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Fondamenti di Automatica
Universita del Salento, AA 2016-2017
Giovanni Indiveri
giovanni.indiveri@unisalento.it
29 settembre 2016
Sommario
Queste note sono da intendersi come integrative e non sostitutive rispetto ai
libri di testo consigliati ed agli appunti delle lezioni e si riferiscono esclusivamente
allanno accademico indicato. Si ringrazia anticipatamente per le segnalazioni di
eventuali errori la cui assenza non e in alcun modo garantita.
I sistemi elementari del primo e secondo ordine nel dominio del tempo.
Risposte indiciali ed impulsive dei sistemi elementari del primo e secondo ordine. Intro-
duzione al concetto di poli dominanti. Introduzione allanalisi del ruolo degli zeri.
zC = z = a + i b : i2 = 1
p
z = a + i b = |z|ei : |z| = a2 + b2 , = arg(z)
z = a i b = |z|ei
zz = |z|2 = a2 + b2
s
1 1
r
1 1 1 1 1 1
v= = = |v| =
=
= = ,
z z z z zz zz |z|
arg(v) = arg(z)
z = a + i b arg(z) = atan2(b, a) 6= arctan(b/a) (attenzione!)
3 Equazioni differenziali
Le equazioni differenziali sono alla base dei modelli matematici di moltissimi fenomeni
naturali e sistemi artificiali di interesse, in particolare nellambito della teoria del con-
trollo. In linea con la notazione piu diffusa, indicheremo con un punto sopra a ciascuna
variable la sua derivata prima rispetto al tempo, con due punti la derivata seconda e
con un esponente tra parentesi tonde le derivate di ordine superiore, i.e.
dy
y
dt
d2 y
y 2
dt
dh y
y (h) h : h > 2.
dt
Detto n lordine di derivazione massima della funzione incognita y(t) che compare in
una data equazioni differenziali, questa si puo in generale rappresentare come:
essendo la funzione incognita y(t) luscita della equazione e la funzione nota u(t) lin-
gresso. Equazioni differenziali invarianti per traslazioni temporali, ovvero tali per cui
f
= 0,
t
vengono dette tempo invarianti, equazioni (o sistemi) indipendenti da ingressi esterni
u(t)
y (n) = f (y (n1) , . . . , y, t)
vengono dette autonome ed equazioni dipendenti dalla sola uscita incognita
y (n) = f (y (n1) , . . . , y)
vengono dette autonome tempo invarianti. Altri criteri di classificazione delle equazioni
differenziali si riferiscono alla natura lineare o meno della funzione f () rispetto agli
ingressi u(t) ed alle uscite y(t) ed alla presenza o meno di derivate parziali di y(t) o u(t).
Equazioni differenziali in cui non compaiano derivate parziali vengono dette ordinarie.
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A meno che non sia diversamente specificato, nel seguito le funzioni di ingresso e uscita
saranno intese essere scalari reali di variabile scalare reale.
Esempio
y
y(x, t) = 3t + + y 2 (x, t)
x
eq. diff. alle derivate parziali, non lineare, tempo variante, autonoma
y (4) = y + sin(y)
eq. diff. ordinaria del quarto ordine non lineare, tempo invariante, autonoma
y = f (y). (2)
f (yeq ) = 0 (3)
y (n) = f (y (n1) , . . . , y, y)
si puo parlare di configurazione di equilibrio (y (n1) (t0 ), . . . , y(t0 ), y(t0 )) = (0, . . . , 0, yeq )
quando
f (0, . . . , 0, yeq ) = 0
che implica la permanenza nel punto yeq per tutti i tempi futuri. Tornando, senza ledere
la generalita della discussione, ai sistemi del primo ordine, si noti che dato un punto di
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che il sistema evolva nelle vicinanze del punto di equilibrio - e di quello da cui e
partito - per tutti i tempi futuri senza necessariamente mai assestarsi nellequilibrio
yeq
xxxxx
xxxxx
xxxxx
xxxxx
xxxxx
yeq xxxxxx
xxxxxx
xxxxxx
yeq
xxxxxx
xxxxxx
xxxxxx
cazioni meccaniche, gli equilibri marginalmente stabili vengono anche detti indifferenti.
Formalmente, dato un sistema del primo ordine autonomo tempo invariante avente un
equilibrio in y = yeq
y(t) = f (y(t)) : f (yeq ) = 0
questo e detto semplicemente stabile se
In parole cio significa che esiste sempre un intorno dellequilibrio (|y(t0 ) yeq | < )
a partire dal quale levoluzione di y rimane comunque arbitrariamente vicina ad yeq
per tutti i tempi futuri. Si tratta dunque di una sorta di continuita di y(t) rispetto le
condizioni iniziali in un intorno dellequilibrio yeq .
In pratica si tratta di un equilibrio stabile tale per cui se il sistema viene avviato ad
esso sufficientemente vicino, luscita y(t) converge su esso. Si noti che in base a questa
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definizione la convergenza asintotica di y(t) ad yeq non e sufficiente a qualificare yeq come
un equilibrio asintoticamente stabile, ma e anche necessario che yeq sia semplicemente
stabile. Si noti inoltre che dato un equilibrio yeq asintoticamente stabile la asintotica
convergenza di y(t) ad yeq potrebbe non verificarsi per particolari valori della condizione
iniziale y(t0 ), tipicamente potrebbe esserci una soglia tale per cui se |y(t0 ) yeq |
allora limt y(t) 6= yeq . Linsieme delle condizioni iniziali y(t0 ) che garantiscono la
convergenza asintotica su yeq individuano il cos detto bacino o dominio di convergenza.
Quando questo insieme e limitato, la convergenza si dice locale e quando si estende a
tutti i possibili valori di y la convergenza si dice globale.
Esempi
y = (y 3)(1 y/10)
yeq = 3 equilibrio localmente asintoticamente stabile
yeq = 10 equilibrio instabile
y = 0 = y(t) = y0
yeq = y0 y0 equilibri marginalmente stabili
y0 1
y = y 2 = y(t) = =
y0 (t t0 ) + 1 t t0 + 1/y0
yeq = 0 equilibrio instabile
Dalle definizioni viste, risulta che i sistemi con un equilibrio globalmente asintoticamen-
te stabile tendano a dimenticare la particolare condizione iniziale da cui si e avviata
la loro evoluzione. Infatti quale che fosse y(t0 ), nel limite per t che tende allinfinito
levoluzione del sistema si assesta sullequilibrio. In altri termini ipotizzando di essere
interessati al solo regime permanente di un sistema globalmente asintoticamente stabi-
le, poco importa quale fosse la specifica condizione iniziale da cui esso sia partito. Al
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per ogni funzione continua f (t). Dalle equazioni (6) e (7) segue in particolare che la
di Dirac non sia adimensionata, ma abbia dimensioni inverse rispetto quelle del suo
argomento. Per esempio se t indica un tempo espresso in secondi [t] = s, allora la (t)
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La (t) puo anche essere pensata come la derivata (generalizzata) della funzione a gradino
unitario u(t) (a volte indicato come 1(t)) dato da
0 t<0
u(t) = (9)
1 t0
0.9 =1
=2
=3
0.8 =4
0.7
0.6
u (t)
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
5 4 3 2 1 0 1 2 3 4 5
t
1.4
=1
1.2 =2
=3
=4
0.8
du/dt
0.6
0.4
0.2
0
5 4 3 2 1 0 1 2 3 4 5
t
grafica e una freccia parallela allasse delle ordinate come illustrato in figura (5). Ossia
risulta che
dn y dn1 y dm u dm1 u
an n
+ an1 n1 + . . . + a0 y = bm m + bm1 m1 + . . . + b0 u (14)
dt dt dt dt
an 6= 0 : n = ordine della equazione, m n
y(t) uscita , u(t) ingresso assunto noto.
La linerita segue dallosservare che se la (14) e risolta per (y1 , u1 ) e (y2 , u2 ), allora lo sara
anche per (y1 + y2 , u1 + u2 ). La costanza dei coefficienti, daltra parte, garantisce
la tempo invarianza della equazione ossia la sua indipendenza dalla scelta dellorigine
t0 della scala dei tempi, convenzionalmente assunta in zero, t0 = 0. La risoluzione della
equazione (14) richiede la conoscenza, oltre che dellingresso u(t) t 0, anche delle
n condizioni iniziali:
d2 y(t)
d y(t) (1)
y(t)|t=0 = y(0 ), = y (0 ), = y (2) (0 ), . . . (15)
dt t=0 dt2 t=0
dn1 y(t)
... = y (n1) (0 ) (16)
dtn1 t=0
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1.2
0.8
0.6
0.4
0.2
0
4 3 2 1 0 1 2 3 4 5
1.5
1
(t)
0.5
0.5
5 4 3 2 1 0 1 2 3 4 5
della variabile di uscita y. Si noti che lingresso u(t), detto anche segnale forzante, e
assunto essere identicamente nullo per t < 0. In pratica si puo immaginare di accendere
lingresso allistante iniziale t0 = 0 e studiare luscita che ne segue. Prima dellistante
iniziale t0 = 0 la forzante era spenta, i.e. nulla. In questo ambito, allora, e necessario
che per la corretta risoluzione della (14) le condizioni iniziali sulluscita y siano relative
allistante immediatamente precedente quello in cui si applica la forzante, ossia in t = 0
come evidenziato in (15),(16). La soluzione della equazione (14) puo sempre essere
pensata come la somma di due termini: la soluzione della equazione omogenea associata
dn y dn1 y
an + a n1 + . . . + a0 y = 0 (17)
dtn dtn1
piu una soluzione particolare della (14) tale che la somma di questi due contributi soddisfi
anche le condizioni iniziali (15),(16). Una particolare scelta per questi due addendi e di
risolvere la omogenea associata (17) con condizioni al contorno (15),(16) e di selezionare
come soluzione particolare della (14) quella corrispondente a condizioni iniziali nulle.
La soluzione della omogenea associata (17) con condizioni iniziali (15),(16) viene detta
evoluzione libera yl (t), mentre la soluzione particolare della (14) con condizioni iniziali
nulle viene detta evoluzione forzata yf (t). Dalla definizione stessa delle evoluzioni libera
e forzata risulta che la soluzione complessiva
limitati
divergenti
Esempio
y + 2n y + n2 y = 0
y(0 ) = 1, y(0 ) = 1/2 condizioni iniziali
2
s + 2n s + n2
= 0 polinomio caratteristico
p
p = n 2 1 zeri della equazione caratteristica
y(t) = c1 ep+ t + c2 ep t = c1 + c2 = 1
y(t) = p+ c1 ep+ t + p c2 ep t = p+ c1 + p c2 = 1/2
si calcolino p , c1 , c2 , y(t) per n = 1 e = 1/2, 2, 1/2, 1, 2, 0
Simmetria:
dove gli estremi di integrazione sono stati fissati in 0 e t+ piuttosto che in 0 e t per
tenere in considerazione possibili comportamenti impulsivi di f o g nellintervallo di
interesse.
Il teorema di Leibnitz:
Z f (x) Z f (x)
f (x) g(x) F (x, z)
F (x, z)dz = F (x, f (x)) F (x, g(x)) + dz (24)
x g(x) x x g(x) x
inoltre analoghi risultati sono dimostrabili per derivate di ordine arbitrario, ossia in
generale:
dn
n n
d f d g
(f g)(t) = g (t) = f (t). (27)
dtn dtn dtn
h(t) := soluzione della equazione (14) con u(t) = (t) e condizioni iniziali nulle,
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allora la evoluzione forzata yf (t) relativa ad un ingresso forzante u(t) arbitrario, con
condizioni iniziali nulle per definizione stessa di evoluzione forzata, vale:
Z t+
yf (t) = (h u)(t) = h(t )u( )d. (30)
0
Si osservi che dalla definizione di h(t) appena fornita e dalla linearita della equazione
(14) segue che h(t) non abbia le stesse dimensioni di y(t), bens [h] = [y][u]1 [(t)] =
[y][u]1 [t]1 e che, coerentemente, la yf (t) data dalla equazione (30) abbia le dimen-
sioni di y. Per dimostrare ora la (30) si osservi che dalla definizione stessa di risposta
allimpulso h(t) vale:
dn h dn1 h dm dm1
an + a n1 + . . . + a0 h = bm + bm1 + . . . + b0 (31)
dtn dtn1 dtm dtm1
n m
!
X dk h X dj
ak k u = bj j u =
dt dt
k=0 j=0
n m
!
X dk h X d j
ak k u (t) = bj j u (t) =
dt dt
k=0 j=0
n m
dk dj u(t)
X X
ak k (h u)(t) = bj (t) =
dt dtj
k=0 j=0
n m
X dk X dj u(t)
ak (h u)(t) = bj (32)
dtk dtj
k=0 j=0
che dimostra come (h u)(t) soddisfi la equazione (14) per qualunque forzante ammis-
sibile. Per concludere la dimostrazione della relazione (30), resta da verificare che la
equazione (32) sia soddisfatta per condizioni iniziali nulle. Indubbiamente dalla defi-
nizione stessa di integrale di convoluzione (23) per segnali nulli per t < 0 segue che le
condizioni iniziali
dn1
(h u)(t)|t0 =0 , . . . , n1 (h u)(t)
dt t0 =0
sono tutte nulle poiche 0 e minore di zero. Questo risultato e di grande importanza
pratica: esso mostra come, supposta nota la risposta allimpulso h(t), la evoluzione for-
zata di un sistema per una qualunque forzante ammissibile si possa calcolare risolvendo
un semplice integrale piuttosto che una equazione differenziale non omogenea. Natural-
mente resta da calcolare la risposta allimpulso, ma questa e di facile individuazione una
volta noti i modi della risposta libera.
Con riferimento allequazione (31), considerata la natura dellimpulso di Dirac e la
definizione di h(t), essa deve soddisfare in t = 0 , t = 0 e t > 0 rispettivamente:
dn1
(h u)(t)|t0 =0 = 0, . . . , n1 (h u)(t) =0 (33)
dt t0 =0
dn h dn1 h
an + a n1 + . . . + a0 h = (34)
dtn dtn1
dm dm1
= bm m + bm1 m1 + . . . + b0 , m n, t=0
dt dt
dn h dn1 h
an n + an1 n1 + . . . + a0 h = 0 t > 0 (35)
dt dt
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essendo pk gli zeri del polinomio caratteristico della omogenea associata ed 1(t) la fun-
zione gradino unitario. Si noti che dovendo soddisfare la equazione (35), h(t) ha la
stessa struttura della risposta libera yl (t) salvo la presenza del termine impulsivo e del
fattore 1(t) necessario a garantire che h(t) sia comunque identicamente nulla per t < 0.
Il calcolo delle costanti , k, h avviene sostituendo la h(t) nella equazione (31).
Vin C R
Vout
L
iL
z }| {
d dVout Vout
L C + + Vout = Vin = (37)
dt dt R
d2 Vout L dVout
LC + + Vout = Vin
dt2 R dt
1 1 Vin
Vout + Vout + Vout = =
RC LC LC
Vout + a1 Vout + a0 Vout = u
(38)
a1 := 1/RC, a0 := 1/LC , u := Vin /LC
Con riferimento alla figura (7), la posizione y della massa m e regolata dalla seconda
legge di Newton
d2 y dy
m + + k y = f =
dt2 dt
d2 y dy k f
2
+ + y=
dt
m dt m m
y + a1 y + a0 y = u
(39)
a1 := /m, a0 := k/m , u := f /m
Si noti che nonostante le equazioni (38) e (39) descrivano fenomeni di natura diversa,
la loro struttura matematica e identica. In particolare e utile osservare che qualunque
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k f
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m
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sia la dimensione della variabile di uscita (posizione y in (39) e tensione Vout in (38)) le
costanti a0 ed a1 hanno sempre e comunque le medesime dimensioni (unita di misura),
ossia
un tempo alla meno uno per a1 ed un tempo alla meno due per a0 . Per risolvere
lequazione differenziale ordinaria del secondo ordine in equazione (38) o (39) si consideri
dapprima lomogenea associata. Il suo polinomio caratteristico
s2 + a1 s + a0 = 0 (42)
ha radici p
a21 4a0a1
s = . (43)
2
Se a0 < 0, allora necessariamente Im(s ) = 0 e s+ > 0, ossia ci sarebbe sicuramente
un modo della risposta libera divergente. Poiche in generale i sistemi di interesse non
hanno modi funzionali divergenti, volendo a priori escludere la presenza di radici positive
del polinomio caratteristico dovute al segno negativo del coefficiente a0 e volendo anche
sottolineare come a0 abbia le dimensioni di una pulsazione al quadrato, si usa indicare
a0 come n2 ossia
a0 := n2 0 (44)
dove la lettera ricorda che le dimensioni di a0 siano [a0 ] = [t]2 . Evidentemente alla
luce delle considerazioni appena sviluppate vale anche che [a1 ] = [n ] e dunque possiamo
sempre porre:
a1 := 2 n : adimensionata (45)
dove il fattore 2 serve solo a semplificare il calcolo del discriminante della equazione
caratteristica che risulta ora essere:
s2 + 2 n s + n2 = 0 = (46)
p
s = n ( 2 1 ). (47)
Im =0
0<<1 1<<0
<1
>1 Re
0<<1 1<<0
=0
Figura 8: Luogo degli zeri del polinomio (46).
ossia, in modulo, una delle due radici tende a zero e laltra allinfinito lungo lasse reale,
ma rimangono sempre di segno concorde. I limiti indicati nella relazione (48) seguono
per calcolo diretto. In particolare il limite di s segue immediatamente dallosservazione
che p
lim 2 1 = .
+
tale che
s+ = n f (). (50)
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Sia
1
= (51)
x r
1 1 1 1 p 1 1
f () = + 2
1 = + 1 x2 = + g(x) (52)
x x x |x| x |x|
p
g(x) = 1 x2 . (53)
1 d2 g
dg
g(x) = g(0) + x+ x2 + O(x3 ) (54)
dx x=0 2 dx2 x=0
dg 1 2x x
= = (55)
dx 2 1x 2 1 x2
x2
d2 g 1 x2 + 1x 2
= (56)
dx2 1 x2
da cui
1
x 0 = g(x) = 1 x2 + O(x3 ). (57)
2
Sostituendo la relazione (57) nella (52) si ha
1 1 1 2 x 1
lim f () = lim + 1 x = = (58)
+ x0 + x |x| 2 2 2
e quindi, dalla equazione (50), segue il risultato cercato, ovvero che
n
lim s+ = . (59)
+ 2
Per comprendere la natura dellapprossimazioni in equazione (48) quando || >> 1, si
noti che
n 2 1
(s + 2n ) s + =s +2 + n s + n2 (60)
2 4
e dunque quando || >> 1, approssimare le radici s in equazione (47) con 2n e
n /2 equivale ad approssimare con + 1/(4).
Come osservato, il modello (46) non ammette radici reali di segno discorde, ovvero
un polinomio del tipo (s1)(s+2) = 0 con una radice in 2 e laltra in +1 non ammette
una parametrizzazione equivalente a quella di equazione (46) perche per costruzione con
la equazione (44) abbiamo imposto che il segno del termine noto a0 del polinomio fosse
sempre positivo, ovvero sempre concorde con quello del monomio di grado massimo.
Al contrario solo polinomi del secondo grado con termine noto e termine di ordine 2
di segno discorde possono ammettere radici reali di segno discorde. Alla luce di queste
osservazioni, risulta naturale parametrizzare nella forma (46) i polinomi di grado 2 aventi
radici a parte immaginaria non nulla, i.e. || < 1, per i quali la posizione delle radici nel
piano complesso puo essere pensata in coordinate polari di modulo n e fase con
p
1 2
tan() = : || < 1.
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yl (t)|t=0 = y0 R (67)
yl (t)|t=0 = y0 R (68)
si puo verificare per calcolo diretto che necessariamente le costanti c1 e c2 sono complesse
coniugate, i.e.
c1 = c2
e posto
r := r1 = r2 , q := q1 = q2
si trova che:
y0
r = (69)
2
y0 n y0
q = . (70)
2
Sostituendo c1 = r + j q, c2 = r j q in equazione (64) risulta:
essendo k0 , k1 due costanti ed 1(t) il gradino unitario. La presenza del termine impulsivo
k0 (t) e dovuta alla natura non strettamente propria del sistema. Per determinare le
costanti k0 , k1 e sufficiente sostituire h(t) nellequazione del sistema con ingresso u(t) =
(t) ottenendo:
k0 = 1 (79)
k1 = b a (80)
e che quindi la derivata di f (t) (t) non dipenda da f, ma risulti essere semplicemente
f (0) (t) come indicato in equazione (81).
La proprieta espressa dallequazione (81) puo anche essere interpretata ricordando
lequivalenza
f (x) (x a) f (a) (x a) (84)
dove si intendono per equivalenti (secondo la stessa definizione di P. A. M. Dirac) due
funzioni generalizzate i cui integrali coincidano. Ovvero
Z + Z +
f () g()d = () g()d = f (x) g(x) (x) g(x).
=
(t) + (1 + 2 1) (t) + (1 + 2 + 1) (t) = 0
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che implica
=0 =0
1 + 2 = 1 = 1 = 1 (93)
1 + 2 = 1 2 = 0
ossia
h(t) = et . (94)
Si noti che il modo divergente et presente nella risposta libera e invece assente nella
risposta impulsiva.
0.8
0.6
0.4
0.2
0.4
0.6
0.8
1
10 8 6 4 2 0 2 4 6 8 10
t
presente tra gli istanti 0 e 0+ viene persa nel calcolare la trasformata di Laplace definita
dalla equazione (95) a causa della scelta di 0+ come estremo inferiore di integrazione. Per
tentare di tenere in esplicita considerazione il limite limt0 f (t), si potrebbe ridefinre
una nuova trasformata ottenuta dalla (95) sostituendo 0 al posto di 0+ nella equazione
(96). Indichiamo questa trasformata con L [f (t)] data da:
Z +
L [f (t)] = f (t)est dt (97)
0
f : R R limitata (98)
Z +
L+ [f (t)] = f (t)est dt (99)
0+
lim f (t) 6= lim f (t). (100)
t0 t0+
ed e strettamente legato alla ipotesi (98) di limitatezza di f (t). Se f (t) rimane sempre
comunque limitata il suo integrale e invariante rispetto cambiamenti di f (t) in un nume-
ro finito di punti isolati (insieme di misura nulla). Rimanendo f (t) limitata, estendere
lintervallo di integrazione da 0 a 0+ , ossia su un insieme di misura nulla, non puo
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determinare alcun cambiamento nellintegrale stesso. Si puo dunque concludere che va-
lendo le ipotesi (98, 99, 100), la trasformata L+ [f (t)] contiene tutta e sola linformazione
contenuta nella trasformata L [f (t)] e nella trasformata L [f (t)].
La situazione e diversa qualora la discontinuita sia impulsiva, ossia nel caso in cui la
f (t) sia, per esempio, somma di una funzione limitata e di un impulso (t) cos da non
soddisfare la ipotesi (98). Basti osservare che
Z +
L+ [(t)] = (t) est dt = 0 (101)
0 +
Z +
L [(t)] = (t) est dt = 1. (102)
0
= s F (s) f (0 ) (103)
L+ [sin t] (106)
L [sin t] (107)
L+ [1(t) sin t] (108)
L [1(t) sin t] (109)
L+ [cos t] (110)
L [cos t] (111)
L+ [1(t) cos t] (112)
L [1(t) cos t] (113)
d
L+ sin t (114)
dt
d
L sin t (115)
dt
d
L+ (1(t) sin t) (116)
dt
d
L (1(t) sin t) (117)
dt
d
L+ cos t (118)
dt
d
L cos t (119)
dt
d
L+ (1(t) cos t) (120)
dt
d
L (1(t) cos t) (121)
dt
Se esistono finiti lim s F (s) e lim f (t), allora sono uguali. (123)
s0 t
Dim. Z t
d d
L f (t) = s F (s) f (0 ) = lim f ( ) es d (124)
dt t 0 d
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 26
= lim f (t) f (0 )
t
Esempi:
t := z
Z + Z +
st
L[(f g)(t)] = e f ( )g(t )d dt =
0 0
Z + Z +
= es esz g(z)f ( )dzd =
0 0
Z + Z +
= es f ( )d esz g(z)dz = F (s) G(s).
0 0
y = x1
dy
= x2
dt
d2 y
= x3
dt2
.. .. ..
. . .
dn1 y
= xn
dtn1
si ha:
x1 = x2 (133)
x2 = x3 (134)
..
. (135)
xn + an1 xn + an2 xn1 + . . . + a0 x1 = u (136)
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 28
x = Ax + Bu (139)
y = Cx + Du (140)
essendo ora
D
x01(t)
+ +
B C
u(t) + + + + y(t)
x(t)
A
Figura 11: Diagramma a blocchi del modello di stato nel dominio del tempo.
Il diagramma a blocchi del modello dato dalle equazioni (142 - 144), equivalente a quello
nel dominio del tempo, e riportato in figura (12). In merito alla equazione (144) si noti
D
x0
+ 1 x(s) +
B C
u(s) + + s + y(s)
Figura 12: Diagramma a blocchi del modello di stato nel dominio di Laplace.
come la trasformata delluscita y(t) risulti essere la somma di un termine legato alle sole
condizioni iniziali dello stato ed uno legato alla sola azione della forzante; e possibile
riconoscere in questi due addenti rispettivamente la trasformate di Laplace della risposta
libera e di quella forzata.
dove T.c.i. rappresenta i termini dipendenti dalle condizioni iniziali. Si puo verificare per
calcolo diretto che questo termine e nullo se si assumono tutte le condizioni iniziali nulle.
Il rapporto tra la trasformata delluscita a condizioni iniziali nulle (risposta forzata) e
quella dellingresso e detto funzione di trasferimento del sistema. Nel caso specifico del
modello (145) si ha:
Pm k
Y (s) k=0 bk s
T (s) = . (147)
U (s) c.i.=0 sn + n1 h
P
h=0 ah s
dove tutti i segnali si sottointendono nulli per t < 0. Alla luce di questa definizione, la
condizione m n puo essere al meglio compresa da un controesempio. Supponiamo che
sia m > n, in particolare n = 0, m = 1, b1 = 1, b0 = 0: il sistema sarebbe un derivatore
puro, i.e.
d
y(t) = u(t) Y (s) = s U (s) u(0 )
dt
e supponiamo di applicare in ingresso due tipi di segnali, il gradino unitario
0 t0
1(t) =
1 t>0
in un caso ed un ingresso identicamente nullo nel secondo. Luscita relativa al gradino
unitario sarebbe la delta di Dirac
0 t 6= 0
(t) =
indefinita t=0
e luscita relativa allingresso nullo sarebbe identicamente nulla. E chiaro che allistante
t = 0 i due possibili ingressi considerati sarebbero identici (ossia nulli), ma le uscite
sarebbero diverse: indefinita nel primo caso e nulla nel secondo. Ossia non sarebbe
rispettato il principio di causa. Per rispondere con la (t) al gradino al tempo t = 0 il
sistema dovrebbe predire che allistante futuro 0+ lingresso sara unitario piuttosto che
nullo, e questo viola il principio di causa.
In altri termini possiamo dire che un sistema che si comporti come un derivatore
puro non e fisicamente realizzabile; indubbiamente come e noto nellambito della teoria
dei segnali non e possibile valutare istantaneamente la derivata di un segnale.
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 31
Nel caso piu generale n > 0 ed m > n, si puo dimostrare per calcolo diretto (divisione
di polinomi) che la T (s) data in (147) avrebbe modi funzionali corrispondenti ad un de-
rivatore puro, ovvero non rappresenterbbe un sistema fisicamente realizzabile. Pertanto
si definiscono i sistemi con m > n impropri, quelli con m = n propri o semplicemente
propri e quelli con m < n strettamente propri. Si noti che per quanto non fisicamente
realizzabili, i sistemi impropri sono oggetti matematicamente ben definiti che possono
comparire nellambito dellanalisi dei sistemi di controllo.
Le radici (o zeri) del denominatore della funzione di trasferimento di un sistema sono
i poli del sistema.
avendo distinto con una barra (p) le radici a parte immaginaria non nulla da quelle
puramente reali (senza barra). Se una radice p ha parte immaginaria non nulla, anche
la sua coniugata p e radice: ne segue che nello sviluppo (149) i fattori corrispondenti
a radici con parte immaginaria non nulla p possono essere raccolti e scritti nella forma
canonica di un termine del secondo ordine s2 + 2 n s + n2 : (1, 1) (se fosse
|| 1 le radici sarebbero reali). Alla luce di questa osservazione, la (149) puo sempre
essere pensata nella forma:
m
X
bk sk = bm sh (s p1 )1 (s p2 )2 . . . (s2 + 2j n,j s + n,j
2 j
) =0
k=0
: j (1, 1) j (150)
8 Antitrasformazione
Sia data una funzione di trasferimento T (s) razionale come nellequazione (147), i.e.:
Pm k
k=0 bk s
T (s) = n1 (151)
sn + h=0 ah s h
P
e sia m n. Dalla (149) segue che questa puo essere scritta come:
Pm k
k=0 bk s
T (s) = h (152)
s (s p1 )1 (s p2 )2 . . . (s p1 )1 (s p )
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 32
dove ancora una volta si sono indicate con una barra le radici a parte immaginaria non
nulla e senza quelle puramente reali. Dalla teoria della divisione dei polinomi risulta che
lequazione (152) puo sempre essere riscritta nella forma:
1 2
X R1,j X R2,l X R,h
T (s) = R0 + + + . . . + . (153)
(s p1 )j (s p2 )l (s p )h
j=1 l=1 h=1
I parametri R sono detti residui dello sviluppo e sono numeri reali o complessi a seconda
del polo a cui si riferiscono. Il residuo reale di ordine zero R0 e non nullo solo se m = n,
mentre e sempre nullo qualora il sistema sia strettamente proprio (m < n). In particolare
si noti che:
R0 = lim T (s)
s
Data una funzione T (s) razionale e conoscendo i poli del sistema, i residui possono
essere calcolati analiticamente. Supponiamo che la T (s) sia strettamente propria e che
alcuni poli abbiano molteplicita uno. Per fissare le idee, sia il polo a parte immaginaria
non nulla p ad avere molteplicita uno, ossia = 1. Moltiplicando entrambi i lati
dellequazione (153) per (s p ) si ha:
1 2
X R1,j (s p ) X R2,l (s p ) R,1 (s p )
T (s)(s p ) = + + ... + (154)
(s p1 )j (s p2 )l (s p )
j=1 l=1
Data una T (s) strettamente propria, razionale come in equazione (147), i residui di poli
reali sono reali e quelli dei poli complessi coniugati sono a loro volta complessi coniugati.
Per fissare le idee consideriamo ancora il caso in cui i poli del sistema abbiano
molteplicita unitaria. Per semplicita, ma senza ledere la generalita della dimostrazione,
supponiamo di avere solo tre poli con molteplicita uno di cui uno reale e due a parte
immaginaria non nulla (necessariamente luno il complesso coniugato del secondo), i.e.:
N (s) R1 R2 R3
T (s) = = + + . (157)
(s p)(s p)(s p ) (s p) (s p) (s p )
in cui N (s) sia un polinomio in s di grado minore o uguale a 2. Vogliamo dimostrare
che R1 e reale e che R2 = R3 . Dalla (155) segue che
R1 = T (s)(s p)|s=p
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 33
dove p = p essendo p per ipotesi puramente reale. Per una proprieta fondamentale
della trasformata di Laplace vale anche che
T (s) = T (s ) (158)
per cui sostituendo,
R1 = T (s )(s p)|s =p =
R1 (s p) R2 (s p) R3 (s p)
= + + = R1 .
(s p) (s p) (s p ) s =p
Analogamente per R2 vale,
R2 = T (s)(s p)|s=p =
h i
R2 = T (s)(s p)|s=p = T (s) (s p )|s =p =
= T (s )(s p )|s =p =
R1 (s p ) R2 (s p ) R3 (s p )
= + + = R3
(s p) (s p) (s p ) s =p
Come volevasi dimostrare, R1 coincide con il suo complesso coniugato quindi e pura-
mente reale ed R2 coincide con il complesso coniugato di R3 .
Una volta sviluppata la T (s) razionale in fratti semplici come in (153), lantitrasfor-
mata puo essere valutata ricordando le seguenti trasformate speciali:
L[eat f (t)] = F (s a) (159)
s
L[1(t) cos t] = 2 (160)
s + 2
L[1(t) sin t] = 2 (161)
s + 2
n!
L[1(t) tn ] = n+1 . (162)
s
La (162) fornisce direttamente i modi funzionali corrispondenti a poli nellorigine. Dalle
(159) e (162) segue che i modi funzionali corrispondenti a poli puramente reali sono del
tipo:
K0 ept , K1 t ept , . . . , K1 t1 ept (163)
essendo la molteplicita del polo p. Infine gli addendi corrispondenti a termini com-
plessi coniugati nello sviluppo (153) possono essere raccolti per formare addendi i cui
numeratori siano polinomi del secondo grado elevati alle potenze 1, 2, . . . , essendo
la molteplicita del polo p. Nel caso di molteplicita unitaria, si hanno termini del tipo:
R R s(R + R ) (R p + R p)
T (s) = . . . + + + . . . = =
s p s p s2 + 2 n s + n2
s(R + R ) (R p + R p)
= =
s2 + 2 n s + n2 s2 + 2 n s + n2
s(R + R ) (R p + R p)
= . (164)
(s + n )2 + n2 (1 2 ) (s + n )2 + n2 (1 2 )
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 34
I numeratori delle due frazioni in (164) sono reali. Inoltre dalle (159), (160) e (161)
segue che i due addendi in (164) danno luogo a modi funzionali del tipo:
p
K1 e n t cos n 1 2 t (165)
p
K2 e n t sin n 1 2 t . (166)
Se i poli a parte immaginaria non nulla hanno molteplicita maggiore di uno a questi
modi funzionali si aggiungeranno termini del tipo
p
Kh th e n t cos n 1 2 t (167)
p
Kh th e n t sin n 1 2 t (168)
h = 1, 2, . . . , 1 : molteplicita di p.
Esempio
Soluzione
Poiche si richiede di risolvere a partire a condizioni iniziali nulle, e sufficiente calcolare
la trasformata del sistema, moltiplicarla per le trasformate degli ingressi forzanti ed
antitrasformare usando lo sviluppo in fratti semplici.
Se 0 < < 1 (si noti che b, k > 0 per ipotesi) i poli hanno parte immaginaria non nulla
e la risposta allimpulso sara:
1 p
y(t) = L1 [Y (s)] = p e n t sin n (1 2 ) t (175)
n (1 2 )
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 35
u(t) = (t) =
R1 R2
y(t) = L1 [Y (s)] = L1 + L1 =
s p1 s p2
ep1 t ep2 t
= + (177)
p1 p2 p2 p1
Se = 1 i poli sono reali e coincidenti, in particolare p1 = p2 = n per cui la funzione
di trasferimento diventa:
1 R1 R2
Y (s) = = + (178)
(s + n )2 (s + n ) (s + n )2
R1 = 0, R2 = 1
1
y(t) = L1 [Y (s)] = L1 = t en t (179)
(s + n )2
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 36
Con calcoli del tutto analoghi si possono calcolare le altre soluzioni richieste.
x = Ax + Bu (184)
y = Cx + Du. (185)
e uno scalare. Esso, inolte, e non nullo se e solo se la funzione di trasferimento associata
al sistema e semplicemente propria. In merito al legame tra la funzione di trasferimento
di un sistema SISO ed una sua rappresentazione nello spazio degli stati, si noti che dalla
equazione (144) risulta che sia:
Yf orzata (s)
= C (sI A)1 B + D .
G(s) = (186)
U (s)
Per altro se il sistema fosse MIMO, varrebbe una identica relazione, ma la risultate G(s)
sarebbe una matrice di trasferimento piuttosto che una semplice funzione di trasferi-
mento. Dallanalisi delle trasformate di Laplace del modello di stato, equazioni (142,
143 e 144), risulta anche che la trasformata dellevoluzione libera sia:
Al fine di meglio comprendere il legame tra la rappresentazione nello spazio degli stati
di un sistema lineare, la sua rappresentazione ingresso-uscita nel dominio di Laplace ed
in quello del tempo, e opportuno calcolare la soluzione delle equazioni (184-185). A tal
fine e necessario discutere alcuni preliminari matematici legati alla matrice esponenziale
di matrice.
Analogamente, data una matrice reale quadrata A si puo dimostrare che la serie
X Ah th
h!
h=0
Sia T una qualunque matrice quadrata invertibile della stessa dimensione di A, allora
vale anche
1
T eAt T 1 = e(T A T )t . (194)
d At
e x = eAt Ax + eAt x =
dt
= eAt Ax + eAt (Ax + Bu) = eAt Bu. (195)
Integrando lequazione (195) a destra e sinistra nel tempo tra zero (istante iniziale) e t
si ottiene:
Z t Z t
d At
e x dt = eAt x(t) x(0) = eA Bu( )d (196)
0 dt 0
che rappresenta levoluzione temporale dello stato. In particolare il primo addendo nel
termine di destra della equazione (197) e levoluzione libera dello stato ed il secondo
levoluzione forzata dello stato.
Ricordando che luscita y e legata allingresso ed allo stato da y = Cx + Du segue
che: Z t
At
y(t) = Ce x(0) + CeA(t ) B + D(t ) u( )d. (198)
0
Si noti che nel membro di destra dellequazione (198) possono essere riconosciute levo-
luzione libera delluscita:
ylibera (t) = CeAt x(0) (199)
e la risposta forzata yf orzata (t) calcolata come convoluzione tra la risposta allimpulso
h(t) e la forzante u(t), ossia
Z t
yf orzata (t) = h u = CeA(t ) B + D(t ) u( )d (200)
0
Confrontando le equazioni (186 - 187) con le (199, 200 e 201) segue che:
x = Ax + Bu (207)
y = Cx + Du (208)
tale che
Pm k
Yf orzata (s) k=0 bk s
= C (sI A)1 B + D .
G(s) = = n1 (209)
U (s) sn + h=0 ah sh
P
z = Tx = (210)
z = T x = T Ax + T Bu = (T AT 1 )z + T Bu (211)
1
y = CT z + Du. (212)
che coincide con quella di partenza associata al vettore di stato x. Questo dimostra
che la funzione di trasferimento (e dunque la risposta forzata delluscita) e invariante
rispetto trasformazioni lineari invertibili dello stato. Indubbiamente anche la risposta
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 40
libera delluscita e invariante rispetto trasformazioni lineari invertibili dello stato. Con
riferimento alle equazioni (199) e (187) si ha
1 )t
ylibera (t) = CT 1 e(T AT z(0) = CT 1 T eAt T 1 z(0) = CeAt x(0) (214)
1 1 1 1 1 1
Ylibera (s) = CT (sI (T AT )) z0 = CT T (sI A) T z0 =
1
= C (sI A) x0 (215)
Esempio
Sia x1 un fondo finanziario del Sig. Ricco ed x2 un fondo di proprieta dei figli. Il fondo
x2 viene depositato in banca sul conto del Sig. Ricco insieme ad x1 . Essendo un padre
avaro, egli riscuote gli interessi del fondo totale x1 + x2 a favore del proprio capitale x1 .
Indicando con a1 il tasso di interessi riscosso dalla banca e con u il flusso finanziario
(entrate meno uscite per unita di tempo) associato al fondo x1 , la dinamica di x1 risulta
essere:
x1 = a1 (x1 + x2 ) + u.
I figli del Sig. Ricco, daltra parte, non hanno redditi (entrate) ed utilizzano il fondo x2
con una velocita proporzionale ad x2 stesso
x2 = a2 x2 .
x = Ax + Bu (220)
y = Cx (221)
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 41
con
x1
x = (222)
x2
a1 a1
A = (223)
0 a2
1
B = (224)
0
C = (1 1) (225)
Figura 13: Adolf Hurwitz (26 Marzo 1859 -18 Novembre 1919) a sinistra e Edward
John Routh (20 Gennaio 1831 - 7 Giugno 1907) a destra.
valutare quante delle sue n radici in C siano a parte reale positiva o nulla.
Soluzione: Come primo passo enunciamo una condizione necessaria per avere tutte le
radici nel semi-piano sinistro. Questa e nota come condizione di Hurwitz:
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 42
condizione necessaria perche tutte le radici abbiano parte reale strettamente ne-
gativa e che tutti i coefficienti ah R h = 0, 1, 2, . . . , n 1 siano strettamente
positivi, i.e.: ah > 0 h = 0, 1, 2, . . . , n 1.
condizione necessaria perche alcune radici abbiano parte reale nulla e le altre parte
reale strettamente negativa e che tutti i coefficienti pari ah R h = 0, 2, 4, . . .
siano positivi e gli altri nulli oppure che tutti i coefficienti dispari ah R h =
1, 3, 5, . . . siano positivi e tutti gli altri nulli.
s3 s2 + 3s + 4 = 0 sicuramente instabile
5 3
s + 3s 2s = 0 sicuramente instabile
5 3
s + 3s + 2s = 0 al piu marginalmente stabile
5 2
s + s + 3s + 4 = 0 sicuramente instabile
5 4 3 2
s + 3s + 7s + s + 3s + 4 = 0 non si puo concludere nulla
circostanza bisognera usare le regole alternative indicate nel seguito. In entrambi i casi,
completata la tabella, vale il seguente risultato:
Il polinomio in esame ha tante radici nel semi-piano destro quante sono le variazioni
dei segni degli elementi della prima colonna della tabella di Routh. Esso ha tante radici
nel semi-piano sinistro quante sono le permanenze dei segni degli elementi della prima
colonna della tabella di Routh. In assenza di righe della tabella di Routh identicamente
nulle il polinomio non ha radici sullasse immaginario.
Per completare la tabella quando il primo elemento di una riga e nullo bisogna
distinguere due casi:
il primo elemento di una riga e nullo, ma non tutti quelli appartenenti alla stessa
riga sono nulli
Nel primo caso per completare la tabella e sufficiente sostituire lelemento nullo della
prima colonna con un numero reale piccolo a piacere e di segno arbitrario e completare
poi i calcoli seguendo lalgoritmo solito. Nel secondo caso, invece, si potra applicare
ancora il criterio dei segni degli elementi della prima colonna, ma bisognera completare
il computo della tabella in modo alternativo. In particolare bisogna sostituire la riga
nulla con i coefficienti della derivata rispetto ad s del polinomio ausiliario cos ottenuto:
sia k la potenza relativa alla riga immediatamente precedente a quella nulla e sia essa
composta dagli elementi b, c, d, . . . (da sinistra verso destra); si costruisca il polinomio
f (s) = bsk + csk2 + dsk4 + . . . . La riga nulla viene sostituita dai coefficienti di
df /ds. Si noti che in questo caso le radici del polinomio ausiliario f (s) sono disposte
simmetricamente rispetto allorigine e che sono anche radici del polinomio di partenza.
Queste ultime osservazioni implicano che il polinomio di partenza avra radici o nel
semi-piano destro o, nella migliore delle ipotesi, sullasse immaginario. Per verificare
leventuale presenza di poli a parte reale positiva sara sufficiente completare lanalisi
di Routh. Se a conti terminati la prima colonna non avra cambi di segno si potra
concludere che ci sono alcune radici a parte reale negativa ed altre sullasse immaginario.
La stabilita di un sistema il cui polinomio caratteristico ha una riga nulla nella tabella
di Routh potra essere al piu marginale.
Si noti che nel calcolare la tabella di Routh si puo moltiplicare una riga per una
costante positiva senza che cio cambi la sequenza dei segni della prima colonna.
Esempi. Si riconsideri lultimo polinomio dellesempio precedente, ossia:
s5 + 3s4 + 7s3 + s2 + 3s + 4 = 0 =
s5 1 7 3
s4 3 1 4
s3 (1 21)/3 (4 9)/3 0
s5 1 7 3
s4 3 1 4
s3 4 1 0
s2 (3 4)/4 (0 16)/4 0
s5 1 7 3
s4 3 1 4
s3 4 1 0
s2 1 16 0
s1 (64 1) 0 0
s0 16 0 0
Dai conti svolti risulta che non ci sono righe identicamente nulle: dunque non ci sono
radici sullasse immaginario. Inoltre la prima colonna ha tre permanenze di segni e due
variazioni: ci saranno allora tre radici nel semi-piano sinistro e due in quello destro. A
conferma di cio si noti che calcolando le radici numericamente con un calcolatore esse
risultano essere:
1.5093 + 2.1441 i
1.5093 2.1441 i
+0.3879 + 0.7861 i
+0.3879 0.7861 i
0.7572
Si consideri ora il polinomio:
s5 + s4 + s3 + s2 + 5s + 2 = 0 =
s5 1 1 5
s4 1 1 2
s3 0 3 0
s2 1 3/
2 0
2
s1 3 2 3 3 0 0
s0 2 0 0
Questo esempio illustra il caso in cui il primo elemento di una riga sia nullo, ma non
tutti gli altri della stessa riga. Come acennato, per proseguire il computo della tabella
e sufficiente sostituire lelemento nullo della prima colonna con un termine di modulo
piccolo a piacere. Nellesempio specifico non ci sono righe tutte nulle, dunque non ci
sono radici sullasse immaginario. Ci sono due variazioni e tre permanenze di segni nella
prima colonna, quindi tre radici a parte reale negativa e due a parte reale positiva. In
effetti le radici del polinomio in esame sono:
1.1029 + 1.0530 i
1.1029 1.0530 i
+0.8151 + 1.1670 i
+0.8151 1.1670 i
0.4245
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 45
U + K(s+z) 1 Y
2
- s+p s+as
K(s + z)
T (s) = : a, p, z > 0
s(s + a)(s + p) + K(s + z)
s3 1 ap + K
s2 p+a Kz dove x = Kz(p+a)(ap+K)
p+a .
s1 x 0
s0 Kz 0
Essendo per ipotesi a, p, z > 0 la condizione necessaria e sufficiente per avere tutti e tre
i poli a parte reale strettamente negativa e x > 0, i.e.:
Per fissare le idee, sia a = p = 1 e z = 5 nel qual caso la condizione (227) si traduce
in K < 2/3. Qualunque valore di K maggiore di 2/3 darebbe luogo ad un sistema in
ciclo chiuso instabile con due poli nel semi-piano destro. Nelle stesse ipotesi a = p = 1
e z = 5 si vede dalla tabella di Routh che il caso critico K = 2/3 comporterebbe x = 0
e dunque la presenza di una intera riga di zeri, quella relativa ad s. Sia dunque dato il
polinomio
5 10
s3 + 2s2 + s + = 0.
3 3
Nello sviluppare la tabella si troverebbe la seguente situazione:
s3 1 5/3
s2 2 10/3
s1 0 0
Questa circostanza comporta la necessita di definire il polinomio ausiliario
Le radici di f (s) sono sempre simmetriche rispetto lorigine e sono anche p radici del
polinomio di partenza; in questo caso specifico le radici di f (s) sono i 5/3 che
saranno dunque anche poli del sistema. Per valutare il numero di radici a parte reale
positiva o negativa bisogna proseguire la costruzione della tabella di Routh sostituendo
d
alla riga nulla i coefficienti di df /ds = ds (2s2 + 10/3) = 4s:
s3 1 5/3
s2 2 10/3
--- --------
s1 4 0
s0 10/3 0
dove la riga tratteggiata indica la presenza di una riga identicamente nulla. La tabella
non ha variazione di segni nella prima colonna, dunque non ce alcuna radici nel semi-
piano destro, ma due sonopsullasse immaginario. La terza e reale negativa, in particolare
le radici sono: in 2 e 5/3 i.
Figura 15: Jean Baptiste Joseph Fourier (21 Marzo 1768 - 16 Maggio 1830).
10 Analisi armonica
Sia data una funzione di trasferimento T (s) avente tutti i poli a parte reale negativa. Se
lingresso al sistema e una funzione sinusoidale di ampiezza > 0 e pulsazione , ossia
U (s) = (228)
s2 + 2
luscita sara:
T (s)
Y (s) = T (s) = . (229)
s2 + 2 (s + i )(s i )
La Y (s) avra tutti i poli della T (s) piu quelli di U (s). In particolare, sviluppando Y (s)
in fratti semplici come in (153) risulteranno modi funzionali asintoticamente convergenti
a zero in corrispondenza dei poli della T (s) (tutti a parte reale strettamente negativa
per ipotesi) e due addendi realtivi ai poli complessi coniugati p = i dellingresso
U (s). I termini relativi ai poli asintoticamente stabili rappresentano la parte transitoria
della risposta forzata del sistema, mentre i termini relativi ai poli puramente immaginari
provenienti dalla U (s) rappresentano la parte stazionaria della risposta forzata. Dalla
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 47
formula (155) per il calcolo dei residui risulta che la risposta stazionaria Yst (s) sara data
da:
R R
Yst (s) = + (230)
s i s + i
T (i ) |T (i )|ei ()
R = =
2i 2i
T (i ) |T (i )|ei ()
R = = =
2i 2i
yst (t) = L1 [Yst (s)] = R ei t + R ei t =
!
ei ( t+()) ei ( t+())
= |T (i )|
2i
= |T (i )| sin( t + ()) (231)
Dato un sistema dinamico lineare con funzione di trasferimento T (s) e tutti i poli a parte
reale strettamente negativa, la sua risposta asintotica (ossia superato il transitorio) ad un
ingresso sinusoidale di pulsazione e a sua volta un segnale sinusoidale avente identica
pulsazione , ampiezza amplificata del fattore |T (i )| e sfasamento pari allargomento
di T (i ).
nulla avranno molteplicita al piu unitaria (altrimenti u(t) non sarebbe limitata). Ne
segue che se i poli di T (s) sono a parte reale strettamente negativa, complessivamente
quelli di Y (s) saranno a parte reale minore o uguale a zero, e quelli a parte reale nulla
avrebbero la stessa molteplicita che avevano in U (s), ossia al piu uno.
Nel dominio del tempo, la BIBO stabilita della risposta forzata di un sistema SISO
lineare tempo invariante a tempo continuo e legata alla natura assolutamente sommabile
o meno della risposta allimpulso. In particolare, detta h(t) la risposta impulsiva, questa
si dice essere assolutamente sommabile se
Z
|h( )| d < . (232)
0
Dimostrazione: si ipotizzi che h(t) sia assolutamente sommabile. Allora, per ogni u(t)
limitata, ossia
u(t) : 0 u(t) u < +
vale
t
Z Z t
|yf (t)| = h(t )u( )d |h(t )| |u( )| d
0 0
Z t
u |h(t )| d < .
0
Si ipotizzi ora che yf (t) sia BIBO stabile e dimostriamo che necessariamente h(t) debba
essere assolutamente sommabile. A tale scopo si consideri il segnale limitato u( ) =
sgn (h(t )) tale per cui
Z t Z t
yf (t) = h(t )u( )d = h(t )sgn (h(t )) d =
0 0
Z t
= |h(t )| d
0
e dovendo essere, per ipotesi di BIBO stabilita, yf (t) limitata in virtu della limitatezza
della forzante u( ) = sgn (h(t )), segue che necessariamente h(t) sia assolutamente
sommabile.
a un dato ingresso sara sempre somma di tanti modi funzionali quanti sono i poli della
trasformata considerata. Questi modi funzionali contengono sempre fattori esponenziali
del tipo eRe(p) t essendo Re(p) la parte reale del polo p (si noti che questo vale anche
se Re(p) = 0). I poli piu distanti dallasse immaginario nel semi-piano sinistro del
piano complesso, daranno luogo ad addendi in y(t) con gli esponenziali piu rapidamente
decrescenti. In altre parole, la dinamica legata ai poli piu distanti dallasse immaginario
nel semi-piano sinistro si esaurira molto piu in fretta di quella legata a poli piu prossimi
allorigine. E per questo che i poli piu vicini allasse immaginario si dicono dominanti
rispetto a quelli la cui parte reale sia, in modulo, molto maggiore. Intuitivamente ci si
Im
X
X >10 X
X X X
Re
X X
X
aspetta che il contributo alla risposta y(t) dei poli piu distanti dallasse immaginario si
esaurisca molto prima di quello legato ai poli piu vicini allasse immaginario: ossia che
superato un breve1 transitorio la risposta y(t) sia ben approsimabile dal contributo dei
soli poli dominanti.
In termini di funzione di trasferimento cio si traduce nelle possibilita di aprossimarla
con un modello di ordine inferiore. La modalita con cui ottenere, ove possibile, un
modello aprossimante di ordine inferiore verra discussa nel seguito.
Esercizio
Dato un sistema con poli instabili si puo lo stesso immaginare di definire il concetto di
poli dominanti? Discutere.
Esercizio
Data la funzione di trasferimento
1
T (s) = : a>0 (233)
(s + a)(s2 + 2 n s + n2 )
1
Breve rispetto la costante di tempo del polo piu vicino allasse immaginario
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 50
n a
n a
n a
12 I diagrammi di Bode
Alla luce della interpretazione di T (i ) vista al paragrafo (10), puo essere molto utile
analizzare i grafici di |T (i )| e di arg T (i ): questi sono detti rispettivamente dia-
grammi della ampiezza e della fase o diagrammi di Bode di una funzione di trasferimen-
to. Se questa e razionale il tracciamento del diagramma delle ampiezze risulta molto
semplificato se effettuato su scala logaritmica. Sia data una funzione di trasferimento
razionale e propria. Siano zh , pj rispettivamente gli zeri ed i poli del sistema aventi parte
immaginaria nulla. I termini realitivi a zeri e poli con parte immaginaria non nulla sono
raccolti rispettivamente nei fattori (s2 + 2 h n,h s + n,h 2 ) e (s2 + 2 2
j n,j s + n,j ).
Mettendo in evidenza gli zeri ed i poli nellorigine e raccogliendo opportunamente, la
(234) puo essere riscritta come:
2
s 2 h s
(1 sgn(z1 ) 1 s)(1 sgn(z2 ) 2 s) . . . 1 + n,h + n,h
T (s) = K 2 (235)
s 2 j s
sl (1 sgn(p1 ) 1 s)(1 sgn(p2 ) 2 s) . . . 1 + n,j + n,j
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 51
dove
+1 x > 0
sgn(x) 1 x < 0
0 se x = 0
dove le costanti sono per definizione numeri reali positivi ed il segno + o nei fattori
del primo ordine 1 s dipendono dal segno del polo o zero relativo come esplicitamente
calcolato nella (235). Per tracciare il diagramma delle ampiezze e sufficiente osservare
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 52
da cui segue che basta saper tracciare i diagrammi relativi a sistemi del primo e secondo
ordine per tracciare quelli di sistemi di ordine superiore.
Per il tracciamento dei diagrammi elementari dei sistemi del primo e secondo ordine
si rimanda al testo di G. Marro.
12.1 I decibel
Essendo molto utile tracciare i diagrammi di Bode su scala logaritmica, e anche molto
utile misurare le amplificazioni (adimensionate) in una unita logaritmica detta decibel.
Sia data una quantita adimensionata A, il suo valore in decibel dB si definisce come:
(20 log10 A) dB (238)
da cui segue che:
A = 1/100 (20 log10 102 ) dB = 2(20 log10 10) dB = 40 dB
A = 1/10 (20 log10 101 ) dB = 1(20 log10 10) dB = 20 dB
A=1 (20 log10 1) dB = 0 dB
A = 10 (20 log10 10) dB = 20 dB
A = 100 (20 log10 102 ) dB = 2(20 log10 10) dB = 40 dB
A = 1000 (20 log10 103 ) dB = 3(20 log10 10) dB = 60 dB
..
.
A volte anche grandezze dimensionate vengono (impropriamente) convertite in decibel.
In questo caso per poter risalire alla grandezza di partenza e necessario conoscere lunita
di misura usata per la conversione. Per esempio se una lunghezza L = 10m venisse
espresa in decibel usando il metro come unita di misura si avrebbe
10m
20 log10 = 20 dB,
1m
ma se la stessa lunghezza venisse converita esprimendola in centimetri si avrebbe
10 102 cm
20 log10 = 60 dB
1cm
da cui e chiaro come sia sempre indispensabile dichiarare quale fosse lunita di misura
di partenza.
12.2 Esempi
Sia
(s + 1)(s 2)
T (s) = 450 (239)
(s2 + s + 9)(s + 100)
i suoi diagrammi di Bode sono riportati in figura (18)
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 53
Bode Diagrams
30
20
10
Phase (deg); Magnitude (dB)
10
100
100
200
300
1 0 1 2 3
10 10 10 10 10
Frequency (rad/sec)
13 I diagrammi polari
n d
+ u +
r + e R G
- + y
Im(s)
Re(s)
Teorema dellindice logaritmico: sia una curva chiusa in un dominio D del piano
s ed F (s) una funzione analitica in D ad eccezione di un numero finito di poli. Indicando
con arg(F (s)) la variazione dellargomento di F (s) al variare di s lungo per un giro
completo in senso orario, vale:
arg(F (s)) = 2 (z p)
essendo z e p rispettivamente il numero di zeri e poli di F (s) circondati da e contati
con la loro molteplicita.
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 55
s zh = rh ei h (241)
i k
s pk = k e (242)
r1 r2 . . . rm i(1 +2 +...+m 1 +...n )
T (s) = K e . (243)
1 2 . . . n
Volendo contare tutti i poli a parte reale strettamente positiva, e utile definire un dominio
che racchiuda tutto il semi-piano destro del piano di Gauss escludendo poli e zeri della
T (s) sullasse immaginario. Un esempio e riportato in figura (21): il dominio e percorso
in senso orario; e costituito da un semicerchio di raggio r , da segmenti sullasse
immaginario e semicerchi di raggio 0 che circondano eventuali poli e zeri immaginari
della T (s). Con riferimento all figura (22) e allequazione (243), si noti che indicando
Im(s)
s-p
x Re(s)
x o
x
arg(T (s))|semicerchio r = (m n)
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 56
Indicando con il numero complessivo di poli puramente immaginari della T (s), con
ragionamento anlogo a quello appena visto per gli zeri immaginari si ottiene:
2 (z p) = (m n) + +
da cui si evince che i poli di F (s) coincidono con quelli del guadagno di anello RGH.
Inoltre da questa relazione, ricordando che deve necessariamente essere deg(N (s))
deg(D(s)), segue che il grado m del numeratore di F (s) coincide con il grado n del suo
denominatore, ossia n = m. I termini e in (245) sono gli zeri ed i poli puramente
immaginari di F (s) = 1 + RGH: come gia osservato, i poli coincidono con quelli del
guadagno di anello RGH, mentre gli zeri puramente immaginari di F (s) saranno assenti
se il diagramma polare di RGH(i ) non passa per il punto critico 1 + i 0: questa
circostanza e verificabile graficamente dallanalisi del diagramma polare (o di Nyquist)
del guadagno di anello RGH(i ). Da ultimo bisogna valutare Nf per F (i ), ossia il
numero di giri che F (i ) compie attorno allorigine quando va da a + (Nf > 0
per rotazioni orarie). Evidentemente questo valore di Nf coincide con il numero di
rotazioni (positive quando orarie) compiute dal vettore che origina in 1 + i 0 e che
punta su RGH(i ) quando va da a +. Riassumendo questi risultati, il criterio
di Nyquist puo essere cos descritto:
si traccia il diagramma polare della funzione RGH(i ) per [0, )
si verifica che il diagramma polare di RGH(i ) non passi per il punto critico
1 + i 0
Da ultimo si osservi che il criterio di Nyquist enunciato vale anche per funzioni di
trasferimento non razionali fratte, ad esempio anche in presenza di termini del tipo esT
che modellino ritardi finiti tra ingresso ed uscita del sistema.
20
15
10
5
Imaginary Axis
10
15
20
10 5 0 5 10 15
Real Axis
in esame non ha poli positivi o immaginari, ma dal diagramma in figura (23) risulta che
Nf = 2, dunque ci si aspetta di avere
z =p+ + Nf = 0 + 0 + 2
2
due poli instabili. Indubbiamente i poli in ciclo chiuso sono:
347.3759
3.2289
1.6048.
Dal diagramma polare (23) si intuisce che un guadagno statico minore puo servire a
stabilizzare il sistema: se, infatti, il punto critico 1 + i 0 non venisse abbracciato dal
diagramma di RGH, allora risulterebbe Nf = 0 e non ci sarebbero poli instabili in ciclo
chiuso. Indubbiamente tracciando il diagramma polare della stessa T (s) (239) divisa
per un fattore 10, ossia di
(s + 1)(s 2)
T (s) = 45 (246)
(s2 + s + 9)(s + 100)
si ottiene il diagramma riportato in figura (24). I poli in ciclo chiuso del sistema in
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 59
Nyquist Diagrams
1.5
0.5
Imaginary Axis
0.5
1.5
2
1 0.5 0 0.5 1 1.5
Real Axis
retroazione unitaria avente guadagno di anello T (s) dato dalla (246) sono:
53.4660
1.2670 + 4.1123 i
1.2670 4.1123 i.
n d
+ u +
r + e
R G
- + y
H
+
m
Inoltre assumendo che G(s) sia strettamente propria ed R(s) al piu semplicemente pro-
pria, nel limite di alte pulsazioni necessariamente si avra che S(s) 1 ed
F (s) 0 mostrando come i requisiti ideali siano irrealizzabili, almeno se riferiti a tutte
le pulsazioni. Evidentemente il regolatore dovra garantire |S(s)| quanto minore possibile
e F (s) quanto piu prossima allunita possibile su un opportuna banda di frequenze. Si
noti in particolare che i disturbi m(t) ed n(t) hanno lo stesso peso relativo del riferi-
mento r(t) sulla uscita. Questo indica che lunica possibilita per ridurre il loro effetto
sulluscita e di accertarsi che disturbi e riferimenti abbiano spettri disgiunti e quindi
sintetizzare il regolatore tale che F (s) abbia banda passante disgiunta dallo spettro di
m(t) ed n(t).
Le funzioni di sensitivita introdotte risultano essere molto utili nellanalisi della robu-
stezza della stabilita di sistemi retroazionati. Indicando con L(s) := RGH(s) la funzione
di trasferimento di anello, vale
1
S(s) =
1 + L(s)
1 L(s)
F (s) = .
H 1 + L(s)
Supponiamo che limpianto di controllo di figura (25) sia asintoticamente stabile e si
voglia analizzare la stabilita del sistema da esso ottenuto al variare di G(s). Ovvero
sostituendo allimpianto descritto dalla G(s) uno descritto da
Gm (s) = G(s) + G(s)
(261)
|G(j)| (w)
con () nota, ci si chiede sotto quali condizioni il sistema in ciclo chiuso continui ad
essere asintoticamente stabile. Per rispondere si puo ricorrere al criterio di stabilita
di Nyquist. In particolare ipotizziamo che Gm (s) abbia lo stesso numero di poli a
parte reale positiva di G(s): in questo caso il sistema in ciclo chiuso con funzione di
trasferimento di anello Lm (s) = RGm H sara a sua volta asintoticamente stabile se il
numero di rotazioni dei vettori Lm (j) ed L(j) attorno al punto critico 1 + j0, al
variare di da a +, coincidono. Osservando che Lm (s) = L(s) + G(s)R(s)H(s)
segue che Lm (j) e contenuto in un cerchio centrato su L(j) di raggio ()|RH(j)|
e dunque la condizione di asintotica stabilita del sistema perturbato e necessariamente
garantita se
()|RH(j)| < |1 + L(j)| (262)
ovvero se la funzione di sensitivita S(s) garantisce:
1
|S(j)| < . (263)
()|RH(j)|
La equazione (263) richiede in pratica di avere bassa sensitivita nelle zone di frequenza ad
alta indeterminazione (()) della funzione di trasferimento dellimpianto. Alla luce di
queste considerazioni si puo introdurre come parametro di misurazione della robustezza
della stabilita la quantita:
SM := sup |S(j)| (264)
che si richiede di essere quanto piu piccola possibile. Moltiplicando la equazione (263)
per |RGH(j)| a destra e sinistra si puo ottenere una condizione necessaria di stabilita
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 62
() 1
< . (265)
|G(j)| |H| |F (j)|
che rappresenta dunque un secondo parametro di stima della robustezza della stabilita
del sistema di controllo in ciclo chiuso. Questa analisi spiega limportanza dei parametri
dei margini di fase e guadagno.
Im
1/k m
-1
Re
c c
m
1
km := : arg L(j ) = 180o Margine di guadagno (267)
|L(j )|
m := 180o + c : c = arg L(jc ), |L(jc )| = 1 Margine di fase. (268)
G(s) non ha poli nel semipiano positivo, ma tutti i suoi poli hanno parte reale
minore o uguale a zero (notare che sono ammessi poli puramente immaginari).
Il diagramma di modulo (di Bode) interseca lasse delle ascisse una sola volta
dallalto verso il basso.
Si noti che sono ammessi sistemi con zeri nel semipiano destro (zeri positivi) e sistemi
con ritardi finiti.
Il criterio di Nyquist applicato ad un sistema che soddisfi le ipotesi riportate rivela
che la stabilita e garantita se e solo se
Nf + =0
2
che, graficamente, equivale a richiedere che il punto critico (1, j0) nel piano di Gauss
non sia abbracciato dal diagramma polare di RGH. Questa condizione equivale, a sua
volta, ad avere un margine di fase maggiore di zero gradi. In particolare la condizione
di stabilita per i sistemi in oggetto puo essere espressa in termini del margine di fase m
come segue:
I valori tipici del margine di fase sono nellintervallo [45o , 60o ], ma anche 30o possono
essere accettabili: dipende dalla specifica applicazione. Il margine di fase e, in generale,
un buon indicatore della robustezza della stabilita (specie nei confronti di ritardi di
tempo finiti), ma non sono infrequenti casi particolari per i quali ad un elevato valore del
margine di fase non corrisponda un comportamento robusto. Per esempio, la situazione
riportata in figura (26) corrisponde proprio ad un sistema con elevato margine di fase,
ma non lontano dallinstabilita. E proprio per identificare queste situazioni che si ricorre,
come indicatore aggiuntivo, al margine di guadagno km . In effetti, nelle stesse ipotesi
formulate circa il criterio del margine di fase, si puo formulare un criterio basato sul
margine di guadagno.
Per quanto solo indicativo, questo semplice criterio e spesso di grande utilita pratica.
Possibili deroge alle condizioni riportate per la sua validita riguardano la presenza di
ritardi finiti che, se trascurabili potrebbero non influire sullesito del criterio, ed il taglio
a pendenze anche minori o uguali a 2, ma con zeri (nel semipiano sinistro) molto vicini.
F (s):
1
, l=0
sl 1+K
lim S(s) = lim = 0 , l>0 (270)
s0 s0 sl + K
1 , l<0
K
1+K , l=0
K
lim F (s) = lim l = 1 , l>0 (271)
s0 s0 s + K
0 , l<0
K e la costante di Bode ed l il tipo della funzione di anello L(s). Questi limiti mettono in
evidenza come non sia in generale opportuno avere zeri nellorigine della funzione danel-
lo, mentre poli nellorigine garantiscono errori a regime nullo per riferimenti stazionari.
Per tipici sistemi di controllo valgono le approssimazioni:
1
|L(j)| , c
1
|S(j)| = (272)
|1 + L(j)| 1 , > c
|L(j)| 1 , c
|F (j)| = (273)
|1 + L(j)| |L(j)| , > c
1
|HG(j)| , c .
|R(j)|
|Q(j)| = (274)
|1 + RGH(j)| |R(j)| , > c
Questa ultima relazione mostra come la eventuale volonta di ottenere una banda pas-
sante in ciclo chiuso molto superiore a quella del sistema in ciclo aperto implichi neces-
sariamente elevati guadagni del regolatore ad alte frequenze, ossia la estensione della
banda passante del sistema in ciclo aperto si paga in termini di sforzo di controllo. Per
quanto riguarda la robustezza rispetto incertezze parametriche sullimpianto G, si noti
che:
RG
F := (275)
1 + RGH
1 F 1 R G
(1 + RGH) RG RH
G
= =
F F (1 + RGH)2
R2 GH
G R 1 + RGH
= 2
=
1 + RGH (1 + RGH) RG
G 1 RH G G 1 F 1 G
= = H = [1 F H] =
G 1 + RGH G G G G
1 G
= S (276)
G
da cui segue che lincertezza relativa sulla funzione di trasferimento in ciclo chiuso dovuta
a variazioni o incertezze parametriche su G e legata alla rispettiva incertezza relativa
della funzione G da:
F G
(j) = (j) |S(j)| (277)
F G
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 66
1.8
1.6
1.4
Uscita sistema del II ordine
1.2
0.8
0.6
0.4
0.2
0
0 5 10 15
tw
n
Figura 27: Risposta al gradino unitario di un sistema elementare del secondo ordine
per = 0.01, 0.1, 0.3, 0.6, 0.9.
che alla luce della struttura tipica di S(s) prima esaminata, mette in evidenza il motivo
stesso per cui si ricorre alla retroazione nei sistemi di controllo. Grandi amplificazioni
nella banda passante della funzione danello garantiscono, entro la banda passante, una
ridotta senstivita a variazioni parametriche dellimpianto. In questo senso luso della
retroazione aiuta per sua natura a rendere il sistema in ciclo chiuso piu robusto di quello
in anello aperto rispetto non solo a disturbi sulluscita, ma anche rispetto variazioni o
incertezze sullimpianto G. Si noti anche che lequazione (277) giustifica la dizione di
funzione di sensitivita per la funzione S(s).
50
45
40
35
30
t wn
25
20
15
10
essendo
p
:= 1 2 n . (280)
Come illustrato in figura (27), grafico della funzione (279) e contenuto nellinviluppo
delle funzioni
ysup (t) = 1 + en t (281)
n t
yinf (t) = 1 e . (282)
Si definisce tempo di assestamento allx% il tempo minimo dopo il quale la risposta
indiciale differisce in modulo dal suo valore asintotico y per meno dellx% di y . In
formule,
y(t) y
tx% : 100
x% t t (283)
x%
y
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 68
12
11
10
8
t wn
2
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
E possibile verificare per via numerica che lapprossimazione introdotta con luso del-
linviluppo inferiore (o superiore) della risposta indiciale piuttosto che con la curva com-
pleta (279), e molto buona. Dalla equazione (284) risulta che il tempo di assestamento
allun percento sia dato da:
ln(100)
n t1% = dove ln(100) 4.6
il cui grafico e riportato in figura (28). Data la struttura della equazione (279) ed il suo
grafico in figura (27), si deduce lesistenza di estremi relativi della risposta indiciale. In
particolare il primo massimo della (279) individua la massima sovraelongazione: il valore
delluscita Mse corrispondente alla massima sovraelongazione, cos come listante tmse a
cui si manifesta, possono essere calcolati analizzando la derivata prima della equazione
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 69
Sovraelongazione
100
90
80
70
60
[%]
50
40
30
20
10
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
Frequenza transitorio
1
0.9
0.8
0.7
0.6
w / wn
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
p
Figura 31: Frequenza del transitorio = n 1 2 .
1
G(j) = G(s)|s=j = =
2
s
n +1+ 2 sn
s=j
1
= 2 (287)
1 n + 2 j n
avente modulo
1
|G(j )| = s = (288)
2 2
2
1 n + 4 2 n
1
= p : x = (/n )2 (289)
(1 x)2 + 4 2 x
Dalla equazione (289) si puo dedurre la banda passante a 3dB (attenuazione di 1/ 2)
del sistema elementare del secondo ordine imponendo:
(1 x)2 + 4 2 x = 2
10
5
[deg]
10
15
20
25
30
1 0 1
10 10 10
w/wn
Figura 32: Modulo della funzione di risposta armonica per un sistema del II ordine
G(s) = n2 /(s2 + 2n s + n2 ) per = 0.1, 0.2, 0.3, . . . , 1.
il cui andamento funzionale e riportato in figura (34). Dalla equazione (289) si puo anche
dedurre la pulsazione di risonanza e la corrispondente ampiezza risonante. In particolare
la pulsazione di risonanza per sua definizione e la pulsazione alla quale si manifesta il
massimo relativo del modulo della funzione di risposta armonica. Tale massimo si puo
individuare cercando il minimo del radicando in equazione (289), ossia:
f (x) = (1 x)2 + 4 2 x
f 0 (x) = 0 =
x = 1 2 2 =
p 1 1
ris /n = 1 2 2 : in figura (37) (291)
2 2
ed il picco di risonanza vale evidentemente:
1
|G(j)|=ris = . . . = p (292)
2 1 2
il cui valore in dB e riportato nelle figure (35 - 36). Da ultimo si consideri il margine
di fase di un sistema che, in retroazione unitaria, abbia funzione di trasferimento pari a
quella di un sistema elementare del secondo ordine (278). Un siffatto sistema avrebbe
funzione di trasferimento nella catena diretta pari a:
n2
T (s) = (293)
s(s + 2n )
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 72
20
40
60
80
[deg]
100
120
140
160
180
2 1 0 1 2
10 10 10 10 10
w/w
n
Figura 33: Fase della funzione di risposta armonica per un sistema del II ordine
G(s) = n2 /(s2 + 2n s + n2 ) per = 0.1, 0.2, 0.3, . . . , 1.
Banda passante
1.6
1.5
1.4
1.3
1.2
wb / wn
1.1
0.9
0.8
0.7
0.6
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
x(4 2 + x) = 1 =
q
t /n = (4 4 + 1 )1/2 2 2
il cui grafico, in gradi, e riportato in figura (38). Dal grafico di m in figura (38) si evince
che nellintervallo [0, 0.6] il margine di fase espresso in gradi e approsimativamente
calcolabile come m = 100 [deg].
Picco di risonanza
10
6
Mris [dB]
di risonanza del diagramma di Bode dei moduli della funzione (278), ossia del sistema
ottenuto chiudendo in retroazione unitaria la funzione di anello (293).
Il nesso tra la presenza di un rilevante picco di risonanza nel diagramma dei moduli di
un sistema (stabile) e di una rilevante massima sovraelongazione non dovrebbe stupire:
anzi, qualitativamente possiamo affermare che per un sistema stabile la sovraelongazione
nella risposta indiciale sia la manifestazaione nel dominio del tempo del picco di riso-
nanza in frequenza. Questo perche il picco di risonanza segnala che una porzione dello
spettro del gradino in ingresso (forzante che genera la risposta indiciale) viene amplifi-
cata sensibilmente di piu delle porzioni adiacenti (sia a destra che a sinistra del picco).
Ne segue che se il picco di risonanza e sufficientemente pronunciato, lo spettro della
risposta forzata avra un massimo relativo in prossimita della frequenza di risonanza.
Questo massimo nello spettro della risposta indiciale produce, nel dominio del tempo,
le tipiche oscillazioni della risposta indiciale che determinano la sovraelongazione.
E importante osservare, pero, che esiste anche un nesso tra massima sovraelongazione
(o natura sensibilmente oscillante) della risposta indiciale di un sistema in retroazione
unitaria ed i margini di fase e guadagno della relativa funzione di anello. In altri termini,
losservazione quantitativa che e stata dimostrata rigorosamente per un sistema del
secondo ordine, che a margine di fase piccolo della funzione di anello corrisponde grande
sovraelongazione (o natura fortemente oscillante) nella risposta indiciale del sistema
in ciclo chiuso, e generalizzabile. Per chiarire questo punto, si consideri un generico
diagramma polare di una funzione di anello L(s) per la quale si possano applicare i
criteri di stabilita del margine di fase e di guadagno: si ipotizzi di chiudere L(s) in
retroazione unitaria. Il vettore avente origine nel punto critico (1, j0) e termine sulla
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 75
Picco di risonanza
55
50
45
40
35
Mris [dB]
30
25
20
15
10
0 0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12
curva L(j) ha modulo |1 + L(j)|. Ne segue che se il diagramma polare passa molto
vicino al punto critico (1, j0) (eventualmente in seguito ad un margine di fase o di
guadagno molto piccolo), significa che nei pressi della pulsazione di taglio t (dove per
definizione |L(jt )| = 1) ci sara una pulsazione t per la quale |1 + L(j )| 1 e
|L(j )| 1. Di conseguenza, in una simile situazione, la funzione di risposta armonica
L(j)
T (j) = (299)
1 + L(j)
del sistema in retroazione unitaria avente funzione di anello L(j) avra un picco di ri-
sonanza nei pressi di t . Tale picco sara tanto piu pronunciato quanto piu vicino
sara il passaggio del diagramma polare di L(j) al punto critico (1, j0). Questo di-
mostra che, in generale (e non solo per il sistema elemntare del II ordine), a margini
di guadagno o fase piccoli nella funzione di anello corrisponderanno grandi oscillazioni e
grande sovraelongazione nella risposta indiciale del sistema in retroazione unitaria aven-
te funzione di anello L(j). Si noti infine che, per quanto non molto comuni, sono anche
possibili situazioni patologiche in cui nonostante si abbiano grandi valori dei margini
di fase e di guadagno, il diagramma polare della funzione di anello passa pericolosa-
mente vicino al punto critico (1, j0). Tali situazioni sono molto pericolose in quanto
nonostante eventuali valori abbondanti dei comuni margini di stabilita, si avrebbero pre-
stazioni dinamiche nel dominio del tempo potenzialmente insoddisfacenti. La diagnosi
di queste situazioni e comunque immediata dallanalisi grafica del diagramma polare
della funzione di anello. In linea di massima queste situazioni si possono manifestare
quando la pendenza del diagramma di Bode dei moduli nei pressi del taglio (tipicamente
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Frequenza di risonanza
1
0.9
0.8
0.7
0.6
wris / wn
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8
p
Figura 37: Frequenza di risonanza ris /n = 1 2 2 : 12 1 .
2
alla sua destra) ha pendenza bassa. Per evitare queste situazioni, una buona regola di
sintesi e che la pendenza del diagramma di Bode dei moduli della funzione di anello non
si appiattisca a 0 dopo il taglio ed, anzi, compatibilmente con le specifiche sul margine
di fase, sia quanto piu grande possibile.
Margine di fase
80
70
60
50
[deg]
40
30
20
10
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
Figura 38: Margine di fase di un sistema del secondo ordine in ciclo chiuso.
1BP La funzione di trasferimento del regolatore R(s) deve essere fisicamente realizza-
bile.
2BP La funzione di trasferimento del sistema in ciclo chiuso deve essere BIBO stabile.
Per quanto riguarda questo punto, e opportuno distinguere la sintesi per impianti
(G(s) = F (s)H(s), serie dellimpianto e del sensore) a fase minima e a fase non mi-
nima.
Per sistemi a fase minima, la stabilita in ciclo chiuso puo essere garantita assicurando
che la funzione di anello soddisfi il criterio qualitativo della pendenza (criterio di Bode)
o i criteri del margine di fase e di guadagno. Si noti che per impianti a fase minima, non
ce vincolo su dove imporre la pulsazione di taglio della funzione di anello. In questo
senso la situazione e molto piu complessa ed articolata per sistemi a fase non minima.
Per garantire la stabilita in ciclo chiuso per sistemi a fase minima sulla base dei criteri
di Bode o del margine di fase, e frequente luso di reti ad anticipo del tipo
s+z
K0 : z < p reali (301)
s+p
con z < t < p essendo t la pulsazione di taglio della funzione di anello.
In molte circostanze la sintesi della rete ad anticipo di fase e semplificata utilizzando
la seguente parametrizzazione:
1+s
Ranticipo (s) = K : , K > 0, (0, 1]. (302)
1 + s
Analizzando il diagramma polare di questa rete, che e un semicerchio per [0, ), si
evince che il massimo della sua fase max soddisfa:
1 sin max
= (303)
1 + sin max
e si manifesta alla pulsazione
1
= . (304)
Infine, ponendo
K= (305)
si garantisce che il taglio del diagramma di Bode dei moduli di Ranticipo (s) sia proprio
in .
3BP La funzione di anello L(s) = R(s)G(s) deve essere di tipo passa-basso con una
unica pulsazione di taglio ottenuta in corrsipondenza di una pendenza negativa
del diagramma dei moduli di Bode.
Data la natura passa-basso di L(s), si e soliti indicare con i termine bassa frequenza lo
spettro su cui |L(s)| 1, media frequenza lo spettro su cui |L(s)| 1 e di alta frequenza
lo spettro su cu |L(s)| 1. Naturalmente la pulsazione di taglio di L(s) individuera
la banda passante, ovvero la prontezza, del sistema in ciclo chiuso. Questa deve essere
scelta compatibilmente allo sforzo di controllo ammissibile e alla specifica applicazione in
esame. In particolare, si ricorda che se limpianto G(s) e strettamente proprio, imporre
una pulsazione di taglio t sulla funzione di anello a destra dellultima pulsazione di
rottura di G(j) determinera che in una porzione di spettro dellordine di ( , t ) il
modulo della funzione di risposta armonica R/(1 + RG) tra luscita del regolatore ed il
riferimento tendera a 1/|G(j)|.
Si noti che queste regole di buona prassi vanno rispettate contemporaneamente.
Dunque per quanto riguarda, per esempio, i punti 2BP e 3BP, il numero di reti ad
anticipo di fase da poter usare nella zona di media frequenza sara superiormente limitato.
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4BP La funzione di anello L(s) = R(s)G(s) ed il regolatore R(s) devono essere di tipo
compatibile con le specifiche di reiezione dei disturbi sullingresso e luscita di G(s)
e di robustezza a variazioni parametriche.
5BP E bene che non ci siano cancellazioni tra zeri nellorigine del controllore e poli
nellorigine dellimpianto, ossia R(s)G(s) deve essere di tipo maggiore o uguale a
quello di G(s).
6BP Se la funzione di anello e di tipo zero, il guadagno statico L(0) della funzione di
anello deve essere sufficientemente elevato da garantire che lerrore asintotico per
riferimenti a gradino sia sufficientemente piccolo.
Indicando con t la pulsazione di taglio di L(j), i punti 4BP e 6BP possono sempre
essere soddisfatti moltiplicando la R(s) che non li soddisfacesse rispettivamente per reti
di tipo proporzionale - integrale (PI) ed a ritardo di fase agenti nella zona di bassa
frequenza, ossia per
s+z n
: n 1, z t (306)
s
e
1 1 + s 1
: (0, 1), t . (307)
1+s
7BP A parita di prestazioni ottenute con due controllori diversi, e sempre preferibile
utilizzare quello di struttura piu semplice (i.e. con il minore numero di poli e zeri)
o eventualmente quello che garantisce il minor sforzo di controllo.
Una tecnica da considerare per cercare di ottenere controllori piu semplici possibili consi-
ste, una volta sintetizzato R(s), nel verificare tramite il suo diagramma di Bode e quello
dellimpianto G(s), se sia possibile mantenere una analogo andamento del diagramma
di Bode di R(s) e della funzione di anello eliminando alcuni poli e/o zeri di R(s). Puo
succedere, per esempio, che nella sintesi si siano introdotti poli di R(s) in alta frequenza
(ossia dove |L(j)| 1); se questi non fossero necessari a garantire la fisica realizzabilita
di R(s) potrebbe essere possibile eliminarli senza modificare sensibilmente le prestazioni
complessive.
Valutando nel complesso le regole esposte, si noti che la procedura di sintesi del
controllore (almeno per sistemi a fase minima) puo essere pensata per zone di frequenza
distinte. In altri termini dato il diagramma di Bode del sistema G(s) da controllare,
si puo procedere a correggerlo per zone di frequenza fattorizzando il regolatore nelle
regioni di bassa, media ed alta frequenza (rispettivamente indicate con i pedici bf , mf
ed af )
R(s) = Rbf (s) Rmf (s) Raf (s) (308)
e scegliendo ciascun fattore in modo che abbia guadagno unitario (o comunque costante)
e fase nulla nelle altre zone. Tipicamente nelle zone di bassa frequenza si inseriscono
termini atti a soddisfare le prestazioni asintotiche: per esempio, reti PI o a ritardo di
fase che garantiscano guadagni elevati per pulsazioni tendenti a zero e tali che abbiano
fase tendente a zero e modulo tendente ad uno in media ed alta frequenza. Nella zona
di media frequenza si inseriscono termini che garantiscano la BIBO stabilita in ciclo
chiuso con il rispetto delle eventuali specifiche sui margini di fase e guadagno. Spesso
questi obiettivi sono raggiunti con luso (in media frequenza) di reti ad anticipo di
fase opportunamente centrate. In alta frequenza potrebbero essere presenti poli atti a
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garantire la fisica realizzaibilita del controllore ed il rispetto delle specifiche sul margine
di guadagno.
Si noti che le prime regole fin qui esposte valgono in generale, ovvero per sistemi
a fase minima e per sistemi a fase non minima. La differenza sostanziale tra le due
classi di sistemi consiste nella possibilita per i sistemi a fase minima di garantire la
BIBO stabilita in ciclo chiuso sulla base dei semplici criteri di stabilita dei margini di
fase e guadagno o della pendenza (criterio di Bode). In presenza di sistemi a fase non
minima, tali criteri potrebbero non valere rendendo il problema di garantire la BIBO
stabilita in ciclo chiuso piu difficile. Naturalmente in presenza di sistemi a fase non
minima si potra sempre ricorrere al criterio di Nyquist per analizzare la stabilita in ciclo
chiuso, ma a differenza dei criteri dei margini di fase, guadagno e della pendenza, il
criterio di Nyquist nella sua forma generale non indica in maniera esplicita e diretta
quali modifiche effettuare alla funzione di anello per garantire la BIBO stabilita in ciclo
chiuso. Il problema generale della sintesi per sistemi a fase non minima puo essere in
parte semplificato distinguendo alcuni casi particolari.
17.1 La sintesi del controllore per sistemi a fase non minima: consi-
derazioni generali
Un impianto G(s) (serie del sistema e del sensore) da controllare in retroazione (unitaria)
puo essere a fase non minima per diversi motivi. In particolare una qualunque funzione
di trasferimento a fase non minima puo sempre essere fattorizzata come
essendo Gf m (s) a fase minima e Gf nm (s) no. La natura a fase non minima di Gf nm (s)
puo dipendere da diversi fattori:
R0 (s)G(s)
G1 (s) = (313)
1 + R0 (s)G(s)
sia BIBO stabile. Ne segue che la funzione G1 (s) sara a fase minima (nel caso R0 (s) abbia
costante di Bode positiva e sia priva di zeri destri e ritardi di tempo finiti) o, comunque
a fase non minima, ma priva di poli destri (nel caso R0 (s) non sia a fase minima per
la presenza di una costante di Bode negativa e/o di zeri destri e/o di ritardi di tempo
finiti). Dunque si potra sempre procedere alla sintesi di un secondo controllore R1 (s) con
i metodi esaminati per sistemi privi di poli destri tale che siano soddisfatte eventuali altre
specifiche di controllo oltre alla BIBO stabilita in ciclo chiuso. Larchitettura di controllo
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17.1.5 Sistemi a fase non minima per la presenza concomitante di piu cause.
Il problema della sintesi per sistemi la cui natura di fase non minima sia indotta da piu
di una delle singole cause prima descritte puo essere trattato in modo ragionevolmente
semplice una volta comprese in dettaglio le situazioni relative ai casi precedenti. Si
ipotizzi di progettare il regolatore fattorizzandolo come R(s) = R0 (s)R1 (s). Qualunque
sia la combinazione di concause determinanti la natura a fase non minima dellimpianto,
leventuale presenza di una costante di Bode negativa puo essere banalmente eliminata
scegliendo R0 (s) = 1 ed avendo cura che R1 (s) abbia costante di Bode positiva. Se,
inoltre, tra le diverse concause presenti fosse assente la presenza di poli destri, dallanalisi
svolta relativamente alla presenza di soli zeri destri e di un ritardo di tempo finito, segue
che sarebbe sufficiente procedere alla sintesi di R1 (s) come se il sistema da regolare fosse
privo di ritardi di tempo finiti e zeri destri avendo cura che questi siano vincolati a
trovarsi nella zona di alta frequenza della funzione di anello e che lo sfasamento associato
al ritardo di tempo finito sia trascurabile in prossimita della pulsazione di taglio della
funzione di anello.
In presenza di poli destri ed altre concause che rendano limpianto da regolare a fase
non minima, si potra procedere come descritto al paragrafo (17.1.4): ossia, si potra prima
individuare un controllore stabilizzante (anello di controllo in retroazione piu interno)
tramite lanalisi in frequenza (criterio di Nyquist) e/o il luogo delle radici. Terminata
questa fase, si sara individuato un sistema (il sistema stabilizzato in retroazione) privo
di poli destri e, in generale, ancora a fase non minima per la concomitanza di piu cause
(esclusa la presenza di poli destri). A questo punto si potra trattare questo nuovo sistema
con i metodi e le cautele appena descritte per sistemi a fase non minima e privi di poli
destri.
Si noti che nelle ipotesi in cui L(j) sia di tipo bassa basso, il limite e quello
di bassa frequenza ( t essendo t la pulsazione di taglio di L(j)), mentre in alta
frequenza si avra 0 ( t ) per il quale vale
() ej()
lim F (j) = lim = () ej() = L(j) = R(j)G(j). (320)
0 0 1 + () ej()
Dunque in alta frequenza, la funzione di risposta armonica in ciclo chiuso tende a
coincidere con la funzione di risposta armonica di anello.
In aggiunta, si osservi che in assenza di cancellazioni tra gli zeri ed i poli della funzione
in ciclo chiuso F (s), gli zeri in ciclo chiuso coincidono con gli zeri della funzione di anello.
Indicando, infatti, con DG , DR , NG ed NR i polinomi a denominatore e numeratore di
G ed R vale
R(s)G(s) NR (s)NG (s)
F (s) = = . (321)
1 + R(s)G(s) DR (s)DG (s) + NR (s)NG (s)
Questi risultati portano a concludere che gli eventuali poli destri della funzione di anello
non possono essere lasciati nella zona di alta frequenza di F (j) mentre gli eventuali zeri
destri della funzione di anello non possono essere lasciati nella zona di bassa frequenza
di F (j). Infatti, alla luce del limite in equazione (320), se i poli destri della funzione di
anello venissero lasciati nella zona di alta frequenza di F , questa tenderebbe ad avere gli
stessi poli instabili (e cio e inammissibile). Daltro canto, considerata linvarianza degli
zeri risultante dallequazione (321), se gli zeri destri della funzione di anello venissero
lasciati nella zona di bassa frequenza di F (j), questa avrebbe gli stessi zeri. Ma avendo
anche modulo tendente ad uno e fase tendente a zero in bassa frequenza (equazioni (318)
e (319)), necessariamente F (s) dovrebbe avere anche poli tendenti a coincidere con i
propri zeri in bassa frequenza: e questo esclude, appunto, che si possano lasciare zeri
destri della funzione di anello nella bassa frequenza della funzione in ciclo chiuso. Pena,
la sua instabilita.
Infine, per quanto riguarda lapprossimazione in frequenza della funzione in ciclo
chiuso, si osservi che non e generalmente individuabile una approssimazione di media
frequenza ( t ) in quanto in questa zona il modulo della funzione in ciclo chiu-
so dipendera criticamente dalla fase della funzione di anello (si veda il diagramma di
Nyquist).
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 86
NF (s) RG NR NG
F (s) = = = . (328)
DF (s) 1 + RG DR DG + NR NG
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 87
DF = DG + DR (329)
e determinano univocamente la posizione nel piano di Gauss dei DF poli della funzione
in ciclo chiuso F (s). Potendo assegnare valori desiderati ai coefficienti del polinomio
DF (s) si potrebbero fissare ad arbitrio i poli della funzione in ciclo chiuso. Ci si chiede
quale debba essere la struttura di R(s) per raggiungere questo scopo. A tale fine si
osservi che il numero di parametri di DF (s) assegnabili attraverso la scelta di R(s) sono
DR + NR + 1. Volendo usare questi parametri per assegnare tutti i DF poli di F (s)
si ha un numero di condizioni pari a
DF = DG + DR = DR + NR + 1 (330)
DF = DG + DR = 2 DG 1 (332)
poli di F (s). Questo potra garantire, ad esempio, la stabilita BIBO del sistema in ciclo
chiuso senza, pero, poter garantire il soddisfacimento delle specifiche in frequenza.
A titolo di esempio si consideri il seguente caso:
s1
G(s) = 20 . (333)
s(s 10)
Avendo questo sistema uno zero destro a sinistra di un polo destro, non si possono
applicare le usuali tecniche di sintesi in frequenza, ovvero il criterio del margine di fase
generalizzato. In particolare non sara possibile avere un unico taglio a pendenza negativa
per la funzione di anello. Possiamo pero sintetizzare un regolatore che allochi i poli in
ciclo chiuso a piacere. A tale scopo il regolatore dovra avere numeratore e denominatore
di grado 1 (ovvero DG 1 = 2 1). Il sistema in ciclo chiuso avra grado 3, ovvero
2 DG 1 = 2 2 1 = 4 1 = 3. Sia quindi
b1 s + b0
R(s) = (334)
s + a0
con b0 , b1 ed a0 incogniti da determinare tale che i 3 poli in ciclo chiuso siano, ad esempio,
tutti e tre in 1. Ossia imponiamo
a0 10 + 20b1 = 3 (337)
20b0 20b1 10a0 = 3 (338)
20b0 = 1 (339)
b0 = 1/20 (340)
a0 = 17/9 (341)
b1 = (13 a0 )/20 = (117 + 17)/180 = 134/180 (342)
0.7444s 0.05
R(s) = . (343)
s 1.889
Si noti come in questo caso il regolatore abbia uno zero destro ed un polo destro. I poli
in ciclo chiuso sono pero tutti e tre, per costruzione, coincidenti in -1.
Il luogo delle radici e un metodo di analisi e sintesi per sistemi di controllo LTI a
tempo continuo sviluppato da Walter R. Evans (1920 -1999) sul finire degli anni 1940.
In estrema sintesi, il metodo consiste nel studiare la posizione nel piano complesso delle
radici del polinomio caratteristico di un sistema LTI SISO in retroazione al variare di
determinati parametri della funzione di anello. Nella sua formulazione piu semplice e
comune, la funzione di anello e razionale fratta priva di ritardi finiti ed il parametro in
funzione del quale si esamina il luogo delle radici della funzione di trasferimento in ciclo
chiuso e la costante di guadagno della funzione di anello. In particolare sia
una funzione di anello priva di ritardi finiti dove R(s), G(s) e H(s) sono, rispettiva-
mente, le funzioni di trasferimento del controllore, dellimpianto e del trasduttore. La
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 89
Definizione
Il luogo delle radici e il luogo dei punti del piano complesso che sono radici del polinomio
caratteristico della funzione in ciclo chiuso T (s) in equazione (345) per qualche valore
della costante di guadagno K (, ) della funzione di anello definita come in
equazione (347). Convenzionalmente il luogo delle radici relativo a K (0, ) e detto
luogo positivo e quello relativo a K (, 0) e detto luogo negativo.
Si noti che, in generale, la costante di guadagno K in equazione (347) non coincide con
la costante di Bode KB della funzione di anello. Sebbene, infatti, il moduolo di KB sara
sempre proporzionale al modulo di K, le due costanti possono differire sia in modulo
che in segno.
Sulla base dellequazione (347), introduciamo la seguente notazione
NL (s)
L(s) := = L(s) = K L(s) (348)
DL (s)
in termini della quale il luogo delle radici sara individuato, quando K 6= 0, dai punti s
per i quali vale:
(
|K| L(s) = 1
1 + K L(s) = 0 = (349)
arg K + arg L(s) = (2 n + 1) : n intero.
Fissato un punto s del piano complesso, esso appartiene al luogo delle radici se esiste
un K reale ed un n intero per cui entrambe le condizioni espresse dalla equazione (349)
siano soddisfatte. Poiche qualunque sia s la condizione di modulo puo sempre essere
soddisfatta scegliendo
1
|K| = ,
L(s)
il luogo delle radici puo essere determinato sulla base della condizione sulle fasi. Questa
puo essere rielaborata come segue
(2 n + 1) 2 m se K > 0
arg L(s) = (2 n + 1) arg K = (350)
(2 n + 1) (2 m + 1) se K < 0
dalla equazione (350) segue che il luogo delle radici per K 6= 0 sara individuato da
(2 + 1) : intero se K > 0
arg L(s) = . (351)
2 : intero se K < 0
Regola 3 Ogni ramo del luogo delle radici ha origine nei poli della funzione di anello L(s)
(per K = 0) e termine negli zeri della funzione di anello oppure allinfinito (per
|K| ).
dim. Segue osservando che il polinomio caratteristico pc(s) della funzione di trasferi-
mento T (s) data dallequazione (345) e
DL (s)
pc(s) = DL (s) + K NL (s) = K + NL (s)
K
Regola 4 Un punto s dellasse reale appartiene al luogo positivo se lascia alla sua destra una
quantita dispari tra zeri e poli reali della funzione di anello
Regola 4 bis Un punto s dellasse reale appartiene al luogo negativo se lascia alla sua destra
una quantita pari tra zeri e poli reali della funzione di anello
Regola 5 Indicando con n ed m i gradi rispettivamenti dei polinomi DL (s) ed NL (s) della
funzione di anello L(s), il luogo delle radici ha n m (grado relativo) asintoti che
formano una stella centrata nel punto del piano reale
n m
!
1 X X
c= ph zi (352)
nm
h=1 i=1
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 91
dim. Omessa.
Regola 6 Ad una radice multipla di ordine corrisponde un punto del luogo delle radici
comune a rami. Questi punti sono individuati, oltre che dalle equazioni (349),
dalle equazioni
dk
F (s) = 0 : k = 0, 1, 2, . . . , 1 (355)
dsk
essendo F (s) data dallequazione (346). Nel caso frequente in cui valga = 2,
queste condizioni possono essere espresse come:
m n
X 1 X 1
=0 (356)
s zi s pj
i=1 j=1
1
K= : K 6= 0 reale (357)
L(s)
dim. La prima parte della regola segue dalla definizione di F (s) e del luogo stesso.
La seconda segue dallosservare che per = 2 le condizioni su F (s) diventano,
nellipotesi K 6= 0,
L(s) = 1/K d
d = ln L(s) = 0 = (358)
K ds L(s) = 0 ds
Qm " m n
#
d h=1 (s zh ) d X X
ln Qn = ln(s zh ) ln(s pi ) =
ds i=1 (s pi ) ds
h=1 i=1
m n
X 1 X 1
= = 0.
s zh s pi
h=1 i=1
Si noti che per individuare i punti s sede di intersezione tra due rami del luogo
delle radici devono valere entrambe le equazioni (356) e (357).
Regola 7 I rami che si incontrano in un polo s di molteplicita formano in s una stella
in cui ogni ramo entrante e intercalato ad uno uscente formando con esso un angolo
di / radianti.
FdA A.A. 2016 - 2017, Giovanni Indiveri, Universita del Salento. VERSIONE 0.48 92
dim. Omessa.
Regola 8 Langolo secondo cui il luogo delle radici lascia un polo della funzione di anello o
quello secondo cui raggiunge uno zero della funzione di anello puo essere calcolato
sulla base della equazione di fase (351).
stabilita, 1
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