Professional Documents
Culture Documents
Analisi Matematica II
Mauro Bonafini
19 febbraio 2016
Indice
1 Equazioni differenziali 3
3 Derivabilit e differenziabilit 21
4 Ottimizzazione libera 26
5 Ottimizzazione vincolata 30
Bibliografia 58
1
Introduzione
Queste pagine rappresentano una raccolta di esercizi proposti durante le esercita-
zioni del corso di Analisi Matematica II per lanno accademico 2015/16. In quanto
tali non hanno alcuna pretesa di completezza e vanno interpretate esclusivamente
come un ulteriore supporto per il rafforzamento di alcune nozioni (ma non tutte)
presentate durante le ore di teoria. Al fine di migliorarle potete segnalare discrepanze,
inesattezze o errori allindirizzo mail mauro.bonafini@gmail.com.
La maggior parte degli esercizi che seguono sono ripresi dalle note manoscritte
[2] e [3] preparate dal Dott. Diego Rigo, al quale va il mio ringraziamento.
2
1 Equazioni differenziali
Esercizio 1. Si determini la soluzione y(x) del seguente problema di Cauchy
2
y 0 = xy
y2 + 4 (1)
y(0) = 2.
y2
f (x) = x e g(y) = .
y2 + 4
Visto che f continua in un intono di x0 = 0 e g continua in un intorno di
y0 = 2, possiamo subito concludere che esiste almeno una soluzione y(x) di (1). Tale
soluzione anche unica in quando la funzione g non si annulla in un intorno del dato
iniziale y0 = 2.
Prima di tutto osserviamo che lequazione differenziale ammette la soluzione
costante y(x) 0, ma tale funzione non soluzione del problema di Cauchy in quanto
non rispetta il dato iniziale. Andiamo quindi a separare le variabili ottenendo
Z 2
x2
Z
y +4 4
dy = x dx, da cui y = + c,
y2 y 2
con c costante arbitraria. Imponendo la condizione iniziale y(0) = 2 vediamo subito
che c = 0. Dunque la soluzione, in forma implicita, risulta essere
4 x2
y = .
y 2
Invertendo lespressione precedente, ovvero esplicitando la y, otteniamo
x2 + x4 + 64
y(x) = .
4
Esercizio 2. Si determini la soluzione y(x) del seguente problema di Cauchy
(
y 0 = 2xe3y
(2)
y(1) = 0.
3
Esercizio 3. Si determini la soluzione y(x) del seguente problema di Cauchy
y0 = 1
1 + ey (3)
y(0) = 0.
Ragionando come prima possiamo dire che il problema in esame ammetta soluzione
e tale soluzione unica. Per cercare di calcolarla andiamo a separare le variabili
ottenendo Z Z
(1 + e ) dy = 1 dx da cui y + ey = x + c.
y
dove n 2, n N.
4
informazioni le possiamo ricavare direttamente dallequazione. Se infatti andiamo a
valutare y 0 = 3 sin x + y 2 in x0 = 0 otteniamo y 0 (0) = 3 sin 0 + y(0)2 = 0 + 12 = 1,
ovvero la soluzione y ammette retta tangente con pendenza positiva in x0 . Inoltre
derivando lequazione si ottiene
y 00 = 3 cos x + 2yy 0 ,
soluzione del problema di Cauchy (si noti che y2 continua con derivata continua).
Esempi analoghi riguardanti la non unicit della soluzione sono
(
y0 = 3 y
y(0) = 0
y(0) = 0
y 0 + a(x)y = b(x).
5
che pu essere riscritta come
Integrando si ottiene Z
A(x)
e y= eA(x) b(x) dx + c,
y 00 + 2y 0 + y = ex .
yo (x) = c1 ex + c2 xex ,
6
Il polinomio caratteristico ammette due radici distinte 1 = 2 e 2 = 1, quindi
la soluzione generale dellomogenea
yo (x) = c1 e2x + c2 ex .
y(0) = c + c + 1 = 0
1 2
2
0
y (0) = 2c1 + c2 + 1 = 1
Per determinare una soluzione particolare ci serviamo del metodo di variazione delle
costanti, ovvero ricerchiamo una soluzione del tipo
7
Esercizio 11. Determinare la soluzione generale dellequazione differenziale
y 00 + 4y 0 + 5y = e2x cos x.
Lequazione caratteristica ammette due radici complesse distinte 1 = 2 i e
2 = 2 + i, quindi possiamo individuare le due soluzioni linearmente indipendenti
y1 (x) = e2x cos x e y2 (x) = e2x sin x
e la soluzione generale dellomogenea
yo (x) = e2x (c1 cos x + c2 sin x).
Per determinare una soluzione particolare ci serviamo del metodo di variazione delle
costanti, ricercando una soluzione del tipo
yp (x) = c1 (x)e2x cos x + c2 (x)e2x sin x,
che conduce alla risoluzione del sistema
( 0
c1 (x)y1 (x) + c02 (x)y2 (x) = 0
c01 (x)y10 (x) + c02 (x)y20 (x) = e2x cos x
che in forma matriciale diventa
0 0
e2x cos x e2x sin x
c1 c1 0
W (x) 0 = = 2x .
c2 2e2x cos x e2x sin x 2e2x sin x + e2x cos x c02 e cos x
Risolvendo il sistema (per esempio con il metodo di Cramer) si ottiene quindi
1
c01 (x) = sin(2x) e c02 (x) = cos2 x,
2
da cui
1 x sin(2x)
c1 (x) =cos(2x) e c2 (x) = + .
4 2 4
Possiamo dunque scrivere la soluzione particolare
1 1
yp (x) = e2x (cos(2x) cos x + (2x + sin(2x)) sin x) = e2x (cos x + 2x sin x).
4 4
La soluzione generale quindi
2x 1 1
y(x) = e c1 cos x + c2 sin x + cos x + x sin x ,
4 2
che, a meno di rinominare le costanti, equivalente a
2x 1
e c1 cos x + c2 sin x + x sin x .
2
Notiamo che in questo caso era possibile applicare anche una variante del metodo
di somiglianza, in virt della quale saremmo andati alla ricerca di una soluzione
particolare della forma
yp (x) = xe2x (A cos x + B sin x),
ottenendo direttamente
1
yp (x) = xe2x sin x.
2
8
Esercizio 12. Determinare la soluzione generale dellequazione differenziale
y 00 3y 0 = 2x + cos x
Lequazione caratteristica ammette due radici reali distinte 1 = 0 e 2 = 3,
quindi la soluzione generale dellomogenea
yo (x) = c1 + c2 e3x .
Per trovare una soluzione particolare sfruttiamo il metodo di sovrapposizione e quindi
cerchiamo separatamente una soluzione particolare di
y 00 3y 0 = 2x
e una soluzione particolare di
y 00 3y 0 = cos x.
Per la prima equazione, usando il metodo di somiglianza (caso 1), cerchiamo
1 2
yp (x) = x(ax + b) ottenedo yp (x) = x x ,
3 9
per quanto riguarda la seconda, sempre con il metodo di somiglianza (caso 3), si
pone
1 3
yp (x) = a cos x + b sin x ottenedo yp (x) = cos x sin x.
10 10
Quindi la soluzione generale data dalla somma della soluzione dellomogenea e delle
due soluzioni particolari
1 2 1 3
y(x) = c1 + c2 e3x x2 x cos x sin x
3 9 10 10
al variare di c1 , c2 R.
Esercizio 13. Si determini la soluzione y(x) del seguente problema con valori al
contorno (boundary value problem)
00 0
y 3y + 2y = 0
y(0) = 2
y(4) = 0.
9
Figura 1: Studio del dominio di log(xy 2 + x2 y).
dove abbiamo preso il > per lultima disequazione in quanto dobbiamo escludere
anche il caso in cui il radicando zero (il termine infatti al denominatore).
10
(a) (b) (c)
p
Figura 3: Dominio di 3x x2 x2 y 2 / x + y.
(x + y)(x y) 0
e quindi per determinare le regioni del piano in cui tale prodotto positivo andiamo
a studiare il segno di ogni singolo termine e poi scartiamo le regioni in cui il prodotto
negativo (si veda il grafico centrale in 2). La terza e ultima disequazione invece
risolta nel grafico di destra sempre di 2. Per determinare il dominio di f non ci resta
che intersecare i tre domini parziali che abbiamo trovato, ovvero trovare la regione
comune in cui ciascun radicando non negativo: il risultato mostrato in figura 3.
Notiamo che in questo esercizio il bordo del dominio incluso nei primi due
casi, dove stavamo richiedendo maggiore o uguale, mentre nel terzo caso il bordo va
escluso (linea tratteggiata). Questultimo fatto si traduce nellesclusione del lato in
basso a sinistra del triangolo finale che rappresenta il dominio.
11
S1 = {(x, y) R2 : x2 y 2 1};
S2 = {(x, y) R2 : x2 + 4y 2 1};
S3 = {(x, y) R2 : x2 4y 2 > 1};
Procediamo caso per caso:
S1 : lequazione x2 y 2 = 1 individua uniperbole con vertici (1, 0) e (1, 0). Tale
curva suddivide il piano in tre zone e per capire quale delle tre zone soddisfi
la relazione di facciamo uso di punti test. Per la zona a sinistra del ramo
sinistro si osserva che per (2, 0) abbiamo 4 0 1, e quindi tale zona non
sta in S1 , e la stessa cosa vale per la zona a destra del ramo destro (basta
considerare come punto test (2, 0)). La zona centrale (quella compresa tra
i due rami di iperbole) soddisfa la disuguaglianza (usiamo come punto test
(0, 0)) e quindi concludiamo che S1 la regione di piano compresa tra i due
rami delliperbole x2 y 2 = 1 (iperbole compresa in quanto chiediamo il ).
Si osserva subito che S1 chiuso ma non limitato. Il punto (0, 0) un punto
interno per tale regione.
S2 : lequazione x2 + 4y 2 = 1 individua unellisse centrata nellorigine e passante
per (1, 0), (1, 0), (0, 1/2) e (0, 1/2). Tale curva suddivide il piano in due
zone e per capire quale delle due sia S2 osserviamo che per (0, 0) la relazione
di soddisfatta, e quindi S2 linterno dellellisse (ellisse compresa). S2
dunque chiuso e limitato (infatti interamente contenuto nella palla di centro
lorigine e raggio 2). Il punto (0, 0) un punto interno per tale regione.
S3 : lequazione x2 4y 2 = 1 individua uniperbole con vertici (1, 0) e (1, 0). Tale
curva suddivide il piano in tre zone e per capire quale delle tre zone soddisfi
la relazione di > facciamo uso di punti test. Per la zona a sinistra del ramo
sinistro si osserva che per (2, 0) abbiamo 4 0 > 1, e quindi tale zona sta in
S1 , e la stessa cosa vale per la zona a destra del ramo destro (basta considerare
come punto test (2, 0)). La zona centrale (quella compresa tra i due rami
di iperbole) non soddisfa la disuguaglianza (usiamo come punto test (0, 0))
e quindi concludiamo che S1 lunione delle due zone di piano a destra e a
sinistra delliperbole, senza liperbole stessa (stiamo chiedendo solo il >, sui
rami delliperbole viene verificata luguaglianza). Si osserva subito che S1 non
limitato ed aperto, con i due rami delliperbole che rappresentano la sua
frontiera. Il punto (0, 0) un punto esterno per tale regione.
Esercizio 17. Verificare che non esiste
(x + y)2
lim .
(x,y)(0,0) x2 + y 2
Per verificare la non esistenza di un limite ci basta trovare due direzioni distinte
lungo le quali il limite sia diverso. Il primo tentativo (che si fa quasi sempre) consiste
nel verificare il limite lungo le direzioni principali x = 0 e y = 0, ovvero il limite
avvicinandosi lungo gli assi. Nel nostro caso abbiamo
(0 + y)2
x=0 lim = lim 1 = 1,
y0 02 + y 2 y0
12
2
Figura 4: Grafico di (x+y)
x2 +y 2
nelle vicinanze di (0, 0). Si vede che il limite dipende
dalla direzione lungo la quale mi avvicino.
e
(x + 0)2
y=0 lim = lim 1 = 1.
x0 x2 + 02 x0
Questo test dunque non conclusivo perch i due limiti sono uguali. Proviamo ora ad
avvicinarci lungo una generica retta della forma y = mx, ovvero andiamo a calcolare
(x + mx)2 x2 (1 + m)2 (1 + m)2
lim 2 2
= lim 2 2
= .
x0 x + (mx) x0 x (1 + m ) 1 + m2
Tali limiti dipendono dal valore di m e quindi possiamo concludere che il limite non
esiste: infatti se consideriamo per esempio m = 1 (ovvero ci avviciniamo a (0, 0)
lungo la bisettrice del primo e terzo quadrante) il limite vale 2, che diverso dal
valore che avevamo ottenuto lungo gli assi principali.
Esercizio 18. Verificare che non esiste
xy 2y
lim .
(x,y)(2,0) x2 + y 2 4x + 4
Notiamo che la funzione definita su tutto R2 a parte il punto (2, 0), che
esattamente il punto in cui vogliamo calcolare il limite (ma questo non un problema
in quanto per calcolare i limiti ci serve considerare il comportamento di una funzione
intorno al punto e non nel punto stesso). Seguiamo quindi la stessa strategia di
prima: per iniziare andiamo a calcolare il limite lungo gli assi, che in questo caso
sono x = 2 e y = 0, ottenendo
2y 2y 0
x=2 lim = lim = 01 ,
y0 22 + y 2 4 2 + 4 y0 y 2
e
x020 0
y=0 lim = lim 2 = 0.
x2 x2 2
+ 0 4x + 4 x2 x 4x + 4
1
Non si tratta di una forma indeterminata in quanto il numeratore veramente 0 e quindi stiamo
facendo il limite di una funzione identicamente nulla (la stessa cosa vale per il limite successivo).
13
xy2y
Figura 5: Grafico di x2 +y 2 4x+4 nelle vicinanze di (2, 0). Si vede subito che il limite
dipende dalla direzione lungo la quale mi avvicino.
Come prima questo test non conclusivo e quindi proviamo a considerare il caso in
cui ci avviciniamo a (2, 0) lungo rette di pendenza m, ovvero funzioni della forma
y = m(x 2):
xy 2y xm(x 2) 2m(x 2) m
lim = lim = .
(x,y)(2,0) x2 + y 2 4x + 4 x2 x2 + m2 (x 2)2 4x + 4 1 + m2
y=m(x2)
Visto che il limite dipende da m possiamo concludere che esso non esiste.
Esercizio 19. Verificare che esiste
sin(x2 + y 2 )
lim .
(x,y)(0,0) x2 + y 2
Per verificare che il limite esiste ci serviamo delle coordinate polari: poniamo
x = cos() y = sin()
e andiamo a calcolare
sin(2 cos2 + 2 sin2 ) sin(2 )
lim f ( cos , sin ) = lim = lim = 1.
0 0 2 cos2 + 2 sin2 0 2
Come visto a lezione questo non ci basta per concludere che il limite esiste (in pratica
abbiamo solo provato che il limite 1 per ogni fissato, ovvero lungo ogni retta),
ma adesso sappiamo che se il limite esiste deve essere 1. Per concludere andiamo a
stimare
sin(2 ) sin(2 ) 2 |sin(2 ) 2 |
|f ( cos , sin ) 1| =
1 =
=
2 2 2
6 4
2 = 0 se 0+ .
6 6
Dunque il limite esiste e vale 1.
14
2 2
Figura 6: Grafico di sin(x +y )
x2 +y 2
nelle vicinanze di (0, 0). Si vede subito che il limite
deve esistere ed essere uguale ad 1.
|x|3
|sin x x| per ogni x R.
6
Per dimostrarlo procediamo nel seguente modo: ponendo
|x|3
f (x) = |sin x x|
6
il problema si riconduce a dimostrare che f (x) 0 per ogni x. Osserviamo che la
funzione f pari e quindi ci basta dimostrare che f (x) 0 per ogni x 0 (per
simmetria sar vero anche per x 0).
Se ci restringiamo al caso x 0 osserviamo che sin x x e quindi possiamo
togliere i moduli e riscrivere f come
x3
f (x) = x sin x .
6
Siccome f (0) = 0, possiamo concludere che f (x) 0 se f decrescente. Per verificare
la decrescenza della nostra funzione consideriamo la sua derivata
x2
f 0 (x) = 1 cos x .
2
La funzione f dunque decrescente se f 0 (x) 0 per ogni x 0. Per dimostrare
ci ragioniamo come abbiamo fatto su f : si osserva che f 0 (0) = 0 e quindi f 0 0
se anche f 0 decrescente. Questultimo fatto facilmente verificato osservando che
f 00 (x) = sin x x 0 per ogni x 0.
Esercizio 20. Verificare che esiste
x2 sin2 y
lim .
(x,y)(0,0) x2 + 3y 2
15
2 2
Figura 7: Grafico di xx2 +3y
sin y
2 nelle vicinanze di (0, 0). Si vede che il limite deve esistere
ed essere uguale a 0.
In questo caso non ci viene detto se il limite esiste o meno, quindi come prima cosa
ci dobbiamo convincere della sua esistenza o della sua non esistenza. Se proviamo a
calcolare il limite lungo le rette della forma y = m(x 1) + 1 si ottiene
(m(x 1) + 1)(x 1)(m(x 1) + 1 1)2
lim .
x1 (x 1)2 + |m(x 1) + 1 1|
16
y(x1)(y1) 2
Figura 8: Grafico di (x1) 2 +|y1| nelle vicinanze di (1, 1). Si vede che il limite deve
x = 1 + cos y = 1 + sin ,
e consideriamo
(1 + sin ) cos 2 sin2
|f (1 + cos , 1 + sin ) 0| =
2 cos2 + |sin |
sin 2
(1 + sin ) |cos sin | .
= 2 2
cos + |sin |
17
indipendentemente dal valore di e ovviamente abbiamo anche che
|cos sin | 1.
x = x 1 e y = y 1,
ottenendo
(y + 1)xy 2
lim .
(x,y)(0,0) x2 + |y|
Per (x, y) (0, 0) abbiamo che lultimo termine tende a zero e grazie al teorema del
confronto (o teorema dei carabinieri) possiamo concludere che
(y + 1)xy 2
lim = 0,
(x,y)(0,0) x2 + |y|
(y + 1)xy 2
lim = 0.
(x,y)(0,0) x2 + |y|
Esercizio 22 (Questo esercizio quello che stato presentato a lezione e, cos come
viene risolto, SBAGLIATO! Lo lascio come monito e per invitarvi a capire dove sta
lerrore.). Calcolare, se esiste, il valore del seguente limite
In questo caso non ci viene detto se il limite esiste o meno, quindi come prima cosa
ci dobbiamo convincere della sua esistenza o della sua non esistenza. Se proviamo a
calcolare il limite lungo le rette della forma y = m(x 1) + 1 si ottiene
18
0 semplicemente quadraticamente, e quindi sembra plausibile che il limite sia 0 in
quanto il numeratore va a zero pi velocemente del denominatore. Per dimostrarlo
passiamo quindi in coordinate polari centrate in (1, 1), ovvero
x = 1 + cos y = 1 + sin ,
e consideriamo
(1 + sin ) cos 2 sin2
|f (1 + cos , 1 + sin ) 0| =
2 cos2 + sin
(1 + sin ) cos 2 sin2
sin
|(1 + sin ) cos sin | |(1 + sin )2 |
2 + 3 ,
e concludiamo come sopra.
Un secondo metodo per risolvere questo esercizio consiste nel servirsi direttamente
di una stima senza passare attraverso il cambio di coordinate in coordinate polari:
per semplicit trasliamo il problema nellorigine, ovvero poniamo
x = x 1 e y = y 1,
ottenendo
(y + 1)xy 2
lim .
(x,y)(0,0) x2 + y
Andiamo ora a stimare
(y + 1)xy 2 (y + 1)xy 2
0
= |(y + 1)xy| |x||y|2 + |x||y|.
2
x + y y
Per (x, y) (0, 0) abbiamo che lultimo termine tende a zero e grazie al teorema del
confronto (o teorema dei carabinieri) possiamo concludere che anche f tende a zero.
Esercizio 23. Studiare il dominio e la continuit delle seguenti funzioni:
2 3
1. f (x, y) = ex xy sin(x + y);
xy
2. f (x, y) = 1+x2 +y 2
;
xy+1
3. f (x, y) = x2 y
.
Procediamo caso per caso:
1. La funzione definita sul dominio D = {(x, y) R2 : y 0} ed continua in
quanto composizione di funzioni che sono tutte continue su D.
2. Il dominio della funzione tutto R2 ed continua in quanto composizione di
funzioni continue.
3. In questultimo caso il dominio esclude i punti del piano per cui il denominatore
si annulla, ovvero dobbiamo richiedere y 6= x2 . Per quanto riguarda la continuit
osserviamo ancora una volta che essendo composizione di funzioni continue la
nostra f essa stessa continua.
19
Esercizio 24. Studiare la continuit di
3
x y
(x, y) 6= (0, 0)
f (x, y) = x6 + y 2
0 (x, y) = (0, 0).
Osserviamo che per (x, y) 6= (0, 0) la funzione ben definita e continua in quanto
composizione di funzioni continue. Ci resta solo da verificare la continuit in (0, 0),
ovvero dobbiamo calcolare
lim f (x, y)
(x,y)(0,0)
e verificare se esso uguale a 0 oppure no. Come primo tentativo possiamo provare
a calcolare il limite lungo gli assi principali e si vede facilmente che tale limite 0 in
quanto la funzione ristretta agli assi identicamente nulla. Se il limite esiste deve
quindi essere uguale a 0. Proviamo ora lungo le rette, ovvero poniamo y = mx e
calcoliamo
x3 mx mx4 mx2
lim = lim = lim =0
x0 x6 + m2 x2 x0 x2 (x4 + m2 ) x0 x4 + m2
x3 xn xn+3
lim = lim .
x0 x6 + x2n x0 x6 + x2n
Osserviamo che per (x, y) 6= (0, 0) la funzione ben definita e continua in quanto
composizione di funzioni continue. Ci resta solo da verificare la continuit in (0, 0),
ovvero dobbiamo calcolare
lim f (x, y)
(x,y)(0,0)
e verificare se esso uguale a f (0, 0) = 0 oppure no. Anche in questo caso si vede
subito che il limite lungo gli assi 0, e quindi questo ci dice che o il limite esiste ed
uguale a 0 o non esiste. Per concludere ci basta considerare la seguente stima
x2 y 3 y 2
x y x y |x|2 |y|
2 2
0 2 2
=
2 2
2x + y 2x + y
20
che deriva dal fatto che
y2
2x2 + y 2 1
qualsiasi sia il valore di y. Visto che |x|2 |y| va a 0 quando facciamo il limite per
(x, y) (0, 0) possiamo dedurre (usando il teorema del confronto) che
x2 y 3
lim = 0,
(x,y)(0,0) 2x2 + y 2
3 Derivabilit e differenziabilit
p
Esercizio 26. Sia f (x, y) = log(1 + x2 + 2y). Calcolare f nel punto (2, 0) e
scrivere lequazione del piano tangente al grafico di f in (2, 0, f (2, 0)).
Osserviamo come prima cosa che (2, 0) appartiene al dominio di f che D =
{(x, y) R2 : y x2 /2}. Calcolando le due derivate parziali rispetto ad x e y si
ottiene
f 1 x
(x, y) = p p
x 2 2
1 + x + 2y x + 2y
e
f 1 1
(x, y) = p p ,
y 2 2
1 + x + 2y x + 2y
quindi il gradiente di f in un generico punto (x, y)
!
f f x 1
f (x, y) = (x, y), (x, y) = p ,p .
x y x2 + 2y + x2 + 2y x2 + 2y + x2 + 2y
Valutando in (2, 0) si ottiene f (2, 0) = (1/3, 1/6). Lequazione del piano tangente
al grafico di f nel generico punto (x0 , y0 )
f f x x0
z = f (x0 , y0 )+ (x0 , y0 )(xx0 )+ (x0 , y0 )(yy0 ) = f (x0 , y0 )+f (x0 , y0 )
x y y y0
e nel nostro particolare caso diventa
1 1
z = log 3 + (x 2) + y,
3 6
che pu essere riscritta come
2x + y 6z = 4 6 log 3.
N.B. In questo caso ha senso parlare di piano tangente in quanto la funzione f
risulta essere differenziabile in (2, 0) (basta osservare che le due derivate parziali sono
ben definite e continue in un intorno di (2, 0) e quindi per il teorema del differenziale
totale la funzione differenziabile).
21
Esercizio 27. Verificare che f (x, y) = xy 2x + 3y differenziabile in (1, 2).
Tali derivate sono ben definite e continue su tutto R2 , in particolare in (1, 2). Per
il teorema del differenziale totale possiamo dunque concludere che la funzione
differenziabile in (1, 2).
Un secondo modo per determinare la differenziabilit o meno consiste nel verificare
direttamente la definizione: il polinomio di Taylor di grado 1 in (1, 2)
Per quanto riguarda la continuit osserviamo che per (x, y) 6= (0, 0) la funzione
continua in quanto composizione di funzioni continue, mentre in (0, 0) dobbiamo
verificare quanto vale
x3 + y 3
lim p .
(x,y)(0,0) x2 + y 2
Si verifica facilmente che lungo gli assi principali il limite vale 0 e quindi non ci resta
che controllare se 0 effettivamente il limite: passando in coordinate polari centrate
in (0, 0) ci riconduciamo alla stima
3 cos3 + 3 sin3 3 (cos3 + sin3 )
p 0 =
22 ,
2 2
(cos + sin ) 2
22
Per ogni punto (x, y) 6= (0, 0) le derivate parziali sono date dalle derivate parziali di
3 3
x +y , e quindi
x2 +y 2
p
3x2 x2 + y 2 (x3 + y 3 ) 2x2 2
f 2 x +y 3x2 (x2 + y 2 ) x(x3 + y 3 )
(x, y) = p = p ,
x ( x2 + y 2 )2 (x2 + y 2 ) x2 + y 2
3y 2 x2 + y 2 (x3 + y 3 ) 2y2 2
p
f 2 x +y 3y 2 (x2 + y 2 ) y(x3 + y 3 )
(x, y) = p = p .
y ( x2 + y 2 )2 (x2 + y 2 ) x2 + y 2
Per (x, y) = (0, 0) dobbiamo invece procedere a mano:
f f (h, 0) f (0, 0) h3 h2
(0, 0) = lim = lim = lim = 0,
x h0 h h0 h h2 h0 h2
f f (0, h) f (0, 0) h 3 h2
(0, 0) = lim = lim = lim = 0.
y h0 h h0 h h2 h0 h2
Dunque per (x, y) 6= (0, 0)
2x4 + 3x2 y 2 xy 3 2y 4 + 3x2 y 2 x3 y
f (x, y) = ,
(x2 + y 2 )3/2 (x2 + y 2 )3/2
mentre per (x, y) = (0, 0) abbiamo
f (0, 0) = (0, 0).
Per (x, y) 6= (0, 0) le derivate parziali sono ben definite e continue in quanto
composizione di funzioni continue e quindi per il teorema del differenziale totale f
differenziabile. Per verificare la differenziabilit in (0, 0) invece dobbiamo verificare
la continuit delle derivate parziali in tale punto, ovvero va verificato che
f f
lim = (0, 0) = 0
(x,y)(0,0) x x
e
f f
lim = (0, 0) = 0.
(x,y)(0,0) y y
Nel primo caso si vede subito che il limite di fx0 (x, y) zero lungo gli assi principali
e passando in coordinate polari otteniamo
2 cos4 + 34 cos2 sin2 4 cos sin3
4
f
( cos , sin ) 0 =
x (2 (cos2 + sin2 ))3/2
(2 cos4 + 3 cos2 sin2 cos sin3 )
4
= 6
3
in quanto
2 cos4 + 3 cos2 sin2 cos sin3 2 cos4 + 3 cos2 sin2 + cos sin3
2 + 3 + 1 = 6.
Questo dimostra che fx0 (x, y) continua in (0, 0) e tramite un calcolo molto simile
si dimostra che anche fy0 (x, y) continua in (0, 0). Per il teorema del differenziale
totale possiamo concludere che f differenziabile in (0, 0).
23
Esercizio 29. Studiare continuit e differenziabilit di
2 3
x y
(x, y) 6= (0, 0)
f (x, y) = x4 + y 4
0 (x, y) = (0, 0).
Per quanto riguarda la continuit osserviamo che per (x, y) 6= (0, 0) la funzione
continua in quanto composizione di funzioni continue, mentre in (0, 0) dobbiamo
verificare quanto vale
x2 y 3
lim .
(x,y)(0,0) x4 + y 4
Lungo gli assi principali il limite precedente zero (in entrambi i casi il numeratore si
annulla) e quindi non ci resta che controllare se 0 effettivamente il limite: passando
in coordinate polari centrate in (0, 0) ci riconduciamo alla stima
cos2 sin3
2 3
2 3
4 (cos4 + sin4 ) 0 = |cos sin | cos4 + sin4 2,
f f
T1 (x, y) = f (0, 0) + (0, 0) x + (0, 0) y = 0.
x y
La funzione quindi differenziabile se
f (x, y) T1 (x, y)
lim = 0,
(x,y)(0,0) k(x, y) (0, 0)k
ovvero, esplicitando, se
x2 y 3
lim p
(x,y)(0,0) (x4 + y 4 ) x2 + y 2
24
esiste e fa 0. Ma si vede facilmente che se facciamo il limite lungo la retta y = x
otteniamo
x5 1 x
lim = lim
x0 2x4 2x2 2 2 x0 |x|
che non esiste. La funzione f dunque non differenziabile in (0, 0).
e
y f (x, y) = 3x3 cos(3xy).
Perci abbiamo che
ed in particolare
3
3
f (1, /4) = 2 1 , 2 .
8 2
Per quanto riguarda la derivata direzionale osserviamo che f differenziabile su
tutto il dominio grazie al teorema del differenziale totale e quindi
f (x, y) T1 (0, 1) f (x, y) f (0, 1) fx0 (0, 1)x fy0 (0, 1)(y 1)
lim = lim p
(x,y)(0,1) k(x, y) (0, 1)k (x,y)(0,1) x2 + (y 1)2
25
non fa 0. Per valutare il limite precedente andiamo prima a calcolare de derivate
parziali in (0, 1):
f (h, 1) f (0, 1) 11
fx0 (0, 1) = lim = lim =0
h0 h h0 h
f (0, 1 + h) f (0, 1) 11
fy0 (0, 1) = lim = lim = 0.
h0 h h0 h
Quindi ci riconduciamo al calcolo di
p
f (x, y) f (0, 1) 3
x2 (y 1)
lim p = lim p ,
(x,y)(0,1) x2 + (y 1)2 (x,y)(0,1) x2 + (y 1)2
che, a meno di traslare il problema in (0, 0) tramite un cambio di variabili,
equivalente a p3
x2 y
lim p .
(x,y)(0,0) x2 + y 2
Tale limite chiaramente non esiste (basta osservare che lungo la direzione (x, 0)
otteniamo 0 mentre avvicinandoci nella direzione (x, x) non esiste il limite) e possiamo
dunque concludere che la funzione non differenziabile in (0, 1).
Non essendo f differenziabile in (0, 1) non possiamo usare la formula del gradiente
per il calcolo delle derivate direzionali e quindi dobbiamo procedere a mano: fissato
il nostro versore v = (cos , sin ) (langolo individua la direzione) calcoliamo
f ((0, 1) + hv) f (0, 1) f (h cos , 1 + h sin ) 1
Dv f (0, 1) = lim = lim
h0 h h0 h
3 3 2
h cos sin 3
= lim = cos2 sin .
h0 h
Osserviamo che unerronea applicazione della formula del gradiente avrebbe portato
alla conclusione che tutte le derivate direzionali sono nulle (cosa non vera).
4 Ottimizzazione libera
Esercizio 32. Si dica se le seguenti forme quadratiche sono definite positive, negative,
semidefinite o indefinite:
1. 4x2 + 12xy + 9y 2 ;
2. x2 16y 2 ;
3. x2 xy y 2 .
Procediamo caso per caso, applicando il seguente criterio: sia q(x, y) = ax2 +
2bxy+cy 2 una forma quadratica (notate il 2 nel secondo termine), Q la corrispondente
matrice associata
a b
Q=
b c
e 1 , 2 i due autovalori della matrice Q (ricordiamo che essendo la matrice Q
simmetrica i suoi autovalori sono tutti reali). Si ha che:
26
q definita positiva se i due autovalori sono positivi;
infatti
4 6 x
= 4x2 + 12xy + 9y 2 .
x y
6 9 y
Per determinarne la natura andiamo a calcolare gli autovalori di Q: il polinomio
caratteristico
(4 )(9 ) 36 = 2 13 = ( 13)
3. Come sopra:
1 1/2
Q=
1/2 1
p p
con autovalori 1 = 5/4 e 2 = 5/4. La forma quadratica quindi
indefinita.
ovvero
f (x, y) = (exy (x2 + 2x 2y 2 ), exy (2y 2 4y x2 )).
27
I punti stazionari sono tutti e soli quei punti in cui il gradiente si annulla, ovvero le
soluzioni di ( xy 2
e (x + 2x 2y 2 ) = 0
exy (2y 2 4y x2 ) = 0.
Risolvendo il precedente sistema si ottengono i due punti P1 = (0, 0) e P2 = (4, 2),
che sono dunque gli unici punti candidati ad essere massimi/minimi/selle. Per
determinare la natura di questi due punti andiamo quindi a calcolare lHessiana
(derivate seconde), ottenendo
2 2 2y 2 4y 2x x2
xy x + 4x 2y + 2
Hf (x, y) = e .
2y 2 4y 2x x2 2y 2 + 8y + x2 4
12x2 4
4
Hf (x, y) = .
4 12y 2 4
28
per P1 :
4 4
Hf (0, 0) = ,
4 4
con entrambi gli autovalori nulli. Essendo lHessiana semidefinita positiva (e
negativa) non possiamo concludere direttamente. Per determinare la natura
di P1 proviamo quindi a studiare il comportamento delle sezioni di f lungo
alcune curve passanti per (0, 0), nel particolare lungo le rette (x, mx):
Osserviamo che g 0 (0) = 0 per qualsiasi valore di m, mentre g 00 (0) = 4(m 1)2 .
Per m 6= 1 abbiamo g 00 (0) < 0 (quindi 0 di massimo locale per g lungo
tali direzioni), mentre per m = 1 non possiamo dire nulla. Ma per m = 1 la
funzione che stiamo studiando
g(x) = 2x4
e 0 un punto di minimo per tale funzione, i.e. (0, 0) di minimo locale per
f lungo la direzione (x, x). Possiamo concludere che (0, 0) una sella (lungo
certe direzioni un massimo, lungo altre un minimo).
e visto che i due autovalori di tale matrice sono entrambi positivi (16 e 24)
possiamo concludere che P2 e P3 sono due minimi locali.
Esercizio 35. Si determinino gli eventuali punti di estremo libero della funzione
f (x, y, z) = x2 + y 2 + 2z 2 + xyz.
29
Il precedente
sistema
ammette soluzioni: P1
cinque 0, 0), P2 = ( 8, 8, 2),
= (0,
P3 = ( 8, 8, 2), P4 = ( 8, 8, 2) e P5 = ( 8, 8, 2). Per determinare la
natura dei nostri punti stazionari andiamo a considerare la matrice Hessiana
2 z y
Hf (x, y, z) = z 2 x .
y x 4
5 Ottimizzazione vincolata
Esercizio 36. Determinare tutti i punti di massimo e minimo (relativi e assoluti) di
f (x, y) = x2 + y 2
Tale funzione rappresenta una parabola con concavit verso lalto, che dunque
ammette un solo punto stazionario (e di minimo) che il vertice, raggiunto per
2 2 3
x = 13 . Questo significa che il corrispondente punto sul vincolo, ovvero P = ( 13 , 13 ),
un minimo per f ristretta a S (in questo caso anche il minimo assoluto in quanto
per x g esplode a +).
La seconda tecnica per ricercare massimi/minimi vincolati quella che richiede
lutilizzo dei moltiplicatori di Lagrange: la funzione g che descrive il vincolo S
g(x, y) = 2x + 3y 1, sia f che g sono di classe C 1 su tutto lo spazio ed in particolare
30
g(x, y) = (2, 3) 6= (0, 0) sul vicolo. Possiamo dunque applicare il metodo dei
moltiplicatori di Lagrange, ovvero andiamo a studiare i punti stazionari di
Si vede subito che det BL = 26 ovunque e quindi in particolare in (2/13, 3/13, 2/13).
Questo ci dice che P un punto di minimo per f ristretta ad S.
f (x, y) = 2x2 + y 2 x
31
I massimi/minimi di f sul vincolo S non sono altro che i massimi/minimi di g
sullintervallo I. Andiamo quindi a studiare le derivate di g su [0, 2):
32
Risolvendo
il sistema si ottengono le quattro soluzioni R1 = (3, 0, 11/4), R2 =
(1/2, 7/2, 1), R3 = (1, 0, 5/4) e R4 = (1/2, 7/2, 1), che corrispondono ai
quattro punti Pi di prima (basta ignorare la terza componete che rappresenta il
valore del moltiplicatore). Per determinare la natura di massimo/minimo dei vari
punti ci serviamo del test dellHessiana orlata
gx0 (x, y) gy0 (x, y)
0 0 2x 2 2y
00 00
BL (x, y, ) = gx0 (x, y) Lxx (x, y, ) Lxy (x, y, ) = 2x 2 4 2 0 .
0 00 00
gy (x, y) Lyx (x, y, ) Lyy (x, y, ) 2y 0 2 2
per R2 abbiamo
0 3 7
3 2
det(BL (R2 )) = det 0 = 14 < 0
7 0 0
e quindi P2 = (1/2, 7/2) un minimo locale;
per R3 abbiamo
0 4 0
det(BL (R3 )) = det 4 3/2 0 =8>0
0 0 1/2
per R4 abbiamo
0 3 7
det(BL (R4 )) = det 3
2 0 = 14 < 0
7 0 0
e quindi P4 = (1/2, 7/2) un minimo locale.
Valutando f nei quattro punti come fatto prima concludiamo che P1 il punto di
massimo assoluto e P2 e P4 sono i due punti di minimo assoluto.
Esercizio 38. Determinare tutti i punti di massimo e minimo (relativi e assoluti) di
1
f (x, y) = x2 + 3y 2 + x
2
sullinsieme A = {(x, y) R2 : x2 + 4y 2 4}.
33
Il vincolo A sul quale dobbiamo lavorare rappresentato dalla regione di spazio
contenuta nellellisse di equazione x2 + 4y 2 = 4 (bordo compreso). Per quanto
riguarda lesistenza di massimi/minimi assoluti osserviamo come prima cosa che A
un insieme chiuso e limitato e al contempo la funzione f continua, quindi massimo
e minimo assoluti esistono per il teorema di Weierstrass.
Per studiare i punti di massimo/minimo procediamo in due passi: come prima cosa
troviamo massimi/minimi interni ad A (bordo escluso) e poi andiamo a determinare
massimi/minimi sul bordo di A (mediante ottimizzazione vincolata sullellisse).
Per quanto riguarda la ricerca di massimi/minimi interni ad A, essendo la
funzione C (quindi regolare) dobbiamo ricercare gli eventuali punti stazionari di f
che appartengono al nostro insieme. I punti stazionari di f sono tutti e soli i punti
che annullano il gradiente
1
f (x, y) = 2x + , 6y ,
2
g(t) = f ((t)) = 4 cos2 (t) + 3 sin2 (t) + cos(t) = cos2 (t) + cos(t) + 3.
Abbiamo che
g 0 (t) = sin(t)(2 cos(t) + 1)
si annulla nei quattro punti t1 = 0, t2 = 2/3, t3 = e t4 = 4/3, che sul
vincolocorrispondono ai punti P1 = (2, 0), P2 = (1, 3/2), P3 = (2, 0) e P4 =
(1, 3/2). Per determinarne la natura andiamo a considerare la derivata seconda
34
g 00 (t1 ) = 3 < 0 e quindi t1 di massimo locale per g e conseguentemente P1
di massimo locale per f ristretta ad S;
f (x, y) = x3 + y 3 3xy
Come prima cosa osserviamo che linsieme R non altro che il rettangolo con
vertici A = (0, 1), B = (2, 1), C = (2, 2) ed D = (0, 2). Quindi, grazie al teorema
di Weierstrass, massimo e minimo assoluti esistono in quanto R un insieme chiuso
e limitato e la funzione f continua su tale insieme (in effetti lo su tutto lo spazio).
Per determinarli procediamo come nellesercizio precedente, prima studiando la parte
interna di R e poi il bordo.
Per quanto riguarda massimi/minimi interni ad R essi dovranno essere punti
stazionari per f . Il gradiente
ed facile verificare che si annulla solo in P1 = (0, 0) e P2 = (1, 1). Tra questi
lunico punto interno a R P2 (P1 infatti sta solo sul bordo e quindi non ci interessa).
Per capire se P2 di massimo/minimo sfruttiamo il test dellHessiana: la matrice
Hessiana
6x 3
Hf (x, y) =
3 6y
e quindi
6 3
Hf (1, 1) =
3 6
con autovalori 1 = 3 e 2 = 9. Quindi P2 un minimo locale.
Per quanto riguarda massimi/minimi di f sul bordo (frontiera) di R andiamo ad
analizzare separatamente i quattro lati AB, BC, CD e DA del rettangolo. Per fare
ci usiamo delle semplici parametrizzazioni:
35
AB Il lato pu essere parametrizzato come (t, 1) con t [0, 2]. La restrizione di
f al lato AB diventa quindi
g(t) = f (t, 1) = t3 + 3t 1.
Visto che g 0 (t) = 3t2 + 3 > 0 per ogni t la funzione g presenter un minimo in
t = 0 e un massimo in t = 2, quindi minimo in A e massimo in B.
g(t) = f (2, t) = t3 6t + 8.
Abbiamo che g 0 (t) = 3t2 6 e i punti stazionari sono 2 e 2. Quindi
allintervallo[1, 2] abbiamo un massimo per t = 1,
restringendo lattenzione
un minimo per t = 2 (infatti g 00 ( 2) > 0) e un altro massimo per t = 2.
Questo corrisponde ad un massimo in B, un minimo in P3 = (2, 2) e un
massimo in C.
g(t) = f (t, 1) = t3 6t + 8.
Come sopra abbiamo che g 0 (t) = 3t2 6 e i punti stazionari sono 2 e 2.
Quindi restringendo lattenzione
[0, 2] abbiamo un massimo per
allintervallo
t = 0, un minimo per t = 2 (infatti g 00 ( 2) > 0) e un altro massimo per
t = 2. Questo corrisponde ad un massimo in D, un minimo in P4 = ( 2, 2) e
un massimo in C.
g(t) = f (0, t) = t3 .
Esercizio 40. Tra tutti i triangoli di dato perimetro 2p dimostrare che quello di area
massima quello equilatero.
36
Nel nostro caso quello che vogliamo fare massimizzare tale funzione tra tutti
i triangoli per cui x + y + z = 2p con x, y, z 0. Ci ritroviamo quindi in un
contesto di massimizzazione vincolata in R3 , che pu essere trattato con la tecnica
dei moltiplicatori di Lagrange. Linsieme sul quale lavoriamo A = {(x, y, z) R3 :
x, y, z 0}, il vincolo descritto da g(x, y, z) = x + y + z 2p ed il suo gradiente
non si annulla mai in A. Andiamo dunque a cercare i punti stazionari di
p
L(x, y, z, ) = A(x, y, z) g(x, y, z) = p(p x)(p y)(p z) (x + y + z 2p),
37
6 Integrazione per funzioni di pi variabili
Esercizio 42. Dire se la curva
: [0, ln 2] R3
t 7 [ 2t, et , et ]
semplice e/o regolare. Trovare il versore tangente e la retta tangente alla curva nel
punto (1/2). Calcolare infine la lunghezza di .
Osserviamo come prima cosa che non si tratta di una curva chiusa (infatti
(0) 6= (ln 2)), quindi per verificare la semplicit della curva ci basta controllare
che per ogni t1 , t2 [0, ln 2] con t1 6= t2 si abbia (t1 ) 6= (t2 ): ci banalmente
verificato in quanto se t1 6= t2 allora
(t1 ) = [ 2t1 , et1 , et1 ] 6= [ 2t2 , et2 , et2 ] = (t2 ).
Per quanto riguarda la regolarit osserviamo che ogni entrata i del vettore
una funzione di classe C . Ci rimane da controllare che per ogni t [0, ln 2] si abbia
0 (t) 6= 0: nel nostro caso
0 (t) = [ 2, et , et ]
che non pu mai annullarsi in quanto la prima componente costantemente 2 6= 0.
La direzione tangente in (1/2) individuata dal vettore
0 (1/2) = [ 2, e1/2 , e1/2 ],
mentre il versore tangente non altro che la normalizzazione del precedente vettore,
ovvero
0 (1/2) [ 2, e1/2 , e1/2 ]
t(1/2) = 0 = .
k (1/2)k 2 + e + e1
Per quanto riguarda la retta tangente osserviamo che lequazione parametrica
della retta tangente da una generica curva nel punto (t0 )
Nel nostro caso t0 = 1/2, e quindi lequazione parametrica della retta tangente
2 2 2
(1 + 2t)
21 1 21
r(t) = e 2 + t e 2 = e 2 (1 + t) .
1 1 1
e 2 e 2 e 2 (1 t)
dove ci stato possibile estrarre dalla radice et + et senza modulo in quanto tale
quantit non mai negativa.
38
1
0.8
0.6 1 3
0.4
E
0.2
0
2
-0.2
0 0.5 1 1.5 2
Figura 9
Esercizio 43. Calcolare lintegrale curvilineo su (t) = [3t, 3t2 , 2t3 ], t [1, 2] della
funzione f (x, y, z) = x2 y/z.
9t2 3t2 27
f ((t)) = f (3t, 3t2 , 2t3 ) = 3
= t
2t 2
e 0 (t) = [3, 6t, 6t2 ], da cui si calcola
p p
k 0 (t)k = 9 + 36t2 + 36t4 = 3 4t4 + 4t2 + 1 = 3 (2t2 + 1)2 = 3(2t2 + 1),
p
dove nellultimo passaggio abbia potuto estrarre dalla radice (2t2 + 1) senza modulo
in quanto tale espressione sempre positiva. Quindi
Z 2 Z 2
0 27 729
f ((t))k (t)k dt = t 3(2t2 + 1) dt = = .
1 1 2 2
Esercizio 44. Calcolare lintegrale curvilineo di
xy
f (x, y) =
4 + x2
lungo la curva il cui sostegno il bordo E dellinsieme
E = {(x, y) R2 : x 0, x2 + y 2 1, 0 y 1, 0 y 1 x2 /4}.
39
Lintersezione tra tutte queste zone costituisce linsieme E, che rappresentato
in figura 9. Il bordo di E costituito dallunione di tre curve: 1 (larco di
circonferenza che connette (0, 1) a (1, 0)), 2 (il segmento da (1, 0) a (2, 0)) e 3
(larco di parabola tra (0, 1) e (2, 0)), ovvero = 1 2 3 . Quindi lintegrale che
ci viene richiesto di calcolare si scompone in
Z Z Z Z
f ds = f ds + f ds + f ds.
1 2 3
40
2.5
1.5
0.5
0
0 0.5 1 1.5 2 2.5
Figura 10
e2 + 1
ZZ
xyey dxdy = .
D 2
41
Il dominio di integrazione D non un rettangolo come nellesercizio precedete
e dobbiamo quindi capire quale sia il suo aspetto: osserviamo che la condizione
0 x 2 individua la striscia di piano tra le due rette x = 0 e x = 2, la condizione
y x individua il semipiano che sta sotto la bisettrice y = x mentre la condizione
y x2 /2 individua la porzione di piano che sta sopra la parabola di equazione
y = x2 /2. Mettendo insieme tutte queste informazioni si vede subito che lunica
zona che soddisfa tutte e tre le condizioni la zona verde in figura 10. Tale dominio
y-semplice in quanto lo possiamo riscrivere come D = {(x, y) R2 : 1 x
2, x2 /2 y x}. Di conseguenza abbiamo
ZZ Z 2 Z x !
x x
2 2
dxdy = dy dx.
x2 x 2 + y 2
D x +y 1 2
2 1 2 1
" # " #
1
e3y ey e3
Z
2 2 e 1
= (ye3y yey ) dy = = + .
0 6 2 6 2 3
0 0
42
2 3
1.5
2
1
0.5
0 0
-0.5
-1
-1
-2
-1.5
-2 -3
-1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
(a) (b)
Figura 11
43
Mettendo insieme i due risultati otteniamo
ZZ
xy dxdy = 0.
D
D2 = {(x, y) R2 : x2 + y 2 2x 0}
e i due integrali ai quali ci siamo ricondotti sono integrali su dischi per i quali
possiamo usare le coordinate polari. Nel primo caso, per D1 , abbiamo
(
x = cos
con 0 2 e 0 2,
y = sin
44
1.5
0.5
-0.5
-1
-1.5
-2 -1 0 1 2
Figura 12
In conclusione
ZZ ZZ ZZ
x dxdy = x dxdy x dxdy = 0 = .
D D1 D2
45
dove il raggio varia solo tra 3 e 5 (prendere 0 5 significherebbe considerare
anche il buco interno della corona circolare). Quindi
ZZ p Z 2 Z 5 p Z 2 5
2 2 2
1 2 3/2
x + y 9 dxdy = 9 dd = ( 9) d
D 0 3 0 3 3
Z 2
64 128
= d = .
0 3 3
Esercizio 52. Calcolare ZZ
1
p dxdy
D x + y2
2
D = {(x, y) R2 : 2 x2 + y 2 1, 0 y x},
46
1
0.8 4
0.6
3
0.4
0.2 2
-0.2 1
-0.4
0
-0.6
-0.8 -1
-1 -0.5 0 0.5 1 -2 -1 0 1 2 3 4 5
(a) (b)
Figura 13
Si ottiene
Z Z 1
4 cos 2
I = 2
dd = = (1 ) .
0 2
Concludiamo che
2 2
I = lim I = lim (1 ) = .
0 0 2 2
Esercizio 54. Calcolare ZZ
x
2 2 2
dxdy
D (x + y )
dove D = {(x, y) R2 : x2 + y 2 1, x 0, y 0}.
Si vede facilmente che il dominio D lintero primo quadrante privato della zona
interna alla circonferenza unitaria. Tale dominio illimitato e quindi ci troviamo di
fronte ad un secondo integrale improprio. Anche in questo caso lidea estendere la
procedura del caso uno dimensionale: cerchiamo una famiglia di domini DR che per
R + vadano a ricoprire lintero dominio D. Una possibile scelta (non lunica)
considerare gli insiemi
DR = {(x, y) R2 : 1 x2 + y 2 R2 , x 0, y 0},
ovvero spicchi di corone circolari (tipo quella in figura 13 sulla destra) con raggio
esterno R sempre pi grande. Quindi
ZZ ZZ
x x
2 2 2
dxdy = I = lim IR , con IR = 2 2 2
dxdy.
D (x + y ) R+ DR (x + y )
47
Si ottiene
Z Z R
2 cos 1
IR = dd = = 1 .
0 1 4 R
In conclusione
1
I = lim IR = lim 1 = 1.
R+ R+ R
Esercizio 55. Calcolare ZZZ
y dxdydz
48
1 1
0.8
0.5
0.6
z
0
0.4
-0.5
0.2
-1 0
0 1
0.5 0.5
-1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2 1 0
x y
(a) (b)
Figura 14
49
p
Figura 15: Linsieme = {(x, y, z) R3 : x2 +y 2 +(z 1/2)2 1/4, z x2 + y 2 }.
Osserviamo ora che lintegrale interno rappresenta larea della regione Dz (circonfe-
renza di raggio z) ed quindi pari a z 2 . Si ottiene quindi
ZZZ Z 1
2
z dxdydz = z 3 dz = .
1 0 64
Nel secondo caso stiamo integrando su mezza sfera e per fare ci passiamo in
50
coordinate sferiche centrate in (0, 0, 1/2):
x = sin cos
y = sin sin
z = 1 + cos
2
dove 0 12 , 0 2 e 0 2 (attenzione che si ferma a /2 in quanto
stiamo considerando solo la parte superiore della sfera). Quindi, ricordandosi che
dxdydz si trasforma in 2 sin ddd, otteniamo
ZZZ Z 1 Z 2 Z
2 2 1 11
z dxdydz = + cos 2 sin ddd = ,
2 0 0 0 2 192
2
dove per risolverlo basta ricordare che una primitiva di cos sin sin2 (in tutti
gli altri casi si tratta di primitive di funzioni elementari).
In conclusione
ZZZ ZZZ ZZZ
1 11 14
z dxdydz = z dxdydz + z dxdydz = + = .
1 2 64 192 192
Esercizio 58. Calcolare lintegrale di linea di seconda specie del campo F~ (x, y, z) =
[x + z, z + y, y + x] lungo la curva parametrizzata da (t) = [t, sin t, cos t] con
t [0, 2].
Abbiamo F~ C 1 e regolare, quindi quello che stiamo cercando
Z Z 2
F~ d~r = hF~ ((t)), 0 (t)i dt.
0
51
dal momento che la derivata parziale rispetto ad x del potenziale U deve essere
2
x + z congetturiamo U = x2 + xz + g(y, z), dove g da determinare in modo da
soddisfare i passi successivi (notiamo che g non deve dipendere da x altrimenti
Ux0 cambierebbe);
x2
partendo dallespressione U = 2 + xz + g(y, z) osserviamo che Uy0 = gy0 (y, z) =
2 2 2
z + y, quindi g(y, z) = yz + y2 + h(z) e U = x2 + xz + yz + y2 + h(z) (come
prima la h non dipende dalle variabili che abbiamo gi "sistemato");
osserviamo ora che Uz0 = x+y +h0 (z) e quindi basta che h0 (z) = 0 per soddisfare
la richiesta: per semplicit prendiamo h = 0.
2 2
In conclusione U (x, y, z) = x2 + xz + yz + y2 un potenziale e quindi lintegrale di
linea si calcola come
Z
F~ d~r = U ((2)) U ((0)) = U (2, 0, 1) U (0, 0, 1)
4 2
= + 2 + 0 + 0 (0 + 0 + 0 + 0) = 2( + 1).
2
Esercizio 59. Stabilire se i seguenti campi vettoriali sono conservativi e, in caso di
risposta affermativa, determinarne un potenziale:
1. F~ (x, y) = [y 2 x2 , x2 y];
2. F~ (x, y) = [y 2 x3 y 3 , 2xy 34 x4 y 2 ];
3. F~ (x, y) = [x + ey , 2y + xey ];
h i
y
4. F~ (x, y) = x2 +y x
2 , x2 +y 2 .
52
F~ definito su tutto R2 , ed essendo R2 semplicemente connesso possiamo
concludere che F~ conservativo.
Per determinarne un potenziale procediamo come nellesercizio precedente:
x2
U (x, y) = + xey + y 2 .
2
53
Le derivate incrociate sono uguali e quindi il campo potrebbe essere conservativo
(infatti si tratta solo di una condizione necessaria). In questultimo caso per
il dominio di definizione di F~ R2 \ {(0, 0)}, ovvero R2 privato dellorigine.
Tale insieme non semplicemente connesso e quindi non possiamo concludere
che il campo conservativo (potrebbe esserlo come no). In questo particolare
esempio non lo : se andiamo a calcolare lintegrale di circuitazione lungo la
curva (t) = [cos t, sin t] con t [0, 2] (la circonferenza unitaria) abbiamo
I Z 2 Z 2
~ ~ 0
F d~r = hF ((t)), (t)i dt = h[ sin t, cos t] , [ sin t, cos t]i dt
0 0
Z 2
= (cos2 t + sin2 t) dt = 2 6= 0.
0
Concludiamo che il campo non pu essere conservativo: infatti abbiamo trovato
una curva chiusa, semplice e regolare lungo la quale la circuitazione non nulla.
Esercizio 60. Calcolare lintegrale di circuitazione del campo F~ (x, y) = [2(x2 +
y 2 ), (x + y)2 ] lungo il perimetro del triangolo di vertici (1, 1), (2, 2) e (1.3) percorso
in verso antiorario.
Come prima cosa osserviamo che il campo F~ non conservativo (non verificata
la condizione delle derivate incrociate) e quindi dobbiamo effettivamente calcolare
lintegrale (se F fosse stato conservativo avremmo potuto concludere direttamente
che lintegrale richiesto valeva 0).
La curva lungo la quale vogliamo calcolare la circuitazione data dallunione
dei tre lati del triangolo e quindi vale
I Z Z Z
~
F d~r = ~
F d~r + ~
F d~r + F~ d~r,
AB BC CA
con laccortezza che ogni lato deve essere percorso in senso antiorario. Procediamo
quindi lato per lato.
AB: Parametrizzando il segmento come
1 (t) = (t, t) con t [1, 2],
abbiamo Z Z 2 Z 2
56
F~ d~r = 2 2
h[4t , 4t ], [1, 1]i dt = 8t2 dt = .
1 1 1 3
BC: Potremmo essere portati a parametrizzare il lato come
2 (t) = (t, t + 4) con t [1, 2].
Purtroppo tale parametrizzazione va in senso orario mentre noi vogliamo per-
correre il segmento in senso antiorario, ovvero cerchiamo una parametrizzazione
che per parte in (2, 2) e termina in (1, 3), per esempio
2 (t) = (2, 2)(1 t) + (1, 3)t = (2 t, 2 + t) con t [0, 1].
Allora
Z Z 1 Z 2
4
F~ d~r = 2
h[4t + 16, 16], [1, 1]i dt = 4t2 dt = .
2 0 1 3
54
CA: Tenendo conto che vogliamo percorrere il segmento da C verso A usiamo la
parametrizzazione
3 (t) = (1, 3 t) con t [0, 2].
Come sopra
Z Z 2 Z 2
~ 2 2 56
F d~r = h[2(10 6t + t ), (4 t) ], [0, 1]i dt = (4 t)2 dt = .
3 0 1 3
In conclusione
I Z Z Z
~ 56 4 56 4
F d~r = F~ d~r + F~ d~r + F~ d~r = = .
AB BC CA 3 3 3 3
Esercizio 61. Data la superficie (u, v) = [u2 + v 2 , u2 v 2 , 2uv], con u, v [2, 2],
dire se regolare, calcolare il versore normale in (u, v) = (1, 0) e il piano tangente.
Come prima cosa calcoliamo
u = (u, v) = [2u, 2u, 2v]
u
e
v = (u, v) = [2v, 2v, 2u].
v
Per verificare se la superficie regolare dobbiamo verificare che questi due vettori
siano linearmente indipendenti per ogni coppia (u, v) [2, 2]. Per fare ci andiamo
a calcolare il vettore normale alla superficie n(u, v) in ogni punto (u, v) e vediamo se
tale vettore non si annulla mai. Andiamo dunque a calcolarlo tramite il determinante
formale: 2
u + v2
i j k
n(u, v) = u v = det 2u 2u 2v = 4 v 2 u2 .
2v 2v 2u 2uv
Si vede subito che per (u, v) = (0, 0) il vettore si annulla e quindi la superficie non
regolare. Nonostante ci osserviamo che in P = (1, 0) = [1, 1, 0] il vettore normale
4
n(1, 0) = 4 ,
0
e quindi in tale punto la superficie regolare. Il versore normale non sar altro che
la normalizzazione di n, ovvero
2
n(1, 0) 2
n(1, 0) = = 2 .
kn(1, 0)k 2
0
Il piano tangente si pu infine scrivere come
hn(0, 1), [x, y, z] P i = 0,
ovvero
4 x1
h4 , y 1i = 0 y x = 0.
0 z
55
Esercizio 62. Si calcoli larea della superficie parametrizzata da (u, v) = [cos(u
v), sin(u v), u2 + v 2 ], con u [1, 2], v [0, ].
Quindi
u = (u, v) = [ sin(u v), cos(u v), 2u]
u
e
v = (u, v) = [sin(u v), cos(u v), 2v].
v
Il prodotto vettoriale diventa
i j k 2(u + v) cos(u v)
u v = det sin(u v) cos(u v) 2u = 2(u + v) sin(u v) ,
sin(u v) cos(u v) 2v 0
Dal momento che il lespressione in parentesi u+v strettamente positiva sul dominio
di integrazione, possiamo estrarre u + v dalla radice senza bisogno del modulo e
quindi lintegrale si semplifica nellintegrale doppio di risoluzione immediata
Z 2 Z
2(u + v) dv du = = ( + 3).
1 0
N.B. Visto che stavamo calcolando unarea il risultato deve necessariamente essere
non negativo. Un risultato negativo indicatore di un errore nei calcoli.
x2 + y 2
Z
d
z3
56
che nel nostro caso si trasforma in
sin2 (uv) + cos2 (uv)
Z 2
x + y2
ZZ
dudv.
d =
z3 u3
u v
Osserviamo ora che il dominio rappresentato dal triangolo di vertici (1/2, 1/2),
(1, 1) e (1/2, 1). Tale dominio y-semplice in quanto lo possiamo scrivere come
= {(u, v) R2 : 12 u 1, u v 1}, e quindi lintegrale si risolve come
Z 1 Z 1 2 ! Z 1 2 Z 1 Z 1 2
u u u
3
dv du = 3
1 dv du = (1 u) du.
1
u u 1 u u 1 u3
2 2 2
57
Riferimenti bibliografici
[1] M. Eleuteri. Eserciziario di Analisi Matematica II. A.A. 2011-12.
[2] D. Rigo. Esercizi per il corso di Analisi Matematica II. A.A. 2013-14.
[3] D. Rigo. Esercizi per il corso di Analisi Matematica II. A.A. 2014-15.
[4] S. Ugolini. Diario del corso di Analisi Matematica II per gli studenti del Corso
di laurea in Informatica. A.A. 2015-16.
58