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Veronica Orazi
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tiera (La ciudad fronteriza, 1988), il lavoro ora edito in Italia con una densa postfazio-
ne di E. Snchez Garca e la traduzione di A. Ricco, ha rappresentato, sul finire degli
anni ottanta del Novecento, la consacrazione dellautrice come poetessa nel panorama
letterario della Spagna democratica. Con tale raccolta Romojaro veniva a confermare
stilemi e motivi presenti nel miscellaneo volume Agua de luna (1986), in cui confluiva
la sua precedente produzione, e li sottoponeva tuttavia a un processo di depurazione,
che se prescindeva in larga misura dalla fabula e dalla materia mitologica (oggetto
dinteresse anche della Romojaro studiosa), riproponeva al contempo la condizione in
cui gi anteriormente si dibatteva il soggetto poetico, ovvero un profondo senso di
isolamento.
In Agua de luna, la prevalente tematica amorosa si incardinava su due orientamen-
ti formali: un linguaggio neobarocco e simbolista e una pi essenziale tensione verso
loggettivit e le cose, mutuata da una tecnica fotografica che ovviamente non si ripro-
metteva la pedissequa riproduzione del mondo, ma che sposava la sensazione alla
percezione. La forte carica emozionale precisa la sua necessit di essere mediata e
circoscritta in Citt di frontiera, dove la voce dellio diviene spettatrice e cronista della
realt poetica e concede particolare attenzione alla espressione del vuoto, cos come
alla rivelazione di una sopravvenuta identit e allimportanza concessa al caso, allerro-
re e alla sua colpa (p. 6). Un libro in cui decisiva e unificante limmagine, giustap-
punto, della citt di frontiera, ibrido tra la nata Algeciras dellio reale, luogo dellinfan-
zia e delladolescenza, e la misteriosa e pericolosa Mlaga dellet adulta. Ma al di l di
queste tangibili suggestioni, e per quanto questurbe sia un territorio proposto al letto-
re mediante un processo creativo che pi di una volta prende le mosse dalla rielabora-
zione di una concreta immagine fotografica, la ciudad fronteriza soprattutto una
potente metafora dellattualit e un luogo dellanima, uno spazio di transito, di esilio
[], strade estranee, ormeggio fugace, paese senza nome, in cui le cose rimangono
mute, la luce inibita, il giorno straniero (pp. 6-7), come chiosa la stessa Romojaro.
pertanto decisiva latmosfera dei componimenti, nei quali il mondo circostante,
degradato dallindustrializzazione e attraversato da presenze indecifrabili, viene avver-
tito in prevalenza nella sua natura ostile, come basterebbe a confermare nella raccolta
linsistenza sul lessico bellico. Coglie con grande sensibilit critica quella dimensione
E. Snchez Garca, che nel suo prezioso contributo individua gli aspetti salienti che
configurano lopera: la frontiera in quanto perdita di identit, come confine che
temporale piuttosto che spaziale; la tendenza a oggettivare lio poetico che staziona in
quello spazio, attraverso luso della terza persona oppure della seconda con funzione
impersonale; il conforto che allo spaesamento dellio propongono la forma e il rigore
delle strofe, volte a temperare la modalit espressiva sino a quel momento pi conna-
turata a Romojaro, ovvero il verso sciolto; la individuazione delleffettivo perno delle
poesie nella presenza di un soggetto personale (p. 99).
La struttura del libro si configura in quattro sezioni principali. Gli autori, che come
numi tutelari evocati in esergo ne presiedono lapertura, sono in qualche modo illu-
strativi dei rispettivi contenuti. Ricorder, a mo di esempio, Valry, Graham Greene e
Borges, per richiamare nel primo movimento la percezione del sentimento della perdi-
ta didentit; Baudelaire per trasmettere, nel secondo, lacuirsi della discrasia tra quel
sentimento e la luminosa vitalit dellambiente; Peter Handke per manifestare la per-
plessit di fronte alle cose, in una terza parte in cui si assiste anche a una timida rea-
zione vitale del soggetto poetico ed emergono i rischi connessi alla sua indagine sulle
cose; e infine, P. Bosworth, accanto a Cicerone, ad esprimere la coscienza del danno
(Qual la storia della sua vita? Sono stato pugnalato) ma anche il riconoscimento
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di una sconfitta gi consumata e laccettazione di un futuro dimesso. Questultima, in
particolare, avviene nellesteso componimento conclusivo (Folio atlntico), sorta di
poco maestoso finale di una raccolta della perdita, come sancisce la chiusa: en la
calle, alguien mira la casa abandonada / y descubre la ausencia en el espejo (p. 94).
La ciudad fronteriza conferma, almeno in parte, lascrizione che della poesia di
Romojaro ha realizzato a suo tempo Miguel Garca-Posada a un neobarocchismo
transitato attraverso la tradizione di Mallarm. Alcune delle raccolte successive, pur
conservando il loro carattere ermetico, hanno messo in evidenza significative innova-
zioni (penso soprattutto a Poemas de Teresa Hassler). Ma indubbio che emerga con
forza, e principalmente nel rigore costruttivo, il debito di Romojaro verso Jorge Guilln,
per cui il neopurismo della poetessa presenta delle analogie con la produzione di au-
tori canari quali Andrs Snchez Robayna e Miguel Martinn, o con quella di Justo
Navarro, andaluso come lautrice. Ad ogni modo, la natura sensitiva e visiva delle
poesie della raccolta la sottrae alle secche della mera concettualizzazione, mentre la
loro concisione linguistica, estranea ormai allesuberanza barocca, nasconde generose
risonanze della tradizione nazionale. Va accolta assai positivamente, dunque, liniziati-
va di traghettare i 33 componimenti de La ciudad fronteriza nella nostra lingua, in un
volumetto impreziosito, in apertura, da un inquadramento della propria poetica firma-
to dalla poetessa e concluso dal gi citato studio di E. Snchez Garca.
Enrico Di Pastena
MARA NGELES PREZ LPEZ, Atavo y pual, Zaragoza, Olifante, Ediciones de poe-
sa, 2012, pp. 63.
Mara ngeles Prez Lpez (Valladolid, 1967) es poeta y profesora de Literatura
Hispanoamericana en la Universidad de Salamanca. Ha publicado los libros Tratado
sobre la geografa del desastre (Mxico, UNAM, 1997), La sola materia (Premio Tardor,
Alicante, Aguaclara, 1998), Carnalidad del fro (XVIII Premio de Poesa Ciudad de
Badajoz, Sevilla, Algaida, 2000), La ausente (Cceres, Diputacin / Institucin Cultural
El Brocense, 2004) y las antologas Libro del arrebato (Plasencia, Alcanca, 2005) y
Materia reservada (antologa seleccionada por Luis Enrique Belmonte, Caracas, El pe-
rro y la rana, Publicaciones del Ministerio de Cultura de Venezuela, 2007). Tambin ha
publicado las plaquettes El ngel de la ira (Zamora, Lucerna, 1999) y Pasin vertical
(Barcelona, Caf Central, 2007). En 2010, ha editado Catorce vidas (Poesa 1995-
2009) con prlogo de Eduardo Moga, texto en el que se recogen todos sus libros
hasta la fecha (Salamanca, Diputacin). Su poesa est recogida en diversas antologas
y traducida a varios idiomas (ingls, francs, italiano, neerlands y armenio), y publi-
cada en numerosas revistas en papel y en formato digital. Ha sido jurado de varios
premios literarios, entre otros, Premio Reina Sofa de Poesa Iberoamericana 2005 y
2009 y Premio Miguel de Cervantes en 2007.
Su ltimo libro es Atavo y pual, publicado por la coleccin Olifante, Ediciones
de poesa, la legendaria editorial fundada y dirigida desde 1979 por Trinidad Ruiz
Marcelln. Se trata de una poesa escrita por una mujer que habla de mujeres y que se
alimenta de una sensibilidad y densidad de emociones que son patrimonio de todos y
todas. Como escribe Olvido Garca Valds en la solapa del libro: Con vocacin narra-
tiva y una escritura que es propriamente pintura, visin plstica y tctil, Mara ngeles
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