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Da sempre, luomo ha dovuto un luogo nel mondo, procurarsi una sede sicura, questi
sono imperativi categorici che affondano le loro radici nel pi profondo retaggio
dellanimalit: il territorio e la tana sono letteralmente lo spazio della vita, e non
meno necessari dellacqua o del cibo. Non strano, dunque, che questa pulsione
abbia ispirato sin dalla pi remota antichit unattivit mitopoietica estremamente
ampia: dai miti dorigine, che esprimono il rimpianto della patria perduta, ai miti di
stanziamento che celebrano lacquisizione di una nuova terra, e le difficolt e i pericoli
incontrati nella ricerca di una sede. Le testimonianze pi arcaiche del tema
dellanimale guida sono, quelle fornite da alcune antichissime leggende migratorie in
cui la bestia conduce un gruppo etnico o un antenato mitico in quello che sar il suo
nuovo territorio e indica col suo tragitto la via che bisogna percorrere attraverso
luoghi ignoti, pericolosi. Tuttavia, nessun racconto mitico spiega perch mai
proprio un animale debba guidare la migrazione o lo stanziamento, n giustifica il
fatto che unintera generazione ponga fra le zampe di una bestia tutte le sue
speranze di salvezza.
Gli antichi miti sulle origini delletnia si intrecciavano sicuramente alla nascita della
trib con la figura di un animale: racconti che nascono nel cuore di un territorio in cui
la zoolatria fu strettamente legata alla ripartizione etnica, come dimostrano i nomi
stessi dei popoli stanziati nellItalia centrale e meridionale: popoli del lupo, (Irpini,
Dauni e i Lucani), oltre ai Piceni legati al picchio e ai Sanniti che seguirono il toro,
troviamo infatti ancora, i popoli dellorso, gli Ursentini, quelli del vitello, gli Itali. In
questi miti dorigine, la trib si riconosceva in una precisa prassi rituale, in cui il culto
dellanimale sacro si fondeva con unantichissima pratica sacrificale, quella del ver
sacrum, che, costituiva una sorta di risposta disperata a particolari situazioni di
emergenza, quali epidemie, carestie o crisi dovute alla sovrappopolazione, e prevedeva
la consacrazione al dio di unintera generazione; una consacrazione che senza
dubbio in origine doveva comportare limmolazione dei nuovi nati, oltre che il
sacrificio cruento del bestiame. In questa prospettiva, appunto, trovava il suo ruolo
lanimale guida, il quale, doveva comunque apparire nello svolgimento del rito.
Bisogna comunque tenere presente che da un lato, prima che il ver sacrum abbia
luogo, abbiamo levento calamitoso che lo provoca (guerra, carestia, pestilenza,
sovrappopolazione) e lintervento degli indovini o degli interpreti della volont divina,
che preordinano lo svolgimento della cerimonia; dallaltro lato, alla conclusione del ver
sacrum, particolari cerimonie chiudevano la migrazione: il sacrificio dellanimale guida,
che in qualche modo chiudeva il cerchio, suggellando nel segno della morte sacra quel
periodo eccezionale che con la morte sacra si era avviato, e i riti di fondazione del
nuovo insediamento, che concludevano con la conquista e lo stanziamento, quel
periodo di crisi che la calamit aveva aperto. Levento si iscrive allora in un disegno
divino preordinato e necessario provvidenziale visto nel suo complesso come un
rito iniziatico e sacrificale che, nella concreta esperienza della morte, assicura la
rinascita della societ. Questo ruolo fondamentale della guida animale allinterno di
questi riti italici ci permette di intuire che attorno allanimale si dovette strutturare,
la prima autocoscienza etnica di queste antiche popolazioni. Esso era naturalmente il
simbolo del dio il picchio, il lupo e il toro sono gli animali tradizionalmente collegati
allantico Marte italico, Mamerte, il patrono di questo genere di riti e il genius populi
che d il proprio nome alla trib, come nel caso degli Irpini, dei Piceni e degli altri popoli
con etnonimi animaleschi.
Il complesso rituale del ver sacrum sembra essere specificamente proprio della
cultura sannitica, ed in quanto tale attestato in unarea ben precisa, lItalia
centro-meridionale, ma mitologemi sostanzialmente analoghi godettero infatti di
amplissima diffusione anche al di fuori del bacino mediterraneo. Cos, per esempio la
grande migrazione dei Galli verso lItalia fu compiuta seguendo la direzione degli
uccelli.
I racconti del primo tipo realizzano il modello predatorio, (che consiste in ultima
analisi nellimitazione rituale di una fiera, considerata sia come guida mitica che come
modello etico e morali), attestati solo fra le culture anche negli Italici: dovevano vivere
entro coordinate mitiche sostanzialmente analoghe gli Hirpi Sorani, una popolazione
italica stanziata attorno al monte Soratte. Si tratta di un mito centrato sul nostro tema,
in cui un lupo si rivela come sacro totem allorch, per diretta ispirazione divina, funge
da animale guida in senso stretto, conducendo a una caverna abitata da un dio, ma
anche, da guida in senso squisitamente morale, in quanto, secondo un responso
oracolare, fornisce al popolo tutto il modello comportamentale da seguire, e
proprio per questo d al gruppo etnico il proprio nome. Lanimale sacro non era per
questi antichi Italici solo una guida inviata dagli dei o un messaggero dellaltro
mondo, ma un vero maestro di vita al quale ci si doveva assimilare. Tradizioni mitiche
analoghe saranno state probabilmente presenti nel patrimonio tradizionale degli altri
lupi dellItalia antica, dagli Irpini ai Dauni e ai Lucani, per giungere sino ai pi famosi
lupi che la storia antica ricordi, Romolo e Remo. Questa imitazione implica una vera e
propria identificazione con la belva e attorno a questo nucleo, si aggregano molteplici
componenti che caratterizzano quasi sempre le culture che seguono il modello
predatorio: la presenza nella tradizione mitica di antenati ferini o semiferini; luso di
antroponimi o di etnonimi desunti dal mondo animale; la credenza in mezzi magici o
in conoscenze segrete che dovrebbero consentire di trasformarsi in bestie; il costante
ricorso nellarte a figurazioni animalesche pregne di un particolare significato
simbolico dei travestimenti rituali, sempre in forme animali; dei riti, particolar-
mente tenebrosi e cruenti, che in qualche misura sono sopravvissuti sino ai nostri
giorni e, infine, appunto, un rilevante corpus mitico centrato su temi animalistici.
Lassimilazione allanimale predace che abbiamo trovato fra gli Hirpi Sorani e gli Irpini, i
Sabini e i Mamertini, e che costituisce il fondamento di questa antichissima cultura
ferina di cacciatori e di guerrieri, doveva essere intesa in senso estremamente
concreto, nellambito delle diffusissime confraternite di guerrieri-belva: dai berserkir
(forse uomini orso) e dagli ulfedhnar (uomini lupo) delle steppe. . In queste
confraternite feroci, lidentificazione con il totem belluino veniva ottenuta mediante
il rivestimento rituale di una pelle animale, lassorbimento di bevande allucinogene
o la pratica di riti iniziatici, a livello psicologico il guerriero diveniva realmente la
belva che imitava, e si comportava come tale, seminava terrore, era imbattibile in
combattimento e assetato di sangue, un essere subumano, temuto da tutti, ma
bandito dalla societ. Queste credenze remote e diffusissime, oltre che nei nostri
racconti sullanimale guida, devono aver lasciato altre tracce, come mostrano la
bellissima Saga dei Vlsunghi e molti altri testi norreni, il guerriero-belva e il
licantropo coincidono: questultimo, spesso, rappresenta limmagine mitica del
guerriero che, indossando il travestimento ferino, si trasforma a tutti gli effetti in un
animale feroce e assetato di sangue. A questo complesso culturale vadano connessi
gli elementi animaleschi che ricorrono nellarmamento del guerriero, le corna, le
figure animali, le teste di lupo che adornano gli elmi.
Il modello oracolare pare risulti un modello meno arcaico di quello predatorio, gli
animali guida e gli animali oracolari che fissano il destino appartengono alla stessa
famiglia, e si tratta di una famiglia immensamente ampia, che comprende le bestie
ominali che indicano il futuro gli oracoli animali, che vengono consultati in caso di
incertezza, come quei cavalli, selvaggi o i pi modesti animali augurali che
preannunciano la sorte, e importantissimi nelle culture antiche (si pensi allarte
degli auspici e allaruspicinia) e paiono sopravvissuti solo nelle credenze sui gatti
neri che non devono attraversarci la strada.
Anche nel pieno Medioevo il tema mitico dellanimale guida conserva una straordinaria
capacit di adattamento: accanto alle versioni tradizionali, che, preservando il suo
nucleo fondamentale il viaggio compiuto sulle tracce di un animale sino al luogo in cui
il destino sinvera sanno armonizzarlo con la nuova cultura cristiana, e inserirlo
compiutamente nellimmaginario medievale. Eliminati gli dei pagani, alla migrazione e
allo stanziamento del popolo nel suo complesso si sostituisce la migrazione e lo
stanziamento del populus christianus, e alla creazione di nuovi stati, la fondazione di
parrocchie e monasteri; nella cultura cristiana si trova un animale angelico che
conduce dei pellegrini a un santo o a un luogo sacro. Ma, anche in questo nuovo
panorama lanimale guida continua a svolgere la sua primordiale funzione di apripista
guidato dalle potenze oltremondane, e a mantenere delle conoscenze preternaturali e
degli oscuri poteri oracolari. In un primo tempo, il passaggio al cristianesimo non
provoc nel topos alcun mutamento sostanziale, tranne che per il fatto, che nei testi
cristiani lanimale non pi un inviato del dio pagano ma uno strumento della
Provvidenza in cui si trova inoltre la connessione fra leremita che vive sperduto in
solitudini inospiti e selvagge e lanimale guida o ancora di un considerevole filone di testi
leggendari relativi a santi dotati di curiosi poteri sulle fiere dei boschi. Conoscenza del
futuro, capacit di apparire nei sogni e potere sugli animali sono per eccellenza i poteri
degli dei da cui dipendono i grandi santuari oracolari, ma sono anche e soprattutto dei
poteri squisitamente sciamanici che, affiorano in un gran numero di testi agiografici, tra
cui le pi antiche Vitae Sanctorum: san Francesco che predica agli uccelli e ammansisce i
lupi. Queste guide animali connesse ai san- ti sono innanzitutto dei creatori di spazio,
giacch dischiudono le porte del nuovo territorio o ne precisano i confini. Il Medioevo
insomma non perde quella percezione mitica dal mondo: gli dei hanno cambiato nome e
natura, ma abitano ancora il cosmo, e dunque il mito re sta ancora una modalit
discorsiva accettabile.
E chiaro che il mitologema in cui compaiono gli animali guida risulti di diffusione quasi
mondiale, legato a una qualche immagine archetipica, che in quanto tale si potuto
sviluppare indipendentemente in luoghi e tempi diversi, un tema che appartiene a uno
strato culturale cos antico da essere condiviso dalle civilt pi diverse. Tuttavia, forse
nel cuore dellAfrica che troviamo le pi notevoli storie sullanimale guida. Qui infatti,
esattamente come accadeva fra gli antichi Italici, numerose popolazioni migravano sino a
tempi non troppo lontani inscenando una caccia cerimoniale. Anche qui, il nostro
mitologema stato integrato nellimmaginario collettivo, ma esattamente come accade in
Europa e in Asia, accanto a queste testimonianze rituali, possediamo anche narrazioni
tradizionali centrate sullanimale guida, narrazioni di tono compiutamente mitico,
paragonabili a quelle eurasiatiche, e che presentano la pi singolare analogia con le
tradizioni animalistiche del bacino mediterraneo e dei paesi circonvicini. Al centro di
questo cultura animalistica sta una concezione del mondo almeno in senso lato
totemica in cui lanimale guida vie- ne presentato solo di rado come antenato diretto
delletnia, assai di frequente, in compenso, esso viene connesso tramite il nome o un
qualche tipo di parentela, al progenitore umano; in quanto tale, oltre a dirigere i passi
del gruppo, esso ricopre anche pi o meno la funzione di suo spirito tutelare. Daltro
canto, per, le culture totemiche offrono significative testimonianze anche
nellidentificazione fra il guerriero e la belva, il rapporto, antitetico e complementare,
che sussiste fra il predatore e la preda o ancora, lidentificazione fra preda e donna. Nei
racconti di ispirazione venatoria dunque, esiste una frequente associazione fra lanimale
guida e la femminilit, in cui la figura di queste particolarissime bestie di sesso femminile
sono quasi sempre delle cerve.
Nel Medioevo lassimilazione fra donna e cerva e fra amore e caccia assolutamente topica,
e ha ispirato parecchi poemetti allegorici: in Italia la fera bella e mansueta Laura. Le
donne-cerve, appaiono sempre dotate di due caratteristiche preminenti. Innanzitutto si
tratta di esseri dotati di capacit profetiche vere o presunte, che svolgono la loro
funzione di animali-guida pi sul piano del tempo che su quello dello spazio; in secondo
luogo, queste cerve sono sempre amorevoli ed offrono spesso il loro latte e fungono da
nutrici. In tutti i nostri racconti gli animali che fungono da guida non sono mai bestie
comuni, lanimale uno strumento di un potere superiore, inviato per chiamare o
guidare leletto, cio in senso proprio un angelo; altrettanto spesso, lanimale
addirittura il dio stesso. Allora, il viaggio che si compie sulle tracce dellanimale guida
sempre, un viaggio verso laltro mondo, compiuto fuori dal mondo delluomo. Laltro
mondo non un posto, ma la negazione mitica delle nostre coordinate spazio-temporali:
un non-luogo, e in quanto tale non esiste a priori, e non possiede una collocazione
determinata nello spazio e nel tempo; nasce, da una particolare tonalit affettiva, che pu
riferirsi a un universo puramente immaginale, ma che pu anche essere proiettata su un
luogo e su un tempo che un viaggio sono sempre fuori dal proprio mondo. Nei nostri
racconti sempre lanimale che schiude le porte del nuovo spazio spazio sacro, e quindi
oltremondano . Intorno al tema della sovranit, troviamo storie in cui lanimale guida
effettua la scelta del futuro sovrano: i molti racconti in cui lanimale oracolare porta alla
scelta del re provano senza dubbio che il problema della attribuzione della regalit deve
essere stato al centro della cultura animalistica, e che il re era considerato ritualmente
legato al totem animale. Ma dimostrano anche che tutti questi animali oracolari sono
strettamente affini ai nostri animali guida: svolgono infatti la loro stessa funzione in un
ambito che non tuttavia pi quello della migrazione, del viaggio e della caccia, bens
quello della stabilit, della continuit dinastica e il segno dellorigine oltremondana del
potere. Ma proprio in quanto il potere ha unorigine non umana, pu capitare che,
sempre seguendo un animale guida, si debba andare a procacciarselo direttamente
allaltro mondo.
Per loro natura, gli animali guida sono assai prossimi non solo agli animali salvatori ma
anche al vastissimo gruppo degli animali aiutanti, che popolano fiabe e leggende di ogni
paese. Queste tre categorie di bestie soccorrevoli guide, aiutanti e salvatori sono
sempre contigue, aspetti non troppo distinti, di una stessa realt. La sovrapposizione fra
queste diverse classi di coadiutori animali evidente soprattutto nelle fiabe, ove sovente
troviamo un aiutante ferino che, dopo aver condotto leroe sino alla meta prescrittagli
dal fato, gli fornisce anche un aiuto essenziale per superare le difficolt dellimpresa
che lo attende, sia prestando direttamente la propria opera, sia trasmettendogli le
conoscenze che gli permetteranno di riuscire. In questi casi, la funzione di guida viene in
un certo senso spiritualizzata, in quanto laiutante animale diventa una specie di guida di
vita. In ogni caso leroe, assolutamente passivo, viene condotto passo per passo
dallaiutante animale sino alla felice conclusione delle sue peripezie. Queste bestie sono
legate al protagonista da un saldo rapporto affettivo; tutte sono dotate di parola,
dintelletto e di poteri preternaturali; tutte, infine, hanno una natura metaforica che
cela appena, sotto le spoglie ferine, unessenza spirituale pi alta e potente. Che ruolo
hanno allora questi animali? Sono delle guide perch conducono (o portano) a
destinazione, ma sono anche degli aiutanti, perch, senza il loro intervento, leroe non
potrebbe cavarsela; al tempo stesso, sono dei salvatori, perch questo loro intervento
ridona la vita. Questi racconti di salvazione sono tutti contigui ai miti di stanziamento,
tutti presentino la figura dellanimale guida in conseguenza di una logica rigorosa e
infine, tutti questi racconti mettono in scena una stessa fondamentale immagine del
mondo, in cui il cosmo essenzialmente bipartito e al mondo degli uomini si oppone a un
altro mondo sottoposto a un regime ontologico diverso. Ci significa, in sostanza, che
fra le storie realistiche e quelle di tono pi propriamente mitico non esiste alcuna
frattura: il mito precede la storia, la forma a sua immagine, e continua a celarsi in essa.
Accanto alle componenti tradizionali abbiamo per anche unenfasi sul motivo della porta
invalicabile, della frontiera che non si pu attraversare che condurrebbe verso n mondo
immensamente remoto, posto alle estreme propaggini dellorbe e, che sottolineerebbe
lidea stessa di una fondamentale bipartizione del cosmo. Il mondo consta infatti, in
queste leggende storiche, di due zone separate e distinte, che comunicano solo in un
luogo estremamente circoscritto, grazie a quella porta, che viene quindi ad essere quasi il
punto di tangenza di due sfere ontologiche indipendenti. Questa porta in condizioni
normali non valicabile, e i due universi si sviluppano quindi in completa autonomia. Ma
in un certo momento la frontiera diviene permeabile. allora che compare lanimale
guida, e grazie alla sua intercessione, la barriera pu essere superata. Il quadro
(pseudo)storico, il contesto migratorio e la venerazione religiosa per lanimale guida ci
fanno intuire che siamo ancora nellalveo dei miti di stanziamento, ma i motivi del cosmo
bipartito e della porta dischiudono uno spazio nuovo e diverso. La stessa collocazione
intermedia fra i racconti di stanziamento e quelli di salvazione, il quadro realistico,
ambientazione storica ricorrono anche, in un altro importante gruppo di testi
medievali, che mettono in scena, per, un diverso tipo di porta: un fiume intransitabile,
nel quale lanimale guida individua un guado. Questo sottotipo del nostro tema ci porta
dritti nel cuore di una delle grandi tradizioni letterarie dellet romanica, quella della
chanson de geste e infatti il tema dellanimale che indica il guado sempre
inscindibilmente legato alle fortune dei Franchi. notevole il fatto che negli altri settori
della letteratura medievale, questo particolare sottotipo del nostro tema, cos diffuso
nellepopea carolingia, non sembri aver avuto alcuna diffusione: compare infatti un paio
di volte nel romanzo ma solo in ambito medio inglese e comunque per di- retto influsso
delle chansons de geste. La leggenda del passaggio del guado sembra presentare una
fortissima variabilit nei personaggi, ma caratteristiche abbastanza stereotipate:
Abbiamo infatti sempre a che fare con il passaggio di un guado, il prodigio si verifica
sempre a seguito di una preghiera del protagonista dunque in senso stretto un
miracolo , e soprattutto vediamo sempre comparire un cervo o una cerva nel ruolo di
animale guida, cervo o cerva che sono per di pi sempre chiaramente contraddistinti da un
qualche aspetto abnorme che palesa la loro natura soprannaturale e che sembrano
confermare quella curiosa e perdurante associazione esistente fra la dinastia regnante
carolingia e i cervi. Lanimale guida presente nelle tradizioni franche
sullattraversamento del fiume, perch in esse troviamo forme indipendenti ma
apparentate di un mitologema enormemente diffuso in cui la salvezza legata
allattraversamento di una Porta oltremondana, una Porta che immette in una
dimensione proibita, preclusa alluomo ma, sorprendentemente, aperta allanimale ed
in cui tale Porta la barriera che chiude e dischiude laccesso allaltro mondo; le storie
franche, alla variante che immagina laltro mondo circondato da un fiume intransitabile.
Che lAltro Mondo comunichi col nostro mondo attraverso delle porte, una credenza
antichissima: limmagine delle porte cozzanti che chiudono laccesso a un mondo
proibito non appartiene esclusivamente al mito greco, ma, , affiora con una
straordinaria stabilit nelle tradizioni di moltissimi popoli diversi, rivelandosi con ci
parte del pi antico patrimonio mitico dellumanit. La forma e laspetto di queste porte
perigliose mutano incessantemente. Possono apparire come rocce che si scontrano,
come fauci, come foglie, e assumere ancora altre forme bizzarre, ma comunque
mantengono inalterata sia la loro fondamenta- le funzione di porte dellaltro mondo, che
avvicinandosi di scatto luna allaltra, schiacciano o tagliano in due chi tenta di superarle.
Lanimale guida il solo a conoscere la strada che giunge sino allaltra realt; molte volte
percorre da solo questa via perigliosa, in altri casi, invece, solo con il suo aiuto la soglia
oltremondana pu essere trovata e attraversata, evidentemente perch questa soglia in
qualche modo preclusa alluomo (o quantomeno alluomo vivo), mentre lanimale la pu
attraversare impunemente, forse perch, laltro mondo daltronde spesso una terra
degli animali, e le Porte stesse hanno spesso un aspetto francamente animalesco. Cosi
infatti, le acque che gli eserciti Franchi devono attraversare sono essenzialmente estranee al
mondo degli uomini; per questo si possono attraversare solo seguendo un inviato di Dio: i fiumi
oltrepassati dai Franchi grazie alle guide ferine inviate dal cielo portano nomi reali, hanno una
collocazione precisa nello spazio, ma, quanto a essenza mitica, appartengono alla ricca
famiglia dei fiumi oltremondani, corsi dacqua che, dalla pi remota antichit sino alla
matire de Bretagne, costituiscono la frontiera fra i mondi. Tuttavia, in alcune altre
testimonianze lacqua non simboleggia pi ci che contrappone la terra degli uomini a
quella terra posta oltre il flusso del divenire, ma, al contrario, esprime lintima essenza
dellaltro mondo. Anche nella tradizione favolistica, accade sovente che degli animali
conducano allacqua: ma in questi casi non si tratta dellacqua di una fonte comune, bens
di un liquido, sommamente sacro, in cui si nasconde una illimitata potenza vivificante (e
mortifera), un liquido che nasce sempre da una qualche inaccessibile fonte oltremondana,
e che resuscita, risana ogni ferita, ringiovanisce e trasforma e in cui il compito difficile che
leroe deve portare a termine consiste appunto nel procurarsi questo liquido supremo.
Nella quasi totalit dei casi, leroe pu impadronirsi di questo liquido vivificante appunto
grazie allaiuto di un animale soccorrevole, che o conosce lubicazione della fonte della vita
e vi conduce il suo protetto umano, ovvero, qualora laccesso alla fonte sia del tutto
precluso agli uomini, si reca esso stesso a raccogliere lacqua miracolosa e la riporta indietro.
In altri testi, , la salvezza cui lanimale conduce il protagonista non legata al
raggiungimento di una fonte, ma a quello della patria lontana o perduta ed in cui si torna
grazie allaiuto di questi lupi soccorrevoli letteralmente il luogo dorigine, la patria
abbandonata. Ma spesso, la patria alla quale riporta lanimale va intesa non tanto o non
solo come luogo dorigine ma piuttosto, come mondo degli uomini in
contrapposizione a un altro mondo, che agli uomini normalmente precluso. In
particolare merita di essere menzionato in connessione con questi racconti un folto gruppo
di fiabe in cui il tema del ritorno al mondo de gli uomini grazie alla mediazione di un
animale guida che in questo caso per letteralmente porta il protagonista e non si
limita a condurlo sempre presente e sempre fortemente sottolineato.
Infine, un gruppo di testi estremamente affine a quello sul rapimento amoroso in cui
lanimale rapisce un essere in qualche modo immaturo di solito un bambino , e,
attraverso un viaggio che si pone come unesperienza di morte e di rinascita, lo
conduce a una dimora oltremondana dove egli viene allevato e nutrito: potremmo
parlare a questo proposito di rapimento educativo . Si tratta di una tipologia
differente di diversi di animali guida: infatti, essi sono dei rapitori, al pari delle bestie
che compaiono nei racconti sul rapimento amoroso; ma a differenza di quel che
accade in queste storie, fanno in modo, che coloro che rapiscono siano nutriti e
allevati; essi sono dei salvatori che entrano dunque in scena in un momento critico
guida prestano il loro aiuto essenzialmente tra- sportando lontano; ma appunto in
quanto trasportano lontano, la loro azione salvifica o formativa avviene in un certo
senso contro lambiente in cui vive colui che portano via, e in primo luogo contro la
famiglia. Proprio questa commistione di tratti diversi crea quellambiguit che
caratterizza queste bestie rapitrici. Nelle versioni favolistiche il tema del rapimento
educativo presenta almeno tre elementi particolarmente degni di nota: 1) Innanzitutto il
racconto denuncia con una certa chiarezza quel legame tra il ratto animalesco e il
mondo della morte, 2) nelle fiabe in cui gli animali rapiscono si finisce per tornare
indietro dallaltro mondo: mutati, carichi di un nuovo destino, ma comunque vivi e
vegeti; 3) si conquista con questo viaggio oltremondano uno statuto regale (lelezione a
capo). Quello che viene descritto, in altri termini, uno stato transitorio che,
attraversa il regno della morte ma non vi si radica: cio, in senso stretto, unesperienza
iniziatica.
Lo stesso quadro concettuale ricorre in una nutrita collezione di storie, contraddistinte
tutte da una accentuata ed esplicita ispirazione religiosa, che possiamo identificare con
letichetta di versione iniziatica. In queste storie il viaggio dal mondo degli uomini al
mondo iperuranio, la patria ce- leste posta al di fuori e al di sopra del tempo, viene
osservato, per cos dire, sempre dal punto di vista del cielo, cosicch interviene, quella
inversione di prospettiva che avevamo gi avuto modo di rilevare nella tradizione
agiografica. Abbiamo sempre a che fare con delle storie di salvazione, ma rispetto alla
versione salvifica il rovesciamento totale. Il mondo degli uomini diviene la prigione o il
mondo dei morti (nello spirito) da cui, seguendo la via tracciata dalla bestia, bisogna
evadere a qualsiasi costo; lanimale, pur man- tenendo la sua funzione di liberatore, e pur
conducendo a suo modo verso una patria che si colloca in una diversa dimensione
ontologica rispetto al punto di partenza, non si limita a guidare leroe, ma dopo averlo isolato
dai compagni, gli impartisce alcuni comandamenti religiosi o spirituali, assicurandogli con
ci una salvezza che tutta oltremondana; leroe infine, con laiuto della guida ferina non
evita la morte ma la attraversa, perch la morte la porta che permette di sfuggire
definitivamente alla prigionia del mondo.
Troviamo ancora queste storie sul cervo iniziatore, un insieme di racconti centrati sul
tema di un animale che guida lungo un percorso propriamente iniziatico, e in quanto tale
porta alla morte e alla rinascita, alla prova e al suo superamento, per giungere infine al
conseguimento di un bene che in s di tipo spirituale, ma che i racconti, soprattutto
quelli di taglio favolistico, possono rappresentare attraverso oggetti simbolici. La credenza
in spiriti personali in forme animali, in grado di conferire al loro protetto umano,
attraverso una sorta di iniziazione, conoscenze o poteri eccezionali, ovvero, capaci di
guidarlo nelle varie occorrenze della vita, una di quelle grandi costanti che sembrano
accomunare tutta lumanit, uno di quegli universali del pensiero che appaiono
originari e primigeni, tanto da poter essere considerati dei veri e propri archetipi.
Possiamo osservare che: 1) Questi spiriti appaiono quasi sempre in forme animali. 2) Essi
adottano coloro cui appaiono facendone i loro figli e conferiscono loro una qualche
sapienza magica: per esempio un canto o una formula per evocarli. 3) La ricerca di uno
spirito aiutante in forme animali strettamente legata allo sciamanesimo:, 4) Sono
dimostrati i legami fra lo spirito aiutante e il totem del clan. 5) Almeno in alcune culture,
questa esperienza estatica avveniva in localit prefissate, contrassegnate da disegni
rupestri zoomorfi. 6) lapparizione dello spirito animale avviene sempre in assoluta
solitudine, nel cuore della foresta. 7) sembra essere attestata una sorta di affinit
ontologica fra lo spirito protettore e il suo protetto.
Dora in avanti ci concentreremo sulla tematica del viaggio fuori del mondo, partendo da
una domanda fondamentale: quanti e quali sono gli altri mondi a cui conduce lanimale
guida e in che relazione stanno fra loro? il numero e il tipo degli altri mondi siano a ben
vedere tipo- logicamente piuttosto limitati, e agevolmente inquadrabili in poche
categorie. Esistono, delle strutture cosmiche che, appartenendo allesperienza di tutta
lumanit, hanno - fornito un quadro concettuale generale entro cui calare le fantasie
oltremondane: la volta chiara e rotante del cielo come regno degli dei, il piano intermedio
della terra come dimensione degli uomini, le oscure profondit del sottosuolo e del
mare come spazio dei defunti o delle razze mostruose, i pianeti, mobili nel grande arazzo
delle stelle fisse, come sedi delle potenze attive del cosmo. Ma laria che pervade le
diverse immagini degli altri mondi nasce dalla ricorrenza degli stessi temi e dallassidua
presenza del legame fra altro mondo e animalit, e poi, la connessione con una fata
splendente e pericolosa, il legame col mondo dei morti, la dimensione iniziatica. Abbiamo
dunque uno schema fisso che prevede sempre, lattraversamento di una frontiera
ontologica, e gli animali guida conducono sempre nel mondo degli animali, quello della
selva (regno dellanimalit), in quello delle fate, nel regno della morte o nella terra degli dei.
Inoltre, chi non comprende le leggi che reggono il mondo degli animali, chi, dopo averla
imparata, viola la solidariet che sussiste fra il cacciatore e la preda, incorre in un
verdetto senza appello. In questo caso il paradiso degli animali -animali-spirito si
trasforma in una sorta di tribunale rigoroso, che impartisce la pena. O ancora, Il
cacciatore che non capisce la sacralit delluccisione, che vive il momento religioso della
caccia in una dimensione puramente economica, un cacciatore inetto, e come tale
viene giudicato da quegli stessi animali che ha ucciso. A volte, sempre per mezzo
dellanimale guida, il cacciatore entra nel regno degli animali e raggiunge lanimalit
medesima, trasformandosi esso stesso in una bestia. Il principio del rovesciamento trova
in questo caso una perfetta attuazione; il predatore si trasforma nella preda che sta
inseguendo, magari per espiare un delitto di empiet. La metamorfosi un radicale
cambiamento di stato, anzi, una repentina inversione di ruolo; in quanto tale non appare
in realt molto diversa dal mutamento che interviene a seguito della visita al paradiso degli
animali: in ogni caso il cacciatore deve deporre i suoi vecchi costumi per acquisire una
nuova natura. Se gli animali hanno la stessa dignit degli uomini e, si pu vivere al loro
fianco in uno stato di comunione fraterna, allora i rapporti che la caccia impone sono
pure funzioni, ruoli perfettamente interscambiabili. Per questo, appunto, il cacciatore
pu farsi preda o, seguendo lanimale guida, il cacciatore pu entrare nel mondo degli
animali, egli pu divenire uno di loro, sia condividendo la loro saggezza, sia facendo propria
la loro forma; e proprio perch egli uno di loro, pu continuare a dar loro la caccia. Tra
i numerosi temi essenziali: il tema del sonno che coglie allattraversamento della
frontiera fra i mondi, quel sonno che simboleggia la morte (del vecchio io); il tema del
viaggio al mondo ipogeo in cui vivono gli animali spirito; la caccia, la metamorfosi e
lamore come aspetti interrelati e inscindibili di ununica esperienza dellanimalit. Val la
pena di sottolineare il fatto che anche nei racconti europei sul paradiso degli animali
troviamo degli esseri fatati femminili; le valli fuori dal mondo (o dentro ai monti) dove le
bestie vivono in pace sono infatti spesso protette da delle donne soprannaturali, dee
tutelari di tutta la fauna montana, che vivono in un altopiano inaccessibile ai mortali,
ma, di tanto in tanto, intrecciano tragici amori con degli esseri umani. Queste fate sono
delle vere e proprie signore degli animali, e, sono estrema- mente prodighe nel
concedere i loro favori. tuttavia attestata anche un variante in cui, al posto delle fate,
troviamo come signori degli animali dei nani gelosi e possessivi, che sono disposti a
cedere qualcuna delle loro bestie, ma che difendono accanitamente i loro diritti.
Se il regno degli animali divini abitato da fate amorose e nani irritabili, ci accade
perch si colloca a ridosso di quel regno che i testi medievali chiamano di Paese di
ferie, un paese misterioso e fiabesco, montano o ipogeo, lacustre o oltremarino, che
solo pochi eletti possono visitare, (al termine di un difficoltoso viaggio) ovviamente
raggiungendolo di solito sulle tracce di un animale. Tutti questi animali non soltanto
sono degli esseri soprannaturali trasfigurati, ma sono anche connessi col mondo dei
morti: nel senso che come i morti vivono sottoterra, che cercano la morte facendosi
cacciare (e qualche volta la trovano), che sono legati alloltretomba da strani patti. Al
tempo stesso, per, questo viaggio permette di riscattare i poteri oltremondani da una
sorta di umiliante servaggio, e nasce da un curioso gioco delle parti, per cui i poteri che
sembrano ostili sono in realt amichevoli, mentre quelli che sembrano favorevoli sono in
effetti malvagi. Talora, la forma animale dellaiutante in effetti solo una sua
manifestazione degradata, la quale va redenta, grazie al sacrificio con scorticamento: la
morte a volte la porta che consente la trasformazione. Ma questo scorticamento anche
la via che consente al protagonista di sperimentare quella temporanea metamorfosi
animale che, necessaria. Ancora, ricorrono nuovamente la collocazione subacquea del
mondo delle fate, labbondanza che consegue al viaggio allaltro mondo, la presunta
morte delleroe; la connessione etimologica con il nome della regione. Tutti questi motivi
hanno a che fare con il grande tema della redenzione del redentore: luomo ha bisogno
dellaltro mondo, perch l si trovano gli inestimabili testori che deve cercare; ma il signore
dellaltro mondo ha bisogno delluomo, perch solo luomo pu liberarlo, redimerlo e
restituirlo al suo originario splendore. Affinch si possa saldare questa catena di mutui
interessi, per, luomo deve recarsi nellaltra realt, e per questo indispensabile
lanimale che apre la strada e insegna la via. Al centro di questo spazio, accanto alla
figura della bestia sta lesperienza del trapasso o, il tema del sacrificio. Il principe
dellaltro mondo anche un animale guida; abita in un mondo sublacustre che
assomiglia moltissimo alla terra dei morti, e deve morire in un sacrificio cruento. Tutti
questi animali non soltanto sono degli esseri soprannaturali trasfigurati, ma sono
anche a qualche titolo connessi col mondo dei morti: nel senso che come i morti
vivono sottoterra, che cercano la morte facendosi cacciare che sono legati
alloltretomba da strani patti e infine che, come i morti, stanno al di fuori del tempo.
Lesistenza di questo nesso fra lanimale guida e il mondo dei morti dimostrata dal
gruppo di fiabe, in cui lanimale guida viene sostituito (o impersonato) da un morto
riconoscente, al quale leroe ha assicurato sepoltura: in tutte queste fiabe, un morto
riconoscente che si presenta in forma umana o a volte meravigliosa (nano, gigante),
conduce leroe a un castello o a unisola dagli accentuati tratti oltremondani e lo
aiuta a guadagnarsi la mano di una donna bellissima e crudele, anchessa, legata
allanimalit. In questi animali dobbiamo vedere per lo pi degli esseri fatati, dotati di
poteri superiori, assai prossimi ai morti o addirittura, morti in altra forma. Lessenziale
importanza della mediazione dellanimale guida per raggiungere loltremondo
riguarda la natura ferina e insieme metamorfica della bestia, il valore iniziatico del
viaggio oltremondano, e la stretta affinit di questa iniziazione alla morte. Il paese di
ferie assume localizzazioni molto varie: pu essere un regno meraviglioso situato
sotto un lago o oltre un fiume straordinario, un paese dentro il monte, o situato al di l
dellultimo dei mari, agli estremi confini della terra, o pu essere un regno del bosco
inaccessibile senza la mediazione animalesca. Prevedibilmente il viaggio al paradiso e
quello al mondo fatato hanno una precisa trascrizione anche nella tradizione religiosa, che
ricorre spesso al tema dellanimale guida per giustificare un viaggio nel Regno dei Cieli
soprattutto allinterno delle culture sciamaniche presso le quali gli animali svolgono
un ruolo essenziale: senza gli spiriti animali, che lo guidano, lo consigliano e lo portano
avanti e indietro tra i vari piani del cosmo, lo sciamano non esisterebbe affatto.
infatti grazie allintervento di uno spirito animale, che funge specificamente da guida,
che lo sciamano compie la sua iniziazione ed acquisisce i suoi poteri. Liniziazione
sciamanica comporta la morte mistica per squartamento dello sciamano stesso e che lo
stesso animale-spirito che porta lanima allalbero dove essa maturer, la porta via anche al
momento della morte. Senza gli animali-spiriti, inoltre, lo sciamano non potrebbe in
alcun modo effettuare i suoi viaggi estatici. Questo spirito animale, che guida lo
sciamano negli altri mondi, contemporaneamente, una donna oltremondana, che
pu essere raffigurata come sua madre madri che possono avere laspetto di uccelli,
di renne, di alci, di orsi, di caprioli. In altri casi, per, la donna-bestia soprannaturale che
ama lo sciamano viene descritta essenzialmente come unamante. Nelle fate
europee del Medioevo, sempre divaricate tra la funzione materna (le fate madrine)
e il ruolo di amanti pericolose e fatali, si conservano entrambe le forme di questi
spiriti.
Nella caccia lanimale guida pu condurre non proprio alla morte ma alla vita sospesa
nellimpietramento, uno stato curioso, in cui la vita non cessa del tutto ma si irrigidisce in un
attimo senza moto e senza tempo; Oppure, attraverso la morte, lanimale porta allaltro
mondo; lanimale guida conduce, letteralmente, dentro al regno dei morti: luogo
inaccessibile ai vivi in cui per si continua a vivere una vita senza tempo.
Infine, il tema della metamorfosi e quello del sacrificio riportano ancora una volta al
centro del nostro discorso largo- mento della morte: ch lassunzione di un aspetto
teriomorfo indica luscita dal mondo degli uomini (e quindi la morte), mentre latto
sacrificale fa passare dalla dimensione profana della vita alla dimensione sacra della
morte. Le diversissime forme del paese oltremondano sono in realt fortemente
coerenti. Mentre uno dei due poli di questa geografia binaria sempre il mondo degli
uomini, quello dellesistenza ordinaria, della storia e del tempo, laltro polo, bench
pi misterioso ha a che fare col mondo dei morti. Questo mondo popolato da
animali, ma anche da due figure, che cominciano a stagliarsi chiaramente nelle nostre
storie. Da un lato abbiamo una figura maschile, il re dei morti, che viene presentata coi
tratti di un nano o di un re morto: dallaltro lato una figura femminile, bellissima e
pericolosa, essenzialmente legata agli animali e alla caccia che attira i mortali, pu
concedere il suo amore, ripaga solitamente con la morte i falli compiuti nei suoi
confronti, ma sembra anche associare a s attraverso la morte i suoi devoti pi fedeli. La
morte daltronde, sembra conferire una certa forma di regalit oltremondana.