IL TEMPO DEI "BARBARI"
2 zione longobarda sull 'Italia settentriona
I LONGOBARDI IN ITALlA
Guidati da re Alboino, i Longobardi
penetrano in Italia nel 568 sceEdendo
dal Friuli e conquistano rapidamente
ampie zone della penisola. Rimangono
esclusi dalla dominazione longobarda i
possedimenti bizantini (Ravenna e l'E
sarcato, le regioni dell'estremo meridio
ne e le citt campane di Napoli, Amalfi e
Paestum) e le terre pontificie, una Stri
scia che attraversa l'Italia centrale esten
dendosi dal Lazio settentrionale alla Ro
magna (fig. 6).
Il regno longobardo risulta cos diviso
in una parte pi compatta a nord (Lon
gobardia Maior) e in una pi frammenta
ria, divisa in ducati di sostanziale auto
nomia, a sud (Longobardia Minor).~1
774, sconfiggendo le truppe del re Desi
derio nella battaglia delle Chiuse di Su
sa, Carlo Magno porr fine alla d0!!1ina
I~'--~~~~,
,/
d
Corsica
DUCATO
ROMANO
Sardegna
_ Discesa di Alboino (568)
- - Conquiste di Alboino (568-572)
D Dominio longobardo nel 638
Sedi di duchi longobardi
AFRICA
6
le, mentre i ducati di Spoleto e Beneven
to cadranno solo nell'XI secolo SOttO i
Normanni. La Historia Longobardorum,
composta presso la corte carolingia da
Paolo Diacono alla fine dell'VII1 secolo,
la fonte, sostanzialmente attendibile,
su cui si basa gran parte della nostra co
noscenza sui due secoli di dominio lon
gobardo in Italia.
I Longobardi sono ricordati per la pri
ma volta come gens nomade attestata
presso le foci dell'Elba, col nome di
Winnili. Nel V secolo, scendendo verso
le regioni danubiane, si accostano al
!'Impero bizantino, e il loro contatto
con la civilt romana si fa diretto tra il
520 e il 542, quando si trasferiscono nel
Norico e in Pannonia, l'attuale Romania.
Com' tipico delle popolazioni noma
di, le espressioni artistiche longobarde
p-rima della calata in Italia sono concen
trate sull'oreficeria. L'incontro tra la tra-
PANNONIA
...... _-........
,
...... \
\
\
... _--~-- - ....... ,:..
o.,~
~~
,g~
Palermo
1,111,6
Sicilia
Cartina dell'Italia longobarda.
dizione germanica e i modelli tardo-ro
mani conosciuti in Pannonia si manife
sta nella produzione delle caratteristicne
crocette sbalzate in lamina d'oro. Forse
cia-pp-rima ornamento ricamaw~ui vesti
ti femminili, ma presto diffuse anche
nell'abbigliamento maschile, le pi anti
che crocette presentano una decorazio
ne naturalistica, affidata alla giustappo
sizione di figure di animali stilizzati e
quindi a uno sviluppo intricato di girali
vegetali dai quali emergono figurette
zoomorfe. Queste caratteristiche sono
ravvisabili anche negli oggetti prodotti
in Italia, come le grandi fibule trovate a
Nocera Umbra tra i resti di ri((I~. corre
di funerari (fig. 7).
Assoldati dall'imperatore bizantino
nella "guerra gotica", i primi Longobardi
giungono in Italia nel 526 con le truppe
comandate da Belisario e vi ritornano
tra il 552 e il 553 per la campagna con
dotta da Narsete contro Totila e Teia.
7
I, 111,7
Coppia di fibule, provenienti da Nocera Umbra - I stile animalistico - Roma,
Museo dell'Alto Medioevo
305
EVO MEDIO

Nel 568 Alboino guida una vera e pro I, III, 8

pria invasione, conscio dell'indeboli Crocetta aurea nastriforme . VII sec. . Verona,
mento delle difese della penisola, fiacca Museo di Castelvecchio
te da decenni di guerre. Le cin si arren I, III, 9
dono una dopo l'altra quasi senza com Crocetta con testa di Cristo al centro - VII sec.
battere: i membri della classe senatoria, Cividale, Museo Archeologico
che avrebbero potuto organizzare la di
fesa, fuggono a Ravenna, a Roma o a Bi I, III, /0
sanzio. Milano cade nel 569 e Pavia, de Croce di Adaloaldo - inizio VII sec. . Monza,
Museo del Duomo
stinata a diventare la capitale del regno,
nel 572. I Longobardi, che pure costitui I, III, Il
'scono meno del cinque per cento della Legatura dell'Evongelorio di Teodolindo . inizio
popolazione, si abbandonano a un siste VII sec. . Monza, Museo del Duomo
matico saccheggio, durato fino al 591,
quando sale sul trono Agilulfo.
Il dominio~ngobardo viene sancito
dall'Editto di Rotari, composto in latino
nel 643 e diviso in circa quattrocento
'articoli, con il quale la legge longobarda
si sostituisce al dirino romano. Il popolo
Cnvasore, nonostante la politica filocat 8
tolica e filoromana di Agilulfo e di sua
moglie Teodolinda, stenta a integrarsi
con gli abitanti delle cin e delle campa
gne assoggenate, e si raccoglie in clan
familiari, le farae, di cui rimane memo
ria nei numerosi centri rurali chiamati
Fara, sparpagliati in runa Italia.
Le testimonianze artistiche risalenti ai
primi decenni della dominazione longo
barda sono scarsissime, ma eloquenti:
l'abbandono delle cin romane da parte
della classe dominante segna il declino.
dell'arte tardo-antica come stile della.
classe al potere, mentre il nuovo stil~
"barbarico", rifiutando la tradizione pre
cedente, introduce un linguaggio del tut
to nuovo.
l'oreficeria continua a essere anche
nel VI! secolo "arte-guida". Frequenti
sono le crocene, che sembrano ritagliate
in sonili lamine d'oro (figg. 8 e 9), men
tre appaiono, pi rari ma molto interes 9 lO
santi, esempi di monetazione e anelli-si
gillo con lene re latine e volti umani.
Per COntro, il vasellame ceramico tro
vato in numerose tombe mostra forme
alquanto rozze e modeste decorazioni
graffite geometrizzanti.
Accanto alle crocene pi semplici,
sulle quali tunavia compare il nervoso li
nearismo del disegno intrecciato, ven
gono prodoni gioielli di maggiore impe
gno, le "croci gemmate". Probabilmente
derivate da prototipi votivi palestinesi
portati in Italia dai pellegrini, queste
croci riprendono il motivo del Crocifis
so, gi presente nella tradizione paleo
cristiana e ravennate, come semplice
Imago Christi, un piccolo busto clipeato
al centro della croce: in tal senso si
gnificativa la Croce di Adaloaldo (conser
vata a Monza), dell'inizio del VII secolo,
in cui il Crocifisso compare a figura inte
ra (fig. 10). Le croci gemmate, talvolta
11

306
 IL TEMPO DEI "BARBARI"

mcsse in relazione con la contempora

nea produzione dei Visigori in Spagna,
segnano un capitolo impanante nell'o
reficeria longobarda. Le pierre dure che
le clecorano rispondono a un vivace gu
s[o del colore e sono inserire a freddo in
trafori appositamente preparati, talvolta
seguendo una distribuzione spaziale di
gusto tardo-antico.
Un orrimo esempio di tale tecnica la
copertura di evangelario donata da papa
Gregorio Magno a Teodolinda n~ 603,
forse realizzaca a Roma da un orafo che
si ispira alla. produzione longobard~ (fig.
Il). Pi rattinata la tecnica che preve
de una fitta rete di alveoli in cui le pie
tre, o pi frequentemente gli smalti e le
paste vitree fuse, vengono inserite a cal I, 111,12
Fibula a disco
do, come nella fibula a disco di Parma VII sec. - Parma,
(fig. 12). In una posizione mediana tra Museo Nazionale
l'oreficeria e la cultura materiale si col- di Antichit
12

I, III, 13
Lastra di una guarni
zione d'elmQ - VII sec.
Berna, Historisches
Museum

I, III, 14
Lastra di una guarni
zione d'elmo - VII sec.
Berna, Historisches
t'1useum

l, III, 15
Lastrina frontale di un
elmo - VII sec. - bron
zo dorato - Firenze,
Museo del Bargello

307
EVO MEDIO
loca la produzione longobarda di armi,
presenti tra i corredi funebri maschilI.
Le impugnature delle spade presentano
spesso una decorazione ottenuta con la
tecnica dell'"!.lgeminatura", sottili strisce
d'argento martellate all'interno di solhi
ricavati nel ferro, con effetti di Iineari
smo bicromo e astratto. Le lame sono
invece SOttOposte al trattamento' della
"da.maschinatt!.r:.a" per risultare pi fles
sbfli e resistenti alla tOrsione: il ferro
viene aggreditO chimicamente e battuto
in modo tale da assumere una struttura a
fasce intrecciate. Il prodotto pi spetta
colare dell'arte degli armaioli longobardi
sono gli scudi da parata, dischi di legno
ricoperte di cuoio su cui vengono appli
cate piccole figure decorative in bronzo
con inedite caratteristiche di astrazione
lineare, di disegno scattante e dinamico
come nei frammenti dello scudo di Sta
bio, ora a Berna (figg. 13 e 14).
16
17
308
Probabilmente riferibile a un sontuo
so elmo da parata la lamina sbalzata,
conservata nel Museo del Bargello di Fi
renze (fig. 15), in cui si celebra il trionfo
di Agilulfo, re dal 591 a1615. La lamina,
per la rude espressivit e la tensione li
neare, appare a prima vista un tipico
prodottO di oreficeria "barbarica", men
tre lo schema compositivo e la presenza
delle due classiche Vittorie alate di fian
co al trono del re (sia pure deformate in
modo quasi caricaturale) dimostrano lo
sforzo di operare una difficile contamina
tio tra la carica sintetica dell'arte longo
barda e modelli classici.
Il tentativo di realizzare un accordo
tra la nuova concezione artistica lon
gobarda e la rivisitazione di motivi
tardo-amichi confermata dalla cosid
detta Test[na di Teodolinda (fig. 16), an
teriore al 628. Il modello con tutta
probabilit una scultura bizantina, la
18

Testa di Teodora (fig. 17), ma nella testi
na longobarda viene meno ogni ricerca
eli preziosa modellazione, in favore di
una scarna definizione, tendente a una
stilizzazione essenziale e geometrizzan
te. Simili schematizzazioni sono presen
ti nella scultura dell'Egitto copto, ma il
parallelo pi stringente stato indicato
(A.M. Romanini) con lo scettro di Sutton
Hoo (fig. 18), trovato nella tomba-barca
del re sassone Raedwald, risalente al
624-625 e pertanto coevo alla testina di
Teodolinda. Il confronto tra la scultura
longobarda e le teste che decorano lo
scettro dimostra la sostanziale affinit
culturale tra la produzione italiana e
quella dei Sassoni, popolazione migrata
in Gran Bretagna nel V secolo e origina
ria, come i Longobardi, della zona del
fiume Elba.
Dal 625 al 774 Pavia stata capitale
del regno longobardo e centro principa-
19
I, III, 16
T estina di T eodolinda - ante 628 - Milano. Museo del Castello Sforzesco
I, 111,17
Testa di T eodora VI sec. - Milano, Museo del Castello Sforzesco
I, 111,18
Scettro di Sutton Hoo - ante 624-625 - Londra, British Museum
le di committenze artistiche. La maggior
parte degli edifici eretti tra il VII e l'VIII
secolo stata distrutta o radicalmente
rimaneggiata, ma i frammenti architet
tonici e decorativi conservati nel Museo
Civico, le ricostruzioni grafiche e i resti
ancora visibili permettono di riconosce
re le caratteristiche di un'evoluzione in
senso decisamente anticlassico.
Della chiesa suburbana di Santa Maria
in Pertica rimane un preciso disegno
settecentesco. Fondata nel 677, presen
tava una pianta ottagonale con un
deambulatorio anulare e un giro interno
di sei colonne (fig. 19). Su questo modu
lo "latino" si innestava un altissimo cor
po centrale, con uno slancio del tutto
inedito, destinato a servire da modello
alla Cappella Palatina carolingia di
Aquisgrana e alla chiesa di Santa Sofia a
Benevento. L'espressivo verticalismo
dell'ottagono centrale rispetto ai pi
20
I, 111,19
Pianta della chiesa di Santa Maria in Pertica a Pavia.
l,III, 20
Pianta del battistero di Lomello.
IL TEMPO DEI "BARBARI"
compatti precedenti paleocristiani tut
tora ben riconoscibile nel battistero di
Lomello, caratterizzato anche da leggeri
profili decorativi (fig. 20).
Costruita come cattedrale ariana da
Rotari (636-52), la chiesa di Sant'Euse
bio divenne fulcroCleIla conversione dei
-Longobardi al cattolicesimo, promossa a
Monza da Teodolinda e realizzata a Pa
via da re Ariberto e dal vescovo Anasta
sio. Dell'antica costruzione rimangono
alcuni capitelli nella cripta, rimaneggia
ta in epoca romanica (fig. 21). Si tratta
di resti assai importanti, poich questi
elementi architettonici mostrano un de
ciso scarto rispetto alla tradizione anti
ca, proponendo una nuova tipologia, ba
sata ancora una volta su modelli desunti
dall' oreficeria. Lungi dall'inserirsi nel
solco dell'evoluzione degli ordini archi
tettonici classici, i capitelli di Sant'Euse
bio presentano f"rme senza precedeilti
309
EVO MEDIO

22 23 24

I, III, 21 I, III. 23
Cripta della chiesa di Sant'Eusebio a Pavia. Capitello a "foglie d'acqua" della cripta della chiesa di San
t'Eusebio a Pavia.
I, 111,22
Capitello a fibula alveolata della cripta della chiesa di San I, 111,24
t'Eusebio a Pavia. Fibula "a cicala" del tesoro di Childerico - VI sec. - oro e
granati - Parigi, Bibliothque Nationale, Cabinet des M
dailles

310

c suggeriscono l'ipotesi di una loro anti
ca decorazione con grosse pietre colora
re o pasre vi.rree. Uno di essi, diviso in
un reticolo di campi chiusi triangolari,
ricorda da vicino lo schema delle fibule
alveolare (fig. 22), mentre un secondo,
la cui articolazione viene assimilata na
ruralisticamenre ad ampie "foglie d'ac
qua" (fig. 23), sembra ispirata alle cosid
dette "fibule a cicala", un modello orien
tale diffuso in rutta l'oreficeria barbarica
europea (fig. 24).
Tra la fine del VII e l'inizio dell'VIII
secolo si assiste a un'imeressanre evolu
zione dell'arte longobarda, documentat;
da altri monumenti pavesi e dai resti
della chiesa di Sama Maria d'Aurona a
Milano.
La presenza di riferimenti a diverse
espressioni artistiche dell'area mediter
ranea sembra attestare una svolra negli
I, III, 25 e 26
Plutei, provenienti dall'Oratorio di San Michele
alla Pusteria - prima met VII sec. - Pavia, Museo
Civico
orientamenti commerciali e culturali dei
Longobardi: si sviluppano nuovi inreres
si nei confronri della civilr classica, con
il moltiplicarsi vivace e un po' contrad
dittorio di disparati modelli figurativi,
l'elaborazione di interessanri procedure
operative e tecniche. Il punro culminan
te di questa apertura culturale, il cui ri
flesso-si coglie in una produzione artisti
ca di notevole qualit, viene toccato du
rante il regno di Liutprando (712-44),
ed particolarmente ben documenrato
dai monumenri longobardi di Cividale
del Friuli (cfr. scheda l).
A Pavia, gli esempi meglio conservati
della pluralit di stili nell'arte longobar
da della prima met dell'VIII secolo so
no i due plutei (o frammenri di transen
na) provenienti dall'Oratorio di San Mi~
cnele alla Pusterla (figg. 25-20. I motivi
naturalistici (due pavoni che si abbeve-
IL TEMPO DEI "BARBARI"
rano, l'albero della vita tra draghi mari
ni) sono trattati con un senso puramen
te bidimensionale e grafico del rilievo,
staccato dal fondo in forza di un incisivo
disegno e con un'energia di riduzione
dell'immagine a simbolo.
Nonostante il miglioramenro dei rap
porti con le popolazioni romane (con le
quali, peraltro, non si compie mai una
vera inregrazione) e lo sforzo culturale
della "rinascenza" del tempo di Liut
prando, i Longobardi continuano a esse
re considerati un popolo invasore. L'e
spansione della loro dominazione tocca
il punto estremo con l'effimera conqui
sta della decaduta Ravenna, avvenuta
solo quattro anni prima della vittoria dei
Franchi di Carlo Magno.
La disfatta di Desiderio a opera dei
Carolingi, nel 774, stata a lungo salu
tata come una "liberazione dai barba~",
25
26
311
EVO MEDIO
mentre una pi attenta lettura storica
porta a considerare assai meno brusca e
repentina la svolta culturale. Presso la
c.Qrte di Carlo Magno, anche prima della
battaglia delle Chiuse di Susa, operava
n infatti maestri visigmi, sassoni e an
che longobardi, grazie ai quali l'arte ca
r1ingia ha POtuto valersi di un ampio
raggio di contributi culturali. Un segno
di questa continuit la possibilit del
l'attribuzione tanto ad architetti longo
bardi quanto a maestri carolingi della
chiesa del monastero di San Salvatore a
Brescia (fig. 27), fondato da Desiderio
ma rinnovato nel IX secolo.
Rispetto alle vicende della Longobar
dia Maior i ducati longobardi del Sud
hanno vita pi lunga, e rimangono auto
nomi fino all'avvento dei Normanni, nel
secolo XI. La loro storia si intreccia pre
sto con quella dei pmemi centri di CUllO
I, 111,27
Interno della chiesa di San Salvatore a Brescia.
312
e delle ricchissime signorie monastiche.
Nel VI secolo viene fondato sul Gar
gano il santuario di Monte Sant'Angelo,
uno dei principali luoghi di devozione
della Longobardia Minor. Il santuario
dedicato all'arcangelo Michele, partico
larmente venerato dai Longobardi (si
pensi alla Sagra di San Michele, proprio
all'imbocco della "fa[ale" valle di Susa),
e costruito, come d'abitudine, su un luo la stesura di colori luminosi e vibranti di
go elevalO e ricco di grotte. I rimaneg
giamenti non consentono di riconoscere
l'archi[ettura antica, come peral[ro ac
cade a Montecassino, la potentissima
abbazia benedettina fondala nel 529, al
la quale d un decisivo impulso l'abate
longobardo Gisulfo (797-817).
Un al[ro centro monastico legalO alla
dominazione longobarda San Vincen
zo al Volturno, fondalO alla fine dell'VIII
secolo. Nella cripta della chiesa abbazia
27
le si conserva un importante ciclo di af
freschi del tempo dell'abate Epifanio
(824-42, fig. 28) messo in relazione da
alcuni studiosi con l'esistenza di una
scuola di pittura e miniatura a Beneven
to, aperta ad artisti longobardi o forse
ancora retta da maestri locali. Accanto
al ricorso a schemi compositivi orientali,
caratteristica della scuola beneventana
lumeggiature, con un disegno sciolw,
che manifesta rapporti con l'ane dell'I
talia settemrionale.
AI[ri esempi di pittura beneventana si
trovano nelle chiese di San Biagio a Ca
s[ellamare di Stabia e dei Santi Rufo e
Carponio a Capua e nella Grotta di san
Michele a Olevano sul Tusciano (fig.
29). Il complesso pi importante per
il ciclo di affreschi nelle absidi la[erali di
Santa Sofia a Benevento (fig. 30).
 IL TEMPO DEI 'BARBARI"

29
I, III, 28
Figure di sante - 824-42 - affresco - cripta della chiesa di San Vincenzo al
Volturno

1,111,29
Battesimo di Cristo - IX sec. - affresco - Olevano sul Tusciano, Grotta di
san Michele

1,111,30
Annuncio a Zaccaria - fine VIII - inizio IX sec. - affresco - 8enevento,
Chiesa di Santa Sofia

30

313
EVO MEDIO

Fondata da Arechi II nel 760, la chie

sa di Santa Sofia la pi importante co
struzione dei ducati longobardi meridio
nali. A pianta centrale (fig. 31), ha una
complessa stnlttura stellare con tre absi
di; l'espressiva frammentariet dello
spazio interno (fig. 32) suggerisce
L1n 'imprevedibile variet di scorci e un <> <>
ininterrotto dinamismo architettonico.
Il modello per lo slanciato corpo centra O O
le la chiesa longobarda di Santa Maria ~ ~
in Pertica a Pavia, mentre per l'articola
zione dei volumi sembra opportuno il ri
ferimento a modelli bizantini. Segno, <> ~ ~
questo, dell'apertura dei ducati longo
bardi a un dialettico rapporto con diffe ~ ~
renti modelli culturali, e non semplice O
mente di rifiuto, come in passato si
-
spesso ritenuto.
<> O
Il
~E
-
o
'

I '"
I, 111,31
Pianta della chiesa di Santa Sofia a Benevento.
(da Rusconi) rf o
o
I, III, 32
Interno della chiesa di Santa Sofia a Benevento.
31

32

314