L'immunologia, ovvero lo studio del sistema immunitario, non ha di fatto contribuito
allo sviluppo della vaccinazione, il sistema di profilassi delle malattie infettive pi spettacolare, tra quelli messi a punto dalla medicina. La vaccinazione, infatti, si sviluppa come pratica empirica molto prima della nascita dell'immunologia, e trova origine nel pensiero magico che ha prodotto anche le credenze omeopatiche, secondo la convinzione che il simile scaccerebbe il simile e che piccole dosi della malattia proteggerebbero contro la malattia nella sua forma grave. Queste ipotesi, del tutto speculative, trovavano in realt alcune conferme empiriche, per motivi diversi da quello che si credeva, constatando che l'ingestione di piccole dosi di veleno consentiva di prevenire l'avvelenamento intenzionale e fatale di governanti e politici da parte di rivali e nemici. Sin dall'Antichit, si era anche visto, e ne parla esplicitamente Tucidide descrivendo la cosiddetta "peste di Atene", che chi contraeva una malattia epidemica e ne guariva, diventava immune contro quella specifica malattia. Questo concetto di specificit della protezione acquisita naturalmente contro le malattie contagiose stato reiterato pi volte nella storia della medicina. Dalla variolazione alla vaccinazione Ci sono prove che nell'XI secolo i cinesi usavano insufflare scaglie di vaiolo nel naso per immunizzare contro la malattia. Anche in India si praticava, mediante scarnificazione e innesto di materiale vaioloso, la cosiddetta variolizzazione, ovvero la pratica di immunizzare usando il virus del vaiolo non attenuato; al contrario il termine vaccinazione, introdotto da Louis Pasteur, stato usato per indicare i metodi di immunizzazione che usano le forme attenuate o uccise dei virus. La variolazione cutanea si diffonde nel Medio Oriente, e dalla Turchia arriva agli inizi del Settecento in Europa attraverso la moglie dell'ambasciatore inglese a Costantinopoli, Lady Wortley Montagne. Dopo alcuni esperimenti che dimostrano l'efficacia protettiva della variolazione, pur a fronte di un rischio concreto di contrarre la malattia, questa pratica si diffonde nel corso del Settecento. Nel 1798 Edward Jenner, partendo dall'osservazione che i mungitori che contraevano il vaiolo delle vacche non si ammalavano di vaiolo umano, dimostra, attraverso un solo esperimento condotto su un bambino, che inoculando il vaiolo vaccino si induce l'immunit contro il vaiolo umano, successivamente inoculato intenzionalmente. Inizia in quel momento la strada che durante il XX secolo ha portato all'eradicazione della malattia. La storia della vaccinazione come pratica mirata inizia con la scoperta accidentale, nel 1879, da parte di Louis Pasteur di una forma artificialmente attenuata del bacillo del colera dei polli, che non causa la malattia, ma induce una protezione contro una cultura fresca inoculata allo stesso pollo: Pasteur comprende che il pollo si immunizzato e insieme ai suoi collaboratori riesce ad attenuare il bacillo del carbonchio (1881) e l'agente della rabbia (1884). Vaccini attenuati o uccisi Le strategie di sviluppo dei vaccini, fino all'avvento dell'ingegneria genetica, hanno seguito due strade. Quella dell'attenuazione degli agenti infettivi e quella della loro inattivazione. Pasteur d inizio all'evoluzione dei vaccini attenuati. I suoi metodi sono stati poi sviluppati da Albert Calmette e Camille Gurin che attraverso ripetuti passaggi di Mycobacterium bovi su terreni artificiali, nel 1927, ottengono un vaccino contro la tubercolosi (BCG). Un altro importante agente infettivo attenuato mediante ripetuti passaggi da topo a topo e poi M embrioni di topo e pollo, il virus della febbre gialla licenziato da Max Theiler nel 1937 come vaccino contro, appunto, la febbre gialla e per la cui scoperta Theiler viene insignito del premio Nobel nel 1951. L'evoluzione dei vaccini attenuati rivoluzionata dalla diffusione di colture cellulari adatte a coltivare i virus, per cui a partire dal 1950 possibile condurre esperimenti da cui sono derivati diversi vaccini attenuati, tra cui il famoso vaccino antipolio orale di Albert Sabin (1962), senza dimenticare quello antimorbillo (1963), quello antirosolia (1962), antiparotite (1967) e antivaricella (1995). Nelle colture cellulari i virus segmentati, soprattutto quelli a RNA, possono riassortire i genomi, per cui si possono ottenere dei virus che acquisiscono geni per nuovi antigeni selvatici all'interno del genoma di un ceppo attenuato. Attraverso questa tecnica sono stati messi a punto i diversi vaccini antinfluenzali e contro i rotavirus. La strada dei vaccini inattivati viene aperta dall'uso nel 1896 di organismi uccisi per stimolare la memoria immunitaria con Salmonella typhi e Vibrio cholerae. Nel 1897 viene sviluppato il primo vaccino inattivato contro il bacillo della peste, quindi una serie di altri vaccini contenenti gli agenti uccisi contro la pertosse (1926), l'influenza (1938), contro la poliomielite (il famoso vaccino Salk del 1955) e contro l'epatite A (1995). L'osservazione che dalle tossine batteriche extracelluari si possano derivare dei tossoidi consente a Gaston Ramon di mettere a punto vaccini contro la difterite (1923) e il tetano (1927). I progressi tecnologici rendono possibile identificare e separare diversi componenti dei microrganismi dotati di potere immunogenico, cio in grado di stimolare una risposta immunitaria con memoria, e quindi vengono messi a punto vaccini basati su estratti e subunit dei microrganismi (contro l'encefalite giapponese, l'influenza, il carbonchio e la rabbia), vaccini basati su polisaccaridi capsulari dei batteri (contro lo pneumococco, il meningococco e le salmonelle), vaccini basati su polisaccaridi capsulari coniugati con proteine per co- stimolare la risposta delle cellule B (contro l'Hemophilus influenzae B, lo pneumococco, il meningococco e lo staffilococco) e, infine, vaccini che utilizzano proteine purificate o ricombinanti (contro l'epatite B, la pertosse e la malattia di Lyme). L'avvento della biologia molecolare e poi dell'ingegneria genetica ha ampliato la sfera delle possibilit di manipolazione delle componenti molecolari dei microrganismi patogeni e quindi ha avuto un significativo impatto sulla vaccinologia. Il primo successo ottenuto attraverso l'applicazione dell'ingegneria genetica stata la realizzazione, nel 1986, del vaccino contro l'epatite B, costruito in un lievito ricombinante, M cui stato inserito il gene per una proteina immunogenica. Il vaccino ricombinante contro l'epatite B, pi sicuro, ha ovviamente sostituito quello che era stato ottenuto purificando particelle dal plasma d'individui infetti. Diversi vaccini ricombinanti, contro la malattia di Lyme, il citomegalovirus e la tossina della pertosse, sono stati prodotti inserendo geni in cellule di lievito, di Escherichia coli o d'altra natura. La ricombinazione pu essere effettuata tra virus attenuati prossimi da un punto di vista bioevolutivo, oppure si possono usare agenti gi attenuati, per esempio il bacillo di Calmette e Gurin, come vettori per geni di patogeni virali, che codificano per molecole antigeniche e immunogeniche espresse dal vettore. Diverse e ingegnose tecniche sono state concepite per sviluppare vaccini manipolando il DNA, il DNA complementare e l'RNA degli agenti patogeni. In realt, con la possibilit di sequenziare i genomi virali si aperta una nuova era per la vaccinologia, quella della cosiddetta reverse vaccinology. Il processo utilizzato, che ha consentito per esempio di sviluppare un vaccino contro il meningococco B, consiste nell'identificazione, attraverso l'analisi delle sequenze o usando i microarray, dei geni che possono essere di interesse, in quanto codificano per proteine che, sulla base di dati bioinformatici, ci si pu aspettare risultino immunogeniche. Questi geni vengono quindi fatti esprimere in Escherichia coli e testati su animali per controllare la risposta immunitaria. In sostanza, la reverse vaccinology, parte dallo studio dai dati genetici per cercare indicazioni su quali strutture molecolari potrebbero funzionare come vaccini.
Il futuro della vaccinologia
Per lungo tempo l'immunologia, cio la conoscenza del sistema immunitario non ha per nulla contribuito allo sviluppo dei vaccini. Ma le cose stanno cambiando. I recenti avanzamenti nella comprensione dell'organizzazione regolativa delle risposte cellulari, cio mediate dai linfociti T, e dell'azione delle citochine, possono aiutare a capire come creare vaccini contro agenti patogeni, come il virus HIV o il Plasmodio della malaria, per cui non si riusciti a trovare strategie vincenti. Le strategie di immunizzazione non si sono limitate a prendere di mira le malattie infettive, ma hanno tentato anche di mettere sotto controllo le allergie, attraverso vaccini desensibilizzanti, e, naturalmente, hanno preso di mira il cancro. Ma, finora, contro il cancro non si sono registrati successi, se non nel caso della prevenzione di tumori causati da virus contro cui stato possibile creare un vaccino (per esempio il vaccino HPV, contro il papilloma che causa il cancro della cervice uterina). In prospettiva, l'immunizzazione potrebbe effettivamente interferire con la progressione tumorale, nonch diventare un mezzo per contrastare lo sviluppo delle malattie autoimmuni, modulare quelle infiammatorie, tenere a bada il colesterolo o consentire la creazione di contraccettivi pi sicuri. Ovviamente ci sono anche nuovi bersagli infettivi verso cm sarebbe importante sviluppare vaccini per tenere a bada infezioni da ceppi di diversi agenti che colpiscono in maniera abbastanza mirata differenti gruppi umani (bambini, adolescenti, adulti, pazienti ospedalizzati, donne gravide ecc.) secondo i diversi contesti. Le resistenze ai vaccini Esiste, infine, una controversia sociale intorno all'efficacia e alla sicurezza della vaccinazione, che affonda le sue origini nell'innata avversione umana al rischio e nell'idea che l'inoculazione del materiale animale per vaccinare contro il vaiolo fosse pericoloso e causasse una "bestializzazione" dell'uomo. Il movimento antivaccinazioni sempre stato molto potente, e per tenerlo a bada rimane essenziale investire nello sviluppo di tecnologie efficienti per creare vaccini sempre pi sicuri. Peraltro, andrebbero definite strategie politiche che non penalizzino gli investimenti nella ricerca vaccinologica, in una fase che vede anche i Paesi in via di sviluppo cominciare a produrre vaccini autonomamente, utilizzando tecnologie che sono state messe a punto in Occidente con costi ingenti. Infine si dovrebbe cominciare a valutare anche l'impatto generale che stanno avendo le strategie di vaccinazione nellinfluenzare levoluzione della virulenza e della patogenicit degli agenti verso i quali vengono messe in atto strategie di profilassi immunitaria.