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Politecnico di Torino

Analisi Matematica II

Thomas Cristofaro

Prof. Rolando

January 13, 2017


Contents
1 Richiami sulle Funzioni in Rn 3
1.1 Spazio Rn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2 Elementi di Topologia in Rn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.3 Funzioni Scalari di n 1 variabili reali . . . . . . . . . . . . . 4
1.4 Funzioni Vettoriali n 1 variabili reali . . . . . . . . . . . . . 4

2 Integrali Multipli 5
2.1 Misura secondo Peano-Jordan . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
2.1.1 Classi di insiemi misurabili . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.1.2 Alcune proprieta della misura . . . . . . . . . . . . . . 6
2.2 Integrale Doppio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2.2.1 Calcolo di Aree . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2.2.2 Significato Geometrico dell integrale doppio . . . . . . 8
2.3 Proprieta dellintegrale multiplo in dimensione qualsiasi . . . . 8
2.3.1 Classe di funzioni integrabili . . . . . . . . . . . . . . . 8
2.3.2 Alcune proprieta dellintegrale di Riemann . . . . . . . 8
2.4 Calcolo di integrali doppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
2.4.1 Formule di riduzione a 2 integrazioni successive . . . . 10
2.4.2 Integrazione per cambio di variabili (o di coordinate) . 12
2.5 Integrale Triplo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.5.1 Calcolo di Volumi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.6 Calcolo di integrali tripli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.6.1 Formule di riduzione a 2 integrazioni successive . . . . 14
2.6.2 Integrazione per cambio di variabili (coordinate) . . . . 17
2.7 Baricentro e momenti dinerzia . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
2.8 Primo teorema di Guldino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
2.9 Integrali impropri di funz. non negative . . . . . . . . . . . . . 20

3 Serie Numeriche
21
X
3.1 La serie geometrica xn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
n=0
3.2 La serie di Mengoni e le serie telescopiche . . . . . . . . . . . . 23
3.3 Operazioni lineari sulle serie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
3.4 Studio del carattere di una serie numerica . . . . . . . . . . . 24
3.4.1 Serie a termini positivi (non negativi) . . . . . . . . . . 25
3.4.2 Serie a termini di segno alterno . . . . . . . . . . . . . 27

1
3.4.3 Serie a termini di segno qualsiasi (an R) . . . . . . . 27

4 Successioni e serie di funzioni 29


4.1 Successioni di funzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
4.1.1 Distanze tra funzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
4.1.2 Convergenza uniforme . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
4.1.3 Teoremi di passaggio al limite . . . . . . . . . . . . . . 31
4.2 Serie di funzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
4.2.1 Convergenza puntuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
4.2.2 Criterio della convergenza assoluta . . . . . . . . . . . 34
4.2.3 Convergenza uniforme . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
4.2.4 Convergenza totale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
4.2.5 Proprieta della convergenza uniforme . . . . . . . . . . 35

5 Serie di potenze 37
5.1 Teoremi convergenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
5.1.1 Raggio di convergenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
5.1.2 Teorema di Abel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
5.1.3 Teorema criterio della radice per le serie di potenze . . 39
5.1.4 Teorema criterio del rapporto per le serie di potenze . . 39
5.2 Combinazione lineare di serie di potenze . . . . . . . . . . . . 39
5.3 Continuita della somma su tutto . . . . . . . . . . . . . . . 40
5.4 Integrazione termine a termine . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
5.5 Derivazione termine a termine . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41

2
1. Richiami sulle Funzioni in Rn
1.1 Spazio Rn
Linsieme Rn e il prodotto cartesiano di n fattori uguali ad R

Rn = R R = {(x1 , . . . , xn ) : xi R i = 1, . . . , n}

(x1 , . . . , xn ) Rn rappresenta un Punto (o vettore) nello spazio Rn

1.2 Elementi di Topologia in Rn


pPn
- Distanza tra P, Q Rn : d(P, Q) = ||P Q|| = (xi yi )2
- Intorno di P di raggio r > 0: Br (P ) = {Q Rn : d(P, Q) < r}
Se n = 1, si ottiene Br (x0 ) = (x0 r, x0 + r)
Se n = 2 o n = 3 allora Br (P ) e, rispettivamente, il cerchio (senza
circonferenza) o la palla (senza sfera) di raggio r e centro P
Dati un insieme A Rn ed un punto P Rn si dice che:
- P e Interno ad A se r > 0 : Br (P ) A
- P e Frontiera per A se r > 0 Br (P ) contiene almeno 1 punto di
A e uno di Rn \A
- P e Esterno ad A se r > 0 : Br (P ) A = 0

- A = {punti interni ad A} = Interno di A = A\A


- A = {punti di frontiera di A} = Frontiera di A = A\A
- A = A A = Chiusura di A = A A
Un insieme A Rn e detto:
- Aperto se A = A cioe A A = 0
- Chiuso se A = A cioe A A
- Limitato se r > 0 : A Br (0)
- Compatto se Chiuso e Limitato

3
1.3 Funzioni Scalari di n 1 variabili reali
f : domf Rn R P (x1 , . . . , xn ) f (P ) = f (x1 , . . . , xn )
se n 2 la funzione e detta Campo Scalare

Continuita. Sia f : domf Rn R si dice che:


- f e continua in un punto P0 domf se

> 0 > 0 : P B (P0 ) domf |f (P ) f (P0 )| <

- f e continua ovunque (o continua) se e continua in tutti i punti del


proprio dominio
- f e continua su un insieme A domf se la restrizione f|A e continua
ovunque

1.4 Funzioni Vettoriali n 1 variabili reali


f : domf Rn Rm con m 2
P (x1 , . . . , xn ) f (P ) = (f1 (P ), . . . , fm (P ))
Si rappresenta, di solito, tramite m equazioni:


y1 = f1 (x1 , . . . , xn )

:
diventa
(y1 , . . . , yn ) = f (x1 , . . . , xn )

:

ym = fm (x1 , . . . , xn )

Continuita. f C 1 (A) con A Rn f1 , . . . , fm C 1 (A)

4
2. Integrali Multipli
concetto di integrale multiplo (nel senso di Riemann) di una funzione reale
di n > 1 variabili reali, con particolare riferimento al caso delle dimensioni
n = 2 (integrale doppio) ed n = 3 (integrale triplo).

La costruzione degli integrali multipli procede in modo del tutto analogo a


quegli degli integrali semplici (n = 1), basandosi sugli stessi elementi fonda-
mentali. Pero la nozione di misura di un insieme di Rn a cui fare riferimento
non potra piu essere quella di lunghezza, ma sara sostituita dalla misura sec-
ondo Peano-Jordan, che, in dimensione n = 2 o n = 3, estende ad insiemi
generici le nozioni di area e volume.

2.1 Misura secondo Peano-Jordan


e definita tramite approssimazione con insiemi contenuti e contenenti, ai
quali si associa una misura in maniera elementare

Def. Intervallo n-dimensionale e il prodotto cartesiano

I = [a1 , b1 ] [an , bn ] (n intervalli chiusi e limitati [ai , bi ])

Def. Misura di I: |I| = (b1 a1 ) . . . (bn an ) 0

Def. Plurintervallo n-dimensionale lunione p = I1 IN di N 1


intervalli n-dimensionali con interni a due a due disgiunti

Def. Misura di p: |p| = |I1 | + + |IN | 0

Sia ora A 6= un sottoinsieme limitato di Rn si definiscono:

(a) Misura Interna di A (b) Misura Esterna di A


sup |p| inf |p|
pA pA

5
Def. Se
sup |p| = inf |p|
pA pA

si dice che A e misurabile (secondo Peano-Jordan), tale valore comune e


detto misura di A ed e indicato con |A|. Linsieme vuoto ha misura || = 0
NB: esistono insiemi non misurabili

2.1.1 Classi di insiemi misurabili


Tutte le figure (piane o solide) della geometria elementare sono misura-
bili ed hanno misura data dalle usuali formule della geometria classica
Tutti gli insiemi convessi e limitati sono misurabili

Teorema. Sia A Rn un insieme limitato A e misurabile |A| = 0

Il teorema e utile per stabilire la misurabilita di un insieme piano o solido:


n = 2 hanno area nulla:
- i grafici di funzioni di 1 variabile continue su intervallo compatto
- i segmenti e le porzioni limitate di coniche (e di curve regolari)
n = 3 hanno volume nullo:
- i grafici di funzioni di 2 variabili continue su insieme compatto e mis-
urabile
- le porzioni limitate di piani e di quadriche (e di superfici regolari)
n hanno misura nulla:
- i punti ed i sottoinsiemi di insiemi di misura nulla
- le unioni finite di insiemi di misura nulla

2.1.2 Alcune proprieta della misura


1. Se A1 , A2 Rn sono misurabili A2 \A1 e misurabile
se poi A1 A2 |A2 \A1 | = |A2 | |A1 | e |A1 | |A2 |(monotonia)

2. Unioni e Intersezioni finite di misurabili sono misurabili

3. Finita additivita. Se A1 , . . . , AN sono misurabili e con intersezioni a


due a due di misura nulla, allora:
[ X
Ai = |Ai |

6
2.2 Integrale Doppio
Sfruttando la nozione di area di insiemi misurabili,
si definisce la costruzione dellintegrale di Riemann
per funzioni di due variabili.
Siano A R2 misurabile ed f : A R limitata su A
A misurabile A limitato I = [a, b] [c, d] che contiene A.
Consideriamo 2 suddivisioni qualsiasi [a, b] e [c,d]
Poniamo Aij = A ([xi1 , xi ] [yj1 , yj ])
Allora = Aij costituisce una suddivisione di A
f limitata esistono finiti i numeri
mij = inf f (x, y) Mij = sup f (x, y)
(x,y)Aij (x,y)Aij
A misurabile Aij misurabili (intersezione di misurabili)
Si definiscono
n X
i numeri reali:
m n X
m
X X
s(f, ) = mij |Aij | S(f, ) = Mij |Aij |
i=1 j=1 i=1 j=1
detti Somma Integrale Inferiore e Superiore di f relativa a
al variare di tutte le possibili suddivisioni , risulta:
sup s(f, ) inf S(f, )

Definizione. Se sup s(f, ) = inf S(f, ) allora si dice che f e integrabile


su A (secondo Riemann), tale valore comune e detto integrale doppio di f
su A ed e denotato con i seguenti simboli:
Z Z ZZ
f (x, y)dA f (x, y)dxdy f (x, y)dxdy
A A A

2.2.1 Calcolo di Aree


Sia A R2 misurabile. Allora:
ZZ
area(A) = dx dy
A

Dim. Sia f (x, y) = 1 (x, y) A. risulta mij = Mij = 1 e quindi


XX
s(f, ) = S(f, ) = |Aij | = area(A)

sup s(f, ) = inf S(f, ) = area(A)


7
2.2.2 Significato Geometrico dell integrale doppio
Lintegrale doppio e il volume con segno della parte di spazio compresa tra il
piano xy ed il grafico della funzione integranda.
Piu precisamente, se f : A R, si chiama cilindroide di f su A linsieme:
C = C+ C = {(x, y, z) C : f (x, y) 0} {(x, y, z) C : f (x, y) < 0}
E quindi se f e integrabile su A risulta:
Z
f (x, y)dA = vol(C+ ) vol(C )
A

mentre: Z
vol(C) = vol(C+ ) + vol(C ) = |f (x, y)|dA
A

2.3 Proprieta dellintegrale multiplo in dimen-


sione qualsiasi
2.3.1 Classe di funzioni integrabili
Non tutte le funzioni limitate sono integrabili. Una classe di funzioni inte-
grabili, molto ampia, e data da:
Teorema. Sia A Rn un insieme misurabile. Ogni funzione f : A R
limitata su A e continua quasi ovunque su A e integrabile su A
(quasi ovunque = f continua in tutti i punti di A tranne al piu quelli di
un insieme di misura nulla, ossia linsieme dei punti di discontinuita di f e
trascurabile)

2.3.2 Alcune proprieta dellintegrale di Riemann


Sia A Rn misurabile. Poniamo <(A) = {funzioni integrabili su A}
Z
1. Se |A| = 0 ed f : A R e limitata, allora f <(A) e risulta f =0
A

2. Additivita rispetto al dominio. Sia A = A1 A2 con A1 , A2 mis-


urabili. Allora f <(A) f <(A1 ) e f <(A2 ) in tal caso:
Z Z Z
|A1 A2 | = 0 f= f+ f
A A1 A2

Si estende subito ad un numero finito di insiemi A1 , . . . , AN

8
3. Integrazione
Z per
Z differenza.
Z Sia f <(A) e sia B A misurabile.
Allora: f= f f
A\B A B

4. Siano f <(A) e g : A R limitata


Z eZ tale che g = f quasi ovunque
su A. Allora g <(A) e risulta g= f
A A

5. Sia f : A R limitata,
Z f <(A).
Z Allora f <(B) per ogni B tale che
A B A e risulta f= f
B A

Ora siano f, g <(A)

6. Allora |f |, f g, f + g <(A) per ogni , R. Inoltre risulta


Z Z Z
Linearita (f + g) = f + g
A A A
Z Z

Disuguaglianza integrale f |f |

A A

7. Monotonia rispetto allintegrando. Z Z


Se f g quasi ovunque su A allora: f g
A A

8. Monotonia rispetto al dominio.


Se f 0 quasi ovunque su A, allora per ogni B A misurabile risulta
Z Z
f f
B A

9
2.4 Calcolo di integrali doppi
2.4.1 Formule di riduzione a 2 integrazioni successive
Le formule di riduzione per integrali doppi riportano il calcolo di un integrale
doppio a quello di due integrali semplici. Esse valgono per funzioni con-
tinue su insiemi di integrazione che abbiano la forma descritta nella seguente
definizione.

Insiemi convessi
Un sottoinsieme A R2 si dice verticalmente convesso o semplice rispetto
allasse y se e la parte di piano compresa tra i grafici di due funzioni continue
della variabile x definite su un intervallo chiuso e limitato (compatto) [a, b],
ossia e della forma:
A = {(x, y) R2 : x [a, b], g1 (x) y g2 (x)} con g1 , g2 : [a, b] R continue
Analogamente A R2 si dice orizzontalmente convesso o semplice
rispetto allasse x se e la parte di piano compresa tra i grafici di due funzioni
continue della variabile y definite su un intervallo chiuso e limitato (compatto)
[c, d], ossia e della forma:
A = {(x, y) R2 : x [c, d], h1 (x) x h2 (x)} con h1 , h2 : [c, d] R continue

(a) A verticalmente convesso (b) A orizzontalmente convesso

In altri termini A R2 e verticalmente convesso se:


- la sua proiezione dellasse x e un intervallo compatto [a, b]
- x0 [a, b] la retta x = x0 interseca A in un segmento (event. 1 punto)
- gli estremi di tali segmenti formano i grafici di 2 funzioni continue su
[a, b]
La cosa e analoga per lorizzontalmente convesso.

10
Teorema di riduzione per integrali doppi
Se A R2 e verticalmente convesso ed f : A R e continua, allora
!
ZZ Z Z b g2 (x)
f (x, y)dxdy = f (x, y)dy dx
A a g1 (x)

dove [a, b] e la proiezione di A sullasse x e g1 e g2 sono le sue frontiere di


ingresso e di uscita.
In pratica significa:
- immaginare la variabile x come momentaneamente fissata nellintervallo
R g (x)
[a, b] e calcolare lintegrale semplice g12(x) f (x, y)dy, dove la variabile di
integrazione e la y, e la x va vista come una costante
- integrare su [a, b] la funzione della variabile x ottenuta al passo prece-
dente, come risultato della prima integrazione
Analogamente, se A R2 e orizzontalmente convesso ed f : A R e
continua, allora
!
ZZ Z Z d h2 (x)
f (x, y)dxdy = f (x, y)dx dy
A c h1 (x)

Casi particolari (importanti) delle formule di riduzione


1 - Il caso piu elementare di insieme semplice e il rettangolo, che e convesso
sia verticalmente che orizzontalmente. Allora, se f e una funzione continua su
A = [a, b] [c, d], lordine di integrazione (prima rispetto ad y e poi rispetto
ad x, o viceversa) risulta in generale irrilevante. Quindi si usa scrivere:
Z Z bZ d Z dZ b
f (x, y)dxdy = f (x, y)dydx = f (x, y)dxdy
[a,b][c,d] a c c a

2 - Un caso ancora piu particolare del precedente si ha se f (x, y) = (x)(y)


con : [a, b] R e : [c, d] R continue. In tal caso, lintegrale doppio si
riduce al prodotto di due integrali semplici, in quanto le costanti moltiplica-
tive filtrano fuori dal segno di integrale per linearita:
Z Z d Z b 
(x)(y)dxdy = (x)(y)dx dy =
[a,b][c,d] c a
Z d Z b  Z b  Z d 
= (y) (x)dx dy = (x)dx (y)dy
c a a c

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2.4.2 Integrazione per cambio di variabili (o di coordi-
nate)
Consente di trasformare un integrale multiplo in un altro, al quale puo
risultare piu facile applicare le formule di riduzione. Tale trasformazione
avviene tramite la nozione di cambiamento di coordinate (o di variabili):

Cambiamento di coordinate
su un insieme A R2 e ogni funzione vettoriale definita : A0 R2 A
cioe (u, v) (x, y) = (u, v) tale che:
e biiettiva tra A0 e A
in C 1 (A0 )
det J (u, v) 6= 0 (u, v) A0

La (funzione (x, y) = (u, v) e un campo vettoriale e si rappresenta con 2 eq.


x = 1 (u, v)
: equazioni del cambiamento di coordinate
y = 2 (u, v)
1 1

u (u, v) v (u, v)
e la jacobiana e data da: J (u, v) =
2 2
u (u, v) v (u, v)

Integrazione per cambiamento di coordinate


Supponiamo che:
A, A0 R2 siano misurabili e : A0 A sia un cambio di coordinate
su A tale che il det J (u, v) sia limitato su A0
f : A R sia continua e limitata
allora: ZZ ZZ
f (x, y) dx dy = f ((u, v)) |det J (u, v)| du dv
A A0

dove si eseguono le seguenti operazioni di sostituzioni:


(
x = 1 (u, v)
A A0 = 1 (A) ; ; dx dy = |det J (u, v)| du dv
y = 2 (u, v)

12
Coordinate polari centrate in (x0 , y0 )
Siano (x0 , y0 ) R2 e 0 R qualsiasi. La funzione (x, y) = (, ) definita
da:
(
x = x0 + cos
: (x, y) R2 \{(x0 , y0 )} (, ) (0, +)[0 , 0 +2)
y = y0 + sin

cioe : (0, +) [0 , 0 + 2) R2 \{P0 }

e un cambiamento di coordinate su R2 \{P0 } e risulta che



cos sin
det J (, ) = = > 0 (, ) (0, +) [0 , 0 + 2]
sin cos

La funzione lega tra loro le coordinate cartesiane


(x, y) di un qualunque punto P (del piano carte-
siano privato del punto P0 = (x0 , y0 )) e le coor-
dinate polari (, ) dello stesso punto P , le quali
hanno il significato geometrico espresso in figura.

Oss: il passaggio a coordinate polari trasforma cer-


chi, corone circolari e loro settori in rettangoli.

Coordinate polari ellittiche centrate in (x0 , y0 )


Siano (x0 , y0 ) R2 , 0 R e a, b > 0 qualsiasi. La funzione (x, y) = (t, )
definita da:
(
x = x0 + at cos
: (x, y) R2 \{(x0 , y0 )} (t, ) (0, +)[0 , 0 +2)
y = y0 + bt sin

cioe : (0, +) [0 , 0 + 2) R2 \{P0 }

e un cambiamento di coordinate su R2 \{P0 } e risulta che



a cos at sin
det J (t, ) = = abt > 0 (t, ) (0, +) [0 , 0 + 2]
b sin bt cos
La funzione lega tra loro le coordinate cartesiane (x, y) di un qualunque
punto P e le coordinate polari ellittiche (t, ) dello stesso punto P, le quali
dipendono dai parametri a e b fissati ed hanno il significato geometrico de-
scritto di seguito:

13
Tra tutte le ellissi con centro in P0 e semiassi proporzionali ad a e b, ne
esiste una ed una sola che passa per il punto P: il valore del parametro
t > 0 che individua tale ellisse e la coordinata t del punto P

(x x0 )2 (y y0 )2
+ =1
(ta)2 (tb)2
Per t = 1 fissato e variabile, le equazioni di descrivono i punti
dellellisse di centro P0 e semiassi a e b; i punti interni a tale ellisse
si ottengono per 0 < t < 1 e quelli esterni per t > 1
Langolo ellittico coincide con quello polare solo negli angoli
= 0, 2 , , 3
2

2.5 Integrale Triplo


La costruzione nel caso tridimensionale e analoga alla costruzione gia vista
in dimensione n = 1 ed n = 2, quindi la tralascio.

Definizione. Siano A R3 misurabile ed f : A R limitata au A. Se


sup s(f, ) = inf S(f, ) allora si dice che f e integrabile su A (secondo
Riemann), tale valore comune e detto integrale triplo di f su A ed e deno-
tato con i seguenti simboli:
Z Z ZZZ
f (x, y, z)dA f (x, y, z)dxdydz f (x, y, z)dxdydz
A A A

2.5.1 Calcolo di Volumi


Sia A R3 misurabile. Allora:
ZZZ
vol(A) = dx dy dz
A

2.6 Calcolo di integrali tripli


2.6.1 Formule di riduzione a 2 integrazioni successive
Le formule di riduzione per integrali tripli riportano il calcolo di un integrale
triplo al calcolo successivo di due integrali in dimensione minore: unintegrale
semplice prima ed uno doppio poi.

14
Integrazione per fili
Supponiamo che:
A R3 sia semplice rispetto allasse z, cioe sia la regione di spazio
compresa tra i grafici di due funzioni continue delle variabili x, y su un
dominio compatto e misurabile D R2 , formalmente:
A = {(x, y, z) R3 : (x, y) D, g1 (x, y) z g2 (x, y)}
con g1 , g2 : D R continue, e con D R2 compatto e misurabile (cioe
la proiezione di A sul piano xy) e definito:
D = {(x, y) R2 |z R : (x, y, z) A}
f : A R sia continua

Allora A e misurabile, f e integrabile su A e risulta:


ZZZ ZZ Z g2 (x,y) !
f (x, y, z) dx dy dz = f (x, y, z)dz dxdy
A D g1 (x,y)

NB: Lintegrazione ammette chiaramente due analoghe versioni per insiemi


semplici rispetto agli assi x o y, fornendo le formule:
Z Z Z h2 (y,z) !
f (x, y, z) dx dy dz = f (x, y, z)dx dydz
A D h1 (y,z)

con D proiezione sul piano yz


!
Z Z Z k2 (x,z)
f (x, y, z) dx dy dz = f (x, y, z)dy dxdz
A D k1 (x,z)

con D proiezione sul piano xz

15
Integrazione per stati
Sia f : A R continua su A R3 e tale che:
la proiezione dellinsieme A sullasse z, cioe {z R | (x, y) R2 :
(x, y, z) A} sia un intervallo compatto [, ]
preso un generico z [, ] e considerata la sezione Az di A con il piano
a quota z, la proiezione di Az sun piano xy, cioe D = {(x, y) R2 :
(x, y, z) A} (z fissato), sia un compatto misurabile

Allora risulta:
ZZZ Z Z Z 
f (x, y, z) dx dy dz = f (x, y, z) dx dy dz
A Dz

NB: Lintegrazione ammette chiaramente due analoghe versioni di integrazione


per strati paralleli ai piani yz o xz, fornendo le formule:
Z Z Z Z 
f (x, y, z) dx dy dz = f (x, y, z) dy dz dx
A Dx

con [, ] proiezioni di A sullasse x


!
Z Z ZZ
f (x, y, z) dx dy dz = f (x, y, z) dx dz dy
A Dy

con [, ] proiezioni di A sullasse y

16
Casi particolari (importanti) delle formule di riduzione
1 - Se f e continua su A = [a1 , b1 ] [a2 , b2 ] [a3 , b3 ], tutte le formule di
riduzione funzionano. Allora lordine di integrazione puo essere qualsiasi e si
usa scrivere:
Z Z b1 Z b2 Z b3
f (x, y, z) dx dy dz = f (x, y, z) dx dy dz
A a1 a2 a3

2 - Se inoltre f (x, y, z) = 1 (x)2 (y)3 (z) con i : [ai , bi ] R continue,


allora risulta
Z  Z b1  Z b2  Z b3 
f (x, y, z) dx dy dz = 1 (x) dx 2 (y) dy 3 (z) dz
A a1 a2 a3

2.6.2 Integrazione per cambio di variabili (coordinate)


La situazione e del tutto analoga a quella gia vista per R2

Integrazione per cambiamento di coordinate


Supponiamo che:
A, A0 R3 siano misurabili e : A0 A sia un cambio di coordinate
su A tale che il det J (u, v, w) sia limitato su A0
f : A R sia continua e limitata
allora:
ZZZ ZZZ
f (x, y, z) dx dy dz = f ((u, v, w)) |det J (u, v, w)| du dv dw
A A0

dove si eseguono le seguenti operazioni di sostituzioni:



x = 1 (u, v, w)

0 1
A A = (A) ; y = 2 (u, v, w) ; dx dy dz = |det J (u, v, w)| du dv dw

z = (u, v, w)
3

17
Coordinate cilindriche di centro O e asse z

Cartesiane
(x, y, z) R3 \{asse z}

Cilindriche
(r, , h) R+ [0 , 0 + 2] R


x = r cos

con cambio di coordinate dato da: : y = r sin

z = h
e si ha:

cos r sin 0

det J (r, , h) = sin r cos 0 = r > 0 (r, , h)
0 0 1

Coordinate sferiche di centro O e asse z

Cartesiane
(x, y, z) R3 \{asse z}

Sferiche
(, , ) R+ [0 , 0 + 2] (0, )

x = sin cos

con cambio di coordinate dato da: : y = sin sin

z = cos
e si ha:
det J (, , ) = 2 sin > 0 (, , )

18
2.7 Baricentro e momenti dinerzia
Sono un esempio di grandezze fisiche definite tramite integrali.

Supponiamo A Rn misurabile e : A R una densita di massa inte-


grabile.
Def. Si chiama baricentro di A il punto G = (x1 , . . . , xn ) di coordinate:
R
xi (x1 , . . . , xn )dA
xi = RA i = 1, . . . , n
A (x1 , . . . , xn )dA

Il denominatore e la massa totale di A


Le coordinate di G Rn sono la media integrale pesata da delle
coordinate dei punti di A
Se e costante (A e omogeneo), allora si ha:
R
A xi dA
Z
1
xi = R = xi dA i = 1, . . . , n
A dA |A| A

e G si chiama Centroide: e un punto con significato solo geometrico, che


dipende solo dalla forma di A.
Se A e simmetrico rispetto ad una retta o un piano, allora il centroide di A
appartiene a quella retta o quel piano.

Def. Si chiama momento di inerzia di A rispetto allorigine O il numero


Z Z
IO = [d(P, O)]2 (P )dA = (x21 + + x2n )(x1 , . . . , xn )dA
A A

Se a e una retta, si chiama momento di inerzia di A rispetto allasse a il


numero Z
Ia = [d(P, a)]2 (P )dA
A

19
2.8 Primo teorema di Guldino
E un risultato per il calcolo del volume di un solido di rotazione

Teorema. Sia A R3 un insieme x-semplice del semipiano x 0 del


piano xz e sia E R3 il solido ottenuto ruotando A attorno allasse z di un
angolo . Allora:
V ol(E) = x area(A)
dove x e lascissa del centroide G = (x, z) di A.
x = lunghezza dellarco di circonferenza descritto da G nella rotazione.

2.9 Integrali impropri di funz. non negative


Da attaccare le 3 pagine di rolando!

20
3. Serie Numeriche
Con serie Numerica si intende laddizione degli infiniti termini di una succes-
sione numerica (an )n0 , an R.
Si indica con la scrittura formale:

X
a0 + a1 + a2 + a3 + = an
n=0

Per attribuire un risultato, si costruisce unaltra successione (SN )N 0 es-


eguendo le seguenti somme finite:
0
X
S0 := an = a0
n=0
1
X
S1 := an = a0 + a1
n=0
...
N
X
SN := an = a0 + a1 + + aN
n=0

X
(SN )n0 : successione delle ridotte (o somme parziali) della serie an
n=0
SN : ridotta (o somma parziale) N -esima della serie.

Se esiste limN SN = S (finito o infinito), si assume per definizione che


S sia il risultato delladdizione degli infiniti addendi an .
Si dice che S e la somma della serie e si scrive:

X converge ad S
se S R
an = S e la serie: diverge positivamente se S = +

n=0 diverge negativamente se S =
Se (SN ) e irregolare, non si attribuisce alcun risultato alladdizione degli an
X
e si dice che la serie an e indeterminata (o oscillante)
n=0
N

= lim X a se tale limite esiste

n
X
In sintesi: an N
n=0

n=0
indeterminata, altrimenti

21
Serie di Grandi

X
La serie e: (1)n = 1 1 + 1 1 + 1 1 + . . .
n=0
La sua ridotta N -esima e:
(
1 se N e pari
SN =
0 se N e dispari

per cui lim SN non esiste. Dunque la serie e indeterminata.


N


X
3.1 La serie geometrica xn
n=0
E la serie:

X
xn = 1 + x + x2 + x3 + . . . con x R fissato
n=0

La sua ridotta n-esima e:


SN = 1 + x + x2 + x3 + + xN
Per studiarne il limite, si distinguono due casi:

Per x = 1 SN = 1 + 1 + + 1 con N + 1 addendi e quindi SN = N + 1.


Allora:
X
1 = lim SN = lim (N + 1) = +
N N
n=0
Per x 6= 1 si trova unespressione chiusa di SN e ricorrendo ad un artificio:
(1 x)SN = (1 + x + x2 + + xN )(1 x) = 1 xN +1
1 xN +1
SN =
1x
e in definitiva risulta:


X 1 xN +1 + se x 1

xn = lim SN = lim 1
= 1x se |x| < 1
N N 1 x
n=0 @ se x 1

22
3.2 La serie di Mengoni e le serie telescopiche
Si chiama serie di Mengoni la serie:

X 1 1 1 1
= + + + ...
n=1
n(n + 1) 2 6 12

1
Possiamo determinare SN scomponendo il termine generale an = n(n+1) in
fratti semplici:
(
1 A B (A + B)n + A A=1
= + =
n(n + 1) n n+1 n(n + 1) A + B = 0 B = 1

1 1 1
an = =
n(n + 1) n n + 1
Allora risulta:
N N  
X 1 X 1 1
SN = = =
n=1
n(n + 1) n=1 n n + 1
     
1 1 1 1 1 1
= 1 + + + =1
2 2 3 N N +1 N +1
E quindi:
 
X 1 1
= lim SN = lim 1 =1
n=1
n(n + 1) N N N +1

Serie telescopiche
La serie di Mengoni e lesempio piu semplice di serie telescopica: dove il
termine generale an e la differenza di due termini consecutivi di unaltra
successione bn , cioe del tipo:

an = bn bn+1 oppure an = bn+1 bn

dove si ha un fenomeno di cancellazione di termini, cos che SN risulti es-


primibile in forma chiusa

23
3.3 Operazioni lineari sulle serie
P
1)
P 6
= 0 definiamo
P serie
P multiplo della serie an secondo la serie
an . La serie an e an hanno lo stesso carattere.
P P
Se non sono indeterminate le loro somme soddisfano: an = an
P P P
2) Definiamo serie somma della serie an e bn la serie (an + bn ).
P P
Se an e bn convergono, o divergono
P allo stesso infinito, o una
diverge e laltra converge,
P allora (a Pn + bn )Pnon e indeterminata e la
sua somma soddisfa: (an + bn ) = an + bn
P P P
Se una tra an e bn e indeterminata e laltra converge, allora (an +
bn ) e indeterminata

Esempio

X 2n 1
Calcolare, se esiste, la somma della serie
e2n1n=0
 n
!
n n n

X 2 1 X 2 1 X 2 1 X 2 X 1
2n1
=e 2n
=e 2n
2n = e 2n

n=0
e n=0
e n=0
e e n=0
e n=0
e2n
dove:
P 2n 2
e la serie geometrica di ragione (1, 1) Converge
P e12n e2
1
e2n e la serie geometrica di ragione e2 (1, 1) Converge

Quindi:

!
2n 1 2n X 1
 
X X 1 1
=e =e Converge
n=0
e2n1 n=0
e 2n
n=0
e2n 1 e22 1 e12

3.4 Studio del carattere di una serie numerica


E raro riuscire a studiare una serie studiandone esplicitamente la successione
delle ridotte.
In genere ci si accontenta di determinarne il carattere: converge, diverge o e
inderminata?

24
In questottica, vedremo:
che il carattere di una serie non cambia alterandone un numero finito
di termini (ma cambia leventuale somma);
una condizione necessaria di convergenza;
diversi criteri di convergenza per serie a termini di segno costante;
un criterio di convergenza per serie a termini di segno alterno;
un criterio di convergenza per serie a termini di segno qualunque.

Proposizione. Il carattere di una serie non cambia alterandone (modifi-


cando, aggiungendo o sopprimendo) un numero finito di termini:

X
X
an = bn definit. an e bn stesso carattere
n=n1 n=n2

Pero la somma di una serie convergente dipende da tutti i suoi termini.

Condizione necessaria (ma non sufficiente) di convergenza.



X
Se an converge, allora lim an = 0
n
n
Attenzione! Il viceversa e falso

3.4.1 Serie a termini positivi (non negativi)


Serie il cui termine generale soddisfa an 0 definitivamente.

Proposizione (carattere di serie a termini positivi).


P
Se an 0, allora an non puo essere indeterminata.

Criterio del confronto.


Se 0 an bn n > n0 , allora:

X
X
Se: an diverge bn diverge
n0 n0


X
X
X
X
Se: bn converge an converge e an bn
n0 n0 n0 n0

25
Osservazioni sul criterio del confronto
1) Il criterio si puo applicare anche se 0 an bn vale solo definitivamente,
ma la disuguaglianza sulle somme del secondo caso non vale piu.

2) Se an , bn 0 e an = o(bn ), allora risulta 0 an < bn definitivamente.

3) Servono serie dal carattere noto con cui confrontare, come la serie geo-
metrica oppure la serie armonica generalizzata

(
X 1 diverge se 1
=
n=1
n converge se > 1

Criterio del confronto asintotico.


Se an , bn 0 soddisfano: an  bn (quindi anche an bn ), allora:

an e bn hanno lo stesso carattere

Criterio del rapporto.


an+1
Se an > 0 ed esiste lim = L, allora:
n an
X X
L<1 an converge L>1 an diverge

Criterio della radice.



Se an 0 ed esiste lim n
an = L, allora:
n
X X
L<1 an converge L>1 an diverge

Attenzione! se L = 1 non concludo nulla (sia radice che rapporto).

Richiamo integrale improprio su intervallo illimitato


Se f : [a, +) R e integrabile su ogni [a, b], si pone:
Z + Z b
f (x)dx = lim f (x)dx se esiste (finito o infinito)
a b+ a

26
Criterio di McLaurin
Se an = f (n) con f : [n0 , +) R positiva e decrescente, allora:

X Z +
an e f (x)dx hanno lo stesso carattere
n=n0 n0

Inoltre in case di convergenza, risulta:


Z +
N n0 , 0 < S SN f (x)dx
N

dove S ed SN sono somma e ridotta N -esima della serie

3.4.2 Serie a termini di segno alterno


Si tratta di serie del tipo:
X
(1)n bn = b0 b1 + b2 b3 + ... con bn > 0

Criterio di Leibniz
Questo tipo di serie convergono se:
1) lim bn = 0 (condizione necessaria)
n
2) bn e definitivamente decrescente: bn+1 bn per ogni n > n

Inoltre, se S e SN sono somma e ridotta N -esima della serie, si ha:

|S SN | bN +1 per ogni N > n

3.4.3 Serie a termini di segno qualsiasi (an R)


Definizione di convergenza assoluta
P P
Se |an | converge, si dice che an converge assolutamente

Criterio di convergenza assoluta


P P P P
Se |an | converge, allora an converge e | an | |an |
La convergenza assoluta implica la convergenza semplice

Attenzione! il viceversa e FALSO

27
Serie esponenziale
La somma della serie e ex x R

X xn
converge assolutamente x R
n=0
n!

28
4. Successioni e serie di funzioni
4.1 Successioni di funzioni
Successione di funzioni = famiglia di funzioni fn : D R R con dominio
comune e dipendenti da un indice naturale n n0 .
n fisso fn (x) = funzione di x D (dipendente dal parametro n n0 )
x fisso fn (x) = successione numerica, dipendente da x D
Il primo e piu naturale approccio per studiare la successione (fn )nn0 e quello
di discutere il comportamento della successione numerica (fn (x))nn0 al vari-
are del parametro x D

Definizione.
Siano fn : D R
(fn ) converge in un punto x0 D se converge la successione numerica
(fn (x0 )), cioe se:
lim fn (x0 ) esiste finito
n
linsieme dei punti in cui (fn ) converge si dice insieme di convergenza
puntuale di (fn ); lo indicheremo sempre con:
n o
= x D : lim fn (x) esiste finito
n

la funzione f : R definita da:


x f (x) = lim fn (x)
n

e detta funzione limite di (fn ) ed e unica


La determinazione di e delle funzione limite va sotto il nome di studio della
convergenza puntuale di (fn ).
A volte non interessa studiare la convergenza puntuale interamente, ma anal-
izzare il comportamento di (fn ) solo su un qualche sottoinsieme di D.

Definizione di convergenza puntuale.


Siano fn : D R ed f : domf R. Si dice che (fn ) converge puntual-
mente ad f su un sottoinsieme A D se:
x A risulta lim fn (x) = f (x)
n

29
e si scrive fn f puntualmente su A.

In particolare: fn converge puntualmente alla propria funzione limite sul


proprio insieme di convergenza puntuale .

Insufficienza della convergenza puntuale:


La convergenza puntuale e una nozione che si rivela insufficiente in diversi
contesti per diverse ragioni:
la convergenza puntuale delle fn ad f non trasferisce necessariamente
ad f proprieta anche molto elementari delle fn (come continuita, limi-
tatezza, derivabilita o integrabilita)
anche con fn , f integrabili, fn f puntualmente su [a, b] non implica:
Z b Z b Z b
lim fn (x)dx = lim fn (x)dx = f (x)dx
n a a n a
Questo perche:
fn f puntualmente su A lim |fn (x) f (x)| = 0 x A fissato
n

cioe non ce riferimento ad alcuna distanza tra funzioni (i valori di fn ed f


vengono considerati punto per punto e non nel complesso).

4.1.1 Distanze tra funzioni


Serve una nozione di norma di una funzione che ne misuri la grandezza e
una di distanza. Quindi si arriva a definire diverse norme per una funzione
su un intervallo, che dipende da cosa si vuole privilegiare per grande:
1. norma di indice infinito (o norma del sup) di f sullintervallo I
(spesso sono massimi):
||f || = sup |f (x)| con distanza d (f, g) = sup |f (x) g(x)|
xI xI

2. norma di indice 1 di f sullintervallo [a, b]:


Z b Z b
||f ||1 = |f (x)|dx con distanza d1 (f, g) = |f (x) g(x)|dx
a a

3. norma indice 2 (o norma quadratica) di f sullintervallo [a, b]:


s s
Z b Z b
||f ||2 = |f (x)|2 dx con distanza d2 (f, g) = |f (x) g(x)|2 dx
a a

30
4.1.2 Convergenza uniforme
E la convergenza rispetto alla distanza d , ossia in norma del sup.

Definizione di convergenza uniforme.


Siano fn : D R ed f : domf R.
Si dice che (fn ) converge uniformemente ad f su un intervallo I D se:

lim ||fn f || = 0 (con || || calcolata su I)


n

cioe:
lim sup |fn (x) f (x)| = 0
n xI

e si scrive fn f uniformemente su I.

Proposizione.
Se fn f uniformemente su I, allora fn f puntualmente su I.
La convergenza uniforme implica la convergenza puntuale

Proposizione criterio di convergenza del uniforme


fn f uniformemente su T una successione numerica Mn 0 tale che:

1. |fn (x) f (x)| Mn x I definit.

2. Mn 0 per n

4.1.3 Teoremi di passaggio al limite


Siano fn : D R ed I D un intervallo qualsiasi. Se:
le fn sono continue (risp. limitate) su I
fn f uniformemente su I
allora f e continua (risp. limitata) su I

Nota Bene
Se fn f puntualmente su I con fn continue (o limitate) su I, allora:

f non continua (o non limitata) su I fn f non uniformemente su I

31
Passaggio al limite sotto il segno di integrale.
Siano fn : D R e sia [a, b] D. Se:

1. le fn sono integrabili su [a, b]

2. fn f uniformemente su [a, b]

allora:
Z b Z b
f e integrabile su [a, b] e f (x)dx = lim fn (x)dx
a n a

In altri termini posso scambiare gli operatori di limite ed integrale:


Z b  Z b
lim fn (x) dx = lim fn (x)dx
a n n a

Passaggio al limite sotto il segno di derivata.


Siano fn : D R ed I D un intervallo qualsiasi. Se:

1. le fn sono di classe C 1 su I

2. fn f puntualmente su I

3. fn0 g uniformemente su I

Allora:
f e di classe C 1 su I e f 0 (x) = g(x) x I
fn f uniformemente su I e fn0 f 0 uniformemente su I
In altri termini posso scambiare gli operatori di limite ed derivata:
 0
lim fn (x) = lim fn0 (x)
n n

32
4.2 Serie di funzioni
Serie di funzioni = addizione dei termini di una successione di funzioni (fn )n0
dove fn : D R R.
Formalmente:
X
fn = f0 + f1 + f2 + ...
n=0
dove:
f0 , f1 , f2 , ...: termini della serie
fn : termini generale della serie

Il significato e dato dalla successione delle ridotte (SN )N 0

S0 = f0 S1 = f0 + f1 ... SN = f0 + f1 + ... + fN

Si tratta di una successione di funzioni SN : D R R (stesso D delle fn )


e possibile applicare ad (SN ) tutte le nozioni di convergenza viste

4.2.1 Convergenza puntuale



X
Date fn : D R diciamo che la serie fn converge:
n=0
in un punto x0 D se la successione delle ridotte SN converge in x0 ,
cioe se:
X
fn (x0 ) converge
n=0
puntualmente ad una funzione f su un insieme A D se SN f
puntualmente su A, cioe se:

X
fn (x) = f (x) x A
n=0

33
Definizione.
P
Insieme di convergenza puntuale della serie fn linsieme di
convergenza puntuale della successione SN , cioe linsieme dei punti in
cui la serie converge:

( )
n o X
= x D : lim SN (x) esiste finito = x D : fn (x) converge (x e fisso)
N
n=0

P
Funzione della somma della serie fn la funzione limite S : R
della successione SN , cioe la funzione:

X
S(x) = fn (x) x
n=0

SN non e quasi mai esprimibile in forma chiusa determinare S e possibile


in pochi casi: serie geometrica, serie telescopiche e serie riconducibili a serie
note.

4.2.2 Criterio della convergenza assoluta


Si ricordi (tra gli altri) il criterio di convergenza assoluta: fissato x D, vale:

X
X
|fn (x)| Converge fn (x) Converge
n=0 n=0
P
Definizione. Si dice che la serie fn
P
converge assolutamente in x0 D se la serie numerica |fn (x0 )|
converge
converge assolutamente su A D se converge assolutamente in ogni
xA
La convergenza assoluta implica quella puntuale (in x0 o su A).

4.2.3 Convergenza uniforme


P
Date fn : D R diciamo che fn converge uniformemente ad una
funzione f su un intervallo I D se SN f uniformemente su I, cioe se:
lim ||SN f || = 0
N

La convergenza uniforme implica quella puntuale (su I).

34
4.2.4 Convergenza totale
Lo studio di ||SN f || e impraticabile (tranne nei soliti pochi casi in cui
conosco SN ). Quindi lunico strumento generale a disposizione e il criterio di
convergenza totale:

Definizione.

X
Siano fn : D R e sia I D un intervallo. Si dice che fn converge
n=0

X
totalmente su I se converge la serie numerica ||fn ||
n=0
Equivalente: se esiste una successione di numeri reali Mn 0 tali che:
n 0 e x I risulta |fn (x)| Mn
X
Mn converge
n=0

Teorema (criterio di Weierstrass).

Pfn : D R e sia I D un intervallo.


Siano
Se n=0 fn converge totalmente su I allora converge uniformemente e as-
solutamente su I.
Valgono dunque le seguenti implicazioni:

convergenza totale convergenza uniforme



convergenza assoluta convergenza puntuale

4.2.5 Proprieta della convergenza uniforme


Continuita e limitatezza della funzione somma
Siano fn : D R ed I D un intervallo qualsiasi. Se:

1. le fn sono continue (rispett. limitate) su I



X
2. fn (x) = S(x) con convergenza uniforme su I
n

Allora S e continua (rispett. limitate) su I.

35
Integrazione termine a termine
Siano fn : D R e sia [a, b] D. Se

1. le fn sono integrabili su [a, b]



X
2. fn (x) = S(x) con convergenza uniforme su [a, b]
n

Allora S e integrabile su [a, b] e vale:


Z
!
Z b Z b X X b
S(x)dx = fn (x) = fn (x)dx
a a n n a

Derivazione termine a termine


Siano fn : D R e sia I D un qualsiasi intervallo. Se

1. le fn sono di classe C 1 su I

X
2. fn (x) = S(x) puntualmente su I
n


X
3. fn0 converge uniformemente su I
n

allora S e di classe C 1 su I e vale:



!0
X X
0
S (x) = fn (x) = fn0 (x)
n n

con convergenza uniforme su I.



X
Inoltre fn (x) = S(x) con convergenza uniforme su I.
n

36
5. Serie di potenze
Sono particolari serie di funzioni, i cui termini sono monomi, eventualmente
traslati:

X
fn (x) con fn (x) = an (x x0 )n an R, x0 R
n=0

quindi:

X
an (x x0 )n = a0 + a1 (x x0 ) + a2 (x x0 )2 + ...
n=0
dove:
x0 e detto centro della serie
(an ) e detta successione dei coefficienti della serie

Le ridotte sono polinomi:


N
X
SN (x) = an (x x0 )n = a0 + a1 (x x0 ) + a2 (x x0 )2 + ... + aN (x x0 )N
n=0

SN (x0 ) vale costantemente a0 , per cui ogni serie di potenze converge (ad a0 )
nel proprio centro.

Siamo interessati a studiare la convergenza della serie e si pone:



( )
X
= xR: an (x x0 )n converge
n=0

Sappiamo gia che x0 e si dimostra che e sempre un intervallo, centrato


in x0 (aperto, semiaperto o chiuso, che puo anche essere tutto R o degenerare
nel solo x0 ).

Dora in avanti, considereremo solo serie centrate in x0 = 0 a cui ci si puo


sempre ricondurre con il cambio t = x x0

37
5.1 Teoremi convergenza
5.1.1 Raggio di convergenza
Definizione
Si dice raggio di convergenza della serie il valore:

( )
X
R = sup = sup x 0 : an xn converge in x
n=0

Per definizione si ha 0 R +

Teorema del raggio di convergenza


1. Se R = 0, allora = {0} (e non ce convergenza per x 6= 0)

2. Se R = +, allora = R e ce convergenza assoluta su R e totale su


ogni [a, b] R

3. Se 0 < R < , allora (R, R) [R, R] e ce convergenza


assoluta su (R, R) e totale su ogni [a, b] (R, R)

(a) non ce convergenza (nemmeno puntuale) per |x| > R


(b) lintervallo di convergenza puntuale puo differire da (R, R) per
i punti x = R, i quali vanno studiati caso per caso

5.1.2 Teorema di Abel


Supponiamo 0 < R < +

1. Se ce convergenza puntuale in x = R (cioe R ), allora ce conver-


genza uniforme su ogni [a, R] (R, R]

2. Se ce convergenza puntuale in x = R (cioe R ), allora ce


convergenza uniforme su ogni [R, b] [R, R)

3. Se ce convergenza puntuale in x = R (cioe = [R, R]), allora ce


convergenza uniforme su tutto = [R, R]

38
5.1.3 Teorema criterio della radice per le serie di potenze
p
Se esiste il limite lim n
|an | = (finito o infinito), allora:
n

+ se = 0
1
R= = 0 se = +

1
altrimenti

5.1.4 Teorema criterio del rapporto per le serie di potenze


|an+1 | 1
Se esiste il limite lim = (finito o infinito), allora R =
n |an |

Se i limiti non esistono, devo determinare R tramite la definizione, vedendo la


serie come serie di funzioni qualsiasi (ma ricordando che i teoremi del raggio
e di Abel continuano a valere).

5.2 Combinazione lineare di serie di potenze


an xn e an xn hanno lo stesso intervallo di convergenza
P P
1) 6= 0, la serie
e risulta: X X
n
an x = an x n x

an xn e bn xn hanno raggi R1 6= R2 , allora (an + bn )xn ha raggio


P P P
2) Se
R = min(R1 , R2 ) e intervallo di convergenza = 1 2

an x n e bn xn hanno raggi R1 = R2 , allora (an + bn )xn ha rag-


P P P
Se
gio R R1 (= R2 ), il quale va determinato caso per caso.

In ogni caso risulta:


X X X
n n
(an + bn )x = an x + bn xn x in cui convergono entrambe

39
5.3 Continuita della somma su tutto
an xn con raggio R > 0, intervallo e somma S, cioe:
P
Sia

X
S(x) = an xn x 6= {0}
n=0

Teorema. S C(), cioe S e continua in tutti i punti di (anche negli


estremi, se inclusi)

5.4 Integrazione termine a termine


an xn con raggio R > 0, intervallo e somma S.
P
Sia

Siano a, b . Siccome ce convergenza uniforme su [a, b] (teoremi del


raggio e di Abel) risulta:
b
Z bX Z b b
tn+1
Z X X 
S(t)dt = an tn dt = an tn dt = an
a a n=0 n=0 a n=0
n+1 a

In particolare, per a = 0( ) e b = x, si ottiene che x


x
xX Z x
xn+1
Z Z X X
n n
S(t)dt = an t dt = an t dt = an
0 0 n=0 n=0 0 n=0
n+1

dove la serie di integrali ha ancora raggio R ed il suo intervallo di convergenza


puo guadagnare estremi di .
Lultimo risultato e spesso utile per:
sviluppare in serie di potenze funzioni integrali non esprimibili elemen-
tarmente;
ricavare lo sviluppo in serie di potenze di una funzione integrando lo
sviluppo della sua derivata;
calcolare somme di serie (di funzioni o numeriche).

40
5.5 Derivazione termine a termine
Per derivare termine a termine la somma di una serie, occorre la convergenza
uniforme della serie derivata.

0 d X n
X
S (x) = an x = an nxn1
dx n=0 n=1

Una serie di potenze e la sua serie derivata hanno lo stesso raggio di conver-
genza (anche se nullo). Lintervallo di convergenza della serie derivata non
aumenta e puo perdere gli estremi.

Teorema. S C (R, R)
Il risultato precedente e spesso utile per:
ricavare lo sviluppo in serie di potenze di una funzione derivando lo
sviluppo di una sua primitiva;
calcolare somme di serie (di funzioni o numeriche).

5.6 Corollario (sui coefficienti di una serie di


potenze)
an (x x0 )n con 6= {0} e somma S.
P
Consideriamo una serie
Si dimostra che:

X S (n) (x0 )
x S(x) = (x x0 )n
n=0
n!

In altri termini, abbiamo scoperto che:


i coefficienti di una serie di potenze sono i coefficienti di Taylor della
sua somma, calcolati nel centro della serie;
le ridotte di una serie di potenze sono i polinomi di Taylor della sua
somma, centrati nel centro della serie.

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