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PARTI PRINCIPALI DEL PIANOFORTE

Le parti principali di cui composto un pianoforte sono:

esterne (cassa, pedali, tastiera);


interne (tavola armonica, telaio, meccanica).

Nella descrizione di queste parti si prender come esempio principale lo strumento pi


rappresentativo che il pianoforte a coda (od orizzontale, in inglese grand piano), che si
sviluppa in senso orizzontale.
Nella figura seguente lo strumento diviso nelle sue parti principali che saranno poi
descritte nelle loro funzioni e costruzione.

Parti principali di un pianoforte a coda

Cassa
La cassa corrisponde alla struttura esterna portante ed la forma del pianoforte; deve
essere resistente e solida per fornire potenza al suono dello strumento. La parte interna ed
esterna sono in legno di acero che pu essere piegato; gli altri inserti che la compongono
sono soprattutto in abete rosso, pioppo e faggio, tagliati e lavorati in vari modi. Nelle fasi
finali della preparazione del pianoforte, la cassa viene rifinita con una bordatura e
verniciata con cura. Di solito di colore nero, marrone o bianco.
La costruzione della cassa del pianoforte inizia con la formazione della fascia interna.
Questa viene realizzata sovrapponendo e incollando lamelle spesse 5 mm in legno
massello dacero, fatte aderire intorno ad appositi stampi. Si tratta di una fase molto
delicata, vista levidente difficolt di dare forma curva a un materiale come il legno,
caratterizzato da una limitata elasticit. Analoga la formazione della fascia esterna, pi
alta della precedente, e destinata a essere immessa attorno a quella interna nel secondo
assemblaggio. Le due fasce, per compattarsi al meglio, riposano in atmosfere controllate
per circa sei mesi. Trascorso questo tempo, si prosegue portando avanti la costruzione
dalla parte posteriore della fascia interna, inserendo delle robuste barre in legno massello
dabete, dette piantane, mediante incastri detti a coda di rondine. La particolare
intelaiatura migliora la stabilit della cassa e ha la funzione di raccogliere e riflettere le
onde sonore nello spazio, di formare il cosiddetto specchio acustico, che si crea in uno
spazio quando il suono emesso da uno strumento musicale viene riassorbito naturalmente
dallo stesso prima di un nuovo impulso. La cassa la parte destinata ad accogliere tutte le
altre componenti che formano il pianoforte, durante la preparazione e lassemblaggio
subir molte aggiunte e lavorazioni prima di risultare solida e brillante.
Tavola armonica
la parte interna che corrisponde al fondo della cassa del pianoforte e grazie alle sue
propriet, dopo la lavorazione, in grado di diffondere il suono prodotto dalle corde.

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Questa trasmissione sonora possibile anche perch il legno con cui fatta, compresi i
suoi inserti, sono in abete rosso, che possiede caratteristiche di tenacia e flessibilit. Il
procedimento per la sua finitura prevede che questo sia tagliato, fresato e infine verniciato.
Nella prima fase della sua costruzione, il legno tagliato sul quarto di tronco per formare
assi della larghezza da 8 a 12 cm e dello spessore di circa 10 mm; esse sono affiancate e
incollate accuratamente tra loro per formare una tavola piana. Con una specifica fresatrice
la si sagoma e la si leviga con una macchina che rende esattamente paralleli i suoi lati. La
tavola ottenuta rimane non meno di tre anni a stagionare in ambienti climatizzati.
Successivamente si passa alla diaframmatura, con un macchinario a controllo numerico
che riduce lo spessore della tavola e la rende capace di trasmettere il suono di tutto lo
strumento; per questo anche chiamata tavola di risonanza. Per rinforzarla, nella sua
parte inferiore e perpendicolarmente al senso della venatura del legno, vengono pressate e
incollate delle traverse che si chiamano catene, che poi sono sempre diaframmate per
aumentare lelasticit dellintera tavola. Nella parte superiore sinserisce il cosiddetto
ponticello, che una struttura verticale in legno spessa 4 cm e di altezza stabilita dopo,
che percorre tutta la tavola con una diagonale ad esse che termina ritornando come un
gancio; il ponticello ha la funzione di connettere la tavola con le corde, conducendo
lenergia vibrante del metallo per moto armonico. Lultima parte della esse pu anche
trovarsi staccata e formare un secondo ponticello, ad esempio nei pianoforti Fazioli. Per
finire, la tavola finemente carteggiata e impermeabilizzata con vernici a spruzzo speciali,
presentandosi perfettamente liscia e leggermente lucida.

Telaio
Detto anche piastra, rappresenta la struttura interna che, grazie alla grande resistenza e
flessibilit, regge saldamente la tensione delle corde dando potenza e brillantezza a un
pianoforte. un blocco unico di ghisa, ottenuta a 1600 in stampi di solito rivestiti di
sabbia. La forma risultante viene lavorata in vari modi, poi stuccata, carteggiata finemente
e gli viene applicata una vernice dorata. Dopo il brevetto introdotto a Londra nel 1811 da
Robert Wornum con i primi telai a corde incrociate (e i modelli Square Piano e Minipiano
che vedremo meglio dopo), e la tecnica della fusione per lottenimento della ghisa,
introdotta da Alpheus Babcock nel 1825, si giunti ai robusti telai attuali. Essi hanno la
capacit di assorbire, senza deformarsi, lenorme tensione di oltre 20 tonnellate esercitata
dalle corde. Ultimamente si mira alla riduzione del suo peso combinando ghisa e fibre di
carbonio per ottenere telai abbastanza resistenti e decisamente pi leggeri; difficile,
comunque, eguagliare le qualit di un telaio realizzato in ghisa.
La parte anteriore della sua struttura forata da numerosi piccoli buchi del diametro di
poco pi di 60 mm destinati allinserimento di particolari perni per lavvolgimento delle
corde. Dato che linterno di un pianoforte a coda quasi sempre visibile al pubblico, i
vari produttori pongono il loro marchio e numero di telaio fuso insieme alla forma di
ghisa, e spesso personalizzano esteticamente le proprie creazioni.

Corde
Sono una parte interna e corrispondono allelemento sonoro vibrante del pianoforte.
Devono possedere caratteristiche di forza ed elasticit perch sono costantemente tenute
in trazione. Per questo sono in acciaio armonico e alcune hanno lanima avvolta da sottili
fili di rame armonico che le rendono pi grandi e rinforzano il suono delle note pi
basse. Prima erano di ferro o di ottone e il loro numero aumentato nel tempo arrivando
ad una cifra variabile tra 220 e 243; le pi basse hanno una lunghezza di circa 2 metri,
quelle pi alte a destra arrivano a essere corte fino a 5 cm.
Per preparare al montaggio un set standard di 243 corde, segue questa suddivisione e
costruzione: 8 corde basse singole di grande diametro e avvolte a spirale da uno o due
strati di filo di rame armonico, 5 corde doppie pi 7 corde triple avvolte con uno strato e
68 corde triple di acciaio non avvolte da rame. Come si vedr dopo, possono essere
disposte in modo orizzontale, cio perpendicolari rispetto al telaio, o nei modelli pi
grandi, incrociando quelle basse rispetto alle altre per aumentarne la lunghezza. Nel

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pianoforte verticale le corde sono disposte verticalmente, a formare un angolo retto con la
tastiera.

Tastiera
una parte esterna e tramite essa avviene lazione sul pianoforte; composta da una fila
di tasti bianchi e neri in legno vario come abete rosso, acero, faggio ed ebano, ricoperti da
materiale plastico tipo la galalite. Le tavole da cui sono ricavati non devono avere nodi o
anelli annuali tangenti a una delle facce delle tavole stesse. La loro superficie studiata
per offrire la miglior presa e il giusto scivolamento sotto i polpastrelli, deve possedere una
porosit ideale al tatto del pianista. Il numero totale dei tasti di 88: 52 bianchi e 36 neri;
nel passato, e oggi in particolari modelli, potevano essere anche 97 o 85.
Per costruire una tastiera si prepara un telaio in legno di abete rosso o faggio, in cui
sinseriscono dei perni detti guida tasti per infilare i singoli elementi, che sono numerati
nella parte posteriore. Per assicurare uniformit al tocco su tutta la tastiera, vedremo che
nelle fasi finali ogni tasto verr bilanciato con il posizionamento di piccoli pesi in piombo.
Il primo tasto a partire da sinistra nella tastiera corrisponde alla nota pi bassa ed bianco
come lultimo pi acuto tutto a destra. Per sapere la lunghezza della tastiera del pianoforte
rispetto ad altri tipi di strumento (anche le tastiere elettroniche o i pianoforti digitali), si usa
come unit di misura lottava, e si contano il numero di ottave totali; in un pianoforte ci
sono quindi sette ottave pi tre tasti.
La tastiera cos preparata, come vedremo poi, si potr innestare alla meccanica.

Meccanica
Rappresenta la parte interna del funzionamento del pianoforte, costituita da molti
elementi diversi e uniti tra loro da un ingegnoso movimento di leve, bilancieri e battenti,
azionati a catena a partire da quando viene premuto un tasto. Con la tastiera questi
elementi formano il gruppo della meccanica. I materiali usati devono essere legni leggeri
ma molto resistenti come il carpino, il mogano o il noce; inoltre sono presenti feltro, inserti
di stoffe, pelli e metalli. Le componenti principali della meccanica sono i martelletti, gli
smorzatori e il meccanismo dello scappamento.
I martelletti (o martelli) sono asticelle in legno a sezione decrescente, che terminano con
dei piccoli blocchi rivestiti di feltro o altre fibre simili che colpiscono le corde dal basso
verso lalto (nel piano verticale i martelletti colpiscono in avanti), producendo il suono.
Appena la corda viene colpita dal martelletto, questo torna nella sua posizione iniziale
permettendo cos alla corda di vibrare; quando il tasto viene rilasciato entrano in funzione
gli smorzatori. Il loro numero naturalmente come quello dei tasti, cio 88.
Gli smorzatori sono blocchetti di legno simili ai martelletti e sempre rivestiti in feltro, che si
trovano sulle corde in corrispondenza della battuta dei martelli. In posizione di riposo
sono appoggiati alle corde, mentre si sollevano durante la percussione per permettere il
propagarsi del suono. Quando i tasti vengono rilasciati, si riappoggiano bloccando il
suono. Gli smorzatori, come vedremo tra poco, sono collegati al funzionamento dei
pedali.
Grazie invece al meccanismo dello scappamento, il martelletto ritorna velocemente alla
sua posizione iniziale mentre il tasto ancora abbassato; se si preme due o pi volte lo
stesso tasto a distanza ravvicinata e poi lo si fa sempre pi velocemente, si ottengono tanti
suoni separati, cio il tipico effetto del ribattuto. Con questo accorgimento si ha la
percezione viva che il pianoforte rappresenti un vero e proprio strumento a percussione.
Dopo il 1821 furono compiute molte importanti modifiche al gruppo della meccanica, tra
cui il sistema a doppio scappamento, montato su alcuni pianoforti a coda. Esso risultava
ancora pi sofisticato e preciso nella sensibilit e nella risposta al tocco del pianista.
Questo va allenato, sviluppato e forgiato sul proprio suonare, ed fondamentale per
definire la personalit che possiede ogni musicista sul proprio strumento e farsi
riconoscere da un pubblico. Si approfondir in seguito questo argomento.
Il complesso meccanica-tastiera di un pianoforte tanto pi perfetto quanto pi esso
risponde con fluidit allapproccio sui tasti e quanto pi a lungo riesce a conservare la sua
capacit espressiva e la sua iniziale raffinatezza. Queste propriet formano le basi di

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paragone per valutare la bont di una meccanica e della relativa tastiera, e sono anche, in
notevole misura, una chiave per comprendere levoluzione storica del pianoforte vista
prima. Dato che le esigenze primarie del pianista sono quelle di avere il controllo dei
volumi, della velocit di ripetizione e delluniformit di tocco, il progetto, la costruzione e
la regolazione finale delle parti meccaniche risultano essere fattori determinanti per
lottenimento di prestazioni di qualit.

Pedali
Sono una parte esterna del corpo sonoro e permettono la variazione di alcune
caratteristiche del suono prodotto. Sono di solito fatti in ottone e sono posti leggermente
sollevati da terra, in corrispondenza del centro della tastiera; sono azionati da entrambi i
piedi. Sicuramente se ne trovano due: a destra quello di risonanza (o di portamento o del
forte; in inglese: damper pedal o sustain) e a sinistra quello a una corda (o smorzatore o
del piano; in inglese: soft pedal). Nei pianoforti a coda il terzo pedale, centrale rispetto a
questi due, il pedale tonale (o sostenuto, detto anche terza mano); in quelli verticali il
terzo pedale ha unaltra funzione e si chiama sordina. Fu il tedesco Gottfried Silbermann a
inventare il meccanismo del pedale di risonanza. Ecco come si comporta il suono a
seconda del pedale che viene pigiato.
Facendo pressione sul pedale di risonanza mentre si premono dei tasti, le note continuano
a risuonare anche dopo che i tasti vengono rilasciati; leffetto che si ottiene una
vibrazione unica fatta da tante scie di suono che galleggiano nellaria. Ci succede perch
premendo il pedale sinnesca un meccanismo che solleva e mantiene distanziati tutti gli
smorzatori dalle corde invece di riappoggiarsi come accade normalmente dopo il rilascio
del tasto. Il pedale di risonanza si usa spesso nei brani pi lenti, per dare pi pathos e
creare un effetto di sospensione nella musica che si sta suonando. Premuto e lasciato
correttamente e velocemente, serve anche per raggiungere punti distanti della tastiera
mantenendo il suono unito.
Nelle composizioni di musica classica si trovano spesso le indicazioni Ped. dove si deve
usare o lasciare il pedale di risonanza.
Tenendo premuto il pedale di sinistra mentre si premono dei tasti, si ottiene un suono dal
volume pi attutito e con un effetto pi delicato rispetto al normale.
Il meccanismo del pedale a una corda differente a seconda se ci troviamo in presenza
di un pianoforte a coda o verticale. Nel primo, la tastiera e i martelletti vengono
leggermente spostati verso destra in modo che le corde vengano solo parzialmente colpite;
nei pianoforti verticali, generalmente, la pressione del pedale avvicina di poco tutti i
martelletti alle corde in modo di ridurne la corsa prima di colpirle.
Usando il pedale a una corda mentre si suona, si possono avere ulteriori possibilit di
volume e una particolare espressione ovattata.
Il pedale tonale posto centralmente nei pianoforti a coda, agisce come il pedale di destra
ma questa volta mettendo in risonanza solo il suono delle note premute appena prima di
premerlo. Tramite il pedale tonale si pu cos decidere di suonare alcune note che
risuonano insieme ad altre a effetto staccato in assenza di pedale.
Il pedale che nei pianoforti verticali rappresenta la sordina ha la funzione di smorzare il
suono e renderlo ancora pi basso e ovattato del pedale smorzatore; tale funzione si
innesca spostando il pedale a sinistra in una guida che lo ferma. A seconda del tipo di
modello si trovano due meccanismi differenti. Nel primo una sottile striscia di feltro
scende interponendosi tra le corde e i martelletti diminuendo lintensit di volume; nel
secondo, linnesco fa avvicinare tutti i martelletti alle corde (di pi rispetto allo smorzatore)
diminuendo la distanza e quindi la potenza di battuta. In altri casi, la sordina si aziona
tramite una piccola leva posta sotto la tastiera. Laccorgimento di attenuare il suono in
questo modo stato studiato appositamente per i pianoforti verticali quando li si deve
praticare a casa in orari serali o con modalit di studio particolari.
In alcuni pianoforti a coda di marca Fazioli (o Stuart & Sons), presente un quarto pedale
(posto a sinistra) che agisce come la sordina del piano verticale avvicinando i martelletti
alle corde e attutendo il volume.

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