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N°20 € 6,90

SOLDATI E LIE NEI EC


C
UNIFORMOLOGIA
Le divise
settecentesche delle
monarchie europee

t Greci t Punici
t Catalani t Svizzeri
t Lanzichenecchi t Indiani
t Scozz
zesi t Belgi t Contractors
Scozzesi

MERCENARI RE
Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR

L’ARCO LUNGO KOBANÊ


A Crécy
C é e Azincourt
A i t Viaggio
V
Via
Vi
iaggioi tra llee maceri
macerie
ie d
della
ella
ell
lllaa
il longbow inglese batté città che i curdi hanno
la cavalleria pesante francese strappato all’assedio dell’Isis
WARS SOMMARIO
Mercenari, dal 4 REPORTAGE

soldo al contractor TRA LE ROVINE DI KOBANÊ


Viaggio al confine tra Siria e Turchia, fra le macerie della città
assediata dall’Isis e poi liberata dai miliziani curdi.
Una volta erano tali per tradizione, per
necessità, oppure perché reduci da una
guerra perduta. In cambio del soldo –
10 UNIFORMOLOGIA
LA GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA
In battaglia come a un balletto, gli eserciti del Settecento versavano
integrato dall’eventuale bottino – mettevano il loro tributo di sangue in uniformi ricche di ori e decori.
le loro capacità professionali (e una
considerevole dote di fedeltà) al servizio
di chi li pagava. Oggi si sono evoluti: si 18 PR
RIMO PIA
ANO
MERCENARI
chiamano contractors e svolgono un ruolo Un committente, un contratto, una missione con le sue regole di
ingaggio per un mestiere antico che non conosce crisi: fare la guerra.
di appoggio, e a volte anche di rimpiazzo,
degli eserciti regolari soprattutto nelle aree
più difficili, dove per ragioni di opportunità
22 401 A.C. CUNA
ASSA
AL SERVIZIO DEL NEMICO
Nell’Anabasi, la marcia dei diecimila Greci assoldati dai Persiani.
politica certi Paesi vogliono intervenire senza
mostrare bandiera. I mercenari, dall’Anabasi 28 24
40 A.C. CAR
RTAGIN
NE
IL TRADIMENTO SI PAGA
all’Afghanistan, hanno scritto spesso pagine Amilcare Barca sedò nel sangue la rivolta dei suoi mercenari.
belliche memorabili: leggiamole insieme.
Jacopo Loredan  direttore 32 13
311 GRECIA
FESTA DI SANGUE
La Gran compagnia catalana e la presa del ducato di Atene.

WARS I NOSTRI ESPERTI


GIORGIO ALBERTINI
36 14
477 NANC
CY
I GUERRIERI DELLE ALPI
I quadrati svizzeri e le picche nelle Guerre borgognone.
Milanese, 46 anni, laureato in Storia

42 15ATTACCO
medievale, illustratore 527 ROMA
A
professionista per case editrici e riviste AL VATICANO
(giorgioalbertini.com).
Il sacco dell’Urbe a opera dei mercenari del nord, i lanzichenecchi.
GASTONE BRECCIA
Livornese, 52 anni, bizantinista e
storico militare, ha pubblicato saggi 48 16GLI
631 BREIT
TENFELD
INVINCIBILI SCOZZESI
sull’arte della guerra, sulla guerriglia e Gli highlanders del colonnello Mackay alla Guerra dei trent’anni.
sulla missione ISAF in Afghanistan.

ANDREA FREDIANI
Romano, 52 anni, medievista,
52 17
761 INDIA
COMBATTENTI NUDI
ha scritto vari saggi di storia militare Gli yogi sannyasi al soldo di chiunque, dai musulmani agli inglesi.
e romanzi storici di successo
(andreafrediani.it).
56 19
964 CONG
GO
IL VOLO DELL’OCA SELVAGGIA
FABIO RIGGI Il mercenario Bob Denard e i parà belgi al salvataggio di Stanleyville.
Romano, 43 anni, è un ufficiale

62 2007 IRAQ
Q
dell’esercito. Ha frequentato
l’Accademia militare e ha collaborato CONTRACTORS, IL BUSINESS DELLA GUERRA
con riviste militari specializzate.
Si chiamano private military companies e sono i nuovi eserciti.

WARS RUBRICHE
LIVING HISTORY PAG. 17 70 RICOSTRUZIONI
ARCIERI CONTRO CAVALIERI
SOLDATINI PAG. 69 La fanteria può affrontare una carica di cavalleria pesante? La
RECENSIONI PAG. 82 risposta sta nell’analisi della battaglia di Crécy, dove l’arco lungo..

Un contractor in Afghanistan imbraccia un Kalashnikov AK47 76 GENERALI AL FRONTE


RITIRARSI PER VINCERE
(Arcangel). Dietro, il gruppo di reenactor del Circolo culturale Il feldmaresciallo tedesco Erich von Manstein nel 1943 a Kharkov,
“La Cinquedea” di Finale Emilia (www.lacinquedea.com ) rievoca per un magistrale “colpo di incontro”.
le Bande Nere di Giovanni de’ Medici (foto di Camillo Balossini).

S 3
REPORTAGE

TRA LE
ROVINE DI
KOBANE
“TUTTI MORTI”, DICE
LA COMANDANTE.
I MILIZIANI DELL’ISIS CHE
HANNO STRETTO D’ASSEDIO
IL CAPOSALDO CURDO
NELL’AUTUNNO 2014 SONO
SOTTO QUESTE MACERIE.
PERCHÉ IL CALIFFATO
NON È INVINCIBILE
LA RICONQUISTA
Ottobre 2015, un uomo si
aggira in una Kobanê spettrale,
devastata dalle bombe
dell’Isis (o Is, Islamic State
of Iraq and al-Sham, ovvero
Stato islamico dell’Iraq e del
Levante). L’assedio è iniziato

SEBASTIAN BACKHAUS/NURPHOTO/C
nel settembre 2014, ma solo
dopo un mese di furiosi
combattimenti i soldati curdi
di Ypg e Ypj hanno iniziato a
riconquistare alcuni quartieri.
A destra, a febbraio 2015,
l’ingresso nella città liberata.

urdistan siriano, settembre 2015. Il Rojava, l’Occi-


dente dei curdi, è una piccola fascia di territorio si-
riano controllato dai combattenti del Pyd (Partito
dell’unione democratica), emanazione del Pkk di
Abdullah Ocalan, divisi tra unità Ypg, (Yekîneyên parastina gel,
le Unità di protezione del popolo) e Ypj (Yekîneyên parastina jin,
le Unità di protezione femminili, composte solo da donne). È un
Paese in guerra, schiacciato tra la frontiera turca a nord e le re-
gioni occupate dall’Isis a sud. È anche un Paese diviso, perché
fra il cantone centrale di Kobanê e quello occidentale di Afrin c’è
ancora una zona presidiata dai miliziani del Califfato islamico.
Raggiungo Kobanê assieme a Firat, il mio interprete, su un mi-
nivan che ci ha procurato il governo del Rojava. Con noi, oltre
all’autista, viaggia un giovane guerrigliero armato di AK-47. Ai
numerosi check-point ci lasciano passare senza far troppe do-
mande appena vedono che siamo scortati da un combattente
dello Ypg; la strada corre parallela alla frontiera turca, attraverso
villaggi e cittadine che recano i segni chiarissimi dei combatti-
menti recenti. Entriamo a Kobanê che è già notte. È una visione
resa spettrale dalla polvere bianca che si alza dalle strade della
città, dove squadre di operai sono al lavoro con i bulldozer per
sgombrare le macerie. Raggiungiamo l’unico albergo esistente,
gestito dal cantone di Kobanê, in un edificio appena restaurato
nei sobborghi sud-ovest della città, in posizione dominante; do-
mani andremo a visitare il campo di battaglia del lungo assedio.
La diistruzio one. Scendo verso il centro subito dopo l’alba,
da solo; Firat e il ragazzo dello Ypg dormono ancora. Non do-
vrei farlo, ma non credo ci siano grossi pericoli, e d’altra parte
non posso lasciarmi sfuggire l’occasione di esplorare la città fa-
cendomi guidare solo dal mio istinto. La devastazione è impres-
sionante: interi isolati sono stati rasi al suolo; nelle strade ci so-
no ancora i crateri delle bombe sganciate dagli aerei della coali-
zione e i relitti di veicoli abbandonati, macchine e pick-up bru-
ciati e crivellati di colpi, schiacciati come se fossero stati colpiti
da giganteschi colpi di maglio. Palazzi in cemento armato sono
piegati su un lato, i pilastri spezzati come fiammiferi; di abita-
zioni più piccole restano soltanto i muri perimetrali e la polvere.
Raggiungo una piazza desolata al centro della quale, su un’a-
sta, è stato issato uno stendardo triangolare dello Ypg; attor-
TYLER HICKS/THE NEW YORK TIMES/R

Pkk Sigla di Partiya karkerén Kurdistan (Partito dei lavoratori del Kurdistan), fondato da Abdullah
Ocalan (e altri) il 27 novembre 1978; inizialmente marxista-leninista, dal 1999 confederalista
democratico, è la principale organizzazione politico-militare della resistenza dei curdi in Turchia.
Il Pkk è considerato un’organizzazione terroristica dal governo di Ankara, dagli Usa, dalla Nato,
dall’Unione Europea e dall’Iran: per questo motivo, nonostante le sue unità militari siano in prima
linea contro l’Isis sia in Iraq che in Siria, non riceve aiuti militari da questi Paesi.

5
KOBA
ANE,, LA Dicembre 2014 T U R C H I A Mardin
Cizre

TIMELINE DI UN Forze curde e alleate


Gaziantep
Sanliurfa
Viransehir
Qamishli
Derik
REGIONE

MASSACRO
Governo siriano AUTONOMA
Ribelli C ANTONE CI Z I R E DEL KURDISTAN
Rabiaa IRACHENO
ISIS Kobane Sere Kaniye
Jarabulus Tel Hamis
CANTONE Tel Tamer Tel Brak
AFRIN Azaz Tel Abyad Suluk
200144: l’aasssed
dio
o Iskenderun
Efrin Manbij
Ain Issa
Hasakah
Al Hawl
SH I NG AL
Tal Afar
Aleppo Al-Bab
SETTEMBRE Shingal
13: l’Isis inizia l’offensiva per circon- Al-Safira S I R I A
Al Shaddadi Baaj
dare e catturare Kobanê. Idlib Maskanah Al- Raqqa
Saraqib
17: dopo aver conquistato un ponte Jisr al-Shughur Al Tabqah I R A Q
Madan
sull’Eufrate e aver portato in linea Ma'arrat al-Nu'man
mezzi corazzati, l’Isis completa
l’accerchiamento.
20: i primi 300 combattenti curdi di
Ypg e Ypj filtrano attraverso le linee
nemiche. TURCHIA
28: i combattenti curdi in città sono
circa 1.500; Kobanê viene pesante-
mente bombardata dall’artiglieria POSTO DI FRONTIERA LIMITE DEL CENTRO
ABITATO DI KOBANE
dell’Isis, attestata nei sobborghi
meridionali.

OTTOBRE
MOSCHEA
2: l’Isis occupa 300 villaggi nei din- DI HAJ RASHAD
torni; almeno 300.000 civili della zo- Massima avanzata dell’ISIS
na, per la maggior parte curdi, sono (ottobre-novembre 2014) FORESTA e EDIFICI
GOVERNATIVI
costretti a fuggire verso nord oltre la
frontiera turca; comincia la battaglia OSPEDALE CENTRO
Linea del fronte
all’interno del centro abitato. 27 dicembre 2014 CULTURALE
4: ormai il 90% della popolazione 48 A STRADA Attacco ISIS
SCUOLA (ottobre-dicembre)
ha lasciato la città; fugge anche l’ul- YARMOUK
timo giornalista straniero; attacchi
aerei della coalizione guidata dagli AREA CONTESA
Usa contro obiettivi nemici nelle
retrovie. Strada per Minaze
5: duri combattimenti sulla collina
di Mishtenur, che domina il settore YPG, Unità di Protezione
Y
Popolare
P
meridionale di Kobane: l’Isis riesce
a conquistarne il versante sud; le COLLINA DI
foto delle bandiere nere sulla collina EESL, Esercito Siriano Libero MISHTENUR
Contrattacco YPG - YPJ
finiscono in prima pagina. (fine dicembre- 27 gennaio)
9: avanzando da est e sud-est, l’Isis P
Peshmerga, forze armate
d
del Kurdistan iracheno. Strada per al-Raqqa
controlla ormai circa un terzo della
città.
ISS, Stato Islamico Strada per Aleppo
11: un attacco in forze dell’Isis verso
il centro e il passaggio di frontiera
nel nord della città viene respinto
grazie anche all’appoggio aereo
statunitense.
20015: laa citttà è sallva
13: in una sola notte, 21 attacchi ae- GENNAIO curdi: almeno 47 miliziani uccisi. 26: comincia la controffensiva finale
rei Usa consentono ai miliziani curdi 5: continua l’offensiva curda: ricon- 19 le forze dell’YPG riconquistano di YPG e YPJ per eliminare le ultime
di riguadagnare terreno. quistato il Security Box (edifici gio- definitivamente la Mishtenur Hill; i forze dell’ISIS presenti in città.
31: circa 150 peshmerga curdo-ira- vernativi e della polizia siriana) e la nemici sono isolati dalle loro retrovie. 30: il portavoce dell’Isis ammette la
cheni entrano a Kobanê attraverso Sharia School più a sud-est. 24: riconquistata la Sharia School: sconfitta; i pochi miliziani superstiti
il confine turco, con mezzi e armi 6: disperato contrattacco Isis in dire- oltre l’80% delle rovine di Kobane si rischierano a circa 25 chilometri da
pesanti. zione del Security Box respinto dai sotto controllo curdo. Kobanê.

NOVEMBRE
8: le milizie curde avanzano nei
Dicembre 2015 T U R C H I A Mardin
Cizre
quartieri di al-Haj Rashad e al-Bala- Viransehir Derik
Forze curde e alleate Sanliurfa
dia; l’Isis porta altri rinforzi in città Gaziantep Qamishli REGIONE
Governo siriano AUTONOMA
dal fronte di Aleppo. Ribelli C ANTONE CI Z I R E
Rabiaa DELIRACHENO
KURDISTAN
16: interrotta la strada per al-Raqqa. ISIS Kobane Sere Kaniye
Jarabulus Tel Hamis
CANTONE Tel Tamer Tel Brak
AFRIN Azaz Tel Abyad Suluk
Iskenderun Manbij
DICEMBRE Efrin Hasakah
SH I NG AL
Tal Afar
Ain Issa
13: unità curde dello YPG conquista- Aleppo Al-Bab Al Hawl
Shingal
no importanti posizioni nel settore S I R I A
Al-Safira
sud della città. Al Shaddadi Baaj
P. GHISALBERTI (3)

Idlib Maskanah Al- Raqqa


20: i curdi circondano e assediano Saraqib
Jisr al-Shughur Al Tabqah I R A Q
l’edificio del Centro Culturale Islami- Ma'arrat al-Nu'man
Madan
co, il caposaldo dell’Isis.

6
ALEXANDRO AULER/REDUX/CONTRASTO
I CUURDI, PO OPOL LO Yekîneyên
A M AGGIO ORAN NZ A parastina jin
Una combattente dell’Ypj, il reparto
MU USUL LMA ANA SUNN NITAA, femminile delle milizie del popolo del
Rojava. Le soldatesse stanno segnando
SON NO STA ATI I PRIMII E punti importanti nella guerra contro l’Is.
Bel colpo. Ai combattenti curdi si deve
FINNORA A I SOLI COON TRO O l’interruzione presso la cittadina di Sinjar
di un collegamento strategico, ovvero la
L’ISIIS IN
N CAA MPOO APER RTO strada tra Raqqa, la capitale del Califfato
in Siria, e Mosul, roccaforte dell’Is in Iraq.
no c’è una bassa ringhiera sgangherata, lungo la quale so- Da qui passava infatti il contrabbando
no stati allineati vari relitti dei combattimenti – un paio di di petrolio che ha alimentato le mire
mortai pesanti, il cannone di un carro armato, lo chassis ar- espansionistiche dell’Is. In Iraq i
rugginito di un veicolo trasporto truppe. Sono vicino al cuore jihadisti hanno ricevuto calda
accoglienza dalla maggioranza
della battaglia. Si riconoscono abbastanza facilmente le posta- sunnita della popolazione,
zioni dei difensori curdi, approntate per battere le strade prin- abbandonata a se stessa
cipali di Kobanê in direzione sud ed est. Mi addentro fra le ma- dopo le Guerre del
cerie, con un po’ di cautela per le trappole esplosive che potreb- Golfo.
bero essere state lasciate indietro, e ne esploro alcune. Sacchetti L.D.S.
di sabbia, piazzole di tiro, materassi abbandonati. Qui i ragazzi
e le ragazze di Ypg e Ypj hanno fermato i miliziani dell’Isis, me-
glio armati e largamente superiori di numero. Qui, per settima-
ne, i curdi del Rojava hanno difeso e poi riconquistato la loro
Stalingrado, infliggendo la prima seria sconfitta all’esercito del tristi di alcuni shehid, i “martiri” caduti per difendere il Rojava.
Califfato islamico. Comunque finisca questa guerra, Kobanê re- Mi fanno sedere di fronte a una donna in mimetica con i ca-
sterà la città-simbolo della resistenza di un piccolo popolo libe- pelli grigi; altre combattenti più giovani si sistemano sui cusci-
ro contro l’onda nera dell’integralismo islamico. ni attorno. Viene servito l’immancabile chai nero, un tè molto
Il commando dello Ypj. Al ritorno in albergo ritrovo la mia zuccherato. Si parla un po’ di me, dei miei studi di storia mili-
scorta, il mio interprete e il responsabile governativo dei rap- tare, del libro che voglio scrivere sulla guerra all’Isis – o Da’ish,
porti con l’estero. Sono preoccupati della mia insubordinazio- come preferiscono chiamarlo i curdi usando l’equivalente acro-
ne, ma ormai è fatta. Mi portano in una sede dello Ypj, dove nimo arabo. Passati alcuni minuti ho una sorpresa: la donna più
potrò incontrare e intervistare la comandante Meriem, che ha anziana se ne va, mentre un’altra miliziana, seduta alla mia sini-
combattuto in prima linea nelle settimane decisive tra ottobre stra, si presenta come la comandante Meriem, e si siede a gam-
2014 e gennaio 2015. Saliamo le scale di un piccolo condominio be incrociate di fronte a me. Non si fidavano troppo…
rimasto quasi intatto ai margini della zona distrutta dalla batta- Mi torna in mente Ahmed Shah Massoud, il “Leone del
glia; una giovane miliziana ci fa accomodare in una stanza con Panjshir”, eroe della resistenza afghana, ucciso da un infiltrato
un grande tappeto e cuscini lungo tre delle quattro pareti, do- di al-Qa’ida durante un’intervista. In certi casi le misure di si-
ve un sorridente Abdullah “Apo” Ocalan – lo “Zio” fondatore curezza sono necessarie; come la richiesta, cortese ma ferma,
del Pkk e ispiratore della politica locale – ci osserva sorriden- di non scattare foto. Spiego alla comandante Meriem che vor-
te dal muro opposto alla porta, circondato dalle foto molto più rei capire meglio lo svolgimento della battaglia e il loro modo

CIRCONDATA
GETTY IMAGES

Un tank turco sorveglia la città da una collina.


La Turchia è un altro nemico dei curdi
e il suo confine è proprio lì.
QUEST
TA È AN
NCHE UNA A LOT T TA
A TRA MU USUL LM ANII:
DA’ISH, LO STA
ATO ISLA A MICCO SU
UNN NITA
A,
MBATTE
COM E LE MILIZIIE SC
CIIT
TE IN SIRIIA E IR
R AQ
GAIL ORENSTEIN/DEMOTIX/CORBIS

CIRCONDATA
LE DONNE IN Ottobre 2014:
PRIMA LINEA attacco suicida
Kobanê, dicembre dell’Isis con auto-
2014: miliziana bomba a Kobanê.
dell’Ypj monta la
guardia nel suo
covo. La città è
stata riconquistata
interamente nel
gennaio 2015.
ALEXANDRO AULER/REDUX/CONTRASTO

di combatterla. Lei parla tranquilla, usando un tono al tem-


po stesso appassionato e professionale, con le pause giuste per
consentire al mio interprete di tradurre con cura le sue parole.
Un “a abbracc cio” mo ortaale. Ai primi di ottobre 2014, l’as-
salto dei miliziani dell’Isis è stato violentissimo; hanno conqui-
stato di slancio la parte meridionale della città – ormai isolata
Yekîneyên dalle altre zone del Rojava sotto controllo di Ypg e Ypj – e prima
parastina gel della fine del mese sono penetrati in profondità verso il posto di
Cimitero di Kobanê, marzo frontiera con la Turchia, all’estremità opposta del centro abita-
2015, nella foto un militante to. Qui la lotta è stata durissima: gli uomini di Da’ish sono sta-
dell’Ypg, le forze di protezione del ti respinti cinque volte nel giro di pochi giorni, l’ultima il 28 ot-
popolo del Rojava (Kurdistan siria-
no), che collaborando con i peshmer- tobre. Il giorno dopo sono arrivati i primi rinforzi curdi attra-
ga del Kurdistan iracheno e con i guer- verso il confine. Poi, a poco a poco, l’offensiva nemica ha per-
riglieri del Pkk si stanno battendo contro so slancio e la situazione nel cuore di Kobanê si è stabilizzata:
l’Isis. Il Kurdistan sta lottando da tempo probabilmente i capi militari di Da’ish non si aspettavano di
per vedere riconosciuta la sua autodeter- subire perdite così gravi, e hanno cercato di spezzare la re-
minazione, ma è lontano dal diventare uno
Stato. Per ora resta un’enclave tra Turchia, sistenza facendo maggior uso di armi pesanti. A quel pun-
Siria, Iraq e Iran, con un’autonomia e un to, il suo reparto di donne dello Ypj e gli altri curdi che pre-
governo regionali solo in Iraq. sidiavano il centro della città hanno dovuto adottare la tat-
Nel mirino del califfo. L’Isis ha portato tica che nelle scuole di guerra si definisce hugging, “abbrac-
la guerra ai confini del Kurdistan attac- cio”: se il nemico è più forte, se ha l’appoggio di artiglieria e
cando le città e sterminando minoranze
religiose, come gli Yazidi, insediati da mortai e mezzi corazzati, bisogna lasciarlo avvicinare fino a
secoli nell’area. brevissima distanza, permettergli di entrare negli stessi iso-
L.D.S. lati in cui si trovano i capisaldi difensivi, e così stringerlo in un
GETTY IMAGES
abbraccio mortale in modo che, una volta iniziato il combatti- vano per venire da me. Erano a L’’IN NVIATO
mento, le squadre d’assalto non possano richiedere l’appoggio poche decine di metri. Ho ri- Gastone Breccia è stato a
Kobanê nell’estate del 2015.
del fuoco indiretto della loro artiglieria. Si tratta di una tattica sposto che li stavo aspettando. Sta scrivendo un libro sui com-
rischiosissima, per cui è necessario un grande sangue freddo e E non da sola: perché eravamo battenti curdi e la loro guerra
un notevole addestramento agli scontri nei centri abitati. Ma in tante pronte a dargli una ma- all’Isis che verrà pubblicato ad
loro ce l’hanno fatta, ripete due volte la comandante Meriem no per raggiungere il loro para- aprile dall’editore Il Mulino.
con fierezza: nonostante gli uomini dell’Isis abbiano usato una diso. Che venissero pure».
cinquantina di Vbied (Vehicle-borne Improvised Explosive De- Guardo questa donna minuta, che accenna un sorriso con
vice, ordigno esplosivo improvvisato trasportato) per cercare un’ombra di malinconia, pensando alla vittoria e a quanto cara
di costringere i difensori alla resa distruggendo interi quartieri. è costata agli uomini e alle donne del Rojava. «Nell’ultima fase
La pr rima sco onfitt ta. «Sono come impazziti», aggiunge della battaglia i bombardamenti della coalizione hanno dato un
Meriem, «quando si sono resi conto che a combattere in uno dei contributo importante alla nostra controffensiva. Il 19 gennaio
punti strategici di Kobanê eravamo rimaste solo noi donne del- le unità dello Ypg hanno riconquistato la collina di Mishtenur,
lo Ypj. Hanno cominciato a usare attentatori suicidi uno dopo che domina la città da sud, e dove le posizioni di Da’ish erano
l’altro, mandandoli avanti con bombole di gas propano che poi più vulnerabili agli attacchi dal cielo. Le due strade per Aleppo
facevano esplodere ai piani bassi delle case. Ma questo è stato e Raqqa, da cui arrivavano i rifornimenti nemici, erano ormai
il segno tangibile della loro disperazione. Stavano comincian- sotto il nostro controllo: Kobanê non sarebbe caduta».
do a rendersi conto di non riuscire a vincere». Le faccio un’ultima domanda: quando i miliziani dell’Isis han-
I combattimenti sono proseguiti per settimane, feroci, con- no capito di aver perso la battaglia, hanno abbandonato la cit-
fusi. «Una sera», racconta ancora Meriem, «hanno cattura- tà da un giorno all’altro o si sono ritirati a poco a poco, costrin-
to una mia compagna; l’hanno uccisa, poi hanno usato il suo gendo i curdi a rastrellare i quartieri a sud? Meriem mi guarda e
smartphone per chiamarmi, perché sulla rubrica c’era il mio no- scuote la testa. «Gli uomini di Da’ish che sono entrati a Kobanê
me di battaglia, e loro ormai sapevano che io avevo il comando non se ne sono mai andati. Sono ancora tutti qui. Morti». 
del settore. Mi hanno detto di averle tagliato la testa e che sta- Gastone Breccia

9
UNIFORMOLOGIA

IL ’700 SE
EGNÒ UN CAMBIIO DI ROTT
TA NELLLE ARMII COM
ME NELL
LE
DIVISE, CONT
TRADDISTINTTE DA
ALL’E
ELE
EGANNZA BAROCC CA

LA GUERRA DI

GR
RENA
ADIIER
R 1STT
FO
OOT GU
UARDS
Granatiere innglese del 1°
Reggimento di fanteria della
Guardia. Fon ndato nel 1665 e
tuttora attivoo con il nome di
Grenadier Gu uards, combatté
durante la Guerra di successione
spagnola agli ordini diretti del
primo duca d di Marlborough.
I granatieri furono tra le
specialità piùù importanti nel
nuovo modo o di affrontare le
battaglie. Coon il capo coperto da
una mitra riccamata e armati di
sfere di metaallo piene di polvere
da sparo, svoolsero una funzione
determinantte nell’attaccare
palizzate e coontrafforti.

ROYAL ARTILLLEERY
Artigliere deel Regio reggimento
di artigglieria britannica. Fu
durantte questa guerra che
la coro ona inglese decise di
istittuire due compagnie
regolari di
d artiglieria campale
mentre p prima di allora i treni
di artiglieria venivano formati
solo in occasione
o di conflitti.
Determ minante nell’assedio
delle piazzeforti l’artiglieria
venne seempre più affiancata
ai reggim menti di fanteria per
aumentarre il volume di fuoco
dei moschetti.

10
l Settecento, il secolo dei lumi e del- ponesse una sorta di impero mondiale co- ro, appunto) lasciava il posto definitivo al-
la ragione, si apre con un abbondan- me quello di Carlo V un paio secoli prima. le armi da fuoco, alle granate e ai cannoni.
te decennio di guerra quasi mondiale, Dunque l’Inghilterra (che da lì a poco sa- Si era ormai consapevoli che non c’era
un ballo sanguinario di fanterie e ca- rebbe divenuta Gran Bretagna), i Paesi Bas- nessuna armatura che poteva fermare il
vallerie che al suono dei cannoni si massa- si, l’Austria, la Prussia, il Ducato di Savoia, fuoco di un moschetto e allora si preferiva
creranno per i campi d’Europa, del Nord e il Portogallo e alcuni Stati tedeschi come andare incontro alla morte con abiti mo-
del Sud America, almeno 400.000 morti sa- Hannover, Brandeburgo e Sassonia si uni- derni dall’eleganza barocca. Nastri, calze di
crificati per decidere gli equilibri dinastici rono in una grande alleanza contro Francia seta, giustacuore e cappelli a tricorno face-
delle monarchie europee. e Spagna. Presero le parti di Luigi e di suo vano parte delle divise, uniformi per ogni
Nel novembre del 1700, quando il re di nipote l’elettore di Colonia e di Baviera e il unità secondo i loro relativi compiti e spe-
Spagna Carlo II moriva e gli subentrava il Ducato di Mantova. cialità. Soprattutto, le ampie marsine pren-
duca di Borbone Filippo V, nipote del “Re Conflit tto mod der rno . La Guerra di devano i colori nazionali che sarebbero ri-
Sole” Luigi XIV, tutte le grandi e piccole successione spagnola segnava un cambio masti tali fino alle soglie dell’età contem-
potenze europee erano fieramente dispo- di rotta verso un tipo di conflitto moder- poranea: rosso per gli inglesi, bianco per
ste a versare il sangue dei propri sudditi per no, dove il ferro di picche, corazze e mo- gli austriaci, blu per i prussiani e così via. 
evitare un asse Madrid-Parigi che ripro- rioni del secolo precedente (il secolo di fer- Giorgio Albertini

MOSCHEETTTIEERE DEL REE


Fante francese del Reggimento
moschettieri del re. Il corpo,
facente parte della maison
militaire du roi de France,
era stato costituito nel 1622
da Luigi XIII sostituendo gli
archibugi allora in uso nella
fanteria con i più moderni e
potenti moschetti. Poco dopo
divenne un reparto di cavalleria
leggera adibita a ruolo di
guardia del corpo. Benché
fuori moda, i moschettieri
indossavano ancora la desueta
sopraveste blu con la croce
bianca fiammeggiante bordata
di bande argentate, tante
quante il grado conferiva.

CARA
ABINIEEREE REALEE
Membro del Reggimento
carabinieri reali, nuova
specialità che il Re Sole crea
armando con una carabina i
due migliori tiratori di ogni
compagnia delle sue guardie e
dei suoi reggimenti di cavalleria.
Si forma così il Corpo reale
dei carabinieri, destinato a
diventare un’arma di prestigio,
ben equipaggiata e ben pagata,
che combatte a fianco del re.
A differenza delle altre specialità
di cavalleria, i carabinieri erano
dotati di baionetta, così da
poter combattere anche a piedi.
G. ALBERTINI (16)
ALLEATI
QUUESTO
FAN
NTE PRUSSIAN
NO
CO
ONFLIT T TO Faceva parte del Reggimento
Maarkgraf. Sotto la guida del principe
VIDE EMERGERE Leopoldo di Anhalt-Dessau, la fanteria
prussiana era tra le migliori d’Europa.
ALCUN N I GR AN DI Il caratteristico blu scuro era stato
scelto dal 1691, in genere bordato di
TA
ALEN N TI rosso, con qualche eccezione: ufficiali
e sottufficiali spesso portavano i colori
MILITAA R I, C OM E della divisa invertita, per esempio
rossa con polsini blu. Un reggimento
IL DU
UCA EU UGEN NIO di fanteria prussiana generalmente
comprendeva due battaglioni, ognuno
DI SAVOIA A con 10 compagnie di moschettieri e
due compagnie di granatieri.

DRA
AGO
ONE PIEM
MONTTESEE
Il reggimento Dragoni Piemonte
era un’unità sabauda costituita nel
1690 con il nome “Dragons Jaunes”
(gialli) per il colore della marsina.
Ma i dragoni, come specialità,
nascono nell’esercito francese del
Piemonte nella metà del XVI secolo.
Dopo 150 anni sono all’apice della
loro storia, eccellendo nel servizio
d’avanguardia, nella conquista di un
avamposto e nei servizi di pattuglia.
Il principe Eugenio di Savoia ne
possedeva un reggimento proprio
con il quale andava all’assalto.

ALLFIIER
RE SABAU
UDO
Era nel Reggimento di fanteria
Savoia, una delle più antiche
formazioni militari dell’esercito
italiano, costituita nella seconda
metà del XVIII secolo. I reggimenti
savoiardi di fanteria (escluse le
Guardie) avevano il farsetto color
grigio-bianco e la distinzione
avveniva dal risvolto arrotolato delle
maniche. L’alfiere era un ufficiale
di grado inferiore, paragonabile a
un tenente, e sulla marsina legava
una sciarpa azzurra come quella che
ancora oggi portano ad armacollo
gli ufficiali dell’esercito italiano.
GRA
ANATIIER
RE BA
AVA
ARESEE
Zappatore del reggimento
Kurprinz Baviera. I granatieri
CAP
PITAN
NO OLAN
NDESEE dovevano avere entrambe le mani
Ufficiale del reggimento di fanteria libere per lanciare le granate,
olandese Saint Amand. Portavano sul così adottarono copricapi
campo di battaglia una partigiana, senza tesa per poter mettere il
un’arma in asta che rimane ormai solo fucile a tracolla agilmente. Gli
come segno di rango. Tutte le fanterie eserciti di Francia, d’Austria,
utilizzavano come copricapo il tricorno, del Piemonte e della Baviera
sempre di colore nero, fabbricato in portavano alti berrettoni in pelo
feltro o pelo di castoro o di lepre o d’orso. I granatieri erano scelti
di coniglio e rifinito nella parte alta tra gli elementi più “arditi e alti
da una fascia colorata a seconda di statura”, diceva la regola, e tra
dell’unità di appartenenza e del grado. di loro alcuni – gli zappatori –
Quello degli ufficiali era spesso ricco avevano funzioni di genieri.
di guarnizioni, come fiocchi, bottoni
galloni e piume di struzzo poste
all’interno delle ali del cappello, così da
sporgere solo leggermente.

DRAGO
ONE SPAG
GNOLO
O
Apparteneva al reggimento
Dragoni di Osuna. Nell’esercito
spagnolo i dragoni erano
considerati fanteria montata e
divennero un’arma di cavalleria
solo nel 1717, alla fine della
guerra. Tra le specialità dei
dragoni c’era anche quella
di attaccare le trincee come i
granatieri; come loro spesso
indossavano berrettoni di
pelliccia o alte mitre di panno
(simile a quella del disegno).
A differenza delle altre
specialità di cavalleria, i dragoni
montavano cavalli più leggeri
e indossavano stivaletti con
lunghe ghette da fante.

13
COON IL L F UMO TRO
OMB BETTTIER
RE
SASSSO
ONEE
DE
ELLE E ARTIG GLIEER I E Era inserito nel reggimento
corazzieri Leibregiment.
IN CAA MPO, LE L’esercito dell’elettore di
Sassonia era parte integrante
DIVISSE D OVEVANO della Reicharmée, l’esercito
imperiale. Ogni reggimento di
ESSEERE BEN N cavalleria pesante aveva tra gli
arruolati un timpanista e alcuni
VISSIBIILI E trombiettieri, almeno uno per
ogni compagnia. I musicisti
DAAI COLORI tendevano a indossare colori
diversi dagli altri membri del
SQ
QUIL LLA AN T I reggimento, a volte erano i
colori invertiti altre volte la
livrea era adattata ai colori dello
stemma nazionale.

CORAZ
ZZIEERE IM
MPER
RIA
ALE
Faceva parte del reggimento
imperiale di corazzieri del
marchese Annibale Visconti
di Brignano. I reggimenti
imperiali erano comunemente
indicati con il nome del loro
comandante, proprietario che
li “noleggiava” all’imperatore.
Uniformi ed equipaggiamento
erano a suo carico. I corazzieri
erano ancora armati come la
cavalleria pesante del secolo
precedente, con giacconi di
cuoio, caschi, o meglio taschetti,
e corazze d’acciaio brunito.
Questa cavalleria era il braccio
d’urto dell’esercito austriaco
e i suoi membri erano scelti
per il loro aspetto imponente.
Montavano grandi cavalli ed
erano armati di carabina, due
pistole e spada lunga.

CAV
VALIER
RE
OGH
PORTO HESEE
Membro del reggimento
Cavalleria Lisbona. L’uniforme
della cavalleria di linea, di
qualsiasi esercito facesse parte,
non era diversa da quella
della fanteria: marsina, gilet,
calzoni al ginocchio e cravatta.
Quello che faceva la differenza
era l’equipaggiamento, con
le bandoliere, i guanti e
soprattutto gli alti e pesanti
stivali speronati, dal tacco alto e
dalle robuste ginocchiere; erano
detti “paioli” ed erano in grado
di arrestare o almeno rallentare
una pallottola.

14
MIQ
QUELEET FU
USILLIEER
DE MONTTAGNE
Micheletto del Reggimento
USSSAR
RO UNGHERESEE fucilieri di montagna. Già
Apparteneva al reggimento dal 1689 l’esercito francese
imperiale di ussari del Conte arruolava alcune compagnie di
Adàm Kollonist de Kollegrad. specialisti tra gli abitanti delle
Gli ussari erano considerati regioni a ridosso dei Pirenei,
fino a pochi decenni prima alla soprattutto catalani. I miquelet
stregua di truppe irregolari e erano robusti e abili mercenari
il loro equipaggiamento era in semi-irregolari, utilizzati
sostanza il costume nazionale come fanteria leggera a difesa
dei luoghi di reclutamento. dei passi di montagna e per
Negli anni della guerra alcuni scorrerie dietro le linee. Il loro
reggimenti giunsero a una certa equipaggiamento rispettava
uniformità soprattutto per la alcune caratteristiche etniche,
giacca, il dolman, e il giaccone soprattutto nel copricapo e
con il pelo, la pelisse. nelle calzature.

CAV
VALIEEREE MILA
ANO
O
Era nel regt. di cavalleria di linea
Milano. I territori sotto dominio
spagnolo in Italia furono per
l’esercito reale vivai di eccellenti
soldati. Nel 1661 venne
costituito il Trozo de Caballeria
de Milan, con compagnie
lombarde e piemontesi. Il
reggimento era formato da
4 squadroni con stemma il
biscione verde che ingoia un
uomo, emblema dell’ex ducato
di Milano. A differenza della
fanteria, gli alfieri dei regt. di
cavalleria nei primi anni del
’700 non erano ufficiali; lo
diventarono durante la guerra
con il grado di “cornetta”
(sottotenente).

15
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WARS LIVING HISTORY

I PRETORIANI
A cura di Camillo Balossini

el I secolo d.C. sotto il IN AZIONE


A sinistra,
Principato di Tito (79-81), vessillifero
il vasto Impero romano pretoriano con pelle
stava per giungere all’a- di leone. All’interno
pice del proprio splendore, mentre le dell’esercito romano
legioni erano alla conquista di nuovi il vessillifero
ricopriva il ruolo
territori. A queste campagne militari di portatore delle
prendeva parte anche un corpo di éli- insegne, montate
te, la coorte pretoriana, costituito dai su aste.
migliori e più fidati legionari esclusi- In basso a sinistra,
vamente italici. membri della
Cohors II Praetoria,
Le guar rdie e deel corpo o. Le coorti durante una
pretoriane iniziarono a diffondersi a par- rievocazione a
tire dal 27 a.C. Erano una guardia impe- Roma. In basso a
riale creata dall’imperatore Augusto, che destra, pretoriano
volle ufficializzare il ruolo dei praeto- in fase di attacco.
res (“pretori”), uomini al seguito dei co-
mandanti romani durante le campagne mobile approntato con cura. All’adde- t t
militari in età repubblicana. A distanza stramento nell’uso delle armi si affianca
di due millenni, studiosi appassionati di anche la messa in scena della vita quoti- Info: www. praetoriani.eu
storia romana hanno formato un grup- diana, come l’allestimento delle tende, la t t
po dedito alla ricostruzione di una co- preparazione dei pasti, il pane impastato
orte della guardia pretoriana: la Cohors e cotto sul fuoco a legna.
II Praetoria. Gesti ripetuti nelle rievocazioni alle
Ci è voluto un lungo lavoro per arri- quali la Cohors II Praetoria prende par-
vare a dare corpo ai famigerati pretoria- te in Italia e in Europa, facendo appassio-
ni (non dimentichiamo che difesero, ma nare il pubblico alla Storia.
trucidarono anche imperatori) riuscen- Una missione che viene condot-
do a ricostruire indumenti, equipaggia- ta anche nelle scuo-
menti militari, armi e manovre. Questo le, tramite sessio-
è stato possibile grazie a un costante raf- ni di didattica sulla
fronto con le fonti letterarie e i reper- guardia pretoriana
ti archeologici. Il fulcro di quest’opera e il suo ruolo nella
di living history è costituito dal campo società romana. 
C. BALOSSINI (3)

17
PRIMO PIANO

UN COMMITTENTE, UN CONTRATTO, UNA MISSIONE


CON LE SUE REGOLE DI INGAGGIO PER UN MESTIERE ANTICO
CHE NON CONOSCE CRISI: FARE LA GUERRA

PUTSCH
Colpo di Stato alle
isole Comore (Oceano
Indiano), che nel 1978
videro deposto il loro
presidente da un
commando di mercenari
europei guidato da Bob
Denard. Questi ritentò il
putsch nel 1995.

18
e qualcuno pensa che vendere i ra. Ma in Occidente la realtà si incarica
propri servigi in guerra sia, come ben presto di ridefinire le categorie. Man
in amore, il mestiere più vecchio mano che gli Stati si espandono, i fronti
del mondo, sappia che si sbaglia di guerra si moltiplicano, i conflitti si al-
di grosso. Machiavelli credeva che solo lungano, il benessere interno viene incre-
con un esercito cittadino si potesse rea- mentato e tutti questi fattori spingono i
lizzare la condizione ideale di una corri- governanti a preferire l’ingaggio di solda-
spondenza tra azione militare e società, ti che hanno fatto del mestiere delle armi
ma non faceva altro che esprimere un au- una vera e propria professione.
spicio, rimpiangendo i bei tempi andati e Con buona pace di Machiavelli, questa
augurandosi che tornassero. La sua epo- soluzione rende tutti contenti: dai citta-
ca e il contesto geopolitico in cui operava dini, che vivono come un trauma l’allon-
e scriveva furono lo specchio più eviden- tanamento dalla famiglia e non sono av-
te, nell’arco dell’intera storia della guerra, vezzi alla vita militare, ai comandanti in
di un sistema in cui le risorse economi- capo, siano essi sovrani o generali, che
che di uno Stato erano di gran lunga su- possono finalmente valersi di truppe af-
periori a quelle demografiche e assume- fidabili, fino agli stessi soldati, che fatica-
re militari di professione perché facesse- no a reinserirsi nella vita civile dopo una
ro la guerra al posto dei cittadini era prassi campagna. Va ricordato che negli ultimi
abituale. Ciò valeva per la piccola repub- secoli dell’Impero romano c’era gente che
blica, che faceva uso dei capitani di ven- si tagliava i pollici pur di non svolgere il
tura e delle loro compagnie, come pure servizio militare; e i latifondisti preferiva-
per regni potenti come la Francia, che ri- no pagare per ingaggiare milizie barbari-
correva agli svizzeri, o addirittura per un che piuttosto che privarsi di braccia per
impero sterminato come quello di Car- i propri poderi. Quando si sta bene, nes-
lo V, che si valeva abitualmente dei suno ha voglia di fare la guerra.
lanzichenecchi. La soluzione è talmente vantaggiosa
Nei sec colli. Il nomade-guer- per i committenti che si fa presto ad
riero, il cittadino-soldato, il con- adottarla: notizie su soldati che com-
tadino-soldato erano una specie battono per una mercede, mercenari
di assioma, in tempi molto appunto, si hanno già per i primi
antichi. Chiunque facesse secoli del I millennio a.C.
parte di una società ave- I mercenari sono pro-
va il diritto e il dovere di fessionisti che offro-
servire stagionalmente no tutt’altre garanzie,
nell’esercito. Inizia co- rispetto a chi fino al
sì, la storia della guer- giorno prima di par-
CORBIS
LÉGION ÉTRANGÈRE LA
A FE
EDE ELTÀ
ORIGINI: fondata il 10 marzo 1831 con
decreto del re di Francia Luigi Filippo per
AV
VEVVA UN
creare reparti formati da stranieri da im-
piegare nelle operazioni in Algeria.
PR
REZZO O, CHHE
NAZIONALITÀ: è formata da uomini OVE
DO EVA ESSSERE
provenienti da tutto il mondo, a eccezio-
ne degli ufficiali, che sono francesi. La CO
ORRRISSPOSSTO
ferma è di 5 anni ed è rinnovabile. Dopo
3 anni di servizio è possibile ottenere la SENZZ A RIITARDDI
cittadinanza francese.
STORIA: si è distinta per essere uno dei tire per una campagna ha tenuto in mano
corpi militari più duri e combattivi del una vanga o uno scalpello: non sono co-
mondo. Ha forgiato la sua fama leggen- stretti a tornare a casa per il raccolto e ri-
daria in Algeria e Marocco in continui mangono sotto le armi per tutto il tempo
e logoranti scontri con i ribelli. Ma pur
in cui sono pagati, sono abili ed esperti,
considerando sempre il Nord-Africa la
casa madre, i suoi reparti hanno preso non si lasciano prendere dal panico in ca-
parte a tutte le guerre combattute dalla so di difficoltà, e se il soldo arriva regolar-
Francia, con un ruolo di primo piano in mente sono perfino fedeli e disposti a im-
Indocina e Algeria. Le operazioni si sono
succedute senza sosta nei Balcani, in Demi-brigade Nella struttura organica dell’esercito francese
Africa, Medio Oriente e Afghanistan. la denominazione “demi-brigade” ha origini storiche e indica
OGGI: comprende 6 reggimenti, una una formazione assimilabile a un reggimento. Risale al periodo
G. ALBERTINI (2)

Demi-brigade e un distaccamento (ope- della Rivoluzione francese e fu creata per evitare l’utilizzo della
rativi) più due reggimenti di supporto. I parola “régiment”, ritenuta troppo legata all’epoca monarchica.
reparti operativi sono: un Rgt. di caval-
leria blindata, un Rgt. paracadutisti, due
Rgt. di fanteria (uno nella Guyana fran-
cese) e due Rgt. genio, tutti inquadrati
in diverse Brigate dell’esercito francese,
più la 13a Demi-Brigade, schierata negli
Emirati Arabi.

LEGIÓN ESPAÑOLA
ORIGINI: è la sorella più giovane. Venne
fondata infatti il 28 gennaio 1920, su
decreto del re Alfonso XIII, per iniziativa
del tenente colonnello Millan-Astray che
aveva fatto parte di quella francese, per
contrastare l’insurrezione in Marocco.
NAZIONALITÀ: col tempo ha cessato
di reclutare stranieri fino a perdere la
denominazione di “Tercio de extranjeros”.
Agli inizi degli anni 2000 sono ripresi i
reclutamenti di personale straniero, ma
limitandosi ai Paesi di lingua ispanica.
STORIA: negli anni ’20 il Tercio combatté
contro i ribelli in Marocco dimostrando
immediatamente il valore dei suoi le-
gionari. Nel 1936-39 ricoprì un ruolo da
protagonista nella Guerra civile spagno-
la. In epoca recente è stato impiegato in
tutte le operazioni all’estero condotte nei
Balcani, Irak e Afghanistan.
OGGI: è composta dalla Brigada de In-
fanteria Ligera Rey Alfonso XIII II de la
Legion (Brileg), a sua volta composta da
due Tercios, di cui uno incentrato su due
battaglioni (Banderas) di fanteria, men-
tre l’altro ne inquadra solo uno. Poi, un
reparto esplorante di cavalleria blindata,
un gruppo di artiglieria, un battaglio-
ne genio e uno logistico quali unità di
supporto tattico. Due ulteriori Tercios di
fanteria sono schierati nelle enclavi spa-
gnole in Africa di Ceuta e Melilla.
Fabio Riggi

20
molarsi per il loro datore di lavoro. Inol- bisogno di un picchiere andava a cercar- nali smobilitati dopo una lunga ferma, che
tre, sono spesso stranieri, del tutto svinco- lo in Svizzera che, è stato detto, è famosa non avevano alcuna voglia di tornare alla
lati dal Paese che li ha ingaggiati, pertanto per i suoi mercenari più di quanto lo sia vita civile. Sotto la guida di abili condot-
non incidono sulla sua struttura socia- per la cioccolata o i formaggi. Il motivo? tieri-imprenditori, si proponevano allo-
le e politica (anche se esistono numerose Lo stesso che spingeva molti popoli an- ra ai sovrani di altri Paesi, perfino gli stes-
eccezioni, come i sassoni Hengist e Hor- tichi, dagli Egizi ai Persiani, a ingaggiare si contro cui avevano combattuto fino ad
sa che, ingaggiati dal re britanno Vorti- i Greci: come questi ultimi, come gli Al- allora, vivendo di predonismo tra un in-
gern nel V secolo, finirono per ritagliar- mugavari, i Navarresi, gli Isaurici e tan- gaggio e l’altro, oppure confluivano in re-
si dei potentati per conto proprio, o come ti altri, gli svizzeri vivevano in uno scac- parti specifici, come in tempi più recenti è
i normanni in Italia Meridionale mezzo chiere aspro, montuoso, dove la sussi- avvenuto per la Legione straniera france-
millennio dopo, solo per citarne un paio). stenza non era strettamente legata ai cicli se e per il Tercio de Extranjeros spagnolo.
Soluz zione viincen nte
e. Una volta in- stagionali dell’agricoltura, e dove, quindi, Suolo fer rtile e. L’Italia medievale e
trodotto, il mercenariato non sparì più, la popolazione doveva trovare altri mo- rinascimentale, per esempio, divenne
almeno fino alle soglie dell’età contempo- di per sbarcare il lunario; in ogni caso, un una sorta di terra promessa per molti di
ranea. Per quanto uno Stato disponesse uomo non aveva molti motivi per rima- questi condottieri con il fiuto per gli af-
di un esercito nazionale, c’erano sempre nere vincolato alla propria terra. fari, che dopo essersi fatti le ossa princi-
specializzazioni e armamenti di cui era Corpi specializzati di una determina- palmente nella Guerra dei cent’anni tro-
carente e che preferiva andarsi a prende- ta regione, dove i combattenti crescevano vavano ricchi ingaggi al servizio di re-
re altrove. I Romani, come sempre, fece- con una formazione comune, e contingen- pubbliche e comuni della penisola: John
ro scuola: andavano a pescare i frombo- ti provenienti da territori ingrati, dunque. Hawkwood, italianizzato in Giovanni
lieri nelle Isole Baleari, gli arcieri a Creta Ma a queste due categorie di mercenari Acuto, fu solo il più spregiudicato, abi-
o in Siria, la cavalleria corazzata tra i Sar- possiamo aggiungerne una terza, costitu- le e fortunato di una lunga serie di con-
mati. E in epoca premoderna, chi aveva ita da soldati di eserciti più o meno nazio- dottieri stranieri. In Francia, Bertrand
du Guesclin lo superò di gran lunga, rag-
giungendo la carica di conestabile ed es-
sendo annoverato, alla sua morte, tra i
nove cavalieri più grandi della Storia, al
pari di gente come Giulio Cesare e Ales-
sandro Magno. La sua capacità stava nel
saper guidare gente feroce e sanguina-
ria ovunque fosse richiesto, al servizio
del suo sovrano o di dinastie straniere.
La Francia medievale vanta poi una lun-
ga lista di mercenari spietati, che termi-
na con gli écorcheurs, gli “scorticatori”, in-
gaggiati nella loro ultima campagna dal
duca d’Austria, e al termine del loro ser-
vizio abbandonati dal loro comandante,
il Delfino Luigi, alla vendetta della popo-
lazione che avevano taglieggiato.
A queste tre categorie, in età contem-
poranea se n’è aggiunta una quarta, a di-
spetto di una copiosa legislazione inter-
nazionale, culminata con la Convenzio-
ne Onu del 1989, che vieta la formazione
e l’impiego di mercenari, ma senza facol-
tà di incidere giuridicamente sul settore
della sicurezza privata. Si tratta dei con-
tractors e delle Private Military & Securi-
ty Companies, società private che offrono
servizi in zone di guerra a bassa intensità
SIAMESI INGRATI a governi e multinazionali, ufficialmen-
Mercenari thai (o siamesi)
da un bassorilievo di te per garantire la sicurezza del persona-
Angkor Wat (Cambogia), le non militare, ma anche per integrare
il tempio khmer del XII le forze armate o addestrare quelle loca-
secolo. Fu un esercito li. Ne esistono centinaia in tutto il mon-
siamese a mettere fine do, e generano un giro d’affari di miliar-
alla capitale dell’Impero
khmer, che assoldava di di dollari l’anno. Sono loro le “compa-
questi combattenti per le gnie di ventura” dei nostri tempi. 
sue guerre. Andrea Frediani

21
CORBIS
MERCENARI
401 A.C. CUN
NASS
SA

IL
L MERCENNARIATTO GRRECO ALIIMENTÒ Ò PE
ER AN
NNI
L’ESSERCITO PERSIAN
NO, CHE PE
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CAVVA I SUOI UO
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ONNESSO, CO
OME R AC
CCONTA ANAB
A L’A BASII

AL SERVIZIO
La Persia è passata alla storia militare che ormai non conosceva al-

MONDADORI PORTFOLIO/LEEMAGE
per i suoi eserciti imponenti, ma sul , il cameratismo, il botti-
valore dei suoi effettivi gli storici ava al ritorno alla vita ci-
dell’antichità accampavano molti particolare, ossessionata
dubbi. Il vero fulcro delle armate i creare un’élite guerrie-
persiane erano infatti i mercenari ciuti fin da bambini con
greci, provenienti da quelle regioni e bellica coglievano ogni
montuose che, vivendo di pastorizia, er dare sfogo alla loro at-
consentivano agli uomini di assentarsi dine. In pace come in guer-
per lunghi periodi senza pesare rra, gli Spartani perseguivano
sull’economia del territorio, come la cura ossessiva della pano-
accadeva invece per le aree la cui plia (l’equipaggiamento) e del
sopravvivenza si basava sull’andamento proprio corpo, organizzando
dei raccolti. Era fra i suoi stessi nemici, competizioni, frequentando
quindi, che sovrani e satrapi persiani palestre e facendo esercizio
assoldavano i loro combattenti. quotidiano, spalmandosi i
muscoli d’olio e cogliendo
ianco, ovunque. La neve e il ogni occasione per esibire il
ghiaccio si stendono a perdi isico scultoreo, fino a combat-
d’occhio, rendendo unifor m tere nudi (e con loro altri Gre-
il paesaggio e disorientando ci, per esempio i Beoti).
mercenari stremati, feriti, scorati, perff L’oocc casiione. Fu così che
no disperati. Sono in tanti, ormai, a no alle soglie del IV secolo a.C. il
essere più neppure in grado di vede- pretendente al trono persia-
re. Il lucore provocato dal riflesso dei no Ciro, che intendeva scal-
raggi del sole sulla neve ha offeso gli zare il fratellastro Artaser-
occhi dei soldati, provocando una ce- se II, non ebbe dubbi quan-
cità in alcuni casi temporanea o parzia- indietro dopo la morte del loro datore di do si trattò di mettere insieme un eserci-
le, in altri definitiva. Altri non sono più lavoro, si sono ormai pentiti di aver accet- to di soldati sperimentati; si rivolse a un
neppure in grado di camminare: il gelo tato quell’ingaggio nella ricca Persia che esiliato spartano, Clearco, che a sua volta
ha immobilizzato i loro arti, e ogni gior- era sembrato l’occasione della vita. ricorse ai suoi contatti ellenici. Nessuno
no qualcuno si spegne per assideramen- In cerca di ingag ggio. Non era un di loro era a capo di compagnie di ventu-
to. Nessuno sa come uscire da quei ma- evento straordinario che i Greci si ritro- ra già formate, tuttavia reperirono soldati
ledetti territori dell’Impero persiano do- vassero a combattere al soldo dei Persia- ovunque ve ne fosse disponibilità.
ve tanti loro commilitoni hanno perso ni. Nella Penisola ellenica c’era una ric- Prosseno di Beozia, per esempio, si
la vita. La loro marcia verso la salvezza ca offerta di “professionisti”: dopo tan- portò dietro un giovane ateniese allievo
sembra non avere mai fine. E molti, tra i ti decenni di conflitto ininterrotto – tra di Socrate e filospartano, cui dobbiamo
superstiti dei diecimila che sono tornati le Guerre greco-persiane e quella del il resoconto dell’avventura che si appre-
Peloponneso – il guerriero che serviva stavano a vivere i mercenari: Senofonte.
Peloponneso La Seconda guerra del Peloponneso, combattuta stagionalmente, per poi tornare in tutta Ciro cercò di mantenere il segreto sui
tra Sparta e Atene tra il 431 e il 404 a.C.
fretta ai suoi campi, aveva ceduto il pas- suoi obiettivi, dicendo ai mercenari che

22
I DIECIMILA
Una raffigurazione dell’Anabasi come la
raccontò Senofonte (ritratto nella statua
a sinistra): anábasis significa “spedizione
dalla costa verso l’interno”, quella
che fecero i diecimila mercenari greci
assoldati dall’imperatore persiano Ciro
il Giovane per combattere suo fratello
Artaserse II. Battuti a Cunassa, ripresero
IMPERO PERSIANO
la marcia dall’interno verso la costa.
Nella cartina c’è il percorso fatto nel
vano tentativo di tornare a casa.

J. SHUMATE
SCONTRO FRA MERCENARI
La battaglia di Cunassa: in primo
piano uno scontro tra l’oplita greco
e un immortale persiano. A sinistra
un peltasta greco. Dietro si vede la
cavalleria di Artaserse che affronta
un mercenario.

ABASI NARR
L’ANA R A IL RIIEN
N TRO
O A CA
ASA
A Clearco si piazzò all’ala destra, lungo
l’Eufrate, con un migliaio di cavalieri pa-
DEGLLI OPLIITI ASSOOLDA ATI DA CIROO flagoni e truppe leggere; al centro si di-
spose Prosseno e a sinistra Menone di La-
erano stati ingaggiati per combattere i ri- fatti su Babilonia, e quando ebbe notizia rissa, con il resto delle truppe persiane.
belli in Pisidia. Ma le sue mosse erano te- che l’esercito del Gran Re si stava ritiran- Ciro era al centro, circondato dalla sua
nute d’occhio da Tissaferne, uomo di Ar- do, pensò che fosse fatta e lasciò che la di- guardia di 600 cavalieri corazzati. L’arma-
taserse, che mise sull’avviso il re. sciplina delle sue truppe si allentasse. Ma ta rimase a lungo in attesa del nemico, in
Il principe, intanto, iniziava la campa- in piena estate, mentre attraversava una piedi, al caldo e senza poter mangiare; ma
gna da Sardi nel marzo del 401 a.C. con strettoia tra il fiume e un canale fortifica- Artaserse apparve solo nel primo pome-
9.600 opliti e 2.300 tra peltasti e truppe to, nella Mesopotamia meridionale, un riggio, con un esercito grossomodo equi-
leggere, anche traciche, cui si aggregaro- mattino gli esploratori gli vennero a rife- valente a quello del fratello, ma molto più
no le famiglie, e forse 15.000 tra fanti e ca- rire che Artaserse lo attendeva con le sue forte in effettivi di cavalleria (6.000 con-
valieri persiani. L’armata passò in Cappa- truppe poco oltre, presso il villaggio di tro 2.600), e preceduto dai carri falcati.
docia e in Cilicia, e solo allora iniziarono Cunassa, 70 km circa a nord di Babilonia. Poco prima dello scontro, con Artaser-
a trapelare le prime indiscrezioni sui ve- Ciro indossò subito la corazza ed esor- se che si avvicinava, Ciro e Clearco litiga-
ri scopi dell’operazione. Clearco, messo a tò gli uomini, che ancora non avevano rono sulla tattica da adottare, e i Greci di-
capo dei mercenari, faticò non poco per consumato il rancio, ad armarsi il prima scussero a lungo tra loro sulla parola d’or-
impedire che si ammutinassero. possibile: se Artaserse avesse attaccato in dine, che fu infine stabilita in Zeus soter
La batt tagllia di Cunasssa a. A Isso, quel momento, l’armata del pretendente (Giove salvatore). Ciò ritardò lo schiera-
Ciro si incontrò con la sua flotta, che tra- al trono non avrebbe avuto scampo. mento, che fu ultimato solo quando il ne-
sportava altri 700 mercenari spartani, poi mico era a soli 800 metri di distanza. Poi
Peltasti La fanteria leggera che affiancava le falangi di opliti
proseguì attraverso le Porte siriane, dove (armati pesantemente) in battaglia. Il nome deriva da“pelta”, lo i mercenari intonarono il peana (il can-
400 Greci al servizio di Abrocoma si uni- scudo di legno e cuoio a forma di mezzaluna. to corale che doveva mantenere l’ordine
rono a lui. Quando l’esercito di Ciro eb- Paflagoni La Paflagonia è un’antica regione costiera dell’Ana- della formazione e incitare alla battaglia)
be varcato l’Eufrate, fu chiaro a tutti che tolia. I Paflagoni sarebbero stati alleati di Priamo nella Guerra di e partirono all’attacco; nonostante non
il principe puntava al trono. Marciava in- Troia. Nel VI secolo a.C. entrarono nell’Impero persiano. riuscissero a mantenere coesa la falange,

24
I MERCENARI GRECI FROMBOLIERE DELLE BALEARI

C
osì Senofonte su un carro e la cilicia EPOCA: 260 a.C.
si compiace di su un carro coperto. NAZIONALITÀ: ispanico delle Isole Baleari.
descrivere l’im- Avevano tutti elmi di INGAGGIO: mercenario dell’armata di Car-
pressione che i merce- bronzo, chitoni purpu- tagine, 240 a.C.
nari greci suscitavano rei, schinieri e gli scudi SPECIALITÀ: l’abilità degli indigeni delle
negli altri combatten- scoperti. Quando li eb- Baleari nell’uso della fionda, attestata da
ti: “E si dice che la cili- be passati in rassegna autori antichi come Licofrone, Livio e Dio-
cia (qui l’autore parla tutti, fermato il carro doro Siculo, li rese i più temibili frombo-
della regina dei Cilici, davanti al centro della lieri del mondo antico. Vennero impiegati
ndr) chiedesse a Ciro falange, mandò l’inter- dagli eserciti greci, cartaginesi e romani.
di mostrarle l’esercito; prete Pigrete presso i
EQUIPAGGIAMENTO: furono forse i Carta-
egli dunque, volendo comandanti dei Greci
ginesi che li equipaggiarono di tuniche di
mostrarglielo, fa nella e ordinò che l’intera
lino grezzo quando cominciarono ad ar-
piana la rassegna dei falange protendesse le
ruolarli nelle loro armate. Anche così, non
Greci e dei barbari. armi e venisse avanti.
usavano elmi o corazze. La loro sola prote-
Ordinò che i Greci si Essi lo annunciarono ai
zione era una tunica di sparto – una specie
schierassero così come soldati: e quando suo-
di fibra vegetale – usata per formare delle
era loro costume per nò la tromba vennero
protezioni sulle cosce e il basso ventre.
la battaglia e stessero avanti protendendo le
All’epoca del loro impiego da parte di An-
fermi, e che ciascuno armi”.
nibale erano anche armati con una daga
disponesse i propri Schiere spaventose.
corta e un piccolo scudo rotondo, oltre
uomini. Si schierarono, “Dopo ciò, avanzando
alle tre frombole e alle micidiali ghiande
dunque, su 4 file: ave- essi più rapidamente,
che costituivano la loro arma principale.
vano la destra Menone con grida, cominciò
All’inizio il loro costume comprendeva un
e quelli che erano con spontaneamente una
vestiario alquanto scarso; secondo quanto
lui, la sinistra Clearco corsa dei soldati verso
dice Strabone, nel primo periodo
e i suoi, il centro gli le tende, e grande fu
combattevano addirittura nudi.
altri comandanti. Ciro, la paura dei barbari;
dunque, ispezionava anche la cilicia fuggì sul
dapprima i barba- carro coperto, e fuggi-
ri – essi passavano rono quelli del mercato,
schierati per squadroni abbandonando le mer-
G. ALBERTINI (3)

e per compagnie – poi ci: i Greci arrivarono


i Greci, passando lui alle tende tra le risate”.

elusero i carri e misero facilmente in fuga


i Persiani agli ordini di Tissaferne, all’ala ARCIERE CRETESE
sinistra dello schieramento di Artaserse. EPOCA: 200 a.C.
Poi però si spinsero al loro inseguimento, NAZIONALITÀ: greca, isola di Creta.
perdendo contatto col resto dello schiera- INGAGGIO: mercenario dell’eserci-
mento. Tissaferne ne approfittò per lan- to seleucide di Antioco III, 200 a.C.
ciare la cavalleria nello spazio che si era SPECIALITÀ: così come i frombolieri
creato tra l’ala destra nemica e il centro e delle Baleari furono i migliori nella loro spe-
cialità, gli arcieri cretesi vennero considerati
Ciro, che già vedeva i suoi collaboratori i più abili lanciatori di dardi del mondo antico,
prostrarsi davanti a lui e salutarlo come il grandemente impiegati in molti eserciti, come
nuovo re, si trovò così minacciato su en- fra i diecimila di Senofonte, o l’armata di
trambi i fianchi; all’ala opposta, infatti, Alessandro e quelle dei suoi
Artaserse aveva esteso il suo schieramen- Diadochi. Erano anche presenti
nell’esercito di Cesare al tempo
to per aggirarlo, al punto che il suo centro dell’invasione della Gallia.
corrispondeva all’ala sinistra avversaria. EQUIPAGGIAMENTO: usavano un
La cariica. Il principe capì di esse- arco fatto di legno, avorio e corno. Duran-
re nei guai e decise che l’unico modo per te la ritirata dei diecimila fu soltanto grazie
uscirne fosse affrontare direttamente il al coraggio dei Cretesi che i Persiani furono
tenuti a bada. Esaurite le loro frecce, i Cretesi
fratello. Cavalcò quindi contro la cavalle-
furono capaci di riutilizzare le frecce nemiche
ria che lo proteggeva con i suoi 600 cata- e rifornirsi di corde nuove per i loro archi dal-
fratti e riuscì a metterla in fuga; ma la sua la popolazione locale. Anche se la discussione
colonna si sfilacciò e dopo breve tempo è ancora aperta fra gli studiosi, la loro tecnica
rimase pressoché solo, con intorno i soli si differenziava da quella degli altri arcieri
greci in quanto utilizzavano la cosiddetta
“commensali” – come venivano chiama-
“trazione mediterranea” (con indice,
ti i più ristretti amici di ogni re persiano, medio e anulare, la freccia tra indi-
che venivano accettati alla sua tavola. Tut- ce e medio) ancora usata da molti.
tavia, quando vide il fratello lo caricò sen- Raffaele D’Amato
GUARDIA BATAVA
IL VIAGGGIO
O DI
EPOCA: I secolo d.C.
TOR
RIT RNOO DEI
NAZIONALITÀ: germanica.
INGAGGIO: mercenario membro dei
MEERCEENARRI
Germani Corporis Custodes di Nerone,
58 d.C.
SOPRA AVV
VISSSU
U TI DURÒ
SPECIALITÀ: sin dai primordi della dina- OLTTREE UN ANNN O
stia Giulio-Claudia esisteva a Roma una
guardia mercenaria di origine germa- za pensarci due volte e riuscì a ferirlo con
nica, che difendeva la persona dell’im- la lancia allo sterno; il re cadde da cavallo
peratore a fianco dei Pretoriani. A dif-
ferenza dei Pretoriani, questi Germani
e fu portato dai suoi su un’altura, mentre
Corporis Custodes erano però una forza già molti soldati dell’esercito di Artaser-
privata. Essi venivano principalmente se inneggiavano al principe come il loro
reclutati fra Ubii e Batavi. L’uso di questi nuovo sovrano. Ma poi a Ciro cadde dal-
temibili guerrieri, dall’alta statura, la la testa il turbante, che lo rendeva ricono-
barba selvaggia e la ferocia rinomata
era soprattutto diretto a scoraggiare i
scibile, e un soldato di Artaserse appena
tentativi di assassinio. sopraggiunto, non sapendo chi fosse, gli
EQUIPAGGIAMENTO: la loro apparenza scagliò contro un giavellotto, trafiggen-
è documentata da una moneta del re- dolo a morte.
gno di Nerone, che lo mostra arringare L’o
odisse ea. A quel punto il centro e la
le sue guardie germaniche. Il guerriero sinistra di Ciro si sbandarono, e il re, tor-
porta un vestiario tipicamente romano,
G. ALBERTINI (2)

composto da paenula (mantello da viag- nato sul campo di battaglia, ebbe buon
gio), tunica e calcei (calzature chiuse). La gioco nell’aggirarli, raggiungendo e sac-
spada (di tipo Pompeii) e la daga (pugio) cheggiando il campo nemico. Sulla via del
sono portate da due cinture incrociate ritorno alle proprie linee si ricongiunse a
decorate con placche metalliche. Solo
Tissaferne, e insieme sostennero il nuovo
barba e acconciatura mostrano i tratti
tipicamente germanici. assalto dei mercenari di Clearco, che at-
taccarono in colonna con le spalle al fiu-
me; i Greci prevalsero ancora una vol-
ta con facilità, inseguendo il nemico fino
all’altura di Cunassa. Lì i Persiani ripiega-
rono, senza alcun bisogno di sostenere al-
GUERRIERO GALATA tri scontri: i Greci ancora non lo sapeva-
EPOCA: II secolo a.C. no, ma la loro causa era persa.
NAZIONALITÀ: celtica. Clearco e gli altri comandanti rimase-
INGAGGIO: mercenario d’élite al servizio di ro fino al calar del sole a domandarsi co-
Tolomeo VI Philometor d’Egitto, II sec. a.C. sa ne fosse di Ciro, immaginando che si
SPECIALITÀ: i guerrieri celtici stanziatisi in fosse spinto all’inseguimento del nemi-
Asia Minore durante le invasioni galliche del co, che giudicavano senz’altro in rotta.
III secolo in Grecia e nei regni ellenistici fini-
rono per trasformarsi in una risorsa merce-
Quando si risolsero a tornare al proprio
naria di alto livello per gli eserciti seleucidi accampamento, scoprirono che era sta-
e tolemaici. Durante la guerra contro suo to depredato perfino del vino e della fari-
fratello Seleuco II (metà del III secolo) il re na che anelavano finalmente a consuma-
Antioco Hierax fece uso di un gran numero re, dopo una giornata a digiuno. Appre-
di questi feroci guerrieri, che formarono il
nucleo principale del suo esercito. I Galati
sero solo la mattina seguente della sorte
combattevano sia a piedi che a cavallo e del loro capo ma, essendo rimasti invit-
fornivano a chi li utilizzava una cavalleria ti sul campo, non ne vollero sapere della
medio-pesante. Erano, come tutti i guer- resa incondizionata pretesa da Artaserse;
rieri celtici, rinomati per il loro furioso accettarono tuttavia di farsi scortare fuo-
coraggio in battaglia.
ri dalla regione di Babilonia ma, dopo due
EQUIPAGGIAMENTO: secondo le fi-
gurine policrome in terracotta che li giorni di una marcia carica di tensione,
rappresentano, i Galati portavano all’altezza dello Zab, affluente del Tigri,
un mantello di colore blu indaco tutti i comandanti ellenici decisero di in-
e uno scudo bianco orlato di contrare Tissaferne al suo accampamen-
fucsia (il rosa nell’antichità era to per trovare un accordo. Ma il satrapo,
un colore militare); spesso in-
dossavano armature ed elmi (e non si sa se di sua iniziativa o su ordine
maschere) di tipo greco anche se non di- del Gran Re, li massacrò tutti, lasciando
sdegnavano di combattere nudi, secondo i mercenari privi di ufficiali. La battaglia
la tipica tradizione celtica. era finita. Iniziava l’odissea dei Greci. 
Raffaele D’Amato Andrea Frediani

26
LA BATTAGLIA DI FASE 1 Con Tissaferne all’ala
sinistra, l’esercito di Artaserse FASE 1
CUNASSA 401 A.C. avanza contro Ciro preceduto dai Paflagoni Clearco Menone
carri falcati (1). Peltasti Prosseno Ciro Arieo Peltasti
FASE 2 I mercenari greci caricano
(2) provocando la ritirata delle

Eufrate
truppe di Tissaferne (3), ma
1 1
lasciano un varco, riempito dalla
sua cavalleria (4), che quindi
Carri
converge su Ciro. Quest’ultimo
attacca il centro (5) e mette in
fuga la guardia reale, ma viene
Tissaferne Artaserse
ucciso. Artaserse aggira la sua
ala sinistra (6) e punta sul campo
avversario per saccheggiarlo, poi Campo
FASE 2 di Ciro
torna indietro (8), in appoggio a 6
Tissaferne, che aveva ripiegato
verso di lui (7).
FASE 3 I Persiani sostengono la 4
Ciro
carica greca (9), sottraendosi poi
5
allo scontro (10).

Eufrate
8

2
7

FASE 3
10
Eufrate

N. JERAN
L’ANABASI

L
a vera impresa, i mercenari assoldati da zione provocò diversi eccidi, e in un villaggio
Ciro la compirono non nella battaglia le donne arrivarono a suicidarsi dopo aver
di Cunassa, ma nella loro epica ritirata ucciso i propri figli.
oltre i confini dell’Impero persiano. Dopo I mercenari ripresero la via verso Occidente,
C. GIANNOPOULOS

il massacro dei loro comandanti, gli opliti e dopo aver di nuovo sbagliato strada per i
LO SPARTANO greci risalirono il fiume Tigri eludendo l’in- consigli di un’altra guida infida, raggiunsero
Mercenario del V sec. seguimento di Tissaferne e si addentrarono Trapezunte, l’odierna Trebisonda sul Mar
a.C. Nonostante la tra le alture del Kurdistan, dove dovettero Nero, dove finì la parte epica e memorabile
decorazione arcaica vedersela con i Carduchi, feroce popolazione della loro Anabasi. L’intenzione era di imbar-
del bordo dello montana che neppure i Persiani erano riusci- carsi per la Grecia ma, non trovando navi di-
scudo, porta una ti ad assoggettare. Puntando sull’Armenia, sposte a trasportarli, vissero di brigantaggio,
corazza muscolare raggiunsero l’Eufrate ma non riuscirono ad tra eccidi, diserzioni, rivalità, liti e saccheggi,
(statos) importata attraversarlo a causa della neve, e furono fino a che, nella primavera del 399 a.C., il
dalla penisola Italica, costretti a risalire il fiume finendo in luoghi nuovo scoppio delle ostilità tra la Persia e
elmo corinzio con ghiacciati che provocarono la morte per Sparta non offrì loro nuove possibilità di
cresta trasversale assideramento e la cecità da riflesso di mol- ingaggio.
(lochagos) e schinieri. ti uomini. Si riposarono in alcuni villaggi Memorie militari. Dei 10.000 che erano
La lettera Lambda sull’altopiano di Erzerum, ma le loro intem- partiti dalla regione di Babilonia, ne erano
dello scudo indica peranze spinsero la guida a indicare loro la rimasti soltanto 6.000. Tra questi, Senofonte
Lakedaimon, strada sbagliata. (430 ca.-354 ca. a.C.), che avrebbe raccontato
l’antichissimo nome In trappola. Finirono così più a est, dispersi la loro storia nel libro di memorie Anabasi;
della regione di lungo il fiume Arasse (attuale Aras) e co- lui, ateniese, avrebbe combattuto per gli
Sparta. stretti a combattere con le tribù locali per Spartani, per poi morire di vecchiaia da ricco
procurarsi il cibo: la resistenza della popola- signore a Corinto.

27
MERCENARI
0 A.C.. CA
240 ART
TAG
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IL TRADIMENTO
Che cosa succede quando il soldato prezzolato si ribella?
Ebbero modo di scoprirlo a Cartagine, che si ritrovò
un esercito di mercenari arrabbiati alle porte. Amilcare Barca
li sconfisse condannandoli a un supplizio spettacolare. E così
mostrò la rivincita del padrone sui “cottimisti” della guerra che
per un attimo si erano emancipati.

l primo problema nella gestione di una grande massa di


mercenari è di carattere logistico. Muovere, gestire, sfama-
re e soprattutto pagare migliaia di uomini in armi è il no-
do centrale che fa la differenza tra la sconfitta e la vittoria.
Tutto questo a Cartagine lo si sapeva bene. Quando, nel IX se-
colo a.C., la capitale punica fu fondata dagli abitanti transfu-
ghi di Tiro, nasceva come la città della speranza, dove co-
struire e prosperare lontano dalla continua minaccia del-
la potenza assira. Si trattava di una città mercantile dove
la navigazione e il commercio erano le attività domi-
nanti e la guerra era solo una parentesi a volte necessa-
ria per difendere uno scalo o per aprire nuovi mercati.
La guerra, quando si doveva fare, doveva possibil-
mente essere breve, qualunque esito avesse, così da
non sottrarre troppe risorse alle occupazioni principali
dei suoi cittadini. Le armate cartaginesi, inizialmente compo-
ste solo dagli abitanti di origine fenicia, a partire dal VI secolo
a.C. cominciarono a reclutare considerevoli contingenti di al-
leati e mercenari che permettessero la realizzazione di una po-
litica di maggiore espansione imperialistica. Con l’allargamen-
FRA I
RIBELLI to degli interessi economici punici questa caratteristica si fece
Cavaliere via via più esclusiva, così da investire pressoché tutti i popoli
numida con del Mediterraneo centro-occidentale.
giavellotto e Agli alleati della prima ora Libici, Iberici e Sardi si univano i
scudo rotondo,
mercenari: Mauri, Numidi, Africani, Celtiberi, Lusitani, Balea-
parte del
mercenariato rici, Celti, Liguri, Etruschi, Campani, Corsi, Apuli, Lucani, Bre-
assoldato da tii, Siculi e Greci. Questa massa eterogenea non veniva unifor-
Cartagine. mata, non si cercava l’integrazione, tutt’altro; ognuno conser-
vava le proprie caratteristiche regionali e i propri ufficiali su-
balterni, in un’esplosione di diversità da lasciare a bocca aperta
anche il più smaliziato teorico del melting pot.
Quando un esercito è vincente tutto funziona, il bottino per i
soldati è assicurato, la loro paga anche e la loro fedeltà non so-

28
IL CONDOTTIERO
A destra, Amilcare Barca
(padre di Annibale), il
generale punico che
domò la rivolta dei
mercenari nel III sec. a.C.
A sinistra, corazza di
Ksour Essef. Le corazze
ellenistiche “a tre dischi”
di manifattura campana
erano apprezzate dagli
ufficiali cartaginesi.
Con i cinturoni in
bronzo furono la cifra
che tra IV e II sec.
a.C. contraddistinse
la strumentazione
difensiva del guerriero
LESSING/CONTRASTO

italico appartenente alle


etnie osco-sannitiche.

no messe in discussione. I guai cominciano con la sconfitta.


La conclusione della Prima guerra romano-punica, avvenu-
ta nel 241 a.C., gettò Cartagine in una crisi profonda. La città
perdeva il ruolo di potenza dominante nel Mediterraneo oc-
cidentale a favore della emergente Roma. Quasi rasse-
gnata alla perdita dei territori in Sicilia, la classe di-
rigente punica concentrò i suoi sforzi nell’allarga-
re il dominio nel Nordafrica. Si trattava quindi di
fare ritornare in patria e “licenziare” le migliaia di
mercenari che avevano prestato servizio in quella
guerra sfortunata.
Mandati a casa. La responsabilità di far ri-
entrare le 20.000 unità dell’esercito punico ricad-
de su un generale anziano, Giscone. Questi assol-
se con saggezza al suo compito, riportando nella
capitale i mercenari scaglionati in piccoli grup-
pi, così da poter permettere al senato di saldare
i conti e licenziare i militari, liberi di tornare nei
loro Paesi, senza ammassare grosse unità in armi
nella metropoli. Ma la sconfitta aveva prosciuga-
to le casse e il governo lasciò che i mercenari si af-
follassero in città sperando di convincerli ad ac-
cettare una riduzione sul soldo pattuito.
Il tempo passava e gli animi si surriscaldavano,
così i mercenari rivendicarono oltre la paga an-
che il risarcimento per i cavalli perduti in guerra
e le quote di cereali in arretrato.
Per non far degenerare questa situazione poten-
zialmente esplosiva, il senato promise a ciascuno
uno statere d’oro se l’esercito si fosse ritirato in at-
tesa del saldo a Sicca, l’attuale Le-Kef, a 200 km a
sud-ovest. Una fiumana di gente che in quella loca-
lità si trasferì con tutto il seguito di donne, bambini,
bestiame e bagagli tipici di un esercito dell’antichità,
ponendovi un campo fortificato. Dire campo è ridut-
tivo, dobbiamo infatti pensare a una vera cittadina con
strade, botteghe, capanne e mura.
JOSÉ CABRERA (2)

Si cominciò con il saldare gli arretrati, ma quando le


pretese crebbero si arrivò alla definitiva frattura. Così
l’armata ribelle tornò indietro e si accampò a 20 km dal-
ROCIO ESPIN
Tempio
La Carthago punica. Byrsa di Eshmun Foro g
Megara
Roma la rase al suolo
nel II secolo a.C. e la
ricostruì ancora più
grande.

M
Mura del mare

L’assedio di Cartagine, 240 a.C.


C.

C
artagine (la “città nuova”, Qrt hdst Delenda est. Perché il sistemama difensivo
Porto militare e in fenicio) fu fondata conven- di Cartagine crollasse bisognò
gnò aspettare
cantieri navali zionalmente nell’814 a.C. dalla la primavera del 146 a.C., nelle
elle fasi finali
(Cothon) principessa fenicia Elissa Didone. Era della Terza guerra punica, quando il con-
composta da due parti distinte: Byrsa, sole Publio Cornelio Scipione ne Emiliano,
la città alta, destinata ai luoghi di culto figlio adottivo di Scipione l’Africano,
’Africano,
P
Porto mercantile e alle abitazioni dell’aristocrazia, e Me- forzò l’assedio della città cercando
ercando di
gara, la città bassa, abitata dal popolo e tagliarla fuori dall’entroterra
ra e dal mare.
occupata da magazzini e botteghe. Era I Romani si impossessaronoo del porto
protetta, soprattutto vers
verso la terrafer- militare, poi dell’agorà, infine
ne trasforma-
ma, da un possente triplo giro di mura rono le sue vie in campo di battaglia. Il
Golfo di Tunisi che servivano anche come com quartieri massacro e gli incendi durarono
arono per sei
militari e stalle per i cavalli
caval e gli elefanti. giorni e sei notti. “Dev’essere
re distrutta”
Sono quelle le mura che resistettero
r (“Ceterum censeo Carthaginem nem esse de-
all’assedio dei mercenari nel 240 a.C. lendam”), aveva detto Catone ne il Censore.

GUERRIERO UNNO
EPOCA: V secolo d.C.
NAZIONALITÀ: mongolica.
INGAGGIO: vennero usati, nei convulsi an- n-
ni del tardo Impero romano, come guardie ie
del corpo di numerosi capi, per esempio i
Magistri Militum Ricimero e Belisario. I più ù
famosi furono però i Buccellari del Magi-
ster Militum Ezio, il generale che sconfissee
Attila ai Campi Catalaunici (451 d.C.).
SPECIALITÀ: erano famosi per la loro abi--
lità di cavalieri e la ferocia tanto in guerraa
quanto nei saccheggi.
EQUIPAGGIAMENTO: l’arco composito
era l’elemento essenziale dell’armamento. o.
Questo ufficiale della guardia del corpo
di un Magister Militum ha una ricca tunicaa
decorata (paragauda phoderes) sopra un
kamision di lino, e sulla spalla la paenula
romana ancora in uso nel V sec. I pesanti
pantaloni di lana sono portati dentro
calcei equestres, stivaletti da cavalleria.
G. ALBERTINI (2)

Sul capo, il prezioso elmo di Concesti


(dalla tomba di un ufficiale unno dell’eser- r-
cito imperiale).
I MERCENNARRI RIB
BELLI VEN
NNEROO PO
ORTTATII IN
N SU
UPPPLIZ IO
O
NELLE VIE
E DE
ELLA CITTÀ À PER
R DA
ARE UN ESE
EMP PIOO A TU TTTI
la capitale. Una città di mercenari si stava confrontando con sconfisse, ripulendo la regione circostante. Il morale cartagine-
Cartagine. La massa di rivoltosi era composta secondo Polibio se si risollevò un poco, ma la rivolta era lontana dall’essere seda-
da varie etnie: Iberi, Celti, Liguri, Baleari e “mezzogreci”, più ta. La capacità strategica e tattica di Amilcare ebbe ragione dei
disertori e schiavi fuggitivi. Ma il gruppo etnico più numero- mercenari nei singoli scontri che si susseguirono negli anni suc-
so (70.000 secondo Polibio) doveva essere composto da Libici, cessivi, ma il numero imponente e la disperata determinazione
solo loro infatti potevano dare alla rivolta una base, una solida- della massa di rivoltosi erano impossibili da placare. La situazio-
rietà e un appoggio territoriale tale da mettere in serio perico- ne cambiò quando Narava, un principe numida, la cui famiglia
lo l’esistenza stessa di Cartagine. aveva antichi rapporti con i Punici, si schierò con 2.000 cavalie-
Spendio, un ex schiavo mezzogreco e Matho, un libico, rap- ri con Amilcare, forse grazie anche al matrimonio concordato
presentanti carismatici di quei gruppi che più avevano da per- con una figlia del generale.
dere, si posero a capo dei rivoltosi e, sfruttando le reticenze Ma i mutati rapporti di forza esasperarono i mercenari tanto
di Giscone a soddisfare le loro rivendicazioni, scatenarono la da indurli al massacro dei prigionieri punici nelle loro mani, tra
rabbia dei mercenari, che saccheggiarono le casse degli invia- cui il vecch
vecchio generale Giscone. Amilcare, che aveva optato ini-
ti di Cartagine e presero prigioniero Giscone stesso. La rivol- zialmente per una linea morbida, atta a reintegrare nei ranghi
ta divenne guerra, i reduci di Sicilia e i ribelli libici si diedero al ufficiali tutti
tu i mercenari pentiti, di fronte alla guerra totale ri-
saccheggio del territorio assediando la capitale e le altre città. spose inas
inasprendo la sua lotta anche con atti dimostrativi brutali.
Ci vuole e un n Barrca. Il senato finalmente rispose arruolan- La strat
strategiia. Il primo obiettivo di Amilcare fu sbloccare
do un esercito composto in parte da cittadini, in parte da nuovi situazio della capitale. Tagliò la possibilità ai mercenari as-
la situazione
mercenari e da un centinaio di elefanti. Ma non riuscì a sopraffa- sedianti did rifornirsi nelle retrovie costringendoli così a togliere
re i mercenari che dispersero le truppe cartaginesi e si impadro- l’assedio. SSi fece poi seguire da quella parte dell’esercito ribelle
nirono delle loro macchine da guerra. La città, ormai alla dispe- coinvolge
coinvolgendola in continue scaramucce senza mai concederle
razione, si rivolse al generale eroe della guerra in Sicilia: Amil- f a condurla in una gola naturale detta “della sega”.
battaglia fino
care Barca, affidandogli il comando di un piccolo esercito di Assedia e chiusi in questa arena naturale i circa 40.000 mer-
Assediati
circa 10.000 uomini e 70 elefanti. Polibio ci racconta con fur
cenari furono costretti, una volta finiti i viveri, ad atti di can-
dovizia di particolari come lo stratega dimostrò nibalismo verso i loro prigionieri e i loro schiavi. Il resto degli
subito il suo genio militare: sfruttan- an
insorti, ancora a Tynis, si scontrarono con Amilcare in un’ulti-
do i movimenti delle sabbie portate battag campale dove vennero definitivamente sconfitti.
ma battaglia
dal vento presso la foce di un fiume, superstit tra cui il comandante libico Matho, furono fatti sfi-
I superstiti,
Amilcare aggirò i nemici, che af- f lare per le vie di Cartagine sottoposti a ogni tipo di tortura. 
frontò in posizione vantaggiosa e Giorgio Albertini

GUERRIERO ALANO
EPO
EPOCA: V secolo d.C.
NAZIONALITÀ: iranica.
NAZ
INGAGGIO: durante le invasioni barba-
INGA
riche e nella sua disperata difesa della
riche,
Galli contro le orde di Attila, il Magister
Gallia
Milit Ezio aveva stanziato piccoli inse-
Militum
diam
diamenti di barbari alani, cavalieri nomadi
st
di stirpe sarmato-iraniana, in varie parti
della Gallia, lungo il Rodano, a Valence e
forse fra Tolosa e la costa, nonché attorno
s
alla strada che collegava Colonia, Amiens e
Soiss
Soissons. Una parte di questi gruppi agiva-
co foederati dell’impero sotto il loro
no come
Go alcuni preferirono arruolarsi come
re Goar, SAPERNE DI PIÙ
Ù
merc
mercenari nelle guardie del corpo di Ezio.
I mercenari di
Altri Alani sono menzionati nelle fonti più
Cartagine, Anna C.
tarde nell’esercito degli imperatori d’Occi-
Fariselli (Rivista di studi
dent Maggioriano e Romolo Augustolo.
dente
punici). Ecco come i
EQU
EQUIPAGGIAMENTO: corazza a scaglie e libici al soldo di Car-
lu
un lungo contus (lancia) da cavalleria, che thago svolsero anche
im
si impugnava a due mani. Il suo elmo è funzione di presidio
uno dei tanti elmi a bande (spangen-hel- militare nelle sue
me) in uso nell’esercito romano dell’epoca. province.
Raffaele D’Amato

31
MERCENARI
ANGEL GARCIA PINTO 1311 GRECIA

Ruggero Da Flor
DATA DI NASCITA: 1266.
ESPERIENZA BELLICA: il brindisino era
capo dei catalani (o almugavari).
STORIA: cacciato dall’Ordine dei Tem-
plari per essersi appropriato dei loro
tesori durante la caduta di San Giovanni
d’Acri, nonostante il coraggio dimostra- UN CAPO
to durante l’assedio, entrò nella Gran ITALIANO
compagnia dopo aver chiesto asilo al Una ricostruzione
figlio di Pedro d’Aragona, Federico II di della Gran compagnia
Sicilia, che lo mise a capo dei mercenari. catalana con Ruggero
Alla loro testa difese strenuamente Mes- da Flor al suo comando.
sina nel 1302. Fu poi assoldato dall’im- Sopra a destra, una
peratore bizantino Andronico II nella spada crociata del XII
guerra contro i Turchi. Fu da lui assassi- secolo. Ruggero, infatti,
nato nel 1305, durante un banchetto. era un templare.
L’AVVENTURA A DELL
L A GR
R AN COMMPA AGNIIA CA
ATALL A NA
ATTRA AVERSÒ I SECOLI DAL
L XII AL XV SCRIIVENNDO PAAGINEE
IMPO ORTANTII COMEE LA PRESAA DEEL DUCAATOO DI ATENNE

FESTA DI
DORLING KINDERSLEY

Truppe leggere del Regno d’Aragona, arruolate tra contadini sugli scudi fino a farne schizzare le schegge mentre si avventa-
e predoni, i catalani si erano ben presto trasformati nella più vano sugli avversari gridando ancora “Aragò, matem matem!”
temibile e ammirata compagnia di mercenari della loro epo- (“ammazziamo”). I Catalani avevano la meglio nella lotta cor-
ca. Il loro grido di battaglia, “Desperta ferro!”, risuonava du- po a corpo: più agili, non essendo impediti dalle armature, sca-
rante gli scontri, scoraggiando subito chi conosceva il valore di gliavano a distanza i giavellotti per ferire e disarcionare o si get-
questi mercenari spagnoli – con un capo italiano – che com- tavano tra le zampe dei cavalli per sventrare gli animali e abbat-
battevano solo per vincere. Oppure morire. tere i nemici. Una volta caduti a terra, i cavalieri franchi erano
facile preda dei colltells, usati senza misericordia.
n giorno d’aprile del 1305, nella città di Adrianopo- Arruolati da piccoli, riuniti in compagnie numerose, sotto-
li (Tracia), le porte della residenza di Michele Pale- posti a disciplina ferrea, facevano una vita durissima: dormiva-
ologo, figlio ed erede dell’imperatore d’Oriente An- no sulla nuda terra, mangiavano un giorno sì e tre no, viveva-
dronico II, si aprirono per accogliere il condottiero no per combattere, ingaggiati per vincere. O morire. All’inizio
italiano Ruggero da Flor e la sua numerosa scorta di cavalleg- erano reclutati tra le popolazioni dei Pirenei o delle sierras ibe-
geri catalani. Ruggero era da poco più di un anno al servizio del riche, gente abituata a dividersi tra i lavori agricoli, il saccheg-
basileus Andronico, che lo aveva nominato megaduca, coman- gio e la lotta ai Saraceni. Col tempo si erano aggiunti siciliani,
dante supremo di quel che restava delle forze armate di Bisan- calabresi, greci e turchi. Erano diventati la Gran compagnia ca-
zio, e gli aveva concesso in sposa la nipote Maria. Nella stagio- talana quando Pedro III d’Aragona li aveva presi al suo servizio.
ne della guerra del 1304 Ruggero e i suoi – la Gran compagnia Una mossa disperata. Ed eccoli al suo fianco. Ruggero era
catalana, composta da circa 1.500 cavalieri e 5.000 fanti – era- sicuro di sé: la Gran compagnia era molto più numerosa e ag-
no stati capaci di sconfiggere ripetutamente i Turchi, allonta- guerrita di qualsiasi contingente l’esausto impero potesse spe-
nandoli dalle immediate vicinanze della capitale; al tempo stes- rare di mettere in campo per tenerla a bada. Sapeva che non sa-
so però, non ricevendo la paga pattuita col basileus, avevano rebbe mai stato pagato il soldo promessogli da Andronico II, ma
saccheggiato a loro volta il territorio imperiale, e costituivano contava di impossessarsi con la forza di ben altri tesori, com-
adesso una minaccia per la sopravvivenza dello Stato bizantino. preso il trono di Costantinopoli. Si sedette a tavola come un re
I più duri. Ma chi erano questi mercenari e perché faceva- accanto al principe Michele; ma durante il banchetto un mer-
no così paura? Sui campi di battaglia li conoscevano per il loro cenario alano al servizio del Paleologo gli si avvicinò alle spalle
grido spaventoso: “Aur! Aur! Desperta ferro!” – ovvero “Ascol- e gli tagliò la gola. Poi Michele, impassibile, diede il segnale ai
ta! Ascolta! Il ferro si risveglia”. Di solito l’incitamento era pre- suoi soldati di massacrare la scorta di Ruggero.
ceduto da un baccano infernale che gelava il sangue a chi dove- La Gran compagnia poteva essere privata del suo condottie-
va affrontarli: battevano pezzi di selce o la loro picca di legno ro, ma non certo distrutta dalle scarse forze rimaste agli ordini
di Bisanzio; i catalani, al sicuro nella loro base fortificata di Gal-
Paga Era altissima: Ruggero ottenne da Andronico II la promessa di 300 hyperpyra (monete d’oro) lipoli, scelsero subito Bernat de Rocafort come loro nuovo capo
per ogni cavaliere e 150 per ogni fante, circa il triplo di quanto pagato agli altri mercenari alani
e turchi. La somma totale – mai corrisposta per intero – superava l’intero budget imperiale per il militare (manescal de la host) e vendicarono crudelmente l’as-
1304. Andronico fu costretto a svalutare la moneta e imporre nuove tasse, senza riuscire comun- sassinio di Ruggero facendo strage del popolo indifeso, prima
que a raggiungere la cifra necessaria a soddisfare i mercenari catalani. di scatenarsi nel saccheggio delle regioni circostanti. Michele

33
I MERCEN
NARI SI ARRISSCHIA
ARO
ONO STTAVOOLTAAA
CON
NQUISTAR
RE UN REGNO, AD DDIR
RIT
T TUR
R A UN IM
MPER
RO
Paleologo tentò di intervenire, lasciando sguarnita la frontie-
Gli almugavari ra nord, ma venne ripetutamente sconfitto; quando disertaro-
no i suoi mercenari alani e turchi, come sempre a corto di pa-

I
l termine era in uso nella redicilla, a cerchi di pelle o ferro, ga, dovette fuggire. In Asia Minore i turchi catturarono Efeso;
penisola iberica fin dal X che proteggeva la testa e ser-
secolo, nelle zone di frontiera viva per legare i capelli; come i bulgari invasero la Tracia indifesa; i genovesi – in teoria alle-
tra arabi e cristiani, per indica- armi offensive utilizzavano dei ati di Andronico II – si impadronirono di vari porti imperiali.
re un particolare tipo di fanti micidiali giavellotti (azconas) e Bisanzio sembrava sul punto di dissolversi, e i temibili almu-
armati alla leggera esperti nel un coltellaccio o spada a lama gavari della Gran compagnia, che continuavano impunemen-
condurre rapide e micidiali in- larga – il colltell – che portavano te i loro saccheggi in Tracia, erano tra i principali responsabi-
cursioni. L’etimologia è incerta: sospeso alla cintura. Lanciando
probabilmente deriva dall’arabo l’azcona gli almugavari erano li del disastro. A posteriori è difficile capire se Andronico e suo
al-mughāwir, “chi provoca disor- spesso capaci di ferire il nemico, figlio avessero scelta diversa da quella di rivolgersi a mercenari
dini, ribelle”. disarcionandolo se a cavallo, per stranieri: certamente era un circolo vizioso – le paghe promes-
Le armi. Gli almugavari com- poi sgozzarlo con il colltell. se, eccessive, generavano irrealizzabili aspettative nei guerrieri
battevano privi di armatura e venuti dall’Occidente; il mancato pagamento li trasformava in
scudo, indossando una giubba
larga (la zamarra) e brache di nemici implacabili, che non avevano nulla da perdere nel de-
ANGEL GARCIA PINTO (2)

cuoio. Sul capo portavano la vastare terre straniere. Il basileus Andronico II era stato trop-
po accondiscendente; Michele aveva scelto di eliminare quel-
lo che ormai si comportava come un pretendente al suo trono;
l’assassinio di Ruggero aveva trasformato i catala-
ni in scorridori e la debole reazione bizantina ave-
va convinto i nuovi capi dei catalani della possibili-
tà di conquistare un dominio territoriale permanen-
te a spese dell’impero.
Vitto oria su ul Ceefisoo. Per circa due anni (1306-
1307) i catalani – divisi adesso in due gruppi maggio-
ri, agli ordini di Bernat de Rocafort e Berenguer d’En-
tença, presto in lotta fra loro – tentarono di stabilirsi in
Tracia minacciando da vicino Costantinopoli. Ma la “Re-
gina delle città” era ben difesa dalle possenti mura e dal-
la guarnigione; alla fine venne deciso di spostare la prin-
cipale base d’operazioni in Tessaglia, a Salonicco, da dove
furono saccheggiati pure i monasteri del monte Athos. Nel
1309 vi fu una nuova crisi: Rocafort, accusato di perseguire
il suo interesse in modo tale da gettare discredito sui catala-
ni, venne deposto dal Consiglio dei dodici, supremo organo
di governo della Gran compagnia, che scelse poi di accettare
la proposta d’ingaggio avanzata da Gualtieri V di Brienne, du-
ca di Atene , il quale stava ampliando il proprio dominio a spe-
se dei Bizantini nella Grecia centrale. Come al solito la Gran
compagnia si dimostrò efficace sul campo, conquistando nel
1310 città e castelli; ma al momento di corrispondere il soldo
pattuito, anche Gualtieri scoprì di non avere abbastanza dena-
ro per tutti. Il duca pensò di trarsi d’impaccio pagando solo al-
cuni dei suoi valorosi mercenari catalani, e congedando gli altri
con la minaccia di impiccarli: per tutta risposta la Gran compa-
gnia, dopo aver svernato nelle sue basi in Tessaglia, si presentò
al gran completo in armi, ai confini del ducato di Atene ai pri-
I CATALANI
Abbigliati in cuoio, pelli mi di marzo del 1311, sfidando il duca alla battaglia.
e brache corte (abarcas) L’orgoglioso e imprudente Gualtieri, che faceva mostra di di-
con le loro armi tipiche: sprezzare gli almugavari armati alla leggera, si fece loro incon-
due pesanti giavellotti, tro in Beozia con un esercito possente – circa 700 cavalieri pe-
azcón o azcona santi e almeno 8.000 fanti – la cui vista indusse in un primo
(atzagaia, in catalano)
e una specie di spada Atene Il ducato di Atene fu uno degli Stati crociati costituito in Grecia dopo la Quarta crociata
corta (colltell), oltre a (1205), a seguito della conquista di Costantinopoli e dell’Impreo bizantino. La capitale del ducato fu
balestre e archi. fissata a Tebe. Ottone de la Roche fu il primo a capo del feudo, col titolo di duca. Gualtieri fu il quarto.

34
HALM
MYRO
OS, 15 MARZO 1311
momento i capi della Gran compagnia

A
ll’inizio del XIV secolo si stava ormai delineando il tramonto della SAPPERN NE DI PIÙ
cavalleria pesante feudale, sempre più in difficoltà di fronte alle a chiedere un accomodamento pacifi-
fanterie messe in campo in tutta Europa, Cronache catalane del secolo
co. Il duca rifiutò sdegnosamente, pre-
dalle valli svizzere alle città fiamminghe, dalla Sco- XIII e XIV, Ramon Muntaner.
parandosi allo scontro; i catalani rispo- La conquista della Grecia nella te-
zia alla penisola iberica. Anche la battaglia com-
battuta il 15 marzo 1311 nella piana di Halmyros, Halmyros sero schierandosi al margine di un bas- stimonianza diretta del tesoriere
in Beozia, tra l’esercito del duca di Atene Gualtieri sopiano paludoso sulla riva del Cefiso, degli almugavari.
V di Brienne e le forze della Gran compagnia ca- che resero ancora più infido deviando
talana è una delle tappe di questo cambiamento Atene le acque del fiume.
epocale, che nella storia militare europea segna il Carica fron ntale. Quando Gualtieri si mise alla testa
passaggio dal Medioevo all’Età moderna.
dell’esercito ateniese e lanciò la prevista carica frontale, la mat-
tina del 15 marzo 1311, restò ben presto impantanato nel fango
con i suoi duecento migliori cavalieri: gli almugavari, adottando
FASE 1
la tattica usuale, penetrarono tra le loro file, insinuandosi tra le
Cavalleria Cavalleria zampe dei cavalli, e li sventrarono, abbattendoli, per poi sgoz-
Almugavari zare i nemici rovinati a terra, impacciati dalle armature. La fan-
appiedati
teria ateniese cercò allora di intervenire, ma venne attaccata di
Mercenari
turchi sorpresa su un fianco da un contingente di mercenari turchi al
servizio dei catalani, che la mise in rotta e completò la vittoria.
Pianura allagata Prima di mezzogiorno Gualtieri di Brienne e quasi tutti gli al-
tezzosi nobili franchi del suo seguito erano stati sterminati. La
Gran compagnia si era guadagnata la paga sul campo: il ducato
Gualtieri
di Brienne di Atene era nelle mani dei mercenari catalani, che lo avrebbe-
ro governato per i successivi settantacinque anni. 
Fanteria ateniese Gastone Breccia
Fiume Cefiso
I CROCIATI
A partire da sinistra, Gualtieri
di Brienne, duca di Atene, il
cavaliere Reginald de la Roche,
discendente dal primo capo del
FASE 2
ducato, e un balestriere.

Almugavari
Cavalleria Cavalleria
Mercenari
turchi

Gualtieri
di Brienne

Fiume Cefiso
N. JERAN

FASE 1 Il duca di Atene schierò le sue forze in maniera del tutto prevedibile,
contando sulla formidabile potenza d’urto della cavalleria pesante feudale
formata dai rampolli della nobiltà franca stabilitasi in Grecia dopo la IV
crociata. Senza badare troppo alle condizioni del terreno, allagato nei giorni
precedenti dai catalani, Gualtieri guidò personalmente l’attacco alla testa
di circa 200 cavalieri “dagli speroni d’oro” (così raccontò il catalano Ramon
Muntaner, che combatté con la Gran compagnia e completò la sua Crònica
prima del 1336); il loro impeto venne ostacolato dal fango, e l’assalto si in-
franse contro la linea degli almugavari.

FASE 2 Gualtieri di Brienne fu tra i primi a giungere a contatto col nemico


e tra i primi a cadere. La fanteria ateniese tentò allora di intervenire in
soccorso dei cavalieri, ma a quel punto i mercenari turchi al servizio della
Gran compagnia, che si erano mantenuti fuori dalla mischia sospettando un
complotto cristiano ai loro danni, si convinsero che non c’era più nulla da
temere e attaccarono sul fianco il nemico, gettandolo definitivamente nello
scompiglio e determinandone la disfatta finale.
Le perdite ateniesi furono molto gravi: caddero la maggior parte dei 700 ca-
valieri al seguito del duca e alcune migliaia di fanti. Le perdite catalane non
sono note, ma secondo il cronista Ramon Muntaner la battaglia fu comun-
que piuttosto dura, almeno nella fase iniziale dello scontro corpo a corpo.
MERCENARI 14
477 NAN
NCY
LE GUERRE BORG
G OGNONE FURONO UN BANCO DI PR
ROVA PE
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EBBERO MODO DI AFFINARE IN UNA FORMAZIONE NUOVA DAL
D L

I GUERRIER

Che gli elvetici sappiano fare la guerra


non è cosa nota a tutti, vista l’apparente
pacifica flemma delle Guardie svizzere
in Vaticano e la neutralità del loro Paese,
ma alla fine del Medioevo per vincere
TRE A ZERO
Carlo I di Borgogna detto il Temerario bisognava battersi come le fanterie dei
e, sullo sfondo, la battaglia di cantoni alpini. Furono i mercenari svizzeri,
Grandson, che oppose i borgognoni addestrati a combattere in quadrati di
agli svizzeri il 2 marzo 1476. Il picchieri e alabardieri, al servizio dei
LUISA RICCIARINI/LEEMAGE

condottiero fu sconfitto tre volte sul sovrani europei, a dettare le regole in


campo dalle fanterie svizzere. Un
adagio recita: “A Grandson Carlo battaglia per oltre tre secoli. Con loro
perse le ricchezze, a Morat perse l’onore, nasceva la guerra moderna.
a Nancy perse la testa”.
QUADRATTI SVIZZ
ZERI, CHE
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TRO LE
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ERIIE NEMICH
HE
SAPORE AN TICO LA TATTTICA DELLA FALA
ANGE GRECA

MONDADORI PORTFOLIO/LEEMAGE
arlo il Temerario, il potente duca di Borgogna, atten- La Confederazione svizzera non era pronta a mobilitare per
deva gli avversari sul campo di battaglia. Nevicava: aiutare Renato, ma permise al lorenese di ingaggiare a proprie
domenica 5 gennaio 1477 i campi intorno alla città spese un contingente di 6.000 mercenari.
di Nancy erano imbiancati. I sogni espansionistici Nei villaggi circolavano storie di soldati diventati ricchi dopo
del duca avevano scatenato una feroce guerra che lo stava con- aver combattuto a Grandson e Morat e messo le mani sui tesori
trapponendo alla Confederazione svizzera e al Ducato di Lo- abbandonati dal nemico: sotto le tende del campo borgognone
rena, ma sino ad allora il conflitto era stato un vero disastro se- avevano trovato, infatti, stoffe, oro, argento, armi, chiodi, zuc-
gnato dalle sconfitte di Grandson e Morat (1476). Molte guar- chero, attrezzi, abiti, scarpe. Ufficialmente i confederati erano
nigioni borgognone si erano arrese e l’ultima a cedere era sta- tenuti a consegnare le prede per una spartizione generale – e a
ta quella di Nancy, la capitale della Lorena, che Carlo aveva già centinaia erano stati fermati col bottino e perquisiti – ma molti
conquistato nel 1475. Il 22 ottobre il borgognone e il suo eser- l’avevano fatta franca accumulando una fortuna. I racconti dei
cito erano ritornati sotto le mura della città, decisi a riprender- veterani elvetici fecero esplodere una vera euforia per la guerra
sela. Ma un’armata comandata dall’acerrimo rivale di Carlo, il tanto che i reclutatori del duca di Lorena riuscirono a ingaggiare
duca di Lorena Renato II, stava arrivando per soccorrere Nancy. in poche settimane 8.400 mercenari affluiti da tutta la Svizzera.

37
SI MUO
OVEVANO O COME E UN ISTRIICE E SBAR
R AGLIAV
VANOO
IL NEMICO CONN LA SO
OLA FORZA A D’UR RTO, MA
ANTE ENEN
NDO
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LA COEESIONE GRAZIE ALL’E
ESTREEMA A DISCIPLIINA

I BALESTRIERI GENOVESI I TARDVENUS


EPOCA: XII secolo. EPOCA: nacquero dopo il Trattato di Bréti-
NAZIONALITÀ: italiana. gny dell’8 maggio 1360.
INGAGGIO: reclutati nella milizia comu- NAZIONALITÀ: varia.
nale di Genova; l’ingaggio era effettuato INGAGGIO: l’accordo di Brétigny siglava
da due nobili che valutavano le capacità una tregua tra Francia e Inghilterra in lotta
militari della recluta, l’equipaggiamento e tra loro (Guerra dei cent’anni, 1337-1453).
la qualità della vista. Una massa di mercenari disoccupati,
SPECIALITÀ: erano organizzati in “bandie- provenienti da Germania, Italia, Fiandre
re”, formazioni tattiche composte da circa e dalla stessa Francia si organizzarono in
20 uomini, le quali erano raggruppate in una compagnia di ventura dedita al sac-
più grandi compagnie. cheggio.
G. ALBERTINI

EQUIPAGGIAMENTO: balestra, daga, SPECIALITÀ: temprati al combattimento


elmo leggero, gorgiera, cotta di maglia e dopo anni di guerra ininterrotta, i Tard-
un grande scudo, il pavese (o palvese). I Venus si rivelarono anche validi soldati.
balestrieri combattevano impiegando la Non solo furono in grado di conquistare
loro balestra in coordinazione con i pa- una grande quantità di città e castelli, ma
vesari, soldati equipaggiati con pavesi e sconfissero anche l’esercito del re di Fran-
lance. La protezione garantita dai pavesari cia a Brignais, il 6 aprile 1362. Giovanni
permetteva a questi soldati specializzati II del Monferrato li reclutò pagando loro
di ricaricare la propria arma in sicurezza e 60.000 fiorini d’oro per impiegarli nella
difendersi dalle cariche di cavalleria. guerra contro i Visconti di Milano.

38
BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO
NANCY Jean II Le Meingre
La morte di Carlo
il Temerario alla DATA DI NASCITA: 1364.
battaglia di Nancy ESPERIENZA BELLICA: Guerra dei cent’an-
nel dipinto di ni, crociato in Tunisia (1389), combatté a
Eugène Delacroix. Nicopoli (25 settembre 1396), in Italia per
il dominio di Genova (1401-1409) e infine
ad Azincourt (25 ottobre 1415).
STORIA: soldato di fama internazionale,
Jean Le Meingre era soprannominato
“Boucicaut”, termine che nel francese
medievale indicava il soldato mercenario.
Combatté praticamente in tutte le guerre
europee della seconda metà del XV secolo.
Dopo aver partecipato a numerose campa-
gne alla testa di una propria compagnia di
ventura, nel 1391 fu nominato maresciallo
di Francia. Catturato ad Azincourt dagli
inglesi, morì in prigionia in Inghilterra il 21
giugno 1421.

John Hawkwood
DATA DI NASCITA: 1320 circa.
ESPERIENZA BELLICA: Guerra dei cent’an-
ni, campagne dei Tard-Venus, fu al soldo
del marchese del Monferrato, di Firenze,
Milano, Pisa, Padova. Combatté nelle bat-
taglie di Cascina (28 luglio 1364) e Casta-
gnaro (11 marzo 1387).
STORIA: originario dell’Essex, dopo
il Trattato di Brétigny fondò una
propria compagnia di ventura (la Com-
pagnia Bianca del Falco), con la quale
si unì alla più grande banda dei Tard-
Venus. Reclutato nel 1362 dal marchese
Giovanni II del Monferrato, scese in Italia
dove combatté per la repubblica di Pisa,
per Firenze e i Visconti. Nel 1381 Riccardo
II d’Inghilterra lo nominò ambasciatore
presso la Santa Sede; nel 1387, alla testa
dell’esercito padovano, sconfisse l’armata
veronese di Giovanni Ordelaffi a Casta-
gnaro. Morì a Firenze il 14 marzo 1394.

Impieego part t-time e. Era inverno e in molti potevano per-


mettersi una “vacanza” dalle normali attività. Del resto la so-
cietà e l’economia svizzera si erano modificate per permettere
queste attività di mercenariato part-time. A partire dal Trecen-
to aveva preso il sopravvento l’allevamento di bovini, con la con-
G. RAVA

trazione del lavoro nei campi e negli orti oltre che nei vigneti,
perché per custodire e accudire il bestiame bastavano, per mol-
ti mesi dell’anno, donne e bambini. Quando non brandiva la sua
picca sui campi di battaglia, il soldato svizzero era un contadi-
no o un artigiano che percepiva una paga adeguata all’acquisto
del proprio equipaggiamento bellico. L’arma più diffusa era la
picca, un tempo prerogativa del cantone di Lucerna, in seguito
impiegata in tutta la Svizzera. MERCENARIO SVIZZERO
All’appello del duca di Lorena si presentarono con le proprie Portabandiera alla battaglia di Morat (1476). Per
armi o le presero in prestito negli arsenali cantonali; si prepa- Nancy le reclute vestirono robusti e caldi farsetti di
ravano per marciare e combattere nel freddo inverno lorenese lana, calzabrache e giubbe; preferiti erano il rosso e il
indossando mantelli e cappucci. Trasportavano inoltre borrac- bianco, i colori militari della confederazione, ma non
era una regola. Alcuni, specie quelli destinati alle prime
ce per l’acqua, una coperta di lana, un sacco ricolmo di gallette, file, indossavano celate, bacinetti o barbute, elmi su
formaggio, pesce affumicato e mele essiccate. Alcuni possede- cui erano avvolti drappeggi o turbanti, e un’armatura
vano lanterne, che fungevano da focolare nei bivacchi notturni. completa a piastre per proteggere busto e braccia.

39
La specialità 1477 MALZÉVILLE
LEGENDA
Armata di Carlo
degli svizzeri: BATTAG il Temerario
la picca 1.
2.
Carlo
Jacques Galleotto
3. Josse de Lalaing
CY

N
ancy fu il definitivo trionfo della 4. Artiglieria
fanteria svizzera, ma tutto ebbe Armata di
inizio nel 1291 quando i tre Renato II di Lorena
cantoni di Schwyz, Uri e Unterwalden, (direzione del vero
piccoli Stati semi-autonomi dell’area attacco)
alpina centrale, strinsero tra loro un Esploratori di
patto confederale e diedero origine al- an Renato (direzione
JARVILLE
la Confederazione elvetica. L’alleanza 2 del finto attacco)
intendeva limitare le pretese della po- 1
tente famiglia degli Asburgo, che ave-
va importanti proprietà nella regione. 4
Ai tre cantoni originari se ne aggiun- RS i aurupt
sero presto altri, sino a raggiungere
nel 1499 l’obiettivo della separazione
ufficiale dall’impero. Fu una conquista
politica che divenne possibile grazie
soprattutto alle capacità militari della
fanteria svizzera.
LANEUVEVILLE
LA TATTICA
La prima vittoria che la Confederazione Foresta ECOURT
fu in grado di ottenere fu a Morgarten di Haye
nel 1315. Sfruttando il terreno gli sviz- OUDEMO
zeri tesero una imboscata micidiale
alla cavalleria pesante asburgica, che

N. TERAN
venne investita dal massiccio lancio
di tronchi e sassi da una posizione
sopraelevata e da una massa di fanti
armati di alabarde, pesanti scuri poste Il fante svizzero
su lunghi manici di legno. Nel 1386 a combatteva armato di
Sempach la vittoria fu invece ottenuta picca (a sinistra, i picchieri
in campo aperto, grazie a una inedita alla battaglia di Morat,
formazione tattica. La fanteria svizzera 1476) e di alabarda (nella
non era statica come quella medievale foto sotto), composta da
e in campo aperto muoveva sempre un’asta lunga 1,8 m e da
all’offensiva. Le truppe venivano una lama a forma di ascia
distribuite in tre grandi unità armate dal puntale pronunciato.
MONDADORI PORTFOLIO/AKG

principalmente con alabarde e picche,


armi che gli uomini maneggiavano con
entrambe le mani in quanto lo scudo,
considerato un’arma difensiva, non
veniva impiegato.
Il quadrato dei picchieri. Ciascuna
unità comprendeva circa 4 o 5.000
uomini, e i reparti erano disposti in LE FORMAZIONI GUARDIA SVIZZERA
maniera indipendente l’uno dall’altro. Gli eserciti svizzeri combattevano PONTIFICIA
I comandanti svizzeri preferivano schierati su tre grandi unità: l’avan-
sempre attaccare piuttosto che essere guardia, detta Vorhut, destinata ad EPOCA: fondata il 22 gennaio 1506
attaccati e muovevano le loro truppe attaccare frontalmente il nemico; il quando 150 svizzeri guidati da Kaspar
con grande velocità, così da sorpren- corpo centrale, Gewalthaufen, con il von Silenen entrarono per la prima
dere l’avversario: mentre due corpi compito di sostenere l’avanguardia o volta in Vaticano benedetti da Giulio II.
svolgevano un attacco frontale, il tentare l’aggiramento del nemico; la INGAGGIO: il reparto è composto da
terzo metteva in atto una mossa aggi- retroguardia o Nachhut, che doveva 110 elementi reclutati nella Confede-
rante per colpire il fianco del nemico. supportare la manovra avvolgente o razione elvetica. Non esiste un canto-
La formazione avversa veniva caricata, le altre formazioni in difficoltà. ne specifico di provenienza: occorre
colpita, praticamente trascinata via essere cittadini svizzeri, cattolici, celi-
dal campo di battaglia e scompagina- LE ARMI bi e non aver superato i 30 anni di età.
ta senza possibilità di poter riformare All’inizio della loro storia i fanti con- COMPITI: la mission è la vigilanza, la
i propri ranghi. I soldati dispersi veni- federati erano dotati soprattutto di sicurezza e la protezione del pontefice
vano abbattuti a colpi di alabarda. Le alabarde. Nel corso delle Guerre Bor- all’interno del Vaticano.
Guerre di Borgogna, racchiuse in poco gognone iniziarono invece a favorire DOTAZIONI: l’alta uniforme è di colo-
più di un anno fra il 1476 e il 1477, la picca, arma in asta semplice (una re blu, rosso e giallo. Si tratta di una
segnarono l’apoteosi della fanteria punta in ferro simmetrico montata in ricostruzione voluta agli inizi del ’900,
svizzera che inflisse tre sconfitte, a cima a un’asta) e lunga: circa 3 metri
RMN/ALINARI

mentre armature ed equipaggiamenti


Grandson, Morat e Nancy, all’impo- sino alla fine del Quattrocento, poi sono originali del XVII secolo.
nente esercito del duca Carlo. sino a 6 metri.
In maarcia. Venne così formato un esercito di 20.000 solda- Il trionfo. Gli svizzeri intuirono il pericolo e decisero di
ti che si mise in marcia verso Nancy. Carlo il Temerario decise assalire l’avversario con un attacco sulla sinistra. Divisero le
di distaccare una forza di circa 7.000 uomini per affrontare gli loro forze in tre scaglioni la cui avanguardia, formata da 7.000
avversari. Il duca sapeva di essere in inferiorità numerica e, pur fanti e 2.000 cavalieri, avrebbe proseguito il cammino lungo la
essendo noto come il Temerario, non era di certo uno sprovve- strada per Nancy. Il grosso delle forze, composto da 4.000 pic-
duto. Avanzò verso sud lungo la strada da cui sarebbero giun- chieri, 3.000 alabardieri, 1.000 archibugieri e 1.300 cavalieri,
ti i suoi avversari e si mise a cercare una posizione tatticamen- avrebbe aggirato il fianco destro borgognone attraverso una
te forte che avrebbe permesso alle sue celebri artiglierie cam- difficile marcia all’interno del bosco di Saurupt, mentre una
pali di colpire le fanterie svizzere con tutta la loro potenza di piccola riserva di 800 archibugieri sarebbe stata inviata in soc-
fuoco. Carlo trovò un’eccellente posizione difensiva nel punto corso della colonna più in difficoltà.
in cui un piccolo torrente, il Ruisseau de Jarville, si gettava nel L’avvicinamento ebbe inizio
fiume Meurthe; voleva utilizzare il torrente come difesa pas- intorno a mezzogiorno, ma SAPEERNEE DII PIÙ Ù
siva frontale, mentre il suo fianco sinistro era protetto dal fiu- solo dopo due ore di marcia I mercenari svizzeri in Italia.
me Meurthe e quello destro dal bosco di Saurupt. nella neve e nei boschi fu pos- L’esperienza delle guerre milanesi
Il duca ordinò alla fanteria di assumere una formazione ret- sibile raggiungere le posizio- (1510-1515) tratta dalle fonti
tangolare compatta dietro al Ruisseau de Jarville e a una gran- ni avversarie, proprio men- bernesi. di Arnold Esch (Alberti).
One million mercenaries,
de batteria di 30 pezzi d’artiglieria che batteva tutte le direzio- tre terminava la nevicata. La John McCormack (Leo Cooper).
ni lungo la strada per Nancy. Lateralmente due contingenti massa dei quadrati svizzeri,
di cavalleria pesante coprivano entrambi i fianchi dell’armata la sorpresa di un attacco sul
borgognona. L’esercito di Carlo il Temerario avrebbe combat- fianco e la superiorità tattica nel combattimento ravvicina-
tuto in inferiorità numerica, ma se il ne- to provocarono in poco tempo la distruzione dell’esercito di
mico avesse attaccato frontalmente se- Carlo il Temerario. La quasi totalità degli effettivi borgogno-
guendo come asse di penetrazione la ni venne uccisa sul campo di battaglia, compreso il duca stes-
strada, sarebbe stato prima decima- so. I mercenari tornarono in Svizzera; erano sporchi, barbu-
to dal fuoco dei cannoni, quindi an- ti, stanchi, euforici e anche un po’ vaghi su alcuni aspetti della
nientato dalla fanteria schierata in se- battaglia, in quanto molti nascondevano ricchi bottini. Torna-
conda linea. vano a casa illesi e ricchi. 
Giovanni Cerino Badone

LA LORO FEDE ELTÀÀ ER


R A PROOVE ERBBIALEE
M A LE
EGAT TA ALLL A PAGA.““PASS
D’ARGENNT, PA
AS DE SUUISSSESS”: NIEN
N TE
SOLLDI, NIENTE E SVIZZERI

GUARDIA VARIAGA GLI ÉCORCHEURS


EPOCA: i variaghi nacquero nel 988, furo- EPOCA: dopo il Trattato di Troyes del
no attivi fino alla caduta di Costantinopoli 1420.
(1204) e forse anche oltre. NAZIONALITÀ: francese.
NAZIONALITÀ: erano tribù slave. INGAGGIO: Carlo VII, in lotta con gli
INGAGGIO: dall’874 un trattato impone- inglesi e i loro alleati borgognoni nella
va ai sovrani della Rus’ di Kiev di fornire Guerra dei cent’anni (1337-1453), non
soldati ai Bizantini. L’imperatore Basilio II aveva risorse per organizzare un esercito
chiese al principe Vladimiro I truppe per numeroso e reclutare regolari compagnie
difendere il suo trono e formò la prima di mercenari. Senza paga o altra forma di
G. ALBERTINI

guardia variaga con i 6.000 giunti in aiuto. compenso diretta, i soldati furono auto-
SPECIALITÀ: disposti sul campo di batta- rizzati a ricavare il loro compenso da atti-
glia con una formazione serrata detta “mu- vità di saccheggio in territorio nemico.
ro di scudi” (Skjaldborgr), erano impiegati SPECIALITÀ: non si facevano scrupoli nel
solo nei momenti critici dello scontro. Su- saccheggiare centri abitati, amici o nemici
scitavano sgomento e stupore gli attacchi che fossero. La loro violenza li rese celebri
di alcuni guerrieri Berserkir, cioè variaghi come “scortica cadaveri”. Indisciplinati,
che attaccavano i nemici in trance, in uno idolatravano i loro comandanti, alcuni dei
stato di completa euforia e ferocia, del tut- quali, come Étienne de Vignoles e Jean
to insensibili al dolore. Ponton de Xaintrailles, si rivelarono dei
EQUIPAGGIAMENTO: erano addestrati a leader capaci e fedeli a Carlo VII.
combattere utilizzando scuri e lance. EQUIPAGGIAMENTO: da fanteria.

41
MERCENARI
1527
7 ROM
MA

IL SACCO DE
ELL’URB
BE FU L’EPISODIOO CRU
UCIALLE DE ELLE
E
“HORREENDE GUE
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LIA” E INDEL
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DELL MERCEN
NARIATTO TEDDESCO O ALL
LE MU
URA LEON NINEE

ATTACCO AL
VATICANO
DEAGOSTINI/SCALA

Economica e facile da fabbricare, la picca portò un enorme tedeschi luterani, cristiani anch’essi, capaci di una profanazione
contributo alla guerra moderna, ribaltando i rapporti di che neppure i Saraceni, sette secoli prima, avevano perpetrato:
forza tra fanteria e cavalleria. Dopo gli svizzeri, a usarla entrarono nelle basiliche prendendo le teste delle salme, conser-
furono mercenari che per irruenza seminavano il terrore fra vate in sacchetti preziosi, per giocarci a pallone per le strade, o
le file nemiche, grazie anche all’abbigliamento sgargiante e dando una spietata caccia alle reliquie, asportando croci cesel-
spavaldo, quelle bande di lanzichenecchi fondate nel 1486 late, ostensori e perfino bolle papali, usate al posto della paglia
dall’imperatore Massimiliano I d’Austria. nelle scuderie per asini e cavalli. Il Vaticano conserva testimo-
nianza dello spirito antipapista che animava i luterani, come i
l 6 maggio abbiamo preso d’assalto Roma, ucciso sei- graffiti nelle stanze di Raffaello. Le cappelle di San Pietro furo-
mila uomini, saccheggiato le case, portato via quello no usate come stalle e gli altari come pedana per le esecuzioni.
che trovavamo nelle chiese e dappertutto, e finalmen- La ca alata degli alema anni. Ma perché questa ferocia
te incendiato una buona parte della città. Strana vita contro Roma? E com’erano arrivati fin qui? I fanti assoldati
davvero! Abbiamo lacerato, distrutto gli atti dei copisti, i registri, dall’imperatore Carlo V d’Asburgo in migliaia erano calati dal
le lettere, i documenti della Curia […]. Il papa ha dovuto firma- nord, da Trento, nell’autunno del 1526 per fare guerra a mez-
re la convenzione di resa che gli ha letto il segretario. Tutti si la- za Italia, superando le impervie strade di montagna e le arma-
mentavano miseramente; piangevano molto. Siamo tutti ricchi”. te della Lega santa, avevano marciato nel fango sotto piogge in-
In queste poche, asciutte righe di un lanzichenecco, il cavalie- cessanti, inarrestabili anche di fronte ai migliori campioni del
re Schertlin, si racchiude l’essenza del sacco più truculento del- papa, come quel Giovanni dalle Bande Nere che contro di loro
la storia di Roma. Non a opera delle feroci orde barbariche di avrebbe perso la vita, mossi da due imperativi: il soldo e la ven-
Brenno, Alarico e Genserico, che l’avevano violata secoli prima, detta contro il papa e la Chiesa di Roma. E nel marzo 1527, a
ma delle truppe mercenarie dei lanzichenecchi, supportate in mollo, accampati nelle pianure emiliane tra Parma e Piacenza,
modo fin troppo zelante dai soldati regolari spagnoli. Mercenari con i capelli e le barbe lunghe nido di pidocchi, i lanzi chiede-

42
AL MIGLIOR
OFFERENTE
Da corpo imperiale,
i lanzichenecchi
si misero presto
in proprio. Ecco
una riproduzione
ottocentesca del loro
costume tipico.

LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO
1527 Ponte Milvio

IL SACCO DI ROMA
F
Belvedere
Castel P.ta del Popolo
P.ta S. Angelo
Angelica
P.ta Pinciana
VATICANO P.ta Salaria
Borgo
P.ta Nomentana
P.ta Portuense Ponte ROMA
P.ta Fornaci S.Angelo
B
P.ta Torrione Campo Quirinale
P.ta S. Spirito Ponte Marzio
P.ta Settimiana Sisto
Viminale
P.ta S.Pancrazio Campidoglio
P.ta S. Lorenzo
Palatino Esquilino
B Quartier generale Oppio
del conestabile di Borbone
P.ta Portuense Celio
Aventino P.ta Maggiore
F Comando
d’Orange
di Filiberto
Testaccio
Te v er e

Accampamento P.ta S. Giovanni


dell’esercito imperiale P.ta Metronia
1a fase attacco (conquista Leonina) P.ta S.Paolo

N. JERAN
P.ta Latina
2a fase attacco (conquista Roma)
P.ta Ardeatina P.ta S. Sebastiano

PAPA MEDICI
Papa Clemente VII
(Giulio de’ Medici),
ritratto intorno al 1530,

BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO
quando l’imperatore
SCALA

Carlo V d’Asburgo chiese


ammenda del sacco
compiuto pochi anni prima
dai suoi mercenari (nel
dipinto a destra). Sopra, le
fasi del sacco.

Il contesto storico

A
contrastare l’impero “su cui L’avanzata germanica nella Pianu-
non tramonta mai il sole” del ra padana proseguì indisturbata,
sovrano asburgico Carlo V raccogliendo alleati e capitani di
sorse, nel 1526, la Lega di Cognac. ventura, fino al ricongiungimento
Sottoscritta da papa Clemente VII, col conestabile di Borbone, il 7
un Medici, con Venezia, Firenze, febbraio 1527, a Milano.
Milano e la Francia di Francesco I, A cosa puntavano. L’obiettivo
era appoggiata dall’Inghilterra di dell’esercito imperiale erano Fi-
Enrico VIII e perfino dal sultano renze o Roma, le due città che più
turco Solimano II. Eppure l’eser- interessavano al papa Medici. Cle-
cito dei federati, forte di 35.000 mente si affrettò a stipulare una
uomini e guidato dall’irresoluto tregua; ma le milizie mercenarie
Giulio Maria della Rovere, duca non venivano pagate da mesi e il
di Urbino, assistette impotente 13 marzo scoppiò una ribellione.
all’irruzione di armate imperiali A quel punto, i comandanti riusci-
nella Penisola. rono a placare le truppe solo pro-
Il comandante italiano. I tede- spettando loro un ricco bottino
schi, in particolare, partirono da entro il mese. A Firenze una rivolta
Trento il 12 novembre 1526 e due popolare contro i Medici, che
settimane dopo si attestarono sul costrinse i federati italiani a occu-
Mincio provocando la morte del pare la città per ristabilire l’ordine,
cugino del papa, Giovanni dalle sancì la meta definitiva dei soldati
Bande Nere , il Gran Diavolo. imperiali: Roma.
I LA
ANZIICH
HEN NEC
CCHI ERR AN O
LUTERA ANII E OD
DIAAVA
ANO LA
CH
HIESSA DII ROM A
vano a gran voce il pattuito. Erano senza approvvigionamenti, i

INTERFOTO / ARCHIVI ALINARI, FIR


loro abiti variopinti ridotti a stracci. Così, davanti alla richiesta
di pazientare fatta dal loro comandante, il generale Frundsberg,
che pare girasse con un cappio per impiccare il papa, alzarono
minacciosi le alabarde al grido di “Danaro, danaro!”, tanto che
nella tensione del momento il condottiero fu preso da un col-
po apoplettico. C’erano precedenti: già dopo la battaglia di Pa- GEORG VON FRUNDSBERG
via (1525), 4.000 lanzi inferociti si erano riversati nel castello a DATA
A DI NASC
CITA
A: 24 settembre 1473.
caccia dei comandanti imperiali: lì avevano tenuto per 4 ore, in ESPEERIENZA BELLICA A: Guerra sveva del 1499, Guerra
mezzo al cortile, Carlo di Lannoy, viceré di Napoli, sotto la mi- di successione di Landshut (1503-1505), partecipò al-
naccia delle picche fino a che lui non aveva sottoscritto l’impe- le Guerre d’Italia dal 1509 al soldo della Francia, degli
gno di versar loro quanto dovuto. Ma adesso per sedare la rab- Sforza e dell’imperatore.
bia dei mercenari non c’era che la promessa di un saccheggio. E STOR RIA
A: membro di una famiglia nobile del Tirolo,
sulla loro strada c’era Roma. combatté per l’imperatore Massimiliano I contro gli
svizzeri fin dalla Guerra sveva del 1499. Nel 1509
All’a assalto.. Forte di circa 30.000 uomini tra mercenari l’imperatore lo nominò comandante delle fanterie
lanzichenecchi, tercieros spagnoli e milizie italiane, all’alba del tedesche mercenarie, i lanzichenecchi. Frundsberg
6 maggio il comandante supremo dell’esercito imperiale, il co- trasformò questi soldati nella migliore fanteria del pe-
nestabile di Borbone, sferrò l’attacco principale contro le mura riodo, eguagliando e superando le capacità di combat-
leonine che cingevano il Vaticano, attuando nel contempo due timento dei mercenari svizzeri. Il Vater der Landsknecht
(padre dei lanzichenecchi) partecipò alla battaglia del-
manovre diversive a nord e a sud, verso Ponte Molle e San Pa- la Bicocca (1522) e a quella di Pavia (1525), nel corso
olo. L’assalto si concentrò dove le mura erano più basse e ma- della quale venne catturato il re di Francia Francesco I.
landate, con un cuneo condotto da Corrado di Bemelberg con i Morì il 20 agosto 1528 nel suo castello di Mindelheim.
lanzi, tra Porta Torrione e Porta S. Spirito, affiancato dagli spa-
gnoli verso Porta Pertusa. Una fitta nebbia li favorì; i difenso-
ri se li vedevano davanti solo quando avevano appoggiato alle
mura le loro scale fatte con i pali delle vigne legati con i vimi-
ni. Ciononostante, i romani riuscirono a respingere gli assali-
tori impadronendosi di ben sei stendardi nemici. Allora il Bor-
bone afferrò una scala e vi salì egli stesso, per esortare i suoi a
seguirlo. Ma una palla di archibugio, che in seguito Benvenu-
to Cellini, orafo del papa, si sarebbe vantato di aver sparato, lo
centrò all’addome provocandone la morte. I difensori credet-
tero di avere la vittoria in tasca, ma verso l’una un manipolo di
spagnoli si accorse di una finestra lungo le mura e vi penetrò,
provocando il panico e la rotta tra le truppe di Renzo Orsini, re-
sponsabile delle difese romane.
Il sac crificioo degli sviz zzeri. I lanzichenecchi, intanto,
riuscivano a scalare le mura di S. Spirito e a impadronirsi delle
artiglierie, che rivolsero subito contro Castel Sant’Angelo, mi- GÖTZ VON BERLICHINGEN
nacciando i difensori impegnati a fronteggiare gli spagnoli. Ben DATA
A DI NASC
CITA
A: 1480 circa.
presto la resistenza venne meno e gli imperiali sciamarono den- ESPEERIENZA BELLICA A: Guerra sveva del 1499, Guerra
tro il Vaticano, provocando un’orgia di sangue; massacrarono di successione di Landshut (1503-1505), Guerra dei
la guardia svizzera assiepata intorno all’obelisco, gli artiglieri e contadini (1524-1525), Guerre d’Italia.
perfino i malati ricoverati nell’ospedale di S. Spirito e i bambi- STOR RIA
A: membro di una nobile famiglia del Wurttem-
ni dell’orfanotrofio accanto; i comandanti imperiali furono co- berg, inizialmente combatté per conto del margravio
stretti a uccidere tutte le bestie da soma, per impedire che i sol- di Brandenburg-Ansbach. Nel 1500 formò una propria
compagnia di ventura, con la quale partecipò alla
dati si dessero alla ricerca del bottino prima di aver vinto la bat-
Guerra di successione di Landshut. Nel 1504 un colpo
taglia. Il papa, che aveva scelto il momento sbagliato per anda- di cannone gli strappò la mano destra: questa venne
re a pregare a San Pietro, fu costretto a tornare di corsa a Castel sostituita da una protesi di metallo mobile che gli
Sant’Angelo: la sua fuga attraverso il Passetto, passaggio che col- consentiva di afferrare oggetti e persino firmare do-
lega ancora la basilica alla fortezza, fu garantita dal sacrificio de- cumenti. La ferita non pregiudicò le attività militari di
Berlichingen che, spinto da un fortissimo desiderio di
gli svizzeri, su cui si sfogò la frustrazione dei lanzi. Il Vaticano
rapina, continuò a combattere e a dedicarsi, occasio-
nalmente, anche a saccheggi e sequestri di persona.
Mura leonine Furono erette attorno al Vaticano da Leone IV dopo il saccheggio della Basilica a Ritiratosi a vita privata, morì nel castello di Horneck a
opera dei musulmani (846). Prima di allora non era mai stata profanata da eserciti non cristiani. Gundelsheim il 23 luglio 1562.

45
“LA
LA
A FED
DELT
TÀ DEII MERC
CENA AR I
AL SOLDD O NO
ON DUUR A””,
SC
CRIVE
C EVA
A IL MA
ACHIAAVELLLI
caddee sotto il controllo degli imperiali dopo 8 ore di battaglia.
A Ponte
P Sisto, passaggio obbligato per penetrare in città, i ro-
mani avevano allestito l’ultima linea di difesa: il primo assalto
provoocò il cedimento delle approssimative barricate, su cui era-
no staati installati 20 cannoni, e la fuga in massa delle milizie cit-
tadine. Rimasero a combattere solo 200 cavalieri, che non po-
terono impedire l’irruzione del nemico, alle 17:30 circa. Roma ma
era inn mano imperiale, senza aver resistito neppure un giorno
all’asssedio. I lanzi si radunarono a Campo de’ Fiori, gli sp -
gnoli a Piazza Navona, mentre la popolazion ne, consapevole
delle conseguenze prodotte dal diritto di con nquista, atten-
deva con orrore la propria sorte. Il segnale di rompere le fi-
le fu ddato a mezzanotte. Quello che sarebbe successo do-
po, per oltre due mesi, e poi ancora per altri cinque dopo
l’estatte, fu uno scempio divenuto proverbiale..
La fe erocia spagno ola. La tradizione asseegna ai lanzi
la responsabilità del sacco, ma gli spagnoli no on furono da
menoo. Guicciardini – che raccontò le “horrend de guerre de
Italiaa” – precisa che i tedeschi avanzavano uccci-
dendo e impossessandosi dei tesori che riuscii-
ARCHIVI ALINARI

vano a strappare ai morti, mentre gli iberici te--


nevan no in vita i prigionieri fino a estorcere loro o
ogni ogni
o cosa con la tortura: i cronisti parlano d di vit-
time costrette a mangiare le proprie orecchie, il na-
so e i testicoli arrostiti. Perfino alcuni nobili rom mani
della fazione imperiale furono costretti a riscatttarsi più volte,
passando di mano dai tedeschi agli spagnoli, e viiceversa. Il pa-
pa, assserragliato a Castel Sant’Angelo, capitolò d dopo un mese

INTERFOTO / ALINARI
impeggnandosi a pagare un riscatto enorme.
Ma se gli spagnoli erano solo soldati in cerca di bottino, per
i lanzichenecchi, animati da un vero spirito crociato, la pro-
fanazione calcolata della Roma cattolica era un pellegrinaggio
ovescia. La loro caccia ai preti fu spietata e peer i personag-
alla ro
gi di rrango fu inutile appellarsi agli spagnoli per la l protezione.
Si orgganizzarono mercati a Campo de’ Fiori, al Bo orgo e a Pon-
te Sisto; secondo un testimone “si vendeva tutto quello q che era
stato rubato durante il sacco, vestiti ricamati d’oroo, sete, velluti,
drapp po di lana e di lino, anelli, gioielli, perle; i tedesschi avevano
sacch hi pieni di oggetti da vendere, e si vendeva di tutto su una
grand de piazza del mercato, e poi il saccheggio rico .
Non n un cardinale sfuggì al taglieggiamento. Il ffrancescano
Cristo oforo Numalio morì in miseria 4 mesi dopo il sacco, str -
L’armatura pato d dal suo letto, messo in una bara e portato in rocessione

I
lanzichenecchi non disponevano di artiglieria. Per dai lanzi. Ma per la soldataglia, un’altra preda amb bita erano le
la difesa usavano il corsaletto e il morione (elmo); nobildonne, che cercarono inutilmente scampo neii conventi. I
per l’offesa, a seconda della specializzazione, armi
da asta, archiburgi e spada, o una daga con lama lar- lanzi andarono a prenderle anche lì, facendole poi filare er le
ga, la “lanzichenecca”. Infatti si dividevano in bande vie di Roma in paramenti sacerdotali, precedute dai eti vesti-
di alabardieri, picchieri, archibugieri e giocatori di ti in abiti femminili, e infine costrette a servirli al possto delle vi-
spada. Quest’ultima era una spada lunga a due mani, vandiere che facevano abitualmente
talvolta con lama a biscia, portata sulla spalla durante parte delle loro salmerie.
le marce. In battaglia il lanzichenecco appoggiava SAPPERNE D
l’impugnatura alla cintola, tenendola con la mano E se faide, diserzioni e soprattutto
la peste ridussero l’armata imperia- Il sacco di Roma, Antonio Di Pierro
sinistra, mentre la destra guantata afferrava la lama
(Mondadori). La pagina nera della
vicino all’elsa, in modo da menare fendenti e puntate le a un terzo, i superstiti ne usciro- storia dell’Urbe raccontata sotto
e aprirsi un varco in mezzo alla cavalleria. no ricchi.  forma di vivida ccronaca.
Andrea Frediani

46
SCALA
GIOVANNI
DALLE BANDE NERE
DATTA DI NASCITTA: 6 aprile 1498.
ESPPERIENNZA BELLICA: considerato il miglior soldato
italiano della sua epoca, grande innovatore, si mise
presto in proprio fondando una sua compagnia di
ventura organizzata in bande rigidamente disciplina-
te (il nome derivava dal fatto che fece rivestire a lutto
i suoi quando morì lo zio papa, Leone X, un Medici),
unità d’élite in grado di colpire a sorpresa e veloce-
mente. Per questa sua tattica di guerriglia fu sopran-
nominato “Gran Diavolo” dai lanzichenecchi.
STOORIA: figlio di un Medici del ramo cadetto e di
Caterina Sforza, la bellicosa signora di Imola e Forlì, è
l’uomo d’arme rinascimentale per antonomasia. Capi-
tano di ventura, fu al servizio prima di papa Leone X
(fino al 1522), poi dei francesi (1522-23) e dell’impero
(1523-24). Poi tornò al servizio dei francesi (1525) e a
capo delle fanterie italiane combatté per la Lega san-
ta, riuscendo a rallentare la calata dei lanzichenecchi
nella Penisola con la sua tattica di scorrerie e scara-
mucce – dirette soprattutto a distruggere le loro vet-
tovaglie – che logoravano i tedeschi. Morì a 28 anni
per una ferita riportata nella battaglia di Governolo.
Suo figlio Cosimo divenne granduca di Toscana.

Chi erano i “lanzi”

I
l termine lanzichenec- spinsero gli imperatori a
co è stato associato a contrapporvi una fanteria
“devastatore” all’epoca altrettanto capace di com-
del sacco di Roma, i cui battere in schiere serrate,
abitanti italianizzarono il con soldati che si cono-
nome dei soldati tedeschi, scevano reciprocamente e
i Landsknecht, i “compagni seguivano gli stessi princi-
del paese”. Costoro pro- pi tattici. Fu Massimiliano
venivano dalla Germania d’Asburgo alla fine del ’400
meridionale, a ridosso della a inquadrarli in un corpo
Svizzera, di cui avevano stabile dell’esercito, con
assunto le caratteristiche il caratteristico equipag-
belliche: erano milizie giamento di picche e ala-
SALARIO DOPPIO territoriali di irregolari che barde, archibugi, accette e
Doppelsöldner con spada a due difendevano le rispettive mazze ferrate, e l’abbiglia-
lame, che brandivano aprendosi comunità e i villaggi dalle mento sgargiante: brache
varchi nelle formazioni nemiche. aggressioni del ceto ca- colorate, giubbotti di cuoio
Per loro paga doppia perché valleresco, depredando e cappelli piumati. I loro
“lavoravano” in prima fila. Fu viaggiatori e abitanti delle capi erano imprenditori
Massimiliano d’Asburgo alla regioni vicine, proponen- di mercenari, in grado di
DE AGOSTINI/GETTY IMAGES

fine del ’400 a inquadrarli in un dosi anche come merce- mobilitarne molti in breve
corpo stabile dell’esercito, con il nari per le leghe cittadine tempo: Frundsberg per la
caratteristico equipaggiamento della Svevia. campagna italiana assoldò
di picche e alabarde (come quella Schiere serrate. I successi 35 bandiere di lanzi, ovve-
nella foto a sinistra). degli elvetici in battaglia ro 12.000 uomini.

47
MERCENARI
16311 BRE
EITENFELD
D
ERANNO NAATI PE
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ERE
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I SOLDATI DI MAACKKAY Y: PA
ARTEECIPARRONO O
ALLAA GUERRRA DEI TRE ENT’ANNI AL L
FIANNCO DI DANNESII E SV
VEDESII COO N T RO
RUPPE IMPE
LE TR ERIA
ALI

Moschettiere
inglese delle
ALLEATI truppe di
ALINARI

A sinistra, Gustavo
Hamilton.
Adolfo di Svezia
alla battaglia di
Breitenfeld (Lipsia),
episodio della Guerra
dei trent’anni. Qui il
re, detto “Leone del
Nord”, si avvalse dei
mercenari scozzesi
per andare in aiuto
del Grande Elettore
di Sassonia, che stava
per essere sopraffatto
dalle forze imperiali
e cattoliche.

Compagnie di mercenari assoldati da colonnelli-impresari che curavano il loro


benessere per farli fruttare al meglio. Erano questi i reggimenti scozzesi (e non
solo) di Mackay e Monro, impresari della guerra che si muovevano per l’Europa
mettendosi al servizio delle monarchie del continente, eternamente in lotta.

uando re Giacomo VI di Sco- ti nati che, avendo ben poco da perdere,


zia divenne anche sovrano risposero volentieri all’appello dei colon-
d’Inghilterra, il 24 marzo del nelli-impresari pronti a tentare la fortu-
1603, si aprì un lungo perio- na nelle guerre europee. Uno dei primi
do di pace nella storia dei due regni. Mol- avventurieri a ottenere il permesso di ar-
ti giovani scozzesi, figli cadetti di fami- ruolare truppe fu sir Donald Mackay: la
glie piuttosto male in arnese, si trovaro- storia del suo reggimento, formato nel
no nella condizione di dover emigrare, o 1626, è senza dubbio uno dei capitoli più
di trovare comunque un impiego lonta- gloriosi della secolare epopea delle trup-
no dalle proprie fattorie: erano uomini pe mercenarie. Picchiere del
robusti, addestrati all’uso delle armi fin Co
olonn nellii-im
mprressari.. Sir Donald reggimento
da adolescenti, induriti dal clima e dal- ebbe da re Carlo I facoltà di armare fino a scozzese di
le difficili condizioni di vita della loro pa- 6.000 uomini per metterli al servizio del Mackay e Monro.
tria, specie nella più povera regione set- re di Danimarca Cristiano IV, allora im-
OSPREY

tentrionale delle Highlands. Combatten- pegnato nella prima fase della Guerra dei

48
The invincible old regiment

I
l “vecchio invincibile reg- desiderio di emulazione me gli scozzesi le lunghe
gimento”: così i nemici che li rendeva formidabili in picche da urto, dal tardo
cominciarono a chiamare battaglia. La scelta degli uo- Medioevo arma tradizionale
gli scozzesi di Mackay in mini da assegnare alle due degli highlanders. Ma più
quei mesi terribili. Il segreto specialità fondamentali era di tutto valeva l’orgoglio
della loro efficienza stava accurata, e le manovre tatti- di essere considerati una
Moschettiere da un lato nell’omogeneità che ripetute fino a diventa- forza di élite: era l’inizio
del reggimento del reparto, dall’altro nella re una seconda natura. della leggenda che sarebbe
scozzese di perfetta integrazione tra Highlanders picchieri. A durata nei secoli, perché
Alexander picche e moschetti, frutto Breitenfeld i moschettieri l’Invincible old regiment ven-
Hamilton. del continuo addestra- della brigata scozzese ne sciolto e incorporato nei
mento. Soldati e ufficiali si impiegarono per la prima Royal Scots, il cui prestigio
conoscevano bene; spesso volta una nuova disciplina era tale da avere la prece-
erano imparentati tra loro, di fuoco, per interi plotoni, denza su tutti gli altri reggi-
e questo creava un legame tremendamente efficace; menti di linea dell’esercito
di fiducia reciproca e un nessuno sapeva usare co- britannico.

Stralsunda, la città baltica


assediata dalle truppe di

MARY EVANS/ALINARI
Wallenstein nel 1628, ricevette il
soccorso dei danesi appoggiati
anche da un reggimento scozzese.

trent’anni contro l’Impero asburgico. In attacchi della cavalleria nemica. Ma c’e-


Recluta redshank realtà, il 10 ottobre 1626, fecero vela dal- rano altri problemi: i servizi logistici era-
(il guerriero delle la Gran Bretagna verso la foce dell’Elba no rudimentali, quelli sanitari quasi ine-
Highlands) con
gonnellino solo 15 compagnie scozzesi, per un tota- sistenti, la paga irregolare, le prospettive
a disegno tartan. le di circa 3.000 effettivi: ogni compagnia di vita quantomeno scoraggianti.
contava infatti dai 150 ai 300 uomini, 4 su Co olonn nellii-immpressari.. Si combat-
10 armati di picche, il resto di moschetti teva prima di tutto per la speranza di un
a miccia. Non è facile immaginare quali colpo fortunato (il bottino dopo il sac-
fossero le condizioni di servizio nell’Eu- cheggio di una città nemica, per esem-
ropa del XVII secolo: gli uomini – specie i pio), e poi per l’onore e la gloria da spen-
picchieri, scelti tra i più robusti, visto che dere una volta tornati in patria: per chi
dovevano maneggiare un’arma lunga 14 proveniva da una società relativamente
piedi (oltre 4 metri) – dovevano costante- arretrata come quella scozzese i valori le-
mente esercitarsi. La tattica della fanteria gati alla sfera militare erano ancora fon-
del XVII secolo, infatti, era basata sulla damentali per mantenere uno status so-
strettissima cooperazione tra picchieri e ciale di rilievo. In un mondo tanto rude il
moschettieri: i primi erano essenziali per colonnello-impresario aveva un ruolo di
difendere le compagnie appiedate dagli primo piano, visto che era il solo a tratta-
re direttamente con sovrani e grandi con-
Guerra dei trent’anni Serie di campagne che insanguinarono
l’Europa tra il 1618 e il 1648. Iniziò come conflitto religioso fra dottieri per il bene dei suoi uomini: come
cattolici e protestanti sulle terre del Sacro romano impero, do- scrive Robert Monro nelle sue memorie,
ve vide schierarsi contro le forze cattoliche imperiali i principi “essenziale tra i doveri di un colonnello è
tedeschi, i Paesi Bassi, i regni danese e svedese e altri ancora.
Si concluse, infine, con la lotta per l’egemonia tra la Francia e prendersi cura per tempo di tutto ciò che
gli Asburgo. possa essere necessario al benessere di chi
Robert Monro (1601-1680) Appartenente al clan dei Munro si trova sotto il suo comando. La genero-
di Rosshire, si arruolò nel 1626 nel reggimento di Mackay; sità e l’attenzione nel prevedere ciò di cui
passato al seervizio di Gustavo Adolfo di Svezia, fu tra i suoi più possa aver bisogno il suo reggimento non
fidati e abili ufficiali. Ha lasciato un memoriale di grande valo-
re storicoo (Monro. His Expedition with the worthy scots called sono spese invano, ma sono destinate a ri-
Mackkays) che rappresenta una delle testimonianze più pagarlo tre volte tanto”. 
intteressanti sulla guerra in Europa nel XVII secolo. Gastone Breccia

49
BATTAGLIE, CONDOTTIERI,
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MERCENARI
17611 INDIIA

Li chiamavano Sannyasi, o Naga, per via della nudità, che li


accompagnava in battaglia insiem me con armi dall’aspetto esotico.
Ma erano tutt’altro che folcloristicci. Questi yogi guerrieri, ombre
imprendibili e formidabili incursoori, punteggiarono il paesaggio
indiano tra XVI e XIX secolo, commbattendo ora per l’uno ora per l’altro,
fino a schierarsi contro la dominaazione britannica del continente.

el 1566, mentre marcia ver- po di combattenti. Che que-


so Lahore, in Punjab, per se- sti venissero chiamati Naga
dare una rivolta, il Gran Mo- (ovvero “i nudi”, per la loro
gol Akbar fa sosta al santua- abitudine di battersi sen-
rio di Thaneswar. Lì, un asceta induista za panni addosso), San-
della setta dei Puri sollecita udienza: que- nyasi (termine che signi-
sti rivendica un sito per accamparsi, in fica “i rinunciatari”), Gos-
quel momento occupato dalla setta riva- sain (“i dominatori di passioni”) o Yo-
le dei Kur. Il santuario attira fedeli da tut- gi (“i praticanti”), costituivano gruppi
te le parti del continente indiano e le di- dalle dimensioni variabili. Numeri da
spute sono frequenti. Akbar, di fede isla- temere, visto che arrivavano a raggiun-
mica, è divertito dal fatto che gli induisti gere migliaia di uomini, pronti a me-
gli chiedano di arbitrare le loro dispute. nare le mani anche solo per protegge-
Tentativo che si rivela subito inutile, per- re un tempio o combattere agli ordini di
ché le due fazioni vengono presto alle ar- un maharaja che si mostrasse generoso
mi: i Kur, più numerosi, assalgono i Puri. e che, naturalmente, venerasse lo stesso
Preoccupato dall’evidente disparità del- dio del loro guru. In egual modo pote-
le parti, il Gran Mogol ordina a qualcuno vano schierarsi contro i loro equivalenti
dei suoi di combattere al fianco dei Puri, musulmani, le bande di fachiri, anche lo-
che prendono rapidamente il sopravven- ro asceti armati, che miravano a stermi-
to sui Kur, li massacrano e decapitano il nare i pellegrini induisti visti come ado-
loro capo. Akbar si trova così in mezzo a ratori di idoli.
una guerra fra asceti induisti. Le origiini. È il viaggiatore bolognese
Gli inga aggi. Era uno dei primi incon- Ludovico de Varthema a fornirci il pri-
tri-scontri tra i Moghul, i musulmani che mo resoconto sugli asceti combattenti
in quel momento governavano l’India, e le nel suo diario di viaggio in India (1503-
BRIDGGEMANIMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

tante sette locali che, all’occorrenza, sape- 1508): l’uomo incontrò vicino al villag-
vano trasformarsi in guerrieri abili e spie- gio di Surat uno “yogi-re” che dispone-
tati. Combattenti in nome di un dio, ma va di un’armata di asceti. La storiogra-
più spesso al soldo del miglior offeren- fia indu fa risalire questi gruppi di reli-
te. Nell’India del XVI secolo ci voleva po- giosi guerrieri alle invasioni musulmane
co per mettere insieme un nutrito grup- e all’insediamento del sultanato di Delhi

L’ASCETA ARMATO
Un Sannyasi (che poi significa “guerriero-asceta”)
nel suo scarno abbigliamento, con moschetto e le
tipiche armi indu. A destra, Jalaluddin Muhammad
(1542-1605), terzo imperatore della dinastia
musulmana dei Moghul (noto con l’appellativo di
Akbar, “il più grande”), a cavallo, combatte contro i
guerrieri-asceti (visibili in basso) nel XVI secolo.

52
GLI YO GII SANNYASI
ERANNO AL SOLD DO
DI CH
HIU
U N QU E ,
MUSSULM ANI,
INDUU O I N G L E SI
CHEE FOSSSERO
(XII sec.), ma in realtà sembra fossero già
stati costituiti per questioni di rivalità in-
terna all’induismo stesso, tra le sette de-
vote al dio Shiva e quelle devote a Vishnu.
Super ruom minii. L’obbedienza spiritua-
le a un guru e gli esercizi fisici dello yoga
facevano dei Sannyasi soldati disciplina-
ti e in eccellenti condizioni fisiche, in gra-
do di distinguersi sui campi di battaglia
perché combattevano nudi o quasi, ma-
gari solo con un panno avvolto attorno ai
lombi e semmai un turbante, il corpo co-
sparso di ceneri e sulla fronte il caratte-
ristico tilak, il segno che marcava la setta
di appartenenza. Usavano dividere in due
la rigogliosa barba dipingendola per otte-
nere un aspetto ancora più spaventoso.
Diventando asceti-guerrieri, i Sannyasi
si affrancavano dalle regole della casta di
appartenenza, in primis quella che obbli-
gava a rispettare ogni vita. E, ormai con-
siderati fuori casta, potevano accogliere
nei loro ranghi uomini di qualunque ori-
gine e ignorare i divieti brahmanici, come
mangiare carne e bere alcol. Fra loro, poi,
erano assai diffuse le droghe.
Le armi. La sola arma di difesa era un
piccolo scudo; quelle offensive erano ar-
co, sciabola e pugnale e, a seguire, ascia,
bastone e lancia, o il tridente, simbolo del
dio Shiva. C’era poi il chakram, un anel-
lo di metallo dal bordo esterno affilato: si
lanciava come un fresbee e poteva tran-
ciare un uomo in due. Arma caratteri-
stica del combattente indiano era poi il
cosiddetto “ombrello”, un manico da cui
pendevano catene che terminavano in
una pallina di metallo: facendolo girare
velocemente, le catene formavano una
barriera impenetrabile, simile ai raggi di
un parasole. I Sannyasi adottarono pre-
sto anche moschetti e fucili, alcuni grup-
pi persino l’artiglieria; altri costituirono
GETTY IMAGES/DEAGOSTINI

unità di cavalleria leggera.


Le attività dei mercenari yogi si svilup-
parono particolarmente dal 1750. Dopo
la morte dell’imperatore Aurangzeb nel

53
MERCENARI DI GORDON
EPOCA: 1862-1864.
INGAGGIO: fu il generale britannico C. G.
Gordon, che aveva combattuto nella Guerra
di Crimea, a riprendere la guida della Ever
victorious army dopo la morte di Ward. Nel
marzo 1963 i suoi conquistarono la città di
Chansu, poi ripresero Kunshan, combatte-
rono a Suzhou contro l’armata imperiale
cinese che aveva fatto massacrare i prigio-
nieri, e si ritirarono. Ritornata al fronte nel
1864, l’Armata sempre vittoriosa partecipò
all’eliminazione delle ultime truppe taiping
della regione. Fu “licenziata” a fine anno.
SPECIALITÀ: l’addestramento era all’euro-
pea. Infatti, Gordon aveva assoldato nei
bassifondi del porto di Shanghai ufficiali
che avevano combattuto per i rispettivi
Paesi, fra loro persino un principe tedesco.
Questi poi comandavano reclute cinesi.
Gordon, da gentiluomo inglese, li disprez-
zava tutti.
EQUIPAGGIAMENTO: gli ufficiali indossa-
vano quello che volevano, anche se pare
G. ALBERTINI (2)

che gli americani fossero vestiti da pirati. I


soldati portavano la stessa uniforme dell’e-
poca di Ward. Un reggimento era armato di
fucili, gli altri di moschetti.

L’INDIA PASSSAVA SOTTO


1707, l’Impero Moghul
era in piena decadenza: in-
tere province reclamavano auto-
MERCENARI DI WARD nomia, il re di Persia Nadir Shah conqui-
stava Delhi (1739) e gli afghani interveni-
EPOCA: 1860-1862. vano negli affari del Paese. Ma i proble-
INGAGGIO: la città cinese di Shan- mi per l’impero non erano finiti: al centro
gai era minacciata dai ribelli Taiping dell’India si stavano ricavando il loro spa-
(schieratisi contro il corrotto regime
imperiale), così i mercanti locali finan- zio i Marathi (etnia del Maharashtra, Sta-
ziarono una truppa di mercenari affidando- to la cui capitale è oggi Mumbai), che da lì
ne il comando all’avventuriero americano sfidavano i Moghul in affanno.
Frederick T. Ward. Nel 1860 attaccarono Voltaga abba anaa. In un primo tempo
Sungchiang e Chingpu, dove persero la mag- i Sannyasi avevano combattuto tra le file
gior parte degli uomini. Ward li riportò a com-
battere nel 1861 con nuove reclute cinesi. Lui dei Marathi, con i quali condividevano la
morì l’anno dopo nella battaglia di Cixi. stessa religione. Ma i capi degli yogi guer-
SPECIALITÀ: era un’armata poliglotta, di rieri erano maestri nell’arte dell’intrigo e
avventurieri, spesso marinai, proveniente da nei voltafaccia. Esemplare in questo fu
tutti i Paesi d’Europa, oltre che dalle Filippine, la vita di uno di loro, Anupgiri Gosain,
attirati dal ricco ingaggio. Dal 1861 Ward si
che senza farsi tanti problemi lasciava
avvalse anche di cinesi inquadrati da ufficiali
occidentali per formare la sua “Armata sempre le schiere induiste per entrare al servi-
vittoriosa”. zio di un nababbo, cioè di un sovrano in-
EQUIPAGGIAMENTO: qualche pezzo di arti- diano di religione musulmana. Lo fece,
glieria, pistole Colt e carabine Sharp, usate in per esempio, nella battaglia di Panipat
America per la caccia al bisonte. Non avevano (1761), dove combatté contro i Marathi
uniformi, indossavano quelle della Marina di
appartenenza. Le reclute cinesi usavano fucili
al fianco degli afghani, giunti a sostenere
Enfield inglesi e uniformi occidentali, anche se il trono moghul. Immaginiamo lo scon-
mantenevano il caratteristico codino. certo dei devoti musulmani nel trovar-
si dalla loro parte i vecchi nemici, tanto

54
SCALA
TERZA BATTAGLIA
DI PANIPAT, 1761
Il declino dell’Impero Moghul lascia
spazio ai Marathi, che dal Dekkan
(la penisola indiana) cercano di
espandersi nel continente, verso
nord, occupando il Punjab e
allarmando il vicino Impero afghano.
Guidati da Ahmad Shâh Durrani, gli
afghani riportano contro i Marathi
una grande vittoria attorno alla città
di Panipat (a destra), avvalendosi dei
mercenari sannyasi. Ma la sconfitta
indebolisce i maharaja indiani e apre
le porte all’occupazione britannica.

La tattica
I Sannyasi costituivano una fanteria
leggera, eccellevano in raid e im-
boscate, sapevano infiltrarsi come
fantasmi nei ranghi delle armate
nemiche per spiare o seminare
discordia. Ma in battaglia se non
erano appoggiati da unità di caval-
leria o di fanteria pesante, come a
Panipat, non arrivavano a risultati
concreti.

A sinistra, una cartina storica dell’India


nel 1765. A lato, Panipat si difende da-
gli afghani (visibili sulla destra).

IL DOMINIO
O DEI BRITANN
NICI, APPOG
G GIAT
TI DA TR
RUPPE LOCA
ALI
più nudi! Alla fine gli yogi svestiti venne- a disertare. Ma il complotto fu scoperto al fianco dei britanni-
SAPPERNEE DI PIÙ Ù
ro dislocati da un’altra parte, all’ala sini- e, nello scontro, i Sannyasi caricarono per ci, avendo però l’intel-
Warrior ascetics and
stra dell’armata afghana, dove si battero- primi scontrandosi con i sepoy, addestra- ligenza di ingaggiare a
indian empires, W. R. Pinch
no con coraggio. Sul loro valore in batta- ti all’occidentale, finendo decimati da un sua volta un mercena- (Cambridge Studies). Vita e
glia, nulla da dire, salvo che forse all’ar- fuoco serrato. Senza appoggio della ca- rio europeo per fare battaglie di Anupgiri Go-
dore nella lotta aggiungevano qualcosa di valleria, anche i superyogi finivano male. addestrare i suoi 6.000 sain e dei guerrieri-asceti.
più: infatti un leader maratha, morendo, Alcuni episodi della lotta contro gli in- Sannyasi alla manovra
accusò il capo mercenario Anupgiri Go- glesi sono avvolti da un alone mitico. Co- all’occidentale. Con eccellenti risultati.
sain di averlo ucciso con la magia. me quello del capitano Thomas che, nel Con questa armata Anupgiri spalleggiò
L’Inndia brit tan
nnic ca. Ma i Sannyasi 1773, dovendo neutralizzare una banda gli inglesi nel sottomettere tutti i picco-
non avevano ancora avuto a che fare col di 1.500 asceti-guerrieri, lanciò un attac- li regni sulla loro strada. L’ingaggio delle
nemico arrivato dall’Occidente. Ben pre- co notturno contro il loro accampamen- bande sannyasi permise alla Compagnia
sto Anupgiri si trovò davanti a un nuo- to, vicino a un luogo di pellegrinaggio. I di controllarle negli anni seguenti, per poi
vo avversario: la Compagnia delle In- Sannyasi si ritirarono per inoltrarsi nel- disarmarle. Avendo aiutato i britannici a
die Orientali. Così nel corso del XVIII e la giungla, seguiti dal capitano e dai suoi conquistare il territorio dei loro vecchi
XIX secolo gli yogi guerrieri affrontarono sepoy. Gli uomini della Compagnia con- datori di lavoro, i Sannyasi si ritrovarono
spesso i britannici. A Buxar , per esem- tinuarono a brandire le armi cercando di senza padroni da servire, mentre la Com-
pio, dove Anupgiri mise in atto una tat- sparare alle ombre, ma si ritrovarono ben pagnia sviluppava le proprie unità: sepoy,
tica usuale: prima della battaglia inviò in presto accerchiati. Il capitano ordinò un Gurkha e presto anche i Sikh. I Sannyasi
segreto un asceta fra i ranghi dell’armata attacco alla baionetta, ma i sepoy si rifiu- combatterono l’ultima volta – contro gli
avversaria per spingere le truppe india- tarono, finendo catturati o massacrati, inglesi stavolta – nella Rivolta dei sepoy
ne che servivano la Compagnia (i sepoy) come il povero capitano. nel 1853, al fianco dei soldati ribelli e dei
Eppure, quando la Compagnia delle In- loro vecchi avversari, le bande di fachiri
Buxar La battaglia che nel 1764, sulle rive del Gange, oppose die Orientali fece guerra ai Marathi (1803- musulmani. Poi furono deportati duran-
le truppe della Compagnia delle Indie Orientali alle forze 1805), i britannici reclutarono proprio te la repressione che seguì e sparirono dal
guidate dal nababbo del Bengala e dal suo alleato, il nababbo
dell’Awadh (regione dell’India nord-est, attuale Uttar Pradesh). questi guerrieri, che avevano il vantag- sistema militare dell’India. 
La vittoria inglese rese l’occupazione britannica del sotto- gio di conoscere bene il terreno. Anupgiri Pierre David Beauchard
continente indiano definitiva fino al XX secolo. Gosain cambiò bandiera e si schierò così (traduzione di Lidia Di Simone)

55
MERCENARI
1964
4 CONGO
O
LA CRISI CONGOLESE FECE RISCOPRIRE AL MONDO L’ESISTENZA
DEL MERCENARIATO, DA ALLORA PRESENZA INGOMBRANTE
IN OGNI CONFLITTO AFRICANO O MEDIORENTALE

IL VOLO
DELL’OCA
SELVAGGIA
Jean Schramme
DATA DI NASCITA: 1929.
ORIGINI: nato a Bruges (Belgio), tra-
sferitosi in Congo nel 1947, entra a far
parte dei reparti Paracommando.
COMPITI: diventa famoso per aver
capeggiato la ribellione dei mercenari
contro il regime congolese nel 1967. Do-
po una serie di fulminei attacchi si ritira
verso Bukavu, dove resiste strenuamen-
te prima di ritirarsi oltreconfine.
STORIA: nel 1962 è in Katanga dove
forma un gruppo di mercenari che

ALAMY STOCK PHOTO


diventerà famoso come Battaglione Leo-
pard. Nel 1964 partecipa alle operazioni
contro i ribelli Simba. Nel 1968, tornato
in Belgio, viene accusato di omicidio, ma
espatria in Brasile, dove resta fino alla
morte, avvenuta nel 1988.

La storia africana del secondo dopoguerra coincide spesso con


l’epopea del mercenariato. L’esempio emblematico è il Congo,
ex colonia del Belgio, dove i mercenari hanno rivestito un
ruolo fondamentale nella guerra civile scoppiata all’indomani
dell’indipendenza, dichiarata il 30 giugno 1960.

a sera del 22 novembre 1964 la lunga colonna moto-


rizzata si inoltra nella fitta boscaglia come un serpen-
te. Le tenebre stanno calando su questo lembo di ter-
ra africana e nessuno si avventurerebbe di notte in una
zona infestata dai ribelli Simba. Già, nessuno si calerebbe mai
nell’inferno che scoppia all’improvviso: la foresta buia viene di-
laniata in un attimo da decine di vampe giallastre, dagli ordi-
Mike “Mad” Hoare ni urlati in tutte le lingue e dal crepitio assordante di armi au-
DATA DI NASCITA: 1919. tomatiche. Imboscata! Nessuno vorrebbe essere qui, tranne un
ORIGINI: nasce in India, vive inizialmen- gruppo di uomini risoluti che hanno fatto del mestiere delle ar-
te tra Irlanda e Inghilterra, dove studia. mi una scelta di vita. Molti sono sudafricani e rhodesiani: lo-
Porta sempre con sè un passaporto ir- ro l’Africa ce l’hanno nel sangue. Ma altri vengono da lontano,
landese per indicare le sue origini.
dall’Europa, e sono greci, spagnoli, francesi, belgi, italiani. La
COMPITI: comandante del Commando
Group 5, è protagonista dell’avanzata
società occidentale dei primi anni ’60 potrebbe offrire loro la
per la liberazione di Stanleyville (1964), prospettiva di una vita tranquilla: un ufficio con scrivania, una
in Congo, impresa che lo rende famoso. bella casetta, una macchina comprata a rate. No, grazie. L’azio-
STORIA: durante la Seconda guerra ne, l’amore per la sfida hanno prevalso e scelto per loro, che ora
mondiale è ufficiale di fanteria nel reg- sono qui, in Congo, a imbracciare un fucile per andare all’as-
gimento britannico London Irish Rifles. salto. Portano avanti un racconto vecchio come la guerra stes-
Nel 1947 si trasferisce in Sudafrica, nel
1961 inizia la sua carriera di mercenario sa, la storia di chi combatte dietro compenso per una causa al-
nel Katanga. Dopo il Congo è a capo di trui. Sono mercenari.
un fallito colpo di Stato alle Seychelles La secessio one del Kat tanga a. Nell’estate 1964 il Congo,
(1981). Condannato al carcere, nel 1985 ex colonia belga, è ormai in preda a una guerra civile che dura
viene rilasciato al rientro in Sudafrica. da più di quattro anni, iniziata subito dopo la dichiarazione di
indipendenza. I ribelli, detti “Simba”, occupano quasi metà del
VERSO Paese e la situazione militare è critica. Il primo ministro, Moi-
LA SALVEZZA se Tschombe, nominato dopo essere stato in precedenza lea-
THE LIFE PICTURE COLLECTION/GETTY IMAGES

Mike Hoare con uno


dei suoi mercenari der della regione secessionista del Katanga (tipico esempio dei
che imbraccia il tanti capovolgimenti di fronte dei conflitti africani), deve cer-
fucile FAL durante care di ribaltare una situazione disperata. Per farlo non esita a
l’evacuazione di rivolgersi ai soldati di professione che hanno già servito per lui
ostaggi civili dopo
durante la ribellione katanghese. Tra loro, quello che diventerà
il massacro di
Stanleyville. uno dei più famosi comandanti mercenari: il britannico di ori-
gini irlandesi Mike “Mad” Hoare.

57
ALAMY STOCK PHOTO

AVIOTRASPORTATI
Membri di un Commando Group DOPO UN LUNG G O D OM
MIN
NIO COL
LON
NIAALEE
prima di partire per Bukavu su un
velivolo DC-6. Il trasporto per via IL CONGOO ERA
A EN
N TRA
ATO IN UN
NA FASE
aerea rivestì un ruolo fondamentale
nelle operazioni dell’autunno 1964. DI RIVO
OLTE
E SAN
NGUINOOSE
E
La base logistica e organizzativa viene stabilita in Sudafrica e T-6 “Texan”, pilotati da sudafricani e rhodesiani. Oltre al grup-
un centro di reclutamento è allestito a Johannesburg. Già il 21 po di Hoare nascono reparti analoghi guidati da comandanti
agosto uomini e materiali giungono nell’aeroporto congolese di destinati alla fama: il Commando Group 6, formato da francesi
Kamina. È il primo nucleo di quello che sarà un reparto merce- e belgi con a capo il francese Bob Denard e, a sud, il Comman-
nario destinato a entrare nella leggenda: il Commando Group 5. do Group 3 guidato dal belga Jean Schramme.
Il qu
uinto co omman ndo inn batttaagllia. Il 23 questi uomi- Il Commando Group 5 di Hoare assume sin dall’inizio la fisio-
ni entrano in azione contro i ribelli, mentre la parte restante nomia di reparto motorizzato idoneo a operazioni rapide ba-
dell’unità continua ad affluire. La formazione viene strutturata sate sulla velocità e la sorpresa. Equipaggiato con vetture fuo-
inquadrando 7 distaccamenti a livello plotone, forti di circa 40 ristrada e autocarri, viene dotato di armamento di provenienza
elementi ciascuno e denominati Commando , numerati dal 51 occidentale, nel quale spicca il fucile d’assalto FN FAL in cal.
al 57, più un reparto dotato di blindo Daimler “Ferret”. In tutto 7,62 x 51. Come emblema viene scelto un simbolo destinato ad
un totale di circa 350 combattenti, più un’aliquota di persona- entrare nella leggenda: la wild goose, l’oca selvaggia irlandese,
le logistico e di supporto. A loro si aggiunge successivamente un chiaro lascito delle origini di Hoare.
il Commando 58, formato da esuli cubani. E cubani fuoriusciti
Fucile FN FAL La classificazione delle armi leggere in base al calibro comporta l’indicazione di
sono anche molti piloti di una piccola forza aerea destinata ad due dati numerici relativi alla munizione impiegata: il primo indica il calibro effettivo del proiettile
appoggiare dal cielo le operazioni, dotata di bombardieri leggeri mentre il secondo (preceduto dalla“x”) riguarda la lunghezza del bossolo, elemento importante
Douglas B-26 “Invader” e addestratori armati North American per determinare la potenza effettiva della cartuccia.
T-28 “Trojan”. A questi aerei si aggiungono i North American
1964, gruppo di ribelli congolesi Simba.
Commando A partire dalla Seconda guerra mondiale Il termine“commando”sta a indicare un
reparto di ridotte dimensioni idoneo ad azioni rapide e incursioni. Risale alla Guerra anglo-boera e
deriva dall’afrikaans“kommando”. Termime azzeccato, vista la nazionalità di molti del Group 5.

I mercenari al cinema e in musica

L
e vicende dei mercenari in canzone cantata da Pino Caruso,
Congo hanno suscitato una Il mercenario di Lucera, il cui testo
vasta eco nella cinematogra- in alcune parti rievoca in modo
fia e nella musica di quel periodo. sorprendentemente dettagliato
Il più famoso film specificamente fatti storici reali, quali i salvatag-
ispirato ai Commando Group è gi di religiosi e gli scontri con le
certamente I 4 dell’oca selvaggia truppe dell’Onu: “Salvai monache
del 1978, una pellicola con Ri- e frati, dal fuoco del ribelle, ma
chard Burton e Roger Moore, che l’Onu se ne frega, se brucia la
ebbe come consulente tecnico mia pelle”.
lo stesso Mike “Mad” Hoare. In Bestseller. Ispirato ai mercenari
Italia è poco noto il fatto che non in Africa è anche un romanzo di
ASSOCIATED PRESS/ANSA

pochi italiani combatterono in Frederick Forsyth, I mastini della


Congo tra le file dei mercenari e guerra, del 1974, da cui fu tratto
a questi uomini fu dedicata una nel 1980 l’omonimo film.

58
LA MARCIA SU
STANLEYVILLE 51
52

FASE 1
Concentramenti (ottobre) 51
Movimenti per via aerea delle unità del 51
Commando Group 5 da Kamina verso le
aree di concentramento
52 52
54 53
FASE 2
L’avvicinamento 54
(1-23 novembre)
L’avanzata verso Stanleyville della 51
Colonna Ligeois: Commando 55,
56, 57 e HQ con la 5a Brigata Anc.

C O LO N N A
Commando 51: viene trasportato per 55
via aerea a Gemena, avanza su Bumba, 51
poi si ricongiunge, di nuovo per via 56

LIG
aerea, a Kindu con la Colonna Ligeois. 52 EO
57 IS
Commando 52: viene trasportato per 54
via aerea a Coquilhatville, poi muove
su Ikela, di nuovo per via aerea viene
rischierato a Bumba per rilevare il
Commando 51, poi avanza e occupa 53
Paulis.
Commando 54: viene trasportato per via
aerea a Coquilhatville, poi marcia con il
Commando 52 su Ikela, successivamente
prosegue da solo e occupa Opala.
Commando 53: viene trasportato per via
Congo
aerea a Uvira, poi avanza verso nord e
conquista Mambasa.

FASE 3

N. JERAN
L’attacco finale e l’Operazione
Dragon Rouge (24 novembre)
La Colonna Ligeois lancia, partendo
da Lubutu e Wanie Rukulu,
La tattica: velocità e sorpresa

I
l’attacco finale verso Stanleyville. reparti mercenari in Congo mo- 600 chilometri in 23 giorni, sempre sui loro mezzi leggeri mitragliatrici,
Contemporaneamente i Paracommando strarono sempre un elevato livello all’avanguardia della Colonna Lige- così da renderle agili veicoli per l’ap-
belgi si aviolanciano sull’aeroporto di efficienza. Formati da elementi ois. Ogni singolo Commando (unità poggio di fuoco, e potevano contare
della città. Successivamente tutti i con precedenti esperienze militari, a livello plotone completamente su nuclei dotati di mortai.
restanti Commando convergono e ne basavano il loro impiego tattico su motorizzato) veniva impiegato come Appoggio aereo. Un ruolo chiave
completano l’occupazione partecipando velocità e sorpresa. Durante l’avan- distaccamento d’assalto in grado di era affidato al supporto aereo dei
ai rastrellamenti delle residue forze zata verso Stanleyville, il Commando condurre azioni rapide e aggressive. T-28 e dei B-26, i cui interventi si ri-
ribelli. Group 5 coprì combattendo oltre Queste “colonne volanti” montavano velarono varie volte determinanti.

All’inizio dell’autunno 1964 la controffensiva dei governativi ti a dare l’avvio all’operazione denominata Dragon Rouge. Tra le
riprende vigore grazie all’arrivo dei mercenari, ingaggiati in vir- forze destinate a liberare Stanleyville c’è la 5a Brigata meccaniz-
tù di una precedente, solida, esperienza militare. I motivi che li zata dell’Anc (Armée Nationale Congolaise), l’esercito regolare.
hanno condotti in Congo sono complessi e spesso hanno poco A essa si unisce il Commando Group 5 che arriva in aereo da
a che fare con il denaro e più con le convinzioni politiche: la vo- Kamina con il vertice e i suoi Commando 55, 56 e 57, destina-
glia di contrastare il comunismo, per esempio, visto che non è to a operare costantemente all’avanguardia. La colonna si con-
un mistero il fatto che i Simba formino un movimento di ispi- centra a Kongolo alla fine di ottobre e il 1° novembre, posta agli
razione marxista e ricevano armi dai Paesi del blocco sociali- ordini del tenente colonnello Ligeois dell’esercito belga, inizia
sta. In molti altri casi sono guidati solo dalla voglia di battersi e la sua avanzata. I restanti Commando operano a favore di altre
dallo spirito di emulazione: praticamente quasi tutti gli italia- brigate dell’Anc e puntano anch’essi su Stanleyville. Inizia una
ni sono ex paracadutisti formati nel culto delle gesta della Divi- drammatica corsa contro il tempo: bisogna fare presto se si vuo-
sione “Folgore” a El Alamein. le avere la speranza di salvare gli ostaggi. Inizia quella che sarà
L’Ope erazion ne Dragon Rouge.. Nel frattempo nel Con- una vera cavalcata infernale nel cuore della boscaglia. Le città
go Orientale più di 1.500 europei sono ostaggio dei ribelli nel- di Samba e Kibombo vengono liberate dopo una prima avan-
la città di Stanleyville, alla mercé di violenze di ogni tipo. Biso- zata di 150 km, poi è la volta di Kiwu, raggiunta con una marcia
gna liberarli, ma a costo di una marcia di centinaia di chilome- notturna durante la quale viene respinto un contrattacco in cui
tri. Contemporaneamente, per gestire l’emergenza, i governi di i ribelli usano anche mezzi blindati. Successivamente Kindu è
Belgio e Stati Uniti preparano una forza aviotrasportata, com-
posta da circa 600 paracadutisti del Reggimento paracomman- Ligeois L’Anc stava ottenendo anche il supporto del governo belga con la presenza di consiglieri
militari e tecnici e all’atto pratico le unità congolesi erano spesso sotto il controllo di ufficiali belgi.
do belga su 15 Lockheed C-130E “Hercules” statunitensi, pron-

59
Bukavu, l’ultima battaglia

N
ell’estate 1967 Mobutu Se- Bob Denard e Jean Schramme,
se Seko, in quel momento che con i loro reparti tentarono
a capo del governo con- di opporsi alle forze dell’Anc che
golese, iniziò a sospettare che i fino a poco prima avevano af-
gruppi mercenari al suo servizio fiancato. Schramme ripiegò nella
stessero progettando un colpo città di Bukavu, organizzando
di Stato per riportare al potere una disperata resistenza che si
Moise Tschombe che si trovava, protrasse per mesi contro le so-
dopo ulteriori vicende, di nuovo verchianti forze congolesi.
in esilio. Dichiarati fuorilegge e Esito drammatico. Costretti alla
traditori, una parte di loro venne fine ad abbandonare la città,
internata, altri finirono uccisi sul finire del 1967 i superstiti si
dalle rappresaglie che si scate- rifugiarono nel vicino Ruanda
narono. Questo provocò l’imme- terminando, nel sangue, le loro
diata reazione dei comandanti avventure in terra d’Africa.
Robert Denard
DATA DI NASCITA: 1929.
IL LE
EADEER DEI RIV
VOLTO O SI ORIGINI: francese, è nella Marina del suo
Paese e combatte in Indocina. Nel 1958
KATTANGGHESSI MOISSE è coinvolto nel tentativo di assassinare il
ministro francese Pierre Mendes.
TSCHOM MBE AV VEVVA COMPITI: il più famoso dei comandanti
INGAGG GIATTO REPPARTII DI mercenari combatte in Africa e Medio
Oriente; secondo alcuni è la longa ma-
MER RCEN
NARII BIIAN
N C HI nus d
STOR
della Francia in operazioni segrete.
RIA: inizia in Congo nel 1961, poi
Yemen, Benin, Biafra, Angola. Nel
è in Y
19788 si stabilisce nelle isole Comore do-
ve reesta con i suoi uomini fino al 1989.
GURKHAS Nel 11995 tenta di ritornare nelle Comore
con uun colpo di Stato sventato da forze
EPOCA: dal 1815 a oggi. franccesi. Scompare nel 2007.
NAZIONALITÀ: neepalesi.
INGAGGIO: i Gurkhas (dalla località di
Gorkha) formano uno dei più
famosi corpi scelti del mon-
do. I britannici inizziarono a
costituire unità neepalesi a
inizio ’800. Dimosttrarono conquistata do opo un duro combattimento. Qui la colonna, no-
subito il loro valorre in India
me in codice Lima L Uno, è costretta a fare una sosta di una de-
(Rivolta dei Sepoyy, 1857),
partecipando poi a quasi cina di giorni perp riorganizzarsi. Intanto, altri reparti dell’Anc,
tutti i conflitti com
mbattuti sempre con i C Commando mercenari in testa, si avvicinano a
dai britannici. Nella Gran- Stanleyville: lee condizioni per l’attacco finale stanno maturan-
de guerra furono ssul fronte do, ma bisognaa far presto. Il 19 novembre “Lima Uno” riprende
occidentale e in Medio
M Orien-
la sua avanzataa, percorre altri 240 km, occupa Punia dopo aver
te e si coprirono di gloria a
Gallipoli. Nel secondo con- passato i fiumii Lualaba e Lowe, quest’ultimo superato grazie al
flitto mondiale in Nordafrica, Commando 555 che lo attraversa a bordo di barche d’assalto e si
Siria, Grecia, Italia ed Estremo impossessa del traghetto sulla riva opposta. I carri T-6 e T-28
Oriente. Nel 1982 il 1° Btg. del forniscono sup pporto attaccando incessantemente le posizioni
7° Rgt. “Duke of Ed dinburgh’s Own
dei ribelli. Il ttempo stringe, Mike Hoare si rende conto che la
Gurkha Rifles” era nelle Falkland.
SPECIALITÀ: sono noti come
colonna è troppo
t grande per muoversi velocemente e co-
combattenti formidabili. Oggi la sì ottienee il permesso di spingersi in avanti. Sono di nuo-
Brigade of Gurkhaas inquadra il vo in teesta gli uomini del 55 quando Lubutu viene pre-
reggimento The Royal Gurkha Rifles sa di slancio. Intanto i Paracommando belgi sono ar-
su due battaglioni di fanteria in grado rivvati, ma la situazione degli ostaggi si è aggravata.
di svolgere tutte lee azioni tattiche
tipiche delle unitàà fucilieri, un reg-
Non c’è tempo da perdere, “Lima Uno” conti-
gimento logistico e supporti tattici nua la sua corsa. Si punta con una marcia nottur-
del genio e trasmiissioni. na verso quella che sarà la base di partenza per l’attacco fina-
EQUIPAGGIAMEN NTO: li contrad- le: la città di Wanie
W Rukulu, a 30 chilometri dall’obiettivo. Nella
distingue il micidiale pugnale da drammattica notte tra il 22 e il 23 novembre i ribelli tenta-
combattimento, “kkukri”, che da no ddi frenare l’avanzata con continue imboscate, san-
sempre è rappreseentato
nell’emblema ufficciale guuinosamente respinte. Presa la città, tutto è pron-
del corpo. too per l’ultimo balzo.

60
ALAMY STOCK PHOTO
LE “TIGRI VOLANTI”
EPOCA: i reclutamenti di volontari da
inviare in Cina per combattere sotto le
insegne dell’aeronautica cinese iniziano a
febbraio 1941 e ad aprile lo stesso presi-
dente Roosevelt autorizza l’iniziativa.
NAZIONALITÀ: statunitense.
ARMI RUSSE INGAGGIO: a fine 1940 le forze aeree
Mercenari esaminano giapponesi, impegnate nel conflitto con la
armi catturate ai ribelli. Cina iniziato nel 1937, hanno la superiorità
A lato, è possibile aerea. In risposta, il colonnello Claire Lee
riconoscere un Chennault organizza un corpo di piloti e
lanciarazzi controcarro aerei americani per soccorrere i cinesi.
RPG-2, mentre quella a SPECIALITÀ: schierato dal dicembre 1941,
sinistra è una carabina articolato su 3 Squadrons: il 1st “Adam &
SKS. Entrambi sono di Eves”, 2nd “Panda Bears” e 3rd “Hell Angels”,
fabbricazione sovietica. l’American Volunteer Group (Avg) parte-
cipa a combattimenti su Cina e Birmania
conseguendo oltre 250 abbattimenti.
EQUIPAGGIAMENTO: l’Avg diventa una
leggenda dei cieli col nome di Tigri Volanti,
dalla tigre dipinta sulle fusoliere dei suoi
P 40 “Tomahawk” IIB, aerei
caccia Curtiss P-40
noti anche per il lm
muso dipinto a bocca di
squalo. Nel 1942 il reparto viene sciolto;
dalla sua costola naasce la 14th USAAF.

EAGLE SQUADRONS
EPOCA: 1939, il mercenario americano
Charles Sweeny inizia a reclutare piloti vo-
lontari a sostegno degli Alleati.
NAZIONALITÀ: statunitense.
INGAGGIO: reparti da caccia si costi-
tuiscono nel 1940, nell’ambito della
Royal Air Force britannica, con la
formazione del 71° Squadron .
Ne seguono altri due, il 121° e il
133°, definiti “Eagle Squadrons”
in analogia con l’aquila simbolo
Scomodi, ma ut tili. È un’operazio- degli Usa. Continuano a operare
ne congiunta, ma nessuno lo ammette-- in seno alla Raf anche dopo
rà mai esplicitamente vista la presenzaa l’entrata in guerra degli Stati
sconveniente dei mercenari. All’alba deel Uniti, fino al 29 settembre 1942,
quando le tre unità vengono
24 il rombo cupo di 12 C-130 squarciaa il si-
convertite in reparti regolari
lenzio a Stanleyville. Il cielo sull’aeroporto vie- dell’aeronautica americana
ne punteggiato di calotte bianche che scendono
s ondeggiando: (Usaaf).
è l’aviolancio dei parcadutisti belgi, Dragon Rouge è scattata. SPECIALITÀ: intensamente
Contemporaneamente le oche selvaggee di Hoare partono all’at- impiegate sul canale della Ma-
tacco della città da sud-est sbaragliando ogni resistenza. I parà nica e sulla Francia occupata,
conducendo missioni di scorta,
assumono il controllo dell’aeroporto e puntano verso il centro
pattugliamento offensivo e coper-
per liberare gli ostaggi. L’azione è fulm minea, i Simba vengono tura aerea.
sgominati, anche se fanno in tempo a trucidare alcuni prigio- EQUIPAGGIAMENTO: il primo velivolo
nieri nei primi momenti. L’evacuazion ne dei civili inizia subito utilizzato fu l’Hawker Hurricane, sostituito
con un ponte aereo, ma ci vogliono alttri tre giorni di rastrella- nell’estate 1941 dal Supermarine Spitfire.
menti, condotti soprattutto dai Commaando mercenari, per ren- Squadron nella terminologia militare anglo-sassone lo
dere sicura la città e salvare altri ostagggi. Il giorno 26, un repar- “squadron”sta a indicare un reparto dotato da un mini-
mo di 12 a un massimo di 24 velivoli circa.
to dei Paracommando si lancia sulla loocalità di Paulis riuscen-
do a salvare altri occidentali. E anche qu uesta operazione, deno-
minata Dragon Noir, si conclude con successo.
G. ALBERTINI (2)

SAPPERN
NE DI PIIÙ
I parà belgi si ritirano definitivamentee da Stanleyville il 27 no- Mercenario. Dal Congo alle Seychelles,
vembre, mentre i mercenari restano nell’area. La loro epopea in G. Rapanelli, I. Ferrario. La vera storia di “Chi-
questo sfortunato lembo di terra d’Africca sarà desti- fambausiku” Tullio Moneta, mercenario
nata a continuare ancora negli anni a seeguire. del Commando Group 5 e unico italiano
Faabio Riggi
nel golpe tentato da Mike Hoare.

61
MERCENARI
2007 IR AQ
Q

SI CHIAMANO PRIVATE
MILITARY COMPANIES,
GODONO DI FAMA SINISTRA,
MA SEMBRA CHE NELLE
GUERRE DI OGGI NON SE NE
POSSA FARE A MENO. È COSÌ,
O LA DIFESA È ORMAI
SOLO UN AFFARE LUCROSO?

62
L’AUTOBOMBA
Baghdad, ottobre
2007: contractors della
Blackwater scendono
dal loro elicottero
Boeing MD 530. Sono di
scorta a un diplomatico
polacco, ma il loro
intervento non è bastato
a evitare lo scoppio
di un’autobomba, il
ferimento del funzionario
e la morte di un civile.

Alla fine del XX secolo le grandi potenze sono tornate a dare


impulso a quello che nel Rinascimento veniva definito
“il mestiere delle armi”. In appoggio agli eserciti di Stati sovrani
sono nate società private con l’aggettivo “militare” nella ragione
sociale. Questi contractors, ovvero detentori di lucrosi contratti
da parte dei ministeri della Difesa dei singoli Paesi, sono i
mercenari di oggi.

ei conflitti successivi al 1945, soprattutto in quelli


scoppiati in Africa a seguito della decolonizzazio-
ne, i mercenari furono visti da alcuni come gli ere-
di dei “soldati di ventura” del passato, circondati
da un’aura di romanticismo, mossi dallo spirito di avventura e
dal desiderio di azione. Ma altri osservatori, al contrario, li giu-
REUTERS/CONTRASTO

dicarono come assassini senza scrupoli, disposti a uccidere per


denaro e responsabili di atrocità verso le popolazioni civili. A
ogni modo, i mercenari hanno continuato a combattere anco-

63
REUTERS/CONTRASTO (4)
SCORTA AL PREMIER Baghdad, novembre 2007, contractors scortano il veicolo del Primo ministro iracheno Nuri al-Maliki (premier fino al 2014).

DURANTE LA GUERRA IN VIETNAM IL RAPPORTO ERA DI 1


CONTRACTOR A 55 MILITARI UFFICIALI. OGGI È DI 1 A 1
ra per tutti gli anni ’70 e ’80 del XX secolo in America Centra- della pace , portando a una considerevole riduzione numerica
le, nel Sud-Est asiatico e nel continente africano. delle forze armate. L’esigenza di trovare delle organizzazioni in
Alla luce dei fatti è stata soprattutto l’opinione negativa a pre- grado di sostituire quelle governative, almeno in parte, nella ge-
valere su questa figura, tanto è vero che nelle legislazioni di stione delle crisi ha aperto quindi un nuovo “mercato”. In que-
molti Stati il reclutamento di mercenari è un’attività illegale. sto modo, i vecchi reparti mercenari sono risorti sotto la forma
Una damnatio memoriae che è valsa a questi soldati l’appellati- più moderna e accettabile di PMSCs (Private Military & Security
vo francese di “les affreux” (“gli orribili”). Ma la fine della Guer- Companies). Ma il mutamento non è stato solo di facciata; questi
ra fredda, con il 1989 come anno di svolta, ha prodotto una ra- gruppi sono diventati in breve tempo qualcosa di molto diverso
pida evoluzione di questi soggetti. Lungi dall’uscire di scena, i rispetto alle “Oche selvagge” di Mike Hoare, o ai “Leopardi” di
mercenari sono cambiati, e oggi lo stesso termine risulta desue- Jean Schramme. Da unità combattenti in quanto tali essi sono
to, sostituito dalla denominazione contractor. Quando l’equili- adesso vere e proprie aziende, in alcuni casi anche molto com-
brio determinato dal confronto bipolare Usa-Urss si è sgretola- plesse, in grado di offrire un prodotto assai ricercato nel turbo-
to, nuove tensioni sono emerse, spesso sfociate in guerre aper- lento panorama internazionale: la sicurezza. E soprattutto sono
te, e ciò è avvenuto, di nuovo, in Africa. Contemporaneamente, sempre in grado di mettere in campo i propri “operatori” – an-
la volontà iniziale di molti governi a impegnarsi in azioni di pe- che oggi reclutati in massima parte tra ex-militari (molto spes-
ace-keeping in aree remote è stata notevolmente frenata da al- so ex-appartenenti a forze speciali occidentali) – da impegnare
cune brucianti esperienze. Una fra tutte: quella delle fallimen- in operazioni “dirette”, cioè gestite in proprio.
tari operazioni sotto l’egida Onu in Somalia nel 1992-95. Co- Socie età in ceerca dii affaari. Queste organizzazioni si sono
sì i bilanci militari delle principali potenze occidentali sono sta- sempre più frequentemente configurate come società multiser-
ti ridotti da governi ansiosi di riscuotere i cosiddetti dividendi vizi in grado di fornire supporto in aree sempre più ampie. L’ad-
destramento e l’organizzazione di forze armate locali, un com-
Legislazioni In Italia è un reato previsto dall’art. 288 del Codice penale con una pena che va dai 4 pito che la moderna terminologia militare definisce military as-
ai 15 anni di carcere, e che aumenta se tra gli arruolati figura personale militare.
Somalia Nel dicembre 1992 l’Onu iniziò lo schieramento in Somalia di un contingente militare per Dividendi della pace Metafora che indica i tagli operati sui bilanci militari di molti Paesi occiden-
ristabilire l’ordine e fornire soccorsi alla popolazione del Paese in preda alla guerra civile. tali negli anni‘90. Con la fine della Guerra fredda ci si aspettavano illusoriamente meno conflitti.

64
A capo della
Blackwater
R isale a due anni fa questo
ritratto del fondatore
della Blackwater Erik Prince.
Ex ufficiale dei Navy SEALS,
nato in Michigan nel 1969,
ha fondato personalmente
la Blackwater nel 1997.
PETROLIO Sorveglianza alle riserve texane, strategiche per il governo Usa. Nonostante le diverse
inchieste che hanno visto
coinvolto il personale della
compagnia, Prince non è
stato mai direttamente
incriminato, è riuscito a
rimanere molto attivo nel
settore, e si ritiene abbia
accumulato un notevole
capitale finanziario.
Una bandiera dopo l’altra.
Secondo alcune autorevoli
fonti giornalistiche,
nel 2011 avrebbe operato
al servizio degli Emirati Arabi
GOLDEN/REDUX/CONTRASTO

Uniti, formando un reparto


per operazioni speciali
formato da contractors
colombiani.
CHECK sul drone (o UAV, Unmanned Aerial Vehicle) Heron 1, Afghanistan, 2012.

ti da taluni ambienti esse sono state addirittura viste come fat-


tori di stabilizzazione per alcune regioni del mondo, organizza-
zioni in grado cioè di sostituire gli eserciti regolari in logoranti
operazioni di gestione delle crisi che i governi nazionali trovano
economicamente troppo oneroso o politicamente sconvenien-
te effettuare. Per esempio, questa è l’idea sostenuta dall’autore-
vole politologo americano Alvin Toffler nel suo saggio Guerra e
anti-guerra del 1993.
Gli eserciti priva ati. Una delle prime e più importanti
PMSCs di successo è stata certamente la sudafricana Executive
Outcomes. Questa società nacque nel 1989 e vide tra i suoi prin-
cipali fondatori Eeben Barlow, ex membro dell’Intelligence mili-
tare di Pretoria. La compagnia iniziò a reclutare i suoi operato-
ALL’OSPEDALE di Kabul, dove è appena esplosa un’autobomba (2015). ri soprattutto tra gli ex-appartenenti al 32° Battaglione Buffalo,
unità d’élite delle forze di difesa sudafricane, specializzata nel-
le operazioni di controguerriglia e già a suo tempo di natura se-
sistance, occupa infatti uno spazio molto importante. Si tratta mi-mercenaria in quanto formata da soldati angolani inquadra-
di un’attività che i vecchi mercenari avevano già iniziato a svol- ti da ufficiali sudafricani. Uno dei primi importanti contratti che
gere in passato. Ma oggi i compiti di assistenza e addestramen- questa società ottenne fu quello siglato nel 1993 con il governo
to svolti dalle PMSCs sono sempre più complessi e diversificati. dell’Angola, in quel momento in gravi difficoltà nel fronteggiare
Non si limitano più soltanto alla preparazione al combattimen- la lunga guerra contro l’UNITA (Uniao Nacional para Indipen-
to, ma comprendono quasi tutti gli aspetti organizzativi propri diencia Total de Angola). In poco più di un anno, l’intervento di
di una forza militare: comando e controllo, logistica, infrastrut- Executive Outcomes cambiò letteralmente il corso del conflit-
ture e formazione del personale tecnico. Altro prodotto, molto to, costringendo il leader dei ribelli, Jonas Savimbi, a sedere al
richiesto, offerto da queste aziende è quello relativo al supporto tavolo delle trattative nel novembre 1994. Durante queste ope-
per le attività di ricognizione e intelligence.
In questo quadro, già all’inizio degli anni ’90, le PMSCs han- Battaglione Buffalo Questo reparto scelto fu protagonista di numerose operazioni in Angola e
no trovato spazio per una nuova legittimità, grazie anche alla lo- Namibia e i suoi appartenenti furono soprannominati “i terribili” per la loro determinazione ed
ro nuova struttura aziendale, certamente più rispettabile. Infat- efficacia in combattimento.
BAGHDAD Giugno 2004, veicoli di una Pmsc distrutti da un’imboscata sull’auostrada per l’aeroporto.
Durante la guerra in Iraq, i contractors statunitensi sono stati fatti oggetto di numerosi attacchi, spesso con esiti drammatici.

I CONTRACTORS SI ARRUOLANO ANCHE SU FACEBOOK


razioni, la compagnia sudafricana scacciò i guerriglieri dalla re- risultati decisivi. La struttura di Executive Outcomes la rendeva
gione petrolifera di Soyo, e con una serie di offensive li privò an- un vero “esercito privato”. I suoi nuclei d’assalto, composti pre-
che delle aree diamantifere di Cacola, Cafunfo e Saurino, taglian- valentemente da ex membri delle forze armate sudafricane, era-
doli fuori dalla loro principale fonte di finanziamento. Contem- no dotati di veicoli 4x4 armati di mitragliere pesanti e poteva-
poraneamente, i suoi uomini riorganizzarono e addestrarono no contare su sistemi di guerra elettronica per l’intercettazione
la 16a Brigata dell’esercito angolano. Tutto ciò schierando sem- e il disturbo delle comunicazioni radio. Inoltre, possedeva una
pre all’incirca non più di 500 elementi e ottenendo un compen- componente aerea che utilizzava elicotteri di produzione russa
so di 60 milioni di dollari. Analogo successo venne ottenuto da Mi-8 e Mi-17 da trasporto, Mi-24 da combattimento e caccia-
Executive Outcomes in un altro “ingaggio” avuto in Sierra Leo- bombardieri Mig-23, con equipaggi prevalentemente di nazio-
ne. Anche in questo caso il governo di quel Paese si trovava alle nalità ucraina. Questa compagnia, vera antesignana di tutte le
strette con i rivoltosi del RUF (Revolutionary United Front) che moderne PMSCs, venne sciolta nel 1999, secondo alcune fon-
occupavano le più importanti aree minerarie ed erano arrivati ti su pressioni esercitate dal governo di Washington per favori-
a 30 km dalla capitale Freetown; in questo Paese le operazioni re una sua diretta concorrente americana. Un aspetto molto im-
della compagnia sudafricana iniziarono nel marzo 1995 e dopo portante, che sta a dimostrare come queste realtà si siano rapi-
un mese gli insorti furono respinti e definitivamente estromes- damente evolute verso una natura sempre più commerciale e af-
si dalla strategica zona diamantifera di Kono. faristica, è l’ottenimento dai governi africani, ai quali offrirono
Messo definitivamente alle corde dalle azioni dei contractors, i propri servigi negli anni ’90 quale parte del compenso, di im-
il RUF fu costretto ad accettare un accordo di “cessate il fuoco” portanti concessioni sulle estrazioni minerarie di quei territo-
nel settembre 1996. ri. Anche in questo Executive Outcomes anticipò una tendenza
Obiet ttivo ma ancat to. Un confronto relativo alla Sierra Le- che in seguito si diffuse sempre più.
one è molto esplicativo del perché il “prodotto” delle PMSCs ab- Un’altra importante PMSCs degli anni ’90, la Sandline Inter-
bia avuto un tale successo: come in molti altri casi, l’intervento in national, con sede a Londra, creata e presieduta dall’inglese Tim
quell’area del contingente ONU si era rivelato sostanzialmente Spicer, ex-colonnello dell’esercito, e formata quasi esclusiva-
inefficace e costava alla comunità internazionale 600 milioni di mente da personale proveniente dalle forze speciali britanniche,
dollari all’anno, a fronte di un contratto con la compagnia di Ee- orientò le sue attività in modo sempre più marcato verso la for-
ben Barlow del valore di non più di 60 milioni di dollari, ma con nitura di servizi di assistenza e consulenza militare. Altro esem-

66
Specialista in
“faccende” africane
Eeben Barlow, fondatore
della private military company
sudafricana Executive
Outcomes, è un ex membro
delle forze di difesa
sudafricane, nelle quali
risulta aver fatto
FRONTE ORIENTALE Lugansk, 2014, uomini di una Pmsc garantiscono la
sicurezza al presidente del parlamento della Novorossia secessionista. parte dei servizi di
intelligence. In
un libro da lui
pubblicato, Against
all odd, sono narrate
le azioni degli uomini
di EO in Angola e Sierra
Leone negli anni ’90.
Controverso. Attualmente
risulta ancora attivo ed è a
capo di una nuova PMSC:
la STTEP (Specialized Tasks,
Training, Equipment &
Protection). Diverse fonti
indicano come Barlow sia in
questo momento impegnato
con la sua nuova compagnia
in Nigeria, in supporto al
REUTERS/CONTRASTO (4)

governo di quel Paese nella


guerra contro il gruppo
terrorista Boko Haram.
CON IL DRONE Contractor ispeziona un Griffon Aerospace Outlaw G2
presso la base aerea di Point Mogu (California).

I SOCIAL SONO PIENI DI OCCASIONI DI INGAGGIO


pio importante per capire la profonda evoluzione avvenuta nel suoi operatori furono trucidati nella località irachena di Falluja,
corso del tempo è quello dell’americana Dyn Corp Internatio- dopo essere caduti in un’imboscata, e i cadaveri furono orren-
nal, un’azienda con una lunga storia risalente al 1946, che forni- damente esposti pubblicamente. L’episodio fu una delle cause a
sce una vasta gamma di servizi: consulenza militare, addestra- determinare l’inizio di un’offensiva sulla città da parte delle for-
mento, supporto logistico comprensivo di attività di manuten- ze statunitensi che culminò nella cosiddetta “prima battaglia di
zione di mezzi terrestri ed aerei, gestione di infrastrutture mili- Falluja”. Successivamente, il 16 settembre 2007, un nucleo del-
tari e aeroportuali, e ha tra i suoi principali clienti le stesse forze la Blackwater che stava scortando un convoglio diplomatico a
armate statunitensi. A ben vedere, una trasformazione che ha Baghdad apriva il fuoco provocando la morte di 17 civili; que-
portato a qualcosa di molto lontano dalle “bande mercenarie” sto evento, ricordato come il “massacro di piazza Nisour”, pro-
degli affreux degli anni ’60 del secolo scorso. vocò gravi conseguenze politiche e giudiziarie e questa compa-
Guer rra al te errore e. Dopo il “boom” dei primi anni ’90 le gnia, dopo varie vicissitudini, ha cambiato più volte nome fino
PMSCs hanno notevolmente accresciuto le proprie prospettive a quello attuale di Academi.
e il loro ruolo anche e soprattutto grazie alla “guerra globale al Nei luoghi caldi. In questo momento in Iraq e Afghani-
terrorismo” lanciata dagli Stati Uniti all’indomani degli attacchi stan, ma anche in altri Paesi del Medio Oriente, le PMSCs so-
dell’11 settembre 2001. L’Iraq e l’Afghanistan hanno immedia- no molto richieste per servizi di vigilanza a installazioni, scorta
tamente rappresentato mercati molto promettenti a causa delle convogli e scorta-VIP. Nel 2014 la guerra scoppiata in Ucraina
insurrezioni scoppiate in questi martoriati Paesi. Il tutto favori- tra le repubbliche separatiste del Donbass e le forze del governo
to dal fatto che la maggior parte di queste compagnie hanno se- di Kiev hanno visto un notevole afflusso di “volontari” da mol-
de e si sono sviluppate in Paesi anglosassoni, e soprattutto negli ti Paesi e verso entrambi i fronti, e la presenza di compagnie di
Stati Uniti la tendenza a “esternalizzare” tutta una serie di servi- sicurezza e consulenza militare è stata
zi ad agenzie private è una caratteristica tipica del modo di ope- segnalata a più riprese. L’ennesima di- SAPERNE DI PIÙ Ù
rare di quasi tutti gli enti governativi. mostrazione di come la saga dei mer- Soldati, Fabio Mini (Einaudi). Il
Il caso più noto e controverso è quello relativo alla Black-Wa- cenari, con la sua origine antica come problema della Difesa e dei con-
ter Security Company, molto attiva soprattutto in Iraq e con una la guerra stessa, continui la lunga pa- tractors affrontato da un generale
struttura che poteva contare anche su un servizio aereo dotato di rabola attraverso la Storia.  ex Capo di Stato maggiore del Co-
mando Nato per il Sud Europa.
elicotteri Boeing MD-530 “Little Bird”. Il 31 marzo 2004 quattro Fabio Riggi

67
WARS SOLDATINI

SU
UDAN 188
8485
5
BRITISH CAMEL CORPS A cura di Marco Lucchetti

Il generale di Sua Maestà sir Garnet tannico. Fu organizzato in 4 reggimen- fiume proseguiva la navigazione lungo il
Wolseley si sentiva un innovatore e per ti: Guards Camel Regiment, Heavy Ca- Nilo, l’altra – composta da quasi tremila
la campagna in Sudan tirò fuori dal cap- mel Regiment, Light Camel Regiment, cammelli e di cui era parte integrante il
pello due soluzioni tattiche: una “colon- Mounted Infantry Camel Regiment. Camel Corps – si inoltrò nel deserto del
na del deserto”, composta di truppe cam- Completavano il reparto il 1st Royal Sus- Bayuda dove combatté vittoriosamente
mellate, e una “colonna del fiume”, fatta sex, un contingente della Naval Briga- contro i mahdisti ad Abu Klea (lì venne
di baleniere (già usate da lui in Canada). de, mezzo contingente della 1st Bty della ferito a morte il comandante, il genera-
Le colonne avevano l’incarico di raggiun- Royal Artillery, mezzo contingente della le Stewart) e ad Abu Kru. Ricongiuntosi
gere Khartoum per via di terra e per via 26th Co. dei Royal Engineers (tutti su dro- con le truppe che avevano risalito il Nilo a
d’acqua e soccorrere il generale Charles medari) e 2 squadroni a cavallo del Metammeh, il Camel Corps proseguì la
George Gordon, governatore del Sudan, 19th Hussars. marcia verso Khartoum, dove giun-
sotto assedio da parte dell’armata dervi- A Khar rtouum. L’esercito al se il 28 gennaio 1885, due giorni do-
scia di Muhammad Ahmad, il Mahdi. completo, comandato da Wol- po la morte di Gordon e la caduta
Ecco perché il 26 ottobre 1884 venne seley, salpò il 19 novembre da della città. Gli inglesi fecero ritorno
formato in Egitto il British Camel Corps Wadi Halfa alla volta di Korti, a Korti aprendosi la strada con le
con volontari provenienti da quasi tutti dove le due colonne si divi- armi e da lì si ritirarono in Egitto
i reparti che costituivano l’esercito bri- sero. Mentre la Colonna del dove il Camel Corps fu sciolto. 

SCHEDA TECNICA
Era un’unità di fanteria montata e combatteva perciò a piedi, usando i dromedari (in inglese “camel”
indica sia il cammello che il dromedario) solo per gli spostamenti. Il figurino (54 mm e cioè scala 1/32),
realizzato con parti in lega di stagno e stucco epossidico bi-componente da Marco Lucchetti e dipinto
con tecnica mista (olio su base acrilica) da Roberto Gabrielli, riproduce un soldato delle Grenadier Guards,
Guards Camel Regiment, durante la battaglia di Abu Klea, 17 gennaio 1885. Gli uomini del Camel Corps
indossavano giubbe di colore grigio o grigio-azzurro, ma anche cachi, blu e rosso. Furono alcuni granatieri
della guardia, con la giubba rossa, che avvistarono per primi Khartoum il 28 gennaio 1885.

69
RICOSTRUZIONI
RAVA/LEEMAGE

LA FANTERIA PUÒ AFFRONTARE UNA


CARICA DI CAVALLERIA PESANTE?
A QUESTA DOMANDA NEL XIV SECOLO
RISPOSE IL LONGBOW INGLESE

all’alba dei tempi, prima di no potuto far altro che darsi alla fuga o fi- rali, un espediente efficace poteva essere
una battaglia il fante si è sem- nire sotto gli zoccoli dei cavalli. quello di creare ostacoli artificiali, come
pre chiesto come poter resi- Ostacoli a diffesa a. Le soluzioni più buche, trincee, palizzate di legno o mu-
stere a una carica di cavalle- frequenti escogitate dagli strateghi nel- retti a secco. Ma non sempre gli avversa-
ria pesante. Talvolta un muro di scudi è le varie epoche si concentravano in gran ri concedevano il tempo di allestire un
risultato efficace, come a Poitiers nel 732, parte sullo scacchiere operativo. Atten- terreno favorevole, e non sempre le solu-
talaltra è stata sufficiente una formazio- dere la carica nemica sulla sommità di zioni escogitate erano sufficienti a neu-
ne a quadrato, come a Pavia nel 1525; in un’altura poteva contribuire a rallentar- tralizzare del tutto la magnifica poten-
qualche circostanza il terreno fangoso ne lo slancio, costringendo i cavalieri a za di colonne di cavalleria pesante lan-
ha smorzato lo slancio dei cavalieri fino risalire il pendio. Oppure per impedire il ciate all’attacco.
a farli arrivare all’impatto al trotto invece dispiegamento della cavalleria si sceglie- Per quasi tutto il Medioevo, le caval-
che al galoppo, penalizzandone la forza va un terreno frastagliato, ricco di dos- lerie sostituirono le fanterie come arma
d’urto. Ma nella grande maggioranza dei si e forre o di alberi, come un bosco. E tattica vincente degli scontri campali, e
casi, davanti ai cavalieri armati pesante- in mancanza di rilievi anche modesti, in qualunque esercito, qualunque cultura, a
mente lanciati alla carica, i fanti non han- un’aperta pianura priva di barriere natu- Occidente come a Oriente, avrebbe fatto

70
L’ARCO LUNGO
A CRÉCY
Francia, 1346: l’esercito
inglese (nell’illustrazione)
vince a Crécy. Contro la
cavalleria pesante francese
gli inglesi usarono il
longbow, l’arco lungo che
determinò la rinascita delle
fanterie qui a Crécy e sui
terreni di battaglia della
Guerra dei cent’anni.

affidamento sui propri reparti di cavalle- Il longb bow.. L’arma vincente era una bile da chiunque vi si cimentasse per un
ria, soprattutto pesante, sia per gli sfon- delle più antiche escogitate dall’uomo: po’ di tempo, l’arco lungo esigeva un fi-
damenti decisivi che per gli aggiramenti l’arco. Ma non un arco qualsiasi, bensì il sico temprato che solo l’addestramento
sui fianchi. E si sarebbe dovuto aspetta- longbow, l’arco lungo, capace di scagliare di una vita poteva consentire. Le unità
re uno degli ultimi grandi conflitti dell’e- frecce con una gittata e una forza di pe- di longbowmen non si improvvisavano: i
tà di mezzo perché i contendenti scopris- netrazione superiori a quelli normali. E francesi, che provarono a formarne una,
sero qual era la soluzione per restituire perfino di una balestra, i cui dardi, sca- la usarono, e male, in una sola battaglia
alle fanterie il ruolo di punta che aveva- gliati da relativamente vicino, erano stati Ma la frequenza con cui un reparto di
no avuto nell’antichità. Durante la Guer- capaci, in passato, di perforare le maglie arcieri esperti e coordinati tra loro pote-
ra dei cent’anni e i conflitti minori a essa di ferro, ma che adesso apparivano meno va bersagliare un nemico sarebbe stata
collegati, infatti, i francesi avrebbero im- efficaci di fronte alle pesanti corazzatu- superata dall’avvento delle armi da fuo-
parato a loro spese come si neutralizzava re a piastre della cavalleria tardomedie- co a retrocarica nel XIX secolo: una vera
una cavalleria pesante; i loro avversari, gli vale. Non era un’arma alla portata di tut- e propria rivoluzione alla quale non sem-
inglesi, avevano appena testato la tattica ti, beninteso: se la balestra avendo un si- pre si dà il giusto peso. 
nel conflitto anglo-scozzese. stema meccanico di ricarica era utilizza- Andrea Frediani

71
GLI UOM
MINII D’A
AR ME FR
R ANCESI
F
in dall’inizio del XV secolo l’uomo d’arme, per misurava un metro – ma ve ne erano di più lunghe, periodo indossata sopra l’armatura. I loro simboli
difendersi dalle frecce ma anche dalle prime da impugnare a due mani – poteva essere sottile e colorati e fantasiosi campeggiavano anche sullo
armi da fuoco, era coperto di piastre e lamine con la sezione a diamante per forare le armature, o scudo, dalla caratteristica forma a mandorla, e sulla
metalliche da capo a piedi. spessa e a doppio taglio. gualdrappa del cavallo. Quest’ultima ricopriva la
Lancia. Solitamente in frassino, misurava 4 metri La complessa araldica medievale. I nobili si barda, ovvero la copertura di piastre di metallo che
di lunghezza, e la si impugnava tenendola sotto il rendevano riconoscibili per mezzo dei loro simboli rivestivano anche l’animale: le lamine distribuite
braccio. L’arma prediletta dai cavalieri e dall’aristo- araldici, raffigurati sulla sopravve- lungo il collo della bestia erano concepite apposita-
crazia guerriera era tuttavia la spada; la lama, che ste detta cotta d’arme, in questo mente per deviare le frecce.

ARMA
ATURA
A
Il busto, coronato da rinforzi a protezione
ELMO delle spalle, detti alette, era difeso da due
Era il cosiddetto bacinetto, un casco piastre, l’una per il petto e l’altra per la
con la sommità spesso a punta, che schiena. Sotto l’armatura, il combattente era
copriva la nuca e i lati, lasciando protetto dalla cotta di maglia oppure da un
scoperta solo la faccia; tuttavia, il giaccotto imbottito senza maniche, detto
cavaliere poteva proteggere il viso akheton, che assorbiva i colpi delle frecce.
calandovi una visiera incernierata
che, per la caratteristica forma
appuntita in corrispondenza del viso,
faceva sì che l’elmo venisse definito
“bacinetto a muso di
cane” o “a becco di passero”.
Spesso c’era un camaglio (il
cappuccio in maglia di ferro a
protezione del collo) o terminava con
una baviera (protezione del viso).

PRO
OTEZ
ZION
NI
Gambe e braccia erano
ricoperte, rispettivamente,
da gambali e cosciali, e da
bracciali; in corrispondenza
dei gomiti erano presenti
piastrine a ventaglio fissate
con cinghie di cuoio, cui si
aggiungeva spesso la maglia di
ferro. Dalla cintura partiva una
serie di listelli di metallo (falda)
a coprire parte della coscia.
Guanti e calzature di metallo
ricoprivano mani e piedi;
questi erano coronati, per i
cavalieri, dagli speroni, che per
i nobili erano dorati.
G. ALBERTINI
ARCO O
Lungo quasi quanto l’intera figura GL
LI ARC
CIE
ERI INGLESII
dell’arciere, pesava fino a 8 chili,

G
li inglesi impararono a conoscere l’efficacia componenti della sua unità, spesso svariate migliaia
fabbricato con legno di tasso (quello dell’arco nel corso delle guerre per sottomet- di uomini schierati a ranghi molto compatti. La
di miglior qualità si importava dalla tere il Galles, fatte di imboscate e guerriglia tecnica di tiro prevedeva che la freccia venisse tesa
Spagna) o di olmo e frassino. Le più che di scontri campali. Fino ad allora era stata fino all’orecchio, mentre il braccio e la spalla sinistri
estremità erano costituite da corno la balestra, più che l’arco, a rivestire una qualche spingevano per allontanare l’arco dal corpo median-
di mucca e avevano la funzione di importanza nelle armate medievali. Una volta sotto- te un movimento lento e costante, che comportava
mantenere tesa la corda, che era fatta messi, i gallesi furono ampiamente impiegati negli lo sforzo di tutti i muscoli del collo, delle braccia e
di fili di canapa intrecciati e ricoperti eserciti dei Plantageneti, risultando decisivi, in com- della schiena.
di seta o di sola seta. binazione con gli uomini d’arme, fino all’impiego su Reclutamento. La leva riguardava chiunque avesse
vasta scala delle bocche da fuoco. un reddito fino a 5 scellini. La Commissione di Array
Ben presto anche gli inglesi svilupparono la pra- dava mandato ai suoi rappresentanti in ciascuna
ELMO O tica dell’arco, per il quale venivano usualmente contea di individuare, tra la popolazione maschile tra
L’arciere inglese scelti uomini piuttosto robusti, dal collo e dalle i 15 e i 60 anni atta alle armi, i soggetti che riteneva
disponeva fin dal XIII spalle larghe. Attraverso un addestramento più adatti, rifornendoli del necessario e pagandoli.
secolo di un cappello lungo e costante, stabilito per legge e iniziato Nel caso in cui al re servissero più effettivi e per un
di ferro o cuoio, con spesso fin dall’età di sette anni, l’arciere era periodo prolungato, un nobile poteva mettere a di-
ampi bordi rivoltati in grado di scoccare il tiro velocemente, sposizione i suoi o quelli di un altro signore mediante
verso il basso. con precisione e in accordo con gli altri un contratto che superava gli obblighi feudali.

GUUANNTI NGBOW
IL LON W
Preservavano e Una volta richiamati alle armi gli arcieri
aiutavano le dita ricevevano un equipaggiamento “statale”,
impegnate nel nel quale era compreso quello che in seguito
tendere l’arco. sarebbe stato denominato strongbow o
PEETTOORINNA longbow, uno strumento economico, di
Era di cuoio, semplice fattura e di rapido utilizzo. La sua
senza maniche caratteristica principale era l’alto carico di
e con borchie trazione.
di ferro. Sopra BRAACCIALLE
spiccava la Serviva a proteggere
croce di San l’avambraccio dal contatto
Giorgio. con la corda, e per evitare
che le maniche influissero
sul caricamento della
freccia, gli arcieri inglesi
usavano bracciali di cuoio,
corno o avorio.

SACCCO
Le frecce stavano in una
cintola o in una borsa di
tela. Oppure dentro un
tubo di lino appeso
alla cintola: al
centro era collocato
un disco di cuoio
dotato di una serie di fori
per farvi passare le frecce,
dando modo all’arciere di
afferrarle rapidamente.

FRECCE
Di frassino, pioppo o salice, la
freccia era lunga quanto metà
arco. La punta era a forma di
foglia per penetrare le cotte
di maglia, in luogo di quella
triangolare usata per la caccia;
si sarebbero diffuse frecce con
uncini rivoltati per renderne
difficile l’estrazione, a tre facce
e a bulzone, per trapassare le
armature, e a mezzaluna, per
tranciare i garretti ai cavalli.
SOL90

73
LA GUERRA DEI CENT’ANNI
LA SFIDA FRA ARCHI E CAVALLI
a conflittualità latente tra Francia e Inghilterra, de- stenuti dagli inglesi. L’avvento al trono inglese di Enrico V se-
terminata dalla presenza sul continente di possedi- gnò una nuova fase offensiva degli isolani, e la vittoria di Azin-
menti inglesi e dai legami dinastici tra le due corone, court nel 1415 permise al sovrano di cingere la corona di Fran-
spinsero re Edoardo III a muovere guerra alla Francia cia, grazie al trattato di Troyes di 5 anni dopo. Ma Enrico V mo-
nel 1337, reclamandone la corona. La prima fase vide prevale- rì nel 1422 e suo figlio, il piccolo Enrico VI, non poté vantare lo
re gli inglesi, vincitori a Sluys nel 1340 e a Crécy nel 1346; do- stesso sostegno del Delfino di Francia, che trovò un insperato
po una tregua, la cattura del re francese Giovanni II il Buono a campione in Giovanna d’Arco.
Poitiers nel 1356 determinò il crollo della Francia, dilaniata da Le imprese della “pulzella” a Orléans (1429) restituirono fi-
ribellioni e guerre civili. Col trattato di Brétigny (1460) Edoar- ducia ai francesi, che incoronarono il Delfino come Carlo VII.
do ottenne la sovranità su vasti territori francesi, ma rinunciò L’ultima fase della guerra iniziò nel 1449 e permise alla Fran-
alle pretese sulla corona transalpina. cia di riprendersi Normandia e Guienna. Il conflitto si conclu-
La puulzella.. La guerra riprese prima di un decennio, con se senza una vera pace, lasciando una Francia più solida e uni-
il progressivo recupero delle posizioni francesi sul continen- ficata e un’Inghilterra dilaniata tra i casati di York e Lancaster,
te. Ma all’inizio del nuovo secolo, la Francia era dilaniata dalla che di lì a poco diedero vita alla Guerra delle due rose.
guerra civile tra armagnacchi e borgognoni, questi ultimi so- Ecco le tante battaglie di questo secolo di guerra.

LE BATTAGLIE CRUCIALI

CORBIS
13333 Halidon Hill 1346 Crécy, il paradigma
Scozia: il regno era diviso tra Edoardo Nella Francia Settentrionale, a Crécy, di stroncare sul nascere qualunque
Balliol, che aveva il sostegno ingle- il re inglese Edoardo III con i suoi iniziativa di un esercito in larga supe-
se, e David II. Le truppe del primo 11.000 uomini cercava di raggiun- riorità numerica: “Lasciavano volare
attesero l’armata scozzese guidata gere le Fiandre, ma a pochi giorni le loro frecce in modo così denso che
da Douglas (il Guardiano del Regno) di marcia dal confine fu costretto sembravano neve”, scriveva Froissart,
asserragliate su un’altura. Rallentata a fermarsi e ad affrontare l’esercito un cronista dell’epoca.
dal terreno e dal pendio, la cavalleria inseguitore del re francese Filippo VI, LA TATTICA: questa battaglia presen-
di Douglas subì il tiro degli arcieri: fu che ammontava a 50.000 effettivi. ta una disposizione delle truppe e
una carneficina. Ne ebbe ragione contro tutti i pro- un andamento tattico esemplari, che
nostici, dimostrando che un tiro ben rispecchiano le consuetudini dei
13442 Morlaix coordinato di proietti era in grado contendenti nel secolare conflitto.
In Francia gli arcieri inglesi risultano
di nuovo determinanti: il conte di LA ROTTA DEI FRANCESI
Northampton, un inglese che agiva LEGENDA Nella miniatura del XIV secolo si
per conto di Roberto di Artois, dispo- Armata francese vede come a Crécy i balestrieri
neva di 3.000 uomini contro i 15.000 Armata inglese genovesi, schierati con i francesi
di Carlo di Blois, sostenuto dal re (a sinistra), vengano messi in rotta
francese; li attestò a ridosso di un bo- dagli archi lunghi del nemico,
sco, alternando gli arcieri agli uomini tanto che nemmeno la cavalleria
d’arme e proteggendosi i fianchi con pesante può far fronte al nugolo
i fossati. La cavalleria francese attac- di frecce inglesi.
cò inutilmente e poi si arrese.

13445 Auberoche
Gli arcieri consentirono agli inglesi
di cogliere un’altra vittoria tre anni
dopo ad Auberoche, in Aquitania,
quando il duca di Derby, Enrico di
Lancaster, piazzò i suoi arcieri su
una collina boscosa il cui pendio era
inaccessibile ai cavalieri francesi, poi
ne bersagliò il fianco spingendoli
verso i propri uomini d’arme a ca-
vallo. Ma questi scontri erano solo
le prove generali per le battaglie
decisive del conflitto, i tre grandi
confronti tra arcieri e cavalieri che
determineranno l’esito di altrettante
fasi della guerra, e tutte a favore del
regno inglese. Sono battaglie che
coinvolsero decine di migliaia di
soldati: oltre 60.000 a Crécy, 22.000
N. JERAN

a Poitiers, 36.000 ad Azincourt.

74
LA CAVALLERIA
PESANTE
Francesi in rotta in
una delle battaglie
della Guerra dei
cent’anni.

RAVA/LEEMAGE
LA DISPOSIZIONE: gli inglesi, con- 13556 Poitiers i francesi non trassero alcun partito: subito dietro, per bersagliare i cava-
dotti dal re Edoardo III, si dispongo- Dieci anni dopo Crécy, il 19 settem- la mentalità degli aristocratici, che lieri francesi che avevano aggirato il
no in tre battaglie di uomini d’arme bre 1356 fu la volta di Poitiers. Nel avevano in mano l’esercito, impo- corpo principale inglese.
appiedati (di cui una affidata al figlio tentativo di fermare le scorrerie in- neva che fossero i loro celebrati
del re, il futuro Principe Nero), inter- glesi, il re francese Giovanni II il Buo- cavalieri a procurare la vittoria alle 14229 Patay
vallate da ali trasversali di arcieri e no radunò un esercito e raggiunse il armate francesi, e i fanti continuaro- Secondo la tradizione, invece, si deve
protette in prima linea da buche e figlio del re nemico, Edoardo di Gal- no a rimanere relegati a un ruolo di a Giovanna d’Arco la prima occasione
pali appuntiti. les, il Principe Nero, nei pressi di un supporto. Pochi mesi dopo, ad Auray, in cui la cavalleria francese riuscì a
PRIMA FASE: i francesi vengono villaggio vicino a Poitiers. Edoardo si i francesi di Carlo di Blois attaccarono eludere il tiro degli arcieri inglesi.
a conoscenza solo all’ultimo della attestò su una collinetta ricoperta di ancora in sfavore di pendio finendo Accadde a Patay nel 1429, quando i
presenza inglese e sono ancora inco- vigneti, ma Giovanni aveva dalla sua subissati dalle frecce. transalpini partirono alla carica così
lonnati in un lungo convoglio, quan- il vantaggio numerico, con 15.000 rapidamente da non dare agli inglesi
do iniziano ad attaccare le solide uomini contro 7.000, e lanciò all’at- 14115 Azincourt il tempo di piantare i loro pali per
posizioni nemiche. Partono per primi tacco la cavalleria. Gli arcieri inglesi Ma la battaglia esemplare, quella che terra e scompaginandone i ranghi
i balestrieri genovesi, subito sopraf- vanificarono la carica dei cavalieri più di ogni altra dimostra come una (la tattica dei longbowmen era di
fatti dalla maggiore gittata dell’arco avversari, e Giovanni rinnovò l’assal- piccola armata di arcieri ben orga- conficcare pali nel terreno vicino alle
lungo inglese. to, ordinando però ai suoi cavalieri e nizzata, disposta e protetta, possa loro posizioni di tiro per prevenire
LA CARICA: la rotta dei balestrieri ri- a quelli del Delfino Carlo di smontare prevalere su un esercito di cavalieri le cariche di cavalleria e rallentare la
tarda e rallenta la carica dei cavalieri di sella e accompagnare i fanti. An- pesanti cinque volte superiore, è fanteria nemica per poterla colpire).
e semina lo scompiglio tra i ranghi cora una volta le frecce fermarono la Azincourt. Lo scontro ebbe luogo Gli arcieri tuttavia svelarono le loro
degli uomini d’arme francesi, che fanteria, mentre i cavalieri trovarono quando Enrico V d’Inghilterra sbarcò posizioni prima che i preparativi fos-
tuttavia arrivano a minacciare il prin- un’insormontabile ostruzione nei in Normandia per rivendicare il trono sero completi: una spia girovagava
cipe di Galles. Ma gli arcieri inglesi picchieri. L’insuccesso provocò lo francese, con un esercito di 15.000 nei campi vicino all’esercito inglese
scagliano frecce al ritmo di 5 al minu- scoramento nelle file dei cavalieri di uomini che, dopo 5 settimane di e gli arcieri alzarono un urlo di caccia
to ciascuno, e continuano a decimare Filippo, duca d’Orléans e fratello del assedio a Harfleur, si era ridotto a 6 tirando a un cervo. Quanto accaduto
gli avversari, dando a Edoardo III mo- re, provocandone la fuga. Anche Gio- o 7.000 per un’epidemia; 812 erano allertò gli esploratori francesi.
do di passare al contrattacco invian- vanni si rese conto che la battaglia uomini d’arme, tutto il resto arcieri. Il A Formigny, nel 1450, il conte di
do un distaccamento di cavalleria in era persa ma, pur ordinando al figlio re tentò di raggiungere Calais ma do- Clermont tenne i suoi cavalieri fuori
soccorso al figlio. Cadono entrambi i Carlo di ripiegare su Poitiers, rimase po la Somme trovò la strada sbarrata dalla gittata delle frecce nemiche,
comandanti francesi, e i loro uomini a combattere, finendo prigioniero. dall’esercito del conestabile d’Albret aprendo dei varchi tra i ranghi degli
devono ripiegare, lasciandosi dietro (30.000 uomini), che il re inglese ri- arcieri inglesi con le colubrine, per
centinaia di feriti, finiti a colpi di col- 13664 Cocherel uscì a sconfiggere il 25 ottobre 1415 poi attaccare e investirli mentre era-
tello dai gallesi. Un incidente di percorso per gli in- con un impeccabile sfruttamento no in fase di ripiegamento.
Giunge a questo punto la terza bat- glesi fu la battaglia di Cocherel (Nor- dello scacchiere, delle caratteristiche E tre anni dopo, nell’ultimo anno di
taglia di Filippo VI, che riordina i ran- mandia) del maggio 1364; i loro ar- del proprio malandato esercito e guerra, a Castillon, furono ancora
ghi dei fuggitivi e conduce almeno cieri non furono efficaci contro i fanti delle debolezze del nemico. bombarde e colubrine a rendere va-
12 nuovi attacchi nell’arco di 5 ore. francesi, protetti dai loro pavesari, Variazioni sul tema, tuttavia, ve ne na l’azione degli arcieri inglesi. Ormai
Ma si tratta di azioni sterili, quasi contro i quali si infrangevano le frec- furono anche successivamente, i francesi avevano preso le contro-
mosse individuali di cavalieri ansiosi ce nemiche (il pavese era uno scudo prima della fine del conflitto. A misure agli avversari, e l’uso sempre
di mostrare il proprio valore, che si rettangolare portato da un pavesaro: Verneuil-sur-Avre nel 1424, gli arcieri più diffuso delle armi da fuoco non
esauriscono col buio; i francesi si ri- veniva poggiato con il lato inferiore furono lasciati in retroguardia, a pre- solo negli assedi, ma anche nelle
tirano lasciando forse 10.000 caduti, a terra e usato a mo’ di barriera per sidio delle salmerie, e non dovettero battaglia campali, aveva modificato
a fronte di perdite fra 200 e mille proteggere il balestriere mentre far altro che costituire una barriera gli equilibri e introdotto la guerra
uomini per Edoardo. tirava). Tuttavia fu una lezione da cui con i carri legati insieme e appostarsi dell’età moderna.

75
GENERALI AL FRONTE

FU STALINGRAD D O A FA
AR CADERRE I TEDESSCHHI? SE
E COSÌ
FOSSE, COME M AI NEL L MA
ARZO 19443 VINCCEVAANO O
CONTR RO I RUSSSI A KH
HARKOOV? L A BATTAAGLIAA
CAPOLL AVORO DEL FELDMARESSCIA ALLO VON N MA ANSTTEIN
N
RACCOONTA CO OME QU UALCHE VOLT TA BISO
O GN
NA...

RITIRARSI
PER VINCEREa battaglia di Stalingrado è stata spesso ritenuta de-
cisiva per le sorti della Seconda guerra mondiale.
re evidente come la posta in gioco fosse molto più grande del
possesso di Stalingrado o del salvataggio delle truppe che vi si
Nell’immaginario collettivo il grande scontro sulle ri- trovavano circondate. Infatti il piano, formulato sotto la spin-
ve del Volga è considerato un disastro da cui la Weh- ta dello stesso Stalin, era quello di chiudere in una morsa mor-
rmacht non si riprese mai. La realtà dei fatti è assai più com- tale tutto il fronte sud tedesco: si trattava di qualcosa come tre
plessa. Le perdite subite dai tedeschi a seguito della resa della gruppi di armate, con alcune tra le migliori divisioni corazza-
6a Armata, rimasta accerchiata tra le rovine di quella città, fu- te e motorizzate. Un colpo che avrebbe avuto conseguenze in-
rono certamente ingenti, ma a ben vedere quella sconfitta eb- calcolabili per l’intero corso della guerra. A questo scopo i so-
be effetti più morali che materiali. Per la prima volta, infatti, vietici schieravano, da nord a sud, non meno di 4 Fronti : quel-
l’esercito tedesco aveva subito una disfatta di grandi propor- lo di Voronez, composto da 4 armate di fanteria (38a, 21a, 40a,
zioni e il mito della sua invincibilità era stato infranto. Ma do- 69a e 64a) e una corazzata (la 3a), quello del Sud-Ovest, con 3
po la resa delle ultime sacche di resistenza germaniche a Sta- armate di fanteria (6a, più due della guardia 1a e 3a) una co-
lingrado, le operazioni offensive dell’Armata Rossa su tutto il razzata (la 5a) e un Gruppo mobile (Gruppo Popov), quello del
settore meridionale del fronte continuarono. Questi attacchi Don, (in fase di riorganizzazione dopo aver eliminato la sacca
si svilupparono con un vigore tale da dimostrare che le conse- di Stalingrado), e quello del Sud, con 5 armate di fanteria (51a,
guenze di questa battaglia avrebbero potuto essere davvero de- 28a, 44a, 2a della guardia e 5a d’assalto). La loro spinta puntava
cisive per le sorti della guerra sul fronte orientale, se non fos- a recidere alla base il grande arco che si era determinato con
se stato per il sangue freddo e le grandi capacità tattiche di un le avanzate germaniche dell’estate 1942. Queste offensive ave-
comandante tedesco: Erich von Manstein.
L’arggine alla a marea ro ossa. A gennaio 1943 i sovietici Fronti Nella terminologia organica dell’esercito sovietico il“Fronte”stava a indicare l’equivalente
occidentale del“Gruppo di armate”. Era una“Grande unità”che comprendeva un numero variabile
erano in piena offensiva. Mentre la 6a Armata tedesca, ormai di armate in grado di condurre operazioni offensive o difensive su vasta scala. Era chiamato con
isolata, resisteva ancora disperatamente, i russi erano già mol- una indicazione geografica o con il nome di una regione della propria area di operazione. L’Armata
to oltre la città di Stalingrado e attaccavano senza tregua. Un Rossa ha mantenuto la sua organizzazione basata sui Fronti anche durante tutta la Guerra fredda.
tentativo di aprire un corridoio per soccorrere le truppe asse- Guardie Le unità sovietiche assumevano il titolo onorifico“della guardia”dopo essersi distinte in
diate, condotto nella seconda metà di dicembre dalla 4a Arma- combattimento ed erano considerate a tutti gli effetti come forze scelte, una tradizione che si è
ta corazzata del generale Hoth, era fallito. In questa fase appa- perpetuata fino; diverse formazioni dell’esercito russo hanno tuttora questa denominazione.

76
Lo stratega
NOME
Erich von Manstein
(1887-1973).

ORIGINI
Rappresenta uno dei tipici pro-
dotti dell’aristocrazia militare
prussiana. Nato in una famiglia
di antiche tradizioni militari,
studiò a Strasburgo e subito
dopo entrò nell’esercito. Nel
1906 fu assegnato al prestigio-
so 3° Reggimento guardie. Du-
rante la Prima guerra mondiale
divenne ufficiale di Stato Mag-
giore presso unità schierate sui
fronti orientale e occidentale.

COMPITI
È riconosciuto come il miglior
I PROTAGONISTI generale tedesco del secondo
Il feldmaresciallo conflitto mondiale, brillante e
Erich von Manstein, dotato di una profonda com-
comandante del Gruppo prensione dei problemi opera-
di armate del Don, nel tivi. Nel 1939, quando era capo
1942. A sinistra, Panzer di Stato Maggiore del Gruppo
e fanteria tedeschi in di armate A, elaborò il piano
movimento nella basato su una penetrazione di
steppa innevata. forze corazzate attraverso le
Ardenne che successivamente
portò alla vittoriosa invasione

BPK / SCALA
della Francia nella primavera
1940. Sul fronte russo, nel
SZ PHOTO / AGF

luglio 1942, fu l’artefice della


conquista di Sebastopoli, a
seguito della quale venne pro-
mosso feldmaresciallo.
Nel febbraio-marzo 1943
condusse magistralmente
una controffensiva contro i
sovietici reduci dalla vittoria di
Stalingrado, culminata con la
riconquista di Kharkov.

STORIA
Dopo l’incarico di capo di Stato
Maggiore del Gruppo di arma-
te A, durante la campagna di
Francia divenne comandante
del 38° Corpo d’armata. All’av-
vio dell’invasione della Russia,
nel giugno 1941, era alla testa
del 56° Corpo d’armata, con il
quale realizzò una spettacolare
avanzata per la conquista dei
ponti di Dvinsk. A settembre
fu nominato comandante
dell’11a Armata con il compito
di occupare la Crimea. Quale
comandante del Gruppo di
armate del Don, condusse le
operazioni nella terza battaglia
di Kharkov. Successivamente
fu impegnato nel ripiegamen-
to dal Dniepr al Dniestr. Nel
marzo 1944, a seguito dei con-
tinui contrasti con Adolf Hitler,
venne sostituito.

77
vano spinto il Gruppo di armate A del maresciallo von Kleist La re esa di voon Pau ulus. Più a nord la situazione non era
fin nel cuore del Caucaso. Ora queste truppe si trovavano di migliore per le forze tedesche. Il Fronte di Voronez, comanda-
fronte a una gravissima minaccia: se i russi avessero occupato to dal generale Gorlikov, moltiplicava i suoi sforzi offensivi e
lo stretto passaggio all’altezza della città di Rostov, von Kleist continuava a mietere successi. A metà gennaio sferrò un col-
sarebbe stato intrappolato. Era esattamente in questa direzio- po che mandò in frantumi la 2a Armata ungherese sul medio
ne che puntava l’offensiva russa. corso del Don e penetrò per quasi 150 km. Nel frattempo l’a-
Le ar rmate de el Don n. Erich von Manstein si trovava in quel la destra del Fronte Sud-Ovest si spingevano lungo il corrido-
momento al comando del Gruppo di armate del Don. Fu qui io tra i fiumi Don e Donez. Tutto ciò mentre a Stalingrado, il
che il feldmaresciallo tedesco compì il primo miracolo. Con 31 gennaio, la 6a Armata del generale von Paulus si arrendeva.
una serie di abili manovre difensive, impiegando la 4a Arma- Mano ovra di avvollgime ento. A questo punto l’intenzio-
ta corazzata, riuscì a “tenere aperta la porta”: ovvero, difende- ne della Stavka, l’alto comando sovietico, era chiara: la mano-
re le linee di comunicazione delle forze di von Kleist e tene- vra che stava cercando di compiere era un gigantesco avvolgi-
re Rostov per il tempo sufficien- mento di tutte le forze tedesche schierate a sud, quindi ordi-
te a consentire il ripiegamento del nò ai Fronti di Gorlikov e Vatutin di spingersi verso la Crimea
IL GENERALE HAUSSER Gruppo armate A. Contempora- e il Mare d’Azov. L’obiettivo era superare il Donez, prosegui-
Comandante del corpo
corazzato delle Waffen SS che
neamente, con le forze restanti, re ancora a ovest e impadronirsi dei punti di attraversamento
comprendeva anche le divisioni rintuzzò gli attacchi del Fronte del fiume Dniepr: a quel punto le armate germaniche sarebbe-
“Das Reich” e “Leibstandarte”. Sud-Ovest del generale Vatutin, ro state intrappolate con perdite incalcolabili e conseguenze
Le condusse alla riconquista di che da nord-est puntavano nel- di portata strategica. Stalin, galvanizzato dai continui succes-
Kharkov. la medesima direzione. Il 6 feb- si, era fermamente convinto che i nazisti fossero ormai in rotta
braio gli ultimi reparti tedeschi e chiedeva insistentemente di avanzare con maggiore velocità.
in ripiegamento dal Caucaso at- Questa valutazione era condivisa da quasi tutti i comandan-
traversarono Rostov, verso la sal- ti sovietici, ma gli eventi dimostrarono quanto si sbagliavano.
vezza; tra essi la 1a Armata coraz- La de ecisione e cruciale:: ritirat ta. Il feldmaresciallo te-
zata del generale von Mackensen desco si rese conto del pericolo mortale e individuò immedia-
che sarebbe divenuta una pedina tamente, con grande lucidità, l’unica soluzione possibile: ab-
importante per il prosieguo del- bandonare il bacino minerario del Donez e appoggiare la pro-
le operazioni: queste forze mobi- pria ala destra al corso del fiume Mius. Ma per un ripiegamen-
li si andarono infatti ad aggiunge- to di questa portata era necessaria l’espressa autorizzazione di
re alle altre a disposizione di von Hitler, che non aveva nessuna intenzione di rinunciare a una
Manstein per fronteggiare la dif- regione così importante dal punto di vista strategico-econo-
ficile situazione. mico. Per avere la possibilità di salvare le sue armate nell’unico

ERICH VON MA
ANSTEEIN OTTENN
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VITTO DESCA SUL CAM
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LIA
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NEL FANGO
Un trattore semicingolato tedesco SDKFZ-7
BPK / SCALA

nella steppa sovietica. La fase del disgelo

SZ PHOTO / AGF
primaverile rendeva il terreno impraticabile
per le unità motorizzate, tanto da rendere
impossibili le operazioni su vasta scala.
Febbraio 1943: von Manstein modo ritenuto possibile, von Manstein non esitò il 6 febbraio a
ferma l’offensiva sovietica recarsi personalmente nel quartier generale del Führer. Dopo
un lungo colloquio, e grazie alla sua insistenza, il comandante
P. GHISALBERTI

Gluknov
del Gruppo di armate del Don ottenne il permesso di attuare
a
esn X X X X X KURSK il ripiegamento. Fu uno dei rarissimi casi durante tutto il cor-
CENTRO
Voronez so della guerra in cui il capo del nazismo autorizzava uno dei
KLUGE XXXX
38 XXXXX suoi generali a una ritirata di quella portata.
Konotop XXXX VORONEZ
21 Don GORLIKOV Ma grazie a questa manovra, compiuta con grande abili-
Limite di settore tra gruppi di armate
XXXXX XXXX
40
Svoboda tà, l’accorciamento del fronte consentì di avere a disposizio-
Belgorod
XXXX
ne nuove forze per parare il colpo mortale che i russi avreb-
Lubny XXXX 69 XXXX Rossosh bero potuto infliggere se fossero riusciti ad arrivare al Dniepr.
64
KEMPF KHARKOV
XXXX
3T XXXXX
Un pu ugno co orazza ato. Intanto i sovietici continuarono
Poliava XXXX
XXXXX imperterriti ad attaccare. A nord
Do SUDOVEST
XXX z
6
VATUTIN il Fronte di Voronez era ormai a
Krasnog XXXX IL GENERALE VATUTIN
HAUSSER Izyum
XXXX
ridosso di Kharkov, il principale Era a capo del Fronte Sud-Ovest
Dn Grp POPOV XXXX
ie
pr
1G 3G centro industriale dell’Ucraina. A che, nei piani dell’Alto comando
XXXX
5T
difenderla vi erano le formazioni sovietico, ricopriva un ruolo
XXXXX scelte del Corpo d’armata corazza- primario nella grande manovra
XXXX
to delle Waffen SS: le divisioni Pan- di avvolgimento dell’intero
XXXX 5ASS.
Krivoi Rog XXXX XXXX XXXXX fronte meridionale tedesco.
4 PZ
1 PZ
XXXX 2G SUD zergrenadier “Leibstandarte Adolf
Nikopol Stalino 51 Don Hitler” (LAH) e Das Reich appena
s
Miu

XXXX
XXXX

HOLLIDT
XXXX 28 giunte dalla Francia. Il 14 febbra-
XXXXX 44
Mariupol
Taganrog ROSTOV io i sovietici erano in procinto did
SUD
Melitopol accerchiare la città quando avven-
VON
MANSTEIN XXXXX
NORD ne, ancora una volta, l’impensabilee:
Perekop CAUCASO Salsk
M A R D'A ZOV
Hitler aveva ordinato di difender-
la a tutti i costi, ma il comandante
Tikhoretsk del Corpo SS, Paul Hausser, disob-
bedì clamorosamente e ne ordinò
FASE 1 Dopo la capitolazione di Stalingrado, l’Armata Rossa reitera la sua grande l’evacuazione per non restarvi in-
offensiva cercando di intrappolare due interi gruppi di armate tedeschi tra la trappolato. Questa audace decisio-
Crimea e il Mar D’Azov. Il Gruppo di armate del Don (nel corso di questa fase ri- ne, ancora più sorprendente per-
nominato Gruppo di armate Sud) di von Manstein, dopo aver coperto la ritirata ché presa da uno dei principali co-
dal Caucaso del Gruppo di armate A, riesce a contenere gli attacchi sovietici, at- mandanti dei “pretoriani” del Füh-
traverso una serie di provvidenziali e abili ripiegamenti, impedendogli di arriva-
re alla linea del Dniepr. Subito dopo, a partire dal 20 febbraio, contrattacca con rer, permise di salvare delle unità
tutte le unità motorizzate e corazzate disponibili colpendo su entrambi i fianchi che di lì a poco si sarebbero rive-
la 6a Armata e il Gruppo mobile “Popov”, che si erano spinti troppo in avanti, di- late preziose. La caduta di Khar-
struggendoli, e riuscendo così a stroncare definitivamente la manovra dei russi. kov non fece altro che rafforzare le
convinzioni di Stalin e dei vertici
dell’Armata Rossa: i tedeschi era-
RIPIEGAMENTO no in fuga e irrimediabilmente bat-
Tedeschi fanno fuoco di
copertura durante un’azione tuti. Una vittoria clamorosa sembrava a portata di mano e in-
di ripiegamento dalla duceva i sovietici a spingere le proprie unità avanzate sempre
periferia del centro abitato. più avanti trascurando le più elementari misure di sicurezza:
copertura dei fianchi e controllo delle linee di rifornimento.
Ma anche a Berlino la situazione suscitava una fortissima im-
pressione, tanto che Adolf Hitler si recò il 17 febbraio presso
il comando di von Manstein, a Saporoschje, che in quei giorni
era stato rinominato Gruppo di armate Sud. La situazione era
effettivamente vicina al punto di rottura, lo stesso dittatore te-
desco fu costretto a tornare precipitosamente indietro quando
il 19 un reparto nemico venne segnalato a Sinelnikowo, a soli
60 km dal quartier generale con il suo importante ospite: i rus-
si stavano per raggiungere il Dniepr.

Das Reich Queste unità d’élite delle Ss combattenti erano organizzate come“granatieri corazzati”.
Le divisioni di questo tipo, create durante il conflitto, erano basate su un nucleo di due Reggimenti
Panzergrenadier, a loro volta composti da un mix variabile di battaglioni di fanteria motorizzata (su
GETTY IMAGES

autocarri) e corazzata (su semicingolati da trasporto). Completavano l’organico altre unità di sup-
porto tattico divisionale (artiglieria, genio, trasmissioni) e reparti di carri armati o di cannoni d’as-
salto/cacciacarri, comunque sempre in misura inferiore rispetto alle Panzerdivisionen standard.

79
LA CITTÀ È PRESA
Marzo del 1943, una colonna corazzata
tedesca nei sobborghi di Kharkov durante
gli aspri combattimenti per la riconquista
della città (oggi in territorio ucraino).
ULLSTEIN BILD / GETTY IMAGES

DOPO STALINGRR ADO ILL GEN


NERALE RIIUSSCÌ AD AL
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PRESSIO
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A E A RIIAPRIRE IL FRO
ONTE SU
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Sovie etici espposti. Ma a questo punto la mente lucid da di
von Manstein avveva già rilevato che due armate sovietiche si
erano portate imprudentemente troppo avanti: si trattava della d
6a Armata e del Gruppo mobile Popov (quest’ultimo form mato
ad hoc concentrando il meglio dei reparti corazzati), entrram- CONTRASTI
bi facenti parte del Fronte Sud-Ovest di Vatutin. Già da alcu- a - Ucraina, settembre 1943:
ni giorni lo Stato Maggiore del Gruppo armate Sud stava pia-- Hitler si incontra con
von Manstein. In diverse
nificando un contrattacco sui lati delle punte avanzate del nee- occasioni il feldmaresciallo
mico concentrando la maggior parte delle divisioni corazzaa- tedesco si troverà in
te disponibili nelle Armate corazzate 1a e 4a. Si trattava a tutt i contrasto con il Führer.
gli effetti di una vera e propria trappola in cui i russi si sttavaa- Alla fine verrà sollevato dal
no deliberatamente infilando: mentre continuavano ad avan n- comando nel marzo 1944.
zare, il Corpo d’armata corazzato SS di Hausser si concent a-
va a nord e il 48° Corpo corazzato a sud-est pronti ad attaaccaa-
re entrambi i fianchi della 6a Armata del generale Chariton v.
Contemporaneamente il 40° Corpo corazzato (della 1a Arrmaa-
ta Panzer)si preparava a colpire, anch’esso sui fianchi trop
esposti, il Gruppo Popov. In quel momento momento le for
di von Manstein erano formate dai distaccamenti di Arma
“Hollidt” e “Kempf” , con il primo schierato a difesa del fia co
destro lungo il Mius e il secondo sul fianco sinistro, e la 1 e 4a
Armata corazzata al centro.
Il con ntratta acco. Nei giorni successivi al 20 febbraio sc t-
tò, violenta, la controffensiva tedesca. Mentre la Divisi ne
Waffen SS Viking riuscì ad arrestare frontalmente i mezzi coo-
razzati del Gruppo Popov, il 40° Corpo lo avvolse, girand doggli
letteralmente intorno e tagliandolo completamente fuori d l-
le sue basi logistiche. Poco più a nord la stessa sorte toccò al-

Gruppo Popov Come avviene in molti casi questa unità, creata temporaneamente, trasse il suo
nome da quello dell’ufficiale designato al suo comando.
BPK / SCALA

Divisione Viking Si trattava di una formazione composta da volontari norvegesi, danesi, olanndesi
e fiamminghi inquadrata nel 40° Corpo d’armata corazzato.

80
Marzo 1943, la controffensiva tedesca: LA PRESSIONE DEI RUSSI

GETTY IMAGES
Soldati sovietici all’assalto. All’inizio del
la terza battaglia di Kharkov 1943 l’Armata Rossa era all’offensiva su
tutto il settore meridionale del fronte.
P. GHISALBERTI

Gluknov
s n aX X X X X KURSK
D
CENTRO
Voronez
KLUGE XXXX
XXXXX
38
Konotop XXXX VORONEZ
21 Don GORLIKOV
Limite di settore tra gruppi di armate
XXXXX XXXX Svoboda
40
Belgorod
XXXX
Lubny XXXX 69 XXXX Rossosh
64
XXXX
KEMPF KHARKOV XXXXX
3T
XXXXX
Poliava XXXX
Don 6
SUDOVEST
ez VATUTIN
X
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Grp POPOV XXXX
D n HAUSSER 1G
XXXX
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XXXX
XXXX 5T
4 PZ XXXXX
XX
XXX Morozovsk
1 PZ
5ASS.
XXXXX
Krivoi Rog XXXX
XXXX 2G SUD Tsymlanskaya
Nikopol Stalino 51 Don
s
Miu

XXXX
XXXX
XXXX 28
HOLLIDT 44
XXXXX
Mariupol
SUD Taganrog ROSTOV
Melitopol l 6a Armata di Charitonov, che venne colpita sui fianchi e alle
la
MANSTEIN XXXXX
NORD spalle
s e fatta a pezzi dalla tenaglia formata dal 48° Corpo (del-
CAUCASO Salsk
V
la 4a Armata Panzer) e dalle divisioni SS di Hausser. Si trattava
di un drammatico capovolgimento della situazione, un mici-
d
kh etsk diale colpo di maglio corazzato che lasciò sgomenti i comandi
d
sovietici.
s In pochi giorni le due armate di Vatutin furono an-
FASE 2 Dopo aver stabilizzato il fronte, nnientate e le forze corazzate germaniche sfruttarono il succes-
i tedeschi proseguono nella loro con- sso e puntarono verso nord. La sera del 24 febbraio il generale
troffensiva. La 1a e la 4a Armata Panzer
continuano a sferrare i loro micidiali Vatutin,
V dopo aver testardamente continuato per giorni a or-
colpi verso Nord e riescono a ripor- dinare di attaccare, fu costretto a riconoscere la realtà e a so-
d
tarsi sulle precedenti posizioni lungo sspendere tutte le azioni offensive del Fronte Sud-Ovest. Il 28
il corso del Donets. Contemporanea- ffebbraio il Gruppo Popov non esisteva più e il 40° Corpo coraz-
mente il Corpo corazzato SS di Haus- zzato raggiungeva nuovamente la linea del Donez. L’importante
ser si lancia in direzione nord-est alla
riconquista di Kharkov. Dopo aver bacino
b minerario venne così nuovamente occupato.
inflitto altre pesanti perdite alle La coonquista a di Khhark kov. Intanto, mentre completava
forze russe, tra le quali la 3a Ar- la distruzione della 6a Armata di Charitonov, il 2 marzo il Cor-
mata corazzata guardie, che po corazzato SS si lanciò alla riconquista di Kharkov. In questo
p
viene quasi annientata, i re- ssettore la 3a Armata corazzata sovietica, appartenente al Fron-
parti tedeschi rioccupano
la città il 15 marzo. tte di Voronez, tentava di sbarrare la strada ai Panzer, ma l’avan-
zzata tedesca era ormai inarrestabile: la città venne accerchiata
e cadde, dopo aspri combattimenti casa per casa, il 15 marzo.
La riconquista di Kharkov sancì la spettacolare vittoria tede-
ssca, che avrebbe potuto essere più completa, ma una serie di
incertezze del comando supremo e l’imminente arrivo del di-
ssgelo primaverile, che avrebbe riempito le strade di fango, fre-
nnò l’impeto delle Panzerdivisionen. Tre armate sovietiche era-
n
no state cancellate dalle mappe con perdite enormi – soprat-
tutto di mezzi e materiali – e l’offensiva, così fortemente volu-
tta da Stalin, era stata stroncata definitivamente. Su tutto, erano
ppoi emerse le straordinarie doti di comandante von Manstein:
il sangue freddo, l’acume tattico e le sue capacità di valutazio-
ne
n furono i fattori decisivi che trasformarono un probabile di-
ssastro in una brillante vittoria. Il modo in cui egli riuscì a con-
ccentrare e muovere le sue divisioni corazzate per questo magi-
strale
s “colpo di incontro” rimarrà per sempre negli annali della
guerra
g di manovra. 
Fabio Riggi

81
WARS RECENSIONI

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Anatomia di una battaglia: Pavia viene ripercorsa da uno dei REDAZIONE GRAFICA
suoi creatori, il generale Katia Belli, Mariangela Corrias (vicecaporedattore),
24 febbraio 1525 dei Bersaglieri Luigi Scollo, Barbara Larese, Vittorio Sacchi (caposervizio)
di Marco Scardigli e attraverso l’analisi delle SEGRETARIA DI REDAZIONE Marzia Vertua
Andrea Santangelo necessità operative, del ma- HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
Sei protagonisti, magi- teriale in dotazione e della dottrina di impiego. Giorgio Albertini, Camillo Balossini, Pierre David
stralmente ricostruiti Completano il testo 16 tavole uniformologiche di Beauchard, Gastone Breccia, Giovanni Cerino Badone,
Pietro Compagni e 64 pagine di foto. Raffaele D’Amato, Andrea Frediani, Marco Lucchetti,
dagli autori sulla base di
Fernando Mazzoldi, Angelo Pirocchi, Fabio Riggi
diari e resoconti dell’epo- Itinera Progetti, pag. 168+96, € 24,90
ca, rivivono le fasi della
battaglia di Pavia da di-
verse prospettive: un mo- FUMETTI MAGAZINE PUBLISHING COORDINATOR E
BUSINESS MANAGER Carolina Cefalù
schettiere spagnolo, una nobildonna pavese, una DIGITAL PUBLISHING COORDINATOR Daniela Grasso
vivandiera lanzichenecca, un mercenario italiano, COORDINAMENTO TECNICO Valter Martin
un cavaliere scozzese, un artigliere ferrarese, tutti La Guera granda
testimoni dell’affermarsi delle nuove diaboliche di Luca Pozza
armi: archibugi e moschetti. Il racconto di alcuni episodi
Utet, pag. 200, € 16 della “Guera granda”, come
la chiamavano i soldati
AMMINISTRATORE DELEGATO, CHIEF OPERATING OFFICER
L’ultimo soldato di Napoleone veneti, in una potente e E PUBLISHER Roberto De Melgazzi
coinvolgente graphic novel. DIRETTORE CONTROLLO DI GESTIONE Paolo Cescatti
di Celso Gallenga Il vivido realismo dei disegni ben trasmette le
Le entusiasmanti me- sensazioni dei soldati, bersaglio del nemico e
morie di un ufficiale vittime dell’ottusità dei superiori, come evocato
Focus Storia Wars: Pubblicazione trimestrale registrata presso il Tribunale di
piemontese al servizio di nelle pagine di Emilio Lussu e Mario Rigoni Stern. Milano, n. 162 del 31/03/2010. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica
Napoleone, dalla Campa- Self Press, pag. 72, € 18 sono riservati. Il materiale ricevuto e non richiesto (testi e fotografie), anche se
gna d’Italia ad Arcole e non pubblicato, non sarà restituito.
Marengo, fino al trionfo di Direzione, redazione, amministrazione: via Battistotti Sassi 11/a,

MOSTRE
20133 Milano. Tel. 02/762101; e-mail: redazione@focusstoria.it; e-mail
Austerlitz, dalla guerriglia amministrazione: servizio.gujm@fisspa.it
in Spagna alla disfatta Stampa: ELCOGRAF S.p.A., via Mondadori, 15, Verona.
in Russia. Fu anche alla A cura di Angelo Pirocchi
Distribuzione: Press-di Distribuzione stampa & Multimedia s.r.l.,
Campagna di Francia e Segrate (Mi).
al servizio di Maria Luisa a Parma, per obbedire Il volto del comando Abbonamenti: è possibile avere informazioni o sottoscrivere un abbonamento
all’ultimo ordine dell’imperatore. “Dal quadro al figurino storico: ritratti tridimen- tramite: sito web: www.abbonamenti.it/mondadori; e-mail: abbonamenti@
mondadori.it; telefono: dall’Italia 199.111.999 (per telefoni fissi: euro 0,12 + IVA
Baima & Ronchetti, pag. 164, € 15 sionali in miniatura di ufficiali dell’epopea napo- al minuto senza scatto alla risposta. Per cellulari costi in funzione dell’operatore);
leonica”: così recita il titolo completo della mostra dall’estero tel.: +39 041.509.90.49. Il servizio abbonati è in funzione dal lunedì al

1915-1916 Kaiserjäger visitabile fino al 16 febbraio al Museo Glauco venerdì dalle 9:00 alle 19:00; fax: 030.77.72.387; posta: scrivere all’indirizzo: Press
Di Servizio Abbonamenti – C/O CMP Brescia – 25126 Brescia.
Lombardi di Parma. In esposizione, figurini
in Marmolada storici in scala (32 per la precisione) che si rifanno
L’abbonamento può avere inizio in qualsiasi periodo dell’anno. L’eventuale
cambio di indirizzo è gratuito: informare il Servizio Abbonati almeno 20 giorni
di Luca Girotto ai ritratti coevi di famosi generali e non solo, a prima del trasferimento, allegando l’etichetta con la quale arriva la rivista.
Le memorie dell’Alpin- opera di Piersergio Allevi e Danilo Cartacci. Servizio collezionisti: I numeri arretrati possono essere richiesti direttamente
alla propria edicola, al doppio del prezzo di copertina per la copia semplice e al
Referent (cioè l’ufficiale Museo Glauco Lombardi, Parma prezzo di copertina maggiorato di € 4,00 per la copia con allegato (DVD, libro,
austriaco delegato allo Info: www.museolombardi.it CD, gadget). La disponibilità è limitata agli ultimi 18 mesi per le copie semplici
studio delle operazioni Catalogo: Edizioni Libreria Militare e agli ultimi 6 mesi per le copie con allegato, salvo esaurimento scorte. Per
in montagna e all’adde- informazioni: tel. 045.888.44.00. Fax 045.888.43.78. Email collez@mondadori.it
stramento della truppa in Garanzia di riservatezza per gli abbonati. L’editore garantisce la massima
riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne
ambiente montano) Fritz gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 D. leg. 196/2003
Malcher svelano la storia scrivendo a: Press-Di srl Ufficio Privacy – Via Mondadori, 1 – 20090 Segrate (MI).
mai raccontata delle E-mail: privacy.pressdi@pressdi.it.
battaglie e delle fortificazioni sulla Marmolada,
dall’autunno 1915 fino alla primavera 1916, e L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti
sono corredate da 250 spettacolari foto del suo che non sia stato possibile rintracciare.
album, immagini davvero inedite.
Periodico associato alla FIEG Codice ISSN:
DBS Edizioni, pag. 240, € 13 (Federaz. Ital. Editori Giornali) 2038-7202
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