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ARCHEOLOGIA

VENETA

XXXVI 2013
SOCIET ARCHEOLOGICA VENETA - ONLUS
Una stanza

senza libri

come

un corpo

senzanima

Marco Tullio Cicerone


(106-43 a.C.)

1
Iniziativa editoriale promossa e realizzata da

SOCIET
ARCHEOLOGICA VENETA
ONLUS

in collaborazione con

con il contributo di

S.A.V. onlus - cinque per mille 2011 (redditi 2010)


cinque per mille 2012 (redditi 2011)

Fondazione
Cassa di Risparmio
di Padova e Rovigo
ISSN 0392-9876

ARCHEOLOGIA VENETA
XXXVI 2013
Miscellanea di studi
SOCIET ARCHEOLOGICA VENETA - ONLUS - PADOVA

Comitato scientifico:
SIMONETTA BONOMI
GIAN PIETRO BROGIOLO
GIANPAOLO CANDIANI
FRANCESCO COZZA - direttore responsabile
GIOVANNI GORINI
MICHELANGELO MUNARINI
ELENA PETTEN
MARISA RIGONI
ANGELA RUTA SERAFINI
GIOVANNA TOSI
PAOLA ZANOVELLO

2014 - Societ Archelogica Veneta Onlus - Padova, Corso Garibaldi, 41; c.f. 80009900285
Casella postale n. 722 - 35122 Padova, tel. 347.9179129
E-mail: info@archeovenetaonlus.it
Sito web: www.archeovenetaonlus.it
Registro Operatori Comunicazione ROC n. 6675
Registri delle Organizzazioni di Volontariato:
Regione del Veneto n. PD 0514
Provincia di Padova n. 226/d
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Autorizzazione del Tribunale di Padova n. 584 dell8.2.1978

La rivista viene distribuita gratuitamente ai Soci ordinari della S.A.V. in regola con la quota sociale.

Progetto grafico e impaginazione: Francesco Cozza


Realizzazione grafica al computer: Giuseppe Manfrin

Stampa: Nuova Grafotecnica snc - 35020 Casalserugo, via L. Da Vinci, 8 - tel. 049.643195
INDICE

Ai margini dellurbanesimo.
Le comunit montane dellItalia settentrionale in unet di cambiamenti 8
Mara Migliavacca

Insediamenti romani tra Berici ed Euganei


lungo il tracciato dellautostrada A31 - Valdastico sud 24
Alberto Balasso, Marco Cagnoni, Paolo Cattaneo, Vincenzo Gobbo, Isabel Llacer,
Francesca Meloni, Cristiano Miele, Cinzia Rossignoli

La circolazione monetaria a Verona in et romana: i dati dei lavori dAdige


(1887-1894) 82
Antonella Arzone, Federico Biondani

Palazzo Chiericati a Vicenza. Sviluppo urbano dalla romanit a Palladio 124


Stefania Bonato, Silvia Cipriano, Mariolina Gamba, Michele De Michelis,
Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Stefania Mazzocchin

Portus de Gruario: il frate, il mercante, il fabbro del quartiere settentrionale 164


Guido Andrea Anese, Andrea Battiston, Vincenzo Gobbo, Elena Natali, Elena Petten,
Alessandra Benedetta Piccolo, Maria Teresa Ret, Federica Rinaldi

Sondaggi archeologici nel sito del castello vescovile di Castelgomberto (Vicenza) 206
Cristiano Miele

Nuovi dati per larcheologia di Jesolo (Venezia)


attraverso laerofotointerpretazione 224
Graziano Serra

Bestiario ceramico
Gli animali simbolici sulle ceramiche graffite rinascimentali dalla struttura esagolane
del distrutto monastero di Santa Chiara de Cella Nuova di Padova: il castoro 304
Vincenzo Gobbo

Annotazioni su Alcune notizie sulle mura di Padova 314


Gianpaolo Candiani

Una trapanazione cranica risalente allepoca di Girolamo Fabrizio dAcquapendente


dallex convento di San Francesco a Conegliano (Treviso) 318
Alessandro Canci, Marina Zago
fig. 1. Larea oggetto di studio, tra le due citt attuali di Trento e Verona.

8
Ai margini dellurbanesimo.
Le comunit montane dellItalia settentrionale in unet di cambiamenti

La regione studiata Mi auguro che il mio studio possa aiutare


a capire scala e tipo di organizzazione terri-
Larea oggetto di studio abbraccia una toriale nellantichit; ad individuare i cambia-
porzione della montagna veneta, definita menti nelle strategie insediative nel corso del
a ovest dal lago di Garda, ad est dal fiume tempo e le possibili ragioni di questi cambia-
Brenta. Il confine settentrionale coincide con menti; ed infine ad evidenziare la ricchezza
il confine regionale tra Trentino-Alto Adige e del patrimonio tecnologico e culturale della
Veneto; verso sud le Prealpi venete (che rag- montagna veneta.
giungono raramente i 2000 m di quota) di-
gradano verso la pianura padana (fig. 1). Limiti cronologici della ricerca
Questo territorio sempre stato unarea di
passaggio naturale tra il mondo alpino e la I limiti cronologici della ricerca sono il VI
pianura padana. Le alte quote sono sempre secolo a.C. e il I sec. a.C.
state facilmente raggiunte dalla pianura pa- Il VI secolo un periodo chiave per lItalia
dana, specialmente nella porzione orienta- settentrionale (Capuis 1993; Leonardi 1992;
le, grazie al rilievo relativamente dolce delle 2010; Leonardi, G. Calzavara Capuis L., De
dorsali pedemontane e alle profonde valli Guio A. 1984; De Marinis 1999), dove si svi-
rivolte a sud: la principale la valle dellAdige. lupparono le prime proto-citt nella pianura
Ad ovest, larea delle Piccole Dolomiti pi padana. Nellarea oggetto di studio, possia-
spettacolare, ma pi difficile da attraversare; mo ricordare i centri venetici di Este, Pado-
ancora pi a occidente, lAltopiano dAsiago va e Vicenza, questultima situata al margine
offre un ampio ripiano ad alta quota che pu meridionale della zona prealpina. Il mondo
essere facilmente sfruttato, e certamente fu venetico verso ovest giungeva fino alla riva
sfruttato dallepoca romana e prima, dalla est del Mincio, la cui riva occidentale era oc-
pianura padana. cupata dagli Etruschi, che proprio in questo
Per questa conformazione, larea pu es- periodo si espandevano a nord del Po, pro-
sere definita una zona di frontiera: una fron- babilmente per controllare il traffico com-
tiera non esclusivamente geografica, ma an- merciale con le regioni a nord delle Alpi.
che culturale, linguistica, economica e politi- Un altro momento chiave il IV sec. a.C.,
ca. Diversi popoli e diverse influenze si sono quando i Celti occuparono la pianura tra
sovrapposti nel lungo termine; attualmente Oglio e Mincio e tra Mincio e Adige. Proprio
per questa zona, come tutta la montagna sul limite meridionale dellarea prealpina na-
italiana, sta attraversando un periodo di crisi: sceva il centro di Verona, o meglio, i primi in-
frane, spopolamento, abbandono delle atti- sediamenti corrispondenti al futuro centro di
vit tradizionali e difficolt nellidentificarne Verona (Aspes A. et alii, 2002). Alcuni studiosi
e realizzarne di nuove. ritengono che in questo periodo i Reti, che

9
vivevano nel Trentino-Alto Adige, si espanse- lallevamento del bestiame e il commercio
ro verso sud, quasi fino alla base delle Prealpi tra le popolazioni che vivevano nella pianura
venete. padana e quelle insediate a nord sulle mon-
Lultimo periodo chiave il II sec. a.C., tagne alpine.
quando nella pianura padana arrivarono I
Romani. La costruzione della via Postumia  nalisi dei siti:
A
(148 a.C.) fu, per la regione oggetto di studio, identificazione dei siti-chiave
il segno pi importante della romanizzazio-
ne, un processo che fu lungo e complesso In unarea montana comune unorganiz-
e provoc cambiamenti nellorganizzazione zazione verticale nelluso della terra (Netting,
giuridica, sociale, economica e insediativa. R. McC. 1972; Guillet D., 1983; Sauro 2010),
Per la sua posizione, larea in questione perci possibile individuare importanti
non speriment direttamente i grandi cam- posizioni-chiave per lorganizzazione degli
biamenti sociali e storici del periodo, ma ri- insediamenti antichi (fig. 2):
sent degli effetti di questi per la sua natura 1.I siti di pedemonte, sulla testata delle
di zona di frontiera, importante per i metalli, dorsali prealpine in una tipica area di pas-

fig. 2. I siti studiati. Larea grigio verde indica la fascia ecozonale subalpina; larea giallo-marrone indica il limite
delle sedi permanenti; larea marrone scuro copre le alte quote. 1. Monte Loffa; 2. Sottosengia; 3. Rocca di Lugo
(Grezzana); 4. Monte Purga (Velo Veronese); 5. Monte Purga di Bolca; 6. Montebello Vicentino; 7. Santorso and
Monte Summano; 8. Rotzo; 9. Monte Corgnon.

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saggio tra la vasta pianura alluvionale e la essi. Il primo ad essere scoperto fu Monte
catena montuosa; essi sono importanti Loffa, nel XVIII secolo (De Stefani 1885; Bat-
anche per la comunicazione trasversale; taglia 1934; Salzani 1981). situato su di un
sono policentrici, come Montebello (De piccolo altopiano naturalmente difeso su tre
Guio A., Leonardi G. & Ruta Serafini A., lati, mentre il lato settentrionale difeso ar-
1979; 1980; 1981; 1984; Leonardi 1976; tificialmente da un muro in pietra. Allinter-
1977; 1978; Leonardi G. & Ruta Serafini A., no dellarea difesa si rinvennero pi di tren-
1976; 1977; Leonardi, Facchi, Migliavacca ta strutture, una delle quali fu interpretata
2011), costituiti da costruzioni seminterra- come santuario. Le altre costruzioni furono
te dove si svolgevano diverse attivit (Mi- utilizzate soprattutto come abitazioni, dove
gliavacca 1995-96; 1996); erano praticate varie attivit, connesse spe-
2.larea ad alta quota, sopra il limite supe- cialmente con la lavorazione della lana.
riore delle sedi permanenti. larea degli A Monte Purga (Zorzi 1950; 1960) si rin-
alti pascoli, dove decresce la quantit di vennero due diverse cinte difensive: una
risorse disponibili e lo sfruttamento tende circondava proprio la cima della montagna,
ad essere stagionale; mentre la seconda, pi ampia delimitava lal-
3.I siti posti proprio sul limite superiore delle topiano sommitale.
sedi permanenti, corrispondente al limite La cinta muraria pi imponente si rinven-
superiore della coltivazione cerealicola, ne a Sottosengia (figg. 3a-b), dove raggiun-
che si estende in questarea prealpina tra geva la larghezza anche di 6 metri (Zorzi
gli 800 e I 1200 metri di quota. Essi con-
trollano il passaggio chiave tra sistema
collinare e sistema montano.
In questo articolo focalizzer lattenzione
particolarmente sulla relazione tra i siti posti
sul limite delle sedi permanenti e larea ad
alta quota.

I siti posti sul limite delle sedi permanenti

La maggior parte dei siti posti sul limite


delle sedi permanenti sono fortificati: sono
chiamati castellieri, per il fatto che sono pro-
tetti da mura di recinzione pi o meno im-
ponenti, in pietra a secco e talora elementi
megalitici. La loro costruzione implica una
pianificazione ben definita e un grosso sfor-
zo commune da parte di un gruppo umano
stabile e organizzato.
fig. 3a. Il castelliere di Sottosengia come appariva ne-
Vale la pena di soffermarsi su alcuni di gli anni 50 del secolo scorso (da Zorzi 1960).

11
se costituite da boschi e pascoli e le cinte
fortificate potrebbero indicare il bisogno di
controllare sia i beni coinvolti nello sfrutta-
mento (legname; bestiame) sia la relazione
con chi giungeva da altre valli.

Le alte quote

Sopra la fascia degli insediamenti per-


manenti c la zona dei pascoli dalta quota,
che fu sicuramente sfruttata durante let del
Bronzo, come provato dalla distribuzione
fig. 6. Le quote occupate dai castellieri nellet del
Bronzo (grafico arancione) e del Ferro (grafico blu).
di una serie di armi in bronzo (asce, pugnali
ma anche punte di lancia, Migliavacca, Sal-
verso da quello dei siti collinari, e svolgessero zani 2013) (fig. 7). I centri che controllavano
qualche funzione specifica, forse in funzione lo sfruttamento delle alte quote erano I ca-
di una frontiera politica (Parker 2006). stellieri delle colline, anche se ci sono indizi
Effettivamente, mentre i castellieri dellet di pi ampi contatti con le terramare nella
del Bronzo controllano laccesso alle valli dal- pianura padana.
la pianura padana, specie in alcune aree chia- Le ragioni di questo sfruttamento devono
ve (per esempio, allingresso della Valpolicella essere ricercate nel disboscamento finaliz-
e allingresso della Valpantena), i siti fortificati zato a ottenere legname e pascoli liberi per
dellet del Ferro controllano il passaggio dal- gli animali domestici, ma anche nel traffic
le alte valli interne i vaj alla zona degli alti di metalli lungo alcune vie principali. Una di
pascoli. Monte Loffa, Monte San Giovanni e queste era la Valle dei Ronchi.
Sottosengia si trovano tutti molto vicini luno Una ricognizione di superficie e scavi ar-
allaltro alla testa della Valpantena e della val- cheologici hanno avuto luogo dal 2006 al
le di Fumane, questultima molto utilizzata in 2010 sulla dorsale ad alta quota (tra i 1500 e
et storica in alternative alla valle dellAdige, i 1600 metri) che unisce Cima Marana, Basto
molto sfruttata e forse soggetta a frequenti al Campetto e Montefalcone (fig. 8), raggiun-
esondazioni. gendo la Valle dei Ronchi (De Guio, Miglia-
Il castelliere di Rocca di Lugo allo sbocco vacca M. (a cura di) 2008; 2009; 2010). Il lavo-
del vajo dellAnguilla, una delle vie principali ro ha portato alla luce anche le pi piccolo
per gli alti pascoli lessinei; anche I siti mu- tracce di frequentazione umana sulla dorsale
rati di San Vitale, Monte Purga di Velo, il pi (fig. 9), a partire dal XX secolo (proiettili della
alto in quota, e Monte Purga di Bolca sono Seconda Guerra mondiale) per andare indie-
in zone chiave di passaggio agli alti pascoli. tro nel tempo al controllo della Serenissima
Questi insediamenti erano sicuramente coin- tra XV e XVIII secolo (borchie da scarponi e
volti nello sfruttamento delle alte quote si resti di malghe e ricoveri stagionali), al pas-
potrebbe pensare specialmente alle risor- saggio dei Longobardi probabilmente lungo

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fig. 7. Lo sfruttamento delle alte quote durante let del Bronzo.
fig. 8. Larea sottoposta a ricognizione a Campetto (Recoaro Terme, Vicenza).

15
fig. 9. I risultati della ricognizione a Campetto (Recoaro Terme, Vicenza). La distribuzione dei rinvenimenti lungo
la dorsale Monte Falcone - Cima Marana: triangoli= resti di strutture; cerchi = manufatti. Solo i cluster pi signi-
ficativi sono segnalati.

fig. 10. I rinvenimenti databili alle fasi finali dellet del Bronzo mostrano una connessione tra gli alti pascoli veneti
e la valle dellAdige attraverso la valle dei Ronchi.

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una strada che fu importante per traffici e co- bronzo, con la loro possibile funzione simbo-
municazioni, al controllo dei soldati romani lica, indicano limportanza della connessione
durante gli ultimi secoli dellImpero. Non si tra Veneto e Trentino attraverso le alti valli
scopr nulla databile allet del Ferro, mentre prealpine e la Val dei Ronchi gi nellet del
una punta di lancia, un pugnale e un pane Bronzo (fig. 10).
in puro rame datano allet del Bronzo finale Lassenza sulla dorsale di rinvenimenti da-
(Migliavacca 2008): forse unofferta agli dei tabili allet del Ferro notevole: non ac-
celesti, cos vicini alle montagne, ma sicura- cidentale, perch il lavoro sul campo stato
mente unindicazione del traffico di oggetti molto meticoloso; importanti siti dellet del
semilavorati in metallo dai depositi ricchi di Ferro sono stati rinvenuti non lontano dalla
rame del Trentino-Alto Adige agli insedia- dorsale Cima Marana- Montefalcone, lungo
menti della pianura padana. I rinvenimenti in le valli del Chiampo (fig. 11) e dellAgno, ma

fig. 11. Analisi dei costi di spostamento basata sia sul fattore distanza sia sul fattore pendenza tra i siti dellet del
Bronzo e dellet del Ferro nelle valli dellAgno e del chiampo. Le aree in viola e verde sono quelle pi facilmente
raggiungibili.

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fig. 12. Lapplicazione ai castellieri dellet del Ferro dellanalisi dei costi di spostamento basata sia sul fattore
distanza sia sul fattore pendenza e dei poligoni di Thiessen evidenzia il controllo sulle alte quote esercitato dai
due insediamenti di Monte Loffa e Monte Purga.

le genti dellet del Ferro sembrano avere 2.la maggiore importanza assunta dallal-
preferito altre strade. Questo particolar- levamento alle alte quote: potrebbe es-
mente evidente nella valle dellAgno, dove sere uno dei motivi dello sviluppo dei
rinvenimenti databili allet del Ferro indica- castellieri, proprio al limite superiore del-
no limportanza della connessione tra le val- la fascia degli insediamenti permanenti,
li dellAgno e del Leogra, dove c evidenza vicino ai pascoli dalta quota (fig. 12). Vi
di lavorazione del ferro nel sito di Santorso chiara evidenza di lavorazione della lana
(Balista, Ruta Serafini 1988). su larga scala nel castelliere di Monte
Quindi la povert di rinvenimenti databili Loffa.
allet del Ferro alle alte quote potrebbe es-
sere spiegata in diversi modi: Individuazione degli attori nel tempo
1.la perdita di importanza del commercio
di rame e bronzo attraverso i passi pre- Possiamo ora cercare di descrivere i
alpini, connesso al nuovo interesse per cambiamenti nelle strategie insediative in
la lavorazione del ferro, che veniva pra- questa zona montana nel tempo, iniziando
ticata anche nel sito pedemontano di dallVIII-VII secolo a.C., quando larea orien-
Santorso; tale fu praticamente abbandonata dopo un

18
periodo di fioritura nel IX secolo (De Guio, tamente su impulso, almeno nella porzione
Evans, Ruta Serafini 1986; Leonardi 1992; orientale dellarea studiata, del mondo ve-
2010). La ragione di questabbandono pu neto delle citt di pianura, che cercavano
essere stata la formazione delle due proto- nuovi sbocchi per la propria economia fio-
citt di Este e Padova, cui si deve aggiunge- rente e diversificata. I siti dellarea prealpina
re Vicenza, che svolsero un ruolo attrattivo interna sono retici, o fortemente influenzati
sulle zone circostanti. Nellarea occidentale dal mondo retico.
della ricerca, Monte Purga era frequentato Occorre ricordare che i Reti erano spe-
da genti venete provenienti dalla pianura, a cializzati nella lavorazione dei metalli, e che
quanto suggeriscono i pochi manufatti rin- proprio in questi secoli (Marzatico 2000) si
venuti. stavano espandendo anche verso lattuale
Ci significa che la via che dalla pianu- Lombardia a ovest, la Svizzera e lAustria a
ra attraversava le alte quote prealpine per nord dal loro territorio originario dove lin-
giungere allarea alpina era ancora impor- sediamento di Sanzeno si andava svilup-
tante, per i metalli, il legno e lallevamento. pando verso modelli pre-urbani.
Durante il VI-V secolo a.C. (fig. 13) nellarea La grande espansione dei Reti verso sud
prealpina fiorirono numerosi insediamenti. data per al IV-III secolo a.C.: evidente so-
Una serie di siti sorse nel pedemonte, cer- prattutto sulla base della distribuzione delle

fig. 13. Occupazione dei siti di pedemonte nel VI-V secolo a.C.

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fig. 15. Santuari e altri luoghi di culto.

secoli, come centro retico e Veneto ad un pensano che in questo periodo fosse atti-
tempo. vo un santuario. La romanizzazione della-
Nel II-I secolo i Romani giunsero proprio rea montana segnata da incendi, specie
al pedemonte dellarea prealpina: inte- nellarea pi orientale (Rotzo, Santorso),
ressante il fatto che gli unici castellieri che mentre lungo la Postumia parecchi siti pe-
sopravvissero sono situati a quote altomon- demontani continuarono la loro vita tran-
tane, nellarea pi occidentale della nostra quilla.
indagine. Sembra che siano collocati in tale
posizione a scopo difensivo, lontano dalla Mara Migliavacca
via Postumia: a Monte Loffa molti studiosi

Riassunto
Nellarticolo viene studiato il popolamento della porzione di montagna veneta compresa tra il lago di Garda e
fiume Brenta, tra VI e I secolo a.C. Lattenzione si focalizza sui siti e sui ritrovamenti posti in due posizioni-chiave: il
limite superiore delle sedi permanenti (800-1000 metri) e le alte quote (oltre i 1200 metri). Si discute la presenza di siti
fortificati sul limite superiore delle sedi permanenti e la loro relazione con percorsi che dovevano attraversare gli alti
pascoli nel quadro pi ampio dei rapporti tra genti venete, retiche e celtiche e infine romane.

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Ringraziamenti

Questo testo la versione italiana di un articolo che ho pubblicato su Accordia Research Papers 2009-2012 a
seguito di una conferenza Accordia/Institute of Archaeology che ho tenuto presso lInstitute of Archaeology della
University of London nel febbraio 2011.
Sono profondamente grata a Ruth Whitehouse e John Wilkins per avermi invitato a tenere la conferenza
e per avermi incoraggiata a ricavarne un articolo; e a Francesco Cozza per avermi chiesto di pubblicarlo in
italiano. Armando De Guio stato fondamentale per il lavoro a Campetto (Recoaro Terme, Vicenza), e Giovan-
ni Leonardi mi ha suggerito la possibilit di dedicare tre anni alla ricerca lavorando al Dipartimento dei Beni
Culturali dellUniversit di Padova. Ugo Sauro stata la mia guida preziosa alla bellissima Lessinia, e Francesco
Ferrarese mi ha aiutato nella realizzazione di molte figure. Sono grata a tutti loro; ogni manchevolezza impu-
tabile solo a me.

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23
Innesto della A31 - Valdastico sud con l'autostrada A4.
24
Insediamenti romani tra Berici ed Euganei
lungo il tracciato dellautostrada A31 - Valdastico sud

Premessa cantiere, strade di servizio), ha permesso di


individuare e successivamente indagare 13
Il completamento dellautostrada Valda- siti di et romana4, dislocati fra le localit
stico sia a nord che a sud del tracciato gi di Ghizzole di Montegaldella (VI) a nord e
esistente, tra Vicenza e Piovene Rocchette, Caselle di Noventa Vicentina a sud, distanti
era previsto fin dagli anni Sessanta. Il trat- fra loro circa 20 km. Lo scavo stratigrafico dei
to a sud, inteso a collegare lautostrada A4 siti intercettati dallinfrastruttura stato con-
Serenissima al Polesine, attraversando longi- dotto, nella quasi totalit dei casi, tra il 2009
tudinalmente il corridoio planiziale berico- e il 20115.
euganeo, solo nel 1997 stato oggetto di Larea interessata corrisponde, come ac-
progettazione preliminare, implementata cennato, al cosiddetto corridoio berico-eu-
dalle successive fasi, definitiva ed esecuti- ganeo, una fascia della pianura veneta che si
va- attraverso vari riesami del preliminare- distende in senso nord-sud tra le propaggini
nei primissimi anni Duemila. A valle delliter dei colli Euganei ad est e la porzione sud-
progettuale, per quanto concerne la tutela orientale dei monti Berici ad ovest; alcuni
archeologica, la Soprintendenza per i Beni modesti rilievi calcarei isolati si collocano
Archeologici del Veneto ha prescritto nel lungo il margine occidentale dellarea (col-
20051 ricognizioni di superficie a copertura line di Barbarano e di Albettone). Lassetto
totale sullintera opera autostradale. Nello geologico del territorio planiziale costi-
stesso anno venivano eseguite le prime as- tuito da alluvioni oloceniche, con terreni di
sistenze archeologiche alle opere di accan- granulometria medio-fine, correlate allat-
tieramento2 e, inoltre, venivano appaltate tivit di trasporto solido dei tracciati fluviali
dalla Societ Autostrada Brescia-Verona- del Bacchiglione a nord e del paleoAdige a
Vicenza-Padova le ricognizioni menzionate, sud. La superficie piezometrica della falda
suddivise in tre lotti omogenei (1, 2, 3) cor- acquifera molto superficiale (1-3 metri),
rispondenti rispettivamente alle province di con modeste oscillazioni periodiche.
Vicenza, Padova e Rovigo3. Il territorio attraversato dallopera auto-
Il presente contributo concerne il trac- stradale risultava pochissimo conosciuto
ciato del lotto 1, corrispondente alla pro- dal punto di vista archeologico: la Carta
vincia di Vicenza, dallallacciamento con la Archeologica del Veneto segnala esclusiva-
A4 presso Torri di Quartesolo fino al confine mente rinvenimenti casuali di superficie da
con la provincia di Padova, dove lassistenza arature o da scassi, consistenti in ceramica
archeologica, prestata non solo nel sedime e industria litica riferibili allet del Bronzo,
lineare dellautostrada, ma anche a tutte le concentrati nella zona di Albettone e del-
opere accessorie (cavalcavia, caselli, aree di la frazione Lovolo (C.A.V., vol. III, 1992, F.50-

25
Padova, siti nn. 201-205), nonch in spora- 8, 9), talora con reticoli distribuiti in pi fasi,
diche iscrizioni dedicatorie o funerarie, ele- pur se coerenti per orientamento, e porzio-
menti di acquedotto e tracce di materiali ni di edifici a carattere rustico e loro annessi
edilizi o di tombe di et romana (Albettone- funzionali (schede 1, 2, 3, 5, 6, 11, 12), ma an-
Lovolo, Lovertino, Agugliaro, Noventa: C.A.V., che siti/rinvenimenti sui generis, tra cui una
vol. III, 1992, F.50-Padova, siti nn.200, 201, necropoli apparentemente slegata da spe-
204, 206 e F.64-Rovigo, siti nn. 1 e 2). Negli cifici insediamenti (scheda 4), un insieme di
anni successivi alla pubblicazione della edifici forse a carattere cultuale (scheda 10)
Carta Archeologica il territorio in questione ed una sepoltura anomala a inumazione di
non risulta interessato da specifiche indagini sesso femminile, completamente isolata,
archeologiche, mentre contestualmente alle cronologicamente determinata dallanalisi
opere autostradali va segnalato un unico al radiocarbonio (scheda 13).
intervento, con esiti coerenti con il quadro Si scelto di strutturare questo contri-
insediativo generale restituito dalle indagini buto sotto forma di schede comprendenti
qui esposte6 . unanagrafica iniziale, che riporta denomi-
La tavola f.t. 1 restituisce con immediatez- nazione, localizzazione specifica sulla base
za la distribuzione dei siti di et romana indi- dei riferimenti topografici utilizzati per lin-
viduati lungo il tracciato del lotto 1, eviden- frastruttura autostradale (sezioni o numero
ziando il vuoto riscontrato nel primo tratto cavalcavia-casello-opere accessorie) e delle
settentrionale, tra lallacciamento con la A4 coordinate Gauss-Boaga (tarate sul centro-
e il corso del Bacchiglione. Il fiume sembra ide di ciascuna area di scavo), ed una descri-
costituire un netto limite fisico di demarca- zione sintetica ma ragionata delle principali
zione, a nord del quale non sono state ri- evidenze archeologiche. Le schede sono
scontrate tracce di frequentazione antropica completate da un paragrafo conclusivo di
antica, mentre a sud di esso si materializza analisi topografica territoriale, che mette in
un paesaggio agrario costituito da diffuse evidenza il risultato pi importante di que-
infrastrutture idrauliche, collegate a due di- sta campagna di indagini archeologiche,
verse divisioni agrarie (tavola f.t. 2), tracciate ossia lindividuazione di un nuovo assetto
coerentemente alla morfologia dei suoli, di centuriale, incastonato tra le centuriazioni
cui si tratter nel dettaglio nel paragrafo con- gi note di Vicenza ed Este e riferibile al cen-
clusivo di questo articolo. Procedendo verso tro patavino.
sud si coglie un deciso incremento dei siti,
con significative concentrazioni nellarea di Cinzia Rossignoli
Lovolo-Albettone, di Lovertino e di Noventa,
corrispondenti grossomodo alle indicazioni
tratteggiate nella Carta Archeologica. La ti- Nota metodologica sulla georeferenzia-
pologia dei rinvenimenti piuttosto varie- zione delle evidenze archeologiche
gata e comprende soprattutto evidenze di
divisione agraria e opere di bonifica (cana- Lestensione del nuovo tronco autostra-
lette, fossati, aggeri, fosse: schede 2, 3, 6, 7, dale dellA31 Sud della Valdastico ha deter-

26
minato lesigenza di posizionare le evidenze SCHEDE-SITO
emerse nellambito dellassistenza arche-
ologica, con metodi basati su tecnologia 1. Ghizzole di Montegaldella (VI), porzione
DGps7. di un edificio rustico
Preliminarmente allinizio dellintervento
si provveduto a materializzare8 una serie Denominazione Comune di Montegaldella (VI),
localit Ghizzole
di capisaldi opportunamente collocati lun-
Localizzazione Autostrada A31-Valdastico sud rotonda
go il tracciato e collegati alla rete IGM95 tra- specifica accessoria al casello Longare - Montegaldella
mite rilievo in modalit statica9. Coordinate 5036742,4322N - 1705899,3715E
Ogni singola area dinteresse stata di Gauss-Boaga
volta in volta georeferenziata con strumen- Anno di scavo 2008-2009
tazione Gps e rilievo in modalit RTK10, ca-
librando le rilevazioni sulla rete primaria, I resti archeologici individuati durante i la-
utilizzando capisaldi ravvicinati al fine di vori per la realizzazione di una rotonda (fig.
contenere le deformazioni dovute alla cur- 1), accessoria al vicino casello di Longare-
vatura terrestre; i singoli rilievi di dettaglio Montegaldella, coincidevano con la porzio-
sono stati, invece, realizzati mediante sta- ne meridionale di un edificio rustico di et
zione totale.
Le evidenze esposte sono state riproiet-
tate e riferite al sistema Gauss-Boaga fuso
Ovest e restituite su CTRN, orientato sulla
declinazione magnetica attuale11, con uno
scarto compreso tra 2 e 3NO rispetto al
nord geografico, convenzionalmente po-
sto allo zenit, poi compensato nel calcolo
dellorientamento delle strutture.
Gli orientamenti e le distanze sono stati
calcolati sullasse delle strutture murarie e
delle canalette agrarie, convenzionalmente
considerate rettilinee.
La calibrazione delle misurazioni effet-
tuate in corso di scavo e lutilizzo di softwa-
re Cad hanno infine consentito non solo di
tarare alcuni orientamenti, preliminarmente
ottenuti con metodi tradizionali12, ma di
constatare una sostanziale compatibilit tra
le organizzazioni agrarie messe in luce e le
relative strutture insediative.
fig. 1. Ghizzole Rotonda, posizionamento dellarea
Cristiano Miele dintervento e planimetria delle evidenze.

27
romana, di cui gi stata data pi diffusa con funzione drenante, era costituito princi-
notizia in un recente contributo13. palmente da litoidi calcarei di varia pezzatu-
Il sito, come da regola in aperta campa- ra, mescolati a frammenti di laterizio (fig. 3).
gna, apparso pesantemente rimaneggiato Su questi quindi allocata una serie di ap-
dalle lavorazioni agrarie, che hanno determi- porti terrosi, per lo pi a matrice limo-sab-
nato la perdita pressoch completa dei livelli biosa abbastanza selezionata, con linten-
duso delledificio, di cui si conservavano sol- zione di regolarizzare il precedente riporto
tanto le fondazioni e la massicciata di sotto- e per fornire, contestualmente, una base per
preparazione basale. i piani di calpestio dei vani stessi, che dove-
Per la realizzazione del complesso, che vano essere in terra battuta. Il passo succes-
impostato su un terreno precedentemente sivo vede la realizzazione degli alzati e delle
sottoposto a lavorazione agraria14, viene sca- strutture connesse. Data la totale assenza di
vata unampia fossa allinterno della quale mattoni, sia nel deposito, sia nel sovrastante
sono disposte le fondazioni dei vani, realiz- agrario contemporaneo, stato ipotizzato
zate con limpiego di blocchi calcarei giu- che gli elevati fossero in terra, mentre la co-
stapposti, di varie misure, frequentemente pertura, sulla base di alcuni indizi16, era vero-
alternati a frammenti di tegoloni e legati da similmente in cotto.
matrice terrosa (fig. 2). Tali murature, spesse Dal punto di vista planimetrico, linse-
mediamente 0,45 m, presentavano un orien- diamento mostra una sequenza di piccoli
tamento organico di poco pi di 4 NO15. vani quadrangolari17 allineati lungo il lato
Una volta delineato il disegno degli am- occidentale (vani A, B, C), mentre a sud-est
bienti, lo scasso colmato e livellato me- si osserva un grande ambiente (vano D, cir-
diante una serie di riporti in appoggio alle ca m 6,2 x 5,6) verosimilmente aperto verso
fondazioni: quello basale, evidentemente sud: sulla linea di chiusura meridionale in-

fig. 2. Ghizzole Rotonda, vista dei vani occidentali del fig. 3. Ghizzole Rotonda, sequenza dei riporti di sotto-
complesso, da nord, con esemplificazione della tecni- fondazione dei vani.
ca costruttiva delle fondazioni.

28
fatti, non a caso in coincidenza con il limite
dei riporti di sottofondazione, stato pos-
sibile individuare due buche pertinenti ad
altrettanti pali di sostegno, distanti entram-
bi circa m 1,5 dai perimetrali, e con inte-
rasse reciproco di m 2,5. In corrispondenza
dellangolo nord-ovest era presente inoltre
un varco di accesso al vano B, di circa m 1
di ampiezza.
Nei pressi di questultimo infine, in ap-
poggio al perimetrale settentrionale, stata
documentata la sottopreparazione in tegu-
lae e frammenti di laterizio di un focolare
quadrangolare.
Il muro perimetrale ovest di questo vano
si allungava verso sud oltre il limite dellam-
biente, in modo da delimitare un cortiletto
di accesso; qui si provveduto a imbonire al-
cuni avvallamenti con scarichi di frammenti
di laterizi, in modo da compattare il terreno
e renderlo pi facilmente percorribile.
Nei pressi dellestremit meridionale della
struttura citata stata riscontrata la sepoltu- fig. 4. Ghizzole Rotonda, sepoltura del cane presso la-
ra di un cane (tomba 1, fig. 4): i resti sono rea dingresso meridionale.
completi, e si dispongono secondo lorienta- langolo sud-ovest era individuato semplice-
mento del muro adiacente. Data la posizio- mente da un pilastro.
ne esterna alledificio, probabile che que- Tutti gli ambienti descritti sembrano or-
sta deposizione si riferisca allinterramento ganizzarsi attorno a un settore centrale,
di un animale domestico. Al contempo tut- intercettato solo parzialmente e che si svi-
tavia, vista lipotesi di un accesso alledificio luppava ulteriormente oltre i limiti setten-
su questo lato, non si pu neppure esclude- trionali dello scavo (vano E). Lo spazio in
re una sua valenza rituale: non mancano del oggetto, pur essendo sistemato, a livello di
resto attestazioni simili, n in Veneto18 n, sottopreparazione, come tutti gli altri, appa-
pi in generale, in ambito italico19. re per aperto verso oriente. probabile che
Alle spalle del medesimo muro, si svi- corrispondesse pertanto a un cortile ripara-
luppava, a chiudere verso sud la sequenza to dalle ali delledificio, ammessa lipotesi, al
dei piccoli ambienti occidentali, un ulterio- momento non verificabile, di una speculari-
re vano quadrangolare di dimensioni simili t del settore sud rispetto a quello setten-
(vano F, di circa m 3 x 2,7) ma verosimilmen- trionale dellinsediamento.
te aperto verso lesterno, dal momento che In tutta la zona a oriente, esterna ai vani,

29
stato documentato un livello antropizzato, 2. Nanto (VI), annessi di un edificio rustico
caratterizzato da butti di frammenti di late- e tracce di divisione agraria
rizio e pietre e sicuramente in fase con lin-
sediamento, cos come lo sono i resti della Denominazione Comune di Nanto (VI), localit Bosco, via
struttura G esposta presso il limite meridio- Basse
nale dello scavo, a sud-est del complesso: Localizzazione Autostrada A31- Valdastico sud cavalcavia
si tratta di tre fondazioni ravvicinate il cui specifica 9- lotto 4, sezione 398
orientamento, rispetto alledificio, appare Coordinate 5030936,4712N - 1705878,1696E
Gauss - Boaga
traslato leggermente verso nord (ca. 2,5
NO); dal punto di vista esecutivo, inoltre, le Anno di scavo 2009
strutture presentano unevidente differenza:
due di esse infatti sono larghe ben m 0,7 m Lindagine archeologica ha interessato
e realizzate esclusivamente con blocchi cal- unarea di circa 2800 mq a destinazione agri-
carei, mentre la terza, associata tra laltro a cola; il sito rinvenuto si trovava in aperta cam-
un grosso basamento rettangolare, presen- pagna, in una zona di confine tra le province
ta analogie costruttive con le strutture della
costruzione principale. Linsieme, essendo
impostato in ununica fossa di fondazione,
di concezione unitaria, inoltre presenta uno
sviluppo limitato verso sud.
Vista la consistenza delle fondazioni, si
tratta verosimilmente di una struttura acces-
soria destinata a supportare un carico non
indifferente, tuttavia gli elementi disponibili
sono di fatto insufficienti per permettere di
avanzare unipotesi funzionale convincen-
te, e pertanto a tuttoggi linterpretazione
dellopera rimane ancora aperta.
I reperti ceramici, raccolti quasi esclusiva-
mente allinterno dei riporti di sottofonda-
zione, unitamente a un asse di et antoni-
niana, concorrono a datare la costruzione, o
almeno il settore indagato, nellambito della
seconda met del II sec. d.C.. La cronologia
avanzata del complesso un interessante
indizio per lepoca di una certa vitalit delle
attivit in area, a conferma del quadro gene-
rale riscontrato nella zona20.
fig. 5a. Bosco di Nanto, posizionamento dellarea din-
Paolo Cattaneo tervento e planimetria delle evidenze di fase 1.

30
di Padova e Vicenza e i territori comunali di di profonda trasformazione, che comporta-
Nanto (VI), Mossano (VI) e Rovolon (PD) (fig. rono il disboscamento e il tracciamento di
5a). Lanalisi della sequenza naturale e del una suddivisione agraria, orientata 2.5NO,
suolo formatosi su di essa indica che nella identificata tramite un reticolo di fossatelli
zona vi era uninvegetazione spontanea di- tra loro perpendicolari (fig. 6). Le tracce di di-
stribuita in modo sparso, soprattutto in cor- visione agraria e di coltivazioni, forse di alberi
rispondenza di un dosso sabbioso relitto che da frutto, contestuale ad alcune strutture e
correva trasversalmente allarea. La prima infrastrutture, intercettate solo parzialmente
occupazione dellarea data allet romana, e in sviluppo verso est oltre i limiti dellarea
quando il territorio fu oggetto di interventi di intervento, pertinenti a due fasi distinte
(figg. 5a e 5b). Lapprestamento originario
comprendeva un ampio invaso di circa m
12 di diametro (A), al cui interno erano sta-
te ricavate, con tagli pi netti e apprezzabili,
alcune vasche disposte in modo centripeto
e con pendenza convergente verso il centro
(B, C). Linterpretazione di questa infrastruttu-
ra resta molto problematica; tracce di sedi-
mentazione idromorfa al fondo sembravano
indicare lesposizione agli agenti atmosferici,
piuttosto che lutilizzo intenzionale di acqua
al suo interno. Lipotesi che appare pi ve-
rosimile che si trattasse di una cava di ap-
provvigionamento dargilla. In un momento
successivo, invece, linvaso veniva sfruttato
per unattivit che necessitava delluso di
fig. 5b. Bosco di Nanto, planimetria delle evidenze di
fase 2.
acqua. La conca, parzialmente ricolmata, era
fig. 6. Bosco di Nanto, tracce di divisione agraria. ricalcata da una sorta di scivolo rettangolare
(D), con probabile cassonamento in legno
delle pareti, fiancheggiato da strutture linea-
ri e elementi verticali, nel quale sfociava una
lunga canaletta di andamento leggermente
sinusoidale, in leggera pendenza e struttu-
rata con pali nella parte terminale (E, fig. 7).
Questultima costituiva il trait-dunion tra il
sistema appena descritto e unampia nega-
tiva subcircolare di circa m 9 di diametro (F),
riempita a pi riprese da macerie edilizie,
frammenti ceramici e anforacei, compren-
denti anche manufatti metallici di un certo

31
fig. 8. La deposizione rituale della padella in bronzo.

calcare euganeo sui lati lunghi, in materiale


deperibile su quelli brevi, indiziate da buche
di palo, e massicciata di fittili e lapidei nello
spazio interno (fig. 9); particolare costruttivo
che potrebbe forse suggerire una funzione
del manufatto come essiccatoio. Esso era
fig. 7. La canaletta E legata alle fasi costruttive delle- correlato ad altre strutture a ridosso del suo
dificio.
lato orientale, tra cui una tettoia, sostenuta
pregio (una moneta dargento21, una fibula, da due ampi basamenti rettangolari in la-
un anello in bronzo con sigillo, una lamina, terizi (H). Riconducevano ad un contesto di
un bordo di tazzina e un gancio di bronzo). annessi funzionali ad un probabile edificio
A bordo fossa si collocava una deposizione, rustico anche una vasca ovale (I) ed un poz-
molto probabilmente rituale, costituita da zo23 situati a nord del vano rettangolare: la
una recipiente in bronzo capovolto e rico- vasca doveva avere un rivestimento in legno,
perto intenzionalmente da pietre e laterizi22 mentre il pozzo, semplicemente scavato nel
(fig. 8). Tutto il complesso vasche-canaletta-
conca risultava avere un ciclo di vita piutto-
sto breve e veniva colmato in ununica solu-
zione. Lipotesi che vi si fosse svolta unat-
tivit produttiva in funzione esclusiva della
costruzione di un edificio adiacente (fattoria
o simile), nel qual caso si potrebbe pensare
alla fabbricazione di laterizi, di cui limpianto
costituirebbe il segmento produttivo iniziale
(vasche per la decantazione e la depurazione
dellargilla). Appena pi a nord, si trovavano
le fondazioni di un vano rettangolare di cir-
ca m 7 x 3 (vano G), in scaglie e blocchi di fig. 9. Il vano G con massicciata sottopavimentale.

32
terreno fino al livello di falda, a circa m -1,60 sale, colmate da riempimenti tra loro assai
dalla superficie esposta, era collassato assu- omogenei, probabile esito di degrado delle
mendo un profilo a clessidra, prima di essere pareti e di colluvio del suolo agrario romano,
ricolmato con scarichi successivi contenenti mentre la porzione di componente argillosa
anche materiale anforaceo. Si pu, in sintesi, era da imputare a debole ristagno idrico; la
supporre che tutte le evidenze descritte co- sommatoria dei due fenomeni indica lottu-
stituiscano le tracce di accantieramento e gli razione e la messa fuori uso del sistema di
annessi di una casa colonica sorta in diretta drenaggio. Inclusi antropici erano presenti
relazione alla divisione agraria del territorio solo in alcune delle scoline: ossa anima-
in questione, nello scorcio compreso tra la li, frammenti di laterizio, scaglie di calcare,
seconda met del I secolo a.C. e gli inizi del I frammenti di contenitori in ceramica grezza
secolo d.C. e depurata. Interessante il dato della di-
Cinzia Rossignoli stanza di m 18, corrispondente a mezzo ac-
tus, tra due delle canalette, e ancor pi quello
di m 28,5 (3/4 di actus) tra altre due coppie di
3. Albettone (VI), annessi di un edificio scoline, frazione di misura individuata anche
rustico e tracce di divisione agraria in altri due siti della Valdastico24.

Denominazione Comune di Albettone (VI), localit Lovolo


Localizzazione Autostrada A31- Valdastico Sud- lotto
specifica 4/15, sezioni 422-423
Coordinate 5030068,9994N - 1705191,9879E
Gauss - Boaga
Anno di scavo 2010

Nellarea oggetto di indagine (fig. 10), lo sca-


vo ha messo in luce la presenza di due fasi
di occupazione di et romana, la prima del-
le quali costituita da un reticolo di canalette
agrarie tra loro parallele (orientate 2,5 NO, in
un solo caso con orientamento perpendico-
lare a questo), indizio della parcellizzazione
dellarea in poderi, su cui in una fase succes-
siva, sempre di et romana, si impostava un
piccolo edificio rustico messo in opera con
materiali deperibili, di cui si individuavano il
perimetro e la struttura portante grazie alla
presenza di buche di palo.
Le canalette agrarie identificate erano in
fig. 10. Albettone, posizionamento dellarea dinter-
tutto sei, conservate solo nella porzione ba- vento e planimetria delle evidenze.

33
La seconda fase di occupazione dellarea te del riporto interno. La struttura pu essere
era costituita da un modesto annesso rusti- ricondotta ad una sorta di riparo o piccolo
co, un pozzo con canna in blocchi di trachite capanno, funzionale alle attivit agricole che
e calcare e due fosse strutturate. si svolgevano nellarea.
Il primo (A), di forma subrettangolare/el- Immediatamente a est del capanno si tro-
littica, misurava circa m 9,50 x 3 e presentava vava un pozzo (fig. 11), la cui canna risultava
un orientamento coerente con il preesisten- messa in opera con grossi blocchi squadrati
te sistema di canalette. Esso appare messo in di trachite ben sovrapposti ed incastrati tra
opera con una tecnica costruttiva riscontrata loro25. La canna aveva un diametro esterno di
anche in altri siti individuati lungo il traccia- m 1,30, interno di m 0,65, ed una profondit
to della Valdastico Sud, ossia con unincisio- di almeno m 1,50. Il relativo taglio di impian-
ne nel terreno, subrettangolare in pianta e to, di forma ellittica, risultava foderato da un
a profilo concavo, riempita con livelli terrosi livello limo-sabbioso giallastro che colmava
alternati a livelli con laterizi, scaglie di calcare soprattutto lo spazio tra canna e taglio verso
e una discreta quantit di frammenti cera- est, mentre a ovest la canna sembrava quasi
mici, che concorrevano a formare una vera aderire al taglio.
e propria platea interrata, con gli elementi Nelle immediate vicinanze del pozzo si
intenzionalmente stesi a foderare in parte le individuava una fossa di forma ovaloide (B)
pareti. Ledificio era sostenuto da portanti in conservata in modo assai residuale, con pare-
legno, le cui tracce, sotto forma di numerose ti verticali e fondo pressoch piatto, mentre
buche di palo, sono state riconosciute lungo verso nord-est si trovava una seconda fossa
tutto il perimetro della strutturazione; alcune di forma subcircolare di m 3 di diametro (C)
delle buche risultavano incidere la porzione (fig. 12), foderata da una stesura limo-argil-
di substrato esterno alla platea, mentre in losa, forse con funzione impermeabilizzan-
due casi, lungo il lato ovest, intaccavano par- te, colmata in prima battuta da un livello di

fig. 11. Il pozzo in blocchi di trachite. fig. 12. La fossa di scarico D.

34
colluvio alternato a scarichi con abbondante Sulla sequenza alluvionale si impostava un
presenza di frammenti ceramici, soprattutto suolo che, a seconda delle zone, presentava
contenitori in ceramica grezza e depurata, evidenze di invegetazione arborea e/o arbu-
sigillati da una serie di scarichi volontari con stiva diffusa, decapato in misura pi o meno
macerie, tra cui un frammento di elemento sensibile dalle lavorazioni agrarie moderne. I
architettonico modanato in calcare bianco e piani antichi di calpestio risultavano comple-
una fibula in bronzo26. tamente rimossi.
Quanto descritto costituiva i resti di alcuni Il sito individuato presentava evidenze
annessi a carattere agricolo, verosimilmente di una necropoli di et romana28 compren-
dipendenti da ununit insediativa stabile sita dente 34 sepolture. Pur avendo prestato as-
nelle vicinanze, la cui occupazione poteva sistenza in tutta larea circostante e indagato
essere temporanea e seguire i cicli produttivi una vasta area di oltre 2000 mq, le sepolture
della campagna. non risultavano correlate ad un insediamen-
Cinzia Rossignoli to specifico. Nei dintorni immediati non vi
era traccia di strutturazioni riconducibili ad

4. Albettone (VI), necropoli

Denominazione Comune di Albettone (VI), localit Lovolo


Localizzazione Autostrada A31- Valdastico Sud- lotto 5,
specifica sezioni 444-445
Coordinate 5029582,8781N - 1704837,8093E
Gauss - Boaga
Anno di scavo 2010-2011

Il sito individuato, di cui gi stata data


notizia in un recente contributo27, si trova
in aperta campagna, a circa un chilometro
e mezzo in linea daria a nord-est della fra-
zione di Lovolo, nel territorio comunale di
Albettone (VI) (fig. 13). Larea era a destinazio-
ne agraria e suddivisa in appezzamenti orien-
tati quasi esattamente con i punti cardinali.
La sequenza naturale era costituita, al di
sotto dello strato superficiale costituito da
sabbia limosa, di colore giallo chiaro, ricca
di noduli calcarei, formatosi per loscillazione
del livello di falda, da una successione di limi
argillosi separati da episodi argillosi pi asfit-
fig. 13. Albettone, posizionamento dellarea dinter-
tici, alternati a spessori di sabbie fini friabili. vento e planimetria delle evidenze.

35
un abitato o a una fattoria e relativi annessi, cassa di laterizi, in struttura alla cappuccina,
se si eccettua la presenza, singolare dato il in cassa di legno ed in fossa terragna. Tra gli
contesto, di un pozzo in lastre di calcare. inumati si riscontrava una percentuale signi-
Nella necropoli erano rappresentate en- ficativa di bambini sotto i 10 anni. I defunti
trambe le ritualit, ad inumazione e a crema- erano deposti sistematicamente con il capo
zione, con prevalenza di questultima. Le inu- ad est, a sud nei due casi con orientamento
mazioni erano situate a maggiore profondit, discrepante; ad eccezione della posizione sui
mentre le tombe a cremazione mostravano generis di uninumata, col braccio ripiegato
una certa variabilit di quota, dalla quale di- sopra la testa, tutti gli altri erano deposti nel-
pendeva il loro stato di conservazione. la consueta giacitura supina, con gambe e
Una sola tomba (fig. 14) presentava una braccia distese e/o leggermente flesse.
deposizione bisoma, in cui un individuo cre- I corredi erano complessivamente poveri,
mato adulto era stato aggiunto, a brevissima talora assenti nelle sepolture ad inumazione.
distanza di tempo, alloriginaria sepoltura ad Comprendevano in molti casi almeno unol-
inumazione di un bambino. Varia la tipolo- letta e una moneta, talora anche altri conte-
gia delle sepolture: erano attestate cremazio- nitori fittili in ceramica comune (piatti, olle,
ni in cassetta di laterizi (fig. 15), in cassetta di coppe-coperchio), in qualche caso balsamari
legno (alcune decorate con borchiette o la- in vetro, anelli digitali in bronzo e ferro, ele-
mine metalliche, fig. 16) e in semplice fossa/ menti in osso: gli elementi si disponevano in
contenitore deperibile, nonch inumazioni in prevalenza presso la testa o la parte superiore

fig. 14. Tomba bisoma inumazione/cremazione in cas- fig. 15. Tomba a cremazione in cassetta di laterizi (tom-
setta di laterizi (tomba 7). ba 3).

36
fig. 16. Tomba a cremazione in cassetta lignea (tb. 13). fig. 17. Pozzo in lastre di calcare (prospetto).

del corpo, nel caso delle inumazioni, addos- canalette e baulature, dalla pesante inciden-
sati ad un angolo o ad un lato della cassetta, za delle lavorazioni agrarie meccanizzate e in
nel caso delle cremazioni. Tutte le sepolture parte da quelle gi eseguite per la costruzio-
a incinerazione contenevano terra di rogo ne dellopera viaria. Si coglieva tuttavia una
frammista alle ossa combuste, talora in com- maggior densit delle sepolture nella zona
presenza di un ossuario. In attesa di uno stu- nord-ovest, dove le tombe erano disposte
dio analitico dei materiali dei corredi, l'esame per file grossomodo parallele in senso est-
autoptico delle otto monete rinvenute in ovest, distanziate fra loro da spazi di ampiez-
altrettante tombe restituisce una datazione za variabile tra uno e tre metri circa.
compresa tra il I e il III secolo d.C. (lettura del Due erano le principali evidenze antiche,
dr. Giulio Carraro). oltre alle sepolture. La prima era una trincea
In alcune sepolture vi erano tracce di tra- est-ovest (A), regolare e lunga una decina di
slazione e rottura degli elementi di corredo metri, a profilo tronco-piramidale, significati-
entro contesti relativamente integri, probabil- va in quanto le sepolture individuate si dispo-
mente per disturbi dovuti ad animali o alla- nevano esclusivamente a nord di essa.
zione di acqua e fango penetrati allinterno La seconda era un pozzo in lastre di cal-
di spazi vuoti, avvenuti in un ristretto arco di care29, in posizione defilata rispetto al nucleo
tempo successivo alla deposizione. Una delle principale di tombe (fig. 17). Esso era stato co-
tombe a cremazione stata rinvenuta quasi struito scavando unampia fossa quadrangola-
integralmente in caduta allinterno di una pro- re, orientata anche in questo caso quasi esat-
babile buca dalbero, che aveva danneggiato tamente con i punti cardinali, e riempiendola
marginalmente anche unaltra sepoltura. poi di unalternanza di grosse lastre litiche e
Lorganizzazione topografica della necro- di matrice a zolle. Con questa tecnica la for-
poli non era chiaramente ricostruibile, in ma del pozzo risultava definita e regolarizzata
quanto il sito era compromesso da fossati, solo verso linterno. Fino ad una profondit di

37
circa m -1,30 dal corso superiore della canna, il 5. Albettone (VI), annessi di edificio rustico
cavo era colmato da un riempimento di disat-
tivazione complessivamente unitario; a partire Denominazione Comune di Albettone (VI), localit Lovolo
da questa quota e fino a circa m -2,40, si iden- Localizzazione Autostrada A31- Valdastico Sud- lotto 5,
tificava invece uno scarico di grossi frammen- specifica sezioni 454-455A
ti laterizi e di lastre di calcare, sovrapposti in Coordinate 5029212,3605N - 1704613,2722E
modo piuttosto sistematico e intenzionale. Gauss - Boaga
Il sito era caratterizzato anche da un pa- Anno di scavo 2010
linsesto di evidenze che restano di difficile
interpretazione, nonch di dubbia datazione. Larea del rinvenimento si trova in una
La prima in ordine di tempo era una infra- zona pianeggiante, a poche centinaia di me-
struttura lineare che attraversava quasi tutta tri a nord-est del piccolo colle di Lovolo di
larea in senso nord-sud (B), di cui non dato Albettone, costituito da un affioramento di
conoscere la larghezza originaria, in quan- scaglia rossa calcarea (fig. 18).
to reincisa lungo il margine orientale da un
ampio fossato (C), sicuramente pi recente e
ritombato in et perlomeno rinascimentale.
Presentava un profilo a fondo piatto, a trat-
ti con pareti verticali, con un riempimento
compositivamente unitario caratterizzato
dalla quasi assoluta mancanza di elemen-
ti antropici databili. Essa non aveva alcuna
interferenza fisica diretta con le sepolture,
dunque non possibile sapere se il manu-
fatto fosse in fase o meno con la necropoli.
Va osservato tuttavia che il suo orientamen-
to, precisamente nord-sud, diverge legger-
mente da quello di 2,5 NO delle ripartizioni
agrarie generalmente riscontrato nei siti della
Valdastico compresi tra Ghizzole e Albettone.
La compresenza di infrastrutture agrarie
diacroniche e la conservazione nel tempo
degli orientamenti stabiliti gi in et romana
erano infine corroborate da una canaletta(D),
anchessa orientata 2,5 NO, che sembrava in
qualche modo delimitare la necropoli verso
ovest, ma nel cui riempimento si trovavano
parti di un contenitore di et medievale30.
fig. 18. Albettone, posizionamento dellarea dinter-
Cinzia Rossignoli vento e planimetria delle evidenze.

38
Le evidenze messe in luce, conservate in trebbe essere avvalorata, oltre che dal con-
maniera estremamente residuale, si possono testo nel quale inserita e dalla sua messa
riferire a due differenti fasi, con strutturazione in opera, dal rinvenimento in questarea, tra
rurale la prima, databile tra la fine di I secolo gli altri materiali, di una roncola in ferro (falx
a.C. e il I secolo d.C., la seconda ascrivibile ge- arboraria) usata per la potatura delle viti e il
nericamente ad epoca post-romana. taglio degli arbusti (fig. 20), analoga a quella
I livelli di et romana si impostavano su emersa recentemente in un altro scavo nel
uno strato massivo di sabbie alluvionali gial- vicentino31.
lognole, fini, coperte da un suolo limo sab-
bioso areale. Nella zona centro orientale del-
lo scavo era realizzata unampia sottofonda-
zione (struttura A, fig. 19), di forma irregolare
(m 6 x 9), costituita da frammenti di scaglia
calcarea. Lanalisi del contesto stratigrafico
e del pesante impatto dellattivit arativa
moderna fanno ipotizzare che i piani di fre-
quentazione di questa struttura si trovasse-
ro, in origine, circa m 0,50 pi in alto rispetto
alla stesura di spezzoni lapidei parzialmente
conservata. Non possibile quindi chiarire la
funzione precisa della struttura, che comun-
que doveva essere protetta da un copertura fig. 20. Falx arboraria dalla struttura A.
sostenuta da elementi lignei (pali o travi) in-
fissi in alcune buche di palo (rinvenute lungo Ad ovest della struttura A stata messa in
i bordi nord ed ovest della platea). La desti- luce unaltra serie di buche allineate, su tre file
nazione agricolo/rurale della struttura A po- parallele, in senso nordest-sudovest, di forma
circolare o subcircolare (diametro compreso
tra m 0,50 e 0,70); alcune presentano tracce
di foderatura in limo selezionato con zeppa-
tura di inerti, con una quota basale sostan-
zialmente omogenea, aspetto che potrebbe
indicare che i livelli di frequentazione della
struttura fossero posti ad un livello significa-
tivamente pi alto. Le buche delineano un
grande ambito (struttura B, fig. 21), di forma
rettangolare (m 12 x 8) presumibilmente in
fase con la struttura A, con la quale poteva
forse formare ununica area coperta funzio-
nale allattivit agricola.
fig. 19. Struttura A da nord-est. Probabilmente ascrivibile a questa fase

39
sul lato occidentale, a filo del cilindro, forse
pertinente ad uninfrastruttura di sostegno
posta sullimboccatura del pozzo.
Ad una fase cronologica pi incerta sono
da riferire alcune evidenze significative, rin-
venute nei settori nord e sud dellarea di
scavo. Nella zona centro settentrionale,
stata messa in luce una quindicina di bu-
che circolari allineate, per una lunghezza
si circa m 7, in senso nord-sud. Non chiara-
mente definibile risulta la funzione di questa
infilata di pali, forse pertinenti a delle infra-
strutture come recinti per animali o a pareti
fig. 21. Struttura B da ovest.
di strutture in legno (baracche, ricoveri per
dellinsediamento rustico anche il pozzo, attrezzi?). Non si pu escludere, daltra parte,
parzialmente conservato, nellangolo nor- una possibile relazione strutturale di queste
doccidentale della zona scoperta, a nord del- buche con unaltra serie di piccole fosse rin-
le strutture principali (fig. 22). venute pochi metri verso sud-ovest con le
La struttura presentava un rivestimento quali avrebbero formato una nuova strut-
polimateriale32, foderato in spezzoni lapidei tura (struttura D). Questo secondo gruppo
(calcare locale) e frammenti laterizi; la canna sembra inoltre associato a due tracce line-
del pozzo (dal diametro esterno di m 1,20 ed ari, piuttosto labili, disposte tra loro ortogo-
interno di m 0,80) era realizzata allinterno di nalmente, forse due travi dormienti infisse
taglio quadrangolare (m 2,80 x 2,40) colma- ad angolo, che potrebbero definire il limite
to da un rinserro di limo selezionato, con un sud-est di una infrastruttura o struttura in
elemento di scaglia calcarea posto di piatto materiale deperibile.
Pi difficile invece la relazione di unaltra
buca di palo di grandi dimensioni, rinvenu-
ta isolata (a m 10 verso ovest), dallipotetica
struttura D.
Nella porzione sud dellarea di scavo, rife-
ribile alla medesima fase di frequentazione,
stata rinvenuta una fossa di forma qua-
drangolare (m 4,40 x 2), con angoli arroton-
dati, riempita da uno scarico di matrice limo
sabbiosa (rinvenuto in modo residuale per
una decina di centimetri di spessore). Il riem-
pimento, con numerose tracce di concottiz-
zazione, risultava interrotto da uno strato di
fig. 22. Particolare del pozzo. scaglie calcaree e solcato, nella porzione est

40
della fossa, da quattro piccole buche poste riferibili ad un insediamento altomedievale33
ad una distanza tra loro di cm 20-40, di diffi- che ha lasciato tracce di numerose buche di
cile interpretazione. La tipologia del riempi- palo, infrastrutture piriche, fosse di scarico e
mento fa ipotizzare che la fossa possa essere altre evidenze, potrebbe ascrivere le tracce
interpretabile o come scarico da dismissione della struttura C, lipotizzata struttura D e la
di una infrastruttura pirotecnologica non de- fossa rinvenuta nella porzione sud ad un in-
finibile (vista la mancanza di residui di cottu- sediamento simile a quello rinvenuto nelle
ra associati), o della porzione basale dellin- vicinanze.
frastruttura stessa. Tuttavia, la mancanza di dati cronologici
In una fase successiva, in taglio sugli strati certi, vista lassenza di frammenti ceramici ri-
di abbandono della struttura A, viene realiz- conducibili a queste evidenze, non consente
zata una nuova struttura (struttura C, fig. 23), di confermare tale ipotesi. Dato topografica-
mente interessante la coincidenza di orien-
tamento tra le strutture A e B (sicuramente di
et romana), disposte in senso est-nordest/
ovest-sudovest, e le strutture C e D (di et
post romana e incerta) allineate nord-sud.
Larea in oggetto si caratterizza dunque per
la presenza di strutture con alzati in materiale
deperibile, sorrette da pali, gli alloggiamen-
ti dei quali sono ampiamente documentati,
ma prive di setti in muratura, dei quali infatti
mancano tracce primarie o secondarie (trin-
cee di spolio).
Le uniche evidenze strutturate, anche se
fig. 23. Struttura C da sud. parzialmente conservate, sono la platea di
inerti preparata come sottofondazione del-
di forma rettangolare (m 7 x 3,50), della quale la struttura A, e il pozzo nella porzione nord
restano alcune buche per lalloggiamento di ovest del cantiere. Larea sembra cos presen-
elementi lignei verticali, disposte secondo tarsi come spazio di servizio rurale, legata
unasse nord-sud, a delimitare uno spazio probabilmente ad un insediamento prossi-
aperto verso est. Si presentavano piuttosto male pi esteso non individuato durante le
profonde (m 0,45 - 0,55) ed ampie (diametro indagini archeologiche. Inoltre la funzione
m 0,50- 0,70), due con tracce di zeppatura ed delle singole strutture (magazzini, ricove-
una con foderatura in limo. Queste buche ro per animali o altro) rimane incerta per la
perimetravano probabilmente una piccola mancanza dei relativi piani di frequentazione
struttura, che, vista la mancanza dei livelli du- asportati dai lavori agricoli moderni.
so relativi, difficile stabilire se fosse abitativa
o di servizio. La presenza in un sito vicino, di Marco Cagnoni
una serie di strutture in materiali deperibili, Francesca Meloni

41
6. Albettone (VI), insediamento rustico e volgeva, con un andamento nordest - sudo-
tracce di divisione agraria vest, costeggiando le emersioni collinari del
comprensorio del comune di Albettone, po-
Denominazione Comune di Albettone (VI) sto a circa due chilometri verso est-sudest.
Localizzazione Autostrada A31- Valdastico Sud- lotto 5, Lintervento ha permesso di individuare
specifica sezioni 550-560 tre nuclei con emergenze di et romana.
Coordinate 5026033,0482N - 1703883,5967E Per le strutture meno conservate, concen-
Gauss - Boaga trate nella parte centro-settentrionale della-
Anno di scavo 2011 rea, non possibile fornire una interpreta-
zione corretta, n tantomeno esse possono
Lindagine archeologica stata condot- essere inserite allinterno di una ricostruzione
ta nellarea pianeggiante, lunga circa un planimetrica di questa zona, vista la mancan-
chilometro, compresa tra i due cavalcavia za dei piani duso relativi, in origine posti a
denominati C13 e C14 dellAutostrada A31- quota molto pi alta. Queste tracce sembra-
Valdastico Sud, nel territorio comunale di no tuttavia riferibili ad una o pi fasi di vita di
Albettone (fig. 24). La fascia di intervento si un complesso agricolo-rurale forse collega-
bile al complesso rinvenuto pi a sud.
Levidenza pi significativa, dal punto di
vista strutturale, era ubicata nella porzione
meridionale dellarea ed era costituita da
parte di un complesso insediativo piuttosto
articolato.
Limpianto era in parte realizzato sopra
lo strato di limo sabbioso, riportato sopra
la disattivazione di alcune canalette agra-
rie, orientate nord-sud e allineate in senso
est-ovest, rinvenute nella porzione centrale
dellarea.
Le strutture principali si disponevano in-
torno ad un ampio spazio aperto di circa
m 25 x 25. Il lato orientale era occupato da
un edificio (A, fig. 25) costituito da un vano
quadrangolare, conservato parzialmente, e
da un porticato ad esso contiguo, che si svi-
luppava verso sud. Lambiente era realizzato
sopra unampia platea di sottofondazione in
mattoni ed elementi calcarei frammentati,
sulla quale si impostavano i muri perimetrali
in frammenti litici e limo. Lampia sottofon-
fig. 24. Albettone, posizionamento dellarea dinter-
vento e planimetria delle evidenze. dazione era inoltre delimitata, a nord, da una

42
ree fungevano da mensole, forse a sostegno
di un assito ligneo. La struttura, riempita da
una serie di scarichi di disattivazione caratte-
rizzati dalla presenza di frammenti laterizi e
lapidei in matrice limo sabbiosa e definitiva-
mente sigillata da un deposito limo-sabbioso
piuttosto depurato, sembra tipologicamente
avvicinabile ad ambienti, anche di ridotte di-
mensioni, utilizzati come vani di stoccaggio
e conservazione di prodotti agricoli.
Il lato meridionale del cortile era delimi-
tato da una vasta area di almeno m 10 di
lunghezza, stabilizzata con apporto di inerti
(C, fig. 27), costituiti da frammenti di calca-
fig. 25. Edificio A da sud.
re e laterizi, coperti da un riporto argilloso.
muratura di contenimento-sostruzione in Verso nord, con orientamento est-ovest, una
grossi spezzoni di pietra. messi in opera sul serie di buche zeppate dovevano alloggiare
substrato naturale. i pali lignei a sostegno della copertura della
A nord-ovest della struttura A stata rin- struttura, che quindi forse si apriva con un
venuta uninfrastruttura interrata (B, fig. 26) di porticato verso la grande aia/corte centrale.
forma quadrangolare (circa m 2 x 2,50), con A ridosso di una di queste fosse stata rin-
murature, realizzate contro terra, costituite venuta una sepoltura di infante deposto tra
da scaglie calcaree sbozzate, legate da limo, due coppi.
per una profondit di almeno m 0,70 dal pia- Lungo lestremit occidentale del cortile
no di calpestio attuale. Alla base della strut- si trovava la struttura D (fig. 28), costituita da
tura, sugli angoli interni, quattro lastre calca- tre setti murari (larghi ognuno m 1), tra loro
paralleli e distanti circa m 4, formati da bloc-
chi litici e limo, orientati est-ovest; lunico
indagato nella sua interezza presentava una
lunghezza di circa m 10. La struttura sem-
bra fosse delimitata verso ovest da un lungo
muro, del quale sono stati rinvenuti diversi
tratti della trincea di spolio, perpendicolare ai
tre setti e che forse delimitava, in questa fase,
a occidente, tutto il complesso insediativo.
Una nuova sistemazione di questa porzio-
ne del complesso rustico sembra testimonia-
ta dalla realizzazione, circa m 10 a est della
struttura 6 e in parte intercettandola, di un
fig. 26. Struttura interrata B. vasto edificio rettangolare (E), del quale re-

43
stano le tracce degli spoli murari. Le trincee
di asportazione ripropongono il tracciato di
tre lunghi muri, due tra loro paralleli orientati
est- ovest e uno ad essi perpendicolare, lun-
go il lato orientale. Larea interna (di circa m
15 x 18), forse a causa dei pesanti interventi
posteriori, non conservava tracce di struttu-
razione pavimentale, n di possibili elementi
di sostegno di una copertura della struttura.
Si potrebbe quindi pensare che la struttura
D, considerata la stretta apertura nellangolo
sudorientale e quella pi ampia lungo il lato
occidentale, fosse adibita al ricovero degli
animali (ovile?). A questa medesima fase, in-
fine, va riferita anche la struttura pirotecnolo-
gica, probabilmente una fornace, che parzial-
mente obliterava larea della struttura C.
Nel complesso, le due fasi insediative van-
no datate tra la fine del I secolo a. C. e linizio
del II secolo d.C.
Marco Cagnoni
fig. 27. Area C. Francesca Meloni
fig. 28. I tre setti murari della struttura D.

44
7. Albettone (VI), annessi di un edificio piani di vita corrispondenti, e ciononostante
rustico e tracce di divisione agraria articolate in tre fasi, tutte riconducibili allet
romana (fig. 29).
Denominazione Comune di Albettone (VI). Le evidenze pi antiche corrispondevano
Localizzazione Autostrada A31- Valdastico Sud- lotto 6, a due grandi fosse artificiali (A, B) di forma
specifica sezioni 574-574A rettangolare regolare, regolarmente orienta-
Coordinate 5025693,7508N - 1703563,9602E te con i punti cardinali, tanto ampie (rispetti-
Gauss - Boaga vamente m 30 x 8 e m 15 x 7,5) quanto poco
Anno di scavo 2010 profonde (circa m 0,50). plausibile che le
due fosse, connotate dalla stessa tipologia
Larea oggetto di indagine ha rivelato una strutturale e dei riempimenti, facessero parte
discreta presenza di tracce antropiche anti- di un sistema di opere di bonifica territoriale.
che, conservate, a causa della decapatura La piana compresa tra le alture di Albettone
apportata dalle lavorazioni agrarie, soltanto e Lovertino, entrambe isolate rispetto a Berici
in negativo e quindi con la perdita totale dei ed Euganei, appare tuttora caratterizzata da
ampie distese di torbe nerastre, generici in-
dicatori di impaludamento in epoche passa-
te e dunque di difficolt di drenaggio delle
acque superficiali. Lorientamento e la rego-
larit delle fosse depongono in favore di un
intervento effettuato non prima dellepoca
romana.
La fase successiva contempla un reticolo
regolare di ripartizioni agrarie, costituito da
13 canalette, delle quali 12 isorientate e di-
sposte con orientamento nord-sud, ed una
perpendicolarmente in senso est-ovest (fig.
30). Mentre il passo tra una scolina e laltra ha

fig. 29. Albettone, posizionamento dellarea dinter-


vento e planimetria delle evidenze. fig. 30. Tracce di divisione agraria.

45
fig. 31. Tracce delledificio rustico C.
figg. 32, 33. Il pozzo.
una grande variabilit, le infrastrutture erano
tutte colmate da un analogo riempimento,
con scarsi o nulli inclusi artificiali, frutto di
probabile colluvio allinterno degli invasi del
suolo antropizzato di et romana, con il con-
seguente intasamento del sistema. Si pu
ipotizzare, pertanto, un raggruppamento
delle scoline in due fasi sulla base delle di-
stanze tra esse: un primo gruppo (in giallo in
pianta)34 ed un secondo (in blu)35, questulti-
mo precedente o coevo allinsediamento.
La terza fase costituita dai resti di un di sottofondazione in scaglie di calcare si di-
piccolo edificio e delle sue pertinenze, ricon- sponevano al riparo della tettoia, mentre una
ducibile ad architettura spontanea, coeren- sorta di basamento regolare, quasi perfetta-
temente orientato con le preesistenze, con mente quadrato (D), era situato allesterno
il lato lungo disposto in senso nord-sud (fig. delledificio. Si pu ipotizzare che si trattasse
31). Se ne conservava la platea di sottofonda- di sostegni per impianti produttivi o di uso
zione (C), ampia circa m 8 x 4, realizzata con agricolo, che nel caso della struttura esterna
unincisione nel terreno, subrettangolare in poteva essere, ad esempio, una macina o un
pianta e a profilo concavo, riempita con al- frantoio. La funzione delledificio rustico va
meno due diversi livelli di imbonimento, con correlata anche alla presenza di un pozzo36,
scarichi di materiali edilizi di risulta, frammen- ubicato appena pi a nord e realizzato con
ti laterizi, scaglie di calcare ed una discreta una tecnica costruttiva piuttosto accurata, in
quantit di frammenti ceramici. Ledificio era sesquipedali interi disposti verticalmente e
sostenuto da portanti in legno, le cui trac- di faccia, a costituire in pianta un poligono
ce, sotto forma di numerose buche di palo, a 9 lati (figg. 32, 33). In fase con ledificio ru-
sono state riconosciute lungo una parte del stico e i suoi annessi era anche un fossatello
perimetro. La distribuzione selettiva dei so- regolare orientato nord-sud (E), al quale si
stegni presuppone che questa fosse la parte innestava uno spezzone di canaletta-tuba-
coperta delledificio, con un palo centrale di zione in coppi. Esso era caratterizzato da uno
sostegno per una tettoia a due falde, e che la specifico riempimento e da dimensioni mag-
porzione antistante fosse una sorta di picco- giori delle scoline agrarie precedenti, ma la
la corte scoperta. Alcuni rinforzi localizzati regolare distanza rispetto ad alcune di esse

46
potrebbe indicarne unorigine pi antica37. 8. Agugliaro (VI), aggere e impianti a fuoco
scontato che questo insieme di strutture
non costituiva ununit insediativa autosuffi- Denominazione Comune di Agugliaro (VI), localit
ciente, ma lannesso produttivo di una fatto- condotto Fracanzan
ria rustica situata nelle vicinanze. Localizzazione Autostrada A31- Valdastico Sud- lotto 6,
La cronologia delle evidenze fin qui de- specifica sezioni 603-605
scritte ricostruibile solo per la terza e ul- Coordinate 5024837,9614N - 1702636,6622E
Gauss - Boaga
tima fase e deducibile come terminus ante
quem per le fasi precedenti, che non hanno Anno di scavo 2010
virtualmente restituito materiali datanti. La
ceramica, proveniente in larga parte dalla Nel settore in oggetto (fig. 34) stato
platea di sottofondazione delledificio rusti- localizzato, su depositi alluvionali apparen-
co, comprende, oltre ad una certa quantit di temente sterili, un apporto di terriccio argil-
grezza, grigia e depurata, alcuni frammenti di loso, con zolle e alcune schegge di selce e
vernice nera e di un vassoio a cuppelle dim- ceramica, genericamente di et preistorica.
pasto grezzo con tracce di uso da fuoco, un
frammento di vetro blu e parti di una coppa
tipo Sarius, che complessivamente datano
linsieme ad et augusteo-tiberiana38.
Alla luce di quanto detto, lo scavo qui
descritto, pur avendo restituito evidenze an-
tropiche complessivamente modeste e con-
servate solo in negativo, riveste importanza
in particolare per due motivi: costituisce
unulteriore conferma allesistenza di una di-
visione agraria su scala territoriale, orientata
quasi esattamente con i punti cardinali (2,5
NO), le cui tracce si seguono diffusamente,
da nord verso sud, a partire dal corso del
Bacchiglione; fornisce indicazioni in merito
alla cronologia assoluta di questa divisione
agraria, incastonata fra le due centuriazioni
gi ben note in letteratura, quella di Vicenza
a nord e quella atestina a sud. Per la prima
volta, infatti, grazie a rapporti stratigrafici di-
retti, risulta evidente lanteriorit del sistema
rispetto ad evidenze insediative databili ad
una prima analisi tra I secolo a.C. e I secolo
d.C.
fig. 34. Agugliaro, posizionamento dellarea dinter-
Cinzia Rossignoli vento e planimetria e sezione delle evidenze.

47
Lo strato (fig. 35) presentava struttura diso- nel complesso, di collocare i depositi in et
mogenea e un profilo convesso, con svilup- romana o, pi probabilmente, in epoca ap-
po altimetrico in direzione nord-ovest. La pena successiva. Gli apporti dilavano il cor-
presenza di zolle e di frammenti di caranto po del supposto aggere, colmando anche le
in disposizione caotica, oltre ai radi reperti buche documentate presso la parete ovest
antropici, permette di individuare nellunit, dello scasso. I materiali rinvenuti potrebbero
con certezza, un riporto antropico. Lo spes- dunque permettere di inquadrare, indiretta-
sore massimo riscontrato, presso langolo mente, laggere in ambito romano. Il dato, va
nord-ovest dello scasso, era pari a circa m detto, ha valore puramente indiziario, tutta-
0,7, quindi il corpo si assottigliava brusca- via vale la pena sottolineare come la posizio-
mente verso sud-est. In corrispondenza della ne del manufatto coincida esattamente con
sezione occidentale stato inoltre possibi- il IV cardine citrato della centuriazione atesti-
le documentare due piccole buche di palo na, accettando, concordemente con lipotesi
praticate sulla superficie del corpo del ri- pi accreditata39, lasse passante per Poiana
porto. Linsieme, per la struttura dellunit e Maggiore come Kardo Maximus.
il suo profilo digradante, pu probabilmente Al piede dellelevato, direttamente sui
essere interpretato come il piede di un ag- suddetti depositi alluvionali (evidentemente
gere artificiale che si sviluppava oltre i limiti stabilizzatesi), sono state infine individuate
nord-ovest del settore indagato. In seguito estese tracce di attivit connesse a piccoli
lintera area appare interessata da una se- impianti a fuoco (fig. 36). Gli indizi raccolti
rie di depositi alluvionali fini, caratterizzati non permettono tuttavia di qualificarle pi
dalla presenza di frequenti lenti con resti di precisamente: si trattava certamente di ope-
malacofauna, indizio di ricorrenti apporti in razioni che necessitavano di una certa orga-
ristagno. Allinterno di queste unit sono stati nizzazione, si pu pure rilevare una continu-
raccolti numerosi frammenti di tegulae ansa- it e un'iterazione dellattivit, oltre ad una
te, un frammento di trachite e un frammento probabile specializzazione dellarea, ma la
di ceramica a vernice nera che permettono, mancanza assoluta di residui di lavorazione
non ha permesso di chiarirne la reale desti-
nazione funzionale.
I dati raccolti nellarea indagata individua-
no lesistenza, in antico, di una depressione
altimetrica locale che potrebbe indiziare la
prossimit di un corso fluviale attivo. I livel-
li archeologici si collocano infatti ad oltre
1 m di profondit40 e sono sigillati da una
sequenza di origine alluvionale che mostra
inoltre come il settore sia stato soggetto,
verosimilmente a partire dalla fine dellet
romana, da periodici ristagni, bonificati solo
fig.35. Aggere in sezione ovest, con sequenza alluvio-
nale. in epoca moderna al fine di recuperare la-

48
9. Agugliaro (VI), tracce di divisione agraria

Denominazione Agugliaro (VI), via Ponticelli


Localizzazione Autostrada A31- Valdastico Sud- Centro
specifica Servizi
Coordinate 5023571,9143N - 1701663,7992E
Gauss - Boaga
fig. 36. Vista generale da nord-ovest dellarea con gli Anno di scavo 2005-2006
impianti a fuoco.

rea a scopi agricoli. Nel corso dellintervento di assistenza per


Attualmente laltimetria locale non mo- la realizzazione del Centro Servizi di Agu-
stra evidenti e significativi dislivelli, tuttavia gliaro stato possibile documentare alcune
possibile notare nella cartografia lesisten- canalette di cui tre, almeno, sulla base degli
za di una fascia, compresa tra il condotto orientamenti e dei riempimenti sono appar-
Fracanzan e gli scoli Albettone-Buregozzo, se correlabili ad una divisione agraria di epo-
che solcata da una serie di fossi, i quali mo- ca romana (fig. 37).
strano, nel loro orientamento, una disconfor-
mit rispetto al disegno agrario del territorio
circostante. Al centro di questa fascia scorre il
canale Bisatto, che potrebbe drenare, pertan-
to, la depressione di un pi antico corso dac-
qua41. In questo contesto plausibile pertan-
to lindividuazione di un aggere artificiale,
inquadrabile genericamente in et romana e
orientato nordest-sudovest. Osservando la ri-
costruzione della centuriazione proposta per
questarea, possiamo notare come uno dei
cardini ipotizzati sulla base delle persistenze
finisca per lambire con estrema precisione il
margine occidentale del settore dintervento.
Laggere individuato potrebbe quindi riferirsi
ad uno dei limites dellantica divisione agraria
che, come noto, corrispondevano spesso a
modesti tracciati viari. Il fatto che si sia prov-
veduto a rialzarne qui il piano di percorrenza
confermerebbe la prossimit del fiume, che
il percorso, forse, poteva attraversare appena
pi a nord dellarea dintervento.
fig. 37. Agugliaro, posizionamento dellarea dinter-
Paolo Cattaneo vento e planimetria delle evidenze.

49
Il settore si trovava in aperta campagna, inferiore ai 70 centimetri. Lo scavo dei ri-
in una zona interessata da interventi di bau- empimenti in corrispondenza dellincrocio
latura che, in associazione con le reiterate tra gli scoli, non evidenziando soluzione di
lavorazioni agrarie, ha determinato la grave continuit tra i livelli, ha dimostrato che i
compromissione delle evidenze, causando due assi erano coevi. Al loro interno stata
la completa distruzione dei livelli di partenza documentata una matrice limosa grigio-ver-
degli scoli. dastra che, verso lalto, mostrava acquistare
Nonostante questa situazione stato co- una maggiore componente fine, argillosa.
munque possibile, per i rapporti reciproci Tali riempimenti individuano pertanto la
intercorrenti tra i diversi scoli, stabilire una presenza di colluvi spondali con chiare evi-
sequenza stratigrafica relativa degli stes- denze di ristagni idrici che concorrono, in
si; le canalette pi antiche sono risultate le assenza di manutenzione, alla disattivazione
C3 e C5 (fig. 38): la prima, conservata per delle canalette. Allinterno sono stati raccol-
una trentina di metri, presentava un orien- ti radi frammenti di laterizio di tipo romano
tamento di circa 62NO; lampiezza residua (prevalentemente tegulae) e alcuni fram-
registrata, non corrispondente naturalmen- menti pertinenti a un coperchio in ceramica
te alle dimensioni originali, era mediamente comune, con presa ad anello, databile tra il I
equivalente ad una trentina di centimetri. La secolo a.C. ed il I secolo d.C..
canaletta C5, documentata per circa 20 m, Poco a sud-ovest stato individuato un
la intersecava perpendicolarmente (28NE) ulteriore scolo (C4), che risultato parallelo a
e si conservava per una larghezza di poco C3; con questultimo aveva inoltre in comu-
ne la larghezza limitata (circa m 0,4) e la ma-
trice di riempimento. La distanza reciproca,
calcolata sullasse delle due canalette, risul-
tata pari a circa m 2742, equivalente pertanto
a 90 piedi romani43.
Prendendo in considerazione i rapporti
reciproci di pendenza tra gli scoli C3 e C5,
si potuto osservare, presso lincrocio tra i
due, come il primo presentasse una quota di
fondo maggiore rispetto al tratto di C5 che
si sviluppava a sud-ovest dellintersezione
(dislivello di circa 6 cm), trovandosi invece
grossomodo alla medesima altezza rispet-
to il segmento appena a monte di questo
punto44; C3 inoltre mostrava uninclinazione,
seppur lieve, in direzione sud-est (ca. 1,1%)45,
mentre non si coglieva un apprezzabile disli-
vello nello scolo C5, per lo meno nel tratto
fig. 38. Vista generale delle canalette C3 e C5, il cui in-
crocio si pu apprezzare in primo piano. a nord-est dellincrocio46. Pi chiara, seppur

50
minima, la pendenza in corrispondenza del vest dello 0,5%, non troppo distante da quel-
tratto a valle, dove la differenza tra la quo- la rilevata in C5. Lampiezza residua dellinva-
ta di fondo riscontrata nel tratto appena a so si attesta infine mediamente sui 0,7 metri.
sud-ovest dellincrocio e quella registrata in Lo scolo, gi disattivato, risultava a sua volta
corrispondenza dellestremit meridionale inciso dalla canaletta C2. Questultima era
veniva ad indicare una linea di drenaggio di- certamente afferente al fossato contempora-
retta verso questultimo punto e pari a circa neo che attraversava, con andamento nord-
lo 0,8%47. sud, larea di cantiere. Tale canaletta era infine
Sulla base di questi dati si pu forse de- sigillata da un riempimento argillo-limoso di
lineare, seppur con legittima cautela, una colore scuro, idromorfo.
gerarchia tra gli scoli, riconoscendo, nellasse Lintervento ha posto pertanto in evidenza
nordovest-sudest, pi profondo e con una la presenza dei resti di almeno due fasi di si-
pendenza meglio delineata e pi regolare, stemazione agraria delle quali una, almeno,
una funzione di collettore48. Questo infatti, pertinente allet romana. Lorientamento de-
secondo landamento altimetrico riscontra- gli assi ascrivibili alla prima fase (C3, C4 e C5),
to, sarebbe venuto a ricevere gli apporti idrici corrispondente a uninclinazione di 28NE /
provenienti dagli assi a monte, indirizzandoli 62NO, trova ampio riscontro nel territorio e
poi, seguendo anche la pendenza territoria- va inquadrata nellambito del sistema centu-
le49, in direzione sud-est. Linclinazione indivi- riato atestino51. Il primo dato che se ne ricava
duata in C5, appena a valle dellincrocio con , pertanto, lappartenenza di questa zona
C3, sembrerebbe confermare in effetti que- allagro di Este, offrendo un elemento ogget-
sta ipotesi. tivo per la fissazione degli antichi confini del
A una fase successiva allintasamento di suo territorio52.
tali scoli deve far riferimento invece la cana- Laltro elemento di un certo interesse
letta C1: questa infatti incideva chiaramente sembra invece riguardare la parcellizzazione
il riempimento di C3. Lorientamento, riscon- interna di questa sistemazione territoriale:
trato su 28 metri, si discosta inoltre in modo lunit di misura base riscontrata sembrereb-
sensibile rispetto a quello della fase prece- be infatti individuare un campo rettangolare,
dente, corrispondendo a uninclinazione di orientato nordovest-sudest, con un lato di 90
11 NE. piedi (m 26,64)53 per, probabilmente, 240 (m
Le matrici di intaso dell'invaso sono tutta- 71,04)54. Due di queste parcelle coprirebbe-
via risultate molto simili alle precedenti: alla ro una superficie pari ad un iugero e mezzo
base si riscontrato un livello limoso grigio (3785,01 mq)55 che, moltiplicata per due o
verdastro, ricco di concrezioni calcaree e si- quattro darebbero dei lotti base di 3 o 6 iu-
gillato da deposizioni a matrice argillosa/ geri56.
argillo-limosa di analoga colorazione, con Tale sistema agrario, in epoca imprecisa-
carboncini, frustoli di cotto e qualche rado ta, e non prima di essere caduto in degrado,
frammento di laterizio romano50. Le quote viene sostituito, almeno localmente, da una
documentate al fondo della canaletta mo- nuova irregimentazione territoriale a cui era
strano una pendenza in direzione sud-sudo- pertinente C1 e che risultava impostata su

51
fig. 39. Estratto dal CTR (Campiglia dei Berici) con indicazione delle possibili persistenze (in azzurro) relative al
sistema di fase 2 riscontrato al Centro Servizi di Agugliaro. La griglia sovrapposta impostata sul modulo di 20
x 20 actus in modo da cogliere eventuali ricorrenze con le misure romane. I tratti in viola e in rosso sono invece
pertinenti rispettivamente ai sistemi agrari di Este e Padova sud-ovest.

un asse ben distinto rispetto alla preceden- la documentata nei riempimenti degli scoli
te (circa 11NE): tracce di tale sistemazione si della fase precedente, che al suo interno
possono osservare tra Sossano e Agugliaro, a sono stati raccolti esclusivamente frammenti
nord di Campiglia e, verso sud, fino a Noven- di tegulae ansate e, infine, che le persistenze
ta (fig. 39); lo stesso orientamento infine si ri- individuate sembrerebbero rientrare in uno
scontra in un lungo fossato localizzato poco schema metrico noto59, non si pu escludere
a oriente dellarea dintervento e noto come che anche questa sistemazione sia inqua-
fossatum molendini 57: tale scolo fungeva nel drabile in un ambito antico, se non romano,
Medioevo da confine tra il territorio della villa comunque non molto lontano cronologica-
di Fogiascheda e Aquilarium 58. mente60.
Considerato che la matrice presente allin-
terno di C1 non troppo dissimile da quel- Paolo Cattaneo

52
10. Agugliaro (VI), edificio di culto (?) e trac- logiche rinvenute in questarea sono pro-
ce di divisione agraria fondamente rimaneggiate dagli interventi
connessi con le lavorazioni agrarie dei ter-
Denominazione Comune di Agugliaro (VI), localit Finale reni. Nonostante lo stato alquanto residuale
Localizzazione Autostrada A31- Valdastico Sud- lotto 7, dei resti archeologici, stato possibile rico-
specifica sezioni 720-723 struire lo sviluppo planimetrico delle struttu-
Coordinate 5020674,0256N - 1702230,1487E re e, in un solo caso, arrivare a proporne un
Gauss - Boaga modello ricostruttivo dellalzato, a fronte di
Anno di scavo 2011 un pi complesso sforzo interpretativo sulla
funzione e sulle dinamiche di utilizzo dei ma-
Larea oggetto dellintervento situata nufatti. Alla testa dei livelli naturali lo scavo
in localit Finale, nel Comune di Agugliaro, ha evidenziato i primi interventi antropici,
allinterno dei terreni a esclusiva destinazio- che si configurano in tre tipi distinti, chiara-
ne agraria posti immediatamente a nord di mente identificati in base alle loro caratte-
via Finale, nei pressi degli edifici della Boaria ristiche compositive e morfologiche. Ad un
Gobbato (fig. 40). Tutte le evidenze archeo- primo tipo possono essere associate alcune
fosse terragne con pianta sub-rettangolare
o irregolare, che presentano tracce di alte-
razione alle pareti e sul fondo sottoforma di
rubefazione e parziale indurimento dovuti a
esposizione ripetuta al fuoco. Un secondo
tipo, direttamente collegato al precedente,
testimoniato da piastre, esito di una com-
bustione diretta non pi entro evidenza ne-
gativa, ma direttamente sulla superficie dei
livelli duso. Al terzo ed ultimo tipo sono da
associare le evidenze negative caratteriz-
zate da piante subcircolari o ovaleggianti,
prive di tracce di contatto con il fuoco ma
accomunate alle precedenti per correlazione
stratigrafica o per le caratteristiche del loro
riempimento: si tratta, infatti, di scarichi com-
posti da clasti di matrici rubefatte, frustoli di
carbone e lenti di cenere. Questa tipologia di
riempimento sembra riconducibile allesito
di attivit di periodica pulizia o parziali rifaci-
menti delle aree da fuoco.
Nonostante tutte le evidenze riconducibili
a questo periodo siano accomunate da atti-
fig. 40. Agugliaro, posizionamento dellarea dinter-
vento e planimetria delle evidenze. vit che prevedono luso del fuoco, in fossa o

53
direttamente sulla superficie dei livelli duso, particolari caratteristiche di conservazione
a causa del loro stato di conservazione non dei depositi, risulta problematico proporre
possibile definirne con precisione natu- una scansione cronologica precisa. Dal pun-
ra e utilizzo. Anche lanalisi dei riempimenti to di vista topografico appare evidente che
non fornisce una discriminante: tra gli inclusi le strutture scoperte risultano inserite in un
allinterno dei diversi scarichi occlusivi sono contesto ambientale contraddistinto da una
presenti frammenti ceramici riconducibili a suddivisione agraria, i cui fossati di delimi-
produzioni di epoca romana e piccoli fram- tazione e sgrondo delle acque meteoriche
menti di laterizio, ma risultano assenti even- risultano avere un orientamento solo di po-
tuali elementi diagnostici quali scorie asso- chi primi diverso da quello documentato nel
ciabili ad attivit produttive o ossa animali e vicino scavo di Noventa Vicentina61 e in altre
resti di pasto, ricollegabili ad attivit dome- aree archeologiche intercettate dal tracciato
stiche o rituali. della A31 Valdastico sud. Riproponendo la
Le attivit antropiche caratterizzanti la medesima direzione dei fossati agrari, linter-
successiva fase di antropizzazione dellarea si vento costruttivo pi antico sembra essere
configurano come interventi che sembrano una struttura a pianta quadrangolare, (strut-
segnare (almeno dal punto di vista costrutti- tura A, fig. 41) con il lato minore della lun-
vo) una cesura rispetto al periodo preceden- ghezza di m 6 e il lato maggiore di almeno m
te. In un primo momento il periodo , infatti, 7, ma con evidenti indizi che sembrano pro-
contraddistinto dalla presenza di tre conte- lungarne lampliamento fino ad oltre i limiti
sti strutturati per i quali per, a causa delle dello scavo. Dal punto di vista architettonico,

fig. 41. La struttura A vista da est.

54
la costruzione doveva configurarsi come una
struttura aperta, i cui limiti erano definiti da
una sequenza di colonne in elementi di cot-
to poggianti su basamenti in trachite. Lungo
il lato maggiore settentrionale si conservano
ancora in situ tre basamenti allineati lungo
lasse est-ovest, con una sequenza di m 2,20
luno dallaltro, mentre i corrispondenti del
lato maggiore meridionale, conservati solo
in numero di due, risultano perfettamente
allineati ai precedenti e distano da essi circa
m 5,20. Ogni singolo elemento strutturale
risultato quindi essere composto da un ba-
samento in trachite di forma quadrangolare, fig. 42. Colonna in elementi fittili della struttura A in
crollo.
che misura circa cm 40 di lato. Uno di questi
conserva due corsi degli elementi che origi- una superficie diversa da un semplice battu-
nariamente dovevano comporre lalzato del- to in terra potrebbe essere testimoniata dalla
le colonne. Esse erano costituite da sezioni presenza di alcuni sesquipedali messi in ope-
semicircolari in cotto di circa cm 30 di diame- ra in piano e conservati in corrispondenza
tro, alte circa cm 10, legate da malta sabbiosa dellangolo sud-occidentale della porzione
biancastra/grigio chiara abbastanza tenace conservata delledificio. Pi problematica ap-
(fig. 42). Grazie al fatto che le colonne si sono pare la definizione della porzione superiore
conservate in crollo in prossimit dei relativi della costruzione, che doveva poggiare sugli
basamenti, stato possibile stimare unaltez- elementi verticali precedentemente descritti;
za di almeno m 2,40. Da rimarcare il fatto che se, com probabile, ledificio, o una porzione
i due basamenti agli angoli orientali delle- di esso, doveva essere coperto da un tetto
dificio risultano apparentemente privi degli presumibile che gli architravi, probabilmente
elementi in cotto che costituivano le colon- lignei, poggiassero direttamente sugli ultimi
ne. Anche se non si pu scartare lipotesi che elementi in cotto delle colonne. Ci che ap-
le due relative colonne siano andate perdute pare di difficile interpretazione la presenza
dopo il crollo, per eventi distruttivi depoca di alcuni laterizi opportunamente sagomati
successiva, appare strano che esse siano le che sembrerebbero costituire un vero e pro-
uniche mancanti, e non si pu quindi esclu- prio palinsesto decorativo della parte com-
dere a priori che le due basi del lato orientale presa tra larchitrave e la copertura in tegole.
delledificio siano servite allappoggio di ele- Gli elementi in laterizio riconosciuti possono
menti strutturali diversi e con altra funzione. essere suddivisi in tre distinti tipi: le frazioni di
Nonostante la quota di impostazione della sesquipedale, sesquipedali con uno dei lati
testa dei basamenti in trachite indichi chia- minori tagliati obliquamente e sesquipedali
ramente lassenza per spolio di un possibile con uno dei lati lunghi dentellati.
piano pavimentale strutturato, lesistenza di Mentre ledificio colonnato presenta uno

55
sviluppo planimetrico orientato sullasse est- faccia, un elemento di calcare di reimpiego
ovest, altre due strutture (B e C) rinvenute allo (probabilmente una base modanata di in-
stato residuale e costruite in epoca di poco censiere62) e alcune bozze di arenaria, posti
successiva, appaiono caratterizzate dallo in opera a formare dei corsi sovrapposti irre-
stesso orientamento nord-sud. Dal punto di golari. Esso si sviluppa in profondit per circa
vista planimetrico esse non risultano alline- 4 metri allinterno del suo taglio di impianto,
ate sul medesimo asse e si compongono di che presenta un diametro, allimboccatura,
una fondazione muraria, di forma rettangola- di circa m 3,40/3,60 che arriva, a circa met
re, in bozze calcaree, che in un caso delimita della struttura, a coincidere con lingombro
uno scarico di frammenti di laterizio, scaglie del rivestimento del pozzo, delineando un
di pietra e rari frammenti di ceramica depoca profilo a forma di imbuto.
romana (fig. 43). Lo stato di conservazione residuale di tut-
Il settore settentrionale dellarea oggetto te le strutture descritte e limpossibilit di in-
di indagine interessato nel medesimo pe- dagare nella sua interezza quella colonnata
riodo dalla presenza di un pozzo: si tratta di non permette di indicare con certezza quale
una struttura a pianta circolare, del diame- fosse la natura delle evidenze strutturali sco-
tro medio interno della canna di circa 65-70 perte, per le quali possibile solo formulare
cm, formata da grossi blocchi di calcare non alcune ipotesi funzionali. La presenza di un
lavorati, blocchi di trachite, alcuni dei qua- cos particolare ed articolato insieme di ele-
li presentano tracce di lavorazione su una menti fittili pertinenti allarchitrave che do-

fig. 43. La struttura B.

56
veva sostenere il tetto delledificio A (mattoni struttura pi complessa risulta difficile per
sagomati ad angolo e con il lato lungo den- lassenza di evidenze strutturali in relazio-
tellato), e le colonne lungo il perimetro po- ne costruttiva con esso, che appare invece
trebbero ricondurre questa costruzione ad aperto sui due lati maggiori. Lassenza di
un edificio di culto, un piccolo sacello situa- tombe o di elementi archeologici riconduci-
to ai limiti dellagro centuriato, visto che il to- bili a pratiche funerarie, infine, non depone
ponimo che identifica la vicina via rettilinea a a favore dellipotesi che le strutture scoperte
sud dellevidenza scoperta , non a caso, via potessero essere dei recinti funerari di una
Finale. Se cos fosse, le strutture A e B potreb- possibile necropoli.
bero assumere la funzione di piattaforme, Il periodo romano si conclude con una
dei recinti anchessi con funzione sacra posti nuova fase che si caratterizza per le evidenze,
presumibilmente davanti allingresso del pic- per lo pi negative, legate alla defunzionaliz-
colo edificio colonnato dove, in precedenza, zazione delle strutture e a mirati interventi di
le attivit legate allaspetto religioso potreb- spolio individuati in corrispondenza di alcuni
bero essere testimoniate da forme diverse di segmenti delle strutture perimetrali. Le fasi di
utilizzo del fuoco a scopo rituale. abbandono e di copertura areale dei livelli di
Il cattivo stato di conservazione delle frequentazione precedenti con estese coltri
strutture scoperte porta, per, a non esclu- coprenti di tipo alluvio-stagnale, depositate
dere altre possibili interpretazioni: il sito tra la fine dellet romana e let tardo-antica,
scoperto potrebbe, infatti, essere ricondot- sono andate completamente perdute poich
to anche ad un contesto insediativo rurale, rielaborate dalle periodiche attivit agrarie.
con le strutture B e C riconducibili a due vani Successivamente larea oggetto dindagine
che, per dimensioni, potrebbero aver avuto stata interessata dallo scavo di un fossato,
funzioni di servizio piuttosto che abitative e caratterizzato da un particolare andamento
quanto rimane della struttura A identificabile anulare (D) che pu essere ricondotto con
come linizio di un vano porticato pertinente sicurezza ad unazione antropica volontaria.
ad un edificio principale situato nellarea non Dal punto di vista tipologico, da segnalare
indagata, immediatamente a ovest dellarea il fatto che in epoca medievale, periodo cui
oggetto di scavo. A sfavore di questa ipote- probabilmente da ascrivere il suo scavo,
si rimane, per, lassenza di una organicit strutture simili costituivano, insieme a paliz-
strutturale e planimetrica tra le evidenze zate lignee, uno degli elementi principali del-
scoperte, che appaiono come elementi a se le opere di difesa passiva di semplici fortifica-
stanti e difficilmente correlabili ad un com- zioni diffuse nel territorio a difesa e controllo
plesso abitativo di grandi dimensioni, visto di particolari punti di interesse strategico,
anche che lo spargimento areale dei resti quali strade, ponti, guadi e attraversamenti
archeologici affiorati a seguito delle arature di corsi dacqua; una struttura di questo tipo
nel campo adiacente non sembrano coprire nota dalle fonti storiche63 essere presente
una estensione tale da far supporre ad un proprio nel territorio a sud di Agugliaro.
insediamento. Anche la possibile lettura del-
la struttura A come peristilio legato ad una Vincenzo Gobbo

57
11. Noventa Vicentina (VI), cava e area
artigianale o di trasformazione materie
prime

Denominazione Comune di Noventa Vicentina (VI), localit


Pavarazzi
Localizzazione Autostrada A31- Valdastico Sud- lotto 16,
specifica viabilit secondaria Albettone - Noventa
Vicentina, cavalcavia C21 km. 28+117
Coordinate 5017574,7544N - 1701703,7962E
Gauss - Boaga
Anno di scavo 2009

Nel sito in oggetto (fig. 44), durante lo


scavo di un fossato nellambito dei lavori di
realizzazione del cavalcavia 21 dellautostra- fig. 45. Scarichi di materiale edilizio dentro la fossa di
da, stata individuata e parzialmente docu- cava A.

mentata una grande depressione di oltre m


15 m di larghezza, profonda oltre m 1,5 e dal
profilo fortemente svasato (A). Dal momento
che solo una piccola parte dellevidenza era
compresa nei limiti del cantiere, non stato
possibile stabilirne le reali dimensioni.
Dopo la sua apertura, la fossa rimane
presumibilmente aperta ed soggetta agli
agenti atmosferici: i primi depositi di riempi-
mento sono infatti costituiti prevalentemen-
te da colluvi sabbio-limosi determinati dal
collasso delle pareti della fossa, dovuto alla
natura grossolana e instabile dei depositi di
substrato incisi.
Successivamente si documenta la pro-
gressiva colmatura della fossa, con scarichi
multipli ricchi di materiale edilizio (fig. 45).
I reperti ceramici contenuti nei riporti sono
databili tra la fine del I a.C. e il I d.C.
La grande fossa pu essere forse inter-
pretata come cava per lestrazione di argilla.
La presenza poco pi a sud di una platea in
fig. 44. Noventa, posizionamento dellarea dinterven-
to e planimetria delle evidenze. frammenti laterizi (B), sistemazione analoga

58
ad altre documentate nellarea, e di due bu- laterizio (fig. 48). Lungo il perimetrale setten-
che adiacenti, una delle quali probabilmente trionale stata documentata una lunga pa-
coincidente con una buca di palo per una lizzata che si estendeva verso est e presen-
possibile tettoia, sono ulteriori indizi di una tava un orientamento di 86,5 NE, mentre a
certa attivit, che non da escludere fosse ovest unulteriore fondazione delimitava uno
di natura artigianale. La presenza costante spazio rivolto ed aperto verso sud, di circa m
e abbondante di frammenti di laterizio se- 4,3 di larghezza. A questa prima fase sembra
micotti o alterati, di frustoli di concotto e di associabile, a sud-est delledificio descritto,
una percentuale non indifferente di ceneri e anche unampia incisione di forma grosso-
carboni, indurrebbe infatti ad ipotizzare lesi- modo rettangolare (m 21,55 x 13,57 circa),
stenza, nelle vicinanze, di una fornace per la allungata in senso est-ovest, che conteneva
fabbricazione di laterizi. una gran quantit di materiale edilizio fratto
Paolo Cattaneo strutturato in pi livelli (corpo di fabbrica B).
Lungo il lato sud sono stati inoltre individuati
tre plinti a pianta grossomodo quadrangola-
12. Noventa Vicentina (VI), insediamento
rustico, suoi annessi e tracce di divisione
agraria

Denominazione Comune di Noventa Vicentina, localit


Pavarazzi
Localizzazione Autostrada A31- Valdastico Sud- lotto 8 -
specifica sezioni 817-819
Coordinate 5017016,1305N - 1701744,5258E
Gauss- Boaga
Anno di scavo 2011

Nel sito sono stati documentati i resti di


un grande complesso rustico di et romana
che si sviluppava, con una serie di succes-
sivi ampliamenti, a partire dal I sec. a.C. (fig.
46). Linsediamento, nel suo nucleo origina-
rio (corpo di fabbrica A), era costituito da
un semplice edificio di pianta rettangolare
(m 23,40 x 11,90 circa) allinterno del quale
si potevano osservare alcune partizioni che
delimitavano una serie di piccoli vani (fig.
47). Le fondazioni erano realizzate mediante
fig. 46. Noventa, posizionamento dellarea (1a) e pla-
costipazioni terrose alternate a butti di inerti, nimetria diacronica delle evidenze agrarie e strutturali
costituiti prevalentemente da frammenti di riscontrate (1b) (elaborazione P. Cattaneo).

59
fig. 47. Vista generale da SO del corpo di fabbrica A, in cui si evidenziano le fondazioni terrose delledificio.

re, di circa cm 60-70 di lato e con il mede- secolo a.C., periodo che sembra confermato
simo orientamento della platea. Linsieme anche dalla forma peculiare di alcuni orli di
costituiva una sistemazione di fondazione, olle in ceramica grezza rinvenuti in associa-
con evidente funzione drenante, della qua- zione contestuale.
le non ci sono pervenuti sufficienti elementi Alla prima fase si riferiva altres una divisio-
utili a una sicura interpretazione64, ma che ne agraria di cui sono stati documentati tre
poteva supportare verosimilmente un corpo assi e il cui orientamento era perpendicolare
di fabbrica aperto verso sud-sudest con un alla palizzata suddetta (3,5 NO). La distanza
porticato. Il rinvenimento tra il materiale edi- che intercorreva tra i tre fossati meridiani
lizio di riempimento di numerosi frammenti pari a circa m 29, misura che coincide con
di anfore riconducibili alla forma Dressel 2/4, 100 piedi romani.
potrebbe indicare la creazione della platea di In seguito, la palizzata viene asportata e
sottofondo a partire dalla seconda met del I ledificio A appare racchiuso da una nuova
fondazione, pure in terra, che cingeva il cor-
po principale creando un corridoio interno
di circa m 0,9 di larghezza. Il perimetrale oc-
cidentale inoltre, nel suo tratto meridionale,
assume un andamento curvilineo, di cui pur-
troppo non stato possibile apprezzare lo
sviluppo completo a causa del forte impat-
to agrario cui sottoposta la fascia centrale
dellinsediamento65. Lintervento, corrispon-
dente verosimilmente a una ristrutturazione
del precedente edificio, e che vedeva una
fig. 48. Particolare della tecnica di realizzazione delle
rotazione dellasse del nuovo perimetrale di
fondazioni del corpo di fabbrica A. circa 1 verso nord, probabilmente conte-

60
stuale a un riassetto territoriale che determi- della tessitura degli elementi che le compo-
na lo scavo di una nuova rete di drenaggi, i nevano, dove prevaleva, in difformit tecnica
quali appaiono organizzarsi su un fossato- rispetto alla fase precedente, lutilizzo quasi
collettore che attraversa larea in direzione esclusivo della scaglia calcarea70. Ledificio
est-sudest66; questo elemento, collocato a cos delimitato presentava le tracce di alcu-
meridione delledificio, divideva larea in due ne suddivisioni interne, di cui non stato
settori a distinto orientamento: a sud trovia- possibile ricostruire lesatta articolazione.
mo altre due scoline che mantenevano la Nella parte occidentale, esse suggeriscono la
medesima inclinazione del fosso principale67, presenza di almeno due vani, di forma gros-
a nord, invece, gli scoli risultavano orientati somodo rettangolare, addossati al margine
in modo differente, con prevalenza di quelli esterno delledificio. Immediatamente alle-
diretti nord-sud e uninclinazione approssi- sterno del lato occidentale della costruzione
mata di 2,5NO, coerente con i perimetrali stato documentato un residuo di muratura,
della costruzione68. Due fossi appaiati, in par- posto in allineamento con i lacerti di fonda-
ticolare, corrispondevano alle canalette di zione precedentemente descritti, che sem-
un modesto percorso viario che, lambendo brava funzionare da raccordo tra il corpo di
il lato occidentale delledificio, proseguiva in fabbrica A e il corpo di fabbrica C. Nella parte
direzione sud, scavalcando il collettore69. orientale, invece, era attestata la presenza
In un momento successivo veniva aper- di un vano rettangolare orientato in senso
ta, appena a nord, una grande fossa di cava nord-sud addossato allangolo nordest della
per il reperimento di argilla, forse in relazione struttura, con un accesso sul lato corto meri-
con ulteriori lavori di ampliamento edilizio. A
favore di questipotesi il rinvenimento, nella
colmata, di materiali correlabili a demolizioni,
quali malte e intonaci. In effetti si evidenzia
chiaramente una nuova importante fase, in
cui il complesso mostra un notevole sviluppo
verso est oltre che, con ogni probabilit, ver-
so sud, nellarea gi sistemata dalla platea. Il
nuovo corpo di fabbrica C (fig. 49) era deline-
ato da una costruzione di forma grossomodo
rettangolare, con asse maggiore orientato in
senso est-ovest, e del quale andata quasi
completamente perduta la porzione meridio-
nale. Presentava una lunghezza di m 28,45 e
una larghezza massima residua, in corrispon-
denza del lato ovest, di m 12,53. Il perimetra-
le era composto da una serie di segmenti di
fondazioni murarie piuttosto omogenee dal fig. 49. Panoramica del corpo di fabbrica C visto da
punto di vista dellarticolazione strutturale e sud.

61
dionale che lo metteva in collegamento con (in prevalenza tegole), nellaltro con elementi
un secondo ambiente, di forma e dimensioni di calcare (blocchi squadrati, appena sbozza-
analoghe al precedente. Un terzo vano, forse ti, e scaglie). Il rimaneggiamento agrario del
allungato in senso est-ovest, doveva disporsi complesso non permette di comprendere
lungo il lato settentrionale del corpo, in ad- quale fosse la forma e luso della struttura
dosso al primo. che insisteva sullo spazio rettangolare defini-
Evidenze di unestensione delledificio to dalla platea, tuttavia la presenza della se-
ora descritto verso sud sembrano essere un quenza di plinti sul lato meridionale e orien-
tratto di fondazione muraria nord-sud, che tale, insieme con il lacerto di struttura indivi-
simposta sulla platea della fase precedente duato a ovest, potrebbe indicare lesistenza
esattamente sul prolungamento del peri- di un ambiente delimitato da una struttura
metrale ovest del corpo di fabbrica C, e una porticata. Sempre nellambito di questam-
coppia di pilastri disposti anchessi in senso pia ristrutturazione da collocare la realiz-
nord-sud e allineati a loro volta con il perime- zazione di una recinzione, di cui sono state
trale est. Da notare anche la presenza, sulla rinvenute le fondazioni lungo i limiti orientali
fronte meridionale del complesso, di ulte- ed occidentali del complesso. Si tratta di una
riori due pilastri di forma quadrangolare che trincea ad andamento spezzettato e colmato
si dispongono su un asse perpendicolare a da riporti prevalentemente terrosi, con, in al-
quello degli elementi poco sopra citati. Sono cuni casi, inserti costituiti da scarichi dinerti
caratterizzati da una strutturazione articola- o tegoloni, disposti questi ultimi spesso con
ta (fig. 50), con una serie di corsi sovrapposti maggiore attenzione. Verso ovest stata in-
realizzati in un caso con laterizi interi e fratti dividuata anche la sottofondazione di una
soglia daccesso. Interessante larticolazione
che si pu osservare nel settore sud-ovest,
dove si evidenziava uno spazio trapezoida-
le chiuso (D), connesso ad uno stretto cor-
ridoio daccesso e per il quale si pensato
ad un ovile o, comunque, ad un recinto de-
stinato agli animali. La realizzazione della
cinta determin la disattivazione della rete
di drenaggio che intersecava lo spazio del
complesso rustico. Anche il modesto percor-
so viario viene dismesso nel suo tratto me-
ridionale, mentre probabilmente continuava
ad essere in uso a nord, dove appare adat-
tarsi, con una traslazione del suo asse verso
est, alle modifiche compiute nel complesso
edilizio71. Allinterno del perimetro dellinse-
diamento sono stati inoltre documentati due
fig. 50. Fondazione di un plinto del corpo di fabbrica C. pozzi, entrambi collocati in una posizione

62
fig. 51. Il pozzo orientale.
fig. 52. Vista della canna del pozzo occidentale da
ovest.

fig. 53. Inumazione presso i limiti esterni occidentali


della cinta muraria.

(oltre 6000 mq se si tiene in considerazione


tutto lo spazio compreso nella recinzione).
periferica rispetto al nucleo pi consistente Larticolazione del complesso e la presenza
delle strutture. Impostati allinterno di un ta- di strutture accessorie, di recinti, di ben due
glio di forma subcircolare, appaiono realizzati pozzi lascia intendere una serie di attivit
mediante limpiego di lastre calcaree e late- connesse allagricoltura e, probabilmente,
rizi, sia interi che in frammenti (figg. 51, 52). allallevamento. Alla fine del ciclo insediativo
Va infine segnalato il rinvenimento, presso il principale, i resti del complesso sono infine
margine esterno occidentale della cinta mu- interessati, tra il tardo-antico e lalto medio-
raria, di una tomba a inumazione in cassetta, evo, da frequenti episodi di spolii finalizzati
con balsamario vitreo di corredo, pertinente al recupero di materiale edilizio, cui seguono
a un individuo di giovane et (fig. 53). e si alternano ulteriori momenti doccupazio-
Nel loro insieme i tre corpi di fabbrica for- ne, non privi tra laltro di apprestamenti strut-
mavano dunque un complesso abitativo di turali, per quanto modesti.
grandi dimensioni: lo spazio occupato dagli Paolo Cattaneo
edifici appare infatti superiore a 1500 mq Vincenzo Gobbo

63
13. Noventa Vicentina (VI), sepoltura scoperta di una singolare sepoltura durante i
anomala lavori per la realizzazione del ponte a scaval-
camento dello scolo Roneghetto. Lo scavo
Denominazione Comune di Noventa Vicentina (VI), localit di una delle pile di sostegno della struttura
Caselle ha infatti intercettato lo scheletro di un in-
Localizzazione Autostrada A31- Valdastico Sud- ponte sul dividuo adulto, di sesso femminile, deposto
specifica Roneghetto, lotto 8, sezioni 845-849 in posizione prona entro una fossa orienta-
Coordinate 5016534,9975N - 1701800,7577E ta nordovest-sudest (fig. 54). La deposizione
Gauss - Boaga
risultava direttamente su terra e conservata
Anno di scavo 2010-2011 in giacitura primaria (fig. 55): larto superiore
destro era ripiegato sotto la zona addomi-
Una campagna di scavo condotta nellin-
verno 2010-2011 presso i cantieri dellauto-
strada A31 Valdastico Sud, in localit Casel-
le di Noventa Vicentina (VI), ha portato alla

fig. 55. La sepoltura a inumazione anomala.

nale, quello sinistro invece libero e ripiegato


verso lesterno oltre la teca cranica, gli arti in-
feriori risultavano flessi verso sinistra e in par-
ziale torsione, con i piedi in posizione pi alta
rispetto al resto del corpo perch poggianti
a ridosso della parete della fossa. Linumato
non presentava anomalie anatomiche evi-
denti, tranne un insolito ispessimento delle
ossa craniche, n segni macroscopici di trau-
mi72.
La sepoltura non ha restituito corredo:
unico elemento estraneo era un frammento
di osso animale rinvenuto sotto le costole
sinistre, che presentava probabili tracce di
fig. 54. Noventa, posizionamento dellarea dinterven-
to e planimetria delle evidenze. lavorazione.

64
In generale era possibile leggere nella po- Evidenze archeologiche di divisioni
sizione dellinumato una dinamica di torsio- agrarie romane nel corridoio tra Berici ed
ne, indice probabilmente di uno scivolamen- Euganei
to dentro la fossa avvenuto a breve distanza
dalla morte. Nel corso dei numerosi interventi di assi-
La particolare posizione dellindividuo e stenza e scavo archeologico realizzati durante
la manifesta assenza di cure deposizionali, i lavori di costruzione dellA31 Valdastico Sud
sommati al totale isolamento che caratteriz- stato possibile individuare e documentare
zava la tomba, sono aspetti che trovano ana- un numero significativo di canalette agra-
logie in casi simili e che rientrano nellambito rie di epoca romana75. Una volta asportato
delle cosiddette sepolture anomale73. il livello arativo, allosservatore si presentava
Difficile stabilire se linumazione sia colle- tuttavia un complesso reticolo di assi di dre-
gabile ad una connotazione negativa dellin- naggio che esprimeva, nella sua ricchezza, la
dividuo nei confronti del gruppo sociale di somma delle opere di bonifica e regimazio-
appartenenza, in forza della quale la posizio- ne agraria attuate nel territorio dallantichit
ne prona assumerebbe carattere apotropai- ai giorni doggi (fig. 56)76. Per de-stratificare
co, o se si tratti dellesito tragico di un inci- un tale palinsesto abbiamo inizialmente
dente o di un gesto, voluto sommariamen- volto lattenzione alle relazioni stratigrafiche
te occultare, sottolineando in questo caso dirette tra queste evidenze77 quindi, dove
tuttaltra valenza nella particolare giacitura possibile, sono stati considerati i rapporti
dellinumato. con eventuali strutture, pi immediatamen-
Nella prima ipotesi risulta interessante la te collocabili dal punto di vista cronologico.
presenza di una fossa, circa 1 metro a nord Procedendo con i lavori e acquisendo per-
dellindividuo, contenente i resti di un equide tanto nuovi dati applicabili a pi ampia scala,
privo del cranio e della parte inferiore degli ci stato poi possibile isolare non solo il tipo
arti, che potrebbe essere parte integrante di di riempimento pertinente alle canalette pi
un particolare rito esorcizzante il ritorno del
defunto.
Lassenza di un piano di frequentazione
conservato e di materiale per un confronto
cronologico che potesse mettere in relazio-
ne le due sepolture, lascia aperta linterpreta-
zione. Si sono tuttavia sottoposti a datazione
radiocarbonica con metodologia AMS due
frammenti ossei, uno proveniente dallindivi-
duo e uno dalla carcassa animale. Il risultato
delle analisi ha consentito di attribuire en-
trambi i reperti allet romana74.
fig. 56. Palinsesto di canalette sotto lorizzonte agrario
Alberto Balasso attuale (Noventa Vicentina, localit Pavarazzi).

65
antiche ma anche, e soprattutto, gli orienta- precise83 ha inoltre permesso di esporre e
menti ricorrenti nel territorio. documentare gli assi di drenaggio per lunghi
I numerosi interventi effettuati hanno tratti, restituendoli nello spazio con appros-
evidenziato, per lepoca romana, la presen- simazioni trascurabili. Per comodit, linclina-
za di suoli e agrari a matrice limo-argillosa o zione registrata stata poi corretta in modo
limo-sabbiosa di colore bruno grigiastro (2.5 da rapportarla al N cartografico84, riferimento
Y 5/2) che si localizzavano78 alla testa dei pi a cui si far capo, in questo contributo, per
antichi depositi di piana alluvionale79; i fossi e tutti gli orientamenti indicati.
le scoline coeve erano colmate da sedimenti Un altro elemento che stato preso in
fini in ristagno, normalmente associati a col- considerazione costituito dagli andamenti
luvi spondali limo-sabbiosi che trovavano rilevati sulle murature e, in genere, sulle strut-
un chiaro confronto con gli orizzonti residui ture degli insediamenti individuati nellarea
suddetti (figg. 57, 58). Di contro, gli invasi pi dindagine: il dato poteva risultare di una cer-
recenti mostravano una matrice pi scura e ta utilit considerato che, nella maggioranza
la frazione argillosa era solitamente omoge- dei casi, avrebbe potuto fornire su basi pi
nea e predominante80. In definitiva sembra di concrete un termine cronologico relativo per
avvertire, nella scansione delle sequenze, un le sistemazioni agrarie85.
progressivo aumento delle portate idriche Una volta stabilite delle relazioni certe
mentre nelle fasi romane osserviamo piutto- o sufficientemente plausibili tra le varie ca-
sto unalternanza tra colluvi spondali e limi- nalette stato infine possibile prendere in
tati depositi idromorfi, che sembrerebbero considerazione le interdistanze reciproche,
rimandare a un regime climatico prevalente- verificando o meno la presenza di misure ri-
mente secco81. correnti o comunque riferibili ad un ambito
La possibilit di sottoporre a indagine am- culturale romano. Viste le condizioni di con-
pie aree nello stesso tempo82 e lutilizzo di servazione degli scoli, di cui spesso, a causa
strumentazioni topografiche estremamente dellimpatto agrario, rimaneva soltanto il

fig. 58. Scoli del modesto percorso viario documen-


tato a Noventa Vicentina, localit Pavarazzi; si notano
fig. 57. Sequenza di riempimento di una canaletta ro- gli innesti di drenaggi minori e il riescavo del fossato
mana (Noventa Vicentina, localit Pavarazzi). occidentale, a destra.

66
fondo86, la misura stata presa direttamente lineari (fossi, strade, canali)91 che potessero
sugli assi, considerando nel computo fina- evidenziare uneventuale sistemazione agra-
le anche la larghezza presunta dellinvaso87. ria di pi ampio respiro compatibile con le
Effettivamente in pi casi stata riscontrata inclinazioni riscontrate92. Le ricostruzioni qui
la misura di 100 piedi (10 pertiche)88 e, co- proposte partono dunque da un concreto
stantemente, abbiamo potuto osservare la dato archeologico.
ricorrenza di frazioni dellactus, in particola-
re la misura di 90 piedi89. Se con una certa Sistema A (Este - Montagnana)
approssimazione stato possibile stabilire
la larghezza degli appezzamenti, diverso il Lorientamento individuato ad Agugliaro
discorso per quanto riguarda la lunghezza, via Ponticelli (62NO/28NE; scheda n.9) tro-
dal momento che, in nessun caso, abbiamo va ampio riscontro nel vasto tratto di pianura
individuato la coppia dei lati brevi di un ap- compreso tra il corso dellAdige a ovest ed
pezzamento90. Alla fine tutti gli orientamenti Este a oriente (fig. 59 e tav. 2 f.t.). Significativi
riscontrati sono stati verificati sul territorio, raggruppamenti di persistenze si riscontrano
cercando di riconoscere delle persistenze in particolare tra Albaredo dAdige e Cologna

fig. 59. Analisi delle persistenze con proposta ricostruttiva della divisione agraria di Este-Montagnana - sistema A,
per maggior dettaglio vedi tav. 2 f.t. (elaborazione dellautore).

67
Veneta, nella zona attorno a Lonigo, Poiana to, richiamando alla memoria quanto scrive
Maggiore e allo sbocco della Val Liona. lo Zangheri102: questo scolo sembrerebbe
Altre tracce le troviamo a S. Margherita dA- infatti aver svolto qui una funzione di barrie-
dige, attorno ad Este e fino a occidente di ra alle esondazioni alluvionali del Frassine in
Monselice93. Va detto subito che, nel com- epoca medievale, quasi fosse un elemento
plesso, lorientamento si adatta perfettamen- ad esse preesistente103.
te alla pendenza areale, determinata princi- Altre persistenze, come pi sopra abbia-
palmente dalla presenza di dossi e bassure mo accennato, sono state rilevate nelle cam-
pertinenti allantica conoide dellAdige ate- pagne a sud e a est di Este104 ed plausibile
stino e diretta da nord-ovest a sud-est94. che unestensione dellindagine oltre le aree
Verso occidente lestensione della par- fin qui prese in considerazione permetta
tizione agraria delimitata, sulla base delle lindividuazione di ulteriori tracce, permet-
persistenze individuate, dal corso attuale tendo di meglio definire i limiti di questa di-
dellAdige e, proseguendo verso N, dal- visione agraria nel settore sud-est dellagro.
lo Scolo Dugaletto (o Fossa Dugaletta) tra Ritornando verso occidente, abbiamo riscon-
Arcole e Lobia; possibile che i limiti di que- trato dei limiti ben orientati fino Bevilacqua.
sta sistemazione coincidano qui anche con Oltre questa localit la pianificazione agraria
i termini dellagro atestino rispetto a quello sembra limitata esclusivamente alla sinistra
veronese95. Da Lobia la linea di confine, que- idrografica dellantico corso dellAdige. Sulla
sta volta riferita al territorio vicentino, rag- base di questa osservazione acquistano
giunti i colli Berici allaltezza di Lonigo96 ne dunque un pi chiaro significato le notizie
seguirebbe i margini meridionali fino alla riportate dal Giacomelli105, recentemente
zona a settentrione di Sossano, sul versante integrate da nuovi e pi precisi contributi
orientale dei rilievi97. Tracce di tale orienta- scientifici106, relative alla scoperta di opere
mento si riscontrano inoltre a S del canale volte alla rettifica e stabilizzazione dellalveo
Bisatto e dei rilievi di Albettone e Lovertino, dellantico corso fluviale tra Bevilacqua ed il
e quindi a occidente di una linea collocata centro atestino e messe in atto, secondo lo-
al margine della depressione altimetrica di pinione comune, gi in et augustea107. Tali
Lozzo Atestino98, ad est di Agugliaro, Finale sistemazioni, finalizzate al contrasto delle
e Noventa99. Proseguendo verso oriente, dinamiche erosive ed esondative del fiume,
le persistenze si diradano sensibilmente in appaiono pertanto in diretta relazione con
coincidenza con le fasce di alluvionamento lestensione della divisione agraria, venendo
ai lati del Frassine100, per poi riapparire di nuo- realizzate esclusivamente dove il fiume po-
vo, e in modo pi consistente, nella zona di tenzialmente rappresentava una minaccia
S. Margherita dAdige, in riva destra, dunque, per lagro coltivato dai coloni.
dellantico corso fluviale101. Degno di nota, Pur non avendo potuto rilevare in nessun
tuttavia, che il canale Roneghetto, collocato luogo la presenza di un modulo completo
proprio al margine meridionale della bassura di 20 x 20 actus, la misura ricorre comunque
di Lozzo, riprenda significativamente nel suo su vasta scala, dal momento che molte per-
tratto pi orientale lorientamento in ogget- sistenze vengono a coincidere con gli assi di

68
una griglia impostata su questa misura108. Il riferimento allasse principale del territorio114.
modulo sarebbe inoltre richiamato da una Ovviamente si tratta solo di una proposta,
significativa testimonianza epigrafica rinve- tuttavia se impostiamo la griglia su questa
nuta a Ospedaletto Euganeo109. Anche lipo- direttrice, la frequenza delle persistenze che
tesi che identifica il cardo massimo della divi- vi si sovrappongono aumenta in modo signi-
sione agraria con lasse passante per Pojana ficativo.
Maggiore, avanzata con il conforto di con-
siderazioni di natura toponomastica e viaria Sistema B (Padova sud-ovest)
(BOSIO 1992, p.191), sembra in sostanza tro-
vare conferma da numerose persistenze sul Lesistenza di una divisione agraria di et
terreno, soprattutto presso la localit citata. romana nel corridoio berico-euganeo, tra i ri-
Meno sicura invece la sovrapposizione del lievi di Albettone - Lovertino e il Bacchiglione,
decumano massimo con il rettifilo probabil- era gi stata ipotizzata sommariamente da
mente coincidente con un lungo tratto della alcuni autori115. I numerosi interventi arche-
cosiddetta via porcilana110, ancora oggi ben ologici eseguiti nel corso dei lavori per la re-
conservato a sud di Cologna Veneta in locali- alizzazione della A31 Valdastico Sud hanno
t Sabbion: la persistenza mostra certamente permesso, in effetti, di confermare lesisten-
un orientamento perfettamente compatibile za su una vasta estensione territoriale di un
con la divisione agraria ma, al di l di questo, disegno agrario omogeneo testimoniato dal
il tracciato non pare esprimere una effetti- ripetersi del medesimo orientamento su un
va continuit nel territorio111; se proviamo numero statisticamente rilevante di scoli e
inoltre ad impostare la griglia ricostruttiva canalette attribuibili al periodo in oggetto116,
su questo tratto, la percentuale di ricorrenze orientamento peraltro ribadito dalla quasi
della misura di 20 actus crolla drasticamente. totalit dei resti di strutture e costruzioni in-
La strada, piuttosto, sembra inserirsi nella par- dividuate117. Linclinazione in oggetto pari
tizione agraria rispettandone in parte lorien- a 2,5NO/87,5NO, molto vicino dunque allo-
tamento, per poi proseguire in diagonale in rientamento astronomico. In realt anche in
modo da raggiungere Montagnana in modo questo caso pi probabile che il disegno
rapido e diretto. Unalternativa forse pi inte- agrario si sia conformato allandamento delle
ressante rappresentata dallasse, collocato pendenze areali, le quali mostrano localmen-
appena pi a sud, che trova origine a nord di te uninclinazione generale diretta da nord a
Albaredo dAdige e raggiunge Saletto poco sud118. Linsieme degli interventi archeologici
oltre Montagnana: in questo caso si nota permette di inquadrare la divisione agraria
infatti un numero maggiore di persistenze, nellambito della seconda met del I sec. a.
almeno fino alla zona a sud di Roveredo di C., analogamente a quanto ritenuto per Este,
Gu112. A questaltezza presente inoltre lin- Vicenza e Padova119. La verifica cartografica
teressante toponimo di Calmaora (da callis dellesistenza di eventuali persistenze nel ter-
maior) il quale, in stretta analogia con quanto ritorio, mostra un disegno agrario molto ben
sostenuto per Pojana Maggiore in relazione conservato ancora oggi, con lunghi tratti di
al cardo massimo113, potrebbe a sua volta far cardini e decumani ancora facilmente indivi-

69
duabili nella campagna (cfr. fig. 60 e tav. 2 f.t.). zona. Pi problematica lindividuazione dei
Il modulo riscontrabile ancora il canonico suoi termini territoriali verso sud: di fatto,
20 x 20 actus, evidente in particolar modo come abbiamo visto occupandoci dellesten-
nella zona tra Bastia di Rovolon e Barbarano sione del territorio interessato dalla divisione
Vicentino. agraria atestina, questa appare delimitata
Le persistenze si rilevano, a occidente, per un tratto dal corso dellattuale canale
fino al piede dei rilievi berici, mentre a nord Bisatto126 e, verso oriente, dalla depressione
sono delimitate nettamente dal corso del altimetrica della zona di Lozzo; tale settore,
Bacchiglione120. Di particolare interesse il sulla base delle strutture e delle canalette
fatto che numerose ed estese tracce di que- documentate nella seconda fase dellinse-
sta divisione agraria siano individuabili con diamento di Noventa loc. Pavarazzi (scheda
continuit oltre Fossona e fino a Torreglia- n.12), confermate del resto da alcune persi-
Montegrotto, ovvero a settentrione della stenze rilevabili nella cartografia, parrebbe
linea di confine tra Padova e Este, notoria- in effetti pertinente al disegno agrario di cui
mente marcata dai tre cippi di Teolo, Monte ci stiamo occupando, dal momento che gli
Venda e Galzignano121. Sembrerebbe dun- orientamenti che vi si evidenziano corrispon-
que, sulla base di queste osservazioni, che la dono indubbiamente a 2,5NO documentati
centuriazione documentata sia da attribuire in tutta la zona a N di Albettone e Lovertino.
al territorio patavino122. Secondo questa ipo- Larea si collocherebbe per decisamente a
tesi, che a me pare sinceramente non priva sud rispetto alla linea di confine tra i territo-
di fondamento, il fiume Bacchiglione, da ri di Este e Padova ipotizzata sia per let del
Arlesega (Ad finem) a Longare, avrebbe per- ferro (BOARO 2001, pp. 165-166) che per let
tanto avuto la funzione di linea di demarca- romana (BOSIO 1992, p. 178). Appare inoltre
zione tra i territori di Vicenza e Padova, analo- almeno curioso che una propaggine di terri-
gamente a quanto gi ipotizzato per il ramo torio patavino possa essersi incuneata a tal
occidentale del Medoacus nel tratto a Monte punto in direzione di Este da giungere qua-
di Arlesega123. si alle sue porte. Volendo cercare una facile
Una conferma indiretta di questa configu- spiegazione alla questione, potremmo pen-
razione territoriale si pu forse trovare nella sare a un adeguamento dei drenaggi super-
anormale estensione del territorio diocesano ficiali alla pendenza locale, con una sorta di
vicentino, conseguente alla presa di Padova condizionamento determinato dalla presen-
da parte dei Longobardi al principio del VII za del sistema agrario che informa la pianura
secolo (SETTIA 1998, p. 14): Vicenza in tale pi a settentrione. In questo modo, nono-
occasione pot estendere i propri confini a stante la diversit di orientamento, la zona
spese del territorio della rivale, portando la potrebbe comunque essere mantenuta nei
sua giurisdizione al versante occidentale dei limiti dellagro di Este. Tuttavia altri elementi
Colli Euganei124 e, verso NE, spingendosi fino non permettono di risolvere cos semplice-
a Torreglia125. Tale situazione, in effetti, pare mente il problema: la presenza di un toponi-
riflettere lassetto indicato dallestensione mo di accento chiaramente confinario come
della centuriazione documentata in questa Finale (frazione a sud di Agugliaro) sembre-

70
rebbe la conferma dellesistenza di una linea provincia, tuttavia non mi sento di escludere
di demarcazione territoriale pi meridionale tassativamente che questultimo, collocato
rispetto a quanto precedentemente ipotiz- esattamente sulla linea di disconformit tra i
zato. Si pu forse obiettare che il toponimo due orientamenti, possa essere di antica ori-
possa essere di origine medievale, in rela- gine.
zione alla presenza, nei pressi, del confine in Il recente rinvenimento, pur fuori conte-
quel periodo ed oggi riproposto dal limite di sto, di un cippo gromatico anepigrafe nei

fig. 60. Analisi delle persistenze con proposta ricostruttiva della divisione agraria di Padova SO - sistema B, per
maggiore dettaglio vedi tav. 2 f.t. (elaborazione dellautore).

71
,pressi di Noventa (fig. 60, n. 14)127 potrebbe duati verso Noventa e, in particolar modo,
forse offrire un ulteriore elemento a favore: a S del Frassine, nella zona di Megliadino S.
il tipo di calcare impiegato, infatti, sembra Fidenzo e ad E di Montagnana. Lelemento
avere la medesima origine di quello utiliz- che mostrava una maggiore continuit era
zato per la realizzazione del cippo terminale rappresentato dal lungo scolo Vampadore,
di Nanto128; considerata dunque la prossimi- che drena il territorio tra Montagnana e
t del luogo di rinvenimento ai limiti meri- Megliadino S.Vitale e che gi a suo tempo
dionali della divisione agraria in oggetto, la aveva attirato lattenzione del Fraccaro131.
concreta possibilit che la collocazione ori- Nonostante lapposizione sulla carta
ginaria del cippo non fosse molto distante tecnica di una griglia con maglie di 20 x
dal luogo di reimpiego129 e il confronto ma- 20 actus sembri mostrare una corrispon-
teriale con il documento epigrafico citato, denza in alcuni casi con le misure romane,
si potrebbe ipotizzare una sua ragionevole due elementi paiono deporre a sfavore per
pertinenza al soprastante agro patavino. unattribuzione di questo sistema ad epoca
Tenendo presenti questi elementi, si raf- antica: in primo luogo si verificherebbe una
forzerebbe dunque il significato di demar- sovrapposizione con la centuriazione atesti-
cazione territoriale attribuibile al diverso na che, per questioni cronologiche, forte-
orientamento rilevabile tra i due principali mente dubbio potesse verificarsi132; secon-
comparti agrari dellarea. dariamente, nella nota pianta di Domenico
Del resto i confini stabiliti nellet del fer- De Rossi (1567)133 lo scolo in oggetto viene
ro e ribaditi, se non imposti130, mediante i denominato vampadore novo, rendendo
cippi euganei nella seconda met del II sec. evidente la sua origine recente.
a.C. potrebbero essere stati superati in un Verosimilmente tali persistenze sono
secondo tempo, perlomeno in alcuni settori dunque da mettersi in relazione con la bo-
del territorio. nifica dellarea effettuata in et rinascimen-
tale, cos come si evidenzia nella carta del
Sistema C (Noventa Loc. Pavarazzi fase A) De Rossi.
La riproposizione del medesimo orien-
La fase iniziale dellinsediamento di tamento adottato nella fase iniziale dellin-
Noventa Vicentina Localit Pavarazzi (cfr. sediamento romano deve ritenersi pertan-
scheda n.12) era associata a una divisione to una semplice coincidenza determinata
agraria che, sulla base delle risultanze di dallesistenza di una pendenza areale ana-
scavo, appariva precedente al sistema B ap- loga. Riferendoci invece alla sistemazione
pena descritto. Lorientamento individuato di et romana, probabilmente siamo in
risultava di ca. 3,5NO, quindi ne differiva presenza di un intervento localizzato, pre-
per appena un grado. cedente alla realizzazione dellampio ed
Ho tentato un controllo sul territorio per organico disegno agrario documentato nel
verificare se tale partizione trovasse dei ri- corridoio berico-euganeo.
scontri ed effettivamente alcuni limiti di
orientamento compatibile sono stati indivi- Paolo Cattaneo

72
Riassunto
La costruzione della nuova autostrada A31 della Valdastico Sud stata loccasione per indagare, tra il 2009 e il
2011, un comparto territoriale in precedenza pressoch sconosciuto alla ricerca archeologica: il cosiddetto corrido-
io berico-euganeo, corrispondente allarea di pianura compresa tra i due omonimi gruppi collinari. Nel contributo
si prendono in esame, sotto forma di schede analitiche, tutti i siti di et romana 13 in totale identificati nella
porzione del tracciato autostradale ricadente nella provincia di Vicenza e, a partire dalle evidenze in essi individua-
te, con particolare riguardo alle diffuse tracce sul terreno di canalette e fossati, si propone il riconoscimento di un
nuovo assetto agrario, incastonato tra la centuriazione di Vicenza a nord e quella atestina a sud. Questo disegno
agrario omogeneo, orientato con un lievissimo disassamento rispetto al nord astronomico (2,5 NO), stato arche-
ologicamente verificato fra il corso del Bacchiglione a nord e Noventa Vicentina a sud e trova coerente riscontro
negli orientamenti delle strutture e degli edifici di et romana messi in luce nei siti in questione. In base allestensione
dellassetto centuriale individuato verso larea immediatamente a nord-est dei colli Euganei, dunque oltre la linea
di confine tra i territori di Padova e di Este fissata dai celebri cippi confinari di Teolo, Monte Venda e Galzignano, il
contributo propone di riconoscervi la sovranit territoriale del centro patavino e di sancire quindi lesistenza di una
vera e propria centuriazione sud-ovest di Padova, che gli indicatori cronologici sembrano verosimilmente riferire
alla seconda met del I secolo a.C.

Note

1
Quindi precedentemente allentrata in vigore delle norme sulla verifica preventiva dellinteresse archeologi-
co nel Codice dei Contratti Pubblici (D. Lgs. 163/2006, artt. 95-96).
2
Centro Servizi di Agugliaro: cfr. infra, scheda n.9.
3
Appaltate rispettivamente alle societ P.ET.R.A. soc. coop. di Padova, Arkaia srl di Torino e Aurea sas di Novara.
4
Pi tre siti di et preistorica (Albettone, Saline di Noventa e Caselle di Noventa) ed uno di epoca altome-
dievale (Ghizzole di Montegaldella), di cui non si tratter nel presente articolo. Si registrata la totale assenza di
rinvenimenti ascrivibili allet del Ferro. Per il sito altomedievale di Ghizzole si veda C. Rossignoli in CATTANEO,
COZZA, GAMBA, GIACOMELLO, ROSSIGNOLI 2008, pp. 93-104.
5
Gli interventi archeologici sono stati diretti dalla dott.ssa Mariolina Gamba della Soprintendenza per i Beni
Archeologici del Veneto ed eseguiti da tre diverse ditte specializzate (P.ET.R.A. soc. coop. di Padova, Malvestio snc
di Concordia Sagittaria (VE) e Studio di Archeologia Meloni-Cipriano di Verona-Padova). Ringrazio sentitamente
la collega per aver gentilmente concesso lopportunit alla sottoscritta, in quanto coordinatore sul campo di
alcuni degli interventi descritti, di curare questo contributo.
6
Albettone, localit Lovertino, resti di villa rustica di et romana (scavo Dedalo snc, 2009: archivi SBA-VEN).
7
Gps differenziale, basato, cio, sulla differenza ottenuta da diverse misurazioni realizzate con due ricevitori
Gps (base e rover).
8
Rete dappoggio realizzata e messa a disposizione da Societ Autostrade Bs-Pd.
9
Misurazioni di precisione centimetrica basate su tempi di acquisizione molto lunghi.
10
Rilievo con tempi di acquisizione inferiori al metodo statico, ma precisioni planimetriche analoghe.
11
MEDRI 2005, pp. 155-156.
12
Bussola orientata sul Nord magnetico.
13
Cfr. P. Cattaneo in CATTANEO, COZZA, GAMBA, GIACOMELLO, ROSSIGNOLI 2008, pp.84-92, a cui si rimanda
per maggior dettaglio.
14
La presenza, allinterno dellorizzonte agrario, di frustoli di laterizio in assetto caotico permette di inquadrare
tali lavorazioni nellambito di una precedente fase di et romana.

73
15
Lorientamento, pur divergendo di circa 2, compatibile con quello della divisione agraria documentata
in area.
16
In particolare un residuo del crollo conservatosi allinterno di una avvallamento lungo il muro occidentale
del vano D. Interessante il rinvenimento, nel medesimo contesto, di un frammento di antefissa in cotto.
17
2,7 x 2,1 m il vano A, 1,9 x 2,2 m il B, oltre 1,7 x 2,2 m il C.
18
Cfr. C. Rossignoli, in COZZA, RUTA 2004-2005, pp.93-95 e lesempio di Altino (TIRELLI 2004).
19
Cfr. BALDINOTTI 2007.
20
Cfr. CATTANEO, COZZA, GAMBA, GIACOMELLO, ROSSIGNOLI 2008, per la bibliografia ivi citata.
21
Un quinario di Marco Antonio battuto nel 43 a.C. dalla zecca di Lugdunum: per la lettura delle monete si
ringrazia sentitamente il dott. Michele Asolati.
22
Si tratta di una patera, con vasca poco profonda del diametro di circa 12 cm e manico tubolare obliquo,
appartenente ad una categoria di recipienti utilizzati per le abluzioni prima del pranzo, al momento dellacco-
glienza: TASSINARI 1993, I, pp.58-60, 210-212, 232; II, p.129.
23
Sui pozzi romani della Venetia: VIGONI 2009, pp.130-169; FERRARINI, SANDRINI 2010.
24
Agugliaro- campo base (scheda n. 9) e Noventa L.8 sez. 817-819 (scheda n. 12).
25
Sui pozzi romani della Venetia: VIGONI 2009, pp.130-169; FERRARINI, SANDRINI 2010.
26
Si tratta di una fibula di schema tardo La Tne, tipo Nauheim, diffusa soprattutto in area veneto-slovena in
contesti di I secolo a.C.; si ringrazia per linformazione la dott.ssa Cecilia Rossi.
27
ROSSIGNOLI 2013, pp.128-131.
28
Bibliografia recente su alcune necropoli di et romana in Cisalpina, sotto il profilo topografico, rituale e
materiale: PORTULANO B., RAGAZZI L. 2010; BASSI C. (a cura di) 2010.
29
Sui pozzi romani della Venetia: VIGONI 2009, pp.130-169; FERRARINI, SANDRINI 2010.
30
Catino-coperchio in ceramica grezza con presa a linguetta e foro di sfiato; si ringrazia per lidentificazione
la dott.ssa Chiara Rigato della P.ET.R.A. soc. coop.
31
VALLICELLI, VIGONI 2012.
32
VIGONI 2011.
33
C. Rossignoli in CATTANEO, COZZA, GAMBA, GIACOMELLO, ROSSIGNOLI 2008, pp.93-104.
34
Distanze: tra -3 e -7 = 98 piedi (29,1 m); tra -7 e 25 = 100 piedi (29,8 m); tra -7 e -41 = actus (17,7 m); tra
-3 e -41 = 1 actus e 1/3 (47,8 m); tra -41 e -25 = 40 piedi (12,1 m) cio 1/3 di actus; tra -41 e -13 = 160 piedi (47,7
m) cio 1 actus e un 1/3.
35
Distanze: tra -57 e 11 = 200 piedi (59,6 m) cio 1 actus e 2/3; tra -57 e -55 = 60 piedi (18,2 m), cio actus;
tra -55 e -15 = 200 piedi (59, 6 m) cio 1 actus e 2/3.
36
Sui pozzi romani della Venetia: VIGONI 2009, pp.130-169; FERRARINI, SANDRINI 2010.
37
Distanze tra -23 e -17 = 180 piedi (53,3 m) cio 1 actus e ; tra -23 e -55 = 30 piedi (9 m) cio 1/4 di actus.
38
Si ringrazia la dott.ssa Cecilia Rossi per lanalisi preliminare della ceramica.
39
Cfr. BOSIO 1992 e infra il paragrafo dedicato allargomento.
40
Si consideri che ovunque, nellarea tra Berici ed Euganei, i resti archeologici si riscontrano normalmente
appena al di sotto dellorizzonte arativo.
41
Possibilit ammessa anche da BALISTA, BIANCHIN CITTON, TAGLIAFERRO 2010, p.138.
42
27,25 m calcolati sullasse dei due scoli e m 26,95 sui limiti residui degli invasi, misura questultima che
doveva essere in realt di poco inferiore, considerata l'entit dellimpatto agrario.
43
26,64 m.
44
La quota di fondo di C3 presso lincrocio era pari a m 12,72; il fondo di C5, appena a sud-ovest era invece
pari a m 12,78, mentre a nord-est dello stesso punto si riscontravano m 12,68. Tutte le quote riportate sono
assolute (SLM).
45
Pari ad un dislivello di m 0,18 su m 16 di distanza (m 12,88 presso lintersezione di C1 con C3 contro m 12,70
in corrispondenza dellestremit sud-orientale.

74
46
Quota di fondo presso lestremit nord-est: m 12,68; presso linnesto con C3: m 12,69.
47
12,78 m presso lincrocio, m 12,70 slm allestremit sud-ovest (la distanza tra i due punti era di 9 metri circa).
48
Anche il profilo stesso delle canalette ad andamento nord-ovest/sud-est (C3 e C4), rispetto a quello osser-
vato in C5, sembra rimandare ad una distinta funzione.
49
ZAFFANELLA 1979, p. 115.
50
Verosimilmente pertinente a tegulae.
51
Cfr. il paragrafo conclusivo, anche per la bibliografia.
52
BOSIO 1992, pp.182-183. Almeno a partire dal XIII secolo, le ville di Foglascleda, Aquilarium e Alfinale, corri-
spondenti oggi, nellinsieme, al comune di Agugliaro, sono invece pertinenti al territorio vicentino (Regestum
possessionum comunis del 1265, cfr. AA.VV. 1999, pp.13-14).
53
Pari a di actus.
54
La distanza calcolata sullasse di C3, a partire dallincrocio con C5 fino ai limiti occidentali dellarea indagata,
pari a circa m 69. In questo tratto non stata rinvenuta traccia di ulteriori canalette e si pu presumere, con
cautela, che il limite occidentale, parallelo a C5, della parcella individuata si localizzasse appena oltre larea sotto-
posta ad indagine. Chiaramente si tratta di unipotesi, per quanto plausibie.
55
26,64+26,64= 53,28 m, pari ad un actus e mezzo, per 2 (71,04 m).
56
La mancata applicazione del modulo base di uno iugero, troverebbe un confronto nelle Valli Grandi Vero-
nesi, dove sono state individuate parcelle di uno iugero e 2/3 che, raggruppabili in 3 o 6, venivano a formare
lotti di 5 o 10 iugeri (DE GUIO A. WHITEHOUSE R. WILKINS J. 1993, p.179). Si noti infine che il campo padovano (e
vicentino) corrisponde a 3862,57 mq, e due di questi sono pari a una superficie di 7725,14 mq, misura che non
, in effetti, molto lontana dai 3 iugeri romani (7570,02 mq).
57
AA.VV. 1999, documento n.2 del 1307, p. 41. Localizzazione forse confermata dalla mappa del 1652, ripro-
dotta in AA.VV. 1999, p. 192 (fossa molina).
58
AA.VV. 1999, p. 14.
59
Lapplicazione di una griglia di 20 x 20 actus sembrerebbe infatti dare esito positivo (fig. 39). Tuttavia al
momento la limitatezza dellarea interessata consiglia un minimo di prudenza e ulteriori verifiche (cfr. nota se-
guente).
60
Il Giacomelli (1976, p. 143) rileva tuttavia (e giustamente) come spesso le misure locali siano spesso di
diretta derivazione romana (cfr. ad es. BOSIO 1965) e come non vada sottovalutata la resistenza nel tempo della
tradizione agrimensoria antica.
61
Caratterizzati dallo stesso orientamento delle strutture perimetrali riconducibili ad un grande complesso
abitativo, una serie di fossati risultavano qui orientati con prevalenza sullasse nord-sud e presentano uninclina-
zione approssimata di 2,5NO.
62
SLAVAZZI 2005, pp. 169-177.
63
Ringrazio il dott. Diego Calaon per linformazione.
64
Sia per il rimaneggiamento agrario, sia per i successivi interventi edilizi. Tuttavia, sistemazioni analoghe, sia
per tecnica realizzativa, sia per cronologia, sono state documentate pi volte durante i lavori per la A31 Valdasti-
co Sud (vedi schede 2, 3, 5, 7, 11).
65
Larea attraversata, da est a ovest, da un basso di baulatura che ha determinato la distruzione di tutta la
fascia mediana del complesso.
66
Orientamento di 81 NO, con pendenza in direzione della bassura occupata dal paleoalveo di Lozzo (cfr.
ZANGHERI 1990).
67
La distanza tra i tre scoli rispettivamente di ca. 12 e 15 m, pari rispettivamente a 40 e 50 piedi, che nellin-
sieme corrispondono a di actus (90 piedi).
68
Questo orientamento del tutto analogo alla divisione agraria documentata a nord dei rilievi di Albettone
e Lovertino (vedi schede precedenti e paragrafo conclusivo).
69
Interasse tra gli scoli compreso tra 3,3 m a N e 2,8 m a S.

75
70
Si noti che sui livelli di colmata della fossa di cava vengono impostate alcune strutture e platee accessorie
realizzate con il medesimo materiale e correlabili, dal punto di vista spaziale, alla nuova organizzazione dellarea.
71
Il nuovo fossato, che appare parallelo al vicino perimetrale occidentale, sembra inoltre delimitare la struttu-
ra e la platea realizzata al di sopra della colmata della fossa di cava.
72
Lesame tafonomico preliminare stato eseguito dalla dott.ssa Rita Giacomello (P.ET.R.A. soc. coop.).
73
Sulle sepolture anomale, cfr. il recente contributo di CAVALLINI 2011, pp.47-105.
74
Lindividuo ha unet di 2105+/-23 anni dal presente (calibrata 2 sigma BC192 - BC53) e lanimale unet di
2011+/-23 anni dal presente (calibrata 2 sigma BC53 - AD55). Analisi eseguite presso il laboratorio C.I.R.C.E. di
Caserta.
75
Si vedano in particolare, nel presente contributo, le schede 2, 3, 4, 7, 9 e 12 .
76
Non sono state individuate, almeno nei cantieri indagati, impianti riferibili ai periodi anteriori allepoca
romana.
77
Tale situazione non sempre si potuta verificare e si dovuto integrare il dato sulla base dei riempimenti
e degli orientamenti (vd. infra).
78
Dove ancora si conservavano, naturalmente. Si tenga presente che gli interventi e le lavorazioni agrarie
hanno determinato praticamente ovunque la rielaborazione dei suoli e dei piani duso degli insediamenti. Di
regola ne abbiamo potuto documentare solo qualche lacerto, pi o meno esteso. Per una descrizione rappre-
sentativa delle condizioni di conservazione dei resti archeologici documentati in area si veda CATTANEO, COZZA,
GAMBA, GIACOMELLO, ROSSIGNOLI 2008, pp. 84-85, 93 e note corrispondenti (cfr. anche ZAFFANELLA 1999,
pp.198-200 e 204).
79
Costituiti da deposizioni, generalmente limose o sabbio-limose, riferibili verosimilmente ad un antico ramo
del Bacchiglione (ZANGHERI 1990, pp.190 e 194-195).
80
In alcuni casi abbiamo avuto anche una conferma cronologica sulla base del rinvenimento all'interno di
frammenti ceramici rinascimentali.
81
In accordo con quanto si sa delle condizioni climatiche dellepoca: tra la fine dellet del Ferro e il III sec. d.C.
il clima, inizialmente caldo-umido, volge infatti allarido, per mutare a condizioni di fresco umido a partire dal
secolo successivo, quando cominciano ad avvertirsi i dissesti geomorfologici che caratterizzeranno quasi tutto
lAlto Medioevo. Con loptimus climatico di et romana si sarebbero dunque create le condizioni ideali per la
bonifica e la messa a coltura di estese aree (ZAFFANELLA 1999, p. 186 e bibliografia citata).
82
Lampiezza della sede autostradale era superiore ai 60 m. nota la difficolt nello stabilire lorientamento
oggettivo delle strutture solo sulla base di brevi tratti esposti.
83
Si veda il contributo, in questa sede, di C. Miele. Lintroduzione nei cantieri della stazione totale, grazie alla
geo-referenziazione, ha permesso di ottenere dei dati omogenei che possono essere messi in relazione su larga
scala (si veda ad es. infra nota 104). Luso della bussola (N magnetico), o pi in generale lutilizzo di punti di rife-
rimento diversi pu portare inevitabilmente a errori e variazioni di inclinazione anche notevoli: ne un esempio
lorientamento approssimativo attribuito in un primo momento alle strutture di Ghizzole di Montegaldella (cfr.
P. Cattaneo in CATTANEO, COZZA, GAMBA, GIACOMELLO, ROSSIGNOLI 2008, p. 86), 10NO a fronte dei 6NO
georeferenziati, pari cio a 4NO sul riferimento cartografico (cfr. scheda n. 1).
84
Il nord a cui si aggancia la georeferenziazione infatti quello geografico, che diverge rispetto al cartografico
di poco meno di 2 verso NO. Naturalmente la scelta puramente convenzionale.
85
Trattandosi tuttavia di strutture, realizzate indipendentemente nel territorio, con criteri che potrebbero
anche sfuggirci, e magari in momenti successivi (a differenza della divisione agraria che si ritiene invece opera
unitaria almeno nella sua concezione originaria ed comunque valutabile su ampie distanze), si ammette natu-
ralmente una certa tolleranza negli orientamenti. Se linsediamento rustico di Ghizzole di Montegaldella (scheda
n.1) appare traslato di ca 2 rispetto il disegno agrario circostante, le strutture individuate, ad es., a Bosco di Nanto
(scheda 2), Lovolo (schede.3 e 4), Albettone (schede 6 e 7) e a Noventa loc. Pavarazzi (scheda 12) mostrano in-
vece una significativa coerenza con gli assi agrari documentati nel territorio. Totalmente indipendenti invece gli

76
orientamenti registrati sulle strutture di Finale (scheda 10).
86
Dato non sorprendente, considerando come molte delle canalette documentate corrispondevano a limiti
intercisivi che gi in partenza dovevano mostrare una quota di fondo meno pronunciata rispetto ai collettori (cfr.
ad es. CAFIERO 1993, p. 178).
87
Nella maggior parte dei casi le misure si avvicinavano meglio al modulo romano una volta sottratta la met
dellampiezza presumibile della canaletta.
88
Noventa Vicentina loc. Pavarazzi (cfr. scheda 12. Prima fase agraria) e ad Albettone (scheda 7).
89
di actus. Cfr. Agugliaro via Ponticelli (scheda 9), Lovolo (scheda 3) e Albettone (scheda 7). Ricorrente
anche la misura di actus (in particolare ad Albettone (scheda 7).
90
A parte a Noventa Vicentina (scheda 12) dove per si poteva osservare linterconnessione di due sistemi
a pendenza diversa e non ortogonale. Larea del corridoio berico-euganeo risultata ovunque pesantemente
sottoposta ad interventi di baulatura agraria, determinando la distruzione totale delle evidenze su ampie fasce
di terreno in coincidenza dei bassi di questa particolare morfologia agraria (cfr. P. Cattaneo in CATTANEO, COZZA,
GAMBA, GIACOMELLO, ROSSIGNOLI 2008, p. 84, bibliografia e note corrispondenti) e pertanto non da esclu-
dere che il dato mancante sia una conseguenza di questa situazione. Inoltre va ricordato che la larghezza della
sede autostradale (ca. 60 m) risultava inferiore alla lunghezza di uno iugero (71,04 m), sotto-modulo base delle
ripartizioni agrarie di et romana; in questo modo la probabilit di esporre un intero appezzamento risultava
ulteriormente diminuita.
91
La base cartografica utilizzata quella CTR 1/10.000, disponibile in rete sul sito della Regione Veneta. Per
quanto riguarda le persistenze, dopo aver segnato quante ripetevano esattamente linclinazione stabilita, sono
state ritenute valide anche quelle che, pur con deviazioni e deformazioni, nel loro sviluppo potevano richiamare
chiaramente lalterazione di un cardine o di un decumano.
92
La ricerca stata estesa ben oltre lambito del cantiere autostradale. Il presente contributo tuttavia da
considerarsi come unanticipazione, dal momento che non disponibile uno spazio sufficiente per presentare
largomento in tutti i suoi molteplici aspetti. Ad es. non verr affrontata in questa sede unanalisi del rapporto tra
le maglie della divisione agraria, gli insediamenti e le necropoli. Molti argomenti correlati (quali lantica idrografia
e la viabilit principale) sono ancora in fase di verifica e vi si far accenno solo se necessario.
93
Al momento la ricerca delle persistenze si limitata, nella zona S dellarea, alle tavolette CTR di S. Pietro
Morubio, Bevilacqua, Montagnana, Megliadino, Este e Baone. Il proseguimento dello studio in corso permetter
certamente di meglio definire lestensione dellagro nel suo settore sud-orientale.
94
ZAFFANELLA 1987, p. 135 e qui scheda 9.
95
Recentemente ho cercato di occuparmi dellargomento nella mia tesi di laurea (CATTANEO 2008-2009)
dove ho proposto, come confine tra Verona e Vicenza, lattuale rio Acquetta, che raggiunge da Montebello il
paese di Almisano Vicentino (pp. 53-55). Un approfondimento delle ricerche mi ha permesso di individuare la
traccia di un paleoalveo che, da Almisano, proseguiva a S di Fossacan-Locara fino a Lobia Vicentina. Tale paleo-
alveo, seguendo la pendenza areale, potrebbe proseguire nella fascia depressa attualmente drenata dalla Fossa
Dugaletta, raggiungendo lAdige nei pressi di Arcole. Si propone pertanto, in attesa di ulteriori verifiche, la linea
indicata come confine tra Verona ed Este e tra Vicenza e Verona.
96
Allineamenti coerenti si riscontrano in realt anche a N di questa localit, fino alla linea tra Almisano e Cro-
sara, presso il piede occidentale dei colli Berici. Questa zona dovrebbe per trovarsi gi entro i limiti del territorio
vicentino, il cui confine effettivo andrebbe localizzato pi a S, sulla linea, marcata dalla strada Lobia-Lonigo, dove
nel XV secolo venne rinvenuto il noto cippo terminale tra vicentini e atestini (MENEGAZZI 2003 e bibliografia
citata). La presenza di allineamenti atestini a N di questo percorso potrebbe trovare comunque una spiegazione
plausibile nellandamento delle pendenze locali, quindi sarebbe in relazione con un fatto puramente tecnico.
In alternativa possibile pensare anche ad una sistemazione tarda, influenzata dal disegno agrario meridionale.
97
Il rinvenimento di una testimonianza epigrafica della trib Menenia a S. Tom nei pressi di Bagnolo ha
indotto molti studiosi ad abbassare il confine fino a questa localit, tuttavia non va dimenticato che si tratta

77
comunque di un reimpiego, e pertanto il titolo pu benissimo essere totalmente fuori contesto (CAV II n. 319, p.
156). Dubbioso a questo proposito anche TOZZI 1987, p. 133.
98
ZANGHERI 1990, pp. 180-184.
99
Degna di nota in questa zona, la persistenza rappresentata dalla rettificazione del canale Liona, che man-
tiene esattamente lorientamento indicato. Interessante anche il presunto aggere viario individuato presso lo
scolo Fracanzan, collocato sul IV cardine citrato (cfr. infra scheda 9). Pi in generale, si potuto riscontrare come
anche alcuni tratti del Gu-Frassine risultino inalveati in canali rettilinei che mantengono lantica inclinazione
della divisione agraria (a S di Lonigo e presso Roveredo di Gu).
100
Queste alluvioni occuperebbero le bassure determinate dalla presenza di una serie di dossi pertinenti
allantica conoide atesina. In seguito alla diversione attuatasi nel corso dellalto medioevo, con il conseguente
abbandono del ramo atestino da parte dellAdige, lAgno-Gu-Frassine, per citare solo il corso dacqua pi con-
sistente, avrebbe inondato queste depressioni. Gli estesi sedimenti alluvionali pertinenti ai corsi dacqua del
bacino berico-lessineo sarebbero pertanto da inquadrare solo in ambito medievale (ZAFFANELLA 1979, ZAFFA-
NELLA 1999, ZANGHERI 1990), offrendo una spiegazione plausibile al diradarsi delle persistenze in questa zona.
101
Per il corso del ramo atestino dellAdige si rimanda a ZAFFANELLA 1979 e, pi recentemente, alla bibliogra-
fia citata in BALISTA, CITTON, TAGLIAFERRO 2010.
102
ZANGHERI 1990, p.184.
103
Infatti, nonostante la favorevole conformazione altimetrica, le alluvioni del fiume non sembrano aver oltre-
passato la linea di questo manufatto (ZANGHERI pp. 183-184).
104
A conferma dellestensione della divisione agraria fino a questa zona importante segnalare quanto
stato documentato recentemente nel cantiere dellIstituto Ferrari di Este, in via Stazie Bragadine (scavi 2009-10,
cfr. fig. 54, n. 15): qui, le canalette agrarie pertinenti alla prima fase romana (gi disattivata nel corso del I sec. d.C.)
presentano lidentica inclinazione riscontrata ad Agugliaro. Successivamente inoltre viene attivato un percorso
viario che ne ripropone il preciso orientamento. Tutte le evidenze sono state posizionate mediante stazione
totale e quindi le inclinazioni riscontrate, grazie alla georeferenziazione e nonostante i 14 km che separano i
due siti, sono da ritenersi assolutamente confrontabili. Ringrazio sentitamente la dott.ssa Elodia Bianchin Citton,
direttrice del Museo Nazionale Atestino, per avermi gentilmente concesso di utilizzare il presente dato.
105
GIACOMELLI 1976, pp.211-215.
106
BALISTA, BIANCHIN CITTON, TAGLIAFERRO 2010 e bibliografia citata.
107
BONETTO BUSANA 1998, p. 91 e bibliografia citata, BONETTO, GHIOTTO, STELLA 2012, pp.178-179.
108
Al momento la proposta che pi si avvicina alle risultanze della presente ricerca quella di E. Pel, accettata
e ripresa da BOSIO 1992, pp. 190-192 a cui si rimanda anche per la bibliografia. Nel testo in oggetto non viene
citato ZAFFANELLA 1987 che comunque propone una griglia a maglie rettangolari con pochi o scarsi riscontri e
un orientamento ca. di 60 NO, come desumibile dalla carta allegata alla pubblicazione; lautore inoltre esclude
lipotesi di un modulo di 20 x 20 actus, proponendo piuttosto dei lotti rettangolari (ZAFFANELLA 1987, p. 152,
nota 83).
109
Ci riferiamo allepigrafe di Ospedaletto Euganeo in cui si fa cenno ad unopera non meglio specificata, ma
verosimilmente legata alle sistemazioni delle sponde atesine, eseguita su un tratto di 2398 piedi, pari ai canonici
20 actus (cfr. BONETTO, BUSANA 1998, pp. 91-92).
110
cfr. BONETTO, PESAVENTO MATTIOLI 2000.
111
Pur accettando in linea di massima tale individuazione, anche Luciano Bosio mostrava al riguardo qualche
dubbio (cfr. BOSIO 1992, p. 191).
112
Poco a N di Saletto si registra inoltre la presenza di una via pelosa, toponimo di chiara valenza viaria (cfr.
BONETTO, PESAVENTO MATTIOLI 2000, p. 152 e nota 24); Il Bosio tuttavia metteva in relazione il toponimo con la
via, citata nellItinerarium Antonini, da Aquileia a Bologna (BOSIO 1992, p.185).
113
BOSIO 1992, p. 191.
114
Alcuni riferiscono invece il toponimo alla via porcilana, probabilmente anche per il ripetersi dellodonimo
nei pressi di Belfiore (BONETTO, PESAVENTO MATTIOLI 2000), tuttavia il riferimento al decumano massimo

78
suggestivo, soprattutto se teniamo presente lattributo di maggiore associato a Pojana. La via di campagna
che oggi porta tale nome inoltre si discosta nettamente dal tracciato proposto per la strada diretta a Verona (cfr.
BONETTO, PESAVENTO MATTIOLI 2000, fig. 1 e qui tav.2 f.t.).
115
Il Benetti (1976) il primo ad occuparsene, e la riferisce a Vicenza; il Tozzi (1987, p. 133) ne riconosce le-
sistenza, attribuendola per ad Este. Zaffanella (1987, pp. 145-146) la estende fino ad E di Noventa Vicentina,
considerandola, come il Benetti, pertinente al territorio vicentino. Tutti questi autori ritengono infine che lorien-
tamento fosse quello astronomico, esattamente N-S.
116
Cfr. le schede 2, 3, 4, 7, 12.
117
Cfr. le schede 1, 2, 3, 6, 7, 12.
118
ZANGHERI 1990, pp. 180-181.
119
BOSIO 1984, CAVALIERI MANASSE 2000, CATTANEO 2008-09.
120
Oltre il fiume fino a Arlesega, e a N di Longare, si riscontrano invece le tracce della centuriazione vicentina
(cfr. CATTANEO 2008/09, pp. 119-121).
121
BOSIO 1992, pp. 178-183 e bibliografia citata. Ad E della linea Montegrotto-Saccolongo, si cominciano inol-
tre a notare le tracce pertinenti alla divisione agraria patavina della Saccisica (cfr. BRESSAN 2008), che marcano
un deciso cambio di orientamento del disegno agrario del territorio.
122
Questa ipotesi permetterebbe forse di riconsiderare sotto altra luce sia il ritrovamento di un ciottolo iscrit-
to con caratteri venetici, tipici dellambiente patavino, a Cervarese Santacroce (BOARO 2001, pp. 170-171), sia
il rinvenimento a Longare di uniscrizione con lattestazione di una carica, quella dei Concordiales Augustales,
documentata in modo pressoch esclusivo in ambito patavino (CRACCO RUGGINI 1987, pp. 242-244). Si noti
che questa localit, sulla base della proposta qui presentata, verrebbe a trovarsi sul confine tra Padova e Vicenza.
123
MENEGAZZI 1984, TOZZI 1987. Per la funzione confinaria dei corsi fluviali, si veda in particolare TOZZI 1987,
p. 131.
124
Sulla base di alcuni documenti del X secolo, pertinenti alla giurisdizione vescovile e comitale vicentina
sarebbero stati Rovolon, Castelnuovo, Zovon, Boccon. Fontanafredda e Valnogaredo (GIACOMELLI 1976, pp. 473-
475). Nello stesso periodo, Teolo, Carbonara, Zovon, Boccon, Fontanafredda e Albettone erano nelle pertinenze
del Monastero vicentino dei SS. Felice e Fortunato (GLORIA 1862, II, p. 62).
125
Una carta del 1123 attribuisce la localit al comitato vicentino (GIACOMELLI 1976, p. 473). Un altro del 1147,
ammesso che non si tratti dello stesso documento, sembra confermare il dato (MACC 1793, p. 113).
126
Questo corso dacqua, probabilmente riattivato nel XII secolo in seguito alle dispute per le acque tra Vicen-
za e Padova (GLORIA 1869, p. 8) era verosimilmente gi presente in et romana, come pare di poter dedurre dai
dati raccolti nel corso dellintervento presso lo scolo Fracanzan ad Agugliaro (.8). Altri indizi di questa attivit
provengono inoltre dallindividuazione, gi per lepoca protostorica, di depositi alluvionali di origine berico-eu-
ganea presso il cementificio Zillo (BALISTA, RINALDI 2002, pp. 30-31). Lanalisi della foto aerea ha permesso inoltre
di individuare alcune paleo-tracce fluviali ad occidente della SP 247 riviera berica (cfr. fig. 60), forse attribuibili
a questo corso dacqua. Di certo ancora nel XVI secolo, lodierno Bisatto coincideva con lattuale scolo di Lozzo,
passava ad occidente dellomonimo rilievo e portava il nome di Bacchiglione (si veda la carta del 1567 di Dome-
nico de Rossi, pubblicata in parte da ZANGHERI 1999 a pag. 190).
127
BONETTO J., GHIOTTO A. R., STELLA A. 2012 (n. 14 in tav. 2 f.t.).
128
BUCHI 1987, p. 107, BONETTO J., GHIOTTO A. R., STELLA A. 2012, p. 180 e bibliografia citata.
129
BONETTO J., GHIOTTO A. R., STELLA A. 2012, pp. 176 e 180.
130
BOSIO 1992, p. 179.
131
Appunti su una carta topografica al 100.000 preparati per la mostra del bimillenario augusteo, conservati
presso il Museo della Civilizzazione Romana allEUR a Roma e riprodotti a pag. 188 (fig. 116) di ZAFFANELLA 1999.
132
Come abbiamo visto pi sopra, la centuriazione atestina testimoniata ad oriente di Este gi in un mo-
mento precedente al I sec. d.C., quindi, considerato che la fase agraria A di Noventa-Loc. Pavarazzi sembra di I a.
C., improbabile una sovrapposizione tra i due sistemi.
133
Riprodotta in ZAFFANELLA 1999, p. 190.

79
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81
3 4-6
7 24-27

70
8-13
67-69
28
14-15 30 29
71-74
16-18
66?
65 75-79

80-81

82 19-22

31
32-36
1-2 83 37

38

23
39-46

47-49 86

50-52

53
60

54-56

84

fig. 1. Siti che hanno restituito 85


57
monete antiche (i numeri
corrispondono a quelli
dellelenco di tab. 1); la carta 87?
utilizzata data al periodo
immediatamente precedente
ai lavori: Mappa dei Fabbricati
del Comune Censuario della citt
di Verona. Distretto I. Provincia di
Verona aggiornata allanno 1875
(Verona, Archivio di Stato).

82 61-64
58 59
La circolazione monetaria a Verona in et romana: i dati dei lavori dAdige
(1887-1894)1

Parte I: i lavori dAdige e i ritrovamenti 2.da Castelvecchio al Bastione San Fran-


numismatici (aspetti distributivi) cesco (riva destra);
3.dalla fornace Righetti al ponte Pietra (riva
I lavori e le scoperte archeologiche sinistra);
4.dal ponte Pietra alla presa Giuliari (riva si-
Negli stessi anni in cui a Roma, da poco nistra);
capitale del nuovo regno dItalia, si interven- 5.arginatura e taglio a San Pancrazio.
ne per regolarizzare il corso del Tevere con I lavori fra porta Catena e Castelvecchio
rettifiche dellalveo e la costruzione di mura- (tronco I) si svolsero fra 1887 e 1889, ma per
glioni (1877-1890) dopo la grande alluvione questo tratto non si ha notizia di ritrovamenti
del 18702, anche a Verona, per ragioni ana- archeologici. Nel 1889 invece ebbero inizio i
loghe, imponenti lavori riguardarono il corso lavori a valle di Castelvecchio (tronco II e tron-
dellAdige. co IV), che si protrassero sino a maggio 1894.
Lintervento fu determinato dalla disastro- Linaugurazione ufficiale dei nuovi muraglio-
sa esondazione che a partire dalla notte del ni avvenne il 6 giugno 1895 alla presenza del
15 settembre 1882 aveva interessato per pi principe ereditario Vittorio Emanuele3. Per
giorni gran parte del centro di Verona e che loccasione fu anche programmata unespo-
aveva provocato crolli e danni ai ponti e a sizione suddivisa in quattro sezioni: tecnica,
decine di abitazioni. Pochi giorni dopo lallu- storica ed artistica, archeologica e fisica e
vione la Giunta Comunale, guidata dal sinda- naturale; del sottocomitato per la sezione
co Camuzzoni, decise di indire un pubblico archeologica presidente effettivo fu nomina-
concorso per un progetto di protezione del- to Luigi Adriano Milani, allepoca direttore del
la citt dalle piene del fiume. Fra i numerosi Museo archeologico di Firenze, ma veronese
elaborati che furono presentati, quattro ven- di origine. In questa sezione, come risulta dal
nero premiati e su di essi si discusse fino alla programma, accanto a materiale restituito
stesura del progetto definitivo presentato in dallAdige in periodi pi antichi e a materiale
Giunta il 31 maggio 1885. Questo progetto, di provenienza non veronese legato comun-
che prevedeva la regolarizzazione dellalveo que al fiume, doveva trovare posto quanto si
urbano e la sua arginatura con muraglioni, era rinvenuto negli scavi pi recenti, fra cui
comportava fra laltro leliminazione dellIso- molte e diverse monete Repubblicane e
lo Bonomi e della Sabbionara, linterramento Imperiali, di argento e di bronzo e qualche
del Canale dellAcqua Morta e modifiche alla medaglia e monete medievali e moderne4.
rete fognaria. I lavori furono suddivisi in cin- Lo spostamento e in alcuni punti lallarga-
que tronchi: mento del letto dellAdige e la costruzione
1.da porta Catena a Castelvecchio (riva de- dei muraglioni con relativi Lungadige, oltre
stra); allinterramento del ramo minore del fiume,

83
via Massalongo), piazza S. Anastasia, piazza
Chiavica e via Trota.
Gli scavi furono loccasione per il ritrova-
mento di numeroso materiale archeologico,
fig. 2. LAdige a Verona per il cui recupero e per la cui localizzazione
dopo i lavori: Mappa topografica largo merito va ascritto alling.
dei Fabbricati del Co-
mune Censuario della
Tullio Donatelli (1849-1913), capo dellUffi-
citt di Verona. Distretto cio tecnico comunale e direttore dei lavori,
I. Provincia di Verona ag- la cui competenza e diligenza archeologi
giornata allanno 1875. quali Luigi Adriano Milani5, Edoardo Brizio6 e
Allegati (Verona, Archi-
Serafino Ricci7 non mancano di sottolineare8.
vio di Stato).
Poco incisivi in questa occasione furono inve-
comportarono la demolizione di decine di ce gli organi allepoca preposti alla tutela, in
case e palazzi, anche di rilievo storico-arti- particolare la locale Commissione Consultiva
stico (basti pensare a palazzo Da Lisca con i di Belle Arti e Antichit9.
suoi pregevoli affreschi), posti lungo lalveo Anche le monete, come ricorda Milani, al
del fiume (molti peraltro erano gi crollati o quale furono consegnate per una prima clas-
erano stati danneggiati a seguito della piena sificazione, furono raccolte con scrupolosa
del 1882), la scomparsa di intere strade, come cura nei lavori di sterro e debitamente corre-
via Beccheria delle Vacche e via Binastrova, la date dalle indicazioni di provenienza10.
scomparsa dei vo, i vicoli che dalle vie citta-
dine immettevano direttamente sul fiume a Gli studi
pelo dacqua, e lo spostamento verso sud di
ponte Nuovo (cfr. figg. 1-2). Dei ritrovamenti compiuti nel 1890 (spe-
Le opere di sistemazione fluviale furo- cialmente nellarea del Duomo), durante gli
no poi accompagnate da lavori collaterali scavi per il grande collettore in destra Adige,
come quello del grande collettore in destra una prima segnalazione fu data nelle Notizie
Adige realizzato nel 1890, che interess via degli Scavi dellagosto 1890.
Cadrega, via Sole, via Garibaldi, Stradone Su questi ritrovamenti nella stessa rivista,
del Duomo (oggi via Arcidiacono Pacifico), lanno successivo, comparve un articolo con
piazza Duomo, via Duomo, via Liceo (oggi le firme delling. Tullio Donatelli, direttore

84
dei lavori, e di Paolo Orsi: il primo informava ti dietro la chiesa di S. Anastasia in corrispon-
brevemente circa i ritrovamenti archeolo- denza dellantico ponte Postumio, la zona
gici compiuti, lo studioso trentino illustrava che aveva restituito il maggior numero di
invece liscrizione di Prassitele, le sculture e testimonianze antiche, e su quelli compiuti
gli elementi architettonici rinvenuti in piazza a seguito della demolizione del muro medie-
Duomo. Per quanto riguarda i ritrovamenti vale realizzato presso stradone S. Tommaso
monetali si segnalava genericamente la sco- in prossimit di casa Moltini17. Considerando
perta di alcune monete in Piazza Duomo11. i rinvenimenti dietro SantAnastasia, larcheo-
Sui ritrovamenti compiuti nellarea del logo torinese non manca di segnalare il co-
Duomo intervennero anche Gherardo pioso materiale numismatico: fra le monete
Ghirardini e Luigi Adriano Milani: il primo qui recuperate, per la maggior parte coperte
con un articolo sulliscrizione di Prassitele ed anche corrose dallossido, egli si limit ad
e sulle sculture12; il secondo con una rela- esaminare quelle meglio conservate, stabi-
zione indirizzata in forma di lettera allavv. lendo che tutte erano imperiali, soprattutto
Augusto Caperle, assessore ai lavori pubblici del basso impero. Esclude che esse facessero
di Verona13, nella quale era contenuta unillu- parte di un ripostiglio, a differenza di quel-
strazione delle sculture in marmo rinvenute le dargento trovate fra i ruderi del ponte
in piazza Duomo, ma anche unAppendice Postumio, sulla riva sinistra. Di queste ultime,
con la sintetica descrizione dei ritrovamen- parimenti, egli esamin le meglio conserva-
ti numismatici sia antichi sia medievali e te (ch anche molte di esse hanno sofferto
moderni14. Lelenco del Milani corrisponde e sono coperte dallossido), constatando la
sostanzialmente alle monete attualmente prevalenza degli imperatori che regnarono
conservate, anche se per qualche esemplare tra la fine del I e la fine del II secolo d.C. e
lesame autoptico ha portato ad attribuzioni lassenza di imperatori di III secolo (in realt
diverse rispetto a quelle dellarcheologo ve- dallesame autoptico compiuto dopo il re-
ronese, il quale forse vide le monete di fret- stauro risultano anche monete di III secolo).
ta e pi incrostate di quanto non lo siano Dei ritrovamenti effettuati fra il 1891 e
attualmente. Milani riprese questa relazione il 1892, numerosi specialmente nellarea
in un articolo che comparve sul Bullettino di ponte Navi, dellIsolo di San Tommaso e
dellimperiale Istituto archeologico germani- dellIsolo Bonomi, riferisce Serafino Ricci in
co, incentrato per quasi esclusivamente sui un articolo che compare nelle Notizie degli
ritrovamenti scultorei15. scavi del 189318. Ricci si sofferma in parti-
Delle scoperte compiute durante le de- colare sulla documentazione epigrafica, ma
molizioni e gli scavi per la costruzione dei nel suo articolo troviamo anche un elenco
muraglioni, specialmente delle scoperte dei rinvenimenti numismatici, dei fram-
epigrafiche, troviamo notizia in tre articoli menti marmorei e fittili (sculture, elementi
comparsi sulle Notizie degli scavi del 1891: architettonici ed anfore) e degli oggetti in
nel primo non firmato16 si segnalano alcune metallo. Le monete, per la cui classificazione
iscrizioni; negli altri due, a firma di Edoardo Ricci segnala la cooperazione di Milani, sono
Brizio, ci si sofferma sui ritrovamenti effettua- elencate in ordine cronologico distinte in:

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1) repubblicane e imperiali; 2) medioevali e I ritrovamenti numismatici
incerte; 3) moderne e incerte. Lindicazione
del modulo della moneta (secondo le con- I numerosi oggetti rinvenuti nel corso
suetudini dellepoca per quella di bronzo si dei lavori (sia quelli romani sia quelli post-
usano i termini: piccolo, medio e grande) classici), oggetto probabilmente di una
e dellautorit emittente seguita dalla data preliminare selezione24, furono consegnati
e dal luogo del rinvenimento. Questo elenco allallora Museo Civico e oggi sono distribu-
ha permesso di riconoscere, nella massima iti fra il Museo archeologico e il Museo di
parte, le monete pubblicate succintamente Castelvecchio: nel primo sono conservati i
da Ricci fra quelle presenti oggi in Museo. materiali antichi escluse le monete, nel se-
Non tutte le monete recuperate furono per condo i materiali medievali e moderni e le
prese in considerazione, inoltre le identifi- monete (sia antiche sia post-classiche).
cazioni proposte da Ricci non sempre corri- Dei ritrovamenti pervenuti al Museo fu re-
spondono ai riconoscimenti attuali19. datto un registro manoscritto (AMC, Lavori),
Sui ritrovamenti monetali compiuti in nel quale i materiali consegnati al Museo nel
prossimit dei ruderi del ponte Postumio ri- corso dei lavori sono suddivisi cronologica-
torna Carlo Cipolla in un lavoro nel quale si mente in base alle date del rinvenimento. I
illustrano le vicende di questo ponte. Cipolla ritrovamenti monetali di norma sono distinti
riporta un sintetico elenco in ordine cronolo- rispetto a quelli di altri oggetti; tuttavia non
gico delle monete rinvenute, per la cui clas- manca qualche moneta, inizialmente non ri-
sificazione si era fatto aiutare da Alessandro conosciuta come tale, confluita fra materiali
Bolognini, per arrivare alla conclusione che diversi, cos come fra le monete troviamo
esiste una coincidenza fra la datazione delle grumi di bronzo, bottoni ed altri tondelli me-
monete recuperate, riferibili principalmen- tallici non monetiformi.
te al I-III sec. d.C., e lepoca di maggiore fre- In questo elenco, in corrispondenza di
quentazione del ponte. Lassenza di monete ciascun ritrovamento (comprendente singoli
posteriori a Costantino, secondo lo storico oggetti o gruppi di oggetti), compaiono le
veronese, sarebbe dovuta non solo alla scar- seguenti voci:
sezza della produzione monetaria ma anche -numero progressivo (da 1 a 727);
al fatto che fra III e IV secolo il ponte avrebbe -data del rinvenimento (in ordine cronolo-
subito qualche guasto20. gico dal 7 maggio 1890 al 20 luglio 1893);
In seguito, dei ritrovamenti dAdige tor- -data della consegna al Museo (da agosto
nano ad occuparsi in particolare Lanfranco 1890 a dicembre 1893);
Franzoni, cui si deve una carta archeologica -localit del rinvenimento;
della citt con riferimenti inediti a queste -oggetto (con breve descrizione dei mate-
scoperte21, e Margherita Bolla in relazione riali rinvenuti);
agli oggetti di bronzo22. Dei rinvenimenti nu- -osservazioni (qui talvolta si trovano indica-
mismatici, dopo Milani e Ricci non si occup zioni con una grafia diversa rispetto a quel-
pi nessuno, tanto che ad oggi si possono la originale).
considerare sostanzialmente inediti23. Fisicamente le monete furono conserva-

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te in sacchetti di carta con lindicazione del e del probabile ponte su cui passava la via
numero progressivo; solo in occasione di Appia: in questo caso tuttavia si trattava di
questa catalogazione sono state sistemate in una vera e propria ricerca archeologica su-
appositi vassoi e inventariate. bacquea26.
Nel corso degli anni non sono manca- Circa 50.000 invece furono le monete tro-
ti dei controlli, come testimonia una nota vate a Roma nel Tevere in occasione della
del 3 febbraio 1960, nella quale si indicano costruzione dei muraglioni fra 1877 e 189027;
come monete varie da catalogare un totale in questo caso vanno per considerate lam-
di 2274 pezzi comprendenti: Bronzo 1657. piezza dei lavori e le eccezionali dimensioni
Argento 559. Rame 16. Pezzi vari 20. Piombo della capitale dellimpero.
1. tessere 1. medaglie 9. fermagli 2. Bottoni 9. I materiali veronesi, al momento dellat-
In base al riscontro compiuto per que- tuale studio, erano in parte restaurati, anche
sto lavoro si pu dire che nella gran parte con interventi piuttosto radicali che aveva-
dei casi il numero delle monete conservate no tolto completamente la patina antica,
corrisponde a quello scritto nellelenco; tut- ma in gran parte non restaurati, spesso ri-
tavia non mancano discrepanze: in genere le coperti da incrostazioni calcaree che ave-
monete sono di meno, ma in qualche caso il vano intaccato il tondello metallico28. Fra
loro numero anche maggiore, segno che questi ultimi un gruppo stato sottoposto
nel corso degli oltre 100 anni trascorsi dal a restauro29, mentre per altri esemplari si
momento del recupero ci sono state alcune provveduto ad una pulizia meccanica, la
perdite e dei rimescolamenti. quale in alcuni casi ha migliorato la leggi-
In totale le monete attualmente conserva- bilit, portando a qualche attribuzione pi
te sono allincirca 2600; quelle antiche sono precisa. Sicuramente una lettura migliore
allincirca 2000. Si tratta di un numero eleva- per gli esemplari pi incrostati sarebbe pos-
to, ma, considerata lestensione e la mole dei sibile con un intervento professionale pi
lavori, non altissimo. In proposito si segnala accurato, tuttavia si ritiene che anche nuovi
che Arturo Stenico calcolava in qualche mi- restauri non porterebbero risultati signifi-
gliaio le monete trovate nel fiume Ticino a cativi, visto che la lettura resa problema-
Pavia nella sola area dove fu costruita la spal- tica soprattutto dalla fortissima corrosione;
la settentrionale del nuovo ponte sul fiume25. peraltro, anche dopo gli interventi di cui si
Stenico in questo numero comprendeva an- detto, solo in pochi casi stata possibile
che le monete in mano privata; che anche a una pi precisa attribuzione.
Verona, come a Pavia, delle monete trovate
in occasione dei lavori possano essere passa- La distribuzione dei ritrovamenti
te in mano privata possibile, ma in merito
non risulta alcuna testimonianza. Per quanto riguarda lubicazione dei ritro-
Si ricorda inoltre che oltre 2000 monete vamenti monetali si possono distinguere:
antiche furono trovate nel 1967 nellalveo del 1.ritrovamenti effettuati nellalveo o lungo
fiume Liri, in un stretta fascia attigua alla riva lalveo del fiume;
destra in prossimit delle mura di Minturnae 2.ritrovamenti effettuati nellarea cittadina

87
legati alla realizzazione di opere collatera- c. Tratto da ponte Pietra a ponte Navi (riva
li (in particolare il canale fognario fra via destra e sinistra)
Cadrega e via Trota). Sullesatto percorso del fiume fra pon-
te Pietra e ponte Navi in et romana non vi
1. Ritrovamenti nellalveo e lungo il fiume concordanza di vedute. Secondo alcuni
studiosi, fra i quali Vittorio Galliazzo, lAdige,
a. Tratto da Porta Catena e ponte della Vit- dopo ponte Pietra, non volgeva immedia-
toria (riva destra) tamente a sud come oggi, ma formava un
Nessuna moneta segnalata lungo que- arco pi ampio seguendo un tracciato coin-
sto tratto di fiume, nei cui pressi si collocava il cidente sostanzialmente con il vecchio alveo
suburbio occidentale della citt, costituito da del Canale dellAcqua Morta; la citt romana
zone residenziali diventate funerarie in epoca quindi si sarebbe estesa anche in corrispon-
tardoantica (lungo la Postumia da porta Iovia denza dellattuale corso atesino fino allI-
allArco dei Gavi) e, nella parte pi esterna, da solo33. Invece, secondo altri studiosi, fra cui
zone funerarie (lungo la via Gallica, allincirca Giuliana Cavalieri Manasse, il corso del fiume
fino allaltezza di ponte Catena)30. non doveva essere sostanzialmente diverso
da quello antecedente i lavori dAdige: dopo
b. Tratto da ponte della Vittoria a ponte il ponte Postumio lalveo si sarebbe biforca-
Pietra (riva destra e sinistra) to in due rami che si sarebbero riuniti poco
In questo tratto lAdige, con un corso ana- a monte dellattuale ponte Navi. A soste-
logo a quello attuale31, segnava il confine gno di questa ipotesi il ritrovamento in via
nord-occidentale della citt romana. I ritro- Sottoriva di un muro parallelo allalveo attua-
vamenti sono stati pochi: la maggior parte le, interpretabile come un apprestamento
di essi avvenne nellarea dellIsolo Bonomi, spondale romano34; inoltre pare attribuibile
una zona occupata da segherie di fronte a ad un argine sinistro del fiume il muro roma-
via Dietro S. Eufemia, la quale a seguito dei no (in realt altomedievale, ma realizzato in
lavori fu completamente eliminata. Qualche larga misura con materiale di spoglio roma-
moneta fu inoltre trovata presso lattuale no) trovato presso Stradone San Tommaso
piazza Broilo poco a monte di ponte Pietra. nel 1891, durante i lavori per lallargamento
Nessun ritrovamento segnalato in corri- del letto del fiume35.
spondenza del supposto ponte romano che Il tratto atesino fra ponte Pietra e ponte
sarebbe stato realizzato nel sito dellattuale Postumio era compreso allinterno della cit-
ponte Garibaldi32. Non sono segnalati ritro- t romana che in sinistra Adige si estendeva
vamenti neppure lungo la riva sinistra, an- fino alla porta situata immediatamente ad
che nellarea immediatamente ad occiden- oriente del ponte Postumio; pi a sud fin
te di ponte Pietra, che era compresa entro quasi a ponte Navi, lAdige segnava il confine
le mura. orientale della citt; sulla sinistra del fiume si
Le poche monete trovate in questo tratto, collocavano invece delle aree funerarie ma
che rientrano tutte fra i rinvenimenti isolati, anche degli impianti produttivi.
datano dallet augustea a tutto il IV secolo. Questo tratto, lungo il quale si concentra-

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rono i maggiori interventi, anche quello che metalli venissero spinti verso le testate del
ha restituito quasi tutto il materiale numisma- ponte e qui restassero bloccati40.
tico recuperato durante i lavori (sia antico sia In proposito si segnala che con modalit
post-classico) ed anche la massima parte di analoghe, secondo Stenico, si form il depo-
quello non numismatico. sito archeologico trovato nel 1949 nel Ticino
Qualche ritrovamento fu compiuto presso a Pavia in corrispondenza della spalla del
ponte Pietra, lunico ponte della citt romana nuovo ponte realizzato al posto del distrut-
che con vari rifacimenti rimasto in uso fino to ponte Vecchio. Questo deposito com-
ai nostri giorni36. prendeva oggetti prevalentemente metallici
Pi a sud, sia lungo la riva destra sia lungo (comprese molte monete) ma anche cerami-
la riva sinistra, i ritrovamenti si concentrano ci, vitrei e lapidei di funzione molto eteroge-
fra ponte Pietra e il ponte Postumio, vale a nea, compresi fra let augustea (ma le mo-
dire lungo il tratto che scorreva allinterno nete datavano anche allet repubblicana) e
delle mura cittadine; particolarmente nu- il VII secolo41. Questi oggetti, finiti nel fiume
merosi furono le scoperte in prossimit del in vario modo, si sarebbero accumulati in
ponte Postumio; questo ponte, realizzato questo luogo risucchiati a seguito dellazione
probabilmente nella piena et augustea, di un forte gorgo provocato da un ostacolo
costituiva il proseguimento del decumano notevole che non poteva che essere il pilo-
massimo cittadino ed era senza dubbio il pi ne di un ponte; Stenico osserva altres che la
utilizzato della citt; non sappiamo quando cronologia dei materiali sarebbe indicativa
esattamente sia avvenuto il suo crollo, certa- della vita di questo ponte42.
mente anteriore al 905, anno in cui comincia La grande quantit di materiali trovata lun-
ad essere chiamato pons fractus37. go la riva destra in corrispondenza di Regaste
La grande quantit di monete qui rinvenu- Orto, dietro la chiesa di SantAnastasia (fra
te si deve certo alla sua intensa frequentazio- essi arnesi di vario tipo, un bronzo a forma
ne (sicuramente questo ponte era pi traffi- di prora di nave e una tavoletta bronzea con
cato di ponte Pietra), ma soprattutto al fatto la menzione di un negotiator), la scoperta
che mentre in corrispondenza di ponte Pietra di una muratura formata da mattoni roma-
la struttura tufacea del colle di San Pietro ni (alla quota attuale del livello dellalveo: m
scende, quasi affiorante, fin verso la met del 51.00) 43, unitamente alla posizione riparata
letto del fiume tanto che le pile di sinistra rispetto alla corrente e a considerazioni di ca-
insistono sul fondale roccioso38, in corrispon- rattere topografico, come la vicinanza con il
denza invece del ponte Postumio il letto del decumano massimo, principale arteria citta-
fiume formato da uno spesso strato alluvio- dina, hanno fatto pensare a Franzoni che qui,
nale. Si pu quindi ritenere che le eventuali immediatamente a sud del ponte Postumio,
monete cadute in prossimit di ponte Pietra si collocasse il porto fluviale della citt44; ad
siano fluitate a valle, fermandosi poco pi a un porto fluviale in questa zona pensa an-
sud dove la corrente del fiume rallenta, cio che Galliazzo, il quale, come si detto, ri-
in corrispondenza del ponte Postumio39. Pu tiene che qui lAdige formasse unansa pi
essere inoltre che materiali pesanti come i ampia45. Di diverso avviso invece Giuliana

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Cavalieri Manasse, la quale sottolinea come alla grande quantit di numerario, anche,
la gran parte degli oggetti rinvenuti descritti almeno in due casi, la relativa omogeneit
da Brizio (elementi di statue, oggetti di or- cronologica.
namento personale, appliques ecc.) sia poco Un grande numero di monete fu recu-
attinente con impianti commerciali o por- perato anche nellarea dove sorgeva il pon-
tuali e come la loro associazione in questo te Postumio in prossimit della riva sinistra.
punto sia probabilmente dovuta alle ragioni Su questi rinvenimenti si sofferma sempre il
meccaniche sopra indicate; riguardo al muro Brizio, secondo il quale spettano senza dub-
messo in luce si segnala come non sia chia- bio ad un ripostiglio 577 monete quasi tutte
ro se esso fosse a sud o a nord del ponte. In di argento, raccolte fra i ruderi del medesimo
ogni caso, in considerazione principalmente ponte Postumio, sulla riva sinistra e riunite
della posizione del sito, non si esclude la pre- in una superficie di circa 10 metri quadra-
senza di un approdo a cui potrebbe essere ti, Il Brizio scrive anche: sembra che queste
riconducibile la gradinata scoperta presso la monete fossero originariamente racchiuse
riva destra del fiume fra ponte Pietra e ponte dentro un cofanetto di bronzo del quale si
Postumio, quella che aveva fatto pensare ad raccolsero eziandio alcuni frammenti in vici-
una sorta di controteatro46. nanza delle monete stesse48. Oggi le mone-
Per quanto riguarda il contesto di rinveni- te dargento che si conservano, provenienti
mento delle monete recuperate in questa- da questarea, sono 475, di cui 471 imperiali e
rea (in totale quelle antiche sono allincirca quattro di et precedente, mentre le mone-
1000) qualche notizia fornita dal Brizio. Le te di bronzo sono 28. Sembra plausibile che
monete da lui viste (che assommavano a cir- solo le monete dargento facessero parte del
ca 600 ed erano quasi tutte di bronzo, per ripostiglio e che quelle di bronzo siano finite
la maggior parte coperte ed anche corrose casualmente nella stessa area49.
dallossido) erano state raccolte a piccoli A sud del ponte Postumio sulla riva destra
gruppi ad altezza e distanza varia fra loro, la un gruppo consistente di monete fu trova-
quale si pu calcolare di un quindici metri di to durante la costruzione del muraglione
lungo per due di largo, aderenti, mischiate Sottoriva e un esemplare presso il vo San
anzi talvolta con altri oggetti minuti di bron- Gaetano; sulla riva sinistra vari rinvenimen-
zo e di ferro, di modo che resta esclusa lipo- ti sono segnalati lungo via Beccheria delle
tesi che trattisi di un ripostiglio, quantunque Vacche (corrispondente oggi, grosso modo,
non sia facile dare ragione della presenza a Lungadige Re Teodorico), nella zona di San
di s gran numero di monete in quel tratto Tommaso, unarea dove furono abbattute
dellalveo dellAdige47. varie abitazioni poste lungo il fiume. Di qui
Pur tenendo conto delle considerazioni proviene anche lunico ritrovamento che
del Brizio, non si pu escludere che almeno potrebbe essere in connessione con una
tre gruppi di monete, ciascuno dei quali tro- sepoltura: si tratta di un follis di Costantino I
vato nello stesso punto e nello stesso giorno, trovato sotto la casa Lassotovich (n. 40), dove
possano aver fatto parte di ripostigli: ad av- furono trovate anche tre anfore con resti di
valorare questa ipotesi, oltre alla posizione e ossa. Alcuni esemplari infine furono recupe-

90
rati in prossimit di ponte Navi, dove pro- bio nord-occidentale, vari siti sia sulla riva
babile lesistenza di un ponte romano poco destra sia sulla riva sinistra del fiume hanno
pi a monte dellattuale manufatto50. restituito reperti numismatici, sia pure in
In generale questo tratto, lunico in cui, quantit molto ridotta. Monete romane furo-
accanto a vari ritrovamenti isolati, si sia rinve- no recuperate in via Filippini, via Macello, in
nuto un gruzzolo (e non da escludere che corrispondenza del Bastione San Francesco
costituissero dei ripostigli anche altri gruppi e nella zona del ponte della Ferrovia lungo
di monete), ha restituito monete che vanno la riva destra del fiume e in lungadige Porta
dal periodo repubblicano fino ad epoca tar- Vittoria presso il Museo, dove fu trovato an-
doantica. che un deposito di anfore53, e nella zona del
Non sembra casuale che proprio dalla ponte della Ferrovia lungo la riva sinistra. Gli
zona ponte Pietra/ponte Postumio, dove esemplari rinvenuti sono tutti di et imperia-
si collocava loppidum repubblicano (in si- le, compresi fra let augustea e il IV secolo;
nistra Adige) e dove dal 148 a.C. passava la al periodo repubblicano data solamente un
Postumia, provengano lunica dramma pa- asse da Lungadige Porta Vittoria.
dana di imitazione massaliota e quasi tutte le
monete repubblicane. 2. Ritrovamenti allinterno dellarea cittadina
I lavori compiuti nellarea cittadina, in oc-
d. Tratto da ponte Navi al ponte della Fer- casione della costruzione dei muraglioni, re-
rovia stituirono anchessi vario materiale archeolo-
Lungo questo tratto, sulla riva destra del gico, fra cui diverse monete. I rinvenimenti
fiume, si estendeva il suburbio meridiona- pi significativi furono compiuti nel 1890
le della citt attraversato dalla via Claudia a seguito della realizzazione di un grande
Augusta padana che da Verona portava ad collettore in destra Adige, che interess la
Hostilia sul Po: questa zona era occupata da zona centro-settentrionale della citt ro-
aree funerarie, ma anche da strutture di va- mana.
rio tipo come quella individuata presso lex I lavori di scavo riguardarono strade at-
Campo Fiera, dove sono state accertate ope- tuali, come via Duomo e via Massalongo,
re di innalzamento spondale attraverso ban- corrispondenti a cardini e decumani della
chi di anfore e la costruzione di un impianto citt antica. Si tratta di monete rinvenute
per il quale si ipotizzata lidentificazione isolatatamente o in piccoli gruppi (la pre-
con degli horrea o pi probabilmente con il senza di gruzzoli non ipotizzabile), che in
campus/ludus publicus veronese51. Inoltre du- parte furono rinvenute sul piano stradale
rante la costruzione del ponte della Ferrovia antico (posto allincirca a 2 metri di profon-
nel 1851 furono scoperte le fondamenta di dit rispetto a quello attuale), in parte al di
un edificio rettangolare, che, in ragione di sotto di esso, come si pu desumere dalle
una base di statua con dedica alla Fortuna quote. In alcuni casi in AMC, Lavori si dice
qui rinvenuta, stato interpretato come un espressamente che il materiale fu recupe-
tempio dedicato a questa divinit 52. rato nel canale fognario che si trovava al di
In questarea, a differenza che nel subur- sotto del selciato.

91
Le monete trovate in questa zona copro- base della distribuzione dei ritrovamenti e
no un lungo arco di tempo che va dallet delle caratteristiche del fiume, mentre scar-
repubblicana a quella gota: molto poche samente significative sono le indicazioni che
sono quelle repubblicane, poche sono provengono dagli altri materiali recuperati,
quelle della prima et imperiale, pi nu- frutto fra laltro di una probabile selezione
merose sono quelle di III e soprattutto di IV che ha privilegiato la raccolta di bronzi e
secolo. Significativamente lunica moneta marmi55. Il fatto che le aree pi ricche di ri-
gota di fine VI secolo proviene dalla zona del trovamenti corrispondano a quelle maggior-
Duomo, unarea che, per la presenza della mente frequentate in antico sembra sugge-
chiesa cattedrale, anche nellalto medioevo rire una non eccessiva fluitazione di questi
doveva essere intensamente frequentata. reperti; qualche spostamento, legato alla
In destra Adige altri ritrovamenti isolati minore o maggiore intensit della corrente,
di monete di et imperiale furono compiuti pare comunque esservi stato; come si gi
sia allinterno della citt romana (via Dietro sottolineato lalta concentrazione di mone-
SantEufemia) sia nel suburbio meridionale te allaltezza del ponte Postumio rispetto a
(via Ponte Rofiolo e via Pallone). Interessante quella riscontrabile allaltezza di ponte Pietra
la scoperta di via Ponte Rofiolo dove gli sembra essere dovuta, oltre che alla maggio-
scavi intercettarono la galleria di scolo che re o minore frequentazione dei due ponti,
dallasse maggiore dellanfiteatro prosegui- anche alla corrente e alle caratteristiche del
va verso SE fino allAdige, gi indagata da letto fluviale: lAdige infatti in corrispondenza
Bartolomeo Giuliari negli anni 1818-1819 di ponte Pietra, dove si notano affioramenti
e da Alessandro Perez nel 188054. In sinistra tufacei, presenta una forte corrente, la quale
Adige una moneta di et imperiale segnala- pu avere trascinato le monete pi a valle,
ta in via San Vitale; si tratta di unarea extraur- dove lacqua del fiume rallenta il suo corso,
bana occupata nelle vicinanze da necropoli, consentendo la formazione di uno spesso
ma su questo rinvenimento mancano dati di deposito alluvionale dove le monete posso-
contesto. no essersi fermate. Inoltre pu essere signifi-
cativo il fatto che dalla zona a monte esterna
Considerazioni conclusive alla citt non provenga nessun ritrovamento
e che invece qualche moneta sia stata trova-
Per le monete trovate nei fiumi si pongo- ta nella zona pi a valle.
no varie questioni come la posizione origina- Riguardo alle ragioni della presenza di mo-
ria, i motivi per i quali sono finite nel letto del nete nel fiume va considerata la possibilit
fiume e lepoca di deposizione. che almeno una parte del materiale rinvenu-
Per quanto riguarda la posizione origina- to, in particolare quello trovato in prossimit
ria, nel caso dei ritrovamenti veronesi, fermo dei ponti, sia stato gettato volontariamente
restando che difficile stabilire se e in che nel fiume come offerta, per ragioni cultuali.
misura queste monete si siano spostate ri- Si tratta di una consuetudine gi protostori-
spetto al luogo originario di deposizione, ca, che documentata anche in et romana:
qualche considerazione si pu tentare sulla lasciare unofferta alla divinit in prossimit

92
di un passaggio, come un guado fluviale56. materiale di rifiuto oppure potevano anche
Lipotesi di un getto rituale stata avanzata, appartenere a persone per varie ragioni ca-
per esempio, per le monete trovate a Pavia dute nel fiume59. In una citt come Verona,
nel Ticino57 e per le monete trovate nel fiume pare plausibile pensare specialmente agli
Liri a Minturnae, le quali sono pi numerose scarichi fognari e a piene che possono aver
in prossimit del presunto ponte della via trascinato nel fiume oggetti che si trovavano
Appia e sono state accompagnate dal ritro- nelle abitazioni.
vamento di terrecotte votive58. Per quanto riguarda il momento in cui le
Nel caso di Verona, tuttavia, considerando monete caddero nel fiume e quindi il tempo
anche gli altri ritrovamenti effettuati, manca- trascorso fra la data di emissione e quella di
no elementi che avvalorino questa ipotesi; deposizione, mancano elementi certi. I ma-
inoltre, anche tenendo conto delle conside- teriali recuperati nei medesimi siti (per i quali
razioni sopra esposte circa la corrente, stu- peraltro manca uno studio analitico), anche
pisce, in questottica, la scarsa presenza di quando siano stati trovati alle medesime
monete (in particolare di monete delle fasi quote delle monete, non possono fornire
pi antiche) o di altri oggetti che potrebbero dati sicuri, in quanto lassociazione pu esse-
avere una valenza votiva in corrispondenza re del tutto casuale; per esempio, vari sono i
del guado di ponte Pietra, per dove sicura- siti in cui sono testimoniate sia monete anti-
mente passava una pista protostorica poi ri- che sia monete post-classiche. Riguardo allo
presa dalla via Postumia. stato di usura al momento della deposizione,
Sembra quindi pi facile pensare ad altri in molti casi non determinabile per la forte
motivi: se non vi sono gettate volontaria- corrosione dovuta alle condizioni di giacitu-
mente, le monete, come sottolinea Stenico, ra; comunque laddove non siano intervenu-
possono finire in un fiume a seguito di ca- te forti alterazioni post-deposizionali, sembra
dute fortuite dalle sponde o dai ponti o da trattarsi di esemplari in generale piuttosto
barche, trascinate da piene, scaricate dal si- consunti, oggetto quindi di una lunga circo-
stema fognario, gettate per sbaglio con altro lazione60.

Tabella 1 - Elenco dei siti che restituirono monete antiche nel corso dei lavori dAdige. Il numero della prima
colonna corrisponde a quello della fig. 1; il numero (o i numeri) della seconda colonna corrisponde a quello
presente in AMC, Lavori.
* Si segnala che le monete dei siti con i numeri 320 e 410 in AMC, Lavori si trovavano nella stessa scatola ed
erano divise fra monete romane e monete medievali e moderne: le prime che assommano a 358 paiono ricon-
ducibili al sito n. 320 che secondo AMC, Lavori avrebbe restituito 366 monete di bronzo; le seconde che assom-
mano a 226 potrebbe essere ascritte, almeno nella gran parte, al sito n. 410 che, secondo AMC, Lavori, avrebbe
restituito 217 monete di bronzo.
I gruppi di 356, 167 e 220 monete non si esclude potessero far parte di ripostigli.
** Nello stesso sito si rinvennero tre anfore con resti di ossa.
*** Il ritrovamento segnalato di seguito a quelli di via Cadrega, per sotto questo numero la via non indicata.
**** Si ritiene si tratti del Cimitero monumentale; per nel Registro lindicazione cimitero non accompagnata
da nessuna ulteriore precisazione.

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n. n. sito nome sito monete datazione monete
antiche postclassiche
quantit quantit

1 494 Isolo Bonomi. Sez. 35 1 2 met I


2 514, 638, 643, 647, Isolo Bonomi. Nuovo 29 fine I a.C./I d.C.-fine 50
649, 652, 657, 660 alveo. IV/inizi V
3 715 Casa Castelli/Asili 5 I-1 met IV 4
Aportiani (=Piazza Broilo)
4 635, 639-640 Ponte Pietra 8 fine I a.C./I d.C.-IV 83
5 655 Ponte Pietra. Arco ds 1 1 met IV 4
6 659 Ponte Pietra. Pila ds 3 I-1 met IV 17
7 662 Muraglione. Spalla ds 3 fine I a.C.-1 met
ponte Pietra I d.C.
8 661 Muraglione. Ponte Pietra 1 1 met II 18
9 227 Muraglione a valle di 2 fine I a.C.-I d.C.
ponte Pietra (riva ds)
10 303 Muraglione ponte Pietra. 6 fine III/1 met II a.C.- 6
Sez. 92-93 1 met IV
11 259, 261, 264-265 Muraglione a valle di 13 I-IV 33
ponte Pietra. Sez. 93 (riva
ds)
12 293, 406 Muraglione ponte Pietra. 7 I-III 9
Sez. 93-94
13 285 Muraglione ponte Pietra. 1 2 met IV 5
Sez. 94 (riva ds)
14 256 Muraglione Bra Molinari 1 I sec.
15 274 Muraglione Bra Molinari. 3 1 met I 5
Sez. 93-94
16 266, 269, 272-273, Muraglione Regaste Orto. 356 fine III/1 met II 38 (+3 inc.)
* 280, 283-284, 288, Sez. 103-104 +167 a.C.-IV
291, 314, 320-326 +220
+217
17 411 Muraglione Regaste Orto. 56 I/II-IV/V 4
Fondazioni. Sez. 103-104

94
18 658 Muraglione Regaste Orto. 16 fine III/1 met II
Fondazioni a.C.-IV
19 260, 279, 286 Muraglione Sottoriva. Sez. 45 I a.C.-IV 22
109-110
20 257 Muraglione Sottoriva. Sez. 75 II a.C.-IV 10
110
21 255 Muraglione Sottoriva. Sez. 1 2 met III
112
22 195 Muraglione Sottoriva. Casa 1 IV 3
Vianini
23 697 Muraglione. Vo S. Gaetano 1 1 met IV
24 182, 206-207, 211, Muraglione Redentore 7 I-III 8
237
25 246 Muraglione Redentore. 10 fine I a.C.-III
Sez. 7-8
26 663 Regaste Redentore. Archi 1 1 met IV
sporgenti sullAdige
27 664, 678 Regaste Redentore. 2 2 met IV 3
Scaletta
28 205, 208-209, 222, Muraglione Redentore. 16 II a.C.-IV 3
232 Casa Spitz
29 667 Vo S. Faustino. Casa Spitz 3 III-IV
30 204, 212, 216, 220, Ponte Postumio (ruderi) 475 (AR) 2 met IV/III a.C.-1 3
223-226, 231, 234- (verso riva s.) +28 met III
236, 238-239, 243,
245
31 417, 420 Via Beccheria delle Vacche. 5 I-IV
Vicolo Isolo
32 427 Via Beccheria delle Vacche. 3 fine I a.C.-II
Casa Laschi
33 428 Via Beccheria delle Vacche. 1 2 met III
Casa Arrighi
34 507 Via Beccheria delle Vacche. 1 2 met IV
Casa dellOspitale di
Padova

95
35 413 Via Beccheria delle Vacche. 1 2 met III
Casa Zini-Bragantini
36 496 Via Beccheria delle Vacche. 3 IV-fine IV/inizi V
Casa Da Lisca/casa Zini-
Bragantini
37 481, 486, 679 Via Beccheria delle Vacche. 3 II-IV
Casa Da Lisca
38 595, 610, 625 Via Sammicheli. Ex 4 II-III
Caserma della Questura
39 439 S. Tomaso. Muro romano 1 2 met III
40 506 S. Tomaso. Muro romano. 1 1 met IV
** Casa Lassotovich
[=Stradone S. Tomaso 21]
41 300, 305-306 Muraglione S. Tomaso. 3 2 met III-IV/V 3
Casa Moltini
42 600 Muraglione S. Tomaso. 1 fine I a.C.
Casa Castellani
43 437 Alveo S. Tomaso. Casa 1 2 met II
Moltini
44 419 S. Tomaso. Casa Lugo [= 1 2 met I
Stradone S. Tomaso]
45 616 (=600?) Casa Savelli Castellani 2 2 met III-1 met IV 1
46 614 S. Tomaso. Nuovo alveo. 5 I-III
Localit diverse
47 435 Muraglione S. Tommaso. 2 2 met III-1 met IV
Casa Fraccarolli-Buja
48 431 Muraglione ponte Navi. 1 2 met III 1
Casa Fraccarolli-Buja
49 617, 626 Casa Fraccaroli. Pila del 4 I-2 met III 1
ponte
50 251 Ponte Navi 1 1 met I
51 695 Ponte Navi. Pila ds 1 2 met II
52 612, 634 Ponte Navi. Spalla s. 4 I-IV 1
53 438 Muraglione sotto ponte 1 1 met IV
Navi

96
54 418 Via Filippini. Muro romano. 1 1 met IV
Casa comunale
55 421, 423 Via Filippini. Muro romano 2 IV
56 665 Via Filippini. Galleria 1 2 met IV
57 434 Via Macello. Scuole 2 IV
Normali Maschili
58 408 Bastione S. Francesco. 1 2 met IV
Mura di cinta
59 275 Galleria Bastione S. 1 1 met I
Francesco
60 184 Muraglione. Lungadige 1 fine III-II a.C.
Porta Vittoria. Museo
61 440 Ponte della Ferrovia (riva 1 2 met I
ds)
62 422 Ponte Ferrovia (riva s.) 2 2 met IV
63 426 Ponte Ferrovia. Orto 1 1 met IV
Scandolara
64 429 Ponte della Ferrovia. Orto 5 fine I a.C./1 met I
Scandolara (termine) d.C.-1 met IV
65 6 Via Cadrega 3 I-IV
66 8 Casa Benciolini [zona via 1 IV
*** Cadrega?]
67 88 Piazza Duomo 1 1 met VI
68 32 Piazza Duomo. Gradinata 1 1 met III
69 34 Piazza Duomo. Casa Piccoli 1 1 met IV
70 169 Via Piet Vecchia 4 fine I a.C.-1 met IV
71 126, 134 Via Duomo. Strada romana 3 2 met I-IV
72 122, 136, 140-141, Via Duomo 7 II a.C.-1 met IV 1
143
73 137 Via Duomo (tra via Pigna e 1 2 met I
via Liceo)

97
74 144-145 Via Duomo (galleria 4 I-1 met IV
romana)
75 18, 22, 121 Via Liceo (= via 5 fine I a.C.-IV 1
Massalongo)
76 56 Via Liceo 3 (= via 1 1 met IV
Massalongo)
77 57 Via Liceo 5 (= via 1 II
Massalongo)
78 74-75, 77-78 Via Liceo (= via 9 2 met III-IV 3
Massalongo). Euripo
79 102 Via Liceo (= via 4 fine I a.C.-IV
Massalongo).
Casa Guzzeri
80 87 Via Liceo (= via 1 2 met III
Massalongo)/incrocio
corso SantAnastasia
81 113 Piazza SantAnastasia. 2 2 met III
Caff Vidi
82 511-513 Via Trota 4 I/II-IV
83 153 Via Dietro SantEufemia 2 fine I a.C.-II
84 485 Via Ponte Rofiolo 1 1 met IV
85 508 Via Pallone 1 1 met I
86 717 Via S. Vitale. Vicolo 1 I sec.
Fondachetto
87 46 Cimitero 1 1 met IV
****
88 270 Loc. ignota 1 fine II-inizi III
89 139 Varie localit non id. 5 II a.C-III d.C. 9

98
Parte II: Aspetti della circolazione mone- che veniva anche tesaurizzato e posto nelle
taria a Verona sepolture, rappresentando soprattutto un
bene di prestigio. Con lavanzare della roma-
Le monete di et romana ritrovate nel nizzazione, alle dracme si aggiungono le mo-
corso dei lavori dAdige ammontano quindi nete romane in argento e quelle di bronzo,
complessivamente a circa 2000 unit. Si trat- che divengono prevalenti fino a sostituirle
ta prevalentemente di numerario di bronzo del tutto62. Lutilizzo di numerario di valore
di piccolo taglio, cio degli spiccioli smarriti intrinseco molto inferiore allargento sinto-
durante la vita quotidiana e rimasti nella ter- mo di un cambiamento culturale che si ma-
ra oppure finiti nellalveo del fiume dove la nifesta anche nel rituale funebre: il significato
corrente li ha spostati per depositarli magari dellofferta si sposta infatti dal piano dello-
poco pi a valle in mezzo alle sabbie e alle stentazione della ricchezza e della dotazio-
ghiaie (vedi infra). Un gruppo di circa 500 ne materiale del defunto al piano simbolico
pezzi per omogeneit del nominale, tutte poich, con lavanzare della romanizzazione,
monete dargento, per prossimit del rin- nelle tombe vengono deposti quasi esclusi-
venimento e per il recupero di alcuni fram- vamente assi. La disponibilit di nominali di
menti di un cofanetto di bronzo pu essere
invece ritenuto un tesoretto disperso. Per
la maggior parte si tratta quindi di reperti
decontestualizzati dai quali possibile solo
parzialmente trarre informazioni sulla circo-
lazione monetaria veronese nelle sue diverse
fasi, ma utili, anche in ragione della rilevante
quantit, ad essere confrontati con le mone- 1. Dracma, Insubri, IV-III sec. a.C., dal sito n. 380 (inv.
n. 66659)
te recuperate nelle indagini archeologiche
condotte dalla Soprintendenza Archeologi-
ca in siti corrispondenti ad aree pubbliche
o residenziali di cui si sono definite le fasi di
occupazione e di frequentazione.

Let romana repubblicana


2.Quinario anonimo, 81 a.C., Roma, dal sito n. 324
(inv. n. 67916)
Dopo un lungo periodo di scambi basati
sul baratto e su un sistema convenzionale in
cui il metallo a peso doveva avere un ruolo
preminente61, le prime monete vere e pro-
prie circolanti nel territorio veronese sono
le imitazioni padane della dracma ridotta di
Massalia. La pi antica forma di monetazione
3. Denario serrato di L. ROSCI FABATI, 64 a.C., Roma,
nella Cisalpina si fonda sulluso dellargento dal sito n. 283 (inv. n. 67102)

99
bronzo indicativa di un sistema di scambi celtica, cronologicamente uno tra i pi antichi
basati sul mezzo monetario anche al livello esemplari di imitazione massaliota trovato nel
delle transazioni pi basse ed stata inter- territorio veronese. La moneta stata trovata
pretata come un indicatore della maggiore nel fiume alle pendici della collina dove si era
o minore resistenza alla romanizzazione, nel sviluppato loppidum per cui potrebbe essere
senso che si notato come nei centri della- invece ricondotta alla circolazione monetaria
rea indigena prealpina vi sia una quantit della fase preromana. La dracma ben con-
percentualmente pi significativa di moneta servata pur avendo un certo grado di con-
dargento rispetto ai centri romanizzati della sunzione (peso g 2.60): la testa femminile al
pianura, meno legati alla tradizione di una dritto, un po rigida nelle linee, mantiene una
valuta solo argentea63. resa plastica del volto, mentre il leone al rove-
Le monete databili al periodo preaugu- scio stato disegnato in modo naturalistico e
steo recuperate da contesti nel territorio ve- la leggenda MAA, anche se non comple-
ronese ammontano nel conteggio attuale a tamente leggibile, conserva regolari caratteri
970 unit, comprendenti numerario greco, greci66. Sembra di poterla classificare come
celtico-padano, romano in argento e romano appartenente al gruppo massa di Pautasso,
in bronzo. Nel computo sono stati conside- corrispondente al gruppo V di Arslan, cio
rati i ritrovamenti avvenuti nella provincia e ad unemissione, ancora vicina al prototipo
pubblicati nei due volumi della collana Ri- massaliota, coniata forse dagli Insubri, popo-
trovamenti Monetali di Et Romana nel Vene- lo che tra il IV e il III secolo a.C. svolgeva una
to a cura di Federico Biondani e di Marcella funzione egemone tra i clan celtici lateniani
Giulia Pavoni e le monete ancora inedite re- di pi recente immigrazione67. I 24 esemplari
cuperate nellambito del Comune di Verona. dei rinvenimenti isolati dei lavori dAdige, cor-
Dal calcolo sono stati esclusi i ripostigli64, ma rispondenti al 2,4% del complesso delle mo-
sono state considerate le necropoli perch, nete preaugustee trovate nel veronese, sono
anche se la deposizione in corredo funerario costituiti unicamente da moneta romana e
presuppone meccanismi specifici di selezio- sono articolati nel modo seguente: 4 denari,
ne, il numerario era comunque sottratto alla 6 quinari, 7 assi, 2 semissi e 5 assi dimezzati.
circolazione locale65. Lapporto di moneta di Il numerario dargento concentrato nella
et preaugustea dai Rinvenimenti dAdige zona di Regaste Orto, riva destra, in partico-
piuttosto ridotto: si tratta complessivamente lare stato recuperato nel sito indicato in
di 24 unit. La cifra non comprende i quattro AMC, Lavori con il numero 324. A Regaste
pezzi dargento - una dracma celtica di imi- Orto (nn. 320, 324, 326) si concentrano 744
tazione massaliota, un quinario e due denari monete, quantit molto superiore a quella
- considerati parte del ripostiglio di III seco- di altre zone di rinvenimento per cui vi una
lo scoperto nei pressi del ponte Postumio e maggiore probabilit che tra tante monete
testimonianza della consuetudine di accan- vi siano anche quelle di et repubblicana e
tonare la moneta dargento come riserva di di metallo nobile. Non si pu escludere che
valore sulla base del contenuto metallico. Si questa concentrazione sia legata alla posizio-
spiegherebbe cos la presenza della dracma ne del sito, collocato vicino alloppidum e al

100
passaggio della Postumia. I denari sono del sec. a.C. la monetazione bronzea si basa, di
131, del 64 e del 58 a.C.68; i quinari apparten- fatto, su livelli di peso ben al di sotto di quello
gono alle emissioni degli anni 89-81 a.C., uno unciale82 e che i semissi di standard semiun-
pi tardo, del 39 a.C. Il quinario il nominale ciale o anche inferiore sembrano abbastanza
che a partire dalla fine del II secolo a.C. (lex diffusi sia in abitato83 sia in necropoli84 nel
Clodia, 101 a.C.) soddisfaceva la necessit di territorio veronese, dove si trovano in tombe
disporre di un sottomultiplo del denario, so- databili al LT C2-D1 e LT D1 in associazione ad
stituendo i vittoriati ormai consunti e ripren- assi e a dramme padane della prima met (o
dendone liconografia, la percentuale di fino poco dopo) del II sec. a.C. Una parte di questi
e il peso leggero. I quinari vennero battuti potrebbero essere imitazioni tollerate dalle
in ampie emissioni tra il 101 e il 97 a.C. e poi autorit, riconoscibili per anomalie nel tipo. Il
ancora intensivamente in altre emissioni tra Crawford ipotizza unemissione nei primi tre
il 90 e l87 a.C. Nel territorio veronese, 1361 quarti del I a.C., ma, anche in base ai dati for-
quinari dei primi ventanni del I sec. a.C. era- niti dai corredi delle sepolture del territorio di
no nel ripostiglio di Casaleone-Sustinenza69, Verona, la cronologia sarebbe da anticipare85.
due in quello di Cologna Veneta70; mentre ve Le emissioni non ufficiali sembrano riguarda-
ne sono alcuni da ritrovamento sporadico in re i nominali minori dellasse e denotano il
citt e da contesto abitativo, ad esempio due bisogno di circolante spicciolo, forse carente
dallimpianto rustico di Ronchetrin71; uno da nelle aree periferiche dove larrivo in quantit
una villa rustica a Oppeano72; uno dal territo- consistenti di moneta romana era avvenuto
rio di Gazzo Veronese73; uno dallarea vicino quando la moneta divisionale di taglio infe-
al ponte romano individuato a San Bonifacio, riore non veniva pi coniata. La penuria di
Villanova74. La cronologia di questi esempla- circolante dovette accentuarsi nel periodo
ri compresa tra il 90 e l87 a.C. I quinari dei tardo repubblicano a causa della cessazione
Ritrovamenti dAdige sono a nome di M.CATO della coniazione del bronzo dopo il 79 a.C.,
coniati nell89 a.C.75 (tre esemplari); a nome di proprio in un momento in cui cresceva la
L.RVBRI DOSSENI dell87 a.C.76 (un esempla- domanda di moneta. Questo diede luogo sia
re); uno anonimo dell81 a.C.77; uno a nome di allutilizzo di specie monetarie estranee al si-
C.CAESAR IMP, M.ANTONIVS IMP del 39 a.C.78. stema romano, sia al fenomeno molto diffuso
Per quello che riguarda il bronzo repub- del dimezzamento di assi unciali e semiun-
blicano, il campione piuttosto ridotto es- ciali che, con lespediente del taglio, vennero
sendo costituito da 12 assi, di cui 5 dimezzati mantenuti nella circolazione, adeguandosi al
intenzionalmente, e da due semissi. Questi valore della moneta riformata da Augusto.
ultimi, come altri trovati nel territorio verone- La pratica della divisione del numerario
se, hanno peso molto basso, sarebbero quin- di bronzo sembra essere stata autorizzata
di stati coniati con lo standard semiunciale ufficialmente in due principali momenti:
che venne introdotto con la lex Papiria de as- attorno al 20 a.C., in concomitanza con la
sis pondere, datata al 93/90 a.C.79 oppure al 91 riforma augustea, e attorno al 30 d.C., quan-
a.C.80 o ritenuta anche pi bassa81. Sappiamo, do gli assi augustei vennero ridotti a semis-
per, che a partire allincirca dalla met del II si86. Loperazione, attestata soprattutto sul

101
limes in et tiberiana, si contrasse a partire restituito al momento solo un altro denario
dal regno di Caligola e cess quasi del tutto e un quinario di Augusto. attestata poi la
nel regno di Nerone, pur con riprese di una moneta coloniale occidentale di Nemausus
certa consistenza nel II secolo d.C. Allepoca e quella imperiale coniata nella zecca di
dellintroduzione della riforma augustea87, lo Lugdunum. I tre esemplari rinvenuti appar-
scopo del dimezzamento stato riconosciu- tengono alle serie di maggiore diffusione,
to nellesigenza di provvedere rapidamente quella dei dupondi/assi di Nemausus coniata
al rifornimento di moneta minuta a fronte tra il 20 e il 10 a.C., con leggenda al rovescio
dellabbondanza di assi repubblicani ancora COL NEM e tipo raffigurante un ramo di pal-
in circolazione; si consider evidentemente ma, un coccodrillo e una corona (RIC 154-
pi conveniente tagliare almeno una parte 157) e quella degli assi di Lugdunum con la
delle monete precedenti piuttosto che riti- raffigurazione dellaltare eretto nella citt per
rarle, rifonderle e riconiarle. Non vi sarebbe il culto di Roma e Augusto e dedicato dallo
stata alcuna forma di demonetizzazione uf- stesso imperatore nel 10 a.C. (RIC 230). Il nu-
ficiale; ormai gli assi avevano circolato cos a mero delle attestazioni in linea con i ritro-
lungo da uscire spontaneamente dal merca- vamenti della citt e del territorio da cui ven-
to. Lo Stato garantiva e imponeva il valore di gono due assi di Nemausus89 e cinque assi di
cambio attribuito alle monete spezzate. Lugdunum90. Mancano invece tra le monete
dei Rinvenimenti dAdige le emissioni della
La prima et imperiale zecca di Vienna, Colonia Iulia Viennensis.
Tra le emissioni di Augusto a nome dei
Con il rifornimento di monete dei magi- tresviri monetali vi sono assi, pochi quadranti
strati monetali di Augusto finisce il periodo e un solo sesterzio. Non vi una particolare
di carenza di numerario divisionale e di di- concentrazione degli esemplari di un colle-
sordine della circolazione che aveva caratte- gio triumvirale, come si notato invece tra
rizzato il tardo periodo repubblicano. I nuovi le monete degli scavi cittadini tra le quali vi
assi devono essere arrivati prontamente e in una maggiore incidenza di quelle del colle-
quantit a Verona, come testimoniato dai gio del 7 a.C. di P. Lurius Agrippa, M. Maecilius
casi in cui possibile avere un puntuale ri- Tullus e M. Salvius Otho.
scontro dallassociazione di reperti datanti
nella stratigrafia88. Essi estromisero dal mer-
cato i precedenti assi repubblicani che, infat-
ti, si trovano nei corredi delle sepolture delle
necropoli che iniziano in et augustea di nor-
ma dimezzati. Rispetto alla massa piuttosto
significativa del bronzo tresvirale, largen-
to quasi assente: tra le monete rinvenute
nellAdige stato rinvenuto solo un quinario
emesso da Augusto; il dato concorda con i
4.Asse di Claudio, 50(?+)-54, Roma, dal sito n. 322
ritrovamenti dagli scavi cittadini che hanno (inv. n. 67827)

102
5. Denario di Vitellio, 69 d.C., Roma, dal sito n. 440
(inv. n. 68415)

10.Dupondio di Antonino Pio, 157-158 d.C., Roma,


dal sito n. 433 (inv. n. 68405)

6. Denario di Domiziano, 93-94 d.C., Roma, dal riposti-


glio del ponte Postumio (inv. n. 66643)

7. Denario di Antonino Pio per Marco Aurelio, 140- 11. Sesterzio di Antonino Pio, 158-159 d.C., Roma, dal
144 d.C., Roma, dal sito n. 283 (n. inv. 67104) sito n. 322 (inv. n. 67831)

8. Denario di Antonino Pio, 138-161 d.C., Cesarea in


Cappadocia, dal ripostiglio del ponte Postumio (inv. n.
66573)
12. Imitazione di un sesterzio di Commodo, 180-192
d.C., dal sito n. 322 (inv. n. 67851)

9. Denario di Marco Aurelio con Lucio Vero, restituzio- 13. Denario di Commodo per il Divo Marco Aurelio,
ne di un denario di Marco Antonio, 161-169 d.C., Roma, post 180 d.C., Roma, dal ripostiglio del ponte Postu-
dal ripostiglio del ponte Postumio (inv. n. 66417) mio (n. inv. 66401)

103
Complessivamente le monete databili al essere classificato ma probabilmente conia-
I secolo d.C. sono pi del doppio di quelle to a nome di Adriano93; un po successivo
di et augustea e di quelle assegnabili al II un bronzo della zecca di Mylasa in Caria,
secolo d.C. I nominali sono in grande mag- coniato da Settimio Severo per Geta94. Lo
gioranza assi e tali sono anche gli esemplari smarrimento di monete di tale provenienza
troppo consunti o corrosi per essere ricon- si spiegherebbe con contatti commerciali e
dotti allautorit emittente, ma attribuibili, politici con il mondo orientale allinterno del
sulla base della forma del tondello, al I secolo generale fenomeno di incremento di nume-
d.C. Aumenta il numero dei sesterzi rispetto rario bronzeo provinciale nelle citt venete
al periodo di Augusto, mentre i quadranti per supplire alla carenza di quello romano
sono solo due. Si segnalano due denari, uno verificatasi con la crisi dellet di Commodo95.
dei quali, particolarmente ben conservato, Alla stessa esigenza di integrazione della cir-
fu trovato in un punto imprecisato presso colazione si dovrebbe attribuire un sesterzio
il ponte della ferrovia, zona dove in et im- di Commodo con caratteristiche irregolari96.
periale si trovava un tempio extraurbano91.
Casualmente gli unici due denari del I secolo Let dei Severi e il secolo dellantoniniano
d.C., rinvenuti in siti diversi, sono di impera-
tori, Galba e Vitellio, che per la breve durata Nella prima met del III secolo d.C. si re-
dei loro regni sono poco frequenti tra i ritro- gistra a Verona un incremento di denari nei
vamenti sporadici. Il denario di Vitellio ripro- ritrovamenti isolati. Tra i rinvenimenti dAdi-
duce al rovescio le teste affrontate del figlio ge vi un esemplare di Settimio Severo per
e della figlia dellimperatore con leggenda Giulia Domna97 e uno a nome di Elagabalo98.
LIBERI IMP GERMAN AVG (RIC 79). La moneta Cresce anche il numero dei sesterzi rispet-
appartiene ad unemissione nei due metalli, to agli assi. Questo nominale, tra la fine del
oro e argento, in cui si enfatizza lintenzione II e gli inizi del III secolo, recuper un ruolo
di Vitellio di creare una nuova dinastia ed primario negli scambi prima della definitiva
singolare che anche la figlia femmina sia in- cessazione della sua produzione con il con-
clusa in tale progetto. seguente ritiro dal mercato da parte dello
A partire dal II secolo aumenta la quantit Stato e la rifusione del vecchio numerario
dei sesterzi che iniziano, se pur raramente, ad bronzeo99. Dalla fine del II secolo, la crisi po-
essere presenti allinterno delle tombe e che litica inizia ad interessare lImpero, a comin-
sono pi frequenti tra il materiale smarrito92. ciare dai sanguinosi conflitti del 193 d.C. che
Questo un segnale che indica una progres-
siva caduta del potere di acquisto di questo
nominale che nella prima met del III secolo
finir per soppiantare lasse, prima di cessare
di essere coniato nella zecca di Roma duran-
te il regno di Gallieno. Appartiene a questa
fase un dupondio/asse provinciale, forse di 14. Denario di Settimio Severo, 202-210 d.C., Roma,
zecca orientale, conservato troppo male per dal ripostiglio del ponte Postumio (inv. n. 66783)

104
portarono al potere Settimio Severo. La X
Regio risente in particolare delle conseguen-
ze che la crisi assume a cavallo della met del
III sec. d.C., dapprima con la vicenda bellica di
Massimino il Trace, che strinse sotto assedio
15.Denario di Settimio Severo per Giulia Domna,
la citt di Aquileia (238 d.C.), poi con lo scon-
196-211 d.C., Roma, dal sito n. 270 (inv. n. 67002) tro tra Traiano Decio e Filippo lArabo, risolto-
si a favore del primo proprio presso Verona
(249 d.C.)100. Questi eventi non potevano non
causare ripercussioni nelleconomia della
regione, anche nellaspetto delle emissioni
e della circolazione monetali. Il territorio ci-
salpino disseminato di ripostigli, compren-
denti quasi esclusivamente denari, che si
16. Antoniniano di Gallieno, 260-268 d.C., Roma, dal
sito n. 320 (inv. n. 67197) chiudono per lo pi entro la prima met del
secolo. Tra essi si inseriscono quelli veronesi
del ponte Postumio, di Villabona101, al confi-
ne del territorio veronese vicino a Goito, di
Paulmana presso Peschiera102, di Povegliano
localit Gambaretto103, occultati presumibil-
mente entro la met del secolo104. La vertigi-
nosa svalutazione del denario, che provoca
17. Antoniniano a nome del Divo Claudio, post 270 la fine della sua produzione e il ricorso mas-
d.C., Roma/ Milano, dal sito n. 320 (inv. n. 67232)
siccio alla tesaurizzazione in virt della natu-
rale selezione della moneta in base al valore
intrinseco maggiore, si intreccia con la rifor-
ma monetale di Caracalla che dal 214 d.C.
immette sul mercato lantoniniano argen-
teo105. Si tentava cos di reagire al rialzo dei
prezzi e al dissesto della situazione finanzia-
18. Antoniniano a nome del Divo Claudio, post 270 ria provocata dalleccesso di moneta svaluta-
d.C., Roma/ Milano/ Gallia, dal sito n. 320 (inv. n. 67244) ta. Si trattava pi che altro di un espediente
psicologico: limpero aveva bisogno di dena-
ro e doveva comunque accrescere il volume
della moneta in circolazione. Ma la riduzio-
ne della quantit dargento e del peso del
vecchio denario, gi assai svalutato, avrebbe
ridotto ulteriormente la fiducia nella nuova
moneta provocando la massiccia tesaurizza-
19. Antoniniano di Tetrico I per Tetrico II, 283-285 d.C.,
Gallia, dal sito n. 320 (inv. n. 67263) zione dei vecchi denari e in minor misura di

105
quelli svalutati. Nonostante molti tesori siano imperatori flavi con alcune emissioni di resti-
posteriori alla riforma di Caracalla, gli anto- tuzione. Anche Traiano, probabilmente nel
niniani vengono esclusi dalloccultamento a 107 d.C., fece coniare unampia serie di au-
causa del loro valore intrinseco inferiore al rei e di denari caratterizzati da una leggenda
denario, in aderenza ai principi generali della al rovescio che permette di attribuirli a tale
legge di Gresham. imperatore, mentre per il resto replicano leg-
Riguardo al ripostiglio del ponte Postumio, gende e iconografia di monete repubblica-
si sono gi ricordate le circostanze e la po- ne e imperiali con il fine di ricordare eventi
sizione del rinvenimento dei denari. A ci e personaggi significativi della storia romana.
si pu aggiungere che il numero iniziale di Successivamente, durante il regno di Marco
577, ridotto oggi a 475 perch gli esemplari Aurelio e Lucio Vero vennero restituiti i
migliori sono stati probabilmente inclusi nel- denari legionari di Marco Antonio i quali sa-
la serie degli altri denari della collezione del rebbero sopravvissuti perch il loro basso
Museo di Castelvecchio, rappresenta solo ci contenuto argenteo avrebbe offerto uno
che sopravvissuto ed giunto ai nostri gior- scarso profitto alla zecca nel lavoro di fusio-
ni, essendo impossibile accertare la quantit ne e di riconiazione del metallo. Uno di que-
iniziale di monete. La composizione del teso- sti si trova anche tra i denari dellAdige (RIC
retto dellAdige ricalca la struttura di altri ripo- 443)107. I denari precedenti i Flavi sono solo
stigli di denari che si chiudono tra la fine del quattro due di Nerone, molto consunti, e
II e la prima met del III secolo: tipicamente due di Vitellio mentre sono pi consistenti
sono quasi assenti le emissioni di et giulio- le monete della dinastia flavia che, evidente-
claudia e la serie inizia con i Flavi per avere un mente, circolavano ancora un secolo e mez-
picco con gli imperatori antonini e poi calare zo dopo la loro coniazione: ci sono monete
fino allepoca di chiusura. I denari repubbli- di Vespasiano, di Vespasiano per Tito, di Tito
cani e di et giulio-claudia non si trovano per il Divo Vespasiano, di Tito per Domiziano,
nei ripostigli chiusi nel II e III secolo non solo di Domiziano. Seguono le monete di Nerva e
per la naturale fuoriuscita dalla circolazione di Traiano tra le quali si possono notare due
a causa della vetust, ma perch furono in- esemplari del tipo RIC 291 con al dritto IMP.
tenzionalmente ritirati dallamministrazione TRAIANO AVG.GER.DAC.P. M.TR.P. COS.VI P. P.,
dello Stato. Infatti, dal momento in cui lim- busto drappeggiato, testa laureata a destra
peratore Nerone abbass con la riforma del e al rovescio S.P.Q.R., Traiano su cavallo, a si-
63-64 il peso del denario e introdusse una nistra, con lancia e vittoria108. Tra le monete
percentuale di rame106, divenne conveniente di Adriano sono ben rappresentati i tipi del-
per lo Stato ritirare dalla circolazione le mo- le province con lAfrica (RIC 299d)109, lEgitto
nete precedenti con un pi alto contenuto con la raffigurazione del Nilo (RIC 310d)110, la
argenteo in modo da ricavare un profitto dal- Spagna (RIC 305a)111 e sono numerosi i dena-
la fusione e riconiazione. Questo processo ri coniati in onore di Sabina.
documentato appunto dallimprovvisa spari- Nellet di Antonino Pio si tocca la per-
zione dai tesoretti dei denari repubblicani e centuale pi alta di esemplari con emissioni
giulio-claudi che furono commemorati dagli a nome ed effige dellImperatore stesso, a

106
nome della moglie Faustina maggiore, sia da stra una bilancia e con la sinistra una cornu-
viva che da morta ed assunta tra le divinit, copia114. Il riferimento allamministrazione
a nome del figlio adottivo Marco Aurelio in finanziaria collegata alla produzione mone-
qualit di Cesare e della figlia Faustina mino- tale attivata per sostenere in loco le spese
re, moglie di Marco Aurelio. Interessante la della guerra contro Pescennio Nigro. La pre-
presenza di una moneta romano-provinciale, senza di qualche esemplare severiano prove-
a nome di Antonino Pio, coniata a Caesarea niente da zecca orientale stata riscontrata
in Cappadocia. La descrizione la seguente: in altri ripostigli occidentali chiusi nella stes-
D/ , busto sa epoca. Dal punto di vista iconografico
di Antonino Pio a d., drappeggiato con testa suggestiva la moneta con la dea di Cartagine
nuda; R/ , Pronoia, stante a s., tiene Caelestis battuta a Roma nel 204, anno del-
un lungo scettro e tende la mano d. verso un la celebrazione dei Ludi Saeculares (RIC, 266
globo ai suoi piedi112. o 267). Lemissione ricorda probabilmente i
Seguono le monete di Marco Aurelio particolari favori concessi da Settimio Severo
come Augusto, il quale a sua volta celebra alla citt. La raffigurazione del rovescio, con
membri della sua famiglia, dalla moglie Fau- leggenda INDVLGENTIA AVGG IN CARTH,
stina minore al padre adottivo divinizzato. Vi rappresenta la dea Caelestis che cavalca un
sono sette monete che appartengono alle- leone, tenendo un fulmine o un tambu-
missione che commemora la consacrazio- ro, mentre nella parte inferiore del campo
ne del Divus Antoninus con i tipi dellaquila, si vede lacqua che scaturisce dalle rocce.
della pira funeraria, dellimperatore stesso Limperatrice Giulia Domna ricordata sia in
con i simboli dello scettro e del ramoscello a emissioni di Settimio Severo che di Caracalla.
nome di Marco Aurelio e Lucio Vero. Ad unal- Tra gli ultimi denari superstiti del ripostiglio
tra principessa della casa imperiale, Lucilla, ci sono quelli di Caracalla con TR.P.XX, anno
moglie di Lucio Vero e figlia di Marco Aurelio, 217, e quelli in onore della madre assimila-
appartengono sei monete. ta a Cibele come madre degli Augusti, ma-
Con il regno di Commodo le monete ini- dre del Senato e madre della patria, D/ IVLIA
ziano a diminuire sensibilmente nel riposti- [PIA FELIX] busto drappeggiato a destra; R/
glio secondo un andamento che coincide MAT.AVGG.MAT.SEN.M.PATR., Giulia Domna,
con quello di altri ripostigli chiusi nella stessa in piedi rivolta a sinistra, con ramoscello e
epoca. scettro (RIC 380). La moneta pi recente del
Tra le monete di et severiana, in partico- ripostiglio di Gordiano III dellanno 240 (RIC
lare, va segnalato il secondo esemplare che 81)115.
non proviene dalla zecca di Roma. Si tratta La fase critica dellImpero si acuisce nel-
di un denario a nome di Settimio Severo co- la seconda met del secolo, quando an-
niato probabilmente nella zecca di Emesa in che lantoniniano subisce un progressivo
Siria113, nel 194-195: D/ IMP C[AE L SPE SEV svilimento del metallo, che conduce, gi
PERT AVG]COS II, testa laureata a destra; R/ allepoca di Gallieno, allemissione di grandi
M[ONETA], la personificazione della Moneta, quantit di moneta di mistura, la quale va di
in piedi rivolta verso sinistra, regge con la de- fatto a soppiantare nel mercato il numerario

107
bronzeo che proprio intorno al 260 d.C. cessa ta perduto, esso venisse recuperato meno
di essere battuto. Lo svilimento dellantoni- facilmente, e con minore interesse, rispetto
niano provoca la tesaurizzazione anche di ai nominali di modulo maggiore dei secoli
questo nuovo nominale, un fenomeno che precedenti. Per la monetazione di Gallieno,
nel veronese trova riscontro in due clamo- di Claudio II e a nome del Divo Claudio fu
rosi rinvenimenti che hanno fatto pensare la bassissima lega a favorirne una diffusio-
alle casse militari trasportate dalle truppe116: ne capillare. In particolare sono frequenti gli
il ripostiglio di Ceraino, contenente 12.000 antoniniani battuti a nome del Divo Claudio
pezzi, interrato intorno al 264 d.C.117 e il te- con liconografia dellaltare e dellaquila al
soro della Venra, di oltre 45.000 antoniniani rovescio, con una prevalenza del primo ri-
da Gordiano III a Diocleziano, interrato nel spetto al secondo tipo. La coniazione appare
287118. In questa fase il quadro economico spesso approssimativa per il decentramento
aggravato dallinstabilit politica dellImpero dellimpronta del conio rispetto al tondello e
che deve fronteggiare londata di invasioni di la scarsa cura dei dettagli rispetto ai proto-
popolazioni provenienti dallEuropa centro- tipi pi accuratamente incisi. La consistenza
orientale, proprio in concomitanza con lucci- nel campione di antoniniani posteriori alla
sione di Valeriano ad opera dei Parti. Durante riforma monetale di Aureliano sembra, per,
il regno di Gallieno, la Venetia orientale tra anche avvalorare lipotesi di uneconomia
le regioni maggiormente esposte agli attac- condizionata dalla presenza militare, ben
chi esterni, a causa della vicinanza con il con- giustificata a Verona dal ruolo di piazzafor-
fine settentrionale: per reagire alla pressione te assunto dalla citt119. Le testimonianze si
degli Alamanni e degli Jutungi le truppe riducono rispetto alle quantit battute tra il
vengono spostate lungo la via da Milano ad 260 e il 270, ma tutti gli imperatori sono rap-
Aquileia e Verona si prepara ancora una volta presentati: Aureliano, Tacito, Floriano, Probo,
alleventualit di un assedio. Tra laprile e il di- Caro, Carino, Massimiano e Diocleziano. Pi
cembre del 265 d.C., Gallieno fa restaurare e numerosi sono i pezzi di Aureliano e Probo,
rinforzare con torrette e postierle le mura cit- probabilmente per la maggior durata dei
tadine di et repubblicana, ormai cadute in loro regni. Nonostante lintensa tesaurizza-
disuso, e recinge lAnfiteatro con una nuova zione di questa fase, il numerario doveva es-
appendice muraria, costruita con limpiego sere cos capillarmente diffuso da giustificare
di materiali di recupero. La cospicua massa di il frequente smarrimento. La circolazione di
antoniniani di mistura immessa nel mercato queste monete dovette continuare fino al IV
a partire da questa fase, alla cui coniazione - VI sec. d.C., data anche la facile assimilazio-
si sopperisce anche con lapertura di nuove ne ponderale con il numerario in rame di IV
zecche imperiali, trova pieno riscontro tra i secolo, come dimostrato dal frequente re-
pezzi smarriti accidentalmente negli edifici cupero in strati la cui cronologia altrimenti
della citt e anche nellAdige, anche se la leg- accertabile. Un lungo corso ebbero anche
gerezza, le modeste dimensioni e lo scarso gli antoniniani prodotti dai diversi usurpatori
valore nominale di questo numerario pu del cosiddetto Impero gallico, le cui monete
di certo avere influito sul fatto che, una vol- nei Rinvenimenti dAdige sono soprattutto dei

108
numero monete

zecche

Grafico 1: listogramma sintetizza le attestazioni delle zecche imperiali nel III secolo d.C. Lalternativa di pi zecche
deriva dalla impossibilit di leggere la sigla in esergo, mentre lo stesso tipo stato coniato in pi sedi.

Tetrici, mentre i pezzi di Vittorino sono solo nelle province cos che potessero operare in
due. Questo elemento, in linea con i ritrova- modo continuativo e non saltuario come av-
menti dellItalia settentrionale, rivela un qua- veniva in precedenza. Le monete di III secolo
dro di contatti con i territori gallici, gi emer- dei Rinvenimenti dAdige spesso non consen-
so fin dallet augustea, ma ora molto pi tono, a causa del cattivo stato di conserva-
spiccato. Affini a questi esemplari per lap- zione, di identificare la sigla di zecca; si sono
prossimazione della tecnica di coniazione, costruiti comunque due grafici con una pe-
ma distinguibili per il peso basso e per lin- riodizzazione a maglie larghe che restituisce
comprensione dei modelli, sono alcuni casi le tendenze su lungo periodo sulla base de-
di imitazione locale120. Nonostante il valore gli esemplari leggibili. Il primo arco cronolo-
intrinseco praticamente nullo, le emissioni gico considerato va dallapertura della zecca
galliche dovevano essere accettate almeno a di Milano da parte di Gallieno nel 255 d.C. alla
titolo nominale, circolando insieme al nume- riforma monetaria di Diocleziano. Nel grafico
rario migliore, fino ad essere perfino tesau- la colonna delle monete di provenienza in-
rizzate, come dimostra il ristretto nucleo pre- determinata la pi alta, segue la zecca di
sente allinterno del ripostiglio della Venra. Roma che decisamente superiore alle altre
Nel corso del III secolo alla zecca di Roma zecche il cui apporto molto modesto. Tale
se ne erano affiancate altre, dislocate in varie indicazione concorda con quella dei ritrova-
zone dellimpero, che avevano iniziato a co- menti monetali provenienti dagli scavi ar-
niare monete contrassegnandole fin dalle- cheologici della citt. Lapporto delle zecche
poca del regno di Gallieno con una sigla asiatiche in questa fase inesistente, mentre
allesergo. Il loro numero aument durante il quello delle zecche galliche relativo al pe-
regno di Aureliano che ne riorganizz il siste- riodo 271-274 d.C., quando esse coniavano
ma sia riducendo il numero delle officine per per conto degli usurpatori Tetrico I e II; pi si-
la produzione delle monete in mistura del- gnificativo il contributo della zecca balcanica
la zecca di Roma, sia potenziando le zecche di Siscia. Lapertura di Ticinum, attiva dal 274

109
d.C., in sostituzione di Milano, determina un
cambiamento rilevante nellapprovvigiona-
mento di moneta bronzea in Verona. Gi una
parte degli antoniniani di Aureliano e di Caro
e i suoi figli vengono da tale zecca, ma laf-
flusso si intensifica tra il 299 e il 306 soprat-
tutto con le frazioni laureate della serie votxx. 22.Follis di Costantino I per Costantino II, 330-335
d.C., Antiochia, dal sito n. 320 (inv. n. 67298)
Let tardo antica
Let dei Tetrarchi numericamente rap-
presentata da 41 esemplari: prevalgono le
frazioni laureate (laureati piccoli) che furono
emesse per lo pi nella zecca di Ticinum tra il
295 e il 299 d.C. e che appartengono alla se-
rie dei Vota. Si ricorda che il territorio verone- 23. Follis di Costante, 347-348 d.C., Treviri, dal sito n.
324 (inv. n. 67943)
se fu direttamente coinvolto nel conflitto che
condusse allascesa al potere di Costantino a
scapito di Massenzio sia con loccupazione
della citt da parte dei soldati di questultimo,
sia con lassedio delle truppe di Costantino
fino alla battaglia campale del 312121. Le atte-

24. AE3 di Costanzo II a nome di Costanzo Gallo, 351-


354 d.C., Siscia, dal sito n. 320 (n. inv. 67335)

20. Follis di Massimiano Erculeo, 301 d.C., Aquileia, dal 25. AE3 di Giuliano, 361-363 d.C., Antiochia, dal sito n.
sito n. 421 (inv. n. 68392) 320 (n. inv. 67349)

21. Follis di Costantino I, 317-318 d.C., Ticinum, dal sito 26. AE2, Magno Massimo, 383-388 d.C., Arles, dal sito
n. 320 (inv. n. 67283) n. 323 (inv. n. 67895)

110
stazioni monetarie sono per da connettere contesti tardo-antichi della citt122. Altre serie
a fenomeni economici e tra questi il pi im- costantemente attestate sono quelle anoni-
portante di quegli anni fu la netta riduzione me prodotte per commemorare lUrbe e per
della moneta bronzea tra il 307 e il 309 d.C., celebrare la fondazione di Costantinopoli,
fatto che provoc la sottrazione dal mercato coniate tra il 330 e la morte di Costantino.
dei nominali pi pesanti della fase preceden- Il numerario della seconda met del IV
te. Dei grossi bronzi rimangono sporadiche secolo il pi rappresentato in tutti i rin-
testimonianze, sia di quelli di peso pieno co- venimenti. Tra il 348 e il 350, limperatore
niati dai Tetrarchi, sia di quelli di peso ridot- Costanzo II avvi una riforma con la quale
to, coniati in particolare da Massenzio nelle i nominali di bronzo vennero diversificati:
zecche di Roma e di Aquileia. Le monete di quelli di modulo pi largo coniati secondo
questo imperatore appartengono alla serie due diversi standard ponderali e con modu-
con leggenda conserv urb suae, recante il tipo lo leggermente diverso e quelli pi piccoli
della statua di Roma seduta frontalmente en- di peso attorno a 2,50 g con poche tracce
tro un tempio esastilo. dargento nel metallo utilizzato. Negli anni
A cominciare dal 313 d.C. ha inizio lab- successivi il cambiamento pi significativo,
bondante produzione di bronzi di taglio riguardante la moneta di metallo vile, la
medio-piccolo, proseguita per tutta la dura- perdita della percentuale di argento nella
ta del regno di Costantino e poi continuata lega cos che le monete venivano battute in
dai figli. Il nominale ancora il nummus il cui rame. Nella massa di 628 pezzi appartenenti
peso oscilla attorno ai 3 g; le serie pi rappre- alla circolazione del IV secolo una parte con-
sentate sono quelle di soli invicto comiti, iovi sistente sono gli AE2 (72 pezzi), ma il gros-
conservatori e victoriae laetae princ perp, ma so suddiviso tra AE3 e AE4. Sono assenti
sono frequenti anche i pezzi della serie ce- le monete in metallo prezioso che, invece,
lebrativa dei vota XX e XXX del dn constantini sono sporadicamente attestate tra le mo-
max aug, emessi tra il 320 e il 325. nete recuperate nelle indagini archeologi-
Una vera impennata di attestazioni si ha che. Infatti un solido di Valentiniano I della
dal 330 d.C. con la serie gloria exercitus.2, fa- zecca di Treviri viene dal palazzo delle Poste
vorita da una diminuzione ponderale, sia con e un altro di Arcadio, battuto nella zecca di
la seguente gloria exercitus.3, distinta dalla Milano, viene da Monte dei Pegni. Largento
precedente dal dettaglio iconografico di pi raro: nota ununica frazione di siliqua
una sola insegna tra i soldati. Lintroduzione dal Campidoglio. Tra i Rinvenimenti dAdige vi
di questa seconda serie accompagnata da sono anche cinque monete di Magnenzio e
unulteriore diminuzione di peso avvenuta di Magnenzio per Decenzio nei nominali AE1
nel 335 che porta ad emissioni con valore e AE2. Il dato significativo se si tiene conto
teorico di 1,70 g e modulo pi piccolo. Tra il che dopo la caduta degli usurpatori vennero
347 e il 348 venne prodotta la serie victoriae prese misure di confisca del loro numerario,
dd auggq nn. Queste emissioni, con quelle ri- il quale fu ritirato o tesaurizzato per il buon
dotte di fel temp reparatio, falling horseman, peso dei nominali. Il fatto che ne sopravvi-
sono immancabilmente presenti in tutti i vano diversi pu far supporre che in pochi

111
anni queste emissioni circolassero molto123. orientale: dopo una abbondante immissio-
Dellimperatore Giuliano sopravvissuto ne sul mercato di tale numerario, negli anni
nei ritrovamenti dAdige solo un AE1 con 383-388 ci sarebbe stato il picco della sua dif-
la raffigurazione di un toro sormontato da fusione nella circolazione. Successivamente,
due stelle e contraddistinto dalla leggenda un provvedimento di Teodosio I port al
SECVRITAS REIPVB, iconografia forse connes- ritiro dal mercato dei nominali maggiori la-
sa al culto del dio Mitra, mentre vi sono altri sciando in circolazione solo i piccoli AE4126.
nove AE3 e AE4124. Le emissioni di Magno Massimo e Flavio
Larco cronologico che va dal 348 al 361 Vittore sono documentate sia nel nominale
dominato dalla presenza delle diffusissi- maggiore con il tipo della reparatio reipub, sia
me emissioni della serie fel temp reparatio nel nominale minore con la serie di spes ro-
in tutte le sue varianti. Prevalente allinterno manorum. Nellultimo ventennio del secolo il
di questo gruppo il tipo del cavaliere che numerario, al livello pi basso degli scambi,
incombe su un soldato caduto a terra (fal- costituito soprattutto da AE4. Questi nomi-
ling horseman); in particolare sono attestati nali tra i Rinvenimenti dAdige presentano di-
gli esemplari della riduzione ponderale che versi problemi per una puntuale classificazio-
ferma il peso medio attorno a g 2,50 e so- ne a causa del cattivo stato di conservazione,
prattutto quelli appartenenti alla riduzione dovuto alla corrosione della lega di scadente
successiva, battuti tra il 355 e il 361. In una qualit. Si sono riconosciuti alcuni esemplari
minima percentuale sono state riconosciute della serie salus reipublicae.2, ma la maggior
delle imitazioni prodotte per sopperire a una parte ha perduto ogni impronta di conio. Il
richiesta di numerario superiore alla capacit peso si aggira attorno al grammo, sembre-
di approvvigionamento. Nel periodo di go- rebbero quindi appartenere alle emissioni
verno congiunto dei Valentiniani, tra il 364 e della fine del IV secolo mentre non vi sono i
il 378, la circolazione del bronzo sostenuta cosiddetti minimi, imitazioni o moneta sussi-
prevalentemente dallemissione di AE3 delle diaria, di peso inferiore al grammo, diametro
serie securitas reipublicae e gloria romano- al di sotto dei 10 mm e tondello molto sottile
rum.8, diffusa in modo capillare a Verona e rinvenuti con una certa frequenza a Verona
frequente anche nel recupero dal fiume. Nel nella stratigrafia relativa al momento di deca-
periodo successivo, compreso tra il 378 e il denza, di abbandono e poi di distruzione de-
388, ritornano per le monete di modulo gli edifici della citt romana. La loro assenza
maggiore, gli AE2 con il tipo di reparatio rei- facilmente giustificabile per le dimensioni
pub. con lImperatore che rialza una donna ridotte che possono averli resi invisibili. Una
con corona murale inginocchiata, tenendo moneta molto piccola stata per vista e
la Vittoria sul globo. La serie ben rappre- raccolta in piazza Duomo; si tratta di un pez-
sentata a Verona da 46 casi solo dal Teatro e zo interessante perch una frazione di sili-
pi di 50 dagli altri siti, comprendendo sia i qua dargento coniata dagli Ostrogoti127. La
Ritrovamenti dAdige, sia gli scavi archeologi- moneta molto consunta ma ugualmente
ci125. Il dato in linea con quanto emerso possibile distinguere un monogramma cos
dai ritrovamenti in Lombardia e nel Veneto da attribuirla allemissione coniata a nome

112
di Giustiniano con sigla di Teodorico al rove- di Roma, la quale, mantiene comunque il
scio. Poich il re ostrogoto mor prima che primato, affiancata da Aquileia la cui produ-
Giustiniano salisse al trono, le monete devo- zione aumenta dopo il 334/335. Dalla met
no essere state battute nel corso del regno del secolo diventa pi consistente lapporto
di uno dei suoi successori: Teodato (534-535) delle zecche del comprensorio balcanico in
oppure Vitige (536-538)128. Un esemplare ana- conseguenza degli spostamenti di truppe in
logo, ma di cronologia anteriore, stato tro- questi decenni; allinterno del gruppo il ruolo
vato a Montorio in localit Mattarana in data predominante spetta a Siscia. Roma mantie-
e circostanze non ricostruibili129. I ritrovamenti ne il livello di rifornimento del periodo pre-
in citt di moneta gota ammontano comples- cedente.
sivamente a 18 pezzi130. Nella tabella 1 possi- Nella seconda met del secolo le monete
bile vedere larticolazione nei diversi nominali. che arrivavano a Verona e nella Venetia erano
Per quello che riguarda le zecche, la possibi- prodotte principalmente in tre zecche: Roma,
lit di leggere il marchio allesergo a partire Aquileia e Siscia. Questo indica che, pur man-
dalle emissioni di III secolo consente di rico- tenendosi contatti frequenti con il centro
struire lo stato della circolazione monetaria Italia, vi era anche una propensione verso i
durante il periodo in cui lapertura delle nuo- territori orientali di confine. La componente
ve zecche imperiali comporta una diffusione emessa dalle zecche nord-occidentali, Are-

n. esemplari nominale autorit emittente cronologia rif. catalogo


1 quarto di siliqua Teodorico a nome di Giustino I 518-526 COI 55
1 quarto di siliqua Vitige a nome di Giustiniano 536-538 COI 64
1 20 nummi Atalarico 526-534 COI 83 a
1 20 nummi Atalarico 526-534 COI 84 a
6 10 nummi Teodorico 493-518 COI 77
8 10 nummi Teodorico 493-518 COI 78 a-b
Tabella 1: Riepilogo dei ritrovamenti di moneta ostrogota a Verona.

del numerario secondo circuiti diversificati. late e Lugdunum, legata soprattutto a mo-
Nel periodo che va dalla met del III secolo menti particolari della vita politica e militare,
allaffermazione di Costantino, pur potendosi come quello dellusurpatore Magnenzio. Le
distinguere solo su una minoranza di pezzi testimonianze orientali sono equamente di-
lesergo, prevale la zecca romana, seguita da stribuite con pochi pezzi (da 2 a 6) per ogni
Siscia e da Ticinum, attiva dal 274 d.C. in so- zecca; un po pi consistente il contributo
stituzione di Mediolanum. Nella prima met della zecca traco-macedone di Thessalonica.
del IV secolo, fino alla riforma monetale di Negli ultimi decenni del IV e agli inizi del V
Costanzo II, lincidenza della zecca ticinese secolo, la circolazione monetale del bronzo
sembra condizionare quella di tutte le al- alimentata soprattutto da Aquileia per cui
tre zecche attestate in citt, anche quella essa assume un carattere tipicamente locale.

113
Grafico 2: listogramma sintetizza le attestazioni delle zecche imperiali nel IV secolo. La cattiva conservazione delle
monete in molti casi pregiudica il riconoscimento della loro provenienza.

Grafico 3: listogramma permette di visualizzare come le monete si concentrino nel I, III e IV secolo. Si sono con-
siderati i soli rinvenimenti isolati.

Grafico 4 : listogramma permette di visualizzare quali siano i nominali pi frequenti tra le monete dei Rinveni-
menti dAdige. Sono stati esclusi i denari del ripostiglio.114
In conclusione, per quanto sia indispensabile dentali). Tale constatazione, coincidente con
approfondire entro scansioni cronologiche quanto osservato per i rinvenimenti monetali
pi ravvicinate il contributo delle diverse zec- dal Teatro romano e dal Capitolium, potrebbe
che, sembra possibile ipotizzare che Verona suggerire che la citt avesse avuto contatti
nel IV secolo rientrasse in circuiti moneta- pi diretti con la capitale a causa del ruolo di
ri meno condizionati dalla circolazione del spicco politico ed economico ancora rivesti-
comprensorio nord-orientale della penisola e to tra il III e il IV sec. d.C. nellambito dellItalia
maggiormente ricettivi nei confronti dellen- settentrionale nel quadro generale di crisi e
troterra italico rispetto agli altri centri veneti decadenza urbana.
(114 attestazioni per le zecche peninsulari; 58 Antonella Arzone
per le zecche orientali; 51 per le zecche occi- Federico Biondani

Riassunto
A seguito dei lavori che si tennero a Verona negli anni 1887-1894 per la rettifica del corso dellAdige e la costruzione
dei muraglioni fu recuperato numeroso materiale archeologico, fra cui circa 2000 monete antiche. Queste monete
sono state studiate dagli scriventi e sono in corso di pubblicazione nellambito della collana Ritrovamenti monetali
del Veneto. I ritrovamenti si distribuiscono soprattutto nel tratto fluviale fra ponte Pietra e ponte Navi, in particolare
nellarea dellantico ponte Postumio, nei cui pressi stato recuperato un ripostiglio. Riguardo alla posizione origina-
ria dei reperti monetali si ritiene che la fluitazione sia stata limitata; si ritiene inoltre che le monete siano finite nel
fiume a seguito di eventi alluvionali o per ragioni accidentali. Larco cronologico dei reperti numismatici compreso
tra il III secolo a.C. e il IV secolo d.C. con una particolare concentrazione in et tardo antica. Si tratta prevalentemen-
te di numerario di bronzo di piccolo taglio, cio degli spiccioli smarriti durante la vita quotidiana.

Note
1
Del testo del presente articolo si deve a Federico Biondani la parte I e ad Antonella Arzone la parte II.
Si ringrazia Giacomo Faggionato per la rielaborazione grafica delle mappe di Verona; le foto sono di Stefano Sacco-
mani. Per migliorare la leggibilit la dimensione della foto, a volte, superiore a quella reale della moneta.
Le immagini delle figg. 1-2 sono state autorizzate dallArchivio di Stato di Verona, concessione 22/13 del 22/7/2013.
2
Sui lavori compiuti a Roma cfr. MOCCHEGGIANI CARPANO 1984, p. 67 ss.
3
Sulla piena del 1882 e sui lavori che seguirono cfr. fra gli altri GAZZOLA 1963, pp. 87-96; MAGAGNATO 1977
(con approfondimento sui cambiamenti di carattere urbanistico); MILANI 1995, pp. 7-22; ZALIN 2003, pp. 393-399. I
lavori furono seguiti attentamente dalla stampa cittadina (cfr. In difesa dAdige 2007, alla sezione bibliografia, pp. n.n.).
Relazioni tecniche compaiono nei Resoconti delle sedute del Consiglio comunale di Verona degli anni 1889-1892
(cfr. ancora In difesa dAdige 2007). Su questi lavori esiste inoltre una ricca documentazione fotografica; in particolare
va segnalato lalbum Lavori di difesa dAdige in Verona realizzato da Giuseppe Bertucci per conto della ditta Laschi,
appaltatrice dei lavori (In difesa dAdige 2007).
4
Feste inaugurali 1895, passim.
5
A proposito dei lavori del 1890 per la costruzione del collettore in destra Adige, Milani, lodando laccuratezza del
lavoro delling. Donatelli, sottolinea come ogni rudere, ogni avanzo di antichit, ogni pi minuto frammento uscito da
quegli scavi stato raccolto, registrato e riportato sulla pianta planimetrica (MILANI 1891a, p. 4).
6
A proposito del Ponte Postumio, Brizio ricorda che lufficio tecnico diretto da Donatelli con grande cura ha mi-
surato e rilevato tutti i blocchi scoperti, riproducendoli poscia in tanti solidi, di piccole dimensioni, con i quali sar
possibile ricostruire in seguito un modello esatto di quel ponte (BRIZIO 1891a, pp. 101-102).
7
Ricci, nellintrodurre la sua relazione del 1893, rende pubblica e meritata lode al ch. cav. Ing. Tullio Donatelli, di-

115
rettore dellUfficio Tecnico municipale di Verona, il quale, con singolare perizia ed amore nelle ricerche archeologiche,
tiene nota in apposito elenco di ogni ritrovamento negli scavi urbani, specialmente dellAdige, e cos ne rende pos-
sibile lo studio ulteriore (RICCI 1893, pp. 3-4). Apprezzamenti per Donatelli furono espressi anche dallo storico Carlo
Cipolla (FRANZONI 1994, pp. 309-310).
8
Donatelli cur anche la redazione di planimetrie e relazioni di accompagnamento. Queste sarebbero di grande
aiuto per lesatta ubicazione dei luoghi di ritrovamento; purtroppo, nonostante le ricerche compiute in vari archivi
(Musei Civici di Verona, Comune di Verona, Archivio di Stato di Verona, Ufficio del Genio Civile di Verona), non sono
state reperite. Un frammento di questa documentazione costituito dai rilievi relativi al ponte Postumio inviati dal Co-
mune di Verona a Carlo Cipolla nel 1896 (ora allArchivio di Stato di Verona), nei quali sono documentati i ritrovamenti
del 1891 durante i lavori dAdige e quelli del 1896 dovuti ad una eccezionale magra del fiume (cfr. BRUGNOLI 2001).
Cipolla utilizz questa documentazione per il suo lavoro sul ponte Postumio, legato alla datazione dellIconografia
Rateriana (CIPOLLA 1901).
9
Cfr. BRUGNOLI 2001, pp. 42-43.
10
MILANI 1891a, p. 16.
11
DONATELLI, ORSI 1891, p. 4.
12
GHIRARDINI 1891.
13
MILANI 1891a.
14
Le monete sono elencate secondo lordine di AMC, Lavori fino al numero 146. Un riscontro della consegna a
Milani di queste monete si trova in AMC, Lavori al n. 145, dove, fra le osservazioni, scritto: Le monete tutte registrate
fino al n. 145 vennero consegnate al Sig. Prof. L.A. Milani.
15
MILANI 1891b.
16
FIORELLI 1891.
17
BRIZIO 1891a; BRIZIO 1891b
18
RICCI 1893.
19
In particolare, nellelenco di Ricci, ci sono due monete le quali, a meno di non ammettere una qualche confu-
sione nella numerazione dei siti, risultano moderne. Si tratta di 1 p. br. di Aureliano trovato il 25 febbraio 1892 (per
probabilmente marzo) a San Tomaso di fronte alla casa ex Brentel-Bargonti (equivalente al sito n. 650 di AMC, Lavori)
a cui corrisponde attualmente una moneta veneziana e di un p. br. del II secolo (irriconoscibile) trovato il 22 febbraio
1892 nello scavo dellalveo del fiume in via Beccheria (equivalente al sito n. 633 di AMC, Lavori) a cui corrisponde at-
tualmente una moneta che dopo una sommaria pulizia dalle incrostazioni risultata di Napoleone.
20
CIPOLLA 1901, pp. 11-13. Le monete da lui prese in esame sono quelle che occupano i sacchetti 204, 205, 212,
216, 220, 223, 224, 225, 226, 231, 236, 238, 239, 243, 245.
21
FRANZONI 1965, passim e FRANZONI 1975, passim.
22
BOLLA 1999, pp. 220-237; BOLLA 2000, pp. 42-55.
23
Un catalogo completo del materiale numismatico stato realizzato dagli scriventi ed di prossima pubblicazio-
ne nel volume dedicato a Verona citt, nellambito della collana Ritrovamenti monetali di et romana nel Veneto, curata
dal Prof. Giovanni Gorini.
24
Stupisce infatti, scorrendo lelenco degli oggetti recuperati (AMC, Lavori), che il materiale ceramico sia costituito
quasi unicamente da anfore da trasporto; molto poco anche il materiale vitreo. Assai numerosi invece, oltre alle
monete, sono i bronzi e i materiali lapidei, fra cui molte epigrafi.
25
STENICO 1953, p. 66. Altre monete nella medesima area furono trovate negli anni successivi: cfr. VISMARA 1992,
pp. XVII-XVIII (ivi bibl.).
26
FRIER, PARKER 1970, pp. 89-91. Le monete trovate nel Garigliano durante le varie campagne assommano a circa
5000 (VISMARA 1998, p. 9); inoltre dalla foce di questo fiume provengono altre 2665 monete antiche trovate a seguito
di scavi clandestini, che sono state oggetto di sequestro: GIOVE 1996, p. 113.
27
www.uniroma2.it/eventi/monete/n-tev-3.
28
In proposito si segnala che anche le monete trovate nel 1949 a Pavia nel fiume Ticino, sia quelle dargento sia
quelle di bronzo, erano in genere assai sciupate e, molte, profondamente corrose: STENICO 1953, p. 43.
29
Un centinaio stato affidato a Giordano Passarella; un altro centinaio stato restaurato nel 2009 presso il Labo-
ratorio di restauro dellUniversit di Padova a cura del dott. Michele Asolati.

116
30
Cfr. CAVALIERI MANASSE 1987, pp. 48, 50. Lungo questo tratto, la presenza di un ponte romano in corrisponden-
za del ponte di Castelvecchio stata ipotizzata, fra gli altri, dal Galliazzo (cfr. GALLIAZZO 1973, p. 37); mancano per
solidi indizi a riguardo (cfr. FRANZONI 1975, p. 63, n. 38).
31
Che fra ponte della Vittoria e ponte Pietra lAdige non abbia avuto modificazioni di corso rispetto allet romana
attestato dalla scoperta di una strada e di resti di muraglioni dargine romani paralleli allalveo attuale: cfr. FRANZONI
1975, p. 121, n. 151; CAVALIERI MANASSE 1987, pp. 6-7 (ivi bibl.). Questi elementi smentiscono lipotesi, rimasta peral-
tro isolata, di Richmond e Holford, secondo i quali lansa del fiume a nord-ovest della citt sarebbe stata pi ampia
dellattuale (RICHMOND, HOLFORD 1935, p. 71, fig. 1).
32
Lesistenza di un ponte romano ipotizzata da vari studiosi fra cui il Galliazzo (GALLIAZZO 1973, p. 37; GALLIAZZO
1994, II, p. 223, n. 454), ma ritenuta molto dubbia sia dal Franzoni (FRANZONI 1975, p. 62, n. 37) sia dalla Cavalieri
Manasse (CAVALIERI MANASSE 1987, p. 6).
33
GALLIAZZO 1973, pp. 45-46. Sulla questione cfr. inoltre FRANZONI 1986, pp. 349-351 e CAVALIERI MANASSE 1987,
p. 50 e p. 57, nota 320. A sostegno di questa ipotesi potrebbe essere il fatto che i ritrovamenti relativi al ponte Postu-
mio compiuti nel 1896 a circa 20-30 m dalla riva destra sarebbero da riferire non tanto ad una pila, bens alla spalla
destra (cfr. relazione del 1896 riportata in BRUGNOLI 2001, p. 51); mancano per dati di scavo precisi.
34
CAVALIERI MANASSE 1987, p. 7 (ivi bibl.).
35
FRANZONI 1975, pp. 50-51, n. 13; FRANZONI 1986, pp. 350-351.
36
Questo ponte, dopo una probabile prima realizzazione lignea, fu poi costruito in pietra verso la met del I sec.
a.C.: cfr. fra gli altri FRANZONI 1975, pp. 56-58, n. 27; GALLIAZZO 1969-1970; GALLIAZZO 1994, II, pp. 223-226 (ivi altra
bibl.).
37
La denominazione Postumio moderna e si deve al fatto che su questo ponte, i cui resti furono rinvenuti pro-
prio in occasione dei lavori dAdige, doveva passare lantica via Postumia. Su questo ponte cfr. fra gli altri FRANZONI
1975, pp. 56-57, n. 26; CAVALIERI MANASSE 1987, p. 12; GALLIAZZO 1994, II, p. 226, n. 457; sulla documentazione me-
dievale cfr. CAPPIOTTI, VARANINI 2012, p. 114 ss.
38
In questo punto, sottolinea Gazzola, il fiume non scava n interra (GAZZOLA 1963, p. 33).
39
Motivi analoghi (destinazione duso e topografia del luogo ma anche tratto pi tranquillo dopo lansa) sono stati
addotti per spiegare lalta concentrazione di monete individuata a Roma nel Tevere in corrispondenza delledificio
del San Michele, di fronte allimpianto portuale del Testaccio, in confronto ad altri tratti urbani del fiume: SERAFIN, DE
PACE, NICOLAI 2005, p. 599.
40
CAVALIERI MANASSE 1998, p. 119, nota 57; BOLLA 1999, p. 195.
41
Mentre gli oggetti metallici e le monete vennero conservati, gli oggetti di altro materiale (vetro, ceramica, legno,
osso e forse marmo) vennero ributtati nel fiume: STENICO 1953, pp. 42-43.
42
STENICO 1953, pp. 69-73.
43
Per un sintetico quadro dei ritrovamenti: FRANZONI 1965, pp. 135-139, n. 145; FRANZONI 1975, pp. 116-117, n.
143.
44
FRANZONI 1975, p. 117.
45
GALLIAZZO 1973, pp. 45-46.
46
CAVALIERI MANASSE 1987, p. 50 e p. 57, nota 320; CAVALIERI MANASSE 1998a, p. 119, nota 57. Sulle varie ipotesi
avanzate in passato intorno alla funzione della gradinata cfr. BESCHI 1960, pp. 455-456.
47
BRIZIO 1891a, pp. 107-108.
48
BRIZIO 1891a, pp. 107-108. Il rinvenimento del presunto contenitore delle monete segnalato in AMC, Lavori n.
250: il 26 febbraio 1891 tra i ruderi del ponte Postumio (riva sinistra) furono trovati tre frammenti di bronzo, che si
suppone appartenessero alla cassetta contenente le monete (data di consegna al Museo 30 giugno 1891).
49
Sui ritrovamenti compiuti presso il ponte Postumio cfr. in generale FRANZONI 1965, pp. 38-39, n. 26; FRANZONI
1975, pp. 56-57, n. 26 (ivi altra bibl.); riguardo al ripostiglio cfr. ARZONE 2001.
50
Cfr. FRANZONI 1975, pp. 54-55, n. 23; CAVALIERI MANASSE 1987, pp. 52-53, nota 38 (ivi bibl.); GALLIAZZO 1994,
II, p. 223, n. 455.
51
CAVALIERI MANASSE 1998b, pp. 186-192. Priva di concreti riscontri lipotesi del Canobbio circa la presenza di un
ponte romano in corrispondenza dellattuale ponte Aleardi (cfr. FRANZONI 1975, p. 54, n. 22).
52
FRANZONI 1975, pp. 30-31, n. 1.

117
53
CAVALIERI MANASSE 1998b, p. 185: ivi bibl.
54
GIULIARI 1818; GIULIARI 1821; PEREZ 1881.
55
Sulle problematiche relative al luogo di deposizione originario dei materiali archeologici trovati nei fiumi (com-
presi quelli monetali) in relazione ad un ritrovamento entro il fiume Brenta presso Padova cfr. LEONARDI 1992.
56
Le offerte lungo il corso dei fiumi sembrano rispondere a ragioni differenti rispetto a quelle in sorgenti o piccoli
specchi dacqua. Su queste ultime e sui loro possibili significati (simbolo di un patto fra uomini e dei finalizzato soprat-
tutto al recupero della salute; tributo per onorare gli dei; ringraziamento o pagamento per attivit oracolari; significato
magico) cfr. FACCHINETTI 2003 e FACCHINETTI 2004.
57
Cfr. VISMARA 1992, pp. XIII-XIV.
58
FRIER, PARKER 1970, pp. 90-91. Dopo la realizzazione della citt, il traffico di transito si sarebbe spostato allester-
no, mentre il ponte sul Garigliano di collegamento fra il decumano massimo e i quartieri sorti sulla sponda sinistra del
fiume sarebbe rimasto ligneo con un utilizzo solo locale e con un carattere che pu anche essere sacrale (BELLINI
1998, p. 13). Va tenuto presente comunque che a Minturnae lungo il fiume si svolgevano intense attivit portuali e
commerciali che potrebbero anchesse rendere ragione di questa ampia presenza monetale (cfr. VISMARA 1998, pp.
11-12). Per altri esempi di ritrovamenti monetali da fiume di et romana che potrebbero essere legati ad offerte dei
viaggiatori cfr. FRIER, PARKER 1970, pp. 90-91; VISMARA 1998, pp. 10-11.
59
Cfr. STENICO 1953, p. 70.
60
In proposito va ricordato che le monete di IV secolo circolarono a lungo fino al pieno VI secolo: cfr. SERAFIN, DE
PACE, NICOLAI 2005, p. 601: ivi bibl.
61
Ci si riferisce ai diversi ritrovamenti nel territorio di aes rude (S. Pietro in Cariano, Archi di Castelrotto: RMRVe III/3
31/3/1; S. Giorgio in Valpolicella, Casaletti: RMRVe III/3 32/5/1; Oppeano: RMRVe III/2 21/1(1)/1-4 e 21/5(1)/1-?) e di aes
signatum (S. Giorgio in Valpolicella: RMRVe III/3 32/5/2 e 32/6/1). Un ripostiglio di pani di metallo e di utensili bronzei
venuto alla luce a Campo Paraiso (Breonio) in Lessinia: SALZANI 1979, pp. 588-590.
62
GORINI 1987, pp. 234-235.
63
ARSLAN 2007, pp. 310-313.
64
Il territorio veronese ha restituito quattro ripostigli di et repubblicana la cui data presunta di chiusura scalata
a distanza di dieci anni nella seconda met del I secolo a.C.: Albaredo (1240 denari e quinari); Cologna Veneta (108
denari e quinari); Sustinenza-Casaleone (2151 denari e quinari); Montorio (38 denari).
65
Diversamente GORINI 2008, p. 477 (il confronto limitato alle sole necropoli celtico-romane).
66
La moneta sembra vicina anche al gruppo 8A di Pautasso che inserisce in questo sottotipo le monete con testa
al dritto di stile classico, simile al prototipo massaliota; leone al rovescio poco deformato e di buone proporzioni. La
differenza sembra essere nella mancanza di deformazione del leone al rovescio. Secondo Saccocci le monete di que-
sto sottotipo, che definisce di bello stile, sarebbero le prime emissioni monetali in area veneta, prototipo per tutta la
successiva monetazione di tipo locale. Sarebbero opera di incisori non locali, ma provenienti da aree dove la moneta
era ben conosciuta e si daterebbero allultimo quarto del III a.C., in coincidenza dello scontro di Roma con i Galli. SAC-
COCCI 1994, pp. 107-115, in particolare alle pp. 109-110.
67
PAUTASSO 1966, pp. 1-162, in particolare pp. 19-20 e p. 104; ARSLAN 1991-1992, XC-XCI, pp. 9-33, in particolare
p. 17.
68
RRC 253/1 (MVR 67912); RRC 412/1 (MVR 67102); RRC 422/1b (MVR 67917).
69
RMRVe, III/4. Il ripostiglio si chiude nellanno 50 a.C.; il suo seppellimento e mancato recupero sono in genere
collegati alle vicende delle guerre civili. I quinari datati tra lanno 99 e lanno 81 sono 1361 su un totale di 2151 monete;
soltanto 15 quinari appartengono ad unemissione del 62 a.C.
70
RMRVe, III/2, 10/8 (1)/27-28 (RRC 341/3, 343/2a, 90 e 89 a.C.).
71
Monete inedite: RRC 341/3 (90 a.C.); RRC 343/2 (89 a.C.).
72
RMRVe, III/2 21/4/1 (RRC 348/4, 87 a.C.).
73
RMRVe, III/2 13/17(4)/4 (RRC 343/2b, 89 a.C.).
74
Di et successiva: RMRVe, III/3 29/1(2) (RRC 480/25, 44 a.C.).
75
RRC 343/2 a-b.
76
RRC 348/4.
77
RRC 373/1b.

118
78
RRC 529/4b.
79
CRAWFORD 1985, p. 183.
80
MARTINI 2001, p. 49.
81
ARSLAN 2007, p. 318.
82
RRC, p. 596.
83
Oltre a un semisse trovato a Colognola ai Colli, peso g 5,50, rinvenuto in uno strato databile alla prima met del I
sec. a.C. (RMRVe III/3 11/1/4; SALZANI 1983, p. 82); un altro rinvenuto a Castel Sottosengia (Fumane) (RMRVe III/3 14/4/3
SALZANI 1981, p. 101: peso g 4,395) si ricordano quelli di Montorio raccolti in superficie: BIONDANI 2000, pp. 61-77, e
quelli da Verona.
84
Oltre che a Isola Rizza (BIONDANI 1998, pp 127-142 sono documentati a Valeggio sul Mincio (BIONDANI et alii
1995, p. 78) e a S. Maria di Zevio (BIONDANI 1996, p. 208).
85
BIONDANI 1998, pp. 127-142.
86
Una sintesi delle questioni relative alle monete dimezzate augustee in MARTINI 2001, pp. 419-424.
87
La data di introduzione della riforma il 19 a.C. per il Sutherland (RIC I), invece Rodolfo Martini propone il 23-22
a.C., in concomitanza con la nomina di Augusto a tribuno della plebe, e uninversione della scansione cronologica dei
primi quattro collegi di monetieri. MARTINI 2001, pp. 111-114.
88
Ci si riferisce ad esempio al caso di via Redentore 9 dove vi una stretta concordanza tra la cronologia dei reperti
ceramici e le monete che documenta la circolazione del numerario dei tresviri a Verona negli ultimi due decenni del
I secolo a.C.
89
Brentino-Belluno: RMRVe III/3 5/2 (2b) 1; S. Giorgio in Valpolicella: RMRVe III/3 32/4(3)/5 (esemplare dimezzato).
90
Villabartolomea loc. Stanghelletti RMRVe III/2 35/6(2)/1; Santa Maria di Zevio (Rivalunga) RMRVe III/2 36/5(a)/2-3;
Povegliano, localit Dossetto RMRVe III/2 22/4/6 (esemplare dimezzato).
91
RIC I, 79; MVR 68415. BOLLA 2009, p. 11.
92
GORINI 2002, p. 184.
93
MVR 68304. G 12,31; mm 24. D/ [-]G[-] Testa a d.; R/ [-] Figura stante. Lesemplare ritenuto provinciale per il
modulo e il peso e inoltre per le caratteristiche del ritratto del dritto (forse attribuibile ad Adriano). Un altro bronzo
provinciale proviene dagli scavi del cortile del Seminario. Si tratta di una moneta di Marco Aurelio della zecca di Nysa
ad Meandrum in Lydia (cfr. SNG Cop., Lydia, 317 oppure RPC IV, scheda temporanea on line n.1473).
94
MVR 67850: SNG Cop., Caria, 437.
95
Prevale in questa fase il numerario proveniente dalle province orientali (comprensorio balcanico e Moesia) e Asia
Minore (Pergamo, Laodicea, Antiochia), con diverse testimonianze provenienti dalla Bitinia e da Alessandria dEgitto.
Per il Veneto: GORINI 2002, pp. 185-186; per le attestazioni in area lombarda: ARSLAN 2007 p. 329; per il Trentino:
GORINI 2000, p. 252.
96
MVR 67851: BMC 729. Lesemplare pubblicato in BMC, compreso fra various irregular issues e presenta al dritto
la leggenda: COMMO-DVS AVGV.
97
MVR 67002: RIC 577.
98
MVR 68736: RIC 161.
99
GORINI 2002, pp. 184-185.
100
SARTORI 1960, pp. 247-248.
101
MORATI 1870, pp. 58-61.
102
Il tesoro era composto da due bracciali in oro, una collana in oro e smeraldi, tre anelli con gemme incise oltre a
parecchie monete che iniziavano con Elagabalo e terminavano con Traiano Decio. BOLLA 2002, p. 102.
103
Nel corso di ricerche di superficie effettuate da un gruppo archeologico locale sul sito di una probabile villa
rustica sono stati recuperati 27 denari, da Vespasiano a Settimio Severo. Lomogeneit dei nominali e la coerenza
della cronologia, oltre al ritrovamento in unarea ristretta li hanno fatti ritenere un gruzzolo disperso. RMRVe III/2, 22/7.
104
Solo nel ripostiglio di Paulmana le ultime monete appartenevano a Traiano Decio e solo questo tesoro ha chia-
ramente le caratteristiche del nascondimento in condizioni di emergenza, ma gli altri tre ripostigli ci sono pervenuti
in condizioni di incompletezza e la classificazione di quello di Villabona, prima della sua dispersione, molto appros-
simativa, per cui non si pu escludere che i gruzzoli contenessero anche monete di Traiano Decio.
105
La questione del valore facciale attribuito al radiato al momento della sua introduzione rimane controversa. La

119
posizione classica quella espressa da H. Mattingly (BMCRE, V, Introduction, p. xviii) per cui il radiato equivarrebbe a
due denari. Secondo Lo Cascio lantoniniano avrebbe avuto il valore di un denario e un quarto, LO CASCIO 1984, pp.
133-201.
106
Un temporaneo miglioramento avvenne durante il regno di Domiziano e in quello di Nerva.
107
MVR 66417.
108
MVR 66604, 66605.
109
MVR 66576.
110
MVR 66521; 66740.
111
MVR 66387.
112
MVR 66573. METCALF 1996, n. 117.
113
Nei primi anni del suo regno, Settimio Severo avrebbe utilizzato alcune zecche situate nelle zone teatro di guer-
ra tra le quali anche la citt di Emesa della quale era originaria Giulia Domna. Lipotesi di attribuire una serie di monete
a Emesa basata sullo stile e sullarticolazione della leggenda. BMCRE, Introduction, pp. cxviii-cxix; RIC IV, pp. 81-82.
114
BMCRE, pp. 96-97, nn. 383 oppure 384 o 386.
115
Prima del restauro si riteneva che le ultime monete fossero di Caracalla e si era perci fissata al 217 la data di
chiusura del ripostiglio. Dopo il recente restauro di una parte del tesoretto stato possibile leggere alcuni esemplari
prima indeterminati e tra questi quello di Gordiano.
116
GORINI 1987, p. 263; Venera I, p. 5.
117
GORINI 1987, p. 263.
117
GRICOURT 2000, p. 15.
119
ARSLAN 2004, p. 68; ARSLAN 2007, pp. 331-332.
120
ARZONE 2008, p. 537.
121
SARTORI 1960, pp. 252-254.
122
Sulle presenze monetali nel Veneto dopo la riforma di Costanzo II: GORINI 2002, p. 189.
123
CALLEGHER 1998, pp. 36-38; ARSLAN 2007, p. 335 e nota 265 con unampia registrazione dei rinvenimenti. I dati
veronesi correggono limpressione di Arslan di una particolare concentrazione delle monete di Magnenzio e Decen-
zio nelle province di Bergamo, Brescia e Trento; il fenomeno coinvolge lintero territorio padano.
124
Limpressione di una rarit nelle attestazioni nellarea occidentale sembra debba essere corretto a fronte dei dati
veronesi: sono noti dai ritrovamenti veronesi complessivamente 4 esemplari di AE1 e 27 tra AE3 e AE4. Rare effettiva-
mente, invece, le monete di Gioviano di cui c un solo rinvenimento. CALLEGHER 1998, p. 144.
125
Corte Farina (1), Corso Cavour 21 (2), ritrovamenti dAdige-Regaste Orto (20), ritrovamenti dAdige-Muraglioni
(3), via Liceo (1), Montorio, loc. Gavagnin (3), San Felice Extra (1), Palazzi Giudiziari (10), Palazzo Forti (1), Corte Sgarzarie
(2), Monte dei Pegni (2), Corte Sgarzarie 2003 (1); corso Santa Anastasia (7). Il calcolo non completo ed approssi-
mato per difetto.
126
ARSLAN 2005, p. 207.
127
NellElenco generale segnalato che il 15 agosto 1891 fu trovata una piccola moneta dargento (AMC Elenco n.
88 ) ; Luigi Milani la ritenne un sesterzio repubblicano, identificazione da escludere perch nonostante la consunzione
distinguibile un monogramma. MILANI 1891a, p. 6 e p. 28; cfr. anche MILANI 1891b, p. 287.
128
MVR 66200. GRIERSON, BLACKBURN 1986, p. 37. Per la definizione tipologica: MEC 138 oppure COI 64.
129
Quarto di siliqua coniato da Teodorico a nome di Giustino I, COI 55. La moneta dispersa ed nota solo da una
fotografia.
130
Monete gote: 4 esemplari dallarea dei Palazzi Giudiziari dove documentata la continuit delluso abitativo
dellinsula nel corso di tutto laltomedioevo; 4 dallarea del Capitolium; 2 dal Teatro romano; 1 da piazza Vescovado da
un impianto termale ripristinato in et gota; 1 da via Duomo in una tomba longobarda; 1 da piazza Corrubbio; 2 da
corso SantAnastasia; 1 in piazza Duomo; 1 a Montorio, loc. Mattarana.

120
FONTI ARCHIVISTICHE
AMC, Lavori = Archivio del Museo di Castelvecchio, Lavori dAdige 1890-93 Verona. Di questo registro presso
la Biblioteca di Castelvecchio esiste anche una copia dattiloscritta con il titolo Elenco generale degli oggetti darte
rinvenuti nella esecuzione dei lavori dAdige.

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123
Palazzo Chiericati a Vicenza. Sviluppo urbano dalla romanit a Palladio

Premessa (lattuale corso Palladio), interessata dalla


presenza dellasta principale e di un ramo
Nellambito dei lavori di restauro della Pi- secondario dellAstico-Bacchiglione5, quindi
nacoteca civica di Palazzo Chiericati, si ef- modellata in funzione della difesa dalle fre-
fettuato nel biennio 2010/11 lo scavo strati- quenti esondazioni.
grafico1 dei locali interrati del palazzo stesso, Sulla sponda ovest dellalveo minore, si
di un unampia porzione del suo cortile e del presenta una morfologia del terreno in lieve
giunto tra lala antica e quella novecentesca2 risalita verso nord/ovest prima del brusco
(fig. 1). cambio di pendenza verso il centro della
Lindagine archeologica di cui si fornisce citt.
una notizia preliminare in attesa del suo Qui si sono documentate tre fasi di boni-
completamento nelladiacente ala 900 a sud fiche, atte a garantire dalle acque, con consi-
del palazzo, si configura come la pi recente
di una serie di interventi3 effettuati nei locali
interrati, nella loggia orientale e nella piazza
antistante.
Tre i risultati significativi: la documenta-
zione dellevoluzione urbanistica del settore
orientale della citt a partire dalla bonifica
romana databile al I secolo a.C.; il ritrovamen-
to di una porzione delle mura urbiche me-
dievali ed infine limpostazione del palazzo
palladiano su precedenti strutture abitative,
le cui vicende sono durate circa due secoli e
di cui una porzione si conservata e musea-
lizzata4 (fig. 2).

Le bonifiche romane

I depositi pi antichi permettono una ri-


costruzione, seppur parziale, di una porzio-
ne periferica di Vicetia tra il I secolo a.C. ed il
II secolo d.C., le cui vicende si comprendo-
no meglio a partire dal paesaggio su cui si
vanno ad inserire le opere antropiche. Larea
ubicata alla base del decumano massimo fig. 2. Schema planimetrico delle fasi edilizie.

<<< fig. 1. Panoramica dellarea di scavo nel cortile


125
del palazzo Chiericati.
stenti riporti che innalzano i livelli duso e si-
stemi di canalette per il deflusso idrico verso
lesterno della citt (fig. 3 e 4).
La pi antica bonifica si installa su prece-
denti livelli antropici, con la posa di una cana-

fig. 3. Le canalette di epoca romana, panoramica delle


tre fasi.
figg. 4a-b-c. Planimetrie delle tre fasi delle canalette
di epoca romana.

126
letta in laterizi (us 3188, la cui base colloca- Una nuova sistemazione dellarea porta alla
ta a 26,08 m s.l.m., punto pi basso raggiunto sua rasatura, ora attraversata da una nuova
nello scavo, fig. 4a) orientata nord-ovest/sud- canaletta in laterizi (us 3170 fig. 4c) orienta-
est e la deposizione orizzontale di anfore (us ta come le precedenti. Queste strutturazioni,
3139, fig 5) costipate con frammenti di late- prossime alla sponda antica segnano il limite
orientale della citt romana, qui attrezzata
con aree a magazzino per lo stoccaggio di
merci e prodotti come sembra indiziato dalle
bonifiche pi volte riapprestate, e dalla qua-
lit dei materiali rinvenuti che testimoniano
lampiezza e limportanza dei traffici com-
merciali in quei secoli6.

Lassetto urbanistico altomedievale

La continuit duso dellarea in epoca al-


tomedievale documentata da una proba-
bile sistemazione spondale in pali lignei ad
ovest (us 3135, sez. 1, fig. 6, 7) e da una serie
fig. 5. La bonifica con anfore.
di lacerti murari con un andamento nord-
rizi, ceramica e materiale proveniente dalla ovest/sud-est collocabili sia sullisola che
demolizione di edifici (grumi di malta, tes- sulla sponda urbana antistante7 il cui piano
sere musive, cruste marmoree). Un livel- duso esterno (compreso tra i 28.53 ed 28.11
lo di blocchetti calcarei sigilla il deposito di m slm) riconoscibile allinterno di un gran-
anfore e ne consolida la superficie. Segue un de deposito di terre nere (us 3122) su cui si
potente riporto che innalza il piano duso di impostano i tagli di due piccoli silos lignei
almeno un metro creando una sponda artifi- interrati (uno assolutamente residuale) usati
ciale rinforzata verso il fiume con uno spesso probabilmente per la conservazione di ali-
butto di grossi frammenti di laterizi (us 3140). menti ed in seguito come scarico. Le analisi
Questo impianto viene in seguito disattivato, sui legni evidenziano che la struttura stata
con lasportazione parziale della canaletta, e realizzata almeno 8/9 mesi dallo scarico del-
ripristinato ad una quota maggiore con co- le prime materie vegetali perdurante tutto
spicui riporti (us 3182, 3183 e 3184A/B) e la lanno successivo8. Il silos meglio conservato
realizzazione di una nuova canaletta in lateri- (us 3164, fig. 7) presenta una forma quadran-
zi isorientata con la precedente (us 3162 fig. golare, (mancante dellangolo sud/est) con
4b). Contestualmente si realizza una struttura piccoli paletti angolari a cui si legano fascine
muraria in conci lapidei di cui si conservava orizzontali collocate sulle pareti est ed ovest
una porzione angolare (us 3157), parzialmen- ed il fondo parzialmente rivestito di tavole. Il
te asportata fino alle fondazioni, di incerta riempimento (us 3163A/B) caratterizzato
funzione, forse accessoria ad un magazzino. da una parte basale formata da vari depositi

127
fig. 6. Sezione sud, paramento nord del contrafforte
centrale poggiante su palificate. e testimoniano linteresse allampliamento
fig. 7. Planimetria del silos. delle superfici urbane. Tecnicamente sono
realizzati in mattoni legati da abbondante
malta con rari conci lapidei, presentano una
larghezza compresa tra 39 e 55 cm. Questa
disposizione si manterr fino a tutto lXI seco-
lo ed ai primi decenni del secolo successivo,
quando il Comune progetta la realizzazio-
ne di un sistema difensivo urbano, proba-
bilmente mancante o oramai antiquato in
questa parte di citt che andava assumendo
sempre maggiore importanza strategica9.

La cinta muraria

La particolare situazione perispondale ha


indotto a progettare una cortina muraria do-
tata di potenti contrafforti per consolidarne
di scarico ricchi di semi ed unultima colma- la struttura e difenderla dalle piene fluviali.
tura priva di materiale organico ma con alcu- Si tratta di una poderosa struttura unitaria
ni frammenti ceramici. che occupa la parte occidentale dellarea (us
I lacerti murari rinvenuti, pur nella loro re- 3102, fig. 8). Planimetricamente si articola
sidualit, permettono di ricostruire lorienta- con un corpo principale rettilineo (29x5.30
mento dellassetto urbanistico nellalto me- m) con andamento nord/sud e tre massicci
dioevo coincidente con quello romano. I resti contrafforti (larghi 2.20 m con un aggetto
risultano orientati ortogonalmente rispetto massimo di 2.50 m), ad intervalli quasi rego-
alla direttrice dellattuale corso Palladio, cor- lari (3.20 3.50 m). La struttura prosegue ol-
rispondente allantico decumano massimo tre le sezioni ai limiti di scavo sia a nord che a

128
fig. 8. Panoramica della cortina muraria con sovrapposte parte delle strutture delledificio nord/ovest.
fig. 9. Paramento nord del contrafforte meridionale
delle mura su palizzata lignea. sud, e risulta demolita a quote inferiori nella
porzione settentrionale (quota min. 29,25 m,
max. 30,40 m s,l.m.).
Tecnicamente la struttura realizzata con-
tro terra e poggia su di una fitta palificata
lignea10 (fig. 9). Di particolare interesse luso
di pali dontano, essenza nota sin da Vitruvio
per la sua adattabilit e tenuta negli ambienti
umidi. Sui pali a testa piatta poggiano mat-
toni posti in pi corsi sovrapposti alternati,
nelle parti pi basse, ad un conglomerato
molto tenace di frammenti di laterizi e con-
ci lapidei di vario tipo legati da abbondan-
te malta bianchiccia. Su un campione di 50
laterizi il modulo prevalente risulta essere
quello 26x12.5x511 seguito da moduli minori
mentre rari risultano quelli maggiori. Questo
dato conferma gli standard gi rilevati in al-
tri studi12. Lo scavo del giunto novecentesco
ed alcune trincee per la posa di sotto servizi,
hanno restituito ulteriori strutture relative al
medesimo sistema difensivo. Si tratta di una
di massicciata (us 3210) composta di laterizi

129
e conci lapidei caoticamente distribuiti, dalla nendo nuovi spazi da edificare. Sulla rasatu-
superficie lisciata, che presenta uneviden- ra delle mura stesse, utilizzate come fonda-
te andamento in discesa da ovest ad est, in zione, viene edificato un nuovo edificio. Un
appoggio esterno alle mura, con funzione pilastrino lapideo est, spalletta di una soglia
di ulteriore rinforzo oltre ai contrafforti. Que- daccesso ad una lunga scala proveniente dal
sta viene obliterata in seguito da interventi cortile interno meridionale, reca varie tacche
riferibili allimpianto di strutture per attivit relative alle esondazioni del Bacchiglione.
produttive/commerciali e dalla probabile La pi antica di queste riporta la data 1417
presenza di una piccolo ponte ligneo che (fig. 10), indicando almeno linizio del XV se-
collegava allisola. colo come datazione utile per la costruzione
La breve durata di unimportante e mo- delledificio, a mura quindi completamente
numentale opera come una cinta muraria defunzionalizzate. Si tratta di un edificio im-
urbica, risulta coerente, oltre che suffragata portante16 con una lunga esistenza, fino alla
da dati di scavo e dalle analisi radiometriche, costruzione dellultima ala del palazzo nel
con lipotesi che riconosce nel tratto rinve- 1866. Larticolata sequenza stratigrafica do-
nuto nel cortile del Chiericati13, un settore di cumenta come gli sviluppi planimetrici degli
quelle opere fortificate che il Comune pro- spazi interni non abbiano mai compromesso
gett nel 123414 acquistando edifici privati e limpianto complessivo, almeno nella parte
che non videro mai il compimento in quan- indagata (a sud/est), corrispondente, in base
to demolite nel 1242 da Ezzellino. Il riassetto alle piante catastali di XIX secolo, a circa un
post ezzelliniano comport un intervento terzo della superficie complessiva. La strut-
di risistemazione di tutto il settore orientale tura costruita con potenti muri perimetrali
della citt, con il radicale cambiamento duso
dellarea del Collo dove la vendita alla comu-
nit cittadina delle ricche propriet private
per la costruzione del tempio di S. Corona
porta, a partire dalla seconda met del XIII
sec., ad interventi di demolizione e rasatura
delle fondazioni delle case-torri e dei quar-
tieri esistenti. Solo successivamente come
evidenziato da molti storici15 sotto la domi-
nazione padovana tra il 1266 ed 1311, il pe-
rimetro murato della citt si ampli andando
ad includere i quartieri dellIsola e Berga.
Con il conseguente spostamento del-
le mura, ora posizionate pi ad E a ridosso
della sponda ovest dellalveo principale del
Bacchiglione, viene imbrigliato il suo ramo
secondario con la realizzazione di una roggia
fig. 10. Particolare del graffito con le date delle eson-
voltata (la cos detta rozza del Collo), otte- dazioni sul pilastrino est.

130
in blocchi lapidei, prevalentemente calcarei, su di una soglia lapidea pi volte ripristinata,
e numerosi elementi di riutilizzo. Il maggiore tra due pilastrini in pietra di Vicenza. Quello
dei due vani indagati, il settentrionale, pre- orientale riporta come visto, numerose tac-
senta un ampio soffitto voltato, di cui restano che e date incise a ricordo delle principali
lattacco e parte del giro. Allinterno si sono esondazioni del Bacchiglione fino al 1719. Le
succedute una serie di pavimentazioni sia in esondazioni depositano numerosi strati fan-
terra battuta che in laterizi, di cui la pi signi- gosi, di volta in volta parzialmente asportati
ficativa in tavelle triangolari con un lato ar- per impostare nuovi livelli pavimentali. Que-
rotondato, del tipo usato per la costruzione sto, in corrispondenza dellomologo fenome-
delle colonne del loggiato est del palazzo, no di crescita stratigrafica esterna alledificio,
risulta pertanto secentesca (fig. 11). potrebbe aver trasformato il vano in uno
La lunga scala con massicce spallette pog- scantinato.
gianti anchesse direttamente sulla rasatura
delle mura medioevali, spesse quasi 40 cm Il quartiere Chiericati
per una lunghezza di oltre 6 m, fa ipotizzare
che, almeno nella prima fase di vita delledi- Nuove case, di dimensioni e qualit mino-
ficio, questo locale non fosse interrato, ma ri vengono costruite ad est delle mura me-
prospiciente lattuale corso Palladio, con fun- dioevali e delledificio precedente, nellarea
zione forse di androne. La base della scala corrispondente alle parti cinquecentesche e
risulta chiusa da una cancellata impostata secentesche di palazzo Chiericati, la cui co-

fig. 11. Panoramica delledificio nord/ovest con la pavimentazione in tavelle triangolari.

131
struzione e i cui sviluppi sono condizionati nel XIV secolo, si assiste ad un ampliamen-
dal passaggio della rozza del Collo, il tom- to del fronte occidentale del quartiere, i cui
binamento del ramo secondario del Bacchi- muri perimetrali vengono fatti sormontare
glione ora utilizzato come collettore di sca- la roggia, inglobandola parzialmente (us
rico urbano sotto forma di canale voltato in 139,1003,1054; fig. 12) e facendo ipotizzare
muratura. un livello semi interrato per questi edifici.
Il nuovo quartiere delle casette Chierica- Non ci sono elementi utili per una rico-
ti, una serie di edifici minori orientati est/ struzione anche solo ipotetica degli alzati
ovest, di cui si rinvenuta parte delle fonda- delle strutture di questo settore, anche se
zioni, viene edificato ad una quota inferiore a la prosecuzione dello scavo, ancora in corso
quella delledificio sopra descritto (circa 1m). sotto l'ala novecentesca, evidenzia la presen-
Rimangono lunghi lacerti murari (us 1001, za di elevati in muratura. Resta comunque
1002, 1027) formati da un conglomerato in- possibile una valida ricostruzione degli spazi
coerente di laterizi di varia pezzatura (molti aperti/chiusi di una porzione di citt, senza
di reimpiego) e blocchetti lapidei disomoge- comunque determinarne la destinazione
nei tra loro. I rari livelli duso sono per lo pi duso anche se noto che sui terreni delli-
in terra battuta. sola erano ospitati i mercati del bestiame e
In un secondo momento, collocabile circa del legname17.

fig. 12. Vano 13, sotto loggiato ovest, panoramica delle strutture delle 2 fasi edilizie del quartiere Chiericati.

132
Il riconoscimento delle due fasi costruttive
distinte delle casette Chiericati ha permes-
so una parziale ricostruzione degli spazi pre
XVI secolo. Lorientamento delle strutture
prospicienti la piazza, che si sta strutturando
con diverse pavimentazioni, il medesimo
che verr mantenuto dal palazzo palladiano,
corrispondente quindi agli attuali assi viari
principali. Lo scavo del giunto novecentesco
(fig. 13) porta ad una lunghezza complessi-
va di circa 35 m il fronte ovest della seconda
fase delle casette e restituisce una porzione
maggiormente dettagliata e riconoscibile, in
quanto non interessata dalla costruzione del
palazzo palladiano.
Oltre ad un vano collocato nella parte
ovest dello scavo, stato riconosciuto un
cortile interno, a cui si accedeva da un edi-
ficio posto ad est sul cui perimetrale si ap-
poggia la fondazione delledificio moderno.
In questo spazio aperto stata rinvenuta una
piccola fornace da vetro che si sviluppa in al-
meno due fasi (us 3195 posizionata a 29,10
m s.l.m. ed us 3254), di cui ci resta il piano di
cottura dellultima fase, di forma lenticolare
(diametro 1.60 m) composto da laterizi nella
parte centrale ed omogeneamente concot-
tato perifericamente. Pochi, ma significativi,
i reperti vitrei finiti e in lavorazione: un vago
di collana completo, uno sfaccettato ma non
ancora forato, un oggetto di forma allungata,
schegge e scarti di fusione, confermano la
vocazione residenziale/artigianale di questo
settore urbano.
Pare oltremodo suggestivo identificare
quanto rinvenuto con il laboratorio vetraio
attestato nei documenti darchivio circa una
produzione vetraria locale18 nella prima met
del XV secolo. Le fonti descrivono uno spa-
fig. 13. Fotopiano dello scavo del giunto, in alto la for-
zio organizzato in una domus parva dove era nace per il vetro.

133
collocata la fornace ed in una domus magna difiche nellimpostazione planimetrica delle
adibita a residenza dellartigiano, entrambe fondazioni. Il progetto originario prevedeva
affacciate sulla piazza dellIsola (attuale piaz- la costruzione di un grande corpo di fabbrica
za Matteotti) e che ben corrispondono con le con porticato, ma linterruzione dei lavori per
evidenze sopra documentate. pi di un secolo, fa si che il cantiere venga la-
sciato in essere, con unalta percentuale delle
Il cantiere palladiano demolizioni a vista, parte delle fondazioni co-
struite e venga realizzata una pavimentazio-
Lindagine archeologica ha evidenziato ne provvisoria19. Lo scavo ha inoltre messo in
come la costruzione del palazzo determini luce aspetti interessanti sulla tecnica costrut-
levoluzione della piazza stessa a partire dal tiva palladiana che, in corrispondenza di fon-
XVI secolo mutandone laspetto e gli spazi, dazioni pi antiche, prevedeva il loro taglio
come si deduce incrociando dati archeo- ed asportazione per la realizzazione integrale
logici, storici e darchivio. Il libro dei conti, di quelle nuove. Diversamente, nel cantie-
redatto da Girolamo Chiericati, primo com-
mittente, per seguire lamministrazione dei
lavori, riporta lincarico in data 1 marzo 1551
(quindi con la prima parte del palazzo oramai
conclusa), a Zuanne muraro di Venezia per
la demolizione di due case di sua propriet,
le gi citate casette e linizio di una nuova
fabrica.
Tutto ci documentato dallimportan-
te sequenza stratigrafica nei sotterranei del
palazzo, in particolar modo lo scavo dellin-
tercapedine tra il limite del palazzo 500cen-
tesco e la ripresa del secolo successivo ha
documentato come la rasatura delle caset-
te sia coperta dalla pavimentazione della
piazza palladiana e dalle fondazioni dellala
nord (XVII secolo, fig. 14).
A sud del palazzo invece la rasatura delle
casette determina la realizzazione di ununi-
ca pavimentazione che, oltre alla perdita del-
le attivit artigianali che vi erano attestate,
porta, almeno per un breve periodo, ad un
ampliamento della piazza anche in quella-
rea. La lettura archeologica degli elevati ha
consentito di verificare come il progetto
originario del Palladio abbia subito delle mo- fig. 14. Scavo dellintercapedine tra palazzo 500 e 600.

134
re secentesco si assiste allappoggio delle
nuove strutture sulle antiche, quasi sempre
accompagnate dalla posa di grossi elemen-
ti lapidei di rinforzo in corrispondenza delle
aderenze.
fig. 15. Bollo MHER.PICENT su anfora Dressel 6A.
La ripresa dei lavori nella adiacente ala fig. 16. Bollo L.S[ALVI] su anfora Dressel 6A.
900 a sud del palazzo palladiano, e del suo
cortile, permetter un ampliamento delle co-
noscenze e delle dinamiche urbanistiche fin
qui descritte aumentando considerevolmen-
te la porzione di citt indagata.
Michele De Michelis
Mariolina Gamba

Il contesto di bonifica con anfore


premuta con le dita. La differenza di impasti
La pi antica delle tre successive fasi di pu suggerire un diversa area di produzione,
bonifica dellarea era strutturata con anfore, forse da aree nord italiche quello rosato, dal
collocate stese e parallele tra loro, certamen- Picenum quello giallo biancastro.
te su pi livelli, sebbene sia stato possibile Sono stati rilevati due marchi, entrambi
indagare solamente quello pi superficiale su Dressel 6A; in un caso sul collo tra le anse,
a causa delle infiltrazioni idriche. Le anfore appena sotto lorlo, impresso in cartiglio
recuperate sono in tutto tredici, di cui due rettangolare e lettere rilevate il bollo MHER.
ovoidali, nove Dressel 6A, una Dressel 6B e PICENT, con HE e NT in nesso20 (fig. 15). Si
unanfora tardo rodia; il loro stato di conser- tratta del marchio riferibile a M. Herennius
vazione frammentario, ma esse risultavano Picens, console del 34 a.C. oppure dellomo-
integre, sebbene fessurate, e vuote al mo- nimo figlio console dell1 d.C. che, insieme ai
mento dello scavo. liberti M. Herennius Phaedimus e M. Herennius
Delle pi numerose Dressel 6A, cinque Priscus, servi officinatores, operava nellofficina
esemplari presentano impasto rosato aran- produttrice di anfore propriet degli Heren-
cio e orlo a bassa fascia, a volte con scalino nii21. I contenitori cos bollati provengono
al passaggio con il collo cilindrico o legger- dal Picenum22 e sono diffusi in tutta lItalia
mente svasato verso il basso, anse verticali in settentrionale e sul Magdalensberg in et
un caso con varie ditate di lavorazione in cor- augustea23.
rispondenza degli attacchi superiori; quattro Il secondo bollo, impresso sullorlo in car-
esemplari hanno corpo ceramico giallino o tiglio rettangolare e lettere rilevate, fram-
beige chiaro biancastro, orlo a fascia vertica- mentario e conserva la prima lettera seguita
le sporgente sul collo cilindrico e anse verti- probabilmente da un segno di interpunzio-
cali che, per un contenitore, presentano agli ne e dal tratto iniziale di una seconda, ed
attacchi inferiori segni di aggiunte di argilla forse integrabile in L. S[ALVI] (fig. 16).

135
La gens Salvia sembra essere attestata sia Il materiale di et romana
in Italia settentrionale, sia nella zona di Ve-
nosa, in Apulia, sia ad Urbisaglia, nel Piceno Tra i materiali delle unit stratigrafiche
e il suo marchio apposto sia su anfore di analizzate relative alla prima fase identifica-
tipo Lamboglia 2, sia Dressel 6A, attestando- ta28 sono attestate le classi della ceramica a
ne la continuit di produzione tra let tardo vernice nera, della ceramica grigia, di quella a
repubblicana e quella augustea; contenitori pareti sottili, della terra sigillata, della cerami-
cos bollati sono diffusi in Italia settentrio- ca comune verniciata, della comune depura-
nale, sul Magdalensberg, lungo la costa ta e ad impasto grezzo e delle lucerne. Per
orientale dellAdriatico e isolatamente nel quanto riguarda la ceramica a vernice nera,
Mediterraneo occidentale24, ma non nota tutta di produzione locale, sono documenta-
precisamente larea di produzione, sebbene ti nove frammenti di orli indistinti di patere
si possa avanzare lipotesi di una localizza- attribuibili alla forma Lamboglia 7/16 (Morel
zione in area medio adriatica e forse nel 2271 2276), databili tra il I sec. a.C. e let au-
Picenum stesso, come confermerebbero al- gusteo-tiberiana29, oltre ad un frammento di
cuni ritrovamenti da Firmum Picenum e da fondo ad anello di patera o coppa.
Urbs Salvia25 e anche le osservazioni sullim- In ceramica grigia sono presenti una cop-
pasto dellesemplare vicentino. La tipologia pa con orlo svasato assottigliato tipo Gamba,
delle anfore recuperate e i marchi presenti Ruta Serafini XIa, databile tra I sec. a.C. e I sec.
consentono quindi di riferire lappresta- d.C.30, una brocca con orlo estroflesso con
mento con anfore allet augustea. Esso solco allinterno e attacco del corpo a profilo
si colloca, nella citt di Vicenza, in unarea troncoconico, del tipo gi attestato a Padova
idrogeologicamente instabile perch vicina nella fase augusteo-tiberiana del complesso
al passaggio del Bacchiglione e a continuo produttivo di via Savonarola31.
pericolo di inondazione. Tra le pareti sottili, tutte caratterizzate da
Tale sistemazione strutturata con i con- impasti rosati/arancioni, sono attestati alcuni
tenitori pu quindi essere interpretata frammenti di bicchieri con fondo apodo, con
come un consolidamento di una zona parete decorata la barbotine dal motivo a
prossima alla sponda fluviale, oppure, allo spine, oltre ad una parete, forse relativa ad
stesso modo ed in linea con quanto veri- una coppa, decorata a rotellature.
ficato in Contr della Piarda a sud est della La terra sigillata testimoniata da diversi
citt26, come la base cos consolidata di un esemplari di produzione padana; vi sono due
terrapieno a difesa delle acque del fiume frammenti di orli di piatti di forma Consp. 12,
spesso divaganti in questo punto. Risulte- databili ad et augustea, due fondi con pie-
rebbe confermata quindi per let romana de ad anello relativi ad una coppa e ad un
la scelta di munire anche il limite nord- piattino, oltre a vari frammenti di pareti. Un
orientale della citt con potenti aggeres in frammento di fondo non identificato reca un
continuit con mura vere e proprie27. bollo frammentario in cartiglio rettangolare,
VE[G]/E[TI], attribuibile a Vegetus, vasaio pa-
Stefania Mazzocchin dano che oper tra il 30 ed il 10 a.C.; il mar-

136
chio non molto diffuso, ma gi attestato quelle duso delloggetto, riportando molto
nella Venetia ad Altino32. Un fondo di cop- spesso un nome, forse quello del proprieta-
petta con piede ad anello bollato QVARTI/ rio del recipiente, o segni di riconoscimento
OSARI33 (fig 17) entro cartiglio rettangolare, o numeri36.
bollo riconducibile alla serie in cui il vasaio La ceramica verniciata testimoniata da
padano L. Sarius appare con i suoi servi, in un frammento di fondo di olpe con piede
questi caso Quartio; il marchio, datato allet ad anello e da alcuni frammenti di pareti. La
augustea, noto solo in altri due esemplari forma dellolpe attestata anche nellambito
rinvenuti nella Regio Octava34. della ceramica comune depurata, con unan-
sa a nastro e un frammento di orlo a fascet-
ta, molto diffuse in Italia Settentrionale tra la
fine del I sec. a.C. ed il I sec. d.C.37, assieme
a diversi frammenti di pareti e ad un coper-
chio, di cui rimane un frammento con orlo
rialzato.
Si conservano poi alcuni esemplari di olle
in ceramica comune ad impasto grezzo con
orlo ingrossato e arrotondato, ben attestati
nel Veneto tra I sec. a.C. e I sec. d.C.38.
Sono presenti anche alcuni piccoli fram-
menti di lucerne, attribuibili tutti al tipo a
fig. 17. Fondo di coppetta con bollo QVARTI/OSARI. volute.
Complessivamente la prima fase pu dun-
attestata anche la produzione di terra si- que essere datata allet augustea.
gillata padana decorata a matrice da quattro Il quadro dei materiali relativi alla seconda
frammenti di orlo di Sariusschalen, databili fase identificata39 si presenta pi vario rispet-
allet augustea, oltre che da quattro fram- to alla prima fase. Sono presenti pochi fram-
menti di pareti decorate a matrice da diversi menti di ceramica grigia, attribuibili ancora
motivi. In un caso si tratta di una coppa con a coppe con orlo svasato assottigliato tipo
decorazione con embricatura a squame, de- Gamba, Ruta Serafini XIa, oltre che a coppe
rivata delle coppe megaresi di et tardo re- mortaio tipo Gamba, Ruta Serafini XIII, carat-
pubblicana35, una con foglie di vite e bacche, terizzate dalla presenza della grattugia sul
mentre in due esemplari si tratta del fregio di fondo interno, ampiamente diffuse tra III sec.
chiusura in alto, costituito da ovuli e da foglie. a.C. e I sec. d.C.40.
Un frammento di fondo con piede a disco In ceramica a pareti sottili attestata la
in terra sigillata padana caratterizzato dalle forma dellolletta con breve orlo estroflesso
lettere [---]LE graffite dopo la cottura. Spes- o appiattito e fondo a disco41 e vi sono alcuni
so questo tipo di iscrizioni si trova sui fondi frammenti di pareti sabbiate, sempre ad im-
del vasellame da tavola e si riferisce alle fasi pasto arancio-nocciola.
di distribuzione e commercializzazione e a In questa fase attestata anche la terra

137
sigillata di produzione italica, con piatti di tro lavorato a mosaico, databili al I sec. d.C.,
forma Consp. 20 e 21, inquadrabili tra let di tra i quali si segnalano una coppa costolata
Augusto e linizio dellet Claudia, e una cop- Isings 3 con motivo a spirale bianca su fondo
pa di forma Consp. 34 di et tiberiano-flavia. giallo ed una coppa a mosaico composito a
In terra sigillata padana vi sono le coppe fondo blu e bianco opaco44 (fig. 19). Anche in
Consp. 24, attestate dallet augustea alla fine questa fase cronologica sono attestate uni-
del I sec. d.C., e Consp. 27 di et tiberiano- camente lucerne a volute, conservate in pic-
flavia; alla produzione decorata a matrice coli frammenti, mentre vi sono diversi esem-
vanno attribuiti due frammenti di parete di plari di anfore italiche, tra cui un frammento
Sariuschale, che recano parte di una foglia e di orlo di Dressel 6B, forma ben attestata tra il
parte di una reticella. inoltre presente un I sec. a.C. ed il II sec. d.C.45.
esemplare di piatto Consp. 47 in terra sigillata Considerato il materiale rinvenuto, la se-
tardo padana, inquadrabile tra la met del I e conda fase sembra inquadrabile cronologica-
la met del II sec. d.C. mente tra la met del I e linizio del II sec. d.C.
Attesta le importazioni dallarea tirrenica,
un frammento di piatto a vernice rossa inter-
na, databile allet augustea. In ceramica co-
mune depurata presente la forma dellolpe,
testimoniata da frammenti di anse a nastro e
di pareti, oltre che da fondi su piede ad anello,
mentre la ceramica ad impasto grezzo atte-
stata da olle con orlo ingrossato o a sezione
quadrangolare e da coperchi con orlo arro-
tondato, diffusi tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C.42.
Sono presenti in questa fase anche alcu-
ni frammenti di vetro, tra i quali una coppa
costolata Isings 3 in vetro verdeazzurro43 (fig.
fig. 18. Frammento di coppa costolata Isings 3 in vetro
18), un frammento di vetro opaco azzurro, verdeazzurro.
oltre a tre diversi frammenti di pareti di ve- fig. 19. Frammenti di pareti di vetro lavorate a mosaico.

138
Alla terza fase46 sono attribuibili alcuni Inquadramento cronologico e proble-
frammenti di ceramica sicuramente residua- matiche insite allo studio della ceramica
li, come una parete di vernice nera, un orlo medievale
a mandorla di coppa in ceramica grigia, un
fondo apodo di bicchiere in ceramica a pa- Il materiale preso in considerazione in
reti sottili ad impasto arancione, un fondo di questo paragrafo riferibile ad un periodo
piatto in terra sigillata italica decorato da una compreso tra il VI e il XIV secolo. I reperti sono
fascia di rotellature circolari, un fondo di piat- pertinenti al solo scavo effettuato nel cortile
to e un orlo in terra sigillata padana. Vi sono di Palazzo Chiericati nellanno 2010 che par-
poi due pareti di terra sigillata gallica e vari tiva da un livello medievale gi precedente-
frammenti di terra sigillata di produzione afri- mente indagato.
cana, per lo pi pareti, oltre a un orlo di piatto Si tratta dei secoli in cui, con levolversi ed
Hayes 61B, collocabile tra la fine del IV ed il V il mutare delle abitudini alimentari, i corredi
sec. d.C.47. Nellambito della ceramica comu- di uso domestico si differenziano a livello re-
ne depurata sono attestate le forme dellolla, gionale. Le suppellettili di tradizione romana
con lorlo esoverso a tesa appiattita o estro- non superano i secoli VI e VII, andandosi a
flesso con solco allinterno per il coperchio, ridurre in seguito sostanzialmente a tre sin-
dellolletta con orlo indistinto arrotondato e gole forme (la pentola, il catino coperchio
fondo apodo, e del tegame con orlo verticale e lolla), appartenenti alla sola classe della
appiattito superiormente. Sono testimoniate ceramica comune grezza52. Non esiste una
poi olle in ceramica grezza con fondo apodo sequenza tipologica univoca alla quale anco-
e orlo estroflesso a tesa orizzontale o obliqua rarsi per lo studio di tali manufatti che, se non
e con orlo ingrossato appiattito superior- associati a contenitori con rivestimenti e de-
mente48. corazioni oppure alla pietra ollare, risultano
Due le lucerne presenti, ambedue firma- spesso di poca utilit al fine della datazione
lampen, una delle quali attribuibile al tipo dei contesti archeologici. Sono i dati di scavo,
Buchi Xb di piccole dimensioni e fattura in situazioni fortunate, a permettere la crea-
scadente, caratteristiche tipiche del periodo zione di una seriazione e non i manufatti a
produttivo pi tardo49; sul fondo un mar- precisare la cronologia dei depositi. Nel caso
chio di fabbrica molto consunto50. di Palazzo Chiericati un unico, omogeneo e
Tra le anfore prevalgono i frammenti di potente strato di accrescimento si deposit
pareti, di unansa e di un puntale riferibili in questo lungo periodo senza soluzione di
genericamente ad esemplari di produzione continuit e, come spesso accade a causa
africana, il cui arrivo massiccio nella Venetia si dellassenza di piani duso, non emersa au-
pone tra III e V sec. d.C.51. tomaticamente una suddivisibile in fasi, ma si
Nel complesso dunque la terza fase cro- dovuta ipotizzare.
nologicamente inquadrabile allet tardo an- Si aggiunga che non vi sono pubblicazio-
tica, con tutta probabilit nel IV-V sec. d.C. ni sistematiche a livello tecnico/tecnologico
per quanto riguarda il Veneto centrale e sono
Silvia Cipriano del tutto assenti per la citt di Vicenza (qual-

139
che contributo esiste per la provincia). Il con- Lo strato di abbandono US 3161 inclu-
fronto con gli scavi lombardi, gardesani e ve- deva due frammenti pertinenti allo stesso
ronesi non sempre possibile e ormai datati fondo di mortaio54 (fig. 20) rivestito solo in-
sono i pur sempre validi lavori sul veneziano. ternamente da una vetrina di colore bruno
Al puro confronto morfologico si reso verdastro scuro. Granuli spigolosi di quarzo,
indispensabile affiancare una prima, macro- di 1,5/ 2 mm, affiorano allinterno del fondo
scopica osservazione degli impasti. Si riman- al di sotto del rivestimento vetroso.
da tuttavia ad un possibile futuro lavoro rela- Dai livelli US 3168/3176/3177/3178 pro-
tivo alla totalit dello scavo una osservazione viene un altro piccolo frammento invetriato
pi esaustiva. (fig. 21): si tratta di un orlo a tesa superior-
mente piatto con labbro appuntito, con un
Primo periodo alto medievale rivestimento a chiazze costituito da vernice
(secoli IV-VII) da trasparente a verde ed una decorazione
a tacche irregolari sopra la tesa. Il tipo do-
I primi livelli di obliterazione dei dre-
naggi (gli strati eterogenei US 3161 e
3168/3176/3177/3178), hanno restituito
quasi esclusivamente reperti residuali di
epoca romana53. Tuttavia la presenza pecu-
liare di frammenti, sia pure scarsi e di dimen-
sioni limitate, di invetriata in monocottura a
vetrina piombifera, permette di datare que-
sta fase, con buona verosimiglianza, tra la fig. 21. Orlo di mortaio invetriato di us 3168, 3176,
tarda antichit e un primo alto medioevo. 3177, 3178: interno ed esterno.

fig. 20. Frammento di mortaio invetriato di us 3161: interno ed esterno.

140
cumentato in Italia settentrionale ma anche
in tutto il centro Europa ed datato tra IV e
VII secolo55.
Lalto medioevo con i primi livelli di ac-
cumulo di terre nere rappresentato dalle
US 3130 e 3125. Dalla prima proviene una
piccola olla (fig. 22) con lorlo estroflesso, la
spalla espansa, la finitura esterna a rigature
fitte e la superficie molto annerita dal fuo-
co. La somiglianza con unolla di Concordia
Sulla Secchia (MO)56 porta ad un inquadra- fig. 23. Catino coperchio di us 3125.
mento tra fine IV e VII secolo in linea anche fig. 24. Olla di us 3125.
con un frammento di Via Albero Mario di
Brescia57, dalla cronologia ancora pi conte-
nuta tra VI e inizi VII.

lettili del territorio lagunare58.


US 3125 restituisce anche unolla (fig. 24)
con orlo estroflesso-a tesa con alloggia-
mento per coperchio e spalla pronunciata
puntualmente confrontabile con un paio di
esemplari della forma III m di Invillino59.

Periodo alto medievale II- basso medie-


vale I (secoli VII-XII)

fig. 22. Olla di us 3130. Il dark layer US 3122, incassante le mura


urbiche, include, unitamente a rimaneggia-
Un frammento di catino coperchio di te tipologie del primo alto medioevo (cfr.
Rocca di Garda, datato a fine V-VII secolo, supra, il capitolo relativo), una cinquantina
del tutto simile ad un esemplare (fig. 23) di frammenti della ceramica grezza pettina-
proveniente da US 3125 con orlo ingrossato ta60 del tipo basso medievale.
e ben distinto, a sezione squadrata e angoli Essa offre lorizzonte pi recente di que-
arrotondati, con la superficie priva di rifini- sto livello pluristratificato che copre un arco
ture, ben confrontabile anche con suppel- cronologico assai ampio. Per dare un qua-

141
dro delle sotto fasi che potrebbero scandir- per la qualit sembra peggiore.
lo, si segnalano alcuni dei recipienti pi an- Ancora alto medievale sarebbe unaltra
tichi in esso inclusi e, con ogni probabilit, olla (fig. 25, n. 2) dal breve orlo verticale at-
non residuali. testata, anche se in un numero scarsissimo
Un ampio frammento (fig. 25, n. 1 ) di orlo di esemplari, in strati di VII-VIII a Cittanova
e spalla di olla globulare con orlo estroflesso ed Oderzo66.
a tesa inclinata61 generalmente somiglian- Questi manufatti sarebbero ascrivibili ad
te, anche per il sistema decorativo, a un tipo una fase intermedia del potente strato di
che vive per tutto lalto medioevo: attesta- accrescimento US 3122 coeva ad un muret-
to, per esempio, nel veneziano a Cittanova62 to ad angolo di fatto successivo alle canalet-
(VII-VIII) e Torcello63 (met V-X), e in Friuli ad te romane e precedente alle mura.
Ibligo-Invillino64 (seconda met IV- seconda Si passa poi ad una fase pienamente bas-
met VII). Contenitori simili, inquadrabili tra so medievale con la comparsa delle pentole
VI e VII, abbondano a Ghizzole di Montega- ad anse soprelevate.
della (VI)65, un villaggio altomedievale che Nel Veneto centro orientale la cronolo-
si imposta su una villa rustica romana, dove gia di tale forma ancora piuttosto ampia

fig. 25. Olle di us 3122.

142
fig. 29. Pentola di us 3082.

fig. 30. I materiali di us 309. Lolla n. 2 stata interpretata come residuale.

145
so ricostruibile per pi di met (fig. 29). Il nologico coperto dai manufatti di epoca
fondo quasi completo ma delle due anse basso medievale, che in questo caso han-
si percepiscono i soli punti di partenza81. Di no il compito fondamentale di affinare la
XII secolo sono manufatti di Rocca di Rivoli datazione delle mura, sarebbe richiesto
confrontabili82, anche se un po pi panciuti un possibile sforzo di ricerca ulteriore. Gli
e privi delle tacche impresse. studi pi recenti, effettuati soprattutto nel
Cinque frammenti di pentole dei tipi pi comparto centrale della pianura padana,
rappresentati (i nn. 3, 4, 5, 6 di fig. 12), de- lasciando sguarnito il veneto centro orien-
corati quasi esclusivamente da rigature oriz- tale, hanno avuto il merito di retrodatare
zontali, e un paio di catini coperchio tra cui la comparsa della ceramica grezza basso
uno (il n. 7 di fig. 30) con incroci di gruppi medievale.
di rigature irregolarmente obliqui e con un Tale classe di suppellettili, unitamente
foro provengono dal riempimento di fonda- allassenza quasi totale di contenitori con
zione (US 309) del perimetrale delle cosid- rivestimento vetroso, prima di ogni altro la
dette Casette Chiericati, preliminarmente maiolica arcaica che detta lingresso nel XIV
datato al XIV secolo. secolo, indicherebbero come termine ante
Particolare una pentola (fig. 30, n. 1) quem per la realizzazione delle mura, la pri-
della quale restano parte dellorlo decisa- ma met del XIII secolo.
mente inflesso e dellansa soprelevata che
da esso si stacca come una presa (ma vi il Stefania Bonato
foro parzialmente sopravvissuto che confer-
ma la sua funzione) attestata esclusivamen-
te a Palazzo Chiericati con due individui Palazzo Chiericati (Vicenza): risultati
e ad Asolo83, dove considerata tra laltro delle indagini archeobotaniche
come olla e datata genericamente al basso
medioevo. Introduzione
Loccasione per effettuare alcune indagini
Alcune considerazioni conclusive archeologiche ed archeoambientali si ve-
rificata durante i lavori di ristrutturazione di
I reperti paiono dimostrare come una se- Palazzo Chiericati a Vicenza, dove sono stati
quenza ininterrotta, se non altro di scarichi, intercettati resti di diverse strutture altome-
partendo dallalto medioevo, giunga al po- dievali.
tente impianto delle mura. Si ipotizza che la Durante lo scavo delle varie strutture
lacuna percepibile nei secoli centrali possa messe in luce stato effettuato un comple-
ascriversi al fatto che gli studi sulla cerami- to campionamento archeobotanico di resti
ca medievale non hanno ancora colmato il vegetali macroscopici e microscopici, suc-
vuoto congenito che la separa in due perio- cessivamente studiati in laboratorio.
di (secoli VI-VII e IX-XIII) privi di consistenti Le indagini archeobotaniche sono state
punti di contatto84. condotte presso il Laboratorio di Palinolo-
Come evidente dallampio arco cro- gia e Archeobotanica del C.A.A. G. Nicoli

146
nella sede di San Giovanni in Persiceto (BO). formarci sulle tipologie di legni utilizzati per
Nel presente lavoro vengono presentati la realizzazione di oggetti di uso quotidiano
i risultati delle analisi carpologiche di un e le possibili attivit ad esse collegate.
deposito correlato ad un gruppo di case e
delle analisi xilologiche dei pali di sottofon- Analisi carpologiche
dazione delle mura medievali di Vicenza.
La maggior parte dei reperti presentava
Materiali e metodi un buono stato di conservazione dovuto
Sono stati prelevati secondo procedu- principalmente alle condizioni anaerobiche
re standard durante le fasi di scavo alcuni tipiche degli ambienti umidi con falda fre-
campioni di terreno da un butto (US 3163 B) atica alta e acqua costantemente presente.
associato a lacerti di casette datate al pieno Solamente gli endocarpi di Prunus cerasus e
Medioevo, 4 campioni della struttura lignea Prunus domestica risultavano in alcuni casi
di contenimento (US 3164) del butto e 3 re- corrosi in seguito alla permanenza prolun-
perti lignei del butto. gata nella matrice di conservazione.
Infine stato preso un campione ligneo La concentrazione carpologica media-
da ogni palo della palificata (US 3102) di sot- mente buona e raggiunge i 1.311 semi/
tofondazione delle mura datate allinizio del frutti/l; in totale sono stati contati 2.951
Basso Medioevo. In laboratorio i campioni semi/frutti.
sono stati preparati con procedure di rou- La lista floristica comprende un signifi-
tine85. cativo numero di specie ed composta da
Le analisi carpologiche sono riportate in 20 taxa, di cui 11 riferibili a taxa di piante
tabella 1, che riassume gli spettri carpolo- legnose e 9 di piante erbacee.
gici sia di concentrazione che percentuali86.
La terminologia botanica in accordo con Principali caratteri degli spettri carpo-
la Flora Italiana87. logici
Un campione di legno proveniente dalle Gli assemblaggi carpologici dei campioni
cerchie esterne del palo n. 8 dellUS 3102 analizzati hanno in comune una consistente
delle sottofondazioni delle mura stato in- e netta fisionomia antropica, essendo carat-
viato al CEDAD dellUniversit del Salento terizzati da reperti la cui presenza stretta-
per essere sottoposto ad analisi radiometri- mente connessa o correlabile con luomo e
ca mediante la tecnica della spettrometria con le sue attivit. Di seguito vengono con-
di massa ad alta risoluzione (AMS). siderati i principali raggruppamenti emersi
dagli spettri carpologici con lindicazione
Risultati della sigla con cui sono stati immessi in ta-
Vengono qui esposti i risultati delle ana- bella 1.
lisi carpologiche, xilologiche e al radiocar-
bonio. In particolare lanalisi dei resti vege- Piante Legnose (A+ar+L) - Dal punto di vi-
tali macroscopici fornisce utili informazioni sta floristico i taxa delle piante legnose rap-
sullalimentazione e lambiente, oltre a in- presentano il 98% dello spettro carpologico.

147
tabella 1.
PALAZZO
PALAZZO CHIERICATI
CHIERICATI
PALAZZO CHIERICATI
VICEnZA
VICENZA (nord
(Nord
VICENZA Italia)
Italia),
(Nord 3939 m
m 39
Italia), s.l.m.
s.l.m.
m s.l.m.
Spettri
Spettri carpologici
carpologici
Spettri di concentrazione
di concentrazione
carpologici e percentuali
e percentuali
di concentrazione e percentuali
AREA AREA cortile
cortile
UNITA' STRATIGRAFICA
UNITA' STRATIGRAFICA US
US3163
3163BB
CAMPIONE CARPOLOGICO (N)
CAMPIONE CARPOLOGICO (N) 11
Concentrazione/Percentuale
Concentrazione/Percentuale ns/f/2,25
ns/f/2,25 litrilitri ns/f/1litro
ns/f/1litro %
%
SPERMATOPHYTA
SPERMATOPHYTA (%) (%)
ARBOREE-ARBUSTIVE-LIANOSE
ARBOREE-ARBUSTIVE-LIANOSE Gruppi Tipo di reperto
Gruppi Tipo
Tipodidireperto
reperto
CAPRIFOLIACEAE Sambucus nigra L. Sambuco nero ar,LD,Q,Fe,AS endocarpo 307 136,4 10,40
CAPRIFOLIACEAE Sambucus nigra L. Sambuco nero ar,LD,Q,Fe,AS endocarpo 307 136,4 10,40
CORNACEAE Cornus mas L. Corniolo maschio A,LD,Q,Fe endocarpo 157 69,8 5,32
CORNACEAE Cornus mas L. Corniolo maschio A,LD,Q,Fe endocarpo 157 69,8 5,32
CORYLACEAE Corylus avellana L. Nocciolo ar,LD,Q,Fe nucula 1 0,4 0,03
CORYLACEAE Corylus avellana
JUGLANDACEAE L. regia L.
Juglans Nocciolo Noce comune ar,LD,Q,Fe
A,LD,Fe,CC nucula
endocarpo 1 1 0,4
0,4 0,03
0,03
Juglans regia L.
JUGLANDACEAEMORACEAE Ficus carica L. Noce comune
Fico A,LD,Fe,CC
A,LD,Fe,CC endocarpo
achenio 11981 0,4
880,4 0,03
67,13
MORACEAE Ficus carica L.Prunus avium L. Fico Ciliegio A,LD,Fe,CC
A,LD,Fe,CC achenio
endocarpo 19812 880,4
0,9 67,13
0,07
Prunus avium Prunus
L. cerasus L. Ciliegio Mareno A,LD,Fe,CC
A,LD,Fe,CC endocarpo
endocarpo 2 257 0,9
114,2 0,07
8,71
Prunus cerasusPrunus
ROSACEAE L. domestica subsp. domestica
Mareno Susino A,LD,Fe,CC endocarpo
A,LD,Fe,CC endocarpo 25714 6,2
114,2 0,47
8,71
ROSACEAE Pyrussubsp.
Prunus domestica cf. communis
domestica Susino Pero coltivato A,LD,Fe,CC endocarpo
A,LD,Fe,CC seme 14 1 0,4
6,2 0,03
0,47
Rubus caesius L. Rovo bluastro ar,LD,Fe endocarpo 1 0,4 0,03
Pyrus cf. communis Pero coltivato A,LD,Fe,CC seme 1 0,4 0,03
pedicello 7 3,1 0,24
Rubus caesiusVitis
VITACEAE L. vinifera L. subsp. viniferaRovo bluastro
Vite coltivata ar,LD,Fe
L,LD,Fe,CC endocarpo 1 0,4 0,03
vinacciolo 160 71,1 5,42
ERBACEE pedicello 7 3,1 0,24
VITACEAE Vitis vinifera L. subsp. vinifera Vite coltivata L,LD,Fe,CC
CHENOPODIACEAE Chenopodium farinello As vinacciolo
achenio 16049 71,1
21,8 5,42
1,66
ERBACEE
CARYOPHYLLACEAE Lychnis flos-cuculi L. crotonella fior di cuculo As seme 1 0,4 0,03
CHENOPODIACEAE Chenopodium Carex farinello carice As i achenio
nucula 49 1 21,8
0,4 1,66
0,03
CARYOPHYLLACEAE Lychnis flos-cuculi
CYPERACEAE CarexL.flaccaSchreber crotonellacarice
fior diglauca
cuculo As i seme
nucula 1 2 0,4
0,9 0,03
0,07
Carex Cyperus carice zigolo i i achenio
nucula 1 1 0,4
0,4 0,03
0,03
Carex flaccaSchreber miliaceum L.
CYPERACEAE GRAMINEAE Panicum miglio coltivato
carice glauca i fe,ce,cc cariosside
nucula 2 1 0,4
0,9 0,03
0,07
Triticum astivum/durum L. grano tenero/duro
Cyperus zigolo i fe,ce,cc cariosside
achenio 1 2 0,9
0,4 0,07
0,03
POLYGONACEAE Rumex obtusifolius L. romice comune As,i seme 1 0,4 0,03
Panicum miliaceum L. miglio coltivato fe,ce,cc cariosside 1 0,4 0,03
GRAMINEAEUMBELLIFERAE Foeniculum vulgare Miller finocchio or,cc mericarpo 3 1,3 0,10
Triticum astivum/durum L. grano tenero/duro fe,ce,cc cariosside 2 0,9 0,07
MAGNOLIATAE INDETERMINATE 1 0,4 0,03
POLYGONACEAE Rumex obtusifolius L. SEMI/FRUTTIromice comune
INDETERMINABILI As,i
(% su S+se stessi) seme 1 2 0,4
0,9 0,03
0,07
UMBELLIFERAE Foeniculum vulgare Miller
SOMMA CARPOLOGICA finocchio or,cc
(numero di semi-frutti rinvenuti nel campione) mericarpo 32951 1,3
1311,6 0,10
100
MAGNOLIATAE INDETERMINATE GRUPPI 1 0,4 0,03
LEGNOSE
SEMI/FRUTTI INDETERMINABILI (% su S+se stessi) A+ar+L 22.889 0,9
1.284,0 0,07
97,90
SOMMA CARPOLOGICA (numero
ALBERI+ALBERI/ARBUSTI di semi-frutti rinvenuti nel campione) A 2951
2.413 1311,6
1.072,4 100
81,77
ARBUSTI GRUPPI ar 309 137,3 10,47

LEGNOSE
LIANE A+ar+LL 167
2.889 74,2
1.284,0 5,66
97,90
LATIFOGLIE DECIDUE LD 2.888 1.283,6 97,87
ALBERI+ALBERI/ARBUSTI A 2.413 1.072,4 81,77
QUERCETUM (Alberi+Alberi/arbusti+arbusti) Q ( A+ar) 465 206,7 15,76
ARBUSTI ar 309 137,3 10,47
LEGNOSE A FRUTTI EDULI Fe 2.889 1.284,0 97,90
LIANE L CC 167
2.423 74,2
1.076,9 5,66
82,11
COLTIVATE/COLTIVABILI LEGNOSE
LATIFOGLIE DECIDUE
INDICATORI ANTROPICI LEGNOSI
LD AS 2.888
307 1.283,6
136,4 97,87
10,40
QUERCETUM (Alberi+Alberi/arbusti+arbusti)
ERBACEE Q ( A+ar)E 46562 206,7
27,6 15,76
2,10
LEGNOSE A FRUTTI EDULI ERBACEE
IGROFITE Fe i 2.8895 1.284,0
2,2 97,90
0,17
ERBACEELEGNOSE
COLTIVATE/COLTIVABILI A FRUTTI EDULI CC fe 2.4233 1,3
1.076,9 0,10
82,11
CEREALILEGNOSI
INDICATORI ANTROPICI AS ce 307 3 1
136,4 0,10
10,40
ERBACEE
ORTIVE/AROMATICHE/MEDICAMENTOSE E or 62 3 1,3
27,6 0,10
2,10
COLTIVATE COLTIVABILI ERBACEE cc 6 2,7 0,20
IGROFITE ERBACEE i 5 2,2 0,17
INDICATORI ANTROPICI ERBACEI As 51 22,7 1,73
ERBACEE A FRUTTI EDULI fe 3 1,3 0,10
COLTIVATE/COLTIVABILI TOTALI CC+cc 2.429 1.079,6 82,31
CEREALI ce AS+As 3 358 1
159,1 0,10
12,13
INDICATORI ANTROPICI TOTALI
ORTIVE/AROMATICHE/MEDICAMENTOSE
INDICATORI ANTROPICI TOTALI
or
CC+cc+AS+As 32.787 1,3
1.238,7 0,10
94,44
COLTIVATE COLTIVABILI ERBACEE NUMERO TAXA - Totali deposito: 20 cc 6 2,7 0,20
INDICATORI ANTROPICI ERBACEI
SPERMATOPHYTA As
A+ar+L+E 51 22,720 1,73
LEGNOSETOTALI
COLTIVATE/COLTIVABILI A+ar+L
CC+cc 2.429 1.079,6
11 82,31
ALBERI+ALBERI/ARBUSTI
INDICATORI ANTROPICI TOTALI AS+AsA 358 159,17 12,13
ARBUSTI ar 3
INDICATORI ANTROPICI TOTALI CC+cc+AS+As 2.787 1.238,7 94,44
LIANE NUMERO TAXA - Totali deposito: 20 L 1
LATIFOGLIE DECIDUE LD 11
SPERMATOPHYTA A+ar+L+E 20
QUERCETUM (Alberi+Alberi/arbusti+arbusti) Q(A+ar) 3
LEGNOSE A+ar+LFe 11
LEGNOSE A FRUTTI EDULI 11
ALBERI+ALBERI/ARBUSTI
COLTIVATE/COLTIVABILI LEGNOSE
A CC 77
ARBUSTI INDICATORI ANTROPICI LEGNOSI ar AS 31
LIANE ERBACEE L E 19
IGROFITE ERBACEE
LATIFOGLIE DECIDUE LD i 114
ERBACEE A FRUTTI EDULI
QUERCETUM (Alberi+Alberi/arbusti+arbusti) Q(A+ar)fe 32
CEREALI
LEGNOSE A FRUTTI EDULI Fe ce 11
2
ORTIVE/AROMATICHE/MEDICAMENTOSE or 1
COLTIVATE/COLTIVABILI LEGNOSE CC 7
COLTIVATE COLTIVABILI ERBACEE cc 3
INDICATORI ANTROPICI LEGNOSI AS 1
INDICATORI ANTROPICI ERBACEI As 3
ERBACEE E CC+cc 9
COLTIVATE/COLTIVABILI TOTALI 10
IGROFITE ERBACEE
INDICATORI ANTROPICI TOTALI
i AS+As 44
ERBACEE A FRUTTI EDULI ANTROPICI TOTALI
INDICATORI fe
CC+cc+AS+As 214
CEREALI ce 2
ORTIVE/AROMATICHE/MEDICAMENTOSE or 1
COLTIVATE COLTIVABILI ERBACEE cc 3
INDICATORI ANTROPICI ERBACEI As 3
COLTIVATE/COLTIVABILI TOTALI CC+cc 10
INDICATORI ANTROPICI TOTALI
148 AS+As 4
INDICATORI ANTROPICI TOTALI CC+cc+AS+As 14
14
Tutte le legnose appartengono al gruppo Piante Coltivate/coltivabili (CC+cc)
delle latifoglie decidue che interamente Nei campioni analizzati i reperti sono
rappresentato da piante Coltivate/coltivabi- stati suddivisi in base alla loro tipologia e
li o da specie di cui luomo praticava la rac- allutilizzo prevalente o pi caratteristico:
colta nei boschi. nel presente contesto il gruppo rappre-
sentato da specie ortive/aromatiche/medi-
Piante Erbacee (E) - Le piante erbacee rag- camentose e legnose da frutto, di seguito
giungono solamente il 2%. Sono rappresen- illustrate (fig. 31):
tate sia da specie spontanee che coltivate;
in particolare, le specie spontanee si colle- 1) Piante legnose da frutto (CC): sono il rag-
gano in gran parte a spazi aperti/calpestati gruppamento pi rappresentato (82,7%) ed
e a terreni fortemente antropizzati, oltre che hanno una discreta variet floristica (7 taxa).
ad ambienti umidi. La lista floristica, com- Si tratta di piante utilizzate dalluomo per il
prende numerose famiglie fra cui Chenopo- frutto edule, per i prodotti derivati dai frutti,
diaceae, Cyperaceae, Gramineae, Polygona- per la funzione ornamentale e anche per le
ceae, ecc. caratteristiche tecnologiche del legname.
Tra essi si segnala:
Piante di ambienti umidi (i) - Le piante tipi- 1) Mareno/Prunus cerasus (257 endocarpi,
che di ambienti umidi (4 taxa = 0,2%) sono 8,7%), specie esotica di origine asiati-
rappresentate essenzialmente da Cypera- ca, che produce ciliegie amare, molto
ceae, igrofite erbacee tipiche di zone di riva apprezzate nella cucina medievale88 e
e di prati umidi e da romice comune/Rumex rinascimentale89; oltre ad avere anche
obtusifolius. un impiego medicamentoso, i noccioli
venivano utilizzati per combattere i cal-
Indicatori Antropici = CC+cc+AS+As coli;
Gli Indicatori Antropici sono piante con-
nesse alluomo e alle sue attivit stretta- 2) Ciliegio dolce/Prunus cf. avium (2 endo-
mente collegate alla frequentazione del carpi, 0,1%), specie di incerta origine, la
sito: nel contesto indagato costituiscono il sua diffusione su larga scala sembra do-
gruppo pi abbondante sia come numero vuta molto probabilmente agli uccelli
di specie (14 taxa) che come quantit di re- che contribuirono alla dispersione dei
perti (94,4%). frutti90; le ciliegie potevano essere con-
Sono rappresentati, con significativi va- sumate fresche oppure venivano impie-
lori percentuali, da piante Coltivate/colti- gate in marmellate, sciroppi, ecc.91;
vabili (CC: 82,3%) come specie fruttifere, 3) Susino/Prunus domestica subsp. domesti-
cereali, legumi, piante aromatico-condi- ca (14 endocarpi, 0,4%), specie subspon-
mentarie/officinali e da Indicatori Antropici tanea e soprattutto coltivata92, i cui frutti
Spontanei (AS+As: 12,1%) come piante in- eduli, le susine, potevano essere consu-
festanti delle colture, ruderali, indicatrici di mate fresche, cotte o secche93, mentre nel
calpestio, ecc. Medioevo e nel Rinascimento venivano

149
fig. 31.

A B C

A B C
D
E

D
E

G
F

G
F

H I L
H I L
Reperti carpologici
Reperti fotografati allo stereomicroscopio
carpologici fotografati allo stereomicroscopio e rinvenuti
e rinvenuti nellonello
scavo di Palazzo scavoChiericati
di Palazzo (VI), area
Chiericati cortile
(VI), - US
area cortile 3163B:
- US 3163B:
(A) Sambuco comune - Sambucus nigra (3.2 mm)
(A) Sambuco comune - Sambucus nigra (3.2 mm)
(B) Corniolo maschio - Cornus mas (12.5 mm)
(B) Corniolo maschio
(C) Fico- comune
Cornus (12.5
mascarica
- Ficus (1.3mm)
mm)
(C) Fico comune(D) - Ficus - Prunus (1.3
Marena carica cerasusmm)(9.3 mm )
(E) Pruno - Prunus domestica (14.4 mm)
(D) Marena - Prunus
(F) Rovo bluastro -(9.3
cerasus Rubusmm ) (2.2 mm)
caesius
(E) Pruno - Prunus domestica
(G) Vite (14.4
coltivata - Vitis mm)
vinifera L. subsp. vinifera
vinaccioli (7.1
(F) Rovo bluastro - Rubus mm), pedicelli
caesius (2.2 mm) (3.0 mm)
(H) Carice - Carex (2.1 mm)
(G) Vite coltivata(I)- Farinello
Vitis vinifera L. subsp.
- Chenopodium album vinifera
(0.9 mm)
vinaccioli (7.1
(L) mm), pedicelli
Panico comune (3.0 mm)
- Panicum miliaceum (3.0 mm)
(H) Carice - Carex (2.1 mm)
(I) Farinello - Chenopodium album (0.9 mm)
(L) Panico comune - Panicum miliaceum 150 (3.0 mm)
usate pi frequentemente secche o cotte evo, come confermano contratti stilati
insieme alla carne, in particolari stufati94; in quellepoca che parlano di colture di
4) Pero/Pyrus communis (1 seme, 0,03%), la nocciolo e di affitti di terreni da adibire a
cui cultura divenne importante a partire noccioleti101; era inoltre caricato di signi-
dallepoca classica e il suo sviluppo fu le- ficati esoterici102 e gli erano riconosciute
gato allacquisizione della tecnica dellin- propriet officinali103; le nocciole veniva-
nesto, gi famigliare ai Greci95; le pere no consumate in varie ricette medievali
venivano apprezzate per la loro lunga e rinascimentali, nonostante fossero rite-
conservabilit tramite essiccamento ed nute indigeste104;
erano considerate dotate di propriet 9) Corniolo maschio/Cornus mas (157 en-
antisettiche96; docarpi, 5,3%) aveva molteplici usi sia
5) Rovo bluastro/Rubus caesius (1 endocar- alimentari sia medicinali, ma anche or-
po, 0,03%), pianta comunemente diffu- namentali, oltre ad essere apprezzato
sa in siepi, i cui frutti, le more, venivano per il legno duro e a grana fine105; fin
consumati nella cucina medievale e ri- da tempi molto antichi le corniole, che
nascimentale per realizzare salse di ac- si conservavano per lungo tempo, ve-
compagnamento alle carni97; nivano utilizzate per succhi, confetture,
marmellate e gelatine dolci, oltre che
6) Fico/Ficus carica (1981 nucule, 67,2%), per bevande alcoliche fermentate106;
documentato da un elevatissimo nume- nellarea veneta era conosciuto e pro-
ro di acheni, che poteva vegetare addos- dotto un vino di corniole107;
sato ai muri delle case o presso unarea
ortiva; i fichi erano utilizzati come frutta 10) Sambuco comune/Sambucus nigra
oppure potevano essere impiegati per (307 endocarpi, 10,4%) veniva impiega-
ottenere sciroppi98. I fichi venivano im- to per decotti lassativi108.
piegati inoltre per confezionare catapla-
smi nella cura delle ferite99; 2) Cereali (ce): sono state rinvenute 2
cariossidi carbonizzate (ce: 0,07%) riferi-
7) Vite/Vitis vinifera subsp. vinifera (160 vi- bili a grano tenero-grano duro/Triticum
naccioli e 7 pedicelli, 5,7%), coltivata per aestivum-Triticum durum e 1 cariosside car-
ottenere uva da tavola e anche per la bonizzata (0,03%) di miglio/Panicum milia-
produzione del vino. Lanalisi dei caratte- ceum. La limitata presenza di grano e mi-
ri morfo-biometrici dei vinaccioli rinve- glio fa pensare a una loro presenza casuale:
nuti suggeriscono lappartenenza ad un le cariossidi potevano essere cadute fortu-
solo vitigno; itamente fra il materiale di scarto oppure
8) Nocciolo/Corylus avellana (1 nucula, portate con i resti di focolari in cui erano
0,03), spontaneo nei querceti planiziari, state tostate.
probabilmente domesticato sotto i Ro-
mani100, il Nocciolo doveva essere tenu- 3) Piante ortive (or): sono presenti alcu-
to in grande considerazione nel Medio- ni frammenti riconducibili a 1 mericarpo

151
(0,03%) di finocchio/Foeniculum vulgare, stati infissi con la corteccia. Tutti i pali sono
pianta aromatica utilizzata fin dai tempi an- di Ontano/Alnus.
tichi per i suoi semi profumati, i frutti e i LOntano un legno dalla colorazione
fiori utilizzati in molte ricette della cucina rossiccia, molto facile da lavorare e che, per
medievale e rinascimentale. le sue caratteristiche meccaniche, si presta
ad essere utilizzato in ambienti completa-
Indicatori Antropici Spontanei (AS+As) mente sommersi, di conseguenza risulta
Comprendono piante spontanee che essere uno dei legni maggiormente uti-
si diffondono al seguito delluomo e delle lizzati per la realizzazione di palizzate in
sue attivit, con valori bassi in caso di cura ambienti umidi e/o sommersi. La maggior
del territorio e valori elevati in caso di ab- parte dei pali stata tagliata nel periodo
bandono/incuria dellarea. La lista floristica autunnale.
comprende 4 taxa (AS+As: 12,1%) con spe- La struttura di contenimento del butto
cie ruderali/nitrofile, indicatrici di calpestio stata costruita con pali verticali di Olmo/
e specie infestanti/commensali e indicatrici Ulmus che fungevano da sostegno per un
di incolto. intreccio di rami di Nocciolo/Corylus avella-
La categoria rappresentata da Cheno- na. In base allaccrescimento dellultima cer-
podiaceae con diversi tipi di farinello/Che- chia si pu dire che sia i pali sia i rami sono
nopodium, crotonella fior di cuculo/Lychnis stati tagliati dalle piante a fine estate-inizio
flos-cuculi e romice comune/Rumex obtusi- autunno, periodo in cui probabilmente
folius; fra le legnose si segnala Sambucus ni- stata costruita la struttura. Infatti i rami di
gra che, in alcuni contesti, pu avere anche Nocciolo, per evitare che perdessero la loro
una valenza di pianta infestante. flessibilit, una volta prelevati, sono stati su-
bito impiegati per costruire lintreccio della
Analisi xilologiche struttura di contenimento. LOlmo ha un le-
gno rossastro o bruno adatto per costruire
Lo stato di conservazione dei reperti li- pali e numerose altre strutture. Il Nocciolo
gnei generalmente buono grazie alla loro ha un legno biancastro di media durezza
permanenza in ambiente saturo dacqua, abbastanza flessibile e resistente, per cui
condizione favorevole al mantenimento risulta adatto a costruire strutture elastiche
del legno nel tempo. Complessivamente quali intrecci.
sono stati analizzati 21 pali (US 3102) di sot- La porzione di asse e i due frammenti di
tofondazione delle mura, 4 campioni della assicella sono di Quercia, probabilmente di
struttura lignea di contenimento del butto Farnia/Quercus cf. robur.
(1 paletto e 3 campioni dellintreccio) (US Il prelievo dei tronchi e del legno per fab-
3164), 3 reperti lignei provenienti dal but- bricare le assicelle avvenuto con tutta pro-
to costituiti da una porzione di asse e due babilit da boschi limitrofi allinsediamento;
frammenti di assicella. Farnia e Ontano infatti costituivano la com-
I pali utilizzati per le sottofondazioni han- ponente caratterizzante dei boschi mesoi-
no un diametro medio di 25-40 cm e sono grofili e igrofili padani.

152
Codice Nome Et 13C 68.2% 95.4%
Laboratorio Campione radiometrica probability probability
(anni BP)109 (anni BC) cal (anni BC) cal

LTL8349A Palazzo 739 40 BP -23.1 0.1 1220-1290 AD 1210-1310 AD


Chiericati (68,2%) (92,1%)
C8 1360-1390 AD
(3,3 %)

Analisi al radiocarbonio Noce e Vite. La vigna viene descritta come


una coltura specializzata; solo pi tardi, nel
Vengono di seguito presentati i risultati Basso Medioevo, avr una certa diffusione
dellanalisi al radiocarbonio effettuata pres- come coltura promiscua, che si trasformer
so il CEDAD. poi nella piantata padana classica111.
La datazione stata effettuata su un Alla frutta proveniente dalle specie le-
frammento di legno prelevato dalle cerchie gnose coltivate si accompagnava poi la rac-
pi esterne del palo n. 8 della palificazione colta di frutti spontanei quali more di rovo,
di sottofondazione delle mura. corniole, nocciole; la presenza sporadica e
modesta di tali frutti sembra documentare
Considerazioni conclusive unimportanza marginale nellalimentazio-
ne degli abitanti dellabitato, anche se
Lo studio dei numerosi reperti botanici noto che lincolto nel Medioevo era una im-
recuperati durante lo scavo effettuato pres- portante fonte di sostentamento112. Questi
so Palazzo Chiericati a Vicenza ha fornito frutti spontanei potevano essere raccolti sia
una grande mole di dati utili per ricostrui- nel bosco sia da siepi utilizzate per delimita-
re in maniera esaustiva le attivit ed alcuni re i campi od orti probabilmente affiancati
aspetti della vita degli abitanti dellarea cir- alle abitazioni, in cui venivano coltivati sia
costante il sito nel pieno Medioevo. ortaggi, sia piante aromatiche. Talora lorto
La presenza di boschi mesoigrofili e zone era arborato e comprendeva anche alberi
umide rimane sullo sfondo del paesaggio da frutto113.
vegetale. Una progressiva trasformazione Le specie fruttifere rinvenute conferma-
del territorio si delinea in modo netto a no limpressione di un uso di tutte le risorse
partire dallXI secolo con la regressione del disponibili, sia coltivate che raccolte, anche
bosco, della palude e dellincolto e lespan- se la storiografia assegna alla frutta un ruo-
dersi dei coltivi110. Diffusa e varia risulta la lo modesto nella dieta alimentare di questo
presenza di reperti riconducibili a piante da periodo, probabilmente a causa della sua
frutto quali Mareno, Ciliegio, Susino, Fico, facile deperibilit. plausibile pensare alla

153
trasformazione della frutta in prodotti deri- stato costruito a fine estate-inizio autunno,
vati, ad esempio sciroppi, marmellate, ecc., il materiale di riempimento stato accu-
soluzione che consentiva un utilizzo pi du- mulato almeno in due anni dalla fine esta-
raturo nel tempo. Sembra comunque che te-inizio autunno fino alla primavera-inizio
in et medievale la frutta carnosa non fosse estate dellanno seguente.
particolarmente apprezzata dai ceti medio- I legni appaiono scelti in base alle carat-
alti della societ per la sua scarsa conser- teristiche tecnologiche e in rapporto al loro
vabilit e perch sconsigliata dai medici in impiego: infatti per le sottopalificazioni del-
quanto frutta humida114. le mura sono stati utilizzati legni di Ontano,
Numerose piante potevano poi essere particolarmente adatto e resistente negli
utilizzate per le loro propriet medicinali, ambienti umidi e/o sommersi, per la strut-
ad esempio i frutti del Sambuco comune tura di contenimento del butto sono stati
erano impiegati per decotti lassativi, men- impiegati pali di Olmo e rami elastici e fles-
tre i fichi venivano impiegati per confezio- sibili di Nocciolo per lintreccio.
nare cataplasmi nella cura delle ferite115. L'approvvigionamento del legname es-
Si segnala anche che numerosi Indicatori senzialmente locale ed avvenuto con ogni
Antropici Spontanei hanno un uso diffuso probabilit nei boschi mesoigrofili limitrofi
nella medicina popolare116, ad esempio le allinsediamento.
piantaggini venivano usate per infusi e ca- Contesti analoghi, cronologicamente
taplasmi117. riferibili al medesimo periodo, sono docu-
Interessante la presenza del grano, le cui mentati in pochi siti dellItalia settentriona-
cariossidi erano largamente utilizzate nel le; in particolare per il Veneto si ricordano
Medioevo come sfarinati per fare pane, fo- gli scavi della citt di Caorle (Ve)119 e Palazzo
cacce o anche per nutrienti zuppe e mine- Carminati a Venezia120 in cui sono stati rinve-
stre in abbinamento ai legumi118. nuti numerosi resti di frutta carnosa e secca
Dallanalisi del materiale trovato allinter- e cereali.
no della struttura si pu supporre un suo
utilizzo come discarica in cui buttare i re- Marco Marchesini121
sidui dei pasti quali endocarpi di marene e Silvia Marvelli122
ciliege, gusci di noci e nocciole, vinaccioli,
ecc.
Considerando la stagionalit della frutta,
le marene e le ciliegie maturano in aprile-
maggio, le susine in agosto, le pere, i fichi,
le corniole e le nocciole a fine agosto-set-
tembre, luva, le noci e il sambuco nero in
settembre, si pu dire che il materiale sia
stato accumulato nella struttura in un perio-
do abbastanza lungo. Inoltre, considerando
che lintreccio di contenimento del butto

154
Riassunto
In occasione del restauro di Palazzo Chiericati ai fini di un nuovo allestimento della Pinacoteca Civica di Vicenza, ivi
ubicata, stato effettuato uno scavo archeologico nei locali interrati, nel cortile ed in parte nelledificio confinante
a sud del palazzo.
Lindagine ha messo in luce unimponente sequenza stratigrafica collocabile in un arco cronologico compreso tra il I
sec. a.C. ed il XVII secolo. In questampio periodo si assiste allevoluzione urbanistica della citt, dalle prime bonifiche
romane, strutturate con drenaggi di anfore e canalette di scolo, a difesa della citt dalle acque dei vicini corsi fluviali,
fino allampliamento dellorizzonte urbano medievale.
Nuove unit abitative, le casette Chiericati, sono ora realizzate direttamente sullopera pi monumentale rinvenu-
ta, ormai disattivata: un segmento di cinta muraria urbica databile al XIII secolo. Viene inoltre confermata la voca-
zione artigianale dellarea, mediante il rinvenimento di una fornace per il vetro di cui si ritrovata traccia anche in
fonti storiche.
Le cronologie sono confermate dagli studi effettuati sui materiali ceramici romani e medioevali, e dalle analisi di
laboratorio sui campioni lignei costituenti le fondazioni delle mura.

Note

1
Lo scavo, diretto dalla Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, stato condotto dalla SAP societ
archeologica srl di Mantova. Si coglie loccasione per ringraziare la dott.ssa Elisa Avagnina e l'architetto Emilio
Alberti per la disponibilit e il costante e proficuo dialogo. Si ringraziano lassociazione ARDEA di Vicenza per il
contributo finanziario necessario alla realizzazione dei saggi di approfondimento delle fasi romane, Francesco
Cozza per la consulenza relativa allarea del giunto.
2
Lo scavo del giunto stato eseguito dalla dott.ssa Stefania Bonato della SAP. Per una notizia preliminare
dell'intervento cfr. DE MICHELIS, GAMBA 2013.
3
Lintervento in oggetto prosegue ed amplia quelli iniziati sotto la direzione scientifica della dott.ssa M. Rigoni
della Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto: per i locali interrati condotti dal dott. Rodighiero fino al
2005; per la loggia orientale dalla ditta PETRA ; mentre a David Hosking si deve un saggio in piazza Matteotti a
ridosso della facciata del palazzo.
4
Per una prima notizia del rinvenimento del sistema difensivo nel cortile di Palazzo Chiericati, cfr. GAMBA
2011.
5
Per levoluzione dellantica idrografia vicentina vedi SOTTANI 2012, pp. 19 - 26.
6
Cfr. CIPRIANO e MAZZOCCHIN infra.
7
Per questa serie di strutture, conservatesi per brevi tratti e alzati, non possibile formulare alcuna ipotesi
circa lo sviluppo planimetrico e funzionale.
8
Cfr. MARCHESINI infra.
9
BARBIERI 2012, pp. 57 - 62.
10
Cfr. MARCHESINI infra pp. 152-153.
11
Si provveduto alla misurazione di tutti i mattoni che presentavano almeno una misura certa per tutte le
fasi edilizie documentate ottenendo una buona base statistica, utile per un futuro lavoro sulla mensiocronologia
medievale a Vicenza, cfr. SCILLIA 2011, pp. 143 - 152.
12
GAIANIGO 2011, pp. 197 - 200.
13
Ulteriori tratti della medesima cinta sono stati rinvenuti in uno scavo degli anni 90 condotto da David

155
Hosking in via Canove Vecchie ed in un altro cantiere allincrocio tra la medesima via e corso Palladio, entrambi
attualmente inediti (Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto).
14
Anno in cui Comune acquist larea occupata da alcune case dei Gastoni di Marola, cfr PAGLIERINI 1663, p.
49.
15
BARBIERI 2011, p. 33; MANTESE 1958; PERBELLINI 1982, p. 74; ZULIANI 1976, p. 43.
16
Visibile nella planimetria del Malacarne del 1841.
17
BELTRAMINI, PADOAN 2000, p. 45.
18
FAORO 2002; DEMO 2004. Si ringrazia Elisa Avagnina per la segnalazione del documento.
19
A conferma di quanto gi proposto in SAMPERI 2008, p. 252.
20
Il cartiglio rettangolare misura 8x1,5 cm, laltezza delle lettere di 1,3 cm.
21
ZACCARIA 1989, p. 474.
22
ZACCARIA 1989, p. 483, inoltre analisi minero petrografiche indicano che le officine degli Herennii sono
localizzabili nellarea compresa tra la Puglia meridionale e il Picenum (MAZZOLI, MARITAN, PESAVENTO MATTIOLI
2009, p. 250, fig. 4).
23
CIPRIANO, FERRARINI 2001, p. 105, nota 37; inoltre una attestazione dalla Laguna settentrionale: TONIOLO
2008, pp. 41-42 e due da Padova: CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2011, p. 340, fig. 6, 9-10, la seconda delle quali pre-
senta i medesimi nessi.
24
PESAVENTO MATTIOLI, MAZZOCCHIN, PAVONI 2000, p. 140; PESAVENTO MATTIOLI, MAZZOCCHIN 2002, p.
783.
25
BRANCHESI 2007.
26
MAZZOCCHIN 2013.
27
Il circuito delle mura, di et repubblicano-augustea, conosciuto per pochi tratti e racchiude in un peri-
metro non regolare il centro cittadino (RIGONI 1987a, pp. 110-111; RIGONI 1987b, pp. 164-169). Recenti indagi-
ni archeologiche hanno confermato, da Porta Castello, lungo Contr Mura porta Castello, Contr Motton San
Lorenzo fino allincrocio con via Fogazzaro, la sovrapposizione delle mura dallet repubblicana almeno al XIV
secolo: GAMBA 2011, p. 188; GAMBA, MIELE (a cura di) 2011, p. 86.
28
Si tratta di US 3139, lunit stratigrafica relativa alla bonifica con anfore e di US 3132, che stava immediata-
mente al di sopra di essa.
29
SFREDDA 1998, p. 25.
30
Per confronti e diffusione si rimanda a I Colori della Terra 2007, in particolare nota 21.
31
I Colori della Terra 2007, p. 123.
32
OCK, 2334. Sono note 9 attestazioni: tre ad Altino, e poi Aquileia, Budrio, Rimini, Milano, Magdalensberg e
Corinto.
33
OCK 1789.
34
E in particolare a Budrio e a Fiumana.
35
Per confronti e diffusione si veda MANTOVANI 2011, p. 175.
36
Su questo argomento si veda CIPRIANO, SANDRINI c.s.
37
Si veda ad esempio DELLA PORTA, SFREDDA, TASSINARI 1998, p. 192, n. 26.
38
I Colori della Terra 2007, p. 90 con confronti e bibliografia.
39
Sono state analizzate le USS 3180/3160, 3160 e 3191.
40
Per il quadro della diffusione si rimanda a I Colori della Terra 2007, p. 89.
41
Per confronto si veda TASSINARI 1998, p. 58, tav. XVI, n. 7.
42
I Colori della Terra 2007, p. 124.
43
Si veda MANDRUZZATO, MARCANTE 2005, p. 88, n. 182.

156
44
Conservate in piccoli frammenti. Per confronto si vedano MANDRUZZATO, MARCANTE 2005, p. 94, n. 219;
Vetro murrino 2012, p. 114, n. 63.
45
Per il quadro complessivo sulle Dressel 6B si veda CIPRIANO 2009.
46
US 3130.
47
BONIFAY 2004, pp. 167-170 (Hayes 61B = Type 38).
48
Si veda ad esempio per Verona MORANDINI 2008, p. 441, tav. LXVIII, 1, datata a V-VI sec. d.C.
49
AMIGONI 2004, p. 50; DI FILIPPO BALESTRAZZI 2008, p. 345.
50
Il bollo non ben leggibile (forse LEPOR o PELOPS).
51
Si rimanda al quadro generale sulla circolazione di anfore nel III-IV sec. d.C. tracciato per larea adriatica in
AURIEMMA, DEGRASSI, QUIRI 2012, in particolare per le importazioni dalla zona africana pp. 281-285.
52
Per unanalisi approfondita sul perdurare della ceramica romana in contesti medievali cfr. BROGIOLO et al.
1996, p. 22 e HUDSON 2008, p. 457.
53
Cfr. BROGIOLO et al. 1996, pp. 19-22.
54
Presenta uno spessore di 0,7 cm, con impasto semi- depurato di consistenza quasi metallica con rari va-
cuoli, di colore rosso aranciato che vira in nerastro presso la parete interna.
55
Cfr. LUSUARDI SIENA 1994, pp. 251- 253 per un discorso generale su questi recipienti e p. 253 fig. 11.1 per
un confronto non molto puntuale. Il frammento non si discosta molto nemmeno dalla ciotola proveniente dai
contesti goti e longobardi della rocca di Garda in GRANDI 2005, p. 73 e tav. 8 fig. 1 a p. 164, datata pressoch allo
stesso modo, solo pi specificamente al V-VI.
56
Trattasi del campione n. 15 di fig. 4 a p. 157 in CORTI, GIORDANI, LOSCHI GHITTONI 2004.
57
PANAZZA, BROGIOLO 1988, pp. 58, 59; 102, 103; tav. XVI n. 4.
58
Cfr. Tav. 17 a p. 173 in MORINA, FERRONATO 2005. Ma si confronta bene anche con un frammento di X-XI di
Mazzorbo(VE) in BORTOLETTO 2004, fig. 4 n. 2 a p. 222.
59
BIERBRAUER 1987, Tav. 78, n.12 e tav. 123, n. 12.
60
Tale imprecisa definizione dovuta alla finitura delle superfici con rigature fitte praticate a mezzo di uno
strumento multiplo, tipica dellItalia padana centro orientale. Per una recente disamina delle questioni relative
alla definizione di pettinata cfr. HUDSON 2008, p. 476-477.
61
Pi precisamente si tratta di almeno un terzo di un orlo ingrossato, a tesa obliqua con insellatura per il
coperchio, gola molto pronunciata e il passaggio tra collo e spalla sottolineato da un leggero gradino, decorata
con unonda tracciata superficialmente.
62
SPAGNOL 1996, tav. III, n. 27; pi stringente il cfr. con il n. 40 di tav. IV, p 75 datato dalla fine del IV al VI sec.
63
LECIEJEWICZ, TABACZYNSKA, TABACZINSKI 1977.
64
BIERBRAUER 1987, Tav. 73.5, n. 14.
65
COZZA 2008, p. 111, tav. 4, n. 6.
66
Ha labbro concavo spalla molto espansa sottolineata da un gradino. Rispettivamente in SPAGNOL 1996, tav.
III, n. 37 p. 74 e CASTAGNA, SPAGNOL 1996, tav. I, n. 11, a p. 85.
67
Diversa la situazione per il territorio veronese e per la Lombardia, dove alcuni contesti anticipano la com-
parsa di questa forma al IX e forse alla seconda met dellVIII e scandiscono la sua evoluzione (nel Capitolium di
Verona e a Nogara, per esempio).
68
Le dimensioni sono piuttosto contenute, la forma del corpo da leggermente globulare a cilindrica ma
sempre con diametro dellorlo inferiore a quello massimo. Gli orli sono generalmente ispessiti e appiattiti su-
periormente forse con lutilizzo di una stecca, spesso tagliati obliquamente verso linterno con un labbro verso
lesterno, a volte arrotondato, altre spigoloso.
69
Fig. 4 n. 3 in LA ROCCA HUDSON 1985- 1986, pp.119-132.

157
70
SAGGIORO 2004, Tav. 1 nn. 2, 6.
71
MORINA, FERRONATO 2005, pp.97, 98 e p. 175 Tav.19, nn.2-6.
72
SAGGIORO, MANCASSOLA 2001, pp. 482-484.
73
MAZZOCHIN 2004, p. 164, fig. 87, nn.15, 16, per quanto molto pi panciute di quelle di Palazzo Chiericati.
74
VERONESE 2002, fig. 4 nn. 3,5 p. 132, li riferisce al XII sec, ma si tratta di materiali frutto di recuperi e quindi
privi di contesto.
75
BONATO 1998- 1999, pp. 129, 130 e Tav. IX, n. 2.
76
Fig. 40, nn. 6, 7 a p.104, in RIGONI 1993. Queste datazioni, a distanza di ventanni sono forse da rivalutare.
77
RIGONI 1995, p. 44.
78
Orlo ingrossato gradualmente, piatto e orizzontale superiormente con labbro quasi sempre pronunciato
verso lesterno.
79
BONATO 2002, pp. 125-136.
80
SBARRA 2002, p. 110, Tav. 7.
81
Diametro dellorlo: 15 cm; diametro massimo: 21 cm; altezza senza anse: 14 cm. Lorlo ispessito, il labbro
esterno arrotondato e sulla superficie, per lo pi piatta, presenta una leggera insellatura solo in alcuni brevi tratti.
Una fila di piccole tacche ovali irregolari per dimensioni e distanza corrono nel punto dellappena percettibile
cambio di pendenza (spalla?) coincidente con il cambio di tipo di rigatura che diviene pi ampia. La decorazione
deve essere stata eseguita dopo la finitura della superficie al tornio.
82
Rispettivamente per diametro e orlo, cfr. fig. 4.3 e 5.2 in LA ROCCA HUDSON 1985- 1986, pp.119- 132.
83
RIGONI A. N. 1991a, fig. 23, n. 6.
84
La situazione non molto mutata rispetto a quanto si segnalava in BROGIOLO, GELICHI 1986, p. 293.
85
Un campione di terriccio prelevato dal butto stato sottoposto a flottazione e setacciatura in acqua (GREIG,
1989; PEARSALL, 2000). Le operazioni effettuate in laboratorio sono state le seguenti: misurazione del volume e
del peso iniziale del terriccio da flottare/setacciare; asportazione dei materiali grossolani (sassi/ciottoli, conchi-
glie, ossa, ecc.); flottazione in acqua e recupero dei reperti affioranti: il procedimento stato pi volte ripetuto
nellarco di 48 h; setacciatura con maglie di diverso diametro (5, 2 e 0,2 mm) e lavaggio accurato dei vari reperti
rimasti nei tre setacci; raccolta dei reperti xilologici e collocazione in contenitori con acqua distillata; asciugatura
in ambiente aerato per circa 7 giorni; documentazione e conservazione dei materiali in appositi contenitori.
Lanalisi dei macroresti stata effettuata sul residuo ottenuto dopo le sopraindicate operazioni e ha previsto due
momenti distinti: A) isolamento di tutti i semi e frutti e dei carboni rinvenuti dal residuo flottato/setacciato allo
stereomicroscopio con ingrandimenti da 8 a 80; B) identificazione e conta di tutti i semi/frutti e carboni rinvenuti
con suddivisione dei reperti per specie/tipo. I campioni xilologici (pali, intreccio e legni) recuperati durante le
operazioni di flottazione e setacciatura in acqua sono stati sottoposti ad analisi mediante sezioni sottili secondo
i tre piani fondamentali (trasversale, longitudinale radiale, longitudinale tangenziale) e montate su vetrini fissi
per lanalisi al microscopio ottico. Per il riconoscimento sono stati usati i principali atlanti e consultata apposita
letteratura specifica.
86
In particolare, nella colonna di sinistra viene riportato lo Spettro di Concentrazione, che riporta per ogni ta-
xon il numero di semi/frutti rinvenuti per 2,25 litri di campione di partenza, nella colonna centrale viene riportato
lo Spettro di Concentrazione riportato ad un litro di materiale e nella colonna destra viene calcolato lo Spettro
Percentuale, che riporta per ogni taxon rinvenuto il valore % calcolato sulla Somma Carpologia corrispondente
al totale dei semi/frutti del campione (Somma Carpologica = Alberi+arbusti+Liane+Erbe = A+ar+L+E).
Per ogni taxon identificato sono stati contati tutti i reperti presenti. I taxa rinvenuti sono raggruppati in ordine
alfabetico per famiglia, poi per genere e specie/tipo carpologico, prima le legnose, poi le erbacee. In calce alla
tabella, per ogni campione, sono inoltre riportati i seguenti dati: a) la Somma Carpologica; b) varie sommatorie
(Gruppi) contraddistinti da appropriate sigle, ad es. CC = Piante Coltivate/coltivabili, ce = cereali, or = ortive, ecc.

158
utili per linterpretazione dei risultati e la ricostruzione quali-quantitativa del paesaggio vegetale e dellambiente;
c) il numero di taxa per ogni Gruppo.
87
PIGNATTI 1982, ZANGHERI 1976.
88
REDON ET ALII 1994.
89
SABBAN, SERVENTI 1996.
90
BOIS 1928.
91
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92
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94
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95
PIGNATTI 1982.
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NADA PATRONE 1989.
97
REDON ET ALII 1994; SABBAN SERVENTI 1996.
98
NADA PATRONE 1989.
99
BAUMANN 1993.
100
ZOHARY, HOPF 1992.
101
MONTANARI 1979.
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MENGHINI 1998.
103
GASTALDO 1987.
104
REDON ET ALII 1994; SABBAN, SERVENTI 1996.
105
BOIS 1928.
106
ZOHARY, HOPF 1992.
107
BOIS 1928.
108
BAUMANN 1993.
109
Con BP si intende una datazione convenzionale al radiocarbonio non calibrata il cui calcolo implica luso del
tempo di dimezzamento di Libby (5.568 anni) rispetto al valore corretto di 5.730 anni, lanno 1950 come anno di ri-
ferimento e lutilizzo diretto o indiretto dellacido ossalico come standard di riferimento (STUIVER & POLACH, 1977).
110
FUMAGALLI 2003.
111
MONTANARI 1979.
112
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163
fig. 1. Planimetria di Portogruaro con indicazione dellarea di scavo nel cortile del Liceo XXV Aprile (rosso), in piazza
Marconi (verde) e presso lIstituto Musicale Santa Cecilia (giallo), dove si sono svolte le indagini archeologiche tra il 2007-
2008 ed il 2012 (rielab. da Gusso, Tiozzo 2007, p. 65, fig. 26).

164
Portus de Gruario: il frate, il mercante, il fabbro del quartiere settentrionale

Premessa chiesa che, nel 1771, in occasione di restauri


al duomo di SantAndrea ospit la cattedra
Tra il 2007 ed il 2008, in occasione del re- episcopale e, dal 1787, il clero vescovile e
stauro e della ristrutturazione di un edificio parrocchiale in attesa della ricostruzione del
con facciata su via Martiri della Libert e in duomo7 con i materiali della chiesa distrutta
previsione di futuri lavori di arredo urbano a partire dal 18308.
di piazza Marconi (legati alla conclusione Linsieme di tutte queste diverse fonti co-
dei lavori di costruzione del nuovo Teatro stituisce, oggi, il punto di partenza per un
cittadino), la Soprintendenza per i Beni progetto di recupero e valorizzazione di que-
Archeologici del Veneto1 ha promosso la sto storico quartiere portogruarese.
realizzazione di una serie di indagini archeo-
logiche rispettivamente allinterno dellarea Federica Rinaldi
della piazza2 (utilizzata come cortile delle
Scuole XXV Aprile e Marco Belli, nonch Il quartiere settentrionale: le notizie pri-
come parcheggio pubblico) e nellarea del ma dello scavo
nuovo Teatro, sede dellAccademia Musicale
Santa Cecilia3; successivamente, nel 20124, Gi dalle fonti di archivio esistenti9 era
in concomitanza con lavori di ristrutturazio- noto che sullarea oggi occupata dalla piaz-
ne e ammodernamento degli impianti idrici za Guglielmo Marconi e dagli edifici scola-
del plesso B (ex Nievo) del Liceo XXV Aprile, stici contermini, nella parte nord orientale
stata realizzata unulteriore campagna di del centro storico di Portogruaro, un tempo
scavo5 (Fig. 1). sorgevano la chiesa ed il convento di San
Le indagini hanno permesso di approfon- Francesco, un complesso architettonico
dire, nella loro complessit, la storia e le fasi composito le cui tracce come poi sar il-
di vita di questo rione a nord di Portogruaro, lustrato nel dettaglio sono recentemente
un tempo sede del complesso ecclesiastico riaffiorate a seguito delle indagini archeolo-
e conventuale di San Francesco (scavi 2007- giche effettuate in loco (fig. 2a-b).
2008 e 2012), dellOratorio di SantAntonio e La costruzione dellimpianto conventuale,
di una porzione di abitato con annessi labo- comprensivo della chiesa, dei chiostri e degli
ratori artigianali (scavo 2007-2008)6. orti retrostanti, attraversati da un canale in-
Contestuali ricerche darchivio hanno, in- terno alla cinta muraria della citt e comple-
fine, condotto a una pi esaustiva definizio- tamente chiusi da mura di difesa, ebbe inizio
ne dellarticolazione urbanistica di questo intorno al 1269 per volont del vescovo fran-
quartiere, nel lungo periodo di tempo com- cescano Fulcherio di Zuccola presso la porta
preso tra il XIII ed il XIX secolo, precisando superiore che conduceva a Portovecchio10. Nel
nel contempo la storia edilizia della grande 1281 la chiesa, con le sue pertinenze, venne

165
a b
fig. 2. Planimetria di Portogruaro con indicazione: a) del borgo fortificato sorto attorno al castello del Vescovo
nel X secolo; b) dell'ampliamento del portus, sulla sponda opposta del Lemene, nella seconda met del XII seco-
lo. ben leggibile lasse stradale, parallelo al Lemene, oggi ricalcato da via Martiri della Libert, compreso tra la
porta superior qui vadit a Portumveterem, detta anche San Francesco e oggi nota come porta San Gottardo, e la
porta Banni, poi San Giovanni. In entrambe le planimetrie il cerchietto rosso indica larea delle indagini archeolo-
giche (rielab. da Gusso, Tiozzo 2007, p. 40, fig. 1/a e 1/c).

affidata ai Francescani minori conventuali11, ovest, facciata volta verso occidente ed absi-
che andarono cos ad insediarsi, secondo le de ad oriente. Laccesso avveniva dal lato del-
modalit proprie degli ordini mendicanti, in la strada principale cittadina, la Strada Publica
un ambito interno alle mura urbiche, periferi- oggi ricalcata da via Martiri della Libert, var-
co rispetto alla zona centrale pi urbanizzata cando un portone posto in corrispondenza
della citt ma vicino ad una delle porte cit- del muro di cinta antistante, che delimitava
tadine che immetteva su una via di comuni- lo spazio destinato al sagrato ed al cimitero
cazione di rilievo, la cosiddetta Strada della adiacente (fig. 3a-b).
Mercanzia 12. Una descrizione della chiesa e del con-
La chiesa di San Francesco aveva un im- vento si trova nel resoconto della visita ef-
pianto planimetrico con andamento est- fettuata il 15 ottobre 1584 da mons. Cesare

166
fig. 3. a) Pianta del Convento di San Francesco, su disegno di Alvise Francesco Duodo, 1768; b) Vista assonometrica del
complesso ripresa dal disegno di G.A. Pelleatti del 1768 (da A.S.VE. Congregazioni religiose soppresse, San Francesco di
Portogruaro, busta 1).

167
Nores, visitatore apostolico, presso la diocesi parrocchiale. Solo dopo linstaurazione del
di Concordia13. Da essa risulta che il convento Regno Lombardo-Veneto, a seguito della
aveva una rendita di 200 ducati circa, posse- sconfitta di Napoleone a Lipsia nel 1813,
deva una chiesa ampia, dotata di ben dieci la citt torn a vivere e si assistette ad un
altari oltre a quello maggiore, alcuni dipinti rilancio dellattivit edilizia. Pur con grandi
di pregio14, e che nel convento si trovava an- difficolt vennero reperiti i fondi per conti-
che lufficio e larchivio del Vicario del Padre nuare la ricostruzione del Duomo, arrivan-
Inquisitore. do nel 1830 a demolire, come stabilito, la
Nel 1550 il lato meridionale della chiesa
venne rimaneggiato per costruire, su inizia-
tiva del Gastaldo de Faentino, lOratorio di
SantAntonio Abate, mantenuto dalla omoni-
ma Scuola, che in esso teneva le sue ordina-
rie convocazioni15.
La chiesa nella prima met del Settecento
ebbe una fase di ulteriore sviluppo, grazie
ad alcuni interventi di restauro e allarricchi-
mento del suo patrimonio con nuove opere
darte. Nel 1769, tuttavia, a causa della gra-
ve situazione economica della Repubblica
Veneta, lordine dei minori conventuali
venne soppresso e i beni del convento di
San Francesco vennero incamerati per es-
sere successivamente ceduti al Capitolo di
Concordia.
Da questo momento le sorti del com-
plesso si legarono indissolubilmente a
quelle della ricostruzione del Duomo
Concattedrale di SantAndrea Apostolo
della citt. Il Consiglio comunale e il
Capitolo diocesano deliberarono nel 1792
di demolire la chiesa di San Francesco per
riutilizzare il materiale sano di risulta per la
ricostruzione della chiesa di SantAndrea.
Lavvento delle truppe francesi nel 1797 e il
susseguirsi degli eventi bellici ritardarono,
tuttavia, lesecuzione dellopera. La chiesa
di San Francesco in questi anni continu fig. 5.Mappa catastale napoleonica del centro di
a sussistere, venendo utilizzata per le uffi- Portogruaro. Anno 1807. Il convento e la chiesa di San
Francesco sono ancora esistenti (rielab. da Gusso,
ciature sia dal clero capitolare sia dal clero Tiozzo 2007, p. 58, fig. 21).

168
Il Necrologio del Convento dei PP. Minori di S. Francesco in Portogruaro

Nel fondo principale della Biblioteca Comunale di Udine con la sigla misc. 1313-2 pre-
sente un codice membranaceo (fig. 4) che, originariamente, faceva parte dei documenti con-
servati nellarchivio del convento portogruarese. Nel dettaglio, si tratta di un Necrologium,
cio un volume manoscritto, composto da 22 carte numerate in verso e recto da 1 a 44 con
legatura in parte danneggiata, in cui erano segnate le celebrazioni delle principali feste cri-
stiane e gli anniversari delle morti di benefattori o personaggi importanti legati alla chiesa, da
celebrare in giorni determinati.
La sua esistenza era gi stata segnalata da mons. Ernesto Degani (DEGANI 1880,
pp. 715-716) in calce alla gi breve attenzione che egli dedicava al convento di San
Francesco di Portogruaro al capitolo Degli ordini religiosi nella Diocesi di Concordia,
ricordando che esso non porta notizie interessanti.
Il codice resta, a parte qualche abrasione, nella maggior parte leggibile: risulta
evidente una prima stesura caratterizzata dal ripetersi di una formula ordinaria e
assai stringata come, ad esempio, obiit magistri Pelegrini, seguito in alcuni dallin-
dicazione della localit di provenienza o, nel caso di donne, con lindicazione del
marito moiere de o uxoris quondam.
A questa segue poi una seconda parte, quella pi utile per la comprensione
del complesso religioso portogruarese, in cui si ricorda Lo anniversario de dona
Catarina; da qui si iniziano ad annotare lasciti e benefici per il convento, la chiesa
e la sacrestia anzi che ogni ano li frati fazino il suo anniversario per lanima sua e de li
soi morti.
Nella maggior parte dei casi per le messe da celebrare nel giorno dellanniver-
sario, i fedeli sono soliti lasciare qualche pezzo di terra, qualche volta un calice,
libri sacri, messali, e manipoli da usare nella celebrazione liturgica; da sottoline-
are che solo lhonestae egregie donna Chaterina uxor relicta quondam Falco de
Panegalis, venuta a mancare il 27 gennaio 1463, lascia sessanta ducati fabricare
ecclesie predicta Sancti Francisci, da ricondurre forse ad un restauro, una ristruttu-
razione o ampliamento del complesso, interventi daltra parte noti anche da altre
fonti e confermati dagli scavi.
Al di l della cifra annotata, dovette trattarsi senza dubbio di un lavoro di note-
vole importanza, perch dalla sequenza delle citazioni lanniversario della donna
segnato nella prima pagina, subito dopo la festa della Circumcisio Domini di
gennaio, il ricordo del fondatore del convento e della chiesa Frate Fulcherius ordine
Santi Francisci Episcopus concordiensis nel giorno 1, il ricordo del Domino Federico
abbatis monasterij Sancte Marie Sextensis il giorno seguente ed infine il ricordo del
presbiteri Philippi de Venetia plebani ecclesie Sancti Andree de Portogruer il giorno
successivo ancora.
Il fatto che la commemorazione di donna Chaterina sia avvenuta il giorno 6 gen-
naio in Ephipania Domini, quando invece noto che sia spirata il giorno 27 dello

170
stesso mese, lascia supporre che essa sia stata una della maggiori benefattrici della chiesa di
San Francesco e per questo motivo le stata riservata una posizione particolare nel docu-
mento. La forzatura, lanticipazione del ricordo di donna Caterina, non casuale, poich
stata adottata anche per il fondatore vescovo Fulcherio: infatti il Degani, nelle serie dei Vescovi
concordiesi, si premura di ricordare i suoi estremi biografici e riporta le versioni discordanti
circa il mese e il giorno della dipartita: il necrologio di Concordia nota la morte il 18 aprile; il cro-
nista Giuliano lo dice morto die XIII ma non segna il mese; il Bianchi segna la morte il 13 gennaio
1293; per liscrizione del sepolcro di Fulchero, che esisteva nella chiesa di S. Francesco, d la data
MCCLXXXXIII - XVII aprilis", e d ragione
al manoscritto concordiese (DEGANI
1880, p. 204).
La lettura offre un ulteriore spunto
di riflessione poich la data del XVII
aprile confermata nella tabella anni-
versarium suorum caenobitarum e pro-
segue consonat codex Anniversarium
vetustior in hunc modus MCCLXXXXIII,
Indict. VI. Die 17 Aprilis. Obiit D. Fr.
Fulcherius de Zuccola (UGHELLI
1720, p. 344). Nessuna delle date indi-
cate concorda, per, con quella pro-
posta dal codice conservato a Udine e
non trovandosi nel Necrologio udine-
se a quella data la notazione della sua
morte, lecito pensare allesistenza di
un precedente e pi antico Libro de-
gli anniversari, lasciato a favore di uno
nuovo, dove lapertura stata riservata
(piegando gli avvenimenti), al fonda-
tore, alle autorit religiose e alla mag-
giore benefattrice, donna Caterina.
Andrea Battiston

fig. 4.Udine, Biblioteca Vincenzo Joppi,


Fondo Principale misc.1313/2, Necrologio
del Convento dei PP. Minori di S. Francesco in
Portogruaro, pagina 1. Una mano ignota, al
momento del riordino archivistico, lo ha cos
descritto: Necrologio del Convento dei PP.
Minori di S. Francesco in Portogruaro de se-
colo XIV con note posteriori fino al XVI secolo.
Cod. menbr. Con indice in 4. (a lapis blu): Tra
il 1430-1436.

171
Le indagini archeologiche in piazza Mar- possibile comprendere come larea oggetto
coni e nel cortile del Liceo XXV Aprile dindagine fosse proprio quella dove le plani-
metrie storiche indicavano lubicazione delle-
Il complesso ecclesiastico di San Francesco in dificio sacro, interessando in questa fase solo
piazza Marconi parzialmente a nord la zona del convento dei
Come accennato, i lavori di sistemazio- Frati Minori Conventuali e a sud il settore oc-
ne dellarredo urbano dellantistante piazza cupato dalloratorio dedicato a SantAntonio,
Marconi hanno permesso di condurre negli su cui si addossavano alcune case medieva-
anni 2007 e 2008 una serie di saggi archeo- li, affacciate su una calletta che portava agli
logici, eseguiti allo scopo di verificare lo stato spalti delle mura di difesa cittadine.
di conservazione dei resti pertinenti alla de- Dall'analisi stratigrafica dei depositi natu-
molita chiesa di San Francesco (fig. 7). rali presenti al di sotto dei livelli interessati
In base ai numerosi documenti darchivio e dalle operazioni di cantiere per la costruzio-
allanalisi preliminare di alcuni disegni del XVIII ne del complesso ecclesiastico, emerso che
secolo (cfr. supra figg. 3a e 3b), stato subito i Francescani, in linea con le modalit proprie

fig. 7. Complesso di San Francesco. Piazza Marconi. Lo scavo del 2007-2008 con, in evidenza, il muro perimetrale
nord US 220 della chiesa (foto di Alessandra Pellizzato Diego Malvestio & C. snc).

172
fig. 8. Complesso di San Francesco. Piazza Marconi. Pianta cumulativa degli scavi 2008 e 2012 (dis. arch. Silva
Bernardi Diego Malvestio & C. snc).

del loro ordine, scelsero nella seconda met ta verso le regioni d'Oltralpe, questo spazio
del XIII secolo per ledificazione della chiesa e urbano doveva essere privo di costruzioni e,
relativo convento unarea periferica della cit- con ogni probabilit, adibito a zona coltiva-
t. Vicina alla torre portaia settentrionale, che ta tra il centro della citt mercantile e le sue
dava capo alla Strada della Mercanzia diret- mura (fig. 8).

173
Su un potente strato a matrice prevalen- probabilmente destinato a ortivo.
temente sabbiosa, generatosi in un lungo Dai documenti darchivio sappiamo che
periodo con lapporto di sedimenti fluviali nel 1281 questo livello agrario venne interes-
di unantica asta del Tiliaventum, succes- sato dalle opere di cantiere: a questa prima
sivamente incassata nel letto dellattuale fase sono, infatti, da ascrivere le due fonda-
fiume Lemene, gli unici interventi antropi- zioni parallele (US 218 e US 220), che costi-
ci individuati sembrano infatti connotarsi tuiscono la base per i muri perimetrali sud e
come una debole e superficiale azione di nord della chiesa di San Francesco (fig. 10).
intacco e rielaborazione superficiale del Conservate solo per un breve tratto e perfet-
substrato naturale, cui si aggiunto lap- tamente orientate sullasse Est-Ovest, le due
porto di una componente organica che ha fondazioni risultano essere messe in opera
modificato il cromatismo dei livelli sotto- contro terra entro una profonda trincea di
stanti, generando uno strato poco potente fondazione e costruite in opera mista me-
diante una particolare tecnica
edilizia: le strutture mostrano
entrambe una camicia esterna
realizzata con limpiego di mat-
toni interi di diversi moduli, indi-
zio questo di un probabile riuso
di materiali di spoglio da altri
edifici demoliti16, che contengo-
no un nucleo realizzato con lim-
piego di laterizi frammentati e
alcuni blocchi di pietra calcarea
legati con abbondante malta di
calce. Nonostante questa tecni-
ca richiami quella delle struttu-
re a sacco, essa si differenzia da
queste per la relativa cura nella
disposizione dei frammenti che
compongono il nucleo delle
fondazioni, poich possibile
ancora riconoscere in entrambe
i diversi letti di posa degli ele-
menti interni.
Le due fondazioni risultano
larghe 80 cm circa e distano tra
fig. 9. Complesso di San Francesco. Piazza Marconi. Il plinto a pianta loro, nella faccia interna, circa
quadrangolare US 236 e la fondazione in laterizio US 212 riconduci- 12,60 m; questa misura definisce,
bile a un transetto (foto di Alessandra Pellizzato Diego Malvestio &
C. snc). quindi, la larghezza interna della

174
chiesa che, in assenza di partizioni interne continuo, nella piccola porzione superstite
parallele alle fondazioni individuate e in con- di quello meridionale (US 218) presente un
formit al modello architettonico delle chie- contrafforte a pianta rettangolare, che spor-
se appartenenti agli ordini mendicanti nel ge di venti centimetri dal filo della muratura
Veneto orientale e nel vicino Friuli, possiamo esterna; tale evidenza strutturale lascia sup-
ricondurre al tipo dellaula unica con pianta porre che lesterno del muro perimetrale sud,
rettangolare molto allungata. Mentre la fon- quello rivolto verso il centro cittadino, fosse
dazione del muro di telaio settentrionale US originariamente contraddistinto anche nel-
220 presenta un paramento esterno lineare la porzione aerea dalla presenza di una se-

fig. 10.Complesso di San Francesco. Piazza Marconi. Particolare dello scavo del 2007-2008 (dis. arch. Silva
Bernardi Diego Malvestio & C. snc).

175
quenza continua di contrafforti in rilievo, che na della navata centrale risultano di grande
risultano assenti nel muro settentrionale (US utilit tre strutture di fondazione, rinvenute
220) probabilmente per la presenza fin dalla nel settore occidentale dellarea di scavo.
sua costruzione di strutture edilizie in alzato, Perpendicolare e in appoggio alle fondazio-
come ad esempio il chiostro o la sacrestia, ni dei muri perimetrali, la meglio conservata
a esso addossate e pertinenti al complesso delle tre quella centrale (US 208): si tratta
conventuale (cfr. fig. 8). di una fondazione larga circa 40 cm e messa
In corrispondenza del limite nord-orienta- in opera con limpiego di laterizi fratti, lega-
le dellarea oggetto dindagine, la fondazione ti con malta di calce ancora tenace. A ovest
US 220 termina e si ammorsa a un grande di quella descritta, lo scavo ha permesso di
plinto a pianta quadrangolare, di 2x1.30 m, portare alla luce unaltra fondazione (US 203),
la cui base dimposta non stata raggiunta distante dalla prima circa 2.80 m e realizzata
perch situata ben al di sotto della quota di con la medesima tecnica costruttiva. Letti in-
scavo (fig. 9). La scoperta di questa struttura sieme, questi due elementi costruttivi sono
(US 236) di grande importanza per la com- da ricondurre a un tramezzo. Citato nei do-
prensione dello sviluppo planimetrico delle- cumenti veneti anche con i nomi di podiolus,
dificio sacro, poich d capo a un sistema di ponteseo, verone o pontile, il tramezzo era una
fondazioni perpendicolari e parallele, ancora struttura in legno o muratura che divideva
parzialmente leggibili (come US 238) o com- in due settori la chiesa (uno destinato ai laici
pletamente spogliate, riconducibili a un tran- e laltro, non visibile agli occhi dei fedeli, ai
setto. Solo individuato e non completamen- frati) comunicanti solo attraverso una porta
te scavato, esso si sviluppa oltre i limiti orien- centrale17.
tali dello scavo e doveva aggettare circa 3 m Molto probabilmente il tramezzo scoperto
dalla linea esterna del muro dellaula di culto. allinterno della chiesa di San Francesco era
Probabilmente il transetto doveva essere de- superiormente utilizzabile come ballatoio,
finito a livello pavimentale da un elemento poich lultima delle tre fondazioni parallele
fisico andato completamente perduto, la (US 210), posta a un metro a est di US 208,
cui esistenza testimoniata dalla presenza doveva essere la base della scala che serviva
di una fondazione in laterizio (US 212): larga per accedere alla parte sommitale della strut-
40 cm, questa struttura parte dallo spigolo tura; grazie al rapporto tra la sua lunghezza, le
interno del plinto e attraversa perpendico- misure medie stimate per la pedata e lalzata
larmente laula per tutta la sua larghezza; a dei gradini che dovevano comporre la scala
causa del suo stato di conservazione non daccesso, possibile ricavare che in origine il
stato possibile comprenderne con sicurezza tramezzo doveva essere alto almeno 2.50 m.
la funzione ma potrebbe trattarsi della base Nonostante le profonde manomissioni
di appoggio per la costruzione di uno scali- riconducibili alla posa in epoche diverse di
no, dando cos forma ad un transetto legger- molti sottoservizi, nello spazio interno della
mente sopraelevato e distinto dal piano di chiesa si potuta individuare la successione
calpestio della navata unica. di almeno due piani pavimentali. Il pi antico
Per la ricostruzione della partizione inter- costituito da un residuo del letto di malta

176
pertinente a una pavimentazione comple- uno spazio di forma quadrangolare del-
tamente asportata, probabilmente in qua- la lunghezza complessiva di 3.25 m e una
drelli di laterizio (US 217), che si impostava larghezza di quasi 1.50 m, allinterno del
su uno strato di preparazione (US 245) della quale presente un'altra pavimentazione
potenza di 20-25 cm, costituito da una ste- in pastellone (US 235) solo parzialmente
sura omogenea e tabulare di sabbia pulita. conservata; in assenza di dati certi, solo
Nella sequenza stratigrafica, la distruzione e possibile ipotizzare che questa struttura
la defunzionalizzazione di questo livello di potesse originariamente essere la base di
frequentazione sono marcate dalla presenza un altare o di una struttura accessoria al
di un successivo riporto a matrice sabbiosa, culto (fig. 11).
pulita, della potenza variabile di 2-10 cm (US Lanalisi delle strutture emerse nel corso
214), che ha la funzione di piano di prepara- dellindagine ha inoltre permesso di verifi-
zione per la stesura di un nuovo pavimento care come la chiesa fosse direttamente co-
realizzato in pastellone (US 215=216), con- municante con gli ambienti destinati a uso
servato in forma molto residuale. liturgico a sud e conventuale a nord (cfr. in-
Questa particolare tecnica, a volte ricor- fra Natali).
data anche con il nome di terrazzo alla ve- In questultimo caso, un livello di mattoni
neziana, ha origine fin dallepoca romana disposti in piano sulla fondazione del muro
e prevedeva la realiz-
zazione di un impasto
artificiale di laterizi fine-
mente tritati e, talvolta,
ghiaia sciolta e minuta,
il tutto legato con malta
molto tenace; limpasto
cos realizzato veniva
steso uniformemente,
battuto e lisciato fino
ad ottenere una super-
ficie omogenea, molto
compatta, resistente
ma anche facilmente
restaurabile in caso di
rattoppi.
A ridosso del tra-
mezzo e addossata alla
fondazione del muro
perimetrale settentrio- fig. 11. Complesso di San Francesco. Piazza Marconi. In primo piano la pavi-
nale, una fondazione mentazione in pastellone US 235, forse pertinente ad un altare interno alla
chiesa o comunque ad una struttura accessoria al culto (foto di Alessandra
in laterizio definisce Pellizzato Diego Malvestio & C. snc).

177
US 180 e US 183, che
insieme potevano co-
stituire il basamento
per un protiro.
Questo avancorpo
fu probabilmente ab-
battuto nel momento
in cui lo spazio diret-
tamente a sud della
chiesa venne occu-
pato dal cantiere per
la costruzione dello-
ratorio dedicato a
fig. 12.Complesso di San Francesco. Piazza Marconi. La pavimentazione a
SantAntonio, al quale
scacchiera di mattonelle laterizie rosse e gialle, pertinenti la sacrestia (foto di sono da ascrivere un
Alessandra Pellizzato Diego Malvestio & C. snc). piano pavimentale in
quadrelli gialli e rossi
perimetrale settentrionale segna la presen- (simile a quello che pavimentava la sacre-
za di una soglia che si apriva su un vano stia) e alcune fondazioni non meglio iden-
accessorio (che grazie alla documentazione tificabili.
storica sappiamo essere la sacrestia), di cui Ci che risulta certa la presenza in tutto
rimane solo la sequenza di tre livelli di cal- il settore occidentale della trincea dinda-
pestio sovrapposti, i primi due ugualmente gine, spazio in corrispondenza del quale le
in pastellone e lultimo costituito da un pa- fonti documentali testimoniano l'esistenza
vimento in quadrelli di laterizio (US 207) di dellarea cimiteriale, di numerose sepolture,
colore rosso e giallo (fig. 12). sia in fossa terragna semplice (come US 158
Poco a sud del muro perimetrale meri- o US 173) o entro vere e proprie strutture in
dionale della chiesa US 218, lo scavo di una muratura (come US 168 e US 177).
trincea per la messa in opera di una tuba-
zione del metano ha permesso di verificare Vincenzo Gobbo
la presenza di una serie di evidenze archeo-
logiche riconducibili, in una prima fase, alla Il complesso claustrale di San Francesco
struttura di fondazione della testa del tran-
setto18 sulla quale, in un momento succes- Lintervento archeologico condotto nel
sivo, vennero ad appoggiarsi il piano pavi- 2012, accanto a piazza Marconi e allinterno
mentale e alcune strutture pertinenti lora- del cortile del plesso B del Liceo XXV Aprile,
torio dedicato a SantAntonio. Forse ad una ha messo in luce una serie di strutture mu-
forma di monumentalizzazione di una porta rarie e pavimentali pertinenti al complesso
che si apriva sul transetto verso la citt sono claustrale di San Francesco; i rinvenimenti
da ricondurre le fondazioni murarie US 104, sono localizzati principalmente nella parte

178
meridionale del cortile (fig. 13 e cfr. supra lizzata in laterizi e malta e orientata in senso
figg. 1 e 8)19. est-ovest (US 6).
Inizialmente le indagini si sono concen- Tale muratura, dello spessore di 40 cm,
trate nella parte settentrionale del cortile legata a unestesa pavimentazione (US 9)
dove una delle trincee eseguite aveva inter- che prosegue nella parte meridionale del
cettato lembi residuali di una muratura rea- cortile (US 20), caratterizzata da mattonelle

fig. 13. Complesso di San Francesco. Liceo XXV Aprile - plesso B, cortile. Particolare dellarea di scavo del 2012 (dis.
arch. Silva Bernardi - Diego Malvestio & C. snc).

179
disposte a spina di pesce e cornice in corri-
spondenza dei muri perimetrali (fig. 14). La
pavimentazione appare variamente intac-
cata dallimpianto di strutture successive (il
muro US 53 e la canaletta di drenaggio USS
13, 14, 15) e, in particolare, dallimpostazione
di una profonda trincea moderna per lallog-
gio dei tubi per il riscaldamento (USS 16, 17).
Il tracciato di questultima sembra ricadere
proprio in corrispondenza del margine della
pavimentazione, come suggerisce il rinve-
nimento di due mattonelle pertinenti alla
cornice tipicamente addossata ai muri pe-
rimetrali. Limpianto della profonda trincea
moderna ha quindi asportato quasi comple-
tamente il muro connesso alla pavimenta-
zione US 20 ma la sua presenza pu essere
presupposta, oltre che dalle mattonelle del-
la cornice, anche collegando i due lacerti di
muratura USS 18 e 27, rinvenuti rispettiva-
mente a nord e a sud del cortile.
Le evidenze descritte, seppure parzialmen-
fig. 14. Complesso di San Francesco. Liceo XXV Aprile te conservate, trovano una loro collocazione
plesso B, cortile. La pavimentazione del Chiostro del
Pozzo (US 20) (foto di Elena Natali). e interpretazione osservando la planimetria
del Duodo del 1768 (cfr supra fig. 3a): la pa-
fig. 15. Complesso di San Francesco. Liceo XXV Aprile
plesso B, cortile. La pavimentazione del chiostro
vimentazione individuata sembra corrispon-
Corte dei Chiostri (US 26) (foto di Elena Natali). dere al camminamento del braccio orienta-
le del chiostro erroneamente denominato
Corte dei Chiostri ma pi correttamente
identificabile con il Chiostro del Pozzo20.
A sud della pavimentazione US 20, lo spes-
so muro US 60, ortogonale rispetto al muro
US 27, potrebbe costituire il margine sud
del chiostro Chiostro del Pozzo e separare
questo ambiente dal chiostro meridionale o
Corte dei Chiostri (ed erroneamente deno-
minato Corte del Pozzo dal Duodo). Anche
questo chiostro appare caratterizzato, nella
parte del camminamento, da una pavimen-
tazione, US 26 (fig. 15), tipologicamente ana-

180
loga all'US 20. In base alla ricostruzione pro- profondi tagli per lalloggio delle tubature
posta possibile calcolare la lunghezza del del riscaldamento (USS 16/17) e dellalta
Chiostro del Pozzo (braccio orientale), pari tensione (USS 28/29). Nella porzione set-
a 18 m e la larghezza del camminamento del tentrionale di questa striscia residuale sono
chiostro meridionale, pari a 2,60 m21. presenti due tratti di muri (USS 30, 33), con
Nellangolo formato dai muri USS 60 e 22, orientamento est-ovest, che delimitano uno
la pavimentazione US 26 stata oggetto di spazio occupato da una pavimentazione che
una risistemazione in epoca antica (fig. 16): presenta diversi restauri (fig. 17). La pavimen-
vari frammenti di ununica lastra marmorea22 tazione pi antica (US 32), di cui si conser-
sono disposti a formare una leggera penden- va un lembo e che si lega alla muratura US
za verso il muro US 60, il cui spessore at- 33, tipologicamente analoga a quella del
traversato da un frammento marmoreo con chiostro (mattonelle disposte a spina di pe-
scanalatura centrale. La pendenza, seppure sce con cornice in corrispondenza dei muri)
lieve, dei frammenti marmorei verso lesterno e presumibilmente a essa contemporanea;
del vano, e lubicazione del pezzo scanalato, successivamente essa stata risistemata con
suggeriscono lipotesi che si possa trattare di laggiunta di due porzioni di pavimentazione
una predisposizione a scopo drenante per pi grossolana (USS 31, 40), in mattonelle ret-
garantire il deflusso delle acque al di fuori tangolari di dimensioni irregolari che si ad-
dellambiente pavimentato. dossano direttamente, senza definire alcuna
A est del chiostro stata individuata una cornice, alla muratura US 30. Oltre il muro US
fascia di deposito conservatasi per una lar- 33, verso sud, sono emersi lembi pavimentali
ghezza di appena 80 cm, risparmiata dai in ciottoli (US 34) e in mattonelle fittili (USS

fig. 17. Complesso di San Francesco. Liceo XXV Aprile


fig. 16. Complesso di San Francesco. Liceo XXV Aprile plesso B, cortile. Particolare dellambiente delimitato
plesso B, cortile. Sistemazione drenante della pavi- dai muri USS 30, 33, caratterizzato da diversi rifacimen-
mentazione US 26 con elemento di reimpiego (foto ti nella pavimentazione (USS 31, 32, 40) (foto di Elena
Elena Natali). Natali).

181
35, 36), conservati per una lunghezza di circa Linquadramento cronologico delle eviden-
m 2; al di l di questo limite, verso sud, la pa- ze appare problematico data la scarsit del
vimentazione stata asportata e si conserva materiale recuperato proveniente principal-
unicamente il piano di preparazione costitui- mente dallUS 1, lo spesso strato che ha co-
to da un livello di argilla (US 37). perto le strutture, riferibile ad un ampio arco
In via del tutto ipotetica, dato lo stato re- di tempo compreso fra il XV e il XIX secolo23.
siduale delle evidenze, si pu ipotizzare che i
muri USS 30, 33 e le pavimentazioni USS 31, Elena Natali
32, 34, 35, 36 e 40 corrispondano agli am-
bienti di servizio ubicati lungo il lato orienta- Le indagini archeologiche nel nuovo Te-
le del Chiostro del Pozzo. atro Comunale e presso lIstituto Musicale
Oltre alle tipologie di pavimentazioni in Santa Cecilia
mattonelle fittili e ciottoli sono emerse trac-
ce di piani pavimentali realizzati con la tec- In epoca tardo-medievale a sud della chie-
nica del pastellone. Si tratta di due lembi, di sa di San Francesco la vita quotidiana doveva
dimensioni ridotte e fortemente fratturati, essere caratterizzata da attivit artigianali: tale
ubicati in prossimit dellangolo sud orienta- ipotesi si ricava dagli esiti dello scavo condot-
le del cortile (USS 39, 54); un terzo lembo (US to, quasi contemporaneamente a quello di
59), meglio conservato e di cui si riconosce piazza Marconi (2007-2008), allinterno del
il piano di calpestio, lisciato e di colore rosso nuovo Teatro cittadino e nella sede dellAcca-
acceso, venuto in luce in seguito a un pic- demia Musicale Santa Cecilia (fig. 18).
colo sondaggio per lalloggio di un pozzetto,
realizzato allesterno del cortile e a destra del
cancello. Dato lo stato fortemente compro-
messo di queste evidenze, non , per il mo-
mento, possibile ipotizzare la relazione tra i
tre lembi residuali di pastellone e il loro colle-
gamento con le altre strutture rinvenute.
In conclusione le recenti indagini condot-
te nel cortile del Liceo XXV Aprile plesso B
hanno consentito di ampliare le conoscenze
circa larticolazione architettonica del com-
plesso di San Francesco e di identificare,
nonostante il forte impatto antropico suc-
cessivo, i bracci orientali dei due chiostri fi-
nora supposti sulla base della planimetria del
Duodo e, a est di questi, di almeno due am-
bienti di servizio pavimentati a mattonelle e fig. 18.Particolare della mappa catastale Austro-
ciottoli; di altri ambienti con pavimentazione Italiana del centro di Portogruaro. Anno 1886. In
evidenza larea di indagine presso lIstituto Musicale
in pastellone restano solo lembi residuali. Santa Cecilia.

182
Qui, i primi livelli antropizzati documenta- presentano fondazioni in frammenti laterizi
no la presenza di una officina di un fabbro posti in piano e qualche scaglia lapidea (US
costruita in legno e materiale deperibile, mu- 525), la suddivisione interna testimonia-
nita di fucina con forno per la lavorazione del ta dalla presenza di un taglio di fondazione
metallo, di cui rimaneva uno scarico di scorie che contiene una sequenza di piccole bu-
di ferro e numerosi manufatti finiti (chiodi, che a pianta circolare, funzionali a ospitare
chiavi, lame di forbici e coltelli). elementi lignei verticali (US 579). Allinterno
Come evidenziato per le dinamiche evo- dello spazio definito dalle fondazioni de-
lutive del vicino complesso religioso, su un scritte, lo scavo ha permesso di evidenziare
sedime precedentemente privo di edifici e lesistenza di un piano duso in terra battuta
costituito da terreni naturali di origine allu- (US 526), caratterizzato nel vano secondario
vionale, intorno al XIII secolo venne realizza- pi interno dalla base di un forno strutturato
ta una costruzione con pianta rettangolare, di forma circolare (US 571). Esso costituito
suddivisa internamente in due vani quadran- da un vespaio in frammenti laterizi e ciottoli,
golari, il pi occidentale dei quali si affacciava alloggiato allinterno di un cordolo argilloso,
sullasse stradale di via Martiri della Libert, su cui presente una placca in argilla gial-
mentre il secondo, pi interno, ospitava un la recante ancora evidenti tracce di focatura
forno con pianta circolare (fig. 19). Dal punto diretta, contenuta allinterno di un elemento
di vista edilizio, questa struttura era caratte- strutturale andato perduto ma che si suppo-
rizzata dal contemporaneo utilizzo di mate- ne costituito da materiale deperibile, forse
riali diversi, poich se le strutture perimetrali legno.

fig. 19. Istituto Musicale Santa Cecilia. Pianta degli


scavi 2008, fase I (dis. arch. Silva Bernardi Diego
Malvestio & C. snc).

183
fig. 20. Istituto Musicale Santa Cecilia. Forno a pian-
ta circolare (foto di Alessandra Pellizzato Diego
Malvestio & C. snc).
fig. 21. Istituto Musicale Santa Cecilia. Forno a pianta
quadrangolare (foto di Alessandra Pellizzato Diego
Malvestio & C. snc).
fig. 22. Istituto Musicale Santa Cecilia. Reimpiego di
mattoni di epoca romana per la base dei forni (foto di
Alessandra Pellizzato Diego Malvestio & C. snc).

Anche nelle aree esterne alledificio le at- quadrangolare (fig. 21), il pi antico dei quali
tivit della vita quotidiana dovevano preve- (US 521) realizzato con una base in mattoni
dere lutilizzo del fuoco, poich lo scavo ha depoca romana reimpiegati (fig. 22).
permesso di evidenziare una serie di piccole In epoca tardo-medievale ledificio, con-
buche di forma ovale foderate con uno stra- servando la duplice veste di probabile bot-
to di argilla, indurito e scottato dallattivit tega/abitazione e fucina (destinazione du-
pirica (USS 574, 573, 575, 576). Lorizzonte so, questa, confermata dalla presenza di una
cronologico offerto dallanalisi dei reperti grande quantit di scorie di fusione di ferro
ceramici fornisce una datazione della vita di e manufatti metallici quali chiodi, chiavi,
questo edificio, con annesso laboratorio arti- probabili coltelli e oggetti acuminati e ap-
gianale, tra la fine del XIII e la prima met del puntiti di incerta interpretazione), vede solo
XIV secolo. un mutamento di pianta e dimensioni, pri-
Consistenti tracce di un esteso incendio ma con lampliarsi verso linterno median-
(US 414=416) confermano che la prima co- te la realizzazione di un grande vano con
struzione venne, con ogni probabilit, com- funzione artigianale caratterizzato da una
pletamente distrutta e le sue strutture in pianta a L, successivamente con la realizza-
alzato sostituite, ricalcando pianta e spazi in- zione di due nuovi grandi ambienti affian-
terni, da nuove. Tale continuit confermata cati a pianta rettangolare, che precedono
anche dal persistere, nellarea del laboratorio dal punto di vista costruttivo la successiva
artigianale, di nuovi forni la cui forma si evol- costruzione delledificio nella sua forma ar-
ve da una struttura a pianta circolare (fig. 20) chitettonica attuale.
con placca argillosa (US 565) in forni di forma Vincenzo Gobbo

184
I reperti archeologici dagli scavi nel strati superficiali sono tutti in condizioni for-
quartiere settentrionale di Portogruaro temente frammentarie, mentre quelli venuti
alla luce nel corso delle operazioni di pulizia
I saggi di scavo condotti a Portogruaro manuale e analisi stratigrafica dei livelli ar-
nelle aree del nuovo Teatro comunale, del- cheologici pi profondi presentano un livel-
la chiesa di San Francesco e del complesso lo di frantumazione minore che permette, in
conventuale dei Francescani Osservanti (cfr. molti casi, il recupero formale dei manufatti
fig. 1), sono di particolare importanza per lo con lassemblaggio dei numerosi pezzi com-
studio della cultura materiale e delle vicende bacianti. Per questo motivo lo stato di con-
storiche della citt in epoca medievale. servazione dei reperti associati ai livelli mo-
I diversi aspetti politici e sociali e la suc- derni e rinascimentali rinvenuti nel sedime
cessione degli eventi che la videro principale della chiesa e del convento di San Francesco
protagonista della storia del Veneto orientale fortemente residuale e il loro numero
a partire dal XII secolo sono noti solo attra- molto minore rispetto a quelli depoca tardo-
verso le fonti scritte e i numerosi documenti medievale, scoperti nel corso dello scavo dei
conservati nei principali archivi pubblici e livelli pi antichi allinterno del Teatro, che ri-
privati del Veneto e del vicino Friuli Venezia sultano essere meglio conservati e presenti
Giulia ma mai, prima dello scavo condotto in maggior numero.
nel 2007-2008, nel suo centro storico erano Ad ogni modo, una prima classificazione
stati eseguiti saggi di scavo archeologico ha permesso di riconoscere le seguenti cate-
condotti con le moderne tecniche di analisi gorie: reperti in ferro e in vetro, ossa e mate-
stratigrafica. riale ceramico.
Se, poi, si escludono pochi frammenti di I numerosi reperti di ferro, tra i quali si con-
ceramiche rinascimentali conservati presso il tano manufatti finiti (chiodi, lame di coltelli o
deposito del Museo Nazionale Concordiese, forbici) e scorie di fusione, rinvenute in asso-
provenienti per da contesti non significati- ciazione contestuale con la probabile fucina
vi (la pulizia dellalveo del fiume Lemene)24, indagata in corrispondenza dei livelli pi pro-
i reperti descritti costituiscono le uniche te- fondi del Teatro, si trovano tutti in pessimo
stimonianze di cultura materiale recuperate stato di conservazione.
a Portogruaro con un criterio scientifico e, I pochi frammenti di vetro non presen-
quindi, il primo vero campione di reperti uti- tano particolari stati di degrado ma si sono
le per uno studio preliminare della vita quo- conservati a livello molto residuale, tanto da
tidiana di questo contesto urbano in epoca rendere quasi impossibile ogni tentativo di
medievale e rinascimentale. attribuzione tipologica.
Le modalit desecuzione e il particolare Per le numerose ossa di animali, invece,
carattere demergenza dellindagine hanno alcune con evidenti tracce di macellazione,
probabilmente influito sullo stato di con- si auspica uno studio specifico, che potrebbe
servazione dei reperti, soprattutto di quel- fornire interessanti informazioni sulle abitu-
li ceramici: quelli rinvenuti nel corso delle dini alimentari nelle diverse epoche di fre-
operazioni di sbancamento meccanico degli quentazione dellarea.

185
Tra i reperti rinvenuti nel corso degli scavi, decorazione meandriforme graffita e orlo va-
quelli ceramici costituiscono il campione pi riamente sagomato25. In alcuni frammenti
significativo sia dal punto di vista quantita- inoltre possibile riconoscere un catino, forse
tivo sia per limportanza delle informazioni utilizzato anche come coperchio, caratteriz-
che forniscono. Per una migliore lettura dei zato da un corpo troncoconico marcato da
dati archeologici, possibile suddividerne un cordone fittamente taccheggiato.
linsieme in due gruppi: il primo comprensivo Presente con un numero di frammenti
di reperti depoca tardo-medievale, rinvenuti pari, se non maggiore, a quello della cerami-
solo nel saggio interno al teatro; il secondo, ca grezza, la ceramica invetriata monocroma
comprensivo di reperti riconducibili agli oriz- distingue, per numero di forme e per tipi, il
zonti rinascimentali e post-rinascimentali, consistente gruppo di ceramiche rinvenute
diffusi in tutti i settori oggetto dindagine. nei livelli pi antichi raggiunti nellindagine
Nei livelli stratigrafici costituenti le fasi di archeologica. Priva di decorazione dipinta o
vita pi antiche del contesto archeologico graffita e riconducibile alla produzione vene-
analizzato allinterno del Teatro comuna- ziana o veneta del XIV secolo, essa ricoperta
le sono presenti in discreta quantit tutti i da una vetrina di un solo colore: nella grande
principali tipi ceramici documentati nelle se- maggioranza dei casi analizzati essa giallo-
quenze stratigrafiche tardo-medievali della bruna o, pi raramente, verde. I manufatti
regione e per questo motivo possibile ipo- documentati in maggiore quantit sono le
tizzare una loro produzione di area veneto- scodelle con piede ad anello, corpo emisfe-
friulana compresa tra la seconda met del XIII rico schiacciato o con profilo campaniforme
e la fine del XIV secolo. e orlo per lo pi indistinto. Lunica forma di
Per quanto riguarda il pentolame da fuo- decorazione accessoria, presente allesterno
co e il vasellame da cucina o da mensa sono di alcune forme recuperate e che ha dato il
testimoniate le ceramiche grezze e le inve-
triate monocrome mentre, per i tipi di mag-
giore pregio, si distinguono le maioliche e le
graffite arcaiche, insieme ad un unico fram-
mento di ceramica tipo Santa Croce, che co-
stituisce il primo frammento riconducibile a
questa particolare produzione, rinvenuto nel
Veneto orientale (cfr. fig. 25).
Le forme pi comuni documentate in ce-
ramica grezza, quindi prive di un qualsiasi
tipo di rivestimento e contraddistinte da un
corpo ceramico ricco di inclusi con un colore
che varia dal marrone scuro al nero, sono le
olle con piede a disco, in due casi anche mar-
cato da un marchio a forma di ruota (fig. 23),
fig. 23.Olla in ceramica grezza con marchio a forma di
corpo globulare piuttosto schiacciato con ruota (foto di Vincenzo Gobbo).

186
nome a questo tipo (Roulette Ware), costi- ceramica dipinta con ossido di manganese,
tuita dalla caratteristica rotellatura, cio una in un caso su ingobbio, la quale rappresen-
serie di piccole tacche rettangolari impresse ta la prima ceramica dipinta veneziana che
sul bordo esterno delloggetto ancora crudo associa al fine pratico anche una qualche
con uno strumento rotante26. Per quanto ri- intenzione estetica. I motivi decorativi sono
guarda le forme chiuse, un gruppo di fram- rappresentati da gruppi di striature in bruno
menti e una forma quasi completamente di manganese disposte a croce sul cavetto
ricostruita documentano anche la presenza e colate in verticale lungo i bordi o macchie
di boccaletti con piede a disco e corpo bi- ottenute spargendo il colore con una spu-
conico (fig. 24), sul quale era probabilmente gnetta28.
impostata unansa terminante su un labbro Un unico frammento di boccale, com-
leggermente estroflesso mentre altri fram- prendente parte del piede a disco e lattac-
menti, purtroppo non combacianti, testi- co del corpo piriforme, riconducibile alla
moniano la presenza di tazzotti caratterizzati ceramica veneziana tardo duecentesca tipo
probabilmente da un piede a disco, corpo Santa Croce (fig. 25), caratterizzata da un
decoro geometrico in bruno di manganese
e macchie verdi, dipinto sullingobbio bianco
di fondo29.

fig. 24. Boccaletto in ceramica invetriata con piede a fig. 25. Boccale in ceramica veneziana tardo duecen-
disco e corpo biconico (foto di Vincenzo Gobbo). tesca tipo Santa Croce (foto di Vincenzo Gobbo).

biconico, ansa e orlo indistinto leggermente La prima produzione veneziana di cerami-


estroflesso27. ca graffita (graffita veneziana delle origini)
Una interessante variante della ceramica non compresa tra i tipi rinvenuti, mentre
invetriata monocroma rappresentata dalla quella tardo duecentesca tipo San Bartolo,

187
da identificare forse in un unico frammento e una parete di boccale ricostruita con las-
in cattivo stato di conservazione e in condi- semblaggio di pi frammenti distinti. Essa
zioni molto frammentarie, potrebbe presen- presenta un decoro in blu e bruno di manga-
tare il comune decoro a raggi o petali dispo- nese (Maiolica arcaica blu, fig. 26), con grandi
sti intorno ad un disco centrale30. petali pendenti campiti con circoletti, parti-
La graffita arcaica testimoniata in di- colari questi che la riconducono alle produ-
screta percentuale tra i materiali venuti alla zioni di area centro italica o romagnola della
luce a Portogruaro, esclusivamente con for- fine del XIV secolo33.
me aperte. I reperti rinvenuti riconducibili a Se le ceramiche rinvenute nel corso delle
questo tipo sono rappresentati per lo pi da
scodelle con piede ad anello, corpo emisfe-
rico schiacciato (presente anche nelle coeve
produzioni in invetriata monocroma) e orlo
indistinto verticale o leggermente sagomato
ed estroflesso. Altra forma aperta, rinvenuta
in numero decisamente minore, il catino,
documentato anche nella forma di minori
dimensioni (catinello), caratterizzato da un
piede a disco, corpo dal profilo troncoconico
e orlo indistinto31.
Per quanto riguarda lapparato decorativo,
la graffita arcaica contraddistinta da un lin-
guaggio comune ai centri produttori di tut-
ta larea padana dove si trovano ceramiche
molto simili, nella forma e nella decorazione,
in contesti datati a partire dalla met del XIV fig. 26. Maiolica arcaica con decoro in blu e bruno di
secolo. I motivi decorativi analizzati sono di manganese (foto di Vincenzo Gobbo).
tipo geometrico o vegetale, ispirati a forme di
lontana derivazione orientale (rombi, cerchi, indagini archeologiche dei livelli tardo-me-
croci, palmette, quadrifogli, melograni stiliz- dievali allinterno del Teatro comunale sono
zati, etc.) e di significato simbolico. Nelle for- risultate in discreto stato di conservazione
me di dimensioni maggiori, la decorazione e in condizioni di frammentazione media,
disposta entro settori spartiti da una croce, quelle raccolte nel corso degli sbancamenti
oppure replicata entro riquadri (decorazione meccanici dei riporti depoca rinascimentale
a quartieri). In un unico caso, una scodella, e post-rinascimentale nel sedime dove sor-
presente la raffigurazione di un uccello, con geva la chiesa di San Francesco e lannesso
ali, zampe e piumaggio molto stilizzati32. complesso conventuale si conservano in
La maiolica arcaica documentata nel- uno stato fortemente degradato e risultano
lo scavo del teatro solo con tre frammenti, molto frammentate, tanto che per lanalisi
due riconducibili ad altrettante forme aperte preliminare dei reperti finalizzata alla stesura

188
del presente contributo non stato possibile Per quanto riguarda la maiolica rinasci-
assemblare alcun manufatto che compren- mentale e post-rinascimentale, i pochi re-
desse tutti gli elementi utili (piede, corpo, perti di Portogruaro si possono suddividere
orlo) per una pur minima definizione della in tre tipologie distinte, cronologicamente
forma originaria. Lanalisi dei frammenti ha diverse tra loro. A orizzonti tardo quattro-
permesso, quindi, solo di distinguere le di- centeschi potrebbero essere associati alcuni
verse tipologie ceramiche. frammenti di boccale, caratterizzati da motivi
Per quanto riguarda la ceramica duso co- (come la foglia gotica accartocciata o la pen-
mune, da fuoco e da mensa, sono presenti na di pavone) decorati nel variopinto stile
frammenti che testimoniano il persistere, an- severo37. Il maggior numero di reperti rico-
che in epoca rinascimentale e post-rinasci- perti da smalto stannifero riconducibile alla
mentale, delle produzioni di ceramica grezza maiolica berettina di produzione veneziana
(pentole e tegami da fuoco) e di ceramica del Cinque e Seicento, che ha restituito fram-
invetriata monocroma, con forme e tecniche menti dipinti con il comune motivo delle fo-
di fabbricazione che non si discostano molto glie di vite bipartite e delle ghirlande blu alla
dalle precedenti. Nelle ceramiche grezze porcellana su fondo grigio-azzurro38; un solo
possibile solo notare una maggiore sagoma- frammento, tra quelli rinvenuti, potrebbe es-
tura dellorlo e un impasto caratterizzato da sere associato alla maiolica candiana, che
degrassante pi fine, mentre per le cerami- imita la decorazione floreale della maiolica
che invetriate monocrome sembra scompa- turca di Iznik39.
rire la forma a campana, per lasciare spazio Alcuni frammenti, rinvenuti in tutti i con-
alla scodella con corpo emisferico34. testi oggetto di scavo, appartengono alla
La ceramica graffita rappresentata in maiolica ispano-moresca a lustro metallico,
larga maggioranza da frammenti riconduci- il cui decoro era ottenuto con sali di rame
bili a produzioni di area veneta o friulana del o dargento mediante una terza cottura
Seicento, con forme aperte (scodelle, catini, delloggetto; considerata una ceramica di
scodellini, piatti e piattelli), caratterizzate da grande pregio, essa era prodotta in area va-
una decorazione con motivo centrale di vario lenzana e largamente importata in area ve-
genere (tra i quali pare di riconoscere il motivo neta a partire dal XV secolo40.
a nodi intrecciati o frutta e fiori stilizzati), rap- Dallarea retrostante il Liceo XXV Aprile
presentati con tratti affrettati anche nella ste- proviene una pipa frammentaria in terracot-
sura dei colori, che spesso appaiono sbiaditi35. ta: insieme alle ceramiche invetriate e dipin-
Testimoniata da molti frammenti anche la te in blu su ingobbio di produzione veneta
comune ceramica ingobbiata e dipinta sei- del XVIII/XIX secolo41, essa costituisce uno
centesca, con decoro maculato o marmoriz- dei reperti cronologicamente pi recenti tra
zato nei colori blu e verde, o caratterizzato da quelli rinvenuti nel corso dei saggi di scavo e
pennellate di colore stese sullingobbio bian- testimonia la presenza a Portogruaro di que-
co a formare decori non pi riconoscibili, ma sto particolare tipo di manufatti prodotti a
riconducibili con grande probabilit a motivi Chioggia.
geometrici o vegetali molto semplificati36. Vincenzo Gobbo

189
Alla ricerca della chiesa di San Francesco anche linstallarsi in questo settore della citt
di alcune attivit artigianali. Nello scavo con-
Le indagini archeologiche sopra descritte dotto, quasi contemporaneamente a quello
si sono concentrate, pur in due momenti di- di Piazza Marconi, presso lAccademia Musi-
stinti, allinterno del rione di San Francesco, cale Santa Cecilia, i primi livelli antropizzati
un settore della citt nel quale le fasi dello documentano, infatti, la presenza di una of-
sviluppo urbano sono testimoniate dalle ficina di un fabbro, costruita in legno e ma-
diverse evidenze archeologiche venute alla teriale deperibile, munita di fucina con forno
luce nel corso degli scavi. per la lavorazione del metallo, di cui rimane-
In un primo momento, come detto, larea va uno scarico di scorie di ferro e numerosi
su cui sorsero chiesa e convento era un am- manufatti finiti.
pio spazio verde compreso tra il centro della In una fase successiva dello sviluppo urba-
citt e le mura, probabilmente caratterizzato nistico dellarea oggetto dindagine, gli spazi
dalla presenza di orti. Lunica presenza che aperti e privi di costruzioni vennero sostituiti
segnava questo ambiente urbano dove- dal cantiere per la costruzione del comples-
va essere rappresentata dalle infrastrutture so religioso da parte dei frati Francescani
viarie e dalle porte che scandivano i diversi Conventuali, che scelsero per il loro insedia-
accessi alla citt, in particolare la porta supe- mento un luogo ottimale ai loro scopi di
rior qui vadit a Portumveterem, posta a nord, predicazione, sufficientemente isolato (pur
corrispondente a porta San Francesco e oggi allinterno delle mura), periferico rispetto al
nota con il nome di porta San Gottardo. In- chiassoso e vitale centro commerciale del
sieme alla porta Banni (poi porta S. Giovanni), portus ma, nel contempo, affacciato sulla pi
entrambe della fine del XII secolo, le due tor- importante via daccesso della citt e princi-
ri portaie si trovavano allestremit dellasse pale luogo di transito di mercanti e pellegrini
stradale urbano principale (attuale via Martiri provenienti o diretti in Alemania.
della Libert), parallelo al corso del Lemene, Solo in un momento ancora successivo la
su cui si impostava limpianto urbanistico tipologia abitativa del quartiere vide la strut-
dellabitato medievale, ancora leggibile nella turazione architettonica che ancora oggi ca-
trama edilizia attuale (cfr. supra fig. 2b e infra ratterizza il paesaggio urbano di Portogruaro,
fig. 28). con una architettura pubblica e privata pi
Questa via, uscendo dalla torre portaia monumentale, dove la pietra e i mattoni ave-
settentrionale, dava capo alla Strada del- vano sostituito i pavimenti in terra battuta e
la Mercanzia, lasse stradale che collegava le strutture in legno, caratterizzata da blocchi
Portogruaro con i paesi dOltralpe, ed in par- di edifici a schiera, costituiti da palazzi stret-
ticolare con le miniere del Norico (l'attua- ti e lunghi che si sviluppavano in profondi-
le Austria) da cui proveniva il ferro. Questo t. Il modello abitativo stato ampiamente
importante collegamento probabilmente riscontrato nelle indagini archeologiche del
condizion non solo il formarsi, subito al di 2007-2008 concentrate presso il Teatro co-
fuori della cinta muraria cittadina, di un bor- munale: queste hanno individuato al piano
go abitato da persona di lingua tedesca42, ma terra la presenza di magazzini e botteghe

190
con portico antistante, mentre il piano o i dicanti, ledificio doveva misurare 35 piedi
piani superiori erano adibiti ad abitazione veneti in larghezza e 105 in lunghezza (m
vera e propria43. 36,50), secondo un modulo che prevedeva
In questo tessuto edilizio gi si era inserito il rapporto tra larghezza e lunghezza pari a
il complesso ecclesiastico e conventuale di 1:3, terminando con il transetto e il settore
San Francesco che, come riferiscono i dati di absidale su cui si aprivano le tre cappelle a
archivio, confermati dalle ricerche condotte terminazione rettilinea, come si pu riscon-
su piazza Marconi (2007-2008) ma anche nel trare nella di poco precedente chiesa di San
cortile del Liceo XXV Aprile (2012), vennero Francesco di Udine44.
edificati entro il 1281 ma gi rimaneggiati at- In corrispondenza del transetto settentrio-
torno alla met del Cinquecento quando fu nale, o nella vicina cappella minore, doveva
innalzato, addossato al perimetrale sud della trovar posto anche il campanile che, secon-
chiesa, lOratorio di SantAntonio. do i dettami degli Statuta capituli generalis
Una vista assonometrica e una pianta della Narbonensis del 1260 (punto 16) e come
seconda met del XVIII (cfr. supra figg. 3a-3b), dimostra iconograficamente il Panorama di
disegnano una chiesa con navata unica, di Portogruaro del 1631, disegnato da Luigi Fa-
cui lo scavo del 2008 ha accertato i limiti me- bretti nel 1858 (fig. 27), vietava la costruzione
ridionali e settentrionali. La comparazione tra di campanili a forma di torri separati dal cor-
le fonti iconografiche e i dati archeologici ha po della chiesa.
permesso di definire con relativa precisione Accanto alla chiesa si sviluppava, infine,
ledificio sia dal punto di vista dimensionale larea conventuale le cui fattezze, riportate
che strutturale: vista la larghezza della nava- nella planimetria del Duodo del 1768 pur
ta, di 12,60 m circa, possibile ricavare che nella erronea denominazione dei chiostri
il metro impiegato per la sua progettazione (cfr. supra e fig. 3a), sono state confermate
il piede veneto di 0.3347 cm. Nel rispetto dalle indagini del 2012 sopra descritte. Assie-
dei canoni architettonici utilizzati per la co- me a queste, le ricerche compiute allinterno
struzione degli edifici sacri degli ordini men- dellIstituto Musicale S. Cecilia fotografano,

fig. 27. Panorama di Portogruaro del 1631, disegno di Luigi Fabretti, 1858. In primo piano, in basso a destra, la
chiesa ed il campanile del complesso di San Francesco (da Gusso, Tiozzo 2007, p. 47, fig. 7).

191
come detto, un fitto tessuto edilizio ed una e del convento la storia del pozzo originaria-
trama urbanistica (fig. 28), di cui oggi pos- mente collocato allinterno del chiostro set-
sibile rintracciare alcuni degli elementi strut- tentrionale del convento (cfr. supra fig. 3a) e
turali e decorativi in diversi contesti locali e che oggi, suggestivamente, si ritiene coinci-
addirittura internazionali. Costituisce una da con quello ancora visibile presso i giardini
prova della dispersione dei resti della chiesa Ippolito Nievo in Borgo San Nicol.

fig. 28. Ricostruzione grafica tridimensionale del quartiere settentrionale di Portogruaro, con vista della porta
superior qui vadit a Portumveterem, detta anche di San Francesco e oggi nota come porta San Gottardo, del
complesso conventuale di San Francesco, quindi della chiesa, del campanile, dellOratorio di SantAntonio e del
tessuto urbanistico sui due lati della Strada Publica, oggi corso Martiri della Libert (elaborazione computerizzata
di Vincenzo Gobbo).

192
Il pozzo dei giardini Ippolito Nievo

Nello Zibaldone portogruarese di Attilio Nodari (NODARI 1999, p. 174) si riporta la tradizio-
ne secondo la quale la piccola vera da pozzo sistemata a lato di via Abbazia, allinterno del
giardinetto cittadino dedicato al poeta e scrittore Ippolito Nievo (fig. 29), sia stata trasportata
in quel luogo dopo la demolizione
ottocentesca del vicino complesso
conventuale annesso alla chiesa di
San Francesco.
Grazie alla pianta della fine del
Settecento (cfr. supra fig. 3a), sap-
piamo che un pozzo era situato
allinterno del convento e proprio
la sua presenza originariamente do-
veva giustificare il nome dato al pi
settentrionale dei due distinti chio-
stri: il Chiostro del pozzo.
La piccola vera da pozzo in pie-
tra dIstria costituita da una base
in blocchi di pietra, probabilmente
non originale, sulla quale poggia
una fusto leggermente troncoco-
nico con sovrapposto un elemento
quadrangolare scantonato, caratte-
rizzato dalla presenza di quattro ar-
chetti a tutto sesto al centro dei lati
e altrettante unghie a sagomare gli
angoli; linterno presenta una canna
quasi perfettamente cilindrica.
Dal punto di vista formale, la vera
proveniente dal complesso con-
ventuale di San Francesco appartie-
ne plausibilmente al tipo pi diffuso
fig. 29. Portogruaro, giardini Ippolito Nievo, vera da pozzo (foto V. Gobbo). dei pozzi di tradizione veneziana,
attestati in tutto il territorio nord
Adriatico a partire dal XIV secolo; proprio a questo orizzonte cronologico possibile associare
la vera in esame, poich la particolare sagomatura dellunghia e la forma degli archetti la fan-
no rientrare proprio tra le coeve produzioni di una bottega attiva in ambito veneziano, se non
in Venezia stessa (RIZZI 1981).
Vincenzo Gobbo

193
Altrettanto suggestivo quanto si cono- prestigiose collezioni museali internazionali
sce dellarredo sacro della chiesa, con parti- e in parte anche riposizionabili nella loro
colare riguardo agli altari e alle opere pitto- originaria collocazione, seppur virtualmen-
riche, molte delle quali oggi conservate in te.

Larredo pittorico della Chiesa di San Francesco

Con la promulgazione di un decreto del Senato del 30 gennaio 1769, la Repubblica di Ve-
nezia sanc la riduzione del numero dei conventi e dei regolari presenti nei territori soggetti
alla Serenissima; la conseguenza pi evidente fu che un gran numero di edifici sacri persero la
loro funzione originale per divenire luoghi adibiti a pubblica utilit o con funzione militare, se
non completamente demoliti per lasciar spazio ad altre costruzioni. Proprio tale sorte dovette
subire la chiesa di San Francesco, i cui materiali da costruzione furono riutilizzati, insieme con
quelli della demolita chiesa di San Gottardo, per la ricostruzione del Duomo di SantAndrea.
Se parte dellarredo architettonico di queste chiese and perduto per limpossibilit di un
recupero funzionale degli elementi per lo pi lapidei, molte altre opere darte mobili furono
acquisite e destinate a collezioni private di Portogruaro (come nel caso della Madonna con
Bambino cui si rimanda nellapposito approfondimento di Elena Petten) o trovarono una
perfetta collocazione nel nuovo e pi centrale Duomo. Qui, infatti, si possono ancora ammi-
rare diverse opere che le fonti attestano provenire dalla chiesa di San Francesco. Tradizional-
mente attribuita alla bottega di Palma il Giovane e in particolare, per la resa dei cromatismi e
alcune comparazioni stilistiche con altre sue opere, a Sante Peranda (1566-1638), da riferirsi
lolio su tela raffigurante Lultima cena, oggi esposto in controfacciata del Duomo. La pala
della Immacolata Concezione con SantAnna e San Floriano, un olio su tela dipinta nel 1718 dal
pittore Gregorio Lazzarini, fu realizzata su commissione della Confraternita della Concezione
di San Francesco al tempo del gastaldo Cristoforo Furlanini. Grazie ad una citazione di Vincen-
zo da Canal nel 1732 sappiamo anche che nel 1720 era stata realizzata, per la chiesa di San
Francesco, unaltra opera del medesimo artista, nota con il nome di Madonna della Ceriola,
dove sono raffigurate le Sante Orsola e le sue compagne, Santa Chiara e i Santi Bonaventura
e Bernardino da Siena. Molto simile nella resa pittorica alla Immacolata Concezione, e quindi
attribuita ancora al Lazzarini, la tela con il Trionfo del Cristo, fatta risalire al 1722. Alla chiesa di
San Francesco era ricondotta anche la pala raffigurante la Presentazione di Ges al Tempio di
Giovanni Martini del 1512. Recenti studi (BORGO 2009) hanno invece stabilito la sua originaria
collocazione sullaltare della confraternita della Beata Vergine della Ceriola presente nellanti-
ca demolita chiesa di SantAndrea.
Mentre queste opere rimasero in ambito cittadino, una sub un diverso destino: la pala
dellIncredulit di San Tommaso, commissionata a Cima da Conegliano nel 1497 dalla po-
tente Fraternita di San Tommaso dei Battuti per ornare il proprio altare, dopo varie traversie
e spostamenti (dalla chiesa di San Francesco, a quella di San Giovanni, al Duomo e infine alle

194
gallerie dellAccademia a Venezia per restauro) venne venduta alla National Gallery di Londra
(ORTIS ALESSANDRINI 2009; VILLA 2010), dove ancora oggi conservata (fig. 30). Presso il
Museo della Citt di Portogruaro daltra parte se ne conserva una riproduzione fotografica
(MAJOLI 2010).
Alessandra Benedetta Piccolo
Vincenzo Gobbo

fig. 30. Londra,


National Gallery.
Cima da Conegliano,
LIncredulit di San
Tommaso (da ORTIS
ALESSANDRINI 2009,
p. 175, fig. 3).

Senza dubbio, per, ci che meglio di tutti di ara di epoca romana, giunto a Portogruaro
in grado di ripercorrere le tappe della lunga dalla vicina Concordia come elemento di riu-
storia del complesso di San Francesco, come so e reimpiego, e da subito rifunzionalizzato
anche del centro medievale di Portogruaro e per essere sistemato sulla facciata di ingresso
ancor prima della colonia romana di Iulia Con- della chiesa di San Francesco.
cordia, il gruppo della Madonna in trono con Vincenzo Gobbo
Bambino: l'opera ricavata da un frammento Federica Rinaldi

195
Lara di M. Acutius Noetus e la Madonna in trono con Bambino

Nel corso del XIII secolo, mentre si andava edificando la chiesa di San Francesco annessa al
Convento dei Capuccini, giunse, in un momento non meglio precisato, a Portogruaro, unara
dedicata ad un cittadino romano, Marcus Acutius Noetus (fig. 31), liberto commemorato per la
sua liberalit nei confronti della colonia Iulia Concordia. Databile attorno alla met del I secolo
d.C. (PETTEN, RINALDI 2011, p. 132, Cat. 107b; DI FILIP-
PO BALESTRAZZI 2012, pp. 111-114, n. 94a-b, Tav. XL),
fu rinvenuta in un terreno di probabile propriet dei
Canonici di Concordia che progressivamente stavano
estendendo i possedimenti fondiari nelle terre delleri-
gendo centro di Portogruaro.
Il manufatto (PETTEN 2009, pp. 165-188), scelto, o
forse solo preferito ad altri, in ragione della decorazione
che ne ornava i lati minori (un cratere, dal quale fuo-
riescono tralci di vite, sui cui viticci si inseriscono dei
volatili), venne trasportato e fu letteralmente tagliato in
quattro pezzi; da due furono ricavati gli elementi per
unedicola, da un terzo una scultura, raffigurante ap-
punto la Madonna in trono (fig. 32), ascrivibile a mae- fig. 31. Museo Nazionale Concordiese di Porto-
stranze veneziane trecentesche, da porre sulla facciata gruaro. Lara di M. Acutius Noetos (foto C. Mella).
della chiesa, come attesta un documento, conservato fig. 32. Museo Nazionale Concordiese di Porto-
presso lArchivio di Stato di Venezia, realizzato nel 1768 gruaro. La Madonna in trono con Bambino (foto
da Giannantonio Pelleati, pubblico notaio di Porto- C. Mella).
gruaro (cfr. supra fig. 3b). Il quarto elemento venne
invece riutilizzato nelle fondamenta di un ponte, non
meglio noto, stando a quanto edito da Bertolini (BER-
TOLINI 1892, pp. 61).
Intorno agli anni trenta dellOttocento, come anche
riferito da Antonio Zambaldi (1840, p. 58), la chiesa fu
demolita e il materiale venne, ancora una volta, riuti-
lizzato per costruire il duomo di SantAndrea. Tuttavia,
allepoca, nuove correnti animavano la vita culturale di
Portogruaro, correnti ascrivibili ad unantiquaria di cui i
Muschietti, insieme ad altre famiglie della citt, erano
stati antesignani. Furono proprio costoro a recuperare
i diversi frammenti dellara per conservarli nella loro
raccolta familiare, cos come, del tutto fortuitamente,
recuperarono il frammento murato nelle fondamenta
del ponte, senza comprendere che fosse pertinente al

196
medesimo monumento da cui erano stati ricavati gli altri spolia della chiesa francescana.
Fu quindi in aedibus Muschiettorum che li vide Dario Bertolini, allorquando si accinse allo
studio delle lapidi concordiesi; riconosciuta la pertinenza dei pezzi ad un unico monumen-
to, li pubblic ampiamente (BERTOLINI 1875, pp. 243-244; BERTOLINI 1877, p. 22; BERTOLINI
1892, p. 60) e, quando nel 1888 venne inaugurato il Museo Nazionale Concordiese, i diversi
frammenti vi vennero trasportati. Mezzo secolo pi tardi, i quattro lacerti vennero restaurati
ad opera della Soprintendenza alle Antichit delle Ve-
nezie, per volont di Mons. Paolo Lino Zovatto, e col-
locati nellAtrio: luno al centro su basamento in laterizi
(fig. 33), il bassorilievo invece fu addossato alla parete
sinistra (fig. 34), su un frammento di pietra sagomata, in
modo da richiamare il rapporto che vi corre da tempi
ormai remoti (ZOVATTO 1956, pp. 63-65).
Il rinvenimento di un documento inedito ha con-
sentito di acquisire ulteriori elementi informativi. In una
cartella dellArchivio storico del Museo, contenente ap-
punti vergati da Dario Bertolini circa le varie iscrizioni in
esso presenti, conservato un foglio da lui redatto con
la trascrizione dei testi epigrafici, sotto i quali vi un ap-
punto, del quale vale la pena riportare alcune righe (fig.
35): ... Alcuni anni dopo, nellescavare le fondamenta del
ponte dellAbate pure in Portogruaro si rinvenne un altro
pezzo rettangolare di pietra che sulle faccie minori aveva
fig. 33.Museo Nazionale Concordiese di del pari dei brani discrizione latina. I fratelli Muschietti ne
Portogruaro. Lara di M. Acutius Noetos nel re-
stauro di Mons. Paolo Lino Zovatto (foto Archivio fecero acquisto e lo conservarono con le altre iscrizioni sen-
MNC). za badarvi di pi; ed da esso che il Mommsen ha copiato i
fig. 34.Museo Nazionale Concordiese di frammenti n. 1897 e 1898 [del CIL V n.d.a.]....
Portogruaro. La Madonna in trono con Bambino Dal testo si ricostruiscono le modalit con cui i di-
nella sistemazione originaria voluta da Mons. versi pezzi furono recuperati dalla famiglia Muschietti,
Paolo Lino Zovatto (foto Archivio MNC). cultori delle patrie memorie locali; furono loro ceduti
dai soprastanti alla demolizione della chiesa, o acquisiti,
come nel caso del frammento recuperato nelle fonda-
menta del ponte. Risulta interessante il fatto che tutti
gli studi editi dallavvocato portogruarese non chiari-
scono presso quale manufatto esso venne recuperato.
Come si evince da un disegno del 1749 (fig. 36), il
ponte dellAbate altro non che quello attualmente
ubicato in via dellAbbazia, in borgo San Nicol, dove
sorgono i giardini dedicati ad Ippolito Nievo (fig. 37).
Negli annali di Marco Belli (1923, p. 37) si legge che

197
nellanno 1386 Viene eretto il ponte dellAbate o ponte
Nuovo. Era in legno e fu detto nuovo perch costruito
fig. 35. Portogruaro, Museo nazionale Concor- ex novo, cio non in sostituzione di un precedente leva-
diese. Archivio. Documento autografo vergato toio; solo nel 1835 fu eretto in pietra a cura del Comune
da Dario Bertolini, in cui vengono riportati i dati e prese il nome attuale di ponte dellAbate, perch univa
circa il riuso dei frammenti che originariamente
costituivano lara di M. Acutius Noetus (Archivio la contrada di San Francesco al borgo castellano, dove
storico MNC). si trovavano le case degli abati di Sesto al Reghena e di
fig. 36.Tratto del corso del Lemene transitante Summaga (NODARI 1997, pp. 98-99).
per Portogruaro con i ponti, i mulini e il fondaco, Tali informazioni permettono di arguire che il quarto
disegno realizzato da Giuseppe Renfo, il 14 ago- pezzo in cui fu recisa lara di M. Acutius Noetus, venne
sto 1749, come riportato in calce al foglio (da
Gusso, Tiozzo 2007, p. 55, fig. 17).
riutilizzato per le fondamenta del ponte, quando venne
fig. 37. Portogruaro. Il ponte dellAbbate in bor-
realizzato nel 1386; tale data induce a credere che anche
go San Nicol (foto C. Mella). la scultura della Madonna in trono fu scolpita agli inizi del
XIV secolo, come confermato dagli studi storico-artistici,
forse in un momento successivo alledificazione della
Chiesa (PETTEN 2009, pp. 184-185). Fu invece recupera-
to nel 1835, dopo la demolizione delledificio ecclesiasti-
co, quando la famiglia Muschietti era gi in possesso dei
restanti tre pezzi.
Dove il lacerto sia rimasto inutilizzato dal momento
della realizzazione della scultura al suo reimpiego nelle
fondamenta del ponte ligneo, non dato sapersi. Ci
non di meno, la ricollocazione del manufatto, non molto
lontano dallarea dove sorgeva la chiesa di San France-
sco, sembra fare coerente sistema con la vicenda dellara
di M. Acutius Noetus.
Elena Petten

198
Il quartiere settentrionale di Portogrua- assi visivi e prospettici ormai consolidati, ma
ro: la valorizzazione del cuore antico della si sono anche individuati nuovi percorsi in
citt funzione della valorizzazione storico-archi-
tettonica dellarea.
Quando nel 2005 si cominci ad imma- Un percorso trasversale di collegamento
ginare un intervento di riqualificazione di nord-sud, ad esempio, richiama il percorso di
piazza Marconi, limportanza di quello spazio un canale che anticamente scorreva allinter-
urbano, con la presenza intorno degli edifici no delle mura cittadine e che attraversando
storici sopra descritti, pareva gi di per s un gli orti del convento, piccoli appezzamen-
elemento sufficiente a rendere impegnativo ti delimitati, che un tempo scandivano in
lapproccio progettuale al tema. modo razionale ed ordinato gli spazi oggi
Daltra parte sin dallinizio lobiettivo sta- occupati dalla piazza, proseguiva verso via
to ambizioso: trasformare uno spazio diven- degli Spalti per sfociare poi sul Lemene (cfr.
tato marginale e degradato, in una nuova anche supra la fig. 28).
piazza, restituendole centralit nellambito In coerenza con le tipologie del centro
della citt storica e trasformandola di fatto in storico, per le pavimentazioni si scelto di
un nuovo luogo pubblico, luogo di incontro impiegare il porfido in lastre delimitando i
di persone, culture ed esperienze. campi con fasce di Giallo dIstria e con inserti
Lemergere nel 2007, contestualmente ai di acciottolato.
lavori per la realizzazione del nuovo Teatro, Sul tema della valorizzazione del sito ar-
dei resti di un antico convento francescano cheologico, gli interventi di progetto preve-
aggiunse alla discussione sul progetto un dono la riorganizzazione dellarea verde in
nuovo e stimolante argomento: quello del corrispondenza dei reperti rinvenuti che, per
rapporto tra antico e moderno nella ricerca quanto possibile, si intendono mantenere a
di un linguaggio architettonico adeguato a vista integrandoli nelle pozioni murarie man-
tenere insieme forme e materiali nuovi, con canti con materiali diversi (blocchi di pietra
preesistenze storiche rilevanti, se non dal dIstria con funzione anche di seduta), cos
punto di vista quantitativo, certamente dal da consentire la lettura in pianta del perime-
punto di vista della memoria storica. tro dellantica chiesa, sia per quanto riguarda
Fin da subito si decise di creare per la lo spazio occupato dallaula, che per quello
piazza una viabilit protetta pedonale e di dellabside e del campanile. Tali spazi verran-
attrezzare due ampie aree verdi fruibili, allin- no poi ulteriormente evidenziati mantenen-
terno delle quali salvare la maggior parte dei do il verde, al loro interno, ad una quota pi
cipressi, ormai quasi secolari (fig. 38). Per le bassa rispetto allesterno (fig. 39).
pavimentazioni ed i percorsi si sono cercati Unico elemento tecnologico sar uno
i riferimenti nella rilettura e nellapprofon- schermo di grandi dimensioni, integrato con
dimento della storia del sito e nel rapporto il portale di ingresso al teatro che, pensato
con il tessuto urbano cui appartiene piazza inizialmente in funzione della musica e del
Marconi. teatro stesso, potr diventare anche un stru-
Si dunque tenuto conto dei principali mento utile per la divulgazione di immagini

199
fig. 38. Proposta di valorizzazione di piazza Marconi con la creazione di una viabilit protetta pedonale. Al centro
i resti della chiesa di San Francesco (Comune di Portogruaro, Area Tecnica, Settore Lavori Pubblici, Resp. della
progettazione ing. Guido Andrea Anese, Collaboratore arch. Alessandra Benedetta Piccolo).
fig. 39. Proposta di valorizzazione dei resti archeologici di piazza Marconi: lo spazio dellaula della chiesa di San
Francesco sar evidenziato mantenendo il verde, allinterno, ad una quota ribassata (Comune di Portogruaro,
Area Tecnica, Settore Lavori Pubblici, Resp. della progettazione ing. Guido Andrea Anese, Collaboratore arch.
Alessandra Benedetta Piccolo).
fig. 40. Proposta complessiva di sistemazione e fruizione delle aree esterne del nuovo Teatro cittadino e di
Piazza Marconi e valorizzazione dei resti archeologici (Comune di Portogruaro, Area Tecnica, Settore Lavori
Pubblici, Resp. della progettazione ing. Guido Andrea Anese, Collaboratori arch. Alessandra Benedetta
Piccolo).

e contenuti relativi alla storia del convento, passato e presente, quello che il progetto in-
alle ricerche archeologiche ed alle indagini tende realizzare; un luogo di incontro e di re-
archivistiche condotte. Il percorso tematico lazione dove si possa avvertire lanima di una
potr poi essere integrato da alcuni pannelli comunit che si perpetua e si rinnova dentro
didascalici, illustrativi delle vicende del com- a spazi di un ritrovato valore simbolico e di
plesso conventuale, che troveranno colloca- memoria.
zione allinterno dellarea archeologica (fig.
40).
Uno spazio dunque che sappia parlare al
visitatore, che sappia creare un legame tra Guido Andrea Anese
Alessandra Benedetta Piccolo
Maria Teresa Ret
Federica Rinaldi

201
Riassunto
Le ricerche archeologiche condotte tra il 2007-2008 ed il 2012 nel quartiere settentrionale di Portogruaro, an-
ticamente occupato dal complesso conventuale ed ecclesiastico di San Francesco, dallOratorio di SantAntonio
e da una porzione di abitato con annessi laboratori artigianali, costituiscono il primo intervento di archeologia
urbana nel cuore della cittadina medievale.
Larea ubicata tra il centro della citt e le mura, in uno spazio al tempo ortivo, interessato dal passaggio
dellasse stradale urbano principale, ovvero quellantica Strada della Mercanzia (attuale via Martiri della Liber-
t), che collegava Portogruaro con i paesi dOltralpe, ed in particolare con le miniere del Norico (attuale Austria)
da cui proveniva il ferro.
Le ricerche nel sottosuolo, incrociate con quelle darchivio, hanno condotto ad una esaustiva definizione
dellarticolazione urbanistica di questo quartiere, nel lungo periodo di tempo compreso tra il XIII ed il XIX secolo
d.C. Lo stato di conservazione dei resti, unito allesigenza di riqualificazione della piazza moderna su cui essi
insistono (piazza Marconi), hanno dato avvio ad una riflessione sullopportunit di valorizzare adeguatamente
questo frammento del passato, con un progetto in corso di elaborazione da parte del Comune di Portogruaro
(Settore area tecnica e Assessorato alla Cultura), in sinergia con gli organi di tutela competenti.

Note
1
Gli interventi sono stati condotti da Alessandra Pellizzato per conto della ditta Diego Malvestio & C., con
la direzione scientifica di Giovanna Gambacurta ed Elena Petten (Soprintendenza per i Beni Archeologici del
Veneto), che ringrazio per avermi messo a disposizione i dati per ledizione complessiva dello scavo.
2
Committente Comune di Portogruaro (Venezia).
3
Committente Societ EUTERPE VENEZIA s.r.l. (Venezia).
4
Lintervento di assistenza archeologica stato condotto da Elena Natali per conto della ditta A.R. s.r.l.
Padova, con la direzione scientifica di chi scrive.
5
Committente Provincia di Venezia.
6
Le ricerche archeologiche indicate si configurano a tutti gli effetti come il primo intervento di archeologia
urbana condotto a Portogruaro.
7
PINNI 1999, p. 41.
8
Pi tarda, invece, si configura la demolizione dellOratorio di SantAndrea e dellarea conventuale, il cui in-
gombro ancora visibile in una mappa della citt del 1837 e in quella del Catasto Austriaco (1841-1846); senza
dubbio nel 1885 verranno aperte le scuole maschili Ippolito Nievo, progettate dallingegnere Antonio Bon (cfr.
infra fig. 6): SANDRON 1995, p. 69.
9
La documentazione archivistica si arricchisce in questa sede di un Necrologium conservato presso la
Biblioteca Civica di Udine, che costituisce una delle testimonianze forse pi interessanti e meno note per la
comprensione della vita del complesso religioso: cfr. infra Battiston.
10
MARIN 2002. Per il nome del vescovo, cfr. infra Battiston.
11
Da una bolla vescovile trascritta da F. Ughelli, risulta che il vescovo di Concordia Fulcherio di Zuccola, anche-
gli frate francescano, il 10 marzo del 1281 concedeva a frate Guglielmo, ministro della provincia di Sant'Antonio, il
possesso di un terreno entro le mura di Portogruaro, per edificare la chiesa, il chiostro, il dormitorio, le altre officine,
lorto, il giardino e la casa che aveva incominciato a costruire e che intendeva completare (UGHELLI 1720, p. 341;
NODARI 1988, p. 68; MARIN 2002, p. 12).
12
Asse stradale che collegava Portogruaro con i paesi dOltralpe e, in particolare, con le miniere del Norico
(attuale Austria) da cui proveniva il ferro (cfr. infra Gobbo, Rinaldi).
13
BCCVP, Visite pastorali, Cesare de Nores, b. 6.
14
Per la descrizione dei quali, cfr. infra Piccolo, Gobbo.

202
15
Sulla collocazione, SANDRON 1995, pp. 69-70; MARIN 2002, p. 13.
16
Sulle problematiche relative al riuso e reimpiego di materiale antico, per lo pi di provenienza concordiese,
per la realizzazione di molte delle fabbriche di Portogruaro, si vedano, da ultime, PETTEN, RINALDI 2011.
17
La presenza di un tramezzo nella chiesa di San Francesco non era conosciuta e, pertanto, non compare in un
recente lavoro di sintesi sulla suddivisione dello spazio nelle chiese mendicanti (VALENZANO 2007, pp. 99-114).
18
Corrispondente a US 163 poi rimaneggiato in alzato da US 110.
19
Larea indagata attigua a quella oggetto degli scavi del 2008, da cui dista una decina di metri in direzione
nord; planimetricamente il cortile caratterizzato da una porzione settentrionale (32x10 m), adiacente alle anti-
che mura cittadine e allungata in senso est-ovest, e da una porzione meridionale (24x4/7 m), allungata in senso
nord-sud (rilievo dello scavo di Mattia Pavan ditta A/R).
20
Osservando la planimetria del Duodo (fig. 3a), infatti, il pozzo ubicato nel cortile settentrionale deno-
minato Corte dei Chiostri, mentre l'area indicata come Corte del Pozzo si riferisce al cortile meridionale nel
quale manca questo tipo di struttura; quindi plausibile pensare che il nome dei due cortili sia stato invertito
sulla planimetria del XVIII sec. Daltra parte la documentazione d'archivio dell'epoca lo colloca chiaramente nel
chiostro settentrionale.
21
Tale larghezza ricavabile dallampiezza della pavimentazione US 26 che appare delimitata dal muro US 22
(a ovest) e dal proseguimento ideale del muro US 27 (a est).
22
Si tratta presumibilmente di una lastra di copertura tombale riutilizzata, come suggerisce la presenza di un
motivo decorativo in rilievo, probabilmente uno stemma.
23
Cfr., infra, Gobbo.
24
SIVIERO 1987, pp. 46-47.
25
GOBBO 2006, pp. 34-39.
26
COZZA 1988, pp. 213-215, schede nn. 35-38.
27
Padova Carrarese 2011, p. 140, scheda n. 23.
28
Ibidem, schede nn. 24-26; SACCARDO, LAZZARINI, CANAL 1987, pp. 197-198.
29
SACCARDO 1997, pp. 409-415.
30
Idem 1993, pp. 214-232.
31
GOBBO 2006, p. 43, scheda n. 4.1.
32
MUNARINI 1990a, pp. 32-45.
33
MUNARINI 1990b, pp. 179-186.
34
GOBBO 2006, pp. 40-41.
35
VITRI, CASADIO 2003.
36
ANGLANI 2009, pp. 108-112.
37
La citt nella citt 1989, pp. 67-74; Le memorie ritrovate 2011, pp. 40-41.
38
SACCARDO, CAMUFFO, GOBBO 1995, pp. 59-81.
39
ERICANI 1990, pp. 235, 238; MUNARINI 1995, pp. 176-177.
40
La citt nella citt 1989, pp. 58-66.
41
COZZA 2006, p. 85 e ss.
42
La presenza di una comunit di lingua tedesca subito al di fuori pu essere testimoniata anche dalla par-
ticolare titolazione della chiesa del borgo a San Gottardo, santo di origine bavarese particolarmente venerato
nella regione transalpina.
43
Sullo sviluppo del portus e le considerazioni sulla tipologia abitativa delle case di corso Martiri della Libert,
si veda il contributo di GUSSO, TIOZZO 2007, pp. 16-22. Si veda anche COLLODO 2009, fig. 28.
44
Molto simile per forma e dettagli architettonici, la chiesa udinese fu consacrata nel 1266 alla presenza del pa-
triarca di Aquileia Gregorio di Montelongo dal vescovo di Concordia Alberto de Collis (PASCHINI 1915, pp. 40-56 e
pi recentemente TABIADON 2008, pp. 65-68). Per larea veneta si veda quanto analizzato per le chiese medievali
di Treviso in TREVISAN 2010, pp. 217-246. Per quanto riguarda il caso di Portogruaro ci si augura di poter verificare
quanto prima con mirate indagini archeologiche nell'area absidale la veridicit delle planimetrie storiche.

203
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ASDPn, Archivio Storico Diocesano di Pordenone.
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205
206
Sondaggi archeologici nel sito del castello vescovile di Castelgomberto
(Vicenza)

Premessa almeno quattro fasi edilizie. Una prima ricon-


ducibile alla cinta muraria e ad un edificio,
Nellambito del progetto Ruderi castel- verosimilmente a destinazione residenziale,
li vicentini, la Soprintendenza per i Beni articolato originariamente in almeno 2 am-
Archeologici del Veneto ha promosso1 un bienti a due piani; una seconda alla costru-
intervento di indagine archeologica co- zione di una torre quadrangolare ed una ter-
noscitiva in localit il Castello (fig. 1) a za di una piccola chiesa ad aula unica. In fine
Castelgomberto (Vicenza),
per accertare leffettiva consi-
stenza di una serie di struttu-
re murarie affioranti. Unarea
in passato gi oggetto di sca-
vi condotti in assenza di me-
todo stratigrafico, finalizzati al
recupero di materiale arche-
ologico decontestualizzato,
tra cui un complesso di fram-
menti ceramici provenienti
dallarea sommitale, ricondu-
cibile a corpi vascolari di vario
genere, databile tra la tarda
et del Bronzo e la prima et
del Ferro2, riferibili ad unoc-
cupazione pre-protostorica
del colle.
Lintervento, limitato alla
sola rimozione dei livelli di
obliterazione e alla lettura
delle superfici esposte, ha
evidenziato un complesso di
strutture murarie riferibili ad

fig. 1. Ubicazione area dintervento su


CTRN Estratto elemento N. 125011o
Castelgomberto. In basso ubicazio-
ne delle strutture con identificazione
degli ambiti topografici.

207
un allargamento verso ovest delledificio. lungo la dorsale spartiacque che separa la
Nellambito dellintervento sono stati valle dellAgno da quella del torrente Onte
inoltre condotti alcuni sondaggi di appro- (fig. 3). Il rilievo del colle presenta una for-
fondimento (fig. 2) finalizzati ad accertare la ma vagamente tronco conica nella porzione
natura dellalto morfologico sommitale, pre- meridionale, allungandosi lievemente verso
liminarmente interpretato come esito della nord/nord-est nel suo sviluppo settentriona-
frequentazione dellarea in epoca medievale, le.
ma che, i frequenti rinvenimenti di reperti La particolare conformazione morfologica
ceramici di et pre-protostorica, seppure di delinea due ambiti topografici nettamen-
incerta localizzazione e contestualizzazione, te separati ed, in parte, esito di interventi di
lasciavano ipotizzare come riconducibile ad rettifica antropica: unarea sommitale in cui
occupazioni precedenti. si distinguono un rilevato sommitale di ori-
Di seguito vengono esposti, in modo del gine antropica ed una spianata sommitale,
tutto preliminare, i risultati dellindagine. allo stato della ricerca esito del livellamento
del substrato, ed un pianoro inferiore, posto
a nord-est, pure esito di interventi di livella-
Inquadramento geomorfologico3 mento.
Il rilievo risultato interamente formato
Larea dintervento, topograficamente da rocce di origine vulcanica e piroclastica a
nota come Il monte del Castello, si trova sulla chimismo basaltico che obliterano un impo-
sommit di un rilievo collinare posto a nord- nente camino vulcanico noto come Neck di
est del centro abitato di Castelgomberto (VI), Castelgomberto.

fig. 2. Ubicazione sondaggi.

208
fig. 3. Schema geologico tratto dal foglio Verona in scala 1:100.000 della Carta Geologica dItalia.

Sulla base di quanto osservato dalle sezio- La lettura dei paramenti murari esposti ha,
ni esposte risultato che i litotipi maggior- infatti, rilevato una quasi totale prevalenza
mente rappresentati siano brecce vulcani- di elementi da costruzione in basalto, som-
che in matrice tufitica, alternati a minori tufiti mariamente spaccati lungo lasse di allunga-
a proietti basaltici a fessurazione colonnare. mento e messi in opera sfruttando le facce a
La peculiare genesi litologica determin la sezione esagonale.
possibilit di disporre di materiale da costru- La disponibilit, inoltre, di banchi di calca-
zione di facile estrazione, in parte gi pronto renite di Castelgomberto, volgarmente nota
allimpiego per la particolare conformazione come pietra di Vicenza, facilmente lavorabile,
dei prismi basaltici derivati da fessurazione ne ha consentito un ampio impiego per la re-
colonnare. alizzazione di parti architettoniche lavorate.

209
fig. 4. Planimetria palinsestica delle strutture murarie.

Sequenza evolutiva (fig. 4) riconoscibile nella presenza di depositi for-


temente organici, carboniosi e caratterizzati
Preesistenze (XII-IX sec. a.C.) da frammenti di ceramica ad impasto di varie
Le evidenze riconducibili ad una prima dimensioni.
attivit insediativa della sommit collinare Ad un secondo intervento va ricondotta la
si riferiscono ad una fondazione muraria di costruzione di una nuova imponente struttu-
incerta attribuzione funzionale (fig. 5), forse ra muraria (USS 2008=2040=2041, Sg 1 - fig.
di una struttura abitativa, costituita da lastre 6) larga circa cm 80 che mantiene lorienta-
squadrate di basalto (US 2067, Sg 3) legate mento e ribadisce la posizione di quella pre-
da malta dargilla, orientata nord-sud e con-
servata per un solo corso; lateralmente as-
sociata ad apporti di frammenti di breccia
locale costipata, con funzione di piano (US
2068, Sg 3), su cui sono state riscontrate trac-
ce di attivit antropica (domestica/sacra?)

fig. 5. Saggio 1 - panora-


mica dellarea di scavo. In
evidenza il fitto palinse-
sto riferibile alla frequen-
tazione di et pre-proto-
storica.

210
fig. 6. Saggio 1 - la struttura Usm 2008 ed il palinsesto
relativo alla frequentazione pre-protostorica.

cedente, in parte demolendola. La struttura verso est, dove, la successione dei depositi
era costituita da una fondazione in blocchi suggerisce la presenza di unarea sopraeleva-
di basalto, su cui simpostava un residuo del ta, circondata da una fascia pi bassa.
probabile spiccato realizzato da un nucleo di Il palinsesto esposto ha evidenziato come
scaglie di basalto e di breccia locale, legate lattivit antropica abbia insistito sulla mede-
da malta ottenuta con frammenti di breccia sima struttura, riqualificata con interventi di
piroclastica idratata e costipata, e delimitato ripristino dei livelli pavimentali, mantenen-
da un paramento realizzato forse ricavando done inalterate posizione, orientamento e
elementi da costruzione lavorando i banchi funzione, allo stato delle indagini incerta:
di breccia locale. non chiaro, infatti, se costituisca il perime-
Lintervento cos concepito sembra ribadi- trale di una struttura abitativa, un semplice
re la demarcazione tra unarea a destinazione muro di contenimento (muro di terrazzo?) o
privilegiata posta verso est ed uno spazio for- di altra destinazione (sacra?).
se funzionale, ad ovest, dove, sebbene gli in-
terventi medievali ne abbiano livellato la su- Et tardo antica - altomedievale
perficie, i deposti antropici sembrano essere Ad una rioccupazione dellarea sommita-
del tutto assenti. Limponenza della struttu- le, dopo un periodo di abbandono e conse-
ra muraria, inoltre, pare essere funzionale al guente degrado delle strutture precedente-
contenimento di una serie di reiterati deposti mente esposte, va riferita la costruzione di
di riqualificazione e attivit di frequentazio- una struttura muraria (USM 2065, Sg 3) realiz-
ne, indiziate dalla presenza di deboli livelli di zata in blocchi di basalto, orientata est-ovest
cenere e frammenti di carbone, sviluppate e conservata a livello di fondazione, ma di

211
incerta funzione, anche se connessa a residui tomedievale determin un sostanziale rima-
di una probabile superficie di frequentazio- neggiamento areale che comport la parzia-
ne, parzialmente rimaneggiata dai successivi le eliminazione delle strutture preesistenti e
interventi di epoca medievale. la rimodellazione almeno del versante occi-
Della struttura si conservavano almeno dentale della sommit.
due corsi costituiti da grossi elementi di ba- A tali interventi vanno attribuite una serie
salto e breccia locale, associati ad elementi di falde a profilo inclinato da est ad ovest (USS
di piccole dimensioni in assetto caotico, im- 2016 e 2062), caratterizzate dalla presenza di
mersi in abbondante matrice limo-argillosa, frammenti di malta di calce, riconducibili al
impiegata come legante, e allettati contro probabile degrado di strutture murarie intac-
terra. Pur nella apparente caoticit della fab- cate dai successivi interventi edilizi, ed alcu-
brica, sembrato di poter riconoscere una ne buche forse da riferire alla rimozione di
certa logica costruttiva, mediante la posa di sostegni lignei.
elementi in corsi sub-orizzontali, stabilizzati
da elementi di minori dimensioni, legati da Fase I (X sec.) - fig. 7
malta dargilla. La rioccupazione di epoca al- Ledificazione del complesso castellare

fig. 7. Restituzione fotogrammetria delle strutture murarie indagate.

212
comport la costruzione di unimponen- re bianco, molto tenace, stesa in letti e giun-
te cinta muraria di forma poligonale (USM ti irregolari, ma piuttosto spessi4. Il riempi-
2000) a difesa dei versanti nord, ovest e mento era realizzato a sacco improprio, con
sud dellarea sommitale, lasciando scoper- i blocchi del paramento esterno passanti ed
ti quelli sud-est, est e nord-est, protetti dal ammorsati al nucleo costituito da elementi
pianoro inferiore posto a nord-est. La cinta, di minori dimensioni, immersi in un legante
sfruttando a sud-ovest i banchi di basalto tecnicamente analogo, ma con aggregati
affiorante, fu realizzata in parte in addosso pi piccoli, spigolosi, associati a malta di co-
ai versanti esposti risagomati ed in parte a lore nocciola, pi grossolana.
vista, costipando lo spazio tra i paramenti Al medesimo intervento va riferita ledifi-
rivolti a monte con materiale derivante dal- cazione di un imponente edificio localizza-
la lavorazione degli elementi costruttivi (fig. to sullarea orientale del pianoro sommitale,
8). articolato in almeno due grandi ambienti
La cortina, conservata a tratti lungo i (ambiente A e B) a due piani, orientati nord-
versanti sud ed ovest, era costituita da ele- sud e comunicanti con un terzo ambiente
menti di basalto e calcare locale di grandi (ambiente C) posto ad est, verosimilmente
e medie dimensioni, disposti in corsi sub- scoperto; verso nord, un corridoio tra la pro-
orizzontali, regolarizzati da piccole scaglie, secuzione della cortina muraria e lambiente
legati da abbondante malta di calce di colo- A, forse consentiva laccesso al complesso.
Ad ovest un ampio spazio scoperto sembra
connotarsi per una destinazione funzionale
vista la presenza di un pozzo5 (fig. 9).
Delledifico cos articolato stato messo
fig. 8. La cortina
muraria Usm in luce un lungo tratto della delimitazione
2000 (a sinistra). orientale (USM 22), osservata per una lun-
Paramento e ghezza di circa m 9. Di spessore compreso
nucleo (a destra).

213
tra m 1,10 e 1,20, orientato nord-sud, era
conservato in elevato per circa m 2 nella
porzione pi alta, ma in gran parte spolia-
to a livello di fondazione in quella setten-
trionale (USM 4). Verso nord unapertura
consentiva la comunicazione tra lambiente
aperto verso ovest e lo spazio ad est, verosi-
milmente aperto.
Alla medesima fase edilizia va riferita an- fig. 9. Ledificio messo in luce nel corso delle indagini:
che limponente struttura costituita da un prima e dopo lo scavo.
tratto murario (USM 3A) orientato est-ovest
ed un secondo di orientamento opposto elementi di basalto di minori dimensioni, di-
(USM 3B), con il quale compie un angolo di sposti in corsi sub-orizzontali secondo la tec-
90 gradi, indagato solo parzialmente, ma in nica del sacco improprio.
prosecuzione verso nord, dove doveva con- Le strutture erano articolate in modo tale
giungersi perpendicolarmente ad USM 29. da convogliare le acque meteoriche allinter-
La struttura costituita da USSM 3A e B no di una probabile cisterna-pozzo (?) posta
stata osservata per una lunghezza rispettiva- al centro del pianoro sommitale ed indiziata
mente di circa m 6,5 e 1,8, di spessore di circa da unevidente concavit di forma circolare,
m 1,10/1,20, quindi analogo a quello di USM attraverso una canaletta (Us 23), ricavata alla
23, cui risultata tecnicamente analoga. base dei perimetrali.
Particolarmente curato risultato il para- Il complesso cos delineato prevedeva,
mento sud, conservato in alzato per circa m inoltre, una delimitazione settentrionale7
2,5 e costituito da elementi di basalto di me- (USM 29) isorientata con quella meridiona-
die dimensioni disposti in corsi orizzontali/ le (USM 3A), esposta solo in cresta, osserva-
sub-orizzontali, tra cui si riconoscono alcuni ta per un tratto di circa m 4, spessa circa m
filari realizzati con blocchi spinati, legati da 1,10/1,15 e tecnicamente ad essa analoga, in
malta di calce di colore bianco, tenace, stesa prosecuzione verso est, dove, tuttavia, la sua
in letti e giunti abbondanti6. presenza rimane incerta, come pure il suo
Internamente la struttura realizzata con sviluppo occidentale (fig. 10).

214
circa m 4 ed entrambi spessi mediamente m
1,3; di qualit esecutiva superiore alle altre in-
dagate, e composta da elementi di basalto di
grandi e medie dimensioni, disposti in corsi
orizzontali e legati da abbondante malta di
calce di colore bianco.
Linserimento di questo nuovo elemento
dichiaratamente difensivo, ma anche abi-
tativo (casa torre/dongione?) accentu la
fig. 10. Ussm 29-30, panoramica. In evidenza, sulla de-
stra, il palinsesto pre-protostorico su cui insistono le
connotazione del complesso come nodo
strutture del castello. strategico e potrebbe denotare lacuirsi di un
contesto politico instabile, al momento non
Fase II (XI-XII sec. ?) ulteriormente puntualizzabile.
Ledificio cos concepito viene successi- La nuova struttura, posta esattamente al
vamente articolato dallinserimento di una centro del precedente edificio, in parte obli-
struttura muraria ad L che, raccordandosi terando8 lambiente A, consentiva un punto
ai perimetrali dellambiente A, definisce uno di osservazione privilegiato, proteso verso
spazio quadrangolare, interpretato, vista an- il pianoro posto a nord-est, pi che verso il
che la consistenza delle murature, come tor- fondo valle; non si pu escludere che ledifi-
re (fig. 11). cazione della torre sia da mettere in relazione
La nuova costruzione era costituita da un alla nascita di un villaggio sullarea pianeg-
tratto murario est-ovest (USM 1A), lungo cir- giante posta a nord-est e per lesigenza di un
ca m 4,6 ed uno nord-sud (USM 1B), lungo maggiore controllo dello stesso.

215
Fase III (XIV sec. ?)
Lo spazio localizzato tra la parte residen-
ziale del castello ed il terrazzo pianeggiante
allestremit orientale del rilievo,
in origine verosimilmente aperto, viene
occupato dalla costruzione di una piccola
chiesa ad aula unica di modeste dimensioni,
composta da una navata della lunghezza di fig. 11. La torre Usm 3, prima e dopo lo scavo.
circa m 6 e larga circa 4,9, con una piccola ab-
side separata e poco profonda9, illuminata da con radi aggregati millimetrici. Si tratta di un
una piccola apertura (?) posta sul fondo del edificio di fabbrica incerta e dalle dimensioni
catino10 (fig. 12). Ledificio era fruibile attra- ridotte forse in relazione allo specifico conte-
verso unapertura posta allestremit sud-est sto topografico in cui venne inserito. Le pare-
e da una seconda, pi a sud, che conduceva ti, internamente stilettate, lasciano intendere
allinterno del castello. il tentativo di conferire pregio al paramento,
Delledificio sono stati messi in luce il peri- anche se la finta tessitura risultata piuttosto
metrale sud (USM 6A), in relativo buono sta- irregolare.
to di conservazione, quello nord (USM 6B) ed Verso est, in corrispondenza dellinnesto
il catino absidale (USM 6C), in buona parte del piccolo catino absidale, allinterno di uno
compromessi da dinamiche legate allo sci- spazio verosimilmente privilegiato, lungo il
volamento del versante verso valle (fig. 13). paramento stata osservata una piccola nic-
Le murature, spesse circa cm 70, erano costi- chia realizzata allinterno del corpo della mu-
tuite da blocchi di basalto di grandi e medie ratura, internamente intonacata, e costituita
dimensioni, disposti in corsi sub-orizzontali, da due elementi di basalto posti in verticale
legati agli elementi del nucleo, di minori di- ed uno di grandi dimensioni, posto in oriz-
mensioni, da abbondante malta di calce di zontale in funzione di architrave, forse con
colore bianco, mediamente tenace, grassa e funzione di tabernacolo (?).

216
Fase IV (XIV sec. ?)
Lultima fase edilizia individuata si riferisce
ad un ampliamento verso ovest delle strut-
ture castellari mediante la costruzione di un
possente tratto murario est-ovest (USM 30)
lungo circa m 5,70, costituito da una fonda-
zione realizzata contro terra, larga media-
mente m 1,60, ed uno spiccato largo circa
fig. 12. Ortofoto della chiesa e particolare dello stato di
m 1,20, composto da scaglie di basalto e di
conservazione del perimetrale nord.
breccia locale di medie dimensioni, immerse
Il palinsesto esposto allinterno delledifi- in abbondante malta di calce di colore bian-
cio, oltre ai residui di almeno due sottofondi castro (fig. 10).
pavimentali in malta di calce (USS 9 e 10) non Lindagine non ha permesso di stabilire
ha evidenziato alcuna presenza di episodi se si tratti di un ampliamento verso ovest o
di degrado e/o crolli delle murature, ma un della delimitazione dello spazio posto a nord,
costipamento di materiale selezionato (USS una sorta di corridoio o ambito di accesso al
11 e 12) costituito per lo pi da frammenti castello stesso. Il paramento esposto, infatti,
di breccia locale e piccole scaglie di basalto, il cui piede di fondazione terminava ad una
da attribuire a rimaneggiamenti recenti che quota decisamente pi alta rispetto agli al-
hanno compromesso interamente i deposti tri perimetrali, non solo era finito verso ovest
archeologici. in corrispondenza del punto in cui la motta

217
iniziava a digradare, ma non sembra essere Larea risulta rifrequentata, forse marginal-
connesso a strutture murarie di orientamen- mente, in et altomedievale: datazione, tut-
to opposto, tali da far ipotizzare la presenza tavia, non supportata da indicatori cronolo-
di un ambiente definito. gici, ma da considerazioni stratigrafiche.
La prima attestazione documentaria
Fase V (abbandono ed interventi recenti) dellesistenza di un complesso castellare risa-
Il carattere campionario dellindagine ed i le ad un diploma del X sec. con cui il vescovo
numerosi interventi di rimaneggiamento di di Vicenza Gerolamo ottiene dallimperatore
epoca recente non hanno consentito di de- Ottone III lesenzione nei suoi possedimenti
terminare con certezza lo sviluppo evolutivo dal fodro. Tassa che imponeva di approvvi-
delle fasi relative allabbandono del comples- gionare limperatore e gli ufficiali imperiali in
so castellare. transito su un dato territorio; nellelenco dei
Fatta eccezione per alcuni interventi lo- possedimenti vescovili nel territorio vicen-
calizzati e non correttamente databili, legati, tino viene citato il castello di Chiuse, con il
per lo pi, ad attivit manutentive sulle strut- quale vanno identificati il circuito murario
ture murarie, le fasi di abbandono e gli even- ed il palazzo. Collocazione cronologica con-
tuali riutilizzi delle strutture in epoca post- fermata da un solo frammento di olletta in
medievale risultano di incerta definizione. ceramica comune ad impasto grezzo, rinve-
nuto in associazione alla costruzione della
cortina muraria osservata lungo il versante
Cronologia occidentale.
Il possesso vescovile del castello viene ri-
Le evidenze archeologiche riconducibi- badito nel 1200 da un successivo diploma di
li ad una prima frequentazione sommitale Ottone IV. Nel 1288, in un atto dinvestitura
si collocano, allo stato della ricerca, tra let vescovile e in un altro del 1306 viene men-
del Bronzo finale-inizio et del Ferro ed il zionato il castello come situato in pertinentiis
Protoveneto (X-IX sec. a.C.)11, sulla base del- Clusarum...sub monte castri...in frata castri...in
la datazione di un complesso di reperti ce- contrata montis de castro de Clusis. Del fon-
ramici recuperati sulla sommit collinare12. do giurisdizionale erano investiti i Trissino,
Seppur privo di contestualizzazione strati- come confermano i documenti con i quali
grafica, plausibile che il materiale ceramico Morando Trissino ne fu investito nel 1309 e
raccolto, analogo a quello rinvenuto, oggi in privato nel 1315 per lesa maest, anno in cui
corso di studio, possa essere associato ai li- il castello pass per volere vescovile nelle
velli di frequentazione messi in luce. mani di Checco di Bernardo da Montorio e di
Pare che larea abbia subito un successivo un Finetto notaio di Verona, entrambi vicini a
periodo di abbandono, con conseguente de- Cangrande della Scala13.
grado delle strutture, collocabile tra let del La totale assenza di indicatori cronologici
Ferro-tarda et del Ferro e let romana, come non ha permesso una collocazione puntuale
desunto, ad una prima stima, dallassenza di della torre, se non una generica posteriorit
indicatori cronologici di tali orizzonti. rispetto al complesso menzionato dal diplo-

218
ma, verosimilmente tra XI e XII sec. del monte Castello in particolare. Peculiarit
Incerta risulta la collocazione delledifica- che connotano linsediamento come strate-
zione della chiesa per la mancanza di reperti gico e di controllo territoriale, anche in ragio-
ceramici e lapparente assenza di citazioni ne di un basso potenziale economico della-
documentarie, tuttavia da approfondire, allo rea, vista la lontananza dalle pi prossime
stato della ricerca, riferibile genericamen- aree coltivabili e di pascolo a causa della sua
te ad una fase relativamente matura del collocazione sulla sommit di uno dei rilievi
Medioevo (XIV sec. ?). vulcanici che costellano la dorsale sinistra
La totale mancanza dal palinsesto esposto della bassa valle dellAgno17.
di ceramica graffita, indicatore tipicamente Nonostante la conformazione planimetri-
basso medievale rinascimentale, potrebbe ca dellarea indagata possa essere considera-
essere ricondotta, pur nei limiti di unindagi- ta lesito di una serie di interventi di model-
ne limitata, ad un abbandono precoce della- lazione collocabili tra la tarda et del Bronzo
rea per cause da imputare alle specifiche e let medievale, possibile ipotizzare che
condizioni geo-morfologiche di alcuni tratti originariamente il contesto ambientale of-
dei versanti su cui furono fondate le strutture. frisse le condizioni necessarie a determinar-
ne unoccupazione antica.
Larea insediativa sommitale si caratterizza,
Conclusioni infatti, per una forma ellittica, orientata lie-
vemente nord-est/sud-ovest, e risulta oggi
La localit di Castelgomberto situa- articolata in due ambiti nettamente distinti
ta ai piedi del monte Grumi e del monte per livelli altimetrici e destinazione funzio-
Castello, sulla sinistra orografica del fiume nale: il rilevato sommitale, occupato dalle
Agno, configurandosi come area ad elevata strutture castellari oggi ancora visibili e situa-
vocazione insediativa per la peculiare ubi- to ad unaltitudine media di circa m 284.50
cazione topografica, allintersezione di tre s.l.m.m.18, e la piana posta ad ovest, a circa m
percorsi viari attestati certamente a partire 282.50 s.l.m.m.. Lintera sommit risulta natu-
dallet medievale, ma, verosimilmente, di ralmente delimitata lungo i quattro lati cardi-
orizzonte pi antico14: una prima conduceva nali da ripidi versanti, lungo i quali sono ben
da Montecchio Maggiore, risalendo la valle leggibili banchi di breccia piroclastica e di
dellAgno, a Recoaro e da qui al Trentino. Una colonne di basalto: una conformazione mor-
seconda, attraverso il passo delle Chiuse fologica naturalmente ben difesa, e, al con-
di Castelgomberto, permettendo la comu- tempo, difficilmente raggiungibile dal fondo
nicazione con la valle dellOnte, conduceva valle; caratteristiche che hanno connotato il
a Vicenza15. Una terza, attraverso il Passo di sito come strategico e di controllo del territo-
Priabona, passando per Malo, immetteva rio, in ragione, anche, delle ottime condizioni
nella valle dellAstico16. di visibilit che consentivano di controllare il
Nelle specifiche peculiarit locazionali, in- territorio circostante a 360 gradi.
fatti, va ricercata la vocazione insediativa del- Verso nord-est un secondo pianoro di
la localit di Castelgomberto in generale e forma rettangolare e dallorientamento mar-

219
catamente nord-est/sud-ovest, posto ad orizzonte pre-protostorico, legato ad attivit
unaltitudine media di circa m 272 s.l.m.m., antropica esclusivamente in prossimit del
doveva essere logisticamente connesso alla versante meridionale ed occidentale della
sommit, di fatto creando una sorta di cusci- motta sommitale.
netto protettivo verso nord-est. Le risultanze non hanno consentito di sta-
Sebbene la puntualit degli interventi non bilire lestensione dellarea di frequentazione,
abbia consentito di comprendere a pieno le n di definire specifici aspetti planimetrici
dinamiche insediamentali riscontrate, con delle strutture emerse. Incerta pure la consi-
particolare riferimento agli aspetti inter- stenza del deposito archeologico relativo alle
pretativi delle evidenze emerse, si potuto prime fasi insediative, molto consistente nel-
accertare un fitto palinsesto insediativo di le aree risparmiate dai rimaneggiamenti me-

220
dievali, ma evanescenti ad ovest dei punti in- complesso una destinazione abitativa privi-
dagati, dove il pianoro sommitale risultato legiata, nonostante le ridotte dimensioni, for-
livellato e, verso est, dove linserimento delle se condizionate dalle specifiche condizioni
strutture castellari ha compromesso, nelle morfologiche. In questottica da interpreta-
parti osservate, il palinsesto sepolto. re come Residenza di una famiglia nobiliare
Limportanza strategica viene successiva- posta a controllo del complesso19, cui forse
mente ribadita dalledificazione delle struttu- va ricondotto il successivo inserimento del-
re castellari di epoca medievale, come rivela- la piccola chiesa. Elementi che connotano il
no la costruzione delledificio centrale e della complesso come presidio strategico-militare,
torre. Le consistenza delle strutture murarie quanto come residenza fortificata.
afferenti alledificio inducono ad attribuire al Labbandono del complesso potrebbe es-
fig. 13. Particolari dellinterno della chiesa messa
in luce nellambito dellintervento; in senso ora-
rio: probabile nicchia e apertura di accesso; il
degrado strutturale dovuto allo scivolamento
delle strutture verso valle e, a pagina preceden-
te, particolare del paramento interno.

221
sere legato, da un lato, alle mutate condizioni messe laddove fondate su banchi di brecce
geo-politiche con una conseguente diminu- piroclastiche, instabili allazione meccanica.
zione del ruolo strategico-militare, dallaltro Levidente stato di degrado delle strutture
alla particolare instabilit del sub-strato lito- lungo i versanti ovest e sud e delle mura-
logico. ture della chiesa, poggiate direttamente su
I tratti murari fondati direttamente sui ba- banchi di materiale piroclastico, indizi di una
salti affioranti, infatti, si presentano in ottimo certa instabilit dei versanti, potrebbe aver
stato di conservazione, a differenza delle determinato, infatti, un precoce abbandono
strutture di versante che, pur sottoposte a dellarea.
specifiche dinamiche di scivolamento gravi-
tazionale, risultano particolarmente compro- Cristiano Miele

Riassunto
Lintervento condotto in localit il Castello a Castelgomeberto (VI) ha permesso di documentare le principali strut-
ture murarie di un castello vescovile edificato nel X secolo ed abbandonato, verosimilmente, dalla fine del XV secolo,
per le specifiche condizioni geo-morfologiche che ne determinarono il dissesto. Contestualmente stata accertata
la presenza di evidenze riconducibili ad un occupazione precoce dellarea sommitale collocabile tra la tarda et del
Bronzo e la prima et del Ferro.
Occupazioni riconducibili alle specifiche peculiarit strategiche e di controllo territoriale dellare posta allintersezio-
ne di tre percorsi viari attestati certamente a partire dallet medievale, ma, verosimilmente, di orizzonte pi antico.

Note

1
Fu a seguito del sopralluogo sulla sommit del colle denominato il Castello effettuato il 17 agosto 2007
che il funzionario archeologo Francesco Cozza programm un progetto triennale di ricerca sul campo finaliz-
zato alla conoscenza della potenzialit archeologica del sito e alla conseguente azione di tutela e valorizzazione.
Le previsioni di spesa del progetto furono inserite nel programma triennale 2009-2011, ma il primo intervento
di verifica, periziato gi il 2 luglio 2007, pot partire solo dal dicembre 2010, dopo che fu attivata la procedura
della occupazione temporanea dellarea sommitale del colle di propriet privata. Lindagine archeologica, svolta
tra dicembre 2010 e febbraio 2011, stata condotta sotto la direzione scientifica dellarcheologo direttore
Francesco Cozza dalla Ditta P.ET.R.A. - Societ Cooperativa di Padova, con il coordinamento di Cristiano Miele
ed il coinvolgimento di Paolo Paganotto, Antonio Persichetti, Chiara Rigato e Daniele Rossetto.
2
DE GUIO 1980, pp. 7 50.
3
Il paragrafo costituisce la sintesi e la rielaborazione dellintervento effettuato dal dott. Geol. Alessio Schiavo,
di LTS Land Technology & Services di Treviso, amico e collega, prematuramente scomparso, cui dedico il presen-
te articolo.
4
Da cm 3 a 5.
5
Ipotesi supportata dalla sola presenza del presunto pozzo, che indicherebbe lesistenza di uno spazio aperto
e scoperto per consentire la captazione delle acque meteoriche. Larticolazione della piana sommitale, tuttavia,
tutta da definire anche in ragione della presenza di alcune strutture emergenti localizzate lungo lestremit
nord-ovest del versante settentrionale, e sud-ovest di quello meridionale, riferibili forse a degli ambienti distri-
buiti lungo la cortina muraria.
6
Spessore compreso tra cm 3 e 5.

222
7
Non certo che ne costituisse quella pi settentrionale: lanalogia con la presenza della cortina muraria
verso sud, potrebbe deporre a favore dellipotesi, plausibile, che anche il versante nord fosse munito e che quindi
vi fosse uno spazio tra USM 29 e la supposta cortina settentrionale.
8
Lindagine non ha consentito di appurare se lo spazio rimasto dopo linserimento della torre fosse mante-
nuto a vista, creando una sorte di corridoio attorno alla stessa, o se fosse obliterato. La presenza dellapertura sul
perimetrale est dellambiente A e la risega lungo il prospetto sud della torre, forse la base dimposta di un solaio,
porterebbero a ritenere plausibile lipotest della permanenza di uno spazio aperto
9
Circa 1,5 m.
10
Lindagine non ha, in realt, messo in luce evidenze riconducibili ad una vera e propria apertura; le dina-
miche di crollo e di scivolamento verso valle dellabside, tuttavia, sembrano indicare la presenza di una finestra,
ipotizzabile anche per lesigenze concreta di illuminare il catino absidale stesso.
11
DE GUIO 1980, p. 29.
11
DE GUIO 1980, p. 7.
13
CANOVA, MANTESE 1979, pp. 244-245.
14
DE GUIO 1980, p. 33.
15
DE GUIO 1980, p. 33.
16
DE GUIO 1980, p. 33.
17
DE GUIO 1980, p. 31.
18
Quota assoluta ottenuta con strumentazione Gps differenziale, calcolata sulla stazione fissa di Vicenza
Monte Berico.
19
BROGIOLO, GELICHI 1996, pp. 173-175.

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223
224
Nuovi dati per larcheologia di Jesolo (Venezia)
attraverso laerofotointerpretazione

Introduzione essa rappresenta perci una novit assoluta


nel panorama delle ricerche archeologiche
Il sito di Equilum/ Jexulo (figg. 1, 25, 26, su questo antico sito. Lobiettivo principale
27b, 50, 51), insieme al suo pendant costituito della presente ricerca quello di approfondi-
dal sito gemello ed antagonista di Cittano- re le conoscenze sulla fisionomia dellantico
va1, stato epicentro e catalizzatore emble- abitato e del paesaggio circostante. Allinizio
matico di lunga data delle ricerche storiche dellarticolo vengono brevemente presen-
ed archeologiche nellarea del Basso Piave, tate le caratteristiche geomorfologiche del
nonch punto di riferimento obbligato e territorio; segue un veloce sunto della storia
consolidato per la pi vasta problematica di Jesolo e quindi, dopo alcuni cenni sullar-
della formazione degli insediamenti lagunari cheologia dei paesaggi e sul telerilevamento
altoadriatici nellAlto Medioevo. (o remote sensing), la presentazione delle
Sulla scia della nuova tendenza di sistema- immagini da foto aerea accompagnate dal-
tizzazione in chiave critica del sostrato delle la loro lettura, interpretazione e commento.
conoscenze pregresse e sullonda del recente Queste tre fasi di analisi sono state costan-
moltiplicarsi di studi storici su Jesolo, questo temente confrontate con i dati offerti dalle
contributo nasce dalla volont di effettuare tradizionali fonti storiche, cartografiche, to-
per la prima volta lanalisi del sito prevalen- pografiche ed archeologiche ed inoltre con
temente tramite la fotointerpretazione delle le risultanze ottenute da precedenti indagini
evidenze da telerilevamento apparse nella- effettuate tramite survey di superficie e pro-
rea archeologica delle Antiche Mura a Jesolo spezione elettrica; questultima, come la foto
Paese ed intorno ad essa. Poich lacquisizio- aerea, utilizza tecniche grazie alle quali pos-
ne di molte delle immagini ad alto grado di sibile entrare in rapporto non invasivo e non
significativit qui presentate avvenuta di distruttivo con le tracce telerilevate e con gli
recente (agosto 2012), lanalisi delle poche oggetti sepolti che le hanno prodotte. Linte-
anomalie da foto aerea rivelatesi alle Antiche grazione delle fonti utilizzate rappresenta la
Mura prima di questa data non aveva potuto chiave di lettura di questo lavoro, ed stata
che costituire un a latere significativo ma par- favorita dalla creazione di una piattaforma
ziale degli studi pi ampi in cui esse veniva- GIS2 proceduta di pari passo con le varie fasi
no segnalate. In precedenza dunque non si della ricerca e nella quale le evidenze indivi-
era mai potuta effettuare con altrettanta am- duate da foto aerea sono state man mano
piezza di documentazione unindagine sul- georeferenziate e cartografate.
le tracce da telerilevamento ad Equilum, ed Lanalisi delle foto aeree si basata meto-
fig. 1. Foto aerea obliqua ripresa da NE a SW. Veduta di Jesolo Paese e della Laguna nord di Venezia, con i Colli
Euganei sullo sfondo. Corrispondente alla foto n. 205 del 27/08/2012.

225
dologicamente, oltre che sugli irrinunciabili prensorio jesolano) a decisa connotazio-
manuali di aerofotointerpretazione archeo- ne anfibia, una sorta di Mesopotamia che
logica3, anche sullo studio di alcune delle pi si estende tra la parte settentrionale della
interessanti esperienze di ricerca consimili Laguna di Venezia, la costa adriatica ed il
condotte nel Veneto orientale negli ultimi basso corso dei fiumi Sile e Piave nel Veneto
trentanni4 Facendo seguito a queste ricer- orientale, in terra di bonifica. Sono proprio le
che si spera di avere apportato con il presen- opere della bonifica che permettono di te-
te lavoro, si licet parva componere magnis, un nere allasciutto anche le campagne che si
contributo di una qualche utilit allo studio trovano sotto il livello del mare, testimonian-
dei siti altomedievali del Veneto orientale, za di antichi fondali lagunari e palustri (cfr.
nella fattispecie di quello di Jesolo e del suo fig. 3 con il sito di Equilum cerchiato in blu e,
territorio5. per il dettaglio delle Antiche Mura, figg. 16 e
17 dove compare la scritta paludi). I primi
1.INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E GEO- abitanti di questi luoghi sembrano essersi
MORFOLOGICO stanziati sulle esigue zone dossive rialzate6,
ed anche lantica Equilum venne edificata
Localizzazione e altimetria su un dosso fluviale ben espresso, costitu-
ito prevalentemente da sabbie e limi7. Lal-
Il territorio del Comune di Jesolo (v. fig. 2, timetria dellarea occupata dal sito varia da
con i toponimi di alcune localit del com- + 1,0 a 0 m s.l.m., mentre quella delle aree

fig. 2. Territorio del Basso Piave, da piattaforma Google Earth, modificata.

226
fig. 3. Fasce altimetriche con profili
e microrilievo dellarea jesolana, da
Atlante 2012, Tavola 1 modificata.

circostanti a Est, Nord ed Ovest degrada ra- ne Superiore ed costituita da depositi allu-
pidamente verso i -1, -1,50 m s.l.m. Il luogo vionali legati al dosso principale preromano
su cui si svilupp linsediamento equilense si a monte di S. Don di Piave e ai dossi delle
presenta quindi come un dosso rilevato ed direttrici moderne ed attuale del Piave. Tali
allungato in senso S-N che sovrasta le circo- depositi consistono in sabbie, sabbie limose,
stanti bassure in pianura alluvionale8. Il sito limi sabbioso-argillosi e limi corrispondenti a
archeologico ritornerebbe in breve ad essere depositi di canale (spessi fino a 20 m), argine
circondato da stagni e da paludi senza latti- e ventaglio di rotta fluviale. Argille e argille
vit delle idrovore, ed invece grazie ad esse limose, talvolta con sostanza organica, sono
nel secolo scorso anche le aree altimetrica- rappresentative di depositi di piana deson-
mente depresse e rimaste a lungo paludose, dazione11.
disabitate ed incolte del Basso Piave sono Al Sistema Lagunare-Palustre nella fatti-
state rese completamente asciutte, abitabili specie allUnit di Caorle12 (fig. 4, sigla CAO),
e coltivabili9. formatasi nellOlocene Medio-Superiore (tra
il VI millennio a.C. ed i giorni nostri), appar-
Inquadramento geologico tengono le aree morfologicamente depres-
se circostanti il sito delle Antiche Mura. Esse
Larea su cui sorse Equilum appartiene sono costituite da limi argillosi, argille o limi
geologicamente al Sistema Alluvionale del sabbiosi poco consolidati; i canali sono ri-
Piave, pi precisamente allUnit di S. Don di empiti da sabbie e limi sabbiosi; localmen-
Piave10 (fig. 4, sigla DON), che risale allOloce- te sono presenti orizzonti torbosi ed argil-

fig. 4. Unit geologiche, con le relati-


ve sigle, da Atlante 2012, Tavola 10-
227 modificata.
loso organici di spessore decimetrico. Vi si Il limite superiore corrisponde alla superfi-
constata la presenza di molluschi lagunari cie topografica, fortemente rimodellata sia
frammentati e interi (Cerastoderma, Loripes, dallevoluzione naturale lagunare, sia dagli
Bittium). Lo spessore raggiunge i 10 m ver- spianamenti antropici. Lo spessore dei depo-
so il margine costiero e si assottiglia verso siti variabile, con massimo di circa 14 m.
linterno. Probabilmente si deve anche al fe- Tale Unit corrisponde quasi integralmen-
nomeno della costipazione degli antichi limi te al Geosito dei cordoni di Jesolo-Cortellaz-
lagunari la notevole velocit di subsidenza di zo (fig. 5).
questa zona (dai -2 ai -5 mm lanno) che fa
del territorio del Comune di Jesolo una zona Il geosito dei cordoni di Jesolo-Cortellazzo
ad alta rilevanza del fenomeno13.
Al Sistema costiero, generato da depositi A valle di Eraclea, dove il contributo sedi-
costieri alimentati dalle alluvioni del fiume mentario del Piave ha costruito importanti
Piave, appartiene lUnit di Jesolo14 (fig. 4, apparati di foce e alimentato i litorali nor-
sigla JES), formatasi durante lOlocene supe- dorientali ed i lidi veneziani, si trova lunit
riore tra il IV ed il I millennio a. C.). Si tratta litorale veneta, una fitta serie di sistemi dunali
di depositi costieri costituiti da sabbie fini e con orientamenti leggermente variabili pro-
medio-fini, corrispondenti ad antichi cordo- cedendo da nord a sud che documentano
ni litoranei. Il limite inferiore coincide con levoluzione tardo-olocenica dellarea este-
una superficie erosiva di natura marina su sa immediatamente ad est della Laguna di
depositi alluvionali o lagunari. Vi si riscontra Venezia. Le tracce di questi sottili cordoni
la presenza di gusci di molluschi marini (ad litoranei in destra Piave sono molto evidenti
es. Venus, Glycimeris) interi e frammentati. anche nelle foto aeree (fig. 6a)15. presumibi-

fig. 5. Larea del geosito dei Cordoni di Jesolo-Cortellazzo evidenziata in giallo chiaro su CTR regionale. Riferimenti
in I geositi 2008, pp. 49-52

228
le che gli apparati dunali attuali e subattuali
sormontassero quelli pi antichi. Di questi
apparati rimane traccia nelle bande chiare
costituite da sabbie alternate a bande pi
scure corrispondenti ai sedimenti organi-
ci che si sono deposti nelle lame, specchi
dacqua allungati tra un cordone di dune e
il successivo. Allinterno dei cordoni litoranei,
in spazi lagunari, dovettero svilupparsi le sa-
line e le peschiere (fig. 6b) note dalle fonti
medievali16.
Linsieme di queste antiche linee di riva
che si estendono da Est ad Ovest per ca. 3,5
km, dallasta terminale del Piave fino allan-
sa della Piave Vecchia a sud di Jesolo Paese
fig. 6a. Foto aerea nadirale da volo ReVen 05 ve_04_212, particolare. Si possono riconoscere i sistemi di antiche
linee di riva attraverso la successione in alternanza di tracce lineari chiare e scure, con orientamento da E ad W,
approssimativamente parallele al Canale Cavetta (parte superiore dellimmagine, in cui sono state indicate a
titolo esemplificativo solo tre delle numerosissime evidenze presenti). Regione Veneto. L.R. n. 28/76.
fig. 6b. Foto aerea obliqua dellarea della Gaggiola corrispondente alla foto n. 096 del 22/08/2012. Il disegno
del paesaggio moderno della bonifica non riesce a celare il paesaggio antico, che si coglie per numerosissime
tracce di evidenza e importanza diverse. (Le frecce bianche indicano il paleoalveo del Taglio da re, le frecce gialle
mostrano evidenze di strutture attribuibili ad antiche peschiere).

229
(fig. 7), costituisce il geosito dei cordoni di za n. 6), ubicato a Sud-Est di Torre di Fine,
Jesolo-Cortellazzo; la complessiva dispo- potrebbe essere in collegamento con lan-
sizione degli allineamenti di paleodune in tico percorso del Piavon, come ipotizzato
prossimit dei lidi di Jesolo e di Eraclea per- anche da Blake et alii18. Le sue tracce pi in-
mette di individuare almeno cinque zone, in terne potrebbero indicare la posizione della
ognuna delle quali essi mantengono analo- linea di costa durante lo sviluppo del paleo-
go orientamento, diverso per rispetto a delta di Torre di Fine ed essere connesse, ad
quello osservabile nelle aree adiacenti e ci ovest, con i depositi litoranei di S. Erasmo,
permette di ipotizzare cinque fasi principali Lio Maggiore e Lio Piccolo, la cui morfologia
di avanzamento delle linee di riva, originate si poi modificata nel tempo19.
da antichi apparati deltizi. Secondo Aldino Oltrepassato il canale Cavetta, verso sud,
Bondesan17, lapparato di foce pi antico fra i cordoni si estendono con continuit lungo
essi si formato sul finire del periodo At- tutto il territorio compreso tra il Piave e la Pia-
lantico e risalirebbe quindi a meno di 6.500 ve Vecchia. Su uno spazio esteso fino a circa
anni fa. Questo paleodelta (cfr. fig. 7, eviden- due chilometri in senso N-S a sud dellabita-

fig. 7. Evoluzione delle principali direttrici di deflusso del Livenza e del Piave, da Atlante 2012, p. 279, modificata.
Legenda: 1) dossi olocenici del Piave; 2) dossi olocenici del Livenza; 3) dossi pleistocenici del Tagliamento; 4)
antiche linee di riva del Piave di et medievale e moderna; 5) antiche linee di riva del Piave dal 3200 al 900 a. C.;
6) antiche linee di riva del Piave posteriori al 4500 a. C.; 7) antiche direttrici di deflusso; 8) confine provinciale;
9) Via Annia; 10) sezioni stratigrafiche: PV-Piave Vecchia; GR paleoalveo di Grassaga (Piveran); CPS-paleoalveo
di Caposile; 11) datazione al 14C: a) 430-650 d. C.; b) 5880-5640a.C.; c) 2125-1735 a. C.; d) 530-680 d. C.; e) 1540-
1390 a. C.

230
to di Jesolo essi conservano un andamento la linea di riva odierna21. Il settore litoraneo
approssimativamente E-W, per poi cambiare completamente urbanizzato lungo una fa-
direzione e assumere un orientamento W- scia di circa mezzo chilometro, risultandone
NW/E-SE. Questo sciame di cordoni viene poi perci profondamente alterato e rimaneg-
troncato dallattuale linea di costa. La geo- giato. Esisteva fino agli inizi del XX secolo un
metria delle tracce consente di ipotizzare le- triplice allineamento di dune, parallele alla
sistenza di un secondo paleodelta a cuspide, linea di riva attuale, alte fino a 8 m, delle quali
forse asimmetrico, ben sviluppato nellarea oggi rimangono pochi lembi residuali, spes-
ora occupata dallapparato di foce del Piave, so ricostituiti artificialmente.
ma assai pi proteso verso mare (cfr. fig. 7,
evidenza n. 5); successivamente esso deve I suoli di Jesolo
essere stato sottoposto ad un evento erosivo
tanto intenso da conservare solo brevi tracce Dal punto di vista della tipologia e della
degli allineamenti sabbiosi che costituivano composizione dei suoli larea delle Antiche
lala destra e da cancellare completamente, Mura viene compresa dalla cartografia tema-
o quasi, lala sinistra, forse meno sviluppata20. tica recente22 allinterno dellunit cartografi-
Attualmente se ne conservano solo i lem- ca GON1/SAL1 (fig. 8, con il sito di Equilum
bi pi arretrati, quasi interamente spianati cerchiato in blu) che sigla un complesso di
dalluomo. suoli Gonfo, franchi e di suoli Salezzo, franco
In questarea sono stati raccolti campioni limosi e si riferisce ad alcune porzioni di dos-
di sedimenti organici successivamente sot- so tra Jesolo, San Don, San Stino di Livenza
toposti a radio datazione 14C. In particolare, e San Giorgio di Livenza. Le quote sono tra
il campione raccolto in destra Piave prossi- 4 e 0 m s.l.m., le pendenze sono intorno allo
mo al canale Cavetta ha fornito unet pari a 0,1%; il materiale di partenza costituito da
3327-2883 a.C. mentre un secondo campio- depositi sabbiosi e limosi e il substrato da de-
ne prelevato dai depositi interdunali pros- positi sabbiosi. I suoli sono coltivati a semi-
simi alla linea di riva ha fornito unet pari a nativo (mais, soia e bietola), a foraggio (erba
1366-900 a.C., per arrivare infine a depositi medica), a vigneto e cereali autunno-vernini
di formazione pi recente in prossimit del- (frumento).

fig. 8. Carta dei suoli, con le


relative sigle, da Atlante 2012,
Tavola 8, modificata.
231
Le caratteristiche edafiche di questi suoli s.l.m.). Le pendenze sono intorno allo 0,04%;
sono le seguenti: il materiale di partenza e il substrato sono
I suoli GON1 - GONFO, franchi appartengo- costituiti da depositi limoso-argillosi estre-
no a dossi fluviali ben espressi nella bassa pia- mamente calcarei, anche di origine palustre.
nura recente (olocenica) del Piave, costituiti I suoli sono coltivati a seminativo (mais, soia
prevalentemente da sabbie e limi. Il materia- e bietola) e marginalmente a frutteto.
le parentale e il substrato sono costituiti da I Suoli BON1 - BONOTTO, franco limosi ap-
sabbie estremamente calcaree. Luso del suo- partengono alla superficie modale della
lo a seminativi avvicendati e vigneti. Sono bassa pianura recente (olocenica) del Piave.
suoli a moderata differenziazione del profilo Il materiale parentale e il substrato sono co-
e a granulometria franco grossolana. Hanno stituiti da limi estremamente calcarei. Luso
profondit utile alle radici elevata, limitata del suolo a seminativi avvicendati e vigneti.
da scarsa disponibilit di ossigeno, drenag- Tra le anzidette unit cartografiche e lA-
gio interno mediocre, permeabilit mode- driatico si estende la cospicua fascia dellu-
ratamente alta, capacit dacqua disponibile nit cartografica CVL1-JES1, associazione
(AWC) alta; la falda molto profonda. di suoli Cavallino, sabbiosi e di suoli Jesolo,
I suoli SAL1 - SALEZZO, franco limosi appar- sabbiosi. Lunit diffusa sui sistemi di dune
tengono a dossi fluviali poco espressi della del litorale Cavallino, di Bibione e dellisola
bassa pianura recente (olocenica) del Piave. Il di SantErasmo. Le quote sono superiori al
materiale parentale costituito da limi estre- livello del mare (tra 2 e 0 m s.l.m.) e le pen-
mamente calcarei e il substrato costituito denze sono intorno allo 0,07%; il materiale
da sabbie. Luso del suolo a vigneti, colture di partenza e il substrato sono costituiti da
a ciclo estivo (mais, sorgo ecc.), seminativi depositi sabbiosi. I suoli sono coltivati a semi-
avvicendati. Sono suoli a moderata differen- nativo (mais, soia) e a colture orticole a pieno
ziazione del profilo e a granulometria limoso campo.
grossolana. Hanno profondit utile alle radi-
ci elevata, limitata da scarsa disponibilit di Inquadramento geomorfologico
ossigeno, drenaggio interno da mediocre a
buono, permeabilit moderatamente alta, Durante lultima glaciazione, la linea di
capacit dacqua disponibile (AWC) alta; la costa del litorale nord-adriatico si trovava
falda profonda. approssimativamente lungo lasse Pescara-
Ad E, N e W del sito di Equilum si esten- Sibenico, ed il territorio costiero lungo il
de unarea compresa nellunit cartografica quale sorgono le attuali localit balneari ve-
TDF1/CFO1; tale sigla denota un complesso nete era allepoca un territorio continentale
di suoli Torre di Fine, franco limoso argillosi e di alta pianura. Nella fig. 9 si pu vedere la
di suoli Ca Fornera, franco limoso argillosi. Lu- conformazione dellItalia settentrionale du-
nit formata da alcune superfici nei pressi rante lultima glaciazione (detta wrmiana),
di Jesolo, a est di Eraclea e a sud di San Sti- quando il livello del mare era di ca. 120 m pi
no di Livenza, a drenaggio lento. Le quote basso dellattuale e tutta larea oggi occupata
sono inferiori al livello del mare (tra -1 e -2 m dallAdriatico settentrionale era terra emersa,

232
fig. 9. Il nord Italia durante lultima glaciazione. Da BOSELLINI 2005, p. 93, modificata.

costituendo una propaggine della Pianura mento del livello marino (trasgressione versi-
Padana che giungeva fin quasi allaltezza di liana o flandriana) che raggiunse il suo apice
Pescara. La stella blu si trova in corrispon- circa 6.000 anni or sono durante il cosiddetto
denza dellattuale posizione di Jesolo, che a optimum climatico (il livello del mare era di
quei tempi si sarebbe trovata a ca. 300 km 2 metri circa sopra lattuale) che si prolung
di distanza dal mare. La fine della glaciazione fino a 4.500 anni fa. Nella fig. 10 viene rap-
wrmiana coincise con un nuovo solleva- presentato lo schema semplificato dellevo-

fig. 10. Limite della massima ingressione marina olocenica. Da Geomorfologia 2004, P. 125, modificata. Legenda:
1) coste alte e rocciose, rilievi prealpini; 2) aree di pianura alluvionale; 3)isoipse; 4) isoipsa 0 m s.l.m.; 5) curve bati-
metriche; 6) ricostruzione ipotetica della massima ingressione marina, ca. 6.000 a 14C BP. In questo stesso periodo
dovettero formarsi le lagune in area veneta e friulana (Geomorfologia 2004, pp. 125-129).

233
fig. 11. Carta geomorfologica da
Atlante 2012, Tavola 9, modificata.

luzione della costa dellAdriatico settentrio- littica alluvione che modific ulteriormente il
nale e il momento di massima ingressione territorio.
marina durante lOlocene medio-superiore23. Descritta da Paolo Diacono nella Historia
La conseguenza di tale fluttuazione positiva Langobardorum25, questalluvione comport
fu il rapido colmarsi delle antiche valli fluviali nuovi assetti idrografici nellarea e la situazio-
precedentemente incise, insieme allaccu- ne dovette rimanere immutata fino allopti-
mulo sottocosta di grandi quantit di mate- mum climatico dell800-1200, quando si assi-
riale detritico trasportato dai corsi dacqua e stette nuovamente ad un lieve innalzamento
in parte rimaneggiato dal mare. del livello marino con il ripristino, entro certi
Lassestamento del livello del mare nellat- limiti, dei contorni dellambiente lagunare.
tuale posizione determin cos lemersione di Una successiva regressione marina tra il 1200
numerose barre sabbiose che si erano create ed il 1400 fece riprendere con vigore linterri-
parallelamente alla linea di costa. Tutto larco mento delle lagune.
di litorale da Ravenna a Monfalcone doveva Fino al, XVII secolo gran parte del territo-
essere caratterizzato da una grande laguna rio jesolano, tra le foci del Sile e del Piave, era
qua e l segmentata dal protendersi verso paludoso lagunare, tipicamente barenicolo.
mare delle gettate deltizie fluviali. Loscillazio- Cos ci appare in diverse carte cinquecente-
ne del livello marino ed il divagare dei fiumi24 sche, con vaste aree depresse di tipo vallivo
portarono al celere progredire della linea di quando interessate dalle maree attraverso
costa verso il mare. canali adduttori o di tipo pi propriamente
Che il fiume Piave abbia contribuito in palustre quando dominate soprattutto dalle
epoca romana e per tutto il primo millennio esondazioni fluviali26.
d. C. allalluvionamento della fascia costiera Nel 1683 il Sile fu deviato nellalveo detto
jesolana fuor di dubbio, tuttavia sembre- della Piave vecchia sia per evitare linterri-
rebbe averlo fatto in luoghi e con corsi diver- mento della laguna nord che per veicolare
si soprattutto a partire dalla data spartiacque in laguna attraverso il suo basso corso anche
del 589 d.C., anno in cui si verific una apoca- le torbide del Piave in occasione di grandi

234
esondazioni. In quello stesso anno il ramo offerte da reperti datati al I-II sec. d. C32. La
del Piave che andava ad alimentare il Lago quantit dei reperti di epoca romana aumen-
della Piave ruppe in localit Landrona tro- ta man mano che si avanza dallAlto Impero
vando cos spontaneamente il proprio sboc- al periodo Tardo-Antico. Sullesistenza in loco
co naturale nella foce di Cortellazzo27. di un insediamento di epoca romana, forse
Dopo le opere di regimazione fluviale, il una villa maritima33 o pi probabilmente un
territorio and via via assumendo un assetto centro di natura vicana, sembrano oggi non
pi stabile. Le successive opere di bonifica esservi pi ragionevoli dubbi34. Tuttavia
portarono ad un recupero totale dei terreni, ancora dibattuta, e forse lo sar ancora per
che venivano comunque a trovarsi in un pre- molto, la questione dellappartenenza di
cario equilibrio garantito solo dallefficienza questo vicus allager altinas od a quello opi-
delle macchine idrovore. terginus. Sulla questione si pronunci tra gli
I fiumi arginati presero a scorrere pensi- altri il Sartori35, il quale afferm che Va qui
li e i circostanti territori gi bassi, una volta ricordata anche lipotesi del Fraccaro36 che
bonificati e prosciugati, si abbassarono ul- lagro altinate si estendesse fino alla Livenza,
teriormente a causa del costipamento dei nel qual caso avrebbe dovuto comprendere
terreni28. Ne risult alla fine la situazione ri-
prodotta nella fig. 11 (il sito di Equilum cer-
chiato in blu).

2. INQUADRAMENTO STORICO
Testimoniate con certezza a Jesolo, anche
se con un numero ancora esiguo di reperti,
sono let del bronzo e let del ferro29. Nella
fig. 12 vengono mostrati due frammenti di
ceramica magnogreca, veri e propri fossili-
guida riferibili allet del ferro, rinvenuti dal fig. 12. Frammenti di ceramica magno greca da GOB-
dott. Gobbo durante i survey di superficie da BO 2005, modificata.
lui condotti negli anni 2002-2004 nellarea
delle Antiche Mura per la propria tesi di dot-
torato in archeologia. Sarebbe suggestivo
pensare ad Equilum come ad una delle 50 cit-
t degli Eneti testimoniate dallo Ps. Scimno di
Chio30, tanto pi che le testimonianze mate-
riali di contatti commerciali tra le lagune ve-
nete e il mondo greco e magnogreco si sono
moltiplicate negli ultimi anni31. Le prime te-
stimonianze archeologiche di epoca romana
rinvenute nel sito delle Antiche Mura sono

235
il territorio jesolano. In tempi pi recenti in- tra Clodia ed Equilum, cos come ricavato da
tervenuto a conferma di questipotesi anche DORIGO 1995, p. 147, tav.2. Sulla vita econo-
Luigi Fozzati37, il quale parlando dellarcheo- mica dellinsediamento in et romana poco
logia del territorio di Caorle, dopo aver cita- si sa, ma si pu ipotizzare che, data la sua
to il Portus Reatinum afferma: Altri scali por- collocazione geografico-ambientale, essa
tuali furono Equile, a ovest di Caorle, lantico si basasse sulla pesca, sulla caccia41 e sullo
Portus Liquentiae di Oderzo, e forse lattuale sfruttamento di saline, impianti di salagione,
porto di Basleghe e successivamente: A peschiere (cfr. fig. 6b), ostriaria42 e forse anche
ovest di Caorle il centro di Equile Santa Cro- di zone adibite ad attivit di allevamento, or-
ce, probabile porto di Oderzo38. Quindi ticoltura, agricoltura e viticoltura43. I prodotti
Equile sarebbe stato il terminale marittimo di queste attivit dovevano essere commer-
di Opitergium, mentre Equilum potrebbe al- ciati su base regionale. Date le ancora esigue
lora essere stato un centro portuale, forse conoscenze che abbiamo sullestensione e la
originato dallevoluzione di una o pi villae in struttura dellinsediamento romano nel luo-
vicus, legato allo scalo di Altinum39 ed inseri- go chiamato Equilum, che comunque non
to nella rotta endolagunare da Ravenna ad dovette raggiungere dimensioni cospicue se
Aquileia40. La fig. 13 presenta unipotesi rico- non in epoca tardo-imperiale, sembrerebbe
struttiva di questa rotta nel tratto compreso azzardato ipotizzare per esso una qualche

fig. 13. Probabile percorso della rotta endolagunare in epoca romana, riportato su immagine da piattaforma
Google Earth.

236
forma di difesa militare; tuttavia centri lagu- quale narra anche che nel 538 le regioni nord
nari come il nostro o perilagunari come Al- adriatiche ed il Veneto in particolare furono
tinum potevano aver bisogno, soprattutto flagellate da una durissima carestia, favoren-
in periodi di ingressione marina, di difese do la migrazione degli abitanti verso le coste,
particolari per proteggersi dalle acque; forse dove almeno cera la possibilit di praticare
anche qui si dovette far ricorso alla soluzione pesca ed uccellagione48. sempre Procopio
di circondare la citt con arginature di argille ad informarci pi avanti che lesercito bizanti-
e limi impermeabili44. no comandato da Narsete, proveniente dalla
Oltre a quella offerta dai reperti mobili, Dalmazia e diretto verso Ravenna, trovandosi
c anche una testimonianza architettonica la terraferma veneta sbarrata dai Franchi al-
dellesistenza di una significativa comunit leati dei Goti, decise di percorrere un itine-
stanziale allinterno della zona delle Antiche rario lungo i lidi delle lagune nord adriati-
Mura in epoca tardoantica ed altomedieva- che, rimaste sotto il controllo bizantino. Tra i
le; essa data dalla presenza dei resti di una contingenti di quel composito esercito cera
chiesa paleocristiana nel sito su cui sarebbe anche un nucleo di Longobardi49. Erano la-
poi sorta la cattedrale medievale di S. Maria vanguardia di quel popolo che di l a poco
Assunta. La chiesa primitiva stata fatta ri- sarebbe sceso in Italia per insediarvisi defini-
salire a un periodo tra la fine del IV e linizio tivamente.
del V secolo d.C.45. Nei secoli successivi essa Il VII secolo vide la loro progressiva espan-
sarebbe stata ampliata per almeno due vol- sione su quasi tutti territori che i Bizantini
te46, e nel territorio equilense sarebbero stati avevano da poco e a fatica strappato ai Goti.
edificati numerosi monasteri 47. NellItalia settentrionale rimanevano in mano
Un aumento del numero degli abitanti ed bizantina solo esigue fasce lagunari e costie-
una conseguente espansione dellinsedia- re, sottoposte alla costante pressione militare
mento dovettero verificarsi fin dal V secolo, longobarda50.
con linizio delle invasioni barbariche e dei Tra la fine del settimo e la prima met
fenomeni ad esse correlati, quali distruzioni, dellottavo secolo, man mano che il controllo
pestilenze e carestie. Le scorrerie dei Visigo- esercitato da Bisanzio sulla Venetia marittima
ti degli Unni, degli Alani, degli Eruli e degli diminuiva e lasciava spazio ai primi tentativi
Ostrogoti, per citare solo le pi devastanti, in- autonomistici dei centri venetici, favoriti an-
fersero infatti ferite profonde al tessuto socia- che da accordi con i vicini Longobardi, scop-
le e produttivo del mondo veneto-romano pi una guerra51 in pi riprese tra Equilum e
di terraferma, costringendo molti abitanti a Civitas Nova per il predominio nel nascente
riparare nel pi scomodo ma protetto mon- Dogado. Nellanno 809 Equilum venne de-
do lagunare; tali scorrerie ebbero tuttavia vastata dai Franchi52. Nellanno 864 Equilum
durate relativamente limitate; nel VI secolo la era sicuramente gi sede episcopale53 e no-
Guerra Gotica si protrasse invece per ben 18 nostante una devastante incursione ungara
anni (dal 535 al 553), e ridusse lItalia ad un avvenuta nellanno 89954, la citt si riprese
deserto; la raccont con dovizia di particola- presto per acquistare poi importanza e ric-
ri lo storico bizantino Procopio di Cesarea, il chezza nei secoli centrali del Medioevo55.

237
Nei secoli X-XII si verific una poderosa in- medioevo dovevano attraversare, secondo le
gressione marina, che cre un vasto ambien- ipotesi del Dorigo61 e di Zambon-Artesi62, il
te lagunare giungendo fino a Cittanova. Tra territorio equilense.
il 1022 e il 1196 sono testimoniate le attivit Le antiche lagune tra Venezia e Grado si
di numerose saline sul territorio equilense56. andavano intanto lentamente impaludan-
Tra la fine del secolo XI e linizio del secolo XII do, e limmagine riportata nella fig. 15 mo-
venne edificata la maestosa cattedrale di S. stra come doveva presentarsi nel XV secolo
Maria Maggiore di Equilo57. lampia fascia litorale compresa tra le foci di
Tra il XIII e il XIV secolo le mutate condi- Brenta e Tagliamento. Il mare era in veloce
zioni ambientali e la forza di attrazione eser- regressione e le valli un tempo occupate dal-
citata da Venezia come baricentro politico le acque salmastre venivano ora occupate e
ed economico del Dogado portarono al gra- parzialmente imbonite dalle acque dolci e
duale spopolamento di Equilum58. La fig. 14 dai detriti fluviali che facevano nascere palu-
mostra lestensione della diocesi equilense di e canneti dove un tempo cerano lagune
come ipotizzata dal Dorigo per il periodo e barene.
tardomedievale (secoli XIII e XIV). Allinterno Durante il Quattrocento la citt ormai spo-
della carta sono state tracciate dallo scriven- polata, circondata da paludi, privata delle
te delle lineazioni blu in corrispondenza di dignit di sede episcopale e in rovina, ven-
numerose tracce telerilevate59 di origine an- ne abbandonata dai suoi residui abitanti per
tropica riferibili ad ipotetici antichi impianti un nuovo, piccolo centro sviluppatosi lungo
di peschiere e/o saline60. Tali tracce sono sta- la riva sinistra del Piave e distante dal primo
te qui georeferenziate su CTR regionale insie- solo poche centinaia di metri; questo nuovo
me ai percorsi dei rivi e canali che nel tardo insediamento avrebbe preso il nome di Cava

fig. 14. Il territorio della diocesi di Equilo nellestensione ipotizzata dal Dorigo per il periodo tardomedievale.

238
S. Moro (San Mauro), immerso nella vegeta-
zione. Nei pressi delle MURACE emergono,
specialmente lungo le sponde della Piave,
rari appezzamenti agricoli, mentre presso
unansa del corso della Chava Zucharina
presente un mercado di cavali, reminescenza
eziologica del toponimo Equilum.
La fig. 17, tratta da un disegno di A. Glisen-
ti, mostra lo stato delle Murazze di Jesolo cir-
ca mezzo secolo dopo il disegno fattone da
Nicol Dal Cortivo. La fisionomia di massima
della localit appare la stessa vista nellim-
magine precedente, quella cio di una zona
di terreno rilevato che partendo da unansa
della Piave Vecchia si protende da S a N in fig. 17. Il territorio fra la Piave vecchia e le paludi centra-
mezzo alle circostanti bassure paludose ed li, in un disegno di A. Glisenti del 7 Marzo 1581; ASV,
Misc. Mappe, 1432, dettaglio.
interessata dalla presenza degli alzati di
quattro strutture, probabilmente campanili fig. 18. Particolare ingrandito della tavola XIV. 15
Foce del Sile dellopera topografica curata da Anton
e torri, circondati da macchie di vegetazione Von Zach, Topographisch-geometrische Kriegskarte von
ruderale. dem Herzogthum Venedig (Carta militare topografico-
Dellantica e grande citt rimanevano solo geometrica del ducato di Venezia) 1798-1805, apparte-
pochi ruderi nella localit chiamata Mura- nente allArchivio di Stato Austriaco e conservata pres-
so lOesterreichisches Staatsarchiv, Kriegsarchiv, Wien.
ce di Iexolo (le attuali Antiche Mura). Tra il
XVI ed il XVIII secolo vennero effettuati dalla
Serenissima numerosi interventi idraulici nel
territorio jesolano per irreggimentare le ac-
que di Sile, Piave e corsi dacqua minori. Tra
il XVIII ed il XIX secolo si assist alla nascita
dellinteresse antiquario per Equilum e per le
sue testimonianze materiali.
In seguito alla scomparsa del millenario
Stato veneziano, i nuovi dominatori francesi
ed austriaci avrebbero provveduto a mappa-
re con moderne tecniche cartografiche il ter-
ritorio veneto; un celebre esempio di questo
sforzo documentario dato dalla Kriegskar-
te64, di cui si fornisce nella fig. 18 un detta-
glio relativo allarea di Jesolo Paese. Si tratta
della tavola XIV.1565. In essa viene mostrata
larea delle Antiche Mura come appariva in

240
un anno imprecisato tra il 1798 ed il 1805.
Tale tavola fu poi anche commentata dallo
stesso Bostel in un quaderno di annotazioni
a latere 66.
Si notino nella carta, a sinistra della dicitu-
ra Giesolo distrutto due piccole motte cor-
rispondenti con ogni probabilit ai siti della
cattedrale di S. Maria Assunta e del Monaste-
ro di S. Mauro. A N delle Antiche Mura com-
paiono ampie zone palustri, a S e ad E pochi
luoghi coltivati situati sui dossi fluviali.
Il XX secolo vide lavvio delle bonifiche an-
che nelle paludi intorno alle Antiche Mura. La
fig. 19 mostra il loro aspetto agli albori del XX
secolo; larea archeologica si trova allinterno
fig. 19. Tavoletta IGM di Cavazuccherina, Foglio 52
di un poligono irregolare che si allunga verso della Carta dItalia, III N.E IV S.E., levata del 1892 ag-
S e richiama la forma delle Murazze di Jesolo giornata ed integrata con la successiva ricognizione
delle carte veneziane del Cinquecento ed in- generale del 1908.
torno le canalizzazioni della bonifica in atto. fig. 20. Da GLAISE VON HORSTENAU 1930, VII, Beilage
Nel 1902 si era infatti costituito, per la zona 17, modificata.
in sinistra del Cavetta, il Consorzio di Bonifica
Cavazuccherina 1 Bacino, che una volta ot-
tenuta la concessione esegu tutte le opere
e nel 1906 inaugur la sua centrale idrovora.
Fino allora le Antiche Mura erano state circon-
date su tre lati dalle acque della Palude Pirami.
Al prosciugamento segu il dissodamento, la
trasformazione fondiario-agraria delle paludi
e la messa a coltura dellintero comprensorio.
La tavoletta IGM del 1908 presenta lo stato
ormai avanzato di attuazione della bonifica
che stava trasformando aree coperte da se- prima linea del fronte68. Larea delle rovine
colari paludi in estensioni asciutte di terreno di Equilum, posta a quota superiore seppur
coltivabile67. A S delle Antiche Mura si svi- di poco rispetto a quella delle bassure cir-
luppava labitato di Cavazuccherina, che di costanti, fu tenuta dalle nostre truppe quale
l a poco avrebbe conosciuto le devastazioni importante caposaldo ed avamposto sulla si-
della Grande Guerra. Essa dapprima ferm nistra della Piave Vecchia in mezzo alle linee
ogni attivit bonificatoria, e in un secondo delle truppe nemiche che la circondavano
momento, dopo Caporetto, port la distru- ma che non riuscirono ad averne ragione.
zione su tutto il territorio, divenuto zona di (fig. 20, con perimetrata in rosso la zona delle

241
Antiche Mura). Dopo la guerra del 15-18 Ca- e in zone limitrofe. Uno di questi bunker fu
vazuccherina fu velocemente ricostruita, nel costruito nellarea della cripta della cattedra-
1922 inizi un secondo periodo dellepopea le, e si trova ancora l indisturbato. Con la fine
della bonifica ed in pochi anni la zona del delle ostilit, gli impianti di bonifica ripresero
Basso Piave fu completamente bonificata; a funzionare e riportarono presto il territorio
nel 1930 il comune riprendeva lantico nome nelle condizioni anteguerra. Un ultimo alla-
di Jesolo. Nel settembre 1943, nel pieno del gamento diffuso delle terre del Basso Piave
secondo conflitto mondiale, poco dopo la si ebbe con lalluvione del Novembre 1966,
proclamazione dellarmistizio da parte italia- e in seguito a questo avvenimento si appre-
na, il territorio jesolano venne occupato mi- starono nuovi lavori di difesa idraulica del
litarmente dai Tedeschi, e tutta la fascia dei territorio e del litorale jesolano69. Negli ultimi
bacini litoranei fu sottoposta ad allagamento decenni, con lesplosione delleconomia del
in previsione di uno sbarco alleato che mai si turismo a Jesolo Lido, si verificata una no-
verific. La Seconda Guerra Mondiale lasci tevole attivit edilizia ed infrastrutturale (stra-
inoltre il segno in una serie di bunker costru- de, parcheggi) anche a Jesolo Paese (fig.
iti dai Tedeschi, nellarea delle Antiche Mura 21, Jesolo Paese nella tavoletta IGM del 1966,
confrontabile con la fig. 27 a del 2005), dove
lespansione edilizia ha gradualmente avvol-
to le Antiche Mura, pur senza intaccarne se
non marginalmente il nucleo centrale.

Fonti storiche
I documenti medievali che ci parlano
dellantica Jesolo sono numerosi e coprono
un ampio spazio temporale. La prima cita-
zione del toponimo Equilum risale al testa-
mento del doge Giustiniano Partecipazio,
datato allanno 829; in questo testamento
Equilum viene definito vicus70. Nellanno
899 Equilum ed altri centri venetici subisco-
no una devastante incursione degli Ungari,
i quali Equilum, Finem, Cloiam, Caputargelem
incenderunt litoraque maris depopolaverunt71.
Nellanno 952 limperatore Costantino VII
Porfirogenito chiama (Equilum)
(castrum72) e lo situa in un conte-
sto lagunare ( ). Nellanno 1010
Giovanni Diacono, nella sua Istoria Venetico-
fig. 21. Tavoletta IGM di Cavazuccherina, Foglio 52 del-
la Carta dItalia, III N.E IV S.E., levata del 1966. rum, definisce Equilum insula73. Definizioni

242
diverse ma non antitetiche, che nei secoli 3NUOVE ESPERIENZE DI TELERILEVAMEN-
hanno conosciuto diverse interpretazioni74: TO A JESOLO
c stato chi sulla base di unerrata interpre-
tazione del sintagma (errone- LArcheologia dei paesaggi
amente tradotto con nella terraferma) ha In unaccezione generale del termine, il
ritenuto di negare linsularit di Equilum75, paesaggio pu essere definito come un in-
oggi invece comunemente accettata. A que- sieme di caratteristiche fisiche e di interventi
sto riguardo pu essere utile ricordare quan- antropici che conferiscono carattere e variet
to dice Guido Rosada: In ogni caso, conta al territorio e danno forma ad un ambiente
richiamare lespressione di Strabone che, in vissuto e percepito come tipico ed identi-
relazione allarea interessata dalle vitruviane tario. Lo studio dei paesaggi antichi ha dato
Gallicae paludes, parla della presenza di citt origine alla disciplina chiamata Archeologia
che sono come isole, caratteristica che ri- dei paesaggi (o del paesaggio) nellambito
chiama sia le paucae insulae, quas nunc Vene- dellArcheologia della complessit81.
tias dicimus di Paolo Diacono76, sia le insulae Negli studi archeologici il termine pae-
quae hominibus habitantur in patria vero saggio si riferisce a un insieme complesso di
Venetiae dellAnonimo Ravennate77, sia le pi elementi, e richiama la presenza sul ter-
ed i che Costantino Porfiroge- ritorio delluomo considerato quale agente
nito78 elenca lungo il settore costiero dellalto di trasformazione dello spazio naturale nel
Adriatico compreso tra lIsonzo e il Po. In real- corso della storia. Il paesaggio diviene perci
t, a prescindere dalla loro fisionomia di isole lo spazio geografico nel quale la storia uma-
vere e proprie o di approdi continentali, resta na ed i suoi prodotti materiali (manufatti82) si
il fatto che tutti questi nuclei insediati sono esplicano in un rapporto di reciproco condi-
segnatamente definiti dalle acque e dalle pa- zionamento con la natura (ecofatti), in una
ludes che li circondano, anzi sono da queste millenaria e multiforme sinergia tra fattori
stesse confermati in specifici ruoli logistici79. culturali e naturali. Nelle immagini telerileva-
Questa conclusione cauta ed equilibrata, te, lesito del dialogo tra ecofatti e manufatti
tale da mantenere il campo aperto a diverse si traduce in un palinsesto che pu rivelare
ipotesi, potr ora forse essere implementa- le tracce dei cambiamenti avvenuti nel pas-
ta dai dati offerti dal telerilevamento; la loro sato; lo spazio bidimensionale dellimmagi-
interpretazione sembrerebbe indicare per ne non consentirebbe di per s di discrimi-
Equilum la realt di un centro insulare, (insula nare immediatamente su base cronologica
Equilum, come testimoniato da Giovanni Dia- le evidenze presenti, tuttavia i loro rapporti
cono), situato allinterno di una laguna, ( reciproci possono fornire elementi utili per
come testimoniato dal Porfirogenito) stabilire tra di esse almeno una cronologia
e con strutture particolari, alcune delle quali relativa.
potrebbero essere pertinenti ad opere di for- Unindagine di Archeologia dei paesaggi
tificazione (il mirabile castellum80 testimonia- necessariamente interdisciplinare, e deve
to nel Chronicon Altinate). utilizzare i pi diversi tipi di informazioni di-
sponibili: storiche, geologiche, cartografiche,

243
archivistiche, fotografiche, archeologiche, nomeni naturali od antropici sul suolo e nel
inserendole nel contesto dellarea oggetto sottosuolo.
di studio, anchesso considerato in conti- Il telerilevamento comunque solo uno
nuo divenire83. Tutto questo apparato una dei tanti strumenti di indagine territoriale
premessa necessaria per indagare le diver- ed i dati e gli indizi spesso unici che esso
se misure in cui gli usi umani dellambiente, apporta devono necessariamente essere
potenzialmente in mutamento continuo, si sempre interrogati e poi interrelazionati con
sono esercitati in modo e misura diversi nei quelli provenienti dalle altre discipline e dalle
vari periodi storici presi in esame. altre fonti diagnostiche, anche su opportuna
piattaforma GIS84, oltre che confermati ed
Metodologia. Il telerilevamento. approfonditi da ripetuti controlli. In tal modo
si pu arrivare ad una sintesi che offra una
Una delle fonti che maggiormente contri- proposta comunque falsificabile, mai defi-
buiscono alla conoscenza dei paesaggi anti- nitiva e sempre perfettibile nel tempo di un
chi Il telerilevamento, o remote-sensing. quadro di massima della facies del paesaggio
Con questo nome si indica un insieme di in antico e della sua evoluzione diacronica.
metodi di indagine che grazie ad opportuni La semantica formale dellimmagine pu
strumenti permettono di ricavare informazio- essere verificata mediante ricognizioni di
ni, qualitative e quantitative, sullambiente e superficie e con pi o meno elaborate tec-
su oggetti posti a distanza da un sensore me- niche dirette od indirette di esplorazione del
diante misure di radiazione elettromagnetica sottosuolo (carotaggi, scavi, indagini geofisi-
(emessa, riflessa o trasmessa) che interagisce che85) per verificare la natura degli elementi
con le superfici fisiche di interesse. Questa responsabili dellanomalia rilevata dai sensori
tecnica permette di migliorare la percezione di ripresa. Per quanto riguarda le operazioni
dellocchio fornendo informazioni sullam- di georeferenziazione e di image processing
biente circostante, e consente inoltre di ave- fatte su alcune fotografie nel presente lavoro,
re dati sui siti senza contatto diretto con essi, la scelta del software di georeferenziazione
quindi in maniera non invasiva e non distrut- sulla CTR all1:5.000 caduta sul duttile QGis,
tiva. Essa utilizza foto o dati numerici rilevati un freeware OS molto diffuso; lelaborazione
da aerei, satelliti, droni di tipo UAV o sonde delle immagini si invece basata su GIMP,
spaziali per caratterizzare una superficie nei anchesso un freeware OS di ampia diffusione.
suoi parametri di interesse (in questo caso si
parla di monitoraggio ambientale) con ap- Le fotografie aeree
plicazioni sia in campo civile che militare. Il
telerilevamento, analizzando evidenze che Le fotografie aeree costituiscono uno dei
si manifestano come una variabile dipen- pi importanti strumenti di remote sensing a
dente dalle peculiarit fisiche e climatiche di disposizione dellarcheologia; altre modalit
un territorio e delluso del suolo, consente di di ottenimento di dati con tecniche da re-
riconoscere, correlare e controllare le com- mote sensing sono quelle fornite dalle riprese
plessit che si manifestano tra oggetti e fe- satellitari e dalla prospezione geofisica dei

244
terreni. Lanalisi delle evidenze teleosservati- per cui le piante con radici meno profonde
ve da foto aerea si basa essenzialmente sulla tendono ad inaridirsi prima ed a cambiare
identificazione delle anomalie (variazione di conseguentemente colore rispetto alle altre;
colore o di tono) individuabili nellimmagi- gli interventi antropici di tipo agricolo (livel-
ne86, sulla loro descrizione e su una attribu- lamento del terreno, arature profonde, irri-
zione di significato ad esse (quando possibi- gazione, concimazioni, etc.), di sistemazione
le). idrogeologica od insediativa87.
La resa della prospezione aerea e la com- Le tipologie di fotografie aeree che ge-
parsa delle anomalie sono condizionate so- neralmente si usano per scopi archeologici
prattutto dalle caratteristiche degli elementi sono essenzialmente due: quelle oblique (o
mediatori che occultano il deposito, quali prospettiche) e quelle verticali (o planime-
il tipo di vegetazione, la composizione del triche, dette pi spesso zenitali o anche, pi
suolo, la capacit di drenaggio dei terreni. correttamente, nadirali) (fig. 22). Le fotografie
Sui terreni spogli le anomalie possono aeree oblique, con un angolo di ripresa tra i
manifestarsi come alterazioni nel colore, nel 5 e gli 85 rispetto alla perpendicolare al suo-
grado di umidit e nel microrilievo del suolo, lo, riprese con le angolazioni pi opportune
mentre su zone coperte da un manto vege- per cogliere tracce particolari quali ombre e
tale (che pu essere dato da alberi, arbusti, contorni, sono le migliori per scoprire dei siti
erba spontanea, colture) possono apparire e rilevarne i dettagli ed inoltre per foto pro-
come differenze nella consistenza del man- spettiche e per riprendere da pi angolature
to stesso e nei tempi e nel grado di sviluppo diverse un soggetto di interesse; in molti casi,
delle piante. Durante il confronto tra foto ae- se linclinazione dellasse ottico in ripresa non
ree eseguite in tempi diversi su uno stesso eccessiva, possono essere georeferenziate,
territorio accade per spesso che vi si eviden- talora anche con livelli molto elevati di pre-
zino caratteristiche differenti, cosicch alcuni cisione, grazie ad opportuni software; le fo-
fenomeni o anomalie ben evidenti in alcune tografie verticali, riprese invece mantenendo
immagini possono non essere altrettanto lasse dellobiettivo ortogonale al terreno (o
nitidi o addirittura scomparire in altre. Ci
dovuto a motivi di vario genere che sem-
pre opportuno tenere ben presenti, e cio
il variare delle stagioni e delle ore del gior-
no che determinano langolo di incidenza,
della luce solare nel momento della ripresa
ed i conseguenti giochi di luce ed ombre al
suolo, le condizioni atmosferiche, le diverse
coperture vegetali e la loro fase di maturazio-
ne, la presenza di acqua nei terreni, che pu
uniformare (se abbondante) od enfatizzare
fig. 22. (Da RENFREW e BAHN 2006, modificata) Foto-
le differenze di porosit e di permeabilit di grafia obliqua e fotografia verticale sulla base dellin-
porzioni di suolo; laridit protratta del suolo, clinazione dellasse ottico in ripresa (angolo ).

245
quasi, tolleranza 5), si rivelano pi utili per to della planimetria dellantica citt.
la produzione di ortofoto, di mappe, per la Finora la struttura urbana dellantica Equi-
veloce georeferenziazione delle evidenze88 e lum era rimasta perlopi unincognita; il ten-
per la pianificazione della ricerca sul campo. tativo di maggior impegno per proporne una
Le fotografie aeree costituiscono dunque ricostruzione topografica era stato quello fat-
un utile mezzo di conoscenza, ma forniscono to dal Dorigo nel 199490, corredato anche di
dei dati allo stato grezzo; esse devono perci dotte e coraggiose ipotesi di attribuzione to-
essere accuratamente esaminate per poter ponomastica ad alcuni degli elementi ripor-
far parlare il terreno ed interpretarlo corret- tati, ma privo del contributo di quelle foto
tamente, ed in modo che le tracce archeolo- aeree che solo di recente hanno permesso
giche date da evidenze relative ai manufatti di rilevare tracce archeologiche fino ad allo-
ed ecofatti pi diversi possano essere corret- ra ignote e quindi di costruire una pianta pi
tamente identificate ed ubicate. Negli ultimi completa dellabitato.
anni lo sviluppo tecnologico e labrogazione Sulla scorta delle indubbie suggestioni
della legge del 1939 nella parte che si riferiva fornite dalle foto aeree di Jesolo presenti in
alle limitazioni ad attivit di ripresa aerea sul TOZZI-HARARI 1984 e DORIGO 1994a91, si
territorio italiano hanno conferito allarcheo- deciso di procedere alla consultazione di
logo molta pi libert di indagine in merito quante pi foto aeree e satellitari risultas-
allo studio dei paesaggi dallalto, aumentan- sero disponibili presso raccolte e database
do il numero degli strumenti e dei metodi a pubblici e privati e di ricercarne le eventuali
sua disposizione. evidenze significative ai fini della ricerca ar-
cheologica e della ricostruzione di paesaggi
Il caso Jesolo: strategie di ricerca e proble- del passato.
matiche Lapproccio al contesto strato concepi-
to come multiscalare, da macroterritoriale
Se lintegrazione delle analisi storiche, geo- fino al livello puntuale rappresentato dal
morfologiche e topografiche non costituisce sito e dai suoi dettagli, in modo da favorire
una novit nel panorama degli studi dedicati la comprensione della morfologia del terri-
allantica Jesolo89, la principale innovazione torio e della sua topografia dapprima secon-
apportata dal presente studio allormai pi do unangolazione allargata per poi passare
che secolare tradizione di ricerche su Equi- ad immagini in grado di offrire un maggior
lum consiste nellapplicazione della fotogra- livello di dettaglio e di proporre risposte ad
fia aerea quale principale tecnica di indagine, alcune domande relative allantico tessuto
ed in particolare nel suo utilizzo sistematico urbano.
ed integrato con le fonti cartografiche e sto- Successivamente stato organizzato un
riche per permettere anche su queste basi programma di ricognizioni aeree a bassa
una plausibile interpretazione delle evidenze quota. Tale programma stato avviato il 22
rilevate ed una corretta georeferenziazione agosto 2012 ed proseguito con il volo del
degli elementi notevoli da cartografia antica, 27 agosto. Considerata la significativit del-
al fine di proporre un nuovo quadro integra- le fotografie prodotte in quei due sorvoli e

246
il successivo peggioramento della leggibilit visibilit dallalto di quelle strutture archeo-
dei segni al suolo, si deciso di concludere logiche che crop marks, parch marks, damp
cos la suddetta campagna. marks e soil marks lasciano trasparire. Ne
Le immagini sono state integrate con le consegue che in condizioni meteorologiche
risultanze delle analisi geofisiche svolte nel e fenologiche ottimali lutilizzo di tecniche di
1986 su incarico del prof. Dorigo da parte dei remote sensing possa dare nel contesto jeso-
ricercatori di unquipe franco-spagnola92 ; lano risultati anche ragguardevoli.
stato possibile confrontarle con le evidenze
telerilevate ed arricchire la conoscenza del Voli dellagosto 2012
record archeologico di aree campione.
Tali strumenti si sono posti in rapporto di Le figg. 1, 23, 31a, 31b, 32, 34, 35a,b,c,
continuit e di complementariet con i dati 36a,b,c, 37a,b,c, 38, 39, 40a,b,c, d,e, 41, 42,
della ricognizione di superficie (survey), che 42a,b,c,d, 43a,b,c, 44, 45, 46, 50, 51 sono foto
tradizionalmente rappresenta uno degli stru- scattate e, nei casi indicati, modificate dallo
menti pi utilizzati nelle ricerche di archeolo- scrivente. Il sorvolo delle zone fotografate
gia dei paesaggi. La ricerca presa in conside- avvenuto in due diversi giorni, il 22 ed il 27
razione quella effettuata dal dott. Vincenzo agosto 2012, tra le 11:30 e le 12:30, da un ul-
Gobbo93. traleggero appositamente noleggiato.
La gestione dellintero progetto tramite Le immagini sono state georeferenziate
una piattaforma GIS ha consentito linseri- sulla CTR alla scala 1:5000 di Jesolo e poi ca-
mento della mole dei dati raccolti in un uni- ricate su QGIS per procedere alle ipotesi di
co archivio interrogabile che pu offrire la ricostruzione del sito e del paesaggio antico.
possibilit di affrontare i fenomeni studiati in
termini statistici e di distribuzione spaziale. Foto del 22 agosto 2012
La zona del deposito archeologico di condizioni del volo: partenza dal campo di
Equilum, corrispondente allarea denomina- volo alle h. 11.30;
ta Antiche Mura, presenta nei settori finora mezzo usato: un ultraleggero biposto Ma-
interessati da scavi archeologici una discre- gni Gyro M16 Tandem Trainer (fig. 23). Il
ta continuit di successioni stratigrafiche mezzo si dimostrato di duttile impiego e
tra una fase antropica e la successiva, senza di grande efficacia nel permettere di scat-
quelle soluzioni di continuit che in contesti tare le fotografie con diverse angolazioni e
anche vicini sono state date da spessi strati senza avere ostacoli nelle riprese;
di riporti alluvionali conseguenti a trasgres- condizioni del tempo: buone, temperatura
sioni fluviali (come a Concordia) o ad ingres- sui 35, aria con un po di foschia allorizzon-
sioni lagunari (come a Torcello). Il fatto che te, visibilit al suolo ottima. La pioggia non
Equilum sorga su un dosso altimetricamente cadeva da settimane;
rilevato rispetto alla pianura circostante ha altitudine: variabile dai 150 ai 600 metri;
tra laltro evitato che vi si formassero deposi- durata del volo: 1 h. circa;
ti alluvionali che ne sigillassero la stratigrafia macchina utilizzata: Canon reflex digitale
sottostante e che impedissero una compiuta EOS 500D con obiettivo da 58 mm;

247
rotta seguita: campo di volo, Antiche Mura, al primo giorno di pioggia che aveva inter-
Le Motte, Antiche Mura, campo di volo. rotto la lunga siccit precedente, ed era pos-
sibile che le piante assetate rispondessero
alla pioggia con nuovi viraggi dei colori delle
foglie, offrendo allosservatore nuovi dettagli.
Ci avvenuto solo in parte, poich forse le
piante non avevano ricevuto un sufficiente
apporto idrico per produrre effetti notevoli
o perch si trovavano gi in fase avanzata di
avvizzimento.

Situazione climatica dellestate 2012 a Je-


fig. 23. Laeromobile utilizzato per fare le riprese aeree solo
nellAgosto 2012.
La media delle precipitazioni nel territorio
Foto del 27 agosto 2012 di Jesolo tra luglio e agosto, riferita al periodo
condizioni del volo: partenza dal campo di tra il 1994 ed il 2011, di circa 150 mm (Fon-
volo alle h. 12.00; te dati: ARPAV). Il mese di luglio 2012 stato
mezzo usato: ultraleggero biposto Magni molto secco, con soli 5 mm di precipitazioni,
Gyro M16 Tandem Trainer; ed agosto stato pure molto secco, perch
condizioni del tempo: buone, temperatura almeno fino al giorno 26 erano caduti solo
sui 31, aria limpida con visibilit eccellente 10 mm di pioggia. Quindi a Jesolo in questo
fino allorizzonte, visibilit al suolo ottima; periodo sono caduti solo 15 mm di pioggia
altitudine: variabile dai 150 ai 600 metri; anzich 150. La quasi assoluta mancanza di
durata del volo: 40 minuti circa; precipitazioni dopo il primo luglio, associata
macchina utilizzata: Canon reflex digitale a temperature che nei due mesi considerati
EOS 500D con obiettivo da 58 mm; sono state di circa 2C sopra la media delle
rotta seguita: campo di volo, Antiche Mura, temperature dello stesso periodo negli anni
I Fornasotti, Le Motte, Antiche Mura, cam- 1994-2011, hanno sottoposto a stress idrico
po di volo. le colture per un lungo periodo.
Il motivo per cui si sono effettuate delle ri-
prese in due giorni cos ravvicinati che il 22 Colture, suoli e marks
agosto coincideva con uno degli ultimi gior-
ni di un periodo di grande siccit che aveva Nellestate 2012 i campi allinterno della-
sottoposto a duro stress idrico le colture ma rea delle Antiche Mura erano coltivati in gran
che al tempo stesso rendeva possibile co- parte a soia e ad erba medica.
gliere icasticamente i crop-marks che coltu- Entrambe queste piante sono dotate di
re come la soia producono in tali condizioni apparati radicali capaci di scendere molto in
ambientali in contesti archeologici antica- profondit nel terreno (fino a 150 cm la soia94,
mente insediati; il 27 agosto invece seguiva oltre i 300 cm lerba medica95), in modo da

248
faceva parte del gruppo di citt presenti nel- comprensorio comunale di Jesolo e quelli
la fascia di lagune descritta da Strabone, ed delle zone limitrofe storicamente apparte-
anche da Equilum si possono infatti cogliere nenti allepiscopato equilense, come ricava-
gli elementi caratteristici di una koin pae- ti dalla cartografia e dalla documentazione
saggistica lagunare. A questo proposito la archivistica. In bianco sono stati trascritti i
fig. 1 sembra rappresentare quasi una dida- toponimi che riguardano i luoghi pi signifi-
scalia iconica dellcfrasis liviana, in quanto cativi per larcheologia jesolana, cio Le Anti-
limmagine raccoglie e comprende tutti gli che Mura, Il Campanilazzo, Le Motte.
elementi citati da Livio. In primo piano si pos-
sono notare larea archeologica delle Antiche Le Antiche Mura dallalto
Mura, corrispondente allantica Equilum, la
parte occidentale di Jesolo Paese ed il basso Uno sguardo dallalto allarea delle Antiche
corso della Piave vecchia; in secondo piano Mura pu offrire immagini molto diverse tra
si notano le valli della laguna nord di Vene- di loro a seconda di quali variabili, fra quelle
zia (stagna inrigua aestibus maritimis), con descritte in precedenza nel paragrafo Le fo-
alla loro sinistra i lidi (tenue praetentum litus) tografie aeree, si verifichino nel momento in
e lAdriatico; a destra si scorge la terraferma cui si fanno i sorvoli e le riprese.
(agros campestres), mentre allorizzonte si Talvolta pu presentarsi una situazione
stagliano i profili familiari dei Colli Euganei quale quella mostrata nella fig. 25, in cui la
(colles).
fig. 25. Larea delle Antiche Mura ripresa dallalto il 31
Oltre allarea delle Antiche Mura, il territo-
07 2004 da piattaforma Google Earth.
rio jesolano presenta altri luoghi di interesse
storico/archeologico e paesaggistico; esso fu
infatti interessato direttamente o di riflesso
da molte delle vicende legate al costituirsi
degli insediamenti romani nelle lagune, al
Dogado delle origini, poi da quelle connes-
se alla sistemazione idraulica del bacino del
Basso Piave tra il XVI e il XVIII secolo99 ed infi-
ne a quelle della bonifica e delle due guerre
mondiali. Una continuit perlomeno bimille-
naria di storia che da una parte ha portato
al costituirsi di un palinsesto di tracce pae-
saggistiche ed archeologiche di non sempre
facile leggibilit ed interpretazione, dallaltra
alla creazione di un abbondante e diversifi-
cato repertorio toponomastico ricco di indizi
per la ricostruzione dei paesaggi antichi. Nel-
la fig. 2 sono stati riportati i pi importanti
toponimi delle localit che fanno parte del

250
tipologia di coltura praticata (mais, non pro- presenti nella parte orientale dellabitato ap-
priamente evidence-friendly) e un regime di paiono lineari e omogeneamente disposti in
precipitazioni estive abbondanti hanno im- direzione W-E. Nellangolo superiore sinistro
pedito il formarsi di evidenze al suolo, mo- del fotogramma appaiono quelli che sem-
strando cos una situazione a crop marks zero. brerebbero i paleoalvei di almeno tre canali
In altri casi le evidenze possono essere pi che si dipartono a ventaglio da un unico ca-
perspicue; nella fig. 26 il terreno non risulta nale alimentatore, per andare a inserirsi nel
coperto da vegetazione, se non nei pressi del tessuto idrografico del centro di Equilum.
monastero di S. Mauro. Larea delle Antiche Nella fig. 27a larea delle Antiche Mura (di
Mura mostra al proprio interno sottili anoma- cui un particolare alla fig. 27b) appare com-
lie lineari di soil marks scuri che racchiudono pletamente priva di vegetazione e presenta
zone di terreno pi chiaro. Le linee scure ap- soil marks e damp marks assai evidenti, che
paiono interpretabili come paleoalvei di ca- emergono con grande risalto dal colore di
nali dellabitato di Equilum, e le aree chiare da fondo dei terreni circostanti e vanno a dise-
essi perimetrate si configurerebbero come gnare i contorni di quella che potrebbe es-
delle insulae. I paleoalvei al centro dellimma- sere interpretata come una struttura urbana
gine appaiono meandriformi, mentre quelli di tipo insulare, circondata da un canale di

fig. 26. Larea delle Antiche Mura da foto aerea come


appare nel fotogramma 3505 del volo reven Venezia-
Treviso del 16 marzo 1983; foto nadirale. Regione Ve-
neto. L.R. n. 28/76.

fig. 27a. Jesolo Paese con il sito delle Antiche Mura,


come appare nel fotogramma 03_159 del volo reven
del 2005; foto nadirale. Regione Veneto. L.R. n. 28/76.

251
veo di un canale, con tutta probabilit scava-
to artificialmente, che va verso sud ovest per
poi innestarsi in un altro corso dacqua.
Landamento dei canali interni della parte
occidentale dellinsediamento sembra solo
parzialmente coerente con lasse del dosso
centrale rilevato, che attraversa il sito da N a
S. La regolarit della disposizione dei canali
molto pi nitida nella parte orientale dellin-
sediamento stesso, dove tra laltro il survey
del dott. Gobbo ha rilevato minor presenza
di reperti che altrove (v. infra).
Sulla base di ricerche darchivio e della
consultazione di alcune foto aeree, Wladimi-
ro Dorigo ha proposto unipotesi di ricostru-
zione della struttura urbanistica di Equilum
tra antichit e Medioevo. Un particolare di
tale ipotesi mostrato nella fig. 28. Si posso-

fig. 27b. Dettaglio ingrandito della fig. 27a relativo


allarea archeologica delle Antiche Mura.

forma ellissoidale e con disposizione interna


del centro abitato in insulae minori; le linee
scure sul terreno gi in precedenza identi-
ficate come paleoalvei di canali sembrano
confermare questa ipotesi e presentano un
alto grado di leggibilit dei loro percorsi e del
loro orientamento, approssimativamente ri-
volto verso E-NE ed apparentemente in linea
con lasse della cattedrale di Equilum.
A nord dellinsula, o meglio del microarci-
pelago di insulae, su cui sorgeva Equilum si
colgono le tracce molto nitide di due paleo-
alvei che sembrano convergere verso la citt
per poi divaricarsi poco prima di essa. Il pa-
leoalveo di nord-ovest sembra poi innestarsi
nellapice settentrionale del perimetro citta-
fig. 28. Da DORIGO 1994, tav. 14 (modificata). Proposta
dino alimentandone i corsi dacqua interni. di ricostruzione di massima della forma urbis di Equi-
Da quello stesso punto proviene il paleoal- lum formulata dal Dorigo.

252
no notare, secondo le indicazioni da legenda, dellarea insediata del sito ci vengono forni-
tracciati di ipotetici cardines e decumani attri- te anche dalle risultanze della ricognizione
buiti dal Dorigo a due diversi orientamenti di superficie compiuta tra il 2002 ed il 2004
centuriali, luno di 344 NW, laltro di 346NW, da Vincenzo Gobbo101. I reperti da lui rinve-
che avrebbero riguardato gli assi urbici di nuti sono stati georeferenziati e catalogati.
Equilum, impostati secondo la presunta cen- In seguito ne stata riportata la posizione su
turiazione Altinum I mentre il resto del ter- CTR. Se n ricavato un GIS con diversi layers
ritorio equilense sarebbe stato interessato sovrapposti corrispondenti ciascuno a una
dalla centuriazione chiamata dal Dorigo Al- particolare tematica di interesse (tipologia,
tinum III equilense, con orientamento di 35 cronologia, densit di affioramento dei re-
NE100. Sono inoltre riportate le curve altime- perti). Nella fig. 29 si pu vedere uninteres-
triche riferite al l.m.m. (livello medio marino), sante immagine102 derivata dal layer relativo
le fabbriche ecclesiastiche di S. Maria e di S. alla densit dei rinvenimenti in superficie.
Mauro, i tracciati di antichi canali dedotti da Lareale delle Antiche Mura appare colora-
aerofotografia e da fonti documentali, strade to con tre tonalit di verde. Allinterno di un
e fossati risultanti dal catasto austriaco del set a bassa densit di rinvenimenti (verde
1831 ed edifici moderni. chiaro) si trovano due aree, rispettivamente
Preziose indicazioni relative allespansione a media (clusters verde smeraldo) e ad alta
densit (embedded clusters verde scuro) di
ritrovamenti di superficie. Nel disegno sem-
brano apparire nitidamente 9 nuclei distinti
a densit medio-alta di ritrovamenti, forse
corrispondenti ad altrettante zone ad alta
densit insediativa. Va comunque detto che
i rapporti tra la superficie di un sito e il suo
sottosuolo costituiscono un nucleo tematico
complesso e latore di problematiche di non
univoca interpretazione. Per molto tempo si
ritenuto che tali rapporti fossero tranquilli
e speculari, come se, cio, la superficie di un
sito fosse il riflesso inerte del suo sottosuo-
lo, ma neanche questultimo un archivio
tranquillo e fossilizzato del comportamento
umano pregresso: suolo e sottosuolo sono
soggetti a fenomeni turbativi, deposizionali
e post deposizionali, antropici e naturali, che
comportano spesso distruzione, alterazione,
ridislocazione dei documenti archeologici
fig. 29. Le aree di diffusione dei reperti di superficie
nel contesto delle Antiche Mura secondo il survey rispetto ai loro contesti semantici originali, e
condotto da Vincenzo Gobbo. lincorporazione di una quota rilevante di ru-

253
more rispetto alle informazioni
cercate dallarcheologo.
La facies archeologica di
superficie va dunque esami-
nata come un riflesso molto
sbiadito e di secondo grado del
comportamento dei sistemi so-
cioculturali antichi.
In effetti, quello che si regi-
stra in superficie quasi sempre
un palinsesto non solo tempo-
rale, ma anche spaziale e,
soprattutto, comportamenta-
le; il tutto esposto allazione
di eventi naturali ed antropici,
che informano la presenza, vi-
sibilit, classe di grandezza e
sintassi spaziale dei reperti, in-
troducendo un rumore rispetto
allassetto originale molto pi fig. 30. Ripartizione operativa in aree e settori dellareale delle Antiche
Mura.
intenso e di pi difficile con-
trollo sperimentale di quello atteso nel sot- minarmente al commento delle singole foto
tosuolo103. aeree delle Antiche Mura che verranno pro-
Fatte presenti tali debite cautele ermeneu- poste.
tiche, c da dire che nel nostro caso la sintas- Gran parte del sito interessata dalla pre-
si spaziale delle evidenze da telerilevamento senza di campi e di canalette di scolo ed irri-
si trova ad avere alti livelli di corrispondenza gazione, che sono stati numerati, i primi con
e sovrapposizione con la distribuzione dei numeri romani (IXXVI), le seconde con let-
cluster di reperti rilevati dal dott. Gobbo. tere minuscole dellalfabeto (az).
Sulla base delle indicazioni ricavate da Il sito stato inoltre suddiviso in 4 aree105
DORIGO 1994a, da GOBBO 2005, dalle diver- cio area sudoccidentale (SW), area centra-
se foto aeree ante 2012 consultate e dalla le, area nordoccidentale (NW), area orientale
campagna di foto aeree svolta dallo scriven- (E) ed allinterno delle aree si proceduto ad
te nellestate del 2012104, si potuto procede- unulteriore ripartizione in settori106 per un
re ad unipotesi di ripartizione del sito in aree totale di otto.
per una precisa localizzazione delle evidenze Per quanto riguarda le colture presenti alle
archeologiche rilevate in sede di aerofotoin- Antiche Mura nellestate 2012, i campi da I a
terpretazione. Si ritiene perci opportuno VII risultavano coltivati a soia, i campi da VIII a
presentare limmagine che ne derivata (fig. XI ad erba medica, i campi XII e XIII a mais e i
30, ottenuta dalla fig. 27b, modificata) preli- campi da XIV a XXVI ancora a soia.

254
Caratteristiche delle singole aree rati dalluomo per lirreggimentazione dei
corsi dacqua e per lo sfruttamento dei beni
Larea NW (settori perimetrati in blu) la connessi alla risorsa idrica (zone ortive, sali-
pi settentrionale delle 4 aree in cui stata ne, peschiere). Inoltre la conformazione geo-
ripartita la localit delle Antiche Mura sulla metricamente regolare e scandita con ritmo
scorta di elementi topografici recenti e ve- quasi modulare da N a S di estese anomalie
rificabili sia in foto aerea che sulla CTR; La di forma rettangolare lungo la parte orientale
sua superficie quasi completamente ad del sito porta ad ipotizzare che tale area pos-
uso agricolo, con leccezione di un boschet- sa essere stata almeno in parte interessata da
to di vegetazione ruderale che copre i resti attivit di imbonimento di zone perimetrali
dellantico monastero di S. Mauro e di un ca- dellabitato al fine di ricavare da esse spazi
sone colonico diroccato. insediativi e/o produttivi. A tale proposito si
Si tratta di unarea ad elevata densit di propone il confronto tra una foto aerea del
anomalie da telerilevamento riscontrate in sito di Equilum ed una delle pi celebri pian-
superficie, presumibilmente pertinenti sia ad te di Venezia (fig. 33). Allarea E appartengo-
elementi naturali (paleoalvei) che ad opere no i settori nn. 2 e 3 (v. infra).
di origine antropica; i primi appaiono avere Larea SW (settore perimetrato in indaco)
esercitato una marcata funzione di condizio- corrisponde alla parte meridionale del sito
namento nello sviluppo delle seconde, infat- delle Antiche Mura. La sua superficie preva-
ti le anomalie interpretabili come vie, argini lentemente ad uso agricolo. Essa ha di recen-
o parti di edifici si sviluppano regolarmente te rivelato la presenza di uninteressante se-
lungo gli argini dei paleoalvei senza mai so- rie di anomalie lineari consistenti in un asse
vrapporsi ad essi e altre anomalie interpreta- longitudinale maggiore che attraversa larea
bili come ponti attraversano trasversalmente in senso S-N e in una serie di segmenti mi-
le tracce dei paleoalvei, congiungendosi poi nori che si dipartono a pettine in senso E-W
in modo coerente alla trama di evidenze di dallasse principale su cui appare imperniarsi
probabili vie presenti prima e dopo i ponti la strutturazione delle evidenze. In questarea
stessi. Lesito di questo secolare dialogo tra si trovano due abitazioni private e un recente
lelemento naturale e lelemento antropico parcheggio per autovetture. Allarea SW ap-
sembra comporsi in una struttura armoniosa partiene il settore n. 4 (v. infra).
e nitida, i cui esiti appaiono ben riconoscibili Larea centrale (settore perimetrato in
dalle foto aeree. Allarea NW appartengono i bianco) corrisponde alla parte pi nota del
settori n. 1, 6, 7, 8 (v. infra). sito delle Antiche Mura in quanto in essa si
Larea E (settori perimetrati in celeste) si trovano i ruderi della celebre cattedrale me-
trova nella parte orientale della localit del- dievale di S. Maria di Equilo e delle chiese
le Antiche Mura. La sua superficie com- che lhanno preceduta. Attorno allarea della
pletamente ad uso agricolo. Vi appaiono cattedrale si estendono, a S e a E, terreni ad
come prevalenti le anomalie riconducibili uso zootecnico, aree ortive, giardini e struttu-
allelemento idrico (rivi, canali, fossati), con re ad uso agrituristico107 e ricreativo. Allarea
tracce non sporadiche di adattamenti ope- centrale appartiene il settore n. 5 (v. infra).

255
I settori
Di seguito verranno elencate, descritte e commentate alcune delle evidenze pi signifi-
cative dei singoli settori come ricavate da una selezione delle foto dellAgosto 2012.

Caratteristiche del settore 1

Il settore 1 (figg. 31a-b), appartenente allarea NW, il pi settentrionale degli 8 settori in cui
stato ripartito il sito di Equilum; il settore, dalla forma approssimativamente pentagonale, risulta
delimitato: a nord dal Canale VII della bonifica jesolana (Il Canale di S. Giovanni della cartografia
ottocentesca); a est da un evidente crop mark positivo, interpretabile quale prodotto di un altro
elemento dellantica idrografia equilense, cio la parte settentrionale del canale perimetrale orien-
tale; a sud dallevidenza prodotta dal percorso di un crop mark positivo, probabile elemento natu-
rale corrispondente ad un paleoalveo, il n. 2 dellipotesi di ricostruzione della struttura idrografica
di Equilum (v. fig. 48); a ovest da via Antiche Mura.

Evidenza 1
Lettura: anomalia rappresentata da una figura chiusa di forma circolare, dal diametro di ca. 4
m, sita allinterno del settore 1, lungo il campo II, a N del boschetto di S. Mauro, a circa 60 m
di distanza in linea retta dal margine settentrionale del suddetto boschetto. La distinguibilit
dellanomalia certa, la sua visibilit nitida. Non risultano associazioni evidenti con anomalie
limitrofe.
Descrizione: parch mark di colore verde chiaro, caratterizzato dalla presenza diffusa di vegeta-
zione avvizzita ma con esigua area al centro geometrico della figura contraddistinta invece dalla
presenza di un nucleo di vegetazione rigogliosa, in contrasto con il resto dellevidenza, per cui si
pu parlare di unanomalia nellanomalia.
Interpretazione: traccia di origine antropica che pu rinviare ad una struttura formata da due
elementi concentrici sepolti caratterizzati il pi esterno dalla presenza di materiali inibitori dello
sviluppo delle radici e della crescita delle piante, il pi interno invece da un substrato che appare
fornire un terreno idoneo al naturale sviluppo delle radici ed alla crescita delle piante. Si potreb-
be ipotizzare la presenza di un oggetto sepolto appartenente ad una tipologia infrastrutturale di
manufatto per lapprovvigionamento idrico (pozzo, pozzo-cisterna, torre-cisterna). Tuttavia, es-
sendo la zona delle Antiche Mura stata usata dalle nostre truppe quale caposaldo ed avamposto
difensivo durante la I G.M., non attualmente da escludere che si possa trattare anche di tracce
di opere di guerra, forse postazioni di mitragliatrici108, per quanto sulla base della documentazio-
ne militare consultata ci non consti.
Cronologia:
- assoluta: indefinita;
- relativa: la mancanza di relazioni evidenti con strutture circonvicine rende impossibile la defini-
zione di una cronologia relativa.
Commento: il parch mark circolare non appare connesso ad anomalie vicine n sintatticamente
collegato ad un pattern di riferimento; non appare sovrapporsi a strutture precedenti; appare
invece tipologicamente accostabile a parch marks consimili presenti in vari settori del sito.

256
fig. 31a. Foto aerea obliqua n. 25 scattata il 22 agosto 2012 alle ore 11:39, da unaltezza di ca. 200 m, da E a W, area
NW, settore 1, con indicazione e numerazione di alcune delle tracce tele rilevate.
fig. 31b. La stessa immagine sottoposta a procedura di image enhancing con sharpening e negativo della equa-
lizzazione. Vi appaiono con maggior risalto le evidenze da crop marks negativi e da parch marks.

257
Confronti: in questo settore le anomalie n. 3 (per la forma), 7 e 9 (per la presenza di vegetazione rigo-
gliosa al centro del parch mark); nel settore 4 lanomalia n. 5 (di forma subcircolare, con la presenza
di vegetazione rigogliosa al centro del parch mark); nel settore 7 le anomalie n. 1 ed 8 (di forma
semicircolare); nel settore 8 le anomalie n. 3, 6 ed 8.
Evidenza 2
Lettura: anomalia di forma subrettangolare con due avancorpi laterali protesi verso SW sita tra i
campi II e III, che attraversa diagonalmente, ed intersecata dalla canaletta b; appare misurare m 51
x 15 (larghezza interno figura) e x 18 (larghezza avancorpi laterali). La distinguibilit probabile, la
visibilit parziale. Per facilitarne la riconoscibilit si proceduto a perimetrarne lipotetico contor-
no e ad applicare allevidenza perimetrata la procedura di equalizzazione dellimmagine. Lanomalia
risulta in associazione con diverse evidenze lineari isorientate limitrofe, alcune delle quali tangenti
allanomalia stessa.
Descrizione: lanomalia si presenta come una serie coerente di tracce di crop marks negativi a diverso
livello di visibilit che insieme danno origine alla figura di un rettangolo allungato in senso NW-SE
e dotato di avancorpi sporgenti in direzione SW alle estremit dello stesso. Una parte del lato N
tangente allanomalia n. 3 mentre langolo meridionale dellavancorpo orientale appare prossimo
allanomalia n. 1.
Interpretazione: traccia di origine antropica. Limmagine che essa disegna appare presentarsi in asse
con lorientamento del monastero di S. Mauro e corrispondere approssimativamente nella forma,
nellestensione e nella posizione al cluster di ritrovamenti pi settentrionale nella fig. 29.
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: lorientamento dellanomalia in oggetto coerente con quello delle lineazioni presenti
in questo settore ed attribuibili ad infrastrutture di passaggio, due delle quali appaiono emanate
dallanomalia stessa in un rapporto di pertinenza reciproca; appare coerente inoltre con quello del
monastero di S. Mauro; inoltre, il fatto che lanomalia n. 2 presenti lasse maggiore parallelo rispetto
allasse maggiore dellevidenza n. 11, interpretabile come traccia di un paleoalveo (v. infra) ed il fatto
che essa sia quasi tangente allanomalia n. 3, senza per avere -n con essa n con altre- rapporti di
sovrapposizione, ma piuttosto di sviluppo laterale coerente, fa pensare che lanomalia in oggetto
possa essere coeva tanto alla rete di anomalie lineari isorientate che interessano il settore quanto ad
una fase di piena attivit dellelemento paleoidrografico qui fatto corrispondere allanomalia n. 11,
quanto inoltre ad una delle fasi di attivit del monastero di S. Mauro.
Commento: tale traccia ricollegabile al cluster isolato di rinvenimenti di superficie localizzato dal
dott. Gobbo immediatamente a N del set che copre la maggior parte dellarea del sito. Lo scivola-
mento mostrato dalla posizione attuale del cluster di reperti rispetto a quella dellevidenza telerile-
vata pu essere connesso con gli annuali lavori di aratura/fresatura che tendono a dislocare nelle
zone vicine i reperti presenti al suolo provenienti da strutture sepolte e parzialmente intaccate dalle
arature (cfr. per questo la nota 103).
Confronti: evidenza n. 3 del settore 6, evidenza n. 3 del settore 7, evidenza n. 1 del settore 8.
Evidenza 3
Lettura: anomalia di forma perfettamente circolare sita tra i campi II e III, ed intersecata diametral-
mente in senso N-S dalla canaletta b che funge da bisettrice della figura; ha il diametro di ca. 9 m,
presenta una distinguibilit certa ed una visibilit nitida. Non risultano associazioni evidenti con

258
anomalie limitrofe.
Descrizione: parch mark. La soia allinterno del parch mark appare notevolmente avvizzita e cresciuta
meno della met rispetto a quella circostante.
Interpretazione: traccia di origine antropica presumibilmente originata da un oggetto archeologico
sotto terra. Pu rimandare ad un manufatto relativo ad infrastrutture difensive (torre di guardia), lo-
gistiche (torre di avvistamento/segnalazione), religiose (campanile) o di captazione idrica (cisterna)
pertinenti al ciclo del medioevo, ma anche a manufatti recenziori.
Cronologia:
- assoluta: indefinita;
- relativa: lanomalia appare enigmatica anche perch sembra difficile ipotizzarne con sicurezza rap-
porti con analoghe evidenze circonvicine e ci rende problematica la definizione per essa anche di
una cronologia relativa.
Commento: tale traccia appare come la maggiore e la pi icasticamente evidente tra quelle di forma
circolare rilevate nel sito di Equilum, posta nel settore settentrionale dellinsediamento, non prossima
ad alcun antico corso dacqua tra quelli rilevati allinterno del sito e localizzata in un settore in cui il
survey di GOBBO 2005 ha rilevato la presenza di solo pochi e sporadici reperti al suolo.
Confronti: vedi la voce confronti dellanomalia n.1 di questo settore.
Approfondimenti: vedi fig. 32.
Evidenza 4
Lettura: anomalia di forma subrettangolare, con il margine orientale che chiude la figura a semi-
cerchio, misura ca. m 38x40, orientata con lasse maggiore in senso SW-NE, sita tra i campi IV e V e
parzialmente intagliata dalla canaletta d. Si presenta con una distinguibilit certa ed una visibilit
nitida. Appare in associazione con levidenza n. 5.
Descrizione: anomalia di carattere composito, con il contorno disegnato da crop marks negativi pro-
dotti dalla crescita ridotta della vegetazione e dallingiallimento delle foglie. Dal lato sud occidentale
della figura appaiono protendersi verso linterno due figure rettangolari, cui sembrerebbero fare da
pendant due elementi subrettangolari interni alla figura e disposti simmetricamente ad esse.
Interpretazione: traccia di origine antropica, presumibilmente originata da un oggetto archeologico
sepolto. Potrebbe rimandare ad un manufatto relativo a strutture difensive.
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: coevo allanomalia n. 5.
Commento: lanomalia si trova alla periferia dellabitato antico, in una zona che nelle carte del Cin-
quecento appariva gi di transizione verso lambiente palustre che circondava Equilum ed in cui il
survey di GOBBO 2005 ha riscontrato la presenza di pochissimi reperti di superficie. Tuttavia non si
pu negare che lanomalia ci sia, sia chiara e sia coerente con la trama di anomalie prossimali e con
il disegno paleoidrografico dellabitato. 
Si pu perci ipotizzare, con le dovute cautele, che essa sia stata prodotta da un elemento di
quellapparato difensivo che, stando alle fonti medievali, doveva esistere ad Equilo e che fu poi pro-
babilmente smantellato in seguito alle cessate esigenze difensive, anche per trarne materiale da
costruzione (cfr. nel testamento del doge Giustiniano Partecipazio, di cui alla nota 70, la disposizione
di costruire la chiesa di S. Marco a Venezia e il monastero di S. Ilario a Mira tramite l'impiego "...de
petra que habemus in Equilo ...").
Confronti: vedi anomalia n. 5.

259
Evidenza 5
Lettura: anomalia di marcata forma cuspidata, data dalla congiunzione, in un punto del campo VII
quasi tangente alla canaletta g, di due segmenti perpendicolari lunghi ca. 34 m a formare un an-
golo retto con il vertice rivolto ad E. Probabile continuazione di tale anomalia a chiuderla in forma
approssimativamente quadrata si trova nel campo VI. Lanomalia cuspidata presenta distinguibilit
certa e visibilit nitida, la sua probabile prosecuzione nel campo VI risulta invece dotata di distingui-
bilit certa ma di visibilit pi sfumata. Appare in associazione con le evidenze n. 4 e 11.
Descrizione: lanomalia appare prodotta da crop marks negativi lungo tutto il perimetro della figura,
che al centro alterna invece crop marks negativi a zone di crescita regolare della vegetazione.
Interpretazione: traccia di origine antropica, presumibilmente originata da un oggetto archeologico
sepolto. Potrebbe rimandare a un manufatto di una struttura difensiva. La sua posizione allinterno
dellabitato, la forma e le dimensioni potrebbero farne ipotizzare lappartenenza alle strutture del
celebre castellum di Equilum109 citato dalle fonti medievali110 (cfr. fig. 31c, nella quale compaiono
accostate due diverse foto aeree delle Antiche Mura: a destra si trova unimmagine modificata del
settore 1 con indicate le evidenze di maggior spicco, forse tracce dellantico castellum, numerate
come in fig. 31a, mentre a sinistra compare lintero sito con riportata la posizione delle evidenze
allinterno del contesto urbano antico).
fig. 31c. Tracce rapportabili a strutture fortificate e loro posizione nel contesto urbano, a sinistra posizione delle
evidenze nel contesto urbano; a destra immagine modi-
ficata con zoom sulle evidenze.

Chron. Alt., VI. pp. 33 sgg.: ...et Auxolum castellum pulcherrimum, ...et eum castellum Auxolum mirabile
edifficaverunt... Predicti namque antiquiores omnes edifficaverunt de illorum proprium decimum castellum.
... Alii de Civitate, alii de Ausolum castellum, qui Equilo dicitur... Toti isti de Equilegensem castellum exierunt....

Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: coeva allanomalia n. 4.
Commento: vedi anomalia n. 4; rispetto a essa la presente anomalia risulta interessata lungo i due
lati orientali dal passaggio di un paleoalveo di canale. Sulla base delle intuizioni di Wladimiro Dori-
go, lipotetico castellum rilevato dalle foto aeree si troverebbe proprio in quella parte del sito nella
quale ci saremmo attesi di trovarlo; scrive infatti lo storico veneziano111: ... castello bizantino...il quale,

260
secondo una tipologia generale europea (ma anche molto prossima, come a Caorle, forse a Grado
e nella stessa Venezia rivoaltina), si collocava allesterno del borgo, su un suo lato corto, e congiunto
con esso da una callis longa che tutto lo attraversava (p. 63); Il castellum bizantino pot essere opera
del tutto nuova, specie se fu costruito presso lansa del fiume (p. 64); dato il carattere non stanziale
chiuso dei castelli bizantini di confine, i quali venivano attivati e abitati praticamente solo durante i
momenti di pericolo (p. 67); questultima precisazione risolve un dubbio, in quanto chiarisce perch
nellarea del castellum sarebbero stati ritrovati pochi reperti di superficie, in quanto area occupata
solo in circostanze eccezionali. Le mura del castello di Equilum potrebbero poi, a detta dello stesso
Dorigo, essere state riutilizzate per la costruzione della basilica dei secoli XI-XII, ed essere riconosciu-
te in talune rilevanti fondazioni sepolte ancora esistenti. Sommando le informazioni del Chronicon
Altinate alle ipotesi formulate dal Dorigo dovremmo aspettarci di trovare indizi di una grande strut-
tura nella parte settentrionale del sito, lungo un suo lato corto, possibilmente collegata con corsi
dacqua e forse addirittura circondata da essi. 
Quello che le fotografie aeree rivelano sembrerebbe corrispondere esattamente al quadro prospet-
tato. Lesiguo numero di reperti ritrovato in questa zona in superficie da Vincenzo Gobbo non va a
inficiare la presente ipotesi, in quanto probabilmente larea del presunto castellum non fu insediata
tanto densamente e tanto a lungo quanto altri luoghi di Equilum. Rimasto probabilmente in funzio-
ne112 fino alla pace di Aquisgrana (a. 812) o addirittura fino al termine delle scorrerie degli Ungari,
dopo la loro sconfitta nella battaglia di Lechfeld (a. 955) e la successiva stabilizzazione del contesto
geopolitico ai confini del Dogado in epoca ottoniana, il castello non ebbe pi ragione di esercitare
il proprio ruolo di baluardo difensivo e dovette cadere presto in disuso; divenuto un manufatto
inutile fu probabilmente usato come cava di materiale da costruzione; appunto per questo nel
settore 1 il survey rivelerebbe meno materiali che nelle aree pi meridionali. Ovviamente pu essere
che le evidenze corrispondano a tuttaltro, e le ipotesi formulate si mantengono per il momento in
fase interlocutoria, tuttavia non si pu negare che la suggestione offerta dalle immagini sia grande.
Confronti: la cuspide qui segnalata compare con diversi gradi di icasticit in molte delle foto aeree
di questarea prese in esame per lo studio del sito delle Antiche Mura. Si segnalano per confronti le
figg. n. 26, 27b e 33 (evidenza n. 2 nellimmagine di destra).

Evidenza 6
Lettura: anomalia di forma rettangolare, sita allinterno del campo V ed in prossimit della canaletta
d, con lasse maggiore orientato a NE e quindi coassiale alle anomalie lineari che attraversano il sito
da SW a NE, e perpendicolare allaltra serie di anomalie lineari che attraversano il sito da SE a NW,
dimensioni approssimative m 4,5x3, distinguibilit certa e visibilit sfumata. Associabile allo sviluppo
delle evidenze lineari isorientate presenti allinterno del settore.
Descrizione: anomalia data da crop mark negativo di colore verde chiaro.
Interpretazione: traccia di origine antropica probabilmente pertinente ad un manufatto sepolto.
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: probabilmente coeva alla trama di evidenze lineari isorientate del settore.
Commento: lanomalia in oggetto appare disposta perpendicolarmente alla n. 7, ma rispetto a essa
appare con contorni meno marcati e contraddistinta da un passaggio cromatico e tonale pi sfuma-
to nei confronti del colore della vegetazione circostante.
Confronti: evidenza interna allanomalia n. 4 nella fig. 37b nel settore 4 ed anomalia n. 2 nel settore 8.

261
Evidenza 7
Lettura: anomalia subrettangolare sita allinterno del campo V e a ridosso della canaletta d, lasse
maggiore orientato a NW, dimensioni approssimative m 5x3. Distinguibilit certa e visibilit nitida.
Descrizione: parch mark con allinterno zona di normale evoluzione fenologica della coltura a ridosso
del lato di SW.
Interpretazione: traccia di origine antropica probabilmente pertinente ad un manufatto sepolto.
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: probabilmente coeva alla trama di evidenze lineari isorientate del settore.
Commento: v. commento anomalia n. 6.
Confronti: anomalia n. 8 in questo settore, anomalia n. 5 del settore 4, anomalie n. 1 e 8 del settore
7, anomalie n. 3, 6, 8 del settore 8.

Evidenza 8
Lettura: anomalia rettangolare sita allinterno del campo IV. Dimensioni approssimative di m 5,5x5
ca. Lasse maggiore dellanomalia appare orientato a NE. Distinguibilit certa e visibilit sfumata. In
associazione con due macroevidenze lineari fra loro perpendicolari che qui si congiungono prove-
nienti luna da NW, in apparente continuit con lorientamento del lato settentrionale dellevidenza
n. 2, e laltra da SW.
Descrizione: parch mark con ridotta parte interna a evoluzione fenologica regolare.
Interpretazione: traccia di origine antropica probabilmente pertinente a un manufatto sepolto.
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: probabilmente coeva alla trama di evidenze lineari isorientate del settore.
Commento: lanomalia rappresenta un elemento notevole sito allinterno di unomogenea maglia di
lineazioni perpendicolari e che, pur non apparentemente inserito in uno specifico pattern di riferi-
mento, appare tuttavia significativo nella sua relazione con le evidenze circumvicine.
Confronti: evidenze n. 4 e 7 del settore 7.

Evidenza 9
Lettura: anomalia rettangolare sita allinterno del campo IV presso il margine meridionale del settore
1. Dimensioni approssimative di m 7,5x6 ca. Lasse maggiore della figura appare orientato a NW.
Distinguibilit certa e visibilit nitida. Appare in associazione con levidenza n. 10, corrispondente
allevidenza P2 del settore 8 (v. infra) e con la trama di lineazioni ortogonali ad essa prossime.
Descrizione: parch mark con esigua parte centrale ad evoluzione fenologica regolare.
Interpretazione: traccia di origine antropica probabilmente pertinente ad un manufatto sepolto.
Leventuale struttura sepolta generatrice dellevidenza potrebbe essere quella di una corte interna
con pozzo/cisterna alla veneziana o di un diverso manufatto di approvvigionamento idrico. Non si
possono tuttavia escludere ipotesi relative ad altre tipologie di manufatti.
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: probabilmente coeva alla trama di evidenze lineari isorientate del settore in oggetto ed
alle sue evidenze n. 2, 8, 10 ed 11.
Commento: lanomalia rappresenta un elemento notevole sito allinterno di uno spazio approssima-

262
tivamente quadrato avente come due lati rivolti a S i margini dellansa formata dallevidenza n. 11, e
come lati rivolti a N i segmenti di due evidenze lineari fra di loro perpendicolari originate dallano-
malia n. 11 e congiungentisi poco a N dellanomalia in oggetto.
Confronti: evidenza n. 3 settore 8.

Evidenza 10
Lettura: anomalia lineare sita allinterno del campo IV allestremo margine meridionale del settore 1.
Lunghezza di m 12 ca., orientata N-S, distinguibilit certa e visibilit nitida. Appare in associazione
con levidenza n. 11.
Descrizione: segmento prodotto da crop mark negativo percepibile con icastica evidenza anche
nelle immagini da foto aerea qui proposte non trattate con procedura di image enhancing.
Interpretazione: traccia di origine antropica probabilmente pertinente ad uninfrastruttura di attra-
versamento.
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: traccia coeva ad una fase di attivit del probabile corso dacqua che doveva scorrere entro
il paleoalveo identificato da foto aerea e che la traccia in oggetto appare attraversare da S a N, coeva
inoltre alle evidenze lineari di probabili infrastrutture di passaggio dei settori 1 e 8 ad essa collegate.
Commento: lanomalia, se linterpretazione datane quale artefatto di attraversamento fosse esatta,
si proporrebbe quale elemento suggestivo a conferma di una morfologia da microarcipelago per
lantico sito di Equilum, in cui isolette contigue emergenti allinterno di un contesto verosimilmente
lagunare - tale almeno per gran parte dellarco cronologico coperto dallesistenza dellinsediamento
- richiamano realt insediative lagunari composite tuttora esistenti quali Torcello, Burano, Murano,
Chioggia. Data lesistenza nel sito delle Antiche Mura di poche anomalie simili e solamente in con-
nessione con evidenze di lineazioni ad esse nitidamente collegate, si pu ipotizzare che in tutti o
in gran parte dei casi richiamati si tratti di infrastrutture di attraversamento site lungo il percorso di
assi viari che tramite esse superavano lostacolo naturale costituito dal corso dacqua. Tali strutture
furono evidentemente costruite quando i canali interni dellabitato erano ancora ben alimentati;
quando essi si interrarono, il sito doveva gi essere in fase di decadenza o di abbandono, in quanto
non risultano sovrapposte alle evidenze dei paleoalvei quelle di tracce che non siano attribuibili
appunto ad infrastrutture di attraversamento.
Confronti: anomalie n. P1,P3,P4 e P5 nel settore 8, n. P6, P7, P8 e P9 nel settore 6.

Evidenza 11
Lettura: anomalia curvilinea a forma di V svasata con il vertice rivolto verso S che attraversa larea
NW del sito, separando tra di loro i settori 1 e 8, con un percorso di ca. 340 m dal margine occidentale
di via delle Antiche Mura fino al vertice orientale dellevidenza n. 5; la larghezza media dellanomalia
di m 8; dal suo punto dorigine essa risulta dirigere decisamente il proprio corso verso SW fino al
campo n. 4, poco oltre la canaletta c, dove piega di circa 100 in unansa che la porta a dirigersi verso
NE. Distinguibilit certa e visibilit nitida. Appare in associazione con le evidenze P1 e P2.
Descrizione: crop mark positivo qui rivelatosi con prepotente evidenza e percepibile con notevole
icasticit.
Interpretazione: traccia di paleoalveo con alveo singolo continuo ed evidente e con argini antropiz-
zati, dai limiti ben marcati e regolari e con spessori costanti.

263
Cronologia:
- assoluta: data di attivazione indefinita, data di interramento antecedente al XVI secolo (quando
nelle prime carte della zona non vengono rappresentati elementi idrici interni alla localit delle
Antiche Mura).
- relativa: lanomalia appare avere rapporti di sincronia parziale con le anomalie P1 e P2 e con la gran
parte delle evidenze lineari a N e a S di essa; appare infatti in grado di condizionare levoluzione delle
evidenze quasi costituendosi quale elemento di cesura nellinfrastrutturazione urbana che appare
svilupparsi ai suoi lati; si ipotizza perci che essa costituisse un oggettivo ostacolo fisico per la con-
tinuit delle infrastrutture di passaggio tra i settori 1 e 8.
Commento: lanomalia appare confermare unidentit anfibia di Equilum quale insula, cos come
testimoniata da Giovanni Diacono. Lanomalia appare inoltre accostarsi ed almeno parzialmente cor-
rispondere ad un elemento dellidrografia equilense riportato in DORIGO 1994a.
Confronti: evidenza n. 11 settore 8. 
La foto di fig. 32 stata scattata mercoled 22 Agosto 2012 alle ore 16:36 con orientamento S-N
lungo la canaletta b e riprende da vicino e da terra levidenza n. 3 di cui supra. Lanomalia circolare
si presenta qui ancor meglio definita nel suo specifico fenotipo di superficie, generato dalla ridotta
crescita della soia allinterno di unarea circolare avvolta da una parete di piante di soia molto pi
floride. Limmagine abbraccia lintero perimetro circolare dellevidenza e mostra quale situazione a
terra labbia prodotta.

fig. 32. Foto da terra n. 509. Parch mark circolare.

Interpretazione: la soia presente allinterno dellarea circolare ha probabilmente incontrato nel sot-
tosuolo un ostacolo alla propria crescita ottimale, ostacolo di cui il parch mark sembrerebbe ripro-

264
durre fedelmente forma e dimensioni. Poich le radici della soia arrivano in profondit fino a 150
cm ed unaratura profonda, praticata per questa coltura nei terreni pesanti, intacca il suolo fino ad
una profondit massima di 60 cm, probabile che nellintervallo tra i 60 cm e i 150 cm di profondit,
laddove compaiono crop marks con vegetazione a crescita bassa o nulla, si trovino depositi sabbiosi
di riporto antropico o strutture in pietra e/o laterizio che parrebbero persistere nelle caratteristiche
che hanno causato questa nitida evidenza ed a tutte quelle consimili in questo sito.

Commento finale sul settore 1:


In questo settore abbiamo riscontrato anomalie di diversa tipologia e forma, riconducibili alla presenza
nel sottosuolo sia di ecofatti che di manufatti. Sulla base di quanto ricavato dallesame delle evidenze e
dalla letteratura sullantica Jesolo, sembra possibile ipotizzare che questo settore dellabitato sia stato,
in un qualche periodo della sua storia, almeno parzialmente insediato e interessato dalla presenza di
una trama viaria locale, di strutture fortificate e di strutture di captazione idrica riconducibili forse a ci-
sterne alla veneziana, pozzi, oppure a torri-cisterna, ed inoltre interessato dalla presenza di un sistema
idrico di superficie dato da rivi e canali talora in grado di svolgere funzioni di viabilit acquea.

Caratteristiche del settore 2:


Il settore 2, appartenente allarea E, il pi orientale degli 8 settori in cui si ripartito il sito di Equilum;
il settore, dalla forma di rettangolo allungato con il lato maggiore orientato in senso NNW-SSE, risulta
delimitato a N a E e ad W dallevidenza prodotta dal percorso di crop marks positivi, probabili elementi
corrispondenti a paleoalvei di antichi canali interrati, a S da una zona di dark layers dai confini sfumati,
che appare particolarmente perspicua nella fig. 25 b.
Pur essendo la configurazione di questo settore, come ci viene mostrata da telerilevamento, alquanto
vicina ad una tipologia di zona prossimale di near-site, tuttavia, data anche la presenza di reperti rin-
venuti dal dott. Gobbo che sembrerebbero testimoniarne una seppur breve fase di occupazione, si
ritenuto opportuno inserirla nel contesto del sito vero e proprio, cio in-site.
Il settore rappresenta la borderline di transizione altimetrica tra le zone del sito a quote positive s.l.m. e
quelle invece depresse ad E.
La figura 33 mostra due immagini accostate in ragione di alcune analogie fra di esse che sembrato
di cogliere; limmagine di sinistra corrisponde alla Pianta di Venezia del 1557 di Cristoforo Sabbadino113.
Essa presenta in azzurro i canali, in azzurro chiaro le secche lagunari, in bianco le aree urbanizzate, in
verde le superfici delle quali proposto linterramento, in seppia tratteggiato le fondamenta delle
quali lautore propone la costruzione. Venezia sempre stata un work in progress, e qui vengono pro-
dotte proposte di importanti ampliamenti, adattamenti e migliorie di aree marginali della citt che,
senza snaturare labitato e lambiente lagunare, le adattino alle mutate esigenze della popolazione. Vi
si propone di fare, lungo il margine settentrionale dellabitato, una fondamenta si come | dessigna-
to e con i fanghi ricavati dallescavo della fondamenta si viene ad atterrar(cio interrare, NdR) tanto
quanto si vede | esser di colore verde. Dallesecuzione di tali lavori, che avrebbero comportato lescavo
del canale delle citate fondamenta qui chiamato con il nome di Canal novo, il Sabbadino si propone-
va di ottenere come risultato non secondario che Non satterrer pi a | torno Venetia, ma pi presto si
caver, et mantenerasi canali | a torno, a torno, e Venetia sar la pi bella, et pi commoda | Citt del Mondo
senza nessuno danno di quella. Dal Canal novo il Sabbadino fa originare in questo suo progetto una se-
rie di canali paralleli che sembrano costituire i fianchi di una serie di casse di colmata disposte in suc-
cessione lungo lasse E-W della zona N di Venezia. Elementi notevoli di questimmagine e raffrontabili

265
fig. 33. Struttura urbana di Venezia ed Equilum a confronto.
con corrispettivi elementi rilevabili nella foto 2005 03 159 reven modificata che viene qui accostata
sono costituiti dalla presenza di una roggia tripartita allingresso del centro insulare (evidenza n.1),
dalla presenza ai margini dei rispettivi abitati di una serie di appezzamenti subrettangolari isorientati
originati da attivit antropica di bonifica/colmata (evidenza n. 2, campi VII-XII), dalla presenza di un
canale rettilineo artificiale originato dal circuito idraulico perimetrale dellabitato e rivolto verso la zona
orientale di off-site (evidenza n. 3, campi XI-XVI), infine la presenza di un canale di collegamento tra-
sversale114 (scomenzera) che origina da quello della fondamenta e confluisce poi in un corso dacqua
maggiore rappresentato a Venezia dal Canal de Murano e a Jesolo dalla Cava Zuccarina (evidenza n. 4).
Lipotesi ricavata dal confronto tra le due immagini che anche a Jesolo, con modalit simili a quel-
le testimoniate per Venezia e con la costruzione di morfologie urbane analoghe, si fosse proceduto
allimbonimento di zone marginali dellabitato e ad una loro organica strutturazione per ampliare lo
spazio urbano a fini insediativi e/o produttivi, secondo le modalit del componere insulam, nonch ad
una contemporanea attivit di escavo di canali per favorire il ricambio idrico, la difesa della citt e la
viabilit acquea near- ed off-site.

Evidenza 1
L'anomalia (fig. 34) si presenta come figura lineare aperta costituita da due segmenti ortogonali che
paiono delimitare nettamente a SW e SE un anomalia rettangolare avente a N i contorni pi sfumati;
i due segmenti sembrano corrispondere a strutture arginali anche in riferimento alla presenza in as-
sociazione, poco a sud, di anomalie ad essi parallele ed alla presenza di una netta fascia di crop marks
positivi compresa fra le due serie di anomalie e probabilmente riconducibili alla presenza di un paleo-
alveo. Distinguibilit certa e visibilit nitida.

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Commento finale sul settore 2
In questo settore abbiamo riscontrato rade anomalie, appartenenti a poche tipologie morfologiche,
dotate di profilo talora nitidamente marcato, riconducibili alla presenza nel sottosuolo di ecofatti re-
lativi a paleoalvei e di manufatti per i quali sarebbe difficile, allo stato attuale della ricerca, unattribu-
zione tipologica precisa. Sulla base di quanto ricavato dallesame delle evidenze, dalla cartografia e
dalla letteratura su Equilum, sembra possibile ipotizzare che questo settore dellabitato sia stato solo
sporadicamente interessato dalla presenza di edilizia residenziale, probabilmente comunque in mate-
riali deperibili, mentre appare pi probabile che sia stato oggetto di una sistemazione che qui avrebbe
ricavato una serie di strutture produttive riconducibili a varie attivit tra quelle testimoniate negli spazi
lagunari altoadriatici nellantichit e nel medioevo116.

Caratteristiche del settore 3


Il settore 3, appartente allarea E, si trova nella parte sud-orientale del sito di Equilum; il settore, dalla
forma irregolare, risulta delimitato a N dal settore 8, a E dal settore 2, a S dal fossato perimetrale del
cimitero di Jesolo e ad W dai settori 4 e 5. La fisionomia del settore appare in parte determinata dalla
presenza di constraints recenti, purtuttavia il settore mantiene una sua peculiare omogeneit di forma
e di significato che lo differenziano rispetto ai settori limitrofi. Il settore pu essere compreso nella sua
quasi totalit nel perimetro della conurbazione equilense data anche la presenza di numerosi reperti
di superficie rinvenuti e catalogati dal dott. Gobbo che lo inseriscono a pieno titolo nel contesto del
sito vero e proprio, cio in-site.

Evidenze 1, 2, 3
Le anomalie (fig. 35) sono rappresentate da tre figure chiuse di forma rettangolare che sembrano
protendersi da SW verso NE lungo la zona prossimale dellabitato. Le anomalie appaiono svilupparsi
allinterno dei campi n. IX, X e XI. Il lato corto orientale delle anomalie appare sicuramente distinguibile
e dotato di visibilit nitida, mentre gli altri lati del contorno delle figure appaiono pi sfumati e dalla
leggibilit talvolta non immediata, quando non siano proprio obliterati da strutture recenti. Lanomalia
n. 2 appare con pi icastica evidenza rispetto alle n. 1 e 3, e mostra al proprio interno una rimarchevole
ripartizione in comparti rettangolari.
Descrizione: le anomalie si presentano come una serie coerente di tracce di crop marks negativi
isorientati in senso SW-NE
Interpretazione: tracce di origine antropica, probabilmente collegate ad opere di infrastrutturazione
spondale con arginatura117 della parte orientale dellabitato ed alla presenza di strutture produttive
e di stoccaggio di prodotti e merci.
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: coeve alle evidenze n. 1,2 e 3 del settore 2.
Commento: le tracce qui prese in oggetto sembrano confermare una vocazione alle attivit produt-
tive dellarea orientale del sito di Equilum, perlomeno in una certa fase dellesistenza dellabitato; ci
non esclude tuttavia la possibile presenza anche di strutture insediative che potrebbero essere state
fig. 35. a) particolare ingrandito della foto aerea nadirale n. 079 scattata il 27 agosto 2012 alle ore 12:26 da unal-
tezza di ca. 450 m, area E, settore 3, con indicazione e numerazione di alcune delle tracce telerilevate; b) la stessa
sottoposta a procedura di image enhancing, con negativo dellequalizzazione per esaltare i dettagli delle tracce;
c) la stessa sottoposta a procedura di image enhancing con negativo dellequalizzazione e inversione dei valori.

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269
costruite in materiali deperibili e/obliterate col tempo e con mutate condizioni ambientali da opere
recenziori cui rimanderebbero le evidenze qui descritte.
Confronti: evidenze n. 1,2 e 3 del settore 2.
Evidenze 4, 5
Le anomalie sono costituite da una coppia di segmenti paralleli che hanno origine nella parte meridio-
nale della canaletta i e che da l percorrono in senso NW-SE il campo X per poi piegare decisamente
verso E allaltezza della canaletta l e percorrere quindi il campo XI. In tale coppia di segmenti pare
innestarsi, allestremit meridionale del campo X riportata in alto a sinistra nella figura, una seconda
coppia di segmenti proveniente da SW. La distinguibilit delle anomalie certa, la loro visibilit
nitida. Risulta una manifesta associazione con il crop mark positivo presente allinterno del binario
formato dai due segmenti paralleli.
Descrizione: crop marks negativi.
Interpretazione: tracce relative a opere di arginatura e rinforzo spondale operate lungo un alveo di
canale il cui percorso doveva essere guidato, nel settore in oggetto, dalle opere di munitio riparum
cui si ipotizza rimandino le tracce suddette.
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: coeve alloggetto sepolto cui rimanda il crop mark positivo fra esse compreso, verosimil-
mente un paleoalveo di canale interno allabitato, e dunque coeve ad un periodo di attivit del
canale.
Commento: le evidenze rimandano alla realt di Equilum quale centro urbano dotato di uneffica-
ce e complessa infrastrutturazione per ottimizzare la gestione, il controllo e lo sfruttamento delle
vie dacqua interne allabitato. La marcata evidenza delle tracce in oggetto sembra rimandare ad
unattivit di arginatura di un certo impegno e che doveva richiedere spese non indifferenti, quindi
cronologicamente collocabile in uno dei momenti di massima floridezza di Equilum.
Confronti: evidenze consimili appaiono presenti, oltre che nel settore 2, anche allinterno dellarea
NW dellabitato lungo parte dei percorsi delle tracce identificate come relative a paleoalvei.

Commento finale sul settore 3


In questo settore abbiamo riscontrato poche ma significative anomalie, riconducibili a manufatti e ad
ecofatti da essi morfologicamente condizionati. Sembra possibile ipotizzare, anche sulla base della
ricognizione di superficie di cui alla fig. 29, che questo settore dellabitato sia stato interessato nella sua
parte meridionale dalla presenza di edilizia residenziale, ed oggetto invece nella sua parte settentrio-
nale di una sistemazione che anche qui avrebbe ricavato una serie di strutture produttive analoghe a
quelle la cui presenza stata ipotizzata nel settore 2.

Caratteristiche del settore 4


Il settore 4, coincidente con larea SW, si trova nella parte sud-occidentale del sito di Equilum; il settore,
dalla forma irregolare, risulta delimitato a N dal settore 5, a E dal settore 3, a S dal fossato perimetrale
del cimitero di Jesolo e dal terreno di uninfrastruttura sportiva, a W da via delle Antiche Mura. Anche
la fisionomia di questo settore appare in parte determinata dalla presenza di constraints recenti (cfr.
in proposito allinterno di questarticolo la voce Caratteristiche dellarea SW), tuttavia esso mantiene
un proprio nucleo centrale ad alta densit di evidenze (cfr. fig. 29) anche molto significative. Esso fa
pienamente parte dellarea urbana ed probabilmente una delle sue zone di pi antico insediamento,

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poich occupa la parte meridionale della fascia dossiva rilevata (cfr. fig. 49, img. 2) su cui dovettero
stanziarsi i primi abitatori di questi luoghi e da cui ebbe sviluppo il successivo insediamento di Equilum.

Evidenze 1, 2, 3, 8, 9, 10, 11, 12, 13


Le anomalie sono rappresentate da evidenze lineari (fig. 36) che appaiono percorrere il settore 4 da W
a E, attraverso i campi XXII-XXVI, incardinandosi sullevidenza n. 12; essa, sviluppandosi lungo tutto il
campo XXIII, lo attraversa da S a N; le succitate evidenze si appoggiano ad E sul percorso dellevidenza
n. 13, gemella della n. 12 ed articolantesi lungo il campo XXII. Le evidenze n. 1, 2 e 3 provenienti da E
e generate dallevidenza n. 13, appaiono lievemente sfalsate rispetto alle corrispettive e quasi simme-
triche evidenze n. 9, 10 e 11 provenienti da W. Levidenza n. 8 invece, in apparenza interrotta allaltezza
del campo XXIV da una cesura rappresentata dal percorso dellevidenza n. 7, appare nella successiva
fig. 37a proseguire quasi impercettibilmente verso E fino a congiungersi con la traccia che ne rappre-
senta la naturale continuazione e che, qui visibile nella parte sinistra della fotografia, non ha perci
ricevuto un'attribuzione di numero. Le tracce appaiono generalmente ben distinguibili e dotate di
nitida visibilit. Sembrano composte in un disegno organico e coerente, e perci interpretabili come
poste in associazione reciproca.
Descrizione: le anomalie si presentano come una serie coerente di tracce di crop marks negativi
Interpretazione: tracce di origine antropica, probabilmente collegate ad opere di infrastrutturazione
viaria della parte meridionale dellabitato.
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: coeve fra di loro; levidenza 8 risulta essere precedente alla n. 7 (v. infra) che appare averla
intersecata e parzialmente obliterata. Probabile rapporto di contemporaneit, almeno parziale, an-
che con le evidenze n. 4, 5 e 6.
Commento: le tracce qui prese in esame sembrano disegnare un quadro di area urbana organizza-
ta in modo coerente e razionale lungo lasse viario principale che percorre il settore in senso S-N,
seguendo l'asse mediano del paleodosso su cui sorta Equilum lungo un percorso che anche
quello di maggior rilievo altimetrico del sito; da tale asse viario appaiono dipartirsi, quasi a pettine,
delle calli strette parallele, richiamando una sistemazione viaria che per suggestione si potrebbe
accostare a quella che caratterizza gran parte dellabitato di Chioggia. Lungo la parte orientale del
settore, verso cui il dosso gradualmente declina, troviamo levidenza n. 13, orientata in senso N-S e
di tipo cromaticamente composito, in quanto presenta impostata sulla base di un crop mark positivo
unanomalia lineare pi angusta, prodotta da un crop mark negativo, che farebbe pensare allim-
bonimento di un canale cittadino ed alla successiva sovrapposizione ad esso di uninfrastruttura di
passaggio.
Confronti: evidenze consimili presenti nellarea NW dellabitato.

Evidenze 4, 5, 6
Lettura: anomalie rappresentate da evidenze che si manifestano quali figure geometriche chiuse, di
forma rispettivamente quadrata (evidenza n. 4), subcircolare (evidenza n. 5) e rettangolare (evidenza n.
6). Tali anomalie appaiono articolarsi da S a N lungo il lato destro dellevidenza n. 12 ed a poca distanza
da essa, quasi a scandirne il tracciato. Le evidenze appaiono ben distinguibili, dotate di nitida visibilit
e distribuite organicamente nel tessuto delle evidenze rilevate in questo settore, e perci interpretabili
come poste in associazione reciproca tra di esse e con le altre tracce qui presenti.

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fig. 36. a) foto aerea obliqua n. 190 del 22 agosto 2012, modificata, scattata alle ore 11:53 con orientamento
E-W, da ca. 150 m di quota, area SW, settore 4, con indicazione e numerazione di alcune delle tracce telerilevate;
b) la stessa sottoposta a procedura di image enhancing con negativo dellequalizzazione; c) la stessa sottoposta
a procedura di image enhancing con negativo dellequalizzazione e inversione dei valori.
Descrizione: lanomalia n. 4 data da un crop mark negativo quadrato al cui interno si trova invece
un crop mark positivo perfettamente circolare. Lanomalia n. 5 data da un parch mark al cui interno
si invece sviluppata una sparuta macchia di vegetazione a produrre un crop mark.
Interpretazione: tracce di origine antropica
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: in rapporto di sincronia perlomeno parziale con le altre evidenze del settore
Commento: tali evidenze, pur per il momento non rapportabili con sicurezza ad alcun manufatto
specifico, potrebbero rimandare ad oggetti archeologici quali torri, torri-cisterna, campanili (cfr. CA-
NAL 2013, p. 277), pozzi (evidenze n. 4 e 5), e ad una corte o allo spazio di un opificio (evidenza n. 6).
Confronti: anomalie n. 1, 6 e 7 del settore 1.

Evidenze 1, 2, 3, 4, 5 della fig. 37c


Le anomalie (fig. 37a, b, c) con morfologie differenti, di cui tre a forma aperta (n. 1,2,5, lineari) e due
a forma chiusa (n. 3 e 4, rispettivamente quadrata e subrettangolare) si trovano nella parte meri-
dionale dei campi XXIII e XXIV. Delle anomalie n. 1, 2 e 3 si gi in precedenza parlato in quanto esse
corrispondono alle anomalie n. 12, 4 e 7 della fig. 36a. Lanomalia n. 4 appare riconoscibile nel suo
contorno seppur con distinguibilit probabile e visibilit sfumata; vi si trova inclusa una pi piccola
anomalia rettangolare, dotata di buona distinguibilit e visibilit, approssimativamente isorientata alla
prima ed il cui elemento generatore si trova in probabile rapporto di sincronia perlomeno parziale con
lelemento generatore dellanomalia che la contiene.
Lanomalia n. 5 che in qualche modo appare includere la n. 4, appare ben distinguibile da foto aerea e
si caratterizza per una sua disposizione non omogenea rispetto al quadro delle altre evidenze lineari
del settore 4. Essa probabilmente successiva ad esse, in quanto appare intaccarne una (la n. 8 della
fig. 36a) ed obliterarne un tratto.
Descrizione: anomalie prodotte da crop marks negativi ed interpretabili come prodotte da oggetti
archeologici di origine antropica sepolti, con cronologia assoluta anteriore al XVI sec. e relativa che
le vede in rapporti di sincronia parziale.
Commento: le tracce qui prese in oggetto, in particolar modo la n. 4 e la n. 5, mostrano una situa-
zione abbastanza peculiare dal punto di vista infrastrutturale, poich saremmo di fronte alla prova
dellobliterazione di una parte di un percorso viario interno allabitato a causa di unaltra probabile e
pi recente infrastruttura viaria che articola il proprio percorso in modo disomogeneo rispetto alle
altre del settore e sembra voler racchiudere in s la composita evidenza n. 4, quasi a dotarla di una
struttura di protezione. A questo punto si potrebbe pensare che alcune delle evidenze interpretate
come tracce infrastrutture viarie potrebbero essere invece pertinenti ad opere in muratura.
Limmagine di fig. 37d tratta dal recente libro di Ernesto Tito Canal Archeologia della laguna di
Venezia (v. bibliografia), e si imposta allattenzione dello scrivente in quanto mostra le strutture di
fondazione di una torre o campanile quadrangolare di forma pressoch analoga a quella dellevi-
denza n. 3, che quindi potrebbe essere prodotta da un manufatto sepolto simile a quello rilevato
dal Canal.

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fig. 37. a) foto aerea nadirale n. 162 del 22 agosto 2012, scattata alle ore 11:52 da ca. 150 m di quota, area SW,
settore 4; b) la stessa sottoposta a procedura di image enhancing con negativo dellequalizzazione; c) la stessa
con evidenziazione e numerazione di alcune delle tracce telerilevate.

fig. 37d. Immagine (modificata) da CANAL 2013, p. 277. Particolare delle fondazioni del campanile del monastero
nellisola della Madonna del monte. Riferimento per analogia allevidenza n. 3 della fig. 37c.
Commento finale sul settore 4
Settore denso di anomalie, appartenenti a diverse tipologie, generalmente disposte in un disegno
coerente e coeso, ma dalle identit non sempre facilmente identificabili od anche solo ipotizzabili. Si
tratta sicuramente di uno dei settori di Equilum pi a lungo insediati, come risulta anche dalle immagi-
ni nella fig. 49, ed in un pi lungo arco di tempo possono essersi verificati pi facilmente cambiamenti
nellimpianto urbanistico locale che possono aver lasciato testimonianza di s in alcune discontinuit
delle tracce ed in evidenze che appaiono tagliarne o coprirne altre.

Caratteristiche e commento del settore 5:


il settore 5, coincidente con larea centrale, si trova nella parte centro-occidentale del sito di Equilum.
Il settore, di forma irregolare, stato perimetrato sulla base dellattuale estensione delle zone recintate
che circondano sia i ruderi dellantica cattedrale sia alcune zone limitrofe adibite a vari usi (cfr. in que-

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fig. 38. Foto aerea obliqua n. 032 del 27 agosto 2012, scattata alle ore 12:20 da SW a NE da ca. 550 m di quota;
fig. 39. Foto aerea obliqua n. 180 del 22 agosto 2012, scattata alle ore 11:53 da N a S da ca. 100 m di quota. Com-
paiono i resti della cattedrale di S. Maria.

276
sto articolo la voce Caratteristiche dellarea centrale). Esso risulta confinare a S con il settore 4, a E con
il settore 3, a N con i settori 6 e 8, a W con via delle Antiche Mura. Appare costituire la parte pi presti-
giosa dellinsediamento antico in quanto in esso si trovano i ruderi dellantica cattedrale di S. Maria di
Equilo118 e sotto di essa i resti di almeno due chiese che lhanno preceduta. Localizzabili nelle vicinanze
sono inoltre, secondo il Dorigo119, i resti del battistero di S. Giovanni e forse anche quelli della chiesa di
S. Tommaso. Linsediamento in questo settore appare essersi sviluppato fin da et romana, secondo i
dati da scavo stratigrafico riportati in CROCE DA VILLA 2006.
La fig. 38 mostra lintero sito di Equilum con larea della cattedrale al centro della foto; la fig. 39 riprende
i resti della cattedrale medievale di Equilum, con a destra la base del campanile, al centro i resti delle
mura perimetrali della cattedrale ed a sinistra il bunker tedesco costruito nella zona absidale dell'edi-
ficio sacro durante la II G.M.

Caratteristiche e commento del settore 6:


Il settore 6, appartenente allarea NW, si trova nella parte centro-occidentale del sito di Equilum; il set-
tore, dalla forma irregolare, risulta delimitato a N dai settori 7 e 8, a E e a S dal settore 5, a W da un tratto
di via delle Antiche Mura. Il confine settentrionale del settore segue in parte la traccia dei paleoalvei n.
3 e 9 (cfr. fig. 48), mentre negli altri punti la delimitazione determinata da elementi di origine antro-
pica recente (strada e recinzioni). La posizione lungo lasse di maggior rilievo morfologico del dosso
fluviale su cui si impost labitato di Equilum, la vicinanza alla cattedrale, la frequenza e la variet di
ritrovamenti di superficie testimoniati per questo settore in GOBBO 2005 ne fanno una zona di grande
interesse per lo studio dellantica Equilum.
Attraverso diverse procedure di image enhancing si sono ricavate dal fotogramma di base altre im-
magini (figg. 40a, b, c, d, e) che enfatizzano alcuni particolari delle tracce comparse.

fig. 40a. Particolare ingrandito della foto aerea obliqua n. 036, scattata il 22 agosto 2012 alle ore 11:40, da SW a
NE, da unaltezza di ca. 250 m.
fig. 40b. Corrisponde alla fig. 40a, sottoposta a procedura di image enhancing con equalizzazione.

277
fig. 40c. Ottenuta sottoponendo la fig. 40a a procedura di image enhancing con negativo dellequalizzazione.
fig. 40d. La stessa sottoposta a procedura di image enhancing con negativo dellequalizzazione e inversione
dei valori.
fig. 40e. Ripropone la fig. 40a con evidenziazione e numerazione delle tracce rilevate.

278
Evidenza 1
Le anomalie sono rappresentate da due evidenze lineari parallele che hanno origine nel settore 5 e
percorrono il settore 6 da S a N attraversando i campi IV, V e VI, e da due segmenti ad esse perpen-
dicolari che le collegano; la loro distinguibilit certa, la visibilit nitida, appaiono collegarsi a N con
le evidenze P7 e P8, e sembrano condizionate nellorientamento del loro percorso da un elemento
dellantica idrografia interna del sito che si trova ad E di esse e corrisponde al canale n. 8 della fig. 48.
Appaiono poste in associazione reciproca.
Descrizione: le anomalie si presentano come una serie coerente di tracce di crop marks negativi
Interpretazione: tracce di origine antropica, probabilmente collegate ad opere di infrastrutturazione
viaria della parte settentrionale dellabitato ed in probabile continuit con alcune evidenze consimili
di quella meridionale.
Cronologia:
- assoluta: ante XVI sec.;
- relativa: coeve fra di loro ed in rapporto di sincronia perlomeno parziale con le evidenze analoghe
di questo e degli altri settori, nonch con le evidenze P7 e P8 e con una fase di attivit dei canali
corrispondenti ai paleoalvei n. 8 e 9.
Commento: le tracce qui prese in esame sembrano far parte di una trama viaria il cui asse principale
percorrerebbe il settore in senso S-N, in continuit con quanto rilevato nel settore 4, lungo l'asse
mediano del paleodosso su cui sorta Equilum e nella zona in cui esso raggiunge le sue maggiori
quote altimetriche; da tale asse viario appaiono dipartirsi, quasi a pettine, delle calli strette paral-
lele, richiamando una sistemazione viaria che per suggestione si potrebbe accostare a quella che
caratterizza gran parte dellabitato di Chioggia. Lungo la parte orientale del settore, verso cui il dosso
gradualmente declina, troviamo levidenza n. 13, orientata in senso N-S e di tipo cromaticamente
composito, in quanto presenta, impostata sulla base di un crop mark positivo unanomalia lineare
pi angusta, prodotta da un crop mark negativo, che farebbe pensare allimbonimento di un canale
cittadino ed alla successiva sovrapposizione ad esso di uninfrastruttura di passaggio.
Confronti: evidenze consimili presenti nelle aree NW e SW.

Evidenza 2
Le anomalie sono rappresentate da due elementi rettilinei divergenti che hanno origine presso il ver-
tice sud occidentale del campo IV ed attraversano il settore in senso W-E per buona parte della sua
estensione. Presentano discreta visibilit e distinguibilit e forse sono in associazione reciproca.
Descrizione: crop marks positivi.
Interpretazione: evidenze relative ad opere della fase di post-abbandono del sito e frutto di siste-
mazioni infrastrutturali dello stesso, forse a fini civili (come la costruzione di capezzagne o la posa di
tubature) o meno probabilmente (durante il primo o secondo conflitto mondiale) di difesa militare.
Cronologia:
- assoluta: post XVI sec.;
- relativa: reciprocamente coeve.
Commento: le anomalie qui descritte rappresentano uno dei pochi casi di evidenze di interventi
pesanti eseguiti sul sito durante la fase di post-abbandono.
Confronti: con unanomalia lineare da crop mark positivo corrispondente ad unevidenza non nu-
merata ma ben visibile in fig. 43c e che attraversa il settore 8 da NW a SE e l interseca levidenza 5 e
parte della 4.

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Evidenza 3
L'anomalia rappresentata da una figura subrettangolare oblunga dalle dimensioni approssimative
di m 60x15, orientata in senso N-S e con lato corto settentrionale convesso. La distinguibilit dellano-
malia certa, la sua visibilit nitida. Risulta in associazione con lanomalia n. 4, che pare costituirne
un constraint. Lanomalia prodotta da un crop mark negativo ma appare ripartita al proprio interno in
settori di forma approssimativamente quadrata i cui lati sono prodotti da sottili segmenti di crop marks
positivi. La sua vicinanza allarea della cattedrale, se vi fosse un rapporto di sincronia anche parziale
tra questultima e levidenza in oggetto, potrebbe farla identificare come la traccia di una struttura
di carattere religioso pertinente al complesso episcopale. Tuttavia la nascita della sede episcopale
equilense viene fatta risalire al IX secolo. Se la traccia si riferisse a una struttura di epoca precedente,
se ne potrebbero ipotizzare altre attribuzioni, quale quella ad una struttura esistente gi a partire dal
periodo tardo-antico, forse un deposito di stoccaggio e smistamento merci di una villa marittima120
esistente in loco e simile a quello testimoniato in CANAL 2013 per la villa romana di S. Lorenzo di Am-
miana (v.fig. 41). Successivamente, anche in conseguenza dellinterrimento del rivo prospiciente, la
struttura avrebbe potuto cambiare destinazione duso ed essere in tutto o in parte riattata ed utilizzata
per funzioni diverse da quella originale. La causa della notevole icasticit dellanomalia n.3 potrebbe
essere ricondotta alluso di materiali petrinei o laterizi per le sostruzioni del manufatto che lavrebbe
generata.

Evidenza 4
L'anomalia prodotta da crop marks positivi che coprono larea occidentale del settore percorrendola
in senso N-S. I crop marks rivelano un elemento dellantica idrografia equilense riconducibile allampio
letto di un canale, che sulla scorta di alcuni sottili crop marks negativi rilevati allinterno dellanomalia
stessa appare aver subito nel tempo un processo di progressivo interrimento da E verso W e quindi
di restringimento del proprio alveo, che raggiungeva probabilmente la propria massima ampiezza
quando venne realizzato loggetto archeologico corrispondente allevidenza n. 3.

Evidenza 5
Lanomalia n. 5 sembrerebbe richiamare la presenza di unisola fluviale nellansa del paleoalveo 3, pres-
so il punto in cui appaiono innestarvisi i paleoalvei 4 e 9.
La figura 41 rappresenta la rico-
struzione ipotetica di un proba-
bile edificio coperto utilizzato
per attivit di carico/scarico e
stoccaggio merci presso una
struttura di approdo di cui si sono
rinvenuti i resti nel comprensorio
ammianense in laguna nord. Tali
strutture sono probabilmente in
rapporto con i vicini resti di una
villa di epoca romana.
fig. 41. Da CANAL 2013, p. 411, sito
146, palude di S. Lorenzo, modifi-
cata.

280
Caratteristiche e commento del settore 7
Il settore 7 (fig. 42a, b, c, d), appartenente allarea NW, si trova nella parte nord-occidentale del sito di
Equilum, ha forma approssimativamente trapezoidale e risulta delimitato a E dal settore 8, a S dal setto-
re 6, a W e a N da un tratto di via delle Antiche Mura. Il margine orientale del settore segue la traccia del
paleoalveo 3 ed il margine meridionale quello del paleoalveo 9. Anche questo settore si trova lungo la
fascia di maggior rilievo altimetrico del sito equilense.

fig. 42a. Particolare ingrandito della foto aerea obliqua n. 265 scattata il 22 agosto 2012 alle ore 12:00 da una
quota ca 200 m, obliqua da SE a NW, area NW, settore 7.
fig. 42b. La fig. 42a sottoposta a procedura di image enhancing con equalizzazione.

281
fig. 42c. La fig. 42a sottoposta a procedura di image enhancing con ampliamento del contrasto e negativo
dellequalizzazione.
fig. 42d. La fig. 42a con evidenziazione e numerazione delle tracce notevoli.

Il settore 7 presenta diverse tipologie di evidenze le pi icastiche delle quali, tutte di presumibile origi-
ne antropica, sono state enfatizzate con elaborazione grafica e riportate nella fig. 42d. Ad una trama di
evidenze lineari approssimativamente isorientate e caratterizzate da una marcata simmetria composi-
tiva, forse riferibili al fitto sistema viario del settore121, si collega la singolare evidenza near site n. 5, che
sembra costituire lestremit orientale di tale sistema. Le evidenze n. 1, 4 e 8, dalla forma subcircolare e
prodotte da crop marks negativi richiamano analoghe evidenze presenti nei settori 1, 4 e 8, e cos pure

282
le evidenze di parch marks n. 2 e 7, rispettivamente rettangolare e quadrata a. Le evidenze 3, 6 e 9 ap-
paiono dotate di loro pi specifiche fisionomie, ma mentre la 6 e la 9 appaiono organicamente inserite
nel contesto della trama viaria del sito ed isorientate ad essa, la n. 3 appare di difficile collegamento
a quelle circonvicine, e potrebbe far ipotizzare unorigine recenziore del manufatto che lha prodotta
se non fosse che dallimmagine non si ricava alcun rapporto di sovrapposizione o di sviluppo laterale
coerente tra questa evidenza e quelle prossimali. La cronologia dei manufatti che avrebbero prodotto
le altre evidenze presumibilmente ante XVI sec.

Caratteristiche e commento del settore 8:


Il settore 8 (fig. 43a, b, c) appartenente allarea NW, si trova nella parte settentrionale del sito di Equilum,
ha forma irregolare e risulta delimitato a E dal settore 2, a S dal settore 6, a W dal settore 7 e da un
tratto di via delle Antiche Mura e a N dal settore 1. Il margine meridionale del settore segue la traccia

fig. 43 a. Particolare ingrandito della foto aerea obliqua n. 039 scattata il 22 agosto 2012 alle ore 11:40 da S a N da
una quota ca 250 m, area NW, settore 8.
fig. 43b. La fig. 43a con evidenziazione delle tracce notevoli.

283
fig. 43c. La fig. 43a con evidenziazione e numerazione delle tracce notevoli.

del paleoalveo 3, il margine settentrionale quella del paleoalveo 2, mentre quello orientale segue la
traccia dellipotizzato canale perimetrale interno E. In questo settore si ha da S verso N una graduale
discesa delle quote altimetriche del sito.
Evidenze 1-12
Il settore 8 presenta diverse tipologie di evidenze, nella gran parte cronologicamente riconducibili ad
un periodo ante XVI sec. e tutte di presumibile origine antropica, le pi icastiche delle quali sono state
enfatizzate con elaborazione grafica e riportate nella fig. 43b. Si pu notare una fitta trama di evidenze
lineari approssimativamente isorientate e caratterizzate da una marcata simmetria compositiva e da
una significativa convergenza nei loro assi principali verso levidenza n. 4, vero punto focale del settore
e sorta di umbilicus urbis, forse costituito da un campo con cisterna alla veneziana; cfr. fig. 46, in cui
si nota lanomalia ripresa da terra, che si presenta nella forma di un quadrato regolare con un esiguo
spazio di vegetazione residuale al centro geometrico della figura. Cfr. anche fig. 47, immagine in cui
disegnata la struttura di una cisterna con pozzo alla veneziana. Si pu ipotizzare che le strutture di un
manufatto analogo abbiano originato la traccia n. 4 della fig. 43c.
Il settore appare quale punto nodale della viabilit equilense anche per la presenza di numerose trac-
ce riconducibili a elementi infrastrutturali di attraversamento (evidenze P1, P2, P3, P4, P5) che lo pon-
gono in connessione con i settori limitrofi.
Levidenza 1 appare avere significative corrispondenze formali con la n. 3 del settore 6, ed appare con-
tigua ad evidenze minori ma nitide presentate nel dettaglio della successiva fig. 45, in cui sono state
enfatizzate in falsi colori delle particolari evidenze a forma di poligono irregolare.
Le evidenze 11 e 12 rimandano ad icastici crop marks positivi che paiono ricalcare il percorso di antichi
canali, le n. 2,3, 5 ed 8 rimandano a forme gi notate e descritte nei settori precedentemente esamina-
ti, la n. 6 ad una serie di forme circolari incoerenti con il tessuto circostante e di dubbia interpretazione
e cronologia, la n. 7 corrisponde alla macchia di vegetazione ruderale del monastero di S. Mauro.
Presso di essa recentemente comparso in superficie, in seguito a lavori di aratura, un reperto lapideo
(fig. 44). Il reperto sembrerebbe essere un cuscino dimposta delle arcate di un ponte. Per una sua pi

284
Un cuscino dimposta delle arcate di un ponte presso
un paleoalveo dellantica Equilum.
Lo scrivente, in occasione di una verifica autoptica al suo-
lo della morfologia delle evidenze telerilevate nellAgosto
del 2012, ha notato la presenza di un singolare manufatto
lapideo (fig. 44) giacente presso il limite meridionale del
boschetto di S. Mauro in localit Le Mura a Jesolo Paese
(VE). Si tratta un manufatto in pietra interpretabile come
cuscino dimposta delle arcate di un ponte.
In epoca romana e medievale i ponti potevano essere pe-
trinei, in laterizi, in legno o a tecnica mista.
Il manufatto ricavato da un blocco prismatico di calca-
re, forse pietra dIstria, con sezione verticale ad esagono
irregolare largo fino a cm 44 su cui dovevano essere im-
postate due arcate contigue aventi archi di testata alti fig. 44.
rispettivamente cm 20 e cm 16. probabile poi che le ar-
cate fossero a sesto molto ribassato, come appare testimoniato dallinclinazione di rispettivamente ca. 40 e 50 gradi
mostrata dai due piani dimposta degli archi del grande blocco prismatico, che potrebbero fare riferimento forse
allarcata centrale (con luce pi lunga) e ad una laterale (con luce pi breve) in un presumibile ponte a tre arcate.
La parte frontale presenta centralmente una prominenza rettangolare larga uniformemente cm 18 (corrisponden-
do in ci alla larghezza del pennacchio), alta cm 30 e spessa cm 2 che la percorre dallalto al basso e interpretabile
come rostro di protezione oppure anche, data la presenza in sede di pennacchio di un foro dinvito per linnesto di
una grappa, come elemento di immorsatura atto ad accogliere una cavit analoga ricavata nel corpo del peduccio
contiguo. Essa sporgente di ca. 2 cm rispetto al resto della fronte.
Il retro si presenta grossolanamente sbozzato, forse rimaneggiato, e privo di elementi notevoli.
La base presenta al centro un foro dinvito per il perno in ferro che innestava il cuscino dimposta sulla pila di soste-
gno e che veniva poi saldato con piombo. Il foro della base appare perfettamente centrale rispetto alla geometria
della stessa.
Nella parte superiore del cuscino dimposta si trova un foro con incavo marginale per lalloggiamento di una grappa
di ferro saldata con piombo, di cui per non rimasta traccia.
Lungo il fianco sinistro del manufatto si sviluppa unampia modanatura. Essa serviva per lincastro del pulvinum in un
altro modulo della struttura, immorsandolo saldamente ed evitando in tal modo ogni volta in cui fosse stato pos-
sibile luso di grappe di ferro per lancoraggio dei cunei, in un ambiente estremamente umido e quindi favorevole
allo sviluppo della ruggine.
Il luogo di ritrovamento del reperto con buona sicurezza diverso da quello della sua posizione originaria; la sua
collocazione attuale appare la risultante di pi variabili (traslazioni da escavo di canalette o da aratura, prelievo
antropico e ridislocazione del reperto in luogo vicino e non interessato dai lavori di aratura) e ci rende difficile
stabilire criticamente quale sia stato il suo luogo di deposizione, o addirittura di messa in opera, originario. Tuttavia,
anche se loggetto si trovava palesemente in luogo di deposizione secondaria, e nonostante non si possa escludere
a priori che si tratti di un manufatto di reimpiego destinato ad altro utilizzo, esso non lontano dallipotizzata ubica-
zione di un presunto artefatto di attraversamento la cui traccia appare riconoscibile da foto aerea (fig. 43c, settore
8, evidenza P5) ed inoltre allinterno di un contesto che le fonti documentarie stesse ci dicono interessato dalla
presenza di vie dacqua.
Il manufatto in questione sembra quindi costituire un ulteriore indizio della presenza a Equilum di infrastrutture di
attraversamento. Le evidenze da telerilevamento presentate in questo articolo come riconducibili ad artefatti di
attraversamento si presentano in nitida e coerente continuit con la gran parte delle limitrofe evidenze riconducibili
ad infrastrutture di passaggio e rappresentano pertanto degli elementi significativi ed importanti allinterno della
trama di tracce presenti alle Antiche Mura.

285
fig. 45. Particolare ingrandito e modificato della foto aerea obliqua n. 271 del 22 agosto 2012, scattata alle ore
12:00 da ca. 250 m di quota, da NE a SW, area NW, settore 8.
fig. 46. Foto da terra del 22 agosto 2012, scattata alle ore 16:52 da N a S, area NW, settore 8.

286
fig. 47. Struttura di una cisterna alla veneziana. Da GIANIGHIAN-PAVANINI-DEL PEDROS 2010 (modificata).

dettagliata descrizione, si veda la sche- fig. 48. Ipotesi ricostruttiva della rete di canali ad Equilum.
da presente in questarticolo.
Sulla base delle immagini degli otto
settori ed in conseguenza delle in-
formazioni ricavate da esse e dal sur-
vey del dott. Gobbo, si propone nella
fig. 48 un primo abbozzo di ipotesi
ricostruttiva della trama dei canali di
Equilum come ricavata da aerofotoin-
terpretazione. Il disegno schematico
intende favorire la lettura degli aspet-
ti essenziali dellidrografia equilense
antica, particolarmente numerosi. Si
creduto di riconoscere i percorsi di 5
canali perimetrali e di 9 canali interni.
Si impone nella parte superiore della
figura una roggia, con probabile fun-
zione di canale alimentatore, da cui si
diparte a ventaglio una serie di canali
minori che si innestano nellabitato da
NW a SE. Il paleoalveo pi settentrio-
nale del circuito delle Antiche Mura
stato denominato Perimetrale N; e a
sud di esso si trovano in successione i

287
1 2

3 4

288
fig. 49. Altimetria del sito ed evoluzione dellinsediamento dallet romana allet moderna.
5 6

7 8

289
fig. 50. Foto aerea obliqua. scattata in data 22/08/2012 alle h. 11: 59, ripresa da S a N da unaltitudine di ca. 300 m.
Corrisponde alla foto n. 259 del 22/08/2012.
paleoalvei n. 1,2 e 3, dallandatura quasi simmetrica. Il loro percorso si innesta ad E in quello del Peri-
metrale interno E, per poi confluire in quello che stato chiamato PS1 (paleoalveo di scarico 1). Altri
paleoalvei sono i nn. 4-7, le cui acque appaiono convogliate verso PS2, e i nn. 8-9, che appaiono im-
mettersi rispettivamente nei Perimetrali S e W per poi incanalarsi in PS3. Lipotesi ovviamente prov-
visoria e perfettibile, ma licastica evidenza degli elementi paleoidrografici riconosciuti da aerofotoin-
terpretazione e qui riportati contribuisce a fare di questa proposta ricostruttiva quella al momento pi
completa e unitaria. Si propone inoltre nella fig. 49 una serie di 8 immagini numerate progressivamen-
te da sinistra a destra, dallalto al basso, che indicano rispettivamente: img. 1. Unipotesi ricostruttiva
minimalista del tessuto urbanistico dellabitato sulla base delle evidenze da foto aerea. Img. 2 Eidotipo
della conformazione altimetrica del sito con isoipse di 0,5 m Img. 3 Il set dei ritrovamenti di superficie
di Vincenzo Gobbo con allinterno i clusters e gli embedded clusters corrispondenti alle aree di maggior
frequenza di ritrovamenti di superficie. Img. 4 Lipotizzata estensione dellinsediamento in et romana.
Img. 5 Lipotizzata estensione dellinsediamento in et altomedievale. Img. 6 Lipotizzata estensione
dellinsediamento nei secoli centrali del Medioevo. Img. 7 Lipotizzata estensione dellinsediamento in
et basso medievale. Img. 8 Lipotizzata estensione delle aree soggette a rada occupazione ed a colti-
vazione tra il XV ed il XVI secolo.
Per quanto riguarda lo sviluppo dellabitato, sarebbe suggestivo pensare che ad una prima opera di
urbanizzazione di et romana verosimilmente sviluppatasi prevalentemente lungo la parte occidenta-
le dellabitato, cio quella altimetricamente pi rilevata, con la maggior frequenza di reperti di et ro-

290
fig. 51. Ipotesi ricostruttiva di Equilum circondata dalle lagune, su base foto n. 259 (modificata).
mana ed in cui appaiono assai nitide le tracce da telerilevamento relative a una probabile trama viaria
regolarmente organizzata, si sia nel tempo accompagnato lo sviluppo delle aree centrale ed orientale
dellinsediamento, con nuove soluzioni architettoniche ed infrastrutturali in risposta a nuove esigenze
storiche ma sempre nel rispetto dellimpronta del nucleo insediativo pi antico e nel costante dialogo
con esso. In conclusione si propone un confronto tra la situazione attuale dellarea delle Antiche Mura
e quella che doveva essere nel Medioevo la configurazione di Equilum. Nella fig. 50 vengono mostrate
le Antiche Mura in una giornata in cui la combinazione di vari fattori ha reso possibile la comparsa e la
ripresa con icastica evidenza di tracce archeologiche relative allantico abitato di Equilum.
Nella fig. 51 si utilizzata limmagine precedente modificandola per ipotizzare una ricostruzione della-
spetto di Equilum al tempo in cui essa era una conurbazione di piccole isole contigue circondata da
lagune, attraversata da canali e rivi interni e percorsa da unestesa e fitta rete viaria.

291
5Osservazioni conclusive sulle nuove evi- zione nelle fonti medievali di un castellum
denze da telerilevamento equilense, sede di un potere incastellato
fra le acque;
Losservazione sul campo e lanalisi del- e) la presenza nellarea NW di almeno tre
la documentazione aerofotografica hanno tracce riconducibili ad infrastrutture di
portato lo scrivente a riconoscere e a evi- attraversamento (ponti) che risultano niti-
denziare nuovi elementi geomorfologici del damente evidenziate da crop marks di un
paesaggio antico e soprattutto nuove tracce colore molto pi chiaro rispetto al colore
di strutture di origine antropica. Tra di esse, intenso che caratterizza la vegetazione dei
per quanto riguarda linsediamento di Equi- paleoalvei che attraversano (fig. 43c, evi-
lum, localizzato con consenso pressoch denze n. P2, P4, P5);
unanime nellarea di Jesolo Paese chiamata f ) la presenza nei settori n. 6, 7 e 8 di unar-
Antiche Mura, per la prima volta sembrano ticolata trama viaria data da due serie di
definirsi con evidenza straordinariamente lineazioni isorientate e tra di loro perpen-
iconica su base teleosservativa i tratti salienti dicolari, con i due assi viari principali che
della struttura urbana, quali: convergono verso il punto indicato in fig.
a) i limiti perimetrali della citt, definiti da 43c con il n. 4 che viene cos a costituire
fossati esterni in collegamento con canali come una sorta di umbilicus urbis;
interni e in alcuni tratti - dal probabile g)  una tipologia di tracce teleosservative
circuito delle mura; molto nitide ed omogeneamente orien-
b) il percorso di vie dacqua interne allabita- tate nel settore meridionale dellabitato, in
to antico bene evidenziate da paleoalvei parziale corrispondenza con i ritrovamenti
segnalati da crop marks positivi che nelle di superficie del dott. Gobbo da lui attri-
fotografie aeree dellAgosto 2012 hanno buiti al ciclo del Bronzo-Ferro ed in totale
permesso una definizione ed una chiarez- corrispondenza con quelli attribuiti alle
za dei dettagli mai ottenuta in precedenza et successive (figg. 36a,b,c) ;
sullestensione e sul percorso di tali canali h)  una tipologia di tracce teleosservative
(fig. 48); molto nitide ed omogeneamente orien-
c) i contorni di diverse insulae interne (in- tate nellarea NW che corrispondono per
trasito) nelle quali appaiono nitidamente posizione ed orientamento alle anomalie
numerose evidenze di forma poligonale e rilevate con prospezione elettrica da parte
di forma circolare prodotte da crop marks di A. Kermorvant e S. Romero-Sanchez122
negativi e da parch marks; nel 1986.
d) 
la comparsa nella parte settentrionale Sulla scorta di tali evidenze si giunge ad ave-
del sito di una serie di nitide tracce tele- re quasi una planimetria dellantica citt.
osservative riconducibili alla probabile Ad alcune di tali tracce si possono ricollegare
presenza di sottostanti resti di strutture oggetti sepolti relativi a strutture e a infra-
fortificate, che potrebbero cos giustificare strutture123 civili e militari realizzate mediante
lappellativo di castrum attribuito in epoca le seguenti tecniche urbanistiche:
medievale ad Equilum e la frequente cita- sentieri sopraelevati e selciati (o lastricati

292
con laterizi) per la viabilit terrestre; di corrispondenza con i cluster da lui rile-
canalizzazioni rettificate, escavate ed argi- vati);
nate per la viabilit acquea; b) lidentificazione ed interpretazione di nuo-
consolidamento di aree fabbricabili tramite ve strutture e talora lattribuzione di una
colmata con fanghi e detriti; nuova interpretazione ad elementi gi
messa a coltura di aree periferiche; noti;
filtraggio delle acque pluvie per usi dome- c) una proposta di soluzione, anche sulla
stici. base delle tracce da telerilevamento, alla
Altre tracce poi appaiono ricondurre alle se- dibattuta problematica relativa alla tipolo-
guenti tipologie di oggetti sepolti: gia insediativa di Equilum (vicus, castrum,
pozzi e cisterne per lapprovvigionamento insula) nei secoli centrali del Medioevo ed
idrico124; inoltre una proposta chiarificatrice sul va-
banchine fluviali e depositi per lo stoccag- lore del sintagma locativo t stere con
gio e la movimentazione delle merci lungo il quale Costantino Porfirogenito fa riferi-
le sponde dei canali maggiori; mento al sito in oggetto.
strutture arginali e di rinforzo spondale,
estremamente nitide nella parte orientale Conclusioni
dellabitato;
torri e torri-cisterna per la difesa ed il con- Le foto aeree zenitali e oblique dellagosto
trollo dellabitato; 2012 in testimonianze complementari con-
strutture religiose (chiese, monasteri, chio- sentono sul problema primario della confi-
stri, campanili) per le esigenze spirituali gurazione urbanistica di Equilum e rivelano
della popolazione. numerose evidenze, tra cui quelle di paleo-
Allesterno del perimetro urbano, quindi near alvei e di infrastrutture di passaggio e di at-
site, si intravedono: traversamento, mai rilevate prima in questa
a) una maglia idraulica connettiva di proba- ampiezza, unacquisizione assolutamente
bile zona ortiva prossimale; nuova. La novit balza evidente per confron-
b) tracce di strutture probabilmente perti- to e contrasto con la documentazione tradi-
nenti alla coltura di ittiofauna e/o mala- zionale della cartografia e con la pur prege-
cofauna in aree che in altri periodi furono vole ipotesi ricostruttiva del Dorigo.
forse adibite anche alla produzione ed alla Lesame condotto con lunga fatica per via
lavorazione del sale in zone prossimali alla comparativa ed integrativa su diverse fon-
parte orientale dellabitato. ti documentarie e su precedenti coperture
Appare opportuno inoltre segnalare: aeree della zona apporta dati non altrimenti
a) lesistenza di uninteressante corrispon- acquisibili e di primaria importanza sul piano
denza biunivoca tra le evidenze teleos- conoscitivo, in quanto rivela, talora fin entro
servative notate dallo scrivente e quelle minuti dettagli, un quadro nitido di paesag-
ricognitive del survey condotto dal dott. gio urbano fossile, composto da numerosi e
Gobbo (larea intrasito ed al suo interno le spesso ben distinguibili elementi concorren-
singole insulae presentano un alto grado ti a creare unimmagine convincente dellan-

293
tico assetto di Equilum tra i primi secoli delle- noscenza di questo sito e del suo territorio
ra volgare e la fine del Medioevo. sarebbe molto, ma darebbe sicuramente
Alla fine la forma urbis che abbiamo appa- moltissimo in termini di conoscenza della
re quella, unitaria e coerente, di un centro in- storia delle origini di Jesolo e, in prospettiva,
sulare modellato da secoli di storia e dotato di Venezia.
di una struttura urbana coesa e complessa; Lauspicio che si possa creare presto una
successive ricerche potranno operare, attra- fattiva sinergia tra tutte le forze che abbia-
verso opportuni sondaggi, confronti e cam- no conoscenze, capacit e competenze per
pagne di scavo sistematiche una discrimina- condurre questa ricerca, e che nuovi dati e
zione cronologica tra gli oggetti archeologici nuovi studi aggiungano il loro contributo a
che sono allorigine delle evidenze rilevate e quello che gi sappiamo dalle fonti storiche:
consentire di comprenderne meglio la gene- Equilum, una luce nei secoli bui125.
si e lo sviluppo nello spazio e nel tempo.
Il lavoro da fare per approfondire la co- Graziano Serra

Riassunto
Il contributo nasce dalla volont di affrontare lanalisi del sito di Equilum (Jesolo) con unottica allargata
al pi ampio contesto in cui il centro venetico si inseriva. Lo studio vuole approfondire le conoscenze
sulla forma urbis dell'antica Jesolo ed individuare, georeferenziare e cartografare le evidenze archeolo-
giche sepolte, recentemente emerse dallanalisi delle foto satellitari e aeree. Sorprendenti sono i risultati
della ricerca incrociata che restituisce, mettendola in risalto, la struttura urbana sepolta di Equilum;
essa si evidenzia attraverso elementi fisici sepolti quali probabili: canali, fossati, circuito murario, insule
abitative, percorsi stradali e altri ancora.

NOTE
1
Cfr. TOZZI-HARARI 1984
2
Per unintroduzione alluso dei GIS (Geographic Information System) per lo studio dei paesaggi regionali, v.
FARINETTI 2012, pp. 104-112.
3
Cfr. COSCI 1988; PICCARRETA - CERAUDO 2000; cfr. inoltre MUSSON - PALMER - CAMPANA 2005.
4
Cfr. TOZZI-HARARI 1984; cfr. inoltre ZAMBONI 2002, MOZZI FONTANA NINFO -FERRARESE 2011 e PERETTO-
BEDETTI 2013.
5
Paesaggi archeologici: Linsieme delle evidenze documentate e interpretate come elementi superstiti di un
contesto territoriale. Linteresse prevalente costituito dallo studio dei rapporti intersite, dallanalisi delle emergenze
riconducibili allo sfruttamento del territorio nel passato e dalle trasformazioni ambientali succedutesi nel tempo
fino al paesaggio attuale. Per le tematiche legate allo studio dei paesaggi in archeologia, cfr. CAMBI-TERRENATO
1994 e FARINETTI 2012.
6
Cfr. GOBBO 2005.
7
Atlante 2012, tav. 8 (carta dei suoli).
8
Atlante 2012, tav. 9 (carta geomorfologica).
9
Geomorfologia 2004, p. 157 e FASSETTA 1985.
10
Unit geologiche 2008, pp. 72-75
11
Atlante 2012, tav. 10 (carta delle unit geologiche).

294
12
Unit geologiche 2008, pp. 88-89.
13
Cfr. BORTOLAMI-CARBOGNIN-GATTO 1986; cfr. inoltre Suoli 2008 e, per la subsidenza, Atlante 2012 tav. 15.
14
Unit geologiche 2008, p. 151.
15
Si tratta di antiche linee di riva che testimoniano successive fasi di avanzata della costa secondo il seguen-
te processo: in presenza di abbondante sedimentazione lungo la riva, si formano generalmente una o pi barre
sabbiose sommerse che accrescendosi giungono ad emergere. Esse si saldano al litorale isolando alle spalle stagni
costieri stretti e allungati parallelamente ai cordoni (lame), sui quali solitamente si elevano dei rilievi dunali. Le lame
subiscono un progressivo interramento per impaludamento; il riempimento delle lame solitamente costituito da
sedimenti organici, ricchi di resti vegetali indecomposti, di colore scuro. Lalternanza di accumuli sabbiosi (chiari)
e riempimenti organici (scuri) d luogo alle sequenze di tracce parallele che si possono osservare con grande evi-
denza nelle foto aree.
16
Cfr. LANFRANCHI 1946.
17
I Geositi 2008, pp. 45-48 (geosito n. 7) e 49-52 (geosito n. 8).
18
Cfr. BLAKE 1988.
19
Atlante 2012, pp. 317-318
20
Poich lungo questo tratto di costa il trasporto litoraneo si verifica da est a ovest, possibile che il trasferi-
mento della foce verso ovest abbia provocato una drastica riduzione del trasporto solido, con conseguente erosio-
ne del settore posto sopraflutto, distruzione di parte dellapparato deltizio e rettificazione della linea di riva.
21
Geomorfologia 2004, pp. 227-230. I Geositi 2008 pp. 49-52 (geosito n. 8) e BRAMBATI 1985, pp. 13-21.
22
I Suoli 2008, pp. 119, 122, 156, 163, 177, 182, 191, 195-196, 209, 215;
23
Linnalzamento del livello marino avvenuto durante lOlocene stato definito come trasgressione Flandriana
o (in Italia) Versiliana. A partire dal periodo Atlantico, ca. 8000 anni fa, il mare ha iniziato la sua fase di stazionamento
alto lungo le coste adriatiche. La trasgressione marina Versiliana ha iniziato ad interessare lattuale fascia litorale
veneta a partire dal 5.500-4.500 a. C. Cfr. Geomorfologia 2004, pp. 125, 158 e (con cronologie parzialmente diverse)
p. 455.
24
Cfr. FAVERO, SERANDREI BARBIERO 1983, BRAMBATI 1985 e VULCANO 2005, pp. 36-39.
25
PAOLO DIACONO, Hist. Lang., III, 23.
26
BRAMBATI 1985, pp. 25-26 e Geomorfologia 2004 p. 234.
27
BRAMBATI 1985, pp. 26-27.
28
BRAMBATI 1985, p. 27.
29
GOBBO 2005, Inventario dei reperti rinvenuti, pp. 28 sgg.; Vigilia di romanizzazione 1999; ROSSIGNOLI 2003; per
un confronto con reperti ceramici coevi simili rinvenuti nella Laguna nord, cfr. CANAL 1988 e 2013.
30
Scymno di Chio, Periegesi, in MULLER 1855 - C. Muller, Geographi graeci minores, vol. 1, pag. 212 = F. Gr. Hist.
115 frg.130 (=PS. Scymn. 369-390): Nella parte pi interna del golfo sono situate circa 50 citt degli Eneti che si dice
siano venuti dalla Paflagonia per insediarsi lungo lAdriatico.
31
Cfr. BRACCESI 2001 e CANAL 2013.
32
GASPARETTO 1994, p. 377. DORIGO 1994a, pp. 56-57; cfr. anche CONTON 1911 e GOBBO 2005, Inventario dei
reperti rinvenuti, pp. 28 sgg, con alcuni reperti di epoca romana presumibilmente non di reimpiego databili al I-II
sec. d. C.
33
Secondo Catone (Cato, Agr., I, 1.), bisognava che si verificassero alcune condizioni perch un luogo fosse
idoneo a costruirvi una villa: Si poteris, sub radice montis siet, in meridiem spectet, loco salubri, operariorum copia
siet, bonumque aquarium, oppidum validum prope siet aut mare aut amnis, qua naves ambulant, aut via bona ce-
lebrisque. Nel sito di Equilum si realizzano pienamente due di queste condizioni in quanto aveva vicino il mare ed
un corso dacqua navigabile da imbarcazioni, ed inoltre non era troppo lontano n da Altinum (oppidum validum)
n dalla Via Annia (via bona celebrisque), facilmente raggiungibili per acque interne.
34
SARTORI 1958, p. 103-104 e DORIGO 1994a, pp. 55-63.
35
SARTORI 1958, p. 102
36
FRACCARO 1956, p. 77.
37
FOZZATI-GOBBO, 2007, p. 72.

295
38
FOZZATI 2007, pp. 15- 16. Per lattribuzione della funzione di porto nellantichit alla localit di Equile S. Croce
cfr. anche BELTRAME 1993. Tale porto, essendo posto in prossimit della foce della Livenza vecchia, potrebbe corri-
spondere al Portus Liquentia di cui parla Plinio il Vecchio (N.H., III, 126).
39
DORIGO 1994a, pp. 55-59.
40
Cfr. UGGERI 1978 e 1990, BOSIO-ROSADA 1980, MARCHIORI 1990, ROSADA 1990, DORIGO 1994b.
41
Cfr. BORCA 1996.
42
Cfr. per la vicina Altino CAO 2003.
43
Sulle diffusione di queste attivit in area veneta in epoca romana cfr. BUCHI 1987.
44
Cfr. BONETTO 1997.
45
DORIGO 1994a, pp. 141-157; CROCE DA VILLA 2006; CUSCITO 2007, pp.73-77.
46
Ibid.
47
MAZZUCCO 1983. SPINELLI 1985; DORIGO 1994a, pp. 157-161.
48
PROCOPIO, La Guerra Gotica, II, 20.
49
PROCOPIO, La Guerra Gotica, II, 24-26.
50
PAOLO DIACONO, Hist. Lang., IV, 23, 45.
51
MARTIN DA CANAL, I, VI; cfr. DORIGO 1994a, pp. 114-120.
52
CESSI 1963, pp. 150-151.
53
Listituzione di una sede episcopale ad Equilum e presso le altre diocesi eliane avvenne probabilmente come
risposta alla sinodo di Mantova dell827 ed in seguito allarrivo nelle lagune del corpo di S. Marco, reliquia legitti-
mante di un potere politico e religioso che per esprimersi necessitava, oltre che della diocesi patriarcale di Grado,
anche di diocesi suffraganee che giustificassero limportanza assunta dalla sede patriarcale gradense. Cfr. CARILE-
FEDALTO 1978.
54
V. nota 71.
55
LANFRANCHI L., 1946, Documenti dei sec. XI e XII, relativi allepiscopato equilense, in Atti del Regio Istituto Veneto
di Scienze Lettere e Arti (ARIVSLA), tomo CIV, A.A.1944-45, parte seconda, pp. 891-915.
56
Cfr. in proposito ACP, Sezione Moderna, b.1 A (Catastico dellArchivio Patriarcale di Venezia) Tomo I, Libro IX,
doc. n. 90. Inoltre, v. supra nota 41.
57
DANDOLO, Chronica, VIII, V, p. 1. Numerosi sono gli studi e gli scritti relativi a questa cattedrale, tra essi ARTICO
GIARETTA 1985; DORIGO 1994a, pp. 259-298; GOBBO 2005; CUSCITO 2007. Sulla possibile esistenza di una cattedra
episcopale equilense gi a partire dal 579, come testimoniato dal Chronicon Altinate, cfr. FEDALTO 1985, CUSCITO
1990 e CUSCITO 2007, p. 74. Per un elenco di antiche chiese equilensi e per la cronotassi episcopale di Equilum v.
UGHELLI 1720, CORNER 1758, pp. 683-686 e MUSOLINO 1967.
58
DORIGO 1994a, pp. 299-301. Cfr. CANIATO 1985. Sulla comparsa nel Basso Medioevo di un altro toponimo,
cio Giesulo /Exulo, per designare Equilum, e per il cambiamento del nome da Equilum a Cava Zuccarina v. GOBBO
2005, pp. 35-37.
59
Le foto aeree su cui si svolta lanalisi da telerilevamento sono quelle scattate dallo scrivente nel 2012 oltre
a quelle dei voli 1983 e 2005 della Regione Veneto. Per confronti sono state utilizzate anche immagini satellitari
fornite dalla piattaforma Google Earth.
60
CARILE-FEDALTO 1978, pp. 173-212.
61
DORIGO 1994a, tav. 9.
62
ZAMBON 2006, tav. 1.
63
DORIGO 1994a, pp. 208-9.
64
V. Kriegskarte 1798-1805. Dopo la firma del trattato di Campoformido (1797), che aveva sancito la cessione dei
domini veneziani allimpero asburgico, lo Stato Maggiore dellEsercito austriaco decise di realizzare unoperazione
di rilevamento topografico su vasta scala. Il dominio ex-veneziano, da sinistra Adige fino ai confini friulani con
lImpero, fu cartografato secondo un preciso programma, affidato alla direzione del generale Anton von Zach. Tra il
1798 e il 1805 il territorio in oggetto venne attraversato dagli ufficiali topografi che tradussero le loro osservazioni
in 120 tavole disegnate a penna e acquarellate, alla scala di 1: 28.800, dando forma a quella che in seguito per amor
di concisione verr chiamata la KriegsKarte.

296
65
La tavola XIV.15 venne redatta dallOberleutnant Bostel, appartenente al reggimento di fanteria Manfredini,
autore di alcune fra le pi pregevoli delle tavole della Kriegskarte.
66
Annotazioni interessanti furono riportate dal Bostel in merito alle caratteristiche di questo territorio, come
ad esempio il fatto che La via da La Cava (Cava Zuccherina, attuale Jesolo Paese, nda) verso Grisolera, in parte
sullargine, sul Taglio di Piave (fiume Piave, nda) parzialmente prosciugata e in parte attraversa la palude; ben
carrozzabile nella stagione estiva, mentre in inverno totalmente inservibile. Oppure, a proposito degli acquitrini
e paludi della zona Tutti gli acquitrini o cosiddette valli che si trovano in questa sezione sono bagnati in tutte le
stagioni dellanno e rimangono sempre paludosi. Sono utilizzati dagli abitanti in diversi modi e costituiscono lu-
nico alimento del bestiame che, come su pascoli, vi pascola dentro fino al ventre e si nutre di canne ed erbe che
spuntano qua e l. Inoltre gli abitanti vivono anche grazie alla grande quantit di pesce che vi si trova, mentre in
inverno se ne servono per la caccia. Da Kriegskarte 1798-1805- Militaerische Beschreibungen.
67
Per unampia e ben documentata panoramica sulla storia di Jesolo degli ultimi secoli, con anche interessanti
ed altrove difficilmente reperibili spunti di storia sociale, v. RUGOLOTTO 1994.
68
Cfr. per le vicende della Grande Guerra in territorio jesolano ROSSI-ARTESI 2010; v. in particolare pp. 38-9 e 126
sulle opere difensive italiane presso le Antiche Mura.
69
FASSETTA L., La bonifica nel territorio jesolano, in Studi jesolani 1985, pp. 225-238.
70
LANFRANCHI - STRINA 1965, documento n. 2, pp. 17-24.
71
GIOVANNI DIACONO, Ist. Ven., III, 37.
72
CONST. PORPHYR, De Adm. Imp., p.118.
73
GIOVANNI DIACONO, Ist. Ven., I, 6.
74
Cfr. BIASON 1992.
75
Alla traduzione inglese del De Administrando Imperio fatta da Romilly J.H. Jenkins nel 1949 si sono rifatti in
Italia alcuni degli studiosi che hanno ultimamente affrontato il testo del Porfirogenito. La traduzione del Jenkins
sicuramente un lavoro meritorio, di cui manca ancora il corrispettivo in Italiano; essa presenta per, oltre ad indiscu-
tibili pregi, anche evidenti difetti, come la mancata differenziazione nella traduzione di due termini importantissimi
per lo studio del paesaggio lagunare nel Medioevo, quali stere e xhr, che nelloriginale greco sono morfologica-
mente e semanticamente diversi e che il Jenkins traduce invece in modo indifferenziato con mainland (terrafer-
ma) appiattendone il valore linguistico, la valenza storica e la significativit geografica. Per errate traduzioni della
terminologia greca e conseguenti accuse di imprecisione allincolpevole Costantino VII cfr. anche KRETSCHMAYR
1904 e PAVANELLO 1923. Cfr. sullargomento BIASON 1992.
76
PAOLO DIACONO, Hist. Lang., II, 14.
77
AN. RAV., V, 25. Cfr. RIGONI 1982.
78
CONST. PORPHYR., De adm. Imp., 27-28, pp. 116, 118, 120.
79
ROSADA 1990, p. 98.
80
Cfr. Chronicon Altinate. Sullesistenza di un castellum equilense v. anche DORIGO 1994, pp. 64-67 E SERRA 2013
pp. 353-357. Sui castella nelle lagune venete v. BROGIOLO 2011, pp. 127-131.
81
DE GUIO 1992, Archeologia della complessit e calcolatori: un percorso di sopravvivenza fra teorie del caos, at-
trattori strani, frattali e frattaglie del postmoderno, in BERNARDI 1992, pp. 305-389 e DE GUIO 1996, Prospettive
sinergetiche tra archeologia di superficie e archeologia subacquea nella lettura del territorio, in La ricerca archeologica
di superficie in area padana, pp. 257-272.
82
Per manufatti si intendono le opere fatte dalluomo, quali per esempio antichi insediamenti, strade, fortezze,
ville, mura, torri, canali artificiali, e per ecofatti le opere prodotte dalla natura nella sua millenaria opera di creazione
e di modellamento del territorio. Secondo Daniele Manacorda (MANACORDA 2008, p. 153), il paesaggio assume
anchesso, agli occhi dellarcheologo, la valenza di una forma complessa e dilatata di manufatto, in quanto conser-
va in s le tracce stratificate dellagire delluomo sulla natura, partecipando dunque anche di una storia sociale oltre
che di una storia naturale, concretizzandosi nel suo aspetto come un sinolo di ecofatti e manufatti. LArcheologia
ecosistemica studia non solo il manufatto, ma anche gli ecofatti (contesto naturale) in cui il manufatto inserito.
Componenti dellecosistema sono: Flora Fauna Clima Territorio (geologia, geomorfologia, pedologia, idrogra-
fia). Le 4 componenti sono in interazione reciproca tra di loro. Luomo la quinta componente ecosistemica. Egli

297
in grado di regolare nel tempo i rapporti di reciprocit fra le varie componenti ecosistemiche.
83
FARINETTI 2012, pp. 10-13. Secondo Emeri Farinetti, larcheologia del paesaggio studia il territorio costruito
dalluomo nel suo rapporto di interdipendenza con la natura, leggendolo e interpretandolo proprio in quanto
risultato di tale attivit. Il paesaggio contrassegnato da una dinamicit analoga a quella dellattivit umana. Lar-
cheologia del paesaggio accorda particolare rilevanza alle modifiche dei contesti territoriali ed alle trasformazioni
avvenute nei diversi periodi presi in esame fino a oggi. Per tale motivo questa disciplina di studi considera tutti i
resti archeologici, siano essi monumenti o semplici documenti, come indizi, o meglio segni, di trasformazioni. Essi
costituiscono tracce materiali per ricostruire la storia dei diversi (pi di uno) paesaggi a ritroso, e sono intesi (...)
quali segni di cultura materiale, spezzoni di una storia continua, sia pur parzialmente ricostruibile, scene reali di un
paesaggio molteplice e complesso da immaginare (...). La ricerca sui paesaggi antichi riguarda dunque tutte le at-
tivit umane, le capacit tecniche, la struttura sociale ed economica delle comunit, le risposte ai condizionamenti
ambientali e le necessit culturali. Dal punto di vista dellapproccio diacronico, larcheologia del paesaggio at-
tenta allindividuazione dei processi, dei fenomeni dinamici, delle trasformazioni che sono avvenute nellambiente
e nellinsediamento umano, strettamente interrelati fra loro ed entrambi dinamici nel tempo, in costante reciproco
dialogo.
84
Per un esempio di applicazione di analisi GIS ad un contesto altomedievale per molti versi simile e vicino ad
Equilum cfr. CALAON 2006.
85
Per un elenco dei metodi di prospezione geofisica maggiormente utilizzati, v. RENFREW-BAHN 2006, pp.
84-95.
86
Tali anomalie sono prodotte da modificazioni delle propriet fisiche dei terreni, che si verificano in corrispon-
denza del deposito sepolto e che sono determinate dai diversi modi con cui le strutture sepolte influenzano il suolo
e la vegetazione soprastanti, cio gli indicatori che occultano il deposito.
87
Cfr. MUSSON, PALMER, CAMPANA 2005.
88
Dalle fotografie nadirali sono ricavate a questo fine le ortofoto, cio foto aeree nadirali rettificate in laborato-
rio che mostrano gli oggetti nella loro posizione planimetrica reale ed in cui le distorsioni geometriche e topogra-
fiche vengono rimosse mediante luso di apposita strumentazione.
89
Tra gli altri Studi Jesolani 1985, DORIGO 1994a, GOBBO 2005.
90
DORIGO 1994a, tavv. 14 e 15.
91
Tra le pi significative TOZZI HARARI 1984, pp. 118-119 e DORIGO 1994a, p. 145.
92
DORIGO 1994a, pp. 378-386.
93
Cfr. GOBBO 2005.
94
MOSCA 1984.
95
Cfr. http://www.sementifrigo.com/medica.html, 18 dicembre 2012.
96
Cfr. GARAY 1983.
97
TITO LIVIO, AUC, X, 2 avanzarono fino alle coste abitate dai Veneti. L Cleonimo, dopo aver sbarcato alcuni
uomini col cmpito di esplorare la zona, ricevette queste informazioni: che cera una lunga e sottile striscia di terra
oltre la quale si aprivano lagune alimentate dallacqua del mare; che si vedevano l vicino campagne pianeggianti
e, poco oltre, colline; che inoltre avevano individuato la foce di un fiume molto profondo dovera possibile ormeg-
giare le navi in maniera sicura (il fiume era il Brenta). Allora Cleonimo ordin di trasferire la flotta in quella zona
risalendo la corrente. Nel racconto degli avvenimenti Livio ricrea molto probabilmente un paesaggio a lui contem-
poraneo (v. BUCHI 1987, p. 126). Lanno degli avvenimenti narrati il 302 a.C.
98
STRABONE, Geografia, V, 5 hanno luogo flussi e riflussi per opera dei quali la maggior parte della pianura
piena di lagune (limnothalatta) nelle quali si provvede allirrigazione attraverso canali ed argini, e cos il paese in
parte viene prosciugato e coltivato ed in parte navigabile. Delle citt che si trovano in questa fascia alcune sono
come isole, altre sono parzialmente circondate dallacqua.
99
V. il capitolo LInquadramento storico in questarticolo.
100
DORIGO 1983, I, pp. 106-125 e tav.2.
101
Cfr. GOBBO 2005
102
Il pentagono irregolare tratteggiato in blu corrisponde allareale delle Antiche Mura cos come perimetrato

298
dalla prima cartografia IGM, in cui esso spiccava per il suo rilievo rispetto alle bassure circostanti. Tale areale stato
georeferenziato sulla stessa CTR su cui sono stati riportati i clusters di ritrovamenti di superficie.
103
V. DE GUIO, 1985, p. 183 e DE GUIO 1996b. Cfr. Inoltre LEONARDI 1992 e SAGGIORO 2003.
104
Cfr. SERRA 2013.
105
Il termine area qui da intendersi come una suddivisione operativa su base topografica delluniverso te-
leosservativo. La ripartizione in aree stata eseguita sulla scorta di elementi topografici recenti e verificabili sia in
fotoaerea che sulla CTR.
106
Il termine settore qui da intendersi come una suddivisione su base topografica, cromatica e tonale basata
su immagine fotografica delluniverso teleosservativo di unarea. La suddivisione in settori stata condotta sulla
base delle evidenze da telerilevamento presenti nelle foto aeree del 2012 ed stata poi rappresentata sullimma-
gine reven2005, n. 259.
107
In questo settore ha attualmente sede lagriturismo Antiche Mura, cui fanno capo attivit di zootecnia e di
ristorazione. Si coglie loccasione per ringraziare il gentile Sig. Giorgio Dainese, titolare dellazienda agrituristica, per
aver permesso allo scrivente di accedere ai luoghi di sua propriet per fotografarne da terra le evidenze da parch
marks.
108
Dalla consultazione della cartografia di guerra proveniente dagli archivi degli stati maggiori italiano ed au-
stro-ungarico, gentilmente mostratami dal sig. Giuseppe Artesi di Jesolo che qui intendo ringraziare, risulta che
apprestamenti difensivi vennero approntati solo in misura ridotta alle Antiche Mura e solo in due zone distinte, una
lungo il lato meridionale della cattedrale, laltra nei pressi del casone colonico diroccato tuttora esistente poco a
sud di S. Mauro. Tale casone, nellimmagine a p. 48 di ROSSI-ARTESI 2010 che mostra la testa di ponte di Cavazuc-
cherina, compare infatti con lindicazionecasa minata.
109
SERRA 2013, pp. 353-356.
110
Cfr. Chronicon Altinate, pp. 33-43: Equillo, Auxolum castellum pulcherrimum. Del castello poi dice che ter-
ra usque ad culmine mellorum (merlorum) a gradibus ascendebat ed eum castellum Auxolum mirabile edifficaverunt
ipsi Troiani. Successivamente (p. 34): Equilenses venerunt de Auxolum castellum... Praedicti namque antiquiores omnes
edifficaverunt de illorum proprium decimum castellum; sed ille, qui inter illorum semper Enea tribunum et primus fuit,
Egilius nomine et a suo vero nomine Exulo appellantur; et totum litus Pineti est in pertinenciis eorum... Retinemus cuncta
genealongie, per ordine quos in Rivo-alto venerunt. Alii de Civitate, alii de Ausolum castellum, qui Equilo dicitur. In seguito
(p. 40): Castellum Equilegiensium; Equilensem castrum; (p. 41): et fecerunt confinium in illum canale qui Archimi-
cidium constitutum est nominari. Cfr. inoltre Const. Porphyr., De adm. imp., 23-24.
111
DORIGO 1994a, pp. 63-67. Di questo castello lA. aveva parlato anche in DORIGO 1988, p. 116.
112
Per una plausibile data di costruzione del castello, v. CARILE 1988, p. 101.
113
Biblioteca Marciana, volume segnato 138.c.180, c. XVIIb. Disegno a penna, acquerellato in due fogli riuniti a
formare un unico foglio di mm 832 x 626.
114
Cfr. CESSI 1960, p. 33 Il problema del regolamento lagunare si presentava sotto laspetto di esigenze interne
e locali, che si traducevano in gran parte in opere di bonifica o di assestamento e in opere di canalizzazione con
la rettifica di canali esistenti e lapertura di comunicazioni trasversali (scomenzere) di collegamento tra le correnti
principali.
115
Cfr. le insulae dellevidenza n. 2 della fig. 33, immagine a destra.
116
Cassiodoro, Variae, XII, 24.
117
Per un elenco tipologico di arginature di epoca romana e medievale in laguna, v. DORIGO 1983, pp. 233-238.
118
Tali ruderi furono oggetto, dopo un lungo periodo di abbandono, di unappassionata ed attenta opera di pu-
lizia da parte di gruppi scout AGESCI del Veneto nel 1980, ed in quella stessa occasione si procedette alla recinzione
dellarea della cattedrale nel perimetro attuale, premessa necessaria per una miglior tutela e valorizzazione dei resti
del manufatto architettonico. Mi gradito ringraziare il gentilissimo Rev.do Don Mario Porc, responsabile AGESCI,
per la cortese informazione fornitami.
119
DORIGO 1994a, TAV. 15.
120
Per unaccurata descrizione di alcune villae romane della nostra regione site in aree costiere o lagunari e delle
attivit produttive che vi si praticavano, v. BUSANA 2002, pp. 57-59, 277-280, 309-314.

299
121
V. a questo proposito i dati e le osservazioni presenti in DORIGO 1994a, pp. 59-60.
122
V. KERMORVANT-ROMERO-SANCHEZ 1994. A proposito dei risultati ottenuti dalle loro prospezioni elettriche
nellarea delle Antiche Mura indagata, i due studiosi dicono (p. 379) Sur une large environce rseau apparat
comme un veritable tissu urbain dense et organis dans un plan de masse orthogonal e poco dopo Lorthogo-
nalit de certaines discontinuits de la conducibilit lectrique du sous-sol rvle de toute vidence le prsence
de vestiges de constructions.
123
Per un elenco tipologico dei siti archeologici nellambiente lagunare veneziano prossimo ad Equilum cfr.
FOZZATI-ARENOSO CALLIPO-DAGOSTINO 1998.
124
Per una testimonianza di un pozzo alla veneziana di et medievale recentemente scavato in un contesto
lagunare, si veda lo scavo condotto nel 2013 a Torcello da Diego Calaon nellambito del progetto Shared Cultu-
re finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali dal Programma per la Cooperazione
Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013. Lo scavo ha portato alla luce un ampio settore di un quartiere abitativo
altomedievale (di X-XI secolo) formato da una serie di case in legno che si affacciavano su un campiello con un
pozzo-cisterna per la raccolta dellacqua piovana.
125
Desidero ringraziare sentitamente il dott. Francesco Cozza, Presidente della Societ Archeologica Veneta, per
lattenzione scrupolosa e per la cortese pazienza con cui ha seguito tutte le fasi della redazione e della correzione
del presente articolo.

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303
fig. 1. Il castoro raffigurato in atteggiamento di auto castrazione su
una scodella di ceramica graffita della seconda met del XV secolo.

304
Bestiario ceramico.
Gli animali simbolici sulle ceramiche graffite rinascimentali dalla struttura
esagolane del distrutto monastero di Santa Chiara de Cella Nuova di Padova:
il castoro

La presentazione del catalogo Le memo- dizioni favolistiche e trattatistiche depoca


rie ritrovate del monastero di Santa Chiara di classica, erano state notevolmente arricchi-
Cella Nova a Padova1, uscito a corredo della te di forme e contenuti dai contatti culturali
mostra curata da Francesco Cozza a Noventa con il mondo orientale, per permeare quindi
di Piave, Padova (2012) ed Este (2013), offre il pensiero, la letteratura, larte medievale e
lopportunit per analizzare un particolare trovare corpo in quella forma particolare di
aspetto della produzione ceramica medieva- testi che, partendo dal Physiologus, trovaro-
le e rinascimentale che, spesso, viene solo ci- no forma in quella consistente produzione
tato o descritto ma raramente analizzato nel di manoscritti miniati oggi noti con il nome
suo significato pi profondo e didascalico. di bestiari. Infatti, apparso probabilmente in
Soggetti mitologici, ornati antropomorfi, ambito alessandrino intorno al II secolo d.C.,
animali reali o fantastici animano, insieme ad il Physiologus raccoglie una serie di interpre-
un repertorio molto vasto di altri temi deco- tazioni popolari, allegoriche, religiose e mo-
rativi, le superfici interne ed esterne delle for- ralizzanti, degli animali menzionati nella tra-
me ceramiche rinascimentali e losservatore, duzione greca della Bibbia; esso venne suc-
di norma, appare pi colpito dallaspetto cessivamente tradotto in latino nel V secolo
estetico o cromatico dellornato, trascuran- d.C. permettendo una sua ampia diffusione
do il fatto che esiste sempre un profondo in Occidente.
legame tra il significante e il significato, Grazie a queste ultime, gi in epoca ca-
questultimo scritto con un linguaggio invisi- rolingia i diversi testi del Physiologus comin-
bile, un codice celato tra le linee del decoro ciarono ad arricchirsi di brani tratti da altre
graffito o dipinto. opere, anzitutto le Etymologiae di Isidoro di
Personaggi famosi o committenze nobi- Siviglia e lHexaemeron di SantAmbrogio,
li resi irriconoscibili dalla resa grafica som- creando la base per la redazione dei primi
maria ed essenziale, morali cristiane e virt bestiari, gli esemplari pi antichi dei quali
associate ad animali od oggetti erano mes- possono essere ricondotti al mondo anglo-
saggi chiaramente decifrabili dalluomo del normanno della prima met del XII secolo.
Medioevo e del Rinascimento ma che noi, Per trovare la chiave necessaria a decifrare
oggi, non riusciamo pi a cogliere se non il codice nascosto nelle ceramiche rinasci-
dopo una attenta analisi delle forme di co- mentali rinvenute nel corso degli scavi del
municazione indiretta e simbolica del mon- monastero padovano e, pi genericamente,
do medievale. Se da un lato esse avevano in tutte le ceramiche coeve con decori zoo-
come fondamento la Bibbia e le grandi tra- morfi, bisogna quindi rifarsi proprio a que-

305
ste opere, che non devono essere confuse A causa della sua rappresentazione de-
e ridotte ad una semplice descrizione delle cisamente lontana dalla reale fisionomia,
diverse specie zoologiche, non sono trattati come si pu notare dalla miniatura che raf-
di storia naturale nel senso attuale e comu- figura la caccia con larco al castoro dipinta
ne del termine ma opere che parlano degli in un bestiario latino conservato presso la
animali per meglio parlare di Dio, di Cristo, Bibliothque National de France a Parigi5
della Vergine, a volte dei Santi e soprattutto (fig.3), esso era stato erroneamente iden-
del diavolo, dei demoni e dei peccatori2, uti- tificato come un canide, dimenticando che
lizzando la natura e gli animali per lodare la nelliconografia medievale gli animali, so-
Creazione e il Creatore. prattutto se di paesi lontani, molto spesso
Lanimale esotico pi particolare e signi- erano raffigurati con sembianze assai poco
ficativo tra quelli raffigurati nelle ceramiche naturalistiche.
graffite rinvenute negli scavi del monastero Ci che rende sicura lattribuzione a tale
di Santa Chiara costituito dal castoro, ri- specie latto che il castoro sta compiendo,
tratto in una scodella con vasca emisferica e ovvero lautocastrazione mediante il morso
piede ad anello appartenente alla classe del- dei genitali (fig. 4), che nel mondo antico
la ceramica graffita rinascimentale3 della se- erano molto ricercati per il loro uso farma-
conda met del XV secolo (figg. 1, 5). In par- ceutico. Il castoreum , infatti, una sostanza
ticolare, si tratta del castoro europeo (Castor liquida, giallastra, untuosa e dallodore pe-
fiber), un roditore diffuso oggi solo in Eurasia netrante, secreta non dai testicoli ma dalle
ma che fino al Seicento era presente nellIta- ghiandole prepuziali dellanimale situate alla
lia centro-settentrionale (fig. 2)4. base della coda, che permette allanimale di
ungere il proprio pelo per renderlo meglio
impermeabile6.
Essa stata diffusamente impiegata nella
medicina antica come sedativo e i Romani
pensavano che, bruciata, i suoi fumi aiutas-
sero a provocare laborto7. Poich il castoro
era simbolo di vigoria sessuale e fertilit, nel
mondo antico le sostanze estratte dai suoi
organi riproduttivi erano particolarmente
indicate per la cura delle malattie di origine
sessuale: nel De natura muliebri, in caso di
spostamento dellutero verso il fegato cau-
sato da prolungata astinenza o da verginit,
alla donna veniva prescritto:
quanto alla vergine, si sposi; non faccia
nessuna applicazione allutero n beva un
purgante, ma a digiuno prenda nel vino la
coniza e il castoreo, non si unga il capo con

306
fig. 3. La caccia con larco al castoro (1260-1270 circa), Ms. Lat. 3630, f. 77v, Bibliothque National de France, Parigi.
Da notare che i genitali del castoro sono evidenziati da una macchia di colore rosso.
fig. 4. Scena di caccia al castoro (XIII secolo), Ms. Bodley 764, Bodleian Library, Oxford. Il castoro, braccato e senza
va di fuga, si autoevira per salvarsi la vita. La raffigurazione miniata del roditore del tutto simile, anche se spe-
culare, a quella presente nella scodella padovana.

307
profumi, n aspiri alcun odore8. Meroe lo trasforma proprio in un castoro e
La leggenda che il castoro si autoeviri nel lo scopo della vendetta, in questo caso, non
caso in cui il cacciatore stia per ucciderlo e necessita di ulteriori spiegazioni. Nella lette-
privarlo dei suoi organi sessuali, affonda le ratura latina il castoro preso ad esempio
sue radici nel mondo classico visto che gi anche da Giovenale14, quando lo paragona
in una favola di Esopo9 tutti gli elementi che allamico Catullo che, nei pericoli di un possi-
la compongono vengono descritti con pre- bile naufragio, per salvarsi la vita getta a mare
cisione; la morale che il lettore doveva trar- il prezioso carico della nave come fa lanima-
ne era che anche tra gli uomini dovevano le con i suoi testicoli.
ritenersi saggi coloro i quali, insidiati per le In epoca tardo-antica, quando la morale
loro ricchezze, volutamente le sacrificavano cristiana aveva sostituito il precetto pagano
per non mettere a rischio la loro vita. Anche tracciato da Esopo, lautocastrazione era sta-
Plinio il Vecchio10 descriveva tale azione ta presa a esempio del tentativo delluomo
cruenta in riferimento ai castori del Ponto, pio di liberarsi dalla lussuria o delle tentazioni
ricordati con il nome di cani ponti-
ci, i quali erano rappresentati altre-
s come animali dal morso terribile,
capace di tagliare come una scure
gli alberi lungo le sponde dei fiumi.
In realt sappiamo che Plinio stes-
so dubitava fortemente che questa
pratica potesse rispondere al vero,
poich in seguito nella sua opera
egli riferisce lopinione dellesperto
di profumi Sestio11, che riteneva tale
comportamento impossibile perch avreb- della carne per lasciarle al diavolo, in peren-
be sicuramente provocato la morte della- ne caccia di anime. Lesempio pi eviden-
nimale. Paragonato ad un uomo inseguito te di questa trasformazione la versio bis
dai briganti che si libera dei suoi averi per del Physiologus latino15, dove la tradizione
aver salva la vita, lastuzia e la saggezza del favolistica depoca classica viene arricchita
castoro trovano in Eliano12 una ulteriore for- da numerose citazioni derivanti dalle Sacre
ma di elogio, poich la tradizione pi antica Scritture, tanto che la curiosa pratica asso-
viene arricchita dalla notizia che lanimale, ciata al roditore ricordata dagli autori classici
precedentemente privatosi dei testicoli, si viene puntualmente riproposta nella stessa
alzi in piedi per mostrare ai nuovi cacciato- forma e termini, ma relegata ora al ruolo di
ri di esserne privo, salvando cos la sua vita. una premessa del tutto marginale e pretesto
Ormai associato a questa pratica cruenta, lo per un profondo insegnamento dottrinale,
sfortunato animale presente anche nelle cui si aggiunge, in calce, la sempre presente
Metamorfosi, di Apuleio13: per punire un suo (ma non sempre corretta) puntualizzazione
amante daverla tradita la maga/locandiera di carattere etimologico:

308
XVII. De Castore. Est animale, quod dicitur castor, XVII. Il castoro. C un animale, chiamato castoro,
mansuetus nimis, cuius testiculi in medicina proficiunt molto mansueto, i cui testicoli sono efficaci in medi-
cina per la cura di molte infermit. Il Fisiologo ne de-
ad diversas invalitudines. Phisiologus exposuit naturam scrisse la natura, dicendo che quando un cacciatore
eius dicens quia, cum investigaverit eum venator, sequi- sulle sue tracce e lo insegue, il castoro, guardandosi
tur post eum; castor vero, cum respexerit post se et vide- alle spalle e vedendo il cacciatore che gli appresso,
rit venatorem venientem post se, statim morsu abscidit subito si recide con un morso i testicoli e li getta da-
testicuols suos, et proicit eos ante faciem venatoris, et vanti alla faccia del cacciatore, e cos riesce a fuggire.
Il cacciatore, sopraggiungendo, li raccoglie e non lo
sic fugit. Venator veniens colligit eos, et ultra iam non insegue oltre ma ritorna sui suoi passi. Se poi capita di
sequitur eum, se revertitur. Si autem rursus evenerit, ut nuovo che un altro cacciatore, cercandolo, lo trovi e lo
alter venator perquirens inveniat et sequitur eum, ille segua, quello, vedendo di non poter fuggire, si drizza
videns evadere non posse, erigit se et demonstrat virilia in piedi e mostra al cacciatore i suoi genitali. Quando
sua venatoris. Venator vero, cum viderit eum non habere il cacciatore vede che privo di testicoli, si allontana
da lui.
testiculos, discedit ab eo. Cos pure chiunque viva secondo la legge divina
Sic et omnis qui secundum mandatum Dei conver- e vuole vivere castamente, recida da s ogni vizio, e
satur et castre vult vivere, abscidit a se omnia vicia, et getti ogni atto impudico dietro le spalle in faccia al
omnes impudicos actus proiciat post se in faciem diabo- diavolo. Questi, allora, vedendo che quelluomo non
ha nulla di ci che suo, confuso si allontana da lui.
li. Tunc ille, videns eum nichil suorum habentem, con- Infatti, vive in Dio e non viene conquistato dal diavolo
fusus discedit ab eo. Ille vero vivit in Deo et non capitur colui che dice : Lo inseguir e lo catturer [Ex. 15, 9;
a diabolo qui dicit: Persequens comprehendam eum. Ps. 17, 38; n.d.a.]. Luomo di Dio non deve possedere
Nichil igitur diaboli homo Dei habere debet, ut fisus cum nulla di ci che del demonio, affinch fiducioso osi
Deo dicere audeat: Venit princeps mundi huius et iin dire con Dio: Viene il principe di questo mondo e in
me non trova nulla [Jo. 14, 30; n.d.a.]. Infatti lApostolo
me non habet quicquam. Monet enim nos Apostolus ci ammonisce e dice: Date limposta a colui al quale
et dicit: Cui vectigal, vectigal reddite; cui tributum, tri- dovete limposta, il tributo a colui al quale dovete il
butum; cui timorem, timorem; cui honorem, honorem. tributo, il timore a colui al quale dovete il timore, lo-
In primis ergo diabolo reddantur que sua sunt, hoc est nore a colui al quale dovete lonore [Rm. 13, 7; n.d.a.].
Dunque, innanzi tutto si renda al demonio ci che
abrenuntians illi et omnibus operibus eius malis; tunc suo, rinunciando a lui e a tutte le sue opere malvagie;
demum ex toto corde conversus ad Deum, repellat a se poi, con tutto il cuore rivolto a Dio, ognuno respinga
opera carnis, quod est vectigal et tributum diaboli; et da s le opere della carne, che sono imposta e tributo
adipiscatur fructus spirituales, id est caritatem, gau- del diavolo, e consegua i frutti spirituali, cio: carit,
dium, pacem, pacientiam, bonitatem, fidem, mansue- gioia, pace, pazienza, bont, fede, mansuetudine, con-
tinenza, castit nelle opere buone, cio nellelemosi-
tudinem, continentiam, castitatem in bonis operibus, id na, nel visitare gli infermi, nella sollecitudine per i po-
est in elemosina, in visitationibus infirmiorum, in curis veri, nelle lodi di Dio, nelle orazioni, nel rendere grazie
pauperorum, in laudibus Dei, in orationibus, in gracia- e elle altre cose che sono di Dio.
rum accione et ceteris que Dei sunt. Etimologia: i castori prendono il nome dallazione
Ethim[ologia]. Castor a castrando dicti sunt. Nam del castrare; infatti i loro testicoli forniscono dei medi-
cinali; proprio quando a causa di quelli i cacciatori li
testiculi eorum apti sunt medicaminibus; propter quos inseguono, si castrano da soli, amputandoli a morsi. Di
cum persecuti eos fuerint venatores, ipsi se castrant, loro Cicerone, nella Pro Scauro [Cicerone, Pro Scauro, 2,
morsibus virilia sua amputantes. De quibus Cicero in 8; n.d.a.], dice: Si salvano grazie a quella parte del cor-
Scauriana: Redimunt se ea parte corporis, propter po per la quale sono soprattutto ricercati. E Giovenale
[Giovenale, Satire, XII, 34; n.d.a.]: Chi si rende egli stes-
quem maxime expetuntur. Et Iuvenalis: Qui se eunu- so eunuco, desiderando evitare la perdita dei testico-
chum ipse facit, cupiens evadere damno testiculorum. li: Sono gli stessi animali detti fibri, chiamati anche
Ipsi sunt et fibri, qui eciam pontici canes vocatur16. cani del Ponto.

309
Secondo un processo di elaborazione tore castret seipsum dentibus17; nonostante
della memoria di cui non possibile seguire ci, il fascino di una leggenda cos particolare
levoluzione, il Physiologus latino al tempo continuer a persistere nei bestiari medievali,
stesso riproposizione e oblio, poich pro- dove lo sfortunato animale continuer per
prio riguardo lorigine etimologica del nome secoli a sfuggire ai cacciatori in questo modo
castoro gli fa assumere il significato di lani- cruento. Infatti, grazie alla lunga e ricca tradi-
male che si castra quando gi Fedro16, non zione favolistica depoca classica, condensata
senza una vena polemica sulla mancanza di e arricchita di esempi biblici nel Physiologus,
immaginazione nella sua attribuzione in una facile comprendere quanto la morale cri-
lingua ricchissima di lemmi, il greco, lo face- stiana collegata alla presunta particolare ca-
va derivare dal nome del dio Castore, figlio ratteristica del castoro fosse radicato nellim-
di Leda e fratello di Polluce. A tale riguardo, maginario medievale, credenza che appare
degno di nota segnalare la categorica sar efficacemente descritta e riassunta nei versi
la presa di posizione di Alberto Magno, che in couplet di senari del primo bestiario in lin-
ancora nel XIII secolo sullorigine del nome gua romanza composto tra il 1121 e il 1135
scriver: falsum est, quod agitatus a vena- circa, il Bestiaire di Philippe de Thun18:

Castor se emulat quando a venatore fugatur, et Il castoro si castra quando messo in fuga dal
testiculos proicit. Castor de beste est nun/ que be- cacciatore, e getta via i suoi testicoli. Castor il nome
dellanimale/ che noi chiamiamo bvero;/ si castra vo-
vere apellum;/ castre seie de sun gr,/ pur ceo est si lontariamente/ perci si chiama cos./ I suoi genitali
num./ Bon sunt si genitaire,/ si cum dit Bestiaire,/ a sono adatti/ come dice il Bestiario,/ ad un uso me-
metre en medicine;/ oz cum castor fine./ Quant hom dicinale;/ udite cosa avviene al castoro./ Quando un
la vait cachant/ e de prendre aprochant,/ trenche sa uomo lo insegue/ e si appresta a catturarlo,/ stacca i
genitaire,/ quant el ne set que faire,/ gete le li devant,/ suoi genitali, / quando non sa pi che fare,/ glieli getta
puis si sen vait fuiant;/ li veneres les prent/ ki de ceo davanti,/ poi se ne fugge via;/ il cacciatore li prende/
perch proprio quelli che vuole,/ poi lascia in pace
ad talent,/ puis lasse ester la beste/ ki si est de fer la bestia/ che di cos fiera natura./ Se poi un altro lo
estre./ Se puis le alout cachant/ el li vendrait devant,/ caccia,/ il castoro gli viene davanti,/ gli mostra il suo
son detres musterait/ e signe li ferait/ que castree se- posteriore/ e gli indica/ che castrato/ e gli sta dan-
rait,/ pur nent le chacerait./ Aez en remenbrance,/ do la caccia per nulla./ Tenetelo a mente,/ grande ne
ceo est grant signefiance./ Castor en ceste vie/ saint il significato. Il castoro in questa vita/ rappresenta
hume signefie,/ ki luxurie guerpist/ e le pecht quil luomo santo/ che abbandona la lussuria/ e il pecca-
to commesso/ lo lascia al diavolo/ che per questo gli
fist/ al diable le lait,/ ki pur ceo ae li fait./ Quant concede una possibilit./ Quando il diavolo ha ten-
diable ad temptez,/ saint home esprovez,/ ne mal ni tato/ e messo alla prova luomo santo/ senza potervi
pot truver,/ lores le laisse ester,/ e li hum od deu vit,/ trovare nulla di male,/ allora lo lascia in pace/ e luomo
si cum mustre lescrit;/ e tel signefiance/ castor fait vive con Dio,/ come mostra lo scritto;/ a tale interpre-
senz dutance./ Ne voil plus traiter,/ de altre voil cu- tazione/ si presta il castoro senza dubbio./ Ora non
mencer19. ne voglio pi trattare,/ e un altro argomento vado a
iniziare.

310
Senza grandi modifiche, la leggenda le- dae de grappo a questo menbro co li denti
gata alla figura del roditore ben presen- e strappasseli e giectali in terra. E quando lo
te anche nei bestiari dellItalia medievale; cacciatore vede quello per chelli lo caccia,
un esempio significativo rappresentato s li piglia e lassalo andare. Questo castore s
dal bestiario moralizzato in 64 sonetti di un cinsegna in che modo noi ne dovemo sa-
autore anonimo probabilmente di ambito pere guardare dal dimonio, lo quale va cac-
centro-italico, forse toscano, che compose la ciando lo d e la nocte, e quale lo modo da
raccolta sul finire del XIII secolo o forse nei difendercene.
primi anni del XIV: Questo lo modo: che sil dimonio no
De lo castore audito aggio contare/ una caccia e tenta di superbia, strappaccela colli
miraculosa maravellia: quando/ lo caciator denti de lhumiltade, che meglio non puoi
lo dee piliare,/ nella sua mente tanto saso- scampare da lui. E selli ti tenta di luxuria, e
tillia/ ke sa la cosa per ke p scanpare;/ de- tu la taglia con la castitade. E selli ti tenta di
partela da s, poi no lo piglia;/ e questi so li vanagloria, et tu ti rimembra che Dio morit-
menbra da peccare,/ ke occido lalma ke non te. E se tu tagliera da te tutti quelli visii, per
se ne svelia./ lo Nemico questo caciatore, li quali lo dimonio ti va cacciando, per li suoi
/[ke] cacia lomo enveice de castorno/ per contrarii, s como ditto toe di sopra, a tutte
prendar[e]lo stando nel peccato;/ ma lomo lore chelli ti va cacciando, io ti fido per tut-
ke se pente de buon/ core del male fare, e te le sancte scripture che llo dimonio non ti
non ce fa retorno,/ remanda lo Nemico scon- andar pi cacciando; e cos serai scampato
solato. delle sue pene co lanima e col corpo; e li
A conferma del fatto che la raffigurazione santi martiri se ne diffessino fortemente, pi
nella scodella padovana del castoro derivas- che quando elli cognosciano che non potia-
se da testi medievali noti e diffusi anche in no dimettere da loro lo dimonio se non per
ambito locale, un esemplare del Libro della strapparsi lo corpo da dosso a lanima: s sse
natura degli animali presente anche nella feceno e quale scortichare e quale arrosti-
Biblioteca Comunale di Padova (C.R.M. 248). re e quale adicollare e quale intercidere di
Probabilmente scritto nellItalia settentriona- nodo in nodo, sicomo fue sancto Jacopo in-
le alla fine del Duecento e noto in numerose terciso. E queste sono le manere per le quale
copie redatte nelle varianti linguistiche ve- lanima scampe de le mane del dimonij. E
neta e toscana, esso ripropone fedelmente ancora mondanamentese ne pu prendere
la leggenda dello sfortunato animale, con bono exemplo.
laggiunta di una significativa variante nel Dal confronto con i testi precedenti non
messaggio moralizzante a essa collegata. sfugge che nel codice patavino sia evidente
XXX. De la natura de lo castore. Lo ca- un nuovo stile nella trasmissione del mes-
storo si una bestia che ane uno menbro saggio cristiano che, da un indirizzo pret-
lo quale di grande virtude, cio so li colio- tamente mistico-teologico, si evolve in una
ni suoi. E quando questo castoro cacciato forma sottintesa di prontuario dal quale
del cacciatore, e li cani sopragiungeno, s trarre consigli e norme comportamentali
cognosce per che cagione cacciato, s ssi da utilizzare per non cadere nel peccato. E

311
fig. 5. La decorazione vegetale sulla superficie esterna della scodella contenente la scena del castoro raffigurato
in atteggiamento di auto castrazione.

proprio queste informazioni, Cella Nuova. Guardando il po-


questi ammonimenti a vero animale raffigurato
non cedere alle ten- nellimmagine presente
tazioni del diavolo allinterno del cavetto
dovevano esse- della sua scodella
re immediata- graffita, ella sicura-
mente com- mente avr asso-
prese ancora ciato il castoro al
nella secon- messaggio mora-
da met del lizzante che do-
Quattrocento veva ricordarle, in
dalla monaca modo cos esplici-
cui la scodella to, il voto di castit
doveva essere e di liberazione dalle
appartenuta come cose materiali fatto per
corredo per la vita raggiungere la sua perfe-
quotidiana allinterno del zione spirituale.
monastero di Santa Chiara de Vincenzo Gobbo

Riassunto
Tra i vari animali simbolici ritratti sulle ceramiche del primo rinascimento rinvenute a Padova in una struttura
esagonale interrata gi avente funzione di ghiacciaia a servizio del Monastero di Santa Chiara de Cella
Nuova e poi trasformata in discarica si distingue per la sua originalit quella di un cane ritratto nell'atto
di auto castrazione. Le ricerche d'archivio hanno fornito la chiave interpretativa della scena; si tratta di un
espediente, secondo un autore francese del XII secolo, che un animale dalle sembianze di cane, ma chiamato
castor o bevero, attiva per salvarsi dal cacciatore che lo insegue per strappargli i genitali, avendo essi propriet
medicamentose.

A Marta, che con la sua attenta e profonda conoscenza dellarte italiana del Rinascimento ha saputo ridestare un
interesse, solo sopito, per pardi, monoceonti, manticore, unicorni e per molte altre creature fantastiche che vivono nel
mio mondo medievale.

Note
1
COZZA 2011.
2
PASTOUREAU 2012, p. 6.
3
COZZA 2011, p. 80 e fig. 101 a/b.
4
ENCICLOPEDIA ITALIANA, IX, p. 382.

312
5
Ms. lat. 3630, f. 77v.
6
Questo estratto si trova raccomandato ancora nel XIX secolo come efficace rimedio contro listeria e lipo-
condria mentre attualmente trova utilizzo nella cosmesi come fissativo nei profumi. Anche se negli Stati Uniti
stata accettata come additivo la sostanza pare sia ancora oggi utilizzata anche a scopo alimentare, con seri dubbi
sugli effetti nella salute delluomo; in particolare pare trovi impiego come additivo nella produzione industriale
dei gelati, poich fornisce loro un gusto simile alla vaniglia, fragola o al lampone (BURDOCK 2007).
7
PLINIO IL VECCHIO, XXXII, 26 e ss. Lo storico latino ricorda che il castoreum, oltre a provocare laborto, era
impiegato anche per molti altri usi farmaceutici: inalato, facilitava lo starnuto; miscelato con olio di rose e peu-
cedanum (una pianta erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Apiaceae), una volta applicato sul capo
produceva effetti narcotizzanti; i suoi fumi agivano come un eccitante su pazienti affetti da letargia e, utilizzato
sotto forma di supposta, bloccava il soffocamento da isteria. Curava anche le vertigini, il mal di denti e dorecchi,
i tremori, gli spasmi, le affezioni ai tendini, la sciatica, i disturbi di stomaco, la paralisi, l'epilessia; in forma di pozio-
ne, era usato per combattere la flatulenza e, al pari dellurina del medesimo animale, per contrastare gli effetti di
molti veleni; mescolato al miele migliorava la vista e allaceto bloccava il singhiozzo.
8
IPPOCRATE, p. 316.
9
ESOPO, 153.
10
PLINIO IL VECCHIO, VIII, 109.
11
Idem, XXXII, 26.
12
ELIANO, De natura animalium, VI, 34.
13
APULEIO, Metamorfosi, I, 9, 2.
14
GIOVENALE, Satire, IV, 12.
15
MORINI 1996, pp. 42-45.
16
FEDRO, 28.
17
Alberto Magno, XXII, 39, p. 1370.
18
MORINI 1996, pp. 170-173.

Fonti antiche
Alberto Magno, De animalibus libri XXVI, ed. a cura di H. Stadler, Aschendorff, Mnster 1916.
APULEIO, Metamorfosi, ed. a cura di F. Martini, Roma 1927.
CICERONE, Pro Scauro, ed. a cura di A. Cesari, Venezia 1848-1861.
ELIANO, De Natura animalium, ed. a cura di R. Hercher, Lipsia 1864.
ESOPO, Fables, ed. a cura di . Chambry, Parigi 1927.
FEDRO, Favole, ed. a cura di G. Solimano, Torino 2005.
GIOVENALE, Satire, ed. a cura di R. Vescovi, Firenze 1875.
IPPOCRATE, De natura muliebri, ed. a cura di . Littr, Parigi 1851.
PLINIO, Naturalis Historia, ed. a cura di D. Detlefsen, Berlino 1866-1882.

Bibliografia
BURDOCK GA., Safety assessment of castoreum extract as a food ingredient, in International Journal of Toxicology, 26
(Gennaio-Febbraio), 2007, pp. 51-55.
COZZA F. (a cura di), Le memorie ritrovate del monastero di Santa Chiara di Cella Nova a Padova, Padova 2011.
ENCICLOPEDIA ITALIANA, Enciclopedia italiana di Scienze, Lettere e Arti, Roma 1949.
MORINI L. (a cura di), Bestiari medievali, Torino 1996.
PASTOUREAU M., Bestiari del Medioevo, Torino 2012.

313
Annotazioni su Alcune notizie sulle mura di Padova

A distanza di cinque anni giunto il mo- data in quarta riga, il testo : TERMENE (e non
mento di aggiungere qualche chiosa al mio Termine) / DE LA (e non della) / SPIANADA (e
ormai datato articoletto apparso nel volume non spianata)/ M D XIII. In tal senso va cor-
XXIX - XXX1. retta anche la lettura data da chi scrive (non
Incominciamo con la lapide del terme- DELLA, ma DE LA). Andrebbero corrette tante
ne de la spianada. Il reperto pubblicato nel altre indicazioni a riguardo, date nel tempo, a
2008 presenta (dallalto verso il basso) la data iniziare da Rizzi Zannoni stesso che nel foglio
e sotto la scritta su tre righe. Ma quale era I della Gran Carta del Padovano con il n. 45,
esattamente la forma standard dei termini? italianizza in Altri Termini della Spianata. An-
Dobbiamo ammettere che siamo allinizio che il Gloria2 ricorda, prima della parrocchiale
della ricerca, ma c una novit che si pu di Mont, infissa a destra della via una lapi-
presentare. Ma prima chiediamoci, come era de che porta: MDXIII TERMENE DELL(?)A
scritto il testo, o meglio con quale lingua? E SPIANADA. Questa lapide indicata dal Gloria
al riguardo balza alla memoria la recente po- potrebbe essere proprio quella pubblicata
lemica sui lenzuoleti veneziani, che portano nel 2008? Potrebbe, attesa la presenza dei tre
le denominazioni delle calli. La lingua dove- fori per grappe.
va essere quella ufficiale della Serenissima, Il termene pubblicato nel 2008 logoro e
comprensibile a tutti gli abitanti del dogado. monco, forse stato privato della centinatu-
Ma facciamo un passo indietro. Nel dicem- ra. Quello ritrovato a San Gregorio integro,
bre 2008, dopo luscita del vol. XXIX XXX di anche se spezzato in due pezzi (secondo le
Archeologia Veneta, nel migliorare lassetto misure fornite dal Galiazzo la stele di 2 me-
della mia biblioteca, mi imbattei nel fasci- tri x 30 cm. x 10 cm di spessore) con elegan-
colo annata LX - 1971, n. 2, del B.M.C.P e lo te centinatura sulla parte superiore e dove-
sfogliai velocemente: mi colp un articoletto va essere originariamente collocato come
di tre facciate, privo di foto, avente per titolo indicato in fig. 2, oltre il ponte dei Graicci,
Sul ritrovamento di un cippo segnante il raggio tra la Scuola Elementare e la vecchia Chiesa
dei guasti verso Venezia, a firma di un socio parrocchiale di San Grigolo (San Gregorio),
di vecchia data della Societ Archeologica sul fosso di sinistra (verso il Piovego), circa
Veneta, il prof. Guido Galiazzo, gi docente di al centro del letto dellattuale Canale Scari-
chimica organica del nostro Ateneo. Siamo catore.
ora in grado di dare un volto a quel cippo Una seconda annotazione riguarda i resti
rimasto a suo tempo anonimo (fig. 1) e che, del muro carrarese presenti nella cantina di
a differenza del termene gi edito, presenta la Palazzo Breda. Otto Mazzuccato3 scrive che
un singolare ritrovamento venne fatto nellesta-
fig. 1. Il termene di San Gregorio pubblicato dal Galiaz-
te del 1953 a Padova, durante uno sbancamen-
zo nel 1971.

315
fig. 2. La collocazione del termene di San Gregorio nella tavola del Rizzi Zannoni entro il cerchio rosso.

to che interessava unampia area del tessuto vierasco. Lindicazione di fianco alla chiesa ro-
urbano situato di fianco alla chiesa romanica manica di S. Sofia era un po vaga e non con-
di S. Sofia. Tralasciamo le considerazioni sul sentiva lesatta ubicazione degli arconi. Ma ci
ponte romano e soffermiamoci invece su Ed pens lo stesso Otto: con lettera datata 1
ancora, una serie di arconi in laterizio, probabil- gennaio 2009 indirizzata a Francesco Cozza,
mente a sostegno di una riva o di un edificio ri- ringrazia per aver ricevuto lultimo numero
della rivista ed allega un suo schizzo (fig. 3)
che inequivocabilmente colloca i quattro ar-
coni (consecutivi con luce di circa tre metri,
in mattoni, con ghiera di 60 cm.) sulla faccia-
ta di Via San Mattia della Casa Breda, sotto
allattuale via.
Si tratta dunque di arconi posti in essere
dalla parte interna del muro e che in linea
teorica dovevano estendersi per tutto il trat-
to da Porciglia al ponte Pidocchioso, perch
tutto il tratto aveva la necessit di un soste-
gno al muro che si sviluppava in altezza e che
era lambito allesterno dalle acque del canale
fig. 3. Palazzo Breda via San Mattia: schizzo eseguito da di Santa Sofia; una tecnica costruttiva ben
Otto Mazzucato. nota. Il Busato4 ci aiuta a chiarire la situazio-

316
fig. 4. Il tratto delle mura fra Porciglia e ponte Pidocchioso, con al centro la porta di Santa Sofia e con lindividua-
zione delle due postierle.

ne riportando la tradizione raccolta nel sec. poi, a beneficio sia di coloro che andavano
XV dallOngarello Dice le antiche scritture, et a prendere lacqua, ma anche di coloro che
la comune opinione delli homeni di Pad.a che vivevano con le barche nel canale, a guisa di
quella parte del muro, che se tene per la Giesa di una postierla, uso rimasto fino a che i mutati
S.ta Soffia, sotto della quale passano le donne tempi ed il progresso non hanno fatto cade-
a tor dellacqua del fiume. Ci che ci interessa re tutto in desuetudine. E da ritenere che una
laffermazione che le donne di Santa Sofia, cosa analoga, cio un altra postierla, possa
ma ovviamente non solo le donne, avessero essere stata presente alla fine del tratto delle
libero accesso alla marezzana per prendere mura, verso lattuale Ospedale Giustinianeo
lacqua (e tralasciamo il riferimento dellOn- prima della porta del ponte Pidocchioso. La
garello ad Antenore per la costruzione di veduta prospettica dello Squarcione, che si
quelle mura!). Si era costituito quindi un uso data al 1465 circa, ce ne d lo spunto (fig. 4).
pubblico di passaggio forse gi durante le-
poca carrarese, ma soprattutto dal 1405 in Gianpaolo Candiani
Note

1
G. Candiani, Alcune notizie sulle mura di Padova in, A.V. XXIX - XXX 2006 -2007 p. 263-285.
2
A. GLORIA, Il Territorio Padovano illustrato vol. 2 p. 113.
3
O. Mazzucato, Una particolare lavorazione dellosso nel periodo rinascimentale a Padova, in A.V. XXV - XXVI
2002 - 2003, P. 179, ma vedasi anche: O. MazzuCato, Documentazione sulla fabbrica per ceramiche scoperta in
Via S. Mattia a Padova, in Padusa anno VI 1970 n. 3 p. 151; O. MazzuCato, Donazione in memoria di Andrea Ferrari
in B.M.C.P. LXXXI - 1992 p. 129.
4
L. Busato, Padova Citt romana dalle lapidi e dagli scavi, Venezia 1887, p. 51.

317
318
Una trapanazione cranica risalente allepoca
di Girolamo Fabrizio dAcquapendente
dallex Convento di San Francesco a Conegliano (Treviso)

Sin dalla preistoria luomo ha tentato di Complessivamente le tombe hanno re-


migliorare e salvaguardare il suo stato di stituito i resti scheletrici di 185 individui: 76
salute attraverso veri e propri interventi di adulti di sesso maschile (41%), 48 adulti di
protochirurgia per risolvere condizioni pa- sesso femminile (26%), 44 subadulti (24%)
tologiche di varia gravit nei soggetti che ed infine 17 adulti (9%) per i quali a causa
le manifestavano. In archeologia la trapana- della frammentariet dei resti ossei non
zione del cranio, spesso cruenta e rischio- stato possibile attribuire un sesso. La statura
sa per chi ne era coinvolto, rappresenta media maschile, stimata su 47 soggetti rile-
sicuramente la documentazione allo stes- vabili, di cm 170,1, secondo le equazioni
so tempo pi emblematica e drammatica per i caucasoidi di Trotter e Gleser (1952)
della presenza e della diffusione di queste mentre applicando il metodo di Sjvold
pratiche. (1990), la media maschile di cm 168,7. Per
Questo lavoro si propone di descrivere quanto riguarda le donne la statura media,
un caso di trapanazione che ha interessato stimata su 26 soggetti rilevabili, di cm
un cranio ritrovato presso il cimitero dellex 157,2 (Trotter e Gleser 1952); la statura me-
convento di San Francesco a Conegliano, dia, secondo il metodo di Sjvold (1990), ri-
cittadina veneta ubicata nella zona centro sulta invece di cm 156.
settentrionale della provincia di Treviso. La ricognizione paleopatologica sui resti
Il complesso conventuale stato edi- scheletrici degli inumati non ha rilevato se-
ficato a pi riprese a partire dal XIV secolo gni di gravi malattie e ha messo in evidenza
fino al XVI secolo d.C. ed infine parzialmen- uno stato di salute complessivamente di-
te distrutto (chiesa e chiostro piccolo) nel screto. La condizione patologica pi diffusa
1812 durante loccupazione napoleonica. nella serie scheletrica certamente quella
La prima fase dellarea cimiteriale, databile riferibile allosteoartrosi, con episodi vistosi
alla fine del 300, si articola tra lala setten- sia a carico della colonna vertebrale che alle
trionale del chiostro, dove sono state messe articolazioni soprattutto in scheletri di sog-
in luce 31 sepolture, e linterno della chiesa. getti di et avanzata.
Nel 500, in seguito ad una ampia ristrut- Fra i resti ossei rimaneggiati restituiti dal-
turazione, si assiste ad un incremento del la US 1114, risalente quasi certamente alla
numero di deposizioni con struttura nel fase post rinascimentale del complesso (XVI
chiostro e allinterno delledificio di culto. A secolo AD), stato rinvenuto un calvario
partire da questo periodo, inoltre, sepolture (cranio mancante dello scheletro facciale),
in fossa semplice sono attestate anche nel che esibiva una vistosa perforazione subcir-
sagrato antistante la facciata1. colare localizzata nel quadrante bregmatico

319
dellosso parietale sinistro (fig. 1). pareti del foro, agiva perpendicolarmente
Il foro si trova a 4,8 mm dalla sutura sagitta- sul tavolato esterno del parietale. Lispezione
le e a 4,2 mm dalla sutura coronale. Il suo dia- eso ed endocranica del reperto, infine, non
metro massimo, a livello del tavolato esterno, ha rilevato nessuna modificazione patolo-
misura mm 18,7 mm mentre mm 17,3 cor- gica attribuibile a infezione o neoplasia n,
rispondono al diametro minimo; lo spesso- tantomeno, si osservano esiti di fratture a
re della perforazione misura invece 2,4 mm stampo o altre lesioni traumatiche; di conse-
(fig. 2). I bordi dellapertura sono irregolari guenza, si pu concludere che sullosso non
mentre al microscopio si apprezza una per- rilevabile alcuna traccia che possa giustifi-
dita di sostanza ossea simile ad una leggera care la trapanazione. Lo studio condotto con
desquamazione lungo il margine superiore steromicroscopio sullo spessore della perfo-
della perforazione probabilmente causata razione ha rivelato la presenza sullo strato di-
dalla pressione esercitata sulla volta crani- ploico di una debole apposizione di depositi
ca dallo strumento in uso (fig. 3) che, come di osso neoformato indicando in tal modo la
indicato dalla configurazione verticale delle sopravvivenza del paziente allintervento per

fig. 1. Norma laterale del calvario femminile di Conegliano dove si osserva una perforazione circolare in corri-
spondenza dellarea bregmatica nellosso parietale sinistro.

320
un arco di tempo compreso tra le due e le sei
settimane2 (fig. 4).
La morfologia del cranio suggerisce che il
soggetto fosse verosimilmente di sesso fem-
minile: la glabella, infatti, gracile e poco rile-
vata, larcata sopracciliare poco marcata e la
fronte piuttosto verticale3. Non disponendo
di altri resti scheletrici, la stima dellet alla
morte stata effettuata prendendo in con-
siderazione soltanto il grado di obliterazione
delle suture craniche, sebbene questa sia
oggi ritenuta una metodologia non pi com-
pletamente affidabile. Le suture craniche
sono tutte chiaramente visibili e non oblite-
rate suggerendo che con ogni probabilit il
calvario sia appartenuto ad unadolescente o
a una donna adulto-giovane di et non su-
periore ai 20 anni4.
La trapanazione del cranio una delle
pi antiche pratiche chirurgiche per scopi
terapeutici o magico-terapeutici praticata
dalluomo. Tale intervento ha diffusione glo-
bale ed in Europa documentato a partire
dallet neolitica5 ma let del Bronzo lepo-
ca a cui risalgono il maggior numero di testi-
monianze6. In molti casi alcune trapanazioni
sembra siano state eseguite con lintento di
risolvere alcune patologie7 craniche come
ad esempio fratture ed infezioni, ma non
si pu escludere che lintervento sia stato
anche praticato nella speranza di risolvere
gravi cefalee o disturbi psichiatrici, di con-
seguenza non rilevabili sul cranio. In epoca fig. 2. Il calvario femminile osservato in norma supe-
storica, Ippocrate (460-335 a.C.)8, formalizz riore dove si apprezza la perforazione nel quadrante
nel corpus Hippocraticum diverse pratiche bregmatico con diametro massimo di 18,7 mm.
mediche, tra cui la trapanazione del cranio fig. 3. Particolare ove possibile apprezzare la morfo-
e le sue modalit di esecuzione, come inter- logia sub circolare del foro di trapanazione.
vento necessario nella risoluzione di alcune fig. 4. Foto allo stereomicroscopio (10 x) dove di os-
patologie traumatiche (fratture della volta) o serva una lieve deposizione di osso neoformato sullo
spessore della perforazione suggerendo cos la so-
di malattie non coinvolgenti il cranio come pravvivenza del soggetto allintervento.

321
le alterazioni della vista o lidropisia9. Lo stru- La pratica della trapanazione in Europa
mento riportato da Ippocrate denominato sembra essere stata meno frequente durante
prion, ed costituito da un cilindro dotato di il periodo medievale18 mentre unevoluzione
corona metallica dentata ad una delle estre- significativa si coglie dopo il rinascimento,
mit, che veniva applicato direttamente sul- ove attestata una tipologia migliorata dello
la teca cranica. Informazioni pi dettagliate strumento descritto da Ippocrate e da Celso,
sullintervento di trapanazione, con questo allo scopo di diminuire il rischio di produrre
tipo di punta, si ritrovano negli scritti di Celso danni letali alla meninge encefalica pi ester-
che pratic per molto tempo a Roma tra il 18 na, nota come dura madre. Ad inventare e
e il 39 d.C. Ci riferiamo in particolare al suo proporre questo nuovo strumento stato
trattato De Medicina dove descrive e spiega Giacomo Fabrizio dAcquapendente, che lo
le modalit duso dei due tipi di trapano im- descrive nel suo manuale Pentateuchos chi-
piegati dai medici ippocratici: il modiolus os- rurgicum19 apparso nel 1592. Fabrizio dAc-
sia uno strumento che delimita una corona quapendente stato uno dei grandi prota-
sullosso ed il terebra un trapano a trivella10. A gonisti della Scuola Medica Patavina a partire
questo proposito una testimonianza archeo- dalla seconda met del 1500 sino al primo
logica molto importante quella relativa al ventennio del 1600 (fig. 5). Girolamo Fabrizio
kit per lintervento chirurgico in dotazione ad nato ad Acquapendente, una piccola cittadi-
un medico militare del II secolo d.C, rinvenu- na tra Lazio e Toscana, si trasferisce appena
to nella sua tomba a Bingen in Germania11. diciassettenne a Padova sotto la protezione
In Italia la trapanazione, praticata con varie di ricche famiglie veneziane che lo sosten-
tecniche, documentata dallepoca neolitica, gono nel corso degli studi medici. Allievo
ma a partire dallet del bronzo questa prati- del celebre Falloppio, succede alla morte di
ca si diffonde12 e perdura fino allepoca mo- questi presso lateneo di Padova dove pi
derna. Attualmente i casi italiani medievali e tardi verr nominato professore sovraordi-
post-rinascimentali pubblicati sono pochi e,
rispetto al cranio in esame, non presentano
perforazioni imputabili al trapano ippocrati-
co13. Il caso pi simile, per morfologia e dia-
metro del foro, al cranio di Conegliano, pro-
viene da Canosa della Puglia ed riferibile al
VI-VII secolo d.C.14.
In ambito europeo, trapanazioni pratica-
te mediante trapano a corona, provengono
dalla Chiesa di St. Michel le Pole a Dublino,
cranio risalente genericamente a et medie-
vale15, dalla citt di Antwerp in Belgio, due
casi datati tra XV e XVIII secolo16, e da un sito
spagnolo, Gormaz, la cui cronologia com-
presa tra il XIII e il XIV secolo d.C.17. fig. 5. Ritratto di Girolamo Fabrizio dAcquapendente.

322
nario per linsegnamento dellAnatomia e
Chirurgia. Medico brillante e grande studioso
approfondisce scrupolosamente non solo le
discipline mediche ma anche lembriologia
e lanatomia comparata; sotto il suo magi-
stero fu realizzato nel 1594 il celebre Teatro
Anatomico ospitato a Padova presso il palaz-
zo del Bo. La sua fama di scienziato richiama
numerosi studenti dallItalia e dallestero per fig. 6. Raffigurazione del modello di trapano modifica-
seguire i suoi corsi fra i quali bisogna ricorda- to da Acquapendente riportata nel trattato Armamen-
tarium chirurgicum di Johannes Scultetus (Scultetus
re William Harvey, autore della scoperta della 1666, part. 1, Tabula II).
circolazione del sangue e Johannes Scultetus
autore del celebre Armamentarium Chirur- madre come si evince da quanto scritto nel
gicum pubblicato postumo nel 1653 dove brano tratto da una ristampa del 1685 delle
le tavole del trattato riportano le modifiche sue Opere Chirurgiche (fig. 7). Il trapano mo-
al trapano ippocratico apportate da Acqua- dificato da Acquapendente rimane in uso in
pendente (fig. 6). Acquapendente utilizza fre- Europa per molto tempo, come riportato
quentemente questo trapano nellesercizio dal seguente brano tratto dal famoso Institu-
della professione medica tanto da descriver- tiones chirurgicae di Lorenz Heister chirurgo
ne i vantaggi nel preservare da danni la dura ed anatomista tedesco del 700 (fig. 8).

fig. 7. Brano di descrizione dello strumento di Fabrizio dAcquapendente tratto dalle Opere Chirurgiche.
fig. 8. Brano tratto dal famoso Institutiones chirurgicae di Lorenz Heister chirurgo ed anatomista tedesco del 700.

323
ca per morire nel 1619
allet di 86 anni nella
stessa citt. Nel 1592
usc la prima edizione
del Pentateuchos chi-
rurgicum dove forma-
lizz la sua esperienza
anatomica e chirurgica
dopo 33 anni di attivi-
t. Poich questo caso
di trapanazione con-
temporaneo al periodo
di attivit chirurgica di
Fabrizio DAcquapen-
dente si pu ipotizzare,
anche se non dimo-
strabile con certezza,
che possa essere stato
lui stesso il chirurgo
autore dellintervento
o, in ogni caso, un me-
dico che utilizzava il
trapano a mano da lui
messo a punto.
La mancanza di te-
stimonianze archeolo-
giche di casi trapanati
del periodo tardo rina-
fig. 9. Immagine con esempi di modalit di esecuzione di trapanazioni craniche scimentale parzial-
tratta dall Armamentarium chirurgicum di Johannes Scultetus. mente colmata da raf-
figurazioni pittoriche;
Linteresse che suscita il caso di trapana- probabilmente lo pera pi nota La cura del-
zione descritto legato al fatto che linter- la pazzia di Hieronymus Bosch (1450-1515) in
vento stato realizzato nel periodo in cui cui un ciarlatano incide la fronte di un uomo
lAcquapendente esercitava come medico per togliere dalla sua testa la pietra della fol-
ed insegnate di anatomia a Padova. Dalla sua lia. Al di l del dibattito degli storici dellarte
biografia sappiamo che lasci linsegnamen- sulle varie letture del dipinto, probabile che
to alluniversit di Padova nel 1613 dopo 48 oltre a Bosch anche molti altri artisti a lui con-
anni di attivit per dedicarsi alla pubblicazio- temporanei e successivi, come Brueghel il
ne delle sue esperienze mediche e di ricer- vecchio e Jan Sanders van Hemessen, cono-

324
scessero la pratica chi-
rurgica di trapanazione
del cranio. I soggetti
ed i dettagli delle loro
rappresentazioni infatti
sono spesso molto vici-
ni agli schemi didattici
dei manuali chirurgici,
ad esempio il gi citato
Armamentarium Chirur-
gicum20 (fig. 9), come si
pu vedere nel dipinto
seicentesco del belga
Jan Cossiers che ritrae
un chirurgo, probabil-
mente Thomas Fenius
autore dei Libri chirur-
gici, dove oltre al cranio
trapanato visibile lo
strumento utilizzato per
loperazione (fig. 10).
La trapanazione cra-
nica di Conegliano
una testimonianza pa-
leopatologica piuttosto
rara di una pratica am-
piamente diffusa nel
periodo tardo-rinasci-
mentale. fig. 10. Dipinto seicentesco del belga Jan Cossiers che molto probabilmente ri-
Nonostante non sia trae il chirurgo fiammingo Thoma Fenius.
possibile stabilire le
motivazioni alla base di unoperazione cos poche settimane dopo lintervento. A questo
delicata, sicuramente lintervento chirurgico proposito preme rilevare unapparente con-
in questione stato effettuato in modo ac- traddizione riguardante il successo dellope-
curato, tanto che lindividuo sopravvissuto razione di trapanazione tra lepoca preistori-
per qualche settimana. I trapani del periodo ca e quella moderna. Paradossalmente, nella
infatti erano progettati per non provocare preistoria un intervento cos delicato ga-
danni alla membrana meningea al momento rantiva la sopravvivenza di almeno un anno
della perforazione della volta; la donna de- dallintervento a circa il 50%21 dei soggetti
ceduta a seguito di generiche complicazioni operati. Un tasso di mortalit ben pi eleva-

325
to si riscontra invece nella documentazione tenute. Nelle strutture sanitarie degli albori
proveniente da ospedali inglesi del 700 ove dellepoca moderna, purtroppo, le elemen-
il 78% dei pazienti moriva durante o poco tari norme igieniche, come la pulizia degli
dopo loperazione22. Le pratiche antisettiche, strumenti o il lavaggio delle mani da parte
oggi ben note e scrupolosamente seguite in di medici, erano ancora del tutto ignorate; di
tutte le strutture sanitarie moderne, nellanti- conseguenza la presenza di un elevato cari-
chit e nel passato pi recente erano ignora- co patogeno dellambiente causato dallaf-
te del tutto. Tuttavia durante la preistoria gli follamento dei malati negli ospedali e la tota-
strumenti impiegati per rimuovere il cuoio le assenza di igiene, esponevano i pazienti al
capelluto e successivamente per eseguire la gravissimo rischio di contrarre infezioni letali
trapanazione probabilmente non venivano subito dopo loperazione sostenuta.
riutilizzati; inoltre le condizioni per la diffusio- Alessandro Canci
ne di una probabile infezione erano pi con- Marina Zago

Riassunto
Viene analizzato un esempio di trapanazione presente su un cranio rinvenuto nell'ambito dell'ex convento di San
Francesco di Conegliano e databile all'epoca rinascimentale. Le analisi antropologiche assegnano il calvario ad
un individuo femminile e le osservazioni paleopatologiche indicano che la paziente sopravvisse all'intervento per
alcune settimane.
L'intervento chirurgico viene collegato con l'attivit medico-chirurgica del famoso medico Girolamo Fabrizio d'Ac-
quapendente, docente di anatomia e chirurgia all'Universit di Padova in et rinascimentale.

Note

1
Cozza, Ercolino 2006, pp. 55-60.
2
Barbian e Sledzik 2008
3
Ferembach et al 1977-79
4
Meindl, Lovejoy 1985
5
German, Fornaciari 1992 p. 25.
6
Arnott et al. 2003.
7
Aufderheide, Rodriguez-Martin 1998 p. 32.
8
Fornaciari et al. 1989-90 p. 285-286.
9
Fornaciari et al.. 1989-90 p. 285-286.
10
German e Fornaciari 1992 p. 25.
11
Keunzel 1982.
12
Canci, Minozzi 2004 p. 172.
13
Tre casi descritti da Capasso provengono dalla necropoli i Monte dArgento (XI-XV secolo d.C.) (Capasso 1995,
pp. 123-140) e un caso, databile al XVIII secolo, stato rinvenuto nella Chiesa di S. Maria della Grazia (German,
Fornaciari 1990 pp. 335-342).
14
Facchini, Rastelli, Ferrero, Fulcheri 2003, pp. 247-254.
15
O Donnabhain 2003, p. 83.
16
Janssens, Marcsik, De Meyere, 1991, p. 30.
17
Lpez, Caro, Pardinas 2011, pp. 252-253.
18
Aufderheide, Rodriguez-Martin 1998 p. 31.

326
19
Ruisinger, 2003 p. 280.
20
Gross 2003, p. 318.
21
German e Fornaciari 1992 p.157.
22
Martin 2003, p. 326.

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327
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