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1
2
5 Conclusioni 85
B Conduzione e convezione 92
C Integrazioni numeriche 98
3
List of Figures
1.1 Dati relativi alle emissioni di CO2 nel mondo, serie storica, dati scar-
icati da Data World Bank . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2 Emissioni di CO2 dovute al riscaldamento per famiglia in Italia, dati
ISTAT. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.3 Materiali dei muri esterni degli edifici per anno, dati ISTAT. . . . . . 9
1.4 Presenza di isolamento termico negli edifici, serie storica, dati ISTAT. 9
1.5 Tipologia di impianto di riscaldamento per regione, dati ISTAT. 10
1.6 Distribuzione della tipologia di combustibile per macro regioni,
dati ISTAT. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.7 Frequenza di utilizzo dellimpianto di riscaldamento nei mesi in-
vernali per macro-regioni per famiglia, dati ISTAT. . . . . . . . . 12
1.8 Tipologia di impianto di riscaldamento per regione, dati ISTAT. 14
1.9 Tipologia di combustibile consumato per impianto unico o preva-
lente per regione, dati ISTAT. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.10 Numero di ore di accensione dellimpianto unico o prevalente di
riscaldamento in una giornata invernale media per fascia oraria,
per regione, dati ISTAT. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.11 Tipologia ponti termici presenti nellabaco, Regione Lombardia. . 31
4
LIST OF FIGURES 5
Prestazione ed efficienza
energetica
6
CHAPTER 1. PRESTAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA 7
Figure 1.1: Dati relativi alle emissioni di CO2 nel mondo, serie storica, dati scaricati
da Data World Bank
Figure 1.2: Emissioni di CO2 dovute al riscaldamento per famiglia in Italia, dati
ISTAT.
Figure 1.3: Materiali dei muri esterni degli edifici per anno, dati ISTAT.
pietrame;
Prima del 1949 il materiale di gran lunga piu utilizzato per la costruzione dei
muri esterni e stato il pietrame. Negli anni successivi la tipologia dei materiali
per la costruzione dei muri esterni si e modificata: e aumentato luso del calces-
truzzo e soprattutto della muratura.
Tra le serie storiche lISTAT annovera anche i dati relativi alla presenza di iso-
lamento termico degli edifici. Lisolamento termico per un edificio rappresenta
un elemento fondamentale per la prestazione energetica. Gli edifici senza isola-
Figure 1.4: Presenza di isolamento termico negli edifici, serie storica, dati ISTAT.
mento esterno sono diminuiti dai primi anni 0 40 ad oggi ma restano comunque
un numero rilevante. I dati ISTAT riportati sono il miglior indice per la val-
utazione dello stato degli edifici dal punto di vista energetico. Edifici vecchi e
malcurati e senza isolamento termico necessitano di un dispendio maggiore di
energia per essere riscaldati.
Circa il 25% degli edifici non hanno un isolamento termico; il 50% circa degli
edifici ha intercapedini come forma di isolamento a conferma delle analisi e dei
dati presenti nel rapporto annuale di ENEA sullefficienza energetica, [11].
CHAPTER 1. PRESTAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA 10
Il bilancio energetico degli edifici si basa anche sullanalisi dei consumi. Vengono
riportati nel seguito i dati ISTAT relativi ai consumi per famiglia per tipologia
di riscaldamento. Lefficienza energetica di un edificio si basa infatti sul calcolo
dei bilanci di energia.
Un edificio ad alte prestazioni energetiche consuma meno energia per il riscal-
damento e per il raffrescamento.
La tipologia dimpianto e un altro fattore che influenza la prestazione energet-
ica.
I dati ISTAT classificano la tipologia di riscaldamento adottata nelle abitazioni
in quattro categorie:
abitazioni con impianto centralizzato;
abitazioni con impianto autonomo;
abitazioni con impianto singolo;
abitazioni senza impianto;
Figure 1.6: Distribuzione della tipologia di combustibile per macro regioni, dati
ISTAT.
erata. Per cui nelle Regioni del Nord risulta prevalente un utilizzo quotidiano
dellimpianto.
Il miglioramento della qualita delle prestazioni medie degli edifici come obiet-
tivo messo in atto dalle modifiche alle direttive precedentemente citate, come
la direttiva 2012/27/EU , EED, Energy Efficiency Directive, o come la diret-
tiva 2010/31/EU , EPBD, Energy Perfomance Buildings Design, hanno come
CHAPTER 1. PRESTAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA 13
scopo finale anche laumento del rendimento dellutilizzo delle fonti di com-
bustibile, con una conseguente riduzione del tempo di utilizzo dellimpianto e
con una riduzione significativa delle emissioni di CO2 . Lorizzonte temporale
dellattuazione di tali modifiche riguarda gli anni 2021 - 2030.
I dati ISTAT riguardante il numero di ore di accensione dellimpianto per fascia
oraria mettono poi in evidenza come la fascia oraria pomeridiana sia quella in
cui limpianto resta acceso per il maggio numero di ore. Trend manifestato per
tutte le regioni. La diversificazione delle fasce orarie di utilizzo dellimpianto e
un altro obiettivo delle politiche di efficienza energetica che viene attuato medi-
ante la diversificazione delle tariffe. Nel contesto del presente lavoro le indagini
riguardanti i consumi energetici per il riscaldamento delle abitazioni servono a
fornire una visione di insieme in cui vanno inserite le opere di riqualificazione
energetiche che il tecnico e chiamato a svolgere.
CHAPTER 1. PRESTAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA 14
(a) gasolio
Nella realta edilizia il numero delle possibili tipologie di ponte termico e ele-
vato. La prima fase dindagine eseguita dai professionisti incaricati da Regione
Lombardia per la redazione dellabaco e occorsa proprio per quantificare tali
tipologie in prima approssimazione e successivamente per ridurre il numero di
tipologie mediante una schematizzazione coerente con la pratica professionale.
Inizialmente le tipologie individuate sono state 125. Il processo di riduzione e
stato svolto in accordo con ANCE Lombardia , un sistema di imprese che ha
permesso la raccolta di dati relativi alla frequenza di ritrovamento dei ponti
termici, [12].
Table 1.1: Dati relativi alle frequenze delle tipologie di ponte termico, Regione Lom-
bardia.
classe frequenza numero tipologie percentuale tipologie
0 8 6.4 %
1 37 29.6 %
2 33 26.4 %
3 22 17.6 %
4 13 10.4 %
5 12 9.6 %
Una prima riduzione ha portato alla definizione di 47 tipologie. Successiva-
mente le categorie sono state ulteriormente ridotte portando alla formazione del
cosiddetto archetipo di ponte termico, elencato in seguito.
ponte con pilastro;
angolo sporgente;
angolo rientrante;
compluvi e displuvi;
Dagli archetipi dei ponti termici hanno successivamente stilato la classi di ponte
termico in cui labaco e suddiviso. Tali classi sono riportate nella seguente
tabella.
CHAPTER 1. PRESTAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA 19
Table 1.2: Archetipo, codifica e numero dei ponti termici, Regione Lombardia.
Archetipo Codifica Numero
parete con pilastro PIL 001-008
angolo sporgente con e senza pilastro ASP 001-011
angolo rientrante con e senza pilastro ARI 001-011
parete verticale con solaio SOL 001-007
parete esterna con parete interna PIN 001-004
parete verticale con balcone BAL 001-007
parete verticale con copertura piana COP 001-018
parete esterna con serramento SER 001-018
compluvi di copertura COM 001-003
displuvi di copertura DIS 001-003
Lapproccio adottato per il calcolo e in forte riferimento alle normative prece-
dentemente elencate.
La norma UNI EN ISO 10211 : 2008, [13], fornisce una precisa definizione dei
ponti termici: Parte dellinvolucro edilizio dove la resistenza termica, altrove
uniforme,cambia in modo significativo per effetto della compenetrazione totale o
parziale di materiali con conduttivita termica diversa nellinvolucro edilizio, e/o
della variazione dello spessore della costruzione, e/o delle differenze tra le aree
interna ed esterna, come avviene per esempio in corrispondenza delle giunzioni
tra parete, pavimento e soffitto.
Altre definizioni contenute nella norma europea,[13], sono elencate di seguito:
ponte termico lineare;
piani costruttivi;
piani di taglio;
piani ausiliari;
strato quasi omogeneo;
elementi laterali;
terreno, opzionale;
Il posizionamento dei piano di taglio deve avvenire in corrispondenza di un piano
di simmetria se questo dista meno di dmin dallelemento centrale, ad almeno
dmin dallelemento centrale se non ce piano di simmetria piu vicino; dmin e
determinato in base alla relazione:
termici, i piani di taglio devono essere collocati ad almeno dmin da ciascun ponte
termico.
I piani di taglio nel caso di modello geometrico 2D seguono le stesse indicazioni.
Per la determinazione di un piano di taglio attraverso il terreno si deve tenere
in considerazione il flusso termico periodico attraverso il terreno, per cui e reso
necessario determinare il coefficiente di scambio termico periodico.
Una regola importante inserita in UNI EN ISO 10211 : 2008 cita: sono ammesse
regolazioni e modifiche alle dimensioni del modello geometrico rispetto alla re-
alta fisica se cio non ha influenza significativa sui risultati di calcolo , [13]. E
quindi ammesso lutilizzo di piani ausiliari.
Per quanto riguarda la stratigrafia dei materiali e consentito lutilizzo di strati
di materiali quasi omogenei, ovvero in un modello geometrico e consentita la
sostituzione di materiali di differente conduttivita termica con un solo materiale
di conduttivita termica equivalente che soddisfi le prescrizioni contenute nelle
condizioni per la semplificazione del modello geometrico.
Al punto 5.3.1 della presente norma si asserisce che i risultati di calcolo ot-
tenuti con un modello geometrico privo di semplificazioni deve avere precedenza
rispetto a quelli ottenuti con un modello geometrico semplificato. Al punto
5.3.6 viene detto che si possono regolare solamente le dimensioni dei materiali
W
con conduttivita termica inferiore a 3 mK .
La determinazione dei coefficienti accoppiamento termico L2D ed L3D avviene
mediante lutilizzo delle seguenti relazioni:
d X dj
0 = A
Rsi Rse (1.2)
L3D
j
e
d X dj
0 = Ltb
Rsi Rse (1.3)
L2D
j
dove
d spessore dello strato termicamente non omogeneo;
A area del componente edilizio;
Ltb lunghezza del ponte termico lineare;
L3D coefficiente di accoppiamento termico del componente edilizio, deter-
minato con un modello 3D;
L2D coefficiente di accoppiamento termico del componente edilizio, deter-
minato con un modello 2D;
dj spessori di ogni strato omogeneo;
j conduttivita termica degli strati omogenei;
Unaltra importante indicazione per la costruzione del modello geometrico, sia
bidimensionale che tridimensionale, deriva dalle indicazioni per la determinazione
dei dati iniziali, ricordando che il tipo di analisi che viene effettuata e unanalisi
di tipo stazionario. Per quanto riguarda le conduttivita termiche dei materiali
i valori di progetto dovrebbero essere calcolati in conformita alla ISO 10456 o
ricavati dai valori tabulati presenti nella ISO 10456. La conduttivita termica
CHAPTER 1. PRESTAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA 22
media del terreno, nel caso in cui fosse presente nel modello geometrico, viene
W
assunta pari 2.0 mK .
Un altro importante parametro da considerare nella costruzione del modello e la
resistenza superficiale. Per il calcolo delle portate termiche, le resistenze super-
ficiali devono essere in conformita alla ISO 6946 in funzione della distribuzione
del flusso termico.
Le temperature limite sono calcolate come da prospetto.
d X dj
0 = Itb
Rsi Rse (1.5)
j
L2D
(A1 1 + ... + An n )
0 = (1.6)
(A1 + ... + An )
con il significato dei simboli precedentemente introdotto.
Le intercapedini daria sono un altro elemento presente nella stratigrafia delle
pareti di un edificio. Se le intercapedini daria superano la dimensione lineare
di 0.5 m allora si parla di stanza. Generalmente le intercapedini daria hanno
dimensioni lineari inferiori e per il calcolo della loro conduttivita si utilizzano
relazioni differenti dalle precedenti.
dg
g = (1.7)
Rg
q =0 (1.8)
dove
L3D,i,j e il coefficiente di accoppiamento termico ottenuto con un calcolo
3D tra la parte n esima della stanza o delledificio e lambiente;
L2D,i,j e il coefficiente di accoppiamento termico ottenuto con un calcolo
2D tra la parte n esima della stanza o delledificio e lambiente;
Lm e la lunghezza alla quale si applica il valore L2D,i,j ;
Uk,(i,j) e la trasmittanza termica ottenuta con un calcolo monodimension-
ale della parte k esima della stanza o delledificio;
Ak area sulla quale si applica il valore di Uk ;
Nm numero totale di parti 3D;
Nn numero totale di parti 2D,
Nk numero totale di parti 1D;
dove
i e la temperatura delle stanze interne;
j e la temperatura delle stanze esterna;
L3D,i,j sono i coefficienti di accoppiamento;
dove:
Uk,i,j e la trasmittanza termica della k esima parte della stanza o delledificio;
Ak e larea a cui si applica il valore di Uk,i,j ;
m,i,j e la trasmittanza termica lineare della parte m esima della stanza o
delledificio;
Lm e la lunghezza a cui si applica il valore m,i,j ;
m,i,j e la trasmittanza termica puntuale della m esima parte della stanza o
delledificio;
Nk numero totale di parti 3D;
Nm numero totale di parti 2D;
Nn numero totale di parti 1D;
IL calcolo delle trasmittanze termiche lineari e puntuali viene eseguito mediante
le seguenti relazioni:
Nj
X
= L2D Uj Lj (1.16)
j=1
l = L2D (i e ) (1.18)
dove:
Uj e la trasmittanza della j esima componente 1D che separa i due ambienti;
Lj e la lunghezza a cui si applica il valore Ui ;
Nj numero di componenti 1D;
Nella normativa sono presenti anche i calcoli relativi alla superficie tra pavi-
mento e contro terra. In questo lavoro non si e tenuto conto del pavimento o
del terreno per cui per tali calcoli si rimanda a [13].
La determinazione della temperatura sulla superficie interna ottenuta dai calcoli
3D e basata sulle seguenti relazioni:
due temperature limite:
si (x, y, z) e
fRsi (x, y, z) = (1.22)
i e
dove:
fRsi (x, y, z) e il fattore di temperatura sulla superficie interna nel punto (x, y, z);
si (x, y, z) e la temperatura superficiale interna nel punto (x, y, z);
i e la temperatura interna;
e e la temperatura esterna;
piu di due temperature limite:
se ci sono piu di due temperature limite bisogna tener conto del fattore di pon-
derazione della temperatura, g. I fattori di ponderazione consentono di calcolare
la temperatura in ogni punto della superficie interna, con coordinate (x, y, z),
come funzione lineare di qualunque distribuzione di temperature lineare.
La temperatura superficiale nei punti(x, y, z) nel j esimo componente, utiliz-
zando i fattori di ponderazione e nella forma:
con:
gj,1 (x, y, z) + gj,2 (x, y, z) + ... + gj,n (x, y, z) = 1 (1.24)
CHAPTER 1. PRESTAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA 26
si (x, y) e
fRi (x, y) = (1.25)
i e
dove:
fri (x, y) e il fattore di temperatura sulla superficie interna nel punto (x, y);
si e la temperatura superficiale nel punto (x, y);
i e la temperatura interna;
e e la temperatura esterna;
con tre temperature limite:
j (x, y) = gj,1 (x, y)1 + gj,2 (x, y)2 + gj,3 (x, y)3 (1.26)
Nella normativa europea UNI EN ISO 10211:2008 sono indicati anche i dati di
ingresso e i dati di uscita rispetto ad un tale tipo di analisi.
I dati di ingresso devono contenere:
descrizione della struttura;
descrizione del modello geometrico;
I dati di uscita devono contenere:
i coefficienti di accoppiamento termico L3D ed L2D tra due stanze adia-
centi;
il calcolo della trasmittanza termica utilizzando i coefficienti di accoppia-
mento termico;
il calcolo delle temperature superficiali utilizzando i fattori di ponder-
azione;
dati in uscita aggiuntivi:
portate termiche;
temperature superficiali;
stima dellerrore;
Per quanto riguarda i dati in ingresso si riporta piu in dettaglio:
descrizione della struttura:
disegni costruttivi completi di dimensioni e materiali;
per un edificio gia terminato, qualsiasi modifica nota alla costruzione e/o
misurazioni fisiche o dettagli importati dalle ispezioni;
altre osservazioni pertinenti;
descrizione del modello geometrico:
CHAPTER 1. PRESTAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA 27
I Lutilizzo di materiale con ampio range di densita e stato effettuato per avere a
disposizione un campo di conduttivita termica abbastanza ampio per condurre
lanalisi.
In termini di conduttivita termica il materiale sopraelencato ha i seguenti valori:
laterizio 1800 m
kg W
3 k = 0.81 mK ;
laterizio 760 m
kg W
3 k = 0.23 mK ;
CHAPTER 1. PRESTAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA 28
laterizio 1200 m
kg W
3 k = 0.54 mK ;
Per tali valori sono determinati utilizzando tipologie diverse di parete i seguenti
valori di trasmittanza: Umin , Umax , Umedio .
Di seguito vengono spiegati e analizzati i parametri utilizzati da Regione Lom-
bardia per la costruzione dellabaco.
Per primo si considera la trasmittanza termica delle pareti, U , la cui espressione
e fornita da:
1
U= (1.28)
RT
dove:
RT rappresenta la resistenza termica totale della parete, determinata con rifer-
imento a UNI EN ISO 6946:2008. La resistenza totale della parete puo essere
vista come la somma delle singole resistenze di ciascun strato omogeneo che
costituisce la parete stessa.
da cui e stato ricavato il valore della conduttivita termica equivalente del telaio:
Ltel
eq,tel = 1 (1.32)
Utel Rsi Rse
eq,tel = 5.077 mK
W
, per il profilo metallico;
La conduttivita termica equivalente della parete, secondo Regione Lombardia,
ha la forma:
eq = CL (1.33)
la conduttanza della parete escluso lo strato di isolante viene calcolata come:
1
C = P Li (1.34)
i
dove P
L= Li e lo spessore della parete.
Utile per la definizione dellabaco e un altro parametro, la trasmittanza adi-
mensionale U . Essa e definita come il rapporto tra due valori di trasmittanza,
quello della trave o del pilastro e quello della parete.
Utrave
U = (1.35)
Uparete
oppure
Upilastro
U = (1.36)
Uparete
La trasmittanza termica della trave o del pilastro, come nel caso della parete,
viene calcolata come linverso della resistenza termica totale. Ad esempio nel
caso di angoli tra due pareti giunte da un pilastro, la trasmittanza termica viene
calcolata sulla diagonale del pilastro.
La lunghezza adimensionale e definita come:
Lpilastro
L = (1.37)
Lparete
oppure come:
Ltrave
L = (1.38)
Lparete
Tutti i calcoli presenti in questo capitolo sono presenti in [12] ed in [13]. Sono
mostrati in quanto riferimento normativo europeo e regionale sullargomento
trattato in questo lavoro.
Nei calcoli sviluppati da Regione Lombardia si sono utilizzati dei valori dimen-
sionali tabellati al fine di ricondursi agli archetipi di ponte termico determinati.
Attraverso le correlazioni numeriche dei risultati ottenuti dalle analisi effettuate
sugli archetipi di ponte termico stabiliti in precedenza, Regione Lombardia ha
costituito labaco.
CHAPTER 1. PRESTAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA 30
I calcoli della trasmittanza termica lineare relativa alla tipologia dei ponti ter-
mici di cui labaco e costituito sono stati determinati utilizzando dei codici di
calcolo numerici per la simulazione termo fluidodinamica ai volumi finiti.
... in accordo con la UNI EN ISO 10211:2008 uno strumento di calcolo per
lo scambio termico in regime stazionario per domini bidimensionali puo essere
considerato di elevata precisione se e in grado di fornire risultati compatibili con
alcuni casi presi a riferimento .., [12].
Allinterno dellabaco stilato da Regione Lombardia e fornito un caso studio di
analisi di ponte termico utile alla comprensione dei concetti espressi in questo
capitolo. Il calcolo della trasmittanza termica lineare dei ponti termici dellabaco
in conformita con la norma europea viene effettuato considerando la trasmit-
tanza termica come lincremento di flusso termico dovuto allo sviluppo di un
campo di flusso bi o tridimensionale. La presenza del ponte genera quindi un
extra flusso. PN
2D i=1 1D i
= (1.39)
LP T
Per cui nota la trasmittanza termica lineare , dovuta agli elementi piani cos-
tituenti la parete o gli elementi che costituiscono il ponte, e possibile determinare
lextra flusso generato dal ponte mediante la relazione:
N N
2D X 1D
i
X
= = L2D Ui Li (1.40)
LP T i=1 LP T i=1
dove:
Ui e la trasmittanza termica delli esima componente che separa i due ambi-
enti;
Li e la lunghezza della componente i esima a cui si applica il valore Ui ;
N e il numero di componenti;
L2D e il coefficiente di accoppiamento termico determinato mediante unanalisi
bidimensionale;
Di seguito vengono riportate le immagini dei ponti termici principali che costi-
tuiscono labaco redatto da Regione Lombardia.
CHAPTER 1. PRESTAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA 31
(a) Ponte termico tipo PIL (b) Ponte termico tipo ASP
(c) Ponte termico tipo ARI (d) Ponte termico tipo COP
(e) Ponte termico tipo SOL (f) Ponte termico tipo PIN
(g) Ponte termico tipo BAL (h) Ponte termico tipo SER
(i) Ponte termico tipo COM (j) Ponte termico tipo DIS
Chapter 2
32
CHAPTER 2. IMPOSTAZIONE TEORICA DEL PROBLEMA DEL PONTE TERMICO33
X
(h)f Af = Sh (2.8)
f
dove f rappresenta la singola faccia della cella. in una forma espansa si ha:
integrando si ottiene:
h h
[(Af 1)1 (Af 2 )2 ]+
x x
h h
[(Af 3 )3 (Af 4 )4 ]+ (2.11)
y y
h h
[(Af 5 )5 (Af 6 )6 ] + Sh V = 0
z z
Considerando di approssimare le derivate mediante un metodo alle differenze
finite, si ottiene la relazione:
h1 hP h2 hP
[(Af 1 )1 (Af 2 )2 ]+
x1P x2P
h3 hP h4 hP
[(Af 3 )3 (Af 4 )4 ]+ (2.12)
y3P y4P
h5 hP h6 hP
[(Af 5 )5 (Af 6 )6 ] + Sh V = 0
z5P z6P
Da (2.12) si ottengono le equazioni linearizzate:
aP hP = a1 h1 + a2 h2 + a3 h3 + a4 h4 + a5 h5 + a6 h6 + Sh (2.13)
a1 = A1
x1P
a2 = A2
x2P
a3 = A3
x3P
a4 = A4
x4P
CHAPTER 2. IMPOSTAZIONE TEORICA DEL PROBLEMA DEL PONTE TERMICO35
a5 = A5
x5P
a6 = A6
x6P
in forma compatta: X
aP hP + aN hN = Sh (2.14)
N
P1 Ah = P1 s (2.17)
Bx0 = b0 (2.18)
h(n) = (I P 1 )hn1 + P 1 s
= hn1 + P 1 (s Ahn1 ) (2.19)
n1 1 n1
=h +P r
considerando i residui:
r = s Ah
Il valore della temperatura per ogni cella e stato calcolato calcolato nel seguente
modo: Z Tj
(cp T i )dT = hj (2.20)
Tstd
cp (T ) = cost. (2.21)
CHAPTER 2. IMPOSTAZIONE TEORICA DEL PROBLEMA DEL PONTE TERMICO36
Per le regioni fluide le equazioni che governano il problema fisico sono tre:
lequazione di bilancio del momento della quantita di moto;
lequazione di bilancio dellenergia;
lequazione di stato della pressione;
Lequazione di bilancio della quantita di moto o equazione di Navier per le
regioni fluide utilizzata e:
u 2
+ (u) + (ef f u) [ef f ((u)T IT r(u)T )]
t 3 (2.22)
= gh(n p) (n (p gh))
dove :
e rappresenta lenergia specifica , energia per unita di volume, posseduta dal
fluido;
u rappresenta la velocita del fluido, u = u(x, y, z);
p rappresenta la pressione del fluido;
rappresenta la densita del fluido;
ef f e la diffusivita termica effettiva, effective thermal diffusivity;
Sh rappresenta un termine sorgente;
Lequazione di stato della pressione, pressure equation , che ha forma:
(u) = (u*) + (u = (u* ( (p0 ))
A
La soluzione ai volumi finiti di tali equazioni anche se molto piu complessa segue
gli stessi passi della risoluzione ai volumi finiti dellequazione di diffusione delle
regioni solide. Per cui la discretizzazione e la determinazione del sistema di
equazioni lineari per le regioni fluide e tralasciata. Si procede nella spiegazione
del significato dei termini presenti in tali equazioni.
Il termine temporale presente nellequazione di bilancio della quantita di moto
e nullo per la stazionarieta del problema:
u
0
t
Il termine
2
[ef f ((u)T IT r(u)T )]
3
e legato al tipo di regime di turbolenza scelto per le regioni fluide. Il termine
alla destra del simbolo di uguaglianza
gh(n p) (n (p gh))
e legato alla variazione di pressione del fluido nello spazio. Nel caso in esame
il fluido e comprimibile. Il termine p gh esprime la pressione del fluido
CHAPTER 2. IMPOSTAZIONE TEORICA DEL PROBLEMA DEL PONTE TERMICO37
(u)
ed il termine diffusivo:
(ef f u)
Lalgoritmo risolutivo utilizzato nelle regioni fluide dal solver chtMultiRegion-
SimpleFoam e lalgoritmo SIMPLE: Semi Implicit Method for Pressure Linked
Equations.
Gli steps che costituiscono tale procedimento sono:
alphat;
epsilon;
k;
nut;
p;
pr gh;
T;
U;
constant;
regionProperties;
ariaesterna
thermophysicalProperties;
turbulenceProperties;
ariainterna1
thermophysicalProperties;
turbulenceProperties;
ariainterna2
thermophysicalProperties;
turbulenceProperties;
ariainterna3
CHAPTER 2. IMPOSTAZIONE TEORICA DEL PROBLEMA DEL PONTE TERMICO39
thermophysicalProperties;
turbulenceProperties;
mattonipieni;
thermoPhysicalproperties;
doppiouni;
thermoPhysicalproperties;
lanadx;
thermoPhysicalproperties;
lanasn;
thermoPhysicalproperties;
grafitesn;
thermoPhysicalproperties;
grafitedx;
thermoPhysicalproperties;
murointerno;
thermoPhysicalproperties;
system;
controlDict;
fvSchemes;
fvSolution;
ariaesterna
changeDictionaryDict;
fvSchemes;
fvSolution;
ariainterna1
changeDictionaryDict;
fvSchemes;
fvSolution;
ariainterna2
changeDictionaryDict;
fvSchemes;
fvSolution;
ariainterna3
changeDictionaryDict;
fvSchemes;
fvSolution;
mattonipieni;
changeDictionaryDict;
fvSchemes;
CHAPTER 2. IMPOSTAZIONE TEORICA DEL PROBLEMA DEL PONTE TERMICO40
fvSolution;
doppiouni;
changeDictionaryDict;
fvSchemes;
fvSolution;
lanadx;
changeDictionaryDict;
fvSchemes;
fvSolution;
lanasn;
changeDictionaryDict;
fvSchemes;
fvSolution;
grafitesn;
changeDictionaryDict;
fvSchemes;
fvSolution;
grafitedx;
changeDictionaryDict;
fvSchemes;
fvSolution;
murointerno;
changeDictionaryDict;
fvSchemes;
fvSolution;
In rosso si sono evidenziate le regioni solide, in blu le regioni fluide.
La cartella 0 contiene tutte le informazioni riguardanti le condizioni al contorno
del problema.
Per le regioni solide i files p e T e per le regioni fluide i files p, T , U , alphat,
nut, k, epsilon, prgh , dove p indica la pressione , T indica la temperatura, U
indica la velocita, alphat e la diffusivita legata alla turbolenza, nut e la viscosita
cinematica legata alla turbolenza, epsilon rappresenta la velocita di dissipazione
dellenergia cinetica in regime turbolento e prgh rappresenta la pressione idro-
statica del fluido comprimibile.
Le regioni fluide contengono un numero maggiore di informazioni. I file p e T
sono presenti in entrambi i tipi di regione, solide e fluide.
Allinterno della cartella constant sono contenuti i files relativi alle proprieta
delle diverse regioni. Nel file regionProperties sono indicati il tipo e il nome delle
singole regioni, si veda la figura 2.3. Le sottocartelle della cartella constant
contengono le informazioni relative ad ogni singola regione. Nel caso implemen-
tato il file turbulenceProperties dove e indicato il tipo di turbolenza adottato
per le regioni fluide e il file thermophysicalProperties dove sono indicate le pro-
prieta termofisiche. La cartella system contiene i files controlDict, fvSchemes
CHAPTER 2. IMPOSTAZIONE TEORICA DEL PROBLEMA DEL PONTE TERMICO41
Figure 2.9: File UEqn.H contenente lalgoritmo per lequazione del momento.
46
CHAPTER 3. MODELLAZIONE NUMERICA DEL PONTE TERMICO 47
Dallo strato esterno verso lo strato interno la stratigrafia della parete e elencata
di seguito:
1 cm intonaco esterno;
50 cm mattoni pieni;
12 cm doppiouni;
12 cm isolante-lana di pecora;
12 cm isolante-pannello in grafite;
1 cm intonaco interno;
Il ponte termico analizzato confina con la parete Nord delledificio.
Essendo un edificio in muratura portante non vi sono ponti termici che coinvol-
gano pilastri o pilastri dangolo. Si e trascurato linserimento della stratigrafia
del muro interno che penetra nella parete.
I muri portanti delledificio sono costituiti dalla stratigrafia tipica dei muri por-
tanti dei cascinali della pianura padana.
La stratigrafia reale del ponte termico e mostrata nella figura 3.4. In riferimento
allabaco dei ponti termici redatto da Regione Lombardia larchetipo di ponte
termico analizzato e mostrato nella figura 3.5.
CHAPTER 3. MODELLAZIONE NUMERICA DEL PONTE TERMICO 49
Figure 3.5: Ponte termico PIN.002, parete esterna isolata allesterno con pilastro non
isolato.
CHAPTER 3. MODELLAZIONE NUMERICA DEL PONTE TERMICO 50
s = 0, 45 m
La distanza tra i piani di taglio e pari a 3, 85 m, per cui la distanza tra i piani
di taglio e lelemento centrale e pari a 1, 7 m.
d > dmin
La posizione dei piani di taglio sia nel modello geometrico 2D che nel modello
geometrico 3D e conforme alla normativa.
Per quanto riguarda il modello geometrico si e effettuata la semplificazione di
utilizzare degli strati omogenei in conformita a UNI EN ISO 10211:2008.
La normativa permette di utilizzare degli strati omogenei per ridurre il numero
W
di stratificazioni se il materiale ha conduttivita termica lineare inferiore a 3 mK .
Come mostrato in seguito tutti i materiali hanno conduttivita termica inferi-
ore a tale valore per cui si e proceduto allomogeneizzazione di alcuni strati.
In particolare non si sono considerati gli strati relativi allintonaco interno ed
allintonaco esterno. Normalmente nellambito dello studio della trasmissione
termica delle pareti degli edifici e utilizzato un solo strato di materiale con con-
duttivita termica pari alla media pesata delle conduttivita termiche dei singoli
materiali. Dato che lo scopo di questo lavoro e anche quello di indagare il com-
portamento dei materiali isolanti si e comunque preferito mantenere una strati-
grafia abbastanza articolata dei materiali che costituiscono le pareti delledificio.
La stratigrafia omogeneizzata, utilizzata sia per il modello 2D che per il modello
3D e elencata di seguito seguendo il verso dallesterno allinterno.
50 cm mattoni pieni;
12 cm doppiouni;
12 cm lana di pecora - isolante;
12 cm pannelli in grafite - isolante;
Per il muro interno si e utilizzato invece un unico strato di materiale laterizio
con conduttivita termica un poco piu elevata rispetto agli altri materiali.
CHAPTER 3. MODELLAZIONE NUMERICA DEL PONTE TERMICO 51
2. Quadrangle2D;
3. Hexa3D.
Per il sotto dominio monodimensionale 1D lipotesi inserita per il calcolo della
Mesh e riferita allalgoritmo Regular1D: si e inserita una lunghezza di riferimento
(local length) pari a 0, 01, il che e equivalso a discretizzare i bordi della geome-
tria del ponte con passo di 1 cm. Linserimento di tale ipotesi nellalgoritmo ha
permesso di generare una mesh abbastanza fitta e regolare.
Con lalgoritmo Quadrangle2D si e proceduto a mappare tutte le superfici sec-
ondo il passo deciso nella discretizzazione monodimensionale. Infine si e proce-
duto allestrapolazione della mappa per generare la mesh tridimensionale utiliz-
zando lalgoritmo Hexa3D.
In tal modo si e ottenuta una mesh perfettamente esaedrica.
La difficolta di tale operazione e consistita nel rendere la mesh il piu regolare
possibile soprattutto sulle superfici di interfaccia fra le varie regioni.
Le celle di confine fra diverse regioni devono combaciare perfettamente al fine
di poter eseguire lanalisi numerica. Cio significa che la discretizzazione deve
essere identica per tutte le regioni e non ci devono essere scostamenti fra una
regione a laltra. Anche nei modelli in cui si e considerato il contributo dellaria
si e proceduto allo stesso modo per la generazione della griglia.
Le proprieta delle diverse regioni vengono assegnate successivamente in Open-
Foam e non dipendono, in questo caso, dal tipo di mesh utilizzato. Come si vedra
nellultimo capitolo se tale operazione deve essere eseguita su una porzione di
edificio o su un edificio intero puo divenire abbastanza complessa.
CHAPTER 3. MODELLAZIONE NUMERICA DEL PONTE TERMICO 52
s = 0, 50 m
W
k = 0, 442 mK
per cui
m2 K
Rcond = 1, 131 W
strato in doppiouni
s = 0, 12 m
W
k = 0, 231 mK per cui
2
Rcond = 0, 519 mWK
s = 0, 12 m
W
k = 0, 0339 mK per cui
m2 K
Rcond = 3, 54 W
s = 0, 12 m
W
k = 0, 031 mK per cui
CHAPTER 3. MODELLAZIONE NUMERICA DEL PONTE TERMICO 54
m2 K
Rcond = 3, 87 W
Table 3.1: Resistenze conduttive della parete degli strati nel modello bidimensionale.
2
strato resistenza conduttiva [ mWK ]
mattoni pieni 1,13
doppiouni 0,52
lana di pecora 3,54
pannello in grafite 3,87
resistenza conduttiva parete 9,06
Sono introdotti in questo paragrafo anche i calcoli della resistenza convettiva
anche se per il calcolo di essi bisogna ricorrere a grandezze calcolate con open-
Foam.
I valori delle resistenze conduttive degli strati della parete esterna sono stati
calcolati in precedenza. Per i calcoli delle resistenza convettive si e proceduto
come di seguito.
Considerando le seguenti grandezze:
numero di Reynolds
U L
ReD =
numero di Prandtl
cp
Pr =
k
numero di Nusselt
hL
Nu =
k
posto che nel modello termo fisico per laria esterna si e scelto un valore di
P r = 0, 7 si ha:
m
U = 1
s
Per lo scambio termico convettivo si e assunta la correlazione presente nellesercizio
Problema 24 di [17], ed e pari a:
4 1
N ux = 0, 037Rex5 P r 3
W
he = 81, 15
m2 K
Posto L = 3, 85 m ed h = 3 m si ottiene A = 11, 55 m2 per cui la resistenza
convettiva tra parete esterna ed aria esterna risulta pari a:
1 K
Rconve = = 1, 07103
he A W
Per laria interna si e proceduto allo stesso modo con la differenza che la velocita
dellaria e stata assunta pari a 0, 01 m s . Il regime e ovunque laminare per cui
la correlazione utilizzata e stata:
1 1
N uL = 0, 664ReL2 P r 3
m
con riferimento al testo [18], pag. 200. Re = 2301 s
P r = 0, 7
N uL = 28, 3
W
per cui posto che k = 0, 031 mK , si ottiene:
W
hi = 0, 257
m2 K
e la resistenza termica convettiva fra aria interna e lo strato interno costituito
dai pannelli di grafite diviene:
1 K
Rconvi = = 0, 380
hi A W
La tabella seguente mostra i valori delle resistenza della parete esterna senza il
contributo del ponte termico.
K
strato Ri [ W ]
Rconv,e 0,001
Rcond,1 0.098
Rcond2 0.045
Rcond3 0.306
Rcond4 0.335
Rconv,i 0,380
Rtot 1.166
CHAPTER 3. MODELLAZIONE NUMERICA DEL PONTE TERMICO 56
Figure 3.7: Verifica del raggiungimento del regime stazionario nel modello.
Figure 3.8: Andamento delle temperature in regime stazionario nel caso bidimension-
ale.
Figure 3.9: Calcolo dei residui nel modello tridimensionale, numero di iterazioni
N = 2000.
Figure 3.11: Andamento delle temperature in regime stazionario nel caso tridimen-
sionale.
nelle zone lontane dal ponte termico, condizione che viene persa man mano che
ci si avvicina alla zona di discontinuita dellisolante termico.
Alla perdita di mono dimensionalita del flusso si accompagna un aumento della
magnitudo. Laumento del flusso in valore assoluto e causato dalla presenza
del muro interno che possiede una conducibilita maggiore rispetto agli strati
isolanti presenti nella parete. Il problema potrebbe essere risolto introducendo
un ulteriore strato di isolante nella zona dove manca. Alcune di queste soluzioni
sono state valutate da parte di tecnici che si occupano dellargomento.
CHAPTER 3. MODELLAZIONE NUMERICA DEL PONTE TERMICO 64
Le proprieta termo fisiche per le regioni fluide sono quelle tipiche dellaria.
il modello di turbolenza k .
A regime i flussi daria sono risultati come mostrato nella figura 3.17. I calcoli
per il modello con le regioni fluide sono stati effettuati per un numero di iter-
azioni pari ad Niter = 16000. Il raggiungimento del regime stazionario per le
temperature e evidente dalla figura 3.18.
CHAPTER 3. MODELLAZIONE NUMERICA DEL PONTE TERMICO 67
Figure 3.19: Andamento delle temperature in regime stazionario nel modello 3D con
le regioni fluide.
viene disperso dalla parete esterna. Gli strati di isolante vengono inseriti per
diminuire questo flusso. Il software openFoam e dotato di una utilitiy che per-
mette il calcolo del flusso termico da una parete allambiente circostante. La
utility utilizzata si chiama wallHeatFlux. Dalla figura 3.23 risulta evidente come
il flusso termico tra la parete esterna e laria risulti molto maggiore nella zona
del ponte termico rispetto alla zona della parete.
2D X
= Ui li
T LP T i
Figure 3.24: Valore assoluto del gradiente bidimensionale sulla parete esterna.
Figure 3.25: Flusso termico bidimensionale sulla parete esterna del ponte.
La correlazione per il calcolo della trasmittanza termica lineare del ponte PIN.002
riferita alle dimensioni esterne e:
e = 0, 105Uparete + 0, 152eq
dove
1
Uparete = Liso
Rsi + lambdaiso + Rse
e
eq = CL0
rappresenta la conducibilita della parete senza lo strato isolante.
Considerando le proprieta dei materiali utilizzato si e ottenuto:
CHAPTER 3. MODELLAZIONE NUMERICA DEL PONTE TERMICO 73
C 0 = 0, 606 mW
2K
L0 = 0, 62m
W
eq = 0, 376 mK
Uparete = 0, 135 mW
2K
ed infine
W
e = 0, 09731 mK
La mappatura della trasmittanza per la parete esterna del ponte e mostrata in
figura 3.26. In dati dei risultati ottenuti sono mostrati nella tabella seguente.
Figure 3.26: Mappa della trasmittanza termica sulla parete esterna del ponte termico.
Table 3.3: Valori della trasmittanza termica lineare determinati con i vari metodi.
W
metodo e mK
UNI EN ISO 10:2011 - calcolo numerico 0,0803
ABACO 0,10031
La differenza dei valori determinati con la normativa e con il calcolo numerico
e dovuta alle semplificazioni che sono introdotte dalla normativa ed e pari
allincirca all 11% che risulta un valore accettabile. Il calcolo numerico e val-
idato.
La trasmittanza rappresenta la grandezza fondamentale per lanalisi energet-
ica delle componenti termiche delledificio. Infatti e indipendente dal salto di
temperatura e dallo sviluppo longitudinale della componente delledificio.
Chapter 4
Nella figura 4.5 sono messi in evidenza gli strati di isolante inseriti nelloperazione
di riqualificazione energetica. Il posizionamento e la scelta del tipo di materiale
74
CHAPTER 4. APPLICAZIONE DEL CALCOLO AD UNA PORZIONE DI EDIFICIO75
Figure 4.5: Posizionamento dei materiali isolanti nella stratigrafia delle pareti.
CHAPTER 4. APPLICAZIONE DEL CALCOLO AD UNA PORZIONE DI EDIFICIO77
Nel modello completo sono presenti altri archetipi di ponte termico che possono
essere analizzati con la stessa metodologia adotta per il ponte PIN.002 adottata
in questo lavoro. In particolare sono presenti numerosi ponti ASP e numerosi
ponti SOL. Non sono presenti ponti termici della tipologia PIL perche essendo
un vecchio cascinale costruito in muratura portante non sono presenti pilastri. Il
telaio e completamente assente. Non sono presenti neppure ponti termici dovuti
alla presenza di travi per lo stesso motivo.
CHAPTER 4. APPLICAZIONE DEL CALCOLO AD UNA PORZIONE DI EDIFICIO78
4.2 Risultati
La distribuzione della temperatura determinata con il modello a piu stanze
rispecchia i risultati precedentemente ottenuti. A livello del ponte termico il
comportamento e qualitativamente molto simile allanalisi locale effettuata nei
capitoli precedenti. Risulta evidente come la presenza dei ponti termici mod-
componenti.
Le successive analisi riguardano la distribuzione di temperatura delle superfici
interne delle pareti che costituiscono le stanze in esame.
In particolare le tre pareti considerate per la stanza a sinistra hanno una tem-
peratura media come evidenziato in tabella, si veda la figura 4.8
Figure 4.8: Distribuzione della temperatura sulla superficie delle pareti della stanza
interna posta a sinistra.
Figure 4.10: Distribuzione delle temperature della stanza posta allestrema destra.
Figure 4.11: Distribuzione delle temperature della stanza posta allestrema sinistra
delledificio.
gradiente termico in prossimita degli strati isolanti risulti nettamente piu ac-
centuato rispetto al salto di temperatura fra il muro interno e laria interna.
Anzi la curva presenta un plateau proprio in corrispondenza del muro interno
CHAPTER 4. APPLICAZIONE DEL CALCOLO AD UNA PORZIONE DI EDIFICIO82
ad indicare la temperatura piu bassa del muro interno rispetto allambiente cir-
costante.
Si e proceduto poi ad analizzare landamento delle temperature dellaria interna
alledificio. Con lausilio del software libero si e potuto determinare landamento
delle superfici isoterme dellaria interna nelle due stanze centrali della porzione
di edificio. Le superfici isoterme sebbene possano sembrare un artificio sono
Figure 4.13: Superfici isoterme nellaria nella stanza posta a sinistra delledificio.
Figure 4.14: Superfici isoterme nellaria nella stanza posta a destra delledificio.
molto utili per la comprensione della percezione della temperatura da parte degli
individui che vivono in un edificio. A colpo docchio si riesce ad intuire e ad
individuare la diverse temperature alle diverse altezze a cui un soggetto che vive
allinterno delledificio e soggetto. Oltre a cio risultano utili indicatori degli ef-
fetti delle cosiddette zone critiche manifestano sullambiente interno alledificio.
In prossimita degli angoli e delle sporgenze che come visto in precedenza rap-
CHAPTER 4. APPLICAZIONE DEL CALCOLO AD UNA PORZIONE DI EDIFICIO83
presentano dei ponti termici risulta evidente come laria sia a temperature piu
basse. In teoria sarebbe possibile determinare una sorta di strato limite dellaria
interna in cui risulta evidente il processo di raffreddamento operato dalle pareti
e dai ponti termici.
Tali zone piu fredde, soprattutto i ponti termici, non si limitano a raffreddare
gli ambienti interni rendendo piu dispendioso il riscaldamento dei locali ma
generano zone con umidita maggiore e con possibile sviluppo di muffe e altri
fenomeni indesiderati. Un parametro importante da questo punto di vista e il
fattore di temperatura fRsi . Attraverso questo parametro e possibile tenere in
considerazione laspetto termo igrometrico del problema. Descrive come il ponte
o i ponti termici riducano la temperatura della superficie interna di un edificio
indipendentemente dalla temperatura della superficie esterna.
Tsi Te
FRsi =
Ti Te
dove Tsi rappresenta la temperatura T (x, y, z) del generico punto sulla superficie
della parete, Te rappresenta la temperatura limite esterna presa come condizione
al contorno e pari a 273K, Ti rappresenta la temperatura limite interna presa
a riferimento per la determinazione delle condizioni al contorno ed assunta pari
a Ti = 293K.
Si e proceduto a determinare la mappatura di questo fattore nei punti piu critici
delledificio. Piu alto e il valore del fattore fRsi e piu basso sara leffetto del
ponte termico sulla temperatura della superficie interna delle pareti. In figura
4.15 viene mostrato un angolo delledificio ed il corrispettivo valore del fattore
di temperatura. Le zone dove il fattore di temperatura e piu basso sono zone a
Figure 4.16: Mappa della trasmittanza termica per la superficie esterna della parete
Nord della porzione di edificio.
Figure 4.17: Mappa della trasmittanza termica per la superficie esterna della parete
Sud della porzione di edificio.
ed il salto di temperatura T .
I valori delle trasmittanze termiche delle due pareti individuati nelle figure 4.16
e 4.17 sono in accordo con quelli determinati in precedenza per il calcolo del
singolo ponte.
Chapter 5
Conclusioni
85
CHAPTER 5. CONCLUSIONI 86
Csistema = AB
87
APPENDIX A. INTERAZIONE DI TIPO CALORE 88
(E2R E1R )
TR = TR0
(E2R0 E1R0 )
da cui si ricava:
(E1 E2 ) (R R
1 2 )
TR = TR0 R R
(E1 E2 ) (1 2 )
Il serbatoio R0 potrebbe essere rappresentato dallacqua al punto triplo.
Lentropia e definita come:
1
S1 = S0 + [(E1 R R
1 ) (E0 0 )]
TR
Principio di non decrescita dellentropia:
S2 S1
APPENDIX A. INTERAZIONE DI TIPO CALORE 89
dE A = E AB
E AB rappresenta lenergia che il sistema A scambia con il sistema B in
termini infinitesimi; lequazione precedente e il bilancio di energia in termini
infinitesimi per il sistema A.
dS A = S AB
E AB AB E AB
S
T1A T1B
E AB
S AB =
TQ
ovvero:
QAB
S AB =
TQ
TQ e il valore delle temperature quasi comuni, delle temperature T1A e T1B .
E rappresenta la quantita di energia scambiata, E in termini infinitesimi,
nel caso di interazione di tipo calore viene chiamata calore e viene indicata con
Q ovvero con Q in termini infinitesimi.
ipotesi: stati molto vicini a T (x) stato di non equilibrio ipotesi: stati molto vicini a T (x) + dT (x)
Q Q + dQ
Sirr > 0
Q Q+dQ
T T +dT
x dx x x + dx x + 2dx
E2 E1 = QA
APPENDIX A. INTERAZIONE DI TIPO CALORE 91
QA
S2 S1 = + Sirr
TQ
In termini infinitesimi:
dE
= QA
dt
dS QA
= + Sirr
dt TQ
Tutte la analisi successive riguardano lo scambio termico ed in particolare la
disciplina della trasmissione del calore. I concetti enunciati in questo capitolo
hanno lo scopo di fornire un inquadramento speditivo dei concetti scientifici che
stanno alla base di tutte le successive analisi svolte.
Appendix B
Conduzione e convezione
T = T (x, y, z; t)
p = p(x, y, z; t)
= (x, y, z; t)
q 00 = dq
dA flusso termico specifico;
q vettore flusso termico specifico;
qn00 = q n flusso termico specifico in direzione n;
Gli operatori matematici usualmente utilizzati in questa disciplina sono:
il gradiente
s s s
s(x, y, z) = i+ j+ k
x y z
in coordinate cartesiane,
s 1 s s
s(r, , z) = ir + i + iz
r r z
92
APPENDIX B. CONDUZIONE E CONVEZIONE 93
in coordinate cilindriche.
la divergenza:
qx00 qy00 q 00
q(x, y, z) = + + z
x y z
in coordinate cartesiane,
1 1 q00 q 00
q(r, , z) = (rqr00 ) + + z
r r r z
in coordinate cilindriche.
il laplaciano:
2s 2s 2s
2 s(x, y, z) = (s) = + +
x2 y 2 z 2
in coordinate cartesiane,
1 s 1 2s 2s
2 s(r, , z) = (r ) + 2 2 + 2
r r r r z
in coordinate cilindriche.
Molto utilizzato anche nel metodo ai volumi finiti e il Teorema di Gauss:
Z Z
q ndA = qdV
V V
Z
1
q(x, y, z) = lim q ndA
V 0 V V
I meccanismi principali della trasmissione del calore sono:
conduzione;
convezione;
irraggiamento;
la conduzione e lirraggiamento sono meccanismi fisici fondamentali, la con-
vezione e un processo combinato( conduzione, irraggiamento e movimento delle
particelle fluide).
La propagazione di calore per conduzione si manifesta quando esiste una dif-
ferenza di temperatura fra due punti di un corpo; e quindi necessaria la conoscenza
del campo di temperature allinterno del corpo:
T = T (x, y, z; t)
superfici isoterme;
curve isoterme;
Tali grandezze geometriche sono perpendicolari punto per punto al vettore flusso
termico. La conduzione di calore in un mezzo continuo e un fenomeno di
propagazione per cui e in stretta relazione con i concetti di flusso.
Siano A1 ed A2 due superfici delle isoterme rispettivamente T1 e T2 . Si definis-
cono le seguenti grandezze:
Flusso termico attraverso A1
Z
q1 = qn001 dA1
A1
In regime stazionario q1 = q2 .
La derivazione dellequazione generale della conduzione si basa su un bilancio
di energia. Considerando un sistema costituito da un solido o da un fluido
incomprimibile in quiete si ha:
dU
= Q + G
dt
ovvero la variazione dellenergia U del sistema nel tempo e dovuta allimmissione
od emissione di energia (calore) Q , flusso termico, e ad un termine sorgente G
che rappresenta il calore generato nel sistema. Tale contributo puo essere dovuto
a reazioni chimiche , reazioni nucleari, fenomeni elettrici. Da tale equazione in
forma locale e possibile pervenire , mediante lutilizzo di appositi strumenti e
teoremi, alla formulazione generale dellequazione del calore.
Si consideri anzitutto di dover trattare con un solido o un fluido incomprimibile.
La variazione di energia interna diventa:
Z Z Z
dU d(mu) d u T
= = udV = dV = c dV
dt dt dt V V t V t
Tw
n
T
solido fluido
T
qn00 = k( )A = h(Tw T
n
dove h e il coefficiente di scambio termico convettivo.
condizioni del quarto tipo
1 2
n2 n1
qn2 qn1
(x, y, z) At
T1 T1
qn001 = k1 ( )A = k1 ( )A
n1 n
T2 T2
qn002 = k2 ( )A = k2 ( )A
n2 n
qn001 = qn002
T1 T2
k1 ( )A = k2 ( )A
n n
nel caso di contatto perfetto fra i materiali le precedenti relazioni diventano:
(x, y, z) At
(T1 )A = (T2 )A
Lo scambio termico per convezione e governato dalla legge di Newton.
q 00 = h(Tw T )
considerando linterazione tra una parete solida e il fluido a contatto con essa.
Il coefficiente dello scambio termico convettivo e esprimibile nella forma:
h = h(, , c, k; w; L; f orma geometrica; tipo di f lusso; rugosita, c.c.)
dove:
APPENDIX B. CONDUZIONE E CONVEZIONE 97
l : 0 = a + b 3c d + 2e + f
b = c
i i i i i i i i
e
t : 3 = bi di 2ei 3fi
di = ei ci
T : 1 = ei fi fi = 1 e i
si puo riscrivere lo sviluppo come:
hL X wL ci c ei
= Bi [ ] [ ]
k i
k
ovvero
hL wL c
= f( , )
k k
In tal modo e possibile definire tre grandezze adimensionali utilizzate nello stu-
dio dello scambio termico per convezione:
L
Nu = hL
k = k
l numero di Nusselt;
h
w2
Re = wL
= w numero di Reynolds;
L
Pr = c
k =
k
c numero di Prandtl;
dallanalisi dimensionale si puo facilmente ottenere una relazione fra questi tre
numeri:
N u = cRea P rb
che e la tipica forma delle correlazioni semi empiriche.
Appendix C
Integrazioni numeriche
dove x,y sono le variabili dipendenti, u(X, Y, .....) e ux , uy , ..., uyy sono le sue
derivate. La risoluzione numerica avviene mediante differenti metodi ricon-
ducibili a tre grandi famiglie:
metodi alle differenze finite;
metodi agli elementi finiti;
metodi ai volumi finiti;
Il metodo alle differenze finite applica una sostituzione delle derivate mediante
differenze algebriche applicate in ciascun punto. Gli altri metodi implicano la
discretizzazione dei domini delle variabili indipendenti.
Nel metodo agli elementi finiti la soluzione e determinata attraverso lintegrazione
di funzioni nei domini discretizzati, nel metodo ai volumi finiti la soluzione viene
determinata attraverso il bilancio dei flussi attraverso le celle.
I problemi fisici associati alle PDEs sono essenzialmente di due tipi:
problemi di propagazione;
problemi di equilibrio;
Esempi di problemi non-stazionari possono essere la propagazione del calore in
un mezzo o la propagazione della pressione in un fluido , esempi di problemi
stazionari la distribuzione stazionaria di temperatura in un mezzo o lequilibrio
delle tensioni elastiche in un mezzo.
In questo capitolo verranno mostrati alcuni schemi numerici utilizzati in seguito.
Le PDEs vengono usualmente classificate in:
equazioni iperboliche;
equazioni paraboliche;
98
APPENDIX C. INTEGRAZIONI NUMERICHE 99
equazioni ellittiche;
La forma generale di tali famiglie di equazioni differenziali e (introducendo
loperatore Lu che indica loperatore differenziale) :
= 0 equazioni paraboliche;
> 0 equazioni iperboliche;
Generalmente le PDEs utilizzate per la formulazione della maggior parte dei
problemi fisici sono al massimo del secondo ordine, nel senso che le derivate
delle funzioni incognite appaiono al secondo ordine. Si dara quindi una breve
panoramica degli schemi generalmente adottati per la risoluzione numerica di
tali equazioni.
Si considerino dapprima i metodi cosiddetti alle differenze finite. Considerando
la seguente griglia:
i 1, j + 1 i, j + 1 i + 1, j + 1
i 1, j i + 1, j
i, j
i 1, j 1 i, j 1 i + 1, j 1
ui+1,j ui,j
+ O(h)
h
in avanti,
ui,j ui1,j
+ O(h)
h
allindietro e
ui+1,j ui1,j
+ O(h)
2h
APPENDIX C. INTEGRAZIONI NUMERICHE 100
centrale.
u(xi ,yi )
per la direzione y, x =
ui,j+1 ui,j
+ O(h)
h
in avanti,
ui,j ui,j1
+ O(h)
h
allindietro e
ui,j+1 ui,j1
+ O(h)
2h
centrale.
Per le derivate seconde:
2 u(xi , yi ) ui+1,j 2ui,j + ui1,j
2
= + O(h2 )
x h2
lungo x,
2 u(xi , yi ) ui,j+1 2ui,j + ui,j1
2
= + O(h2 )
y k2
lungo y, e
2 u(xi , yi ) ui+1,j+1 ui1,j+1 ui+1,j1 + ui1,j1
= + O((h + k)2 )
xy 4hk
per le derivate miste.
Tali metodi numerici vengono chiamati metodi alle differenze finite.
Altri metodi utilizzati per la risoluzione numerica delle PDEs sono i metodi agli
elementi finiti ed i metodi ai volumi finiti. Generalmente i metodi alle differenze
finite funzionano per modelli con geometrie molto semplici, quali una piastra
rettangolare ad esempio. Metodi agli elementi finiti sono utilizzati in analisi
strutturali; fra tali metodi si possono ricordare:
lumped mass method;
assumed modes method;
finite element method;
Tali metodi consistono nella discretizzazione del dominio in sotto domini di
numero finito e nella determinazione della soluzione attraverso lintegrazione
numerica di opportune funzioni in ognuno dei sotto domini considerati.
Se si considerasse unasta di una certa lunghezza soggetta allazione del vento
la risoluzione del problema della determinazione degli spostamenti dellasta
richiederebbe la risoluzione di una PDE; per cui attuando una discretizzazione,
che consiste nella determinazione di un numero di masse finito, ed introducendo
opportune funzioni di forma si ottiene un sistema di equazioni differenziali or-
dinarie di facile soluzione. Tale approccio puo essere visto come un approccio
Lagrangiano .
Per lassumed modes method si puo assumere:
n
X
v(x, t) '= k (x)qk (t)
k=1
APPENDIX C. INTEGRAZIONI NUMERICHE 101
Come gli altri metodi di risoluzione delle PDEs anche il metodo ai volumi finiti
si basa sul concetto di discretizzazione del dominio di esistenza delle variabili
indipendenti che servono a descrivere il problema fisico. La differenza con gli
altri metodi e che nel caso del metodo ai volumi finiti diventa predominante
il concetto di flusso e la soluzione viene ricercata nei termini di bilancio dei
flussi delle quantita descritte dalle variabili indipendenti introdotte nel prob-
lema,balance approach.
Le quantita che devono essere conservato in tale tipo di approccio sono i flussi,
di energia, di massa , di calore ... . Il principio di conservazione esula dal suo
significato locale ed assume il significato integrale.
Il volume complessivo del modello oggetto di analisi viene suddiviso in celle,
control volume; e fra celle adiacenti che il flusso si deve conservare, per cui si
parla di conservazione locale.
Si fornisce una breve descrizione del modo di procedere del metodo ai vo-
lumi finiti. Utilizzando la legge di conservazione nella sua forma locale si
mostrera come il metodo ai volumi finiti possa essere applicato ad un tale tipo
di equazione.
Sia u(x, t) la grandezza che descrive la quantita che si vuole conservare, la massa,
il numero di moli od altro, generalmente espressa nei termini di unita di massa.
La legge di conservazione in forma locale prende la forma:
ut (x, t) + F(x, t) = S(x, t)
dove x rappresenta il vettore delle dimensioni spaziali, x Rd con d = 1, 2, 3 ,
solitamente, e t R rappresenta la grandezza temporale; S(x, t) rappresenta il
termine sorgente dovuto ad esempio a delle reazioni chimiche presenti nel volume
di controllo nel caso in cui u rappresenti il numero delle moli di qualche sostanza
o alla generazione di calore o di energia nel caso la quantita u rappresentasse
una forma di energia, come ad esempio lenergia nucleare.
La grandezza F(x, t) rappresenta in genere il flusso della quantita da conservare.
Per cui si ha:
F1 F2 Fd
F= + + ... +
x1 x2 xd
Il metodo ai volumi finiti che si adotta in questo contesto prevede la discretiz-
zazione sia del dominio temporale che del dominio spaziale. Sia (tn ) una se-
quenza con n N e sia t0 = 0 unistante iniziale. Posto che k R+ rappresenti
102
APPENDIX D. METODO AI VOLUMI FINITI 103
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- 6 Ottobre 2011 - Rho - Centro servizi Fiera Milano - Sala Sagittarius
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