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DALLA GUERRA ALLA CRISI

1. L’ECONOMIA DI GUERRA (1914-189)

I. L’economia italiana al momento della conflagrazione bellica europea:

28 luglio 1914 = inizio prima guerra mondiale (doveva essere una guerra breve)
Italia 1914 = - modesto potenziale industriale
- differenziazione enorme nel settore produttivo agricolo
- carenze nel terziario
Parte nord-occidentale = sviluppo, come regioni più progredite d’europa
Mezzogiorno = arretratezza
Industria pesante = gap significativo
Industria leggera = divario non vistoso
Reddito pro-capite = alto al nord e basso al sud
Economia si reggeva su: - esportazioni agricole/manifatturiere
- emigrazione
- turismo
… fondamentale era perciò la pace e l’elevato livello di scambi internazionali.
I capitali erano carenti = no possibilità di investimenti

II. Risorse economiche e sforzo bellico in Europa:

Rivalità tra nazioni (NAZIONALISMO) = 1^ GM = problema di messa in campo di forze


armate, equipaggiamenti, riorganizzazione della struttura economica interna, allocazione e
distribuzione delle risorse diverse risposte:
a. PRESSIONE FISCALE (Inghilterra) = inizialmente non
produce inflazione, equa distribuzione delle spese di guerra
Probabile contrazione dell’efficienza produttiva
Volontà di trasferire attraverso il debito pubblico parte dei costi su generazioni future.
b. OPERAZIONI CREDITIZIE = - prestiti delle banche (Francia
e Germania)
- creazione di nuova moneta ( Germania)
Effetti : aumento di debito pubblico e di offerte di moneta e riduzione riserve metalliche
delle banche, con conseguente inflazione dei prezzi e deprezzamento delle monete
(abbandono del “Gold standard” e maggiore inflazione)
c. INDEBITAMENTO ESTERO (Francia e Germania)
d. TAGLI DELLE SPESE
Bisogni di guerra = nascita di impianti industriali inutilizzabili in tempo di pace, rottura dei
rapporti sul mercato mondiale, distribuzione di capitale, abbassamento della produttività.
(accentramento del controllo pubblico)

III. Il reperimento delle risorse finanziarie in Italia:

Italia : - espansione base monetaria = 1/3 costi bellici


- indebitamento interno ed esterno = 2/3 costi bellici
- imposte =minima parte
Indebitamento interno = banca d’Italia = 1914 sospesa la convertibilità della moneta in oro
(debito pubblico interno 69 miliardi di lire correnti)
Indebitamento esterno = aiuti britannici e americani (materiale energetico, materie prime)
poco più di 24 miliardi di lire in oro
Espansione monetaria = inflazione, ascesa dei prezzi, conseguenze anche future.
IV. L’industrializzazione forzata ed i problemi ad essa connessi:

Scoppio del conflitto = - fine emigrazione e turismo


- scambi internazionali più complessi, minor importazioni mat.
prime
Neutralità = fornire i paesi belligeranti = impossibile per carenza di mat. prime interne
Interventismo = sviluppo industriale in chiave bellica. Contro imperi centrali per liberarsi
dall’egemonia tedesca. Solo alleanza con la Francia e Inghilterra poteva consentire
sufficiente importazione di mat. prime e di derrate alimentari.
Entrata in guerra = trasformazione struttura produttiva presentava dei problemi:
a. Mancato rafforzamento militare in periodo di neutralità
b. Mancanza di un piano di mobilitazione economica
Quindi: intervento statale per regolamentazione di distribuzione di
materie prime e semilavorati (acquisto e vendita, produzioni strategiche)
Stato controllava e sorvegliava stabilimenti industriali (instaurazione di
disciplina militare)
DALLOLIO = ampi poteri allo Stato in campo economico (risultato di rilievo)
Settore siderurgico, metallico (FIAT), chimico, elettrico = nascita grandi industrie e grossi
gruppi industriali.
Da ricordare “La Terni” (settore siderurgico) e “Ilva” e “Ansaldo”
Industria aeronautica “Caproni”
Settore chimico “Montecatini”
Industria elettrica = fine egemonia tedesca , minori importazioni di carbon fossile, nessun
problema di riconversione “civile”
Industria tessile in crescita
Industria gomma = “ Pirelli”

V. La produzione agricola ed i problemi delle campagne:

Settore agricolo = promuovere intensificazione produzione interna sia per intensità che per
estensione. (minori dazi per importazioni)
Tuttavia produzione agricola subì durante I GM diminuzione:
a. Sensibile riduzione aree coltivate
b. Calo rese unitarie di diversi prodotti
Ciò causato da mancanza di forza lavoro che era partita in guerra, si fece ricorso a donne,
bambini e prigionieri di guerra, ma si rivelò insufficiente a causa di :
a. Diminuzione forza animale
b. Difficoltà trasporti interni e internazionali
c. Operazioni militari del nord-est ( distruzione) = ascesa dei prezzi agricoli
Categorie danneggiate dalla guerra : proprietari terrieri, salariati per aumento del costo della
vita.
Cambiamenti sociali = aumento coltivatori diretti, diminuzione salariati, fittavoli, mezzadri.

VI. La forza lavoro in economia di guerra:

Intervento statale: ripercussioni contesto sociale, organizzazione del lavoro (stato divenne il
principale datore di lavoro)
Lavoratori subirono: - orari più duri e pesanti
- disapplicazione di norme di tutela del lavoro
- blocco sindacati
maggiore afflusso dei lavoratori in stabilimenti militarizzati e “ausiliari” per remunerazioni
più elevate
Ma: poche manifestazioni di ribellione, eccetto Torino 1917
Più manifestazioni nelle campagne per avvento del fascismo.

2. RICONVERSIONE POST BELLICA E RISANAMENTO ECONOMICO (1919-26)

I. Le conseguenze economiche e sociali della guerra in Europa:

Guerra = morti, invalidi, danni psichici e morali.


Vincitori = volontà di far pagare i vinti, “riparazioni” della guerra (condanna per la
Germania
In tutti i paesi europei: - disoccupazione
- forte crisi generale: Germania condizioni critiche, Francia e
Inghilterra sorrette da prestiti statunitensi, stati neutri e piccoli modeste risorse; destino europeo
dipendeva da stati uniti, rafforzamento USA e Giappone
- Tensioni sociali economiche e politiche

II. La pesante situazione della finanza pubblica italiana:

Italia = - debito statale elevatissimo,


- circolazione cartacea triplicata,
- forte debito verso Inghilterra e Stati uniti (forte importazioni 40%)
Fine guerra = raffreddamento rapporti con gli alleati per rivendicazioni italiane
Spesa pubblica senza freni = inflazione e ascesa dei prezzi
Problemi impellenti : - assistenza ai reduci di guerra
- smobilitazione
- riconversione industriale
- ricostruzione aree devastate ( ulteriore aumento della spesa
pubblica)
Riparazioni riconosciute all’Italia < rimborso debiti contratti con gli alleati
Nuova apertura statunitense (piano Dawes) = prestiti riduzione e rimborso, lo stesso poi con
Inglesi per debiti…. 1932, cancellazione debiti di guerra
In Italia = forte debolezza economica: spesa pubblica in costante aumento, ma entrate
effettive contenute ( risanamento finanza pubblica, aspri scontri per avvento dittatura)

III. Smobilitazione, miraggi rivoluzionari, reazioni squadristiche:

Esercito = ricollocare forza lavoro: difficoltà: - settore agricolo mostrava già disoccupazione
- settore industriale: nuovi equilibri;
impossibile ritorno dei combattenti a
occupazioni precedenti (aspettative e
promessa della guerra)
Modificazioni sociali : donne nel mondo del lavoro e disparità di sbocchi per il patrimonio.
Mancanza possibilità emigrazione, quindi disoccupazione: la risposta dei lavoratori fu il
biennio rosso (1919-20).
Settore agricolo = leghe rosse (autogestione e collettivizzazione terre), leghe bianche
(accentuazione responsabilità dei contadini); manifestazioni violente, pacifica invasione.
Provvedimento del governo e mancanza di un piano strategico comune delle organizzazioni:
raffreddamento capacità del movimento contadino e squadrismo.
IV. La riconversione produttiva tra inflazione e ripresa:

1920: - crisi causata dalla difficile riconversione


- problemi per industrie a produzione bellica di grandi dimensioni: riorganizzazione
delle imprese (Agnelli) volontà di controllare i settori più disparati (Ansaldo,
Terni, ILVA)
- banche miste: acquisto di titoli di grandi industrie, “scalata alle banche” dei grandi
gruppi (Comit, Bis, Credit). (crisi per ILVA e Ansaldo).
Terni venne ristrutturata grazie alla Comit
CSVI: - nacque 1914
- importantissimo per crediti industriali
- capitale conferito da Banca d’Italia e da due banche di emissione meridionali
1922 = salvataggio banca di Roma (fragilità della banca mista)
CRISI 1920-21 = - industria meccanica (automobilistica: gomma, aeronautica, no il
ferroviario)
- no industria tessile che era in espansione
- no elettrico e chimico che incrementarono la produzione
Insofferenza all’interno della società verso chi si era arricchito durante il conflitto e per
usurpazioni al mondo operaio e contadino. Insofferenza al nazionalismo: marcia su Roma
(1922).

V. Le produzioni italiane tra crisi e ripresa:

Anni postbellici = problema inflazionistico


Inghilterra = contenuta Francia = grave
Austria = grave Germania = gravissima (non toccò i proprietari di beni
reali e azioni). Risolta solo nel 1923 cin
Reichsbank.
Italia = livello inflattivo piuttosto pesante, però ripresa sia di produzione che di traffici
(Agricoltura: solo nel 1922 per mancanza di impiego di fertilizzanti e concimi
chimici. Industria: 1922, poi ripresa; 1923-26 per riconversione difficile)
1926: 1) alimentare (per valore produzione); 2) tessile e meccanica (meccanica superò il
tessile)
Restrizione dei salari dei lavoratori
1921: dazi molto più aspri
1921-25 incremento esportazioni, apertura di importazioni (deficit bilancia commerciale).

3. STABILIZZAZIONE DELLA LIRA E CRISI DEFLAZIONISTICA (1927-29)

I. Le stabilizzazioni monetarie in Europa e la scelta italiana:

Forte inflazione = 1924-29: riapertura mercati finanziari statunitensi, rilancio di progetti di


riforma sistema monetario. (creazione Gold Exchange standard)
Risorse legalmente necessarie erano in valuta straniera (dollaro/sterlina) pienamente
convertibile in oro.
Stabilizzazione del “franco” francese (1926) : - tagli delle spese pubbliche
- incremento imposte
- consolidamento titoli debito pubblico a breve
seguita da riforma monetaria belga
Italia= De’ Stefani = programma di restaurazione economica: pareggio di bilancio statale;
contenimento spesa pubblica e riforma sistema fiscale; riapertura canali di credito; ripresa
libera circolazione delle merci
1925= pareggio di bilancio poiché vantaggio competitivo era assicurato da basso costo del
lavoro e sottovalutazione dei cambi. Dimissioni: fallimento del provvedimento per porre
rimedio a tensioni inflazionistiche e crisi della bilancia dei pagamenti.
Volpi: - reintroduzione o appesantimento di tariffe daziarie
- nuove trattative con inglesi e americani
- unificazione diritto di emissione in Banca d’Italia

II. “Quota 90” e le conseguenze:

Rivalutazione della lira: lira al rialzo. Provvedimenti per disciplinare il credito ordinario:
- 1926: consolidamento del debito fluttuante
- Creazione “istituto di liquidazioni” per superare salvataggi di imprese a
carico del bilancio dello Stato.
1927 = stabilizzazione legale: si definì contenuto aureo della lira e il cambio con monete
estere convertibili in oro. (Gold Exchange Standard). I costi elevati vennero contenuti con
riforme applicabili solo da un regime autoritario: - rallentamento produttivo, - fallimenti, -
disoccupazione, - costi elevati e ricavi bassi.
Rivalutazione della lira: - meno competitive le esportazioni, - minor costo di materie prime e
materiale energetico, fondamentali per economia italiana,- formazione del risparmio
pubblico, - afflusso di capitale straniero (americano).

III. Le strategie produttive interne:

Politica deflattiva = diminuzione dei salari; disoccupazione; sostegno diretto dello Stato alle
imprese
Bonifica agraria e “battaglia del grano” = ridefinire ruolo dell’agricoltura.

Dal 1923= bonifica idraulica (Stato), Tentativi di ridurre le importazioni troppo elevate
trasformazione aree bonificate in fondi privati. per bilancia commerciale italiana.
Settore agricolo = poco meccanizzato e in maniera disomogenea. Nel medio periodo ebbe
risultati soddisfacenti, nel lungo si ebbero risultati per investimenti di ricerca, più esteso uso
di fertilizzanti.
Battaglia del grano = scoperta di colture di pregio, mutò la struttura: più proprietà diretto
coltivatrice.
Industria (1921-25) = aumenta produzione manifatturiera, trainata da esportazioni.
Settore automobilistico, pneumatici, chimico, elettrico sono avvantaggiati da crisi della
Germania.
Nuovo comparto = filati artificiali.
1925-26 = fine domanda mondiale = debolezza sistema industriale italiano basato solo su
esportazioni. ( peggioramento bilancia commerciale e pagamenti (necessaria stabilizzazione
monetaria).
Grazie a stabilizzazione dei capitali stranieri: risorse per meccanica (rilancio per incremento
domanda interna), chimica (montecatini in costante sviluppo), gomma (Pirelli), elettrica
(Edison), lavorazione dei derivati del petrolio (Agip).
Tessile = penalizzazione industria di “seta artificiale”, decadimento setificio, buoni segnali
per lanificio.
1926-29: protezionismo per prodotti cerealicoli; banche e industrie si controllavano a
vicenda ( no modifiche economiche, crisi del 1929)

IV. Lavoratori e imprenditori nel contesto deflazionistico:

Riorganizzazione economica: spinta alla concentrazione delle imprese, rilevanza della


domanda pubblica, ripresa dell’afflusso di capitale straniero.
1926 = legge Rocco = unico sindacato = fine libertà sindacali. Sciopero dichiarato illegale.
1928 = carta del lavoro: - possibilità di fornire all’industria manodopera disciplinata e a
costi contenuti; - riduzione remunerazioni nominali; - licenziamenti.
Fenomeno migratorio = visto come fuga di energie per il paese.
Provvedimenti fiscali e previdenziali = favorire famiglie numerose e natalità.
Intensificazione movimento migratorio interno.
Retribuzioni salariati dopo 1925 erano in calo; difficile situazione per i lavoratori,
enfatizzazione politica e sociale.
Organizzazione del lavoro = conformazione coercitiva
Organizzazione scientifica del lavoro = solo nelle grandi aziende, difficoltà per eccesso di
offerta (anticipo)
Crisi 1929 = minori effetti della crisi stessa in Italia.

4. DALLA CRISI ALLA FINE DEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE

I. La grande depressione (1929-1933) :

Crisi 1929 = crollo titoli di Wall Street


USA = diminuzione reddito nazionale e produzione industriale
Cause della crisi: - domanda inferiore a offerta;
- assenza aspettative di remunerazione del capitale investito
- caduta degli investimenti
Stati Uniti = fine afflusso di capitali = crisi in altri paesi = adozione nuove politiche fiscali e
riduzione dei consumi di merci di importazione.
Risposta alla crisi = 1) svalutazione della moneta; 2) accentuato protezionismo; 3) controllo
degli scambi e movimento dei capitali; 4) accordi di compensazione bilaterale.
Incapacità di raggiungere accordo comune: conferenza di Londra (1933)
Ritiro capitali americani e francesi = crisi; sospensione della convertibilità delle monete
(uscita del Gold Standard)
Agricoltura = calo dei prezzi
Industria = calo dei prezzi e della produzione
Protezionismo = crisi del settore commerciale; crollo delle importazioni e creazione aree
economiche privilegiate.
Accordi di clearing: commercio estero sopravvisse, ma a livelli minimi
Collaborazione tra paesi europei = Inghilterra ( minaccia sovranità); volontà dei francesi di
guidare europa; Italia ( tentativo dei paesi più forti di mantenere posizioni); Stati Uniti
( anteporre problemi interni.
Problema cardine = bilancia dei pagamenti cercando di favorire le esportazioni.

II. Le conseguenze della crisi in Italia:

Italia = diminuzione reddito nazionale


Produzione agricola = scarsa elasticità di domanda e offerta
1921-36 = riduzione dei lavoratori salariati, aumento degli affittuari, aumento mezzadri e
coloni, riduzione conduttori di terreni propri.
Inefficienza agricoltura = 27,5% contributo alla formazione del PIL, 49,4% addetti al
primario.
Produzione inadeguata di frumento.
Produzione in eccesso di vino, agrumi, frutta, legumi.
Bonifica inefficace e riduzione domanda di capitali.
Restringimento sbocchi esteri = ulteriore difficoltà per agricoltura, mancanza di
modernizzazione, divario tra prezzi di vendita e costi di acquisto.
Prima della crisi: 1926/7 = prosperità: modifiche dei processi produttivi, nuove tecnologie e
nuovi prodotti. Contenimento dei costi del personale.
A causa della mancanza di sindacati: aumento del peso del lavoro, diminuzione delle
retribuzioni (minore domanda interna).
Forte caduta del PIL = caduta risorse persone e famiglie.

III. Gli scambi con l’estero:

1931 = dopo i dazi si passò ai divieti di importazione di alcune merci.


Cambio sopravvalutato della lira = acquisizione materie prime e forte riduzione delle
importazioni di frumento. (miglioramento dei conti con l’estero).
Preoccupazione per sospensione della lira: fuga di capitali.
Bilancia dei pagamenti garantita dalle riserve della Banca Centrale.
Divieti per acquisti di titoli stranieri e titoli italiani emessi all’estero per impedire fuga di
capitali.

IV. L’accentuarsi dell’intervento pubblico:

Definitiva crisi della banca mista


Risparmio popolare = casse postali = sottrazione di capitali a iniziative imprenditoriali.
Credito erogato: 1) casse di risparmio; 2) istituti di credito di diritto pubblico : enti pubblici,
banche, opere pubbliche.
Sistema di credito italiano = non sempre adeguato alle necessità
Sostegno finanziario alle imprese = CREDIOP, ICIPU, CREDITO NAVALE
Obiettivo fondamentale = separazione banche e imprese per evitare il crollo dell’intera
economia.
1936 = legge bancaria, fine banche miste
Mercato finanziario = peso domanda pubblica di capitali
1930-31: - uscite ordinarie contenute, straordinario in fortissimo aumento
- entrate ordinarie stazionarie e ricorso al debito pubblico.
Incremento economico della nazione e capitali impiegati per banche e istituti pubblici:
importanza dello Stato per l’economia (ripresa)

5. LA RIPRESA (1934-39)

I. Il quadro internazionale:

1933 = ripresa economica, però non rapida né diffusa


Germania = forte Italia , USA e GB= meno intensa ma forte Francia = fiacca
Germania = forte riassorbimento della disoccupazione.
Azione del governo = funzione nuova e ampia
Italia e Germania = ripresa e intenso sviluppo economico
Germania = stato e privati = opere pubbliche e armamenti
Inghilterra = riduzione tassi di interesse, blocco dei prestiti esteri, creazione area a libero
scambio chiusa.
Stati Uniti = interventi per agricoltura “Agricoltural Marketing Act”
Pensiero keynesiano = intervento dello stato per correggere tendenze del sistema.
Tra I GM e II GM = perdita di rilievo del commercio estero
Italia = 1934 segnali di ripresa = al vertice meccanica e costruzioni, poi chimica e elettrica
(vitalità), produzione agricola crebbe (prezzi ben sostenuti)
Crisi allevamento baco da seta dal 1931, nonostante i provvedimenti.
Produzione industriale = importante per ripresa domanda pubblica
Miglior sfruttamento delle risorse interne per mantenere bilancia commerciale
Crescita=gomma,chimica, metallurgie e meccanica(spesa pubblica)Stanziamenti forze armate
Crescita non equilibrata per domanda pubblica: nuovo censimento: 1)meccanica, 2)tessile
che era in crisi, 3)alimentare.
Avventura coloniale = modesto contributo a pressione demografica, affare per sistema
industriale. Più importazioni, ancora più esportazioni che aggravano bilancia commerciale
poiché materie prime erano importate.
Reddito pro-capite = aumento poco elevato = modesta crescita consumi di base e altri.
Modesto reddito e inefficienza della distribuzione commerciale.

II. I rapporti economici con gli altri paesi:

Scambi con l’estero rimasero bassi, saldo in negativo ma con valori contenuti.
1939-41 = più esportazioni per neutralità e riarmo degli altri paesi = bilancia in positivo.
Economia si reggeva su esportazioni di prodotti agricoli, commerciali e turismo,
emigrazione e domanda bellica.
ISTCAMBIO = controllo titoli esteri, commercio con l’estero
1935 = chiusura prestiti inglesi = importazioni vincolate
Merci importabili : - sottoposte a “regime bolletta” Aumento
- sottoposte a “regime di licenza” burocratizzazione
- sottoposte a “regime speciale”
- liberamente acquisibili
- merci importabili in regime di “compensazione privata”
Accordi di compensazione bilaterale = Germania, Austria, Svizzera, Ungheria e Irlanda
Asimmetrie: importazioni italiane di merci di base e esportazioni italiane di merci non base.
Italia necessitava aumento di importazioni = svalutazione della lira.

III. Le riforme di struttura: Banche e IRI

1936-37 = riforma bancaria e trasformazione dell’IRI in ente permanente:


1) Crescita depositi = sostituiti da risparmio postale, casse di risparmio
ordinarie, istituti di diritto pubblico, banche di interesse nazionale. Governo =
intervento per impedire nuova scissione tra banche e industrie (creazione già prima di
IRI e IMI). Blocchi di riforme = attività di credito e interri sottoposte a regolazione al
massimo livello politico.
2) Banca d’Italia = banca centrale: regolatore di circolazione e credito a
breve, medio e lungo termine.
3) Distinzione istituti = - raccolta a breve termine (banca commerciale
italiana, credito italiano e banca di Roma, banca nazionale del lavoro) – raccolta a
medio-lungo termine (IMI, CREDIOP, ICIPU,CREDTO NAVALE, ISTITUTO per
lavoro italiano all’estero e CREDITI FONDIARI DELLE BANCHE). ISTITUTI =
soggetti ad autorizzazioni per le operazioni (regolazione e necessaria elasticità del
sistema)
IRI = vendita di diverse partecipazioni, poi interruzione per assenza di capitalisti capaci di
compiere uno sforzo così imponente.
1937 = provvedimenti per stimolare investimenti stranieri attraverso facilitazione fiscale
(incoerenza = ricerca investimento estero, ma subordinazione del sistema)
Dopo 1962 = iniziano salari più alti, eccesso offerta di lavoro diminuisce (pieno rimpiego
del lavoro).
Dal 1963 = inflazione finisce il periodo di grande stabilità, inflazione del costo del lavoro,
dal 73 aumenterà anche per aumento dei costi di importazione (petrolio, materie prime…)
1973 = STANDFLAZIONE

IV. Accelerazione e sviluppo dell’economia italiana (1950-73):

1970 = sospensione convertibilità del dollaro (71-73 shock del petrolio), disagi nei rapporti
industriali (terrorismo), contesto internazionale problematico, dopo gli anni ’80 ripresa e
monete si ristabilizzano. 70/80 grandi industrie in affanno ed emerge “terza Italia” , piccola
e media impresa.50-73 = molte riforme, in ambito agricolo (rivoluzione pacifica con cui
sistema politico risponde a istanze sociali.
Agricoltura = meno occupazione, fase di potenziamento con funzione produttiva.
SVIMEZ = sviluppo mezzogiorno, vogliono concentrare le energie pubbliche e private per
superamento problema del mezzogiorno.
Cassa del mezzogiorno = politica tributaria, infrastruttura,…
Programmazione politica tributaria = primi anni disastrosi, Stato cambia atteggiamento,
interviene direttamente per promuovere sviluppo industriale, incentivi per industrie del nord
che si volevano inserire al sud. Importanti risultati, ma fallimento dell’obiettivo generale.
(cattedrali del deserto) poli industriali in contesto agricolo: no risultati.
‘60 = decennio della programmazione, 3 documenti : obiettivi :
- gestire in maniera coordinata la spesa pubblica (soprattutto
investimento)
- intensa e organica mobilitazione del settore pubblico: oltre a
gestione coordinata delle aziende si riteneva importante il controllo politico di
partecipazioni, cioè le aziende devono rispondere a determinate imposizioni
politiche (industrie del settentrione approfittano di incentivi per mezzogiorno)
Anni ’60 = negli ambienti di governo matura l’idea che lo sviluppo fosse stato caotico:
squilibrio territoriale, settoriale e sociale. ( livello di vita e consumi sociali rimasti arretrati,
produzione crebbe per esportazioni e domanda pubblica).
Cambiamento stili di alcuni consumi non avvengono in anni ’50, ma dopo ’60.
Età obbligatoria di istruzione più elevata
’61-62 asili per permettere a donne di lavorare.
Età riforme mancate : alcune però sono state fatte (pensione minima, anche senza contributi)
’78 servizio sanitario nazionale, prima si pagava di tasca propria o con assicurazioni, che
erano per categoria. Crescono gli investimenti per consumi collettivi.
Risultato = Italia è tra i paesi più avanzati, ma degli squilibri tengono in bilico alcuni settori.
’60= conquiste sociali minime, cresce lo stato sociale.

6. IL CONFLITTO (1940-1945)

I. I punti deboli dell’economia italiana:

Debolezza = dualismi: territoriale e infra e intersettoriale.


Squilibrio tra varie regioni e vari settori industriali, connessioni tecniche con imprese
straniere ancora valide (Stati Uniti, Inghilterra, Francia)
Riorganizzazione economia industriale = siderurgia su modello straniero (integrazione fasi
di lavorazione.
Chimica = conquista quote di mercato internazionale
Autoveicoli = miglior controllo produttività forza lavoro
Industrie di grandi dimensioni = alto livello di efficienza; non sempre ( aeronautica e
elettrica) divario notevole della produttività del lavoro.
Periodo fascista = migliore combinazione capitale – lavoro: bassi salari ( no sindacati)
Limitazione concorrenza e disciplina impianti industriali = no innovazioni (occorreva
autorizzazione per nuovi impianti o espansioni): utilizzata poi come barriera da grandi
imprese.
Progetti militari realizzati solo parzialmente ( anche discreta quantità ma senza qualità)
Istruzione tecnico-scientifica = no successo
Più studenti, meno analfabetismo, ma pochi iscritti a istituti tecnici, facoltà di ingegneria.
Mancanza di capacità e conoscenze per migliorare la produzione. Inoltre spesa per
istruzione in diminuzione.
Italia e Giappone = no sviluppo ricerca scientifica e tecnologica.

II. L’economia di guerra:

Produzione mondiale = 1/3 per guerra


Italia = disorganizzazione produttiva, no indirizzo e programmazione della produzione, ma
solo distribuzione delle risorse.
Durante il conflitto = diminuzione del reddito nazionale e pro-capite
Alcuni settori (tessile, gomma, autoveicoli) e meccanica molto attivi: legame con i tedeschi
Agricoltura = grave difficoltà: mancanza di fertilizzanti, macchinari per assorbimento
produzione bellica
Moneta e finanza = forte espansione della base monetaria
Fino al 1943= emissione prestiti forzati e controllo dei consumi e dei prezzi per contenere
l’inflazione.
In seguito = stampa biglietti, deprezzamento delle riserve
Divario prezzi-salari = si allargò moltissimo senza poterlo compensare con indennità
speciali. Retribuzioni reali in diminuzione.
Fine conflitto = crisi per grandi industrie impegnate in fabbricazioni di guerra.
Tuttavia ampliamento apparato produttivo = rapido ritorno ai livelli di attività economica
degli ultimi anni di pace.

7. LA RICOSTRUZIONE (1945-49)

I. L’Europa nell’immediato dopoguerra:

guerra = morti, danni alle abitazioni e ai trasporti (conseguenze ancora più gravi) durante la
ricostruzione e ripresa economica.
Forte crescita settori meccanico-chimico = favorì la ripresa.
Disavanzo bilancia commerciale europea = forte aumento dei prezzi americani
Carbone = crollo produzione europea a favore di USA
Cereali = necessarie importazioni = avanzo bilancia dei pagamenti statunitensi
Germania = prima della guerra: importazioni agricole, esportazioni materie prime,
semilavorati e prodotti industriali. Dopo conflitto: distruzione edifici, impianti, penuria
materie prime, basso regime del lavoro = crollo economia (crollo produzione carbonifera)
Moneta = problema più importante era aumento di circolazione interna (soluzioni diverse)
- Germania, Italia e Belgio = tassi di interesse
- Regno Unito, Francia, Olanda e Paesi Scandinavi = politica fiscale
e controllo e distribuzione dei beni.
Italia e Francia = mancanza vera e propria di riforma monetaria.
Germania = baratto = 1948 cambio della moneta e imposta patrimoniale molto elevata:
migliori condizioni di pace anche se perdite territoriali, asportazioni impianti industriali,
temporanee limitazioni produzione industriale (miglior clima di cooperazione internazionale
sostenuto da stati uniti con cancellazione debiti agli alleati e politica di sostegno per
economia europea).
Per ottenere aiuti vi erano delle condizioni: rimozione degli ostacoli per scambi
internazionali, per garantire stabilità allo sviluppo dei rapporti economici. = costituzione di
organismi internazionali: - FMI per far fronte a squilibri temporanei nella bilancia dei
pagamenti; - BANCA INTERNAZIONALE finanziamenti a lungo termine per ricostruzione
e sviluppo.
GATT = paesi aderenti al fondo = dichiarare parità propria moneta in oro e dollari e
adottare cambi fissi (impedire svalutazione monetaria come arma commerciale).
Piani di Bretton Woods 1944 solo ne ’50.
Elemento comune in politiche economiche = crescente peso dello stato in ambito economico
perché iniziativa privata non sufficiente e per costruire condizioni per gestione democratica
della cosa pubblica. Programmazione economica (iniziative per rafforzare il contributo al
settore pubblico).
Francia = nazionalizzazione e modernizzazione
Gran Bretagna = nazionalizzazione (per entrambe problemi degli indennizzi).
Stati Uniti = piano Marshall (ERP) per rilancio economia europea
1° conferenza di Parigi (1947) = liberalizzazione scambi
2° conferenza di Parigi (1948) = OECE
Aiuti statunitensi = fondamentali per ripristino stabilità finanziaria e liberalizzazione di
produzione e prezzi; forte controllo americano su vari paesi
Vantaggi Europa = utilizzare macchinari americani
Vantaggi Stati Uniti = stimoli per investimenti e produzione e miglior conoscenza mercato
europeo
1948 = Europa = recupero complessivo dei risultati produttivi pre-bellici

II. L’Italia e i problemi della ricostruzione:

grave situazione settore alimentare e trasporti (marittimi)


settore meccanico = impossibilità di sfruttarlo a pieno, esportazione automobilistica in crisi.
Fiat = “riorganizzazione”
Settore siderurgico = danni non gravi
IRI = situazione difficile (opinione pubblica negativa); nasce finmeccanica (meccanica)
1937 = finsider ( carbone e rottame)
Siderurgia = “piano Sinigalia” = possibile grazie a investimenti americani = potenziamento
siderurgia a ciclo integrale
Settore energetico = 1953 ENI
Settore agricolo = calo produzione = aumento costi derrate alimentari
Primo intervento pubblico per riparazione e creazione occupazione, più investimenti privati
Situazione monetaria molto grave = alto cambio rispetto al dollaro: ulteriore danno per
l’economia.
Problema dell’occupazione = blocco licenziamenti e salari
1944 = primo spiraglio grazie a Stati Uniti “piano di primo aiuto”
1946 = nuovo piano: importazione derrate alimentari, materie prime e combustibili. Penuria
di carbone e energia elettrica (era un limite per ripresa attività produttive)
Settore laniero e cotoniero = materie prime affluirono con regolarità
Settore tessile = veloce ripresa grazie a forte domanda internazionale, apparato produttivo
non danneggiato dalla guerra e basso costo del lavoro
Settore aeronautico = bloccato
Settore bancario = fondazione Mediobanca con superamento limiti separazione credito a
breve e medio-lungo termine e con prevenzione rischi connessi a banca mista.

III. Grande ritorno alla normalità:

Si abbandona il progetto di cambio della moneta


Secondo tempo della politica economica = stabilità monetaria
Einaudi fino a 1947 asseconda inflazione, poi cambio di retta (Italia entra nelle istituzioni di
Bretton Woods) (Piano Marshall)
1947 = transizione verso normale attività produttiva
1948 = segnali di ripresa (effetti positivi nella borsa)
Recessi della manovra = prestiti americani
Governo liberista : 1) intervento a favore dell’occupazione; 2) anticipazioni concesse
all’IRI; 3) credito agevolato alle piccole industrie; 4) abolizione imposta progressiva sui
dividendi; 5) adeguamento dei coefficienti di ammortamento di capitale fisso.
Finanziamento per CREDIOP e ICIPU = aumentano
FIM = fondo per il finanziamento dell’industria meccanica
IMI = ne beneficiarono solo pochi grandi complessi industriali
Prestiti Stati Uniti (Piano Marshall) = 80% merci e macchinari, 20% prestiti della
EXIMBANK attraverso l’IMI.
In seguito più risorse per riammodernamento degli impianti industriali (anche piccole e
medie aziende)
Faticavano ancora settore costruzioni e metallurgico
Agricoltura = meno cereali, più ortofrutticole = rapporto tra prezzi prodotti agricoli e altri
prodotti da 1,30, a 1,10 (meno autofinanziamento)
Banche = nuova fiducia, doppi depositi, ma ancora inflazione per circa un decennio
Italia = scelta tra sviluppo industriale come economia aperta e rinuncia allo sviluppo a
favore della liberalizzazione : 1) piccole-medie aziende, 2) CONFCOMMERCIO. Contro:
grande industria.
Dopo la guerra aumento delle importazioni = peggioramento dei conti; maggiorazione del
cambio (più competitività delle esportazioni e migliorare conti)
Nonostante norme di Bretton Woods = regimi di cambi multipli
Esportazioni verso paesi con cui vigeva regime di clearing tramite paesi a valuta libera.
Importazioni da paesi a valuta libera, tramite paesi clearing
Entro 1948 = netto miglioramento dei conti: 1) rimesse emigranti maggiori; 2) riduzione
importazioni; 3) maggiori esportazioni (più prodotti finiti, minore generi alimentari)
Importazioni = materie prime e derrate alimentari indispensabili
Esportazioni = prodotti soggetti alla congiuntura estera (più equilibrata divisione)
Più entrate turistiche, avanzo dei noli
Politica per il contenimento del disavanzo pubblico = andamento positivo dei titoli ( non
altrettanto positivo andamento delle azioni).
8. LA FASE DI INTENSO SVILUPPO ( 1950-62)

I. I caratteri della crescita economica europea:

’50 e ’60 = grande crescita economica, stabilità dei prezzi, miglioramento vita della
popolazione, maggiori investimenti.
Migrazioni verso nord Europa = nessuna strozzatura. Tassi di cambio fissi
CECA, CEE, EFTA e GATT = riduzione tariffe doganali e accordi commerciali.
1950 = EPU = limitare squilibri nella bilancia dei pagamenti, unica resistenza fu quella di
Gran Bretagna.
Tuttavia: mancanza adozione politiche economiche comuni = grosso limite soprattutto per
l’agricoltura (molto diverso da paese a paese)
CECA = ottima per Italia (carbone)
Aumento generale delle esportazioni = Italia 13,1 %
Aumento della concorrenza = contenne incremento dei prezzi delle esportazioni
Capacità di adeguamento fattori di produzione alla domanda: stabilità dei prezzi
Occupazione: piena in Germania, Francia e Paesi Bassi; diffusa in Italia.
Intervento dello Stato : - assunzione diretta di attività economiche; - sostenere livello
occupazione ( anche per consenso sociale), soprattutto l’Inghilterra (pensiero keynesiano)
Germania : - vasto programma di opere pubbliche; si incentivò il risparmio e il
reinvestimento di profitti aziendali.
Meno addetti in agricoltura, sostituiti dalle macchine, ostacolata a volte da manodopera e
ridotte dimensioni delle aziende agricole.
Modello di Lewis = KINDLEBERGER = peso decisivo dell’abbondante offerta di
manodopera.
Tesi di Maddison = ruolo degli investimenti
Modello EXPORT-LED = sviluppo guidato dalle esportazioni
Interpretazione di LAMFALUSSY = sviluppo interno dipese da incremento delle
esportazioni, crescita dei profitti e degli investimenti e del prodotto nazionale. (fenomeno
molto complesso, difficili teorie monocausali)

II. Riforme e intervento pubblico nell’economia italiana:

1950 = restrizioni
Settore estrattivo = contrazione produzione
Settore siderurgico = produzione inferiore o uguale a prebellica
Settore meccanico = capacità produttiva non sfruttata a pieno
Settore tessile = forte dipendenza dall’estero
Settore chimico = crescita di alcune produzioni ma mancanza di materie prime.
Produzioni agricole e vegetali = 1950 superamento quantità prebelliche (solo cereali
facevano eccezione) perché conveniva di più la produzione ortofrutticola per mercato.
Segnali di ripresa ma condizioni pessime di vita per gran parte della popolazione
Reddito pro-capite = inferiore agli altri Paesi
“terzo tempo” = riforme anni ‘50
RIFORMA AGRARIA = favorire l’accesso alla proprietà della terra da parte dei braccianti e
contadini attraverso lo scorporo delle grandi proprietà ( problema: scarsa qualità delle terre
espropriate, per questo non eccessiva reazione dei proprietari).
RIFORMA = impulso a investimenti, ma produzione più cerealicola che zootecnica.
COSTITUZIONE DELLA CASSA DEL MEZZOGIORNO (Svimez) = intervento in
agricoltura e infrastrutture con obiettivo di redistribuzione delle terre e accettabile livello di
funzionalità del territorio ( effetti inizialmente modesti). Limiti della politica della Cassa =
svolta verso misure volte direttamente a sostegno dell’industrializzazione stessa
Convegno a Napoli 1953
Provvedimenti del 1957 = decollo industriale del Mezzogiorno tra 1938 e 1951importazioni
aumentarono grazie a liberalizzazione = ripercussioni su vita economica e sociale.
Adesione a CECA (osteggiata dalla sinistra per ripercussioni negative su occupazione).
Prima metà anni ’50 = termine piano di ristrutturazione
Siderurgia italiana = convivenza possibile tra settore pubblico e privato = sviluppo
incessante del settore meccanico (più occupazione, più guadagni economici9
Vanoni = riforma fiscale = guidare le scelte degli operatori fiscali con l’intervento pubblico,
modificandone la convenienza economica (obiettivo occupazionale e diminuzione divario
territoriale mancati). Programma mai messo in moto.

III. Luci ed ombre del miracolo economico:

Sviluppo anni ’50 = meno addetti in agricoltura, più settore industriale (piccola e media
impresa), più settore terziario. Storico sorpasso occupazione industriale su agricoltura ( in
ritardo, ma di forte intensità).
Calo popolazione attiva in rapporto a residente = incremento scolarizzazione, esodo
agricolo)
Andamento produzione agricola = crescita ma con divergenze territoriali
Cambiamento peso delle diverse produzioni sia per mutato prezzo dei prodotti importati sia
per apertura internazionale.
Ingresso nella CEE: ok per il nord, no per il sud
Meccanizzazione = aumento produttività (resistenze delle aree con più occupati)
Maggior impiego di fertilizzanti che avevano prezzi più bassi per concorrenza
Struttura fondiaria = situazioni sia di polverizzazione sia di concentrazione della terra.
Produzione industriale = sviluppo
Settore siderurgico (sia privato che pubblico) = collegato a meccanico (punta di diamante) e
costruzioni
Comparto cantieristico = limiti strategia produttiva
Settore chimico = sviluppo notevole
Settore tessile = cresciuto, ma minor peso nell’ambito dell’industria italiana.
Più consumi energetici per meccanizzazione agricoltura, sviluppo attività industriale e
miglior tenore di vita. Meno combustibili solidi e energie elettrica, più petrolio e gas
naturale (presenza dell’ENI, contendeva quote pubblico).
1936= Ministero delle Partecipazioni statali = imprese pubbliche
Settore terziario = sviluppo occupazionale nella distribuzione commerciale in cui
permanevano situazioni di arretratezza (rafforzate distanze con gli altri paesi).
Mancata modernizzazione, rapido sviluppo consumi e urbanizzazione. (smaltimento
effimero disoccupazione).
1950/62 = più reddito nazionale lordo, più reddito pro-capite, ma livelli lontani da paesi
europei.
Più investimenti, importazioni ed esportazioni (soprattutto quelle ad alto valore aggiunto)
Importazioni = più con Europa che America, più non agricole e materie prime industriali
Esportazioni = 62,3% Europa, 20% America
Investimenti = elevato tasso di crescita, ampliamento dimensioni e introduzione tecnologie
più avanzate e nuovi modelli organizzativi.
Settore edilizio e trasporti = componente pubblica preponderante
Azienda automobilistica = modello fordista per conquistare mercato medio-basso.
Innovazioni organizzative = più nei grandi complessi industriali
1950/62 = aumento consumi privati, per incremento di salari e occupazione
Miglioramento del disavanzo dei conti pubblici = pareggio
Crescita economica italiana = disponibilità di manodopera: trasferimenti di lavoratori da
settore tradizionale a settore più dinamico in Italia = agricoltura e industria
STERN = moderno Export-led in Italia tra 1950/62 esportazioni si sviluppano moltissimo.
Graziani = distinzione tra aziende che operano per mercato esterno e interno.
Sapelli = forza lavoro, esportazioni, cultura imprenditoriale = complesso di fattori
Divario territoriale tra nord e sud = rafforzato da integrazione con mercato internazionale
Sviluppo terziario = al sud solo per assorbire forza-lavoro. Anche per tassi di natalità e
mortalità (più elevati e più bassi al sud), più incremento demografico; ma al nord migrazioni
1950/62 = urbanizzazione e migrazione verso il nord e verso l’estero; più consumi per beni
secondari, ma servizi pubblici ancora scarsi. Problema programmazione economica e
nazionalizzazione settore elettrico.
1962 = piena occupazione, fine “tregua” sindacale; salari più alti, più alti prezzi nel limite
concesso da concorrenza.
Aumento spesa pubblica = disavanzo di cassa.
Aumento salari, espansione spesa pubblica, basso costo del denaro = spinta verso l’alto dei
prezzi.
Investimenti reali, incremento reddito nazionale, incremento esportazioni = crollo
Più consumi = più importazioni = peggioramento bilancia dei pagamenti
1963 = stretta creditizia, battuta d’arresto dell’espansione economica in settori interessati nel
mercato interno.

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