui sulla carta, mi
compassionevoli alla nera tristezza, quasi sono preziose le notizie che leggonsi da
direi gentilizia, e inspiratrice dell'Ortis. lui dettate (sebbene in nome d'altri) per
l'edizione decimaquinta del suo romanzo
XXVI. (Londra 1814, ma pi veramente Zurigo).
Si ricava da queste che il romanzo fu co
Prima la storia, indi il romanzo. Ben minciato a scrivere forse a vent'anni, cio
merita un libro, che nel suo genere pu quando il disinganno delle opinioni politi
dirsi primo a vedere la luce in Italia, che che, che avevano per lo innanzi agitato
si parli di esso con qualche diffusione. tempestosamente il suo cuore, cominciava
Non l'Ortis il solo romanzo che avesse a struggerlo nella disperazione di poter ve
a fondamento la verit, ch anzi il pi dei dere in alcun tempo avverate le sue illu
romanzi saliti a durevole fama, non credo sioni pi care. E toltosi a Venezia dopo la
ne avessero o potessero averne altro. I corta democrazia, errando per le terre i
romanzi cos detti storici, promettendo di taliane infestate dalle antichissime gare
camminare continuo dietro la scorta del municipali, e insanguinate dalle rivoluzio

vero, sommamente se ne dilungano; quelli ni recenti, scriveva e scriveva a modo di


all'incontro che il pi ritraggono dall'im commentarii le cose vedute. Ma, sue pa
maginazione dello scrittore, e dalle circo role, o gli mancasse l'ingegno, o l'in
stanze della sua vita, sono assai pi veraci quietudine dell'animo suo non gli con
de'cos detti storici. Ma nessuno, che io cedesse bastante vigore di volont, ei la
sappia, giunge in questa parte a pareggiarsi sci que commentarii a frammenti. E
coll'Ortis. Non bisogna cercare la verit viaggiando s'innamor d'una giovinetta,
nel casato del protagonista: sebbene un che gli fu poi da riguardi politici e fa
giovine dello stesso nome si fosse ammaz miliari contesa. Pi distinte notizie intor
zato in Padova intorno a quel tempo, le no questa giovinetta abbiamo dalla lettera
cagioni del suicidio rimasero ignote. l'au di Giulio Foscolo, che l'accenna per I
tore che ritrasse s medesimo e i proprii sabella R-, nativa di Pisa, ed accasata a
casi in quelli di Iacopo, e con tanto mag Firenze con L. B-, confutando un av
VITA DI UGO FOSCOLO. XXXV

ventato racconto del Pecchio, che d per ricoloso agli editori, e moralmente ai let
la Teresa dell'Ortis (ingannato fors'anche tori, si parti, e lasci neppur mezzo stam
dalla somiglianza del nome) una bella ro pato il volume. Non per questo si rimase
mana assai per s nota, e pi assai pel ma la stampa, e fu dato incarico di continuare
rito famoso. Isabella, come si disse, era il a certo Angelo Sassoli, che tolse e aggiun
nome vero della giovine, e Teresa quello se a suo modo, e ne compil due volu
di una sua sorellina; e questo scambio dei metti, dove appena un terzo si trova di
nomi, non meno che quello della contra scritto dal primo autore, e nulla che non
da in cui si finge avvenuto l'innamora sia guasto ed interpolato. Supposto o ve
mento, tributo che l'autore si cred ob ro questo Sassoli chi mi sa dire? Bene
bligato di pagare al rispetto delle famiglie, senza l'aiuto dell'edizione bolognese, par
le quali, selbene non fossero da quegli mi di poter conchiudere, studiando la vita
avvenimenti disonorate, sarebbero state del Foscolo, che le lettere dei due amanti
additate indiscretamente dal mondo. Il fossero pi vicine ai frammenti de'com
Pecchio, inventando la sua novelletta, o mentarii scritti per proprio esercizio e con
attenendosi a dati poco sicuri, indusse il forto, che non le lettere dell'Ortis quali
fratello d'Ugo a mettere in chiaro la cosa si leggono nella stampa del 18o2. Alcuni
nella sua lettera, e questa lettera salva di questi frammenti che risguardavano
dalla taccia d'indiscrezione i biografi po lo stato d'Italia, parla tuttavia il Foscolo
steriori. Tornando alla bella romana; la sotto maschera d'anonimo nell'edizione
dimestichezza con cui us il Foscolo suc 1814, irritato continuamente dalle mise
cessivamente in sua casa, e il brio e l'av rie della sua patria li lasci correre, e
venenza di lei poterono accreditare tanto furono pubblicati in una gazzetta che
quanto la novelletta; ma chi fosse vago di venne tre o quattro mesi dopo proibita.
ulteriori dimostrazioni, le troverebbe in Di questa gazzetta, intitolata l'Italico, e
alcune lettere del Foscolo da me vedute, della sua soppressione abbiamo test par
che parlano di questa presunta Teresa con lato (XVIII).
frasi ben altro che d' amante attuale o
passato. Per ultimo l'esame dei tempi ba XXVII.
sterebbe di per s a levare ogni dubbio:
la Teresa romana venne a Milano gi ma Continuando sulle tracce della prefa
ritata nel 97, e il Foscolo a quella stagio zione. Alle generose passioni, che lo ave
ne era a Venezia e non aveva n anco i vano a principio commosso, subentr il
deato il romanzo. Molto potrebbe giovar sentimento della vanit della vita; infer
si la critica dall'esame dell'edizione bo mit d'animo che forse era ingenita al
lognese data dal Marsili nel 1798, col ti l'indole sua, e che i casi della fortuna
tolo: Vera storia di due amanti infelici, esacerbarono in guisa da indurlo a me
ossia ultime lettere di Iacopo Ortis. Il ditare deliberatamente il suicidio. I ra
libraio bolognese imprese la stampa, con gionamenti che scrisse intorno a ci si leg
senziente il depositario degli originali, gono disseminati nel libro. E studiandosi
ssia il Foscolo, ma questi, pentitosi forse a giustificarsi dinanzi a s medesimo e
pubblicare un libro politicamente pe agli altri, ei miseramente credeva che le
YAX x V I V i t A DI UGO FOSC0l,0,

opinioni, che derivavano in lui dalla espe fantasia di chi ne fa insieme spettatore
rienza de' suoi dolori e dalla impazienza ed attore, dalla passione con che li rac
a soffrirli, gli fossero suggerite dalla ra conta, e dalle conclusioni funeste ch'ei
gione. Che se la vigilanza d'un amico ne ricava. Da prima lo scrittore aveva
non lo avesse impedito, poco manc che disegnato di stampare le lettere, dirigen
egli una notte non si uccidesse. Aveva dole or alla giovine amata, or al padre
fatto quegli apparecchi e quelle azioni, di lei, or ad alcuni amici, ed or alla pro
e sentite tutte quelle perturbazioni di cuo pria madre, come le aveva per l'appunto
re, e scritte quelle lettere che ora si leg dirette allorch le scriveva senza maipre
gono sulla fine del libro. Quando poscia sentire che le avrebbe forse un di pub
pot col tempo considerare a mente me blicate. Poi si riconsigli, e modell il
no agitata la storia dell'anima sua, par libro sull'architettura del VVerther. Do
vegli di dover conservare la descrizione po queste confessioni non so che pi resti
della natura costernata a morte in un a desiderare intorno all'origine vera del
giovine; e mostrando l'uomo ad ogni l'opera. Ho manoscritte sottocchi alcune
pagina e non mai l'autore, i lettori non delle genuine ultime lettere scritte alla ve
sarebbero, come avviene per lo pi ne ro ra Teresa; spirano la passione pudica, tut
manzi, ingannati. Onde da frammenti toch impetuosa e mortale, del romanzo;
politici incominciati da esso sulle sciagu e l'ultima dice: Il mio dovere, il mio
re d'Italia, e dalle sue meditazioni sulla onore, e pi di tutto il mio destino, mi
morte volontaria, e dalle tante lettere da comandano di partire. Torner forse; se i
lui scritte alla giovine amata, e ch'essa mali e la morte non mi allontaneranno per
quando fu donna altrui gli aveva man sempre da questo sacro paese, io verr a
dato a restituire, compil quel libro, sot respirare l'aria che tu respiri, ed a lasciare
traendo parecchi di quei materiali, e non le mie ossa alla terra dove sei nata. - M'era
aggiungendo di nuovo fuorch la forma. proposto di non pi scriverti e di non pi
Cos, dal nome in fuori, e dall'atto del vederti, ma... non ti vedr, no. Soffri
suicidio consumato, lo scrittore rappre soltanto queste ultime righe che io bagno
sent s medesimo, tale quale era nei casi delle pi calde lagrime. Fammi avere in
della sua vita, e nell'indole e nell'et qualunque tempo, in qualunque luogo, il
ch'egli aveva, nelle sue opinioni ed er tuo ritratto. Se un sentimento di amici
rori, e in tutti i moti tempestosi dell'ani zia e di compassione ti parlano per questo
ma sua, segnatamente in que giorni ch'ei sventurato, non mi negare il piacere che
s'avviava a passi deliberati verso il se compenserebbe tutti i miei dolori. Quel
polcro. L'amore destato dalla giovinet giovine felice che ti ama te lo consentir
ta, e le domestiche circostanze di lei, e i egli medesimo. Egli riamato e piange. Da
caratteri estremi di generosit e di furo ci potr egli argomentare quanto io sono
re del giovane sono storia. La fisonomia pi infelice di lui, che potr vederti ed
morale di Teresa, bench sia stata tanto udirti, e dividere teco il suo pianto; men
quanto velata, ad ogni modo fedelmen tre io nelle fantastiche ore del mio cordo
te delineata. Gli episodi sono veri nei glio e delle mie passioni, annoiato di tutto
fatti, ma esagerati senza intenzione dalla il mondo, diffidente di tutti, malinconico,
V 1T A Ib1 UGO FOSCOLO,
XXXV it

ramingo, con un pi sulla fossa, mi con vecchierella romita, de'dialoghi col Parini,
forter sempre baciando di e notte la tua del mendico vagabondo, e del contadino
immagine; e tu da lontano mi darai co calpestato dal cavallo. Crederei che allu
stanza per sopportare ancora questa mia desse ancora a quest'ultimo una delle let
vita. Morendo io ti volger l'ultime oc tere scritte dal rifugio svizzero nel 1814,
chiate, io ti raccomander il mio sospiro, e ne parler a suo tempo. Intorno a Lau
io ti porter con me nella mia sepoltura, retta, cos la Notizia, siamo in dubbio se
con me, attaccata al mio petto. -Ohim! io fosse persona reale o fantastica. Abbia
credeva d'essere pi forte di quello ch'io mo veduto tra gli abbozzi giovanili del
sono m. E in altra, diretta ad altri, ma che Foscolo alcune lettere intitolate Lauretta:
parla tuttavia dell'amica: Io parto, mia ma il tipo di questo conmovente perso
cara, con l'amarezza nel cuore, e col pre naggio meglio rintracciarlo nella Maria
sentimento di non rivedervi mai pi. Spe dello Sterne, colla quale ha una notabilis
ro che quella divina fanciulla non sar sde sima rassomiglianza.
gnata con me, e che la sua compassione
accompagner questo infelice nelle fiere XXVIII.
disavventure che forse lo aspettano. E che
mai potr placare i miei mali ne paesi do Dalla storia passando alla critica lette
ve non potr n vederla, n udirla? Unica raria, prima domanda da fare, e che si fece
mia occupazione sar di piangerla sempre, ed ebbe risposta da molti, e innanzi a tut
giacch l'ho perduta senza speranza. Ma ti lunghissima dall'autore, si questa:
se anche io tornassi in Firenze, oser io dee aversi, e per quanto, il Iacopo Ortis
pi vederla? No, no! Ch'io mora nel mio quale imitazione del Werther? Il roman
dolore innanzi ch'io le sia cagione di una zo assai noto, e baster toccarne per via
lagrima sola. - Ella sposa, e se pure nol d'epilogo i sommi capi. Iacopo lasciata
fosse, io non oserei mai mai offrir la mia Venezia per motivi politici, si ritrae agli
mano ad una donna pi ricca di me. La Euganei; innamorato di giovane desti
delicatezza in ci supererebbe l'amore. Ma nata sposa ad altri dal padre, per torsi
non per altro che per gettarmi pi presto la passione dal cuore, viaggia Toscana,
nel sepolcro . Il Cesarotti cui era assai Lombardia e Liguria, tocca appena la
noto il Foscolo, specialmente giovinetto, Francia. Rientrato in Italia, e condottosi
scriveva all'ab. Barbieri: Foscolo mi spe a Rimini, per via gli saputo del matri
di la sua storia, ch' una specie di ro monio; ferma d'uccidersi, ma prima vuol
manzo, intitolato: Le ultime lettere di Ia rivedere Teresa e i suoi colli; li rivede, e
po Ortis. Tanto fin dalle prime fu cre in Venezia la madre per l'ultima volta.
uto, che il romanzo avesse nello stesso Messa voce di riporsi in viaggio, tornato
autore uno storico fondamento. Chi volesse a colli, si uccide. Poco dissimile l'orditura
qualche altra notizia la cerchi nella Verit del Werther; o a dir meglio, nell'uno e
rica che accompagna la edizione deci nell'altro romanzo nessuna orditura che
aquinta gi detta; e trover ricordati meriti considerazione. E di qui appunto
nominatamente, come tolti dal vero, gli viene, per mio avviso, a mancar in gran
episodi della gentildonna di Padova, della parte soggetto all'accusa di plagio. Se la
-. Ma M i li VITA DI UGO FOSCOLO,

parte considerabile fosse l'orditura, cer anni il suo libro, e poi lo stese in un so
to l'accusa avrebbe non poco vigore, ma lo mese, quasi esplosione d'ingegno che
non essendo essa che un quasi nulla, sa concentro e scagli istantaneo il foco rac
rebbe ingiustizia il fermarsi a ci cogli e colto da lungo tempo. Invece all'autore
sami. Sono invece a considerare la nera italiano bast di ridurre a libro il diario
idea del suicidio dominante ne due ro delle proprie angosciose passioni, com'ei
manzi, il modo con cui questa idea si va le provava d'ora in ora, e le andava di
ingrandendo e infiammando nella mente giorno in giorno scrivendo pel corso di
de due giovani, le circostanze che l'ali diciotto mesi. Nel Verther l'azione dal

mentano, i caratteri del personaggi, gli epi principio alla catastrofe con decoropoe
sodii, lo stile. Quanto alla forma, il Foscolo tico mossa dall'unica passione d'amore.
stesso ha confessato di averla presa dal L'Ortis simultaneamente pieno di de
Goethe; e la ragione da cui si trov indot siderii diversi e vanissimi, e rappresenta
to a seguirla, dee persuadere chiunque vo pi storicamente lo stato giornaliero dei
glia essergli alquanto benigno, che, legata cuori umani; se non che in lui i deside
intimamente coll'indole del soggetto, fu rii son pi prepotenti, e il disinganno
piuttosto necessit di retto giudizio, che pi rapido, e nel suo carattere il contra
imitazione. Si accorse, l'autore, che nel sto tragico sta fra l'istinto ingenito del
carteggio del protagonista con un solo la vita e la disperazione di tutte le umane
amico muto ed inoperoso il lettore non passioni. In una parola, sembra che il
mai distratto dalle varie persone che van Werther sarebbesi ad ogni modo ammaz
ricevendo le lettere, e s'avvezza a senti zato, e che l'amor suo per Carlotta non
re e a concepire con esso; cos che dal altro fosse tranne circostanza impellente;
metodo del sig. Goethe deriva la pi sem laddove nell'Ortis la passione politica e
plice insieme e la pi efficace unit che l'amorosa fanno inclinare l'anima sua con
mente umana possa ideare; bens l'ese mestissimo desiderio al termine delle pro
cuzione difficile assai pi che non pare. prie disavventure e della vita. Il che si
Ma non da tutti bisogna esigere la stessa potrebbe comprovare colle parole stesse
benignit; ed s dolce per molti che non del Goethe nel proposito del suo libro. E
sanno n anco imitare il ridurre a questo similmente diverso egli il modo con cui
limite l'altrui merito. Concederemo quindi la vituperevole idea del suicidio si svilup
orditura e forma esser cose che l'Ortis de pa e ingrandisce ne due giovani, fino a
sunse dal Werther; in gran parte la prima, condurneli ad attuarla, e non meno le cir
la seconda del tutto. Quanto all'idea do costanze che ne accompagnano il progres
minante torneremo alle parole della pre so e l'esecuzione. Perch nel Werther il
fazione; ci dicono queste che ambedue corso regolare, e quale potrebbe acca
bens gli scrittori intesero di rappresenta dere ad ogni uomo che si fosse incammi
re un quadro del suicidio, che il secondo nato per que sciagurati sofismi; nell'Ortis
(il Foscolo) ha pigliato il modo del pri ha una grande individualit, ed ora si ar
mo, e nondimeno il secondo assai pi resta e a mostra di dare addietro, ora va
dettato dalla natura, e il primo assai pi a balzi impetuosi e divora in un attimo
dall'arte. Il sig. Goethe medit per due lunghissima via. Al che dovette conferire
VITA DI UGO FOSCOLO. XX XIX

senz'altro (oltre che l'una passione move e mal non penserebbe chi volesse crede
dalla testa e si collega a mezza strada col re non esservi in lei materia sufficiente a
cuore, laddove nell'altra accade il contra cagionare un suicidio, se il suicidio po
rio), dovette, dico, conferire l'intreccia tesse aver mai sufficiente cagione. Ha la
mento in una di due passioni, che sono mollezza, la vanit, le contraddizioni, e
appunto l'amor disperato alla patria e il spesso spesso i falsi raziocinii delle pas
non men disperato a Teresa. Le quali, se sioni comuni, e mostra contentarsi di ci
talvolta a vicenda si giovano, tal altra a che pi stima impossibile ad accadere, co
vicenda si nuocono; di che rende testimo me quando dice poco delicatamente al suo
nianza lo stesso autore dicendo: quando amante, che sia felice con altra donna e
rinfiammarsi la politica dall'amore, quan la cerchi. Soprattutto quando consegna le
do dall'amore temperarsi la veemenza con pistole ch'e' le richiese, mentre pure pre
cui il furore patriottico lo avrebbe sospin sente le tetre intenzioni di lui, ella vera
to al sepolcro. insieme e ributtante; dico ributtante a que
cuori che credono avervi, poste certe ter
XXIX. ribili estremit, la scusa ad azioni che non
si potrebbero lodare nell'ordine consueto
I caratteri de'personaggi hanno non mi degli avvenimenti. Opera in somma pi
nore diversit. E dopo quello che s' fin che Teresa, ma inspira minor simpatia, ed
qui detto, e si riferisce specialmente al pro senza dubbio meno in accordo coll'animo
tagonista, vuolsi notare, come ben not il dell'amante. La Teresa pudicamente ve
Foscolo anch'esso, che l'Ortis fin dalle lata, e il cuor suo, pi che dai fatti o dalle
prime sente profondo il disprezzo per O parole, si vede dalle lagrime e dal silenzio,
doardo, e mai nol vela n cangia, se non e dalla impressione che ne riceve Iacopo,
in quanto gli forza alcuna volta conte in cui rifonde non poca della fiamma che
nersi e tacere, a non rincrudire lo stato di questi le aveva trasmesso. Ha qualche co
Teresa; anche in ci, come nel resto, ve sa di pi voluttuoso insieme e pi schivo,
nendo a guerra aperta cogli uomini e colla e pu dirsi che la sua passione ritragga
ortuna sua: laddove il Werther amico della scena d'Arqu e dell'antichissimo
o diviene ad Alberto, e sembra che tenti amore ivi cantato. Lascia libero il cam

o s'illuda di poter camminare sulle trac po all'ammirazione de'lettori per l'aman


cie di Saint-Preux, partecipando alla vita te suo, ma pur tanto si mostra da far pi
de'due sposi, spettatore continuo e indo probabili e pi evidenti ad un tempo l'e-
lente della felicit che gli fu dall'uno ra streme deliberazioni di quello. Tra il Gu
pita, e del sagrifizio mortale a cui l'altra glielmo del Werther e il Lorenzo dell'Ortis
fu strascinata. Carlotta e Teresa sono an la differenza del pari notabile. Freddo ed
ch'esse sensibilmente diverse, prevalendo inerte spettatore Guglielmo, non pi che
nella prima la volgarit, e facendosene am nome; Lorenzo l'amico di Iacopo, e in
mirabile la pittura, piuttosto per la rasso sieme l'editore delle sue lettere; accomu
miglianza coi tipi frequenti che la natura nato ne' principii con Iacopo, diversifica
ne porge, che per la scelta pi schiz da esso soltanto nell'intensit del sentire,
zinosa e forse men pudica della Teresa, o che il mostra a convalidare i miti con
XI, VITA DI UGO FOSCOLO,

sigli con cui tenta distogliere l'amico suo


te aggirare, contentarsi della lingua ve
dal proposito estremo. Frammette del pronutagli da' dizionari, ma gli bisognava
prio i racconti che collegano le lettere, e
arricchirla colla sempre nuova ricchezza
del cuore commosso. Fu giustamente av
ne suppliscono le lacune, e senza ripetere
con ostentato calore quanto pi efficacevertito che il fondo della prosa dell'Or
mente e con maggiore spontaneit avea ditis molto ritiene delle prose politiche del
gi scritto il suicida, aggiugne forza alla
l'Alfieri; bisogna per notare oltre a que
compassione da questo inspirata, e potreb
sto, che vi si sente maggior politezza, e
be rassomigliarsi a quelle pietose figure che
nel tempo stesso, secondo i casi, un'an
posano a lato i sepolcri, pi che per vano
datura pi snella. La lingua pi vicina
ormanento, per invitare tacitamente chi a quella del Machiavelli e degli altri an
passa ad arrestarsi ed a piangere. tichi, e nelle narrazioni direbbesi aver fin
anco alcuna volta ritratto da novellieri.
XXX. Quanto al periodo, esso rotto bens, ma
di quel frammenti, con tenui giunte, po
Pi d'un episodio potrebbe citarsi che trebbero comporsi perfetti periodi oratori;
varia la scena; ma siccome gli episodi non e ci mostra, che il discorso della mente
sono nell'Ortis di troppo grande impor presedeva alla composizione, e la passione
tanza, e talvolta ritratti dal Werther, co ne tagliava soltanto gli accessori, senza
me la recita dei versi del Saulle che com nuocere all'intelligenza, come vediamo tut
pendia quella dei versi dell'Ossian del ro to giorno accadere in chi parla violente
manzo tedesco, e tal altra ritraggonsi da mente agitato. Potei notare assai volte che
altri libri, cos ne taceremo per ora. Tutte gl'interrompimenti e le ommissioni non
poi le passioni anzidette, e i personaggi, e fanno mai tanta oscurit e confusione,
le circostanze hanno colore, movimento, e quanta l'accartocciamento degl'incisi e la
in tutta la forza della parola hanno vita sovrapposizione d'idee ad idee di scritto
dallo stile. Del quale non faremo confronto ri che si stimano sottili e fecondi, e non
con quello del Werther, scritto in lingua altro sono che oracoli i quali domandano
che non ci nota. Ne parleremo bens l'opera della fede pi presto che della ragio
con qualche diffusione, affinch i conosci ne ad essere intesi. Bisogna anche notare
tori di quella lingua si abbiano, volendo, che prima dell'Ortis uno stile siffatto, se
argomento a riscontri. lo stile dell'Ortis pur ve n'ebbe, sembrava confinarsi tra le
mirabilmente naturato giusta l'indole da discussioni di stato, o in qualche filippica
cui move e i tempi cui rappresenta nar quale pot comportare la nostra fiacca e
rando. Ch al giovane innamorato delle servile eloquenza; e fu solamente allora
lettere e della poesia, e di quanto al mon che si diffuse per le condizioni degli uomi
do v'ha di pi bello e magnanimo, con mi pi minute, e si rese caro alle giovani
venivano quelle frasi coniate sul gusto an malate d'amore, e ai giovani febbricitanti
tico, e quelle immagini e quelle parole tra per desiderio d'indipendenza, preludio, o
l'erudito e l'appassionato; e non poteva comento che dir si voglia, ai proclami del
l'uomo incappato tra le furie della rivo Bonaparte e a cos detti bullettini della
luzione, e lasciatosi da esse potentemen grande armata. L'armonia di quello stile
VITA DI UGO FOSCOI.O. Xl,I

tutt'altra da quella delle narrazioni scritte tale che farebbe il pi grande entusiasmo
solitamente, ha molto del parlato e del se si credesse di un oltramontano. Ella
giornaliero, e per s'insinua pi facile e ricorda il VVerther, ma pu farlo anche
pi efficace; e mentre ricopia la sponta dimenticare.
neit e la disinvoltura della familiare con
versazione, raggiugne non poche volte la XXXI.

squisitezza poetica. Tali pregi, doveano


avervi nel libro a cagionare la forte e mal Passando per ultimo all'effetto morale
augurata impressione che s' veduta ne del libro, da vedere nella prefazione, alla
gli animi universalmente; e giova ci in stampa del 1814, come si protesti: che se
oltre a mostrare fino a qual punto debba dopo tante edizioni non fosse cosa im
credersi giunta l'imitazione del Werther; possibile, lo scrittore abolirebbe volentie
poich, come ben dice il Foscolo, se que ri questa operetta. E dette parecchie ra
sia stata si fosse maggiore che delle forme: gioni, che nol mostrano mutato d'avviso,
non avrebbe scampato dalla sciagura di ma soltanto persuaso che avrebbe dovuto
tante altre copie, le quali avendo trovati riserbare a s solo certi principii, confessa
gli animi preoccupati dall'originale, si candidamente, che all'et in cui scriveva
rimasero abbiette. Un autore di molta ri non sapeva ancora che chiunque esorta
nomanza a di nostri, A. Dumas, non ha al suicidio s'apparecchia fino che ei vive
molto intraprese e pubblic la traduzione i rimorsi d'avere forse sospinto qual
dell'Ortis; il che viene a conferma di che individuo verso il sepolcro. E dichia
quanto abbiamo scritto intorno l'origina rata l'inutilit de'libri e degli esempi a
lit del romanzo, se gi non vogliamo sup chi voglia vivere e morire alla maniera
porre che il Dumas non vedesse quanto dell'Ortis, conchiude che: il sentimento
sia ridicolo un traduttore di traduzioni. E della vanit delle umane cose giova forse
nella prefazione con che un ingegno italia all'et provetta, ma reo chiunque fa
no de pi svegliati, autore d'una traduzio parere inutili e triste la vie della vita al
ne francese della Divina commedia ch'eb la giovent, la quale deve per decreto

be assai lodi e in poco d'anni fu ristampata, della natura percorrerle preceduta dalla
Pier Angelo Fiorentino, accompagn l'ope speranza. Tutto questo confermato dal
ra del Dumas, leggo queste parole: ceux Pellico, cos da lui apostrofandosi l'autore
qui jugent les hommes et les choses lg dell'Ortis nelle ottave che ne portano il
rement et d'aprs les apparences n'ont nome. (Poesie inedite. Torino, Chirio e
pas craint d'affirmer que Iacopo Ortis Mina, 1857, vol. I, facc. 185).
n'etait qu'une initation de Werther, mais
les critiques allemands ont dmontrjus E il tuo libro d'amore isconsolato,
qu' l'evidence qu'il n'eriste aucun rap Bench riscosso immensi plausi avesse,
port reel entre ces deua livres. E il Ce Bench da te qual prima gloria amato,
sarotti nella lettera test citata all'ab. Bar Bench'opra non indegna a te paresse,
Talor gemer ti fea, ch'avvelenato
bieri, non tacendo il pericolo della lettura Un sorso giovent quivi beesse
e vietandola quindi al suo giovine alunno, D'ira selvaggia contro i ati umani,
soggiugne: ma parlando dell'opera, ella Ed idolo Ortis fosse a ingegni insani.
Foscolo. f
XI,II VITA DI UGO FOSCOLO.

Biasmo gagliardo quindi al giovin davi bitrio, e far credere liberissimo il voto del
Che ti dicea suoi forsennati amori,
E l'atterrarsi codardia nomavi
la necessit. Se fosse tollerabile il parago
Sotto qualsiasi incarco di dolori; ne in tanta sproporzione di soggetti, e se
E sua vita serbar gli comandavi in argomenti che fruttarono tante lagrime
Per la piet dovuta ai genitori, e tante inutili carnificine non fosse quasi
Pel dovuto anelar d'ogni vivente inumano lo scherzo, direi, che in siffatte
S che sacri a virt sien braccio e mente.
rappresentazioni politiche pu vedersi al
cun che di simile alla smanietta dello scrit
Non badiamo ai brutti versi, de'quali sem torello novizio, che legge i suoi parti pro
bra compiacersi da qualche anno il buon testando di volere consiglio quando altro
Pellico, che pur ne fece di belli, ma a con non cerca che panegirici. Se gi il rito, per
celti suoi, sempre nobili e delicati. Le mas gli usurpatori, non religione; nel qual
sime d'Ugo significate in queste due ot caso anche il contraddire torna ad un fine
tave non saranno mai ripetute abbastanza niente pi e niente meno dell'approvare;
in ogni tempo, e a'd nostri singolarmente, e il meglio che far si possa tacere, a can
che veggonsi i giovani, ne quali (ripete sare, se non il danno, la beffa. Il Foscolo
remo una bella sentenza del Foscolo) entra parl per commissione del triumviri cisal
la filosofia assai prima dell'esperienza, pini, che dicevansi Comitato di governo;
ondeggiare miseramente tra l'irriverenza anzi non parl, ma scrisse, non avendo
a pi nobili sentimenti, e la dimenticanza recitata la sua orazione, ma solo fatta pub
di tutti; tra la disperazione di poter nulla blica colle stampe. Il Pecchio combatte
operare di generoso, e la desolante certez vittoriosamente l'opinione contraria. An
za che nulla v'abbia di generoso sopra la che questa orazione considerabile come
terra; tra la fatuit in somma dell'epicu alcun che di nuovo in letteratura. Che
reo, e la cupa misantropia del suicida. Non era l'eloquenza italiana prima di questo
altro abbiamo voluto col nostro lungo di scritto? Della sacra non parlo. Ma che
scorso fuorch farla da storici, e non mai fosse l'altra, si vegga dal dover tenere
applaudire al tetro intendimento (cos lo principali in tal genere le concioni del
chiama a ragione l'eloquente autore dei Cavalcanti o del Casa. Il Davanzati stes
Discorsi sul romanzo in generale, ec.) so, anima temprata ai pensieri di Tacito,
d'un libro che pu tornare funesto per che diventa egli mai ne' funerali di Co
pi d'un rispetto, e cui lo stesso Foscolo, simo? La concisione a lui abituale dissi
come s' visto, si dolse di aver pubblicato. mula piucch non condensi; e se manca
ad esso il lusso oratorio, censurabile ne
XXXII. gli altri, le anime generose si dolgono di
vedere la servilit scompagnata dalle so
Parlai dell'Ortis seguendo la cronolo lite insegne che la manifestano e la ren
gia della composizione, anzich della stam dono meno pericolosa. L'Alfieri in quel
pa. Prima del romanzo era venuta in luce suo immaginario panegirico a Traiano die
la orazione pei Comizii di Lione, ossia per de al Foscolo per l'orazione de'Comizi
quell'adunanza voluta dal Bonaparte, co quel tanto forse che il Goethe dato gli a
me tante altre, per dar forma legale all'ar vea pel romanzo; ma l'Alfieri parlava a
V 1TA DI UGU FOSCOLO, XLIII

ceneri d'imperatore sotterrate da circa brutti d'ogni magagna, e mercanti di liber


venti secoli, il Foscolo a conquistatore vi t come del proprio onore. Sicch a voler
vo e terribile. Le lodi al Bonaparte sono conquistarsi il bel titolo di liberatore di
profuse senza misura, ma sembrano non popolie fondatore di repubbliche, indiviso
ad altro dirette che a far tollerabili le pe co maggiori eroi dell'antichit, conveniva
ricolose verit disseminate con profusione al Bonaparte di attendere che altri non fa
non punte minore. La lettera premessa al cesse costar care in suo nome a popoli il
l'ode era preventivo comento dell'orazio lusi le nuove instituzioni, e non contentarsi
ne. Non sottigliezza il dire che in questi del vincere nelle battaglie; perch quan
encomii, tanto ampii nell'apparenza, e ac d'anche avesse avuto la fortuna sempre
compagnati nella sostanza da tanti rimpro fedele, non era da lui l'impedire che l'e-
veri, e da tanti avvisi non punto dissimi difizio mal radicato si disfacesse al suo pri
li da rimproveri, vi avesse quasi un ri mo sparire. Da quella forte domanda: vi
cambio alla furberia che immagin l'a- vrai tu eterno? spira non so qual senso
dunanza. Pi d'ogni altro dovettero ri profetico; e il lettore che si fa a cercare
manerne colpiti i triumviri commettenti. per l'Europa i vestigi della fugace domi
Con questo fatto, ben nota il Pecchio, si nazione napoleonica, ne rimane maravi
mostr il Foscolo strumento, efficace s, gliato. Passarono non ancora trent'anni, e
ma non maneggiabile ad altrui voglia. Con gi la fama di lui, suona grande bens, ma,
siderata l'orazione dal lato storico, do dal codice in fuori, scompagnata da super
cumento importante delle ingiustizie mul stiti monumenti; poco meno che quella
tiplici osate nel triennio repubblicano, e d'Ercole o d'altro tale mitologico perso
descrive in prosa ci che indi ricant il naggio.
Monti nella Mascheroniana. Leggi, armi e XXXIII.
costumi, posti dall'oratore quai fonda
menti di ben ordinata repubblica, man E che le lodi date al Bonaparte nell'o-
cavano, o erano abusati a palliare arbitrii, razione non movessero da animo inchinato
rapine e licenze nella Cisalpina; n tornar alla servit, ma fossero invero pretesto ad
poteva a discolpa de tristi la presunta i esporre opinioni che altrimenti non sa
nettitudine degl'italiani a miglior reggi rebbe stato possibile pur di accennare, ne
mento; l'armi stesse, tuttoch insolito e abbiamo una pruova in quella celebre let
repentino esercizio, erano state riprese con tera dell'Ortis, con data del 17 marzo,
valore che si accostava all'antico, e, senza soppressa in tutte le posteriori edizioni
dubbio, insperabile dopo secoli d'ozio e durante la dominazione napoleonica, e
dimenticanza. Onde gli esempi de'morti solo ricomparsa nella edizione zurighese
sull'Adige, alla Trebbia, e sui ricuperati del 1817. L'Ortis, come s' detto, fu
colli di Genova; gli esempi dell'ardita pubblicato dopo l'orazione, tuttoch l'an
giovent bolognese; i trofei del Tirolo e no stesso; e la lettera era inspirata dal
della Toscana, primizie di maggiori vitto vedere tornate vane le rimostranze, e il
rie; e la commovente apoteosi di Giuseppe giovine eroe volersela intendere in per
Fantuzzi. L'inettitudine stava tutta nel petuo ed aver comune il covaccio colle
Comitato e in chi faceva per esso; uomini vecchie volpi. Assai presumo che fra tutte
X I, IV VI A DI UGO roscOI,0,

le lettere dell'Ortis fosse questa la pi vi italiana d'argomento politico si vorr cre


cima a tal altra che l'autore scriveva al dere di questa migliore? E chi dal pre
vero Lorenzo. E chi vorr tutta rilegger sunto panegirico pliniano, al foscoliano, non
la con quest'avvertenza non sar forse vorrebbe esser detto autore di questo?
tardo a venire nella mia opinione. Fatto Ultima prova che quanto in quell'orazio
sta che la lettera si regge da s, e il ro ne si legge sgorgava spontaneo dal cuore,
manzo ne fece senza per molte edizioni, siano le parole di Sofocle che le fanno da
lasciando inavvertita quella lacuna. L'o- epigrafe: il cuore mi palpita per la pa
razione, per mio avviso, andrebbe letta tria, per me, e per te ancora. Alle molte
tra la dedicatoria stampata a Genova e la ragioni addotte dal Pecchio a provare che
lettera del 17 marzo; e allora gli encomii il Foscolo non recit al Bonaparte l'ora
al Bonaparte, ben lungi dall'apparire pro zione posso aggiugnerne una concludentis
fani, si crederebbero santificati dalla pre sima; e la scrivo, non tanto perch ve ne
parazione e dall'ammenda. E quasi temes sia bisogno dopo le altre,quanto perch mi
se il Foscolo che non fosse intesa a dove serve essa di passaggio a narrare altri fatti
re questa sua mira, pone a piedi dell'ora dello scrittore in questo tempo. In un lun
zione la nota, con cui si minaccia la verit go carteggio galante chiaramente si vede
storica a chi non si lasciato commovere che il Foscolo trovavasi durante i Comizii
dalle minaccie e dai vaticinii oratorii. La a Milano, e la necessit o l'elezione che
orazione avrebbe duopo d'assai schiari aveva condotto in Francia que deputati
menti, ma n i tempi il concedono, n mi era opportunissima a far pi cara all'ora
sembrano cosa da nota ma da annali. E tore la dimora nella capitale lombarda.
forse vi ha tale che li sta scrivendo, non Forse ancora, (chi sa?) cominciato oggi mai
solo per mandare ai posteri i documenti a disperare dell' avveramento de sogni
delle nostre sciagure, ma per mostrare suoi giovanili, ed entratogli nell'anima il
al mondo, che le abbiamo sostenute, non proposito doloroso di darsi alla filosofia
dissimulate. E degli annali fatto memo epicurea, come la intendevano Lucrezio e
ria anche nell'Ortis. Quanto allo stile del Pomponio Attico, in qualche momento di
l'orazione pi magnifico delle declama soverchiante passione benedi tacito alle
zioni di consimil natura che abbondano farse lionesi tanto vituperate indiretta
nel romanzo; arieggia le orazioni latine, ma mente nell'orazione. L'amore a cui qui
in modo affatto diverso da cinquecentisti. si accenna non dubiterei di chiamarlo il
In questi, pi che altro, cercata la ro pi violento che ardesse nell'anima di Ugo
tondit del periodi; nel Foscolo il periodo ardentissima.
corre spedito, come i moti della giovinezza,
e i lineamenti latini si voglion cercare nei XXXIV.
vocaboli scelti a bella posta tra pi mae
stosi e prossimi a quelli usati singolarmen Chi tanto quanto s'intende del cuore
te da Sallustio e da Tacito. Cos le imma umano potr facilmente immaginare qual
gini, cos gli esempi. N manca alcuna pro esser dovea questo secondo amore, venu
lissit,, ee qualche
q sfoggio
88 di boria scolasti to dopo il virginale inspiratore dell'Ortis.
ca; ma nel generale, qual altra orazione E tanto pi facilmente immaginarlo chi av
e
V IT A I) I UGt) Fi):SC01,0 XI, V

verta ai disinganni politici e alla trista e lascio a Bossi; non fo nulla, propria
sperienza gi fatta dell'altre solenni illu mente nulla. Notisi tuttavia per adesso;
sioni di patria e di antiche virt. Succe e d'altronde non poteva ignorare che la
duta alla repubblica Cisalpina l'Italiana, e sua fama dovette contribuire non poco a
al governo demagogico del Comitato quel guadagnargli, povero e senza natali, gli
lo mite e magnanimo del vicepresidente sguardi benigni di donna nobile e ricca.
Melzi, v'avea luogo per verit a nuove Pace col povero Ortis; e non potresti tu
illusioni; ma il Foscolo, dopo avere, puos farne nascere un altro e forse migliore?
si dire, tastato ad uno ad uno i compo Che vuol qui dire: migliore? La si
menti il corpo governante, non poteva il gnora per ne lo amava di tutto quel cuo
ludersi come gli altri, e sperar di trovare re che poteva, ed era donna che per con
fessione di lui aveva il cuore fatto di cer
nel tutto ci che mancava al pi delle par
ti. Aggiungasi ch'egli, ritraendo Didimo vello ( Pecchio, facc. 1 o6). Non dubitava
Chierico, protestava di stimare fra le doti quindi di scriverle: mi credo immeritevo
naturali all'uomo primamente la bellez le delle bellezze delle donne, ma pochis
za, poi la forza dell'animo, ultima l'in sime donne altres credo meritevoli del ----

gegno. E bellissima era la donna da lui mio cuore. E questo amore gli costava
amala; e quanto di lei si canta nell'ode pi lagrime, anche quando felice, che non
all'amica risanata, verit storica pi l'altro infelice: non ho mai tanto lagri
che lavoro di fantasia idoleggiatrice. Per mato quanto in questi giorni. E sottose
questo amore doveva passare Iacopo Or gnando le parole, giurava: s'io ti perdes
tis a farsi commentatore e filologo e gior si, niun'altra donna avr il mio cuore
nalista; e come traviamento che lo distol che tu hai posseduto; io rester tuo an
se per sempre dal suicidio, e gli tempr che se mi abbandonassi. Io fo adesso
l'anima a passioni meno eccessive, quan tesoro delle care sensazioni che mi fai
to erano comportabili coll'indole sua im provare, per consolare con queste dolci
petuosa, se gli pu perdonare. Il libretto memorie le sventure che forse mi aspet
dei tre amori, composto che fosse (e non tano. Era profeta: del resto, quanto sia
fu credo n anche mai abbozzato), e di buon notaio l'amore, e quanto irrevoca
cui pur vedi nella Notizia di Didimo, get bile la sua firma, chi n'ha esperienza ne
terebbe lume non poco su questi casi, se parli. Solo che la troppa impazienza della
gi non bastano le molte lettere che po signora salv il poeta dallo spergiuro. Al
tei consultare a tutto agio. Quando dei tro pensava nel caldo della passione, e
tre amori parlando, cominciava: rimor sembravagli aver trovato chi gli corrispon
so primo, rimorso secondo, rimorso ter desse davvero: sentiamo troppo; l'anima
zo, e definiva: non essere l'amore se non ci divora il corpo, mentre ai pi dei vi
inevitabili tenebre corporee, le quali si venti il corpo seppellisce l'anima. E per
disperdono pi o meno tardi da s, ave altra parte credeva al cuore, e tremava
va certamente nella memoria l'amore di della fantasia dell'amica: addio mia soa

cui parliamo. E tanto vi s'immerse da ve, mia tenera, mia unica amica; ti di
dimenticare gli studii e la gloria. La glo rei mia eterna amica, se potessi fidarmi
ria? scriveva all'amante, per adesso la della tua povera fantasia, poich del tuo
X 1, V I V ITA DI UGO FoSCt)I,0.

cuore sono sicuro; me lo sono meritato, continua, che tenuis sub artus dinanat
e ti compenso col mio. Fu quest'amore anche degli amanti felici, ma della vio
una vicenda di paci e di guerre, necessa lenta, che annunzia imminente la crisi.
ria, secondo alcuni, a tener viva la fiam L'opera del Comento fu suggerita al Fo
ma, che senza siffatte agitazioni s'ammor scolo da pi ragioni. La fama in cui era
zerebbe assai presto. Pensi ognuno a suo salito il suo nome per la pubblicazione
modo; ma il Foscolo dur sulle brage tut dell'Ortis dava nel naso a letterati tran

to quel tempo, finch la gelosia, a furia di quilli, che modestissimamente non cura
rianimare l'incendio, lo spense. V'ebbero no il voto del pubblico leggitor di ro
minaccie e duelli, o almeno disfide; avreb manzi, ma invidiano tuttavia chi se l'ha
besi detto che il pover'uomo dovesse mo guadagnato; e come lo scrittore del ro
rirne, almeno dalle lettere, ma fu come del manzo accennava di voler diventare ora
la gloria a cui non pensava. Dett in questo tore e poeta de'primi, e ogni altra cosa
mezzo l'orazione pe Comizi, e l'ode al che avesse voluto in letteratura, si comin
l'amica risanata, conchiudendo colla spe ci a disputarne il sapere. Perch il com
ranza della immortalit de' suoi versi e merciare, secondo alcuni, non porre in
della donna cantata: giro il denaro e le merci, e farne uscire
Avrai divina i voti vendite e cambii di reciproca utilit, ma
Fra gl'inni miei degl'insubri nepoti. accumulare monete in uno scrigno, e far
E fu nella seconda met di questo stesso credere al mondo che lo scrigno contenga
anno, che stamparonsi dal Destefanis le ci che contiene di fatto e ci ancora che
meglio delle brevi sue liriche in un volu non contiene, e in qualche giorno solenne
metto in 12., con la nota: Ugo Foscolo e a qualche persona privilegiata noverare
pubblica queste poche poesie per rifiuta le monete a una a una, chiamandole tutte
re tutte le altre fino ad oggi stampate, pel proprio nome. Datosi a tutt'uomo al
e segnatamente una lunga oda a Bona l'esame dei codici e dei comenti, ne cav
parte, omai troppo divulgata, e il Tieste, un lunghissimo libro sopra brevissima
tragedia inserita nel tomo X del Teatro poesia, parte sul serio, parte da scherzo;
moderno applaudito; cose tutte e troppo e vi mescol lezioni d'estetica e di filolo
giovanili e non sempre pubblicate di con gia, pellegrine a dir vero, e di poesia qual
sentimento dell'autore. che stilla, ma non della meglio ch'ei com
ponesse. O l'arte non era ancora in lui
XXXV. giunta al sommo, o non cur di giovar
sene, o pi intendeva Catullo che non
Nel tempo di questo amore usc pure sapesse ritrarlo; la traduzione in somma
in luce, chi l'avrebbe pensato? un'ope pu ritentarsi non senza speranza, e non
ra lenta di erudizione: il comento alla sempre le anteriori del Pagnini e del Conti
Chioma di Berenice. Credo che fosse scrit furono da lui superate. Ma notabilissimi
to negli ultimi giorni, i pi prossimi alla sono i discorsi e le considerazioni. Uomo

rottura; e dove sul fine protesta, che la di molto ingegno, gusto non poco, erudi
vorava malato d'occhi e di cuore, si deb zione vastissima, conoscente del Foscolo,
ba intendere, non della febbre o fiamma ma non troppo amico, voleva questi di
VITA DI UGO FOSCOLO. y 1, V il

scorsi, secondo me disse a me stesso, la nui tratti di bella e sentita filosofia, lo


migliore delle sue prose. Non so quanto scherzo non pu consistere che in qual
giusto questo giudizio, ma certo quel di che pungente vivacit - ignoscenda qui
scorsi son cosa da farne gran conto, e se dem, scirent si ignoscere docti - cio i pe.
condo l'et, portentosi. L'esame dei codici danti. Del resto, s'egli tanto adesso
e le annotazioni filologiche alle Varianti che scherza, che sar di noi allorquando
accennano ad anni pi maturi e ad altri far da vero? E per l'onore d'Italia io
e pi assidui studii; appena il Leopardi desidero che ci sia presto. Leggerai que
avrebbe potuto far meglio a quegli anni. sto passo a facc. I 16 del Persio pubblica
Il mondo crede ch'io abbia ingegno, e to nel 18o5 dalla stamperia del Genio
lo credo anch'io, ma si crede altres tipografico, perch nell'edizioni posteriori
ch'io sappia pi di quello che so: so fu tolto. D'Ippolito Pindemonte si disse
poco. Cos Ugo, nel brano di lettera che (Montanari, Vita del Pindemonte, lib. V,
leggesi riferito dalla Biblioteca italiana, cap. VI, facc. 21o) che spiacessegli di ve
dicembre 185o, e da me gi citato. Ma dere in fronte a suoi Sepolcri il nome del
indi a poco, parlato de' suoi vizi e de' Foscolo, e per motivi ben pi rilevanti
suoi traviamenti: se ho studiato e stampa che le dissenzioni letterarie; ma il nome
to, fu pi forza di natura che di costu del Foscolo rimase pur sempre dov'era
me. Ella volle esser davvero forza di molto stato posto a principio dal pio veronese.
benigna natura a dettare un libro pieno di Tali differenze bisogna avvertirle.
tante belle cose, poco pi che in due mesi
e scherzando. Nell'accommiatarsi dal let
XXXVI.
tore scriveva: tu crederai, spero, senza
ch'io lo giuri, che questa volta non ho
inteso di fare un libro n bello n buono. Questo intorno alla critica, e dopo il
E se tu avessi preso per giusta moneta giudizio del Monti, gran maestro in lati
tutto quello che ho scritto, tu hai fatto nit, non sarebbe da dirne altro; ma i
male: rare cose ho qui dette da vero, pedanti flagellati a morte da chi faceva
molte da scherzo, e parecchie n da ve professione di abbominarli, ebbero di che
ro n da scherzo, le quali poteano essere consolarsi in una parola di cui il comen
dette e non dette. Vincenzo Monti, prote tatore frantese il significato: armos per
testando nelle note al suo Persio di co arma. I chiosatori filologi, che sanno in
gliere volentieri occasione di dare al gio ventare tante sottili interpretazioni a giu
vine, ma gi celebre ingegno, argomento stificare le corbellerie degli autori loro a
certissimo d'amicizia e di stima confu morevoli, chi sa che non avessero saputo,
tandolo in un'opinione intorno l'omnibus posto altro caso ed altro uomo, giustificare
erpers Unguenti murrae millia multa anche questa. Quanto a me, mi par meglio
bibi, adottato dal Vossio e dal Foscolo pensare al Petrarca accusato con grandi
consentito; soggiugne pel generale del co schiamazzi per aver fatta lunga una breve.
mento: egli chiama scherzo erudito lo Sommo delitto! Pro crimine summo -
splendido suo lavoro; ma quando il peso Arguimur. Ma ne traeva conclusione di
dell'erudizione viene alleviato da conti versa da quello sembrava volessero i suoi
x I, VIII VITA DI UGO FOSCOLO.

detrattori. E il Foscolo avrebbe potuto di bella critica e fina, e alle vivacit spesse
cantare con lui: e talora soverchio pungenti, vuolsi avver
. . . Eximiae judicium formae vix pauca tire specialmente al discorso nel quale,
. . . . inter tam multa notari.
preso argomento dalla ragione poetica del
Se il Foscolo si gett poscia senza miseri l'elegia, si adducono prove a mostrare il
cordia sui suoi censori, il Petrarca, anima vantaggio che veniva agli antichi poeti dal
melica, non s'era rimaso; e il meno che la religione pagana. Questo discorso ebbe
dicesse al buon uomo che l'avea accusato pi di una risposta d'argomentazioni e di
fu chiamarlo ubbriaco! Vedi l'epistola ad esempi, tuttavia dee leggersi dai critici per
Andrea Mantovano. N la molta sapienza le idee utili all'arte che pu risvegliare,
salv da consimili taccie il Machiavelli; a chi ancora ha per erronea la proposizione
punirlo che non avesse scritto latini i suoi principale. E chi non rifugge dalla tristez
libri. Che pi? Il Giovio, storico da can za pu inoltre pensare con che cuore avr
cellerie, desiderava in lui congiunta alla Ugo poetato in compagnia di Catullo pel
pratica de'negozii la cognizione degli an morto fratello, egli che aveva recente ca
tichi scrittori. E il Bodino ripeteva la cian gione di ugual dolore. Per ultimo da
cia com'evangelo. Poich ho test nomi vedere, e bene stampare nella memoria e
nato il Montanari, e il nomino volentieri nel cuore, tuttoch ce ne vengano i ros
quanto posso pi spesso, riferir un suo sori alla faccia, la ragione per cui non
epigramma, che fa molto all'uopo: comprendiamo la grandezza di Pindaro,
Tu vuoi che il greco impari ad ogni costo, che cantava in encomio de' particolari
Che alla nostr'arte, i carmi, ei giovi assai: cittadini i fasti d'intere trib e di paesi.
Sar; ma Dante, Petrarca, Ariosto
Quegli antichi per lodare i privati enco
Ignoravan tal lingua, e tu la sai.
miavano le patrie; noi abbiamo necessi
Ad ogni modo, se il Foscolo derideva i t di diseppellire le virt di qualche pri
pedanti, mostravasi odiatore degli scrittori vato per poter onorare di alcun giusto e
nemici ai latini; aveva fulminato con un logio le nostre citt. -

sonetto il decreto del gran Consiglio cis


alpino; e a beffare lo stile de'comentatori XXXVII.
barbari foggiava una lettera in persona del
rev. Giovanni Ralb: Venerabilis vir: non Nel tempo che studiava assiduo a racco
habeatis molestiam quod scribo vobis de gliere e ordinare i materiali pel suo comen
negotiis meis, cum vos bene habeatis ma to, oltre ch'era disperatamente innamorato,
jora pro agendo, e gi di questo passo, disperatamentegiuocava; e quando il giuo
e peggio fino al termine. La lettera non co riuscivagli favorevole, sfoggiava senza
ricomparve nelle successive edizioni, co risparmio e previdenza del futuro. Non so
me in pochissime copie anche della prima donde l'autore della prefazione all'Ortis
troverai un'altra bizzarria, d'Arione e del tradotto dal Dumas traesse la notizia, che
le scongiurate cavalle, l dove leggesi nella il Foscolo ne' suoi furori pel giuoco, man
pi parte (facc. 225), delle sirene d'Ulis candogli il denaro: dechirait les pages de
se, con quel che segue. Di tutto il comen ses pomes, donait un valeur ideale
to, oltre alcuni tratti a quando a quando ces morceaux de papier, et en jetait un
V ITA DI UGO FOSCOI,O. XI, X

poignee sur une carte. Il vivace scritto la ristampa doveva essergli postuma glo
re di quella prefazione prest troppo fa ria. Fosse pure condotto in tanta estremi
cile orecchio a que molti, che rimpinza t di denaro dal poco studio di raggua
no di bizzarre novelle una vita troppo biz gliare le spese coll'entrate, nobilissimo il
zarra di per s stessa. Contentiamoci di modo della dimanda, e lusinghiero molto
quanto egli, il Foscolo, ne conessa di s pel Melzi. Maggior benefizio della grati
medesimo. Appunto a questo tempo si ri ficazione aveva ad essergli poi l'onore di
feriscono le parole della lettera molte vol discolparsi. Quali fossero le maligne rifer
te citata (Biblioteca italiana, ec.): ho a te fatte a suo danno non indagheremo,
mate le muse d'amore talvolta appassio la storia di pressoch tutti i tempi; quali
nato e nobile sempre, ma spesso anche le sue imprudenze neppure, la storia di
freddo infedele; dacch pressoch tutti i grandi ingegni. Vanno
Amor, dadi, destrier, viaggi e Marte al cuore quelle parole: devo io abbando
nare la mia patria, senza la stima di chi
m'invadevano la giovinezza pi vigorosa. la governa, e quel che mi duole ancor
Dell'altre cose s' detto, i destrieri eran pi, senza la vostra? Duro il trovarsi sco
forse un po' di corte fatta alla memoria del
po alle maligne riferte, ma non piccolo
l'Astigiano, tuttoch debba credersi che compenso alla pressoch inevitabile uma
assai pure li amasse se pensava farne sog na malvagit, il poter trattare le proprie
getto a poema. In quest'anno stesso, 18o4, discolpe a questo modo col supremo capo
gli venne ordine di partire per Valencien della repubblica. Si confessa inesperto e
nes senza veruno indugio. Sembra dalla imprudente; e la discolpa? ma il mio con
lettera scritta nel giugno al vicepresidente tegno fu ad un tempo severamente pro
Melzi, che avesse indugiato l'andare, pro bo; non ho mai venduta la mia opinione,
mettendo in essa di obbedire fra tre gior n la mia penna, non ho palpato l'igno
ni. Ragioni parecchie il facevano ricorrere ranza, la vilt ed il delitto che la gover
al vicepresidente. Domandava una gratifi navano. L'orazione pei Comizii buona
cazione maggiore di quella accordata agli chiosa a queste parole. Dell'invidia par
altri ufficiali, ch uguale l'avea di gi avu lando, protesta di non avere ancora ac
ta. Dall'edizione del Comento poco frutto quistato tanta fama da meritarla. E tutta
glien'era venuto. Nel gennaio di quest'anno la lettera calda d'amor patrio e di do
stesso proferiva a Francesco Reina le quat mestica religione.
trocento copie rimastegli pel solo costo,
vendute avendone delle cinquecento stam XXXVIII.

pate appena trenta, o che pochi leggano


questa sorte d'opere, o che molti la tro Part per la Francia, e pel campo di
vino cara. E nel proporre tal vendita non Boulogne, giacch leggiamo di Didimo
diffidava tuttavia della seconda edizione; Chierico, che nel giugno stesso pellegrinas
ch non voglio credere tutta furberia di se pei campi italiani improvvisando certe
mercante il dire ad uomo si pratico di libri sue omelie a militari che si dilettavano
qual era il Reina: e mi obbligo di non ri d'ascoltarlo. Scriveva anche arringhe, e
stamparlo se non dopo cinque anni. Ma faceva da difensore ufficioso a soldati
-
Foscolo,
1, VI: A DI U G ( ) FOSCOLO.

Tu l'odi: e dove coronato libi


colpevoli sottoposti a consigli di guerra.
Al genio e all'ira d'Allighieri, il canto
E che non sia questa un'invenzione leg Pedestre mio, cortese ospite, ascolta.
giadra a dar rilievo e splendore al raccon Non te desio propiziante all'ara
to, vedi la difesa del sergente Armani. Nel Della possanza in mio favor, n chiedo
la quale giova si consideri il modo schietto Vino al mio desco, oi tuoi plausi al mio verso,
e incalzante, conforme al tribunale cui fa Ma cor che il fuggitivo Ugo accompagni
Ove fortuna il mena aspra di guai.
vellava; e si noti per contrapposizione alle Mi mentira cosi, Vincenzo, quella
intralciature forensi da moltissimi avute Che in molti uomini lessi e in pochi libri
per indispensabili: al mestiere pu darsi, (Poich'io cultor di pochi libri vivo)
Aurea sentenza: amico unico l'oro.
come i vocaboli greci a trafficanti medi
cina. Avvertasi, pi che altro, come a far Strinse ancora pi sempre, ne due anni che
credibili le parole dell'accusato e piegare i soggiorn sulle coste dell'oceano, amicizia
giudici in suo favore, ricordi in qual guisa col generale Pietro Teuli, a cui mancaro
costui: stanco da lungo tempo dalla tem no i tempi, che non risplendesse fra le pi
pesta di un'esistenza afflitta e perseguita belle glorie guerriere d'Italia e del mondo.
ta, non temesse la morte, anzi se la pre Mor due anni dopo sotto Colberga, e nella
parasse egli stesso quando credeva d'aver critica fatta dal Foscolo nel giornale mi
perduto l'onore. L'avvocato era l'autore lanese della Societ d'incoraggiamento
dell'Ortis. Il suo discorso persuase, o com (n. 1) all'elogio scritto da Giuseppe Ma
mosse i giudici; se non che il reo disfece rocco (l'acre risposta dell'avvocato chi la
con imprudente pertinacia ne' suoi pro ricorda?) la memoria del prode uomo
positi il ben fatto dall'oratore. Attendato tramandata ai posteri con poche parole,
coll'esercito italiano, detto esercito del che compensano in parte la dispersione
l'oceano, a Saint-Omer, non cessava il delle ossa onorate dal Panteon italico.
Foscolo dallo studio, e inviava sovente Quelle parole accennano ad altri meriti
il pensiero di qua dall'Alpi. Sono di quel del Teulli oltre a militari: institu l'uffi
tempo i seguenti versi, de pi belli che cio di compilazione, intento a riunire le
mai componesse; e godo di pubblicarli pel leggi di tutti i governi guerrieri in un co
primo. A Vincenzo Monti. dice solo; fond un orfanotrofio, tuttoch
contrariato dalle solite malagevolezze di
Se tra pochi mortali, a cui negli anni
Che mi fuggir fui caro, alcun ti chiede
tutti i benefici intendimenti; e morendo
Novella d'Ugo (che il tacerne, troppo mostr non sempre ineguali agli antichi i
Indegno fora all'amor nostro, o Monti) moderni nella magnanima intrepidezza. Il
Rispondi: in terra, che non apre il seno generale stava sul parapetto del forte di
Docile a rai del sole onnipotenti, Volffberg fumando a piedi, ed incorag
Passa la vita sua colma d'oblio;
Doma il destriero a galoppar per l' onde, giando i nostri zappatori ad iscavare la
Sulle roccie Piccarde aguzza il brando, -
terra, ed a rialzarla verso la piazza. Gli
E navigando l'ocean cogli occhi, gettavano i zappatori la terra sugli sti
D'Anglia le minacciate alpi saluta.
vali, ed egli, acciocch per questo rispet
M'udrai felice benedir, m' udrai
to non restassero di scavare, diceva
Commiserar; tu fammi lieto a lieti,
Dolente a dolorosi. Ognun s pasce scherzando (e mi par di vederlo con quel
Del parer suo. Qual io mi viva, solo sorriso rattristato dal presentimento del
VITA DI UGO FOSC01.0, I.1

la morte): soldati, fate presto, seppelli ne venga improvviso l'annunzio ventidue


temi; ed in questo una palla da dodici anni dopo, avvertir che in questo viaggio
uscita dalla sinistra della piazza, dopo di Fiandra conobbe Ugo una inglese pri
di avere ammazzati due zappatori, scar gioniera (alcuno vorrebbe che fosse sve
n la coscia del generale dal femore e dese, ma non so con qual fondamento) e
steriore sino al ginocchio, non lascian n'ebbe una figliuola. Avrei tolto in mo
dogli che il nervo crurale e l'arteria. glie la signorina, cos egli nella lettera al
Guard un pezzo i due soldati morti; Bulzo, se io avessi allora potuto avven
poi volt gli occhi verso di noi e si ri turarmici senza pericoli suoi e miei. Ri
cord dell'Italia. La vita del letterato fa tocca di quest'amore in altra lettera inedi
moso ne conduce a quella del soldato; per ta, scritta da Firenze nell'agosto del 1812,
vie diverse studiaronsi di contribuire al nella quale confessando una sua impostu
l'onore del nome italiano, mi sar quindi retta, di aver cio date come di Lorenzo
perdonata la digressione. Pochi fatti ha la Sterne alcune righe inglesi, soggiugne: le
storia moderna che avanzino questa serena ho scritte io, anzi io le aveva scritte assai
prodezza; poche pagine di questa vita ho tempo prima, quando in Fiandra, inna
scritte con eguale speranza di giovare, pia moratomi di una giovine inglese, l'amore
cendo, a lettori. In quell'articolo stesso mi sospinse a tornare alla grammatica,
mostra il Foscolo di avere pensato all'e- a scrivere letteruccie inglesi e a conver
logio del Teulli, anzi di averne raccolti i sar colle nuvole. Di qui, credo, gli venne
necessarii documenti e di starlo scrivendo, il pensiero di tradurre il Viaggio senti
ma tolto quel cenno, non seppi trovarne mentale, a viemmeglio impratichirsi della
altra cosa. lingua inglese e a far prova terribile della
propria. E convivendo con gl'inglesi face
XXXIX. vasi spianare molti sensi intralciati, e lun
go il viaggio si soffermava per l'appunto
La spedizione era volta contro l'Inghil negli alberghi di cui Yorick parla nel suo
terra, se apparentemente come pretende il Itinerario, e ne chiedeva notizia a vecchi
Bourienne, o se, come il Pecchio, (facc. che lo avevano conosciuto. Non che non
126) davvero, a me non sta giudicarne avesse avuto spesso il pensiero a quello
Parrebbe da una nota al Montecuccoli, che scrittore; s' gi veduto nella Lauretta
il Foscolo stimasse aver Napoleone mira dell'Ortis: e in certe memorie manoscrit
to, accampando per tre anni i suoi eser te de luoghi che pi gli piacevano di tale
citi sulle coste dell'oceano, ad agguerrir o tal altro autore, parecchie ne trovo tol
li per le successive campagne (Aforismi, te dal Tristam Shandy. Dallo Sterne, e
cap. IV, tit. 5). Egli il Foscolo ad ogni mo propriamente dal Tristam Shandy dovet
do addimesticavasi intanto colla lingua in tegli pure essere inspirata la simpatia, o
glese, e un pochino con le amabili signo fomentata se l'avea da natura, a militari,
rine che la parlavano. Viaggiava in questo oltre all' essere militare egli stesso. E il
mezzo anche in Fiandra, e d'una sua gita supporre in Didimo l'ordine chericale, non
da Ostenda a Montreuil fatto ricordo riconduce colla memoria al curato inglese?
nella Notizia di Didimo. E acciocch non Anche Didimo scriveva omelie, se l'altro
I.1 i V ITA 1) I UGO FOSCOLO.

sermoni. Lentissimo correttore di quanto ses fentres. Con queste malinconiche di


rapidamente dettava, fino dall'ottobre sposizioni nell'anima, in onta al suo ge
18o5 annunziava a suoi amici, con lettera mio ambulatorio, e per la stessa sua natu
da Bologna a mare, compiuta la traduzio rale irrequietudine, dovette udire volen
ne, e solo attendere alle note, ma non tieri il comando che lo richiamava in Ita

comparve che indi a otto anni, avendo lia. Dicono a questo proposito i frammen
prima voluto tornarsi a stare a dimora ti: ogni sventura che mi succede in pae
nel contado tra Firenze e Pistoia a in se straniero mi fa ricordare gli antichi
parare migliore idioma di quello che si amici, le benedizioni e gli addio della mia
insegna nelle citt e nelle scuole. N lo povera madre, e il pacifico piacere di se
studio dell'inglese, e i romanzi, e la vita dere, come suol dirsi, il verno al pro
agitata della milizia lo distoglievano dai prio fuoco. Chi quell'italiano, che tor
classici; ch anzi in quel tempo classica nando a casa, non senta, scendendo dal
le Alpi er
mente (almeno quanto alla lingua, se non
all'eleganza) raccomand la memoria di
L'aria piena di vita e di salute?
Alessandro Trivulzio, nella seguente iscri
zione, mandata di Francia al Giornale ita Scendiamo l'alpi noi pure con Ugo, e con
liano, che la pubblic, nel suo n. XXV, esso cantando il bel verso di Galeazzo di
il 29 aprile 18o5. Tarsia.

ALEXANDRO TRIVULTIO XL.


AUXILIORUM ITALORUM LEGATO

GALLIAE EXTINCTO MILITES Tornato di Francia al soggiorno di Mi


AD ORAM FRETI BRITTANICI lano, entr nella benevolenza di Augusto
GALLICA COHORTE COMITATI Caffarelli, ministro della guerra, da cui di
LEVEM TERRAM pendeva naturalmente nella sua condizio
AETERNAM PACEM ne di capitano. Ci gli fruttava di andare
MOESTISSIMI DEPRECANTUR. esente dagli esercizi della professione, e
polire l'ingegno sui libri per l'opere fu
Scriveva poi a dilungo di s, delle sue a ture, quando altri l'armi per le future bat
zioni, de' suoi errori, e di quanto accade taglie. Appena una missione nella Valtel
vagli di notare in Francia. N spiaceran lima, a delinearvi non so che carte militari,
no i periodi che leggo in una sua lettera il distolse da suoi studii; e n anche il dis
francese scritta nel fine d'ottobre: Mon tolse del tutto, avendo i libri a compagni
sieur Teuli et compagnie ont trouv une e frammischiando alle incombenze affida
socit o l'on fait de la musique; mais tegli la versione di Omero. Compiuta la
l'esprit infortun de Jacques Ortis ne missione, fu pi che mai delle lettere. La
peut pass y faire: tout partisan qu'il letteratura italiana era tutta vita. Il Monti
est de l'harmonie, il fuit la musique pa pubblicava il Bardo, il padre Cesari le sue
ree du salon; pour se dedommager il Giunte. Del primo, leggendolo, scriveva
prte l'oreille et l'ame au ffre du pre il Foscolo al Pindemonte: bellissimi ver
mier petit polisson qui passe la nuit sous si sciolti e ricchissimi di concetti, e caldi
a
V ITA Ibl UGO Fe SCt) l.O. I,I il

d'affetti delicatissimi; e gli ho gustati discendenza del Foscolo; tanto pi che


pi nel libro che nella bocca dell'autore, questi si attenne alle prescrizioni della let
che pur li recita magicamente: nell'eco tera sol quanto era comportabile da suoi
nomia del poema non di tanta virt; principii. Pure in quel tempo nulla avea
staremo a vedere gli altri sei canti. Te di fermo nella propria fortuna, e scriveva
mo nondimeno. Non minore di quella del al Pindemonte: della mia presente con
critico era probabilmente la tema del poe dizione n io so, n credo ne sappiano
ta, e la seconda parte dell'esotico poema gli uomini a quali obbedisco. Gli era pe .
non fu mai composta. Rispondeva ben r dato campo a studiare, e a correre le
egli il Monti franco e concitato alle censu provincie del regno. Rivedeva Venezia;
re del Ravennate, ma la censura del pub e di qua riconducevasi al suolo lombar
blico, lenta e severa, non pativa risposta. do, ed a Mantova a visitare il Bettinelli
Il pubblico tenne col Foscolo: bellissimi gia moribondo. Il povero Mestore, in al
versi, ricchissimi concetti e caldi d'affet tra lettera al Pindemonte, non lascier,
ti delicatissimi; ma l'economia del poe temo, il letto, se non per corcarsi dove
ma non di tanta virt. Questo giudizio, si dorme l'eterno sonno. Facesse il cielo
ampliato quanto alla lode, e non pi che che le sue ore supreme non fossero mar
accennato quanto alla disapprovazione, si toriate dall'angoscia della piaga e dallo
lesse anonimo la prima volta nei numeri spavento della morte! Ei mi pare impa
182, 85, 87 del Giornale italiano, luglio ziente del dolore:
18o6, e ricomparve col nome dell'autore Et quasi jam Leti portas cunctarierante,
in fondo alla ristampa del Bardo fatta in
Brescia l'anno stesso dal Bettoni in 16. perch sollecito dell'ordineferreo non
Mi sembra uno de'migliori scritti del Fo ancora mandatogli, e di tutta la comme
scolo in fatto di critica; e quando taluno dia degli uomini mortali. Se non che Dio
desiderasse pi aperta la censura, come a forse, a cui da pi anni si rivolge, ed ora
pertissimi furono gli encomii, noter che assai pi, gli sar di sommo aiuto ad
tra i sacrifizii che l'amicizia consiglia di abbandonare tranquillamente la cara vi
fare, non fu questo del meno gravi; se non ta. E quando per via trovava alcun im
che l'essere il poema incompiuto tornava pedimento, o che se gli rompesse la stanga
a difesa del critico pi ancora che del poe della carrozza, come a Desanzano gli av
ta. Abbiamo anche veduto una lettera in venne, eragli dittamo e latte la Crusca ve
edita del Monti diretta al Foscolo, nella ronese. Il pensatore liberissimo, lo scrit
quale le lodi sono sollecitate, e poco men tore disinvolto quanto altri mai, consiglia
che prescritte le frasi, chiedendosi oltre al ta l'ammissione d'alcuni moderni e dei
resto, che fosse fatto apparire come gli en pi celebri fra gli scienziati, conchiude,
comii sull'andare di quelli del Bardo do che s'egli era inevitabile all'autore di quel
vevano essere i pi desiderabili da gover dizionario peccare aut urgendum altum,
ni. Il che ricordo, non gi per aggravare aut nimium premendo litus, piacevagli di
la memoria del Monti, che pensava in tal vederlo urtare piuttosto nel pedante che
modo a proprii agi e al dolce ozio amico nel licenzioso: perch'io nel dizionario ita
agli studi, ma per scusare l'amica con liano cerco pi canoni che parole. Anda
l.l V V l'I'A lol UGU F0s Ct ) l. n.

vagli per la mente a questi giorni il pensie mente assomigliarsi a Catone, quando l'Al
ro di un poema sopra i cavalli, argomento lighieri gli fa cantare:
che poi ristringeva ad un inno, e poi la Marzia piacque tanto agli occhi miei.
sci stare. Gliene avea eccitato il deside
rio in Venezia un quadro di Tiziano, in XLI.
cui vedevasi simboleggiata la contesa fra il
cavallo e l'ulivo. Ci pensava, ma bisogna Le cagioni che mossero il Foscolo a ten
vagli non meno di quattro anni di sacro tare la traduzione dell'Iliade si leggono
ozio. N l'umore, n l'altre condizioni ar dichiarate nella prefazione dell'Esperi
ridevano allora a suoi disegni. Beato voi! mento. Gli uomini nati alle belle arti
sempre al Pindemonte, spronandolo all'O- cercano in Italia una versione corrispon
dissea: e me pure gradivano le vergini dente alla fama di Omero. Il Cesarotti,
muse, e anch'io sospiro la sacra solitu ingegnosommo de nostri tempi, che po
dine; ma l'animo va invecchiando per le teva egregiamente tradurlo, elesse d'i-
sciagure, e l'ingegno irrigidito, e le mitarlo; e forse fa sospettare che il pa
Grazie mute per me, e la terra coprir dre dei poeti non risplenderebbe nelle sue
quest'ossa bellezze natie. Risplende nondimeno in
Ignude, e celer con esse il nome altre lingue, e credo che l'italiana pi
Prima del mio morir gi quasi spento. che altre possa assumere le virt di O
Per altro non mai come in questo tempo mero senza studio di ornarle, e i suoi
del suo soggiorno a Brescia, e in generale difetti senza timor di avvilirsi. Per im
ne due anni 18o6-7, studiossi di provve prendo a tradurre l'Iliade. Il Monti era
dere e provvide alla propria gloria. Pen entrato nello stesso arringo appunto in
sava all'Alceo, lavorava gli altri carmi, e quell'ora. In Roma, alcuni anni addietro,
fra questi il famosissimo de' Sepolcri; e certo discorso di Saverio Mattei intorno
oltre a ci conversava con Omero ritraen l'impossibilit di far rispondente la poesia
done le bellezze nella lingua della sua pa italiana alla greca di Omero, gli avea con
tria adottiva. Prima venne in luce, ossia sigliato di tentare la pruova in qualche
nei primi mesi del 18o7, l'Esperimento parte del poema, e la pruova sort l'effetto
della versione; ne parler dunque prima. che doveva attendersi dall'autore dell'A-
Ma prima ancora, alcun poco dir di que ristodemo e non poteva presupporsi dal
sto suo starne a Brescia s di buon gra traduttore dei salmi. Le guerre francesi, e
do Ameno il sito della citt, amenissi tutto quanto l'altro trambusto del tem
me le colline circostanti, sulle quali abita po repubblicano distolsero il poeta dal
va una casetta che gli concedeva inurbar l'estendere il lavoro all'intero poema, co
si in mezz'ora: i bresciani naturalmente me forse avrebbe fatto fin da quel tempo:
vivaci, animosi, dediti alla poesia come al poi riordinate le cose, almeno a ritmo di
l'armi; il Bettoni, tipografo intraprenden musica militare, torn all'antico pensiero.
te, e non digiuno di lettere; vero ci tutto; Aggiungasi che le lettere italiane si rav
ma innanzi tutto due bruni occhi, e un'al viavano verso l'antica bont, e volevasi
ta persona d'amabile donna, e il potere, oggimai riporre il venerando poeta greco
prestandole il proprio culto, vienmaggior sull'are occupategli dal Bardo di Cale
vitA DI Ugo Foscolo. I, V

donia. Ennio Quirino Visconti e il Lam gloria del conquistatore il pi notabile


berti, capi a numerosa schiera di filologhi de' suoi ardimenti politici, il farsi concor
e di eruditi, cospiravano a rivocare in o rente col Monti nel tradurre l'Iliade par
nore il dirugginamento delle medaglie e mi il pi notabile de letterari. Quando
la caccia delle varianti. Il despota conqui per altro volse dapprima l'animo all'im
statore si piegava o si lasciava piegare a presa non sapeva forse del Monti. Ave
conceder pensioni in premio di siffatti la va di fatti posto mano alla traduzione fin
vori. L'Iliade il poema dei valorosi, da quando militava sulle coste dell'ocea
scriveva il Monti al vicer Eugenio, dedi no, e tutto il terzo canto era da lui volga
candogliene la versione: dunque poema rizzato nella sua corsa in Valtellina. Leg
secondo i tempi. E innanzi agli altri avea giamo nella prefazione gi citata, che non
corso quel campo il Cesarotti; poeta caro dissimulava a s stesso come a chi non si

a Napoleone, sopra quanti furono letterati ancora mostrato degnamente autore


italiani contemporanei. L'Ossian di lui ac questo mestiere del tradurre frutta do
compagnava il conquistatore crso, a quan vizia di erudizioni e di frasi, ma gli mor
to si narra, come gi i poemi di Omero tifica nell'ingegno tutte le immaginazio
quello di Macedonia. Vorrebbesi dire che ni sue proprie; ma non so quanto cre
tale fosse il pregio delle nuove conquiste, desse di non essersi ancora mostrato de

quale il gusto poetico dell'Iliade cesarot gnamente autore, e come pensasse che il
tiana? Suon la magia di que versi, e suo tradurre (sia pure mestiere per la pi par
ner sempre carissima a molti orecchi; ma te) fosse tale anche per lui e pe' suoi pari.
gli animi nati o educati all'ultime squisi So che la coscienza delle sue forze non
tezze dell'arte domandano men di pompa e lo sconfortava dall'avventurarsi al con
pi correzione. Gareggiare col Cesarotti era fronto, e che, dopo ancora uscita l'intiera
tuttavia gareggiare coll'astro gi declinante; Iliade montiana, continu nella sua. Due
invece nel suo ascendente era il Monti; e anni o poco pi bastarono al Monti per
la poesia latina a lui famigliare, e il classico terminare il volgarizzamento; al Foscolo,
gusto ond'era imbevuto e cui avea potuto non oltre venti, ch'indi ne visse. Ma pro
lungamente educare tra le meraviglie di cedevano per vie diverse, ed erano forse
Roma, compensavano in lui l'ignoranza sollecitati da diverso intento. Napoleone
del greco. Oltre a ci antichi e moderni lo correva d'un fiato l'Europa, il suo bardo
indettavano; e Socrate, come ben not il bisognava tenessegli dietro. Rotta la guer
Foscolo, avea di gi sentenziato: che l'in ra, indi a brev ora piantate l'aquile sui
telletto inspirato dalle muse l'interpre muri della capitale nemica: oggi Cantami
te migliore di Omero. Difficile era dun o diva, e dopo quel tanto appena che ad
que la gara, e specialmente ad un giova altri basterebbe a ricopiare lo scritto, di
ne con letterato provetto. Ma il Foscolo gi resi gli estremi onori al troiano do
tendeva all'alto in ogni suo volo, e vole mator di cavalli. L'altro, greco di nascita,
va, come nell'opinioni politiche, anche intendente di greco, dimentica la grande
nella via letteraria, farsi simile alla Marfisa armata, bench ne facesse parte, e rivive
dell'Ariosto, e camminar solo. E come il invece fra l'oste attendata al Sigeo; e ad
non lasciarsi abbagliare dalla soverchiante operando pi che i dieci anni del lungo
V ITA DI UGO FOSCOLO,

assedio ad erigere un monumento al padre a chi li maltratta sapientemente. Oltre a


di tutta la poesia, protesta: di non serive ci di queste due versioni parlarono uo
re verso senza prima imbeversi a suo po mini dotti non pochi, e gli autori stessi ci
tere delle dottrine di tanti scrittori in danno il modo di giudicarle su molti pun
torno ad Omero, e se cadr in errore, se ti. Il Monti, parlando del Foscolo, e cen
gli dovr imputare pi a difetto di gusto surando il primo verso come contrario alle
che di studio (nota 1o). Pubblica il primo regole della cadenza italiana, soggiugne, che
canto di fronte a quello del terribile com era dato dispensarsi da questi scrupoli a un
petitore, e se l'Italia ascrivesse a questo traduttore che poteva presentarsi brusca
la palma, come credeva, gli basterebbe mente al suo giudice, ben certo di ricu
che all'Iliade toccasse miglior poeta, in perarne in appresso la grazia coll'evi
premio d'una fatica spesa pi per amore denza e la severit d'un poetare caldo e
d'Omero che della fama. Dir breve maschile (Esperim., facc. 96). Nelle lettere
mente delle due traduzioni, a conchiudere familiari (Opere ined. e rare, vol. V, facc.
che quanto giusto baciare col Giorda 275) disse, vero, pi tardi, che il Foscolo
mi la mano che ha dato all'Italia l'I- non si alza punto sugli altri traduttori,
liade, tanto si dee ripensare con affetto a ed anzi al di sotto di quei medesimi che
quel cuore che l'amoreggi tutta vita, e egli calpesta: ma in quella lettera vuolsi
ne ritrasse pi parti in modo s pellegrino. perdonare al Monti ben pi grave eccesso
di collera. Della traduzione dell'emulo suo
XLII. mostrava il Foscolo di fare gran conto, an
che negli ultimi anni e dopo le risse e le
Parlare di due traduzioni famose senza reciproche contumelie.Nella celebre lettera
conoscere la lingua dell'originale parrebbe con cui chiuse per sempre la sua corrispon
audacia, se delle due traduzioni una non denza col Monti confessava aver detto, che
fosse fatta senza una tal conoscenza, e se mentre nel primo canto molte cose non gli
quanto in parte giov il traduttore non piacevano, invece il secondo parevagli
potesse giovare anche il critico. Omero tradotto mirabilmente. E il secondo da s
poeta che per le imitazioni ripetute e per tradotto non mise fuori, ma invece il ter
le interpretazioni quasi infinite puossi dire zo. Nella propria versione, fino dai giorni
domestico ad ogni studioso. Non quasi pa dell'Esperimento, trovava cagione di so
rola di lui va scompagnata da chiose, n spettare d'aver dato al poeta un anda
di freddi eruditi soltanto, ma e di poeti mento pi concitato, ed alla lingua italia
seguaci. Onde che studiando i sommi del na certa affettazione di antichit e di sin
l'altre nazioni e gli storici ei critici pos tassi greca. Tutto il primo canto rifece a
sibile di farsene ritratto sufficientemente renderlo pi morbido e piano, e di questo
fedele; e pi forse che non saprebbero stesso primo canto pi tratti, non so in
certi filologhi, i quali, ubbriachi d'etimo quanti modi. Mandando parecchi anni do
logie e smaniosi di sensi riposti, immolano po all'Antologia di Firenze la versione
il poeta ai loro capricci; disgrazia cos toc del terzo, dichiarava, o altri per esso, cre
cata ad Omero come all'Allighieri, ea quan dibile interprete de suoi sentimenti, che
ti antichi possono dar speranza di celebrit sarebbesi ravvisato in quel nuovo saggio
V 1TA 1) l UGO FOSCOLO. 1, V 1 i

un gran cambiamento di stile, e una nuo similitudine, tratta dall'arti, aveva ricorso
va ragione di tradurre, che il metodo as Ippolito Pindemonte, scrivendo al Fosco
segna con cui dovea tutta l'opera esser lo stesso: leggo e rileggo i versi e la pro
condotta. Le note frequenti all'Esperi sa, e sempre pi ammiro l'ingegno vostro
mento c'insegnano come tutti consultasse, in cos difficile impresa. Il tradurre in
non che i traduttori e gli eruditi italiani, tal modo uno scolpire in porfido: l'o-
ma di quante pi poteva lingue e nazioni. pera vostra potrebbe a canto al marmo
E nelle lettere si leggono molte delle sue pario del Monti dilettar meno il pi dei
perplessit a ben tradurre un passo, tal lettori; ma sar forse ammirata pi da
volta una parola. Pure non ristava mai gl'intelligenti. Gli altri traduttori osser
dall'impresa, come s' detto; e negli ul vano pi o meno in faccia il Signor dell'al
timi anni, avendo nel comento alla Divina tissimo canto, ma voi gli andate dentro alle
Commedia a citare l'Iliade, giovavasi del viscere. Sono molto da considerare le pa
la propria versione. Tutto il poema poi role dell'uomo si cautome giudizii, e s lon
pensava pubblicarlo con un lungo discor tano dall'esagerazioni anche ne complimen
so proemiale per la giovent greca, come ti; e per altra parte non credo si possa sen
le cantiche del fiorentino voleva precedute tenziare con pi garbo e giustezza. Quando
da un discorso per gl'italiani. Gli italiani per leggere l'Iliade alla distesa gioverebbe
che si stringerebbero nelle spalle, quando recarsi in mano la versione del Monti, me
loro si proponesse una nuova traduzione glio potrebbero essere afferrate alcune sce
di Virgilio dopo quella del Caro, accolse ne particolari in quella del Foscolo. Siamo
ro avidamente ogni nuovo saggio di ver allettati dal primo a seguir Omero, senza
sione dell'Iliade messo fuori dal Foscolo; riprender fiato, quanto lunga la via; il
con che non si pone il Monti al di sotto secondo me fa sentire ad alcun passo il bi
del Caro, ma si pruova come il Foscolo sogno di sostare, ma giungiamo indi a poco
sapesse in modo tutto suo camminare per in parte ove sostiamo per elezione pi che
via gi tanto gloriosamente battuta da al per bisogno, e si piagne inevitabilmente o -

tri. La sentenza intorno al rispettivo va si freme, n pi n meno che ai tempi can


lore delle due traduzioni avrebbesi potuto tati. Originale quando traduce abbiamo
pronunziarla apertissima e piena, quando udito dire del Foscolo al Tommaseo, dote
il Foscolo avesse anch'egli terminato il la importantissima a tradurre il pi originale
voro; pure tanto se ne ha, da conchiudere, di tutti i poeti. Il Monti, il pi bel facitore
parmi, che nel pieno la versione del Monti di versi sciolti che avessero i nostri tempi,
superiore per fluidit, uguaglianza e no se non tutto il tempo italiano; e anello che
bilt non disgiunta da naturalezza, e per congiunge alla moderna letteratura l'an
certa conformit d'indole col fare omerico, tica chiamata dal Mustoxidi l'Iliade di
splendido e ampio; ma che in alcune parti lui. E qui giunti, lasciamo parlare a chi
meglio dal Foscolo sono ritratti i tempi e le pu meglio e con pi fondata cognizione
costumanze, e fatte sensibili alcune circo de fatti; che se quanto abbiamo detto fin
stanze e finezze d'affetto. Per via di simi ora piacesse a Felice Bellotti, crederemmo
litudine potrebbe anche dirsi, che laddo aver indovinato il giudizio di tutta Italia
ve uno dipinge, l'altro scolpisce; e ad una e dei posteri.
Foscolo. h
I, VIII VITA DI UGO FOSCOI,o.

XLIII. qui in prosa troviamo ripetuto ne versi;


| di fatti vi ha in essi:
Come volesse mostrare, che l'opera del Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge;
tradurre, e la moltiplice erudizione acqui e cos conchiudesi un de'sonetti:
stata ne'libri del commentatori, non gli a A chi alte cose oprar non concesso
vevano mortificato l'immaginazione, al Fama tentino almen libere carte,

l'Esperimento dell'Iliade fece susseguita E quasi a suggellare con un'edizione com


re in questo stesso anno 18o7 il carme piuta i suoi passi nel lirico arringo, ricavo
de'Sepolcri. Nel tradurre Omero aveva un da inedite lettere, che all'Esperimento e
tremendo rivale, ma in questo genere. di
- -
ai Sepolcri aveva divisato di aggiugnere
poesia mettevasi per un campo non prima in un solo libro tutte l'altre poesie. Sif
corso, e tutto solo. Prima per di parlare fatto libro doveva portar in fronte, come
particolarmente dei Sepolcri, due parole quello stampato gi dal Destefanis, il no
sul generale delle liriche foscoliane. D'al me del fiorentino G. B. Niccolini, e alla
tre sue liriche abbiamo tocco, e partecipa nota dedicatoria sostituirsi la seguente, che
no tanto quanto delle sue condizioni pri non essendosi fatta l'edizione, rimase fin
vate, se non forse l'oda al Bonaparte, e pi ora inedita. Tu accoglievi a tempi pas
tardi il sonetto per la lingua latina. L'e- sati la prima edizione di questi versi con
dizione fattane dal Destefanis nel 18o2 quell'animo stesso con cui l'amico tuo te
la pi copiosa, n pot accrescersi per li offeriva; ed oggi, spero, ti verranno
quanto dur la vita dell'autore, e n anco pi cari perch portano con s molti an
dopo con poesie trovate fra suoi manoscrit ni di rimembranze. Rileggili dunque non
ti: onde non sembra immaginario quanto giudicando l'autore, ma ripensando al
disse dell' essergli rimasta viva una favil l'amico: ch'io stimo i versi omai trop
la soltanto dello spirito che lo animava, pi in Italia, e gl'italiani hanno da far
quando l'Aonia diva gli versava sulle sapere al mondo tante loro ragioni, ch'ei
labbra alma copia di canto. Similmente farebbero pi senno, se scrivendo in pro
in prosa inedita, ch'egli scriveva intorno a sa schietta di vezzi, provvedessero me
questi giorni, ho potuto leggere, che quan glio all'utilit delle lettere ed alla patria,
tunque godesse di passaggiera tranquillit, Se non che, nella severit dei tempi, gio
era distornato tuttavia dal comporre liri va pi forse agli ingegni di cantare il
co: me ne distorna non solo il sentirmi falso che di parlare il vero; e si trae
in cuore poche faville di quel primo fuo frutti pi certi dal plauso di chi ascolta,
co, ma e l'abbondanza dei poeti in Ita che dalla gratitudine di chi impara. Noi
lia, ed il secolo meno schivo di filosofia intanto attenderemo alla santit dellafa
che di versi. Aggiungi che io ho sempre ma, anzich al suo clamore e ai suoi
scritto perch non ho potuto fare, e cer frutti; e se la posterit avr alcuna cu
cava cos di mandar fuori dal mio petto ra di noi, come tu ed io n'abbiamo som
un certo fuoco che ruggiva dentro di me ma di lei, saremo ricompensati, quando
e che cresce cogli anni, onde il cuore anche la nostra voce non potesse uscire
mand sempre i sensi miei all'ingegno e che dal sepolcro. Or viviti lieto, e me
l'ingegno alla penna. Quanto leggiamo more sempre di ine.
VIT A DI UGO FOSCOI,0, Li X

XLIV. nuati nel periodo stesso l'uno all'altro


i quadernari del sonetto, e questi ai ter
Qual opinione si avesse il Foscolo del marii, non meno che l'una all'altra le
la poesia lirica possiamo agevolmente ar stanze dell'ode; poi da entrambi tolse un
gomentarlo da un apposito articolo che ne verseggiare pi rotto e scolpito del con
scrisse, o che sugger per lo meno. Cre sueto, e la fuga sopra tutto di quelle chiu
deva che, prima a nascere fra le nazioni, se spiritose che a chi amasse la satira da
sia stata anche la prima a degenerare; e rebbero motivo di paragonare certi so
quindi in cambio di sgorgare impetuosa netti a quella specie di mosche, che hanno
dall'animo venisse a foggiarsi faticosamente il lume dove sa ognuno. De'moderni l'Al
a seconda di mire meschine, e di estrinse fieri, il Parini ed il Monti gli diedero la
ci impedimenti. Onde mentre Virgilio vin forza, la elezione, il fulgore delle immagi
se Esiodo e gareggi con Omero, Orazio ni e dello stile. Il proprio ritratto co
protest di non poter superar Pindaro, n miato su quello che di s ha lasciato Vit
pareggiarsegli. Si confuse la lirica coll'e- torio, e s' detto come l'oda al Bonaparte
legiaca, specialmente tra gl'italiani; e me arieggiasse quelle sull'America libera; la
lica, giusta l'avviso del Tassoni, tolte le Pallade immersa nel lavacro eliconio,
canzoni politiche e i sonetti antipapali, dell'ode a Luigia Pallavicini, figlia della
la poesia del Petrarca; il Chiabrera, pi Pallade pariniana, che ai fonti d'Ascra,
che altro, si tenne sull'orme de greci; i nell'ode il Pericolo, toglie l'elmo alla
posteriori, nel generale, o trattavano tenui fronte; lo splendore mal pu farsi sentire
soggetti, o con tenue virt. Ed anche le per tratti, ma nel seguito del discorso l'imi
liriche del Foscolo partecipano tanto quan tazione montiana ne verr evidentissima.
to della condizione comune all'italiana let Offerivasi il Mustoxidi quando pi ferve
teratura. Sono la pi parte amorose; le vano le dissenzioni fra i due grandi poeti
ravviva per la passione veemente, e il di mandare al Monti la nota dei plagi fo
vibrare d'ora in ora d'una corda pi gra scoliani, che dovevano a lui servire come
ve. Poteva quindi cantare di aver deriva arme di riserva nella battaglia (Monti,
to sull'itala grave cetra l'eolia dolcezza Opere inedite e rare, vol. V, facc. 1o 1);
instillatagli dal sacro aere nativo. In quel crediamo pi facile il tesserne assai lunga
l'oda stessa mirabile, e veramente lirico nota, di quello si possa, pi acconciamen
il tocco sull'Anglia, a danni della quale te del Foscolo, far fruttare nel proprio i
Bellona apparecchiava l'egida, le cavalle e germogli dell'altrui campo. Appropriavasi
il furore. Nella tessitura del verso, nella il Foscolo le immagini e i modi d'altri in
sceltezza della frase, e nell'industre collo tal guisa, e s consentanea all'indole pro
cazione delle parole, se avessi a cercare un pria e al soggetto trattato, da dubitare se
riscontro, poich lacritica non procede mai il passo imitato stesse meglio l onde fu
pi proficua d'allora che si tiene su que tolto, o dove rimesso. Quindi che rin
sta via, vorrei trovarlo nel Casa e in Ga facciava rigidamente all'Arici i plagi che
leazzo di Tarsia. Dell'uno e dell'altro si questi veniva facendo all'uno e all'altro
appropri locuzioni non poche, e talvolta poeta, senza temere che l'offeso amor pro
interi versi. Prese dal primo il fare conti prio di lui, allora probabilmente pi ecci
LX VITA DI I'Go Foscol.o.

tabile attesa la giovinezza, gli ricambiasse Non sum qui fueram, perit pars maximanostri,
acerbamente la censura. Non avvi quasi, Hoc quoque quod superest languor. et horror
(habet.
sto per dir, verso del Foscolo, che non ab
bia un qualche riscontro vicino o lontano Li ravviva, e rende poco meno che popo
in altro scrittore, compresi i greci e i lati lari, il principio di quel sonetto:
ni. E poich questa una, non tanto delle Non son chi fui, peri di noi gran parte;
pecche, quanto delle rare doti del suo poe Questo che avanza sol languore e pianto.

tare, ne parler un poco distesamente. Non Il dolce di Calliope labbro quanto pi ef


potrebbe aversi ci anche per pruova del ficacia non ha nei Sepolcri, appropriato
la grande verit della sua poesia, che fu al Petrarca, che nella traduzione di Teo
quella di pressoch tutti i tempi e di tutti crito del Pagnini onde fu tolto?
gli autori? Sc ti ur care le mie chiome e il viso,

XLV. nel canzoniere di Galeazzo di Tarsia, e


serve di chiusa a un sonetto; pure il di
La grama imitazione spegne il calore, resti quivi poco meno che ozioso. Quan
ma dove pi calore che nelle poesie fo to bello invece ed appassionato, messo in
scoliane? Imitata fuor di dubbio da Ome bocca ad Elettra! Il verso stesso bellissi

ro la sovrana pittura dell'Alfieri, che mo nel Prometeo del Monti, in cui dicesi
leggesi nei Sepolcri. Non so se i miei let agli astri: piovete influssi
tori avranno ben bene presente la descri Con la dolce armonia che vi governa;
zione di Bellorofonte nel VI dell'Iliade; non reso pi ancora bello riferendolo al
e per la riporto, giusta la traduzione let Pindemonte, e cangiata in mesta la dolce
terale latina che fa meglio sentire la cor armonia? E dove pure non siavi miglio
rispondenza. Sed quando jam etille in ramento, la collocazione tanto opportuna
visus fuit omnibus diis, - Ille quidem da non far per nulla sospettare d'incastra
campum Alejum solus perrerabat-Suum to o posticcio.
animum eredens, vestigia hominum vi Parla di me col tuo cenere muto,
tans. Non v' qui l'irato a patrii numi, leggi ne sonetti; Lucrezio
e
e l'errava solo, e la cura; e pel campo A
Et mea cum muto fata querarcinere.
leio non trovi le rive d'Arno? Ma il guar
dare desioso i campi e il cielo, e l'aver in Pur nei sonetti, anzi il principio d'un di
volto essi,
Meritamente per che potei
ll pallor della morte e la speranza Abbandonarti ec.

aggiugne all'omerico quadro, pi che alla ricopia il properziano:


virgiliana similitudine del serpente l'ario Et merito quoniam potui fugisse puellam et
slesco
Catullo nella chioma di Berenice:
Ovunque passa ogni animal d loco.
Et Veneris casto con locat in gremio,
Inosservati passavano alcuni versi Due e il Foscolo nel Sepolcri:
per esempio nell'elegia attibuita a Gallo: Rendea nel grembo a Venere celeste.
V ITA DI UGO Ft)SCt) L0).
l. X I

Le Muse, pur nei Sepolcri, per non allungarmi in superfluit; ch an


Del mortale pensiero animatrici, zitutto compendio dicendo: nessuno aver
le si trovano in Omero, di cui la traduzio pi di lui saputo giovarsi della lettura a
me letterale mi d: Musae mortalium co vestire le cose proprie.
gitationum animatrices. Copiato netto
dalla traduzione fatta dall'abate Conti XLVI.

dell' epistola di Eloisa ad Abelardo del


Pope, il verso della Ricciarda: Ma la forza della passione redime i suoi
Altro rival tu non avrai che Dio. scritti dal misero destino degl'imitatori.
E netto netto dalla chiusa di un sonetto Studiando le vite degli uomini insigni con
del Lamberti quell'altro: form ai loro i proprii casi, oper dietro
Luce degli occhi miei chi mi t'asconde?
il loro esempio, quindi insieme colle vi -
cende della vita gli vennero naturali le
ch' pure la chiusa di un sonetto del Fo forme e i concetti nel rappresentarle. De
scolo. Due sole similitudini s'incontrano
gli antichi non parlo (nessuno meglio del
per avventura nelle sue poesie, e tutte e Foscolo foggiato alla loro maniera; viveva
due prese da Omero l'una, l'altra da Vir nella casa di vetro, parlava sempre dalla
gilio. Omerica quella dell'api che leggesi tribuna): milit come il di Tarsia, come
nell'inno alle Grazie:
l'Alfieri profess indipendenza; am come
Quali alla prima prima aura di zefiro ec. ambedue questi, e il Casa, e il Parini, e o
Reco la traduzione letterale (lib. II, v. 87 gni anima gentile. Tutto passione nella
Iliad): Sicut gentes eunt apum confer poesia foscoliana: la lingua, lo stile, l'ar.
tarum - E petra cava semper recens ve monia de'versi. Dalla passione i vocaboli
nientium, - Instar vero racemi involant antichi ritraggono novit, gl'insoliti con
vernis floribus, - Et aliae hac affatim venienza, nobilt i trascurati; ci che in
volant, aliae illac. Virgiliana quella con altri sarebbe stento, sembra in lui arte fe
cui splendidamente apresi l'ode all'amica lice di contornare pi esattamente gli og
risanata: getti; la stessa giacitura degli accenti, che
Qual dagli antri marini in altri parrebbe affettata, ha ne'suoi versi
L'astro pi caro a Venere ec. alcun che di profondamente sentito, e al
(Aeneid, lib. VIII, v. 587). letta financo colla sospensione affannosa.
Qualis ubi Oceani perfusus Lucifer unda Che pi? I simboli mitologici, ordinaria
Quem venus ante alios astrorum diliget ignes mente freddi, inintelligibili, o sonanti come
Extulitos sacrum coelo,tenebrasque resolvit etc.
eco, sembrano acquistar ne' suoi versi vita
Non solo nella poesia; ma e nella prosa, novella, legarsi, per non so qual forza di
ci che parr pi stupendo, potrebbonsi ci simpatia, alle opinioni e alle abitudini dei
tare interi periodi levati di peso dal Bian moderni. Se la mitologia avesse potuto
chini, dal Conti, e financo dalle Lettere trionfare nella nuova letteratura, nessuno
Sirmiensi, e transfusi nella Prolusione e forse potrebbe pi del Foscolo giustamen
nell'Ortis. E s'io non vo pi oltre con te vantarsi di aver conferito a quella vit
questa enumerazione non per tema di toria. Nessuno meglio di lui ha posto in
scemar pregio all'autore di cui scrivo, ma atto il principio, che le larve mitologiche,
l. M il V I l A Ibi Ut, 0 Febs(.tpl.t,

tuttoch vuoti nomi, possano adoperarsi so felice indipendenza dai consueti esem
con buon effetto rammischiandole ad og plari. Non v'ha dubbio, anche a lui furo
getti reali. Della mitologia molti scelsero no esemplari i classici, a cui attingono tut
la parte pi erudita, il Foscolo invece la ti i migliori, ma il modo d'imitarli u in
pi effettiva. Il Monti avea dato di ci lui lontano da ogni servilit. Qualche vol
qualche esempio nel Prometeo, superiore ta per non essere collocato tra il servum
di gran lunga per questo conto alla Fero pecus deriso da Orazio, per non esser cre
miade, nella quale la picciolezza dell'argo duto imitatore, cerc, vero, la novit do
mento sembra acconciarsi all'idillio pi che ve la bellezza e le grazie della nostra poe
al poema, e gli ornamenti ricchissimi ag sia negarono d'essergli compagne: ma col
gravano pi che non vestano il generale to com'era, ricco di affetti cresciuti fin
concetto; ma il Foscolo port quant'oltre dalla giovinezza con lui, con un animo
potevasi mai il tentativo. Giusto ci che sempre agitato da gagliarde passioni, con
dice il Pindemonte, nella risposta a Sepol una conoscenza degli uomini e del mondo
cri, dell'arte di vibrare lo strale e del se acquistata dai proprii casi, non pot a me
gno cui tendere; ma Elettra riusc non no d'imprimere nelle sue poche poesie un
meno commovente d'Elisa, e ci che vuol carattere che le distingue da quelle di qua
ragione s'insegni agli altri di fuggire a tut si tutti i suoi contemporanei m.
to potere, fu pruova tentata dal Foscolo e
vinta con piena gloria. In tre cose adun XLVII.
que bisogna cercare la spiegazione di que
sto fenomeno della poesia foscoliana, fog Quella fra le sue liriche che gli acquist
giata all'antica e cara a moderni: nell'es maggior fama, e vivr segnalata fra quanto
sere a lui naturale ci che per gli altri ha di pi grande la nostra letteratura, so
accattato; nell'aver saputo scegliere dal no i Sepolcri. Si not da Mario Pieri, che
l'antico ci ch' proprio di tutti i tempi la scelta dell'argomento fosse un sopruso
ed era particolarmente del suo; e sopra fatto dal Foscolo a un'amichevole comu
tutto nel calore della passione, primo ele nicazione del Pindemonte, intento a trat
mento ed irresistibile d'ogni eletta poesia. tare egli pure lo stesso tema. Bennass
Trovo molte di queste idee conermate in Montanari, in quella Vita che pu aversi
una nota posta dall'Ambrosoli ad alcuni a modello in molte cose, e s pure nella
sonetti del Foscolo (Sonetti di ogni seco difficile imparzialit, protesta di non avere
lo. Milano, 1834, facc. 255); e non ho di ci, in vari anni d'intimit col Pinde
per tanto autorevole il mio giudizio da monte, udito mai cenno non che lamento.
credere superfluo il rafforzarlo colle paro La prosa poi premessa al Cortese Lettore
le di un critico s ripulato. I sonetti, co nella risposta del veronese poeta, taglia o
me tutte le altre poesie del Foscolo, ten gni questione: non il Foscolo, ma il Pin
gono dall'ingegno dell'autore un cotalmi demonte, secondo quella prosa, fu il pri
sto di severit e di malinconia che piace mo a sapere de versi dell'amico, quando
ad ogni lettore. In quanto al verso e allo aveva presso che terminato uno dei qual
stile vi si trova molta forza; e, se non sem tro canti del suo poema sopra i Sepolcri
pre originalit, almeno una grande e spes E questa notizia gli fu cagione a mutare
-

VITA DI UGO FOSCOLO. 1.X I I I

l'indole del componimento, e ridurlo en sima posto il fatto notato. Nel ribattere
tro a brevi confini di un'epistola. Ebbi certa censura, di cui parleremo fra poco,
sottocchio il disegno dei quattro canti, ri dichiar il poeta, che mentre Young ed
masto fra le cose inedite, e potei persua Hervey meditarono sui sepolcri da cri
dermi pi sempre della nessuna probabi stiani, e Gray ne scrisse da filosofo, egli
lit del racconto del Pieri. La disparit tra considera i sepolcri politicamente, ed ha
il poema e l'epistola pi notabile di per iscopo di animare l'emulazione po
quella che corre fra l'epistola e il carme. litica degl'italiani con gli esempi delle
Confesso tuttavia, che tolti siffatti docu nazioni che onorarono la memoria e i se
menti, non sarebbe stato fuor di ragione polcri degli uomini grandi. Ma la vera
il presumere che il Foscolo, uso a rifare originalit del Carme sta nel modo onde
assai spesso, come s' veduto, l'altrui la venne svolto il soggetto. Ho desunto,
voro, avesse anche questa volta seguito il scriveva l'autore, questo genere di poesia
suo stile; e per altra parte non bisogna dai greci, i quali dalle antiche tradizioni
porre il Pieri fra coloro che si compiac traevano sentenze morali e politiche, pre
quero e si compiacciono di denigrare la sentandole, non al sillogismo de'lettori,
gloria altrui colle maligne inventive o col ma alla fantasia ed al cuore. E in una
la troppo facile credenza agl'inventori ma lettera scritta pochi mesi dopo: dai car
ligni. Bens in una lettera ad Isabella Al mi, genere di poesia, ch'io, tortamente
brizzi il Foscolo stesso parla dei Sepolcri forse, credo nato da me, mi pare che nei
come di soggetto preso a trattare in forza miei scritti sgorghi pienamente ed origi
di colloqui avuti con essa e col Pindemon malmente, senza soccorso straniero, quel
te; ed anzi soggiugne di averli sparsi di liquido etere che vive in ogni uomo, e di
tanto continua malinconia per contempe cui la natura ed il cielo hanno dispensa
rarsi al gusto dell'amico. Ma che serve la to la mia porzione a me pure. Questa o
corrispondenza del soggetto? Non erano riginalit era vivamente sentita dal Pinde
primi n il Foscolo n il Pindemonte ad monte, emulo generoso, che scrivendo al
aggirarsi fra le sepolture e a farle soggetto Foscolo quest'anno stesso, dicevagli, allu
di poetiche meditazioni: il Gray, il Young, dendo al Carme: ove trovaste quella ma
l'Hervey ed altri molti avevano avuto la linconia sublime, quelle immagini, quei
stessa vaghezza. Qual fosse il principale ec suoni, quel misto di soave e di forte,
citamento a dettare il Carme lo abbiamo quella dolcezza e quell'ira? una cosa
dai versi che accennano alla nuova legge tutta vostra, che star vuole da s, e non
che voleva i sepolcri fuor degli sguardi si pu a verun'altra paragonare. Non
profani, e contendeva il nome ai morti; meno generoso scrisse Ugo ad Ippolito
al che pu servire di conferma quel passo (lettera 4 novembre 1817); e mentre tal
della risposta pindemontiana: nno non vedr in questo che un ricambio
Fu bella adunque e generosa e santa di cortesia, noi diremo che siffatta dote,
La fiamma che t'accese, Ugo, e gli estremi
lodevole in ogni uomo, esser deve princi
Dell'uom soggiorni a vendicar ti mosse.pale nel letterato; e intendiamo della cor
La qual voce vendicare potrebbe sembra tesia vera che non ha punto che fare col
re esagerata, quand' propria ed efficacis l'adulazione e coll'etichetta. Indizio certo
I, XIV VitA DI UGO FOSCOI,o.

dell'originalit di un'opera sono gl'imita del Foscolo era alla lirica, e forse, dopo
tori che ne conseguono; e per questo con Pindaro, non v'ebbe componimento che
to nulla pi comprovato dell'originalit pi dei Sepolcri potesse citarsi come idea
de'Sepolcri. Come ben nota l'autore di somma di siffatto genere di poetare. I poe
alcune notizie premesse alle opere del Fo ti posteriori a Pindaro, tuttoch agitati
scolo nella Biblioteca scelta del Silvestri, da una specie di divino furore, credette
anche le parti meno lodevoli di quella ro dover sempre render ragione d'ogni
poesia ebbero in folla seguaci, ma il Car lor passo, e come a dire, volgersi ad ogni
me non fu mai pareggiato. Male fece il tratto a vedere se il lettore teneva lordie
Pecchio per altro (facc. 146) a porre fra tro. Ci diede maggior simmetria ai loro
gl'imitatori il Pindemonte ed il Torti, al componimenti, ma gli spogli di quella
l'epistole de'quali, il carme del Foscolo rapidit che tanto conferisce alla maravi
porse occasione e non altro. Meglio sar glia. L'abuso della libert poetica in que
ricordare col sig. A. R. (Notizie premesse sta parte priva della pi bella dote di o
alle opere scelte di Ugo Foscolo. Parigi, gni scrittura, la chiarezza; ma il tronca
Baudry, 1857) il fatto di Silvio Pellico, mento delle idee intermedie, facilmente
tanto preso alla bont di quel carme, che presumibili, e la velocit dell'ingegno nel
lasciate le sponde del Rodano, sua stan cogliere le meno apparenti corrispondenze
za da pi anni, e la letteratura francese entra nell'essenziale della poesia. Deve
a cui erasi dedicato, corse a respirare le questa volare e volando lasciarsi vedere,
aure italiane e a farle armoniose del suo ma d'alto. Anche nei generi pi rimessi e
canto. Accenna a questo fatto il Pellico vicini al discorso familiare si desidera una
stesso in que versi in cui dice del fratello traccia di ci. Chi saprebbe perdonare la
suo primogenito, che l'introdusse nella prolissit all'apologo o al sermone? Non
conoscenza del Foscolo: dir che tutti i passaggi dei Sepolcri sia
Tu fosti, o mio Luigi, il caro petto no immuni da taccie, e che pi d'una sen
Che, allorch'io dalle franche aure tornava, tenza non avesse guadagnato da uno stu
Me a quell'insigne amico tuo diletto
Legasti d'amist che non crollava.
dio maggiore di perspicuit; dir solo che
dell'oscurit attribuita a quel Carme non
XLVIII. poca pi immaginata che reale, e non
tanto propria di esso che nol sia stessa
Chiamare col Pecchio i versi dei Sepol mente delle pi riputate fra le classiche
cri, una filza di perle (facc. 14 1) loda poesie. Lasciando stare quanto di siffatta
re poesia con poesia, e ben poco ci avan oscurit sentenziarono il Pindemonte ed
za, come avverte l'Ugoni (Vita del Pec il Torti, con frasi non punto inadeguate
chio, facc. 18o), nella conoscenza e nel bench poetiche, ricorderemo il giudizio
sentimento di que versi. Per altra parte del Monti e del Bettinelli, congiuntamen
la critica non mai bastata a rendersen te espresso dal secondo in una sua lettera:
sibili pienamente le bellezze di una squi L'autore dei Sepolcri ha troppo ingegno
sita poesia. Il poco ch'io dir dei Sepol per me, e quindi ho dovuto leggerlo e ri
cri, s'intenda detto con questo convinci leggerlo con applicazione, perch'ei sile
mento. Scrissi pi volte che la tendenza va a un'alta sfera di grandi pensieri
VITA DI UGO FOSCOI.O. 1.XV

di frasi tutte sue. Vincenzo Monti, pas questi l'inspirazione apparisce pi repen
sato per Mantova, me li rilesse; entusia tina e continua, laddove nel primo caso
sta ne'pi bei passi, e profondo scrutatore da supporre che il poeta entri pi a bel
di tante bellezze, assentiva alle mie os l'agio nell'erudito colloquio; e la passione
servazioni sull'oscurit. Chi rilegge interi e la fantasia, in luogo di prorompere inte
questi periodi non pu crederli dettati re fin dalle prime e informare esse sole la
dall'ironia, come potrebbe per avventura poesia tutta, vengono a mano a mano riec
fir sospettare qualche frase staccata. Ag citandosi a seconda delle idee attuali e del
giungasi che il Foscolo li pubblic nella le reminiscenze lungo il discorso. Ci giu
sua risposta al Guillon; n il Foscolo era stificherebbe ancora certa singolare pia
uomo da non discernere le malignit pi nezza di frasi e di particelle, quali sono i
riposte de'letterati, e stampare, come qual ma, pur, vero ben, e simili, che non
che gonzo de'nostri tempi, per effettivi saprebbonsi facilmente immaginare in un
panegirici le parodie pi smaccate. Ma in componimento, in cui v'ha pi d'una tran
onta alla sconnessione, se non sempre rea sizione assai brusca, e delle idee accesso
le, assai spesso apparente, nell'ordine de' rie sono ommesse talvolta quelle ancora
concetti, e alla brevit delle frasi, spesso che a scrittori men coraggiosi sarebbero
tanta da lasciare, se non affatto all'oscuro, parute principali e indispensabili.
almeno in dubbio i lettori intorno la vera
significazione delle idee del poeta, pens XLIX.
taluno che questo carme peccasse nel dis
sertatorio e per tal cagione si accostasse singolare a questo componimento il
non poco alla prosa. Al qual proposito cre partecipare di pi d'un genere; del nar
do opportuno avvertire, che avendo scrit rativo, per esempio, in alcuni episodi, e
to poc'anzi potersi citare i Sepolcri come ci con l'esempio di Pindaro; del didat
un raro tipo del genere lirico, intesi d'un tico, e financo del satirico. Direbbonsi tolti
genere tutto particolare, ossia d'una nuova a un sermone i tocchi sugli evirati e sulla
lirica, desunta bens dagli antichi, ma di citt che n'era allettatrice, non meno che
cui neppur tra questi vi aveva un com l'altro in cui si ricorda
piuto modello. In alcune lettere inedite, Il gemer lungo di persona morta.
dando l'autore notizia agli amici di que Similmente l'allusione al Sardanapalo
sto suo nuovo lavoro, il chiama ripetuta
Cui solo grato il muggito de'buoi;
mente epistola; notabile intitolazione, ve
nendo da tale che non scriveva a caso e quella fierissima ai tre collegi elettorali,
n anche le lettere familiari, specialmente marchiati per sempre in un verso, e di
quando riferivansi alla sua persona o a' chiarati sepolti vivi fino dal loro nasci
suoi studi. Ora l'impeto d'un discorso mento:
che si tiene ad amico, per grande che si Gi il dotto, il ricco ed il patrizio vulgo,
voglia, diversifica sempre da quello con Nelle adulate reggie ha sepoltura
Gi vivo.
cui dal poeta si parla direttamente alla
propria e a tutte le generazioni venture, La tendenza alla satira era nel Foscolo
come nel pi delirici componimenti. In molto forte; e un lungo sermone, che pur
Foscolo, l
LXVI VITA DI UGO FUSCOI.o.

sentiva alcun poco del lirico, come ap sono scelte cos a dovere, e tanto la pas
punto i Sepolcri sentivano del far de'ser sione vi abbonda, che non chi anche in
moni, fu da esso composto ma non termi que passi non segua il poeta e non dimen
nato. Incompleto com', e dio sa con quan tichi l'erudito. Avrebbe potuto, come gli
te alterazioni, si legge stampato; e ne avrei fu fatto avvertire dall'emulo illustre, in
detto prima d'ora, se non mi riserbassi a cambio di ricorrere ai campi di Maratona
far ci in altro luogo, ove mi verr in ac e alle spiaggie inseminate della Troade, ag
concio parlarne con altri consimili abboz girarsi per l'Italia, e fra popoli d'usi e di
zi. Altra singolarit, non propria soltan religione meno dissomiglianti; ma la pro
to dei Sepolcri, ma considerabile pi in fessione poetica da lui fatta nei discorsi
questi che nell'altre poesie, si l'esclusio premessi alla Chioma di Berenice glielo
ne delle similitudini, uno degli abbelli impediva. Nei nuovi riti ei non vedeva che
menti meglio usitati a dar rilievo al con un'ombra degli antichi, e questi reputava
cetto. In altri poeti potrebbe aversi una giovare la poesia a preferenza de'primi. Fu
tale esclusione per indizio d'anima poco detto essere stato il Monti l'ultimo poeta
poetica, ma come dir questo del Foscolo? dominato dal sentimento pagano; per mol
Notisi invece che le poesie di lui devono te ragioni ci deve dirsi pi veramente del
il loro maggiore effetto alla felice scelta di Foscolo. Potrebbe anche in ci trovarsi da
alcune frasi e parole che fanno immagine taluno un nuovo indizio della tendenza del
da s sole, o la risvegliano coll'armonia poeta all'imitazione, ma qui meglio che imi
proveniente dalla loro collocazione. Que tazione avvi una corrispondenza assai pie
sta vita diffusa per tutto il componimento na delle opinioni abbracciate col modo di
fece sentir meno al poeta il bisogno di av significarle poeticamente. A chi poi di lui
vivarne in ispecialit alcune parti col mez scrisse, che, liberissimo in tutto, in lette
zo delle similitudini. Aggiungasi che i suoi ratura am di correre col piedi nel sacco,
concetti hanno sublimit, non tanto dal argutamente rispose l'Ambrosoli (Bibliot.
l'essere insoliti o reconditi, quanto dal italiana, gennaio 1855), che non sarebbe
l'essere opportuni e dichiarati con somma sventura se qualcuno de nostri poeti rac
franchezza; quindi scolpisconsi senza bi cogliesse quel sacco che dopo il Carme
sogno d'illustrazioni, e fanno impressione sui Sepolcri, e dopo la Ricciarda, fu la
profonda perch appunto corrispondono sciato da lui sull'arena, ne molti han
esattamente ai bisogni e alle opinioni at saputo finora acconciarvisi degnamente!
tuali. Leggete dall'un capo all'altro i Se
polcri, e troverete che tutto ha un'intima L.

relazione col tempo. In cambio delle simi


litudini, conferiscono allo splendore del Parlando dell'originalit de'Sepolcri, e
carme le allusioni storiche; e questo ancora degl'imitatori che ecero nascere, abbiamo
sembrerebbe alquanto convalidare l'accusa preoccupato in gran parte la materia di que
data a quella poesia di troppo dissertatoria. sto capitolo, destinato a narrare gli effetti
Ma nell'accennare de' fatti vi ha somma prodotti dalla pubblicazione del Carme;
rapidit, o quando il poeta spazia per essi diremo adunque brevemente non pi che
con agio il fa in modo s vivo, le circostanze qualche altra cosa, quasi per giunta. Non
VITA DI UGO FOSCol.o. I, XV It

siamo di quelli che torcono il viso dalle tra stantemente sostenuto, si , a mio giudi
duzioni latine, per buone che sieno, di zio, l'immaginoso carme di Ugo Foscolo
- poesie moderne; che anzi, condannato l'ab sui Sepolcri. Il tema per s eccelso, per
uso, ci sembra sia la lingua latina quasi una ch d'indole grave e severa, dal valo
pietra di paragone a provare la conformi roso scrittore alla sublimit elevato per
t de'nuovi pensieri colle leggi invariabili evidenza d'immagini, per ardore d'af
del gusto. Tanto pi per noi italiani, a fetti, per energia di locuzione e di nu
quali la lingua latina domestica eredit, mero,per icastica singolare negli aggiun
Come gi scrisse il Machiavelli degli ordi ti, e per una acconcia allusione agli an
namenti civili, che a volerli sanare, se gua tichi riti simbolici, la quale dignit ag
sti, bene ricondurli a loro principii; pu giugne e grandezza al cupo e terribile
dirsi che l'adattare a componimenti mo argomento. Ma se non bastassero tali pa
dermi le antiche vesti molto giovi a vede reri, e se ne volesse di giudice ancor pi
re quanto in essi vi sia d'incontrastabile competente, perch poeta egli stesso, non
perfezione. Checch per altro se ne pensi si ha che leggere l'elegante epistola del
di questo, certo che lo studio con cui Torti, che con esempio, non diremo se
uomini d'ingegno rifanno in altra lingua imitabile, ma certo raro, pens di porre a
una poesia argomento incontrastabile del riscontro i Sepolcri del Foscolo coi pin
la stima in cui l'hanno, o per lo meno di demontiani. E comincia dal cantare che il
quella in cui sanno aversi dall'universale. primo: dei suoi,
Oltre a Girolamo Federico Borgno, leggo Non dei vanni dircei s'impenna il tergo.
in una lettera del Foscolo al Grassi che
un abate della Valtellina traducesse pur Notabile detto in proposito di poesia e di
egli i Sepolcri; e recentemente il profes poeta ben altro che scevri dall'imitazio
sore Francesco Filippi ce ne di tal ver ne. Pur sebbene il Foscolo non s'impen
sione, che non sappiamo davvero che pi nasse il tergo de'vanni dircei, tutti i cri
lasci a desiderare. Il Borgno al suo lavo tici sentirono spirare dal carme l'aura pin
ro, premiato dall'Ateneo bresciano, ag darica, come dai versi del Pindemonte la
giunse un dotto ed erudito discorso sulla soavit tibulliana. Ma l'epistola del Torti
poesia lirica in generale, e in particolare nota per modo da non volere pi lun
sul Carme; e poste le regole fondamen ghe parole.
tali a tal fatta di poemi, e corso colla me
moria su quanti migliori esempi ci lascia LI.
rono i nostri antenati, conchiude per via di
prove che i Sepolcri tengono un seggio di Da indi il Foscolo fu chiamato l'autore
stintissimo, e forse unico, specialmente se dei Sepolcri; e questo nome che rimase
parlisi degl'italiani. E nel capo III dell'ap intelligibile e in pieno vigore fino ai d
plaudito suo trattato sul bello e sul subli nostri, e rimarr, credo, per l'avvenire,
me, Ignazio Martignoni, poco prima avea il miglior elogio che far si possa di quel
scritto: se v'ha produzione, la quale un la poesia. Di tali appellazioni antonoma
quadro ci offra eminentemente osserva stiche pu dirsi quel medesimo che scris
bile per altezza e maest di carattere, co se recentemente Carlo Nodier intorno ai
1, X V 11 i V ITA DI UGO FOSCOLO.

cos detti da lui tipi in letteratura, ossia a vinit della poesia lirica, e delle virt e dei
que personaggi inventati da qualche scrit vizii de poeti che la maneggiarono. Chi
tore, i nomi de'quali passarono ad espri cantare di Pindaro meglio di lui, che ne
mere un vizio od una virt nel comune aveva conquistato il glorioso titolo fra gli
linguaggio. questo il pi autorevole do italiani? Dell'Alceo trovo fatto ricordo in
cumento dell'intrinseca bont di un libro, pi luoghi dell'epistolario, e tra i frammenti
e della viva impressione ch'esso fece su poetici stampati, uno ve n'hache probabil
gli animi tutti. Il favore onde vennero ac mente appartenne a quella poesia. Quanto
colti dal pubblico i Sepolcri doveva farsi pensasse ai cavalli s' detto. Dei pensieri
sprone al poeta a continuare nella lirica; destinati a cantare la dea Sventura credo
e di fatti abbiamo nella dissertazione del vi sieno vestigi nelle lezioni di eloquenza,
Borgno la notizia contemporanea di al singolarmente nella terza, l ove descri
cuni altri componimenti del genere dei vesi il delirio d'Augusto alla novella delle
Sepolcri, che il Foscolo andava a quella legioni trucidategli da Germani, e nell'ul
stagione parte immaginando, parte det tima sua vecchiezza la solitudine disperata
tando. Meglio per che da altri trarremo della sua casa. N credo ingannarmi, ri
dall'autore stesso le parole che di ci ren leggendo quella lezione, se affermo che il
dano testimonio; e le sono di un brano di primo impulso a cantare l'austera Dea gli
lettera a Vincenzo Monti, gi in parte ri venisse dall'ode di Tommaso Gray, bel
ferito nella Biblioteca italiana (dicembre lissima, e a cui pure, senza nominare l'au
185o) e che noi daremo qui pi compiu tore, si accenna in essa lezione. Delle Gra
to. Conferendo, come soleva, cogli amici zie, fino da questo tempo condotte tanto
suoi i futuri disegni, e i proponimenti, oltre, e, se si badasse all'epistolario, nien
co quali, sempre intollerante del presen te meno che prossime alla stampa, ripar
te, sforzavasi di vivere nel futuro, anno leremo altra volta, e ci saranno cagione a
verava i temi de'componimenti scritti con notare ci che poteva credersi cangiato
la ragione morale e poetica de' Sepolcri nella maniera sua di comporre. Ora chi
a quali intendeva di dare il tempo e la si maravigliasse di tante dubbiezze e di
mente. Alceo, o la storia della lettera tanti indugi, legga il seguente periodo,
tura in Italia dalla rovina dell'impero che appunto tien dietro al periodo della
d'Oriente a'di nostri. Alle Grazie, ove fatta rassegna delle future poesie. Per
saranno idoleggiate tutte le idee metafi tutti questi argomenti ho raccolto ma
siche sul bello. A Eponia dea, sulle raz teria ne' miei scartafacci, ove n un a
ze, il pregio, l'uso in guerra de'cavalli. strologo ci leggerebbe, e molti squarci
All'Oceano, sulle conquiste marittime e ne ho gi verseggiati; ma tu sai che io
sul commerico. Alla dea Sventura, sul sono verseggiatore incontentabile, pen
l'utilit dell'avversa fortuna, e sulla ce satore tardissimo, e mi accosto alla poe
leste virt della compassione, unica virt sia con la febbre e il ribrezzo con che la
disinteressata ne'petti mortali. Nell'ulti Sibilla cumana accostavasi all'antro del
mo inno, l'unico che sar in metro rima Nume. V'hanno opere che possono dirsi
to, e astrofi, antistrofi, epodi alla greca, bel e composte quando neppure una sil
intitolato a Pindaro, si tratter della di laba ne apparisce sopra la carta; altre che
VITA DI UGO FOSC)1,0. - LX 1 x

scritte da capo a fondo, domandano lungo be dimenticata con le infinite scritture che
e penoso lavoro ad essere terminate. Vi danno brevora materia di ciancie agli o
hanno autori che lungamente alimentano ziosi e di fatue speranze a'maligni, ma che
il caro germe ne' loro intelletti prima di alla fin fine lasciano sulle opere egregie
trarlo fuori; altri che hanno bisogno di quella traccia medesima che il brunitoio
vedere l'informe abbozzo prima di con sopra i metalli. Censurare i Sepolcri, poe
cepire la possibile perfezione a cui sapran sia della quale gl'italiani stessi hanno bi
no condurre la statua. Non dir quindi sogno di somma perizia nella propria lin
menzognere le proteste del Foscolo di a gua per tutti intendere i pensieri e assa
ver quasi del tutto composta tale o tal al porar le eleganze, censurarli un francese!
tra opera, bench nulla o pochissima par Una poesia impregnata, se cos posso dire,
te ne vedesse poscia la luce; come non di classiche reminiscenze, censurarla chi,
so leggere senza commozione di Andrea citando Virgilio, ne ingemma i versi di so
Chnier, che appi del patibolo si batte la lecismi; e scambia, il poveretto, per bat
fronte, rammaricandosi di ci che pur vi taglie d'uomini quelle dell'api, e per cinis
era l entro. il funus oraziano dell'ode ventottesima
del libro primo! Un tal uomo, intendendo
LII. poco il latino, poco l'italiano, e pochissi
mo quel de' Sepolcri, per aver letto ap
Ma non tanto le lodi quanto le censure, pena non so che faccie del Young, del
specialmente di certi uomini e in certi mo l'Hervey e del loro editori, farsi censore
di, sono indizio infallibile della bont d'un del Foscolo, sarebbe cosa da maravigliar
libro. L'amicizia, pur di poter lodare, in ne, se la petulante saccenteria non fosse
dotta alle volte ad ornare del proprio l'o- morbo assai vecchio, generatosi nel comun
pera dell'amico, e similmente l'ammirazione padre dei viventi colla voglia sfrenata del
in quelle anime ingenue che ne sono capa frutto della sapienza, e se dal Guillon del
ci; ma l'invidia,la malignit, e l'altre brutte 18o7 a quelli dei nostri giorni, quel mor
passioni di simil fatta, hanno bisogno di tro bo, anzich rimettere della sua forza, non
vare opportuna pastura, e questa non sa avesse peggiorato. Rispose il Foscolo al suo
prebbero meglio trovarla che l dov' me saccente appiccando alla censura parecchie
rito vero e pubblica fama. Viveva in Milano noterelle micidiali, e una conclusione che
certo M.' Guillon, portatovi dal turbine riepiloga il concetto tutto del Carme, e fa
rivoluzionario; e poich i tempi tiravano tutta sentire la bellezza dell'ultimo episo
a questo, con quel tanto ingegno che ave dio, ch' delle parti pi splendide del com
va, scriveva giornali, e giudicava imperter ponimento, ma nella quale sembrava tutta
rito, egli francese, gli scrittori italiani e dei volta al censore di sentire la stanchezza del
primi. Ora a codesto riformatore delle no poeta inabile a tirare innanzi. Ogni cosa per
stre gazzette, cos te l'intitola il Foscolo, via di lettera. Ripensando all'incompetenza
parve di potersela prendere co Sepolcri, e della censura sarei tentato di credere che
ne pubblic nel n. 175, 22 giugno 18o7, si dovesse riferire a questa lettera il pen
del Giornale italiano un'amara censura. timento manifestato dal Foscolo di rispon
La quale, se non fosse la risposta, andreb dere a suoi critici; ma me ne distoglie la
n. A x V 1TA lo1 UGO FOSCOI.0,

bellezza della lettera stessa, che dovette tavia inedite ritraggo una notizia di non
pi che altri sentir primo il poeta, e di poco conto, perch d rilievo ad una vir
cui non poteva egli quindi rammaricarsi. t non forse la prima che in lui si presu
Che anzi abbiamo prove ch'egli se ne com ma: la modestia. Voleva egli ristampare i
piacesse assai; e di qual guisa fosse il suo Sepolcri, e che il Monti mettesse loro in
compiacimento, nessuno potrebbe espri nanzi una dedicatoria al Pindemonte. Scris
merlo meglio di quello abbia fatto egli stes se il Monti la dedicatoria, ma siccome,
so in una sua lettera al Grassi. E poich mentre in essa lodavasi il Pindemonte, e
nel passo di detta lettera si accenna ad saltavasi il Foscolo, questi non ne volle
altri motivi pi nobili, oltre quelli della usare, e preg perch si rifacesse. Il Monti
propria difesa, da cui fu consigliato a ri non si mosse dal primo concetto, e non
spondere, lo riferisco distesamente. Que ne fu altro. So benissimo che siffatte mo
sto mio carme fu radice di molte con destie possono accompagnarsi, ed anzi si
troversie e di parecchi opuscoli. Ve ne accompagnano molto spesso, al pi squisito
mando due. Quello che fu scritto da amor proprio; ma so ancora che rarissime
me, non mi fu dettato, credetelo, dal sono quelle umane virt, nelle quali, chi
l'albagia d'autore, ma dal sentimen voglia considerarle troppo sottilmente, non
to del nome italiano. Il Guillon prete si trovi alcuna radice del vizio opposto. E
non-prete francioso, compilatore della ad ogni modo questa specie di orgoglio, se
parte letteraria del Giornale italiano, pur tale vogliamo chiamarlo, alcun che
mordeva spietatamente tutti gl'italiani e di men peggio del gramo orgoglio che fa
s'avventava a occhi ciechi. vilt a ca incetta di lodi dagli amici, e le stampa in
lare la spada su quei cani, ma pazienza fronte al libro, come le insegne nelle oste
fratesca il lasciarli abbaiare: quel mio rie, ad accaparrare avventori.
libricciuolo fe uscire donne, ragazzi e
chierici dalle case, da collegi e da semi LIII.

marii, e lo cacciarono a sassate; da quel


giorno in poi lascia in pace gli autori i Esentandosi quanto poteva dai pesi del
taliani vivi e morti. Tacer d'ora in poi. la milizia non mirava gi il Foscolo a vi
Mi distoglie dal credere riferito a siffatta vere ozioso, ma ad impiegare con suo mag
risposta il pentimento del Foscolo un'al gior onore, e profitto della sua patria, quel
tro pensiero. Nella lettera inedita alla con l'ingegno che aveva ricevuto da natura
tessa Isabella Albrizzi in cui si fa memoria pi inclinato agli studi che all'armi. N
di un tal pentimento si accenna ad un'al sarebbe giusto il supporre che gli man
tra risposta scritta dal Monti, di cui non casse una delle qualit pi necessarie al
ho cognizione veruna. La contessa aveva soldato, il coraggio. Quando anche non ne
scritto al Foscolo: spero che non rispon fosse stato provveduto nascendo, le vi
derete. E il Foscolo, rivedendo le stampe cende della sua vita tempestosa ed errante
della risposta, pentivasi di non essersi at dovevano avergliene fatto contrarre l'a-
tenuto all'amico avviso. E poich toccai bitudine. Crederei inutile l'indugiarmi a
della contessa Albrizzi, dir che dalle stes parlare di ci, se non avessi veduto taluno
se lettere a lei dirette dal Foscolo e tut sorridere all'udir ricordare il valore mo
VITA DI UGO FOSCOI.O. 1.X Xt

strato dal Foscolo nelle campagne repub lano pienamente nota la verit di que
blicane e le sue ferite. Sono pur sempre sto fatto. Il Pecchio poi, non punto in
giudicati ad un modo gli uomini famigera clinato a palliare i difetti dell'amico, cos
ti! Un gran merito deve nuocere agli al conchiude delineando questa parte del
tri. Certamente il valore non fu in lui naturale di lui. Ad onta che avesse un
pari al buon gusto, n la sua spada egua tuono piuttosto sopraffatore in societ,
gli la sua penna; ma non ne segue quin non cadeva per mai nella millanteria, e
di che debbano aversi per millanterie i per tanti anni ch'ebbi seco domestichez
non rari indizii ch'ei diede d'intrepidezza. za non intesi mai da lui riferire questo
Il pudor mi a vile, e prode l'ira
-
duello, n altri, che credo pi d'uno ne
abbia avuto in sua vita. Non so dire se

confess in un sonetto, e forse che appun tacesse per eccesso di modestia, o per
to abbisogni una tal spiegazione a molti esuberanza di amor proprio. Poteva cre
fatti che altrimenti sembrerebbero contrad dere che il coraggio mosso dall'onore

ditorii. Ma qual briga ci prendiamo soli fosse un dovere comune da non vantar
tamente di cercare i riposti motivi delle sene; ovvero che i suoi trofei di questa
apparenti contraddizioni? Non pochi sono specie fossero gi tanto palesi da non me
anzi quelli, che pur sapendo tali motivi, ritare ulteriormenzione. D'un altro duel
pongono ogni loro studio a nasconderli, lo abbiamo di gi fatto motto qui addietro
quando dall'ignoranza possano nascerne (XXXIV); e ad ogni modo non doveva
que'meschini contrasti che tanto piacciono ignorarne i modi e temere siffatte prove
a coloro che fanno misura dell'altrui co chi aggiravasi continuo fra militari, e in
scienza la propria. In questo stesso anno dossava un abito che non poteva portarsi
18o7 si batt il Foscolo in un duello, sul a quegli anni per semplice fregio. Aggiun
quale non vanno d'accordo i biografi quan gansi gli eccessi d'impetuosit ne quali tra
to al soggetto, ma di cui nessuno contrasta scorreva assai di leggieri, e a quali non
la verit. Non citiamo un duello come pun era punto strano il presumere dovesse
to d'encomio; ma n anche scriviamo un conseguitare il risarcimento coll'armi. In
panegirico, bens una vita. Il gentiluomo un caff regal netto uno schiaffo a taluno
danese ricordato dal Pecchio, e col quale il che in sua presenza sparlava di Vincenzo
Foscolo venne alle prese colla pistola, era, Monti; e questo fatto ricordo, non solo
secondo pi credibile relazione, quella del perch nulla manchi alla storica verit,
fratello d'Ugo, un alzasiese, che forniva ma perch qualche scusa alla collera im
di viveri l'esercito; e anzich il rassomi moderata dee riputarsi l'esserne preso
gliare la faccia del poeta a quella dell'ou piuttosto per cagion d'altri che di s stes
rangoutan, fu cagione alla disfida un poco so. Del resto, meglio che con atti violen
discreto discorso intorno ad amica per ti e con duelli, si mostr non indegno
sena. Dimorava a Milano, cos Giulio della milizia col consacrare ad essa grave
Foscolo, e mi trovai in casa d' Ugo pre dispendio e fatica per l'edizione del Mon
cisamente nel momento ch'egli ritornava tecuccoli.
dallo avuto duello. E indi a poco: agli a
mici intimi d'Ugo tuttora esistenti in Mi
1.XXII VI A DI UGO PosColo,

LIV. to insegnino gli elementi pratici, quan


to la storia e gli alti principii dell'arte,
Il Foscolo fu tra quelli che meglio fece e che ai giovani immaturamente distolti
ro sentire i vantaggi che possono le lette dalle lettere somministrino anche fra le
re apportare alle scienze, abbellendone i armi esempi di eloquenza e di stile do
principii e consigliandone coll'eloquenza veva giovare ad infondere l'emulazione
l'amore; in quel mentre stesso che toglien della fama e del sapere. Quindi la pub
do alle lettere le vane pompe insegnate licazione dell'opere del Montecuccoli,
dalla venale pedanteria, le rinforzava col non che rinfrescare alla nostra nazione la
l'intendimento alla pubblica utilit e alla memoria dell'illustre suo capitano, era ri
pratica attuale. Chiamato all'armi dal pro volta a porre le presenti generazioni sulle
prio istinto e da tempi, non volle scimiot orme deloro gloriosi antenati, poich l'ozio
tare Tirteo, quando mostruosamente am e le dissensioni provinciali che nei secoli
pliati gli eserciti, e ritratta nel senno del scaduti c'interdissero gli studi militari,
capitano la sorte delle battaglie, era tolto e quindi la gloria, erano piaghe da non
alla voce del poeta di farsi udire cooperan rimarginarsi mai se non quando alle
do alla vittoria; ma elesse l'ufficio di edi molli passioni che le fomentano sotten
tore e di commentatore dell'opere d'uno treranno passioni pi nobili che intera
de'pi insigni capitani che avesse prodot mente le sanino. Da queste parole, trat
to l'Italia, e di cui la ingrata posterit, non te tutte dalla suaccennata dedicatoria, ab
potendo il nome, lasciava dimenticati gli biamo chiarissima l'intenzione dell'edito
scritti. Ben se ne giovavano, come sempre te. E me piace avvertire come in tempi in
gli stranieri; e sorgevano insigni delle no cui le pensioni erano profuse con liberali
stre spoglie ai nostri occhi, aperti a mirare ta pi che regia, e s'instituivano uffizii a
in essi soltanto. Se il nome di Raimondo pretesto di accordare stipendii, il Foscolo,
Montecuccoli non vivesse nefasti de'ce godendo d'un ozio mal confacente alla
lebri capitani, s'ignorerebbe per avven milizia, facesse fruttare per modo l'inge
tura da noi che quel grande lasci ai po gno suo che gli emolumenti assegnatigli
steri un libro, ove i precetti son pari agli non avessero a sembrare gratuiti. Non
esempi ch'ei diede a suoi contempora mancarono esempi di chi scontasse l'al
nei conducendo gli eserciti... Mutilate, lontanamento da propri doveri con ser
scorrette e rarissime occorrono le opere vigi pi vergognosi di quella colpa; co
genuine dell'emulo del Turenna; e tan me non raramente l'inazione fu pattuita
to furono neglette nell'idioma in cui egli d'ambe le parti: ma il Foscolo non ne
le dett, che molti oltramontani le ascris volle sapere di questo, e di colla penna
sero alla loro letteratura; quasi origi quel tanto che non potea colla spada, te
malmente pubblicate in lingua francese nendosi pur sempre entro a confini che
o tedesca. Cos nella dedicatoria al mini queste due potenti regolatrici del mondo
stro Caffarelli poteva il Foscolo parlare hanno comuni. Quando tutti gli uomini
dell'opera che ridonava al culto degl'ita operassero di tal maniera renderebbesi in
liani. Addomesticare la crescente milizia nocua una delle arti pi funeste da cui
cogli scrittori di guerra, i quali non tan possano in tempi calamitosi rimanere in
VITA DI UG () FOSCOI,0. 1,XX I l I

gannati i miseri popoli; l'arte di affidare in parte composte altre consimili poesie,
il deposito del sapere alle mani pi inet Ma non bisogna credere che l'inspirazio
te, e di far apparire inetti ad ogni pubbli ne sia cosa permanente, e che il divagar
co incarico i pi nobili ingegni. Oltre a si con altri studi apparentemente oppo
ci l'Italia era a que di tutta in arme, e sti, non possa tornar proficuo alla fanta
gli esercizi militari cangiati in vezzo di sia. Sotto questo rispetto potrebbe dirsi
moda. Il Pecchio ricord acconciamen che le dotte ricerche riescano pi pesan
te (facc. 152, 153 ) l'edizione dell'ar ti ai puri eruditi che agli scrittori do
chitetto De Marchi, alla quale il Melzi tati di pi vivido ingegno. Se non che
avea contribuito non poco colle sue lar in siffatti studi, pi che in altri, pu as
gizioni; le vite degl'illustri capitani del sai la fortuna; e balza talvolta d'un pri
l'infelice Lomonaco; quella del magno mo tratto agli occhi di qualcheduno tal
Trivulzio scritta dal cavaliere Rosmini, e fatto, o tale interpretazione, che se ne giac
l'altra del cavaliere Saluzzo da Giuseppe que per lunghi e lunghi anni inavvertita
Grassi; e per ultimo, quasi continuazione a pi altri. Aggiugni il necessario concor
di quel primo impulso, il bel libro del so d'altre circostanze estrinseche affatto
Vaccani sulle ultime guerre di Spagna, all'ingegno. Bene avventurato il Foscolo,
libro in cui la perizia dell'arte gareggia se, volendo ricorreggere l'edizione di Co
colla piet cittadina a rimeritare la virt lonia del 17o4, si fosse abbattuto in mi
sventurata, e a far s che il sangue versato gliori codici; stante che quello a cui do
inutilmente per la patria, non fosse versato vette attenersi, come abbiamo dal Grassi,
inutilmente per la gloria. Dal Foscolo quantunque fosse d'ottima nota, era pur
stesso sappiamo che una biblioteca sua esso mutilato e in molti luoghi scorret
propria si andava componendo la guardia to. Abbiamo inoltre da una lettera di esso
imperiale, e si meditavano edizioni d'altri Foscolo al professore Luigi Cagnoli, che
classici scrittori dell'arte bellica. Onde che il suo rivolgersi a parecchi modonesi per
l'edizione del Montecuccoli fu secondo i ritrarne documenti intorno al loro famoso
tempi e i bisogni della nazione, non meno concittadino fu un chieder acque alla Li
che secondo i particolari doveri dell'edi bia; e che anzi il marchese Enea Monte
tore.
cuccoli gli rifiut formalmente l'esame
dei manoscritti da lui posseduti ed il ri
LV. tratto di Raimondo. Tanto pi franca
mente ricordo questa circostanza, quanto
Dacch s'era veduto il Foscolo logora posso giovarmi della testimonianza del
l'e gli occhi e l'ingegno sui commentatori Grassi a dichiarare, che il rifiuto del mar
di Callimaco e di Catullo, non doveva pi chese mirava il Foscolo in particolare,
far maraviglia il suo darsi alla correzione anzich generalmente gli studii. Scrive il
e pubblicazione d'antichi testi. A questo Grassi (vol. II, facc. 5o9): il marchese E
tempo per altro si poteva crederlo pi nea Francesco Montecuccoli, informa
lontano che mai dal durare tali fatiche, to del mio disegno, mi offr con gentilez
avendo s a lungo conversato con Ome za pari alla bont dell'animo tutti quei
ro, pubblicati i Sepolcri, ideate ed anche documenti che l'antica ed illustre sua
Foscolo, k
l, XXIV VITA DI UGO FOSC0L0.

famiglia possiede. Potesse sperarsi un'e- capitar in mano migliori codici, era que
guale liberalit in quanti sono possessori sta edizione il pi splendido monumento
di manoscritti importanti del loro antena che gl'italiani avrebbero alzato al Mon
ti! Il niegarli alle inchieste d'uomini one tecuccoli. Di fatti furono dal Grassi stesso
sti, che intendono di giovarsene al fine cui ristampate le belle considerazioni sull'uso
furono indirizzati da loro autori, non degli antichi libri di guerra, sui drago
gi esercitare il proprio diritto, bens fro ni, sui catafratti, e sulle mine. Meritano
dare i diritti del pubblico. Non vuolsi di poi particolare riguardo la considerazione,
re con questo che sia lecito ad ognuno il che si riferisce al capo IV, S X de'Com
metter la mano su tali preziosi depositi, mentari, su la battaglia di s. Gottardo;
o che non v'abbia una specie di religione e l'altra intorno le accuse date al Monte
nel togliere alla pubblica luce ci che non cuccoli, specialmente dal celebre Turpin
era per anco ridotto al segno di meritarla; de Criss. La prima di queste due scrittu
vuolsi ricordare, che poste alcune circo re importante per la dottrina e per l'acu
stanze, l'utile comune ha le sue ragioni su me con cui dettata, e nella scarsezza di
preme, alle quali il contravvenire colpa, buoni scrittori che trattino d'arte militare
se non punita in questo caso da tribunali, pu citarsi come esempio di eloquenza ap
multata di vergogna da tutti coloro che propriata a tali materie. Nella seconda, co
indegni non sono del civile consorzio. L'e- me ben not il Grassi in una nota al tito
dizione del Foscolo, bench mancante di lo primo del cap. III (vol. I, facc. 155) il
quel maggior pregio ch'ebbe la successiva Foscolo fu tratto in errore dal suo mano
del Grassi, per conto della correzione e del scritto, sulla fede del quale neg che il
completamento del testo; raccomandata Montecuccoli avesse scritte le parole che
alla gratitudine de'posteri per altre ragioni davano materia all'accusa, quelle cio che
non poche. Di che sar bene lasciar nar consigliano di danneggiar l'inimico col
ratore lo stesso Grassi, le parole del qua corrompergli la campagna di malattie
le tanto pi volentieri citiamo, quanto che, contagiose. La difesa del Foscolo, sog
mentre sono le pi autorevoli in tale ar giugne il Grassi, cade da s; dacch tutti
gomento, ci porgono un bel esempio di i nostri manoscritti concordano colla vol
lealt letteraria. Scrive egli adunque del gata e colle traduzioni nella lezione qui
l'edizione foscoliana (Opere di Raimondo riferita. Ci non ostante l'accusa non ac
Montecuccoli. Torino 182 1, vol. II, facc. quista maggior peso: basta a giustifica
292): alla bellezza di questa edizione tan re il Montecuccoli il tempo in cui visse
to sotto l'aspetto della carta e dei carat e guerreggi, tempo in cui s'inventarono
teri, quanto sotto quello della correzione e si adoperarono cento pestiferi ingegni,
del testo e della disposizione ed esecu l'uso dei quali venne in tempi di mag
zione tipografica si congiungono altri in gior civilt pienamente abolito. Ma non
trinseci pregi. L'illustre editore fu il pri pu dirsi tuttavia inutile la confutazione
mo a rivedere severamente il testo, ed a del Foscolo, restando pur vero, che una
tentar di ridurlo alla sua vera lezione: frase si aggiunse dal generale francese che
corredollo di note e di considerazioni u non appare n anche ne manoscritti esa
tilissime; e se la fortuna gli avesse fatto minati dal Grassi; quella cio dell'avve
VITA Dl iTGO FOSCOLO, l.xx V

lenamento dei fiumi, la quale pu bens accondiscendere per nulla alle loro pre
reputarsi in certo modo compresa nel si tensioni, fosse poi cortigianescamente man
gnificato generale dell'altra corrompergli sueto in privato, e quivi l'arti adoprasse
le campagne di malattie contagiose, ma opportune ad entrare nella lor grazia. Tut
che, cos specificata, convaliderebbe pi tavia quando il Monti ebbe a chiamarlo
sempre l'accusa data al grande uomo di cortigiano che portava la maschera di
perfida crudelt. - Catone poteva rispondergli in una lettera
famosa di cui parler lungamente: ho pen
LVI. sato a tutti gli anni della mia vita meri
tevole di molte taccie fuorch di questa;
L'edizione del Montecuccoli, lungi dal e poich ho amato passionatamente le
fruttargli ricchezze, fruttavagli pensieri an donne, e ho pazzamente perduto le notti
gustiosi ed esaurimento di borsa. Scriveva al giuoco, non mi sono trovato mai n
all'amico Brunetti, indi a non molto pub Catone, n mascherato, n cortigiano. Ma
blicato il primo volume, quando cio fu e conceduto pure che fosse nell'intima con
letto professore, di dover piantare la stam versazione co potenti meno austero che
pa del secondo sino a tempi men tristi, e non mostravasi ne' suoi scritti, pi d'una
in questo mezzo provveder meglio a suoi cosa mi resta a soggiugnere. Dico in primo
fatti. Viveva a Milano caro non solo a let luogo che piena la lode del letterato il
terati di maggior fama, ma si ancora ai po quale si diporta per modo che l'opere non
tenti; bench non fosse soverchio indul discordino dalla vita; ma che quando pure
gente n a questi n a quelli. Quanto ai dovesse sciaguratamente avervi discordia
primi non difficile spiegare l'enigma, chi fra l'une e l'altra, men male che la di
consideri che non era d'indole di attra gnit manchi alle azioni che agli scritti.
versare ne' loro pensieri di lucro e di a Se, come adesso si va pi che mai predi
vanzamento per la strada dell'adulazione cando, le lettere sono una missione, una
quelli che avevano natura a ci inclinata; specie d'apostolato, devesi guardare in
e che per altra parte possedeva ingegno e nanzi ogni cosa alla loro pubblica profes
gentilezza d'animo quali occorrevano a sione, e credere pi vergognose le adula
rendersi accetto a quelli, che come il zioni e le menzogne di cui si fa ministra
Monti, e altri pochi, fossero lontani dal la stampa, che non sono le private e che
l'invidia e dalle passioni sorelle. Tanto possono credersi morte col mancar della
ci vero che le inimicizie gli sorsero pi voce. Rispetto poi a potenti non so qual
accanite quando cominci ad ottenere in caso dovessero far essi delle moine secrete
carichi un po' distinti, e a mostrarsi forse quando tanto diverse erano le dichiarazio
chiamato dalla fortuna a sopravanzare sen ni palesi; avrebbero in tal guisa pagato
za muoversi gli smaniosi competitori; e del proprio la beffa, e mostrato o timidez
furono questi che pervertirono l'animo a za o imbecillit senza pari. Qual fosse il
gli altri fomentandovi interminabili inimi contegno del Foscolo, e quanto ne suoi di
cizie. Quanto a potenti ho udito dire da portamenti privati si allontanasse da suoi
taluno, e anche letto, che il Foscolo, pro principii tanto decantati ne'libri, ce ne
fessando in pubblico di avversarli e di non fanno chiarissima testimonianza le sue let
I, X AV l - 1- A Io l'ot, FOSC01.0.

tere famigliari. Vediamo in esse come, o mio decoro, ne alla sua sicurezza ch'io
per s, o per la propria famiglia, o per al- | abitassi con lui; anch'egli purtroppo a
tri ancora, non sempre si astenesse dalle vr molti nemici, meno ciarlieri per av
anticamere, ma vediamo ancora quanto - - - -

ventura, ma pi potenti; ed io parlo con


foss'egli lontano dal farsene assiduo fre assai libert di aspetto e di voce. La no
quentatore. Bisogna inoltre por mente al vella trattanto and per la citt, perch
la condizione de'tempi, e in generale del due o tre commensali di Vaccari non tac
l'umana natura. Parte di quel potenti a ciono nulla, e sanno esagerare ogni cosa.
mici erano con lui cresciuti tra gli empiti A molti che si consolavano meco, e mi
della rivoluzione repubblicana, e tuttoch credevano gi secretario, e chi sa cos'al
ascesi al potere e acconciatisi alla stagio tro, risposi sempre negando e scherzan
ne, non dimenticavano, o per invincibile do; ma Pecchio, assistente al consiglio
simpatia, o per naturale bont, o per ti di Stato, vi far fede che io fino dalle
more dell'ingegno libero e soverchiante, feste di Pasqua, tempo di quella novel
l'amico; parte gli furono procacciati dalle la, dissi seriamente che non mi tornava
sue stravaganze medesime o dal dissentire di abitare con verun uomo in carica. Il
dall'attuale condizione delle pubbliche ministro non me ne parl pi, n io gli
cose, dacch bisogna pur confessare che vi mossi il discorso, e tutto cominci e fin
ha negli uomini una continua infelice ten sorridendo.
denza alle gare ed alle discordie, alla quale
obbediscono inavvertitamente quelli an LVII.
cora che se ne credono, o ne appariscono
pi lontani. In una lettera alla contessa Altri amici avea il Foscolo, e caldissimi,
Albrizzi, ritraendo la vita sua in questo negli ordini medii. Fra militari da ricor
tempo, parla del suo trovarsi a pranzi, e al dare il cav. Ugo Brunetti, cui sono diret
le conversazioni de ministri, come di sin te, oltre un sermone, assai lettere special
golarit molto simili alle apparizioni tea mente di quest'anni. Ne aveva non inu
trali. un bel vedermi, dic'egli, uscire tilmente ascoltati i consigli pubblicando il
dalla mensa del ministro del tesoro, pas Montecuccoli, anzi farina di lui, rimpasta
sare alla conversazione del Caffarelli, e poi ta dal Foscolo quanto allo stile, pu dir
mettermi a giuocare con Vaccari partite di si la considerazione sulla battaglia di san
cinque soldi. Corse anche voce che il mi Gottardo in fine al volume secondo. Chi
nistro Vaccari gli offerisse ad abitare la sa eccitare simpatie s forti e costanti ha
propria casa; e venuto stagione che i suoi nel proprio animo alcun che di pregevole
nemici menassero rumore di questo, o Maggior conferma riceve siffatta opinione
fatto che fosse, o semplice diceria, ecco dall'amicizia col conte Gio. Battista Gio
come ne scriveva al Monti egli stesso: la vio, cui se le comuni lettere potevano con
cosa sta cos. Due o tre volte il ministro
sigliare, potevano sconsigliare le non trop
alla sua tavola e a quella di Veneri mi po conformi opinioni politiche e religiose,
esibi, sorridendo, alloggio in sua casa; Parmi assai notabile nell' epistolario del
ed io non accettai, se non sorridendo. Foscolo il modo dignitoso e sincero con
Ma io pensai che non conveniva n al cui, senza contraddire alle proprie massi
V ITA DI UGO FOSCOI,0, LXX , i I

me, rispetta ed onora quelle del Conte. Albrizzi per modo da render compassio
Una gran lode di qui ne viene ad entram nevole lo sciagurato. E l'amicizia de gran
bi; e certe frasi delle ottave del Pellico, di, non meno delle facolt del suo inge
che alludono alle pie inclinazioni del Fo gno, usava ad altrui profitto. Molto si
scolo, e potrebbero sembrare esagerazioni adoper, oltrech col ministro Caffarelli
poetiche, sono fatte credibili dalle lettere per qualche parente infelice, con altri mi
di cui parliamo. Canta il Pellico in quelle nistri per procacciar pane a giovani che
oi la Ve: ben promettevano, o a letterati agognanti
Sempre onoranza fra i pi cari amici impieghi. Continuava nell'esercizio di di
Rese al canuto Giovio venerando, fensore officioso del militari suoi confratel
E sue parole di virt motrici
li. Cinque veliti, negli anni di cui scrivo,
Con benevol desio stava ascoltando,
avevano disertato sul confine turco, ed e
E a lui diceva: anch'io giorni felici
Ho sulla terra assaporati, quando rano stati catturati: tre di questi ei prese
Innamorata ancor la mia pupilla a difendere, perch veneziani, scriveva,
Vedea quel Nume che a tuoi rai sfavilla: tocco al dolore delle povere madri. Seda
E Giovio protendendo a lui la mano
ta in parte dai tempi e dall'esperienza la
Paternamente gli diceva: io spero,
Io per te spero assai, perocch umano giovanile baldanza e l'eccessivit dei prin
E magnanimo ferve il tuo pensiero. cipii, senza che il cuore avesse cessato di
Invan t'ostini fra dubbiezze, invano battere generoso e caldissimo, peccato
Della Grazia ricalcitri all'impero: che non si desse a comporre il romanzo
Iddio t'ama, ti vuol, n ti d pace
Sinch d'amor non ardi alla sua face. tratto dalla storia letteraria italiana, e pro
Tai detti al cor scendean del generoso priamente dalle peripezie dell'infelice Tor
Che il bel profondamente ne sentiva, quato, come sembra gli andasse per la
E al vecchio amico rispondea: non oso mente a que giorni. L'Anacarsi, ch'egli
Sperar che in mar cotanto io giunga a riva;
tanto apprezzava, gli sarebbe stato model
Ma vero ben che pi non ho riposo,
lo nell'arte felice di annodare all'inven
Dacch egli forza che dubbiando io viva,
E un di tua sicuranza acquistar bramo, zione la storia, con pi vantaggio che non
E il mister della croce onoro ed amo. si facesse nei tempi posteriori seguendo
E siccome al buon Giovio sorridea
l'esempio del fecondo romanziero scozze
Con ossequio amantissimo di figlio,
Cos sul mio Manzoni Ugo volgea
se. Nel prese anche desiderio di dettare
Quasi paterno gloriante il ciglio: alcun che di simile alla Nuova Eloisa, os
In esso egli ammirava e predicea sia un romanzo in cui campeggiassero ben
Di fantasia grandezza e di consiglio, s passioni non diverse da quelle dell'Or
Forte garrendo se taluno ardia
tis, ma non come quelle insofferenti d'o-
Di Manzoni schernir l'anima pia.
gni freno ed astratte dalle condizioni del
Oltre all'amicizia erano in lui vivi altri civile consorzio al quale l'uomo pur de
nobili affetti. I sentimenti liberali della sua slinato. Questo nuovo libro, n so dirne
anima non erano che sopiti da suoi travia di pi, sarebbesi intitolato Olimpia. Ma
menti, non estinti. Un servo intorno a fuori dell'espeltazione di molti, venne in
questo tempo il derubava di parecchie questo mezzo chiamato per altro cam
centinaia di lire; ben lungi dal persegui mino.
tarlo, ne scriveva alla contessa Isabella
1,x v V III VITA DI UGO POSCol.0.

LVIII. pistolario. Leggesi di fatti, tra l'altre, in


una lettera a Giuseppe Grassi, scritta dopo
Avrei dovuto parlare della elezione del la stampa della prolusione e i rumori le
Foscolo a professore di eloquenza nella vati da'critici: devo lodarmi del governo
universit di Pavia, cattedra rimasta va che consider liberalmente le verit di

cante per la morte di Luigi Cerretti, tra quel libricciuolo, e si compiacque che io
la pubblicazione del primo volume del non dividessi, come pur s'usa, l'utilit
Montecuccoli, e quella del secondo; spero de governanti da quella de governati.
tuttavia che i lettori non sapranno impu Ma il Maffei parla in generale di parole
tarmi a colpa il trasponimento, che mi li dette dal Foscolo, oltre quelle della pro
bera dal tornare due volte sopra lo stesso lusione, e quindi gioveranno meglio le ri
argomento. Non pu negarsi che il gover flessioni seguenti. In primo luogo non so
no non mostrasse una grande liberalit nel perch le ardite parole del Foscolo aves
commettere ufficio tanto geloso ad uomo sero a cagionare, anzich la destituzione
siffatto, i cui principii non potevano pie del professore, la soppressione della catte
namente garbargli, e la cui vita anteriore dra; e non nella sola Pavia, ma in tutte le
non lasciava presumere che avesse punto universit del regno. Se ci volesse cre
a cangiare in virt dell'onore e del lucro dersi fatto per non dare, come suol dirsi,
venutogli dalla toga. Ma, quasi il Foscolo nell'occhio, non so qual altra testimonian
fosse destinato a non avere in nessun tem za potesse avervi della preponderanza che
po e in nessun luogo stanza tranquilla, non stimavasi avere un tal uomo sul pubblico;
prima fu nominato professore, che la sua ma tanta debolezza non presumibile in
cattedra venne soppressa. Mal saprei in verun governo, e specialmente nel napo
dovinare onde Giuseppe Maffei traesse la leonico. In secondo luogo non fu sola la
notizia che leggo nel quarto volume della cattedra di eloquenza ad essere abolita;
sua Storia della letteratura italiana (facc. a pi altre toccata la stessa sorte, i pro
77) e che fedelmente riferisco. Oltre al fessori delle quali non avevano ricusato
l'aver ricusato di lodar Napoleone, il Fo di lodar Napoleone o morso indiretta
scolo ne mordeva indirettamente e le a mente le azioni e il sistema di lui. La
zioni ed il sistema nelle sue lezioni, come scier che altri indaghi il perch fossero
quando ebbe a dire che: le battaglie degli quest'altre abolite; quanto a quella di e
antichi erano dissimili da quelle de'mo loquenza non sembrami fuor di proposito
derni, poich in queste i vinti sono anne osservare che ad un governo altamente
gati nel sangue de vincitori. Per queste e dispotico, qual era il napoleonico, l'elo
per altre libere parole il Foscolo cess quenza doveva riuscire naturalmente eso
di essere professore; poich a nessun al sa e terribile; e per gli esemplari a cui de
tro motivo si attribuisce la soppressione ve inevitabilmente ricorrere, e per l'effi
della cattedra di eloquenza in tutte le cacia e prontezza con cui opera sugli ani
universit del regno d'Italia. Se volessi mi specialmente de giovani. Molto oppor
cercare argomenti ad abbattere questa o tuno verrebbe a questo proposito quanto
pinione negli scritti del Foscolo, potrei scrisse un economista francese di chiara fa
trovarne non pochi; specialmente nell'e- ma, il sig. Say, intorno l'Instituto di Fran
VITA DI UGO FOSCOI,O. I,N X ! x

cia ai tempi appunto della dominazione amicizia. Il piantar casa lo abilitava a do


napoleonica; e se durante quella domina mandare risarcimenti; e il leggere la pro
zione chiamavasi per ischerno, a detta del lusione e il farvi lezioni lo salvava dalla
Pecchio, ospitale de'muti il corpo legisla taccia di mangiare un pane gratuito, e dal
tivo, pensiamo che scioltezza di lingua vo la vergogna di vedersi mutato in elemosi
levasi imparassero i giovani nelle univer na lo stipendio. Non bisogna n anche ta
sit. Ma perch instituirle siffatte cattedre? cere l'opportunit di parlare al fiore della
Certe deliberazioni, apparentemente ma giovent italiana da luogo eminente, che
gnanime, non sono talvolta che un tentare da un uomo desideroso di gloria e di pro
col dito la bragia a vedere quanta sia e se muovere colle lettere le proprie opinioni
tollerabile la scottatura. Ci che pu far doveva cogliersi avidamente, tanto pi
pi di maraviglia in siffatto avvenimento ch'era probabile non se gli avesse ad of
si il pronto passaggio dal volere al dis ferire cos spontanea mai pi.
volere, dacch non prima era arrivato il
Foscolo in Pavia, cio nel dicembre 18o8, LIX.

e non per ancolettavi la prolusione, che la


cattedra era di gi soppressa; concessi per Avrebbe per altro potuto studiarsi di
r durante l'anno scolastico allora inco acconciare a tempi, se non le proprie o
minciato i privilegi e gli emolumenti della pinioni, il modo troppo franco e veemen
carica a chi n'era investito. Quanto al fa te di manifestarle; e senza farsi de'sacer
re o non fare lezioni, ogni professore si re doti di letteratura che libano riverenti al
golasse a suo senno. E questa sia l'ultima la divinit che gl'ingrassa, imitare le pian
e pi forte dimostrazione dell'insussisten te che incurvansi nel passaggio del vento
za di quanto ebbe a scrivere lo storico gi senza perdere il naturale vigore a rialzarsi
citato. Il Foscolo pens ad ogni modo di a miglior stagione. Ma egli era inflessibile,
porsi a domicilio in Pavia, di piantarvi ca e, come s' detto, voleva arieggiare la
sa e di accingersi con tutto il calore alla Marfisa dell'Ariosto, e con essa il leone e
prolusione e alle successive lezioni. Della l'aquila che costumano di andarne soli e
qual pertinacia taluno potrebbe accusarlo, fuori di schiera. da ricordare quanto
a me sembra poterlo giustificare. Non sem scrisse il Pecchio (cap.VII) su questo con
bra innanzi a tutto che il decreto dell'a- to. Io mi sovvengo, dic'egli, che mentr'egli
bolizione fosse chiarissimo, se leggiamo nel stava lavorando alla sua Prolusione, il
le lettere al Brunetti, che non fu inteso conte Vaccari, ministro allora dell'inter
dal concistoro de'professori, e chiesto pa no, e suo amico, gli estern il desiderio
rere, tutti lo diedero, ma non s' conclu ch'ei volesse rendere al capo dell'impero
so, tutti parlarono, e nessuno dissent quelle lodi che sono in queste occasioni
dell'altrui parola, e niuno s'accord col di uso, a guisa dei complimenti in una
l'altrui sentenza. Inoltre le pratiche per chiusa di lettera, che anche esagerati,
la conservazione del posto non ommette non avviliscono, siccome formule consue
vansi in Milano dagli amici del professore, te. Gli fece intendere che la sua condi
e s'io, cos egli nella lettera stessa, dovr scendenza gli avrebbe fruttato la deco
lasciare Pavia, non sar colpa di fredda razione della legion d'onore. Ei rimase
I, XXX VITA DI UGO FOSC01,0.

invincibile, rispondendo che una distin lettere si restrinsero a pompose esteriori


zione ancor maggiore il meritare una t, il Foscolo studi la natura dell'uomo,
decorazione senz'averla. La stessa pre e in quanto da essa procedono e sono ad
ghiera gli fu porta, e con pi eloquente essa legate. E mentre dipinge la specie u
accento da una bellissima donna milane mana circondata e nudrita di perenni il
se. Invano; ei seppe questa volta resiste lusioni, e da queste potentemente sospinta
re ai grandi occhi neri. Nulla disse o scris ad operare, sveste d'ogni prestigio l'u-
se che potesse compiacere a dominanti di mana vita, e mostra adorare l'inevitabile
allora; bens la sua letteratura era pianta dominio esercitato su noi da un ignoto
ta sopra basi pi solide che non sia la let destino che ne tiene soggetti all'opinione
teratura de retori. La critica del Foscolo, e alla forza. In tal modo, lusingando le
in cambio di spaziare per le astrazioni, mi passioni, come inseparabili dall'umana na
rava costantemente all'effettivit; e per tura, tenta infrenarle e dirigerle col pen
tal rispetto s'accordava pienamente col siero dell'insuicienza del loro mezzi. Al
l'indole del governo. Fu rimproverato al tri confuter queste tremende sentenze,
l'orazione sull'origine e gli officii della non per i conquistatori o fondatori di
letteratura di essersi troppo attenuta ai nuovi imperi, a quali bisogno che gli uo
principii del Grozio, principii che bene e mini, nel mentre rinnegano le tradizioni e
saminati non potevano sgradire ai settatori le abitudini inveterate, s'infiammino di
della politica bonapartesca. Non fu per ammirazione, quasi direi religiosa, per le
questo, n sar il solo caso, che uno scrit nuove imprese. Questo quanto al gover
to venga giudicato, anzich secondo i no; quanto alle lettere e al proitto degli
principii ch'esso contiene, secondo quelli studiosi diremo, che, conceduta non poca
che anticipatamente sono attribuiti all'au oscurit, proveniente pi che altro dal
tore. Si fece, a parer mio, troppo caso di l'ommissione di molte idee intermedie,
alcune sentenze, d'alcune allusioni stac raramente la letteratura fu considerata pi
cate, e troppo poco s' badato alla sostan da alto, e accordatole maggiore importan
za ed al fine dell'intero discorso. Inculca za. Oltre all'aver fatto di essa la pi effi
va il Foscolo che le lettere non fossero cace ministra di tutto l'umano sapere, la
soltanto merce trafficabile, e i letterati sem si mostra intimamente affratellata colla
plici adulatori del potere; ma che le une morale, e promovere o accompagnare i
si considerassero nelle loro relazioni pi casi pi rilevanti nella storia delle nazio
universali, e gli altri quali ministri di un ni. Troviamo concorrere in questo parere
culto reso alla verit e al miglioramento il Ginguen, che, storico della universa
della specie umana, indipendentemente letteratura italiana, pu citarsi, quantun
dalle vicende della fortuna e dagli arbitrii que straniero, a testimonio del merito di
della forza. Ci apparisce, pi ancora che uno scritto letterario. Cos scriveva egli
nella prolusione, nelle lezioni; meno splen adunque nel Mercurio di Francia il 24
dide d'immagini, e di stile pi mansueto, febbraio 181 o. Questo discorso filosofico
ma dotate di maggior chiarezza e ordina ebbe non meno filosofica esecuzione. L'o-
ta progressione d'idee. Laddove la pi ratore si fa in esso scorgere abituato al
parte di quelli che lodarono l'ufficio delle linguaggio dell'analisi, al concatenamen
V ITA loI UGO FOSCOLO. LXXXI

to e all'induzione filosofica delle idee. e con ragione, con pi ragione assai del
Gli si potrebbe contestare taluno dei governo. Cominciava egli dallo spogliare
suoi principi, fors'anche qualche fatto, le lettere di quella veste sfarzosa ed inu
o qualche conseguenza che ne deduce, tile sotto la quale l'ingegno mediocre tro
ma non pu negarglisi franco andamen vava modo di mostrarsi pari agl'ingegni
to, arte di ragionare, forza e veemenza sommi; veste che riverita dal volgo per
di stile. Giunto poi all'apostrofe finale, a lunghissima consuetudine, imponeva ob
tutti nota, non pu a meno di esclamare: blighi molti e coraggio a chi, spogliando
questa vera eloquenza. Di fatto l ove sene, non volesse scemare d'autorit. Men
dalle generalit metafisiche l'oratore pas tre poi toglieva queste vane apparenze,
sa alle applicazioni, il suo discorso si fa inculcava l'amore ai vecchi modelli e fa

tutto limpido ed efficace. Sa egli allora ri ceva di questi ad ogni ora l'apoteosi, con
scaldare d'affetti l'erudizione, e allettare giungendo in s, con difficile accoppiamen
alle difficili prove della virt, ritraendo le to, all'assidua imitazione del bello antico
interne soddisfazioni che da essa procedo la novit e l'osservazione non meno assi
no, e la fama che ne risuona per tutti i se dua di quanto ponevangli innanzi i suoi
coli. E tuttoch non ligio al potere, pur tempi. E tutto ci con un disinteressa -
rispettando la gloria ad esso compagna in mento quasi direi spensierato, con una
que giorni, eccita la giovent allo studio franchezza poco meno che cinica, che da
della storia, e i letterati a moltiplicare gli va incredibile e fastidioso risalto alla pru
esempi. Con che, se non si voglia pro denza adulatoria e all'ammirazione sbigot
mossa, fu certamente antiveduta dal Fo tita tanto in uso a que giorni. Nelle seve
scolo la tendenza che il secolo ebbe a mo re distinzioni di letterati che rivolgono
strare di poi per siffatti studii. Anche da l'arte loro unicamente al lucro o unica

questo lato non poteva il governo avere mente alla gloria si trovavano compresi,
interamente in dispetto le nuove lezioni; come sempre si troveranno, presso che
non che questo potesse bastargli, perch tutti; e quanti potevano dire a s stessi di
l'assoluta dominazione s'impaurisce di usare debitamente le facolt intellettuali e

qualunque, non pur uomo, ma disciplina, debitamente dirigere le proprie passioni?


tende a dirigere per vie solitarie e meno Il professore, che segnalava l'abbietta cu
aperte alla corruzione quella parte di noi pidigia di Orazio, che non lasciava Pindaro
i cui principali bisogni possono soddisfar senza taccia, e appena appena sapea per
si da noi stessi, e che nel solo libero eser donare a Virgilio la soppressione delle lo
cizio delle proprie facolt trova la pi dol di di Gallo nel quarto delle Georgiche,
ce mercede alle proprie fatiche. doveva concitarsi la stizza di chi voleva
avere Orazio e Virgilio a modelli non solo
LX. di poesia, ma ben anco di cortigiana cau
tela. I piccoli ingegni o nascenti erano sti
Ma i letterati, o, come il Foscolo ebbe molo a grandi o maturi; i pi ai men a
a chiamarli di poi quasi sempre, gli uo vidi e vili. Pronti a trovare allusioni ove
mini dotti, erano i pi accaniti contro le c'erano, e dove non c'erano acuti ad im
sue dottrine e il suo modo di professarle; maginarle. Aggiungasi la gelosia del mestie
Foscolo. - l
I, X v. XII VITA DI UGO FOSCOLO.

re, e il buon destro che porge un naturale alle lettere, dalle quali aveva cominciato,
s strano e talvolta sbrigliato, qual era pubblicando il panegirico di Napoleone,
quello del Foscolo, e se ne avr molto pi ad ottenere quella fama, che poi tanto gli
del bisogno a supporre la combriccola let crebbe. Ora una nota della Prolusione
teraria che cominci a formarsi dopo le diceva: e che dir io di quegli scrittori,
sue lezioni, e si ampli e trasse innanzi a che senza celebrit letteraria, senza o
combattere qualche anno dopo. Di ci tut nore domestico, senz'amore agli studi e
to abbiamo ripetutamemoria nell'episto alla patria, s'accostano a celebrare le
lario, e in un abbozzo di lettera colla qua glorie del principe? Infami in perpetuo,
le intendeva dedicare al conte Giambatti se la loro penna potesse aspirare ad una
sta Giovio la ristampa della sua Prolusio infame immortalit. Ma, vili e ignoran
ne. L'esame di questo abbozzo di dedica ti ad un tempo, per principio e fine di
toria dell'Esperimento sopra un metodo ogni linea che scrivono hanno il prez
d'instituzioni letterarie, libretto nel quale zo della dedicatoria. Si volle da talu
l'autore spese molti mesi a ridurre in po no che questa nota ferisse pi special
che ragioni le infinite esperienze della mente il panegirista piacentino. Penso per
sua vita, e per ultimo del Parere sull'uf altro che non sia punto irragionevole cre
ficio degl'Inspettori degli studii darebbe dere il contrario, chi voglia riscontrare
materia bastante a giudicare, non solo del quanto si dice nella nota di siffatti scritto
le opinioni del Foscolo intorno la educazio ri, con quanto poteva attribuirsi al Gior
ne letteraria, intimamente legata, com'egli dani. Poniamo pure che la sua celebrit
la giudicava, colla civile, ma eziandio delle letteraria non si stimasse ancora moltissi
accuse appostegli, e della guerra che se gli ma, poteva egli chiamarsi uomo senza ce
mosse vivente e non cessa tuttavia di per lebrit? Peggio: senza onore domestico,
cuotere il suo sepolcro. Gli uomini nei senza amore agli studi e alla patria? E
quali l'ardore dell'animo pari all'altezza con tanto di violenza e di spregio? Fatto
dell'ingegno non possono scompagnare la sta che non dovettero mancare le buone
manifestazione generale del vero dalle pas anime e belle, che disseminarono tale opi
sioni del loro animo, e sono precettori e nione, se il Foscolo credette di dover scri
biografi nel tempo stesso. Agli scritti sur vere al Giordani, mandandogli in dono la
riferiti rimando adunque il lettore deside Prolusione, una lettera con cui dichiara
roso di meglio intendere questa materia, e vasi lontano dall'intendimento appostogli
quanto alle guerre, parte serie parte bur per cagione di quella nota. E il Giorda
lesche, che il Foscolo dovette patire per ni nobilmente rispose: aver letto senza
questa cagione, ne parler fra non molto, commozione quanto dicevasi contro i pa
rendendo ragione a uno a uno de pi no negirici, e che non credeva si fosse mirato
tabili fra combattenti. Solo d'uno non vo a lui n principalmente n particolarmen
glio tacere pi a lungo, perch il fatto di te; le interpretazioni altrui non fargli
lui si riferisce tutto alla Prolusione, e un pena; non essere possibile e n meno u
giornaletto parmense (Il Facchino, anno tile che tutti fossero d'un colore. Molti
II, n. 27) ne ha non ha guari risuscitata sono i pregi e gli usi e gli aspetti del
la memoria. Viveva il Giordani in Bologna buono; prende ciascuno quello che pi
VITA DI UGO FOSCOLO, 1,X XX I I I

gli si confa. Tutti concorrere nel far o ma il concorso e l'attenzione prestata alle
nore al nome italiano, le altre differenze successive lezioni non avevano tale presti
non dover rompere il vincolo stretto da tal gio. Cos ne scriveva il Foscolo stesso, con
somiglianza. E conchiude dichiarandose fortandosi del non dover pi parlare ai
gli estimatore imparziale, e augurandogli discepoli, colla memoria dell'affetto che a
gloria e contentezza dagli studii. Pare a veva in essi saputo eccitare: luned non
me che una tal lettera avrebbe dovuto ti scrissi (all'amico Brunetti) perch'io do
bastare agli editori di quel giornale. Le veva preparare la lezione di ieri, ed era
ingiuriose parole che seguono in una no l'ultima; ci ho messo dunque pi tempo
ta, nella quale il Foscolo chiamato di e pi amore che nelle altre, e quantun
natura ambiziosissimo, invidiosissimo, e que non fosse diretta che ad ammaestra
d'altra parte assai esperto ne' volgari arti re, io non so se pel suo argomento, o pel
fizii di volgersi a lucro ed a lode l'alterna modo di recitarla, o perch gli scolari
re dell'adulazioni e dell'insolenze, non sapeano ch'era l'ultima e che non mi
fanno che controperare all'intendimento avrebbero pi veduto, l'udienza tutta
della lettera, rieccitando dalle ceneri le cominci alla met ad essere commossa,
faville delle animosit letterarie; e quasi il e la sala e le finestre erano affollate di
vero non fosse bastante cagione a vergo volti che ascoltavano con una mesta at
gna, ampliandone mostruosamente i con tenzione, e spesso gli occhi miei incon
fini colle supposizioni. Abbiamo inutil travano molti occhi pregni di lagrime.
mente cercato la lettera del Foscolo al La recita dur assai pi d'un'ora, ed io
Giordani, e sebbene si possa arguirne il non ho potuto pronunciare l'ultima pa
significato dal tenore della risposta, assai gina senza essere impedito sovente da
ne sarebbe piaciuto di leggerla in luogo una commozione comunicatami dagli a
di quella nota s astiosa. scoltanti, e ch'io non poteva reprimere;
e il giorno di ieri mi fe quasi dimentica
LXI. re quello della Prolusione. Ecco, mio a
mico caro, le memorie che mi resteranno
I giovani si affollavano intorno alla cat dell'amore con cui ho coltivati gli studii
tedra del nuovo professore di eloquenza, e li ho diretti in questi pochi mesi all'u-
e la prolusione e le lezioni erano ascoltate tile della giovent e all'onor della patria;
con applausi e con intensissimo desiderio. memorie che mi compenseranno, almeno
Pu credersi che la solennit del 22 gen in parte, dell'ira della fortuna. E per
naio, giorno in cui proluse nell'aula ma verit il suo soggiorno in Pavia non fu o
gna, presenti le magistrature, la scolare zioso, e tutt'altro vi si mostrato dall'uo
sca, e gli amici venuti appositamente in mo, che avendo soprastante un'irreparabi
Pavia, fra quali il Monti e il Brunetti, non le rovina, se ne stesse badando al fine pri
fosse tutta da ascriversi al pregio lettera ma di prendere partito alcuno. Non era
rio dell'orazione (fu vera solennit, segui no sole le lezioni di letteratura che gli oc
ta da banchetto in casa dell'oratore, e si cupassero l'ore; dalle lettere al Brunetti
tripudi ben oltre mezza la notte, man si pu vedere come avesse scompartito il
dando in giro la petillante champagne); suo giorno, e quanta poca parte ne desse
LXX X I V VITA DI UGO FOSC01.0.

all'amica conversazione e al riposo. Stu gnata colla giustizia procede la ragione di


diava indefesso, e oltre alla prolusione, e stato, la quale tanto pi giusta quanto
a que frammenti di scritture spettanti alla pi promove colle leggi civili l'utile de'
cattedra che ci furono conservati dagli cittadini, e colle politiche l'utile de'go
scolari, dett un discorso sull'origine e i verni. E non potendosi cercare nelle leg
limiti della Giustizia, da recitarsi il gior gi un'assoluta equit, doversi attendere
no che venivano conferite alcune lauree. a quella derivante dalla severa uguaglian
za dell'applicazione. In una parola, ema
LXII. nare ogni diritto da una sola legge e con
centrarsi in una sola: lex populi salus
Non si desidera in questo discorso n est. Le quali sentenze proponeva a gio
ardire di pensamenti, n quel calore e vani non pi che come opinioni, creden
quella efficacia nel manifestarli che mai do di offerir ad essi una parte dell'onore
non mancano nelle scritture del Foscolo. e del premio che si erano meritato, mo

Vi si vede come in un quadro dimostra strando loro: ci che avviene nella prati
tivo la via tenuta dal suo ingegno nel per ca della giustizia, e a quali ragionamenti
venire, aiutato da moltiplici letture, ad al e a che conseguenze ed a quante appli
cune opinioni, le quali, adottate per vere cazioni possa condurre l'esame della
dagli uomini, li renderebbero poco grati pratica, bench s diversa dalla teoria.
a chi li condusse a vivere miserabilmen Dall'esame di siffatte opinioni ne trarreb
te soggetti all'errore e alla forza. Mo bero, avendo pure a confutarle come fal
strandosi ignaro o per lo meno incerto se, maggior fiducia e fermezza ne' loro
delle regole astratte della giustizia, pensa principii; ed egli ed essi pur sempre si ac
di delinearla a giovani sotto le sembianze corderebbero nelle conseguenze e nell'ap
che assume dalla forza; sotto le quali plicazione: che non possiamo ottenere nel
soltanto, soggiugne, io posso conoscerla. mondo n virt, n pace, n consolazione
Dividendosi per tal modo di ragionare dal d'affetti domestici, n veruna equit, se
pi degli uomini, una parte de quali, se non dalla sapienza del principi, dalla
condo egli scrive, opera senza pensare, prosperit del cittadini, dal valore degli
l'altra pensa senza operare, prende a eserciti, dalla patria in somma; e se non
guida la storia di tutti i tempi e di tutte rivolgiamo tutti i nostri studii, i nostri
le nazioni; e trovando discordia continua pensieri, i nostri sudori, i nostri piaceri,
tra i fatti e i pricipii, conchiude che, in e la nostra gloria alla patria, per illu
onta a tutto il discutere del filosofi, sia minarla coraggiosamente ne traviamen
da attenersi a que primi, e prender da ti, e soccorrerla con generosit nei peri
essi la norma a proprii giudizii. All'uni coli. Notabile la consonanza di tali prin
versale mal vorrebbesi parlare di giusti cipii con quelli della prolusione, e con tut
zia altrimenti che per via di leggi positi to l'instituto della vita al quale si attenne
ve; e queste possono volgersi a regolare il Foscolo tenacissimamente. E per questo
le relazioni tra cittadino e cittadino, e tra appunto feci s lunghe parole di questo
sudditi e dominanti. N posson esse far lavoro, che del resto, pubblicato postumo,
senza la forza. Dalla forza poi accompa manca anche dal lato letterario di quella
V IT A lol UGO FOS ( OI,O, LXXXV

perfezione, a cui l'autore era solito di con Essa ne fa lamentare que libri d'immagi
durre le cose sue quando le pubblicava nazione, non disgiunta dall'affetto, a cui
egli stesso. sembra che il Foscolo pensasse pi d'una
volta, e di cui non ha guari ho dovuto far
LXIII. cenno. Ci avesse egli narrati gli amorosi
delirii del Tasso, o le avventure dell'in
Da Pavia e dalla frequenza dell'uni cognita Olimpia colla viva e pudica pas
versit pass il Foscolo a Como, e alla sione che spira da questa lettera! Non sia
solitudine del lago. Aveva stretto, come mo pi ai giovanili furori dell'Ortis, e
ho gi scritto, amicizia colla famiglia del tuttavia il cuore non meno caldo ed in
conte Giambattista Giovio, che ad ottimo genuo. L'amore venendo alle prese cogli
cuore e a specchiati costumi accoppiava ostacoli nati dalle leggi del consorzio civi
l'amore delle classiche lettere, sicch il no le, geme rassegnandosi, e rassegnandosi d
me di lui non pass ignoto fra gli scrittori origine a contrasti meno forse strepitosi,
di quella stagione. Al conte Giambattista ma pi commoventi e sublimi, i contrasti
e al figlio di lui terzogenito sono dirette di un cuore che, irritato contro le inevi
lettere piene d'affezione, e dir anche di tabili inuguaglianze, non potendo distrug
brio non molto solito ad Ugo. Questa con ger queste, distrugge s stesso. Da tali o
versazione epistolare erasi pi che mai av consimili affetti suggeriti crediamo i bei

vivata durante il soggiorno di Pavia, e versi delle Grazie:


cessate le faccende della cattedra. La nuo Lunghe gioie promette, e a duol pi lungo
va dimora sul lago fu cagione di cangiare Amore gl'innocenti animi guida.

i colloqui scritti in colloqui in voce. In E li commenta il principio della lettera gi


siffatto soggiorno sul lago vi aveva alcun citata: mi struggo nell'ardore secreto
che di simile a quello gi fatto sulle colli che ci consuma, e che sar di rimorso e
ne vicino Brescia; e come ivi furono com di lagrime a tutta la vita che mi rimane.
posti i Sepolcri, qui si condussero molto Tutta una vita forse troppo ad un solo
innanzi e poco meno che si terminarono rimorso, almeno per la pi parte degli uo
le Grazie. Il Pecchio, nel cap. VIII del mini; ma la veracit di siffatte sentenze
la sua Vita, ne fa pensare a un altro punto vuol prendersi soltanto rispetto al tempo
di rassomiglianza. Un altro amabile in in cui furono scritte. Una mesta dolcezza
terlocutore, dic'egli, in questa letteraria si diffonde per tutto lo scritto col quale si
solitudine era la contessina P figlia del congeda da una giovane bennata, alla cui
conte Giovio gi nominato. Il principio mano non avrebbe saputo aspirare senza
e l'intero andamento di questo amore offendere la gratitudine, l'amicizia, e l'al
caramente descritto in una lunga lettera, tezza del sentimenti che aveva sempre vo
che ho messa in luce a facc. 6o6 dell'e- luti compagni ad ogni sua azione. Avreb
dizione del Gondoliere; la pi lunga fra be dovuto pensar a ci alquanto prima,
le lunghe lettere del Foscolo, e che pu, solito rimprovero ai giovani che s'inna
oltre al mettere molto addentro nell'ani morano disugualmente al proprio stato:
mo dell'autore e ne suoi principii su certi ma, solita discolpa, gli ostacoli, scriveva
punti, valere essa sola un intero romanzo. il Foscolo all'amante, che ora mi spaven
1.xx xVI VITA DI UGO FersCol, b.

tano il cuore, allora si presentavano tran- amico, io voler a voi, io vi sar marito,
quilli alla mia ragione. Le ciarle susci- padre, amico, fratello. Esagerazioni, per
tate, non diremo se dalla semplice mali quanto suonano le parole, ma balsamo op
gnit o dall'invidia (altri legga la lettera e
portunissimo al tempo, e innocua offerta
giudichi) destarono dal loro breve sogno di lontana consolazione contro al presente
gli amanti. Sembra che meno ne fosse at dolore che doveva prorompere s intenso
territa la giovine, ma chi aveva solcato il alla lettura dell'amaro congedo. Tanta soa
volto innanzi gli anni dalla trista mano vit di passione era naturale che alimen
delle passioni non poteva dissimulare a tasse versi soavi; e quand'anche trovassi
s stesso la reit della sua imprudenza. testimonianze in contrario, mi ostinerei a
Mi rinfacciai e mi rinfaccio d'avervi con credere composti a questo tempo e nel
qualche parola fomentata una passione conflitto tra l'amore e il dovere i pi bel
ch'io doveva con un perpetuo silenzio dis li tra bellissimi delle Grazie. Per la stessa
ingannare per sempre. Ma finch vivr ragione parler qui di quest'inni; tuttoch,
non sar mai seduttore, e voi non sarete e cominci
ati fino dal tempo del soggiorno
la moglie di un uomo che pu in faccia vicino Brescia, e continuati a comporre
al mondo apparire d'avervi acquistata nel resto della sua vita, potessero esami
con la seduzione e l'ingratitudine. Per narsi prima d'ora e assai dopo; e come
un momento immagin di guarire la piaga rimasti incompiuti dar materia, morto l'au
fatta nel cuore innocente col rimedio fu tore, alle ultime parole di lode sulla sua
nesto della gelosia, ma poi arrossiva del tomba.
la propria immaginazione, e diceva a s
stesso: mi sacrificher a miei doveri, ma LXIV.
in modo ch'ella non mi detesti, e queste
arti tenebrose le insegnerebbero a dis Malamente saprebbesi esporre con net
prezzare l'amante pi che ad amarla tezza il concetto di quest'inni; tanto n
virt. Finalmente le scrisse accertandola
sappiamo per altro e dai frammenti rima
di averla amata e di amarla fervidissima
stici, e dalle lettere del poeta stesso, e dal
mente, ma di aver fermo ad un tempo di le parole d'alcuni amici suoi, da conchiu
non prendere mai in moglie, egli povero dere che volesse cantare le arti del bello,
e condannato a vita raminga, una giovane l'origine loro, i benefici da esse apportati
ricca, nata e cresciuta fra gli agi, e chia ai mortali, e le disposizioni d'animo e di
mata a goderne continuamente. Come, intelletto che principalmente domandan
posta la delicatezza della circostanza, fosse nei loro ministri.
possibile conciliare il rispetto al dovere,
Cantando, o Grazie, degli eterei pregi
al proprio decoro, e al cuore amoroso del
Di che il cielo v'adorna, e della gioia
la giovine, apparisce dalla lettera, esempla Che vereconde voi date alla terra . . . .
re per ogni parte, compresa la chiusa: se Eran l'Olimpo e il Fulminante e il Fato,
l'infermit, se gli anni, se gli accidenti N ancor eran le Grazie. . . .

vi rapiranno la bell o gli agi; se sare In noi serpe, miseri, un natio


Delirar di battaglie; e se pietose
te padrona di voi, se sarete disgraziata, Nol placano le Dee, cupo riarde,
se vi mancasse nel mondo un marito, un Ostentando trofeo l' ossa fraterne. -
VITA DI UGO FOSCO I.O. LXXXV II

Ite, insolenti il carme delle Grazie verr pubblicato


Genii d'amore, e voi livida turba
per intero, allora si potr rivelare al pub
Di Momo, e voi che a prezzo Ascra attingete..
Piamente a queste
blico il nome delle tre donne, e si vedr
Dee non ragiona chi la patria oblia. allora la giustizia del poeta nel distribui
re il premio che merita sempre la belt.
Possiamo udire qual fosse l'intenzione del Cos il Pecchio, e solamente della seconda
poeta da una lettera di lui ad Ippolito parla un po' pi chiaramente, disegnan
Pindemonte, scritta da Milano nel luglio dola co' lineamenti della bella donna mi

1814. S'io avr pace e salute, potrfor lanese ricordata dal Monti nei moti versi

se fra non molto mandarvi il carme inti della Mascheroniana, stampati d'ordinario
tolato alle Grazie, nel quale ho tentato di dopo i Sepolcri. Le ricerche da me fatte
affratellare la poesia lirica alla didatti non riuscirono a miglior fine; e quello che
ca, e idoleggiare le tradizioni storiche e mi parve indovinare da me, esaminando
mitologiche,e le sentenze morali e le teorie le lettere dell'autore e la storia della sua

metafisiche intorno alle Grazie, in guisa vita, non provato per modo che mi con
che il poema riesca d'utilit al cuore dei ceda di farne parte ai lettori. Penso adun
lettori ed all'ingegno degli artefici, i que di cotentarmi del poco che ne dis
quali, e sia detto fra noi, senza poesia sero gli altri, e proporre alla perspicacia
non potrebbero fare n statue n quadri, de'lettori l'enigma. Noto solo che que
se non forse al modo trivialetto de'buo sto chiamare ad interlocutori del piccolo
mi fiamminghi. Per quest'ultima ragione dramma personaggi viventi ha dell'anti
cantava fin dal principio, attribuendo le co, e, in pi ristrette proporzioni, ritiene
parole al nume della poesia: del fare dantesco. Anche Dante si fa in
Io Fidia primo segnare teologia e parecchie altre cose dal
Ed Apelle guidai colla mia lira. la sua donna, e distrae da s l'attenzio
Voleva intitolato per questa ragione me ne de lettori per tutta rivolgerla sopra
desima l'inno a Canova, scultore del bel quella; di che il suo poema ha variet e
lissimo gruppo che rappresenta le tre gio gentilezza inaudita. L'apoteosi delle tre
vinette immortali. E dal simbolo trapas belle donne italiane, quasi fossero le Gra
sando alla realt, voleva pure che le Dee zie stesse venute sotto quelle forme a con
fossero ministre al vago rito, e rappre solare la terra, si accosta alle invenzioni
sentassero : pagane, ed una graziosa derivazione delle
Tre belle donne, a cui l'italo sole idee mitologiche comportabile colle idee e
Co'pi nitidi rai splende sul volto. colla religione del nuovo tempo. Per tal
Quali fossero le tre donne quistione. O modo s'infuse un insolito calore nel vec
dasi il Pecchio nel luogo test citato: In chio tema, e in certa guisa si giunse a rin
trodusse in quest'inno, quali sacerdotes giovanirlo. Vengono poi le allusioni agli
se, tre belle ed illustri donne viventi; una usi e ai fatti attuali: il commercio inglese
di Firenze a cui assegna l'armonia, l'al nell'isole Ionie, il lago di Como e le fer
tra di Bologna a cui attribuisce l'ama riere di Lecco, i teatri fiorentini, la villa
bilit, la terza di Milano a cui d per di Bellosguardo, l'infelice guerra di Rus
attributo il sentimento... . Se un giorno sia, e pi che altro l'amorosa ansiet della
Lx XXVIII VITA DI UGO FOSC01,0,

principessa Amalia, novella Berenice che stesso del soggetto, e al moderno pi pre
stende a tutti i numi le braccia, pregando sto miravano le allusioni. Tutto questo
al padre de' suoi figli men lunghe l'ire fu dovea necessariamente scemare importan
Ineste za al componimento. Quando una poesia
Di Borea, e il gel che pel solingo cielo si aggiri sopra un tema poco atto ad at
Dal carro l'imminente Orsa rovescia
tirarsi l'attenzione generale, sono inutili
Sulla scitica terra, orrida d'alte
Nevi e sangue ed armate ombre insepolte.
tutti gli artifizii dell'arte nell'abbellirla;
come all'incontro poco studio occorre tal
LXV. volta a chi sappia cogliere un tema secon
do i bisogni attuali. Quindi un pari stu
Ma pongasi che l'autore avesse termi dio, e forse maggiore di quello adoperato
nati quest'inni, avrebbero ottenuto la ce dal Foscolo nel dettare i Sepolcri non sa
lebrit de' Sepolcri? A taluno sembrer rebbe bastato a far prevalere ad essi, e
oziosa questa domanda; pure io non du nemmeno gareggiare con essi le Grazie.
bito di arrestarmici, perch rispondendo Ma nemmeno per questa parte, che dire
ad essa mi vien fatta la critica del compo mo estrinseca, fu il carme avanzato dal
nimento. Oltre la solita e volgare ragione l'inno. A chi fosse pienamente del mio
che un autore, il quale siasi acquistato parere, cio che la forma pi opportuna
somma celebrit con un'opera, ha un bel ad un tema si presenti spontanea alla men
che fare a metterne fuori un'altra che ven te col tema stesso, quasi parte essenziale di
ga accolta con uguale favore; mi sembra esso, sarebbe inutile soggiugner altre pa
che altri motivi, dedotti dalla natura del role dopo le gi dette; ma non pochi sono
l'arte, possano persuadere che il Foscolo che tra il soggetto e il modo di svolgerlo
avrebbe continuato ad essere l'autor dei stimano interporsi non piccolo spazio. Per

Sepolcri, e non quello mai delle Grazie. questi adunque diremo che lo studio pi
L'argomento del primo carme pi vi lungo ed intenso posto dall'autore nel dis
cino a nostri usi, e ci tocca pi profon porre la tela del suo poema, e nel polir
damente e generalmente; il culto delle nei versi e la frase, era ben lungi dal pro
Grazie cosa straniera alla nostra reli durgli l'effetto desiderato. Non siamo pun
gione, culto tutto poetico, e da non pren to dell'avviso dell'anonimo scrittore, che
dervi parte che i soli artisti. I Sepolcri e inviava alla Biblioteca italiana nell'ago
rano consigliati da una legge uscita allora sto 1818 una prima parte di frammenti
allora e poco cara all'anime appassionate, dell'inno, dicendoli dettati senza studio
erano quasi direi un'espressione armonio veruno, e solo per raccogliere quelle
sa del pubblico sdegno; le Grazie move scomposte immagini che occorrono alla
vano inspirate dalla vista o dal pensiero fantasia nel primo concetto. Ben lungi
di una scultura, famosa bens, ma che ol dal chiamarli facile dettato, come indi a
tre l'ammirazione per l'artefice non la poco lo stesso scrittore, li diremo compo
sciava germoglio d'altre passioni. Il con sizione elaboratissima, e per soprappi su
cetto del carme era secondo i tempi, e pa datissima; ma, ripetiamo, il difetto era da
gane soltanto le allusioni; negl'inni inve cercarsi nel tema. Tutti quegli ornamenti
ce v'avea alcun che di pagano nel fondo a quali il poeta si credeva obbligato per
VITA DI UGO FOSCOI.O. LXXX i x

dar aspetto sensibile al troppo astratto sog binelle e ragazzine, secondo le andava
getto, affaticano la mente del leggitore, e migliorando e accrescendo. Le vagheggia
tuttoch belli ciascuno da s, fanno senti va belle e divine vergini nel futuro; e tali
re nel loro pieno alcun che di soverchio. volendole ad ogni modo, non seppe mai
Si noti: la concisione minore che nei dirle compiute. Crediamo talvolta pigrizia
Sepolcri, diremo perci maggiore la chia o disamore dell'arte ci ch' alacrit e fer

rezza? La scelta e la collocazione delle pa ventissimo amore; scambiamo per errori


role e delle immagini pi artifiziosa; cre triviali le splendide illusioni di un'anima
diamo che il tutto abbia per questo mag pellegrina; gastighiamo con accuse impor
gior dignit? In una parola: vediamo che tune ci che dovrebbe andarne premiato
l'arte dello scrittore era fatta pi adulta, con lodi, o per lo meno con piet rispet
pi fini e copiosi gli accorgimenti; ma sic tosa.

come impiegavansi sopra materia meno


arrendevole, l'effetto non veniva uguale LXVI.

alla fatica. Gli studiosi hanno in que fram


menti un tesoro di pitture evidenti, di no Tornato a Milano, e nel soggiorno che
bili sentenze, di bellissimi versi, di frasi quivi fece, soppressa di gi la cattedra pa
mirabili per novit ed efficacia; alcuni luo vese, occorrono bassi intrighi, risse cru
ghi non cedono per passione a qualche deli, vergognosi libelli, e semi di amara
sia de' pi commoventi nel Carme, dicasi e inestinguibile bile. Non dir che la fa
lo stesso della forza; ma nessuno potr ma di lui uscita sia affatto monda da tanta
confessare in coscienza di ricevere una gra bruttura: molto v'ha del compassionevole,
ta impressione dall'intero componimento, molto dello scusabile; ma non mancano,
e nemmeno di saper presumere che una purtroppo, cagioni di biasimo giusto. Il
impressione pari a quella prodotta da Se favore di cui godeva il Foscolo presso i
polcri potesse sperarsi quand'anche l'inno grandi, o di cui almeno credevasi ch'e'
avesse avuto l'ultima mano. E forse che godesse; il suo modo di sentenziare asso
gl'indugi frapposti dall'autore alla pub luto e le molte volte in opposizione a in
blicazione, indugi s lunghi che lo accom veterate opinioni; e, diciamolo pure, la sin
pagnarono alla sepoltura, non siano pro golarit del suo ingegno, il facevano guar
venuti da questa cagione medesima? In dare di mal occhio dai letterati mediocri,
namorato delle parti non avr saputo per e da quelli che, nati forse a torsi dalla me
suadersi a smettere, o a concepire il suo diocrit, ad essa s'incollano per tutta la
tema d'altra maniera; e ben sentendo di vita colle basse lor cupidigie. Finch le
non trovare nel pieno quel contentamen opinioni erano da lui manifestate non pi
to che dovevano avergli dato i Sepolcri, che in voce, questi nemici si tacquero,
non avr mai saputo credersi giunto al ter o si contentarono di lavorar sottomano;
mine di perfezione proprio del suo lavo ma com'egli cominci a diffonderle colla
ro. Non pu a meno di commuovere chi stampa, credettero necessario venirne ad
ha intelletto dell'arte l'udire con qual a aperta guerra La prolusione era stata, co
more parlasse il Foscolo di queste sue me a dire, il guanto della disfida, e quel
Grazie, e come le chiamasse via via bam parlare cos sul serio e solennemente della
Foscolo, in
x 4. VITA DI UGO FOSCOLO,

ciarlataneria letteraria e dell'adulazione Berchet e dall'ab. Dalmistro. Ma il nuovo


rettorica, risuscit gli antichi rancori per giornale nel quale entr a scrivere a que
tutto ci che di simile era stato scritto sto tempo avanzava per importanza gli
scherzando nel comento alla Chioma. La anteriori. Ne aveva la soprintendenza un
pubblicazione d'un giornale doveva essere uomo del pi notevoli per ingegno, per
l'ultima stetta dell'argomento. Il Foscolo dottrina e per indipendenza d'opinioni;
aveva sempre mostrato una grande pro al quale la scienza medica italiana debi
pensione per tal genere di scritture; tut trice d'una dell'opere pi considerabili,
toch, specialmente dopo le scissure di cui altri direbbe la pi considerabile, dell'et
sono per dire, ne parlasse con molto dis nostra; e che alla copia delle cognizioni, al
pregio. Questa propensione era naturale l'acutezza dell'osservare e alla solidit del
in un uomo che giovinetto avea comin raziocinio, sapeva congiungere non ordi
ciato a parlare dalle tribune: sono an naria precisione, evidenza e talvolta an
ch'essi i giornali una specie di tribuna, e cora eleganza di dettatura: Giovanni Ra
non sarebbe irragionevole il trovare una sori. Conformi a quel del Foscolo erano i
relazione fra la critica periodica e la elo principii politici del Rasori; avevano du
quenza delle concioni popolari. E nell'una rate in compagnia le strettezze dell'assedio
e nell'altra conviene principalmente mi di Genova; ambedue professarono dalla
rare all'attualit, pensare innanzi a tutto cattedra nuove dottrine, e ad ambedue la
all'impazienza di chi legge ed ascolta; pa cattedra dur poco; ottennero si l'uno che
role che devono essere soltanto udite, sen l'altro acerrimi nemici, s l'uno che l'altro
tenze d'un giorno che fanno luogo ad al acerrimi difensori e partigiani; e le loro
tre, talvolta contradditorie, nel d succes opinioni e il modo sicuro di promulgarle
sivo. Il Foscolo, dopo stese le relazioni si diffusero ed ebbero imitatori in gran
delle sedute patriottiche in Venezia, era numero, tal che i loro nomi significano
passato a Milano a scrivere pel Monitore oggimai un ordine d'idee loro proprie,
italiano, e alcuna cosa pel Giornale filo una scuola dall'altre divisa. Gli Annali
sofico-politico, e alcuni anni dopo aveva di scienze e lettere sono uno de meglio
preso parte fervorosa alla composizione giornali che vedessero mai la luce in Ita
del giornale della Societ d'incoraggia lia, e se dobbiamo credere al Lampredi
mento. Dico che vi prese parte fervorosa, che assai poche copie se ne spacciassero
attese le lettere che scrisse qua e l ad (Corriere milanese, n. 1 16), e al Bettoni
accaparrare collaboratori; vedi a mo' d'e- (Alcune verit ad Ugo Foscolo, Brescia,
sempio quella al Pindemonte del 27 no 181o) che neppur una in tutto il diparti
vembre 18o7. In essa per altro dichia mento del Mella, ci torna soltanto a con
ra, ch'egli, come militare, non poteva a ferma del non esser lo spaccio buona mi
scriversi fra que della Societ, e che solo sura del pregio d'un libro e in ispezielt
avrebbe dato alcuni articoli. Ne diede al d'un giornale. In questi Annali fu dato
cuni di fatti, e meritevoli di considerazio notizia d'opere importantissime oltramon
ne: uno sull'elogio del generale Teulli; tane, e nelle scienze non meno che nelle
scritto dall'avvocato Marocco, un altro so lettere suggerironsi novit vantaggiose,
pra il Bardo di T. Gray tradotto da G. Non dir che ogni parte andasse esente
VITA DI UGO FOSCOLO.

da prevenzioni (e quando mai s' ci ve ne pindemotiana dell'Odissea, e al raggua


duto, segnatamente in opere condotte da glio dell'accademia de Pitagorici; quando
pi d'una mano?); dir che la schiettezza invece molte querele e polemiche suscita
delle opinioni, e il desiderio eettivo del te, la testimonianza di molti scrittori con
pubblico bene e dell'onore nazionale so temporanei, alcune notabili corrisponden
no pi frequenti e visibili che in altre con ze di pensieri e di stile, e per ultimo altre
simili compilazioni di quel tempo e d'ogni dichiarazioni dello stesso autore discor
tempo. danti da quella del Giornale italiano, fa
rebbero che si pensasse il contrario. In
LXVII. questa discrepanza mi terr alle parti di
storico, e brevissime saranno le mie rifles
Mi era forza immorare alcun poco su sioni, lasciando, posti i fatti, che altri ne
questo giornale, oltrech per le brighe tragga che conseguenze sapr stimare pi
nelle quali entr il Foscolo a cagion d'es acconcie. Fra gli articoli attribuiti al Fo
so, per alcune importanti scritture da lui scolo, e che furono cagione a liti famo
quivi entro inserite. Delle brighe, cosa se, vi quello sui versi dell'Arici per la
che ne trae seco altre, parler seconda morte del giovine Trenti. Come cosa del
riamente; e cominciando da quelle scrit Foscolo sembra si tenesse dal Monti, chi
ture, mi conviene confessare che nulla di legge le costui lettere stampate nel volu
pi difficile del fermare quali fossero sue me quinto delle opere inedite o rare, spe
veramente, essendo che gli esami pi at cialmente una a facc. 95. Ma il Foscolo
tenti e le pi assidue ricerche appena ba nella lettera scritta al Monti (Lettere edi
starono a farmi scorgere un po' di chia te ed inedite. Torino, 1857, facc. 82) ne
ro. Nel Giornale italiano, 1o gennaio parla come di cosa tutta di P. Borsieri:
181 1, si legge la dichiarazione seguente: per Borsieri dopo le guerre al suo ar
il signor Ugo Foscolo, ricevendo conti ticolo, ec. Veggasi di non credere che il
nuamente lettere e libri da molti che lo Monti (ut supra, facc. 1 o8) intendesse di
credono compilatore di un giornale let questo articolo quando scriveva che il Bor
terario, ci ha richiesti di manifestare che sieri giurasse e protestasse di non saper
egli per compiacere alla Societ d'inco nulla della censura. Credo volesse parla
raggiamento e agli estensori degli Annali re dell'altro articolo sui Coralli, e quin
di scienze e lettere, ha inserito due arti di chiamavalo nuova contumelia. Giove
coli nel num. 1. del giornale della So rebbe ad ogni modo che il Borsieri, grazie
ciet, e due nei numeri 4. e 5. degli a Dio, vivo e sano, ponesse egli stesso in
Annali: ma ch'egli non n compilatore, chiaro un tal fatto. Piccolo fatto per s
n collaboratore, n interessato in veruno stesso, ma non gi tale per le serie risse
fra quanti giornali si vanno stampando. da cui fu seguito, e nuovo esempio del
Questa dichiarazione dovrebbe torre ogni come assai dissidii di tal fatta manchino
dubbio, e limitare i genuini lavori del Fo di corrispondente fondamento. Della cri
scolo ne' primi undici fascicoli degli An tica ai Coralli, test ricordata, altri vuole
nali, che tanti n'erano pubblicati fino al autore il Foscolo, altri il Borsieri, altri
gennaio 181 1, all'articolo sulla traduzio Luigi Pellico. E di Luigi Pellico vuolsi
X Cli VITA DI UGO FOSCOL0.

pure l'articolo sulla traduzione dei Dia pu avervi controversia alcuna; dir in
loghi delle cortigiane di Luciano, fatta torno gli altri, che pi d'uno pu aver
dal Lecchi, che da altri viene attribuito ragione, e pi d'uno pu avere il torto.
al Foscolo. Fra quelli che cooperarono Ed ecco come. La compilazione di quegli
alla compilazione degli Annali uv vi pure articoli facevasi prima in voce e conver
Michele Leoni, allora giovine d'anni e di sando; questi e quegli raccoglieva le idee
fama, e sua fattura si tiene pi d'uno de dell'amico e le stendeva in iscritto, poi
gli articoli controversi, e forse pi d'uno l'amico correggeva, aggiugneva o levava;
se gli compete, almeno in parte. Tali so sicch ad ultimo andare erano e non era
no: 1. quello intorno un sonetto del Min no di chi li aveva pensati, erano e non
zoni, 2. Caro ed Alfieri traduttori di erano di chi li aveva scritti. I pensieri,
Virgilio, 5. sulla poesia lirica, 4. sulle per dirne d'uno, dell'articolo sul sonetto
poesie di Labindo. Circa quest'ultimo non del Minzoni si leggono ripetuti tali quali
so che dire; e circa al secondo so di aver ne' Vestigi del sonetto italiano, ma sem
letto ne'cartafacci d'Ugo, che questi ave bra che P. Borsieri fosse il primo a co
va messo insieme materiali non pochi per municarli conversando col Foscolo e col
quel confronto, e foggiati alla sua maniera Leoni; il Leoni indi a non molto scrisse
mi paiono i due versi e mezzo che tradu l'articolo, e il Foscolo il rivide ed accreb
eono il virgiliano: et jam nox humida be dell'introduzione e di qualche passo.
coelo, ec. Quello intorno il sonetto del E tanto basti a giudicare degli altri per
Minzoni ha idee e frasi tutto foscoliane; via d'induzione; fin tanto almeno che i
chi ancora dubita se fosse tutto di lui, ha veri autori degli articoli, tuttora viventi,
per suoi indubitabilmente i primi periodi (potessi dire lo stesso anche di Luigi Pel
e il riscontro dell'ottava ariostesca. Quan lico!) rivochino a s medesimi la propriet
to poi alle Considerazioni sulla poesia loro con pi efficacia di parole che a me
lirica, trovo in alcune memorie manoscrit non fu conceduto di usare, sia per non
te del Foscolo stesso le seguenti parole: dare a private notizie maggior peso che
i due articoletti, l'uno sull'ammirabile non conviene, sia per non arrogarmi di
ode di Gray (nel giornale della Societ far io quello che gli autori non credessero
d'incoraggiamento), l'altro sulla poesia opportuno di fare eglino stessi.
lirica, sono miei; ma il primo l'ho scrit
to, il secondo l'ho schiccherato. Indubi LXVII.
tabilmente del Rasori l'articolo sul co
dice criminale dei Chinesi; come indu Foscoliani, fuor d'ogni dubbio, come
bitabilmente del Foscolo i tre: 1. intorno s' detto, sono tre degli articoli poc'anzi
ai Druidi e ai Bardi britanni, 2. effetti ricordati. In Firenze conservansi raccolti
della fame e della disperazione sull'uo in un volume, composto di fogli spiccati
mo, 5. dello scopo di Gregorio VII; dal giornale in cui furono a principio in
e pressoch indubitabilmente il Sunto del seriti; e leggonsi ne' margini correzioni
Commentario di Berthier sulla battaglia parecchie manoscritte che ne migliorano
di Marengo. Prima di passare a discor la dizione. Manoscritto pure potei avere
rere di quest'ultimi articoli, su quali non il giudizio dell'autore intorno due di essi,
VITA IDI UGO FOSC0) 1.0. X Ci 11

il quale come ultima prova reco distesa lo scrisse e pensava di scrivere in prosa.
mente. La dissertazione storica intorno L'articolo sopra Gregorio VII, riguardan
ai druidi ed ai bardi desidera forse qua te l'opera importantissima che su quel
e l pi propriet di lingua e velocit pontefice erasi allora allora pubblicata dal
maggiore di stile. Ella non storia a dir l'Heeren, ed era stata premiata dall'Insti
vero. Ho radunati quanti pi fatti mi tuto di Francia, lavoro di critica storica
sono occorsi leggendo, senza vagliarli, e bella prova d'imparzialit e di coraggio.
n indagarne dei nuovi e migliori. Mio D'imparzialit, in quanto che non sono
principale intento si fu il dar ne' Bardi taciute l'alte virt del gagliardo pontefi
a nostri poeti un esempio di letteratura ce, e l'ingegno suo, e l'ampiezza dell'in
libera, maschia, utile alla verit ed alla tento; di coraggio, perch datosi l'articolo
patria. E volli anche col contrapposto a pubblicare dopo che il despota di Fran
svelare il danno delle nostre scuole ret cia e d'Italia, con un atto di quel consi
toriche, e quante inezie si cantino da fa gliati dall'ebbrezza della vittoria, aveva
citori di poetiche; poich, al parer mio, fatto radere il nome di Gregorio da ca
le sentenze de' Bardi meriterebbero chio lendarii. Le parole stesse del Foscolo di

se e ragionamenti pi degli avvisi di O ranno meglio la cosa. Questo mio articolo


razio a Pisoni. Se non che tutti i precetti intorno a Gregorio non bene scritto;
ci parlano sempre alla ragione, e chi vuol e ad ogni modo parmi persuadente, ed
esser poeta deve esser nato con tal cuore ragionevolmente pensato. Mentre l'an
che parli, mormori, gridi confusamente no scorso (il manoscritto ha la data del
da prima a s stesso; e poi a poco a po 1812) stava gi per pubblicarlo stampato
co, con l'esperienza e l'esempio de'gran in Milano, fu dalla Censura sequestrato
di esemplari e la consuetudine di sentire e quindi proibito. Il padrone del gior
ed osservarla natura, il cuore cominci nale si richiam al Governo, e l'articolo
a parlare alla ragione e la ragione al fu mandato ai ministri perch riferisse
cuore, e cos vicendevolmente, senza co ro. Dopo lunghe liti, che degenerarono
mandarsi l'uno all'altro, bens congiu in sofisticherie, in risse ed in brighe,
rando fraternamente. Quanto all'argo l'articolo fu tradotto in francese e fatto
mento de' Bardi, un d forse ci attender leggere al Vicer. Lod l'autore e lia
di proposito, perch merita di essere il sim il censore, ch'era un consigliere di
luminato dalla verit; e sarebbe storia Stato, e a que giorni uno de mezzo fa
nuova ed utilissima, pel paragone, alla voriti; dacch di favoriti davvero il Vice
nostra letteratura. Intorno a questo tem r fino ad oggi non n'ebbe veruno. Del
po, se non forse prima, Ippolito Pinde l'articolo sugli effetti della fame e della
monte immaginava, col titolo i Bardi, un disperazione sull'uomo non abbiamo no
poemetto, di cui potei leggere ne' suoi ma tizia ugualmente chiara. Bens nel mano
noscritti alcun tratto. Forse che, quantun scritto si legge un giudizio intorno l'autore
que prendesse a soggetto un'avventura del Viaggio in Pensilvania, donde l'ar
particolare d'uno di loro, vi si sarebbero ticolo fu tratto, ed altre cose che possono
lette sulla generalit di quell'instituto al credersi riferibili ad esso, o ad altro arti
cune in versi di quelle cose che il Fosco colo tratto dall'anzidetto viaggio. Pensa
Xt, i V V ITA DI UGo Foscolo.

che l'opera sia di quel Crevecoeur che convulsioni, e le discordie letterarie ripul
dett les Lettres d'un coltivateur ameri lulate pi che mai rigogliose in luogo di
cain. E continua: o la tradusse, o finse, quelle; la fama del Foscolo era anch'essa
dall'inglese. E tende ad esortare all'a- cresciuta e colla fama i nemici, parte ve
gricoltura, ed a costumi liberi e cittadiramente da lui provocati, parte per essere
neschi e pacifici... Alcune delle consi di coloro a quali ogni guisa di merito che
derazioni filosofiche dell'autore furono passi il comune provocazione. Chi si a
da me in quest'articolo allargate o ri ceva a combatterlo aveva per s la con
strette, altre sono tutte mie, perch io suetudine di alcune opinioni, e il seguito di
pecco quando leggo o traduco le cose al tutti coloro pe'quali la consuetudine vince
trui a metafisicarvi sopra: ma peccato ogni raziocinio; aveva il buon destro che
di cui l'animo mio si compiace, e la poca porge facile alle censure uno stile bizzarro,
felicit ch'io posso omai sperar sulla e nel quale la fina ironia mal si discerne
tcrra consiste nel piacere a me stesso. dal pi de'lettori ed presa grossamente
alla lettera; aveva finalmente per s gli a
LXIX. mici del potere attuale e i potenti punzec
chiati, o che sel credevano, in alcune frasi,
Gli articoli fino a qui ricordati parte e pavidi sempre di tuttoci che uscendo
non furono che compilazioni, parte la bre dall'ordinario stimano nemico dell'ordi
vit loro, quantunque non manchino di ne. Il paladino de'malcontenti fu Urbano
osservazioni giuste ed acute, li fa conside Lampredi, che nel Corriere milanese del
rare come poco importanti. Bens grande 15 maggio 181 o (n. 1 16) pubblic, sotto la
mente importanti, e per s medesimi e per rubrica Variet, un articolo molto frizzan
le polemiche che ne seguirono, sono quel te, studiandosi di contraffare allo stile del
lo sopra i due canti dell'Odissea tradot l'articolo degli Annali. Cos pertanto s'in
ti dal Pindemonte, e l'altro, Frammento tese egli di dare il sunto di tale articolo:
d'un libro intitolato: ragguaglio d'un'a- dalla pag. 25 alla 56 l'autore nota co
dunanza dell'accademia de Pitagorici. me ignoranti, deride ironicamente, ini
Nel primo articolo aveva preso occasione naccia, insulta, attacca, investe, punge,
dal saggio di traduzione dell'amico a no sferza, bastona, morde, calpesta, ec. Sal
tare molti abusi negli studi, e molti pre vini, Baccelli, il p. Soave, il sig. Pinde
giudizii tenuti come principii incontrasta monte, il Ceruti, Angelo di Costanzo, il
bili; aveva scagliato l'anatema contro mol Casa, ec. nominatamente ciascuno di
te riputazioni letterarie, e mezzo sul serio, questi individui per la loro porzione, ed
mezzo da scherzo, dettato nuovi canoni in massa poi tutti i bibliotecarii, biblio
di critica, e, diversamente da quello usa grafi, cherici regolari, giornalisti, acca
vasi, applicati gli antichi. Lo scritto ritrae denici, grammatici, grecisti, naturalisti,
del Comento alla Chioma di Berenice, fisici, professori di lettere, professori di
e sono vi ripetute non poche di quelle opi scienze, e ciascuna classe per la sua por
nioni; ma questa volta la guerra mossa aione. Dalla pag. 56 alla 44 commen
dal critico fu pi generale ed aperta. Le dato Ugo Foscolo come inventore di teo
menti erano meno agitate dalle politiche rie nuove, o almeno nuovamente dettate,
v It A DI UGO FOSCOM.O. x Cv

nelle quali sta la somma ragione per ben intenzioni ch'esso non ebbe. Il Foscolo,
tradurre, e si dice pi temperato dalla per esempio, aveva parlato dei nobili in
natura a seguire Pindaro e Milton che generale, il censore ci appiccic caritate
Virgilio ed Omero. Dalla pag. 44 alla volmente un del suo tempo. Tre parolette
52 investe e processa l'ab. Cesarotti, e da nulla; e poi nel giro di tutti i tempi
pregia il fino giudizio d'I. Albrizzi. ( pur compreso il presente. Industria e ca
qui da notarsi che questa coltissima si rit che allora non erano nuove, n ades
gnora ha fatto con altri bellissimi ritratti so son vecchie; il che bene si avverta,
quello ancora d'Ugo Foscolo, e per di quantunque, grazie a Dio, scemata sia la
segnarlo e colorirlo ha posto in uso l'ar frequenza di polemiche cos fatte.
tificio di Zeusi nel dipingere Elena).
Dalla pag. 55 alla 6o minaccia il Monti LXX.

come traduttore dell'Iliade dell'impar


zial sua censura, ripete con le stesse pa Il Lampredi nell'articolo del Corriere
role di Ugo Foscolo, che Monti non sa erasi sottoscritto L. U' segretario perpe
il greco, deride e strapazza Valckenaer, tuo dell'accademia de Pitagorici. Ora,
biasima il sig. Pindemonte, ec. ec. Dalla quest'accademia de'Pitagorici vi aveva es
pagina 6o alla 69 schernisce ed infama sa propriamente, o non era che una delle
un tipografo suo amico. Dalla 69 all'ul solite invenzioni del giornalisti? L'acca
tima prende in aiuto il Baretti per istafe demia de Pitagorici, secondo potei ritrar
filare Algarotti e con esso i gesuiti, i re da persone viventi a quel tempo in
giornalisti, i letterati esteri e nazionali, i Milano e molto intime del Foscolo, era
certigiani ed i nobili del suo tempo. Fi un'unione d'uomini d'ingegno, che si rac
nalmente, dopo aver data qualche morsi coglievano solitamente in una stanza del
cata al Brazzuolo traduttore di alcuni caff rimpetto il teatro della Scala, e pro
idillii greci, si lagna di quei pessimi suoi traevano a notte assai alta le loro conver
fratelli letterati, i quali hanno sempre ra sazioni. Non avevano n intendimento let
gione perch non danno mai torto a ve terario, n pretensione di sorte alcuna, e
runo, e termina con assicurare, da buon togliendo dall'antichit un nome tanto fa
fratello, che questo suo lavoro non gli moso, si davano da s stessi la baia, quasi
costa fatica perch la provvidenza glielo a scontare anticipatamente la caustica le
ha mandato alla penna. Questa lunga ci pidezza con cui erano disposti a parlare
tazione, levato giudiziosamente quel tanto degli altri. Nella Biblioteca italiana (gen
che sente della caricatura, e gl'ingredienti
naio 1855, n. 2o5) si ripetono presso a
della malignit, pu dare il ritratto dell'ar
poco le cose stesse, come avute da chi fe
ticolo, e in pari tempo delle cagioni che ce parte dell'accademia. E aggiugnesi pi
suscitarono al Foscolo s gran numero di specialmente del Foscolo: anche Ugo Fo
oppositori. Del resto non nuova l'arte scolo frequentava le sale di quella no
di condensare in poche righe ci che altri stra accademia, la quale senza di lui
distese per molte facciate, e frapponendo non avrebbe forse aquistata nessuna ce
qua e l alcun epiteto o altra paroletta inlebrit. Qualche volta si gettava in dis
dustriosa, far attribuire ad uno scrittore parte sopra una sedia, e consumate qui
x cv I VITA DI UGo FoSCOLO.

vi molte ore, senza uscir mai della sua a tutt'altre cose. Lo scrivere proprio
taciturnit, si levava e partiva com'era soltanto di alcune menti, non so se dirle
venuto, senza mostrare d accorgersi de privilegiate o prescite, ma il parlare di
gli amici che v'erano e de rumorosi loro tutti, e col mezzo della quotidiana con
discorsi. Sostengono alcuni ch'egli voles versazione s'infervorerebbero negli studi
se farsi con ci singolare dagli altri; e quelli ancora che per altro modo sarebbe
forse vero, perch nel corso della mia ro vissuti e morti in perpetua discordia
vita ho potuto persuadermi che la vanit coll'alfabeto. All'incontro finch le lette

cacciasi da per tutto, e si veste di tutti i re rimarrannosi segregate dall'universale


colori. Mi ricorda per, che mentre egli della nazione dovranno farsi o venali, o
stava silenzioso e cogli occhi confitti sul sospette; e i letterati o buffoni da scena,
suolo, sentii spesse volte susurrar per o trappisti che spendono intera la vita
la sala ora di una forte quistione avuta apparecchiandosi la sepoltura. Per questo
da lui nel corso della giornata, ora del stesso motivo que nemici dei letterati la
molto oro ch'egli aveva perduto al giuo cui mediocrit s'aiuta della perfidia, non
co nei ridotti del teatro: sicch mi parve se ne stanno nelle loro polemiche al sem
che in generale quelle ore di silenzio s plice fatto degli studii, ma pi che altro
ostinato e s cupo dinotassero un ritorno s'ingegnano di far apparire tendenze e
del suo pensiero sopra s stesso, una bat idee sottintese, e il trono e l'altare mi
taglia delle sue passioni combattenti fra nacciati da sei peli d'oca e da un poco
loro nell'intima sede della sua vita. Nel di stracci tinti. In questa guisa le lette
fiore degli anni, con un cuore acceso da re, spoglie d'ogni altra importanza, han
mille speranze pubbliche e private, Ugo no quella sola che rende pi grave la
Foscolo era da per tutto con instancabile colpa e quindi la pena di chi le abusa. Il
assiduit; e dovunque egli trovavasi, il Foscolo in pressoch tutte le sue prose,
suo ingegno, le sue passioni, la dottrina, ma pi specialmente nel Ragguaglio del
la voce, l'aspetto, ogni cosa in somma l'accademia de' Pitagorici, ritocca questi
pareva concorrere a farlo distinguere fra pensieri. Il combattere i ciarlatani lettera
tutti senza ch'egli se ne desse pensiero. rii puossi dire che fosse il desiderio della
Prendendo per ora da questo ritratto ci sua vita, e si accompagnasse nella sua ami
solo che ha relazione coll'accademia dei ma allo spirito della poesia e dell'amore,
pitagorici, e continuando a parlare di que Ne frammenti manoscritti che ho riferiti
sta, ben si vede come anche in ci il Fo pi volte, e che appartengono a tempi an
scolo mirasse a ridare alle lettere la loro teriori a quelli cui mi trovo condotto dal
naturale importanza riconducendole sul mio racconto, leggo indici di un libro ab
l'antico cammino, quand'esse cio non e bozzato a deridere i vizi di siffatta genia.
rano faccenda, o, meglio, trastullo d'uomi Nelle lettere poi scritte in questo tempo
mi solitari. Uno de'mezzi pi efficaci a tal alla contessa Isabella Albrizzi pi schiet
fine sarebbe appunto il chiamare a com tamente dichiara di volere in un romanzo
pagni, e per poco non dico a complici, di romper loro guerra, come Swifi ai pseudo
questa intellettuale restaurazione, quelli sapienti, Cervantes ai cavalieri erranti,
ancora che non badano a nulla, o badano Sterne ai viaggiatori, e Platone ai sofisti,
V ITA DI UGO FOSCOI.O. x CVII

E in una lettera al conte Giovio, parlando stampa. E dell'accademia de Pitagorici


dell'articolo sull'Odissea del Pindemonte, cos si parla: io mi trovai pi volte nel
e delle brighe che gli avea suscitate, soggiu l'adunanza che voi lodate e deridete nel
gne: l'articolo, ch'ella ha letto, mi ha, tempo stesso, e molti conosco fra essi do
per mille accidenti occorsi in pubblico ed tati di spirito, di disinvoltura e di fina
in privato, confortato a scrivere un ro educazione, n credo che piacer loro
manzo fratello dell'Ortis, ma con altre l'asserzione che si usi andare e sedere
tinte con la tavolozza di Svvift, del in mezzo ad essi insalutanti ed insalutati
l'amico mio Lorenzo Sterne, di don Chi (facc. 16). Cito il passo a conferma di quan
sciotte, di Platone in somma non so to s' detto intorno la realt dell'accade
bene nemmen io con le tinte di chi, per mia. N si tace, com'era naturale, ci che
ch ne leggo, n ho libro veruno quasi poteva mostrare il mal cuore dell'avver
con me. Ma ho in otto giorni scritto un sario, funesto alla fortuna de'letterati vi
buon libercolo e quasi la met del tomo. venti e alla fama de'trapassati. Rispettate
Per saggio ai lettori ed avvertimento ai (facc. 25) almeno le ceneri del Cesarot
guastascienze, guastalettere, guastagio ti, vostro maestro, di colui che per molti
vani, e guastapatria, e s fatta turba; e anni vi chiam figlio suo e voi padre ap
per compiacere agli amici, e al dott. Ra pellavate. Ma la censura del tipografo non
sori, autore del giornale degli Annali, doveva essere che una scaramuccia prepa
pubblico il capo V del libro nella puntata ratoria. Il povero Nicoletto, scriveva il
che sta per uscire. Le mille persone che Monti al Mustoxidi, assai avvilito. Da
si crederanno offese o danneggiate nella tutte le parti si alza un turbine di acerbe
borsa gridino a loro posta. critiche e di risposte che lo porteranno
alla disperazione. E qui Bettoni ha fatto
LXXI, la sua, e tale che la grand'anima di Ni
coletto n' rimasta sconcertata del tutto.
Questa guerra letteraria aveva larghi So inoltre che altri scritti son pronti, e
confini e comprendeva tutti gli ordini di tutti gravidi di un ridicolo tale, mesco
cittadini dal tipografo meschinello al pre lato e condito di critica senza replica, che
sidente del senato. Niccol Bettoni, tipo spero lo riduranno al silenzio (Opere in
grafo, amicissimo al Foscolo, e smaniosis edite e rare, vol. V, facc. 99-1oo). Vede
simo fino a quell'ora di pubblicarne gli re concorsi in s triste gara uomini tanto
scritti, usc primo fuori con un libretto diversi di fama e d'ingegno a danni d'un
(Alcune verit ad Ugo Foscolo. Bre solo, non molto accarezzato dalla fortuna,
scia, 18 1o) pieno di bile e di controversie riempie l'anima d'amarezza. E maggior si
estranee alle lettere, portante per motto le fa l'amarezza quando si vanno specolando
parole di Michea (VI, 5): quid feci tibi? le cagioni e i modi della contesa. Sembre
Nella partita dei debiti attribuiti al Fo rebbe dalla corrispondenza epistolare del
scolo si pose fino il disagio che davano i Monti, che il principale movente stato fos
suoi manoscritti a compositori di stam se l'articolo contro l'Arici; ma egli poi
peria, quasi ogni giorno obbligati a rifa tale da meritar tanta stizza? Ed appare si
re alcune pagine gi preparate per la nettamente che fosse fattura del Foscolo?
Foscolo. In
X G VIII VITA DI UGO FOSCOLO.

Abbiamo addotto documenti da quali ap scriver e far ballare pi d'uno sopra un


pena appena si ricaverebbe ch'egli vi a quattrino, gli risi sul muso come alla col
vesse una qualche mano. Poi la quistione, lera d'un fanciullo; e il fanciullo ritor
uscendo del campo letterario, facevasi pi nato in s mi chiese tabacco e mi promi
maligna. Taccio le discussioni di computi se di riparare all'oltraggio che vi si era
steria del libercolo bettoniano, ma veggan fatto. Crediamo che in tutto questo sia da
si le parole che il Lampredi aggiugneva lodare il fanciullo, che traboccando a vio
del suo nell'estratto dell'articolo sull'O- lenti parole, rientra in s stesso e si piega
dissea pindemontiana, e che il Foscolo no dinnanzi all'amico famoso. E il Monti stes
t nel Ragguaglio. E non era la prima so, nella stessa lettera, indi a poco, non sa
volta che si cercasse ferirlo con tali armi. disconfessare l'amore grandissimo portato
Parecchi anni dopo, lontano dall'Italia, e al rivale: non dimenticher mai ch'egli
morti gran parte de'combattenti, se ne la mi stato carissimo, a meno che non sia
gna come di pecca non correggibile forse in egli il primo a scendere in arena per at
perpetuo, posta la perpetuit di certa raz taccarmi, poich allora davvero io far
za di letterati. Orazio mordeva gl'iner ballar lui sulla polvere de' suoi Sepolcri.
mi; e per eludere le leggi contro a libelli Tuttoci mi fa credere, come ho sempre
infamanti allegava che Augusto lodava creduto di tutte le dispute letterarie, che,
i suoi versi. Di questo esempio si fecero rimasti soli i litiganti, sarebbonsi facilmen
testo, non sono ancora quattordici anni, te rappattumati. Ci si vedr chiaro nella
certi filologi in un giornale letterario di lettera scritta dal Foscolo al Monti; come
corte, a provare: che chiunque disprezza da altre lettere d'altri potrebbe vedersi la
le inezie de bibliotecarii, lettori di uni rea sollecitudine con cui taluni, n certo i
versit, e di accademie, appone ignoran pi valorosi, si diedero a tener vivo e ine
za al principe che li protegge, e si fa reo stinguibile l'incendio. Perch non riversa
di lesa maest. (Discorso sul testo di Dan re su costoro l'onta delle satire scandalose,
te. Londra, 1825, facc. 99). Il passo ri nate da tali risse? Di quelle satire non sa
schiarato dalla nota seguente: vedi il Po rebbe troppo ingiusto l'attribuire ai poeti
ligrafo, Milano, 181 1-1812. Nella con rivali l'ingegno, e agl'instigatori la marcia
versazione del ministro Veneri era scop bile.
piata la prima favilla dell'incendio. Non si
sa bene su qual punto, ma sembra in pro LXXII.
posito dell'Arici, erasi acceso disputa fra
il Monti e il Foscolo; tre giorni dopo si La lettera scritta dal Foscolo al Monti
rividero ma non pi quelli. Le passioni mentre ardevano questi dissidii tra le pi
bollenti de'due poeti erano corse troppo belle che si possano leggere in qualsisia
oltre. Allorch (Monti, ut supra, vol. V, lingua. Ne corrono due lezioni: una la d
facc. 93 e 1 12) nell'impeto della nostra pi ampliata, e ricca di pi minute circo
quistione, rimproverato d'aver mancato stanze, ed forse il primo abbozzo dell'al
ai sacri doveri dell'amicizia, grid, che tra, che il Foscolo, secondo usava, scem
egli non aveva amici n li voleva, ed ag di molte parti da lui credute o estranee o
giunse queste tremende parole: ebbene soverchie. La prima pubblicata nel Mes
VlTA 1)I UGO FOSCOLO, IX ( ! x

saggiere torinese, la seconda da me nel voi sapete che non ne ho, e che non temo
Gondoliere, l'anno 1856; ambedue poi di perderli. Nondimeno se m'assaliste o
leggonsi riprodotte nel libretto: Lettere scrivendo o parlando, come nelle ore in
edite ed inedite di Ugo Foscolo a varii felici dell'ira vostra solete fare, io tace
suoi amici. Torino, Fodrati, 1857. Tras r; ma badate, che le viscere di molti
pare da essa lettera la stima in cui tene pettiitalianirisponderanno forsefremen
vasi dal Foscolo l'alto ingegno del Monti, do per me. E conchiude: so anche che la
e come ci che in lui non sapeva lodare generosit dell'animo e la facilit vo
fosse l'indole soverchio mutabile. Non si stra a ricredervi ed a placarvi vi fareb
disconfessano gli obblighi contratti fino a bero tornare amico mio, come spesso vi
quel giorno; e il modo con cui si mettono e accaduto con altri. Ma io non posso ar
innanzi i propri servigi, e le frasi stesse rendermi a siffatte paci. Eleggo d'esse
con cui si parla dell'incrollabilit del pro re obliato per tutto il tempo della vita
prio animo e dell'estreme risoluzioni gi che mi rimane, ed amo piuttosto soddis
prese, lasciano scorgere la possibilit di fare i doveri delicatissimi della discor
una riconciliazione. Non posso a meno di dia nelle antiche amicizie, anzich man
ricopiare un qualche passo. So che voi tenere diplomaticamente una concordia,
minacciate di scuotere la polvere de'miei che i sospetti reciprochi hanno gi rotta
Sepolcri. Monti mio, discenderemo tutti una volta, e che la diversit di caratteri,
e due nel sepolcro; voi pi lodato certa di principii, e di pratica nella vita ren
mente, ed io forse assai pi compianto; deranno difficilissima. E in onta a tutte
nel vostro epitafio parler l'elogio, e sul queste proteste, ripeto, crederei che una
mio, sono certo, si legger, che io nato riconciliazione non fosse stata impossibile,
e cresciuto con molte triste passioni, ho se non si fossero interposti que mediocri
serbato sempre la mia penna incontami che vivono delle discordie de grandi. Mon
nata dalla menzogna. E dopo avere no ti e Foscolo uniti, chi avrebbe osato ia
minati parecchi di que vampiri, la cui mi tare? Riparati sotto lo scudo dell'uno, po
sera fama sangue succhiato alle vene dei tevasi lanciar dardi sull'altro. Direi para
creduli letterati di maggior nome, prose gonabili questi fomentatori d'inimicizie ai
gue: voi avete infamati quegli uomini, cocchieri degli eroi dell'Iliade; gli eroi vi
essi tentarono d'infamarvi, ed ora per brano la lancia e assestano i colpi, ma il
meritarsi la vostra amicizia vi offrirono carro lo guidan essi, e possono volgerlo
me come vittima di conciliazione. Lascia in quella parte che torna meglio alla loro
teli fare, mio caro Monti; ma per amor passione. La lotta riesce mortale agli eroi;
del cielo non vi tornate ad affratellare ai cocchieri non altro incontra per l'ordi
con essi. Bens lasciateli fare evivere nel nario che stramazzare, e levatisi lordi di
le loro illusioni. Cos i Filebi che vi tor polvere, si pongono a servigi d'altro cam
mentavano vi lascieranno in pace e per pione. A rendere pi noiosa e meschina e
deranno il tempo abbaiandomi intorno; accanita la guerra non mancavano le ciar
io sono pi paziente e pi duro di orec le donnesche, anzi la casa di una donna
chio: gli infami non potranno rapirmi la letterata era il convegno dei paladini. Don
fama. Quanto agl'impieghi e ai favori, na letterata, a quella guisa stessa che sono
C VITA DI UGU FOSCOI,0,

eroi i cocchieri gi ricordati. Se il mondo tera inedita, dove molti risero alle mie
avesse alquanto imparato, come pur sem spalle, ho tratte molte buone massime di
bra, ad abborrire queste vergognose gare morale, e ho lasciato ridere perch an
di contumelie, noi, non troppo facili a cre che Socrate si alz in piedi nella platea.
dere al progresso in quelle tante cose in Il maggiore vantaggio che ho ricavato,
cui molti s'avvisano di vederlo, diremmo e di cui godo, si l'essermi deliberata
che il mondo avesse fatto un buon passo mente e per sempre diviso dalla compa
innanzi nel bene. Per istruzione poi di co gnia de'letterati, contentandomi del loro
loro che stimano potersi cavare alcun frut libri; compagnia di cui non mi sono mai
to da certe polemiche, nelle quali il prin compiaciuto, e vedo quanta ragione a
cipale ingrediente la bile, odasi il giu vesse Giovanni Locke, quando chiama
dizio del Monti sul Ragguaglio foscoliano vasi indegno della famigliarit de'dottis
dell'accademia de'Pitagorici. Non sia mai simi. Dio mi scampi sempre da mortali
che voi (scrive al Mustoxidi, Opere inedi che hanno per passione predominante la
te e rare, vol. V, fucc. 1 oo) prendiate le vanit, e per mezzo di fortuna l'adula
armi contra il sig. Nicoletto se egli non zione.
e l'aggressore, e crediate pure che nol
sar. I suoi primi assalti letterarii sono LXXIII.

riusciti cos infelici, ch'egli si ritirato


dall'arena e non fiata pi.... L'artico Ci che in prosa leggiamo sparso negli
lo in risposta a quello di Lampredi ha altri scritti del Foscolo, e specialmente nel
finito di rovinarlo nell'opinione del pub Ragguaglio, doveva in versi esser mate
blico. In somma egli ha perduto la te ria a sermoni. Peccato che non fossero
sta. Domando qual altro articolo di gior mai terminati ! Poich la fortuna ce ne
nale sia stato letto pi avidamente, di ha messi tra mano i frammenti, ne parle
quale siensi fatte pi ristampe? E si con remo, facendoli conoscere all'Italia, che
tinua a leggerlo anche a d nostri, e an deplorer la perdita dell'intero. E abbia
che ai di nostri continuasi a ristampar mo scelto di parlarne in questo luogo,
lo. L'opinione del pubblico sembra a perch sebbene si riferiscano agli acciden
ver giudicato ben diversamente da quel ti di tutta la vita, e fossero composti in
lo avvisava nella sua collera il Monti; varii tempi (dacch scriveva alla contessa
se gi nei consigli dati all'amico preventi Albrizzi di scriver satire fino dal 18o6
vamente di non prendere l'armi se non quando fu mandato nella Valtellina), cre
aggredito, non dobbiamo leggere un sen diamo che a questi giorni ne componesse
timento contrario a quello de successivi la pi parte, e ne avesse i pi forti incita
periodi, procedente dal retto senso lette menti. Alcune citazioni d'essi si leggono
rario dello scrittore, mentre l'altro non appunto nel Ragguaglio. Questo genere
altronde che dalla sua stizza. Non spiace di poesia, fra quelli coltivati dal Foscolo,
r per ultimo udire il Foscolo stesso par era de'pi consentanei alla sua indole. La
lare dell'effetto in lui prodotto dalla rissa indignazione alla vista delle brutture mo
con tutta la letteraria coorte d'allora. Da rali si accompagna coll'appassionata ammi
questa commedia, scrive egli in una let razione da cui siamo presi per la morale
VITA DI UGO FOSCOLO. CI

bellezza. Bisogna distinguere da un natu Cavalca il padre. Ahi sventurato! grida


rale siffatto la sola tendenza al sarcasmo e La turba per piet del fanciulletto.
Scende il villano e il basto al figlio cede.
alla derisione universale; questa s non si Or vedi padre che al figliuolo servo!
trova che in cuori aridi e freddi. Persio, Grida la turba. Ed il villan s'inforca

onestissimo giovine, scriveva satire condite Anch'egli in groppa, e vanno. Onde la turba,
di singolar virulenza, e al fare di Persio si Commiserando l'asinello oppresso, ec.
accosta appunto quello del Foscolo; solo Il frammento non va pi innanzi. Questo
che nell'italiano il gusto pi eletto e si pacato andamento di stile, questa espo
curo; e sebbene ami anch'egli procedere sizione s minuta di circostanze avrebbe
succoso e serrato, d meno dell'altro nel contornato bellamente le vibrate sentenze
sibillino. Non dubito di affermare che se del tenore delle seguenti:
questi sermoni fossero stati dal loro auto Chi attende alle parole indugia l'opre.
re condotti a fine, l'Italia non si vantereb Ma s'io ben opro o chi mi loda e norde,
be del solo Gozzi, a cui, qual pi qual E s'io mal opro o chi mi loda e morde:
Piova Giove o non piova avvi chi duolsi.
meno, tentarono di accostarsi gli altri tutti.
Il Foscolo, per l'esperienza fatta del mon Il temporale si va a mano a mano appa
do e per l'indole sua naturale, ha vedute recchiando, tanto ch' dato pronosticarlo
pi ampie, allusioni pi acute, pi vigore, molto per tempo; ma il fulmine, che ne se
pi novit. Con innesto felice avremmo gue, scoppia improvviso, e quando abba
veduto sorgere la malinconia dalla bile, glia ha colpito. Dobbiamo deplorare per
dalla semplicit lo splendore. Alcun che avventura che il Foscolo non desse inte
di simile troviamo ne'sermoni d'Ippolito ro corso all'incominciato lavoro de'ser
Pindemonte; ma egli, che che si facesse, moni anche in considerazione delle satire
doveva pur sempre servire al dolore di individuali a cui fu tirato dalla collera
un'anima bella, anzich allo sdegno, e l'a- lungamente covata. Forse che versando
marezza del suo ghigno non mai tanta in quelle poesie buona parte de' suoi ri
che non prevalga la compassione. Il Fo sentimenti sarebbesi astenuto dal compor
scolo sembrava destinato a passare da tuo re la Ipercalissi. Di fatti ne' frammenti di
no a tuono pi risolutamente. Nel sermo cui parliamo, e nell'intero componimento
ne stampato la prima volta dal Mauri nel stampato nella Strenna del 1857, si odono
la Strenna Non ti scordar di me del 1857, presso a poco ritoccate le stesse corde, e si
si lesse la magnifica allusione a Prometeo, vedono ritratte le persone medesime che
tessuta di frasi che Pindaro non avrebbe nella diatriba latina, ma le poetiche frec
escluse da qualcheduna delle sue odi pi cie non sono s avvelenate come i versetti
splendide; leggasi ora questa parte inedi in prosa. Quanto al sermone stampato, du
ta del notissimo apologhetto, e dicasi se bito primieramente ch'esso sia piuttosto
Esopo o Fedro non l'avrebbero del pari un accozzamento di parti disgiunte, me
accettata per cosa loro. glio che intero corpo come voleva il poe
ta. E certamente non fu composto in un
Tornava, come suole, al suo villaggio,
Dopo la fiera, il rustico mercante; solo tempo, e non in quello che le stampe
E la turba ridea che il padre e il figlio finora gli attribuirono. Basta a convincer
Seguisser tardi l'asinello vto. sene un poco d'esame dello stile, e meglio
C. Il VITA DI UGO FOSC01.0.

Il malvagio che ride, ed il ciarliero


di alcune allusioni a fatti attuali. Ad ogni
Che lo ripete, e il popolo che crede.
modo esso fra le pi notevoli poesie di Se tu affronti il nemico egli ti ugge,
quel tempo, e spira a quando a quando da O ricusa e si scusa. Abbietta razza,
que versi l'aura stessa poetica che dai Se-. E invereconda!

polcri. Dopo quanto s' letto dell'animosita de'


suoi avversari non si dura fatica ad an
LXXIV. nodare questi frammenti colle circostanze
della sua vita. Ma la relazione si fa ancora
Gli altri sermoni inediti, e di cui non pi sensibile in altri frammenti d'altro ser
rimangonei che frammenti, mal saprei dire mone, intitolato i Poeti nel manoscritto.
quanti fossero nell'intenzione dell'autore,L'ambizione stimolo al loro operare, e
e sopra quali argomenti. Del sermone, o chi non agitato dal furore della gloria
epistola che fosse, scritto a Vincenzo Mon serve a pi basse passioni.
ti dal campo di Bologna a mare, non altro
Negra l'acqua versata in bicchier negro ,
ho trovato tranne il brano riferito qui ad Lascia la celia, e meco odi, o Zenone.
dietro. Gli altri non hanno intitolazione a Poeti siamo, o bene o mal, poeti.
So: dentro a noi cotal demone ha stanza,
chicchessia, se non uno ad Ugo Brunetti,
Che se non esce a cercar laude, addenta
il quale sarebbesi probabilmente aggirato L'anima. A s virt sola non basta.
sopra la guerra che fannosi scambievol Concedo. Il demon esce e dove trova
mente a tutte l'ore, e in tutti i modi, i vi Medici, vati e l'altra di Minerva
venti. A ci pensando non trovava irra Turba e di Febo, addenta.
gionevole il poeta di avere accaniti cen E bisogno il farsi mostrare a dito, qualun
sori.
que sia il mezzo.
Ch'altri m'accusi, Ugo Brunetti, giusto;
Giusto, e conforme alla natura antica Togli il saver se l'apparenza togli.
Cos i gigli e 'l coral che dal sembiante
Della stirpe d'Adamo. Erano quattro
Sempre velato d'Artemisia bionda
I primi della terra abitatori,
E il primo capo che copri la terra Tralucono soavi (in cocchio passa
Fu un innocente trucidato; il primo E gli occhi aguzza la rival contessa);
Mortal, che, ramingando, accolse a certe Pur quelle rose fur di naviganti
Industria e di botteghe, e mattutina
Sedi gli uomini erranti, era Caino
Fratricida.
Cura del conscio specchio e delle ancelle.

Non vi fossero l'armi, v' una guerra non Qui sembra che il discorso si voglia dis
meno crudele e funesta, guerra d'insidie. tendere agli studiosi in generale; e mi pia
Il calunniatore, quantunque alle volte pi ce avvertire che il titolo i Poeti che leggo
reo dell'assassino, perch arrischia meno, nel manoscritto non di pugno dell'au
trova pure chi l'ode e si compiace delle tore. Seguono alcuni ritratti, non pi che
sue ciancie. E da costoro, come razza vi abbozzati, di parecchi uomini di lettere,
le, vano sperare soddisfazione, ma tuttoch semplicemente abbozzati, ne
Mancano l'armi? Arme pi cauta e certa spiccano assai distinti i contorni. Potrei
Non forse la lingua? Il masnadiero forse porre il dito sui nomi veri di pi
Chiede l'oro o la vita, e la sua vita
Commette intanto al tuo valore e al boia. d'uno, ma il dubbio in questi casi vali
Ma chi t'impiaga con parole ha seco da ragione a discreto silenzio; tanto pi
VITA DI UGO FOSCOI,O. CIII

che gli originali di tali ritratti si riscon E chi al verde, e non sa patire l'oscurit
trano ad ogni tempo. pudica e la povert dignitosa, spende in
tra costor Valerio, alto intelletto, chini e si busca distinzioni e stipendii. Al
Uom dotto delle rette e delle curve: lude ai collegi elettorali del regno d'Italia
Maestro si laudato e si perfetto il seguente passo:
Che di Flacco l'allor die a Bavio e Mena.
Aprite a me nobile e ricco,
In altro tempo altri sapienti non incorro A me bello, a me dotto, e sapiente.
no in simili errori; sentenziano alla bella Chi ride, chi l'ha in ira, e chi l ricetta.
prima che Dante non ebbe alloro di sor Se alcun lo caccia, il can torna e vezzeggia.

ta, e che non se gli competesse per modo Son qui pure dipinti al vivo i chiarissimi
alcuno. propter importunitatem.Trovo anche una
Alto intelletto, bella sentenza, bench a vero dire vec
Profondo s che umano occhio nel tasta!
chietta, che ferisce la garrulit specialmen
E v'ha un altro motivo della fama a cui te poetica:
Valerio salito. Perch incominci, all'orbo
Valerio tace, ove ognun parla, e ghigna; Prometti un soldo, e perch lasci mille.
Perch, non sai. Il seguente verso sembrerebbe diretto con
Altri, tro il principale poeta di quel tempo:
a cui die l'ape
I avi e il pungiglione ed il ronzio, Altero ingegno a bassa alma compagno.
Gi fama e premio han di poeta, e il volgo Alle donne direbbesi che mirassero le pun
Ed il palagio al lor cantar risponde.
te dell'ultimo sermone; e pi ancora che
Seguono gli eruditi, che disputano dotta gli altri, deploriamo che questo sia rima
mente di greco e palpano Atride; e Atride sto incompiuto. Molto mi sarebbe piaciu
E crede e paga il professor, che teme, to vedere come pungesse le donne, chi
Dalla cattedra plaude, e il sommo e l'imo,
Ubbidiente al tripode di Brera,
consacr al loro culto tanta parte de' suoi
Plaude. Vittorio disdegnando vola, pensieri: e non era da temere che il Fo
N famotto al garrir d'Aulo e di Delci. scolo desse in declamazioni generali e no
Tutti sanno della inimicizia di Angelo iose, non pi comportabili dopo Giove
D'Elci col gran tragico, e chi non sapesse, nale. Il principio di questo sermone ,
veggane cenno nella bella necrologia scrit mutate alcune frasi, quale si legge nel Rag
tagli dal Niccolini. guaglio dell'accademia de' Pitagorici: Se
dopo anni due mila, ec. Ma dopo aver
Tutti invidian Vittorio, ei nullo invidia, detto:
Per non fere.
Donna bella e pudica terno al lotto,
Che non invidiasse assai naturale, ma se
continua, sempre parlando al buon vec
e come ferisse, tel dice l'epigramma: Tra
chio di tre mila anni fa, mostrando di cre
gedie due gi fe. Altri dere che l'abbattersi in uomini interi sia
- Di s poco parla;
D'ognun de sommi, a quai l'Orco non anco caso non meno singolare:
Die il privilegio della gloria, nulla. O vecchio, ed uom, che fortemente eluda
Parla bensi dei dommi aurei di Bembo, La sua sventura, e i vizii de mortali,
Aurei di Flacco. Non mi par frutto de miei vili tempi.
CIV vitA DI UGo Foscolo.

Tra i vizii pi fieramente sferzati sembra chi fosse quegli che si fece onore colle
dovesse essere la cicaleria calunniosa, per iscrizioni, e se non pecchi di troppa mo
cui a ogni poco devi temere, specialmente destia il dire che quell'iscrizioni non pos
da chi odori tanto quanto di letterata, sono fare onore ad anima nata. Certo che
Che seduttor t'additi, e ti commetta ne abbiamo veduto di assai men belle, e i
In chiesa e in palco al femminile orecchio loro autori, tuttoch non ignoti alla fama,
Dell'altre marchesane, a Dio fedeli tenersene onorati. L'epigrafia era studio
Poich infedeli a lor fu il tempo e il mondo.
prediletto dal Foscolo; la latina non solo,
Da questi corti brani, che soli ho potuto ma e l'italiana, non tanto coltivata a quel
riferire, credendo soverchio riferirne altri tempo com'oggi, dacch, primo a tutti,
pi corti ancora e staccati, avranno, pen il Giordani, e alcun altro sulle traccie di
so, i lettori cagione con me di conchiude lui, le consacrarono i propri studii. Oltre
re, che il Foscolo dandosi a questo genere quelle per la festa militare, un'altra ne
di poesia non sarebbesi mostrato da meno dettava il Foscolo in italiano, di cui fatto
di quello ch'egli nel Carne e negl'Inni. cenno nella breve letterina, ultima delle
indiritte al Brunetti. Era questa consacra
LXXV. ta alla memoria del prode capitano Vin
cenzo Brunetti, cugino all'amico del Fo
Dalle polemiche e dalle satire non sar scolo, morto sui campi della Lusazia nel
male riposare alcun poco, e assistendo col 18 15, a ventisei anni. Fu scolpita su d'un
l'immaginazione alla festa militare data in cippo d'antica forma in un orto suburba
Milano per la nascita del figliuolo di Na no di Lodi, si lesse per dodici anni, fino
poleone, giudicare dello stile del Foscolo a che, passato il fondo in altra mano, l'i-
in siffatte scritture. Non ricopieremo inte scrizione fu rasa, e sostituitovi un distico
ro l'articolo, che pu leggersi da chi n'ab in lode del nuovo padrone. Anche giusta,
bia voglia nel Giornale italiano, n. 97, non v'avea luogo pi disadatto di quel
del giorno 7 aprile 1811; ma ci limitere cippo alla lode. Ed ecco senza pi le iscri
mo a quella parte da cui possono trarre zioni per la festa militare. Innalzavasi in
alcun vantaggio letterati ed artisti. Le i mezzo all'anfiteatro un monumento d'ol
scrizioni italiane comprese nella narrazio tre settanta piedi. Nelle quattro facce
ne sono fattura esse pure del Foscolo, e della base leggevansi queste iscrizioni,
le confessa per sue egli medesimo in una I.
lettera al conte Giovio, che incomincia: A NAPOLEONE
Dio aiuti l'Italia! Anch'io per compia SALUTATO PADRE DAI POPOLI
cere amici e commilitoni esultanti, ban 1 GUERRIERI RINNOVANO II, GIURAMENTO
chettanti, festeggianti, ho dovuto fare ESULTANTI
iscrizioni ed augurii; ma io non ho fe
II, -

steggiato, e mi bast di essere spettatore


ed uditore soltanto, ed ho lasciato che LE SORTI DEL RE DI ROMA

altri si faccia onore di quelle iscrizioni ACCERTATE DALLE PATERNE viare


profetiche, che, secondo me, non possono I COMMILITONI DEI, MASSIMO EROE
FESTEGGIANO
fare onore ad anima nata. Non sappiamo
VITA DI UGO FOSCOLO. CV

III. vano risaltare l'eccelsa colonna che sor

ALLA FELICE FECONDITA' geva nel mezzo. Quattro grandi tripodi


DI MARIA LUIGI A IMPERATRICE REGINA fumanti di odori indicavano la religione
LA GIOIA DEGLI ESERCITI del solenne convito. I materiali, di cui
APPI,AUDE questi sontuosi monumenti furono in si
breve tempo composti, rappresentavano
IV. il marmo ed il bronzo dorato. Le felici
Al.LA IMMORTALITA' invenzioni del genio vennero secondate
DELLA STIRPE 1MPERIALE E REALE dall'esecuzione dell'arte pi diligente.
I SOLDATI PLAUDENTE IL POPOLO MILANESE Forse in queste invenzioni ebbe parte il
MANDANO AUGUR Il Foscolo stesso, e fui quindi pi stimolato a
trascriverne la descrizione: oltrech, quan
Sovra la base del monumento posava un ta materia d'utili riflessioni sulla fugace
piedestallo circolare, ornato da un bas grandezza umana in que simboli, in que
sorilievo diviso in quattro gruppi. Il pri gli auguri!
mo rappresentava l'Immortalit, che e
strae dall'urna del Fato una nuova stel LXXVI.

la, e Giove che accenna in qual parte


del cielo debba essere collocata. Nel se Il lavoro che pi stessegli a cuore, do
condo gruppo vedeasi Prometeo, atteg po la perdita della cattedra, e la libert
giato di compiacenza per aver formato che gliene veniva di tutto consacrarsi agli
un illustre mortale, in cui mentre Palla studii che pi andassergli a grado, erano
de infonde la sapienza, Ercole infonde le tragedie. Da una tragedia aveva avuto
la fortezza, e si assume di custodirlo: principio la sua gloria; e tuttoch parlasse
vedevansi dall'altro lato le Parche inten in pi luoghi con poca stima dell'infelice
tissime a filar nuovi e lunghissimi stami. Tieste, continuava a pensare mutazioni di
Nel terzo gruppo la Gloria e la Vitto frasi, specialmente quando, nell'autunno
ria stavano apparecchiando corone e tro 18o9, la compagnia Fabbrichesi ebbe a
fei. Nell'ultimo gruppo Mercurio, fen recitarla di nuovo a Milano nel Carcano
dendo l'aere, annunziava alla terra, ed la sera assegnata a benefizio della Pellandi.
ai genii della pace e della guerra che lo Voleva, innanzi tutto, ricomporre il primo
circondavano, e che sembravano attenti atto, e partirlo in pi scene, per interrom
alle sue parole, il felicissimo avvenimen pere il lunghissimo dialogo fra Erope e Ip
to. Inoltre quattro statue, simboleg podamia. Ma quella, soggiunse di poi, non
gianti le circostanze ed i voti della festa, era stagione da produrfrutti, e si conten
erette sovra ricchi ed ornati piedestalli: t di poche varianti, che serbavansi manu
quattro alti obelischi: otto are: due co scritte in una copia posseduta dal Brunetti.
lonne d'ordine dorico, dalle quali spic Non sappiamo, a ver dire, dolerci che il
cavansi molte svelte figure allegoriche, Foscolo desistesse dal ricorreggere l'opera
erano tutti ornamenti eleganti e magni sua giovanile, e perch gli rimase agio in
fici, che disposti simmetricamente abbel tal modo di fare alcun che di nuovo, e
livano l'ampio spazio del circo, e face perch non sappiamo augurare gran fatto
Foscolo. O
CVI VITA DI UGO FOSCOLO,

bene delle opere giovanili rifatte in et ma dell'ansiet e raccoglimento con cui tutti
tura. L'arcano legame che corre fra il con si misero in ascolto all'alzar del sipario.
cetto e la forma cancellato nell'animo L'effetto non corrispose a tanto apparec
del poeta dagli anni, e quindi le correzio chio, tuttoch non mancassero applausi, e
mi si fanno, o arbitrariamente, o attribuen tali, che, dopo il terzo atto, sdegnando
do all'opera intenzioni che in essa non so l'autore di presentarsi a quel pubblico che
no. Meglio in somma rifare da capo, ove quantunque il chiamasse in quel punto a
non siano semplici correzioni di stile. Ri gran voci, ben aveva dovuto accorgersi
tratto sul lago di Como aveva cominciata non essere tutto d'un solo avviso, gli con
un'altra tragedia d'argomento che pizzica venne uscire inferraiuolato del palco ove
va un po' del Tieste, ossia l'illecito e di con l'amico Brunetti s'era ridotto, e con
sperato amore di Bibli e Cauno. Ne avea dursi soletto alla propria casa. Qualche
gi scritti intorno a due atti, quando gli duna di quelle circostanze, che mal pos
venne saputo che una tragedia sopra lo sono prevedersi da uno scrittore, era sta
stesso argomento (vide essa la luce alcuni ta cagione di riso all'uditorio. Il poeta
anni dopo) stava scrivendo il colonello A. non pens, a mo' d'esempio, alla fatale
Gasparinetti. Fosse delicatezza d'amico, corrispondenza che aveva all'orecchio dei
fosse abborrimento di scrivere in concor Milanesi il nome di alcuni salsicciotti, e
so con altri, rest dal continuare, e distrusquello dei sudditti del suo eroe; sicch a
se il gi fatto. Si volse quindi co'pensieri veva coraggiosamente fatto annunziare dal
all'Aiace. Compiuta che l'ebbe, e fattone l'araldo: Aiacere dei salamini; e questi
lettura agli amici, non dubit di lasciarle salamini pi volte apostrofati. Ma siffatto
correre il pericoloso arringo della scena, e sconcio, diciamolo schiettamente, non a
fu di fatto recitata nel teatro della Scala il vrebbe causato la caduta della tragedia,
9 dicembre 1811. La compagnia Fabbri quando altro fosse stato il soggetto, altro
chesi accoglieva quanto potevasi sperare l'intreccio, altre le passioni. Il ridicolo non
di meglio in fatto d'attori a que giorni; facile a sorgere in uditorio fortemente
in vero il Blanes che vi sostenne il per occupato, o quando pur sorga, passag
sonaggio d'Aiace, il Prepiani che quel di giero; ma in chi s'annoia prepotente il
Agamennone, il Bettini Calcante, e il Tes bisogno di procurarsi un divagamento, e
sari Ulisse, non hanno, almeno cos uniti, un uditorio venuto per piangere, si ven
chi possa presumere di pareggiarli n man dica ridendo di chi lo lasci indifferente.
co a' di nostri. Tra gli spettatori erano La tragedia nulladimeno (levatane alcuna
amici e nemici dell'autore, potenti e nu cosa, fra l'altre la scena VIII del quarto
merosi pressoch in grado uguale. E nel atto) fu rappresentata altre due sere, e for
l'una e nell'altra schiera contavansi gio se che le rappresentazioni sarebbonsi mol
vani arditi, e letterati, e belle donne, e tiplicate, se ci ch'era affare puramente
magistrati di somme conto: non dunque letterario, non fossesi mutato in affare di
a credere esagerato quanto scrisse il Pec polizia. S'intravidero allusioni politiche, se
chio (cap. VIII) della grandissima espetta ne fecero accorti i magistrati, e la tragedia,
zione che precorse alla prima recita, del oltrech impedito che pi oltre si recitasse,
l'affollamento straordinario nel teatro, e fu inscritta nell'Indice delle rappresenta
VITA DI UGO FOSCOLO. CV1I

zioni proibite nei teatri del regno. Incauti un epigramma di cui s'ignora l'autore, e
avversari che ci tentarono! In questo che diceva ritratti in tutti i personaggi
modo, not acutamente il Pecchio, si die dell'Aiace lo stesso Foscolo.
de al dramma un'importanza ch'esso non Nel presentarci furibondo Aiace,
aveva, e diremo pure, ch'esso non merita Superbo Atride, e l'Itaco fallace,
va; e il poeta, a cui non mancava l'astu Gran fatica Ugo Foscolo non fe;
Copi s stesso e si divise in tre.
zia necessaria a trar profitto dall'altrui
sciocchezza, lasci correre la diceria, se Da qualche amico del poeta fu risposto
gi non le aggiunse peso col sospettoso con pari arguzia:
contegno e colle misteriose parole. Le al Nel porre in scena il generoso Aiace,
lusioni volutesi trovare erano le seguenti: L'altero Atride, e l'Itaco sagace,
in Agamennone Napoleone, in Aiace Mou Gran fatica Ugo Foscolo non e;
Copi s stesso e si divise in tre.
reau, in Ulisse Fouchet. Le ricordo an
che perch ne trovo un cenno espresso
LXXVII.
nella stampa napoletana del 1821 (facc.
vii), e un pi minuto ragguaglio nella ri
stampa di Lugano del 1829; ma pi di I nemici del Foscolo non dovevano ta

tutto perch leggendo la tragedia mal sa cere, e non tacquero. Mentre alcuni stu
prebbonsi ritrovarle da chi non ne avesse diavansi di tirargli addosso la collera del
avuto preventivamente notizia. La cen governo, altri, e forse que medesimi, ado
sura ai tempi napoleonici aveva un gran perando la mano destra e la sinistra ad un
che fare colle tragedie: faccenda degna di tempo, citavano la tragedia al tribunale
memoria, e il Foscolo ne fa appunto ricor della critica periodica, che di gi comin
do in una lettera inedita alla contessa Al ciava ad esercitare anche in Italia un gran
brizzi. Non la pass netta neppure il Pin de potere. Il Poligrafo era un giornale
demonte pel suo Arminio; vedi il capo instituito in Milano quell'anno stesso, e
terzo del libro II della Vita scrittane dal al quale somministravano articoli uomini
Montanari. Non parliamo di proibizioni d'ingegno e di fama non ordinarii. Mostra
consimili in Francia, se non fosse per ri vano quel compilatori di voler ricondur
cordare la bella e terribile risposta del Le re gli studi alla purezza del gusto antico,
mercier, quando, nel 1812, dopo interdi e opporre al torrente delle idee nuove la
zioni parecchie alle tragedie di lui, reca classica erudizione. Parecchi articoli pub
tosi il Bonaparte, membro ch'egli era, blicati in quel fogli ricomparvero poi con
nelle sale dell'Instituto, questi lo interro onore tra l'altre opere de'loro autori, e
g: He bien, monsieur Lemercier, quand considerato pure nel suo pieno, non v'eb
nous donnerez-vous une belle tragdie? be altro giornale italiano a quel tempo,
Bientt, rispose l'altro. J'attend. Mot salvo gli Annali di scienze lettere ed ar
terrible, molto a ragione esclama V. Hu ti, che pi meritasse d'essere tolto alla di
go, mot de prophte plus encore que de menticanza. Ma rade volte un'impresa
pote; mot qui, prononc au commence bene immaginata se ne sta entro a suoi li
ment de 1812, contient Moscou, Water miti naturali, specialmente quando ha bi
loo et Sainte-Helene. D'altro tenore fu sogno di molti per progredire. Non and
CV lil VITA DI UGO FOSCOLO,

guari che u scambiata per amore al gu gno, esso non lo punto meno per rispet
sto antico la servilit, si tenne abuso tutto to ai caratteri deiprincipali personaggi;
ci che non era l'uso corrente o di poche ci che l'autore ha voluto derivare ..

persone, e non solo si attese a far s che dagli antichi stato da lui per istrana
nel generale si pensasse bene, ma che non maniera disformato o nella sustanza o
vi fosse che sola una guisa di pensare. L'e- nell'ordine o nella collocazione; gli
rudizione si mut in polemica, la critica si inconvenienti e gli sbagli di questa trage
fece parziale, un nuovo canone si aggiun dia compariranno in pi chiara luce,
se a quel d'Aristotele: le lettere tanto me quando esamineremo i caratteri o falsi o
glio raggiugnere il loro intento, quanto pi grotteschi che Ugo Foscolo ha dato agli
sanno procurare potere e guadagno. Mas eroi d'Omero; concederemo che nel
sime, come ognun vede, erano queste del l'Aiace si trovi qualche giusto pensiere e
tutto opposte a quelle insegnate nell'ora qualche undicina di sillabe ben accozza
zione intorno l'origine e l'ufficio della te: ma che perci? Anche in quel Dilu
letteratura, e professate nella dedicatoria vio universale del p. Ringhieri dove sono
dell'oda a Bonaparte liberatore. Chi di miseramente affogate tutte le regole del
ci instrutto legge gli articoli dei numeri la drammatica e del buon senso, nuotano
57, 58, 59, anno primo, del Poligrafo, qua e l di belle sentenze e di be'versi:
contrassegnati colla lettera A, non si ma contuttoci il Diluvio universale non ces
raviglia di trovarvi facezie non tanto in sa dall'essere una tragedia assolutamen
sipide che irriverenti, critiche non tanto te ridicola. Contentandoci di queste cita
eccessive che irragionevoli. Nella ristampa zioni, ne omettiamo altre di sentenze pi
che si fece in Napoli di quegli articoli nel maligne e scurrili, che il critico mette in
1828, ad una colla tragedia cui devono la bocca di tale o tal altro spettatore, vergo
loro importanza e l'essere ristampati, so gnoso di pronunciarle in persona propria.
no essi accompagnati con una prefazione Che oltre alla sconcia eritica letteraria, fos
al benevolo lettore, che ben si vede diste se intinto il Lampredi di peggiore scon
sa dall'autore appunto degli articoli, allo cezza, mi farebbe sospettare il ripetere che
ra vivente in Napoli, e di cui si dichiara fa nel proemio dell'edizione napoletana la
a pi di pagina il nome, Urbano Lam vecchia storiella che il Foscolo si fosse
predi. In questa prefazione si detrae il pi proposto di simboleggiare co'personaggi
possibile al merito del Foscolo anche nel dell'antica tragedia alcuni non meno fa
l'altre sue opere, e si cerca di santificare mosi de' suoi tempi. Toccarono per que
l'intendimento degli articoli, dicendoli sto conto al poeta non poche brighe; e
scritti per istruzione del giovanetti e del dall'articolo stampato nel n. 19 della Mo
poeta stesso, che soleva dare lo sprezzan da di quest'anno 1841 sopra le tragedie
te titolo di pedanti agli Estensori di quel del Foscolo, avrei indizio per credere che
giornale (il Poligrafo) che sostenevano la da Chi poteva si facesse scrivere un arti
scuola de'classici. Da questo sentimento colo nel Giornale italiano, 15 dicembre
di controversia astiosa e individuale do 181 1, per impedire i guai peggiori che
vevano uscire le proposizioni seguenti: se ne sarebbero provenuti al poeta, se la
l'Aiace un vero mostro quanto al dise ciarla prendeva piede. Esaminato diligen
VITA IDI UGO FOSCtpl,0. Ci X

temente l'articolo del Giornale italiano, dendo farla a nemici, domandano altra
quanto vince d'imparzialit e di buon religione ed altri costumi. Similmente la
senno que del Lampredi, tanto lontano contesa per la sepoltura dell'eroe, che
dall'accennare n molto n poco alla ciar occupa tanto spazio della tragedia greca,
la dell'allusioni. Lo scrisse Robustiano Gi doveva rimanersi esclusa dall'italiana; e
roni, il quale possibile bens, che o per quindi appena una terza parte della ma
propria bont, o per impulso di Chi po teria somministratagli dal teatro greco po
teva, mirasse a stornare l'accusa col non teva il Foscolo rimodellare e far sua. A
farne motto, ma nulla lascia dedurre di questa mancanza cerc di supplire inne
certo su questo conto. Dall'articolo poi stando un tradimento immaginato da Ulisse
della Moda, gi nominato, ricavo che nel a scompagnare Teucro da Aiace, e attri
n. XXII degli Annali di scienze lettere buendo ad Agamennone disegni di ambi
ed arti dovesse stamparsi una difesa del zione smisurata. Ma il fatto di Teucro non
l'Aiace scritta dal Leoni e dal Borsieri, si lascia bene intendere, ed inteso, non ha
ma che il Rasori stimasse consiglio pru bastante importanza e legame col resto; le
dente di non tirar pi innanzi con siffat mire poi del re dei re sono in contraddi
ta lite. zione coi costumi eroici, coll'indole della
guerra e degli altri capitani che la gover
LXXVIII. navano, e pi di tutto colle tradizioni o
meriche, che oltre all'essere sole, sono an
Ma che si ha egli, dimander forse ta cora inviolabili pel dominio acquistatosi su
luno, a discorrere pi lungamente di una tutte le immaginazioni de'posteri. E fosse
tragedia, che a detta ancora de'partigiani pure presumibile la politica machiavelle
dell'autore, non bella, e ad ogni modo sca che spira dai dialoghi dell'Aiace fo
non piacque? Si ha, rispondiamo, perch scoliano; sono forse dialoghi di politica che
pi s'impara bene spesso in letteratura pi si domandano in una tragedia? Se al
dagli errori de grandi uomini che dalle mutamento del carattere tradizionale dei
virt de'mediocri. Egli per tanto che ci personaggi si pu rispondere (sempre non
arresteremo ad alcune osservazioni intor altro che come scusa) coll'esempio di al
no l'Aiace. Che l'argomento fosse adat tri insigni poeti, la sostituzione pressoch
tato al teatro sembrerebbe non se ne do continua del dialogo all'azione non ha ri
vesse dubitare, almeno da cos detti clas sposta: i drammi peccanti in questo irri
sici, dopo l'esempio di Sofocle. Ma i clas mediabilmente periscono. Quando nuova
sici veri ben sanno darsi soggetti, che, mente fu rappresentata nel 1816 a Firen
opportunissimi al teatro antico, nol sono ze, la tragedia col pure fu male accolta; e
punto al moderno. Forse tra questi l'A- l'autore scriveva alla donna gentile: inten
iace. L'intervento della divinit che ren dole fischiate fiorentine contra il povero
deva solenne agli occhi de greci il princi Aiace, e le passano Apennino e Po e la
pio della tragedia di Sofocle, non potevasi ghi e gelo e le Alpi, tanto le mi paiono
senza dar nello strano, ripetere sul nostro orrendamente sonore. Cercava quindi giu
teatro. Un tale intervento, e le bizzarrie stificarsi col pensiero che il Fabbrichesi,
di Aiace, che fa guerra alle pecore cre capo della compagnia gi reale, avesse per
CX VITA DI UGo Foscol,0,

duto i suoi meglio attori; e adduceva ad altro potendo, si volge ai numi e li prega.
ultimo per difesa capitale, che le passioni Ma Tecmessa, fatta empia dall'angoscia e
di quella tragedia, allora morte o derise, dalla compassione de suoi, chiama i numi
appena davano segni di vita generosa servi anch'essi della fortuna, e bestemmia.
quand'egli la scrisse. Cose vere per s, Torni il sorriso al mio pallido volto,
ll ciel non ama i miseri.
ma che non calzano pienamente al tribu
nale della critica letteraria. Le passioni, sia A lei figlia, amante, e sposa illibata e ma
no pure tra le pi vive del tempo, diffi dre tenerissima, tolta libert e patria, tru
cilmente si agitano dalla scena per via di cidati i parenti, soprastante la morte; Ele
dispute oratorie e sentenze e bei versi; di na moglie pessima, e alimento a micidiali
l non va al cuore che ci che passa per contese, Elena regina, vagheggiata e felice.
gli occhi. Con pi giustizia scrive indi a po A lei le rose

co di s, continuando: a parlare n su E l'armonioso canto, a lei che il mare


Empiea di navi a desolarmi.
perbo, n modesto, l'Aiace ha di grandi
colpe e di quelle per l'appunto che rincre Qui l'impeto lirico si trasfonde convenien
scono a molti, ma ancora di grandi virt temente nel dramma; e tanto sublime
d'arte e forse nuove, ma le sono sentite questo disperato lamento, quanto il pate
da pochi. Gli vero. Tutti sentono il man tico di Cassandra sul termine de'Sepolcri.
co d'azione; pochi la delicatezza di alcuni Si paragoni questa scena stupenda con le
pensieri e la perpetua bont dello stile e pi belle d'ogni tempo e d'ogni teatro,
della versificazione. Per questa parte l'A- dal vaneggiamento di Fedra a quello d'Er
iace sar lettura in ogni tempo cara agli mengarda, e si trover non indegna di ve
studiosi, e l'autore degli articoli del Poli nire al confronto. Fu censurato il sollilo
grafo rimarr solo a confrontare col Fo quio di Aiace nell'atto di uccidersi, perch
scolo il p. Ringhieri. lungo; esso per altro ha un classico ris
contro nella tragedia di Sofocle, e quanto
LXXIX. ai concetti ed ai versi assai bella cosa.
Le sottili osservazioni sui caratteri, dalle
La forza delle sentenze e lo splendore quali si deduce non corrispondere ai tipi
del verso fecero alla prima rappresentazio omerici, in parte son giuste; ma poche
ne che dopo la scena IV dell'atto terzo, tragedie si troverebbero esenti da questo
come abbiamo dal Giornale italiano, l'au difetto, non escluse quelle dell'Astigiano.
tore fosse fragorosamente applaudito e in Chi poi volesse entrare in una discussio
citato a mostrarsi. E non sappiamo qual ne alquanto prolissa, potrebbe a quegli al
cuore di sasso non senta la piet profonda cuni passi ne'quali l'antichit non fu esat
del delirio di Tecmessa nella scena I del tamente ritratta dal Foscolo, altri e pi
l'atto quinto. Ardono nel piano le tende forse contrapporne ne'quali messa viva
de'parenti prigionieri, e sul colle le ancel viva sottocchi. Fermarsi alla frase, in cui,
le, schiave anch'esse e tremanti, accerchia parlando della morte d'Achille, si dice es
no la principessa; e il sacerdote, pietoso di ser egli tornato al cielo onde venne, quan
lei, e atterrito della strage imminente, la do la mitologia insegna a ragazzi esser egli
sorregge e vorrebbe pur confortarla, e non nato dal mare, , pi che acume, accani
VITA DI UGO FOSCOLO, CXI

mento di critica; e peggio che accanimento esercizio di declamazione difficile; ma da


il notare la scena, gli abiti e l'armi non del leggersi dagli studiosi con molto vantag
tutto corrispondenti ai tempi omerici, e ci gio e diletto, e che che se ne dicesse dai

per far pagar cara all'autore la briga data compilatori del Poligrafo, e da cos detti
si di dirigere gli accessori dello spettaco classici loro seguaci, acconcia ad allettare
lo, fino alla declamazione degli attori. allo studio degli antichi e a farne sentire
Dove si ficca l'amore pel classicismo di la rinnovata bellezza, pi di molte tradu
certi critici! Assai facilmente sarebbonsi zioni e parafrasi e imitazioni tirate cogli
fatte sparire, se pur vere, siffatte mende; uncini e la pialla.
ma sembra che l'autore non se ne desse
pensiero, e lasciasse che la tragedia corres LXXX.

se tal quale fu la prima volta rappresen


tata. E tal quale si legge nella prima stam O volontario, o per suggerimento d'au
pa di Napoli, che fu esemplare a tutte le torevoli amici, lasci Milano e si ricondus
successive. Dobbiamo aver ci per tacita se in Toscana; quivi, poco lungi da Firen
confessione, che, mancando il fondamento ze, appigion una casetta a Bellosguardo, e
dell'azione di una piana condotta, sareb dalla serenita del cielo, dai colli, dalla con
besi perduto il tempo a correggere le parti versazione d'antichi amici e di donne gen
superficiali? Pure lagnavasi il poeta colla tili novellamente conosciute, trasse inspi
donna gentile che in Firenze fosse stata razioni a continuare le Grazie e a dettare
rappresentata, non quale ei l'aveva com di pianta un'altra tragedia. Lasci questa
posta, ma quale gli era stata da altri raf volta le tradizioni mitologiche, e si diede
fazzonata. Non cessava dunque dall'amarla. a pescare nell'et di mezzo. Una donna
probabile che lo impedissero dal pubbli d'animo pellegrino gli stava innanzi fre
carla egli stesso, e quale avrebbe voluto quente, e i nobili sensi della Ricciarda non
che fosse, l'esilio e le condizioni pi sem vogliamo credere altronde derivati che da
pre incerte e difficili della sua vita. Ad o questo vivente modello. Ha qualche cosa
gni modo l'Aiace difettosa essenzialmen di pi virile della Teresa dell'Ortis, sen
te nell'azione, non molto industriosamente z'essere da meno di lei nell'affetto; l'una
condotta, e non senza quel difetti di cui e l'altra combattute da sacri e tremendi
l'autore si accorse soltanto dopo la rap doveri, l'una e l'altra amabili e virtuose;
presentazione e per le osservazioni de'cri ma, come volevano i luoghi e i tempi di
tici; ma i caratteri principali, se non af versi, Teresa pi limitata nelle sue idee,
fatto omerici, sono fortemente scolpiti. pi mite, pi quasi direi familiare, l'altra
Ulisse pi frodolento che astuto, splendi pi elevata, capace di pi estremi consigli,
damente superbo Agamennone, Aiace ge messa a pi dure prove. Amano e gemono
nerosamente impetuoso, venerando Cal entrambe; ma al lamento dell'una si ac
cante, Tecmessa piena d'ogni piet; elo corda il flauto campestre tra i colli d'Eu
quentissime sono alcune scene, altre ap gania; mentre le dolorose preghiere, e le
passionatissime; le pi sentenze nuove e proteste, e gli aneliti mortali dell'altra ri
forti; il verso e lo stile bellissimi. Trage suonano inesauditi tra i sotterranei sepol
dia non da recitarsi, se non a tratti per cri, la vigilia e la notte di finale battaglia.
Cx II VITA DI UGo Foscolo,

Il carattere di Guelfo, da cui, come ben bene difettosa in alcune parti, pur tale
fu notato nella Biblioteca italiana (dicem da potersi annoverare fra le notabili del
bre 182o) potrebbe intitolarsi la tragedia teatro italiano. Non mostra neppur essa
meglio che da Ricciarda, ha grandezza ter che il Foscolo fosse principalmente fatto
ribile, e fedelmente rappresenta il cupo e per la drammatica, ma siccome in ogni
feroce di que secoli ferrei ne'quali il bi genere di componimenti concorrono alcu
sogno della vendetta cagionava gli stessi ne delle qualit proprie degli altri generi,
sagrificii d'ogni pi cara affezione, che ad pot col mezzo di queste, da lui possedute
altri secoli l'amor della patria e della glo in grado eminente, supplire al difetto del
ria. Vero carattere in somma da potersi l'altre. Non vi ha in tutta la Ricciarda una
aggiugnere a tanti consimili dell'Inferno di scena da paragonarsi per bellezza poetica
Dante. Di qui l'atrocit della catastrofe, alla prima dell'atto V dell'Aiace, e che
nella quale vedesi un padre scannare di possa al pari di quella citarsi scompagnata
propria mano la figlia sua unica, anzich dal resto, con sicurezza di produrre nei
concederla al figlio del proprio competito lettori una commozione assai viva; ma
re e fratello. Il suicidio che seguita im possono trarsi da essa tre e quattro e for
mantinente al parricidio n' quasi dissi la se pi scene, di cui l'effetto teatrale in
scusa, e il solo modo di scemarne, as contrastabile. Lo stile poi in generale ed
traendo dalle idee religiose, il ribrezzo. il verso sono meno splendidi vero, e me
Guido, per quanto l'autore il colori e ri no modellati sul fare antico, che nell'Aia
scaldi colla poesia dello stile, riesce fred ce, ma ci, anzich a colpa, torna a lode
do, come tutti i personaggi principali che del poeta, stante che una tal differenza
non operano; e quel suo vivere appiattato dovuta al differente soggetto. Pi omerica
ne'sotterranei del palagio del suo nemico, l'Aiace, la Ricciarda pi alfieriana. I
fosse pure verisimile quanto a storia, ha modi eletti ed efficaci, co'quali sono signi
del meschino quanto a poesia. Non me ficate le nuove idee e i nuovi costumi, pos
no improbabile l'entrare Averardo scono sono giovare gli studiosi che mettonsi per
sciuto nella reggia del fratello, non poten la via del teatro con animo di rappresen
dosi credere (Biblioteca italiana, ut su tare il proprio tempo o que tempi che
pra), che dopo trent'anni di guerra non hanno pi vicina relazione con esso. Bella
vi fosse nelle sue schiere chi ravvisasse il la scena tra Guelfo e Averardo sulle cala
capitano nemico. La condotta per altro mit italiche, e da potersi riscontrare colla
ha progressione e sufficiente naturalezza; famosa del Monti tra Aristodemo e Lisan
quantunque trattisi ad ogni ora di nascon dro. Bella ancor l'altra del giuramento a
dimenti e di personaggi che vengono e cui vien forzata Ricciarda da Guelfo sulla
vanno sotto finto nome, lucido l'anda sepoltura della madre. Toccanti al sommo
mento de'fatti, e gli spettatori, assai diver quante ne hanno fra loro il padre e la fi
samente da quello accade nell'Aiace, pos glia, pi toccanti forse di quelle che han
sono averne subita e piena notizia. Sono no fra loro i due amanti, alle quali non
essi tenuti in viva ansiet fino al termi manca pure passione, e passione gagliarda.
ne, e questo non giunge incredibile dopo Rimane ora a dire come fosse accolta la
gli antecedenti. La tragedia in somma, seb tragedia sul teatro di Bologna, nel quale
VlTA DI UGO FOSCOLO, cxiii

si rappresent per la prima volta la sera nalista, anzich accusare il poeta, volle
del 17 settembre 1815. forse narrare il fatto e assegnarne le cagio
ni. Fatto non meno certo si che il Fo
LXXXI. scolo non rimase punto scoraggiato dal riu
scimento della tragedia. Vediamo da una
Ce ne diede molto esatte notizie il Gior sua lettera a Giuseppe Grassi, scritta tre
nale del Dipartimento del Reno, notizie giorni innanzi la rappresentazione, ch'egli
tanto pi credibili, quanto si vede non si affaticava ad ammaestrare gli attori e che
essere stato scritto l'articolo con alcuna l'innamorato principale, ammalatosi di
prevenzione sinistra contro l'autore. Sem pleuritide, dovette cedere il luogo ad un al
bra adunque dalla relazione di quel gior tro, che impedito dalle tonsille dovette e
nale, che la tragedia avesse cominciato a gli pure lasciar fare il fatto suo ad un terzo
grandemente piacere, e che, massimamen pi infermo degli altri; perch sebbene,
te dopo l'atto secondo, gli applausi non scrive il Foscolo, et mangia, et beve, et
avessero confine. Ma non essendosi l'au dorme, et veste panni, et fa cose da sano
tore, giusta il costume suo di cui diede al parecchie, alla stretta de'conti infer
tro esempio alla rappresentazione dell'A- missimo, perch ha il cervello fatto di fi
iace, voluto mostrare sulla scena, questo bra cornea. E mentre picchiava e ripic
rifiuto, non che raffreddare, cangi affatto chiava ad ammollire quel cervellaccio, du
le disposizioni dell'uditorio. Aggiungasi bitava, tre giorni innanzi la recita della
che presso il termine della tragedia si ap tragedia, se avrebbe conceduto che si re
prese al palco scenico un fuoco pericolo citasse. Ecco una buona scusa dietro cui
sissimo, a tal che la rappresentazione do ripararsi l'amor proprio del poeta. L'in
vette condursi a fine interrottamente e in cendio dovette sembrargli scusa non men
modo imbarazzato e tumultuoso. Ci non forte. Letta la tragedia, prima che si rap
tolse per altro che la tragedia fosse giu presentasse, alla contessa d'Albany, que
dicata con molto buon senno; poich, se sta, scriveva esso Foscolo all'Albrizzi, a
condo il giornale anzidetto, lodati furono vergli detto che il primo atto prometteva
i caratteri e la condotta, e s' creduto tanto da non lasciar credere che si potesse
peccare di ferocia alcuni sentimenti, e in andar pi oltre, e che nel pieno era tale,
particolare la catastrofe, giudizio che si che gli spettatori, se fosse stata pi lunga,
conforma a quello sensatissimo della Bi non avrebbero potuto reggere a tanta pie
blioteca italiana, gi ricordato. Solo in t. Applaudivasi poi, nella lettera stessa,
quanto allo stile ne sembra la critica ecces dello stile, specialmente per averlo sapu
sivamente severa. Non lo stile della Ric to contemperare al carattere de'personag
ciarda di quella durezza che si disse dopo gi. Notisi che laddove lasci ad altri la
la prima gappresentazione; e quanto all'ac cura di pubblicare l'Aiace, la Ricciarda
cusa del giornale dipartimentale, che l'al la pubblic egli medesimo in Londra (John
tezza delle frasi il rendesse poco intelligi Murray, 182o); il che mostra non aver
bile al pubblico, domandiamo: se questo gli neppur lo spazio di sette anni sminui
fosse della Ricciarda, che si avrebbe a di ta la buona opinione di questo lavoro.
re delle tragedie dell'Alfieri? Ma il gior Giover avvertire qui ancora la perse
Foscolo. p
Cx IV VirA DI UGo FOSCOLO.

veranza con cui continuava a volgere i neralmente inclinata alla singolarit, mi


suoi studii al teatro. Nell'epistolario al rabilmente si convenivano al naturale del
l'Albrizzi trovo fatto ricordo di un'altra Foscolo e alle circostanze della sua vita.
tragedia ch'e'prese a dettare dopo la Ric L'anima sua appassionata, e la trista e
ciarda. Ne aveva immaginati e verseggiati sperienza che andava facendo l'un di pi
tre atti, e sebbene non ne dica il titolo, ac che l'altro della vanit delle umane spe
cenna che doveva esser piena di sacro or ranze e del nulla a cui riduconsi le pi
rore e non senza amore. Non d'argomen lusinghiere apparenze, dovevano porlo in
to antico, n del medio evo, per esser una condizione di spiriti la meglio oppor
questo, com'ei soggiugneva, ferro poco tuna a considerare gli uomini e gli avve
maneggiabile, che si pu brunire bens nimenti alla maniera del parroco inglese.
come l'acciaio, ma ridurre ad oro non Oltre l'esame appositamente fatto nel suo
mai. Quel tempo inoltre, secondo lui, non viaggio lungo le coste di Francia, e tra
d buona materia allo stile. N voleva verso le Fiandre, de luoghi poco prima
che questa sua nuova tragedia fosse l'ul visitati dallo Sterne, dovette contribuire
tima; ma protestava di volerne compor ad addestrarlo nella osservazione minuta
re un'altra dopo questa, indi un'altra, de pi reconditi sentimenti da cui sono
indi un'altra, e via via, fino a che la mor mosse le umane azioni, il continuo pas
te o il languore lo avessero fiaccato del sare da citt a citt, e in quelle dove era
tutto. Se nulla ci rimase di queste tragedie dimorato pi lungamente, l'occasione da
fuorch la intenzione, gioviamoci della sen tagli da tempi di conoscere uomini d'o-
tenza intorno al medio evo, che ha qual gni ordine e posti a prove fuori del con
che cosa del profetico, per guarire molti sueto. Ma tutto questo, se poteva bastare
grami deliri dei giovani del mio tempo; per avventura alla perfetta intelligenza del
e che, se non vera del tutto, pu con quel libro, non era sufficiente a dargli il modo
lo che v' in essa d'esagerato compensare di ritrarlo in altra lingua che ha forme
alquanto l'esagerazioni a cui siamo venuti tutte sue proprie, e indocilissima per con
nel lato opposto. seguenza ad alterazioni straniere alla sua
natura. Egli aveva peraltro anche su que
LXXXII. sto conto nel proprio gusto alcun che di
conforme all'autore cui traduceva; e comu
Alla composizione della Ricciarda ave ne ad entrambi era la tendenza all'innesta
va il Foscolo accoppiato nel suo soggior re nell'antico il moderno, e contrapporre
no di Firenze la traduzione del Viaggio all'ideale greco il grottesco de'nuovi tempi.
sentimentale dello Sterne; o, meglio, a Diresti che siano imitazione di greci idillii
questa traduzione, gi cominciata alcuni alcune pitture dello Sterne di amenit
anni innanzi, aveva dato l'ultima mano. campestri, di giovani maliziosamente pu
Le opere dello Sterne erangli state pre diche, e altrettali; ma tutto fuori de'co
diletta lettura fino da primi anni; e quel stumi e del gusto antico sono altre scene
l'innesto di arguzia e di malinconia, che nelle quali vediamo ricopiato il mondo at
fanno singolare un tale scrittore fra mol tuale con verit inimitabile. Quanto se ne
ti della sua stessa nazione, pur tanto ge pu dire per via d'induzione, o per giu
VITA DI UGO FOSCOI,O. Cx V

dizio fatto sull'altrui relazioni, lo stile del to dell'oscurit era invincibile al tradut
lo Sterne ritiene esso ancora non poco di tore perch intrinsecato nell'opera, o vo
un simile accozzamento; dacch a frasi e luto dall'autore stesso, il cui umore biz
parole sommamente ingenue e precise, al zarro non improbabile tendesse anche
tre sono frammiste di significazione sopra talvolta a condannare i cervelli altrui a
modo indeterminata ed avvolta. Sem lambiccarsi senza profitto. L'anonimo au
bra che l'autore da nessuna cosa pi ab tore delle Notizie intorno alla vita ed a
borrisca che dalla saziet, e appena tocco gli scritti del Foscolo, premesse all'edi
il termine della perfezione in un genere, zione delle Poesie in 16. fatta in Milano
si studi di gettarsi nel genere opposto, nel 1852, dalla Societ de' Classici italia
passando dalla suprema schiettezza e dal ni, dice, parlando di questa sua traduzione,
la passione all'affettazione e all'arguzia. E
ch'essa devesi riguardare s per la bella
in questi repentini passaggi e contrasti lae forbita lingua italiana, e s per esservi
originalit sua per l'appunto riposta. ritratta la finezza e lo spirito dello scrit
Mentre si ferma, come a dire, a diporto tore originale, come una delle migliori e
nelle particolarit pi minute d'ogni pi pi compiute cose, ch'egli abbia fatte. E
minuta avventura, tuttavia conciso oltre l'autore di quelle Notizie tal giudice da
modo nel ritrarre; illumina, se cos posso valerne una e due decine egli solo.
dire, per lampi; e mentre non lascia mo
do di trarre materia al riso o alle lagrime LXXXIII,
da que soggetti che sarebbero rimasti in
avvertiti da qualsivoglia altro scrittore, L'affetto portato dal Foscolo a questa
appagasi del solo promuovere il riso o le sua traduzione non difficile a supporre,
lagrime, e lascia che il cuore e la fantasia fattone ragione dallo studio che in essa
de' lettori facciano il resto. Quanta mala avea speso; misura della quale quasi sem
gevolezza ci apporti ad una traduzione pre, sebbene assai volte non giustamente,
s'immagina di leggieri; e non ci voleva si servono gli autori a giudicare delle pro
meno, diciamolo pur francamente, del prie opere. Un altro motivo potea aver
l'ingegno e della perseveranza del Fosco vi ancora. All'ufficio di traduttore avea
lo a darci una traduzione tal quale la il Foscolo alcuna volta accoppiato quello
sua. I vocaboli sono eletti, e tuttavia in d'autore, e preso argomento dalle biz
telligibili a tutti; non senza sapore di an zarrie dello Sterne a contentare le sue.
tico, ma pure allogati in modo da sem Le argute noterelle in pi di pagina, col
brare recenti; la frase bench concisa non le quali mostrava di voler dichiarare il
punto affannosa; e nelle continue in testo, dichiarano pi veramente le inten
terruzioni e parentesi, colle quali l'auto zioni del traduttore. E nel testo stesso fu
re riprende o comenta s stesso, messo per questo motivo cambiata alcuna pa
tanto buon ordine da togliere ogni ambi rola, facendosene per sempre avvertiti i
guit e confusione. Un libro in fine, la cui lettori. All'affetto pertanto di traduttore
intelligenza riesce ardua agl'inglesi mede si mescolava un poco quello d'autore.
simi, fu dal Foscolo reso agevole agl'ita Anche per altro senza le giunte e le mu
liani; tranne que luoghi ne'quali il difet tazioni, diremo non esser maraviglia che
CX VI V1TA DI UGO FoSCOLO,

traduzioni tali risveglino in chi le fa non to siffatte maschere, dacch (lasciamo da


dissimile compiacimento da quello che parte il suo stile tanto facile ad essere
prova chi scrive del proprio. Altri ave riconosciuto, e ch'egli non punto studia
va preceduto al Foscolo, contandosi fino vasi di alterare) le allusioni frequenti al
dal passato secolo un'anonima traduzio la propria vita e alle proprie opinioni
ne del Viaggio sentimentale stampata in toglievano ogni possibilit di fare altrui
Venezia in due volumetti; contempora inganno. E nella lettera al Leoni test ri
nea poi alla sua ne usc una terza in Mi ferita, consultato dall'amico come avesse
lano. Di queste traduzioni non sar dis a comportarsi, nell'annunciare la tradu
caro sapere qual giudizio portasse il Fo zione, in riguardo del nome finto, cos gli
scolo stesso, giudizio che ritraggo da una risponde: quanto all'articolo vorrei che
sua lettera inedita a Michele Leoni. Sem in esso parlaste pi brevemente e pi
bra che il Leoni avessegli chiesto il ca argutamente intorno a Didimo; e se a
pitolo del Carcerato per farne confronto voi pare, aggiungete: - Nella dubbiezza
coll'altra traduzione recente; cos dunque se Didimo sia persona reale o ideale, l'u-
il Foscolo gli riscrisse: vi ho compiaciu nica cosa che possiamo sicuramente as
to e ho trascritto il capitolo del Carcera serire si che il sig. Ugo Foscolo atte
to, bench si potessero paragonare di se, bench lontano da Pisa, a questa e
quelli ove l'anonimo traduttore moderno dizione; e dallo stile si pu inoltre ra
non ha inteso una sillaba del povero Yo gionevolmente congetturare che le noti
rick: gran vitupero per altro! Maravi zie intorno la vita di Didimo sieno usci
glia che il Poligrafo non l'abbia lodato; te dalla stessa penna che scrisse gli At
ed oggimai il Poligrafo loda ogni cosa. ti dell'accademia de Pitagorici, da che
E poco dopo: del resto la traduzione vi si vede e l'intento, e i principii, e i
stampata dal Destefanis peggiore di modi dello scrittore italiano, che con le
assai di quella antica uscita in due vo pida seriet tenta difar ravvedere i no
lumetti a Venezia. Dopo quella del Fo stri letterati de'vizii che deturpano l'ar
scolo vennero in luce altre traduzioni, ma te bellissima ch'essi professano. Anche
se pure in alcun luogo s' creduto che il senza questo tratto di lettera il velo era
senso dell'originale fosse meglio colto, tanto sottile, che, per dirla dantescamen
universale opinione che la foscoliana a te, il trapassar entro tornava leggero. Ben
vanzi tuttavia di gran lunga l'altre tutte; s dopo questa lettera non pu pi rima
e le avanzer credo in perpetuo. Al lavo ner dubbio alcuno se il Foscolo avesse o
ro della traduzione un altro se ne accom no voglia di essere ravvisato sotto il fin
pagna, non grande per mole, ma del pi to volto di Didimo. La Notizia poi ce lo
stimati dell'autor nostro. Per venire a di
d scolpito e in tutto rilievo.
scorrerne ordinatamente da premettere
che il Foscolo in questo libro mascher il LXXXIV.
proprio nome con quello presunto di Di
dimo Chierico, da cui intitol pure altri Non pochi uomini singolari per inge
suoi libri. Non sappiamo credere ch'egli gno o per corse avventure narrarono la
stimasse di occultarsi effettivamente sot propria vita, e simili narrazioni vanno fra
VITA DI UGo FOSCOLO. CXV lI

le letture pi proficue e pi dilettevoli. mi e volumi. Chi amasse qualche passo


Poniamo pure che movano sempre da un dell'operetta, come supplemento alla No
principio d'ambizione; da questa poco tizia intorno Didimo Chierico, eccone
buona semente se ne hanno frutta di mol alcuni. Rispetto alla dedica, io la intitolo
to sapore. Basta che siffatti libri si leg a me stesso. Non v' dunque bisogno di
gano con un po' d'accortezza, si posso dedicatoria, perch'io non conosco i miei
no sotto le finzioni stesse rinvenire im avi e proavi, onde non saprei che dire di
portantissime verit. Quando anche nulla me. Non conviene lodarsi in forma; e se
vi fosse di vero in ci che l'autore rac io mi biasimassi, chi non vede che la mia
conta di s, non mancherebbe importan dedicatoria non sarebbe una dedicatoria.
za alle notizie che riguardano il tempo. Le cose tra me e me si passano in con
Saranno siffatti libri, se non altro, una fidenza; ond'io posso risparmiare al me
nuova specie di romanzi storici, ne'quali cenate e al lettore dieci pagine di noia.
il protagonista e alcuni de'principali per Alla dedicatoria, che potrebbe chiamarsi
sonaggi ne si mostrano secondo la fantasia come gi il Tassoni la sua, Vice-dedica,
dello scrittore, ma si muovono entro un succede l'avvertimento al lettore. Il libro
cerchio di cose reali, e da queste prendo che sta tra le mani del candido lettore
no cagione alle loro immaginarie intrapre il sesto volume dell'IO, opera annuncia
se. Generalmente pu credersi che misura ta nel paragrafo precedente, che n' il
dell'ambizione dello storico narrante di s proemio universale. Mando innanzi il se
sia la lunghezza dell'opera, ma vi ha una sto perch gli antecedenti volumi stanno
specie di laconismo non meno ambizioso. ancora nel calamaio, e i futuri nel non
Tanto presumere che i tratti pi minuti leggibile scartafaccio del fato. N si
siano rilevanti per modo da meritare che sospetti che io stampi un tomo alla volta
sia loro dato attenzione, quanto che pochi per tastare il giudizio del pubblico. Con
tratti soli siano per modo significativi dapace della critica e del disprezzo prose
porre essi soli sottocchi l'intera persona.guir sempre a scrivere ed a stampare.
Non bisogna dunque procedere per via Ma perch scrivi? A ci ho risposto nel
di regole generali, posto il qual caso si proemio inseritovi ad hoc. Che se poi non
correrebbe risico di confondere le confes avete voluto n saputo valutare le mie
sioni del santo vescovo d'Ippona con quel ragioni, eccomi presto a darvi la rispo
le del filosofo ginevrino. Il Foscolo ave sta che di pieno jure vi si spetta. - Poi
va in animo di scrivere le proprie memo ch lasciate suonare il piffero a chi vo
rie distesamente; un manoscritto di fram lendo ingannar la sua noia disturba i vi
menti che mai non videro la luce, e dal cini, non v'adirate s'io, che non so suo
quale attinsi non poche notizie, mi assi nare alcuno strumento, tento d'inganna
cura che questo pensiero eragli nato fino re i miei giorni perseguitati ed afflitti. -
dall'anno suo vigesimoterzo. E sebbene E perch stampi? - E perch compri?
in questo manoscritto si legga nelle prime D'altronde si pu comprare e non leg
linee la modesta sentenza: sappiasi sol gere. E qui potrei citare le Biblioteche
ch'io vissi; altre ne seguono subito dopo di N.; ma poich sono state saccheggia
che la smentiscono, e vi si parla di volu te dagli agenti nazionali, mi trovo forza
CXVIII VITA DI UGO FOSCOLO,

to a citare quelle dei finanzieri, dei ge donata l'Italia, ed errante sull'alpi elve
nerali, dei nobili e di qualche letterato. tiche, indirizzava alla donna gentile que
Vuoi pi? Tutta questa rispettabile ciur ste promesse: della mia Odissea ti nar
ma potr persuadervi ab experto che si rer ogni cosa per lettera, e mi cono
pu comprare, leggere e non intendere. scerai fino nell'utero materno; ma non
Fuori di scherzo. Vedimi ginocchione per filo e per segno, bens or una parte
per confessarmi a tuoi piedi, tollerante or un'altra della mia vita, notando esat
conoscitore dell'uomo. Il proponimento to l'epoche, ma non seguendole ordina
di mostrarmi come la madre natura e la tamente; s perch non ho testa a tanto
fortuna mi han fatto, fu un po' d'ambi ordine, e s perch scrivo non quando me
zione, lo so; ma ti giuro che non sono lo propongo, bens quando e come posso,
mai stato ambizioso. Ho sentito, lo dico e pigliandomi di grazia ci che la mia
arrossendo, ho sentito e sento (lascia pri memoria mi manda alla penna. Scriver
ma ch'io mi copra colle mani la faccia) a ogni modo tanto e s spesso, e noter
ho sentito una febbre di gloria che mi gli anni e i mesi in guisa che possiate
ubbriaca perpetuamente la testa. Nella un giorno estrarre con poca fatica un
mia adolescenza le ho sagrificato la quie ragionevole libricciuolo. Hottingen, 2o
te della casa paterna e la certezza del gennaio 1816. Di pochi scrittori sono le
pranzo giornaliero; i miei piaceri, i miei lettere familiari pi opportune a fornire di
vizii, le mie passioni, il mio cuore, e per notizie la loro biografia, non solo perch,
fino le mie speranze. Ora non ho altro, come scrisse taluno, vivesse sempre il Fo
sono, quand'ella il voglia, sua vittima. scolo e operasse nel cospetto del pubbli
vero ch'io spoglio talvolta questo fanta co, ma s perch nella corrispondenza e
sma della porpora e della tromba, e al pistolare amava parlare di s molto minu
lora vedo in lui uno scheletro che tra tamente e mostrarsi tal quale l'aveva fat
balla sull'ossa ammucchiate dei cimite to madre natura, o avrebbe voluto che
rii, si dissolve e si confonde fra le altre madre natura l'avesse fatto. Ci che in
reliquie della morte. L'et giovanile in torno a suo padre, e a consigli che sup
cui furono scritti questi frammenti, mo pone avuti da lui moribondo si legge nel
strata, oltrech dalle allusioni a rubamen Ragguaglio dell'accademia de' Pitagorici,
ti repubblicani, dallo stile pi vicino al trovo ch'egli immaginasse e scrivesse mol
l'Ortis che alla Notizia intorno Didimo ti anni innanzi, in un frammento di dia
Chierico, ne rende pi rilevante la testi logo sull'andare di quello dell'Alfieri in
monianza. titolato la Virt sconosciuta, che ha da
to origine forse ai versi in morte di Carlo
LXXXV. Imbonati, e all'elogio di Girolamo Pom
pei del cavalier Pindemonte. Eccone una
Il pensiero di scrivere de'fatti propri, qualche citazione. Non dormo, diss'io
o come disse il Manzoni di narrare s sospirando profondamente e volgendomi
stesso ai posteri, non lo abbandonava ne dal suo lato, non dormo. Aspetto qui il
gli anni successivi; e risorgeva pi che mai sonno eterno. Ma tu che cerchi da me?
vigoroso nella sua anima, quando, abban Ed egli: o mio figliuolo, tu hai ne
VITA DI UGo Foscolo, CX IX

gletto la fortuna, perdute le delizie del dalla propria mano nei suoi lussureg
la vita, consumata la giovent; e invece gianti giardini. E nel proposito di que
di pentirti, ti vai divorando quel poco di gli amici di tutto il genere umano, che
ingegno che ti resta e che pu solo ac disamano poi nel fatto i propri concitta
quistarti la gloria, il cui cieco desiderio dini: n'abbiamo parlato sovente io e l'a-
ti ha ridotto a questo deplorabile stato. mico mio Diogene, il quale non poi,
Il mio volto si rasserenava al suo di come si pretende, l'uomo il pi villano
re, ma quest'ultime parole, destandomi del mondo. N tutta la sua eloquenza,
piet di me stesso, mi trassero una la n il suo esempio, che vale assai pi, mi
grima. Avvedutosi ch'io mi sforzava di hanno potuto mai fare cosmopolita nel
alzarmi sulle braccia, rizzossi per aiu cuore. Non posso. La mia ragione presa
tarmi; s'assise poscia, e sostenendomi il alle strette dagli argomenti e dalla tri
capo con la palma della sua mano, pro sta verit dell'esperienza, ha detto, scuo
segu: La stima degli uomini grandi tendo appena la testa, di s; ma il cuore
spetta, per lo pi, tre quarti alla sorte e (e Diogene che lo sa ve ne accerti) re
un quarto ai loro diritti. Il volgo giudi stato da quel di malinconico, e non ha
ca, pi che dall'intento, dalla fortuna. risposto neppure un et. Se da queste fre
Aggiugni che gli amori della moltitudi quenti pitture che ne d l'autore di s e
ne sono sempre brevi ed infausti. E con de' suoi principii, non ne sa venire al let
tinua con ammonizioni e sentenze che as tore di che farsi di lui una giusta opi
sai ritraggono della miseria dei tempi, e nione, confessiamo non poter sperare che
della tristezza profonda ond'era occupata nulla siano per valer meglio a tal fine le
l'anima tutta dello scrittore. Per ai no nostre parole.
mi illustri che ho ricordati potrei soggiu
gnere quello non meno illustre di Gia LXXXVI.
como Leopardi, che nel suo trattatello,
bellissimo bench assai sconfortante, il Pa Nella Notizia intorno Didimo Chierico
rini o della Gloria, per via di dialogo ri assai cose sono scritte svelatamente, altre
tocca egli pure non poche di queste idee. sotto allegoria, altre da ultimo non pi sono
Non divisibili dal frammento recato cre che ornamenti fantastici. Non tanto volle
do quest'altri, inediti anch'essi, e scritti a in essa l'autore ritrarre s stesso nelle vi -
quanto pare nello stesso tempo: ho dor cende, parte bizzarre, parte difficili della
mito pi volte i miei sonni pacifici sulla propria vita, quanto dar libero corso al
paglia, e ho cenato allegramente sul de proprio risentimento co' letterati venali e
sco della povert. Nelle mie meditazioni maligni, e rivolgere l'attenzione dei con
ho congedato la vita col disdegnoso sor temporanei e delposteri sulle proprie opi
riso di tutti gli antichi e moderni sprez nioni. Tra quelli che scrissero di s bre
zatori di morte, non eccettuato il buon vemente notabilissima la vita del Chia
Seneca, che (sia detto fra noi) accarez brera, nella quale vi ha forse del buon sa
zava tremando un fiato di vita con l'ac por greco pi ancora che nelle sue stesse
qua ora di uno ora di un altro ruscello, poesie; sebbene si abbiano queste da non
e coi legumi piantati sospettosamente pochi per legittime figlie di Pindaro e di
CXx VITA DI UGO FOSCOLO,

Anacreonte (e a noi le sembrano, molte e dichiarata, o diciamola sdegno, com'egli


volte, appena appena nipoti e pronipoti). avrebbe probabilmente voluto; e lo scher
Ed uno de'soliti effetti, di cui non be zo pi arguto, quale si conveniva a tem
ne s'intendono, o troppo bene s'intendo pi di maggior movimento, e ne' quali lo
no le cagioni, il vedere che laddove tanto scetticismo aveva fatto tanti dolorosi pro
conto s' fatto delle odi e de sermoni, s gressi. Molti di quel frizzi e di que modi
poco se ne facesse de suoi dialoghi e delle di considerare le cose serie dal lato ri
sue lettere, quando lettere e dialoghi che dicolo, e le ridicole dal serio, son prese
non hanno maggior sapienza de' suoi, e pi dalla natura dello Sterne; e per non dis
de' suoi a gran pezza peccano di affetta conveniva che la Notizia stesse in calce
zione e prolissit, sono, non so se letti avi alla traduzione del Viaggio sentimentale.
damente, ma certo premurosamente stam Abbiamo veduto come premesse al Fo
pati. Come nelle poesie anche nelle prose scolo di essere conosciuto sotto la masche
talvolta ardisce troppo, egli vero, e crede ra che si era volontariamente posta sul
possibili all'italiano frasi e costrutti che viso; ora aggiunger, che in una lettera
sarebbe miglior consiglio lasciare agli an inedita alla co. Isabella Albrizzi, e scritta
tichi; ma in compenso ha vaghezza e tal qualche anno prima, v'ha l'epitaffio ch'egli,
volta rapidit non ordinarie, ed mirabile anche in questo imitando l'Alfieri, diceva
a vedere, ne' dialoghi specialmente, come essersi apparecchiato per la sua sepoltura;
spogliando le dottrine aristoteliche della ed lo stesso parola per parola che si leg
troppo ruvida scorza scolastica, ne lasci ge sul fine della Notizia, solo che il finto
intatta e meglio gustabile la midolla. Sulla nome Didimi Clerici spiatellatamente
vita del Chiabrera modell il Foscolo la cangiato nel vero Ugonis Fusculi. Ag
Notizia sua, e l'imitazione and tanto oltre, giugner anche che in essa lettera si nota
che direbbesi aversi egli attribuiti alcuni aver pure il Locke parlato nel proprio e
principii e alcune maniere di vivere, non pitaffio de' proprii vizii, Locke mio mae
per altro che per far giuocare nel raccon stro e mio padre. L'elaboratissima notizia,
tarli alcune frasi corrispondenti del Savo quantunque stampata, e che in essa ap
nese. A questo segnale meglio che a ogni punto si legga che Didimo aveva ribrezzo
altro pu forse distinguersi ci ch'egli si a correggere le cose sue una volta stam
attribuiva, da ci ch'effettivamente trova pate (il che secondo lui era manifestissi
va in s stesso. Del resto, l'amore all'an ma irriverenza a lettori), fu ritoccata e
tico e specialmente alla greca letteratura ampliata in pi luoghi, e secondo queste
l'aveva comune col Chiabrera a nativitate, correzioni ed aggiunte l'altra edizione
e non meno comune con esso il desiderio che se ne fece nel 1815 in fine dell'Iper
di trovar nuovo mondo o affogare, e lo calisse, edizione a cui pure si attenne giu
studio, quasi sempre felice, de modi pel diziosamente l'Ambrosoli nel quarto vo
legrini per maggior efficacia della poesia. lume del suo Manuale della letteratu
Anche dalla prosetta del Chiabrera traspi ra italiana. L'anonimo autore delle No
rano, chi ben vi legga, impeti di bile e di tizie premesse all'edizione milanese del
amor proprio, e non manca lo scherzo; 1825, gi da me altra volta citato, cos
ma la bile nel Foscolo pi abbondante parla della Notizia intorno Didino. Qui
VITA DI UGO FOSCOI.O. CXXI

pure il Foscolo intende di farci il pro pitolo pure, cos egli l'intitol per l'ap
prio ritratto, e pi sotto l'aspetto let punto, scrisse da Firenze sopra i giornali
terario, che sotto il morale e politico, sti, gente ch'egli ebbe moltissimo in ira
come aveva fatto nell'Ortis; quantun specialmente a cagione di que del Poli
que vi tocchi ancor qualche cosa della grafo. Per capitoli intendiamo noi italia
sua indole, delle sue passioni e delle ni, ordinariamente, alcun che di giocoso
sue abitudini, con qualche maggior cal sull'esempio del Berni; genere di poesia
ma e maturit, ma tuttavia con ostenta di cui non hanno esempi, se non forse
zione di singolarit e di stranezza. Poi rari e di poco nome, le altre nazioni; ove
ch sembra ch'egli abbia talvolta voluto non vogliansi porre in questo novero le
costringere davvero i posteri a pensare parodie. Ma il capitolo del Foscolo ben
di lui quello che asserisce nella lettera lungi dall'avere in s la schietta e sere
latina che precede l'Hypercalypsis: in na giovialit del Mauro, del Bino e de
terdum num vaferrimus mortalium sit Di gli altri di quella schiera; anzi meglio po
dimus, interdum num annentissimus dubi trebbesi chiamar satira, per la pi breve,
to. Forse egli aveva in animo di compor non essendo in esso fatto risparmio delle
re veramente que libri di cui pone i titoli punte pi acute e pi velenose. Le satire
nella Notizia, registrandoli come mano del Menzini, che qui ricordo anche per la
scritti di Didimo: ma, tranne un solo, conformit del metro, non hanno nulla di
pu darsi ch'ei non ne avesse pensato pi sanguinoso e pi caustico. Questo ca
pi in l del titolo stesso. pitolo mi sembra notabile molto, e per
s stesso, e come un indizio di pi della
LXXXVII. disposizione, chiamiamola felice o infelice
secondo meglio n'aggrada, che aveva il
Il frizzo del parroco inglese, a lui com Foscolo per la satira eziandio virulenta.
pagno da lungo tempo, e fattosegli pi che E poich siamo sul parlare di satire e di
mai familiare dacch traduceva il Viag scherzi, diciamo qui alcuna cosa, tuttoch
gio sentimentale, apparisce non solamen la ragione dei tempi domandasse che ne
te nelle sue prose, ma ben anche nelle poe fosse scritto dopo il ritorno del Foscolo a
sie di quella stagione. Come quel bizzarro Milano, di quella di cui parla il Pecchio
scrittore, prestava un culto particolare alla nel capo XII della sua Vita. Egli ce la d
memoria di don Chisciotte; e dopo essersi per lavoro incontrastabile d'Ugo, ma non
ad esso pi volte paragonato nelle sue let pochi, da me interrogati o fatti interrogare,
tere, e confessata per propria Dulcinea la tengono contrario avviso. Per altra parte
letteratura, tradusse intorno a questo tem sono anche in questo proposito s poco
po una delle amorose lamentazioni del fan esatte le notizie che ne porge il biografo,
tastico paladino. Dico tradusse; n si cre da non dover esser tacciato d'indiscrezio
da dallo spagnuolo del Cervantes, ma dal ne chi gli niegasse credenza. Mi accordo
siciliano del Meli. Nel vol. II delle poesie con esso di assai buona voglia nel ricono
di costui, stampate in Palermo nel 185o, scere il pregio non ordinario della poesia,
pu leggersi la originale cantata che inco e la convenienza, che, non ostando altre
mincia: Sutta un'antica quercia. Un ca ragioni di particolari rispetti, vedesse la lu
Foscolo, q
CXXII VITA DI UGO FOSCOLO,

ce Erra per altro il Pecchio nella data, scri LXXVIII.


vendo, sebbene con un credo dubitativo,
che il ballo da cui ebbe origine la satira si Abbiamo precorso ai tempi colla narra
desse nel 1815, quando invece si diede zione, e furono tali tempi a dir vero che
nel 1815, e pi d'una allusione bastan sarebbe ventura il non averci pi a tornar
te a mostrare cessata di gi la dominazione sopra colla memoria. Ce ne sbrigheremo
napoleonica in Milano. Letta ch'io ebbi alla meglio, ovvero per la pi corta, che
pi volte quella poesia, mi sono pi sem di siffatte narrazioni crediamo sia il me
pre raffermato nell'opinione che la si do glio. Le sorti napoleoniche piegavano al
vesse avere per fattura del Foscolo, se pu l'estremo, e con esse le sorti dell'italico
re non viveva in Milano tale, ch'io non regno. Credette il Foscolo, che nel pro
conosco, che ne sapesse imitare maravi spero tempo pi che all'armi attese alle
gliosamente lo stile. Affatto sua la ma lettere, dover in questo ricordarsi dell'a-
niera dell'invenzione, coniata sulle con bito indossato e dello stipendio che se gli
simili di Swift e di Sterne; tutta del suo pagava di militare. In un sonetto pel pro
gusto certa arguta semplicit, certe squi prio ritratto fattogli dal Fabre in Firenze,
sitezze di numero, certo classico sapore che mostr d'improvvisare, ma che nes
nella parodia; e, pi d'ogni altra cosa, in suno che s'intenda tanto quanto di versi
perfetto accordo colle simpatie ed antipatie potr credere improvvisato, incomincia
da lui manifestate in altre sue opere sono dicendo:

le principali sentenze e le allusioni pi pic Vigile il cor nel mio severo aspetto
canti. Chi poi non la volesse tutta lavoro E qual tu il fingi, artefice elegante;
del Foscolo, e dicesse l'invenzione o par e continua narrando dell'indole sua guer
te della dettatura cosa d'altri, fra quali il riera e del docile intelletto cui
Zanioli, a cui pi generalmente si attribui Contese alle Febee vergini sante,
sce, dovr almeno accordare che il Fosco per seguir l'armi; e da ultimo si dichiara
lo ci ponesse non poco del suo, essendo tutto pieno di foco marziale riaccesogli da
tanti i punti di corrispondenza da noi no gli avvenimenti di quella stagione. Armi,
tati, e che potremmo notare, da rendere armi fremo. Poi, quasi ripigliandosi:
pressoch incredibile la contraria opinio Voce inerme che pu 2 Marte raccende,
ne. Quanta fede si debba prestare all'al Vedilo, all'armi ea sacra ira le genti.
tro racconto del Pecchio, che il Foscolo Pieno di questo bollore guerriero lasci
facesse tre copie della satira, e le mandas Firenze, e si trovava in Milano a giorni
se a tre dame, la pi bella, la pi saggia, che fu disciolto il senato ed ucciso il Prina.
e la pi colta fra le milanesi, che disegna Fin che le cose procedevano per le vie or
colle iniziali G. C. N., lasciando ai lettori dinarie, o che il Foscolo le stimasse inegua
la briga d'indovinare i nomi da quelle li al proprio coraggio, o superflua credes
incominciati, veggano eglino stessi i letto se la propria aita, nessuna o poca mostra
ri; solo, che, se vero il racconto, sempre fece di s; ma appena singolari accidenti
pi indubitato sarebbe quanto dicemmo domandavano singolare energia, usciva del
intorno a chi ne fosse il vero autore. la quiete del suo scrittoio, e tornava, in on
ta ai terribili disinganni, all'alacre baldan
VITA DI UGO FOSCOI,O CXXIII

za della sua giovinezza. Fino dal novem nefici dello sciagurato ministro, gli arring
bre del 1815, e vivendo tuttavia in Firen animosamente e con proprio pericolo dai
ze, aveva di gi allontanato l'animo dalle balconi della casa di un vinaio prossimo al
Muse, e il sonetto test citato , sebbene teatro della Scala, nella quale erasi potu
non estemporaneo, quella fra le poesie del to per brevora sottrarre all'impeto mi
Foscolo che meno accusa lo studio; fino cidiale quel corpo, lacero di gi e sangui
dal novembre si dava con tutto l'animo noso, pur vivo ancora. L'autore del libro

alle gravi necessit della patria. Sopra la si dice testimonio oculare del fatto. Ed
coperta di un esemplare dell'Esperimento altra testimonianza di molto peso trovia
dell'Iliade, stampato gi dal Bettoni in mo nelle note apposte a questo libro dal
Brescia, e dal Foscolo regalato al dottore maresciallo, allora generale, Pino, nelle
Sarchiani, si legge, con data appunto del quali annoverato il capo battaglione Fo
15 di quel mese: la versione mia la ho scolo tra coloro che cooperarono al nobile
rifatta di pianta, ed infedelissimamente tentativo d'impedire i funesti effetti del
rabbellita; ma non la stampo per ora, n ferino commovimento. Chi dicesse che

forse la continuer; nam neque nos a il generale non and nemmen egli esente
gere hoc patriai tempore iniquo Possumus da sospetti in quel reo fatto, e che le note
aequo animo. Si noti la frase infedelis sono intente per l'appunto a scolparnelo,
simamente rabbellita; ma pi di tutto la avverta che perci stesso la testimonianza
citazione lucreziana, che assai palesa il tra diventa di maggior rilievo, occorrendogli
vaglio dell'animo del poeta per le sopra pi che mai di mostrarsi veracissimo nei
stanti vicende politiche. Trovandosi adun particolari della sua narrazione per gua
que a Milano ne'difficili giorni in cui riani dagnar fede all'intero. Quanto poi all'In
maronsi per poco inconsiderate speranze, dirizzo di cui parla il Pecchio, ne udii
e fugacemente trionfarono odii lungamente parlare da altri, ma non mi toccato mai
covati, non rimase spettatore indifferente di vederlo, bench ne facessi ricerca pi
della catastrofe famosa. E non manc chi volte, e pi volte mi fosse promesso. Mi
lo accusasse di essersi mischiato a coloro, contenter dunque di annoverarlo fra gli
che, per non lasciare incruenta la caduta scritti che si attribuiscono al Foscolo, di
del regno, sparsero il sangue di un mini cui per altro la sola supposizione gli torna
stro delle Finanze che appiattavasi fuggi ad onore. Non cos dubbiosa la sua pro
tivo e travestito da prete. In un libretto mozione al grado di capo squadrone, da
di Ragguagli, stampato a Lugano nel capitano ch'egli era, avvenuta durante la
1829, fu risposto a simile accusa; ma pi breve Reggenza dell'aprile 1814; vale
efficace documento troviamo nell'opera vole, se non pi, a comprovare che il ven-.
intitolata: Dernire campagne de l'ar to procelloso era il pi atto a spingerlo in
mee franco-italienne sous les ordres nanzi.
d'Eugne Beauharnais en 1815 et 1814, LXXXIX.
parle chev. S. J., pubblicata la prima
volta a Parigi, indi ristampata a Lugano Racconciate le cose lombarde sugli or
nel 1817. Leggesi quivi a acc. 1 o4, che dini antichi, vuolsi che fosse invitato a
il Foscolo, ben lungi dall'assocciarsi a'car presedere alla compilazione del giornale,
Cxx1V VITA DI UGO FOSCOLO,

che indi a poco, aiutato da uno stipendio be stata pazza che generosa quando avesse
di seimila lire pagate dal governo, e sotto dovuto temere per s medesimo. Di que
la direzione dell'Acerbi, venne fuori col ti sta offerta fatto ricordo in una lettera
tolo di Biblioteca italiana. Quanto il Pec scritta da Hottingen nell'aprile del 1816,
chio sia esatto narratore in ci che ha ri che si legge a facc. 62o dell'edizione del
guardo a questa trattativa, e quanto po Gondoliere; e quivi pure protestasi Ugo
tesse il Foscolo, dopo il male detto e scrit innocente, sebbene chiami precipitosa la
to de'poligrafici in particolare, e in ge sua partenza. Da un'altra lettera, scritta
nerale del giornalisti, porsi a questa com pure da Hottingen, abbiamo notizia del
pilazione, non si potrebbe decidere con disperdimento delle sue robe, commessogli
poche parole, n importa forse; che per da persone cui le aveva affidate. E racconta
un qualche disegno di tal fatta andassegli il turpe fatto con tanta arguzia, in mezzo
per la mente si pu dedurre dal seguente allo sdegno, che ben voglionsi riferire le
biglietto, scritto il 17 febbraio 1815, allo sue parole: vi ho gi narrato come mi
stampatore e libraio A. F. Stella: Il sot convenuto uscire a questo viaggio con
toscritto bramerebbe di parlare col si pochissimi panni. A un amico noto sino
gnor A. F. Stella d'affare che potrebbe dalla fanciullezza ho raccomandato una
essere importante al sottoscritto, al sig. grande imperiale di carrozza tutta piena
Stella ed al pubblico; ma il sottoscritto del meglio ch'io mi avessi di argenti e
non esce se non a giorno oscuro fuori di di biancherie, affinch la mandasse o
casa; per prega il sig. Stella di venire portasse, com'ei poteva, a mia madre: si
a pigliare il caff domattina al secondo pigli l'inventario, lo ricopi e firm,
piano di casa nuova Cattaneo, dirimpet e me lo diede, ed io lo mandai a chi do
to il monte Napoleone, all'imboccatura vea ricevere quelle robe. L'imperiale fu
della via del Senato. Vuolsi che il collo sigillata del mio sigillo e del depositario
quio richiesto mirasse a stabilire i modi a cui diedi le chiavi. Non per mia ma
della pubblicazione della Biblioteca, e di dre ebbe nulla, e dopo molto tempestare,
qui trassero cagione i suoi nemici ad ac il buon amico rispose, che per buone ra
cusarlo di mutabilit ne' suoi principii. gioni non avea voluto far trasportare a
Che che ne sia, il Foscolo lasciava, il 5o casa sua l'imperiale; se ne chiedesse al
marzo, Milano e l'Italia. Non posso cre la donna d'un mio servitore. Intanto il
dere affatto che tra i motivi della sua par servitore, bench per pi mesi dopo la
tenza, o fuga che la si chiami, sia da an mia partenza fosse pagato in nome mio
noverare l'essersi egli intricato nella con dal signor N., come vide ch'io non tor
giura de'militari scoperta a quei giorni e nava, scassin le serrature, si pigli il
di cui parla il Pecchio. Non trovo traccia tutto, e se n' ito; e l'amico continua a
di ci nelle molte lettere del Foscolo e di ridire: non ci ho che fare. Nel tempo
altri che accennano a questa partenza. stesso alcune stampe e porcellane, e certi
Trovo all'incontro ch'egli erasi offerto a quadretti, fra quali uno rappresentante
difensore dell'amico suo Brunetti, tradot Galileo, miniato dalla Rosellini, e fin
to nelle carceri di s. Giorgio di Mantova anche quella mia cassettina da serbare
cogli altri accusati; offerta che pi sareb il th, tutto in somma fu da uno o dal
VITA DI UGO FOSCOLO, Cxx V

l'altro pigliato; cos che da mattina a serra di compassione angosciosa quando


sera le mie stanze si rimasero vuote. E lagnasi de'piccoli disagi che gli tocca tol
fu anche chi non si vergogn d'innamo lerare, e pi che altro del freddo sover
rarsi di due paia di brache di pelle da chio che gl'intirizzisce le dita e l'anima,
cavalcare, e se le aggiudic, forse per e lamenta i corsetti di lana statigli rubati
non dimenticarsi di me. Io mi vergogno coll'altro arredo lasciato in Milano. Pure,
a ripensare a quella canaglia. I libri fu tanto pi che nella storia degli uomini ce
rono il solo ch'e' potesse salvare, e li la lebri siffatte sventure sono piuttosto con
sci, vivente, in legato alla donna gentile, suete che strane, avrebbesi un qualche
cos scrivendole: vi farei, se non vi rin compenso nel considerare l'origine donde
crescesse, far avere i miei libri restati in mossero, e l'onore che torna alla specie
Babilonia, e che scamparono dal naufra umana nel portarle dignitosamente. Ma la
gio in gran parte; perch quando tornai pubblicazione di un libricciuolo, di cui
di Toscana non li levai tutti dalle casse non pu tacere il biografo, perch troppo
ove un anno innanzi io gli aveva serrati. famoso, viene ad intorbidare la purezza
Voi conserverete quella piccola biblio di quei sentimenti. L'Ipercalisse, gi com
teca, e se morr vi siano eredit dell'a- posta in Toscana fino dal 1815 per gran
mico vostro, e questa lettera sigilli come parte, vide la luce in Zurigo (sebbene da
testimonio il debito mio a lasciarvi que una lettera alla donna gentile dovrebbe
sto legato, e la gratitudine e l'amicizia credersi in Lipsia) poco dopo l'arrivo del
sacra, dolcissima che mi muovono a far Foscolo nella Svizzera, ossia in questo
lo. Sentiamo di gi una voce pi afflitta stesso anno 1815, colla falsa data di Pisa.
che quella dell'esule, la voce del mori Dissi che nel 1815 non fu composta che
bondo. in parte, alludendosi in essa ad avveni
menti non per anco accaduti, e che l'au
XC. tore, tuttoch scriva in istile profetico, non
avrebbe saputo indovinare che dopo il
Ricoverossi a principio nella Svizzera, fatto. Di questo libretto se ne stamparono
e propriamente ad Hottingen, terricciuola centoquattro esemplari, novantadue dei
poco stante da Zurigo, dove trovo che quali hanno in fronte il nome finto s del
soggiornasse fino all'agosto del 1816. Le l'editore e s della persona cui dedicato
lettere che scrisse in questo mezzo agli ami (Lorenzo Alderani Rainieri il primo, l'al
ci, e pi di tutte quelle alla donna genti tro Giulio Riccardo Vortio), e dodici sol
le, ci fanno vivere con esso lui nella so tanto i nomi del Foscolo, e di Williams
litudine del suo monte, e respirare dalle Stewart Rose. Queste dodici copie hanno
vicende d'Europa. Il poeta del Bonaparte pure nel fine la chiave, che spiega le molte
liberatore, l'oratore de Comizii lionesi, allusioni a cose e persone per entro l'ope
l'autore del Iacopo Ortis, s'intrattiene e ra; e ciascheduna ha inoltre il nome della
favella cogli uccelletti che vengono a pi persona cui fu destinata, non che una epi
golare alle sue finestre, e studia nel bar grafe speciale. L'esemplare indiritto alla
baro latino degli scolastici le controversie donna gentile, e numerato pel VI, porta
teologiche de'protestanti. Ma il cuore si va, oltre l'epigrafe, questi due versi:
CXXVI VITA DI UGO FOSCOI.O.

Carmine formosae pretio ducuntur avarae e le tribolazioni milanesi degli ultimi an


Carmina tam sancte nulla puella colit. mi della dominazione napoleonica. Al qual
La lettera proemiale d la storia e le ra proposito voglio bene accordarmi col Pec
gioni del libro, storia e ragioni che por chio, e con quanti hanno senso di genti
gono gran lume a lettori, ma da cui pos lezza, nel deplorare che il Foscolo trascor
sono trarsi alcuni passi notabili e da es resse a scrittura s vituperosamente crude
ser letti, come quello sulla grazia nativa le, ma non posso accordarmi con esso ne
degli scrittori fiorentini, facc. v, e l'altro gli altri punti del suo giudizio. Non soli i
che narra l'apologhetto di Mercurio e di nemici dell'Aiace sono sferzati nell'Iper
Apollo, ambedue felicemente tradotti da calisse, com'egli scrive; non sono n o
Antonio Marinovich, e pubblicati nelle scure, n poco note le persone cui mira
Memorie che di lui scrisse e stamp nel no le allusioni; e il latino, meglio che pu
184o, coi tipi del Gondoliere, Niccol ro, potrebbe chiamarsi sui generis, ossia
Tommaseo. Della Notizia intorno Didi coniato su quello dellaVulgata. Qualche al
mo Chierico, che notabilmente mutata si tra parola, che mi conviene pur fare sulla
legge in fondo a questa edizione, abbia operetta, render minuta ragione di quan
mo parlato in altro luogo. Conforme la to scrissi finora.
bizzarria solita ad Ugo immaginato que XCI.
sto satirico libro, e conforme pure l'altre
sue cose, ha un riscontro molto notabile Dell'Ipercalisse dice in generale la Chia
con altro scritto, d'autore da lui tenuto ve, essere una satira contro gli uomini dol
in poca stima e apertamente deriso. Basta ti d'Italia, che, mercanteggiando il sapere
aver veduto, bench alla sfuggita, il Li e la verit, corruppero le patrie lettere e
ber memorialis de Caleostro, pubblica alimentarono l'ambizione del Bonaparte;
to da Clementino Vannetti, per avvertire e dell'autore Didimo, ch'esso persona
la rassomiglianza. In ambedue le operet finta d'uomo, il quale, coltivate le lettere,
te si usurpa il colorito de libri santi a conosciuti i letterati, e veduti di molti uo
ritrarre uomini e fatti del nostro tempo, mini i costumi e le citt, comprese alla
con animo di vituperarli; solo che il Van fine la vanit delle cose umane, e l'inuti
netti la fa da storico ed imita lo stile del lit de viaggi e de libri. A proposito dei
Testamento nuovo, il Foscolo da profeta letterati scriveva il Foscolo in una lettera
e imita quello del vecchio. Nel rovereta ad Isabella Albrizzi, che a principio ebbe
no prevale la lepidezza, nell'altro la bile fame di conoscerli, poi gliene venne indi
non ha limiti e ad ogni frase prorompe gestione, poi nausea. Nel frontispizio il
peggio che atra. Ma quanto all'irriveren ritratto di Didimo, copiato da quello che
za di abusare l'andamento e le frasi dei si vede nella traduzione del Viaggio sen
libri santi, questa pu credersi, chi l'a- timentale. Sovra il primo capo sta un ra
vrebbe immaginato? essere stata maggiore me rappresentante una cesta ridondante
nel Vannetti, che pone Cagliostro in luo di libri a tale che ne traboccano alquanti,
go di Cristo; laddove il Foscolo si con e intorno si legge: aromata aere alieno
tenta di assumere il fare de veggenti del magni parta ad comburenda ossa homi
vecchio patto per vaticinare gli scandali nis. Si apre la visione parlando di Iero
VITA DI UGO FOSCOLO, CxxV II

momo, composto greco di sacro e del no satira velenosa, crudele, preventivamen


me del noto dio degli oltraggi. Il luogo te scontata dalle angoscie di chi dovette
della visione Firzah, nome antichissimo all'atto di dettarla confessare a s stesso:
di Firenze, nella terra degli Aramei, po mi forza ricorrere a quest'arme, il dis
poli d'Arabia, che secondo alcuni eruditi piacere che ne avranno gli altri mi sar
abitarono l'Etruria prima della fondazione ricambiato d'odio, fors'anco irreconcilia
di Roma. Quivi presso, in agro qui dici bile. Per altra parte vorrei che certe spor
tur Ptomotaphion, cimitero di quadru che mediocrit si persuadessero non ba
pedi, ebbe Ieromomo i natali. Lasciando stare a preservarle dall'infamia, che tosto
da parte moltissime fra le bizzarre cose o tardi pu venir loro sopra, le vili e ma
vedute, due ne noteremo: l'uomo milita lefiche arti che loro giovarono per vivere
re, pel quale significato lo stesso Fosco alcun tempo temute ed agiate; e che non
lo, e la vecchierella Margherita nella quale radi sono gli esempi di queste tarde ma
si adombrano gli uomini semplici che at immortali vendette. Il primo a patire nel
tendono a fatti proprii, e, potendo, con l'onore il satirico, ma quando la satira
fortano gli sventurati. Succedono profeti cade in debita parte non va esente dal
che descrizioni e diatribe sugli andamenti disonore nemmeno il satireggiato. E poi
delle lettere e del governo napoleonico e ch la razza degli adulatori, dei furbi, de
sui costumi particolari di Ieromomo. gl'invidi e degli sfrontati dotata d'una
inutile il descrivere l'irritamento cagiona fecondit mostruosa, non tanto mi dolgo
to dalla pubblicazione del libricciuolo; co e si dorranno, spero, con me le anime
me inutili sarebbero le riflessioni che da belle ed oneste che i tristi fossero a morte
me si facessero deplorando l'acciecamento trafitti, quanto che un uomo de'non vol
estremo a cui si mostra condotto dalla bile gari abbassasse l'armi a trafiggerli. Ma in
chi abusa siffattamente le forze del proprio sieme a mediocri furono percossi anche i
ingegno. Noter solo che, dopo aver de sommi; e poco il Foscolo si ricord, scri
plorato l'abuso, giover considerare i do vendo s sconcie cose del Monti, l'obbli
lorosi stadii cui dovette percorrere uno gazione presa gi seco stesso di soddisfare
scrittore dotato di tanta squisitezza di sen i doveri delicatissimi della discordia nel
timento prima di giugnere al rinnegamen le antiche amicizie. Purtroppo, non sola
to di s stesso e della dignit propria, e a mente quando giusta, torna malagevole
bruttare la propria penna nella pozzan il prescrivere all'ira un confine, come canta
ghera di simili vituperii. Ci che mi vien il poeta! Il Monti stesso non si rimase, co
pensato dei suicidi, ossia gli acuti spasimi me s' veduto pi volte in questa Vita: e
ch' forza precedano ad una deliberazione ne'giorni a cui siamo col nostro racconto,
s ripugnante alla naturale tendenza d'ogni troppo facilmente si lasciava portar a cre
uomo, mi pur forza pensare, poste le dere (Opere inedite e rare, vol. V, facc.
debite proporzioni, vedendo un nobile in 135) che il Foscolo mandasse il suo ri
telletto, un cuore capace della pi fervo tratto alla duchessa d'Albania, a condizione
rosa amicizia, immaginare un ignominioso che l'appendesse nel suo gabinetto a canto
libello, e compiacersi quasi dell'abborri a quello dell'Alfieri e dell'ab. Caluso, e che
mento a cui si fa segno. Credasi pure: la la duchessa stupefatta di tanta arroganza
CXXVIII VITA DI UG0 FOSCOLO,

gliel rimandasse impachettato senza nulla Questi Vincenzo Monti cavaliero,


Gran traduttor de traduttor d'Omero.
rispondere, colla direzione: al sig. Ugo
Foscolo, Zurigo. Questo racconto, ch'egli Dato che l'epigramma fosse pure del Fo
ridice con certa caustica gioia al Musto scolo, questi n'era pagato a misura peggio
xidi, gli fu fatto dall'abate de Breme; ma che di carbone. Ma noto a pi d'uno che,
la testimonianza dell'abate de Breme, al ben sei e sett'anni innanzi la data di questa
meno sul conto del Foscolo, non per lettera, l'epigramma girava per Milano non
nostro giudizio di troppo gran peso. Cre solo ma e per la restante Italia: or come
derei oltre a ci poter trarre argomenti diceva egli il Monti che l'altro l'avesse
a smentire il fatto da una lettera del Fo allora allora mandato da Londra? Per a
scolo stesso, scritta certamente senza sape verne appicco a dettare egli pure quel suo?
re dell'altra del Monti, e che pu vedersi Vero che si andava susurrando in quei
a facc. 62 1 dell'edizione del Gondoliere; giorni della nuova versione dell'Iliade,
ma ad ogni modo, non volendo pur cre che l'esule stesse per pubblicare. I lettori,
dere il Foscolo immune dal peccato del se ne hanno voglia, strighino da s que
l'arroganza, si dovrebbe crederlo da quel sto nodo; a me non accadde mai di av
lo dell'arroganza goffa e inesperta. Oltre verare che il Foscolo fosse autore dell'e-
ch dall'epistolario di lui ben desumo che pigramma, e so che nel 1827 se gli ag
non ebbe mai troppo grande simpatia per gravava l'un di pi che l'altro l'infermit
la contessa, n questa del pari pel poeta; che lo spense.
ma non ho mai trovato che l'accusasse di
scortesia, quanta almeno ce ne vorrebbe XCII.
a lasciare senza risposta chi vi manda il
proprio ritratto, poniamo pure a condi Il Foscolo attese in Hottingen primie
zione di appenderlo fra quelli di due amici ramente a ripubblicare l'Ortis, correggen
famosi. Per saggio poi di ci che sapeva done lo stile, aggiugnendo alcune cose, to
all'uopo anche il Monti cantare del vec gliendone altre, riducendo in somma l'e-
chio amico, riferiremo l'epigramma, che si dizione sull'esempio della prima, s'e-
legge a facc. 276 del vol. V delle Opere gli pur vero che questa (stampata da
inedite e rare, come da porsi sotto il ri un gentiluomo in casa propria a Vene
tratto del Foscolo. zia, sotto la data: Italia, Mpcccrr) ab
bia mai esistito. La conoscenza di siffatta
Questi il rosso di pel, Foscolo detto,
S falso che als fino s stesso prima edizione la debbo alla Notizia bi
Quando in Ugo cangi ser Nicoletto: bliografica, posta nel fine di questa stam
Guarda la borsa, se ti viene appresso.
pazurighese del 1816, colla falsa data di
E qualche riga di prosa dichiara pel mi Londra 1815; e per quanto cercassi di
nuto il significato dell'ultimo verso. La trovarne copia, non mi venne mai fatto,
data della lettera porta l'anno stesso della e nemmeno parlare con alcuno che l'aves
morte d'Ugo, e l'epigramma si dice com se egli stesso veduta; anzi taluno dei pi
posto in risposta d'un altro che questi intimi al Foscolo, e meglio instrutti del
mand da Londra in Italia per esser po le sue opere, trovai che l'aveva per fog
sto sotto il ritratto del Monti: giata a bella posta, come dilettante ch'egli
VITA DI UGO FOSCOLO. CXXIX

era di tali invenzioni. Assai forte prova, strando che il libro fosse pubblicato pri
anzi convincentissima, dell'insussistenza ma della sua partenza d'Italia. La data
dell'edizione veneta l'abbiamo dai rami vera dell'edizione, e la vera indicazione
della zurighese. I nuovi editori, (dice in del luogo, si pu ritrarla dalle lettere, gi
questa la Notizia bibliografica) corredan citate, alla donna gentile; vedile nell'edi
do il volume del ritratto dell'Ortis sola zione del Gondoliere, a facc. 558 e 622,
mente hanno lasciato fuori que passi, che e sono la XVII e la XXIII. Da queste
alludono agli altri rami, i quali nella pri sappiamo, oltre al resto, che il pregio rea
ma edizione vi stanno per cos dire chia le della ristampa svizzera consiste nello
mati dal testo. Si deve intendere per nuo stile. Non l'ho rimutato, continua, bens
vi editori que del Genio tipografico di ho corretto qua e l alcuni modi che suo
Milano. Ora uno di questi rami, di cui tac nano male al mio orecchio toscaneggian
ciasi come mancante la ristampa, il ri te, ed ho inoltre ridotto l'intera lezione
tratto di Teresa, posto nel frontispizio, al testo della prima edizione rarissima e
quando desiderava di dare un addio a Ia sola attendibile. Camillo Ugoni, in una no
copo, prima che questi partisse, e scor ta alla sua traduzione dei Saggi sopra il
gendo il servo da lontano, volt il viso Petrarca, facc. 214, dice che libro non u
verso il cancello donde Iacopo solea ve sc pi raffazzonato, al rinnovarsene del
nire, e con una mano si sgombr il velo l'edizioni, delle lettere di Iacopo Ortis;
che cadevale sulla fronte, e rimirava in e cita singolarmente le due del 1814, e
tentamente. Questo passo manca, a dir ve del 1817. Non ne tragga in errore il nuo
ro, nelle successive edizioni, o antecedenti vo cenno del Foscolo alla prima edizio
che dir si voglia, e risponde perfettamente ne: rarissima pur quella del Genio ti
al frontispizio della zurighese; ma nelle pografico fatta in Milano l'anno stesso
lettere alla donna gentile leggiamo: lo 18o2 della supposta veneta, e il Foscolo
stampatore, malgrado mio, e non ci fu intendeva parlare di essa prima, scriven
modo di distornelo, ha voluto porre in do senza misteri all'amica sua. Penso ben
capo alla prima lettera un ritratto ideale s che si giovasse di alcune parti del ro
affinch si creda che sia di Teresa. Non manzo, ommesse la prima volta, ma fin da
dunque copia dell'edizione veneziana, quel tempo composte; come per esempio
ma capriccio dell'editore svizzero, che vol la lunga lettera 17 marzo (facc. 49, ediz.
le pure ornare il volumetto d'altri rami, 1816) che non sarebbesi potuta stampare
perch cos s'usa col. Non sar spero, senza pericolo durante la dominazione na
chi voglia sofisticare sull'esser detto in poleonica. Oltre la nuova edizione del
capo alla prima lettera anzich sul fron l'Ortis, ritocca ne'modi che s' veduto, e
tispizio; che allora n'avremmo un'altra l'Ipercalisse, pubblic nel primo giorno
edizione, di questo tempo medesimo, fin del 1816, un libricciuolo col titolo di Ve
ora ignota. Anche questa edizione sviz stigi della storia del sonetto italiano dal
zera ha, come si disse, falsi il luogo e la l'anno ncc al m Dccc, libricciuolo raris
data; e forse che l'autore volle far credi simo; se dobbiamo credere al frontispi
bili le altre novellette che viene spaccian zio, se ne stamparono tre sole copie. Non
do per entro la Notizia bibliografica, mo era nuovo il pensiero di siffatta raccolta,
Foscolo. r
Cx xx VITA DI UGo Foscolo.

e pochi anni prima alcun che di simile e del proprio poteva credersi voluto espres
rasi messo in luce dal Bettinelli; come il samente dalla circostanza. Quello de' suoi
motto quae legatipsa Lycoris era il me sonetti che da lui fu trascelto: Un d s'io
desimo che adoperato avea l'Algarotti pei non andr sempre fuggendo, reca pi di
suoi dialoghi sulla luce e i colori. Crede una variante, e vuolsi pensare che fos
remo, come dice la breve dedicatoria alla se dall'autore tenuto pel pi bello fra
donna gentile, che il poeta, pubblicando la quanti mai ne compose; se ad escludere
raccoltina, lavorasse di sola memoria? Il quelli di argomento amoroso non fu co
crederemo, se non altro, per le inesattezze stretto da certa legge di galanteria, e a
nelle quali caduto, sostituendo di pro preferir quell'uno ai restanti, dall'essere
prio capo, specialmente nel sonetto di Ga quello fra tutti che pi conteneva delle
leazzo di Tarsia, lezioni che non si trovano vicende della sua vita e de' suoi domesti
in alcuna stampa, e stimando che si par ci affetti.
lasse del Bembo nel sonetto di Veronica XCIII.
Gambara l ove dice: Felice e lieto Bardo.
La poetessa non usa gi Bardo per sino La vita del Foscolo nella Svizzera, se
nimo di poeta, ma come nome proprio di per alcuna settimana e con altro umore
tale di cui leggonsi i versi nelle raccolte di dal suo potrebbe sembrare invidiabile,
quel secolo, non che quelli d'altri poeti a non ha nulla d'allettante quando s'oda il
lui diretti. Sembra da una lettera scritta racconto che ne fece egli stesso. Non ri
alla donna gentile nell'agosto 1826 da peter quanto scrisse dell'ospitalit del
Basilea, che i Vestigi si dovessero ristam la nazione; le sue lettere sono stampate, e
pare in Firenze; e l'autore assentiva, pur pu leggerle a tutto proprio agio chi n'ab
ch il Niccolini rivedesse le date e gli bia voglia. O fossero veri i suoi lagni, e
sbagli corsi nelle postille e purch non senza colpa dell'intera nazione gli acca
c'entrasse il suo nome; ma la ristampa desse d'imbattersi in individui sciagurata
non si fece, ch'io sappia, se non, morto il mente atti a screditarla, o sopra il vero
stesse il lavoro dell'accesa sua fantasia e
Foscolo, ad una con altri suoi scritti, per
opera del professore Caleffi. Le mende dell'anima facilmente irritabile; l'una o
sovrannotate non tolgono che la raccolta l'altra di queste cose, o amendue che si
sia molto pregevole, e pregevolissime le fossero, quant'egli di s scriveva a suoi
brevi ma succose noterelle, sparse della pi cari fa compassione. Ho d'altra parte
critica arguta che il Foscolo ebbe sempre che, nel mentre ristampavasi in Zurigo
compagna. Dall'aver allogato s stesso, so l'Ortis, una Teresa di quella contrada a
s
lo de'contemporanei, fra' componenti la vesse guadagnato l'animo dello scrittore;
raccolta destinati a tracciar la storia di il che lascierebbe intendere troppo bene
questo genere di poesia, altri potrebbe l'amore assiduo con cui rivide il roman

tacciarlo di arroganza, specialmente viven zo, e gioverebbe anche a spiegare alcune


do il Vittorelli: bisogna notare per altro delle aggiunte fatte nella seconda edizione
che questo libretto era dono cui egli in della Notizia intorno Didimo Chierico.
tendeva di fare a persona amica, stampato E se devo prestar fede a chi dice aver
in tre soli esemplari, e il porvi alcun che conosciuto persone ch'ebbero parte in
VITA DI UGO FOSCOLO. CXX Xt

questa poco bella avventura, la Teresa Ho udito dire a taluno che queste corag
torn in s stessa, ma senza serbare misu giose peregrinazioni d'Ugo si devono a
ra nel ravvedimento; talch se m'ebbero scrivere alla sicurezza ch'egli aveva di
manifestazioni e consegne imprudenti e trovare, ovunque giugnesse, compagni soc.
serii richiami, e la partenza del Foscolo correvoli per uniformit di principii. Gio
dalla contrada non dovette essere pi ol ver a questo proposito ch'io ricopii un
tre differita. Forse che alluda a questi fat brano di lettera ch'egli scriveva, quando,
ti la lunga lettera del 5o marzo? In essa credo, si volle da taluno spacciarlo autore
leggi la sentenza, che la coscienza dice il di certa orazione. Mi duole che ci si creda
vero, ma timidamente e con certa specie in un luogo, ov'io ho dichiarato altamen
di codardia; sentenza ripetuta con qual te ch'io disprezzava quelle congreghe di
che amplificazione nella Notizia. Parlasi scioperati, d'esploratori e di furbi, n si
anche di una seconda vera colpa, riferen pu credere senza ch'io sia meritamente
dosi ad altra commessa nel 18oo, che fu tenuto per simulatore e perfalso. Io non
la prima, e di cui toccato in generale sono mai stato tra que lavoratori n col
nell' Ortis. Ad ogni modo tanto era cre corpo, n col pensiero; e l'unico torto
dibile che il Foscolo avesse voluto sog ch'io m'abbia in ci si , ch'io pi con
giornare lungamente tra quelle montagne, passione che con ragione, pi con fer
quanto che la lettura de teologhi prote mezza che con prudenza, mi sono sempre
stanti e la conversazione cogli uccelli pi scatenato e mi scateno contro institu
golanti alle sue finestre fossergli studio e zioni e persone sentenziate da me sen
conversazione di tutta la vita. Da quando za conoscerle, e solo per certa persuasio
si mise in via per la Svizzera le sue lette ne morale. Del resto io conosceva Car
re lasciano intravedere l'intenzione di tra tier; ma quando mor io era in Fran
gittarsi in Inghilterra, e questa intenzione cia. E in Francia tutti i nostri insaniva
si viene facendo di lettera in lettera pi no per fabbricare senza fondamenti; soli
manifesta. Col ricavato delle edizioni fatte il generale Teuli, certo Maffei ch' ca
in Zurigo pensava condursi a Londra; pitano ne'cacciatori del principe reale,
qui, aiutato dell'amicizia del Rose, tenta ed io, eravamo soli profani in tutta la
re di dar stampate per intero le cose sue, divisione italiana. Se chi spacci la fa
e con tal mezzo agevolarsi il ritorno alle vola la spacci sull'altrui fede, credu
isole o il soggiorno nella molto amata Fi lo e lo compiango; se assicur d'aver
renze. doloroso e mirabile insieme a veduta l'orazione, maligno e lo disprez
pensare come questo disegno, che non po zo; ma non mi curo n di sapere chi sia,
t mai porre ad effetto, gli stesse fitto nel n di giustificarmi dinanzi a lui. Abbia
cuore; e pochi mesi prima della sua morte mo in questo passo un nuovo punto di
ne riparlasse presso a poco colle medesi rassomiglianza del Foscolo col grande A
s me frasi di dieci anni innanzi! Si acconci stigiano.
dunque nel luglio 1816 alla partenza per XCIV.
- -

l'Inghilterra, dove giunse traversando per


Ostenda, dopo burrascosissima e perico Le notizie che ho cercato di procac
losa navigazione, l'undici del settembre. ciarmi riguardanti la vita del Foscolo mi
CXXXII VITA DI UGO FOSCOLO,

si fanno scarse dacch'egli part d'Italia, n superbo n modesto, e bado a studia


e pi che mai dacch ferm il suo soggior re la carta per trovarvi sentiero sicuro e
no nell'Inghilterra. Premetto questa con spedito ed onoratissimo. Abbiamo dal Pec
fessione, perch non mi si accusi di de chio la lista dei nomi illustri di coloro che
scrivere l'ultima parte della sua storia festeggiarono il Foscolo appena mise piede
con minor diffusione del resto. Odo intanto sul suolo inglese. Ma una grave sventura
che una vita del Foscolo stiasi compilan gli tocc poco dopo il suo giugnere in In
do in Londra da un uomo di non ordina ghilterra: la morte della sua povera ma
rio ingegno, alla quale accompagnandosi dre. La morte delle mia povera madre,
non pochi scritti finora inediti, se ne a che mi fu tolta da Dio, mi ha aperto nel
vranno due tomi di molto desiderata let cuore una nuova sorgente di perpetua
tura. Noto anche come gli ultimi anni della malinconia e di rimorso; e questo paese,
vita d'ogni uomo siano per lo pi i meno tristissimo per me, diverrebbe micidiale,
fecondi d'avvenimenti, per la mancante tanto fu fino ad ora l'afflizione di spiri
alacrit ne'desideri, e per aver di gi cia to e di salute che mi ha quasi fatto mo
scheduno presa oggimai quella via che rire, e mi par anche di essere oggi un
meglio se gli confaceva, e condursi per uomo sepolto vivo. Queste parole d'una
quella con passi uniformi. L'arrivo a Lon sua lettera, del luglio 1817, ne conduco
dra fu dunque, come s' detto, sebbene no a visitare alcun poco l'interno della
preceduto da una burrasca, assai prospero, sua casa. In onta ai dissipamenti giovanili,
e in una lettera alla donna gentile, scritta e alla vita vagabonda ed inquieta, bisogna
allora allora, si legge: dacch toccai l'In confessare che le affezioni domestiche ave
ghilterra ebbi lieta ogni cosa, fin anche vano nel suo cuore molto profonde radi
il sole; e se nol vedessi annebbiato verso ci. S' veduto con quante lagrime pian
l'alba, darei una mentita a chi grida con gesse la morte del fratello Giovanni, con
tro la caligine inglese, e vo canterellan quanta sollecitudine attendesse all'educa
do certi versi d'Ippolito Pindemonte mio zione dell'altro fratello suo Giulio; e ne
amico: gli anni appunto pi bollenti di giovanile
Non biasmi Italia pi l'anglico cielo, ardimento, avendo a tradurre alcuno fra
Cielo che pi non gelido e scuro. gli epigrammi di Callimaco, di tre ch'ei
Qui per la prima volta mi sono avvedu ne scelse, due toccano le dolcezze della
to ch'io non sono affatto ignoto a'morta domestica pace. Ed uno tra questi non pu
li, e mi veggo accolto come uomo, che a meno di commuovere per la relazione
godesse gi da un secolo di bella fama e strettissima colle particolari condizioni del
illibata; n starebbe se non in me di a traduttore. il seguente:
vanzarmi danaro alle prime; ma innanzi Tombe siam noi di tre fratelli, ed una
a questo s'ha da pensare alla dignit, Sola d'un solo le reliquie aduna.
tanto pi, che dove pi decoro, ivi cor Il fratel primo in volontario bando
Per cingendo per la patria il brando;
re spontaneo col tempo e pi abbondante
L'altro fratel l'aspra sua vita e il caro
il danaro. Per mi sto sulle mie, e a que Ricco naviglio lasci al flutto avaro.
sti signori che mi vanno afferendo aiuti Bast il suo campo al terzo: ei solo accanto
e servigi, rispondo signorilmente, con viso Degli avi orposa, e de' suoi figli ha il pianto,
VITA DI UGo FOSCOLO. CX XXIII

Quante malinconiche reminiscenze, e ma tuosa di Laura . . . am pi l'uomo che


linconici presagi non dovevano accupargli la celebrit del poeta. Questo passo reso
la fantasia nel tradurre questo epigramma? pi toccante dal pensiero della figliuoletta,
Il pensiero di legarsi con pi stretti vin ch'egli pure, il Foscolo, aveva avuto dal
la inglese prigioniera nelle Fiandre, di cui
coli, e far famiglia egli stesso, lo aveva a
vuto in giovinezza; e del non averlo fatto s' parlato, ed qui tempo si riparli; tanto
se ne scusava seco medesimo con i seguen pi che ne si concede di farlo colle stesse
ti versi, che trovo in alcun frammento dei parole di lui.
Sermoni:
XCV.
Orfano errai; di me piet mi vinse;
Piet, che n di certi abbracciamenti,
N delle cure d'amorosa moglie Dopo aver scritto, in una lettera ine
Io non compiacqui mai l'animo mio, dita all'amico suo Dionisio Bulzo, di que
Ch n a me col mio sangue educo affanni ec.
sta figliuola natagli in Fiandra, e che ne
E come pi fuggivangli gli anni, ed ei ri avrebbe preso in moglie la madre, se a
guardava quasi atterrito al passato, rim vesse allora potuto ci fare senza perico
proverava s stesso, e il poco studio posto lo suo e di lei stessa, continua: la bambi
a procacciarsi riparo alla solitudine e a'di ma era appena in fasce quand'io fui
sagi dell'et declinante: mandato a militare per due anni nell'e-
Allora era da porre sercito sulle coste dell'Oceano, ed io
Studio in guadagno, e questi anni di certo
per la figliuoletta mi viveva in pace, sa
Foco aiutare di tranquilla mensa. pendo che la madre sua non era povera,
Il che sia detto agl'inesperti giovani, va e che la vecchia sua nonna pigliavane
gheggianti l'esilio come diporto, e il vive cura. Poscia dall'anno 18o5, tornatomi
re trabalzato, quasi anticipata caparra di in Italia, non ho potuto pi udirne no
celebrit. Come pi la vecchiaia appres vella, e da poi che giunsi in Inghilterra,
sava, e pi questo desiderio facevasi in lui trovai che la madre s'era allogata a un
pungente ed acceso. O m'inganno, o fu marito, recandogli a dote tutta la sua so
rono scritti col profondo senso della soli stanza, e lasciando la mia bambina alla
tudine desolata a cui vedevasi condannato nonna, che la provvedeva d'educazione,
se nol sopraggiugneva la morte, i periodi e se la teneva in compagnia fino che vis
che trascrivo dal Discorso sul testo del se. Nel primo tempo adunque del suo sog
poema di Dante (facc. 184, 185). A'va giorno in Inghilterra pu vedersi, che, ol
lentuomini filosofanti mi piace di ram tre le liete accoglienze degli amici, avesse
mentare ch'essi purnacquero da una ma pure altri conforti; non potendosi suppor
dre, e che la minaccia sacra del guai a re che il matrimonio della prigioniera fosse
chi vive solo! si adempie notte e giorno dolore da avvelenargli il piacere della riac
amarissima sovra chiunque persevera di quistata figliuola. La vita da lui condotta
vivere solo. La consolazione unica alla dopo la milizia sulle coste dell'Oceano era
malinconica e irrequieta vecchiaia del benaltra cosa dal viaggio al polo del capi
Petrarca fu una figliuola; e forse la ma tano Parry, cui tocc di tornare il giorno
dre di lei gli era stata amica pi affet appunto che l'amante sua dicevasi sposa
CXXXIV VITA DI UG0 FOSCOLO,

ad un altro dinanzi gli altari. E se, come la villa maggiore, e le pigioni delle tre
abbiamo dalla canzone del Pindemonte e case (che con tutte le altre pigioni di
dalla storia, il capitano pot vincer la stiz Londra sono scadute d'un trenta per
za merc una cacciata di sangue, anche cento da un anno in qua) sono rilasciate
meno sar bisognato al poeta. Il resto del a scontare gradatamente il capitale e l'in
la storia di questa figliuola narrato nella teresse del prestito. Cos siamo restati
lettera gi ricordata, ed io continuer a senz'alcuna speranza che de'miei lavori
trascriverlo in questo luogo, sebbene, stan letterari. La villetta di cui parla il Fosco
do all'ordine cronologico, dovesse venir lo in questa lettera descritta dal Pecchio
dietro altri fatti che non ho per anco rac (cap. X), che la dice posta in Sout-Bank,
contati. Morta la vecchia, efu nel 1822, sovrastante al nuovo canale del Reggente.
lasci da tremila lire in legato alla mia In questa villetta appunto accadde il duel
figliuola, e gli esecutori testamentari, an lo, mosso da cagione che vorremmo tace
che coll'avviso mio, investirono quel pic re, ma di cui non troviamo tanto risibile
colo capitale in terre di lunghi livelli di lo scoglimento quanto mostr di credere
novantacinque anni, in tre villette ne'din il biografo surriferito. Certo Greham, gi
torni di Londra, che ben tenute e appi scrivano e traduttore a servigi del Foscolo,
gionate, cominciavano a fruttare da cen continuando, cessato da questi uffizii, a vi
to e pi lire all'anno, oltre la villa pi sitarlo frequentemente, pens di rivaleg
grande, che fu alzata di pianta da me, giare con esso nell'amore d'una delle tre
architettata a modo italiano, ornata clas sorelle cameriere, viva ripetizione delle tre
sicamente, circondata di giardino e d'or Grazie in marmo con cui il poeta aveva ab
to e boschetto, e mobigliata con ricchez bellito l'elegante suo romitorio. Punto co
za insieme e con eleganza. In quella vil stui, come sembra, da qualche rimostranza
la, nol niego, mi sbilanciai forse troppo. del padrone, entr una mattina, che l'altro
Pur era preparata da me e come tempio se ne stava a leggere stranamente assiso su
agli studi, e come asilo alla mia vec d'una scranna, col petto chino sullo schie
chiaia, e finalmente come la migliore so nale, e il dorso alla porta. Pot quindi bat
stanza dotale della mia figliuola. Ma terlo pi volte alle reni con uno scudiscio
d'allora in poi incominciarono le cala prima che sorgesse a domandare risarci
mit di molti e le mie, e andarono cre mento. Venuti al duellare colla pistola, toc
scendo d'anno in anno, e poscia infieri c al Greham di sparare il primo, e sfalli:
rono; ed io per soddisfare creditori che il Foscolo allora tir all'aria, protestando
per processi legali raddoppiarono le mie sdegnare vittoria di tali avversari. Abbia
spese, mi sono spogliato d'ogni cosa, mo riferito il fatto quale si legge nel libro
mentre quei che m'erano debitori, essen del Pecchio; non sappiamo poi se la frase
do mercanti, avevano il privilegio di di dell'Ugoni (Vita e scritti di G. Pecchio,
chiararsi falliti, e pagarmi pochi scellini facc. 175): in tutto s fatto racconto del
per lira. La terra e i livelli della mia duello, racconto composto de'motti degli
figliuola erano e stanno e staranno ancor amici, e s poco decoroso, Pecchio giu
per alcuni anni ad usufrutto di quelli dic come il volgo, debba metterci in guar
che prestarono il danaro per fabbricare dia, non solo intorno il modo onde il bio
VITA DI UGO FOSCOLO. CXXXV

grafo milanese ha giudicato di quell'av ta di maggior peso ch'essa non pu por


ventura, ma eziandio intorno la verit di tare. Un maestro italiano, uomo non senza
alcune circostanze. Le lagnanze fatte su ingegno, ma pi ancora che ingegnoso biz
questo proposito dal fratello d'Ugo (Bi zarro, avrebbe voluto ch'egli s'intromet
blioteca italiana, n. CCXXXVIII) mi tesse a strignere per esso non so che con
sembrano molto giuste. tratti co' librai; e a farsegli amico, co
minciava dal riferirgli spiacevoli dicerie
XCVI. e novellette maligne. Quest'arte fa buona
prova presso molti, ed anzi assai volte
In Inghilterra, pi ancora che scrittore il solo mastice che tenga uniti agli uomini
originale e poeta, si mostr filologo e cri di qualche conto i mediocri e gli abbietti.
tico: con pose opere erudite, articoli di Riferir alcun brano delle lettere corse su
giornali, e presedette edizioni di classici. E questo argomento perch si vegga pi sem
prima che s'ingolfasse in maggiori impre pre aperto come fosse solito il Foscolo di
se, nel 1817, ossia un anno dopo il suo ar portarsi con simil gente, e quali ragioni gli
rivo nell'isola, diede una nuova edizione, procacciassero certe sorde inimicizie, e
in due volumi, del Iacopo Ortis, che pu certe accuse di freddezza e renitenza nei
chiamarsi la terza. La lezione del roman bisogni de' suoi fratelli. Ella pu, e per
zo, anche questa volta, fu notabilmente propria esperienza, sapere che qualun
cangiata; e cos pure alcuni capitoli della que ridice cose spiacevoli al certo se-
traduzione del Viaggio sentimentale, che minatore di scandali, e pu essere semi
in questi due volumi si leggono ristampati natore di bugie. Perci sono astretto ad
per via d'appendice, diversificano non po avvertirla che due caratteri si diversi non
co da quelli dell'edizione pisana. Sap possono accordarsi se non con lo stare
piano poi i bibliografi, che di questa edi uno lontano dall'altro: e per questa ra
zione dodici esemplari hanno particolare gione io prego lei, signor mio, di rompe
dedicatoria col nome del Foscolo, di cui re sul principio il nostro carteggio, tanto
sono mancanti gli esemplari comuni. A pi che a questo foglio non bisogna ri
Parigi, nel 1825, quest'edizione fu ripe sposta. Non so in che modo si conduca
tuta. Alla terza edizione dell'Ortis, ag nosi fatti contratti, ond'io non posso se
giunse, nell'anno stesso 1817, la pubbli non esserle grato della fiducia ch'ella ha
cazione di un libretto in lode di France riposto in me, e insieme affliggermi di
sco Horner, che dedic con lettera, che si non esserle di veruna utilit. L'altro pic
legge ristampata dal Gondoliere(facc.629), chiava di nuovo, e di nuovo il Foscolo:
al nipote di lui Enrico Fox, giovinetto fi non posso mantenere carteggio; n d'al
gliuolo di lord Holland, uno tra gli amici tra parte voglio lasciarla senza risposta,
suoi e protettori. La fama che le sue rela Prescindendo dalla spesa postale, che, se
vioni e le sue opere gli andavano procac continuasse, graverebbe lei e me, lo scri
ciando pi sempre attiravagli le noiose ver lettere m' di gran peso; e pi quan
pretensioni di coloro, pe'quali tanto vale do non ho da dar che parole a chi vorrei
aver un po'di vento in favore quanto es pur dare de'soccorsi. E potessi! Perch
ser obbligato a caricare la propria barchet allora, oltre al giovare agli altri, il mio
CxxxVi VITA DI UG0 FOSCOLO,

stato non sarebbe s doloroso, da essere, XCVII.


com' oggi purtroppo, esacerbato anche
dalle altrui sciagure. Le sue disgrazie Ma pi grave accusa alla poca nobilt
m'affliggono davvero, e dentro l'anima, del suo animo se gli mosse per un libro
ma non so come aiutarla. Non posso. N cominciato a stamparsi a Londra nel 182o,
creda che io le abbia dato risposta eva e di cui si ritirarono studiosamente gli
siva quand'ella mi scrisse de suoi mano esemplari incompiuti: Ou the cession of
scritti. Fatto sta ch'io non conosco librai Parga. Effettuandosi dagl'inglesi la ces
i quali si assumerebbero edizioni di libri sione di Parga a Turchi, tre deputati di
forestieri. E per ultimo: oh davvero, s'io quella infelice contrada si portarono a
non avessi rispetto alla disavventura, che, Londra, con animo di richiamarsi alla ca
per qualunque cagione e in qualunque mera de' Comuni del traffico indegno (tale
uomo derivi, ha sempre un non so che di da essi stimavasi) ch'era stato fatto della
venerabile per me, io deplorerei in lei un lor patria. Pensarono questi giovarsi del
uomo, che non potendo vivere senza l'al vigoroso ingegno del Foscolo a porre in
trui aiuto, s'avventa contro chiunque maggior lume le proprie ragioni, e ad af
gliel niega. Per legge ingiusta, ma ine forzare coll'eloquenza la propria doman
vitabile della societ, l'indigenza puni da. Il Foscolo gli ascolt attento, intensa
ta di disprezzo dai pi; ma il disprezzo mente studi il soggetto della quistione,
diventa giustissimo, allorch l'uomo ne rinvang quanti pi pot documenti utili
cessitoso s'arma contro gli altri di pre all'uopo, e quindi si diede a comporre un
tese, di querele e di maldicenze. Le sono lungo libro, del quale aveva stampato fino
parole dure queste mie, ma le sono vere; a quattrocento faccie; quando improvvisa
e le credo necessarie per lei. Poglia il mente, per volont dello stesso autore, la
cielo ch'ella si governi in modo che le stampa venne interrotta e impedito che
riescano false ed inutili. Di cuor freddo, quel frammento si divulgasse. La maligni
anzi uom senza cuore chi scrive in tal mo t, sempre vigile alla vedetta,sussurr uno
do! gli odo gi esclamare i moltissimi libe di quegli ovvii motivi, che la frequente
rali, che sanno promettere quel ch'ei non esperienza rende anche troppo credibili:
hanno, e non mai appagarsi di ci che la corruzione. Il partito del trafficanti la
hanno gli altri. Io lascio le risposte e i misera Parga aveva, secondo que maligni
comenti ai lettori, e trascrivo un'ottava sussurri, comperato, come assai volte si
del Pellico, di quelle altre volte citate e vede, non la voce, ma il silenzio dello
riferite, nella quale cos parlasi d'Ugo: scrittore. Il Pecchio e l'Ugoni, testimo
Di molti io memor son tuoi forti detti
nianze che non vorranno, crediamo, aversi
Da core usciti di giustizia acceso, sospette, almeno in siffatti argomenti, giu
E a tue nascose carit assistetti, stificano concordi la condotta del Foscolo.
E al tuo perdon ver chi t'aveva offeso, Foscolo (cos il Pecchio, cap. X) aveva
E pochi vidi s soavi petti prestato una troppo facile fede alle que
Portar costanti il proprio e l'altrui peso,
E quel pianto trovar, quella parola
rele degl'infelici che alcune volte passano
Che gli afflitti commove, alza e consola. il vero. L'Ugoni (facc. 174, 175): qual
fu l'errore del Foscolo in questo caso,
VITA DI UGO FoSCo.Lo. cxxxVII

se non quello di essere per umanit trop corrispondenza, quelle in opposizione col
po credulo e corrivo ad esaudire quelle la restante sua vita, odcra non men di ca
preghiere? Non aveva egli di fatto posto lunnia che di stoltezza. Ben pu dirsi del
mente alla vera origine di quella cessione. Foscolo, com'ebbe a scrivere dell'Hoff
Il congresso di Vienna nel 1815 aveva mann un recente biografo: la basssse, la
confermato alla Porta il possedimento del courtisanerie ne s accordaient ni avec

continente assegnatole nel trattato d'al ses qualits, ni avec ses defauis.
leanza del 1799; parte di questo con
tinente era Parga, e il governo inglese XCVIII.
riconsegnandola a Turchi non avea fat
to che adempiere un obbligo fuori di con Ma non si arrestano al fatto di Parga
troversia. Questo quanto scrivono con le accuse; si ascrive a delitto al Foscolo il
cordi il Pecchio e l'Ugoni, e quest'ulti non essersi affaccendato a pro della Grecia.
mo aggiugne: gl'inglesi medesimi, tra Qui ancora comincier dal citare le parole
per ispirito di parte, tra per avere con dell'Ugoni, che mi sembrano molto as
sultato opere nelle quali i fatti erano o sennate e calzanti: a noi pare indegno di
esposti da un solo aspetto, o travisati, scusa questo esigere da scrittore, gi per
o interamente falsi, caddero nell'erro s laborioso, nuovi lavori, questo impor
re comune. Cos fu tessuto l'artico gliene i soggetti, questo disprezzo del
lo Parga nell' Edimburgh Review, vol. suo libero arbitrio (facc. 174). Siffatte
XXXII, ottobre 1819, facc.265. Il Quar parole furono scritte dall'Ugoni a ribatte
terly Review, vol. XXIII, maggio, facc. re una delle declamazioni, non infrequenti
1 1 1, 156, sottopose ad esame severo i nel libro del Pecchio, contro l'impassi
fonti storici e l'esposizione del suo con bilit letteraria del Foscolo, al romore le
fratello. Il giornale tory impugn quasi vatosi in quella delle due patrie a cui do
tutte le asserzioni del giornale vhig, sup veva i parenti e il natale. Ma al Pecchio,
pl alle ommissioni, e per tacer d'altri, e a chi gli fosse compagno nella sentenza,
sment quel fatto, che svegli tanta com piacerebbemi, oltre ci che dall'Ugoni fu
miserazione: che i Parghioti disseppel scritto, far avvertire: come nel Foscolo,
lissero le ossa de maggiori loro e le ab toccatogli dagli anni primi soggiacere agra
bruciassero sul rogo (facc. 176, 177). vi disinganni, e visto in poco tempo tante
Non poco che il nostro tempo sapesse rivolte lagrimevoli di fortuna, dovevano
immaginare un fatto tanto nobilmente pie essersi naturalmente smorzati gli ardenti
toso; il nostro tempo che sembra meglio spiriti che inducono a tentar novit spe
atto a screditare quanto di nobile e pio ci randone il bene; e i fatti dei pi cos dis
tramandarono l'entusiasmo e la fede de' sonanti dalle parole avergli messo ribrezzo
nostri maggiori. Non ha dunque fonda anche per le parole, ch'erano pur l'arma
mento alcuno l'accusa che si mosse al Fo che sola gli fosse conceduto di adoperare
scolo per l'interrompimento dell'edizione; ragionevolmente in quella guerra. E tut
e il cercare recondite ragioni di un fatto, tavia era ben lungi ch'egli intendesse ta
offendenti l'onore di un uomo, quando se cersi affatto. Ai lavori eruditi sui due
ne hanno di pronte ed aperte, e queste in principali poeti greco e italiano, a quali
Foscolo, t
CX XVIII VITA DI UGO FOSCOI,0,

consacrava il pi del suo tempo, voleva masta a mezzo, e non essendo speranza
andassero innanzi due dedicatorie, con cui oramai di potere pubblicare Omero, se
avrebbe dato ragione di s, e mostrato che non a mie spese, il che per ora m' im
il temperarsi degli empiti infruttuosi, co possibile, mander innanzi tratto alla
m'ei li stimava, non era rinnegare i prin stampa la lettera dedicatoria alla nostra
cipii a quali aveva al pari dell'esule fio giovent zacintia. Cos il governo sapr
rentino sagrificato ogni cosa pi cara ci che io penso, e quanto io m'intenda
mente diletta. Di queste due dedicatorie di fare, e come mi sono deliberato di vi
parlato distesamente, nella lettera gi ci vere nelle isole Ionie. I ministri si con

tata a Dionisio Bulzo, nel modo seguente: vinceranno, ch'io, senza essere cieco, non
tempo ch'io faccia tacere una volta sono s mentecatto di volere tentare no

per sempre le calunnie che vengono da vit e libert; onde prometter di non
tutte le parti, e ministeriali, e d'opposi ingerirmi pi mai, e per tutto il tempo
zione, e da radicali, e da italiani, e da che mi star nelle isole Ionie, di politica.
greci; gli uni ricavando argomenti contro E la lettera che doveva precedere il Dan
di me dal mio silenzio sulle faccende del te, non che immaginarsi, era stata dettata
la Grecia e d'Italia, e gli altri pur so per intero, e sappiamo dall' Ugoni (facc.
spettando ch'io mi stia macchinando bri 178) che l'autore ne fece lettura al sig.
ghe e congiure. Pubblicher dunque una Panizzi, bibliotecario del Museo Brittani
lunga lettera che ho gi composta in co, con entusiasmo e cuore traboccante
gran parte, ed era l'animo mio di stam d'affetto. Tra le alcune frasi che desiderei
parla in via di dedicatoria alla mia tra tolte o per lo meno modificate, in un bre- .
duzione e illustrazione dell'Iliade, ch'io ve articolo del Tommaseo nel Diziona
destinava per la giovent dell'isola mia rio estetico intorno al Foscolo, quel
nativa, e in essa lettera parlasi delle con la che il Foscolo morisse senz'aver da
dizioni politiche della Grecia. Un'altra to un sospiro alla misera patria sua.
lettera non molto dissimile, diretta agli Quanto ho riportato della lettera scritta al
uomini letterati italiani, intorno alle co Bulzo gli cadeva dalla penna pochi mesi
se politiche dell'Italia, e mezzo stampata, appunto innanzi ch'egli morisse; e conti
doveva stare in fronte all'edizione e al nue se gli aggiravano per la mente con
l'illustrazioni di Dante; e cos parevami simili idee. Al tempo, cui tocca il nostro
di sdebitarmi a mio potere degli obblighi racconto, si riferisce un'altra protesta,
miei inverso alle due mie patrie, e con nel proposito di certa prosa che spaccia
chiudere la vita politica in guisa ch'io vasi come fattura di lui, ed era, a quan
potessi finalmente tacere per sempre, to di poi se ne seppe, lavoro di Francesco
senza pericolo di perdere il titolo d'uomo Benedetti cortonese, morto miseramente
forte e costante ne principii e ne porta quando meglio avrebbe potuto avanzarsi
menti politici; titolo ch'io mi procacciai nella riputazione di prosatore e poeta de'
a prezzo di sagrifizii lunghissimi, e pi non volgari. Vedi la bella necrologia che
coll'altezza dell'animo che dell'ingegno. ne dett il Ciampolini. Quella prosa era
Se non che, per le sciagure del traffico una specie di orazione a principi di Eu
de libri, l'edizione di Dante essendo ri ropa; e correndo anonima, parve a tal
VITA DI UGO FOSCOLO. Cxxxlx

uno di crescerle importanza aggiudican lire sterline ad ogni sedici pagine, me


dola al Foscolo. Questi invece cos ne ne mandarono 52, pregandomi e scon
scriveva da Londra, il dicembre 182 1: giurandomi ch'io vada innanzi con arti
delle prediche politiche ed altre siffatte coli sulla letteratura italiana incomin
novelle appostemi in Italia non ho scrit ciando dal secolo XIII. e scendendo
tosillaba; bens taluno, anche qui dando fino a' di nostri, ed essi si esibiscono di
la caccia ad alcune lire sterline, s'in pagarmi a due ghinee per pagina. Cos,
dustri giovarsi del nome mio. E conti diffalcando anche le spese di copista e
nua con parole che mostrano pieno il suo di traduttore, io con questo balocco, e
disinganno, e l'incredulit sua a' tentativi senza esporre il mio nome, posso vivere
che avevano trovato s condiscendente la ragionevolmente. Ci fino dal maggio del
sua giovinezza. 1818, ossia poco pi che un anno dopo il
suo arrivo a Londra. I giornali inglesi pei
XCIX. quali scrisse, oltre i due surriferiti, furono
il Foreigh Quarterly Review, l'Euro
L'anno stesso delle contese pel fatto di pean Review, il Westminster Review, il
Parga, 182o, mise in luce la Ricciarda, London Magazin e il Retrospective Ma
dedicandola a Guglielmo Russell, uno di gazin. Nell'Edimburg Review, inser l'ar
que valenti inglesi che pi se gli mostra ticolo sopra Dante Allighieri e il suo se
rono affezionati, col motto di Tibullo: colo, tradotto poi e ristampato dal Caleffi
hoc tibi nec tanto careat mihi nomine nell'edizione fiesolana. Chi volesse un ca
charta. E ad una coll'edizioni del roman talogo degli altri vari scritti inseriti dal
zo e della tragedia, campava scrivendo Foscolo ne giornali inglesi, legga un ar
articoli ne'primarii giornali dell'isola. Be ticolo pubblicato poco dopo la morte di
ne avverte il Pecchio, che questa specie lui, nel Liverpool Commercial cronicle.
di letteratura meglio atta a fornire uno Ma la pubblicazione degli articoli da gior
scrittore di ci ch' necessario alla vita nale, se avesse potuto bastargli a condurre
che un trattato di lunga lena o un poema. non disagiata la vita, non sarebbe mai ba
Il Foscolo stesso maravigliavasi del pro stata alla naturale inclinazione da cui era
fitto che ritraeva da tali scritture, e se ne portato agli studi, e che, se non pi desi
vantava: l'articolo mio intorno a Dante, derio intenso di gloria come a principio,
di cui vi scrissi mesi fa, and smarrito: doveva esserglisi fatta, coll'andare degli
mentr'io lo rifaceva fu ritrovato; ma io anni, irresistibile forza di abitudine. Conti
intanto l'avea rifatto meglio. Avvenne nuava la traduzione d'Omero con sempre
anche che il traduttore, o per infingar pi vivo intendimento di congiugnere la
daggine o per altro, non ne mand a fedelt all'eleganza, e un saggio, da lui
stampare se non un terzo, e pessima mandato all'amico suo Gino Capponi, ne
mente tradotto; eppure quel terzo avve stampava l'Antologia di Firenze l'ottobre
r e super l'aspettativa dei dotti: fu del 1821, ossia tutto intero il canto terzo.
detto e scritto che quel frammento d'ar Fino a nove canti, se dobbiamo credere
ticolo non era cosa italiana, o francese, a quanto scriveva al suddetto Capponi nel
n inglese, ma Europea. E invece di 15 settembre 1826, furono dall'autore ordi
VITA DI UGO r0SCOI,0,

nati per modo che nulla pi mancasse lo- la pi ardua filologia, ma spargendo in
ro per la stampa, sembrandogli che: dopo pari tempo di quanti fiori era mai possi
studio moltissimo fossero alla fine non in bile l'aridit di quel campo. Tanto amore
degni del mondo. Di questi pure alcuni pose egli a siffatto lavoro, e siffattamente
brani si pubblicarono dall'Antologia e se ne teneva, che intitolava dal Digamma
dal Caleffi, e pi copiosi dal Gondoliere; la nuova casetta da lui fabbricata secondo
nessuno per altro va oltre il canto sesto. il suo gusto; il che ritrae alcun poco del
Il suo nuovo metodo di tradurre fu qua l'ordine cavalleresco d'Omero, instituito
lificato dall'autore delle Notizie premesse da Vittorio Alfieri a premiare s stesso
all'edizione de' Classici italiani in 16., Mi della perseveranza nello studio del greco,
lano 1852, come quello di voler esser e della collana con greca iscrizione postasi
breve e ristretto, e di dare all'originale al collo per far compiuta la cerimonia.
apertamente quell'energia, che in esso Metteva inoltre alla luce, scritto anche
posa, per cos dire, sotto una grande ric questo in inglese, un discorso sul testo
chezza e abbondanza di stile. Cos ei dell'Iliade; e cos veniva, anche per la
cangiava le varie e maestose membra qualit degli studii, guadagnandosi un'alta
dell'Ercole Farnese nelle membra slan opinione nella contrada, che poteva chia
ciate del gladiator Borghesiano. Severo marsi, se non altro pel lungo soggiorno,
giudizio, ma che parte dal giusto. E con tuttoch stimolato dal desiderio di condur
chiude: pur il suo lavoro avrebbe assai si in Italia ed in Grecia, la sua terza pa
pregio se l'avesse compiuto. Che la tra tria. Ma ci che sopra tutto gli stava a
duzione d'Omero gli fosse consolazione e cuore, ed avrebbe grandemente giovato
sollievo da studii non cari, si legge nelle ad accrescere la sua riputazione e i suoi
sue lettere, dalle quali mi piace trarre il meriti negli occhi della posterit, si era
seguente passo: La storia della sua vita l'edizione ch'egli meditava de' maggiori
(non importa il nome) dolorosa insieme poeti italiani. Pi vasta tela era quella
cd amena per dirla alla fiorentina. Noi che aveva divisato a principio; e cos se
si direbbe bizzarra, e voi fate che Nic ne legge in una lettera alla donna gentile
colini e Capponi vi dicano se il noi si di scritta nel maggio 1818 : mio progetto
rebbe in grammatica, ch'io per me non di pubblicare illustrati da me alcuni
saprei oggimai dire in che lingua io mi classici italiani, con le loro vite, e la sto
scriva; e tanto quanto mi pare di sapere ria del loro secolo, in guisa che tutto il
l'italiano se scrivo versi; ma in prosa gran numero degli studiosi della nostra
mi sono divezzo, n verseggio se non una letteratura abbia in trentasei volumi, non
volia all'anno, e non co miei capitali, solo il testo, la critica, e la vita dei no
bens con quei d'Omero. stri maggiori scrittori, ma anche le cause
politiche da cui derivarono i mutamenti
C. nella storia della letteratura. Ristrinse
poscia il disegno ai principali poeti; e dal
E tutto ingolfato negli studi del greco, manifesto inglese pubblicatosene, a quanto
pubblicava in inglese la storia del Digam sembra da una lettera a Gino Capponi, nel
ma eolico, entrando nelle controversie del- l 1824, o in quel torno, e che daremot
VITA DI UGO FOSCOLO, Cx I.I

dotto, appariva che il Foscolo volesse in gletta, non venne espressamente rivolta
questa raccolta: stabilire un testo autenti da veruno degli antecedenti illustratori
co degli antichi poeti italiani, discorrere ad apprezzare l'ingegno dei grandi scrit
intorno l'opere loro, e valutarne l'ingegno, tori. Nella edizione da noi proposta non
offrire da ultimo un quadro storico de' nostra intenzione raccogliere molte in
tempi ne'qualifiorirono. Le illustrazioni terpretazioni letterali, acci rimanga
che riguardano alla purezza del testo sem spazio maggiore all'esame de meriti e
brano le pi necessarie; conciossiach il difetti generali e individuali di ciascu
Dante, il Petrarca, il Boiardo rifatto dal n'opera. In tal guisa potremo offerire
Berni, l'Ariosto ed il Tasso, ciascun nel un esame della origine, de progressi e
suo genere, comprendano tutte le bellezze delle vicissitudini della poesia in Italia
possibili a rinvenirsi nella lingua e poe dal secolo di Dante a quello del Tasso.
sia pi armoniose e pi varie dell'et Per ultimo le storiche spiegazioni com
moderne. Le prime edizioni dell'opere prenderanno le vite de' poeti, per modo
loro, zeppe d'innumerevoli errori cagio da rappresentare quanto influissero la
nati dalla negligenza de tipografi, e dal religione, i costumi, i governi, l'inge
superficiale sapere di chi vi attese, ven gno ed i tempi. Gli annali della lette
nero nuovamente per venerazione all'an ratura italiana sono voluminosissimi, e
tichit pubblicate con superstiziosa ser quasi tutti prolissi, e non di rado offesi
vilit per pi secoli. A letterati italiani da vanit nazionale o da politica servit.
noi siamo debitori di aver notato errori Nella nostra edizione i fatti verranno
importanti in quasi tutte le anzidette edi accuratamente scelti, e sar condensato
zioni, e dobbiamo loro schiarimenti pre il racconto: le opinioni liberissime e sen
ziosi, dedotti da codici antichi, ne'qua za soggiacere a spirito di parte n a ti
li per altro le varianti sono d'assai e more di offendere prevalenti dottrine, o
spesso contradditorie. Ch siccome ogni famiglie regnanti vecchie o novelle. Ta
moderno critico sostiene il suo codice es le, poco men che alla lettera, l'inglese
sere il pi veritiero, ad ogni pubblica manifesto. Una breve vita premessa dal
zione insorgono dispute, n verun testo Bertolotti alle opere scelte del Foscolo,
fu ancora conosciuto a modello. Noi, sen pubblicate dal Silvestri in uno de'volumi
za presumere di erigerci ad arbitri, da della sua Biblioteca, lascierebbe pensare
remo a pi di pagina le correzioni pi che non solo prose, ma scrivesse anche
universalmente accettate, aggiugnendo i poesie inglesi; nulla per altro ho veduto
nomi de'dotti uomini che le difendono. che confermasse questa notizia, e nessu
Di che i nostri lettori, introdotti a cono no di quelli che conobbero il Foscolo me
scere ogni particolare delle antecedenti ne ha mai parlato. Parrebbemi strano che
edizioni che vantano qualche diritto a un uomo tal quale egli si era, che nulla
celebrit, potranno di per s giudicare le mai tacque di quanto scrisse e pens, non
indagini e gli esami diligenti da noi fat avesse mai fatto motto, nelle molte, lun
ti, quand'anche non ci sia dato di attin ghe e assai particolareggiate sue lettere,
gere la purezza originaria del testo. La di ci che tornerebbe a tanto onore della
critica de'poeti, sebbene non affatto nel rara versatilit del suo ingegno. L'edizio
CXl,il VITA DI UGo FoSC ) Lo,

ne dei Classici fu incominciata con lieti tori. Lady Dacre, dama d'ingegno e d'a-
auspicii, ma non continuata ugualmente. nimo squisitissimi, rinomata per la tradu
Se n'ha il racconto dallo stesso Foscolo zione di parecchie poesie del Petrarca, fu
nella lettera al Bulzo, non che in una a quella che diede vita a siffatta impresa; e
Gino Capponi stampata gi nell'Antolo all'operosit della dama perch l'impresa
gia di Firenze. E prima ancora consimile riuscisse a buon fine, quella si aggiunse
sventura eragli toccata, di cui vedi let dei non pochi rispettabili amici del Fo
tera alla donna gentile a facc. 564 del scolo, e particolarmente del Rose. Il pro
l'edizione del Gondoliere, con un tale fitto che l'oratore ritrasse u quale mai
ch'era letterato, nobile e membro del par potesse desiderarsi maggiore; e tuttavia
lamento, e pareva galantuomo; pure non fu ben lungi che se ne trovasse conten
si vergogn di mancare alla data fede, e to. Udiamo parlarne egli stesso al Bulzo;
di cessar, non pur dall'essere, dal parer quando un anno prima della sua mor
galantuomo. te, mancategli altre speranze, si giustifica
va di non tornare all'esercizio di tali le
CI. zioni, stategli gi si proficue alcuni anni
prima: avrei potuto e potrei campare
Un altro genere di arringo nel quale si dando delle letture in italiano, e il primo
mise il Foscolo nel suo soggiorno in In corso di esse nel 1825 mi frutt da for
ghilterra furono le lezioni pubbliche di se mille lire; ma l'anima mia si umili,
letteratura italiana. Il signor Campbell a e credo che morrei di dolore e di biso
vea dato intorno a questo tempo lo stes gno innanzi di riassaggiare un'altra
so esempio, leggendo ad una eletta adu volta quest'amarissimo calice di esporre
nanza le lezioni, che poi mise in luce, la mia faccia a insegnare pubblicamen
sulla poesia; nome, dice il Foscolo (Sag te a gente che non intende, e che accor
gi sul Petrarca, saggio 1), nel quale l'in re chi per curiosit di vedere un'anima
spirazione non si scompagna dalla cono le famoso, e chi per desiderio di fargli
scenza profonda dei misteri dell'arte. In carit. Spezzano il cuore queste parole,
Italia non si ha notizia di siffatto gene chi ne intenda l'acerbissima verit tutta
re di lezioni, ma bene si costumano in intera! E a bene intenderla potr aiutare
Francia; e possono credersi alcun che di un altro brano di lettera scritto fino dal
simile a quelle che davansi da molti pro 18 18 alla donna gentile: credetemi, che
fessori raminghi nel medio evo, e ne'se ne ho esperienza. Questa fama, che non
coli a quello vicini. Solo che in quella sta mi viene meritamente, ma che pure mi
gione, facendosi siffatte letture nelle Uni data, mi arricchirebbe se potessi scrive
versit, conveniva ottenerne l'assenso dai re inglese; ma chi intende il mio italia
professori attuali delle facolt che fossersi no? Moltissimi lo studiano, pochi lo im
volute insegnare. probabile che le idee parano, tutti affettano o presumono di
e le erudizioni raccolte gi per la catte saperlo. Bisogna entrare nei misteri di
dra pavese venissergli molto opportune;. un'anima delicata, e pesare quanta gravez
solo che ben altro colore volevasi dal za vi ha nel ricevere la mercede di un la
nuovo paese e dal nuovo genere d'udi voro da chi non ne intende il pregio; tan
VITA DI UGO FOSCOLO, CX l.I l 1

to pi se la mercede sia tale che da chi gimai quando le mi lasciano respirare, io


sapesse pregiarlo non saprebbesi attende non trovo pi forza n coraggio dentro
re la maggiore. L'istruzione o il diletto di me. Non ho anima nata che mi con
effettivo recato altrui coll'opere nostre ben soli, o che mi consigli e mi aiuti a sop
compensano quella specie di avvilimento portare le fatiche nelle quali bisogna pu
che vi ha pur sempre nel barattare in mo re ch'io spenda quattro o cinque anni
neta l'ingegno, ossia nel far mercato di ci indefessamente per uscire una volta della
che per la essenziale sua nobilt non al schiavit vergognosa della povert: ma
tro esser dovrebbe che dono; ma la co temo che le forze mi manchino. Cerchia
scienza che questa istruzione o questo di mo con diligenza, che vorrei chiamare ma
letto sian nulli, oh come dee trafiggere un' ligna, le memorie della sregolata condot
anima altera, e far parere salato quel pa ta di quest'uomo: or perch non ci arre
ne che all'anime abbiette pu riuscire s stiamo anche un poco a considerare que
dolce! Questi pensieri dovevano natural sti combattimenti crudeli della sua anima?
mente tormentare la vita del Foscolo tut E fosse pure che molta di questa malin
to il tempo che visse nell'Inghilterra, e le conia la portasse egli con s da per tutto,
sue spese in case e giardini, e i suoi dissi com' pur vero, sar per questo minore
pamenti stordirgli la mente anzich ricrear la compassione che gli dobbiamo?
la. Pensiamo ancora alla malinconia che
gli era abituale fino dall'infanzia, e di cui, CII.
ben parecchi anni innanzi, compiacevasi
tradurre la descrizione che ce ne d Ippo Quella stessa lady Dacre che ne lo a
crate. Il passo si legge nel capo LXX del vea consigliato a dar le lezioni, ebbe dal
secondo libro de morbis. Scriveva egli alla Foscolo la dedicatoria di quello che si chia
contessa Albrizzi: ve lo traduco perch ma dal Pecchio, e non senza ragione, il pi
e scritto con forza e con passione. La bel libro scritto da esso Foscolo durante il
cura malattia difficile: le viscere sem suo soggiorno nell'Inghilterra: i Saggi so
brano trafitte come da spine: possedu pra il Petrarca. Sono tre: sopra l'amore,
ta dalle ansiet; fugge gli uomini, ama la poesia, ed il carattere particolari al gran
le tenebre, assalita da timori: il dia d'uomo; ai quali tien dietro un parallelo
framma si gonfia, si risente al contatto fra esso e l'Allighieri. Camillo Ugoni, che
ed addolora, spaventasi, sogna terrori e ci ha dato di questo libro una traduzione
sciagure, e talora persone morte: malat molto accurata, corredandola di note illu
tia che prevale nella primavera. E co strative, e correggendo in pi luoghi la le
mento doloroso al passo d'Ippocrate siano zione de'passi citati; tolse via ci che non
le seguenti parole, scritte pure fino dal poteva tornar proficuo agl'italiani, e spe
l'anno 1818, alla donna gentile: or, ami cialmente un'appendice nella quale reca
ca mia, non so davvero s'io viva: ho tut vansi le traduzioni inglesi di alcune pi
te le potenze della mente e della vita notabili poesie amorose greche dall'et di
sbattute, sfinite. Ho tanto lottato di e Saffo a tempi del Basso impero. In forza
notte, e d'ora in ora, con le sciagure e di questa traduzione possiamo dire alcuna
le infermit per questi due anni, che og cosa dell'opera, sebbene scritta dall'autore
CxLIV VITA DI UGo Foscolo,

in lingua a noi sconosciuta. Cos in questo, questi Saggi: tra molte cose pensate e
come negli altri due libri che dett sopra dette nella solita guisa avventata, dove
l'Allighieri e il Boccaccio, raccolse quanto ne altre assai opportunamente derivate
sparsamente aveva scritto ne'giornali; e da un profondo studio del carattere mo
de'Saggi parlando, ci che aveva dato rale e poetico del gran cantore di Lau
materia al suo esame del romanzo di ma ra. Mutiamo il molte cose in alcune, e
dama Genlis intitolato: Petrarca e Lau saremo d'accordo. Lord Byron diede a
ra. L'erudizione recondita e molta, pi questo libro la traduzione inglese di una
ancora chenon apparisce; senza che debba parte del poema dell'Africa, che fu posta
credersi nel generale meno sicura, per le dal Foscolo in una delle parecchie appen
critiche,in vero di molto peso, che fatte fu dici, che tengono dietro ai Saggi nell'edi
rono alla lettera italiana, datasi come genui zione originale, e che il traduttore, scri
na del Petrarca in fronte al terzo Saggio. vendo per gl'italiani, ha dovuto soppri
Tuttavia la molta e recondita erudizione, mere. Grande poeta dell'et nostra
non che uguagliarsi, superata dalla critica chiamato dal Foscolo il Byron; e questi,
pellegrina e squisita. Non d nell'esagera di natura poco maneggievole, come a tutti
zioni di coloro, a quali sembra si debba noto, piegavasi in servigio del Foscolo a
rendere a messer Francesco quel culto tradurre un episodio di oscuro poema. Nei
stesso ch'ei rendeva a madonna; e non si dialoghi del Byron, pubblicati dal capita
pensa, come altri, per un difetto che ven no Medwin, si legge essere stato il libraio
ga fatto trovare nelle rime immortali, a Murray che richiese il poeta inglese di
cercarne cento altri presunti o amplifica tal traduzione, il quale a prima giunta a
ti. Come s'usa modernamente con molto vrebbe voluto che vi attendesse il capita
profitto degli studiosi ed onor delle lette no, chiamando l'Africa petrarchesca lun
re, le osservazioni sull'opere sono dedotte ga e noiosa, poi, deliberato di starsene a
dall'indole del poeta e dalle condizioni dei quello avrebbe giudicato il Foscolo, tra
tempi; e tuttavia non distendesi il critico dusse egli stesso. Nell'episodio di Magone
per modo nelle parti dello storico, che nel trovava per altro tre belli versi, e furono
l'ampiezza delle digressioni il proprio sog i primi che traducesse; di questi piacer
getto ne vada smarrito. Questo libro pu forse al lettore ch'io riferisca que due che
aversi a modello di critica letteraria con furono posti dal Foscolo in testa al suo
dotta fino a quell'ultimo punto in cui libro:
possibile parlare alla fantasia ed al cuore Irrequietus homo, per que omnes auxius annos
de'lettori non meno che al loro intelletto, Ad mortem estinat iter: mors optima rerum.
e oltre il quale non puossi a meno di tras Petrarca, Foscolo e Byron tutti e tre so
correre nelle pitture romanzesche e nelle no rappresentati da questi versi, chi voglia
declamazioni rettoriche. L'anonimo auto guardare alla travagliosa e raminga lor vi
re delle Notizie premesse alla edizione ta, e al mesto desiderio con cui mirarono
milanese 1852, del cui rigido ma sensato continuamente al proprio fine. E chi cer
giudizio mi sono pi volte giovato a tem casse nell'animo di tutti i grandi innamo
perare il soverchio di predilezione che rati del bello, troverebbe il germe di non
potesse avervi nel mio, cos scrive di dissimile sentimento,

s
VITA DI UGO FOSCOLO, Cx l.V

CIII. condizioni d'Italia la facciano lingua


scritta insieme e parlata, lingua lettera
Due anni dopo la pubblicazione de'Sag ria e popolare ad un tempo, allora le liti
gi sul Petrarca, cio nel 1825, usciva in e i pedanti andranno al diavolo, e dentro
Londra coi tipi del Pickering il Decame ai vortici di Lete in anima e in corpo, e
rone del Boccaccio, nuovamente stampa i letterati non somiglieranno pi a man
to, con un discorso storico sul testo; de darini, e i dialetti non predomineranno
dicato ogni cosa a Ruggiero Wilbraham, nelle citt capitali d'ogni provincia; la
possessore di ricca e scelta biblioteca, alla nazione non sar moltitudine di chinesi,
quale il Foscolo ebbe ricorso per aiuto ma popolo atto ad intendere ci che si
del suo lavoro, e uomo molto versato ne scrive, e giudice di lingua e di stile; ma
gli studi filologici, tanto che il Foscolo allora non ora, e non mai prima d'allo
conversando con esso pot imparare nuo ra. In esso discorso si piace il Foscolo di
ve cose sulle mutazioni e sulle origini del intrecciare la storia delle vicende religiose
le lingue. Quanto al testo, non ha varian e politiche a quella della stampa del De
ti che meritino particolare attenzione, e la camerone, quanto necessario a spiegare
parte che in esso pu dirsi pi nuova si i notabili cangiamenti patiti d'ora in ora
l'ortografia: nella quale, mostrando di non dalla lezione, e quanto pure volevasi a
tenersi contento della veneziana edizio sfogare quel po' di bile, che oltre alla na
ne del Vitarelli, da lui additata a princi turale portata con s dall'Italia contro ai
pio al libraio come la pi corretta fra le pedanti, filologhi, eruditi impostori e mer
edizioni delle Novelle, introdusse cangia canti di lettere e di adulazioni, aveva con
menti desunti non tanto dalle autorit di tratta in Inghilterra contro ad ordini di
esempio di leggi grammaticali, quantoda persone pi venerate. Tali piccole guerre
tutta la storia del testo del Decamerone. filologiche, di cui il tempo ha oggimai dis
E su questa storia appunto venne tessendo perso la memoria in gran parte e rimango
un lungo discorso, ch' la parte pi im no custodi impassibili gli scaffali delle vec
portante dell'edizione, e quantunque si chie biblioteche, sarebbe fatuit risuscitarle
chiami dal Pecchio piuttosto d'un merito se non si aggirassero intorno un libro, che
bibliografico che altro, non vorr essere quantunque scaduto dall'altissimo onore
d'ora innanzi negletta da qualsisia dili procacciatogli per buona parte dall'acca
gente editore delle novelle, o storico del nimento di quelle guerre, pu quando che
la nostra letteratura. Ne scriveva l'autore sia risalirvi per l'alterno mutamento a cui
a Gino Capponi, nel settembre 1826, pro soggiacciono inevitabilmente le umane opi
testando ch'esso mirava: non a rimediare nioni; e se, cangiato il soggetto della con
a guai della lingua, e non a rimediarne tesa, non fossero gli stessi presso che in
le liti, bens a indicare a ogni modo la ogni tempo la rabbia, gli scandali e le ver
radice delle questioni e dei guai. E la gogne. Molte notizie possono ricavarsi dal
radice quest'una che la lingua italiana discorso o del tutto inavvertite a filologhi
non fu mai parlata, che lingua scritta antecedenti, o da essi valutate in guisa
e non altro, e perci letteraria e non po molto diversa; e l'utilit di quelle che so
polare; e che se mai verr giorno che le no pi note fatta maggiore dall'arte con
Foscolo. - t
e
-

se
Cx LVI VITA DI UGO FOSCOLO,

cui sono disposte e le une alle altre ravvi meno che romanzesco, questo tutto irto di
cinate. Se in alcuni fatti particolari non spine bibliografiche e filologiche. Per com
possiamo interamente acchetarci al giudi penso, laddove il primo non n' dato assa
zio del Foscolo, che d alcuna volta per porarlo se non tradotto, questo l'abbiamo
accertato ci che domanda pi lungo esa nella propria lingua, non dimenticata dal
me, e potrebbe essere contraddetto da al l'autore, anzi, come avremo luogo a notare
tri fatti; nel generale la pittura del secolo pi diffusamente circa il Discorso sul testo
e delle idee pi universalmente seguite della Commedia, piuttosto coltivata con
viva e fedele. Per questa parte principal troppo studio a non perderne il colore e
mente pu trarsi dalla lettura del Discorso la fragranza nativa.
non poco profitto. Peccato ch'esso giun
ga posteriore a tanti lavori di filologi e CIV.
bibliografi pazientissimi! Intento, com',
piuttosto a seminare dubbi che a indurre Fu il Discorso sul testo e sulle opi
certezza, piuttosto a disporre a disappas nioni diverse prevalenti intorno alla sto
sionato giudizio, che a togliere ogni biso ria e alla emendazione critica della Com
gno di giudizio ulteriore, opportunissima media di Dante pubblicato l'anno stesso
scuola sarebbe stato a coloro, che, man in cui venne in luce l'altro sul testo del
canti dell'acume critico e del coraggio del Decamerone, e co medesimi tipi del Pi
Foscolo, avevano quella maggior pertina ckering. La dedica che ne fece l'autore a
cia e tranquillit nelle ricerche e ne con Hudson Gurney, col motto dantesco: al suo
fronti, ch'egli non ebbe, o non gli fu con nome il mio desire Apparecchiava gra
ceduto d'avere. E gi fin dal principio si zioso loco, va ricordata per ci ancora,
vede dalle parole sue stesse, come neve ch'esso Gurney, come abbiamo dal Pec
nisse, non dir renitente, ma svogliato al chio, banchiere della setta de'Quaccheri in
lavoro, quando piuttosto era sollecitato dal Liverpool, fu quegli che gratific l'ossa
desiderio di attendere ad altre opere del del Foscolo d'una breve iscrizione por
Boccaccio neglette con danno s della lin tante il nome, la data della morte, e gli
gua e s della storia di quella et. Il raro anni del defunto (queste due indicazioni
gusto di cui era fornito, e la sua tendenza inesatte) nel cimitero di Chiswick. Dal
a frugare nelle parti pi riposte ed intatte discorso di cui parliamo doveva incomin
della nostra letteratura, non che l'oppor ciarsi un'edizione della Commedia dante
tunit che venivagli dalle biblioteche brit sca largamente illustrata, e della quale il
taniche, arricchite, specialmente negli ulti prospetto si legge subito dopo il frontispi
mi anni, con tante depredazioni claustrali e zio di questo, ch'esser doveva il primo
di famiglie nobili rovinate, gli avrebbero de'cinque tomi. Avrebbe contenuto il se
somministrato materia e strumenti a lavori condo, oltre il testo dell'Inferno e le va
molto proficui. Tuttavia quanto fece hanon rianti, un discorso sullo stato civile dell'I-
scarso pregio, e se il libro non leggesi con talia a tempi di Dante, non che le os
l'avidit con cui leggonsi i Saggi sopra il servazioni intorno ad alcuni passi della
Petrarca, vuolsi far ragione della notabile ne quali la storia e la poesia s'illu
cantica
diversit del soggetto, poetico quello e poco strano scambievolmente. Il terzo, il testo

e
a
VITA DI UGO FOSCOLO. Cxl, Vit

del Purgatorio, e un discorso sulla lettera degli altri comentatori, ma s degli scrit
tura italiana del secolo XIII, con le osser tori ragionevoli d'opere critiche, non to
vazioni, come nel volume antecedente. Il glie che non si debba fare di esso moltis
quarto, il testo del Paradiso, un discorso simo caso; e non cessando il desiderio che
sulle condizioni religiose nell'et del poe le condizioni della vita, e forse della salute
ta, e le solite osservazioni. Il quinto fi gli fossero state pi propizie a perfezionare
malmente la tavola cronologica delle noti il lavoro, non se gli debba, anche tal quale
zie intorno la vita, la fama e le opere di e ce lo ha lasciato, non piccola gratitudi
Dante, la serie de biografi e comentatori ne. La Biblioteca italiana (n. CXXX,
del poema, de'codici e delle edizioni, con ottobre 1826) ne giudic molto rigida
un indice d'allusioni e vocaboli oscuri. mente; e non ne ha giudicato punto ami
L'edizione non poteva mostrarsi con a camente il Pecchio, cui faceva piet di
spetto pi lusinghiero, e fa stupore come vedere l'ingegno di Foscolo perduto in
rimanesse interrotta. Quella promessa dal s noioso lavoro. Oltre le vere colpe di
Rolandi fino dall'anno scorso in quattro quest'opera, che ricorderemo tra poco, do
volumi, comprender, oltre il Discorso, vettero nuocere nella mente del Pecchio
alcune parti della immaginata nel 1825, a questo libro, certe sentenze politiche
ma non le pi importanti. Sappiamo dal contrarie alle illusioni del popoli d'Eu
manifesto di esso Rolandi che i tre di ropa che, allora appunto quando veni
scorsi intorno lo stato civile, letterario, e va in luce, affaccendavansi smaniosamen
religioso non furono mai composti, e che te, cos il Foscolo, nella prova sciagu
alla seconda e alla terza cantica mancano ratissima di fondare teorica libert ;
le illustrazioni; tuttavia quest'edizione sa mentre che, in luogo di presentire uni
r giustamente desiderata se conterr, a versale la libert ne progressi irresisti
seconda del manifesto, il Discorso sul te bili della ragione, e nella divinit del
sto, ristampato sull'esemplare apparte l'opinione pubblica, com'essi la stimano,
nente al Foscolo, ricco di molte aggiunte, avrebbero dovuto pensare alla forza dei
di note marginali e di correzioni; le il fatti, e convincersi che le opinioni non
lustrazioni copiosissime alla prima Can prevalgono mai se non quanto regnano
tica, i tre indici della edizione cominiana in compagnia della forza de governi per
fusi in un solo con aggiunte e note; e le cui solopossono prosperare. Sentenze tut
notizie e i pareri diversi intorno a forse te di cui non peser, che non questo il
duecento codici e alla serie delle edizio luogo, quale e quanta sia la verit; ma che
ni della Commedia. Ora lasciando, fino a certamente meritano di essere seriamente
che l'edizione promessa non venga in lu considerate, prima di chiamarle, come fa
ce, siffatte cose, buone pel catalogo degli il Pecchio ricisamente, assurde, e chi le
scritti inediti del Foscolo, e limitandoci al avea scritte tale che non poteva mai par
Discorso sul testo tal quale lo abbiamo, lare di politica che non dicesse uno spro
diremo: che la stravaganza di alcune opi posito. Nulla v'ha di pi facile del parlare
mioni, il poco buon ordine del tutto, e lo a sproposito, specialmente nella politica,
stile bene spesso intralciato, e concitato scienza per s intralciatissima, e di cui i
presso che sempre, non solo fuori dell'uso fondamenti a discorrerne assennatamente

i
CX LV l Il VITA DI UGO FOSCOLO,

quanto alla pratica, sono in mano di po religione per missione venutagli diretta
chissimi; ma non meno facile lo spiccare mente dal cielo; non hanno tutta quella
da un libro una o pi frasi che offendano evidenza che sarebbe necessaria a giusti
i nostri principii, e male da esse apparec ficare, se non altro, il modo franco e poco
chiati, giudicare sinistramente del resto. meno che provocatore con cui sono spac
N una, n due, n dieci sentenze, che ci ciati: ma non per questo pu dirsi che
sembrassero riprovevoli, e contrarie al no manchino al libro molte fine osservazioni,
stro giudizio, ci farebbero mai chiudergli e che parecchi altri punti di critica storica
occhi a ci che vi avesse di buono fram e letteraria fino allora o inavvertiti, o svolti,
mischiato a quelle sentenze. assai leggermente, non ricevano lume, e
comincino a porgere agli studiosi materia
CV. di molto instruttiva lettura. Bisogna inol
tre por mente alla continua tendenza del
Da sentimento non dissimile di preven Foscolo di restituire alle lettere la loro
zione sinistra ci sembra spirato l'articolo primitiva importanza nelle parti pi se
della Biblioteca italiana; tuttoch quan rie della vita, mostrandole intimamente
to alle parti del Discorso censurate sia legate con quanto ha di pi essenziale la
nostro debito di porci d'accordo con essa. storia civile e la morale de'popoli; onde
vero che il Foscolo men la ronca a che le sue ricerche e i suoi studii sempre
due mani su presso che tutti i comen si volsero a due, non solo fondatori del
tatori che lo precedettero e specialmente gusto, ma diffonditori dei principii reli
su quelli a lui d'et pi vicini; ma pos giosi e civili alle nazioni greca e italiana
siamo negare che alla lettura di molti di (che tali furono Omero e l'Allighieri), di o
que'comenti non si trovi codesta severi gnuno de'quali avea divisato, come si vi
t molto giusta? La pi parte, ricopian de, dar il poema preceduto da un discor
do il gi detto, non altro fanno che ad so preparatorio ed apologetico. E quanto
densar nuove tenebre sui luoghi tene al particolare della religione, il soggior
brosi del poema; e ad ogni piccola trac no nell'Inghilterra dovette, senza dubbio,
cia d'insolita interpretazione ostinarsi ir eoneorrere ad incoraggiarlo, se ne avesse
removibilmente, e talvolta ancora pian avuto bisogno, ad accampare novelle teo
tare su di essa un lungo intero sistema. riche; tuttoch non sia da pensare che
Non per che il Foscolo non dispensi a non vedesse con qual occhio erano da
chi e quando occorra le debite lodi, e de' considerarsi le sette religiose che preten
moderni stessi, che sono quelli con cui dono spiegare umanamente gli arcani del
sembra usare il meno di discrezione, po cielo, e le relazioni di Dio col mondo ma
tremmo citarne pi d'uno da lui onorato teriale. Di fatti in una sua lettera, scritta
e seguito nelle sue conclusioni. I due punti fino dal primo suo giugnere nella Sviz
forse di maggiore importanza e novit in zera, ossia nel dicembre 1815, mentre ap
torno a quali si aggiri il discorso, 1. che plaudivasi di avere disotterrato certi ma
Dante non avesse dato in luce il poema noscritti e il sepolcro di Lauro Socino,
prima della sua morte, 2. che fossesi av il primo de'tre che lasciarono Siena e
visato di farsi con esso ristoratore della stabilirono la setta della eresia socinia
V ITA DI UGO FOSC0 l.o. CX I.I X

na in Polonia, leggiamo: che quella setta cosa. Ma in tanta farragine di osservazioni


appunto perch pare la pi ragionevole singolari e controversie e chiose e riscon
la pi pazza dell'altre; ch ov' sola tri d'ogni maniera in cui s'ingolfa l'autore,
ragione, non religione. E conchiude, non a stupire che faccia proprio quel d'al
parlando di Dio, molto notabilmente: che tri, aggiugnendovi, se non pi, le nuove
quando l'uomo arrivasse a credere in lui relazioni col principale soggetto, e lo stile.
ragionando e conoscendolo, se gli pareg Il quale, quantunque sia lungi dall'avere
gierebbe in qualche modo, e la religione la giovanile schiettezza e spontaneit del
sarebbe ita; quindi protestando: di non l'Ortis e de primi scritti di critica, non
aver potuto tenersi dalle risa al leggere per nemmen tale da meritarsi il giu
profezie de'protestanti de'secoli scorsi sul dizio che ne pronunci nell'articolo po
la caduta dell'impero turco, il trionfo del c'anzi citato la Biblioteca italiana, dicen
la chiesa riformata, e siffatte maraviglie; do: che sempre sostiensi sui trampani,
con esclamare alla fine che: pur troppo che monotono procede, compassato, talor
ogni via disastrosa alla verit e spalan cattedratico, spesso saltellante per epi
catissima alla menzogna! Un altro ita grammi, non mai facile, armonioso e va
liano, rifugiatosi a Londra egli pure, il na rio, s che ben pochi leggitori durereb
poletano Gabriele Rossetti, s'immischi bero la noia o la fatica che noi durato
non meno del Foscolo in controversie sif abbiamo. Lo stile del Discorso sul testo
fatte, prendendo a comentare la Divina della Commedia men limpido e meno
Commedia pi ancora bizzarramente; e pacato di quello sul testo del Decamerone;
mentre non perdona a fatica per disotter senza l'indice delle materie, che aiuta a
rare documenti antichi e ravvicinare dis vedere di lancio l'ordine con cui furono

paratissime idee, ne d cagione di afflig disposte, si penerebbe non poco a rap


gerci di tanto ingegno e di tanto lavoro presentarsi alla memoria l'andamento del
miseramente perduti, o solo rivolti a pro libro, e forse non se ne verrebbe mai a ca
vare, di che sian capaci, cos bene indirit po; tuttoci vero, ma pure, prese a una
te, come traviate, le menti italiane. Vedili a una, parecchie e parecchie pagine posso
ambedue confutati con acume e sodezza di no citarsi come calde, efficaci quanto altre
ragionamento in un libro egregio dell'ami mai. Tuttoch l'eloquenza del Foscolo in
comio abate Federico Zinelli, sullo spi questo libro ritragga non poco dell'ama
rito religioso di Dante. rezza della sua anima, e ne traspaia la con
dizione infelice di sua salute che il veniva
CVI. a mano a mano traendo al sepolcro, non
mancano sempre la gentilezza e l'affetto
Del Foscolo nel libro del Zinelli, oltre che gli avevano inspirate le Grazie. Veg
la stravaganza delle opinioni, si avvisa pu gasi il modo con cui si commenta l'episo
re alcun plagio non confessato, o solo ac dio di Francesca, il modo con cui si parla
cennato per modo che se ne potessero delle domestiche affezioni dell'Allighieri,
accorgere i pochissimi de' lettori che leg
e altri consimili luoghi. Gli empiti di una
gono testo e note con uguale attenzione, e bile lungamente repressa scoppiano assai
si arrestano a meditare e riscontrare ogni frequenti, e singolarmente ne'capitoli in
g i
CI, VITA DI UG4b Fosco I,o.

cui tocca del rifugio di Dante presso Cane Commedia avea comentate in pari gui
Scaligero, o dell'esilio e del patti ingiunti sa; fra le quali l'episodio di Francesca,
al poeta se avesse voluto ricoverare la pa comento che si lesse tradotto nel primo
tria. Critica acuta e diremo anche splen fascicolo del Ricoglitore milanese, u 819,
dida nei primi capitoli, e in quanto si come l'altro, test ricordato, si legge nel
riferisce alla poesia primitiva e a primiti volume primo della edizione fiesolana,
vi poeti, e via via sempre che parli della 1855. E sopra ogni cosa l'animo e le
invenzione e dell'ordinamento delle canti vicende del comentatore ben erano tali

che, e de'mezzi pi validi adoperati dal che dovevano fargli, oltre che intendere,
l'Allighieri per venire al suo fine. Sono pi sentire a pieno il poeta, e spesse volte ri
inclinato a credere che possa avervi chi non dire le ragioni di questo coll'accento stesso
sappia leggere dall'un capo all'altro il Di dell'indignazione e del pianto con cui a
scorso, di quello che chi l'abbia una volta vrebbe dette le proprie. N per questo
letto e notati alcuni punti di particolare bel da credere ch'egli dettasse un romanzo, o
lezza, a questi non voglia tornare e due e si lasciasse andare alle visioni d'altri co
tre e assai pi volte, come s'usa cogli scritti mentatori recenti, a fronte de'quali il viag
che contentano l'intelletto e mettono il cuo gio ne'tre regni e le allegorie della selva
re in gran moto. E se nel pieno dello stile infernale, dell'orto nel Purgatorio, e del
non poco resta a desiderare, sono degne la candida rosa nel Paradiso sono quasi
d'ogni attenzione molte frasi e maniere un trastullo: ch anzi forse troppo insiste
efficacissime; e gli usi delle parole, se tal va nell'esame de'fatti, e troppo voleva la
volta insoliti, pur conducenti a meglio co poesia tributaria alla storia. Parlando del
noscerne l'originale significato. Dicasi lo suo poeta cos scrive: chi gli sottrae qua
stesso de'costrutti, che mentre possono lit tutte proprie dell'indole sua, della
spiacere per durezza, fanno utilmente pen terra e del suolo dove nacque, a far s
sare alle ragioni filosofiche della lingua. In ch'egli senta, pensi ed operi e abbagli
una parola, libro scritto con assiduo a con le virt de'mondi ideali, facciane un
more da chi tutta avea speso la vita in Dio, e se l'adori (facc. 2o9). Stimereb
quegli studi, e oltrech d'animo alto e in besi che cos scrivesse chi ci dava in Dam
gegno prontissimo, era dotato di cogni te un nuovo Maometto, e voleva si pren
zioni filosofiche molto estese, e versatissi dessero in senso proprio l'imposizione del
mo in tutta la classica letteratura non solo, le mani dell'apostolo Paolo sovra il capo
ma molto pure nelle moderne e straniere. del poeta nell'altissimo cielo; e stimava
La materia era stata da lui svolta lunga fuori di controversia la missione da questo
mente in prevenzione, nell'articolo sopra addossatasi di riformatore politico e reli
il secolo di Dante, bellissimo veramente, gioso all'Italia? Ma cos : dopo sani prin
e di cui non crediamo iattanza quant'egli cipii, facile ognora traboccare a stranis
scrisse alla donna gentile, cio, che quan sime applicazioni. Non per tanto prendia
do fu pubblicato si diceva esser cosa non mo norma di qui a giudicare di tutto il li
italiana o francese n inglese, ma euro bro, e di ogni sua parte, quando invece
pea, e se gli raddoppi il compenso solito molte visioni d'altri comentatori si dile
a pagarsegli dall'editore. Altre parti della guano a fatti messi in luce dal Foscolo,
- - .
. .a . . . a
3
VITA DI UGO FOSCOI.O. Cl,i

e in generale, anche quando non mira ad proprio; come intendano questi l'amor
utile e giusta meta, c'insegna la via che pu della patria, o in che ripongano l'onore,
giovarne di battere in tali studi per far non so veramente vedere. Qui giover in
la critica pi profittevole e pi sicura,
-
-
tanto trascrivere le parole del Foscolo al
l'amico e concittadino, specie di testamento
CVII. doloroso col quale lascia il suo cuore alla
materna Zacinto: Pur dov'anche questo
Da quanto s' fin qui detto pu bene disegno mio andassefallito, io al Zante
inferirsi che gli ultimi anni del Foscolo, verr, e provveder di campare con le
spesi a combattere colla povert, mentre mie fatiche come meglio potr, e, non
affannavasi a sfoggiare ricchezza; a inti foss'altro, voi mi seppellirete sotto alcu
sichire dietro lezioni varie e sottigliezze di ne glebe di terra greca e materna, e sa
chiosatori, quando avrebbe voluto dar rete liberi di onorare le ossa dell'uomo,
compimento alle Grazie e all'Iliade; tra dal quale non v'era conceduto d'impa
sollicitazioni di creditori e fallimenti di rare letteratura, e giovarvi del capitale
librai; sotto un cielo nebbioso, egli nato ch'egli per lunghi anni, per infaticabili
sotto il bellissimo di Grecia e vissuto il studii, e con devozione perpetua alla ve
meglio della vita sotto quello d'Italia; fra rit s' raccolto al fine di poterlo dif
taciturni e severi amici, egli taciturno e fondere fra di voi.... S fatte letture
severo assai spesso, ma pur bisognoso d'o- che io intendo di dare al Zante, senz'a-
ra in ora di espandersi in appassionati col spettarmi se non discretissimi emolumen
loquii e di lasciar libero il corso al bollo ti, anzich umiliare il mio cuore l'esal
re dell'anima e de'pensieri; tali anni, di terebbero, perch darei il valore, e for
ceva, dovettero passargli assai sconsolati s'anche pi del valore della ricompensa
ed afflitti, combattuti pi ancora dalle me pecuniaria che riceverei. Ammaestrerei
morie che dalle speranze, alle quali, rifa giovani concittadini, e amici e parenti.
cendo il proprio ritratto, chiamavasi incre Parlerei a ingegni atti ad intendermi ed
dulo come al timore. Il poco di speranze a sentire. Li guiderei coll'esempio, e
che gli vivessero ancora nell'anima stanca senza dare troppe noie agli altri, n a
andavano a Firenze e alle natali sue isole. me, saprei invigilare a que maestri che
A queste pensava con desiderio mestissi arrivano al Zante a iniziare i giovanetti
mo, e del tornarvi ne parlava lungamen ne primi rudimenti di lettere e di scien
te all'amico Bulzo. Ritraendosi col si av ze. L'occupazione mi riescirebbe piace
g visava di farvi quelle pubbliche letture che volissima e di poca perdita di tempo, e
aveva gi fatto a Londra; e sebbene mi dove io per s fatto mezzo potessi trovar
nori gli emolumenti, il farle in patria, e mi sussistenza e quiete per quattr anni,
nella lingua comune all'oratore e agli u gl'impiegherei a comporre opere che
ditori, canserebbegli la vergogna e il ri ove fossero preparate a dovere, potrei
brezzo da cui fu consigliato a interrom portarle in Inghilterra e venderle a buon
perle in contrada straniera. A molti sem partito, e cos rifare la mia figliuola de'
bra invece potere pi onoratamente vive danni, e provvedere alla sua vita avve
re impicciolendosi in altro paese che nel
nire. Io, Bulzo mio, ho sagrificato, pur
CI, II VITA DI UGO FOSCOLO,

troppo, a miei principii la mia giovent, i parlato solamente per brevi cenni delle
e la mia fortuna, e la mia famiglia, e malattie frequenti a cui fu soggetto; ora
anche la povera madre mia che mor de tempo che si noti aver avuto anche per
siderandomi invano. Ma bastino i sa questo conto vita travagliatissima. Molte
grifizii, quando pur si possano evitare volte nelle sue lettere fatto ricordo di
senza prostituire l'anima; onde io voglio, malinconie tetre, di languori e di febbri;
e devo preservare dal sagrifizio questa pat eziandio di vescica; ma ci che pi
giovinetta innocente. Con simili pensieri negli ultimi anni l'afflisse fu un'affezione
alla patria avea cantato gi nelle Grazie: al fegato, che venne a mano a mano de
all'antenoree prode generando nell'idropisia che gli fu mor
. . .. . Dar i carmi e l'ossa, tale. Soccorso da alcuni amici, da altri
E a te i pensier. assiduamente visitato, non si smarr punto
E fu profeta. Ch l'ossa, dopo lungo pel d'animo vedendo avvicinarsi l'un di pi
legrinaggio, dovette lasciarle, se non alle che l'altro irrimediabilmente il suo fine; e
prode antenoree, a suolo pur sempre stra l'umor suo, i suoi discorsi, sempre che
niero. Perduta la villetta, nella quale a l'intensit del male gli desse qualche re
veva bens sprecato molto denaro, ma po spiro, non ismentirono punto l'intrepidez
sto tutto l'amore, che purtroppo soglio za che aveva tante volte predicata ne pro
no gli uomini por sempre in quelle cose prii scritti. L'ultima sua lettera, scritta al
che pi loro costano; e costretto a cessa canonico Riego poco prima della sua mor
re dal soggiorno di Londra, tra perch so te, e conservataci dal Pecchio, non ha che
verchiamente dispendioso, e perch poco invidiare quanto di pi nobile e forte leg
atto a ricettare la povert dignitosa, atte giamo essersi usato in antico. Vede rapida
soch cola, come scrisse, la miseria ren crescere la malattia, e dice di aspettare di
derebbe abbietto anche Omero; si ridus giorno in giorno l'esimio chirurgo Lauren
se a Turnham Green, terricciuola lontana ce, che doveva curarla con l'operazione,
dalla capitale da cinque in sei miglia, lungo ma in modo che fa presentire quanto po
il Tamigi. Fu quivi ch'ebbe a durare l'ul co stimasse che ci fosse atto a salvarlo.
time prove di costanza contro la malattia Non tace la gratitudine a doni dell'ami
che lo uccise. Questa malattia se la vedeva co, ma vuol questi proporzionati, non ol
approssimare; e mancandogli lena a com trepassanti il bisogno. E se a questi senti
porre, se gliene faceva sempre pi forte menti delicatissimi non si attenne a rigore
il bisogno. Nella lettera al Capponi del tutta tutta la vita, perch non lodare che .
settembre 1826, dopo parlato de suoi di ne facesse professione nel fine? Il tre ago
segni: se non che, Gino mio, quid brevi sto del 1827 scriveva nella guisa che ab
fortes juculemur aevo Multa? A me man biam narrato; il 1o ottobre non vivea pi.
cano pochi anni ai cinquanta, ed oltre Sappiamo dal Pecchio, che in quel giorno
alla minore certezza e gioia e forza di stesso era venuto a visitarnelo il conte Ca
vita in questa et mia, s' accanita con po d'Istria, e u visita fatta poco meno che
tro di me la fortuna, tanto che non ho al suo cadavere; dacch'egli non pot ri
certezza oggimai n di vivere per lavo spondere alle affettuose parole, se pure
rare, n di lavorare per vivere. Abbiamo l'agonia nella quale era assopito gli con
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4.
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VITA DI UGO FOSCOI,O, Cl. Il l

cedeva d'udirle. La sua spoglia, condotta cese, propagatasi poscia nella veneta de
a sotterrare con modestia pi convenien mocrazia; e in questa s'avvis di vede
te alla sua povert che alla sua fama, ha, re avverati i suoi sogni. Tenne dietro al
nel cimitero di Chiswick, quella lapide fantasma, e, nuovo Alceo, tratt con sin
postagli dal quacchero Hudson Gurney, cerit e ardimento giovanile la lira e la
di cui s' parlato, e dice cos: spada. L'esperienza ben presto gli fece
toccar con mano quanto vi avea d'illuso
UGO FOSCOLO rio e fugace in quel barattarsi continuo di
OBIIT XIV DIE SEPTEMBRIS nomi e d'insegne, restando pur sempre
A. D. 1827 que'di prima gli uomini ed i costumi. Si
AETATIS LII, ravvide, e senza rinnegare gli astratti prin
cipii, pass nella pratica dalla sconsigliata
V'ha errore, come notammo, nelle date: fiducia alla incredulit disperata. La let
quanto poi alla semplicit della scritta, ri teratura gli fu rifugio dalle tempeste poli
cordiamo la setta del dedicante, nemica di tiche, e parte vers sui pedanti, e sui gra
tutte le amplificazioni. E non da pi l'i- mi discepoli dell'Ipse dixit, la bile che
scrizione che leggesi sulla tomba del Tasso gli avevano eccitata nell'anima soprusi pi
in sant'Onofrio di Roma. turpi e pi dannose soggezioni. Ai fatti
impossibili fesuccedere le declamazioni,
CVIII. troppo agevoli anche a meno sinceri di
lui; e riemp il vto lasciatogli da tante il
Una delle tre o quattro volte che udii lusioni perdute nel maneggio delle pub
parlare lord Byron, compendiava egli il bliche cose, coll'arrabattarsi per quanto la
ritratto del Foscolo in due parole: uomo vita ha di pericoloso, agitato, e, diciamolo
antico. Questa frase fu detta d'altri, ma pure, riprovevole: amori e giuoco; impeti
forse con altro intendimento; e dichiaran strani; sfarzosit inconveniente, talora in
done il significato, secondo che mi sem delicata; abborrimento da ogni regolarit,
bra pi convenire all'indole e agli studii da ogni anche ragionevole dipendenza.
del Foscolo, porr termine a questa Vita, Nelle lettere presso a poco lo stesso. Si
Il Byron, parlatore breve ed arguto, non mette sulle vestigia de' grandi, gl'imita,
bad certo alle interpretazioni che dar si ma in modo suo proprio. Ritrae princi
potrebbero al suo giudizio, e come pi di palmente dall'Alfieri e dal Parini; con pi
uno se ne sarebbe per avventura scanda finezza di gusto del primo, con pi forza
lezzato. Pens forse: il Foscolo come gli d'ingegno e fecondit del secondo. O rin
antichi cerc il sapere viaggiando, e negli tanato in una camera pi e pi mesi, o
studii, anzich il regolato modo dei suoi discutere nei caff, nelle piazze, tra milita
coetanei, tenne quello suggeritogli dall'ar ri; a tu per tu coi magnati, come appena
dita sua mente. Contemper gli studi suoi tocchi i vent'anni scrivere al Bonaparte
ai tempi, agognando, come gli antichi, a ammonimenti, encomii e minaccie. Anche
quella specie di gloria che il laterato si in questo antica franchezza. Crollato lo spe
acquista adempiendo in pari tempo le par cioso edificio dell'impero e del regno, per
ti di cittadino. Scoppi la rivoluzione fran non mutar stile negli scritti e nella vita,
Foscolo, i u

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Cl. I V VITA DI UGO FOSC01,0.

passa l'alpe, indi il mare. Negli studii pi Molto fece, non quanto poteva. Le perse
aridi, a cui lo soggioga la povert, tras cuzioni e gli esilii sono talvolta argomento
fonde lo stesso foco, la stessa ira, la stessa di lode e stimolo ad opere egregie; ma v'
pertinacia nelle opinioni che lo avean fatto una smania d'esilii che difficulta gli stu
singolare dai pi in tempi ancora ne'quali dii e non annobilita punto l'ingegno. Una
ogni mediocre natura, costretta a mostrarsi nuova maschera potrebbesi aggiugnere a
per intero, appariva essa pure singolare. quelle del teatro gi note, i suicidi ele
Pensa e parla all'Italia e alla Grecia fino ganti; quelli che anelano a lunghissima vi
agli estremi; fino agli estremi disegna nuo ta per potere pi lungamente protestar di
vi pellegrinaggi, nuove intraprese. Dal let abborrirla. V'ha chi patisce davvero, e
to di morte scrive risoluto e sdegnoso. Il geme dal profondo dell'anima; il Foscolo e
suo cadavere non ha onori, mentre la sua il Leopardi hanno raccolto ne'loro versi e
memoria e i suoi scritti sono avidamente nelle loro prose i richiami di questi infe
cerchi e onorata. Qual giudizio ne faran lici: ora molti vorrebbero patire perch il
no i posteri? Quale del culto che gli fu Foscolo e il Leopardi cantarono e scrissero.
reso vivente e da poco defunto? In pi Disamano una vita che non hanno pro
luoghi di questa Vita abbiamo di gi det vata, sospirano a un bene che nulla han
to intorno alle opere sue il nostro avviso: fatto per meritare. E come nella vita, cos
qui ne giova conchiudere parlando ai gio negli studii. Imitano del Foscolo non la
vani, che vediamo, o scopertamente, o nel diligente perseveranza, non l'amore al
loro secreto, modellarsi al pericoloso esem perfetto, ma lo stento, la bizzarria. Molti,
pio di lui. Nessuno pu avanzarmi nel cre so bene, si adireranno con me per l'acer
dere il Foscolo destinato a guadagnarsi vita bit di questa conclusione; non per que
immortale per mezzo d'opere grandemen sto vorr augurare, che la esperienza, in
te utili e belle; ma del pari non saravvi felice quanto potrebbe, abbia ad esser loro
chi giunga a persuadermi che non ne fosse pi creduta maestra.
in parte impedito dalla vita ch'ei tenne.

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