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Tutti insieme
alla scoperta
di Catania antica
a cura di
Michela Ursino
Palermo
Regione Siciliana
Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana
Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana
2011
Regione Siciliana
Assessorato dei Beni Culturali e dell’identità siciliana
Dipartimento dei Beni Culturali e dell’identità siciliana
Servizio Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Catania
Unità Operativa X – Beni Archeologici
Testi
Simona Barberi
Michela Ursino
Illustrazioni
Pussia Siciliano
Tutti insieme alla scoperta di Catania antica : Progetto Scuola Museo 2009-2010 / a cura di
Michela Ursino. - Palermo : Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e dell’identità
siciliana, Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana, 2011.
ISBN 978-88-6164-177-8
1. Archeologia - Catania. I. Ursino, Michela
937.8131 CDD-22 SBN Pal0239521
Vera Greco
Dirigente Servizio Soprintendenza
per i Beni Culturali e Ambientali di Catania
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Nell’estate del 2009, quando la scrivente dirigeva il Servizio Ar-
cheologico della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di
Catania, che si occupava anche di valorizzazione oltre che di tutela,
nacque il progetto Scuola Museo Tutti insieme alla scoperta di Ca-
tania antica. Fu promosso da Laura Maniscalco, allora responsabile,
nell’ex Servizio Archeologico, delle attività connesse alla promozio-
ne culturale.
Finanziato dal Dipartimento regionale dei Beni Culturali e dell’I-
dentità siciliana, il progetto prese corpo in quello stesso anno sco-
lastico (2009-2010), indirizzandosi sin dal suo esordio verso la
scuola primaria ed in particolare verso le classi quarte e quinte ele-
mentari dell’Istituto Sant’Orsola di Catania.
Nessuno, allora, si nascondeva le difficoltà di coniugare, con un
registro linguistico adeguato, una cittadinanza di “piccoli” utenti
con la scientificità dei contenuti propri all’istituzione che dirigevo
in generale ed al mondo degli archeologi in particolare.
L’esperimento direi che è ben riuscito e da questa esperienza
credo che non solo i piccoli (e non solo la Scuola) abbiano imparato
qualcosa. Ne è la prova questo volume conclusivo dell’attività, che
emerge dalle appassionate e competenti cure di Michela Ursino. Il
libro è scritto con un linguaggio piano e scorrevole, giocosamente
adeguato al “target” cui è rivolto, e tuttavia riesce a non perdere di
vista completezza e precisione dei contenuti.
Seguendo uno schema “ipertestuale”, nel discorso principale
sono frequentemente intercalate schede tecniche che consentono
opportuni approfondimenti in forma di divagazioni (rese riconosci-
bili da uno spiritoso sfondo a “quadretti”). L’elefantino disegnato
da Pussia Siciliano aiuta il lettore a non perdersi in una vicenda al-
trimenti lunga e complicata. L’obiettivo didattico è così raggiunto
anche grazie alla forma grafica utilizzata, ma lo è pure quello del ser-
vizio pubblico.
Molte cose sono cambiate da quell’estate 2009. La riforma
dell’organizzazione dei Beni Culturali regionali, promossa nel 2010,
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ha portato alla nascita di numerose strutture con lo scopo precipuo
di valorizzare i beni loro assegnati. Alla scrivente è stata affidata
una di queste giovani strutture, il “Parco archeologico greco romano
di Catania e delle aree archeologiche dei comuni limitrofi”. Perdura
comunque il legame con l’Istituzione e con i colleghi con cui si è a lun-
go lavorato insieme.
La conclusione di questo progetto Scuola Museo coincide con la
rinnovata continuità nella “scoperta di Catania antica” in forme che
di certo la rafforzeranno.
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Tutti insieme alla scoperta di Catania antica, per tornare indietro
nel tempo, ricominciare dall’inizio e rinascere con intelligenza e con-
sapevolezza. Non è un sogno e neppure un film: ogni generazione ha la
possibilità di farlo davvero, annullando gli errori e operando le scelte
giuste. La ricostruzione attenta del passato, nella considerazione che
il passato non è un’entità astratta ma è la nostra stessa storia, la
parte di vita certamente fuori dalla nostra dimensione temporale e
corporea ma senza la quale non saremmo qui a parlarne, deve essere
una necessità primaria di ogni nuova generazione.
Lo spirito che anima le iniziative didattiche dei progetti Scuola
Museo è quello di far conoscere i siti e i monumenti archeologici non
per acquisire nozioni di storia e di archeologia ma per entrare nell’an-
tico, comprenderlo e ritrovarlo, con amore, nel presente. L’obiettivo
va perseguito con un’esposizione chiara, dettagliata e precisa ma mai
noiosa, quanto più possibile aderente ai gusti e all’età degli interlo-
cutori e dei lettori e, nello stesso tempo, tale da poter interessare
e soddisfare chiunque si voglia fermare ad ascoltare e a leggere.
E l’obiettivo, in questa pubblicazione, appare perfettamente rag-
giunto. Il contenuto, ricco, articolato e puntuale, suddiviso crono-
logicamente in sezioni, si apre in finestre assimilabili a collegamenti
ipertestuali, con il duplice vantaggio di evitare la monotonia esposi-
tiva e affiancare didascalie che, non a caso, sono state evitate perché
più efficacemente sostituite da immagini parlanti e da alterazioni
cromatiche del testo.
Ci si muove da una pagina all’altra come da una parte all’altra
della città, da una piazza a una strada, alla ricerca di una traccia, di
un ricordo, di una leggenda, di un frammento di storia; si percorrono
gli isolati recuperando il filo degli eventi, ritrovando i nomi di antenati
illustri, di personaggi storici e mitologici.
Ci aiutano, nel percorso, l’apparato fotografico, abilmente cucito
come ipertesto, e le deliziose illustrazioni in cui l’elefantino è insieme
guida e protagonista, messo lì non soltanto come ovvio simbolo di
Catania ma come trasposizione grafica di ognuno di noi impegnato
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a scoprire ciò di cui facciamo parte. È il simbolo del senso di appar-
tenenza che può tornare alla luce così come i resti archeologici che
andiamo scoprendo tra le pieghe delle strade e delle case, partendo
per un viaggio nel tempo aggrappati come Eliodoro al dorso dell’ele-
fante nella splendente raffigurazione che troviamo nelle prime pagine.
Eliodoro e l’elefante sembrano immaginati all’interno di un geode, uno
di quelli che si trovano in un suolo vulcanico come il nostro, aspro
e scuro all’esterno ma pieno, all’interno, di sorprendenti cristalli
luminosi. E allora, con il mago Eliodoro e il nostro amico elefante,
animati dalla curiosità, entriamo nel cuore della città come dentro a
un geode, in un percorso di conoscenza che più di qualsiasi arte magica
ci insegnerà ad amare e a proteggere il nostro patrimonio culturale.
La tutela dei beni archeologici, compito istituzionale di questa
Unità operativa della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali
di Catania, ereditato - dopo la riforma dell’Amministrazione dei Beni
Culturali - dal predecessore Servizio Archeologico, non può prescin-
dere dall’educazione al rispetto, che deve germogliare fin dall’infanzia
per consentire ad ogni generazione il miracolo della rinascita.
Camminando insieme, con attenzione, avvezziamo la mente e gli
occhi a riconoscere le pietre antiche e presto la gioia della scoperta
ci spingerà, d’istinto, ad accarezzarle con delicatezza, quasi a voler
cogliere, attraverso la pelle, la vibrazione della vita che si perpetua,
i suoni e gli odori di quegli anni lontani di cui ora siamo gli eredi.
E alla fine del viaggio potremmo fermarci a riposare un poco davanti
all’anfiteatro e guardare la statua di Vincenzo Bellini che se ne sta
seduto sull’alto del suo podio.
Mi piace immaginare, a questo punto, che accanto a lui ci possa
essere Stesicoro con la cetra, appoggiato alle sue spalle a godersi
il tepore del sole o$tan h&ros w$rai keladh%i celidwén (a
primavera, allorché la rondinella garrisce).
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Il progetto Scuola Museo Tutti insieme alla scoperta di Catania an-
tica fa parte delle iniziative proposte dall’allora Unità Operativa XII “Va-
lorizzazione delle aree archeologiche” della Soprintendenza di Catania che
ho avuto il piacere e l’onere di dirigere per circa 10 anni. In quel gruppo di
lavoro Michela Ursino, grazie ad una personale predisposizione e agli anni
di esperienza maturati presso le scuole, ha fornito un grande contributo
proprio nell’ambito delle attività didattiche intraprese. Di un volume agile
ed adatto ai ragazzi, ma nello stesso momento rigorosamente scientifico,
si sentiva anche la necessità in particolare dopo la comparsa negli ultimi
tempi di pubblicazioni sull’argomento che a volte non sono state suppor-
tate dalla necessaria accuratezza scientifica. Il volume copre l’intero arco
temporale dalla preistoria al medioevo ed ha il grande merito di porre la
necessaria attenzione non solo alla fase romana imperiale, che è quella me-
glio nota in quanto dotata di maggiore visibilità grazie a monumenti come
l’anfiteatro, il teatro e le terme, ma anche alle testimonianze delle fasi
meno note al grande pubblico ma di enorme importanza come l’età preisto-
rica e l’età greca.
Il volume non costituisce solo una piacevole lettura ma comprende anche
un ricco bagaglio di dati contenuti oltre che nel testo principale anche nelle
schede di approfondimento; è arricchito da numerose illustrazioni e carte
di riferimento oltre che dalle splendide vignette appositamente create da
Pussia Siciliano la cui verve umoristica abbiamo avuto modo di ammirare
anche in altre pubblicazioni della serie Scuola Museo. Completano il
volume utilissimi sussidi quali il glossario, l’elenco di personaggi illustri
cui chiaramente rimandano le parole del testo opportunamente colorate
e deformate, la bibliografia, e le prove di verifica realizzate da Simona
Barberi che ha curato insieme a Michela Ursino i testi.
Questo volume costituirà certamente non solo un prezioso elemento
di lavoro per insegnanti e alunni ma anche una interessante e piacevole let-
tura per tutti coloro che amano la nostra bella città.
Laura Maniscalco
Dirigente del Parco archeologico
del Calatino
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Una civiltà si misura dalla capacità di difendere
e conservare la propria memoria
L’eredità della storia è nelle mani di tutti noi.
Non consentiamo all’ignoranza di disperdere ciò che è nostro
Così hanno scritto alcuni alunni della scuola primaria nelle fasi
conclusive del progetto Scuola Museo Tutti insieme alla scoperta di
Catania antica. Se dobbiamo misurare l’efficacia di una azione didat-
tica dalla crescita di conoscenza e consapevolezza di sé e di ciò che
ci circonda, credo che si possa dire che l’obiettivo è stato raggiunto.
Quando si realizza il circuito virtuoso tra scuola e istituzioni,
nel nostro caso l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’identità
siciliana, la co-
munità civile nel
suo insieme ne
ha un guadagno:
non dobbiamo
dimenticare in-
fatti che l’educa-
zione e l’istru-
zione dei giovani
è alla base dello
sviluppo, anche
economico, di un
territorio. Mettere in rete conoscenze e competenze specifiche di
più soggetti, elemento che mi sembra distintivo del progetto Scuola
Museo, permette di offrire una visione più organica e completa di quello
che si va a trattare e quindi potenzia e arricchisce l’azione dei singoli.
Ringrazio la dott.ssa Michela Ursino per l’opportunità fornita
alla scuola che dirigo e la dott.ssa Simona Barberi per la cura e la
passione con cui ha guidato, insieme alle insegnanti, gli alunni delle
classi coinvolte.
Michela D’Oro
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Preside Istituto Sant’Orsola Catania
Tra storia e leggenda
Tra storia e leggenda
Per cominciare…
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Tra storia e leggenda
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Qualche notizia in più…
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Qualche notizia in più…
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Qualche notizia in più…
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Tra storia e leggenda
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Tra storia e leggenda
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Qualche notizia in più…
L’Amenano
Amenano è il nome di un fiu-
me che attraversava Catania in
epoca antichissima e che, stan-
do alle ricostruzioni fatte da-
gli studiosi, iniziava il suo
percorso cittadino nella zona
a nord est dell’acropoli, dove I nomi dell
e strade pa
si può localizzare il lago di Ni- U n ricordo de rlano ...
ritrova ne ll a p r e s e n za dell’acq
cito. Di questo, riempito dalla lla ua di
odierna: via toponomastica della
lava del 1669, rimane oggi il Lago di N città
veva essere icito, ladd
ricordo in una strada che por- il o v e do-
dell’Acqua bacino del lago; via
ta appunto il suo nome. L’A- , n e i pressi del B o tte
Benedettini, m o n a s te
menano, dunque, partendo forse ricord r o dei
rivo dell’ac o del punto
quedotto d di ar-
dalla collina di Montever- avanti; la i cui parler
emo più
seicentesca
gine, suddividendosi in tre Canali, ric Fontana d
ordo, secon ei Sette
bracci, scorreva fino al mare dell’opera do alcuni s
di canaliz tu diosi,
dell’Amen zazione de
nella zona oggi occupata ano effettu lle acque
in epoca ro ata probab
dalla villa Pacini e dalla mana dopo
il
ilmente
sa nel Sett 252 d.C. e
Pescheria. Non è chiaro se e cento. ripre-
questi tre rami siano esi-
stiti sempre o piuttosto, come la
maggior parte degli studiosi ritiene, siano stati originati
in seguito all’eruzione del 1669. Di essi uno scorrerebbe verso
via Garibaldi e poi la Pescheria; un secondo attraverso via Teatro
Greco, via Vittorio Emanuele arriverebbe ad alimentare la fon-
tana di piazza Duomo; il terzo andrebbe nella direzione delle
terme della Rotonda e, attraverso via Crociferi, verso le terme
Achilliane.
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Qualche notizia in più…
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Tra storia e leggenda
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Tra storia e leggenda
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Tra storia e leggenda
“U liotru”
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Tra storia e leggenda
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Tra storia e leggenda
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Iniziamo
il nostro viaggio!!!
476-1693 d.C.
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Preistoria
LA PREISTORIA
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Preistoria
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Preistoria
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Qualche notizia in più…
Il rituale funerario
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Età greca
Età greca
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Necropoli
Età greca
L’età greca
la colonizzazione fu un’apoikòa/apoikìa
cioè un “trasferimento di casa”
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Età greca
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Età greca
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Età greca
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Età greca
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Età greca
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Età greca
A quest’epoca i catane-
si abitavano nella parte
alta della città; lo con-
fermano gli edifici rinve-
nuti presso l’ex mona-
stero dei Benedettini in
piazza Dante e presso
l’ex reclusorio della Pu-
rità, riferibili alla città
arcaica e classica.
Sappiamo poco delle
necropoli greche pro-
babilmente perché si
trovavano in una parte
della città che tra la
fine dell’800 e l’inizio del
’900 fu interessata da grandi lavori di sistemazione urbanisti-
ca. La maggior parte dei dati risale a scavi dell’inizio del ‘900:
Paolo Orsi riferisce di avere individuato resti di sepolture di
età greca dove oggi vediamo l’Orto Botanico, in via Orto del
Re, in via Dottor Consoli e ancora nel quartiere Indirizzo verso
il porto; i recenti scavi presso l’ex reclusorio della Purità hanno
aggiunto qualche altro elemento.
Indagini degli ultimi anni hanno, infine, confermato l’esistenza in
epoca greca di un teatro. Ma di questo parleremo più avanti!!!
La cosa più significativa è l’essere riusciti a confermare la
notizia dell’esistenza di un’area sacra dedicata, almeno per un
periodo, alla dea Demetra. Essa si estendeva nella zona oggi
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Età greca
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Kore/Persefone viene
rapita da Ade, signore
degli inferi, mentre
raccoglie fiori vicino ad
un lago. Dopo il rapimento
la madre Demetra la cerca
ininterrottamente per nove
giorni con due fiaccole in mano.
Durante questa affannosa ricerca,
la dea avrebbe sostato ad Eleusi dove,
infatti, in antico si celebravano i riti
misterici in suo onore. Per vendetta
contro Zeus, il padre di tutti gli dei,
Demetra, che
era la dea del
grano, della terra
coltivata e della
prosperità, decide di
non proteggere più le terre
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Età greca
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Età romana
Età romana
Necropoli
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Età romana
L’età romana
La storia
In occasione della seconda guerra “L’anno segu
en
sotto il conso te,
punica, e precisamente nel 263 di Valerio Ma to
la
rco e
a.C., sotto il comando del console Otacilio Crass
o, in
Valerio Messalla, la città di S icilia i Roman
i
cero grandi im fe-
Catania entra a far parte dei p
se. I Taormin re-
e
possedimenti romani e viene i Catanesi e si,
oltre
ricordata con il nome di Catina. rono accolti sotto cinquanta città fu-
la loro
La città era in una posizione Durante il terzo anno si pprotezione.
guerra reparò
strategica perché circondata Questi cocontro Ierone, re dei Sicula li.
n gran
da campi dove era possibile pace dai Romandi ee dignità ottenne la
to talenti di a diede loro du
coltivare il grano e perché rgento”. ecen-
aveva a disposizione un grande (Eutropio, II,
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porto da cui far partire e fare
arrivare le merci. Venne presto inserita nel gruppo delle
città decumane, cioè di quelle strettamente dipendenti da Roma a cui
dovevano versare un decimo del loro prodotto agricolo, in particolare del
grano. Questo sistema di tassazione basato sull’invio delle decime venne
abolito e sostituito dal pagamento di tributi in denaro dall’imperatore
Augusto. Comincia adesso, alla fine del I secolo a.C., il momento di
massimo splendore della Catania romana ormai elevata al rango di
colonia. L’abbondanza e la ricchezza delle testimonianze archeologiche
ne offrono la testimonianza più significativa. Una nota negativa prima
di questo momento felice fu la terribile esplosiva eruzione del 122 a.C.,
descritta da Orosio e testimoniata da uno spesso strato di cenere
rinvenuto in diversi contesti archeologici della città.
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Età romana
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Qualche notizia in più…
Le tecniche
edilizie romane
Se è vero che all’inizio i
Romani si ispirarono
in gran parte all’archi-
tettura greca, è pur vero
che nello stesso tempo co-
minciarono a dar vita a
nuove sperimentazioni.
Tra queste risultarono
determinanti l’utilizzo
dell’arco a tutto sesto ma
soprattutto l’uso del calce-
struzzo e della calce.
✏ L’arco, poco noto ai Greci, era stato già utilizzato dai vicini
Etruschi: i Romani se ne appropriarono… perfezionandolo! In
particolare l’arco a tutto sesto, un elemento curvilineo di forma
perfettamente semicircolare, poteva avere due funzioni: essere
utilizzato come semplice apertura o avere la funzione di… sca-
valcare il vuoto (pensate ad esempio ad un
ponte costruito su archi che consentiva di
collegare le due rive di un fiume!!!).
Utilizzare l’arco significò per i Romani
anche superare la difficoltà di dover coprire
edifici di vaste dimensioni. L’arco a tutto
sesto, infatti, riprodotto in successione o
in modo articolato genera a sua volta un
sistema di coperture più complesso. Pensate
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Qualche notizia in più…
che in molti
casi consen-
tono di individua-
re l’officina e la data di produzione dei mattoni stessi.
Molti edifici, infine, soprattutto in età imperiale, vennero abbelli-
ti anche attraverso l’uso di materiali preziosi come il travertino
e, soprattutto, il marmo.
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Età romana
magazzini. Dipinto
nel ’700 da Houel
e ancora visibile in
parte all’inizio del
‘900, doveva avere
una pianta quadrata
con portici e ambienti
con copertura a volta. L’elemento oggi meglio
visibile è un bellissimo tratto di muro in opus reticulatum databile
ad età augustea, inglobato
in un palazzo moderno. Non
abbiamo, invece, tracce,
perchè probabilmente coperti
dalla lava del 1669, di un
circo e di una naumachia
che, secondo Lorenzo
Bolano, dovevano esistere
a Catania.
Le case
Sembra si possa affermare con
certezza che le aree in cui si abitava
in piena età romana corrispondano
in gran parte a quelle di epoca
greca, soprattutto per la zona di
piazza Dante e dell’ex reclusorio della
Purità. Ma sicuramente in età romana l’area dell’ex monastero
dei Benedettini doveva rappresentare la parte più lussuosa della
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Età romana
Uno degli esempi più interessanti è quello che gli archeologi hanno
chiamato “stanza della tavola imbandita” per ciò che è raffigurato
sulle sue pareti. Oltre ad alcune case di cui come avete visto si
conservano, insieme alle strutture murarie, resti di decorazione
dei pavimenti e delle pareti, gli archeologi hanno individuato proprio
sotto la struttura del monastero benedettino, una domus del
tipo a peristilio, costruita, cioè, attorno ad un cortile porticato.
Di questa si conservano alcuni ambienti con resti di pavimenti a
mosaico e opus sectile e tratti di pareti affrescate.
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Età romana
E cosa dire del loro tempo libero? Tra giornate passate alle terme
e spettacoli di vario genere i nostri amici romani non si potevano
certo lamentare. Sappiamo con certezza che la nostra città in
quel periodo offriva molte opportunità di questo tipo, ancora una
volta indizio della sua notevole importanza.
Iniziamo il nostro viaggio attraverso il divertimento!!!
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Qualche notizia in più…
Dove vivevano
i Romani???
In città …
La tipologia più diffusa di La canalizzazione
delle acque
abitazione, nota già nel VI
secolo a.C. e descritta in I termini impl
uvium e compl
uvium
modo preciso da Vitruvio, contengono al lo
ro interno la stes
rola, pluvia, ch sa pa-
è la domus, una casa priva- e in latino sign
“pioggia”. Sono ifica
ta autonoma di proprietà di la spia del cara
tt eristi-
co sistema di ca
un’unica famiglia che nel- nalizzazione del
piovana tipico del l’ acqua
la sua forma più semplice la casa ad atrio.
veniva convogliat Questa
veniva chiamata anche a nella vasca ce
l’impluvium, ch ntrale,
casa ad atrio. L’atrium, e occupava esatta
la parte scoperta mente
infatti, un cortile interno del cortile e che
sua volta, colleg er a, a
ata ad una cister
centrale intorno al quale terranea che cons na so t-
entiva la conser
erano disposti tutti gli ed il successivo vazione
utilizzo dell’acqu
ambienti dell’abitazio- a.
ne, costituiva il cuore
della casa stessa. Si trattava di un cortile dotato di una
vasca centrale, l’impluvium, che si riempiva d’acqua piovana grazie
alla presenza del compluvium, l’apertura quadrata al centro del tetto
dell’atrium sorretta di solito da quat-
tro colonne e con gli spioventi rivolti
verso l’interno. L’atrium costituiva il
cuore della casa di città insieme al ta-
blinum, una sorta di stanza di ricevi-
mento dove erano esposti i ritratti degli
antenati (non c’erano foto allora!!!) e
dove si svolgevano i culti dedicati agli
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Qualche notizia in più…
dei protettori della casa, i Lari ed i Penati. Tutte gli altri ambienti,
fra cui anche la stanza da letto (cubicu-
lum), la stanza da pranzo (triclinium),
il bagno (balneum), la cucina (culina)
erano disposti intorno all’atrium, unica
apertura da cui ricevevano luce. La casa
romana, infatti, era concepita come una
struttura chiusa: l’unica apertura verso
l’esterno era l’ingresso (vestibulum) pro-
tetto da una solida porta a doppio battente (fauces).Nel corso del II secolo
a.C. le case più ricche vennero impreziosite con mosaici nei pavimenti
e affreschi, stucchi e marmi nelle pareti e vennero dotate anche di
un giardino (hortus), intorno al quale si disponevano altri vani di
rappresentanza. Il giardino spesso colonnato (peristilium) era talvolta
impreziosito con vasche, fontane e statue. In epoca imperiale questo
modello venne parzialmente modificato, e talvolta fu eliminato l’a-
trium sostituito da un peristilium con grandi vasche d’acqua su cui
si affacciavano gli altri ambienti.
Non tutti però potevano permettersi questo tipo
di abitazioni!!! A partire dal III secolo
a.C., le classi più povere abitavano in
case a schiera con una superficie
variabile fra i 120 e i 350 metri
quadri. Le stanze organizzate
intorno ad un unico atrium co-
perto, privo di impluvium, aveva-
no finestre rivolte verso l’esterno
e ballatoi di legno che servivano i
piani superiori. In piena epoca imperiale
le classi più povere cominciarono ad abitare
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Età romana
Il teatro e l’odeon
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orizzontalmente lungo un
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Qualche notizia in più…
file spesso su bellissimi sedili
di marmo (proedròa/proedria),
oggi molto ben conservati nel
teatro di Dioniso
ad Atene.
Il teatro roma-
no si sviluppa
sul modello gre-
co ma viene reso
indipendente
dalla collina at-
traverso la costruzione di sostru-
zioni: l’effetto visivo è quello di
un edificio interamente costruito con la facciata a diversi ordi-
ni di arcate (prova ad immaginare il Colosseo di Roma diviso
a metà!!!). Alle gradinate semicircolari si accede attraverso dei
corridoi con copertura a volta, gli ambulacri, disposti su più
livelli; da questi attraverso delle aperture dette vomitoria gli
spettatori raggiungevano i po-
sti a sedere. Gli attori recitavano
anche qui sul proscenio alle cui
spalle era la scena, con il passa-
re del tempo sempre più riccamente
decorata con elementi architettonici
e statue. Edifici con queste caratte-
ristiche si trovano, in realtà, in tutte
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Gli spettacoli
Nella società e nella cultura greca il
teatro ebbe un ruolo fondamentale. Gli
spettacoli oltre che un valore rituale e
religioso, avevano spesso una funzione
politica. Le prime rappresentazioni
teatrali nascono in associazione
al culto di Dioniso: questi, infatti,
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Età romana
L’anfiteatro
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Età romana
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Età romana
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Cos’è un anfiteatro
e che tipo di spettacoli ospitava?
La struttura
La parola anfiteatro contiene in sé il termine teatro con l’aggiunta
della preposizione a!mfi/amphí che in greco significa “tutt’intor-
no”: si tratta, dunque, di uno spazio destinato a spettacoli che si
presenta come il raddoppiamento di un teatro. L’edificio, che ha
una forma ellittica, è costruito intorno all’arena dalla parola rena,
la sabbia che la ricopriva, l’area in cui si svolgevano gli spettacoli.
Immediatamente a ridosso di questa correva il podio, una piatta-
forma elevata su cui erano i posti d’onore talvolta dotati di sedili di
pietra; esso era di solito separato dal resto delle gradinate concen-
triche su cui sedeva il pubblico. L’altezza del podio rispetto al piano
dell’arena e spesso la presenza di una rete metallica costituivano
un buon riparo per gli assalti degli animali.
Le gradinate erano divise in diversi ordini, ai quali si accedeva
attraverso un complesso sistema di ingressi e scale proprio come
accade oggi negli stadi. Questi settori erano suddivisi per classi
sociali: così accadeva che i personaggi più importanti e più ricchi
potevano assistere agli spetta-
coli dai posti d’onore del podio e
della parte più bassa delle gradi-
nate, mentre il popolo sedeva di
solito nei settori alti dove i sedili
erano spesso di legno. Nei giorni
di sole eccessivo la cavea poteva
essere coperta da un enorme ten-
done ombreggiante, il velarium.
C’era poi tutta una parte dell’e-
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Età romana
Scendiamo ad un livello
inferiore rispetto alla
strada - in realtà le
terme dovevano avere
almeno due piani come
ci dimostra l’esistenza
di una scala - ed
entriamo attraverso
un corridoio nell’unica parte oggi visibile: una
sala quadrata con quattro grandi pilastri che
sorreggono le volte ed una vasca centrale
in origine rivestita di marmo con tre ambienti sul lato nord. Il
pavimento con resti di opus sectile che si vede attualmente nella
sala quadrata fu sicuramente sollevato rispetto al piano originario
più basso come si è accertato attraverso un piccolo saggio
eseguito attorno ad uno dei pilastri; con ogni probabilità fu questo
uno degli interventi
eseguiti durante i
restauri cui si riferisce
l’iscrizione. Le pareti e
le volte dovevano essere
decorate con stucchi
che rappresentavano
piccoli amorini e animali
in mezzo a tralci di
vite e grappoli d’uva;
quel poco che oggi ci
è rimasto lo abbiamo
ricostruito anche
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Dal tardo antico al 1693
Età
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medievale
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Età medievale
mali nella zona dell’orchestra - e che, nella parte più alta, comincia
ad essere occupato da povere
abitazioni, e dell’anfiteatro dove
sorge un impianto artigianale per
la lavorazione del vetro.
Ma… meno male che ci sono le
chiese!!! A moderare, infatti, l’im-
magine di una città in lento de-
clino è il grande numero di edifici
di culto cristiano. Ricordiamo in-
nanzitutto i resti di una piccola
basilica sotto l’attuale via dot-
tor Consoli dedicata ai martiri
catanesi Agata ed Euplio. Oltre
ad un lungo tratto di muro e alle
tre absidi sono stati rinvenuti una
serie di mosaici con scene di vita
agricola che, staccati dalla sede
originaria, furono per molti anni,
fino all’inizio degli ultimi lavori di ristrutturazione, rimontati nella
sala S. Giorgio del Castello Ursino.
Fino al VI secolo, dunque, il culto di Agata era ancora fuori dalle
mura cittadine; venne con ogni probabilità trasferito dentro la
città intorno al VII-VIII secolo d.C. L’odierna chiesa di S. Agata al
Carcere, il luogo in cui secondo la tradizione la santa fu tenuta
prigioniera, sembra avere riutilizzato parte di un edificio romano
preesistente. Questa zona della città venne contemporanea-
mente adoperata come luogo di sepoltura, forse all’interno di
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L’intera area, infine, sia nelle parti oggi a cielo aperto sia in quelle
coperte, in un periodo che si estende dal IX al XVI secolo d.C., è sta-
ta utilizzata anche come luogo di sepolture che furono collocate in
tutti quei punti in cui era possibile farlo; ne sono state trovate più
di 200!!! Gli archeologi hanno voluto lasciare una testimonianza
di questo: la potete vedere affacciandovi nella prima stanza che
visiterete. Carini vero i nostri amici???
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Qualche notizia in più…
La storia di Agata
Le vicende della giovane Agata sono ambientate all’epoca
dell’imperatore romano Decio (200-251 d.C.) a cui si deve una
delle più violente persecuzioni contro i cristiani che la storia
ricordi. Agata, nata nel 237 d.C., venne molto presto attrat-
ta dalla religione cristiana che andava sempre più
diffondendosi. In nome di ciò si oppose con deter-
minazione alle richieste avanzate nei suoi
confronti da parte di Quinziano, allora
governatore della città. Fatta condurre da
costui in carcere – oggi chiesa di S. Agata
al carcere - fu sottoposta a diverse torture
fino all’asportazione di una mammella.
Guarita miracolosamente durante la not-
te dopo che S. Pietro le sarebbe apparso sotto
le sembianze di un vecchio, per ordine di
Quinziano fu bruciata sui carboni arden-
ti il 5 febbraio del 251 d.C. La tradizione
vuole che l’anno successivo, il 252 d.C., i
catanesi, per bloccare un’eruzione dell’Etna
che si presentava rovinosa, avrebbero portato in processione il
velo con cui Agata si era offerta a Cristo, ottenendo il miracolo.
Intorno al 1040 le reliquie della Santa vennero rubate e tra-
sferite a Costantinopoli, da dove fecero ritorno nel 1126. Esse
vengono oggi custodite nel busto reliquiario, costruito ad Avi-
gnone tra il 1373 ed il 1376, ed in una cassa rivestita in la-
mina d’argento che dal 1889 ha sostituito quella di legno, oggi
conservata presso la chiesa di S. Agata la Vetere.
I catanesi ricordano i giorni del martirio di Agata con una
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Qualche notizia in più…
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Qualche notizia in più…
La leggenda di Colapesce
Ambientata all’epoca di Federico II questa leggenda
ha diverse varianti. L’elemento comune è la passione
per il mare del giovane Nicola soprannominato
per questo Colapesce. Le sue notevoli capacità
avrebbero attratto l’imperatore che in più occasioni
lo avrebbe messo alla prova gettando sul fondo
del mare prima una coppa, poi la sua stessa
corona, oggetti che Colapesce avrebbe sempre
recuperato; così lo vediamo rappresentato in uno
dei candelabri di piazza Università. Il seguito
della leggenda vuole che il nostro
eroe fosse rimasto in fondo al mare,
ora senza riuscire a recuperare
un anello che l’imperatore gli
avrebbe lanciato, ora perché
bruciato dal fuoco che sotto
la Sicilia alimentava
l’Etna. La versione
più nota vuole invece
che, essendosi tuffato per
vedere cosa ci fosse sotto la Sicilia, si sarebbe
accorto che essa poggiava su tre colonne; le
pessime condizioni di una di esse, però, lo
avrebbero spinto a rimanere per sempre sott’acqua
per sostenere l’isola. Questa parte della leggenda
viene spesso chiamata in causa per spiegare la
forma triangolare della Sicilia e, soprattutto,
la frequenza dei terremoti.
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Età medievale
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Qualche notizia in più…
La leggenda di Gammazita
Intorno all’anno 1282 sembra che una fanciul-
la, di nome Gammazita, prossima alle nozze,
fosse stata insidiata da un giovane soldato an-
gioino nei pressi di un pozzo. Nonostante la gio-
vane avesse fatto di tutto per affrettare il matri-
monio e mettersi in salvo, il soldato non le avreb-
be dato tregua costringendola, pur di non cedere,
a buttarsi nel pozzo.
Al cosiddetto pozzo di Gammazita, oggi non
sempre facilmente visitabile, si accede da un cor-
tile in via Calogero nei pressi del Castello Ursi-
no: si tratta in realtà di una parte delle mura della città sommerse
dall’eruzione del 1669 in una zona in cui probabilmente scorreva
il fiume Amenano. Si scende
attraverso una scala di
62 gradini fino alla
profondità di cir-
ca 12 metri; sulle
pareti si possono
vedere macchie di
depositi di ruggi-
ne lasciati dalla
sorgente che la
leggenda vuole
identificare con
il sangue della
fanciulla.
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che porterà, nel 1282, alla rivolta nota come Vespri siciliani. L’epi-
sodio scatenante di questa rivolta fu il tentativo di molestia da
parte di un soldato angioino nei confronti di una giovane siciliana;
la reazione del marito della fanciulla sarebbe stato l’inizio
di una più ampia ribellione contro la presenza francese
a Palermo. Testimonianza di una vicenda analoga
rimane nell’immaginario popolare nella storia della
giovane Gammazita raffiguratain uno dei candela-
bri di piazza Università.
Si aprì così la strada alla dinastia aragonese che
da quel momento, con alterne vicende, regnò in Sicilia.
La sede del governo era allora a Palermo mentre nelle
altre parti dell’isola venivano mandati uomini di fiducia.
Il momento migliore della Catania aragonese è legato al
nome della famiglia Alagona cui si deve un’importante
politica di attrazione degli intellettuali. Il centro della
vita pubblica rimane il Castello Ursino dove dal
1337 al 1377 risiedette la corte. Fu un periodo
complessivamente felice per la città nonostante
due imponenti eruzioni dell’Etna: quella del 1329 e quella del 1381 che,
arrivata fino ad Ognina, sommerse Porto Ulisse.
La successiva dominazione spagnola, tra il 1412 ed il 1713,
corrispose per la Sicilia intera e per Catania ad un momento ne-
gativo. L’isola, infatti, non fu più al centro degli interessi politici
del regno spagnolo e subì pesantemente lo spostamento degli
interessi economici verso l’America appena scoperta. Rimase,
dunque, fuori dal rinnovamento culturale che interessò l’Europa
in generale e, soprattutto, l’Italia centro settentrionale. Catania
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Le parole difficili …
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Cupola copertura di edifici utilizzata fin dall’epoca romana; derivata dall’arco
ha la forma di una mezza sfera.
Dorico dei Dori, popolazione dell’antica Grecia.
Edicola piccola nicchia, di solito sormontata da un frontone (elemento archi-
tettonico a forma di triangolo).
Ellenistico relativo all’ellenismo, la fase della civiltà greca compresa fra la
morte di Alessandro Magno (323 a.C.) e la battaglia di Azio (31 a.C.).
Eruli popolazione di origine germanica, conosciuta sin dal V sec. a. C. Il
loro capo, Odoacre, depose l’ultimo imperatore romano d’Occidente, Romolo
Augustolo, nel 476 d.C..
Esedra spazio architettonico a pianta semicircolare.
Esproprio azione attraverso cui un’amministrazione pubblica può acquisire
un bene privato dietro pagamento di una somma di denaro.
Età del bronzo indica la seconda età dei metalli, datata in Sicilia fra il 2200
ed il 900 a.C., fase in cui l’uomo sperimenta una nuova lega, il bronzo, ap-
punto, costituita dall’unione di rame e stagno. Viene generalmente suddivisa
in bronzo antico, medio, tardo e finale.
Età del rame o eneolitico, dall’aggettivo latino aëneus “di rame” e dall’ag-
gettivo greco lòqikov/lithikòs “di pietra”. Indica la fase più antica dell’età dei
metalli, compresa fra il 3500 ed il 2200 a.C., in cui l’uomo comincia ad utiliz-
zare strumenti di rame.
Fercolo il termine indicava in origine una lettiga o carretto su cui erano porta-
te o le spoglie dei nemici o le immagini degli dei durante le processioni.
Goti tribù della Germania orientale. Le loro migrazioni furono fra le più stabili
fino a formare uno stato il cui centro era probabilmente la bassa valle del
Dnepr.
Litico realizzato in pietra, dal termine greco lòqov/líthos “pietra”.
Merlatura serie di merli (rialzi di muratura eretti ad intervalli regolari) tipica
della parte sommitale dei muri perimetrali di edifici medievali.
Naumachia edificio generalmente adoperato per rappresentare battaglie
navali.
124
Navata ciascuno dei corridoi in cui, mediante file di colonne o pilastri, è
suddivisa una chiesa.
Necropoli letteralmente “città dei morti” (dal greco poéliv/polis e nhékrov/
nekros), indica una zona all’esterno dell’area urbana destinata al seppelli-
mento dei defunti.
Neolitico termine che deriva dal greco neoév/néos “nuovo” e lòqov/líthos
“pietra”. Indica il momento in cui si registra un passaggio all’uso di strumenti
realizzati in pietra levigata. L’innovazione tecnologica contribuisce a determi-
nare un cambiamento nello stile di vita degli uomini di questo periodo: diven-
tano sedentari e vivono insieme, riuniti in villaggi, dedicandosi all’agricoltura,
all’allevamento e alla lavorazione della ceramica. Il neolitico si distingue in
Sicilia in tre grandi fasi: antico (6500-5500 a.C.), medio (5500-4500 a.C.) e
tardo (4500-3500 a.C.).
Nicchia cavità, di forma semicilindrica o poligonale, ricavata nello spessore
di un muro.
Obelisco monumento celebrativo egizio costituito da un tronco di piramide
molto stretto e allungato che reca sulla sommità una punta di forma pirami-
dale.
Ocra sostanza utilizzata in antico per colorare, caratterizzata da una consi-
stenza terrosa e composta prevalentemente da un minerale di ferro (limonite)
di colore giallo-rosso.
Ogiva detto di un arco a sesto acuto, ovvero arco originato dall’incrocio di
due archi di cerchio.
Presbiterio spazio architettonico intorno all’altare in antico destinato ai sa-
cerdoti.
Signinum opus dalla città di Segni (Signa), vicino Roma, dove sembra
sia stato inventato. Si tratta di un composto (chiamato anche cocciopesto),
formato da frammenti di laterizi (tegole o mattoni) minutamente frantumati e
malta; utilizzato in antico come rivestimento impermeabilizzante di fondo e
pareti di vasche in muratura o di cisterne, o come rivestimento impermeabile
per pavimenti.
Stucco il termine indica composti di polveri calcaree o gessose, acqua e altre
sostanze, utilizzato per levigare superfici o per decorarle con motivi a rilievo.
125
Talismano portafortuna.
Taumaturgo che crea miracoli.
Tomba a fossa sepoltura con defunto deposto all’interno di una fossa pre-
cedentemente scavata nel terreno.
Travertino roccia calcarea porosa di colore giallastro.
Vago elemento di collana, dal termine latino baca “perla”.
Vandali tribù della Germania orientale forse stanziati nelle regioni del mare
d’Azov.
Vela ognuno degli spicchi (spazio di forma triangolare) della volta a crociera.
L’alfabeto greco
a (alpha/a) i (iota/i) r (ro/r)
b (beta/b) k (cappa/c) s (sigma/s)
g (gamma/gh) l (lambda/l) t (tau/t)
d (delta/d) m (mi/m) u (iupsilon/iu)
e (epsilon/e) n (ni/n) f (fi/ph)
z (zeta/z) x (xi/x) c (chi/ch)
h (eta/e) o (omicron/o) y (psi/ps)
j (teta/th) p (pi/p) w (omega/o)
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I personaggi illustri …
Alcibiade generale ateniese vissuto intorno alla seconda metà del V secolo a.C., promosse
una spedizione in Sicilia per estendere il dominio della potenza ateniese anche in Occidente.
Angerio ricordato come il primo vescovo della diocesi di Catania, vissuto fra i secoli XI-XII d.C..
Belisario vissuto nel VI secolo d.C., fu uno dei più grandi generali bizantini. Al servizio
dell’imperatore Giustiniano, riuscì a sottomettere il Nord Africa e gran parte dell’Italia.
Biscari principe di, Ignazio Paternò Castello. Cultore di antichità vissuto a Catania fra il 1719
e il 1786. Autore di un Viaggio per tutte le antichità della Sicilia, fu anche promotore di scavi
archeologici nella città di Catania e collezionista di cose antiche che raccolse nella sua casa,
trasformata in museo (Palazzo Biscari). La collezione Biscari, acquisita dal Comune di Catania,
fa oggi parte delle collezioni del Museo civico del Castello Ursino.
Bolano Lorenzo, professore e medico catanese nato intorno al 1540. Come molti uomini di
cultura del suo tempo, univa all’interesse per le indagini mediche e naturali quello per gli studi
letterari, filosofici e antiquari. Fu autore di un Chronicon Urbis Catinae, il cui manoscritto è anda-
to perduto, una cronaca della storia di Catania arricchita da una indagine archeologica effettuata
sui resti della città antica. L’opera - pervenuta attraverso citazioni di autori successivi - è una
delle più importanti fonti per la ricostruzione della Catania antica ed in particolare di alcuni edifici
quali la naumachia e il circo, sepolti dall’eruzione del 1669.
Caronda legislatore di Catania vissuto probabilmente fra la fine del VII ed il VI secolo a.C.
Caronte figura della mitologia classica traghettatore dell’Ade, colui che trasportava le anime
dei morti da una riva all’altra del fiume Acheronte.
Decio imperatore romano dal 249 al 251 d.C., noto soprattutto per la sua persecuzione contro
i cristiani, ricordata come una fra le più crudeli.
Diodoro Siculo storico romano vissuto fra l’80 e il 20 a.C., nativo di Agirio (oggi Agira, in
provincia di Enna) e per questo detto “Siculo”. Fu autore di una storia universale, la Biblioteca
Storica, in 40 libri, dalle origini del mondo alla guerra gallica di Cesare (54 a.C.). Dell’opera re-
stano i libri I-V e XI-XX, mentre degli altri solo estratti e riassunti.
Dionigi I di Siracusa, uno dei più famoso dei tiranni greci tanto da essere ricordato come
“il tiranno”. Vissuto fra il 430 ed il 367 a. C., conquistò il potere nel 405, riuscendo ad ottenere
nel volgere di pochi anni il controllo di tutta la Sicilia e di alcuni territori oltre lo stretto. Il dominio
127
sull’isola e su tutto il Mediterraneo lo videro in perenne conflitto con i Cartaginesi.
Duca di Camastra Giuseppe Lanza, luogotenente del vicerè Uzeda, che ebbe affidato il
soccorso della popolazione e la riedificazione della città di Catania, in occasione del disastroso
terremoto del 1693.
Ducezio capo siculo nativo della Sicilia sud orientale (fra l’attuale Mineo e Noto). Intorno
alla metà del V sec. a. C. fu a capo della cd. “lega sicula”, confederazione di città sicule, che si
unirono per contrastare il comune nemico greco. La lega ebbe come sede politica e religiosa la
città di Palikè, dove sorgeva il santuario indigeno dei Palici (i gemelli generati dall’unione della
ninfa Etna con il dio Efesto, il cui culto era situato nel laghetto di Naftia, vicino l’attuale Mineo,
laghetto noto per i suoi fenomeni vulcanici ritenuti da sempre indizi della presenza degli dei).
L’avventura di Ducezio fu fallimentare: dopo la sconfitta fu esiliato a Corinto (450 a. C.). Le fonti
raccontano di un suo ritorno in Sicilia, dove sarebbe morto nel 440 a. C., dopo aver fondato Kalé
Akte, identificata con l’attuale Caronia, nella zona nord orientale della Sicilia.
Frontino Sesto Giulio, scrittore e politico romano vissuto nel I secolo d.C. Fu autore dell’o-
pera De aquae ductu urbis Romae “Gli acquedotti della città di Roma”, importante fonte per le
informazioni sulla costruzione e manutenzione degli acquedotti.
Houel Jean, viaggiatore francese della fine del ‘700 (Rouen 1753 - Parigi 1813), autore del
Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malta et de Lipari, raccolta in quattro volumi di oltre
200 acquerelli relativi ai luoghi visitati in occasione dei suoi viaggi in Sicilia e a Malta.
Ierone I di Siracusa, tiranno siracusano fra il 478 ed il 466 a. C., anno della sua morte. Com-
battè contro gli Etruschi, sconfiggendoli ed evitando così la loro espansione in Magna Grecia.
Livio Andronico poeta latino di origine greco-italica, vissuto nel III secolo a.C., autore
di commedie e tragedie. A lui spetta anche il merito di aver introdotto a Roma la conoscenza di
questi generi teatrali, tipicamente greci.
Orosio Paolo, scrittore latino cristiano vissuto fra la seconda metà del IV e la prima metà del
V secolo d.C. Scrisse una storia universale, dal titolo Storia contro i pagani, in sette libri, dalle
origini del mondo al 417 d.C., anno della redazione dell’opera stessa.
Orsi Paolo, archeologo trentino (Rovereto 1859-1935). Attivo dal 1888 come Ispettore di 3ª
Classe degli Scavi, Musei e Gallerie del Regno a Siracusa, fu protagonista della maggior par-
te delle ricerche di archeologia preistorica, classica e medievale condotte nell’isola fra la fine
dell’‘800 ed i primi decenni del ‘900.
Polluce Giulio, scrittore greco, di origine egiziana, vissuto nel II secolo d.C.. Autore di un
Onomasticon, raccolta in dieci libri, di vocaboli e sinonimi ordinati per argomento, corredati da
una breve spiegazione.
128
Riccardo da Lentini ricordato dalle fonti come supervisore delle fabbriche regie
(soprattutto castelli) in Sicilia al tempo di Federico II di Svevia.
Stesicoro poeta lirico greco attivo fra la Sicilia e la Magna Grecia nei secoli VII e VI a.C. Dopo
la morte fu sepolto a Catania.
Strabone geografo nativo del Ponto, in Asia Minore (64/63 a.C. - 24 d.C.). Soggiornò più vol-
te a Roma e fu autore di un’opera storica in 47 libri, Commetari Storici, pervenuta solo attraverso
pochi frammenti. Di grande importanza è la sua Geografia, opera in 17 libri pervenuta quasi per
intero, in cui sono descritte tutte le regioni del mondo abitato conosciute al suo tempo, corredate
da informazioni di ogni tipo su paesi, città, popoli, usi e costumi.
Teodorico re degli Ostrogoti, regnò in Italia fra il 483 e il 526 d.C..
Tito Livio storiografo latino vissuto fra la seconda metà del I secolo a.C. e il primo ventennio
del I secolo d.C.. Fu autore di una monumentale storia di Roma, Ab Urbe condita libri CXLII che
racconta appunto in 142 libri la storia di Roma dalla fondazione - avvenuta secondo la tradizione
il 21 aprile del 753 a.C. - al 9 a.C., anno alla morte di Druso, figliastro di Augusto.
Tucidide storico e generale ateniese vissuto fra la seconda metà del V e l’inizio del IV secolo
a.C. Fu testimone del durissimo conflitto che vide opporsi fra il 431 ed il 404 a.C. le due città più
importanti della Grecia: Atene e Sparta. E di tale scontro lasciò memoria nell’opera la Guerra del
Peloponneso, scritta in 8 libri: in essa Tucidide registra, con grande lucidità, lo svolgersi degli
avvenimenti storici: le “azioni” (eºrga/ erga), e i “discorsi” (loégoi/logoi) pronunciati dagli uomini
che di quegli avvenimenti furono protagonisti.
Uzeda vicerè spagnolo. La figura del Vicerè don Francesco Paceco duca di Uzeda, venuto
a Catania per controllare i lavori di ricostruzione della città in seguito al terremoto, è ricordata a
Catania dalla porta Uzeda, ampliamento vicino piazza Duomo, di una delle aperture nelle mura
di Carlo V.
Vaccarini Giovan Battista, architetto siciliano (1702-1768) cui si deve la maggior parte degli
edifici catanesi del periodo della ricostruzione successiva al terremoto del 1693.
Varrone Marco Terenzio, erudito latino vissuto fra la fine del II ed il I secolo a.C.. Autore di
molte opere, soprattutto di un trattato di agronomia, De re rustica “L’Agricoltura”, in tre libri: il
primo sulla coltivazione della terra, il secondo sul bestiame, il terzo sull’allevamento da fattoria.
Vitruvio Pollione, scrittore e architetto romano del I secolo a.C., fu autore di un trattato di
architettura ed ingegneria dal titolo De Architectura , in dieci libri. Si tratta di un’opera unica nel
genere, che raccoglie l’esperienza personale dell’autore e le informazioni tratte da opere di altri
architetti per lo più greci.
129
Per saperne di più…
AYMARD-GIARRIZZO 2007: M. Aymard - G. Giar- - XXIII distretto scolastico di Paternò, Assessorato
rizzo (a cura di) / Catania. La città la sua storia regionale ai Beni Culturali e della Pubblica Istru-
- Catania, Domenico Sanfilippo, 2007. zione, 1997.
BRANCIFORTI-GUASTELLA 2008: M.G. Bran- LA ROSA-PRIVITERA 2007: V. La Rosa - F. Privi-
ciforti - C. Guastella (a cura di) / Le Terme della tera (a cura di) / In ima tartara - Palermo, Regione
Rotonda a Catania - Palermo, Regione Siciliana, Siciliana, 2007.
2008. PAGNANO 1992: G. Pagnano / Il disegno delle
BRANCIFORTI-PAGNANO 2008: M.G. Branciforti difese - Catania, CUECM, 2007.
- G. Pagnano (a cura di) / Il complesso archeolo- PERI 1996: V. Peri (a cura di) - Agata. La santa di
gico del Teatro e dell’Odeon di Catania - Paler- Catania - Bergamo, Velar, 1996.
mo, Regione Siciliana, 2008.
PRIVITERA-SPIGO 2005: F. Privitera - U. Spigo (a
BRANCIFORTI-LA ROSA 2010: M.G. Branciforti - cura di) / Dall’Alcantara agli Iblei - Palermo, Re-
V. La Rosa (a cura di) / Tra lava e mare – Catania, gione Siciliana, 2005.
Le Nove Muse, 2010.
SCALISI 2007: L. Scalisi (a cura di) / Catania.
COCO-IACHELLO 2003 : A. Coco – E. Iachello (a L’identità urbana dall’antichità al ‘700 - Catania,
cura di) / Il porto di Catania. Storia e prospettive Domenico Sanfilippo, 2009.
– Siracusa, Lombardi, 2003.
AGATA SANTA 2008: Agata Santa. Storia, arte,
HOUEL 1782-87 : J. Houel / Voyage pittoresque devozione. Catalogo Mostra 29.1/4.5 2008 - Fi-
des Isles de Sicile, de Malte et de Lipari - Paris renze, Giunti, 2008.
1782-1787.
LAMAGNA 1997: G. Lamagna / Acquedotto ro-
mano. Tratto ricadente nel territorio di Paternò
Le Immagini
Sono di GIUSEPPE BARBAGIOVANNI le foto delle pagine Sono tratte da LA ROSA-PRIVITERA 2007 le immagini di
20 fontana dell’Amenano, 21 candelabro, 24, 47, 52 tornio, 85 pag. 13, 14 frammento di cratere con accecamento di Polife-
foto aerea, 97 esterno acquedotto, 113, 115, 116, 117, 120. mo, 20 moneta, 21 moneta, 32 spaccato grotta scorrimento
lavico, 33, 34, 41.
Sono tratte da HOUEL 1782-87 le immagini di pag. 25 Ele-
fante di lava che regge un obelisco egiziano di granito istoria- Sono tratte da BRANCIFORTI-GUASTELLA 2008 le imma-
to di geroglifici, 65 Pianta del foro dell’antica città di Catania gini di pag. 91, 94 bombardamento, 95, 96 interno terme, 109.
lungo la corte di S. Pantaleo, 84 Veduta di piazza Porta d’Aci
Sono tratte da BRANCIFORTI-PAGNANO 2008 le immagini
e processione in onore di S. Agata, 93 Raffigurazione dei
di pag. 71 foto aerea, 74, 75, 76.
resti di un bassorilievo sulla volta delle antiche terme presso
il duomo di Catania e Veduta interna di antiche terme vicino Sono tratte da BRANCIFORTI-LA ROSA 2010 le immagini
al portale del duomo di Catania, 94 Antiche terme del mona- di pag. 32 vago d’ambra, 42, 43, 44 testa, 56 thysiai, 65 pian-
stero dei Carmelitani all’Indirizzo a Catania, 96, 111 Sepolcro ta e muro del foro e affresco, 66, 71 blocco KAT, 72, 73, 86,
presso l’Ospedale S. Marco a Catania. 92, 97 arco dei Minoritelli, 98, 107.
Sono tratte da PRIVITERA-SPIGO 2005 le immagini di pag. È tratta da LAMAGNA 1997 l’immagine di pag. 97 interno
31, 56 pavimento in signinum, 60 decumano. acquedotto.
130
un po’ di ripasso
1. Facciamo un po’ di ordine!!!!
Associa ad ogni nome / numero la parola corrispondente:
Amenano
1669
Nicito
Eliodoro
1693
Gammazita
Demetra
Efesto
Polifemo
Dionigi I
131
3. Indizi di banchetti funebri di epoca preistorica sono stati rinvenuti:
a) nell’area di Monte San Paolillo
b) sulla collina di Montevergine
c) nella Grotta Petralia
4. L’opus reticulatum è:
a) un muro costruito sovrapponendo a secco blocchi di pietra di
grandi dimensioni e dalla forma irregolare
b) un rivestimento murario composto da pietre di piccole dimensioni
e varia forma disposte una accanto all’altra in modo irregolare
c) un rivestimento murario composto da blocchetti di pietra con una
delle facce di forma quadrata, disposti l’uno accanto all’altro, in
modo da formare nel loro insieme un vero e proprio reticolo
132
8. La città di Catania ha visto il susseguirsi di varie dominazioni.
Associa alle date indicate i “protagonisti” e la ”traccia” da essi lasciata:
133
9. Dove si trovava l’acropoli dell’antica Katane?
a) in corrispondenza dell’attuale piazza Stesicoro
b) in corrispondenza dell’attuale via Crociferi
c) in corrispondenza dell’attuale piazza Dante
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135
Soluzioni:
1) Amenano/fiume; 1669/eruzione; Nicito/lago; Eliodoro/elefante; 1693/eruzione;
Gammazita/pozzo; Demetra/stipe votiva; Efesto/Etna; Polifemo/Acitrezza;
Dionigi I/Siracusa
2) Ciclope - Amenano
3) C
4) A
5) C
6) Perché si riferiscono ad una delle case costruite sopra il teatro e distrutta dal
terremoto del 1693
7) 1- Barbari, Spoglio dell’anfiteatro; 2-Romani,Terme Achilliane; 3- Angioini,
Leggenda di Gammazita; 4- Bizantini, Cappella Bonaiuto; 5- Greci, Stipe votiva
del santuario di Demetra; 6- Svevi, Castello Ursino; 7- Aragonesi e Spagnoli,
Mura di Carlo V; 8- Normanni, Cattedrale; 9- Uomini preistorici, Grotta Petralia;
10- Arabi, Tradizione dell’elefante
8) C
9) Dal basso: Tomba a fossa con scheletro di una donna – Case con pavimenti in
signinum - Cardo e decumanus - Monastero dei Benedettini
10) C
11) Teatro – stipe di piazza S. Francesco – casa sulla collina di Montevergine –
chiesa di S. Maria della Rotonda – foro romano
La guida in sintesi
Età romana
123 Le parole difficili (S.B.)
59 La storia (M.U.)
60 Com’era organizzata la città? (M.U.) 127 I personaggi illustri (S.B.)
61 Le tecniche edilizie romane (S.B.) 130 Per saperne di più (M.U.)
65 Le case (M.U.)
68 Dove vivevano i Romani? (S.B.) 131 Un po’ di ripasso (S.B.)
71 Il teatro e l’odeon (M.U.)