Strategie di interrogazione e possibili usi di dati di natura
amministrativa. Il caso delle statistiche universitarie di Antonio Fasanella e Alessandra Decataldo Il paper affronta la questione dei differenti usi di una fonte statistica, in questo caso specifico erogatrice di dati di natura amministrativa relativi alla carriera degli studenti universitari. Il DM 509/1999 e le sue successive modifiche hanno puntato a rilanciare l’offerta formativa, anche per contrastare i mali storici di eccessiva dispersione dell’università italiana: abbandono degli studi, ritardo negli studi, basso tasso di laureati. Per dar conto dei risultati raggiunti, diverse agenzie interrogano gli archivi statistici degli atenei, producendo differenti quadri di sintesi degli indicatori di dispersione universitaria. Differenti sono in primo luogo le strategie di estrazione delle informazioni, le quali possono essere trasversali o longitudinali. Le strategie longitudinali sottendono una logica di indagine di tipo sperimentale o quasi-sperimentale: consentono la rilevazione di cambiamenti dei valori di una variabile da un periodo all’altro, l’analisi della durata dei fenomeni, l’identificazione delle connessioni tra eventi, l’individuazione dei fattori che concorrono alla determinazione dei fenomeni. Tra le strategie di estrazione longitudinali, inoltre, si possono distinguere quelle che si focalizzano su dati aggregati e altre interessate a dati individuali. Le prime rischiano di fornire una lettura parziale del fenomeno della dispersione negli studi universitari, mentre le seconde, rinviando a un approccio generazionale, e permettendo così di seguire individualmente i componenti di una stessa generazione di studenti per un certo numero di anni, forniscono risultati tendenzialmente più precisi. Le diverse agenzie che fanno uso di dati amministrativi universitari sono caratterizzate dal perseguimento di obiettivi diversi. Alcune hanno finalità cognitive di carattere istituzionale, altre finalità valutative, a loro volta focalizzate sui servizi (come nel caso dei Nuclei di Valutazione) oppure sul programma (come nel caso del Miur e del Cnvsu che analizzano, tra l’altro, i cambiamenti intervenuti nel passaggio dal Vecchio e al Nuovo ordinamento universitario). Ora, le finalità d’uso potrebbero risultare penalizzate dal ricorso a strategie di estrazione inadeguate, sulle quali si è riflettuto poco. Si intende, pertanto, discutere le metodologie di analisi della dispersione universitaria nelle sue varie forme, confrontando modelli basati su strategie di estrazione e finalità d’uso differenti, con l’idea che i modelli longitudinali facenti uso di dati individuali siano dotati del più alto grado di duttilità, prestandosi così alle diverse esigenze in campo. Tra i modelli longitudinali basati su dati individuali, inoltre, si intende porre in luce la differenza fra quelli che definiremo modelli longitudinali semplici (che fanno una semplice comparazione tra la situazione al tempo t0 – ad esempio al momento dell’immatricolazione – e quella al tempo t1 – ad esempio al termine della durata legale del corso) e modelli longitudinali complessi (che puntano alla ricostruzione del percorso, ossia degli stati successivi intermedi tra i due momenti, al più alto grado di intensione consentito dal regolamento relativo alla struttura oggetto di studio). Tali modelli rispondono a una concezione che si potrebbe definire realista dei fenomeni sociali, poiché puntano alla ricostruzione dei “meccanismi” attraverso i quali da un primitivo stato in t0 si genera un successivo stato in t1. Cosicché, a parità di stato iniziale e finale, il numero e la qualità dei processi intervenienti diventano l’effettivo oggetto di studio, essendo essi rivelatori della natura reale dei fenomeni analizzati. Questo tipo di studio non è ancora diffuso, nonostante esso consenta, producendo una rappresentazione ad un maggiore grado di definizione del destino delle coorti di immatricolati ai corsi di studio universitari, la messa a punto di misure più mirate, e prevedibilmente più efficaci, tese a contrastare l’entropia che affligge il sistema universitario italiano.
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