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di Gisella Padovani
Il proposito di autarchia
culturale, conforme alle
disposizioni del Ministero della
Cultura Popolare che obbligava i
direttori di collana ad accostare a
firme straniere nomi italiani in
misura via via crescente, si
evidenzia nei numeri successivi:
sulla copertina del n. 28 viene
annunciata una novella di Gastone
Tanzi, uno degli assi del giallo
italiano!; su quella del n. 30 (5
dicembre '35) si precisa: Su cinque
novelle, quattro italiane: ora
leggetele!. E ancora, il 31 dicembre
'35 (n. 34): Leggete che cosa
Gastone Tanzi, l'italianissimo asso
del giallo, ha saputo inventare per
voi; e il 9 gennaio '36 (n. 35)
Alessandro Varaldo, il creatore del
'giallo' italiano viene pubblicizzato
in termini entusiastici, che
sfioreranno il trionfalismo nel
numero successivo: Su sette
novelle, sei italiane! Anche nella
letteratura gialla, la fantasia e
l'ingegno italiano siano motivo
d'orgoglio!.
Tra i giallisti stranieri, nomi di
sicuro richiamo: Agatha Christie,
Edgar Wallace, S. S. Van Dine,
Dorothy Sayers, G. K. Chesterton,
Ellery Queen, Dashiell Hammett, E.
Phillips Oppenheim, Sapper
(alias Herman C. McNeile), e un
insolito Jack London, che ne I due
ladri (n. 23) conferma il suo talento
di giallista.
Manca del tutto Simenon. Ai
lettori che meravigliati ne
chiedevano ragione, l'esclusione
veniva frettolosamente giustificata
in una nota del 17 ottobre '35:
G . P.
Nota
G. P. R. V.
Margaret! Margaret!!
Margaret!!!
Il danaro l'ho io ma non voglio
tenermelo. Stasera alle undici
ritirer il bagaglio. Trovatevi al
portone e vi dar ci che vostro.
O . B.
Mio adorato,
ti ho aspettato ieri sera come
sempre e non so spiegarmi perch,
dopo la telefonata a teatro, non ti
sia pi fatto vivo. Sai che desidero
tanto esserti vicina. Un'ora senza te
un tormento. Vieni presto ad
abbracciare la tua
Gladys
Ne conoscete l'argomento,
Joe?
Vi dir, signore Fui io a
ricevere la comunicazione. La
signorina telefonava dal teatro.
Dovevano essere le undici e mezzo.
Avvertii il signorino Lionel, che
rispose, me presente. Le disse che
non aveva potuto il giorno prima,
ma che stesse tranquilla, che
avrebbe provveduto. Poi le solite
frasi molto affettuose
Ho capito tronc Dean,
dirigendosi verso il tavolino da
fumatori.
Si chin, scelse la bottiglia del
gin e ne riemp a met un
bicchierino. Ne bevve una sorsata,
poi, esprimendo una viva
meraviglia, si chin e riprese fra le
mani la bottiglia, che esamin
attentamente.
Che liquore questo, Joe?
chiese, mostrando la bottiglia al
domestico.
Gin, signore.
Ne siete sicuro?
Come, signore!? l'etichetta
Assaggiatelo, Joe
Il servo fece un passo indietro
con un gesto il cui significato era
che non si sarebbe mai permesso di
bere insieme coi signori.
Alex Dean tese il bicchiere e la
bottiglia all'ispettore.
Assaggiatelo voi, Popp.
Il funzionario port alle labbra il
bicchiere con una certa riluttanza.
By God! esclam. Questo
non gin! curacao.
Come pu essere avvenuto
questo errore, Joe? chiese Alex
Dean.
Robert, signore, che si
occupa dello studio del signor
Grant.
Alex Dean, cercando nel ripiano
del tavolo, aveva trovato fra le altre
la bottiglia del curacao, l'unica che
non fosse di vetro trasparente.
Perch mettere il curacao
nella bottiglia del gin quando vi
quella del curacao inconfondibile
fra tutte?
Stapp la bottiglia e fece l'atto di
versare il liquore.
Una pioggia di diamanti riemp
il bicchiere, trabocc, si sparse per il
vassoio.
straordinario! sfugg
all'impassibile coroner.
I diamanti rubati! fece
l'ispettore.
Siete un mago, signore
disse il domestico.
Rimasero nello studio il coroner,
l'ispettore Popp e Alex Dean. Il
poliziotto era andato a sedere
nell'ampia poltrona del gioielliere.
Avete compreso ora come si
sono svolti i fatti? chiese ai due
funzionari con l'aria pi naturale di
questo mondo.
Compreso? si meravigli il
coroner. Che cosa si dovrebbe
aver compreso?
Volete burlarvi di noi, Dean?
scatt a sua volta l'ispettore di
Scotland Yard. Mi pare che al
punto in cui siamo le cose siano pi
complicate di prima.
Vi pare? fece Dean col suo
solito tono canzonatorio.
Smettetela! s'adir Popp.
Non il momento di scherzare.
ci che penso anch'io, caro
Popp Tutto ormai cos chiaro!
Chiaro? Giuro che mi fate
perdere la pazienza, Dean!
Non perdetela, Popp, ch mi
molto preziosa la vostra pazienza
Sedete l, piuttosto e ascoltatemi
L'ispettore comprese che Dean
parlava seriamente. And a
sederglisi di fronte imitato dal
coroner.
un brutto caso, cominci
Alex Dean. Avrei preferito non
esserne immischiato.
Guard in direzione delle
camere del gioielliere.
Povero vecchio! mormor.
Quanta pena
L'ispettore Popp ballava sulla
sedia, come se su tizzoni accesi.
Volete spiegarvi, Dean?
Quella donna non colpevole,
fece Dean ma tutto accaduto
per colpa sua Uscito dal collegio, il
giovane Lionel, appena ventenne,
bel ragazzo, ricco, unico nipote di
uno degli uomini pi ricchi di
Londra, fu in breve presto nei
gorghi di quello che si suole
chiamare con un triste eufemismo
la bella vita. Da principio
l'assegno mensile dello zio gli bast
per spassarsela brillantemente.
Ritrovi notturni, donnine allegre
ma non molto costose, qualche
breve viaggio. Le cose cambiarono
quando nella sua esistenza si
affacci Gladys Mackintosh. Il
ragazzo credette d'aver trovato il
paradiso in terra, l'amore unico,
grande. Lei, ben conoscendo le
possibilit economiche di una
simile relazione ebbe buon gioco a
mostrarsi ardente, appassionata,
bruciata dal fuoco di un amore
profondo. Egli pot far fronte per i
primi mesi alle esigenze della
donna, che con molta scaltrezza
deve aver saputo fingere un relativo
disinteresse. In questi ultimi tempi,
improvvisamente, protestando
chiss quali gravi impegni, ella deve
aver chiesto forti somme di denaro.
Lionel, temendo il giusto
rimprovero dello zio, al quale aveva
tenuta celata la relazione
coll'attrice, riusc a far fronte in
qualche modo alle prime richieste.
Sono certo, Popp, che se
indagherete in tal senso, troverete
che il giovane ha contratto debiti
con qualche usuraio della City Ieri
o ier l'altro la Mackintosh deve aver
sparato il colpo grosso.
Disperazione di Lionel e nascita nel
suo cervello di una idea pazza:
derubare lo zio Dal pensiero del
furto alla attuazione il povero
giovane deve aver molto esitato,
sinch la telefonata di ieri sera
venne a far cadere ogni incertezza.
La donna del suo cuore aveva
bisogno di lui: come negare? Le
rispose per telefono che avrebbe
provveduto e, caduta la notte, si
mise all'opera. Non gli fu difficile
impadronirsi dei diamanti, sapendo
dove lo zio teneva le chiavi, e
conoscendo la parola d'ordine da
comporre per aprire la cassaforte.
Nascosto il bottino nel curacao,
certo che nessuno sarebbe andato a
cercare i diamanti l dentro e col
proposito di prenderseli pi tardi,
chiuse le porte dello studio
dall'interno per confondere le idee
alla polizia, si leg le mani in
maniera molto sommaria dietro la
schiena, dopo essersi legato un
fazzoletto sul viso a modo di
bavaglio ed aver passato il capo di
un'altra corda, che s'era avvolta
intorno al collo, allo spigolo alto del
camino. Tutto ci Lionel fece per
creare la messa in scena
dell'aggressione. Anzi per renderla
pi verosimile, s'era posto fra i
denti l'estremit di una fiala di
cloroformio. Tutto bene per lui se
avesse considerato il pericolo grave
della corda al collo. Una volta
spezzata la fiala, il cloroformio gli
fece perdere i sensi. Egli, che s'era
appoggiato alla parete presso il
camino calcolando che la corda
scorresse intorno allo spigolo,
scivol a terra Ma il suo peso non
consent al cappio di girare Grant
pass dalla narcosi alla morte in
pochi minuti
terribile! mormor il
coroner.
Alex Dean si alz, and a
prendere il cappello, i guanti e il
bastone, che aveva deposto su una
sedia, e s'avvi alla porta del
corridoio.
Me ne vado, Popp disse.
Ho un impegno
C'era molta amarezza nella sua
voce. L'ispettore assai turbato dalla
ricostruzione perfetta fatta da Dean,
and a stringergli la mano.
Vi ringrazio, Dean fece.
Alex Dean gett un ultimo
sguardo al cadavere del giovane, poi
infil i guanti lentamente.
Volete un consiglio, Popp?
Non direi nulla a quel povero
vecchio I diamanti ci sono:
nessun furto stato commesso La
morte Potrete dire che aveva
bevuto un po' troppo, il ragazzo, e
s'era legato per fare uno scherzo.
Un incidente, insomma Ma che
sia risparmiato il fango sulla sua
memoria Le donne, caro Popp.
Cosa ne dite voi, coroner?
Il coroner abbass il capo senza
parlare, in un tacito assenso.
Gastone Tanzi - La
collana di perle nere
1
La stazioncina sonnecchiava,
alla luce rossiccia delle lampade da
poche candele. La donna rimaneva
ancora sulla banchina a guardare
l'ultimo guizzo di fumo del treno gi
scomparso. Pareva immobile. Ma
alfine si scosse, si mosse, usci dai
cancelli.
Da un'elegante spider nera,
filettata di verde, un uomo balz a
terra, le venne incontro, a mani
tese. Era biondo, alto: un vero
atleta. La strinse a s, senza parole,
l'aiut a salire in macchina, innest
la marcia.
Che paura ho avuto che tu
non tornassi pi, Joan!
Taci. Forse meglio che d'ora
innanzi mi chiami Mary. Non si pu
mai sapere!
partito? ha creduto?
Tutto. Ti assicuro che non
stato facile rappresentar quella
parte. Mi pareva che tutti dovessero
capire, smascherarmi.
Com'era possibile, se dicevi la
verit?
Gi, ma di fronte a lui?
stato atroce, te lo giuro.
E la storia del neo?
andata benissimo. Come hai
preveduto tutto, Eddie! Ricordo che
non volevo affatto esser privata di
quel grazioso segno che tu amavi
tanto. Mi dicesti che era meglio
sacrificarlo, anzich sacrificare tutto
il nostro amore, il nostro avvenire.
Hai avuto ragione. Il presidente non
ha dubitato un istante che quello
che gli mostrai era finto, e Carlo,
dopo, non pens neppure
lontanamente che sotto quello
finto, c'era una piccola cicatrice.
E le lettere? la testimonianza
della portinaia?
Poveretta, non mi sment mai.
Le lettere erano fatte benissimo e
Carlo, in seguito, non si meravigli
che io, Mary, avessi saputo imitare
alla perfezione la calligrafia di Joan,
gi molto simile alla mia Tutto
andato bene, dunque, come tu hai
preparato e previsto, come hai
genialmente predisposto, anche nei
minimi particolari, eppure mi
pare ora di aver agito vilmente, mi
pare che avrei dovuto rimanere
accanto a lui, chiedergli perdono.
Eddie Blond sobbalz, e strinse
forte a un braccio colei che adorava:
Non dirlo. Ti saresti cacciata
in un inferno. Egli, del resto, non ti
comprese mai, n seppe valutarti,
amarti come meritavi. In quanto
alla tua colpa, l'hai scontata
abbastanza, in due mesi di atroci
sofferenze, nella mia clinica,
nascosta a tutti, giungendo a un
passo dalla morte che solo un
miracolo ha vinta.
Non un miracolo, Eddie, ma il
tuo amore. Sei tu che mi hai salvata
con quella terribile operazione,
audace e decisiva. Il proiettile era
tanto vicino al cuore.
stato l'amore a rendere
miracolose le mie mani, ma se t'ho
salvata, ricordatene, l'ho fatto per
me. Per tutti, ora, sei morta, e per
lui specialmente. Quella che
rinata dalla tragedia e dal mio
amore, un'altra donna, ed tutta
mia: per sempre. Ti dispiace di
appartenermi cos, Joan?
Oh, Eddie!
Piuttosto bisogner avvertire
la Mary del risultato. Ella non ha
pi saputo nulla dopo che, da buona
figliuola, ha inviato regolarmente le
lettere che noi le spedivamo chiuse.
E dobbiamo sperare che ella non
s'incontri mai col tuo carnefice,
affinch egli non possa accorgersi
che vi rassomigliate, s, ma non
certo da confondervi, l'una con
l'altra. Abbastanza, ad ogni modo,
per ispirarmi, nel disastro del
nostro amore e del tuo rimorso, la
piccola commedia che ci rese tutti
liberi, e felici: ma s, anche tuo
marito che dimenticher, pag, in
fondo, di aver fatto il suo dovere, di
aver punito l'infedele, obbedendo
alle leggi inesorabili della sua
coscienza.
Rise, stringendo a s la giovane
donna.
Ma nessuno pi felice di me,
Joan!
Ella lo guard a lungo, con
imbronciata tenerezza, poi
nascondendo gli occhi gonfi di
lagrime sulla sua spalla, mormor.
Come puoi dirlo?
Alessandro Varaldo - Il
demone del perch
di Rita Verdirame
Le scoppiettanti notazioni
eziologiche di Savinio sul mancato
radicamento in Italia di questo
genere d'importazione, che non
riesce ad attingere l'etichetta DOC,
trascurano per il punto cruciale
della questione: il complesso del
blasone da cui sono affetti i nostri
giallisti.
Varaldo, Spagnol, De Stefani
sono autori che ambiscono a
percorrere il main stream del
poliziesco e perci puntano sulla
distillazione aggettivale (qualche
ombra di decadenza alla
D'Annunzio, o ancor pi alla Guido
da Verona), sulla ricercatezza
retorica, sulla desueta squisitezza di
una forma che l'utente acculturato
della fascia medio-alta possa
deliberare con compiaciuta e
complice sensibilit.
Poco male se tali sofisticherie
letterarie vengono a guarnire
romanzi di largo smercio ma di
consumo non effimero; il problema
nasce quando gli stessi autori
scrivono per quel destinatario di
massa socialmente molto
differenziato e culturalmente poco
motivato cui si indirizzano le
collezioni popolari e, a maggior
ragione, un rotocalco come Il
Cerchio.
Allora l'aporia si manifesta
appieno: il poliziesco richiede un
intreccio essenziale, movimentato,
all'insegna della sorpresa e un
dettato svelto, denotativo,
moderatamente razionale; il
poliziesco su un periodico popolare
esige, accanto a tali qualit, brevit,
immediatezza, estrema concisione
dell'intreccio, dialoghi duri e
standardizzazione linguistica,
pronta riconoscibilit del codice.
A queste condizioni non stupisce
l'assenza sul Cerchio degli
aristocratici Lanocita e De Angelis o
l'episodicit della firma di Varaldo,
e, viceversa, il monopolio di un
funambolico avventuriero della
fantasia come Tanzi e della dama
rosa Peverelli, i quali
accantonando le pretenziosit
stilistiche sfruttano a fondo la
tecnica contaminatoria tra tutti gli
elementi immaginativi e i
mitologemi della cultura popolare,
accentuando cos il carattere
impuro del giallo.
Si spiega altres la singolarit
della meteorica apparizione di
Luciano Folgore, che nell'unico
racconto dato alla rivista esercita il
suo brio dissacratorio e parodico
con un'operazione sottilmente
metatestuale.
Fornendo uno dei pochi esempi
di stilizzazione formale riscontrabili
nella narrativa poliziesca del tempo,
paragonabile alla Novella seconda
di Gadda, che del '28, Folgore si
impegna in una contestazione,
allusiva, indiretta, ironicamente
ambigua, su due fronti.
Da una parte denuncia quanto
snobismo nei confronti del giallo
circoli tra i letterati, passatisti e
realisti o corifei agguerriti
dell'avanguardia come il
modernista, europeizzante e
novecentiere Bontempelli, il
quale faceva appello alla discrezione
di Arnoldo Mondadori per non far
sapere ai suoi colleghi questa sua
debolezza per i romanzi
polizieschi.
Dall'altra, egli lancia i suoi
metaforici strali contro
l'approssimazione, l'atonia, il
conformismo degli autori ancorati
al modulo fisso dell'intrattenimento
di massa e della moda poliziesca.
Ma la vis critica del brillante
futurista solo una variabile
impazzita nella storia del
Cerchio, che si brucer nel
conflitto tra incoercibili ragioni
della scrittura e ferrea logica del
mercato.
E per il giallo italiano comincia
il lungo sonno.
Notizie sugli autori
Edoardo Anton
Figlio del pi noto Luigi
Antonelli, Edoardo (nato a Roma
nel 1910, morto a Villefranche sur
mer nel 1986) commediografo,
regista (Il Lupo della frontiera,
1952; Dramma nella kasbah, 1953)
e sceneggiatore cinematografico
(Una notte dopo l'opera di Manzari
e Neroni, Fari nella nebbia e
Bengasi, 1942) e televisivo,
giornalista e traduttore (di Jean
Anouilh nel '51 e nel '66), autore di
numerosi originali radiofonici
(come il radiodramma giallo Libert
provvisoria del '64), ha operato nei
vari campi dell' inventio letteraria,
dando prova di prontezza e
versatilit nell'accogliere e sfruttare
le pi svariate sollecitazioni
provenienti dalla cultura europea e
d'oltreoceano.
Tra i suoi maggiori successi
teatrali si registrano Mulini a vento
(1938), una commedia di
intonazione rosa ambientata in
Francia nello scontato scenario del
salotto borghese, costellata di
trovatine e battutelle di spirito
(Savinio); Un orologio s' fermato
(1939); Non ancora primavera
(1943), in cui allusivi riferimenti
alla contingenza politica
consentono la contestualizzazione
della vicenda nel periodo di declino
del trionfalismo fascista; La
fidanzata del bersagliere (1962),
una storia d'amore incastonata
nella rappresentazione della
cronaca italiana tra la guerra
d'Abissinia e lo sbarco degli alleati.
Con il genere poliziesco Anton si
misura, oltre che nei racconti
apparsi sul Cerchio Verde, nella
commedia Il serpente a sonagli
(1935, nello stesso anno ridotta per
il cinema da Raffaello Matarazzo
con sceneggiatura dell'autore). A
condurre l'inchiesta su una serie di
delitti commessi in un educandato,
l'ispettore Nino Pavese,
personaggio in cui sono riprodotti
tic comportamentali tipici del
detective made in Italy: spazio
all'argomentazione pi che
all'azione, sottigliezze psicologiche
sull'abbrivio del freudismo alla De
Angelis, bonariet di chi conosce a
fondo i meccanismi del cuore
umano.
In obbedienza alle direttive
imposte dal regime alla narrativa
poliziesca nazionale, Anton confina
il male ed il colpevole entro
l'appartata regione della diversit
(etnica, psichica o fisica),
rappresentata in questo caso
dall'anomalia patologica
(l'assassino un cuoco epilettico).
L'opera di Anton documenta
esemplarmente la preoccupazione,
comune ai pi qualificati giallisti
italiani del tempo, di retorizzare la
scrittura mediante uno scaltrito
riuso della strumentazione
letteraria: stilemi di rarefatta
eleganza, scansioni aggettivali
ricercate, garbata ironia nei dialoghi
e nelle pause riflessive. E una prosa
che non respinge l'interferenza
colta, purch di facile
identificazione per un pubblico
anche solo superficialmente
acculturato, che viene cos
gratificato e pi intensamente
coinvolto nel confortevole
piacere dello spettacolo.
Analoghe dominanze stilistiche
si riscontrano nel romanzo giallo Il
mistero della casa crollata (1936),
dove circolano per pi evidenti
aure ed incubi poeiani nello
smantellamento del sistema
protettivo allegorizzato dalla casa
quale unico luogo possibile
dell'interiorit, quale unica difesa
dell'individuo dalle aggressioni del
mondo esterno.
La duratura passione dello
scrittore per il thriller si esprimer
negli anni Sessanta con l'atto unico
televisivo L'uomo che leggeva nel
futuro (conservato tra le sue carte
inedite) e con la riduzione per la TV
dei cicli di Padre Brown, di Sherlock
Holmes e Nero Wolfe.
Sia da play writer che da
sceneggiatore Anton maneggia
disinvoltamente i dialoghi, escogita
divertenti boutades, contrabbanda
idee e problemi secondo un
giudizio in cui egli affermava di
riconoscersi appieno senza far
mai pagare al pubblico l'orribile,
antiteatrale dazio della noia.
Luigi Antonelli
La declamazione dinamica e
sinottica delle fulminanti sintesi
futuriste si organizza entro le
coordinate concettuali e sceniche
del teatro grottesco, riassorbendo le
spinte antiborghesi del fronte
marinettiano nelle commedie di
Chiarelli, Rosso di San Secondo,
Cavacchioli, Bontempelli e in certa
produzione pirandelliana.
Egualmente, la deflagrazione
futurista si fa pi educata (Puppa)
e i folli happenings si normalizzano
nelle avventure fantastiche di Luigi
Antonelli, nato nel 1882 ad Ascoli,
giornalista e critico drammatico
(La Tribuna, La Sera e, dal '31,
il Giornale d'Italia), narratore (di
lui restano due volumi di novelle Il
pipistrello e la bambola e Chioma
d'oro), morto a Pescara nel 1942.
Del '18 il suo maggior
successo, L'uomo che incontr se
stesso, apologo fantastico
orchestrato sul tema del doppio,
viaggio inquietante all'interno del
proprio io, regressione
cronotopica guidata dal consueto
personaggio ragionatore
primonovecentesco.
Con questo lavoro Antonelli,
ancorato nei testi precedenti (La
casa dei fanciulli, 1909; Chiaro di
luna, 1910; Il gioco della morte e Il
giardino dei miracoli, 1916) ai
motivi convenzionali della
commedia d'intrigo, apre il secondo
tempo della sua carriera
drammaturgica culminante ne La
fiaba dei tre maghi, che volgarizza
l'idea romantica degli effetti
balsamici della Poesia, e in
Bernardo l'eremita, rifacimento di
un testo del '14, Il convegno.
Opere scritte nel 1919, anno
cruciale per la storia del grottesco:
vi appaiono L'uccello del paradiso
di Cavacchioli, L'innesto di
Pirandello, La bella addormentata
di Rosso, La morte degli amanti di
Chiarelli.
All'anno seguente risalgono I
diavoli nella foresta e La montagna
artificiale-, al '22 L'isola delle
scimmie, dove con amaro
disincanto ed accenti mistici si
indica nel dolore l'unico mezzo per
recuperare l'innocenza perduta; al
'24 La casa a tre piani.
Non pi la fiaba e l'avventura,
ma Il dramma, la commedia, la
farsa sono al centro della pice che
nel '25 accoglie la proposta
pirandelliana del teatro nel
teatro. La compattezza strutturale
di questa operazione metateatrale
di Antonelli non si riscontrer nei
successivi La testa sulle spalle
(1926), La bottega dei sogni (1927),
La rosa dei venti e Il barone di
Corb (1928). Quest'ultimo ridotto
e sceneggiato dallo scrittore nel '39.
La libert, la spregiudicatezza e
la novit dell'invenzione, con cui il
drammaturgo aveva superato
l'impaccio dello psicologismo
tardottocentesco, si smorzano in
direzione larvatamente
antipirandelliana nel Maestro
(1933), dove avanguardia e
sperimentazione, scarsamente
formalizzate a livello di poetica, si
bloccano nella fissit di uno stile
inadatto e vecchio (D'Amico) e
nella sclerosi di una tematica
cristallizzata su astrazioni
metafisiche e universalizzanti.
Pi sfumati ideologicamente gli
ultimi lavori, Mio figlio, ecco il
guaio (1935), Bellerofonte (1936),
Amore sportivo (1938).
Del tutto stravagante nel
contenuto ma pertinente
nell'ambientazione agli interessi di
fondo dell'autore, l'unica prova
gialla di Antonelli, ospitata dal
Cerchio Verde, che fin dal titolo
denota la meccanica dello
sdoppiamento e del
mascheramento teatrale.
G. P.
Guido Cantini
Il nome di Guido Cantini, nato a
Livorno nel 1889 e morto a Roma
nel 1945, legato alla
sovrabbondante drammaturgia
inaugurata dallo scrittore appena
diciassettenne con l'atto unico La
carezza del diavolo (1906). per
solo alla fine della prima guerra
mondiale combattuta da volontario
che Cantini, dopo un'unica prova
poetica (Inno alla bellezza vergine,
1913) si impone come uno dei pi
significativi esponenti del teatro
commerciale, digestivo,
consolatorio, con la commedia Loro
quattro (1921). A partire da questo
momento opera anche in ambito
giornalistico dirigendo le riviste
Novella e Commedia ed
esplica la sua creativit lavorando
come soggettista e sceneggiatore
prima nel cinema muto (La
trentesima perla in collaborazione
con Alessandro De Stefani, 1920) e
successivamente nel sonoro
(Marcia nuziale, 1934; Oltre
l'amore di C. Gallone, dallo
stendhaliano Vanina Vanini, 1940;
Le due orfanelle, sempre di Gallone,
dal dramma omonimo di Cormon e
Dennett, 1942). Collabora inoltre
alla sceneggiatura dei film operistici
e musicali di Gallone e Brignone.
La filmografia di Cantini in
simbiotico ed organico rapporto con
la sua drammaturgia: entrambe
propongono il grigiore medio di
esistenze vuote e di antieroici
travet, riscattato solo
conclusivamente dalla rassicurante
etica della rassegnazione. E tuttavia
lo scrittore allevia la cupezza
claustrofobica di atmosfere e
situazioni domestiche attraverso
tocchi umoristici ed aperture
ironiche.
Pi di venticinque le sue
commedie, tra cui: La casa di prima
(1924); Locanda alla luna (1929);
tornato carnevale (1930), tradotto
in veste cinematografica da
Raffaello Matarazzo; La Signora
Paradiso (1931), da cui Enrico
Guazzoni trarr il film omonimo;
Giramondo (1932); I girasoli e
Daniele tra i leoni (1936); La
passeggiata col diavolo (1937);
Niente di male (1938); Ho sognato
il paradiso, che per l'audacia della
trama fece scandalo nella stagione
teatrale '38-'39 e segn il punto pi
alto della fortuna dell'autore;
L'uomo del romanzo e Turbamento
del '40 e del '41, poi film diretti
rispettivamente da Bonnard e
Brignone; Gli addii e Aurora del '42
e '43. Si tratta di lavori ironico-
sentimentali costruiti su nuclei
tematici rituali nel teatro di
consumo degli anni Trenta: il
triangolo borghese accompagnato
per dalla demistificazione della
figura del dongiovanni e dalla
speculare riabilitazione del marito
tradito, la destabilizzazione della
famiglia a causa della latitanza o
debolezza del padre, l'esaltazione
del ruolo femminile nella sua
componente materna. La risposta
positiva del pubblico alle commedie
di Cantini si spiega con la capacit
del drammaturgo di dar corpo ai
miti e ai tab dell'immaginario
collettivo, non nei toni farseschi
della pochade ma nell'intimistica
quotidianit, intrisa di malinconia e
spleen crepuscolari, del teatro del
silenzio.
Pi esigui i testi narrativi: il
romanzo Il primo fallo di Angelica
e il volumetto per ragazzi L'arte di
Michelaccio (1931), e i racconti
pubblicati sul Cerchio Verde.
Anche nel genere poliziesco
Cantini si allinea alle mode
culturali dell'epoca e al credo
moralizzatore del regime,
rifuggendo dagli effetti orridi ed
insistendo piuttosto sul momento
della restaurazione dell'ordine, che
attiva un processo di risarcimento
psicologico di fronte al delitto. Cosi
nel dramma giallo Ombre, in
cartellone al Teatro Odeon di
Milano con la compagnia Melato-
Carini-Mari il 19 novembre '35,
dove risalta il motivo allora molto
in voga della negritudine, in
sintonia con il clima celebrativo
dell'impresa etiopica.
R. V
Eugenia Consolo
Della poetessa veneziana
cognata della pi nota biografa del
duce, Margherita Sarfatti sono
note soprattutto le composizioni in
arguto vernacolo (El sciai, del '21,
Raise del cuor e Rialto, che del
'27), nonch le commedie dialettali
Co' l'acqua va a seconda,
rappresentata da Ferruccio Benini;
Marna picenina, allestita dalla
Compagnia Serenissima; La luna
in pozzo recitata da Fosco Giachetti.
Trasferitasi molto giovane a
Milano, la Consolo collabora al
Corriere della Sera e alla rivista
La lettura; qui pubblica l'atto
unico L'autore (1929), vivacizzato
dalla coesistenza di lingua e
vernacolo veneziano e dalle briose
maschere della commedia dell'arte.
Sullo stesso foglio letterario appare
nel '31 una Fantasia veneziana
sospesa tra nostalgie lagunari e
recupero del passato storico; e
ancora nel '31 scrive sui Quaderni
di Poesia.
Quella foga epica adattata al
soggetto pittoresco, colta dal
Pellizzi in alcune delle pagine pi
valide, si riversa nell'ingegnosa
ideazione di ambienti, personaggi e
situazioni della narrativa poliziesca,
a cui la Consolo giunge sulla scorta
dell'esperienza di Magda Adami
Cocchia, prima signora del giallo
italiano, che nel '34, con
L'assassinio di Mistress Hemandez,
aveva aperto la via della crime story
all'affabulazione femminile.
L'opzione per le emozioni forti e
per i finali a sorpresa, scaturita
dalla assidua frequentazione dei
maestri della scuola californiana
(che si concretizzer nella
traduzione de Il grande assalto di
Hammett, presentato al pubblico
italiano dal Cerchio Verde nel
'36), dinamizza i racconti della
Consolo, che deroga dalla disciplina
logico-consequenziale del fair play
poliziesco britannico a favore di
imprevedibili e risolutivi colpi di
scena. Ed ancora l'attivit di
traduttrice a spiegare le
caratteristiche di rapidit, scioltezza
e brillantezza della sua prosa,
affatto libera dagli impacci del
descrittivismo e dalle remore del
calligrafismo, orientata verso una
struttura agilmente paratattica ed
un ordito dialogico che movimenta
e drammatizza il racconto.
G. P.
Alessandro De Stefani
il secondo autore italiano,
dopo Varaldo, ospitato dalla collana
mondadoriana dei Libri Gialli.
Nato a Cividale del Friuli nel 1891,
morto nel 1970, narratore,
giornalista, critico e saggista
drammatico (La tragedia di
Macbeth, La tragedia di Coriolano),
traduttore (Amleto e il corpus dei
sonetti di Will), cronista
radiofonico, fu anche apprezzato
cineasta. Fra l'altro adatt per lo
schermo O la borsa o la vita (1933)
tratto dal suo radiodramma La
Dinamo dell'eroismo e diretto da C.
L. Bragaglia; Fanny (1933)
sceneggiato con Raffaello
Matarazzo; Tosca (1941) con
Luchino Visconti quale aiuto
regista; Ti conosco, mascherina!
(1944). Fu tra i pi laboriosi
sceneggiatori del cinema
repubblichino. Conquist ampia
notoriet tra le due guerre con
l'attivit teatrale.
Dopo il positivo esordio con le
commedie Il piacere e il peccato
(1915), Il gioco della bambola
(1917), Angeli ribelli e Tristano e
l'ombra (1919), Salom e Un
commiato (1925), ha un decisivo
incontro con Pirandello che gli
mette in scena Il calzolaio di
Messina e I pazzi sulla montagna
(1927). Negli anni successivi,
abbandonata la via del teatro
impegnato, si omologa al gusto
corrente divenendo un esponente di
spicco di quel teatro medio di
successo apprezzato dalle platee
quantitativamente pi vaste e
culturalmente meno esigenti;
Vecchio bazar (1928), Danton e
Volpone (1929), I capricci di
Susanna (1932), Brummel (in
collaborazione con Lucio D'Ambra e
Alberto Donaudy) e Equatore
(1934), Olimpiadi e Consiglio di
guerra (1935), Casanova a Parma,
Dopo divorzieremo e Metropoli
(1937), Lo scrigno degli amanti,
L'amica di tutti e di nessuno, Gran
turismo (1938), La moglie di pap e
La scoperta dell'Europa (testo
esemplare del teatro di propaganda
bellica, del '40), Il medico e la pazza
(1943), L'Angelo del miracolo
(1944), In fondo al mare (1948),
Perversit (1950), Il sabato del
peccato (1951), Lina nuvola e un
cammello (1952), Il diavolo in
farmacia (1953), Noi due (1956).
Opere che svolgono tematiche
tradizionali in chiave intimistica o
che indugiano nei complicati
labirinti della casistica amorosa e
delle sue sottili diramazioni. Il
topos aggressivo del carismatico
seduttore si stempera in personaggi
umbratili di sapore gozzaniano; agli
eccessi melodrammatici sono
preferiti gli allettamenti della
freddura; i conflitti passionali
virano sul piano di un'epidermica
schermaglia. Molte di queste
commedie ebbero una trasposizione
cinematografica e furono
sceneggiate dallo scrittore, attivo
operatore del circuito letteratura-
cinema nella stagione
preneorealistica, quando la
necessit di intrecci pi articolati e
di dialoghi pi accurati impose la
scelta di pre-testi narrativi e
soprattutto una pi intensa
presenza di autori teatrali.
Alla fluviale produzione scenica
e cinematografica De Stefani
affianca romanzi di intrattenimento
standardizzati nell'impianto
costruttivo e contenutistico: Malati
di passione (1921), La cortigiana
(1926), Venere dormiente (1928),
Lo Zar non morto (1928), I
peccati dell'attrice (1933), Il
sentiero per la felicit (1938), Gente
con me (1956).
Era fatale che un autore cos
pronto a rispondere alle attese del
pubblico di massa si cimentasse con
il genere emergente negli anni
Trenta: i romanzi gialli La crociera
del Colorado (1932), Il pilota
della notte e L'isola della foresta
(1935), Il terzo sparo (1936); i
drammi polizieschi L'ombra dietro
la porta (1934), L'urlo (1935; in
collaborazione con Ferruccio Cerio),
Triangolo magico (1936), i due
ultimi trasferiti sullo schermo dallo
stesso autore rispettivamente nel
'38 e nel '41 (L'urlo e Brivido).
Pennellate gialle striano anche
la trama delle commedie in
costume: La regina di Cipro (con
Marta Abba), Arma bianca, Sulla
punta dei piedi (tutte del '36); e di
quelle calate in una modernit fatua
e salottiera: Genova-New York, La
morte un sogno (con Emma
Gramatica) e L'amore verr dopo
(con Elsa Merlini).
De Stefani rispetta la sintassi
della fiction poliziesca soprattutto
nella figura salvifica
dell'investigatore ricalcata, in chiave
parodica per, sul modello
americano. La tendenza a parodiare
gli stereotipi della crime story,
l'espunzione delle situazioni pi
cruente, l'autocensura di fronte alle
devianze pi radicali e di maggiore
pericolosit sociale, con la
conseguente criminalizzazione
dell'irregolare e l'esorcizzazione
della fenomenologia della morte (da
ci la ritrosia a mettere in scena il
cadavere), sono gli elementi
caratterizzanti dei polizieschi di De
Stefani.
Alla caricatura tematico-
figurativa corrispondono l'humour
e il brio di uno stile
ambiziosamente letterario e
mediocremente piacevole.
R. V.
Luciano Folgore
Dietro il folgorante
pseudonimo futurista si nasconde il
giornalista, poeta e narratore
Omero Vecchi (Roma, 1888-1966),
fondatore della rivista
d'avanguardia Zero meno zero
(1915), collaboratore dei fogli della
sovversione letteraria Lacerba,
La Voce, La Diana, L'Italia
futurista, autore di versi
inneggianti ai miti marinettiani e
metropolitani della velocit e della
macchina: Il canto dei motori
(1912), Ponti sull'Oceano (1914),
Citt veloce (1919). La sua musa
vagabonda, gioconda e qualche
volta profonda (con questa terna
aggettivale Folgore titola un volume
di poesie del '27), trova nel
ribaltamento parodico l'espressione
pi smagliante; si vedano le
comiche contraffazioni di poeti
contemporanei, le satire
epigrammatiche, gli aforismi
iconoclasti che accendono l'estro
ispirativo dell'autore in Poeti
controluce (1922), Poeti allo
specchio (1926), Il libro degli
epigrammi (1932), Favolette e
strambotti (1934), Poesie scelte:
parodie, liriche, favole, epigrammi
(1940), Mamma voglio l'arcobaleno
(1947), Il libro delle favole (1956), Il
libro delle parodie (1965).
lo stesso scrittore a fornirci la
chiave di decifrazione del suo uso
della parodia (Non era burla la
nostra ma un desiderio di
grottesco) e della favola (L'anima
della favola se n' andata. La
incredulit degli uomini l'ha
costretta a sloggiare).
Il gusto della deformazione
ironica e dell'iperbole aggressiva
qualificano anche la sua opera
narrativa, da Crepapelle (1919), a La
citt dei girasoli e Nuda ma dipinta
(1924), ai brevi racconti di Ma
cugina la Luna (1926), fino a
Novellieri allo specchio (1935).
Dall'eversione della realt
progettata nella temperie futurista
Folgore passa all'evasione dalla
realt, che si avverer appieno nella
narrativa per ragazzi. L'avventura
lungo i sentieri di quella storia
infinita che la fiaba si dispiega
ne La favola della volpe (1953),
L'albero di Natale (1955),
arrivato un bastimento e Stelle di
carta d'argento (1960).
Alla ventata innovativa delle
sintesi futuriste che spazza la
polvere del palcoscenico italiano a
ridosso della prima guerra
mondiale, contribuisce anche lo
scrittore romano con Ombre +
Fantocci + Uomini, irriverente
liquidazione dell'archetipo del
senex, simbolo convenzionale di
saggezza consolatrice, che qui
incarna un conformismo
fisiologicamente involutivo e chiuso
all'ebrezza vitalistica. La sagoma
curva del Vecchio intento a spiare
dietro i vetri la vita che si svolge
all'esterno inaugura quella galleria
di tipi delegati a traumatizzare lo
spettatore, che si incontreranno ne
Il mago moderno (1938), La notte
fatidica e Allegria col divertimento
(1940), Piovuta dal cielo (1941).
La parodia, come scanzonata e
invereconda caricatura del luogo
comune, diventa irridente
rovesciamento dei parametri
strutturali ed emozionali del giallo-
enigma nel romanzo extragiallo
umoristico (cos lo qualifica
l'autore) La trappola colorata
(1934), originale e divertente
tipologia o ipotesi narratologica
avanti lettera (Rambelli) del filone
poliziesco.
All'accumulazione degli indizi e
alla progressione logica
dell'inchiesta, nel romanzo come
nell'unico racconto pubblicato sul
Cerchio Verde, si sostituisce
l'irrazionalit dei fenomeni di
spiritismo e metempsicosi (e del
resto quello dell'occultismo tema
caro all'quipe marinettiana);
all'emozione necrotica subentra
l'assurda e beffarda degradazione
del ruolo sacrificale della vittima
(l'assassino il morto stesso); al
rapido montaggio del plot succede il
caos semantico determinato
dall'incalzare del motto di spirito e
dal veloce susseguirsi dei paradossi.
Grottesco, assurdo, non sense,
calembours implicano lo
smantellamento degli ingranaggi
del whodonit, condotto con critica
consapevolezza da Folgore che,
fedele sacerdote della liturgia
antipassatista, svende l'apparato
retorico della letteratura alta
(Pascoli e D'Annunzio) e scalza le
vecchie regole del gioco. L'ottanta
per cento dei libri gialli d
un'importanza capitale ai colpi di
scena []. Per conto mio cercher
di fare altrettanto con una scena di
colpi battuti ritmicamente alla porta
di casa.
R .V.
Guglielmo Giannini
Vessillifero della squadra dei
drammaturghi gialli che
conquist le platee italiane degli
anni Trenta con gli esotici aromi
dell'intreccio delittuoso, Guglielmo
Giannini nasce a Pozzuoli nel 1891.
Il futuro uomo qualunque del
secondo dopoguerra esordisce come
giornalista, collaborando al foglio
umoristico napoletano Monsignor
Perrelli, al Risveglio (1914), e
fondando il periodico Kines
(1919).
A partire dalla met degli anni
Trenta allenta l'impegno di
pubblicista a vantaggio dell'attivit
di sceneggiatore e regista
cinematografico (Re Burlone, 1935;
Re di denari, 1937; Duetto
vagabondo, 1939; Il Nemico, 1943).
E tuttavia ad ammaliarlo
soprattutto il richiamo delle luci
della ribalta teatrale, cui offre un
ricco repertorio confrontandosi
anche con i sottogeneri della rivista
(Tripoli-Tripol, 1911; Ben Zhur,
1924; L'uomo di Ymelda, 1949) e
dell'operetta (La donna perduta, Il
paese delle donne).
All'industria teatrale della prima
met del secolo, Giannini fornisce
prodotti di serie abilmente
confezionati, contribuendo
all'affermazione di una commedia
persuasiva e leggera, che tematizza
l'intramontabile topica ottocentesca
intaccandone la credibilit con
piglio divertito e autoironico.
un'operazione astuta, volta a
catturare il pubblico borghese di
lunga durata, assiduo ed
affezionato degustatore d'un teatro
che non fosse n militante n
audacemente avanguardistico.
Sull'onda del successo, dal '37 al
'39 l'autore crea e dirige una
compagnia che interpreta quasi
tutte le sue commedie. Tra i lavori
pi applauditi: Grattacieli (1930), Il
castello di bronzo (1931), Mimosa
(1934), Tempesta (1935), Ritratto
d'ignoto (1938), Eva in vetrina
(1939), Ti voglio tanto bene (1940),
Il sole a scacchi (1941), Avventura
del protagonista (1949), Il pretore
DeMinimis (1950), L'attesa
dell'Angelo (1952), Luci
dell'avvenire (1954), L'amico di Sua
Eccellenza (1955), Il profumo della
signora Clinton (1957), ultima
opera prima della morte,
sopraggiunta nel '60.
nondimeno nel giallo che
Giannini mette a frutto la sua
esuberanza creativa cogliendo
consensi immediati con L'Anonima
Fratelli Roylott (1935), portato
sullo schermo nel '36 da Raffaello
Matarazzo e in seguito accolto in
forma narrativa da Mondadori tra i
Libri Gialli.
In un breve arco di tempo si
susseguono le pices poliziesche La
donna rossa, La casa stregata, La
sera del sabato (1934); I rapaci,
L'angelo nero (divenuto poi un
romanzo), e Mani in alto! (1935), il
cui insignificante protagonista
riesce a sgominare una banda di
astuti industriali, ascrivendosi in tal
modo alla categoria degli inetti
del teatro di Cantini, di Bonelli, di
De Benedetti, che nell'explicit della
storia si emancipano traendo forza
proprio dalla monotonia ossessiva
del proprio status.
Coeva a La miniera, a
Supergiallo (entrambi del '36) ed al
Tredicesimo furfante (1937), La
Belva (ancora del '37) viene
entusiasticamente recensita da un
critico esigente come Savinio, che
ne esalta l'autenticit e il vigore,
lodando l'autore per aver riportato
in teatro quell'alto terrore, quella
terribilit [] che la chiacchiera
sdentata del teatro borghese aveva
ridotto a leone da scendiletto. Di
ben altro tenore l'intervento di
Savinio su La legge (1938),
poliziesco di carattere speculativo,
le cui gioie deduttive ci lasciano
del tutto indifferenti.
L'ombra del Magnifico (1940) e
Il nemico (1941) concludono la fase
pi originale della produttivit di
Giannini, che dopo una pausa
decennale torna al teatro giallo con
Liberaci dal male (1950), testo
singolare in cui s'incontrano un
collaudato mestiere e pi severe
motivazioni spirituali, secondo un
disegno di nobilitazione concettuale
che si banalizzer in Inchiostro blu
(1956).
G. P.
Luciana Peverelli
Una vena carezzevole e
disimpegnata d'immediato e
larghissimo impatto sul pubblico,
il tratto peculiare di Luciana
Peverelli, milanese (1902-1986),
narratrice, giornalista, traduttrice
(di Steinbeck e Ludwig), stella tra le
pi brillanti della galassia rosa
italiana.
Molto amata dalle generazioni
degli anni Trenta e Quaranta,
gratifica di circa trecento romanzi i
suoi appassionati lettori,
imbastendo trame che vertono su
intrecci sentimentali insolubili e
sfociano in finali tragici: Giovanotti
e signorine (1932), Inverno d'amore
(1934), Piacere agli uomini (1936),
Ragazze in libert (1939), Violette
nei capelli (1940), L'uomo che mio
(1941), Col diavolo in paradiso
(1947), La mia vita per te (1951), Il
mio prigioniero (1953), Sotto i
platani di Via Veneto (1954), La
ragazza e le streghe (1957).
Pur finalizzando il suo prodotto
a una fruizione eterodiretta e del
tutto evasiva, la scrittrice non
manca di intingere la sua penna
nell'attualit, affrontando il tema
della guerra in termini
antimilitaristi in La lunga notte
(1942) e Sposare lo straniero
(1943), e accogliendo, sia pure
edulcorandole, le sollecitazioni del
femminismo nella sua ultima
produzione (I nostri folli amori,
1979).
Numerosi suoi racconti
appaiono su Novella, Alba,
Rakam, sul Monello e
sull'Intrepido, consolidando una
popolarit che raggiunge le punte
pi alte nel dopoguerra, con le love
stories approntate per Grand
Hotel, Sogno, Polvere di
stelle, Amica, Bella, Anna,
e per Stop, che ella dirige dal '63
all'anno della morte. Riviste
femminili, per lo pi, e tuttavia la
Peverelli si distacca dal neutro
conformismo in cui ristagnano
autrici quali Liala e Mura, sia
nell'esercizio letterario, investendo
il personaggio femminile di una
funzione dinamica; sia nel diretto
coinvolgimento biografico, non
esitando a compromettersi in campi
di azione di monopolio maschile
come la politica. Nella Roma
appena liberata, per esempio, fonda
e dirige un periodico di vita breve
ma intensa, Bella (da non
confondere con il settimanale
milanese), in cui, messa da parte
ogni svenevolezza sentimentale, si
fa portavoce di istanze pacifiste e
democratiche.
Il mystery si colora di rosa nei
numerosissimi racconti della serie
Anime tempestose apparsi sul
Cerchio Verde, e nel romanzo
Incendio a bordo (1938), che fin dal
titolo riflette i suggerimenti della
Eberhart.
Pur immuni dalle remore
moralistiche connaturate alla
narrativa per signorine, queste
pagine escludono per la macabra
concretezza del delitto, il corposo
realismo della violenza; vi si
alternano piuttosto il fascino
dell'occulto, la bizzarria esotica,
l'inquietante consapevolezza di un
pericolo (che, in termini
narratologici, l'ostacolo da
superare per il conseguimento del
fine prefissato). Sono elementi che
consentono all'autrice di insinuare
imprevedibilit, sospensione e
brivido nella banalit di scontate
vicende sentimentali, narrate
peraltro con toni di mediet e
scorrevolezza giornalistica che ne
accentuano il carattere di ovvia
normalit.
G . P.
Elisa Trapani
Una delle invarianti del
poliziesco italiano tra le due guerre
la contaminazione dei generi
praticata sia mediante l'assunzione
di moduli provenienti dall'alto, dalla
letteratura accreditata dalla
tradizione, sia attraverso il travaso
di tematiche lungo l'asse sincronico
della letteratura d'intrattenimento.
naturalmente nelle pagine
femminili che gli innesti del
secondo tipo si riscontrano pi
frequentemente, in un'interrotta
osmosi di intreccio criminoso e
girandole seduttive, di delitto e
passione, di brutalit e second story
sentimentale. Proprio dalla
ripetitivit modulare, dall'effetto
dj vu deriva in gran parte il
successo del giallo-rosa, che se
nella Peverelli si attualizza con
l'accoglimento di pi moderne
denotazioni, e nella Consolo si
rinnova attraverso la lezione
americana (,action e detection),
nella siciliana Elisa De Simone
Trapani (nata a Marsala nel 1906 e
trapiantata a Milano) si affina in
uno studio di caratteri e di ambienti
domestici, investiti dalle oblique
rifrangenze di crimini immaginati,
travestimenti e inganni. Giornalista
e scrittrice di inclinazione
pedagogica, narratrice dell'happy
end, profeta dell'automatismo delle
rvere, produttrice di antidoti ai
sottili veleni dell'emancipazione
femminile, la Trapani immette nel
mercato delle lettere un fiume di
messaggi consolatori trasmessi con
un linguaggio estremamente
semplificato e flessibile, colloquiale
e snob quanto basta: Denaro batte
amore 3 a 0 (1936), Dammi un
figlio (1938), Piccola donna mia
(1939), Passa una donna e Voglio il
tuo amore (usciti sulle riviste
Eva ed Eco nel 1942), La bocca
proibita (sempre del '42), Clara, che
sei tu? (1945), Il consigliere della
signora e La donna migliore (1945,
veri breviari della perfetta padrona
di casa), L'amante del suo sogno e
Angelo del peccato (1952), Terza
liceo, L'uomo meraviglioso,
Sandaletti d'oro (1953),
Appassionatamente (1954). Una
poligrafa acronicamente coerente,
che nel '68 fornir un'ulteriore
prova ne Le minorenni.
Anche nei polizieschi la Trapani
conserva la sua costante
preoccupazione di salvaguardare le
specificit femminili. Bandita la
violenza, eliminato il
compiacimento intellettualistico e
cerebrale del processo inquisitorio,
la semplice arte del delitto
diviene un semplice accessorio
dell'amore, un elemento
funzionale all'eterna lotta tra i
sessi: cos nella narrativa breve del
Cerchio Verde, cos ne Il
cadavere mascherato, del 1941.
R . v.
Alessandro Varaldo
Narratore, drammaturgo, poeta
dotato di una feconda vena creativa,
Varaldo esordisce nel 1897 con i
tredici sonetti del Primo libro dei
Trittici, percorsi da venature
simboliste e decadenti. L'anno
seguente appaiono le sue prime
prove narrative, dove confluisce
l'eco di un attardato naturalismo, il
volume di novelle La principessa
lontana e il feuilleton I Signori di
Nervi, cui fanno da sfondo un
oleografico paesaggio ligure e uno
dei luoghi privilegiati della sua
geografia sentimentale, quella
Ventimiglia dov'era nato nel 1876.
Nel 1900, con I due nemici, avvia il
progetto di un romanzo che avesse
radici e viticci nell'umanit, la pi
umile umanit, la meno pittoresca,
l'umanit senza risorse di psicologia
alla moda, senza 'stati d'animo', una
borghese umanit qualunque.
Mediocri ideali borghesi,
sentimentalismo rugiadoso, vecchi
clichs della letteratura popolare
presenti nelle commedie, da
Diamante o castone (1901) a La
conquista di Fiammetta (1906), ad
Appassionatamente e Un marito
innamorato (1920), si fondono con
un controllato umorismo ne
L'altalena (1910), che prelude a
intonazioni e tipi del teatro
grottesco soprattutto nella figura
del servo sentenzioso, prototipo di
quel personaggio raisonneur cui
sar affidata una funzione
smascheratrice e straniarne sulle
scene degli anni Venti.
Direttore generale della Societ
Italiana degli Autori dal '20 al '28, e
nel '43 dell'Accademia d'Arte
Drammatica a Roma (qui morir
nel '53), Varaldo conquista i favori
del pubblico piccolo borghese con
una serie di fortunati romanzi da
boudoir nello stile di Pitigrilli e di
opere d'intreccio avventuroso o
sentimentale, dove prevalgono
atmosfere salgariane e stereotipi
post-dannunziani: La bella e la
bestia (1919), L'ultimo peccato e La
grande passione (1920), la trilogia
Marea (I cuori solitari del '21, Mio
zio il diavolo e Il falco del '23),
Avventure d caccia e di mare
(1923), L'amante di ieri (1926), Il
covo (1927), Il cavaliere errante
(1930), Al vento d'occidente (1932),
Capitan Tramontana. Romanzo di
tutti i mari (1940), Arianna o i
capelli della fortuna (1941).
Ma pi che alla letteratura
amena il nome di Varaldo legato
alla nascita del giallo nazionale: Il
sette bello nel '31 inaugura la serie
italiana della collana di Mondadori
Libri Gialli. Il successo
clamoroso, la tiratura raggiunge le
23.000 copie; il cocktail di giallo
classico e intrigo spionistico, di
ambientazione regionale e varia
stratificazione sociale, di buon
senso e ironia, fa presa sui lettori e
traccia il solco in cui si muoveranno
i pionieri della nostra narrativa
poliziesca.
La formula felicemente
sperimentata nel Sette bello
ripresa in Le scarpette rosse e Tre
catene d'argento (ancora nel '31),
La gatta persiana e La scomparsa
di Rigel (1933), Circolo chiuso
(1935), Casco d'oro e Il segreto
della statua (1936), La
trentunesima perla (raccolta di
racconti in parte gi usciti sul
Cerchio), e il Tesoro dei Borboni
(1938), Le avventure di Gino
Arrighi (1939), Il signor ladro
(1944), e Alla ricerca d'un tesoro,
scritto all'inizio degli anni Quaranta
e rimasto inedito fino al 1989.
Nel ruolo del detective si
avvicendano il commissario di
polizia Ascanio Bonichi e
l'investigatore privato Gino Arrighi,
personaggi assiali della struttura
narrativa ma anch'essi soggetti
all'elemento di imponderabile
casualit (fenomeni paranormali,
segnali onirici, interventi
medianici) che punteggia l'inchiesta
giudiziaria. Pi che sulla logica
analitica Varaldo punta sull'intuito,
scompaginando il codice del
mystery fissato da Van Dine e
depistando il lettore: impostato il
problema egli afferma bisogna
fuorviare o distrarre le supposizioni
introducendo quanta gente anche
estranea si vuole.
All'accumulo di personaggi e al
catalogo di oggetti sinistramente
accusatori corrisponde un pastiche
linguistico (locuzioni dialettali,
citazioni alte, aforismi s'intercalano
a un dialogo brillante e al pausato
delle digressioni), che distingue la
scrittura di Varaldo, duttile e di
buona fattura artigianale.
I procedimenti della detection si
ritrovano nei drammi gialli (Il
tappeto verde e Scacco matto del
'33, Partita in quattro del '40), dove
l'autore conferma la propria
neutralit ideologica di fronte al
fascismo, restando fedele a una
delle sue prime dichiarazioni
programmatiche: Chi possiede la
fantasia ama il pittoresco []. Ma
chi possiede la decima musa
osserva l'undicesimo
comandamento: non annoiare.
R . v.