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Mentre Raffa parlava, oltre a rivivere, devo, dire, vedevo riaffiorare dalla
memoria alcuni testi che sono stati alla base della mia formazione e che hanno
fissato attraverso la loro prepotente forza argomentativa una nuova fede negli
studi classici. Il vecchio adagio secondo cui le lingue classiche sono soltanto un
dispositivo di addestramento intellettuale va abbandonato, e va abbandonato
perch falso, storicamente, praticamente, linguisticamente falso.
Ma i maestri di scuola italiani seguitano a dare un voto buono o cattivo ai ragazzi di liceo,
unicamente secondo che questi rispettino o no la consecutio temporum o adoprino il congiuntivo o
adoprino il congiuntivo nelle subordinato ubbidendo a regole tanto feroci quanto fantastiche. I
pratica, chi usa il tempo pi diverso da quello italiano o mette pi congiuntivi, rporta la
palma:questi professori sono tutti malati, ho scritto una vola, di coniunctivitis professoria. Poco ma
le se tenessero per s pquesta malattia e non facessero perdere un tempo prezioso agli scolari, che
ne hanno poco e qusto poco dovrebbero impiegare a conoscere la cultura antica, a risentire, ache
nella letteratura, lo stile antico, cio l'anima antica. La vrsione La versione dall'italiano in latino
inutile se non serve a formare il gusto; ma a formare il gusto, far risentire direttamente ai giovani
italiani l'opera d'arte antica
Ma il valore formativo non sta nel fatto che le lingue classiche siano dei
rompicapi, bens nel fatto che in quelle lingue sono state espresse per la
prima volta idee e concetti che stanno alla base della nostra civilt.
Conoscerle significa avere gli strumenti per entrare in contatto con quelle
idee e quei concetti lontano dal rumore di fondo del presente dal suo
assedio, per citare il titolo del bel libro di Claudio Giunta. La parola
dell'oggi ridondante, onnipresente, inflazionata, martellante. Leggere un
classico nella sua lingua originale significa essere portati a riflettere sulla
singola parola, sul dettaglio, su tutto ci che quella parola evoca
Ed ecco Pasquali
Ma noi studiamo ancora il latino e il greco come espressioni e documenti delle civilt dalle quali la
nostra civilt deriva e che pure sono, in certo senso, incommensurabili con essa. Noi vogliamo
insegnare ai giovani delle noste classi dirigenti a comprendere e sentire che i valori che essi
considerano pi assoluti, sono divenuti storicamente. Educare i giovani attraverso la storia allla
libert, giustificazione sufficiente del sistema scolastico che chiamano umanistico, e che io vorrei
potesse un giorno meritare il nome di umanistico-storico.
1 Larticolo Arte allusiva, uscito in una rivista poco nota (LItalia che scrive, XXV (1942), pp. 11-20), ripubblicato nel 1951 in apertura
di Stravaganze quarte e supreme, suscit, come prevedibile, una nuova polemica con Croce, ma paradossalmente non si collocava lontano
dallo storicismo idealista: lo storicismo di Pasquali aveva le sue radici nella concezione tedesca delle Geisteswissenschaften, ma nel
suo iter tende ad accusare il distacco dalleredit positivistica: il concetto di arte allusiva era vicino a quello idealistico di imitazione
creativa.
In quegli anni Pasquali nutriva per Croce alta stima e ammirazione: entrato, alla fine del 1942, allAccademia dItalia, desiderava che un
Lo sfortunatissimo Storia dello spirito tedesco nelle memorie di un
contemporaneo era uscito postumo nel 1953 e solo recentemente stato
recuperato da Adelphi. Anche qui male, perch Pasquali vi racconta con
freschezza inimitabile la storia di Ludwig Curtius dalle universit tedesche alla
scuola archeologica di Roma, passando in rassegna pregi e difetti, caratteri e
significato del mondo dei Gelerte, lungo tutto il Novecento.
Gli Scritti sull'Universit e la scuola sono una meritoria operazione di recupero
svolta da Sansoni (Marino Raicich) di testi leggendari e rari come L'Universit
di domani apparsa addirittura a Foligno da Campitelli nel 1923 sotto la riforma
Gentile e poi travolta nel gorgo del fallimento dell'editore2. Dopo la quale il
diligente curatore ha raccolto anche gli scritti di Universit e scuola (1950) e
scritti sparsi. Sono gli scritti in cui la dotrina di Pasquali in fatto di scuola
prende forma nella sua dirompente novit e vitalit. Ne riparleremo. Intanto
basti ricordare che dopo il 1978 questi scritti non sono pi riapparsi e alla
scuola e all'universit di oggi avrebbero avuto molto da dire. Invece dopo il
1978 il discorso si chiuso. Cos come decenni stata attesa una edizione
degli Scritti filologici, venuta fuori tardissimo nel 1986 e a detta di Carlo
Ferdinando Russo, senza presentazione e sistemazione adeguata. Comunque il
lettore si deve accontentare di quel che passa il convento, parch l'unica che
c'. Per le monografie ancora peggio. Orazio lirico, uscito da Le Monnier nel
1920, riemerso in ristampa xerografata con saggio introduttivo dell'allievo
Antonio La Penna (Giorgio Pasquali interprete di Orazio) solo nel 1964 per
poi sparire immediatamente. In effetti il decennale della morte dette le
riedizioni di tre opere (Orazio lirico, Storia della tradizione, Filologia e storia)
ma nel quadro di una rivisitazione sostanzialmente e tecnica e destinata agli
specialisti dell'opera di Pasquali. Fin quando il sistema non scosso dalle
fondamenta (o almeno sembrava) dalla sollevazione studentesca, le idee sulla
scuola e gli studi classici di Pasquali restano una curiosit o poco pi. I licei
classici continuano business as usual come vedremo in alcune significative
testimonianze pi avanti. Per tornare a Orazio lirico, questo libro oggi
disponibile in rete solo perch la Robarts Library dell'University of Toronto - ne
aveva acquistato una copia che poi stata affidata ad Archive.org da Mariete
Kurten. Notato qualcosa? Si disponibilit in rete dovuta evidentemente alla
sollecitudine dei dotti italiani. Preistoria della poesia romana era uscito da
Sansoni nel 1936. Sempre Sansoni lo ristamp nel 1981 su impulso di
Sebastiano Timpanaro.
Le ragioni del relativo isolamento dalla cultura italiana di questo suo cos
illustre rappresentante possono essere riassunte qui in breve.
premio importante fosse assegnato al grande intellettuale napoletano: non and cos, ma la posizione di Pasquali significativa.
3 Concetto Marchesi, Quaranta lettere a Manara (e a Else) Valgimigli con quattro lettere di M.Valgimigli, Milano, All'insegna del pesce d'oro
1979, pag. 55
Per chiudere il discorso indubbiamente bastava. Per giustificare il disagio
evidente intorno al suo nome, durato in varie forme per decenni, mi pare che
possa bastare.
Quanto detto fin qui mi pare possa bastare a giustificare come nella attuale
polemica sugli studi classici, sulla traduzione dal latino e dal greco, che ha visto
l'anno scorso infuriare un dibattito assai acceso con la partecipazione di
personaggi di spicco del mondo accademico e intellettuale italiano, il nome di
Pasquali non sia stato esplicitamente richiamato, e sia apparso come in
trasparenza solo nelle eleganti parole di Raffa, per poi ricomparire altrove, e
cio nell'interessante intervento di Maurizio Bettini, ma in forma tanto allusiva
quanto caratteristicamente trasformata.
Ma andiamo con ordine. Anzitutto il lascito forse principale di Giorgio Pasquali
come educatore la radicale ripulsa (invero pi radicale di quella di Massimo
Raffa) del grammaticalismo, della riduzione delle lingue classiche a mero
strumento di esercizio e formazione logica, l'abbiamo visto. E possiamo vederlo
ancora pi da vicino.
Si parla della logicit del latino
Al di l dunque della funzione storica che il mito del latino lingua logica par
excellence pu aver avuto nel secolo XIX, oggi questo mito va riconosciuto per
quello che . Lo studio delle lingue classiche va, secondo Pasquali, interamente
sciolto nello studio storico delle radici della nostra attuale civilt, studio storico
che importa s certo, preparazione linguistica, ma volta a intendere la parola del
passato, e a intenderla in ogni sua possibile connessione con la storia,
l'archeologia, la linguistica storica e, certo, la poesia. Poesia che non si pu, a
sua volta intendere, intendere al di fuori del suo preciso contesto stilistico,
lessicale, e dunque in una parola storico. Ecco dunque il motivo per il quale gli
studi classici (ma ogni forma di studio) non possono tollerare n generalit
eccessive n compartimenti stagni. Infatti Pasquali, altro punto cruciale del suo
lascito come educatore, era un critico spietato della lezione cattedratica, dei
manuali (fossero anche stati scritti da Concetto Marchesi), dell'apprendimento
meccanico di programmi generali e dulcis in fundo o venenum in cauda anche,
lo dicevamo, degli esami universitari speciali. Era un teorico del seminario in
cui spendersi e collaborare con i giovani. Perch solo nel seminario pu valere
la massima dello studio scientifico in cui quel che, in fin dei conti esiste
davvero non sono le singole discipline ma i concreti problemi.
Questa posizione stata in qualche modo recepita, discussa, influisce oggi sul
dibattito italiano? Ha pesato sulla scuola classica nei sessanta anni che ci
separano dalla scomparsa di questo ineguagliabile maestro?
La risposta negativa, ad entrambe le domande.
Ancora oggi, infatti, Paola Mastrocola pu rifarsi di bel nuovo a rivendicare,
come se nulla di quanto da noi richiamato, fosse stato mai detto, la versione dal
latino e dal greco come sfida come shock
Vorrei che la prova di quinta liceo rimanesse nudamente tecnica. Una mera
traduzione. Avulsa, straniera, uno shock. Una sfida: vediamo cosa riesci a
leggere, a capire. Le lingue morte non sono uguali all'inglese: proprio
perch morte, cio svincolate dal contesto, inattuali e libere da ogni
finalit comunicativa, potenziano al massimo quelle capacit logiche di
collegamento, analisi, deduzione, inferenza e organizzazione mentale che ai
ragazzi saranno utilissime poi, qualsiasi lavoro facciano nella vita, qualsiasi
corso di studio intraprendano. Perch dobbiamo equiparare sempre tutto
all'inglese? Certe materie hanno un'utilit indiretta, intrinseca.
Accettiamolo con gratitudine. Il latino e greco non servono solo ad
apprezzare meglio le opere di Omero e Virgilio.4
Il punto non naturalmente che uno debba per forza essere d'accordo con
Pasquali. Il punto che Pasquali come se non avesse parlato. Port-Royal
veniva riproposto nel secolo diciannovesimo e lo stesso Port-Royal viene
riproposto oggi. Ci che colpisce l'impermeabilit, la marmorea consistenza di
questa posizione che qui la Mastrocola ripropone con bella eleganza ma che
insomma condivide con molti altri che la esprimono meno bene.
Altra domanda. Su questo versante cosa era successo nella scuola classica
italiana negli anni Cinquanta e Sessanta ? Dopo il 1968 le cose da noi vanno in
modo diverso, ma anche l si allontano pi che avvicinarsi alle idee di Pasquali.
Lo volete sapere? Niente. Anche qui sembra che la posizione di Pasquali sia
caduta nel vuoto.
Tanto che, nell'infuriare nella polemica a favore o contro la traduzione dal latino
e dal greco, poteva giungere inattesa quanto significativa, la confessione di
Luigi Spina (illustre latinista) che scriveva appunto queste parole.
Insomma un giovane valente poteva essere iniziato negli anni Sessanta agli
studi classici seguendo un metodo e una prassi integralmente umanistica e non
storico-umanistica. In altri termini non che il progetto pasqualiano di integrale
storicizzazione degli studi classici liceali e universitari, della dissoluzione o
riduzione della filologia alla storia, dovesse affermarsi o divenire egemone. Per
pi motivi non era possibile, troppo forte era la tradizione, troppo radicata, di
una metodologia di studio puramente cartacea, testuale. Che pure ha
naturalmente avuto i suoi meriti. Ma insomma la carica innovativa e vivifcante
del progetto di Pasquali avrebbe potuto essere discussa, o se non discussa,
conosciuta. Non sembra che lo fosse fuori da un ambito che a questo punto pare
davvero ristretto, se di l a poco, alla confessione di Spina non avesse fatto
seguito una brilante risposta dell'illustre Maurizio Bettini, che diceva cos.
Ma anche di questo non solo non avevo mai sentito parlare ma, peggio ancora,
se qualcuno me lo
avesse detto non avreicapito che cosa tutto ci potesse aver a chfare con il
Cicerone a me essenzialmente noto come autore di versioni che mi veniva
somministrato a scuola.
Anche qui ci troviamo, non che sia un demerito, in una dimensione totalmente
estranea al lascito di Pasquali. Non solo nel liceo classico Niccolini di Livorno
negli anni Sessanta si studiava Cicerone come autore di versioni ma ai
giovani e brillanti studenti di quella scuola, capaci di tradurre disinvoltamente
la versione di greco di maturit in latino, non veniva assolutamente in mente
che la consecutio temporum potesse essere un prodotto storico, essa era un dato
assoluto e immutabile. Insomma probabilmente l'aspetto pi grave della
vicenda pasqualiana, non stata la freddezza che lo ha circondato dopo la
morte, cos come testimoniano i duri giudizi che negli anni Settanta alcuni dei
pi brillanti giovani classicisti alcuni suoi allievi davano della sua cultura, del
suo metodo, o dei suoi atteggiamenti filosofici o politici.
[Citazione Canfora proprio sul modello pedagogico di Date respiro ai nostri
ragazzi letto in modo deformante in Ideologie del classicismo]
Al liceo dunque Pasquali indicava due vie, entrambe nei fatti lasciate cadere
dalle infinite riforme della scuola attuate o progettate in Italia. Due vie che sono
una. Netta prevalenza della lettura dei testi su lezioni dottrinarie e
predicatorie concernenti argomenti da apprendere tanto meccanicamente
quanto superficialmente e decongestionamento degli orari scolastici e dei
relativi compiti a casa da assegnare a degli studenti che, per effetto di questo
gravame di lavoro sono poi costretti a rinunziare, se non al sonno, a ogni libera
iniziativa di lettura o di studio.
Tra di esse, la libera lettura viene considerata appunto da Pasquali forse
l'elemento decisivo della formazione dei giovani. In un altro luogo dice che per
l'umanista leggere conta ancor pi che studiar
Solo la lettura consente l'apprendimento della lingua e non della metalingua
grammaticale, solo la lettura consente di assimilare la consistenza della poetica
e della problematica di un autore o di un'epoca nel suo sviluppo problmatico.
Appunto come dice Pasquali, nell'ambito scientifico ci che esiste davvero sono
solo i problemi, non le lezioni irrigidite nei manuali, non le regole grammaticali
che sono la cristallizzazione dell'uso solo di alcuni testi spesso di un singolo
autore.
Solo che nella loro rigidezza controriformistica [TROVARE CITAZIONE] i
manuali e le regole possono servire da traliccio a lezioni dogmatiche e ad una
miriade di meravigliosi esami speciali.
Ora Pasquali, per passare alla accademia detestava le lezioni predicatorie,
nelle quali il docente dalla cattedra dispensa un sapere generale e superficiale
[TROVARE CITAZIONE] e, quanto agli esami speciali ne predicava
puramente e semplicemente l'abolizione. Cos inizia l'Universit di domani, il
libro fantasma travolto nel 1923 dal fallimento di Campitelli e poi fugacemente
riapparso da Sansoni nel 1978: Unum et necessarium, abolizione degli esami.
Con cosa bisognava sostituire lezione ed esami? Seminari e proseminari, pochi
esami finali universitari, esame di stato extra accademico. Il sistema tedesco, si
dir. S il sistema tedesco allora certamente quello che reggeva la migliore
scuola e la migliore universit d'Europa. Ma per capire pi concretamente come
Pasquali intendesse questo modello educativo, al di fuori del dibattito sulla
Weltreform, ma invece nel quadro della quotidiana vita accademica, dobbiamo
rivolgerci a un modello illustre, che per lui esemplificava l'unit humboldtiana
di scienziato e maestro. Parliamo naturalmente di Ulrich Wilamowitz
Moellendorf, di cui Pasquali fu assistente a Berlino prima della grande guerra.
Ora, di Wilamowitz scienziato testimoniano i libri, di Wilamowitz maestro si
incaric Pasquali di rendere conto in un autorevole ritratto che tra l'altro
piacque enormemente in Germania, tanto che Eduard Fraenkel in una celebre
recensione su Hermes raccontava che i classicisti tedeschi quasi quasi
avrebbero preferito morire prima di Pasquali per godere di un suo magnifico
ritratto [TROVARE CITAZIONE]. Comunque vedere il sommo
Wilamowitz all'opera come maestro pu dare un'idea assolutamente probante di
come Pasquali l'opera di maestro intendeva e di come, a sua volta, egli si era
sforzato di praticarla.
Questo il seminario di Wilamowditz sulla geografia del mondo antico, questa la
tradizione pedagogica del dialogo basato sulle domande di goethiana memoria
[citazione Affinit elettive]. Questa la raffigurazione dell'ideale di maestro che
si spende nella costruzione con i giovani studenti, anche di un quadro
relativamente elementare di schemi e strumenti interpretativi.
Questo di Wilamowitz al lavoro nel suo seminario insieme un ritratto e un
autoritratto di Pasquali impareggiabile animatore di seminari, impareggiabile
conversatore con i giovani anche di fresco arrivati a Firenze. Mai propenso a
schernirli o ferirli, sempre intento al dialogo, pronto alla richiesta di
collaborazione su argomenti di studio.
Questa splendida pagina di Caretti (di cui gi Antonio La Penna aveva notato il
pregio letterario) vale da autorevole testimonianza ma anche da quasi letterale
controprova che il ritratto di Wilamowitz come maestro , in un processo di
profonda identificazione, a un tempo stesso autoritratto di Pasquali.
Ci siamo fermati alla brillante raffigurazione della parte viva dell'insegnamento,
che per Pasquali il seminario e abbiamo visto, da pi punti di vista cos'era per
Pasquali il seminario e come lui stesso lo impostava. E gli esami? Gli esami
hanno due facce. Da un lato l'avvilimento che scaturiva dal pessimo
funzionamento delle lezioni, dall'apprendimento superficiale delle dispense,
dalla scopiazzatura delle tesi di laurea. Qui si va dal tragicomico della simpatica
candidata che ripeteva pedissequamente agli esami i frizzi di cui il Pasquali
giovane professore aveva per non annoiare troppo, infiorato le sue lezioni,
destando lo sguardo inorridito degli alltri esaminatori, al francamente tragico o
grottesco del candidato all'esame di laurea con dissertazione tucididea che
collocava Eusebio prima di Tucidide e asseriva essrere la digressione siciliana
del XX libro lunga una ventina di pagine. Dunque l'esame tragicomico segna
nella narrazione e nella diagnosi pasqualiana, la inecquivocabile realt del
sistema che non funziona. E Wilamowitz ? Ecco un suo
meraviglioso esame di laurea.
Questa meravigliosa immagine del grande maestro che offre una pera all'allievo
prediletto nel corso di un esame di laurea, ci sembra che sintetizzi
meravigliosamente ci che per Pasquali dovessero essere gli studi, la scuola, il
rapporto tra maestro e allievo, e forse tante altre cose.