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Mlanges de l'Ecole franaise de

Rome. Antiquit

Massa fundorum. Forme della grande propriet e poteri della citt in


Italia fra Costantino e Gregorio Magno
Domenico Vera

Riassunto
Domenico Vera, Massa fundorum. Forme della grande propriet e poteri delta citt in Italia fra Costantino e Gregorio Magno, p.
991-1025.

A iniziare dall'et costantiniana compare il termine massa fundorum designante grandi aggregazioni di fondi rustici. Questa
conformazione fondiaria, che ebbe importanti prolungamenti in Italia nell'alto Medioevo, non figura nella terminologia agraria del
tardo Impero fuori dalla Penisola. La distribuzione privilegia le regioni centro-meridionali e la Sicilia, ma non si pu escluderne la
presenza altrove. Attestata possibilmente in et severiana da Papiniano, la massa gi strumento diffuso della organizzazione
della grande propriet ai primi del IV secolo. Ogni massa compresa in un solo territorio civico, ma non ha personalit fiscale e
catastale, che rimangono attributi dei fundi ad essa afferenti.

Citer ce document / Cite this document :

Vera Domenico. Massa fundorum. Forme della grande propriet e poteri della citt in Italia fra Costantino e Gregorio Magno.
In: Mlanges de l'Ecole franaise de Rome. Antiquit, tome 111, n2. 1999. pp. 991-1025;

doi : 10.3406/mefr.1999.2104

http://www.persee.fr/doc/mefr_0223-5102_1999_num_111_2_2104

Document gnr le 09/05/2016


DOMENICO VERA

MASSA FUNDORUM

FORME DELLA GRANDE PROPRIET E POTERI DELLA CITT


IN ITALIA FRA COSTANTINO E GREGORIO MAGNO*

Ho sostenuto in altra occasione, non da solo peraltro, che negli studi di


storia agraria romana andrebbero evitate le nozioni di latifundium/atiion-
do, tanto imprecise e fuorvianti quanto oramai radicate nel linguaggio
corrente1. Non chiaro, infatti, cosa significasse latifundium per i romani2, e
la categoria moderna di latifondo carica di connotazioni negative,
connesse a esperienze storiche - in particolare, per l'Italia, alla questione
meridionale emersa dopo l'Unit3 - che nulla hanno a che fare con quelle
romane. Esperienze di latifondismo, fra l'altro, molto diverse fra loro4. Anche

* Alcuni temi di questo contributo, presentato in una versione modificata al


convegno su Modalit insediative e strutture agrarie nell'Italia meridionale in et
romana (Napoli, giugno 1998), sono stati oggetto di seminali nelle universit di
Barcellona, Bari, Odense, Roma La Sapienza. Ringrazio in particolare J. Carlsen,
A. Giardina, F. Grelle, E. Lo Cascio, G. Volpe e J. Vilella per le loro utili critiche ed
osservazioni. Ho potuto utilizzare una ricerca inedita sulla grande propriet tar-
doantica svolta da F. Marazzi presso il Dipartimento di storia dell'Universit di
Parma e gliene sono molto grato.
1 D. Vera, L'Italia agraria nell'et imperiale : fra crisi e trasformazione, in L'Italie
d'Auguste Diocltien, Roma, 1994, p. 239-248, 243-244; cfr. S. Bergquist,
Considerations on the Yields, the Distribution of Crops and the Size of Estates : Three Roman
Agricultural Units, in C&M, 43, 1992, p. 111-139, partie, p. 111-115 : This term (se.
latifundium) should be avoided as it only causes confusion. Pi radicale il giudizio di
L. Capogrossi Colognesi, L'agricoltura romana, Roma-Bari, 1982, p. VII : ...nella
storia dell'economia agraria romana si sempre seguita una fata morgana : il
latifondo, e di A. Carandini (vd. n. 5).
2 K. D. White, Latifundia, in BICS, 14, 1967, p. 62-79 : A. J. L. Van Hooe, Some
more Latifundia, in Historia, 31, 1981, p. 126-128.
3 A. Giardina, L'Italia romana. Storie d'una identit incompiuta, Roma-Bari,
1997, p. 335 s.
4 Vd. J. Banaji, Lavoratori liberi e residenza coatta : il colonato romano

MEFRA - 111 - 1999 - 2, p. 991-1025.


992 DOMENICO VERA

dal convegno recente Du Latifundium au Latifondo5 sono emerse


conclusioni di segno negativo : a) rimane impreciso, molteplice e
cronologicamente circoscritto l'uso di latifundium nelle fonti romane; b) molte e
diverse sono le forme di propriet romana che gli storici moderni definiscono
latifundium; e) molti e diversi sono i latifondi dell'et medievale e
moderna; d) nessuna connessione organica pu stabilirsi fra il latifondismo
romano e i fenomeni latifondistici di epoche successive.
La pars construens della mia critica era di utilizzare una definizione
pi neutra : grande propriet. La quale, per, per non cadere da un
nominalismo all'altro, va riempita di contenuti precisi. Grande propriet,
infatti, pu designare realt economiche e sociali molto differenti6.
necessario, dunque, storicizzare al massimo la grande propriet; ed
questo appunto che cercher di fare a proposito di una forma particolare che
la grande propriet assunse in una determinata epoca e in una determinata
parte dell'Italia romana : la massa fundorum. Si tratta, come vedremo, di
una struttura non originaria, bens del risultato di una trasformazione
complessiva del sistema agrario che, per quanto mi parso di capire, si
svolse fra la fine del II e durante il III secolo e che appare gi compiuta in
et costantiniana, quando la documentazione ridiventa abbondante7.
Il primo documento databile in cui compare il termine massa nel
senso di massa fundorum, vale a dire un agglomerato di fondi rustici8, un te-

prospettiva storica, in E. Lo Cascio (a e. di), Terre, proprietari e contadini dell'Impero


romano, Roma, 1977, p. 235-280.
5 Du latifundium au latifondo. Un hritage de Rome, une cration mdivale ou
moderne'? (Bordeaux, 17-19 dcembre 1992), Parigi, 1995; vd. ivi le riserve sul
latifondo romano, definito chimera, di A. Carandini, // latifondo in epoca romana, fra
Italia e province, p. 31-36.
6 J. Kolendo, La continuit delle strutture agrarie in Africa romana, in Lo Cascio,
Terre, proprietari e contadini cit., p. 151-161, part. p. 155.
7 D. Vera, Dalla 'villa perfecta' alla villa di Palladio : sulle trasformazioni del
sistema agrario in Italia fra Principato e Dominato, in Athenaeum, 83, 1995, p. 189-211,
331-356.
8 Oltre a Thesaurus linguae latinae, s.v. Massa, e. 429-431, vd. anche U. Gualazzi-
ni, Massaro, Masserizia, in Nuovissimo Digesto, p. 309-317, part. 310, ed E. Migliano,
Storia della propriet agraria in Sabina dall'et imperiale all'alto Medioevo, Firenze,
1988, p. 48. Per la massa nell'alto medioevo, vd. P. Toubert, Les structures du Latium
mdival, Roma, 1973, p. 455 . 2 (ma manca per quest'epoca uno studio
complessivo). Non mi pare condivisibile l'opinione che le massae siano grandi propriet
imperiali, senatorie ed ecclesiastiche, che, grazie a una particolare situazione giuridica,
costituivano dei territori indipendenti da quelli delle civitates, come sostiene
L. Ruggini, Economia e societ nell'Italia annonaria, 2a ed., Bari, 1995, 228 n. 17 :
tale extraterritorialit nel tardo Impero non esiste pi neppure per le massae
imperiali, come indica il caso della m. Pyramitana, o, per le senatorie, quello della m. Cae-
MASSA FUNDORUM 993

sto famoso, la Vita di papa Silvestro del Liber pontificalis , che, com' noto,
riporta minuziosi elenchi di arredi sacri, immobili urbani e beni fondiari
che Costantino e altri membri della sua famiglia trasferirono in propriet a
sette basiliche e due battisteri di Roma, nonch ad altre quattro basiliche
di fondazione imperiale a Ostia, Albano, Capua e Napoli.
Arrivo rapidamente al punto che mi interessa approfondire
tralasciando altri aspetti importanti delle donazioni costantiniane9. Ricordo
solamente, e poi su questo ritorner, che nella Vita Sylvestri figurano anche
propriet designate in genere come fundus e possessio e, in un paio di casi,
come agerw. La redazione della Vita Sylvestri, che fu pontefice dal 314 al
335, di et gotica e si colloca fra il 514 e il 530, ma le liste dei fondi e i dati
sui canoni risalgono certamente agli atti originali delle donazioni11. Siamo
quindi ricondotti ai primi decenni del IV secolo, e allo stesso periodo
riporta la notizia che il Gallo cesare era nato nel 325/326 in Etruria nella massa
Veternensisn . Non proseguo oltre. Basti dire che nei secoli successivi,
massa compare correntemente nel lessico agrario tardoromano e che la sua
esistenza, come struttura e come termine, avr poi prolungamenti importanti
nell'alto medioevo13.

sariana {infra, p. 1005-1007); vd. in merito R. Delmaire, Largesses sacres et res


privata. Z/aerarium imprial et son administration du IVe au VIe sicle, Roma, 1989, p. 682-
690; F. Marazzi, / Patrimonia sanctae Romanae Ecclesiae nel Lazio (secoli IV-X) :
struttura amministrativa e prassi gestionali, Roma, 1998, p. 37 s.
9 C. Pietri, Roma christiana, Roma, 1976, p. 9 s.; Id., vergtisme et richesses
ecclsiastiques dans l'Italie du IVe la fin du Ve s. l'exemple romain, in Ktema, 3, 1978,
p. 317-337.
10 Vd. infra, p. 999-1000, 1015-1016; per ager vd. L.P. 181, 185.
11 Seguo C. Fogel, Le Liber pontificalis dans l'dition de L. Duchesne. tat de la
question, in Monseigneur Duchesne et son temps, Roma, 1975, p. 100-127, 129-210.
Rimango convinto che le liste di arredi sacri e redditi fondiari riportati dalla Vita
Sylvestri risalgano agli atti originarii delle donazioni (D. Vera, Forme e funzioni della
rendita fondiaria nella tarda antichit, in A. Giardina [a e. di], Societ romana e
impero tardoantico. I. Istituzioni, ceti, economie, Roma-Bari, 1986, p. 367-447, 723-760,
partie, p. 757 . 363) e ritengo che la comparsa in alcuni redditi (appena 5 casi su
oltre 102 ricorrenze) del tremissis aureo, coniato nel 383, non autorizza a pensare a
una rielaborazione complessiva delle cifre della Vita Sylvestri, come pensa J.-P. Cal-
lu, Le 'centenarium' et l'enrichissement montaire au Bas-Empire, in Ktema, 3, 1978,
p. 301-316, partie, p. 309 con . 55 e s. Ritorno sulla questione in D. Vera,
Osservazioni economiche sulla vita Sylvestri nel Liber pontificalis (es.).
12 Amm. Marc, XIV,11,27 : natus apud Tuscos in massa Veternensi.
13 In attesa di una monografia sulla massa altomedievale, ancora utile S. Pi
vano, / contratti agrori in Italia nell'alto Medioevo, Torino, 1904, p. 311. Un notevole
progresso segnano le ricerche di F. Marazzi, // patrimonium Appiae : beni fondiari
della Chiesa romana nel territorio suburbano della Via Appia fra IV e IX secolo, in La
994 DOMENICO VERA

Nel momento in cui le massae vengono donate, esse appartengono


tutte alla res privata; ma una, la massa Festi, sita nel territorio di Preneste e
assegnata al battistero della basilica Lateranense, derivava da una
precedente donazione caduca al praepositus sacri cubiculi Festus : -massa Festi,
praepositi sacri cubiculi, quem donavit Augustus Constantinus, territurio Pe-
nestrino, praest. sol. CCC14. Un'origine anteriore, ma privata, segnalata
per altri fondi rustici. Uno di essi, il fundus Veronas, assegnato alla basilica
di San Lorenzo, riporta alla persecuzione dioclezianea del 303-304, perch
proveniva dal patrimonio confiscato tempore persecutionis della cristiana
Cyriaca15. Ad epoca forse anteriore riporta la possessio Augusti, sita nel
territorio di Cures Sabini, assegnata anch'essa a San Lorenzo e appartenuta
alla comunit cristiana di Roma (nomen Christianorum). Questa possessio
era stata evidentemente confiscata e non restituita16.
L'esistenza del fundus Veranus, della possessio Augusti e della massa
Festi prima del loro assorbimento nella res privata, i tempi lenti di
formazione e la complessit interna delle massae fundorum, il fatto che i nomi
delle massae elencate nel Liber pontificalis , al pari di quelli di fundi e pos-
sessiones, sono spesso riconducibili a prediali anteriori17, testimonianze su
modifiche della gestione patrimoniale reperibili in giuristi e gromatici
della seconda met del II e del III secolo, i processi darwiniani di selezione
degli insediamenti rurali testimoniati dai survey su molti tenitori centro-
meridionali dell'Italia fra medio e tardo impero, le trasformazioni
complessive del sistema agrario che si coagulano fra fine III e inizi IV secolo18. Tutti

Via Appia, Roma, 1990, p. 117-126, e di E. Migliano, Per una storia delle strutture
agrarie nella valle del Turano tra Antichit e alto Medioevo : alcune riflessioni sulla
massa Nautona e la massa Taurana, in . Hubert (a cura di), Une region frontalire
au Moyen ge. Les valles du Turano ed du Salto entre Sabine et Abruzzes, Roma,
2000, p. 53-65.
HL.P. 174. Altro bene caduco la possessio Euthymi (178). In altri casi si tratta
di beni immobiliari e terrieri confluiti nel demanio per lasciti di privati
all'imperatore (177, 178, 180). Sui regimi giuridici, vd. Delmaire, Largesses sacres cit., p. 620 s.
15 L.P. 182; vd. A. Marcone, La politica religiosa : dall'ultima persecuzione alla
tolleranza, in Storia di Roma, III/l, Torino, 1993, p. 223-245.
16 L.P. 182; vd. Pietri, Roma christiana cit., p. 77-78, 83.
17 L. P. 188 s. ma considerando l'avvertenza che le propriet indicate nella Vita
Sylvestri sono spesso impossibles identifier. Per le localizzazioni intorno a
Roma, vd. D. De Francesco, Le donazioni costantiniane nell'Agro Romano, in VetChr, 27,
1990, p. 47-75; Id., S. Eufemia e il Lacus Turni presso Albano dall'et tardoantica al
basso medioevo, in MEFRM, 103, 1991, p. 83-108. Una panoramica complessiva, in
Pietri, Roma christiana cit., p. 86 s.
18 Vera, Dalla 'villa perfecta alla villa di Palladio cit., p. 331-340.
MASSA FUNDORUM 995

questi elementi fanno ritenere che la massa fundorum sia una


conformazione agraria ben anteriore al primo trentennio del IV secolo, quando essa
compare nelle nostre fonti. Anzi, tutto induce a ritenerla una componente
gi matura, adulta, delle strutture agrarie ed economiche. Se fossimo sicuri
che il Gallicanus donatore di due massae alle basiliche ostiensi di Pietro,
Paolo e Giovanni Battista, era Ovinius Gallicanus, prefetto urbano e
console ordinario del 31719, avremmo nel nostro dossier una nuova attestazione
per l'et costantiniana e la conferma che la massa era un modulo
organizzativo diffuso anche nella propriet privata.

II

La Vita Sylvestri menziona 26 massae : 17 in Italia distribuite nel


Suburbio, nel Lazio, nella Sicilia e in alcune regioni meridionali d'Italia, 7
massae in Africa, 1 a Cefalonia eia Gaudos (Malta).
La formula, ascrivibile ai documenti originali, con cui vengono
elencate le massae italiche si compone di tre elementi, che compaiono
regolarmente in successione : a) il nome della massa; b) il territorio civico; e) il
canone monetario annuale. Cos, per es., massa Trapeas, territurio Catinense,
praest(at) sol(idos) IDCL20.
Il Liber pontificalis elenca massae in Africa e altrove nell'impero. In
realt, nel resto della documentazione tarda i riferimenti alle massae si
trovano solo in fonti italiche e anche i riferimenti a massae geograficamente
extraitaliche provengono da fonti italiche : tale va considerato il Liber
pontificalis. Cos, vero che nel 595 Gregorio Magno invia una lettera agli affit-
tuari massarum sive fundorum per Gallias constitutif, ma non troviamo
questo termine in autori della Gallia. N, al di fuori dell'epistola gregoriana
che potrebbe semplicemente riprodurre un formulario utilizzato per
l'Italia, sappiamo dell'esistenza di massae in Gallia. Neppure risultano fuori

19 L.P. 184; vd. E. Champlin, Saint Gallicanus (consul 317), in Phoenix, 36, 1982,
p. 71-76.
20 L.P. 174. Troviamo altre sequenze di massa -territorio civico in 173 (m. Gargi-
liana), 174 (Bauronica, Auriana, Urbana, Sentiliana, Casus, Festi, Gaba), 175 (Pictas,
Statiliana, Taurana, Laninas, Claculas, Statiana, Murinas, Virginis), 184 (Gargiliana,
Mallianum), 186 {Statiliana). L'indicazione del territorio civico manca per le m. Muci
e Nemus (185), che per compaiono in una sezione lacunosa. Il rapporto massa-
territorio civico si ritrova per es. il ILS, 8375 per la m. Praenestina e in L.P. CXLVI-
CXLIX per la m. Cornutiana. da notare che invece per le ni. transmarinae la regola
della defizione del territorio civico non costante (175).
21 Reg. ep., V,3; una formula analoga in IX,30 : colonis et familiae massarum
sive fundorum in Syracusano et Catenensi territorio constituas .
996 DOMENICO VERA

della Penisola attestazioni epigrafiche, che invece in Italia sono


abbondanti22. A Roma sono state trovate due placchette bronzee che menzionano
massae site con tutta probabilit nel circondario : la massa Cella binava (se.
vinaria), propriet dei Probi23, e la massa Pontis Veri, degli ex-praepositi
sacri cubiculi Antiochus e Partenius24. Abbiamo inoltre tre iscrizioni con
interessanti notizie di contesto. Nella valle dell'Amene stata trovata
l'iscrizione funeraria, purtroppo non databile, posta dalla madre Valeria Maxima,
domnipraedia, per la figlia Valeria vissuta per trentasei anni in prediis suis
masse Mandelanae25 . Da Tropea, in Calabria, proviene l'epitafio della
cristiana Irene, probabilmente di V secolo, che il marito ricorda essere stata
conduetrix massae Trapeianae26 . Infine, precisamente datata al 385
l'iscrizione che Preneste decret nel foro al vir clarissimus Postumius Iulianus, il
quale aveva lasciato alla citt un fondo, la kasa Fulgerita, appartenente alla
sua massa Praenestina27 ; e qui vale la pena di ricordare che nel 384-385 era
in corso a Roma una causa sull'appartenenza della massa Caesariana,
anch'essa sita nel territorio di Preneste28.
La italici t, almeno terminologica, della massa fundorum, pare
confermata dal fatto che mai la parola utilizzata, nel senso di propriet
terriera, nelle codificazioni tarde ove, differentemente dal Digesto, l'Italia non
occupa una posizione rilevante. il segno, come vedremo pi avanti, che a

22 Quale che sia il significato preciso di massa in CIL, VI, 3428 = ILS, 8112, il
termine va riferito al monumento tombale.
23 CIL, VI, 32033 = XV, 7132 {Probi et Probes nostris de massa cella binara); cfr.
CIL, VI, 32032. Non chiaro se si tratta di Sextus Petronius Probus e di Anicia Falto-
nia Proba, ovvero, come appare pi probabile, dei loro due figli Anicius Probus e
Anicia Proba, ai quali si riferisce una tavoletta bronzea di Tusculo {CIL, XIV, 4120
. 2 = XV, 7157) che riporta Anicio Probo v.c. et Anicie Probe cf.
24 CIL, VI, 31946 : massa pontis Veri Antiochi et Partent v(irorum) c(larissimo-
rum) ex p(rae)p(ositis) s(acri) c(ubiculi). I due personaggi sono altrimenti
sconosciuti; vd. PLRE II, Antiochus 13, p. 105.
25 CIL, XIV, 3482 = ILS, 7459 : Valeria Maxima domnipraedia. Val(eria) dulcis-
sima filia, quae vixit annis XXXVI men. II d. XII in prediis suis masse Mandelane se-
pretorum. Hercules quesq. n. pace. probabile una connessione con il pagus
Mandela di Horat, Ep. 1,18, 104-105.
26 CIL, X, 8076 = ILS, 7458 : B(onae) m(emoriae) s(acrum). Fideli in Chr(isto)
Ihesum Hireni, que vixit annis LXV m. Vili d. X cui bene fecit vir eius. Praecessit fide-
lis in pace. Deposita XVIII hai. Maias, quae fuit conduct (rix) m(assae) Trapeianae;
vd. anche M. Buonocore, in ICI, V, 14. Sulla m. Trapeiana, vd. n. 108.
27 CIL, XIV, 2934 = ILS, 8375, partie. 11. 15-17, che citano dal testamento di
Postumius Iulianus : civibus Prae(nestinis) omnibus dori bolo ex massa Prae(nestina)
kasam cui vocabulum est Fulgerita regione Camp(ania) terr(itorio) Prae(nestino) .
28 Symm., Rei. 28; vd. D. Vera, Commento storico alle 'Relationes' di Quinto
Aurelio Simmaco, Pisa, 1981, p. 202 s.
MASSA FUNDORUM 997

questa conformazione agraria non si riconosceva uno status giuridico-


fiscale e una collocazione catastale. L'unica ricorrenza compare in una
costituzione di Antemio del 468, che tratta della massa Cesiana. La quale,
per, era sita in Italia, e costituisce quindi l'eccezione che conferma la
regola29.
Solo apparentemente questa teoria compromessa dalla menzione di
una massa Candida nel territorio di Utica, luogo dell'improbabile martirio
di trecento cristiani intorno al 258, di cui trattano Agostino e Prudenzio30.
Prudenzio, rivolgendosi a un pubblico romano aduso al termine, spiegava
che il prediale originario era mutato in Candida, perch i credenti erano
stati immersi nella calce viva. Agostino invece connetteva massa alla
moltitudine dei martiri (per dimezzata nella sua tradizione) e Candida alla
gloria del martirio {de fulgore causae). Si tratta, com' chiaro, di un cumulo di
invenzioni che si pu tranquillamente ignorare.

Ili

Dove in Italia troviamo le massae fundorum ? Ferma restando qualche


possibile lacuna, fra Costantino e Gregorio Magno sono attestate 75
massae, di cui ben 60 localizzabili (vd. Tabella 1) :
Suburbio/Lazio (tot. 25) : Aqua Salvias, Auriana, Caesariana, Cella
vinaria, Cornutiana, Festi, Flaviana, Gaba, Gratiliana, Magulianensis, Mal-
lianum, Mandelana, Muci, Murinas, Nemus, Pictas, Pontis Veri, Praenesti-
na, Sentiliana, Statiana, Statiliana, Statiliana, Urbana, Veneris, Virginis;
Sicilia (tot. 20) : Cassitana, Castis, Cinciana, Enporitana, Fadilianen-
sis, Furiana, Gelas, Getina, Iutelas, Largia, Leucas, Maratodis, Payrianen-
sis, Pyramitana, Samanteria, Subpatriana, Taurana, Trapeas, Varoniana,
Anonima;

29 Nov. Anth., 3,2 apraefectus praetorio Lupercianus a favore della inlustris foe-
mina Domnina, cui viene restituita la massa che il vir illustris Fortunatus aveva
richiesto al fisco in quanto bonum vacans. Nelle codificazioni tarde massa appare in
contesti attinenti alla monetazione, in genere con il significato di lingotto di
massa metallica (per es. C.Th., XII,6,12-13; CI., IV,34,12; VIII,53,35; X,72,5;
XII,23,7,12).
30 Aug., En. in Ps. 49,9; Sermo 306,2 e 311; Prud., Perist. 13,76-87; vd. C. Lepel-
ley, Les siges des 'conventus' judiciaires de l'Afrique proconsulaire, in BCTH, n.s., 23,
1990-1992, p. 147-157, part. p. 151. da notare che massa ricorre anche nelle
Tablettes Albertini, ma in riferimento a minuscole parcelle di terra (9b, 20b, 28b, 30b,
34b, 37b, 40a). La m. Candida menzionata anche da Paul. Noi., Carni. 19,144 e da
un'iscrizione africana di Calama (ILCV, 2070).

MEFRA 1999, 2 64
998 DOMENICO VERA

Campania (tot. 7) : Bauronica, Cilicensis, Gargiliana, Gargiliana, Odo-


dianensis, Venticanensis, Vessana;
Calabria (tot. 3) : Nicoterana, Rusticiana, Trapeiana;
Toscana (tot. 2) : ...liana, Veternensis;
Marche (tot. 1) : Firmidiana;
Umbria (tot. 1) : Laninas;
Puglia (tot. 1) : Callipolitana.
La distribuzione esclude, come si vede, la Cisalpina. Che questa
geografia corrisponda a una diffusione reale, possibile (n si pu escludere
che la sostanziale coincidenza con il vicariato suburbicario31 abbia qualche
ragion d'essere). Ma ogni conclusione va formulata con cautela, perch la
documentazione non esaustiva. Sappiamo, per citare un caso, che la
Chiesa di Ravenna possedeva fra IX e X secolo nell'area
emilano-romagnola (Rimini, Ravenna, Ferrara, Faenza, Bologna), notoriamente
caratterizzata da una forte continuit con la situazione agraria tardoantica,
numerose massae32. Le quali, se non sono tutte di diretta derivazione romana,
indicano comunque la permanenza di modelli organizzativi antichi (a meno di
non pensare - ma pare meno verisimile a un'espansione altomedievale
della massa).
Anche la concentrazione delle localizzazioni nel Suburbio/Lazio e in
Sicilia non riveste valore oggettivo, per diverse ragioni. Il grosso dei dati
deriva da due sole fonti - 22 massae dal Liber pontificalis e 20 dal Registrum
di Gregorio Magno33 - ambedue connesse con la chiesa romana. Ora, Co-
stantino, nei limiti del possibile, volle dotare i suoi tituli di beni fondiari
relativamente vicini34. D'altra parte, essendo una quota notevole del
patrimonio pettino di origine aristocratica, la sua distribuzione non poteva non
risentire della geografia patrimomiale dei senatori romani che era
concentrata appunto intorno a Roma e in Sicilia35. infine evidente che

31 Vd. in merito a tale vicariato le importanti precisazioni di A. Giardina, Le due


Italie nella forma tarda dell'Impero (1986), ora in Id., L'Italia romana cit., p. 264-321,
part. p. 270-274.
32 G. Fasoli, II patrimonio della chiesa ravennate, in Storia di Ravenna, II/l,
Venezia, 1991, p. 398 s. Non escluso che si tovassero nell'area ravennate le due massae
da cui derivava il grosso delle rendite fondiarie (2.175 solidi annui) riportate in un
documento (P. hai. 2) connesso con tutta probabilit alla devoluzione alla Chiesa di
Ravenna dei beni della chiesa gotica (Agn., L.P. 85); vd. anche A. Castagnetti, Le
strutture fondiarie e agrarie, ibid., p. 55-72.
33 Vd. Tab. 1.
34 Pietri, Roma christiana cit., 79-83.
35 D. Vera, Simmaco e le sue propriet : struttura e funzionamento di un
patrimonio aristocratico del IV secolo d.C, in F. Paschoud (a e. di), Colloque genevois sur
MASSA FUNDORUM 999

nel VI secolo per i papi, oramai responsabili dell'approvvigionamento di


Roma, il grano della Sicilia aveva un'importanza vitale, che spiega
l'attenzione speciale di Gregorio per l'isola36.
Tutto fa insomma ritenere che nella realt la distribuzione fosse
uniforme, ed facile mostrare come la diffusione regionalmente differenziata
delle massae derivi da una deformazione della documentazione. Il nipote
di Teoderico, Theodahad, possedeva nella Tuscia numerose massae37, ma
nominativamente per questa regione abbiamo solo tre attestazioni : la
m. Vetemensis, la massa di Lucca appartenente a una coppia di Goti e la
m. Gratiliana nel viterbese38. Per la Lucania, non abbiamo alcuna
attestazione, ma Cassiodoro solo per l'area di Consilinum parla di diversae
massae, dando a intendere la loro dominanza sociale ed economica nel
territorio39; e non improbabile l'esistenza di massae imperiali in Sardegna40.
Il calcolo statistico ha invece valore oggettivo per alcuni aspetti
strutturali che gi da tempo L. Ruggini ha segnalato scomponendo e
comparando per categorie di fondi rustici i numerosi redditi riferiti dalla Vita Sylve-

Symmaque, Paris, 1986, p. 231-276; Id., Aristocrazia romana ed economie provinciali


nell'Italia tardoantica : il caso siciliano, in QC, 10, 1988, p. 115-172, part. p. 119-138.
36 D. Vera, Fra Egitto ed Africa, fra Roma e Costantinopoli, fra annona e
commercio : la Sicilia nel Mediterraneo tardoantico, in Ruolo mediterraneo della Sicilia nella
tarda Antichit [Palermo, 3-9 aprile 1997], in c.s. su Kokalos. Dipende chiaramente
dal fatto che disponiamo di due fonti diverse (Vita Sylvestri e Registrum gregoriano)
l'equivalenza sostanziale in Sicilia fra massae imperiali e private, rispettivamente 9 e
11 (i dati sulle singole massae siciliane e sui proprietari sono stati raccolti da E. Cali-
ri, Per la storia della Sicilia nell'et di Gregorio Magno, Messina, 1997, p. 31-49).
Invece nel settore Suburbio-Lazio predominano le massae imperiali, ma per il
semplice motivo che qui il grosso delle citazioni si trova nella Vita Sylvestri che attiene
alle donazioni costantiniane. Per la Campania, sappiamo di quattro massae di Galla
Placidia donate da Odoacre al v.c. Vigilius (P. hai con il commento di J.-O. Tjder,
p. 286-287).
37 Cass., Var. VIII,23 (a. 527); Proc, B. Goth. 1,3 e 4. Non improbabile che
anche la m. Pallentiana, invasa dagli uomini di Theodahad, si trovasse nella Tuscia
(Cass., Var. VI,12).
38 Amm. Mare, XIV,11,27; P. hai. 13; G.M., Reg. ep. IX,96.
i9Var., VIII,33,1 (a. 527) : la quiete dei commercianti forestieri confluenti alla
fiera annuale sar garantita dall'autorit pubblica -una cum possessoribus atque
conduetoribus diversarum massarum.
40 L.P. 183 riporta, infatti, un reddito cumulativo piuttosto elevato, 1.024 solidi
annui, dalle terre della Sardegna che Costantino don alla cappella di Pietro e Mar-
cellino. Che nell'isola la res privata avesse grossi possedimenti un fatto pi che
certo; vd. per es. tre costituzioni tutte di et costantiniana : C.Th. 11,25,1; XII, 6, 2;
XIL7.1.
1000 DOMENICO VERA

stri4\ Li riporto qui di seguito (in solidi aurei senza le frazioni) integrandoli
con altri dati sui redditi terrieri.

Massae
Suburbio/Lazio : 115, 160, 200, 202, 205, 240, 240, 280, 300, 300, 300, 315, 350,
500.
Campania : 360, 400, 655.
Umbria : 200.
Toscana : 100.
Marche : 100.
Sicilia : 445, oltre 490 (m. Pyramitana), 500, 500, 756 circa 890, 1.000, 1.650
(cfr. 700 solidi del praedium Argianum).
Africa : 405, 500, 600, 650, 720, 800, 810.
Malta : 222.
Cefalonia : 500.
Possessiones
Vita Sylvestri : 20, 30, 30, 40, 50, 58, 60, 60, 60, 62, 66, 70, 70, 80, 80, 85, 90,
105, 108, 110, 115, 120, 130, 140, 140, 150, 150, 150, 150, 153, 153, 160, 200,
250, 250, 263, 280, 280, 311.
Lib. pont, (dal 366 al 440) : 46, 62, 71, 79, 88, 92, 103, 111, 120, 181, 312.
Funai
Vita Sylvestri : 20, 30, 35, 40, 40, 42, 43, 50, 50, 50, 55, 56, 60, 66, 70, 80, 120, 200
Vita Marci : 30, 40, 40, 55 (cfr. per la Sicilia : 15, 18, 75, 147, 200)

Dai dati sopra elencati risultano - e il resto della documentazione lo


conferma - due costanti. La prima costante che, mediamente, il reddito
delle massae notevolmente superiore a quello dei funai e delle
possessiones. Se per le prime abbiamo cespiti scaglionati fra un minimo di 115 e un
massimo di 1.650 solidi, ci muoviamo fra 20 e 311 solidi per gli agri e le
possessiones e fra 20 e 160 solidi per i funi. Stando al Liber pontificalis , i cui
redditi risultano particolarmente alti per ogni categoria di propriet, la
massa conferisce in media un canone quasi dieci volte superiore al fundus e il
quadruplo di una possessio. Ne abbiamo conferma per il patrimonio
siciliano del cubicularius Lauricius : intorno al 440 le tre massae forniscono
rendite di 445, 500 e 756 solidi, mentre i funi danno fra 75 e 200 solidi42. Sempre
in Sicilia, nel 489 la massa Pyramitana, conferiva cespiti superiori a 490
solidi, ma il suo fundus Aemilianus ne dava appena 18 e 15,3/4 solidi rendeva
una porzione del fundus Budius; 10 solidi netti era il reddito di un fundus
della massa Furlana (Tindari)43. Fermo restando che la redditivit di un fon-

41 Economia e societ cit., p. 562-563.


42 P. Ital. 1.
P. Ital. 10-11; G.M., Reg. ep. IX,180-181 (a. 599).
MASSA FUNDORUM 1001

do rustico non direttamente rapportabile alla sua estensione, la quantit di


dati disponibili che confermano la graduazione discendente massa-posses-
sio-fundus notevole; possiamo perci affermare che i redditi della massae
sono superiori a quelli delle possessiones e dei fundi, perch maggiore era, di
norma, la loro estensione nonch il numero delle unit produttive in esse
contenute, e di conseguenza l'ammontare dei canoni percepiti.
La seconda costante che in Sicilia, per la quale calcoliamo una media
di 780 solidi (6.231 : 8 = 778,8), abbiamo redditi delle massae molto pi
elevati che nell'Italia centro-meridionale, dove la media 286 solidi (5.732 :
20 = 286,6). Come spiegare questa discrepanza? In Sicilia la concentrazio-
ne era stata pi intensa, nell'Italia centrale erano meno estese le unit
fondiarie raggnippate nelle massae? Per le massae siciliane risultano i
seguenti redditi : oltre 490 solidi per la m. Pyramitana, 500, 600, 1.650 dal Li-
ber pontificalis , 445, 500, 756 dalle lettere di Lauricius, circa 890 solidi dal
Registrum di Gregorio44. Questi canoni, una volta eliminata la rendita
anomala della gigantesca m. Trapeas (1.650 solidi), equivalgono, con una
media di 654 solidi (4.581 : 7 = 654,4), a quelli delle sette massae africane
elencate dalla Vita Sylvestri, ascendenti da 405 e 810 solidi, che danno in media
640 solidi (4.485 : 7 = 640,7)45).
L'equivalenza dei redditi pare riconducibile alla conformazione
estensiva della propriet terriera che accomunava Sicilia ed Africa46. Sic-

44 M. Pyramitana (P. hai. 10-11) : oltre 490 solidi (vd. infra, p. 1005-1006); dal Li-
ber pontificalis 174-175 abbiamo : m. Taurana (500 s.), Castis (1.000 s.), Trapeas
(1.650 s.); da P. hai. 1 (i beni siciliani di Lauricius) abbiamo : m. Fadilianensis (445
s.), Cassitana (500 s.), Enporitana (756 s.). Il reddito di circa 890 solidi si ricava da
G.M., Reg. ep. 1,42 per una massa anonima, accogliendo i calcoli di Ruggini,
Economia e societ cit., p. 561. Ai dati sulle massae della Sicilia si possono aggiungere il
canone straordinariamente alto, 200 solidi, del fundus Callius di Lauricius (non a caso
affittato in blocco al medesimo conductor della massa Fadilianensis , Sisinnius :
P. hai. 1), e il reddito del praedium Argianum, forse una propriet compatta,
menzionato in un documento conciliare del 443 {Sacrorum conciliorum nova et
amplis ima collectio, ed. G. D. Mansi, V, Firenze, 1761, col. 1161-1162) e conferente un cepite
annuo di ben 700 solidi. un'ulteriore conferma circa la natura latifondistica
delle strutture agrarie dell'isola.
45L.P. 175 : m. Iuncis (800 s.), Capsis (600 s.), Varia Sardana (500 s.), Camaras
(405 s.), Numas (650 s.), Sulphorata (720 s.), Walzari oliaria (810 s.). Sull'enorme
estensione della propriet imperiale in Africa, vd. C. Lepelley, Dclin ou stabilit de
l'agriculture africaine au Bas-Empire? propos d'une loi de l'empereur Honorius, in
AntAfr, 1, 1967, p. 135-144.
46 D. Vera, 'Conductores domus nostrae, conductores privatorum'. Concentra-
zione fondiaria e redistribuzione della ricchezza nell'Africa tardoantica, in Institutions,
socit et vie politique dans l'Empire romain au IVe sicle . J.-C, Roma, 1992,
p. 465-490, part. p. 467-470, 485.
1002 DOMENICO VERA

che, il dato generale della redditivit inferiore delle massae centroitaliche


meglio attribuibile non tanto a una concentrazione meno intensa che
in Sicilia (e in Africa), quanto al fatto che nell'Italia centro-meridionale
l'accorpamento era avvenuto in aree dove per ragioni storiche (alta
densit di citt con conseguente esiguit dei territori municipali) e
orografiche (modeste pianure e prevalenza dei rilievi) dominavano strutture di
media, piccola e piccolissima propriet, con alti indici di frazionamento.
Non sarebbe altrimenti spiegabile la notizia di papa Pelagio che nel 560
il reddito annuo di un guppo di funai e di massae ecclesiastiche del
Piceno assommava ad appena 500 solidi47. In realt, anche considerando la
situazione disastrosa dell'Italia in quegli anni, l'aporia si spiega, perch
questi possedimenti interessavano aree montane e collinari. Al pari
appunto della massa Firmidiana, sita nell'urbinate, che nel 553 dava
appena 100 solidi48.
Da tutti i dati fin qui esaminati emerge chiaramente un aspetto : la
massa una struttura tipica della grande propriet, come del resto
risulta palese comparando le donazioni costantiniane con le modeste dotazioni
fondiarie dei tituli privati di Vestina e di Damaso49. La sociologia dei pro-
prietari delle massae, che riporto qui di seguito, conferma appieno questo
dato : ricchi possidenti provinciali, senatori romani, importanti funzionari
civili (fra cui primeggiano ipraepositi sacri cubiculi), alti gradi militari
(comits e magistri militum).

47 Pel., Ep. 83 = Gass, 213-214 (indirizzata a Iulianus, vescovo di Cingulum, un


municipium dell'alto Maceratese), ove possibile il riferimento ai beni ecclesiastici
romani siti nella parte collinare e interna del Piceno : constat dilectionem tuam in-
tulisse rationibus ecclesiae ex praestatione massarum sive fundorum per Picenum
ultra XI positorum...solidos quingenti.
48 P. Ital. 13.
49 1 dati sul Titulus Equini si trovano in L.P. 170-171 e 187, ma le due liste che vi
si riferiscono sono in parte difformi, specialmente per le dotazioni terriere. Non
neppure sicuro se, come pare, i tituli intestati ad Equitius, presbitero di Silvestro, ed
al papa Silvestro fossero la stessa cosa (vd. Pietri, Roma christiana cit., p. 17-21). Le
due liste difformi di beni dotali derivano pertanto da due redazioni di epoca diversa
del medesimo documento, ovvero da due documenti differenti copiati nella seconda
edizione del Liber pontificalis . In quest'ultima ipotesi, che porta ad et posteriore al
pontificato di Silvestro, si spiegherebbe la comparsa del tremisse aureo, che si inizi
a coniare nel 383, nell'affitto di una domus in regione Orfea e di due funi (vd. n. 11).
Le dotazioni del titulus Damasi e del titulus Vestinae ricorrono in L.P. 212-213, 220-
222.
MASSA FUNDORUM 1003

PROPRIETARIO RANGO e FUNZIONE MASSA

Alexandra clarissima femina Papyrianensis


Amandianus vir clarissimus Pallentiana
Antiochus praepositus sacri cubiculi Pontis Veri
Argolicus praefectus urbis 510-511 Pallentiana
Campanianus magister militum Varoniana
Domnina illustris femina Caesiana
Festus praepositus sacri cubiculi Festi
Fetilanc vir sublimis Firmidiana
Id. . . .liana
Gallicanus cos. 317 (?) Gargiliana
Ianuaria religiosa femina Furiana
Iohannes presbyter Magulianensis
Iulianus vir clarissimus Praenestina
Iulius patricius Maratodis
Lauricius praepositus sacri cubiculi Cassitana
Id. Enporitana
Id. Fadilianensis
Maurentius magister militum Getina
Megistus notarius a secretis Paganicenis*
Olybrius cos. 378 Caesariana
Partenius praepositus sacri cubiculi Pontis Veri
Pierius comes domesticorum Pyramitana
Praiecta dilectio tua in G.M. Leucas
Ead. Samanteria
Probi aristocrazia romana Cella vinaria
Ranilo femina sublimis Firmidiana
Ead. . . .liana
Scirtius vir perfectissimus Caesariana
Valila comes et magister Cornutiana
utriusque militiae
Vigilius vir clarissimus Cilicensis**
Id. Ododianensis* *
Id. Venticanensis* *
Id. Vessana**
Xantippes gloriosa femina Paganicensis*

per questa massa, vd. n. 56.


per questa massa, vd. n. 36.

IV

Nella Vita Sylvestri la localizzazione delle massae italiche fa


costantemente riferimento a un territorio civico. Questo dato, confermato da altra
documentazione di IV- VI secolo50, notevolmente interessante, perch in-

50 Per le massae indicate nel Liber pontificalis e nelle iscrizioni, vd. n. 20-27 : Per
1004 DOMENICO VERA

dica che, sul piano fiscale e amministrativo, la citt mantiene il controllo


del suo contado51. Ma si pu dire di pi. Esaminando meglio i nostri dati,
vediamo che i singoli fondi di una massa, nonch la massa nel suo insieme,
sono riferiti sempre ad unico territorio civico. In teoria, ingenti aggregati
di fondi rustici avrebbero potuto comprendere terre distribuite in pi
tenitori. In realt, in Italia questo non sembra mai accadere : mai una massa
sue porzioni appartengono al contado di pi citt.
Quale pu essere la logica di questa geografia nella quale i confini del
municipio sono anche la cornice delle circoscrizioni patrimoniali? Ritengo
che si debba guardare a esigenze di natura pubblica : catastali e fiscali. Nel
medio impero, quando la fiscalit si spost dal patrimonio al bene
fondiario in s, il fundus inserito nella forma catastale del territorio civico
costituiva l'unit impositiva fondamentale; tale rimase dopo l'introduzione
nella Penisola della iugatio-capitatio52. Sebbene in alcune fasi la riscossione
venne tolta alle curie e assegnata agli uffici governatoriali, spina dorsale
del sistema tributario rimase la citt, dove stavano i magistrati nunicipali
responsabili, archivi, catasti, documenti contabili, variazioni di propriet,
e via dicendo53.
Attestata possibilmente gi in et severiana - lo vedremo fra breve -
come strumento amministrativo della grande propriet in espansione54, e
tale poi rimanendo la sua funzione primaria, la massa era nella realt un
conglomerato di funi, una tipica sovrastruttura. Si comprende allora

altri casi di massae geograficamente designate tramite il territorio civico, vd. anche
G.M., Reg. ep. IX,23 (m. Leucas e m. Samanteria) e IX,88 (m. Veneris).
51 Vd. da ultimi su questo tema dibattutissimo : L. Cracco Ruggini, La citt
imperiale in Storia di Roma, IV, Torino, 1989, p. 202-266; A. Carandini, L'ultima civilt
sepolta del massimo oggetto desueto, secondo un archeologo, ibid., III/2, Torino,
1993, p. 11-38; il volume collettivo curato da C. Lepelley, La fin de la cit antique et le
dbut de la cit mdivale. De la fin du IIIe sicle l'avnement de Charlemagne, Bari,
1996; E. Zanini, Le Italie bizantine. Territorio, insediamenti ed economia nella
provincia bizantina d'Italia (VI-VIII secolo), Bari, 1998, p. 112 s. Un tentativo di rassegna
ragionata delle posizioni storiografche in B. Ward-Perkins, Continuists, catastrophists
and the towns of post-Roman Northern Italy, Londra, 1997 {Papers of the British
School at Rome, 65).
52 Per la fase di medio Impero fondamentale F. Grelle, Stipendium vel trihu-
tum. L'imposizione fondiaria nelle dottrine giuridiche del II e III secolo, Napoli, 1963;
per la fase tarda, a partire dalle riforme dioclezianee, vd. la sintesi di J.-M. Carri, Le
riforme economiche da Aureliano a Costantino , in Storia di Roma cit., III/l, p. 292 s.,
761 s.
53 Delmaire, Largesses sacres cit., p. 276-282, 645-657; Id., Cits et fiscalit au
Bas-Empire. propos du rle des curies dans la leve des impts, in Lepelley, La fin de
la cit antique cit., p. 59-70.
54 Vd. infra p. 1013.
MASSA FUNDORUM 1005

me cumulare in essa fundi registrati su catasti civici differenti avrebbe


complicato l'espletamento delle prestazioni fiscali, la contabilit, le
operazioni catastali, le dichiarazioni censuali : avrebbe insomma vanificato
quella semplificazione che si voleva ottenere centralizzando
l'amministrazione di plurimi praedia.
Del resto, se gli attributi per l'individuazione del fundus (spesso
composto di appezzamenti separati e distribuito in pagi diversi) erano nomen,
civitas, pagus e adfines, come recita la forma censualis di Ulpiano (Dig.
50,15,4; cfr. Plin. N.H. 17,250; CIL 11, 1147 [Veleia]; 1455 [Ligures Baebia-
nij), per la massa, che raggnippava pi fundi in pi pagi, erano assumibili
solo i primi due elementi, civitas e nomen, come la documentazione tarda
puntualmente conferma. Il che significava tecnicamente l'impossibilit di
una collocazione catastale e quindi dell'assegnazione di una personalit
fiscale alla massa. Sicch, non saprei dire se per una scelta razionale
liberamente adottata o, pi probabilmente, per costrizioni di tipo normativo
(penso principalmente ai requisiti della profess i di un praedium) la grande
propriet forma aggregati terrieri all'interno di singoli territori civici.
Un documento importantissimo, la donazione di Odoacre al comes
Pierius55, fotografa nei minuti particolari il meccanismo del rapporto fra
massa, fundus, fiscalit e poteri cittadini. Quando nel 489 si procedette alla
redazione degli atti a noi pervenuti, gi erano state donate a Pierius terre di
una propriet del patrimonium sita nel territorio di Siracusa, la massa Py-
ramitana, che davano un cespite complessivo di 450 solidi.
Suc es ivamente, per raggiungere i 490 solidi promessi da Odoacre, vengono separati ex
corpore massae il fundus Aemilianus e parti del fundus Budius e del fundus
Potaxia per un totale di 40 solidi (18+15+7). Questo significa che, dopo il
primo trasferimento di un numero di fundi che, stando al reddito di 450
solidi, dovevano essere numerosi, la massa Pyramitana ne aveva conservato
altri, fra cui i tre aggiuntivi assegnati a Pierius. Nulla esclude che altri
fundi essa conservasse dopo la seconda donazione. Anzi, ne abbiamo la
certezza per il f. Potaxia, per il quale nei gesta municipalia di Siracusa era stato
annotato nel 489 che una parte restava nel patrimonium (annotazioni
analoghe saranno state apposte nei registri municipali di Segni per tre dei
trentaquattro fundi della massa Paganicensis , donati solo per quattro e sei
once)56.

55 Vd. P. hai. 10-11 con il commento dell'editore J.-O. Tjder (p. 438-442) e lo
studio ancora utile di L. Santifaller, Die Urkunde des Knigs Odovakar vom Jahre
489. Mit Faksimile, in MIG, 60, 1952, p. 1-30.
56 Della donazione di Flavia Xantippes tratta P. Ital. 17. Questo documento, che
si data fra la fine del VI secolo e l'inizio del VII, riporta la donazione usufruttuaria
1006 DOMENICO VERA

Se vi fossero dubbi, la chiusura della donazione palmare circa la


preminenza giuridica e tributario-catastale del fundus sulla massa.
Confermata la regolarit della traditio, gli actores di Pierius dichiarano ai curiali
siracusani : siamo disponibili a versare ogni anno le imposte gravanti sulle
suddette propriet (se. i funi Aemilianus, Budius, Potaxia), per cui vi
chiediamo di disporre affinch sia cancellato dai registri pubblici (polypthica
publica) il nome del precedente proprietario e sia scritto quello del nostro
padrone57. Quasi vent'anni prima il cornes Flavius Valila aveva donato alla
ecclesia Cornutatensis , da lui istituita, cinque funi della sua massa Cornu-
tiana siti nel territorium Tiburtinum, precisando che ne trasferiva anche gli
oneri tributari iscritti nella professio di ognuno di essi e le prestazioni di
mantenimento degli acquedotti gravanti sui praedia formensia58. S'intende
che gli atti erano stati eseguiti e depositati a Preneste, cui afferiva la
fiscalit dei funai della massa.
Queste di Pierius e di Valila, chiaramente, non sono semplici
registrazioni di trasferimento della propriet : sono trasferimenti di responsabilit
fiscale riferiti, ripeto, ai funi della massa, non certo alla massa in quanto
tale. Con Pierius siamo nel 489, con Valila nel 471, ma le donazioni che li

della figlia di un notarius, 'imperialis a secretis Megistus (E. Stein, Histoire du Bas-
Empire, II, Amsterdam, 1968, p. 737-739), alla chiesa romana di S. Maria Maggiore.
Sono menzionate 34 propriet, tutte designate fundus, afferenti alla massa Paga-
nicensis, che a buon motivo si pu ritenere sita nel territorio di Signia (Segni),
perch la donazione non nomina la citt di afferenza della massa, ma comprende anche
un ortus vineatus intro civitate Signina. Tre funi vennero donati solo per sei (f. Bu-
bianus e f. Cottianus) e quattro (f. Calgianus) once, probabilmente perch Flavia
Xantippes non ne aveva la piena propriet. Anche qui si capisce bene che prima e
dopo la donazione l'unit fondiaria su cui si registra la propriet e si ripartisce in
proporzione il carico fiscale nei gesta municipalia di Segni non pu essere la massa
Paganicensis in quanto tale, ma i singoli funai che la componevano. Infatti, nella
donazione viene elencato a parte il fundus Candicianus, che non apparteneva alla
massa.
57 P.Ital. 10-11 (Tjder) : Actores Pieri viri inlustris dixerunt : certum est nobis
per praesentem Amantium decemprimum atque Gregorium virum devotum, charta-
rium, traditionem nobis factam praediorum suprascrptorum nullo contradicente et
parati sumus singulis annis pro eadem praedia fiscalia conpetentia solvere. linde roga-
mus, uti iubeatis a polypthicis publicis nomen prioris dominii suspendi et nostri
domimi adscribi. Gesta quoque allegationis, praeceptorum adque traditionis nobis cum ves-
tra subscriptione edi iubete.
58 L.P. CXLVI : pure et directe, liberalitatis titulo possidendos, cum omnibus ad
se pertinentibus et cum omni ture instruetoque instrumento suo, sicuti ipse possideo,
cum omni scilicet onere professionis suae ve/ necessitate quam certum est formensia
praedia sustinere.
MASSA FVNDORUM 1007

riguardano seguono esattamente la procedura generale prescritta da una


costituzione orientale del 391 : anche nel particolare tecnico della
variazione del nome del proprietario sui registri municipali e della ripartizione pro
quota del peso tributario :
Chiunque in qualsiasi modo consegue la propriet di un bene altrui
chieda immediatamente che il suo nome sia inserito nei registri fiscali per la parte
di cui diventato proprietario impegnandosi a versarne le imposte, e senza
costrizioni la capitano sia trasferita dal precedente al nuovo proprietario39.
Il ruolo della citt, dei magistrati civici e dei gesta municipalia si rivela,
dunque, un punto fermo per studiare i meccanismi e i fondamenti della
fiscalit tardoantica, che probabilmente si libererebbe delle fumosit
dominanti in questa materia, se gli specialisti si decidessero a uscire dalle
inestricabili ambiguit dei Codici ed a mettere il naso nella documentazione
dei realia, com' appunto quella che ruota intorno alle massae italiche,
piena di informazioni preziose. Cos, in una relatio di Simmaco si legge che,
per determinare la propriet della massa Caesariana, il prefetto urbano
interrog i curiali di Preneste - che evidentemente effettuavano la
riscos ione in base alle professiones dei fundi depositate nei loro archivi - su quale
dei contendenti aveva pagato le imposte, e a tale parte assegn il
possesso60. Retrocedendo ai primi del IV secolo, anche il catasto di Volcei rag-
grupa s i fundi per pagi ma all'interno della Vulceiana civitas, che viene
esplicitamente menzionata nell'intestazione insieme al nome del
proprietario e alla totalit delle mllenae a lui imponibili nel territorio della citt.
Tale esazione doveva essere conteggiata per fundi e pagi e veniva riscossa
probabilmente in modo cumulativo tramite i praepositi pagorum61. Lo stesso
avviene nella non lontana Apulia intorno al 360, secondo la testimonianza

59 C.Th., XI, 3, 5 al praefectus praetorio Tatianus : Quisquis alienae rei quoquo


modo dominium consequitur, statini pro ea parte qua possessor fuerit effectus, censua-
libus paginis nomen suum postulet adnotari ac se spondeat soluturum, ablataque
molestia de auctore in succedentem capitatio transferatur. Come indica anche Yinterpre-
tatio, l'ultima frase {ablataque molestia etc.) sarebbe inutilmente ripetitiva di cen-
sualibus paginis nomen suum postulet adnotari, se l'espressione capitatio
transferatur non venisse riferita all'operazione materiale (indicata anche nella
donazione a Pierius) della trascrizione della capitatio, cio della cancellazione del
nome del vecchio possessor e dell'inserimento del nome del nuovo possessor; vd.
A. Cerati, Caractre annonaire et assiette de l'impt fonder au Bas-Empire, Parigi,
1975, p. 270-271.
60 Symm., Rei. 28,4-5.
61 CIL, , 407 = lnscr.lt. /1, . 17; vd. E. Champlin, The Volcei Land Register
CIL 407, in AJAH, 5, 1980, p. 13-18; sugli aspetti fiscali, vd. G. A. Cecconi,
Tradizione e novit nei meccanismi dell'esazione tributaria in Italia (V secolo d.C), in
Annali della Facolt di lettere e filosofia [Siena], 14, 1993, p. 38-39.
1008 DOMENICO VERA

della tavola di Trinitapoli : l'esazione ha luogo nel pagus a cura del praepo-
situs, ma la documentazione generale e le registrazioni riassuntive sono
conservate dai tabularli della citt, verosimilmente Canosa, dove ancora
vigorose appaiono a quest'epoca le istituzioni municipali62. Del resto, anche
nella donazione a Pierius la traditio si svolge alla presenza dei curiali
siracusani e la trascrizione nei polyptica municipali preceduta dal
sopral uogo degli actores di Pierius che verifcano personale, confini e dotazioni dei
fundi accompagnati da un decemprmusb . Ancora alla fine del VI secolo la
raccomandazione pressante di Gregorio Magno ai vescovi italici di
registrare donazioni, anche modestissime, negli archivi cittadini mostra la
persistenza per le massae dei regimi fiscali anteriori. Cos, Benedictus, vescovo
di Tindari, pu autorizzare l'istituzione di un oratorio nella massa Furiana
tramite una lgitima donatio che deve essere gestis municipalibus allegata,
cio registrata a Tindari64.
Quanto si detto finora non esclude che la massa potesse assolvere a
funzioni fiscali : sia nel senso che nei pagi ad essa afferenti venivano
ripartite le esazioni, come fanno pensare le iscrizioni di Volcei e di Trinitapoli;
sia nel senso che, per effetto dell'autopragia per una consuetudine
accettata, il titolare della massa raccoglieva le imposte dai coltivatori e le
versava cumulativamente al fisco. Cos avveniva nelle massae siciliane ai tem-

62 A. Giardina e F. Grelle, La tavola di Trinitapoli : una nuova costituzione di Va-


lentiniano I, in MEFRA, 95, 1983, p. 249-303, part. 261 s., 280 s. Sulle istituzioni di
Canosa, vd. M. Christol e A. Magioncalda, Continuits dans la vie municipale
l'poque tardive d'aprs l'pigraphie de Canusium (Canosa, Italie), in Lepelley, La fin de
la cit antique cit., p. 25-42.
63 P. Ital. 10-11 (Tjder, p. 292). inverosimile che le cifre riferite nella
donazione a Pierius - e quindi anche nella Vita Sylvestri - non siano veri canoni, ma
cespiti assimilabili a tax-receipts in quanto derivanti da una propriet demaniale.
Ancor meno accettabile appare la tesi di J. Durliat, che, partendo dalla suddetta
teoria di W. Goffart {From Roman Taxation to Medieval Seigneurie, in Speculum, 47,
1972, p. 382-383), ha sostenuto in diversi contributi che, non esistendo pi nella
tarda antichit la proprietas privata piena del diritto romano classico, la rendita terriera
sarebbe in realt la parte dell'imposta che il titolare del dominium eminente della
terra, lo Stato, devolve ai possessores in quanto agiscono come suoi agenti esattori
presso i coltivatori. Basti rimandare alla critica distruttiva - e a mio parere
inappellabile - di Delmaire, Cits et fiscalit cit., p. 66 s., che ha dimostrato l'infondatezza
dell'interpretazione delle fonti tarde di Durliat.
64 Reg. Ep., IX.180 (a. 599) : primitus donatione lgitima, id est in reditu praes-
tantes liberos a tributis solidos decem gestisque municipalibus allegata, praedictum
Oratorium abque missas publicas sollemniter consecrabis-; vd. anche IX,181. La
donazione di Flavia Xantippes della massa Paganicensis , che pare posteriore, mostra la
persistenza di questi regimi (vd. n. 56).
MASSA FUNDORUM 1009

pi di Gregorio Magno, ma la prassi attestata gi nel regno gotico e prima,


per l'Africa, da Agostino65.
Non chiaro attraverso quali tramiti si arrivi a quest'esito
(probabilmente la registrazione degli schiavi e dei coloni originarii sul fundus
appartenente alla massa); ma quando, nei secoli V e VI, vediamo che gli habitato-
res - prevalentemente contadini, ma anche altre categorie - sono legati
ereditariamente alla massa in cui sono nati, con il divieto di trasferirsi e
sposarsi fuori di essa, l'origine di queste costrizioni non pu che essere di
tipo fiscale66.
La dominanza fiscale e catastale del fundus sulla massa, struttura
peculiare della grande propriet dell'Italia, nonch il controllo che la citt
continua a esercitare sul suo contado, devono fare riflettere sulla categoria
di decadenza per la citt dell'Italia tardoantica e bizantina che appare per
tanti aspetti non inesatta, ma certo semplificatoria, anche sul piano
meramente urbanistico67. Per le fasi tardoimperiale e bizantina nel contrasto
fra campagna e citt - ma sarebbe meglio trattare di rapporti evitando di
evocare improbabili antagonismi68 - quest'ultima forse meno perdente di
quel che si pensato. E ci non sempre e non tanto per forza propria, che
la crisi dell'urbanesimo e degli istituti civici tradizionali dopo i primi del V
secolo innegabile69. In realt, l'autorit che la citt ancora esercita sul
territorio e sulla grande propriet fino pressoch alle soglie dell'alto medioevo

65 G.M., Reg. ep. 1,42 (p. 66 Ewald); Enn., Ep. 7,1 (nella propriet del Patrimo-
nium gestita dal conductor Bauto); Aug., Ep. 247; vd. D. Vera, Padroni, contadini,
contratti : 'realia' del colonato tardoantico, in Lo Cascio, Terre, proprietari e contadini
cit., p. 185-224, part. 202, 205-206.
66 Pel., Ep. 64 (Gass, 164-170) per la m. Tarpeiana; G.M., Reg. ep. 1,42 (m. Cin-
ciana); 11,29 (m. Maratodis); IX,98 (m. Flaviana); IX.128 (m. Iutelas); vd. anche
DC, 43.
67 Oltre agli studi gi citati (n. 51), vd. i bilanci delle conoscenze archeologiche :
G. Vataghin Cantino, Quadri urbani nell'Italia settentrionale : tarda antichit e alto
medioevo, in Lepelley, La fin de la cit antique cit., p. 239-255; L. Ermini Pani, La
'citt di pietra : forma, spazi, strutture, in Morfologie sociali e culturali in Europa fra
tarda antichit e alto medioevo, 3-9 aprile 1997, Spoleto, 1998 (Settimane di studio del
Centro italiano di studi sull'alto Medioevo, 45), p. 211-255; C. La Rocca, La
trasformazione del territorio in Occidente, ibid., p. 257-291.
68 Vd. C. R. Whittaker, The Consumer City Rivisited : the Vicus and the City, in
JRA, 3, 1990, p. Ili s., e id., The Politics of Power : the Cities in Italy, in L'Italie cit.,
p. 127-143. Per il dibattito pi recente sulla vexata quaestio dei rapporti, non solo ma
soprattutto economici, fra citt e campagna nel mondo romano, vd. Ruggini, La citt
imperiale cit., p. 256 s. (ivi bibliografia).
69 Gi a met del IV secolo la citt ha perso gran parte della propria autonomia
finanziaria, con riflessi negativi anche sul versante amministrativo e della
autonomia civica : A. Chastagnol, La lgislation des biens des villes au IVe sicle la lu-
1010 DOMENICO VERA

deriva piuttosto dal fatto di essere agente esattore, di un potere forte, il


fisco imperiale. Sicch, come si concluso per gli oikoi dell'Egitto tardoan-
tico70, anche la massa non un'entit feudale, antistatale e anticittadina,
come ha inteso M. Weber per il latifondo tardoromano e dopo di lui
S. Mazzarino71, ma una conformazione che si inserisce fino a epoca
molto avanzata nel funzionamento della fiscalit e degli istituti civici.
Anche in Italia, indubbiamente, nonostante il maggiore
conservatorismo rispetto all'Oriente, la citt cambia pelle : perch all'antico spirito
civico si sostituiscono i valori cristiani, il ceto curiale decade, il potere
municipale si concentra nei decemprimi, nei notabili e infine nella figura del
vescovo72. Ma si tratta in sostanza di mutamenti inevitabili, frutto di
un'evoluzione complessiva dell'impero che non poteva fossilizzarsi
nell'obsoleto modello del municipium. Nulla di strano, dunque, che l'autorit
imperiale, fallita una strenua quanto vana difesa del ceto curiale, avesse preso
atto dei mutamenti e li avesse realisticamente piegati ai propri interessi,
delegando ai nuovi poteri della citt (designati probabilmente con
procedure assai pi regolamentate e vincolanti di quanto non si ritenuto,
specie per la categoria dei potentes) quelle funzioni fiscali che nel Principato
svolgevano le curie nel regime di autogoverno cos bene descritto da F.
Jacques73. Il che, se non consente di dire che nulla cambiato fra Costantino e
Gregorio Magno, neppure autorizza a ritenere che tutto cambiato. Non

mire d'une inscription d'phse [1986], ora in Id., Aspects de l'Antiquit tardive,
Roma, 1994, p. 143-170.
70 J. Gascou, Les grands domaines, la cit et l'tat en Egypte byzantine, in Travaux
et mmoires, 9, 1985, p. 1-90.
71 M. Weber, / rapporti agrari nel mondo antico, tr. it., Roma, 1981, p. 322 s.; Id.,
Le cause sociali del tramonto della civilt antica, ibid., p. 371-393; S. Mazzarino,
L'Impero romano, II, Roma-Bari, 1973, p. 501-506; Id., Si pu parlare di rivoluzione
sociale alla fine del mondo antico? , in Id., Antico, tardoantico ed ra costantiniana, II,
Bari, 1980, p. 431-445, part. 443 s.
72 Sebbene concentrato sulla Pars Orientis, importante lo studio di W. Liebe-
schuetz, Administration and Politics in the Cities of the 5th and 6th Centuries with
Special Reference to the Circus Factions, in Lepelley, La fin de la cit antique cit.,
p. 161-182. La trasformazione degli istituti municipali pare meno radicale in Italia e
in Gallia, secondo J. Durliat, vque et administration municipale au VIIe sicle, ibid.,
p. 273-286. Il punto che altro rappresentano queste permanenze nelle province
dell'impero romano-bizantino, altro in uno stato come il regno merovingio. Di grande
finezza sono le considerazioni di L. Ruggini, La citt imperiale cit., p. 231-255, sulla
mutevolezza dei rapporti fra citt e stato durante l'Impero romano.
73 F. lacques, Le privilge de libert. Politique imperiale et autonomie municipale
dans les cits de l'Occident romain (161-244), Roma, 1984; vd. ulteriori considerazioni
sul seguito dell'autonomia cittadina in C. Lepelley, Vers la fin du 'privilge de libert' :
l'amoindrissement de l'autonomie des cits l'aube du Bas-Empire, in Splendidissima
MASSA FUNDORUM 1011

senza significato che nella rifondazione giustinianea di Theodorianopolis


riconquistata ai Mauri, il census figuri al primo posto degli istituti civici
ristabiliti : Censurant, statum, cives, ius, moenia, fastus atque suum nomen
posuit ubi regia coniunx14.

Finora abbiamo ruotato intorno alla cosa. ora di capire la cosa in s.


Formuler molto sinteticamente una serie di domande. Primo, che cos' la
massa fundorum? Questa struttura , in sostanza, quello che il nome ci
dice : un agglomerato di fondi rustici di vario tipo e misura compresi in un
territorio civico costituente un corpus. La formula per indicarne le parti,
anche parcelle minime, di solito ex massa, ovvero ex corpore massae. Cos,
i funi donati a Pierius sono estratti ex corpore massae Pyramitanae75 , e
papa Gregorio concede a un monastero della Tuscia una terrula estratta ex
massa Gratiliana76. Tre casi illustrano la composizione di una massa : la m.
Cornutiana (Tivoli) era costituita da almeno 6 funi e 5 casae; la m. Aqua
Salvias (Suburbio) da 10 funi; la m. Paganicensis (Segni) da 34 funi11.
Secondo, chi crea la massa e da quali motivazioni essa trae la sua
origine? Troviamo una traccia preziosa in due pareri di Papiniano, dai quali
risulta che i proprietari di pluria praeia usavano centralizzare la
documentazione (litterae) e la contabilit (rationes) dei singoli praeia presso
uno di essi, sotto il cui nome (sub appellatione) esse venivano pertanto a
figurare78. Di fronte alle comprensibili ambiguit derivanti da questa prassi,
Papiniano ribadisce che agli effetti legali i fondi rimanevano distinti. Ma
indubbiamente, dal punto di vista del ominus, la cosa non aveva rilievo e

civitas. tudes d'histoire romaine en hommage Franois Jacques, Parigi, 1996,


p. 207-220.
74 L'importante iscrizione celebrativa, stranamente trascurata, stata di recente
pubblicata e commentata ottimamente da Y. Modran, La renaissance des cits dans
l'Afrique du VIe sicle d'aprs une inscription rcemment publie, in Lepelley, La fin de
la cit antique cit., p. 85-114.
75 P. Ital. 10-11 (Tjder, p. 228, 1. 4, con integrazione pressoch sicura); cfr. ex
corpore massae Ocranae per il fundus Casula in un'iscrizione del pontificato di
Sergio I (687-701) riportata da G. B. De Rossi, in Bull Arch. Crist, 1870, p. 89-112.
76 G. M., Reg. ep. IX,96 (a. 599) : terrula modiorum XXX ex praedicta massa (se.
Gratiliana); ILS, 8375 : ex massa Praenestina.
77 L P., CXLVI; G.M., Reg. ep. XIV, 14 (a. 604) : la massa Aqua Salvias, legata al
martirio di San Paolo, localizzabile nell'area di Tre Fontane, quindi fra le vie
Ostiense e Laurentina; P. Ital. 17.
Dig., 32,91,3 e 34,5,1.
1012 DOMENICO VERA

si capisce che prevalesse il nome del fondo che gestiva l'amministrazione di


tutti gli altri. L 'appellano potrebbe dunque essere l'elemento genetico della
massa. pensabile che, col tempo, il fondo di riferimento identificasse
l'intero raggruppamento terriero, opportunamente definito massa (fundorum)
e individuato da una denominazione di tipo prediale. Per il tardoantico
non abbiamo prove, ma in alcune massae papali dell'alto medioevo
nell'area suburbana e laziale, molte delle quali sono di origine romana, uno dei
funi porta lo stesso nome della massa : f. Steianus im. Steiana), f. Cesaria-
nus (m. Cesariana), f. Silanus (m. Silanis), f. Calecianus [m. Caldana), f. Ba-
rianus maior e f. Barianus minor (m. Variano)19.
In molti altri casi, tuttavia, certe denominazioni di massae non paiono
derivate da un vero prediale ma da empiriche denominazioni riconducibili
all'amministrazione patrimoniale. forte il sospetto che massa Praenestina
per Postumius Iulianus80 possa avere significato le mie terre di Prene-
ste : allo stesso modo della massa Gaba, non a caso sita nel territorio di
Gabii, della massa Capsis sita nel territorio di Capsa nella Byzacena81.
Ma, se nei libri mastri di Iulianus sotto massa Praenestina compariva una
lista di fondi e redditi, non affatto improbabile che un'annotazione simile
figurasse nei registri di qualche altro possidente di terre nel prenestino :
che insomma esistessero in quel territorio altre massae chiamate
Praenestina. Si capisce, allora, perch nel Liber pontificalis due massae di diversi
proprietari site nel territorio di Suessa attraversato dal fiume Liris possano
portare lo stesso nome di Gargiliana, evidentemente legato a un toponimo
importante che ha poi trasformato in Garigliano l'antico Liris82. E si
capisce anche come si possa dire tout court la massa di Festus83.
In conclusione, come per il fundus*4, il proprietario che crea il
raggruppamento terriero ed lui che lo denomina secondo criteri empirici e

79 Per le fonti, vd. n. 85. Ringrazio F. Marazzi, che mi ha segnalato queste


coincidenze fra massa e fundus; vd. anche Castagnetti, Le strutture cit., p. 62. Un qualche
rapporto esisteva fra la massa Muci e 'agrum Muci, donati a due diversi tituli (L.P.
185).
80 Vd. supra, p. 996.
81 L.P. 174 : massa Gaba territurio Gabinense; 175 : massa Capsis territurio Capsi-
tanto.
82 L.P. 173 e 184. La spiegazione di Duchesne (L.P. 199), che riferisce a un'unica
propriet imperiale ambedue le massae Gargilianae, non regge visto che
probabilmente Gallicanus non Pammachius, l'aristocratico cristiano di fine IV secolo
(PLRE, I, p. 663), ma Ovinius Gallicanus console del 317 (vd. n. 19).
83 L.P. 174.
84 P.W. De Neeve, Fundus as Economie Unit, in RHD, 52, 1984, p. 3-19. Il
problema trattato indirettamente da D. Kehoe, Investment, Profit, and Tenancy. The
Jurists and the Roman Agrarian Economy, Ann Arbor, 1997, p. 1 s., 113 s.
MASSA FUNDORUM 1013

variabili. Questo, per lo meno, pare essere il processo iniziale, come viene
adombrato da Papiniano. Col tempo certe denominazioni si consolidano,
sopravvivono a lungo, diventano riferimento topografico del territorio.
Alcune domuscultae derivano infatti da massae tardoromane; ma questa
longevit non affatto una costante. Nell'area del patrimonium Appiae di VII-
VIII secolo non troviamo alcuna delle numerosissime massae riportate
dalla Vita Sylvestri ai primi del IV secolo85. Casualit della documentazione,
uscita delle massae dalla propriet papale? Sono spiegazioni possibili, ma
si deve anche supporre che molte di queste massae abbiano mutato il nome
e che altre siano state scomposte senza lasciare traccia. Il che di nuovo,
riconduce al peccato originale della nascita di questa struttura terriera che,
priva di identit fiscale e catastale, risultava fisiologicamente instabile.
Detto questo, rimane il problema storico fondamentale : quali fattori
determinarono la nascita della massa fundorum, come nome e come fatto?
Un discorso complessivo sarebbe troppo lungo e personalmente l'ho svolto
altrove, insieme ad altri studi recenti. Ma insomma, appare chiaro che la
massa un prodotto della concentrazione terriera che in Italia, fra II e III
secolo, per tante ragioni, raggiunse una massa critica tale da provocare la
riorganizzazione complessiva del sistema agrario86. Sicch,
darwinianamente, la necessit di governare patrimoni sparsi e propriet formate da
una miriade di unit produttive autonome crea l'organo, la massa
fundorum, capace di razionalizzare i processi di espansione della propriet e
quelli collegati di decentramento della produzione. improbabile che la
sostanziale coincidenza fra l'area di maggiore diffusione della villa
schiavistica classica e quella successiva della massa fundorum abbia un
significato. Non si vede quali possano essere i nessi, perch non c' rapporto
diretto fra crisi dell'agricoltura schiavistica e nascita delle massae, sebbene
queste ultime indubbiamente rientrino nel superamento di quella crisi, che
vede l'affermarsi del colonato come modo di produzione egemone.
tuttavia chiaro che, in termini di forme, si verific fra II e III secolo una
successione di modelli organizzativi della grande propriet87. Quando en-

85 F. Marazzi, // 'Patrimonium Appiae' : beni fondiari della Chiesa romana nel


territorio suburbano della Via Appia fra IV e IX secolo, in La Via Appia, Roma, 1990,
p. 117-126; continuit invece risulterebbe per le massae Festi, Gaba e Urbana (Pietri,
Roma christiana cit., p. 88-89).
86 D. Vera, Schiavit e colonato nell'Italia imperiale, in ScAnt, 6-7, 1992-1993,
p. 291-339; Id., L'Italia agraria nell'et imperiale, cit.; Id., Dalla 'villa perfecta' cit.,
part. p. 201 s., 331 s. Vd. anche l'ottima analisi della problematica storica in Giardi-
na, L'Italia romana cit., p. 233-241.
87 L. Capogrossi Colognesi, Grandi proprietari, contadini e coloni nell'Italia
romana (I-III d.C), in Giardina, Societ romana cit., I, p. 325-365, 703-723.

MEFRA 1999, 2 65
1014 DOMENICO VERA

tr nell'uso corrente la denominazione massa per queste aggregazioni


terriere? impossibile determinarlo. Certo, se gi ai primi del IV secolo la
massa una struttura diffusa nel sistema agrario, la sua genesi anteriore.
Fra l'et di Papiniano e la seconda met del III secolo una cronologia
ipotetica, ma certo accattivante pensare che l'innovazione semantica
accompagni le trasformazioni agrarie.
Terza e non secondaria questione. Si discute, con opinioni divergenti,
se il fundus romano costituisse meno una unit economica88. la
massa una unit economica? In senso stretto, no di sicuro. Ma forse la
domanda troppo perentoria e la formulazione unit economica malposta,
essendo troppo dilatata l'area dei fenomeni economici. Del resto, dai
termini stessi della discussione sul fundus si comprende che meglio sarebbe
parlare di unit produttiva. Senza escludere parti unitariamente gestite con
manodopera schiava e salariata, che comunque sembrano minoritarie e
sono scarsamente testimoniate89, gran parte delle terre delle massae
coltivata da coloni, liberi schiavi. In questo settore dominano unit produttive
di taglia familiare : poderi con casa colonica e terre annesse, ovvero appez-
zamenti sparsi, contadini che vivono nei vici, alcuni inglobati nelle massae
altri esterni. E inoltre risulta da pi dati che il contadino-dipendente tipico,
il colonus, non coltiva un intero fundus, bens frazioni. Le quali infatti
figurano con nomi diversi e sovente diminutivi, quali kasa, colonia, casaiis, ter-
rula, agellus, campulus, vineola90.
Questa frammentazione, abbondantemente testimoniata dalle fonti,
risulta confermata da un dato quantitativo che stato trascurato ma che
risulta decisivo : i canoni colonici rapportati ai redditi dei fundi. I canoni in
Italia si aggirano fra 1 e 4 solidi annui91. In Sicilia si va da 1 a 4 solidi
(G.M. Reg. ep. 5,7; P. Ital. 10-11), nel Veneto una colonia conferisce
mediamente 3-4 solidi (P. Ital. 3). Che questi dati siano corretti, lo si ricava dal

88 Oltre a De Neeve, Fundus cit., vd. anche L. Capogrossi Colognesi, // regime


degli affitti agrari, in ScAnt, 6-7, 1992-1993, p. 165-235, part. p. 210 s.
89 D. Vera, Forme del lavoro rurale : aspetti della trasformazione dell'Europa
romana fra tarda antichit e alto medioevo, in La giustizia nell'alto medioevo (secoli IX-
XI), 11-17 aprile 1996, Spoleto, 1997 {Settimane di studio del Centro italiano di studi
sull'alto Medioevo, 44), p. 293-342, part. p. 321 s.
90 Una parte di questa terminologia stata studiata da E. Migliarlo,
Terminologia e organizzazione agraria tra tardo antico e alto medioevo : ancora su 'fundus' e ca-
salis/casale, in Athenaeum, 80, 1982, p. 371-384.
91 Ruggini, Economia e societ cit., p. 416 s.; F. Marazzi, L'insediamento nel
suburbio di Roma fra IV e Vili secolo, in Bull Ist. Stor. Ital. per il M. Evo, 94, 1988,
p. 251-313, part. 270 s. Aggiungo che i 7 solidi del f. Potaxia provengono da due
coloni, quindi 3 '/2 solidi ognuno (Tjder, in P. Ital., p. 288), per una frazione di fundus.
MASSA FUNDORVM 1015

reddito di 1,2/3 solidi per una temila sita in Calabria92 e da alcuni dati
comparabili : 2 solidi per il mantenimento annuale di una monaca a Roma nel
59793; 2,1/4 solidi per la paga annua del servitore di un avvocato ad Antio-
chia nel 569 {P. Strassb. 40); 1 solido per l'allevamento di un puer fino ai
dieci anni {Lex Visig. 4,4,3, cfr. CI. 7,7,1 del 530).
Non pu non notarsi che per i redditi dei funai abbiamo cifre
notevolmente superiori ai canoni colonici. Il che significa che, per calcolare le
unit produttive dei funi stessi, dobbiamo dividerne il reddito per la
cifra di 2-3 solidi, che costituisce la media verosimile di un canone colonico.
Nel Liber pontificalis , che solo per il periodo costantiniano contiene oltre
20 attestazioni, il cespite minimo di un fundus nell'arco di oltre 100 anni
20 solidi, come 18 e 15 solidi rendono i funi di due massae siciliane, ma di
fatto le cifre pi frequentemente attestate sono doppie triple, se non
superiori94.
Una comparazione che pu sostanziare queste cifre una propriet di
Lilibeo per la quale conosciamo il canone e, dato rarissimo nella
documentazione, la forza lavoro. Questo fondo era dotato di 5 schiavi adulti, 3 pueri,
3 gioghi di buoi, 10 mucche, 10 cavalle e un piccolo vigneto, e nel 599 dava
10 solidi al netto delle imposte95. Equiparando a un adulto il lavoro dei tre
pueri e calcolando 5 solidi, con un'incidenza del 50%, la fiscalit sul
canone, che all'epoca ammontava a 1/3 della produttivit agraria globale96, si
ottiene un reddito lordo complessivo di 15 solidi e pro capite di 2,1/2 solidi.
Quest'ultimo dato rilevante, perch, aggiungendo l'apporto della famiglia
contadina al lavoro individuale, ci avviciniamo a quei 3-4 solidi che
costituiscono l'asse intorno a cui ruotano i canoni colonici di quest'epoca.
Calcolando perci un canone oscillante fra 2 e 4 solidi annui, risulta
verosimile che a produrre il reddito medio di un fundus del Liber pontifica-

92 G.M., Reg. ep. 11,3; cfr. IX,73 (terrula della possessio Disteriana in Sicilia) e
IX,6 {terrula ex massa Gratiliana a Viterbo).
93 Ibid., IX.23.
94 Vd. n. 63 e 96. Un calcolo ipotetico della estensione dei fondi a partire dai dati
monetari sui canoni tentato da R. J. A. Wilson, Sicily under the Roman Empire. The
Archaeology of a Roman Province 36 B.C. - A.D. 535, Warminster, 1990, p. 221, ma
ammettendo a very wide margin of error.
95 G.M., Reg. ep. IX,233 (a. 599); cf. 11,9; IX,58; 71; 180.
96 Vd. Vera, Padroni, contadini, contratti cit., p. 208-209 : mi pare evidente che,
se Gregorio Magno cita redditi netti, scremati dalla fiscalit, l dove, come nelle
donazioni, gli interessa accertare il rendimento reale, le cifre sui canoni del Liber
pontificalis e di altre fonti tarde (Ruggini, Economia e societ cit., p. 558-663) sono da
ritenersi lorde, cio comprensive della tassazione sui canoni che in et giustinianea
era della met circa, come confermano i noti passi di P. hai. 2 (1.239 su 2.171 solidi,
pari al 57%); cfr. Agn., Lib. pont. 34 (15.000 su 31.000 solidi, pari al 46%).
1016 DOMENICO VERA

lis, pari a circa 55 solidi, dovessero concorrere fra 13 e 26 unit coloniche.


Ma questo un calcolo meramente matematico, perch il grosso dei funi
del Liber pontificalis da redditi superiori, il cui punto di addensamento si
situa intorno a 50, 65, 80, 110, 160 solidi. E si aggiunga che in Sicilia un
fundus conferisce ben 200 solidi97. Dunque, nella realt anche i funi erano
propriet estese, popolose e frammentate. Per questo aspetto siamo pi
vicini al dato della propriet imperiale africana dei tempi di Agostino abitata
da 80 persone, al fondo di un suo monaco che chiedeva 40 solidi annui di
canone98. Si aggiunga che nel Liber pontificalis ricorre, per 51 casi nell'arco
di oltre un secolo, il termine possessio. Il suo significato incerto, ma nella
vita Sylvestri connota propriet in genere superiori al fundus. Mediamente
risultano in Italia redditi di possessiones 125 solidi con addensamenti di 50-
90, 100-150, 200-280 solidi annui99.
Tutte queste cifre confermano a livello macro, (i redditi dominicali) la
gigantesca concentrazione terriera che caratterizza l'Italia tardoantica e a
livello micro (i canoni dei coloni) la forma estremamente frammentata
della produzione. Quanto pi forte era stato l'accentramento, tanto pi pulvi-
scolare era diventata la produzione. Gli impressionanti cespiti di centinaia
di solidi delle massae non sono che la somma di una miriade di prelievi
operati sui produttori e la loro stessa consistenza indica un'impalcatura
amministrativa non inferiore a quella molto complessa dei grandi oikoi
egiziani100. E si comprende come, in tale logica di propriet amministrata e
non gestita, dal riordinamento della massa Callipolitana Gregorio Magno si

97 Vd. n. 44.
98 Aug., C. litt. Pedi. 2,83,184; Ep. 66; Sermo 356,15; Vd. C. Lepelley, Deux
tmoignages de saint Augustin sur l'acquisition d'un domaine imprial bail
emphytotique, in BCTH, n.s., 17/B, 1984, p. 273-284.
99 Vd. supra, p. 1000. Escluso che possessio abbia un significato giuridico
pregnante in contrapposizione alla proprietas piena (vd. n. 63), nella Vita Sylvestri la
distinzione fra massa, fundus e possessio appare semplicemente quantitativa ed
probabile che risalisse agli atti delle donazioni, perch la situazione cambia nelle
menzioni di possedimenti fondiari delle biografie di Damaso (366-384), Innocenzo
(401-417) e Sisto (432-440), ove possessio prevale nettamente su fundus.
100 ancora utile E. R. Hardy, A Large Estate of Byzantine Egypt, New York,
1931, da rivedere alla luce di Gascou, Les grands domaines cit. Tutto l'apparato del
patrimonio di Ossirinco degli Apioni, i massimi possidenti dell'Egitto tardo,
produceva annualmente 250 libbre d'oro (cfr. J. Gascou, in CE, 47, 1972, p. 243-253); il
che fa intuire quanto complessa fosse l'organizzazione amministrativa dei grandi
patrimoni senatori della pars Occidentis, molti dei quali erano paragonabili e anche
superiori agli oikoi egiziani. Vd. Vera, Simmaco e le sue propriet cit., p. 246-248.
MASSA FUNDORUM 1017

aspetti semplicemente di conoscere il reddito che d'ora in poi, a Dio


piacendo, possiamo ottenere da questa propriet101.
Come indicava Papiniano per la fase formativa, raggnippare le terre in
massae serve soprattutto a governare la rendita, che il settore in cui la
grande propriet tardoromana si impegna e con alta razionalit. In questo
ambito rientrava ovviamente l'affittanza. E qui la massa si prestava
ottimamente allo scopo, perch, quando non venivano gestiti direttamente
(opzione meno praticata), i complessi fondiari potevano essere affittati in
blocco, in genere in regime di conductio temporanea, a grandi conduc-
toresm. Ripiegando decisamente sulla gestione indiretta, la grande
propriet privata ed ecclesiastica, in sostanza, mutuano il modello ben noto dei
saltus imperiali africani del Principato103. Mentre per conto suo la
propriet imperiale, per governare un'accumulazione di proporzioni abissalmente
superiori, estremizza la gestione indiretta : abbandona quasi
completamente il fitto temporaneo, adotta l'enfiteusi perpetua, ricorre a
concessioni equivalenti a vere alienazioni104.
Oltre alla rendita monetaria, diciamo passiva, per la grande
propriet, non solo italica ma tardoantica in generale, era fondamentale la rendita
in natura immessa nel commercio, che ne moltiplicava il valore105. Anche

101 Reg. ep., IX.206.


102 per j var| aspetti di questa tematica rimando a miei studi anteriori : D. Vera,
Strutture agrarie e strutture patrimoniali nella tarda antichit : l'aristocrazia romana
fra agricoltura e commercio, in OPUS, 2, 1983, p. 489-533; Id., Forme e funzioni della
rendita fondiaria cit., part. p. 401-424; Id., Enfiteusi, colonato e trasformazioni agrarie
nell'Africa Proconsolare del Tardo impero, in L'Africa romana, IV, Sassari, 1987,
p. 267-293; Id., 'Conductores domus nostrae, conductores privatorum cit., p. 472 s.
103 D. Kehoe, The Economics of Agriculture on Roman Imperial Estates,
Gttingen, 1988.
104 Vera, Enfiteusi, colonato e trasformazioni agrarie cit., p. 276 s.; Kolendo, La
continuit delle strutture agrarie in Africa cit., p 157-161.
105 Sul rapporto fra grande propriet e mercato nel tardo impero esistono
posizioni alquanto differenziate : vd. lo status quaestionis in A. Carandini, // mondo della
tarda antichit visto attraverso le merci, in Giardina, Societ romana e Impero tar-
doantico. III. Le merci, gli insediamenti, Roma-Bari, 1986, p. 3-19; V. W. Harris,
Between Archaic and Modern : Some Current Problems in the History of the Roman
Economy, in Id. (ed.), The Inscribed Economy , Ann Arbor, 1993, p. 11-29, part. p. 15-
18; J.-M. Carri, Les changes commerciaux et l'tat antique tardif, in Les changes
dans l'Antiquit : le rle de l'tat, Saint-Bertrand-de-Comminges, 1994, p. 171-212.
Pi onestamente problematiche che risolutive su questo punto (ma forse la sede
richiedeva l'equidistanza), mi sembrano le due sintesi gemelle di C. R. Whittaker e
P. Garnsey, Rural Life in the Later Roman Empire, e di P. Garnsey e C. R. Whittaker,
Trade, Industry and the Urban Economy, in The Cambridge Ancient History, XIII/2,
Cambridge, 1998, rispettivamente a p. 277-311 e p. 312-337.
1018 DOMENICO VERA

per questo aspetto, la massa si rivela uno strumento afficace. L'afferire a


un unico centro amministrativo neutralizzava gli effetti della dispersione
delle unit produttive e la pochezza quantitativa dei prelievi. Gli ammassi
necessariamente parcellari (e qui ricompare il modello africano dei saltus)
potevano avvenire nel centro amministrativo, per esempio nella villa-prae-
torium che, se ha perso gli schiavi accasermati ha rafforzato le strutture
accumulative106. Ma essi potevano avvenire anche altrove : in un vicus, nei
pressi di una statio, di un punto d'imbarco; ed immaginabile che tutte
queste alternative venissero praticate. Forse nei pressi della villa del Casale
sorgeva un vicus107, cos come la massa Callipolitana, nel Salente, aveva
inglobato un castrum e la massa Trapeiana nei Bruzi era collegata ad una
statio. Sicch, non implausibilmente, le placchette bronzee delle massae
Cella vinaria e Pontis Veri potrebbero connettersi al trasporto a Roma delle
derrate delle due propriet suburbane109. Certo, la notizia che intorno al
599 la sola massa Gelas era in grado di ricevere i frutti di met delle terre
siciliane della chiesa di Roma implica l'esistenza di impianti enormi110.

106 D. Vera, / silenzi di Palladio e l'Italia. Osservazioni sull'ultimo agronomo


latino, c.s. in AntTard.
107 Vd. A. Carandini, // latifondo in epoca romana cit., p. 31.
108 Sulla m. Callipolitana (G.M., Reg. ep. IX.205-206); vd. G. Volpe, Contadini,
pastori e mercanti nell'Apulia tardoantica, Bari, 1996, p. 357 s. e p. 419, il quale
giustamente da una grande chiesa inferisce una popolazione numerosa. Sulla m.
Trapeiana, all'origine del sito moderno di Tropea (n. 26), vd. G. Noy, Villes, conomie et
socit dans la province de Brutium-Lucanie du IVe au VIIe sicle, in La storia dell'alto
medioevo italiano (VI-X secolo) alla luce dell'archeologia, Firenze, 1994, p. 693-733,
part. p. 714.
109 L'ipotesi di A. Carandini, che pensa a contenitori a mezzi di trasporto
delle massae contrassegnati dalle placchette (Hortensia. Orti e frutteti intorno a
Roma, in Misurare la terra. IV. Centuriazione e coloni nel mondo romano. Citt,
agricoltura, commercio, materiali da Roma e dal Suburbio, Modena, 1985, p. 66-74, part,
p. 68). Ma rimane ipotetico che si tratti di esenzioni daziarie sui prodotti; vd. anche
Marazzi, L'insediamento nel Suburbio cit., p. 265 s., e R. E. A. Palmer, Customs and
Market Goods Imported into the City of Rome, in MAAR, 36, 1980, p. 217-233.
110 G.M., Reg. ep. IX,236 riferisce che il vescovo di Siracusa, Giovanni, aveva
imposto la consegna dei prodotti dei quattro patrimonia occidentali di Messina,
Siracusa, Catania e Agrigento nei magazzini di Siracusa o, in alternativa, nella massa
Gelas, suscitando i malumori dei conductores gravati da forti spese di trasporto
(IX.29); cfr. Caliri, Per la storia della Sicilia cit., p. 37-38. A parte la distanza da
Siracusa, perch la massa Gelas possa essere identificata con la villa di Piazza Armerina
bisognerebbe pensare poco plausibilmente che il toponimo pi antico, Gelas,
soprasseduto dal II al V secolo dal prediale Philosophiana, fosse ritornato in uso
nell'et di Gregorio Magno. Nulla vieta, per es., di pensare che nella medesima area degli
antichi Geloni della lista di Plinio, H.H. Ili, 89-91 esistesse una massa Gelas. Vd. da
ultimo, G. F. La Torre, 'Gela sive Philosophianis' (It. Antonini, 88,2). Contributo per
MASSA FUNDORUM 1019

E dunque, la massa, pur non essendo una unit produttiva, costituiva,


in un certo senso e per certi aspetti e nei limiti descritti, una unit
economica. Il praetorium - raccomandava nel suo trattato l'agronomo Palladio
- deve possedere anche servizi utilizzabili dai coloni afferenti alla
propriet : officine di fabbri, carpentieri, frabbricanti di botti e di doliam.
importante allora sapere che la massa Cornutiana di Flavius Valila, sita nella
stessa area circa urbem in cui Palladio possedeva terre, ha il suo centro in
un monumentale praetoriumm. L'edificio una tipica villa aulica, ma
doveva possedere anche dotazioni produttive, perch vi risiedono inquilini
che dispongono di horti propri113.
Un punto, infine, necessita almeno un breve cenno. Fermo restando il
carattere utilitaristico della massa, non improbabile che l'aggregazione
terriera producesse anche aggregazione sociale suscitando elementi di
comunit, scambi, relazioni, conflitti; che insomma si traducesse, forse non
sempre ma spesso, in comune rustico. Nascere, crescere e sposarsi in
una stessa propriet, frequentare per i canoni e i lavori la villa padronale,
appartenere per generazioni a una famiglia, dialogare con amministratori
e conductores, pagare cumulativamente le imposte, avanzare proteste
collettive, riunirsi per il culto e le festivit. ovvio che tutti questi fattori,
sparsamente attestati nella documentazione, dovevano produrre un
reticolo di relazioni, un senso di comunit di cui la massa era il fulcro. Non per
caso, il fenomeno sociale diventa pi evidente quando nella fisionomia dei

la storia di un centro interno della Sicilia romana, in Quad. dell'Ist. di archeol. dell'U-
niv. di Messina, 9, 1994, p. 99-139.
111 Pali., 1,6,2; cfr. Vera, Strutture agrarie e strutture patrimoniali cit., 505; Id., /
silenzi di Palladio cit.,
112 Pall., 111,25,3. La descrizione del praetorium in L.P. CXVI. Non conosciamo
n la cronologia, n il proprietario originario della massa Cornutiana; ma
suggestivo pensare alla famiglia degli Iunii Bassi, e in particolare a Iunius Bassus, il console
cristiano del 335, di cui Valila possedeva la grande domus sull'Esquilino che dopo la
sua morte divenne la chiesa di Sant'Andrea (PLRE, II, p. 1147-1148).
113 La donazione di Valila, descrivendo l'area del praetorium, menziona la siepe
che costeggia gli horti degli inquilini, e a proposito di uno dei fondi donati fa
intendere che era coltivato da una coppia di coloni originarii, la cui figlia, Singillosa,
esclusa dalla donazione. Anche i fundi della massa Pyramitana, che sono poderi
coltivabili da due-tre famiglie contadine, hanno sia servi che inquilini, da intendersi
come coloni schiavi e liberi (P. Ital. 10-11). Questa potrebbe essere la condizione
degli inquilini della massa Cornutiana, ma potrebbe trattarsi anche di manodopera
residente di coltivatori d'altro tipo. Sul significato, peraltro incerto e variabile, di in-
quilinus, vd. P. Rosario, Inquilinus, in OPUS, 3, 1984, p. 121-134; contra J.-M. Carrie,
Colonato del Basso Impero. Resistenza del mito, in Lo Cascio, Terre, proprietari e
contadini cit., p. 75-150, part. 146-150.
1020 DOMENICO VERA

paesaggi rurali interviene la cristianizzazione. Accanto al suo praetorium,


gi fiancheggiato dalle case dei contadini, Flavius Valila edifica una ricca
chiesa destinata ad accentuarne la forza di attrazione non solo sui
coltivatori della massa Cornutiana ma su tutto il circondario. E la sua non
iniziativa isolata ma rientra nella ben documentata tendenza dei grandi
possidenti a erigere luoghi di culto nelle massae e a dotarli di clero114. Si pu
aggiungere che dopo il V secolo, nei territori ove la destrutturazione delle
istituzioni cittadine forte, come in Calabria a Nicotera e a Tropea, le
massae diventano vieppi punto di riferimento del territorio come sedi di
diocesi rurali115. Sicch, in una prospettiva che si coglie nettamente nel
periodo altomedi evale, per esempio nelle carte di Farfa, ma che possibilmente
anteriore, la massa pare assumere una valenza topografica pi estesa,
connotante un'intera area dominata dalla presenza di terre della massam.
immaginabile che, fra VII e Vili secolo, il progressivo disfacimento del
sistema catastale e fiscale romano, acceleri una progressiva evoluzione di
questa conformazione da semplice circoscrizione patrimoniale a modulo
dell'organizzazione territoriale e della cura d'anime. Ma questa una
fase nuova, che porta verso l'alto medioevo ed gi stata ottimamente
studiata117.

Domenico Vera

114G.M., Reg. ep. 11,29 (m. Maratodis); VII,38 (m. Largia); IX,180-181 (m. Furia-
na).
115 G. Otranto, La cristianizazione della Calabria e la formazione delle diocesi, in
VetChr, 32, 1995, p. 339-379; G. Volpe (a e. di), San Giusto : la villa, le ecclesiae, Bari,
1998, p. 336-337.
116 Vd. Migliano, Per una storia delle strutture agrarie cit., p. 53 s.
117 Rimando al classico studio di C. Violante, Le strutture organizzative della cura
d'anime nelle campagne dell'Italia centrosettentrionale (secoli V-X), in
Cristianizzazione ed organizzazione ecclesiastica delle campagne nell'alto Medioevo. Espansione e
resistenze, 10-16 aprile 1980, Spoleto, 1982 (Settimane di studio del Centro italiano di
studi sull'alto Medioevo, 28); vd. anche Alle origini della parrocchia rurale (IV-
VIII sec), Citt del Vaticano, 1999, p. 963-1158.
TABELLA 1
MASSA LOCALIZZAZIONE DATA PROPRIET REDDI
1 Amazon Gaudos (Malta) 314-335 RP/ SRE 220
2 Aqua Salvias Lazio/Suburbio 604 SRE
3 Auriana Lazio/Lavinium 314-335 RP/ SRE 500
4 Bauronica Campania/Suessa 314-335 RP/ SRE 360
5 Caesariana Lazio/Praeneste 384-385 Scirtius v.p.
6 Callipolitana Puglia/Gallipoli 599 SRE
7 Camaras Africa 314-335 RP/ SRE 405
8 Candida Afr. Proc./Utica 258 ca.
9 Capsis Byzacena/Capsa 314-335 RP/ SRE 600
10 Cassitana Sicilia 443-445 Lauricius PSC/ ER 500
11 Castis Sicilia/Catina 314-335 RP/ SRE 1.000
12 Cefalina Grecia/Cefalonia 314-335 RP/ SRE 500
13 Cella vinaria Lazio/Suburbio fineIV/V s. Probi
14 Cesiana Italia 468 Domnina inl.f.
15 Cilicensis Campania 477-489 G. Placidia/P/Vigilius v.c.
MASSA LOCALIZZAZIONE DATA PROPRIET REDD
16 Cinciana Sicilia 590 SRE
17 Comutiana Lazio/Praeneste 471 Fi. Valila mag. Utr. mil.
18 Enporitana Sicilia 443-445 Lauricius PSC/ER 756
19 Fadilianensis Sicilia 443-445 Lauricius PSC /ER 445
20 Festi Lazio/Praeneste 314-335 RP/Festus PSC/ RP/ SRE 300
21 Firmidiana Marche/Urbinum 553 Ranilo e Fetilanc /ER 100
22 Flaviana Lazio/Sabina (?) 599 SRE
23 Furiana Sicilia/Tindari 599 Ianuaria
24 Gaba Lazio/Gabii 314-335 Gallicanus cos. 317 (?)/SRE 202
25 Gargiliana Campania/Suessa 314-335 Gallicanus 655
26 Gargiliana Campania/Suessa 314-335 RP/ SRE 400
27 Gelas Sicilia/Gela (?) 599 SRE
28 Getina Sicilia/Panormum 599 Chiesa di Palermo/Maurentius
mag. mil.
29 Gratiliana Lazio/Viterbo 599 SRE
30 Iuncis Africa/Byzacena 314-335 RP/ SRE 800
Mauretania
MASSA LOCALIZZAZIONE DATA PROPRIET REDDI
31 Iutelas Sicilia or. 599 SRE
32 Laninas Umbri a/Carsulae 314-335 RP/ SRE 200
33 Largia Sicilia/Catina 597 Chiesa di Catania (?)
34 Leucas Sicilia/Panormum 598 Praiecta/ SRE
35 ...liana Toscana/Luca 553 Ranilo e Fetilanc 100
36 Magulianensis Lazio/Suburbio 596 Iohannes presb. SRE
37 Mallianum Lazio/Sabina 314-335 RP/ SRE 115,1
38 Mandelana Lazio/ valle Aniene Valeria Maxima
39 Maratodis Sicilia 592 Iulius patricius
40 Muci Lazio/colli Albani 314-335 RP/ SRE 160
41 Murinas Lazio/colli Albani 314-335 RP/ SRE 300
42 Nemus Lazio/colli Albani 314-335 RP/ SRE 280
43 Nicoterana Calabria/Nicotera 596 SRE
44 Numas Africa/Numidia 314-335 RP/ SRE 650
45 Odonianensis Campania 477-489 G. Placidia/P/Vigilius v.c.
46 Pallentiana Tuscia (?) 523-526 Argolicus v.ill. e Amandianus v.c.
47 Papyrianensis Sicilia 599 Pompeius/ Alexandra c.f.
MASSA LOCALIZZAZIONE DATA PROPRIET REDDI
48 Pictas Lazio/Gabii 314-335 RP/ SRE 205
49 Pontis Veri Lazio/Suburbio IV/V sec. Antiochus PSC e Parthenius PSC
50 Praenestina Lazio/Praeneste 385 Postumius Iulianus v.c.
51 Pyramitana Sicilia/Siracusa 489 P/Pierius comes dom. oltre 4
52 Rusticiana Calabria 527
53 Samanteria Sicilia/Panormum 598 Praiecta
54 Sentiliana Lazio/ Ardea 314-335 RP/ SRE 240
55 Statiana Lazio/Sabina 314-335 RP/ SRE 350
56 Statiliana Lazio/Cori 314-335 RP/ SRE 300
57 Statiliana Lazio/Minturnae 314-335 RP/ SRE 315
58 Subpatriana Sicilia 591 SRE
59 Sulphorata Africa/Numidia 314-335 RP/ SRE 720
60 Taurana Sicilia/Panormum 314-335 RP/ SRE 500
61 Tarpeiana Italia 559 SRE
62 Trapeas Sicilia/Catina 314-335 RP/ SRE 1.650
63 Trapeiana Calabria/Tropea V sec.
64 Urbana Lazio/Antium 31 4-335 RP/ SRE 240
MASSA LOCALIZZAZIONE DATA PROPRIET REDDIT
65 Varia Sardana Africa/Mauretania (?) 314-335 RP/ SRE 500
66 Varoniana Sicilia 590 Campanianus mag. mil./ SRE
67 Veneris Lazio/Minturnae 599 SRE/ S. Marco di Spoleto
68 Venticanensis Campania 477-489 G. Placidia/P/Vigilius v.c.
69 Vessana Campania 477-489 G. Placidia/P/Vigilius v.c.
70 Veternensis Tuscia 325 RP
71 Virginis Lazio/Cori 314-335 RP/ SRE 200
72 Walzari oliaria Africa/Numidia 314-335 RP/ SRE 810
73 Anonima Italia/Suburbicaria? 570 P/ER
74 Anonima Italia/Suburbicaria? 570 P/ ER
75 Anonima Sicilia 591 SRE 890 ca
ER = Ecclesia Ravennatis;
GM = Greg. Magn. Regstrum epistolarum;
LP = Liber pontificalis;
= Patrmonium;
RP = Res privata ;
SRE = Sancta Romana ecclesia;

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