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Ci si può chiedere:
QUAL’E’ L’OGGETTO DELLA PSICOLOGIA E QUAL’E’ IL SUO AMBITO D’INDAGINE?
QUALI CARATTERISTICHE DEVE POSSERE UNA CONOSCENZA PSICOL PER
ESSERE RICONOSCIUTA SCIENTIFICA?
Bisogna chiarire inanzitutto cosa intendiamo per conoscenza scientifica: La parola
PSICOLOGIA è recente sembra risalire alla Riforma Protestante.
La parola psiche, psichico si diffusero nel 700 e nell’800 fino a diventare di uso comune
sostituendo termini come anima, morale, spirituale.
Questa scelta non è stata casuale: è un tentativo di liberare l’area terminologica di
una nuova cultura e disciplina da tutte le ipoteche aprioristiche di tipo
metafisico implicite nella parola anima.
Psiche significa cmq anima per cui entrambe le parole fanno riferim a una entità NON
MATERIALE che si contrappone al CORPO (entità materiale)
Su questa concezione si forma la ANTROPOLOGIA DUALISTICA che ha descritto
l’uomo fin di tempi dei greci, in 2 parti distinte: corpo e anima da studiare con metodo
diversi. L’anima era vista come un’essenza metafisica immortale e incorruttibile,
appartenente a una realtà superiore rispetto ala materia.
Per quanto riguarda gli oggetti, essi sembrano molti e non riconducibili gli uni con gli
altri anzi spesso incompatibili. La frammentarietà e incoerenza è accentuata
dall’atteggiamento delle scuole psicologiche spesso divise dal dogmatismo.
Ci si può chiedere se una disciplina così frammentata che nn riesce a trovare un accordo
al suo interno sulla definizione del suo oggetto possa essere riconosciuta come scienza
che elabora quindi conoscenze oggettive confrontabili con n quelle delle scienze della
natura.
Questa è la posizione di molti critici della psicologia che la accusano di nn scientificità
senza esplicitare i criteri di scientificità dando giudizi privi di dimostrazione.
Determinare i criteri di scientificità non è facile perché anche il concetto di scienza non
conosce più definizioni e spiegazioni univoche…
Emerge oggi l’idea di una scienza concepita non come una rappresentazione speculare
della realtà ma come un discorso interpretativo di essa.
La scienza è una rappresentazione della realtà elaborata attraverso la rete del
LINGUAGGIO.
Quindi una scienza può essere definita come un sistema di proposizioni linguistiche che
spiegano e descrivono un certo ambito della realtà.
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Non significa che qualsiasi discorso abbia validità e dignità di scienza altrimenti si
ridurrebbe la scienza all’opinabile il cui obiettivo è convincere nn persuadere.
Una proposizioni scientifica diversamente da una proposizioni di linguaggio comune si
caratterizza per il grado di precisione operazionale con cui si può esplicitare il suo
significato riducendo le variabili non verificabili e aumentando il grado di
verificabilità, falsificabilità del suo contenuto.
TEORIA E MODELLO
MODELLO
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PROBLEMA MENTE CORPO
- il rapp privilegiato del cervello con la mente deve essere giustificato e nn può
essere presupposto
- delimitare la questione al solo cervello, trascura una serie di contributi teorici in cui
il MBP è affrontato(provenienti dalla fenomenologia e dalla psicoanalisi)
-
Nel senso comune si distingue la parole come: corpo, materia, mondo fisico e mente,
coscienza, pensiero.
I filosofi fanno una riflessione i cui risultati vanno fatti rientrare in uno di questi 3 ambiti:
Questi caratteri del mentale nn possono essere analizzati con i tradizionali procedimenti:
analisi(scomporre le parti) descrizione precisa(tracciare confini) ecc….
soluzione ermegentista: tra mente e corpo ci sono rapp di tipo genetico. La mente
deriva dal corpo in senso filogenetico e ontogenetico ma diviene irriducibilmente ad esso.
La mente emerge dal corpo
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RAZZISMO E IDEOLOGIA (manipolazione delle menti) La psicolo è stata usata
ideologicamente in più parti
Nei primi 900 il razzismo italiano si distingue più negli ambienti intellettuali che come
massa popolare la quale sembrava abbastanza indifferente di fronte alla persecuzione
antisemita e al razzismo. Gli ambienti intellettuali invece assunsero ruolo propulsivo nella
costruzione della ideologia razzista e così fu anche per gli psicologi italiani che discussero
il problema delle diff psichiche tra le razze umane per difendere la razza italiana dalle
contaminazioni. Ma nel periodo fascista la psicolo aveva un ruolo secondario per cui nn si
trovano tracce degli studiosi storici dell’epoca.
La psico razziale trova diffusione nel ns paese intorno agli anni 30/40 quando negli USA
l’attenzione è più rivolta al pregiudizio nei confronti delle minoranze etniche. Autore
italiano che si occupa della psico razziale è Mario Canella redattore della RIVISTA
PSICOLOGICA.
Egli cerca di conciliare approccio biologico e psicologico.
Razza era sinonimo di gruppo, etnia, popolo, nazione. C propose questa definizione:
Gruppo di uomini caratterizzato da un insieme di tratti morfologici, fisiologici e
psichici individualm variabili entro certi limiti che si trasmettono ereditariam di
generaz in generazione.
Egli attribuiva ai caratteri psichici un ruolo superiore e distingueva la razza in superire e
inferiore.
Nel MANIFESTO DEGLI SCIENZIATI RAZZISTI, che aveva segnato l’avvio alla
persecuzione antiebraica, ammatteva che le diff tra popoli e nazioni potevano essere
sottese da diff razziali dato che i singoli popoli sono costituiti da proporzioni diverse di
razze differenti. Era perciò lecito parlare di razza italiana. Il termine ariano, poco usato
nei suoi scritti, se può avere un significato fisico vago, ha un significato spirituale e
culturale ben definito. Creare lingue come greco e latino occorrono qualità psichiche
morali e mentali superiori rispetto a quelle per creare lingue malesi o cinesi
Il concetto di razza era dinamico e plastico e rendeva indispensabile la difesa della
razza diventata la preoccupazione di tutte le nazioni.
Aveva 3 scopi:
- eliminazione della massa degli elementi disgenici atta a procreare altri elementi
tarati
- - separazione del corpo nazionale degli elementi estranei e disintegratori
- Aiuto ai sani, normali, migliori per realizzare una antropotecnica (selezione
artificiale applicata all’uomo che può essere realizzata dallo Stato)
I contributi di cannella si trovano nell’opera: Razze umane estinte e viventi in cui egli
riconosce le disuguaglianze tra razze e popoli che giustificano la distinzione tra
razze sup e inf.
>L’uguaglianza segnerebbe la decadenze del genere umano.
Egli divide 5 gruppi razziali: pigmoide, australoide, negroide, mongoloide,
europoide e ne analizza i caratteri psichici e fisici. La razza ebrea, nn è una razza pura
ma eterogenea. Gli ebrei sono tutti affini cmq per numerosi tratti mentali e morali che pur
avendo notevoli capacità intellettuali, per i loro caratteri che li contraddistingue dagli altri,
nn sono amati
Nell’opera Principi e psicologia razziale individuai fondamenti biologici del diff
psichico attribuì delle diversità psicol a fattori ereditari o ambientali e il problema della
gerarchia tra gruppi.
Egli distingueva tra razza primitiva, negra, gialla e bianca tra cui nordici, alpini,
baltici, mediterranei.
Le razze colorate erano omogenee mentre la razza bianca si distingueva e la
rappresentava in una dimensione eurocentrica (prototipo dell’umanità)
I negri e primitivi erano inferiori per le loro caratteristiche sia a livello affettivo che
mentale che comportamentistico. I gialli avevano grandi capacità di controllo, poca
emotività , attività mentale lenta ma che permetteva loro una grande concentrazione.
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Egli rifiutava la tesi di molti studiosi che sostenevano la superiorità dei popoli nordici
rispetto ai mediterranei imputando tale diff psichiche a fatt ambientali.
Nella realtà c’erano biotipi misti e la categorie ideale era quella dei biotipi equilibrati.
Egli distingue 5 razze per distinguere i caratteri fisici e psichici: nordica, alpina,
mediterranea. Baltica, adriatica.
Le razze avevano una fissità di fisionomia corporea e psichica.. A suo parere
esistevano all’interno di una stessa razza stirpi diverse dal punto di vista fisico e
psichico. La stirpe mediterranea italica nn può essere confusa con la stirpe
mediterranea nord africana o dalla stirpe svizzera e francese per caratteristiche
morali, intellettuali ecc…Il suo concetto era quindi quello di stirpe(miscela di
componenti etniche modellate da fatt ambientali e per l’ITALIA TALI FATT ERANO
RAPPRESENTATI DAL RETAGGIO DELL’ANTICA ROMA.
Egli voleva rafforzare l’identità sociale della nazione.
Ci furono molti sostenitori:
Vidoni: la persistenza di caratt fisici e psichici degli abitanti dell’itali veniva spiegata
rifacendosi a una teoria attribuita a PIERACCINI: Secondo tale autore la donna avrebbe
una funzione normalizzatrice nella trasmissione dei caratt ereditari mentre l’uomo
tende ad allontanarsi dal tipo di una stirpe. Centralizzazione fisiologica della donna
vantaggiosa per la specie e variabilità del padre. Vidone sosteneva che negli spostamenti
delle popolazione l’elemento invasore tende a soccombere rispetto all’invaso e ciò spiega
in Italia on le invasione barbariche preval maschili, che fosse stato assorbito dalle stirpi
autoctone senza perturbare l’essenza della stirpe italica. Egli descriveva la stirpe ligure
apuana in cui c’erano tratti del popolo romano (spirito pratico, potenza colonizzatrice) e
sommati alle caratteristiche della razza nordica: audacia ecc che sanciva la superiorità
della nazione italiana.
Altro sostenitore Galdo: egli analizzava il decadimento razziale costituito dall’incrocio
di elementi estranei:
fiacchi, elementi deboli della razza sup che cercano in quelle inf ciò che nn riescono a
trovare nella loro
esuberanti dell’istinto sessuale:
coloro che per ragioni oggettive (immigrazione o emigrazione hanno difficoltà ad
avere rapp con laprorpia razza.
Da questi incroci risulta una produzione scadente per qualità e quantità. I bastardi
sono caratterizzati da minori qualità fisiche e psichiche.
Conclusioni: tutti gli psicologi erano concordi nell’esistenza di una gerarchia razziale
, nella superiorità dell’uomo bianco
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Emersero divergenze nella superiorità della razza nordica ma Cannella tenta di
attribuire tale diversità a fattori ambientali, Pende col concetto di stirpe proclama la
superiorità di razza italiana fondata sul mito della romanità per rafforzare
l’identità della nazione e sottolineano come gli incroci razziali provochino un
peggioramento della razza soprattutto quelli con le razze non europee
Lo studio della mente ha sempre caratterizzato la psicologia fin dalla sua nascita (tranne
la parentesi comportamentista) Essa comincia a mostrare i suoi limiti pretendendo di
ridurre tutte le forme di comportamento a una serie di stimoli e risp .
Nasce così la psicologia cognitivista. Il clima culturale in cui si muove sente una serie
di mutamenti come la nascita della teoria dell’informazione, della cibernetica e del
calcolatore elettronico e le teorie a esso legate.
Dalla teoria dell’info e dei calcolatori mutua nn solo la terminologia ma la nozione
dell’organismo come sistema di elaborazione delle informazioni capace di usare i
diversi algoritmi e raggiungere decisioni sulla base delle elaborazioni
precedenti. Il calcolatore è una metafora che permea di sé tutta la psicolo
cognitiva e l’intero dominio delle scienze della mente
Influenza importante è data dagli studi sui fatt umani e sull’etologia con osservaz sugli
animali e sull’uomo l’importanza del patrimonio biogenetico e le componenti innate per il
comportamento.
Nasce il cognitivismo, interesse per lo studio dei processi cognitivi:
Il concetto dominante è l’ HIP Human Information Processing che vede l’uomo
come un sistema capace di elaborare l’informazione. La mente riceve i segnali in
entrata, li seleziona, li ricodifica, li immagazzina, e li utilizza per raggiungere le
decisioni.
I modelli che costituiscono il primo periodo del cognitivismo sono seriali: serie di stadi di
elaborazione.
Tra i modelli c’è il modello della memoria di Atkinson e Shiffrin che è il prototipo. Le
componenti di questo modello è la memoria sensoriale, MBT e MLT
L’info entra attraverso gli organi sensoriali (visivo o acustico)attraverso una modalità
precategoriale: che è capace di contenere molto materiale.(capacità illimitata)L’info
visiva memoria iconica l’info viene mantenuta per circa un secondo. Una parte
dell’informaz viene immessa automaticamente nella MBT con capacità molto
limitata.(30 secondi) Questa memoria è come una specie di magazzino che consiste in
ripiani ciascuno dei quali può contenere una sola unità di informazione Quando il
magazzino è pieno e sopraggiunge una nuova unità di info uno degli elementi viene
scacciato dal ripiano. Sono stati fatti degli esperimenti e è stato calcolato che c’è un limite
alla q di info che si possono elaborare alla v: sette unita(pezzi, nn singoli elementi) un
paio di più un paio di meno alla v a seconda del compito da svolgere e Miller chiamerà
questo il magico nr 7 più o meno 2 della MBT. Da questa memoria il materiale viene
perduto in 2 modi:
perché sopraggiunge una nuova informaz
per decadimento
E’ possibile mantenere il materiale attraverso alcuni meccanismi, ripetizioni che
consentono di rinfrescare continuamente la memoria.
Dalla MBT l’informazione passa alla MLT attraverso la reiterazione e il materiale viene
conservato illimitatamente. Com’è che ci dimentichiamo le cose? In realtà sembra che nn
ce le dimentichiamo ma nn riusciamo più a ripescarle , rintracciarle nella ns mente.
E’ impossibile invece rintracciare l’informazione nei registri sensoriali perché è a livello
precategoriale e invece quella delle MBT è favorita da indici fenomici
Come avviene la selezione del materiale?
La ns attenzione si volge solo a una parte del materiale:
abbiamo un filtro che lascia passare solo una parte dell’informazione
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canale a capacità limitata: dal momento in cui l’info abbandona la memoria sensoriale
ed entra nella memoria a breve termine è possibile elaborare solo una certa quantità di
informazioni alla volta.
Modello seriale: l’info passa attraverso degli organi sensoriali fino all MLT attraverso una
serie di stadi indipendenti e in ciascuno viene rielaborata
Una delle teorie più importanti è quella di Craik e Lockart !)1972 (Livelli di
elaborazione);ogni oggetto del sistema cognitivo viene elaborato simultaneamente a
diversi livelli con diverse profondità di elaborazione
Il materiale viene elaborato a molti livelli in parallelo
3 modalità: strutturale, fenomico e semantico.
Per ciò che riguarda la superiorità del codice semantico viene spiegata nella
complessità e distintività : item maggiormente ricordati sono quelli sottoposti a codifica
più elaborata e stimoli isolabili vanno ricordati meglio rispetto a quelli omogenei
PSICOANALISI
Freud inaugura con la psicoanalisi un nuovo modo di pensare allo studio scientifico della
psiche.
L’originalità della psicoanalisi sta nell’aver, secondo Siri, miscelato nella sua opera
categorie positiviste e morale dando luogo a un intreccio analitico e
ermeneutico.
Il discorso freudiano sembra un discorso misto che si pone contemporaneamente sul
piano dei fatti di natura (CONFLITTO ENERGETICO, RIMOZIONE) e sul piano delle
articolazioni ( interpretazioni del sogno e dei sintomi, transfert)
Questa AMBIGUITA’ della psicoanalisi più che essere vista come un difetto, è una
ricchezza perché ambiguo è il modo originario delle manifestazioni psichiche e confuso il
loro darsi all’esperienza.
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>Le critiche più note sono quelle di Popper che paragona l’epica freudiana dell’io, es e
super es alle favole omeriche dell’olimpo in quanto dice che queste teorie contengono
delle suggestioni psicologiche interessanti ma non suscettibili di controllo.
Filosofi e umanisti vedono nella psicoanalisi una visione materialistica dell’uomo e
ne sottovalutano la ricchezza del pensiero.
Del resto i falsificazionisti hanno sfidato più v le affermaz di freud senza ottenere risp
convincenti e i positivisti hanno attaccato una teoria che si basa su un fatto poco
osservabile come l’incoscio.
Incontrando persone con conflitti e sofferenze, egli si interroga sulla ragione di tali
fenomeni.. Il problema si pone in termini di significato.
Che senso hanno tali manifestazioni irrazionali delle persone?
La risp è data in termini di spiegazione: la confusione e illogicità dei fenomeni psichici
dipende da una mancanza che deve avere una causa. Nn prende in consideraz la
possibilità che il significato sia incompleto e abbia regole diverse dalla razionalità
scientifica, deve esserci una causa e con la conoscenza di tale causa si può ristabilire la
logica.
Secondo tale lettura del significato,ciò che ci sembra di capire e sentire in realtà è un
prodotto di stati che ci sono ignoti, il significato del ns vissuto è oltre di noi in una
catena invisi bile di fatti che ci appartengono ma nn ci sono accessibili.
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Incontrando domande sul senso e sulla soggettività concreta delle persone, molti
psicoanalisti sentono insuff il modello naturalistico e Freud stesso se ne rende conto
Un altro motivo è il fatto che il sapere che si elabora è provvisorio cioè soggetto a
continue revisioni per adeguare le ipotesi alla realtà dei fatti. Se ci sono diff tra
psicoanalisi e scienza naturali ciò è dovuto a cause contingenti in quanto essendo una
scienza giovane, le ipotesi sono più approssimative di quelle delle altre discipline.
Nella psicoanalisi a diff delle altre discipline, c’è coincidenza tra oggetto studiato e
soggetto studiante e tale coinvolgimento deve fare attenzione il ricercatore di prendere le
distanze per evitare l’intrusione di elementi soggettivi
L’approccio psicoanalitico richiede perciò un addestramento.
In questa seconda ottica la psicoanalisi si raffigura al modello delle scienze umane più
che naturali e la spiegaz sarebbe di tipo ermeneutica anziché logico empirico
Secondo altri studiosi freud nn si sarebbe mai staccato dell’epistemologia naturalistica
Il collegamento tra dati empirici e elementi teorici dovrebbe poter essere compiuto
da chiunque assuma il punto di vista della psicoanalisi senza sottoporsi a un particolare
training.
Un’integraz della psicoanalisi nella psico generale può realizzarsi solo sulla base di un
comune statuto epistemologico diversamente si potranno solo trovare
corrispondenze e tracciare parallelismi.
NEUROPSICOLOGIA CLINICA
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Tale metodo ha costituito per lo studioso delle basi nervose dei processi cognitivi, di poter
estrarre informazioni riguardo i meccanismi cognitivi normali tramite l’osservazione di
un sistema danneggiato.
Tale modalità è utilizzata anche in altre discipline scientifiche.
Metodologia per gruppi: dopo la 2 guerra mondiale. Ritiene che lo studio delle funzioni
nervose debba fondarsi :
sull’analisi di vaste casistiche di cerebrolesi
sull’impiego di procedure psicometriche standardizzate
sull’analisi dei risultati mediante applicaz dei metodi statistici
Metodologia del caso singolo: ritiene necessario indicare singoli casi clinici in cui il
sintomo è presente in modo appariscente per identificare sintomatologie che possono
fornire informazioni circa l’organizzazione delle funzioni cognitive normali.
Fino agli anni 60 la neuropsicologia clininica si è basata sulla metodologia per gruppi ma a
partire dagli anni 70 si è sviluppato un nuovo filone di ricerca neuropsicologica che
applica allo studio del caso singolo a cui è stato attribuito l’appellativo di
COGNITIVO
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mettere a punto un insieme di test clinici per verificare il funzionamento delle componenti
del modello
Il metodo del caso singolo si è nell’ultimo ventennio affiancato al metodo per gruppi
SCIENZA COGNITIVA
I computer sono macchine che pur svolgendo straordinarie prestazioni, non sono
intelligenti.
Risulta perciò che l’intelligenza artificiale non viene dalla constatazione che abbiamo
costruito macchine intelligenti ma deriva dell’intelligenza naturale,cioè le ns capacità
cognitive.
La prima consiste nel trattare i ns processi come elaborazioni di informazioni: TESI
DELLA NATURA COMPUTAZIONALE DELLA COGNIZIONE
La seconda riguarda ogni processo di elaborazione di informazioni e sostiene
l’indipendenza dell’elaborazione dal supporto materiale che la realizza: TESI DEL
CARATTERE ASTRATTO DELLE COMPUTAZIONI
I sostenitori della prima tesi sostengono che tutti i processi cognitivi siano conformi a
questo modello (anche la visione di una scena può essere concepita come una serie di
dati, regole come intensità luminosa ecc) Ovviam in questo caso le regole sono inconsce
e non sono state apprese da nessuna parte perciò sono innate e incorporate nel ns
cervello.
Anche la visione quindi può essere concepita come un processo di elaborazione di
informazioni percio secondo i sostenitori di tale tesi tutti i processi cognitivi sono
calcoli o computazioni in cui i dati nn sono necessariamente numeri ma
informazioni e le regole possono essere anche inconsce.
Tra il secondo e il terzo livello ce ne sarebbe un quarto, quello del PROGRAMMA: uno
stesso algoritmo può essere realizzato da programmi diversi e uno stesso programma può
essere implementato da hardware differenti.
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A noi interessa la distinzione tra il liv dell’algoritmo e dell’implementazione perché ciò è la
base dell’intelligenza artificiale.
Secondo la prima tesi che i processi cognitivi sono elaborazioni di informazioni,
cioè computazioni,
niente esclude che queste computazioni siano intrinsecamente vincolate al loro
supporto materiale cioè il cervello umano e quindi i processi cognitivi siano modi di
operare del cervello. Chi sostiene questa tesi dunque ritiene che l’unico hardware
capace di ragionare e comprendere una lingua ecc è il cervello umano. Perciò
l’intelligenza artificiale sarebbe impossibile.
Ma per i sostenitori della seconda tesi non è così: essendo le computazioni
identificabili non solo a livello di implementazione ma anche a livello di
algoritmo, è concepibile un punto di vista sui processi cognitivi che prescinde dalla
implementazione realizzata dal cervello umano.
La comprensione di una lingua per es, se la identifichiamo con un determinato algoritmo,
nulla vieta che quell’algoritmo sia realizzabile con un hardware oltre che del cervello
umano, del computer.
Comprensione di una lingua, ragionamento ecc per cui sono realizzabili anche da
macchine diverse dal cervello umano e quindi l’intelligenza artificiale è possibile.
L’immagine cognitivista della mente ha prodotto modelli utili alla spiegazione scientifica di
alcuni fenomeni ma ha lasciato irrisolti molti interrogativi sulla conoscenza umana
che i cognitivisti speravano di spiegare affidandosi all’intelligenza umana, ma forse è stata
proprio questa la principale responsabile del fraintendimento. L’applicazione della
cibernetica del resto ha favorito anche il ripensamento che oggi investe le scienze
cognitive inducendo i ricercatori a interrogarsi sulla natura dei processi come pensare,
decidere, con molta attenzione. Ciò ha evidenziato l’insuff della metafora del
computer e sono riemerse le questioni che la filosofia ha posto da sempre.
Le critiche principali:
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La metafora dello specchio, che vede la mente come un riflesso del mondo esterno, è
stata messa in crisi da questi orientamenti ed è stato messo il crisi il dualismo tra
interno esterno, soggetto oggetto, organismo ambiente.
La mente e il mondo sono nella visione costruttivistica, mutuamente connessi
La cognizione è concepita come incorporata nell’ambiente con cui ha scambi continui
L’analogia con il computer perciò nn sembra adatta a spiegare i processi cognitivi
dell’uomo perché guarda le rappresentazioni e i contenuti della coscienza come cose che
stanno dentro la mente.
Churchland: invita a rivolgere lo studio al cervello umano dato che i cervelli sono
elaboratori di info più sofisticati delle macchine
Negel: quando guardo la Gioconda la mia esperienza visiva possiede una qualità per cui
nn è rintracciabile da chi guardi il cervello anche se si vedesse la figuretta della Gioconda,
nn può essere identificata con la mia esperienza.
FENOMENOLOGIA
Il termine fenomenologia si trova negli scritti di Kant, Hegel, in ambito filosofico ma può
essere inteso come un ambito, una prospettiva, un modo di guardare ai fenomeni
cui è possibile assegnare una fondazione cronologica perché costituisce una modalità
complessiva e fondamentale della conoscenza.
Questo modo di affrontare la conoscenza trova in Husserl una fondazione razionale e
raccoglie sotto tale titolo la riflessione sul metodo e su senso stesso del suo pensare.
Accusato di ambiguità, incompletezza, difetti strutturali al modo della riflessione
fenomenologia che esprime la necessaria aderenza alla difettività della conoscenza
umana.
Ci si interroga sul senso dei fenomeni, viene proposto un metodo di analisi razionale
dei fenomeni,con leggi capaci di sviluppare la conoscenza un metodo scientifico in
alternativa al metodo delle scienze tradizionali.
L’interrogazione sulla conoscenza obbliga a rifiutare qls pregiudizio e preconoscenza
per attenersi all’esperienza immediata delle cose . Bisogna esercitarsi a creare lo
spazio del dato originario e perché i pregiudizi agiscono anche in quelle condizioni
di esperienza che chiamiamo ingenua.
Superare il modo ingenuamente realistico di conoscenza che si riflette nella scientificità
tradizionale,
è la condizione e conseguenza del lavoro fenomenologico.
Solo con uno sforzo conoscitivo si manifestano originariamente i fenomeni.
Il mondo reale nn è un complesso di cose che sono viste, sentite, udite ma l’io e le cose
che l’io vede, sente tocca : L’IO E CIO’ CHE L’IO PERCEPISCE
COSTRUZIONISMO ANTINATURALISTICO
Queste tendenze sono accumunate oltre che al rif allo storicità e socialità, alla
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- rivendica la superiorità nella comprensione dell’individuo particolare rispetto la
spiegazione del comportamento e della mente in generale
Il termine post moderno è stato adottato in psicol in tempi recenti ma era usato negli
anni 60/70 fino a manifestarsi negli anni 80 in poi.
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La cultura e la scienza quindi nn sono processi di accumulo di conoscenze e
trasmissioni di queste da una generazione all’altra ma narrazioni espresse in un
linguaggio condiviso tra chi parla e chi ascolta
Entrambe le discipline pur tenendo conto dell’influenza del contesto sociale e sviluppo
umano,
sono profondamente diverse per la metodologia e gli obiettivi.
Gli studiosi partono dal presupposto che i processi psicologici di base siano comuni a
tutti gli essere umani mentre la loro espressione è mediata dalla cultura.
Pensiero, linguaggio sono presenti in tutte le persone del mondo ma i fattori culturali
influenzano i modi in cui si sviluppano e si manifestano tali funzioni in contesti
diversi.
OGGETTO DELL’INDAGINE E’ CAPIRE COME E IN CHE MISURA TALI FATTORI
INFLUENZANO IL COMPORTAMENTO UMANO.
Tale posizione ritiene possibile un confronto tra culture diverse con l’utilizzo di
metodologie standard adatte però alla cultura locale
Questa prospettiva
Cancella ogni traccia di etnocentrismo attraverso l’eliminazione di giudizi e la
comprensione delle persone da un punto di vista culturale interno.
Partecipazione in prima persona alla vita di una determinata cultura per
descrivere, misurare, interpretare i fenomeni osservati
Il confronto tra culture risulta di poco interesse perché l’accento è posto sulla
specificità e sull’unicità che caratterizzano un particolare contesto.
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L’interesse scientifico è rivolto più alle diff che alle somiglianze transculturali e tali
diff sono interpretate in senso qualitativo: nn si parla di individui più o meno
competenti dal punto di vista intellettivo ma di diversi stili cognitivi che gli individui
mostrano nell’affrontare una situazione.
Tale posizione relativista oggi è rappresentata dalla psico culturale che studia il le
influenze tra individuo e il suo contesto.
PSICOLOGIA UMANISTICA
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2) Scelta umana, creatività e autorealizzazione sono argomenti preferiti di
ricerca. Gli psico umanisti rifiutano l’approccio psicoanalitico credono che una psico basta
su una personalità contorta produce solo psico contorta. Rifiutano anche il
comportamentismo senza coscienza.
Le persone nn sono motivate solo da impulsi primari sesso e aggressività o da bisogni
fisiologici fame e sete ma hanno bisogno di sviluppare le loro potenzialità e
capacità.
La crescita e l’ autorealizzazione sono i principi fondamentali della salute
psicologica
Questa visione della conoscenza empirica però negli ultimi decenni è stata demolita e
una svolta sembra essere stata data da Kuhn l’opera Struttura e rivoluzioni
scientifiche.
Egli sostiene che le ns decisioni e spiegazioni del mondo nn sono determinate dal
mondo com’esso è e allo stesso modo le convinzioni di comunità di scienziati che
condividono alcuni metodi di studio, paradigmi i quali sono mezzi per
organizzare dirigere e interpretare le osservazioni del mondo effettuate
dall’individuo. Bisogna dire che ciò che può essere considerato fatto da parte di una
scuola può essere irrilevante o incomprensibile per un’altra.
2) L’ORDINE DEGLI EVENTI: gli eventi sono ordinati secondo una determinata
disposizione. L’ordine più utilizzato è la linearità temporale.
4) SEGNI DI DEMARCAZIONE: inizio, fine. C’era una volta…. Segna l’inizio di una
storia.
I segni di demarcazione sono importanti perché informano gli ascoltatori che si
sta per entrare in uno spazio linguistico in cui si applicano determinate regole:
commenti fuori luogo all’interno di tale spazio sarebbero inappropriati
La psicologia fino agli anni 50 si diede così solo alla ricerca base ma col corso di laurea a
pd nel 71 si è sentita l’esigenza anche di una formazione didattica nell’ambito della
psicologia applicata.
Malgrado la nn fluidità nel passaggio tra teoria e pratica però è stato possibile. Se
complesso è l’oggetto della ricerca base ( pensiero) più complesso è il soggetto
umano che diventa oggetto della psicologia applicata.
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In ambito applicativo la psicologia si avvale spesso dei test per misurare le diff tra
individui in antitesi alla psicologia sperimentale che coglie leggi generali del
comportamento e dei processi mentali.
I test veri e propri nacquero in Europa con i francesi Binet e Simon che cercavano uno
strumento per differenziare gli alunni in funzione della loro intelligenza
Ma lo sviluppo dei test(intelligenza e personalità) divenne enorme negli USA a partire
dalla 1 guerra mondiale.
In caso contrario diventano inaffidabili. In Italia infatti molti test vengono utilizzati
per la selezione del personale da parte di persone prive di una adeguata preparazione
psicologica di base (es responsabili aziendali) e questo uso è contrario alla legge che
attraverso l’ordine professionale riserva il loro uso esclusivamente ai laureati in
psicologia che hanno superato l’esame di stato.
I test sono stati sottoposti a varie critiche:intorno agli anni 60 c’è stata una rivolta anti
test per molti ragioni:
D) Alcuni psicologi non sempre hanno informato i loro pazienti sullo scopo dei
test e sulle modalità di utilizzo dei risultati perciò comporta mancanza di
rispetto per le persone che non erano sollecitate a collaborare col psicologo
La Rivolta contro i test all’inizio degli anni 60 in USA è partita da un intervento del
New Board of Education che sostenne il diritto dei genitori a conoscere i risultati
dei test applicati ai loro figli e criticò tali test per la loro tendenza a una
classificazione rigida, permanente dei soggetti, selettiva nei confronti degli
individui e gruppi socio culturali svantaggiati e etnicamente minoritari
Un’altra critica era che questi erano strumenti di potere politico funzionali al
mantenimento di un sistema sociale e economico.
Ma tali critiche più che essere rivolte ai test, devono essere rivolte all’uso che può
essere fatto e a una loro cattiva applicazione.
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E’ vero che possono operare selezioni e rendere più funzionale il sistema in vigore ma
possono essere anche utilizzati non per fini di conservazione e mantenimento si
uno status quo ma anche per scopi di cambiamento e evolutivi.
Di per sé essi sono neutrali e come strumenti di misura oggettivi possono garantire
maggiore garanzia e di rispetto dei meriti di ogni individuo. Se ben utilizzati
possono rappresentare anche in ambito scolastico una valutazione più oggettiva e
più conforme rispetto a un giudizio soggettivo dell’insegnante.
Senza l’utilizzo di test oggettivi per la valutazione del rendimento di un individuo, molti
ragazzi intelligenti ma culturalmente svantaggiati che evidenziano modelli di
comportamento sociale e interpersonale diversi dalla classe media, potrebbero
rischiare la bocciatura.
Anche all’interno dell’ambito della psicologia del lavoro grazie all’oggettività dei test
l’occupaz di una persona deve dipendere da ciò che è in grado di fare e non da
conoscenze, raccomandazioni posizione sociale di genitori.
Don Milani in una Lettera a una professoressa, dice che è ingiusto misurare con
uno stesso metro persone diverse, prima bisogna offrire a ciascuno pari
opportunità sul piano sociale e culturale e poi può aver senso fare confronti.
Però responsabili degli abusi non sono i test che sono strumenti di misura
oggettivi e standardizzati ma l’uso che di essi può venir fatto, la responsabilità
del loro impiego scorretto o non ricade su chi li utilizza.
Essi si limitano a mettere in luce le diff dei livelli cognitivi e le diff individuali
:rifiutarli per evitare discriminazioni equivale a rompere il termometro perché rileva
la febbre.
Essi registrano ciò che una persona è in grado di fare in un momento e nn ci danno
informazioni sul perché della prestazione. Un punteggio basso può essere dovuto a
mille motivi: basso livello di motivazione nel farlo, ridotta capacità di lettura delle
istruzioni, ansia dell’esame, effettivamente ridotte capacità.
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In ambito giudiziario il ruolo delle testimonianze è importante e molte v costituiscono un
elemento di prova della colpevolezza dell’indagato.
Nei processi la decisioni del giudice spesso si basa solo su deposizioni di testimoni
oculari e ciò fa riflettere in quanto spesso tale deposizione è considerata valida anche
quando le condizioni in cui i testimoni oculari hanno percepito il fatto nn erano ottimali.:
erano troppo distanti, il fatto era accaduto troppo velocemente perché ci fosse una
corretta percezione ecc…
Lo stile quindi di porre l’interrogatorio, l’atteggiamento di chi interroga influisce
parecchio poiché le domande tendenziose o suggestive che vengono poste aumentano
il nr di particolari inesistenti che il testimone già in condizioni naturali è portato a
ricordare/ricostruire. Nella memoria del testimone perciò si depositano info sbagliate
che si confondono con il ricordo originale dell’evento e il testimone nn è più in grado di
distinguere le info sbagliate da quelle corrette.
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Per ciò che riguarda la superiorità del codice semantico viene spiegata nella
complessità e distintività : item maggiorm ricordati sono quelli sottoposti a codifica più
elaborata e stimoli isolabili vanno ricordati meglio rispetto a quelli omogenei
L’acquisizione di tali informazioni può avvenire dalla lettura dell’evento sul giornale, o
attraverso domande posta dalla polizia durante gli interrogatori.
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Oltre alle parole, il ricordo può essere influenzato dal tono di voce, dai movimenti delle
mani e degli occhi, cioè dalla comunicazione nn verbale di cui conduce l’interrogatorio.
Le risp più attendibili di solito sono quelle che si ottengono da domande che usano
articoli indefiniti e quelle meno attendibili dalle domande implicative.
Indicatori di menzogna:
aumento di:
esitazioni di parole
errori
tono della voce
ammiccamenti
dilatazione pupillare
manipolazione di alcuni parti del corpo
tamburellare con le dita o una matita sul tavolo
rigidità del corpo
diminuzioni di:
sguardi vs l’interlocutore
cenni del capo
sorriso asimmetrico
STATUS DELLA PERSONA CHE INTERROGA: l’autorità della pers che interroga ha
molta importanza
La psico della testimonianza si è rivolta allo studio del testimone oculare trascurando lo
studio dei testimoni-vittima in quanto
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È difficile studiare una vittima perché per ovvi motivi etici nn è possibile riprodurre a
livello sperimentale una situazione simile
Il testimone vittima si trova nelle migliori condizioni oggettive per una corretta
percezione dell’evento ma le condizioni soggettive nn sono migliori: emotività, stress
intenso…
Molte descrizioni delle vittime nei confronti dei loro aggressori riportano aspetti secondari
( sesso razza) e trascurano aspetti distintivi come colore dei capelli, forma del viso, colore
degli occhi…e sono ancora meno dettagliate se la vittima ha subito violenza fisica
rispetto a quello che ha subito la rapina.
Tutti gli aspetti della memoria del testimone rientrano in un ambito specifico di memoria,
la MEMORIA AUTOBIOGRAFICA, tipo di memoria di eventi strettam personali di
ciascuno di noi accompagnati da emozioni precise.
Il ricordo di questi eventi è fortemente influenzato dall’immagine che il soggetto
percepente ha di sè
Raccontando il fatto il soggetto potrebbe essere portato a sopravvalutare il proprio
ruolo nell’evento.
L’EFFETTO BARNUM
Uno dei pochi maestri della psico italiana è Kanizsa pubblicò nel 1954 un contributo
intitolato Sulla Validazione della diagnosi di personalità
L’ipotesi di Kanizsa, confermata dalla ricerca eseguita su 23 soggetti di cui 15 maschi
e 8 femmine,(universitari, insegnati, laureati)
era la seguente: Il giudizio del soggetto sulla esattezza di una diagnosi che egli
ritenga esser stata formulata nei riguardi di determinati aspetti della sua
personalità ha un valore molto scarso come prova della sua attendibilità.
Egli predispose un profilo di personalità che poi venne restituito indistintamente a tutti
i 23 soggetti.
Questo profilo sebbene contenesse delle affermazioni negative sulla personalità, erano
in un quadro di credibilità perché erano quasi tutte caratteristiche presenti in tutti gli
uomini. Utilizzò avverbi come spesso, frequente per facilitare il riconoscimento….
Poi somministrò ai soggetti un test fasullo che consisteva nella prova dello
scarabocchio:
ogni soggetto doveva in un minuto con la matita, tracciare senza mai alzare la matita dal
foglio, un disegno e venne detto ai soggetti che ciò aveva lo scopo di determinare le
caratteristiche della loro personalità e che si trattava di una tecnica scientifica.
La prova del 9 Kanizsa la ebbe con una ricerca condotta su altri 23 soggetti ma con un
profilo che affermava pressappoco il contrario rispetto al primo e anche in questo caso
i soggetti si riconobbero
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Kanizsa fa apparire come individuale ciò che in realtà è una affermazione
generale, come un segreto che assicura il successo alle predizioni dei
chiromanti, cartomanti….
Negli anni successivi al 1954 la psico nordamericana ha scoperto l’effetto barnum dal
nome del proprietario di un circo: un circo deve avere una piccola cosa per ognuno
Sono state effettuate delle ricerche che si sono concentrate sulle spiegazioni dell’effetto
barnum ripercorrendo gli spunti di Kanizsa con degli ampliamenti (soggetti con maggiore
bisogno di approvazione sociale sarebbero particolarmente propensi a tale
riconoscimento)
In queste ultime la ricerca delle spiegazioni è data dalla volontà e dalla fiducia che
una v trovate, esse ridimensionino l’effetto barnum togliendo ad esso la carica
destabilizzatrice rispetto lo studio scientifico della personalità lasciando aperta la
porta alla differenziazione obiettiva della personalità che tale studio si propone.
L’esistenza dell’effetto Barnum e la scoperta delle sue cause sono considerate un
capitolo interno alla ricerca sulla personalità, una variabile di disturbo da
studiare e neutralizzare e devono servire per costruire profili discriminanti che
nn determinino errori sistematici (auto riconoscimento indifferenziato)
caratteristici dell’effetto stesso
Ben diversa è la posizione di Kanizsa che afferma che a prescindere dalla natura
specifica delle spiegazioni, ne viene in ogni caso confermata l’ipotesi di
inattendibilità del soggetto rispetto al riconoscimento delle caratteristiche della
sua personalità
L’effetto Barnum viene da Kanizsa generalizzato e reso ontologico come una sorta
di teorema di godel che stabilisce i limiti stretti dello studio della personalità
E qui si entra in un territorio ampio che riguarda la concezione della natura umana e
della sua conoscibilità che K aveva elaborato un po’ per conto suo un po’ come
derivata del razionalismo umanistico scettico diverso dal fiducioso pragmatismo
nordamericano, terreno fertile per i test, e che un po’ assomiglia al relativismo
scettico di tipo pirandelliano.
Il primo assunto afferma che nessuno consce veram se stesso.il quadro che ognuno
ha della propria personalità ha un carattere indeterminato e può essere caratterizzato
mediante schemi diversi e anche opposti. Nessuno conosce veram gli altri come è
dimostrato dai diversi giudizi dati da varie persone su stessi individui. Ci fa pensare a
pirandello uno nessuno centomila
Il secondo assunto invece contrasta col primo afferma che in tutti esiste in minima
parte la capacità di comprendere la personalità dell’altro come realmente è. Ma
si tratta di una capacità intuitiva , di un talento innato che solo fino a un certo punto
può venire affinato dall’esperienza
Per cui l’interpretazione di segni o tratti del carattere interiore rimane un’arte e
nn un’attività tale da assumere la obiettività e il rigore dei procedimenti scientifici
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Anche solo l’idea di un qls test obiettivo della personalità in questa prospettiva è
utopistica
Bisogna contrapporsi alle aspirazioni ad una tecnica di diagnosi meccanizzata e
infallibile che qlc profano pretenderebbe perché qualunque metodo, per quanto
perfezionato, nn potrà che offrire indizi e sintomi la cui interpretazione corretta, la
vera diagnosi, sarà sempre affidata all’intuito clinico individuale.
Più che una definizione è una presa d’atto di ciò che normalmente fanno gli psicologi o
si crede debbano fare: se definire significa apporre dei limiti a un significato, questa è
una definizione che nn definisce.
Del resto la legge nn può fare di più, nn può definire cosa sia questo ambito psicologico
perché la stessa psicologia in 100 anni di storia nn ha potuto farlo in modo univoco.
Gli psicologi dunque lavorano in un ambito indefinibile e anche gli altri termini riferiti
allo stesso ambito (prevenzione, riabilitazione, diagnosi,) perdono il loro potere di indicare
qlc di sicuramente condivisibile.
Nn potendo disporre di traduzione precise, il legislatore quando usa tali termini, deve fare
riferim all’ESISTENTE, a ciò che DI FATTO e PER TRADIZIONE si fa coincidere col
lavoro psicologico
L’accettazione dell’ovvio, del dato, del già fatto pare sia la condizione per
riconoscere la psicologia come disciplina autonoma e la relativa professionalità
Ci si chiede però se chi opera all’interno di tale campo questo criterio di accettazione
dell’ovvio sia valido
Una cosa ovvia è quella che identifica la professione dello psicologo con le altre
professioni per la somiglianza creata dal valore d’uso del termine.
Professione indica sia la pubblica dimostrazione del sapere, di una conoscenza
acquisita e socialmente riconosciuta, sia un esercizio, un’attività della quale si
ricava un guadagno
Ciò che viene retribuito è la prestazione: il professionista risponde alle esigenze sociali in
virtù di un potere legale
Eppure per lo psicologo le cose non stanno come per gli altri professionisti (medici,
avvocati) DIETRO IL SUO ESSERE ESPERTO NN POSSIAMO TROVARE UN CORPO DI
CONOSCENZE E REGOLE CONDIVISO COME IN ALTRE DISCIPLINE. NN C’E’ QLC CHE
ASSOMIGLI A UNA NORMA A CUI RIFERIRSI COME ACCADE PER L’AVVOCATO
Gli psicologi nn dispongono di una conoscenza generale anticipata: per la psicologia
nn si tratta di scuole di pensiero ma di basi teoriche e presupposti epistemologici a v
totalmente contrari, di discipline diverse catalogate sotto lo stesso ambito
psicologico che si presume sorreggono la stessa professionalità
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Se non è possibile concordare all’interno dell’ambito psicologico su principi
fondamentali e leggi generali, non si può neanche assecondare l’opinione che fa
coincidere la professionalità direttamente con il saper fare saper usare le
tecniche come se queste potessero restituire la sicurezza sul terreno pratico che
manca nell’ambito teorico
Le tecniche derivano dalle teorie e questa origine può essere disattesa solo se si
decide di nn discutere più della teoria ma in ambito psicologico nn si può fare.
Posso usare un programma del mio computer senza conoscere i principi della sua
progettazione ma nn posso apprendere una tecnica senza conoscere la teoria
perché i risultati cambiano in funzione dei loro presupposti.
In psicologia è scorretto servirsi di tecniche senza considerare ciò che nel momento
della costruzione era in campo come possibilità di scelta: per i temi del lavoro psicologico
il valore di scelta personale,e il senso consegnato dalla teoria ai risultati ottenuti
va rinnovato di v in v anche nella routine.
La contraddizione di fondo della psicologia emerge proprio nell’esercizio della
professione dello psicologo : lo psicologo nn può essere umano quando è
professionale e viceversa
Il chirurgo può prima operare e poi preoccuparsi umanamente della persona, è possibile
giocare la propria umanità fuori dalla professionalità, lo psicologo al contrario non
può permettersi tale separazione e deve agire contemporaneamente su due
registri: è la sua specifica competenza che nn gli permette di lasciare il suo essere
umano fuori dalla sua professionalità: solo un sorriso è professionale, la sua voce..
D’altra parte non può permettersi di essere umano senza essere professionale:ciò
che si intende per umano coincide con la psicologia e con l’oggetto del proprio lavoro
Gli psicologi sono anche scienziati e per esserlo bisogna mettere da parte la
soggettività, l’intuizione personale: bisogna essere NEUTRALI e il più oggettivi
possibile.
Se accettiamo che lo psicologo deve essere umano nella sua professione, nn si riflette sul
rovescio della medaglia, del fatto che proprio perché più degli altri professionisti è
coinvolto nell’umano, se vuole conservare la propria scientificità, deve reprimere il suo
coinvolgimento personale, ogni sua manifestazione spontanea di comprensione in
quanto questi sentimenti sono dirett proporzionali alla vicinanza con l’altro.
Una delle raccomandazioni che le scuole di psicoterapia rivolgono ai loro allievi è quella di
nn scoprirsi come persona, di nn lasciar trasparire nulla che parli del proprio
vissuto: il professionista deve mettersi in gioco solo come esperto e molto significativo
in questo è il linguaggio: essere umani in teoria è proprio ciò che nn si possono
permettere.
Da una parte per cui si chiede che sia imparziale osservatore dall’altra di
partecipare emotivamente.
La domanda è oltre al fatto se possa esistere una persona così, ma se può essere
possibile conciliare le due cose: è un paradosso, le due esigenze nn sono
compatibili, essere al tempo stesso partecipante e scienziato e gli psicologi hanno fatto
la loro scelta: per essere scienziati, devono impedirsi di essere umani e qlc v
purtroppo ci riescono.
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Analizzare tale contraddizione può servire per trovare una via diversa.
Un esempio riguarda il principio del rispetto della persona: può avere molti risvolti
anche contrastanti tra di loro ma ciascuno giustificato da precisi riferimenti etici: alcuni lo
potrebbero interpretare come salvaguardia della persona e interesse individuale,
altri potrebbero privilegiare una prospettiva sociale:
si rispetta di più una persona quando si agisce per il suo bene mettendo in atto azioni
magari contrarie alla sua volontà ma atte a ristabilire il suo benessere o lasciandogli piena
facoltà di decisione indipendentemente dalle conseguenze che questa produce?
ESITE UN DIVARIO TRA NORMA CHE STABILISCE A PRIORI CIO’ CHE E’ BENE E
AZIONE FONDATA SU CIO’ CHE SI RITIENE BENE IN UNA DETERMINATA
SITUAZIONE.
Ciò da vita a dei dilemmi etici che rimettono in discussione qls definizione tra giusto o
sbagliato e vengono affidate alla coscienza etica del singolo professionista che
grazie alla sua esperienza valuterà il valore dello scostamento tra etico e
deontologico.
L’obiettivo dell’etica nn è di dare soluzioni a priori, ma fornire una chiave di lettura per
aiutare l’individuo a attuare delle scelte adeguate e eticamente fondate.
Limitare l’attenzione al solo piano deontologico significherebbe rispondere a una
richiesta di legalità certamente importante ma non ancora sufficiente a tracciare dei
principi fondamentali che autorizzano l’atto professionale perché questo trae il suo
33
fondamento essenziale dal rapporto di fiducia che si instaura tra professionista e la sua
utenza.
Il problema tra etica e deontologia si estende anche nel rapporti tra colleghi.
Aderire al codice deontologico, nn dà garanzia di una effettiva condivisione di
principi, valori,finalità, che caratterizzano il senso della professione.
Confrontandosi tra colleghi si capisce quanti valori diversi ci siano dietro a questa
apparente uniformità della scelta professionale.
Solo nel caso della professione dello psicologo infatti, la legge prevede una norma che
impone la redazione scritta del codice deontologico e tale scelta del legislatore
potrebbe scaturire dal dubbio dell’esistenza di una morale comune condivisa da tutta
la categoria.
Una tesi ricorrente tra gli psicologi è quella secondo cui l’etica è già inclusa nella
conoscenza del metodo scientifico e nel suo corretto utilizzo.
Sicuramente la scientificità è garanzia, offre strumenti conoscitivi validi, la
scienza fornisce degli strumenti applicativi ma nn abbraccia il contesto esistenziale
entro cui essi agiscono né indica il senso e il fine della loro azione.
Questi vanno collocati nell’intenzionalità del soggetto nel modo in cui egli interpreta la
propria responsabilità nei confronti della realtà su cui interviene.
Lo strumento può essere applicato correttamente rispetto una sua specifica funzione pur
agendo in un orizzonte nn etico. L’etica fa riflettere sulle ragioni che legittimano l’utilizzo
dello strumento evitando che si riduca a una procedura meccanica.
Anzi l’impostazione attualmente data alla formazione professionale dello psicologo sembra
puntare più su una specializzazione centrata sul versante tecnico che etico-
filosofica
Lo scoglio è rappresentato dalla difficoltà a definire criteri e requisiti idonei a
garantire la preparazione dello psicoterapeuta, problema che la legge di fatto nn
affronta, la legge nemmeno approda a una definizione di psicoterapia che nn sia
puramente tautologica.
Il concetto di cura deve essere rivisto, non essendo più identificato nel semplice darsi
una risposta tecnica, si riaffermano i cardini fondamentali per l’etica del soggetto con
il valore dell’ascolto, dell’empatia, degli epoche come sospensione del giudizio
affinché la propria parola non prevarichi sull’altro e si accetti la distanza della
irriducibile differenza tra l’io e l’altro
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Ciascuno discende da un modello teorico del funzionamento psichico che indica le
modalità di formazione della psicopatologia e le tecniche che favoriscono il
cambiamento terapeutico.
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Può aggiungere qlc ai miglioramenti che si potrebbero ugualmente avere con altre
forme di aiuto nn professionali e nn psicoterapeutiche?
La risp è spesso no, però alcune forma di psicoterapia sono efficaci per determinati
pazienti e determinate patologie.
Sulla questione dell’efficacia della psicoterapie c’è stato Eysenck uno dei più conosciuti
psicologi del 900 che iniziò a studiare le REMISSIONI SPONTANEE
In base alle ricerche effettuate, concluse che nell’arco di 2 anni 2/3 dei nevrotici gravi
erano guariti o migliorati senza il beneficio di una psicoterapia.
E’ stato dimostrato quindi che i pazienti possono migliorare sia che siano trattati
con tecniche psicoterapeutiche o meno.
Questo dato sembra rimanere costante a prescindere:
dal tipo di paziente considerato
dal criterio di guarigione utilizzato
dal metodo di terapia usato
Si potrebbe pensare che, se ci sono dubbi sull’utilità selle psicoterapie o meno, almeno ci
sia la certezza che essere nn siano dannose. Invece nn è vero: le ricerche
sull’efficacia della psicoterapia ha mostrato una forte variabilità nei risultati: in alcuni
soggetti produce miglioramenti, in altri nessun miglioramento diverso dalla
remissione spontanea, in altri peggioramenti
Nel 1977 c’è stata una svolta con lo sviluppo delle tecniche meta-analitiche.
La meta-analisi è una tecnica statistica innovativa. Le procedure statistiche classiche
si muovono da punteggi o da dati di soggetti o gruppi e da essi ricavano indici statistici.
La meta-analisi invece opera su tali indici statistici : il suo oggetto sono quindi nn
gruppi di soggetti ma raggruppamenti dei gruppi di soggetti: essa calcola un indice
detto dimensione dell’effetto che esprime quanto il gruppo trattato è migliorato
rispetto al proprio gruppo di controllo.
Smith e Glass utilizzarono per primi questa meta-analisi e conclusero che il cliente
medio di una terapia stava meglio del 75% delle persone del gruppo di controllo
Grazie a loro quindi è stato possibile sostenere che gli effetti della psicoterapia vanno al di
là del semplice effetto delle remissioni spontanee e che la psicoterapia in media è
efficace.
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Un placebo è una terapia che viene usata per il suo effetto aspecifico psicologico o
psicofisiologico oppure per il suo presunto effetto specifico ma priva di attività
specifica per la condizione trattata.
In farmacologia è di uso comune confrontare il farmaco con una sostanza inerte, placebo
e si utilizza il metodo del doppio cieco.
E’ noto che convinzioni individuali sostenute da consenso sociale,accrescono il valore del
placebo
Nasce perciò il sospetto che gli psicologi siano distributori di placebo in buona
fede: essi hanno molta fiducia del proprio lavoro e alte aspettative nell’efficacia della
psicoterapia e anche i pazienti sono motivati e desiderano che il trattamento sia
efficace e entrambi sono immersi in una cultura che attribuisce alto valore alla
psicoterapia. Quindi lo psicoterapeuta è distributore di placebo in una società
tecnologicamente evoluta.
Del resto i dati di Smith e Glass nn dimostrano una superiorità della psicoterapia
rispetto ai benefici che si possono riscontrare in presenza di una condizione di placebo e ci
sono voluti 10 anni di ricerche perché ci si rassegnasse all’idea che un placebo credibile
può avere effetti di dimensione nn diversa dall’effetto medio del trattamento
pscoterapeutico.
Negli ultimi 20 anni c’è stata una crescita formidabile delle ricerche: alla ricerca di esito
focalizzata sui cambiamenti che un determinato intervento produce, si aggiunge la
ricerca di processo focalizzata sui processi che si ipotizzano essere alla base del
cambiamento terapeutico e permette di isolare i fattori attivi dai fattori comuni che
possono essere presentati in qls intervento psicoterapeutico.
Dire che le psicoterapie sono efficaci o meno è troppo generico: può essere,utile,
inutile, dannosa, dipende dalla forma di psicoterapia, dal tipo di patologia dal
paziente: questi interrogativi fanno parte del lavoro dello psicologo clinico e dell’esame
psicodiagnostico
a) questi criteri che dovrebbero essere definitori, hanno bisogno loro stessi di
essere definiti perché poggiano su concetti nn univoci
b) sono associati all’uso di specifici strumenti psicologici come colloquio clinico,
questionari di personalità, ma tali strumenti sono oggetto di controversia tra psicologi
sia per ragioni metodologiche che teoriche
Ma questa costanza tra gli elementi salvo trattam e tempo è impossibile perché
molta variabilità incontrollabile deriva dal gruppo di controllo: com ci si può
accertare che i membri di questo siano omogenei ai pazienti trattati sotto il profilo
psicol, socioil, culturale?
E anche ammesso ciò, come si fa ad avere la certezza che per questo l’unico
cambiamento sia rappresentato dal trascorrere del tempo?
Le condizioni di partenza dei pazienti nn trattati sono suscettibili di molti
cambiamenti nn riconducibili al neutro trascorrere del tempo bensì a fattori
personali del tutto imprevedibili e a v proprio alla mancanza di tale
trattamento: il membro di un gruppo di controllo a cui è stato rifiutato il trattamento,
si può sentire abbandonato e quindi peggiora o chiede aiuto a persone diverse dallo
psicoterapeuta e migliori.
Il ricercatore perciò si trova in una situazione diversa da quella che aveva
previsto: si trova in una situazione in cui il membro del gruppo è peggiorato o
migliorato e il trascorrere del t nn è l’unico fattore da poter prendere in
considerazione.
Per risolvere tale problema del rifiuto, molti ricercatori utilizzano soggetti volontari
(studenti universitari) per costruire i gruppi di controllo anzichè paziente veri ma si
creano altri problemi forse più gravi: l’omogeneità tra gruppo trattato e gruppo di
controllo è difficile da ottenere perché le diff sono sostanziali tra soggetti del
primo gruppo (pazienti veri con sofferenze) e soggetti del secondo che nn hanno veri
problemi patologici e nn sono bisognosi di aiuto.
E ciò vale anche se i soggetti del gruppo di controllo vengono selezionati per
tendenze patologiche nn disturbanti ma considerate simili a quelle dei pazienti
veri:
nn è confrontabile la patologia di un paziente vero che ha una paura tale delle donne
tanto da rivolgersi a uno psicoterapeuta e un soggetto selezionato per il gruppo di
controllo per una paura dei serpenti che lo tormenta assai poco visto che nn deve fare
l’esploratore della giungla
Molte persone hanno bisogno di una buona psicoterapia e la maggior parte degli
psicoterapeuti sono onesti e coscienziosi ma molti di questi nn sono né accreditati
né autorizzati per nn parlare di quelli che propongono terapie bizzarre che hanno ben
poco a che fare con ciò che viene definito aiuto
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trattamento di vari sintomi e disturbi che vanno dallo pseudoscientifico al ridicolo
fino all’inverosimile.
Le tecniche per le quali un cliente può arrivare a pagare molti soldi,(aromaterapia,
lavoro sui sogni, sul respiro, esorcismo, lettura di tarocchi) hanno l’obiettivo di
guarire il bambino interiore
scoperta della verità interiore,
felicità eterne
eliminazione di paure
In particolare sono state vittime le donne che sono state sfruttate e abusate
psicologicamente e sessualmente da terapeuti attenti solo ai propri interessi: i
trattamenti suggeriti delle terapie folli possono consistere in bagni bollenti ins al
terapeuta, andare a vivere con altri pazienti ecc e tali procedura vengono pubblicizzate da
terapeuti dichiarando che esse danno benefici maggiori alle tecniche tradizionali.
Coloro che propongono tali terapie vanno dalla persona laureata ed esperta alla
persona senza alcuna preparazione.Se alcuni terapeuti hanno lauree e certificati appesi
nel loro studio, nn dà garanzia che la loro condotta sia etica e professionale: la
qualità della loro prestaz può andare dalla eccellenza alla negligenza alla
ciarlataneria.
Ci si può chiedere dove sbagliano le terapie folli a prescindere dai casi di disonestà
Il pericolo nasce dall’approccio: una causa una cura: i problemi di ciascuno sono
unici e molteplici sono le cause che spingono una persona a rivolgersi da uno
psicoterapeuta: egli dovrebbe essere più come uno sarto che confeziona un abito su
misura che come un commerciante di prodotti in serie: il sarto prende le misure, spiega
quanto t ci occorre per confezionare l’abito, quante prove sono necessarie in modo che
alla fine vesta perfettamente.
Alcuni terapeuti invece operano come se ci fosse una sola causa e una sola cura
per tutti i problemi psicologici applicando indistintamente un unico approccio
terapeutico.
Il fatto che un terapeuta si attacchi a una teoria può essere dannoso per il cliente: la
terapia di fatto nn ha mai inizio perché il terapeuta è troppo intento a reinterpretare
ciò che il paziente desidera o ha bisogno di discutere: al paziente vengono dette tante
cose ma nn riceve alla fine nessun aiuto e i suoi veri problemi nn vengono affrontati:
questi pazienti diventano elementi di un quadro che verrà utilizzato dallo
psicoterapeuta per convalidare la sua teoria.
Molti terapeuti chiedono al paziente che venga raccontata loro la propria storia per poi
tirar fuori delle check-list di sintomi utilizzate nel campo della medicina e psicoterapia.
Il terapeuta mostra al cliente come egli, presentando caratteristiche tipiche di una
persona che ha avuto un determinata esperienza passata, evidentem soffre del
disturbo x dovuto a un trauma y.
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assomigliano a discorsi di maghi o astrologi : elencano affermaz generali in cui
persone di un
certo gruppo della stessa età, sesso, etnia, livello di istruzione si possono
riconoscere.Coloro che propongono terapie folli sembra abbiano
acquisito abilità nel confondere le idee dei loro pazienti
Molte terapie folli si fondano su idee errate riguardo alla memoria e alla
possibilità di rievocare i ricordi: terapeuti trasmettono informazioni scorrette ai
loro pazienti che iniziano a confondere i veri ricordi e ad avere una visone distorta
della loro vita passata e li può portare alla rottura dei rapporti con la famiglia e
amici.
Molti pazienti sono danneggiati da abusi fisici, sessuali, emozionali e coloro che
hanno il coraggio di denunciare il terapeuta, le cause nella maggior parte sono in via
extragiudiziale per cui il terapeuta non viene smascherato pubblicamente né
sospeso dall’esercizio della professione
Molte persone per cui perdono la speranza, uscite da una terapia sbagliata non
cercano aiuto e si chiedono cosa non abbia funzionato nella terapia e in qualche
modo si sentono responsabili.
Purtroppo regna un allarmante lassismo tra gli operatori della salute mentale circa il
monitoraggio delle procedure, l’informazione e l’educazione riguardo cosa costituisce
una buona terapia e non viene prestata molta attenzione alla condotta del terapeuta
furbo, incapace, impreparato.
Quando apriamo il giornale troviamo consigli su molte cose ma non indicazioni per la
valutazione dell’efficacia di una terapia perciò il cliente deve fare molta attenzione.
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