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E FILOLOGIA GERMANICA
LUCIA SINISI
Indice
Abbreviazioni
Premessa
Il linguaggio umano
L’apparato di fonazione
Classificazione dei foni del linguaggio
Il mutamento linguistico
Il germanico orientale
Il germanico settentrionale
Il germanico occidentale
Il sistema consonantico
Il sistema vocalico
Fricative sorde
Fricative sonore
Rotacismo
Metafonia
La mutazione consonantica altotedesca
Alcuni preliminari
2
Mutamento dell’accento nel
protogermanico Datazione
Effetti del mutamento dell’accento sulla morfosintassi del
germanico Indebolimento della flessione
Sviluppo del sistema delle preposizioni e dei sintagmi
preposizionali Sviluppo dell’articolo
Trasformazione nell’ordine delle parole
Impiego dei pronomi dinanzi alle forme verbali
3
Capitolo I
Il linguaggio umano
4
situazione più inverosimile, e tuttavia essere compreso, poiché il
linguaggio umano è creativo ( o produttivo).
esso sottostà ad una rigida organizzazione interna che non consente
di unire i fonemi o i monemi secondo un criterio casuale: in italiano i
fonemi /a/, /e/, /t/, /r/ potranno dare i monemi /arte/, /rate/, /erta/, /trae/,
mentre saranno escluse le combinazioni /rtae/, /aetr/, /eart/, così come i
seguenti monemi /suonava/, /il/, /malissimo/, /pianista/ avranno solo le
seguenti possibilità di combinazione:
L’apparato di fonazione
1
Sin qui da J. Aitchison, Linguistics, Teach Yourself Books, Hodder and Stoughton,
3
Sevenoaks, 1987 , pp. 19-29.
5
2
origine, e resta tuttora, diversa”. Lo stesso Malberg distingue “nell’apparato di
fonazione le seguenti parti e funzioni: la REALIZZAZIONE DI UNA CORRENTE D’ARIA che
nell’assoluta maggioranza dei casi è una corrente espiratoria, la SORGENTE
2
B. Malberg, Manuale di fonetica generale, il Mulino, Bologna, 1977, p. 129.
3
Ibidem.
6
All’interno della laringe vi sono due coppie di pieghe sagomate dalla
mucosa che riveste le pareti della scatola laringale: si tratta delle corde
4
vocali (meglio dette pliche vocaliche) e delle false corde vocali; le sacche
racchiuse fra le due coppie di pieghe sono dette ventricoli di Morgagni.
Le pliche vocaliche
4
A tutt’oggi non si è stati in grado di comprendere quale sia la funzione delle false corde vocali.
7
Da una diversa prospettiva (retro della laringe), si riconosce la posizione
di riposo (respiratoria) nella prima immagine e la posizione pronta alla
fonazione dei foni sonori nella seconda :
8
L’articolazione di /p/ e /b/ in it. /pere/ e /bere/, di /t/ e /d/ in it. /tare/ e /dare/,
di /f/ e /v/ di it. /fede/ e /vede/ si differenzia per un solo parametro, quello
della sonorità; vale a dire che mentre le consonanti con cui si iniziano le
parole /pere/, /tare/ e /fede/, sono prodotte senza l’intervento delle pliche
vocaliche, negli esempi /bere/, /dare/ e /vede/, la loro articolazione si
accompagna alla vibrazione delle pliche vocaliche. E’ possibile ‘sentire’ il
loro intervento appoggiando il palmo della mano sulla gola.
9
La figura seguente rappresenta lo spaccato sagittale degli organi che
intervengono nella fonazione, mostrando le parti fisiologiche dell’apparato
fonatorio:
L labbra
A alveoli
D denti
P palato
F faringe
E epiglottid
CV corde vocali.
V velo palatino
U uvula
PF pilastri faucali
L lingua
F faringe
10
Gli organi fonatori
11
Classificazione dei foni del linguaggio
I foni
5
L’Alfabeto Fonetico Internazionale è stato messo a punto dall’Associazione Fonetica
Internazionale (International Phonetic Association) fondata da Paul Passy nel 1886.
6
Sebbene se ne possano articolare altre, rare per la verità, procedendo in senso contrario,
immettendo cioè aria dall’esterno verso l’interno, in tal caso saranno dette consonanti ingressive o
inspiratorie. In talune lingue dell’Africa meridionale si realizzano anche le cosiddette consonanti
avulsive (o clic), prodotte “in fase di stasi espiratoria, facendo schioccare una parte mobile
dell’apparato di fonazione, come labbro inferiore o lingua, contro una parte non mobile, come
labbro superiore, guancia, palato duro” (v. T. De Mauro, Linguistica elementare, Editori Laterza,
Bari, 1998, p. 36) come nella produzione di un bacio, o nello schiocco imitante il galoppo del
cavallo del linguaggio infantile.
12
totalmente, o solo parzialmente in qualche punto dell’apparato di
7
fonazione. Le seconde, le vocali, si caratterizzano per un flusso libero di
8
aria che può prolungarsi per quanto fiato abbiamo nei polmoni.
Le consonanti
Consonanti egressive
Occlusive
Nella prima fase si impostano gli organi per formare un’occlusione totale del
passaggio dell’aria (l’occlusione, per esempio, può essere prodotta serrando le
labbra saldamente, in tal caso si articolerà una p, o fra la parte anteriore della
lingua e l’arcata superiore dei denti, come avviene per la produzione di una t
7
Sotto il profilo della fisica acustica le consonanti comportano vibrazioni aperiodiche (sono
pertanto rumori).
8
Le vocali sono prodotte da vibrazioni periodiche (sono pertanto suoni).
13
9
dell’italiano o del francese, pertanto, a seconda del luogo in cui avviene
l’occlusione, esse si distinguono in:
[p] bilabiale sorda, it. palo, fr. pas, ingl. ripe, ted. Polizei, sp. perro; in inglese,
h
in inizio di parola, può essere seguita da una fricativa glottidale [p ].
[b] bilabiale sonora, it. bambino, fr. bon, ingl. baby, ted. bitte.
[t] dentale sorda, it. topo, fr. toujours, ted. trinken, sp. todo.
[d] dentale sonora, it. dopo, fr. dent, ted. denken, sp. dulce.
[c] palatale sorda, it. chino, fr. maquillage, ingl. key, ted. Kino, sp. queso.
[k] velare sorda, it. coltello, fr. couteau , ingl. care, ted. können, sp. compañero.
[g] velare sonora, it. gatto, fr. gorge, ingl. gain, ted. gut, sp. garganta.
9
Nella pronuncia di un locutore inglese l’articolazione di questa consonante e della
corrispondente sonora d si presenta come alveolare; d’altro canto tutto il sistema articolatorio
dell’inglese prevede un arretramento della produzione delle dentali verso il luogo alveolare (si
pensi alla n).
14
Affricate
[ts] alveolare sorda, it. ragazza (in cui è geminata), ted. Zeit.
[tʃ] palato-alveolare sorda, it. Cina, ingl. church, ted. Deutsch, sp. muchacho.
Fricative
[f] labiodentale sorda, it. fuoco, fr. fou , ingl. few, ted. Vater, sp. fuego.
[v] labiodentale sonora, it. velo, fr. valent, ingl. view, ted. wieviel.
15
[ ] dentale sorda, ingl. thigh, sp. zapatos (in realtà, nello spagnolo la
10
[s] alveolare sorda, it. sera, fr. soir, ted. essen, ingl. sip, smile, sp. españa
[z] alveolare sonora, it. smemorato, ingl. zip, ted. sehen, sp. mismo.
[ʃ] palatoalveolare sorda, it. scema, sciocco, fr. cherie, ingl. nation, ted.
Schenken.
11
[ɧ] glottidale sonora, ingl. ahead, behave.
10
E’ da osservare come in spagnolo l’articolazione della sibilante alveolare sorda è particolarmente
arretrata rispetto alle realizzazioni nelle altre lingue europee.
11
Sarebbe quasi impossibile realizzare una fricativa glottidale sonora, in realtà ciò che accade
nell’esempio riportato è che la glottidale in questione partecipa della vibrazione delle corde vocali
messa in atto per la vocale precedente e seguente.
16
Nasali
[m] labiale, it. mamma, fr. maman, ingl. mint, ted. Mutter, sp.
12
matador. [ɱ] labiodentale, it. invariato, invocare,
[n] dentale, it. noto, fr. nuit, ingl. tenth, ted. nicht, sp. nombre.
13
[ŋ] velare, it. singolare, ingl. sing, sink, ted. springen, sp. cinco.
Laterali
[l] dentale sonora, it. luna, fr. lune, ted. Lied, sp. loco.
12
In italiano, e in genere nelle lingue occidentali, la nasale labiodentale è solo un ‘allofono’, vale a
dire: se ad essa sostituiamo una nasale labiale o dentale, la commutazione non implica un
cambiamento di significato della parola.
13
Al contrario di quanto accade nelle altre lingue europee prese in esame, in inglese la nasale
velare è un vero e proprio fonema che, se commutato, può cambiare il significato della
parola. Si vedano le opposizioni thing [ iŋ] ~ thin [ in]e sing [siŋ] ~ sin [sin]
17
[l] alveolare sonora, ingl. lame (può presentarsi come sorda in ingl. play).
Vibranti
16
[r] alveolare sonora, it. rosso, sp. perro.
Approssimanti o semivocali
14
E’comunemente definita ‘dark ɬ’.
15
Cinque o sei volte per una geminata.
16
Nello spagnolo esiste la realizzazione monovibrante in pero
18
[w] labiovelare, it. uomo, ingl. woo.
19
Consonanti egressive (pulmonic) I.P.A.
Le vocali
Se all’interno della cavità orale la parte anteriore della lingua si porta nella
posizione più avanzata e più alta possibile si articolerà una [i], se, al contrario,
sempre nella zona anteriore della bocca, assume una posizione molto piatta e
bassa (la più bassa possibile), il risultato sarà una [a]. Arretrando il più possibile
la lingua, mantenendola bassa, si articolerà una [a], e sollevandola il più
possibile, sempre nella zona posteriore, si articolerà una [u]. Abbiamo ottenuto in
questo modo quattro vocali estreme (si potrebbe dire ‘di laboratorio’) con le quali
è possibile ‘misurare’ tutte le vocali prodotte dal linguaggio umano.
All’interno del quadrilatero, fra l’articolazione delle vocali anteriori [i] e [a], si
semiaperta; allo stesso modo fra le posteriori [u] e [a], si collocheranno la [o],
vocale semichiusa, e la [ɔ], vocale semiaperta, queste ultime
accompagnate entrambe da arrotondamento labiale.
[i] anteriore chiusa aprocheila, come in it. vino, fr. merci, ingl. seat, ted.
Friede, sp. perdido.
[e] anteriore semichiusa aprocheila, it. venti (20), fr. blé , ted. sehr, sp. pecho.
[ɛ] anteriore semiaperta aprocheila, it. venti (i venti), bene [benɛ], fr. fer,
ted. setzen.
17
[a] anteriore aperta aprocheila, fr. patte.
[ɔ] posteriore semiaperta procheila, it. botte (le botte), ted. Wolle, sp. zorro.
17
In italiano e in spagnolo esiste un solo tipo di a, che pertanto sarà realizzata come vocale
centrale, aperta, aprocheila.
22
[o] posteriore semichiusa procheila, it. botte (la botte), fr. mot, ted.doch.
[u] posteriore chiusa procheila, it. uva, fr. tour, ingl. fool, ted. Stuhl, sp. su.
Le vocali secondarie
23
[ ] leggermente più aperta e meno arretrata di [i], di questa è variante
[i:], creando le coppie seat [si:t] ~ sit [s t]. In tedesco si trova in bitte ['b tə].
[æ] vocale posta nel trapezio vocalico fra vocale cardinale [ ] e vocale
cardinale [ɛ], più arretrata rispetto ad entrambe, ingl. fat.
denominazione dell’alfabeto ebraico), ingl. better ['betə*], ted. bitte ['b tə].
[U] più aperta e arretrata di [u], è di questa la variante rilassata, ingl. good,
ted. Mutter.
24
25
Fonetica combinatoria
26
Si ha assimilazione a contatto quando i fonemi interessati al fenomeno sono
contigui (si pensi ad alcune pronunce dialettali settentrionali del tipo [ tennico] in
luogo di [ teknico], all’allofono di [n] in [iɱvisibile] o it. [donna] < prerom. [domna]
< lat. [domina]; si ha assimilazione a distanza (altrimenti detta dilazione) se i
fonemi non sono vicini, ma in sillabe contigue; ciò può avvenire, per esempio, fra
due vocali (in tal caso si parlerà di metafonia o metafonesi, o ancora Umlaut)
come nell’opposizione tipica di alcuni dialetti meridionali fra maschile [rus] e
femminile [rɔs], dovuta alla presenza nella sillaba finale di una vocale, ora
scomparsa, chiusa nel primo caso, e aperta nel secondo. In questa situazione la
vocale della sillaba atona ha influenzato la vocale della sillaba accentata. E’ il
fenomeno che giustifica certi plurali irregolari della lingua inglese, come
man/men, opposizione che si spiega sul piano diacronico, postulando per il
plurale una forma *manni-iz, che presenta nella desinenza una vocale anteriore
di grado chiuso, la quale rende più chiusa la [a] della sillaba radicale > [e]. In
seguito la [i] della terminazione cadrà, e la sibilante del plurale diverrà ridondante
ai fini della segnalazione del plurale, poiché sarà la stessa vocale radicale, con
l’oscillazione fra [a] e [e], a divenire indicatore del numero.
Un altro caso degno di nota è la presenza di una [i], in luogo di una [e], nella
seconda e terza persona singolare di taluni verbi del tedesco: ich helfe/du
hilfst/er hilft, wir helfen, ecc. che si giustificano poiché anticamente era presente
nella sillaba mediana di queste forme una -i- che ha modificato il timbro della
vocale radicale (helf-i-st, helf-i-t). Se al contrario è la vocale della sillaba
accentata ad influenzare la vocale della sillaba atona, si è in presenza
dell’armonia vocalica, un fenomeno che ha interessato il turco, per esempio, lì
dove il suffisso del plurale –lar, come in atlar ‘cavalli’ (sg. at ‘cavallo’) o adamlar
‘uomini’ (sg. adam ‘uomo’), diviene –ler in güller ‘rose’ (sg. gül ‘rosa’). E’ evidente
come, nell’ultimo caso, la vocale accentata [y], una vocale secondaria anteriore
chiusa procheila, abbia influenzato la vocale [a] del suffisso, rendendola più
chiusa [e] per avvicinarla ai propri coefficienti articolatori.
27
fonema vicino, senza tuttavia confondersi con esso (si può riprendere l’esempio
della [n] in [iɱvisibile] o ancora al plurale inglese [dogz] con sibilante sonora in
luogo della sorda poiché preceduta da consonante sonora); si parlerà di
assimilazione totale quando fra i due fonemi si attuerà una completa
identificazione (si pensi all’ingl. wanna, risultato dalla assimilazione fra want + to,
o al già citato esempio di it. [donna] < prerom. [domna] < lat. [domina]).
Infine il sandhi che è una forma di assimilazione che si attua fra un fonema
che compare alla fine di una parola con un fonema che si trova all’inizio di
un’altra: la pronuncia della successione un bambino diverrà nella catena
parlata [um bambino] o la liaison che si ha nella lingua francese quando nella
successione les amis si pronuncerà la sibilante sonora davanti ad una parola
che si inizia per vocale [lez a mi]; e l’aplologia, o apaxepia, che contempla la
contrazione di due sillabe uguali in una sola: tragicomico < tragico-comico.
28
Testi di riferimento
Apparato di fonazione
http://www.youtube.com/watch?v=m-gudHhLxc
http://www.youtube.com/watch?v=-XGds2GAvGQ
https://www.youtube.com/watch?v=qAEph4KJqak
https://www.youtube.com/watch?v=wvPl180suUU
https://www.youtube.com/watch?v=wYwk07QM4rc
29
Capitolo II
30
Da qui, a partire dal II sec. a.C., i Germani presero progressivamente a
migrare, in un processo di espansione durato molti secoli, che va sotto il
nome di Völkerwanderung (migrazione di popoli) o ‘invasioni barbariche’,
dal punto di vista di coloro che ne subirono le conseguenze.
germanico orientale
germanico occidentale
germanico settentrionale
protogermanico
31
La documentazione del gotico consiste in:
frammenti della versione della Bibbia, effettuata dal greco dal vescovo
visigoto Wulfila nel IV secolo.
commento di circa 8 pagine al Vangelo di Marco ( che va sotto il nome
di Skereins, got. per ‘delucidazione’) forse una traduzione, ma non è
attribuibile a Wulfila.
frammento di 5 pagine di una traduzione del Vecchio Testamento, il
libro di Nehemia, troppo diverso dalla traduzione wulfiliana per essere
attribuito allo stesso autore.
frammenti di un calendario con parti di ottobre e novembre.
due documenti latini contenenti alcuni nomi gotici (atti di
compravendita di Napoli e Arezzo).
tre esempi di alfabeto gotico con i nomi dei simboli, alcune frasi in gotico
con una sorta di trascrizione fonetica e alcuni commenti sulla pronuncia.
raccolta di omelie latine con glosse marginali in gotico.
lunga: got. sōkida “cercai”, a.t.a. suohta, isl.a. sotta, ags. sohte
18
Intorno al 1250 il francescano Guglielmo di Rubruk, nella sua cronaca di viaggio alla volta
della sede di corte di Gengis-khan, dove era stato inviato dal re di Francia, diede notizia della
presenza di un popolo di “lingua tedesca” nelle regioni asiatiche da lui attraversate.
32
mancanza di metafonia e rotacismo: got. batiza “migliore”, a.t.a.
bezziro, ags. betra; runico hari- “esercito”, got. harijs, isl.a. herr,
a.t.a. heri, ags. e s.a. here.
33
limitano a brevi iscrizioni runiche, risalgono al III secolo a.C., mentre per
i primi documenti letterari, di provenienza islandese, non risalgono che
al XII sec. d.C.
Il norvegese, che, nella sua fase antica (dal 1000 al 1350) era parlato in
Norvegia, nelle isole Færøer, nelle Shetland, nelle Orcadi, nelle Ebridi,
nell’isola di Man e in Groenlandia, è documentato dapprima da iscrizioni
runiche e, quindi, dopo la penetrazione della cultura latino-cristiana, da
manoscritti redatti in alfabeto latino, il cui contenuto è principalmente di
carattere religioso o giuridico. Non mancano testimonianze di poesia scaldica.
Nel XIV la Norvegia fu annessa alla Danimarca, il cui dominio durò sino
agli inizi del XIX secolo. La anomala situazione politica determinò anche
una anomalia di tipo linguistico, una sorta di bilinguismo che sfociò nella
contrapposizione fra il riksmål “norvegese di Stato” (in cui scrive Henrik
Ibsen) e il landsmål “lingua popolare” (il cui propugnatore fu Ivar Aasen).
Al giorno d’oggi il riksmål (altrimenti definito bokmål) è la varietà usata
prevalentemente dalla stampa, mentre il landsmål (o nynorsk) è parlato
nelle regioni occidentali dal 20% della popolazione.
34
importante tappa nelle rotte vichinghe. Il feringio, linguisticamente vicino
al norvegese, presenta tratti arcaici che lo accomunano all’islandese.
L’islandese altro non è che la lingua portata in Islanda nel IX secolo dai
35
Il GERMANICO OCCIDENTALE è a sua volta tradizionalmente
suddiviso in due sottogruppi:
anglo-frisio
tedesco
36
(in particolare nello Schleswig-Holstein e zone limitrofe) nel V sec. d. C.
19
Attualmente è la lingua più parlata nel mondo.
Si divide cronologicamente in tre periodi: inglese antico o anglosassone,
che va dall’inizio della documentazione (VIII secolo), in cui si presenta
frammentato in quattro dialetti principali, sassone occidentale, kentico (o
kentiano) e anglico, a sua volta diviso in northumbrico e merciano, sino al
1100 circa; inglese medio, dal 1100 al 1500 circa; inglese moderno, dal
1500 sino ad oggi. Il poema eroico Beowulf, di ispirazione pagana, è il
documento più importante della fase antica; in esso si tramandano, in versi
allitteranti, motivi e stilemi dell’antica poesia germanica di tradizione orale.
19
La notizia della migrazione dei Germani in Britannia, ammantata da elementi leggendari (tre
stirpi, Angli, Sassoni, Juti, su tre navi), è riferita da Beda il Venerabile nel suo famoso trattato
storico Historia Ecclesiastica gentis Anglorum (Storia ecclesiastica delle genti angle), che
costituisce l’unica e per questo preziosissima fonte di documentazione sull’origine del popolo
inglese. Bisogna ricordare, però, che Beda scriveva nell’VIII sec., alla distanza di circa tre
secoli dalla migrazione dei cosiddetti anglo-sassoni. I recenti rinvenimenti archeologici hanno
accertato che agli Angli, Sassoni e Juti si erano uniti contingenti di Frisoni.
37
Divisione dei dialetti anglo-sassoni
38
Il tedesco si divide in alto tedesco e basso tedesco.
39
Cartina dei dialetti del tedesco
40
La migrazione dei Longobardi
Alla luce di questa ipotesi si può dunque proporre un albero genealogico così
modificato:
protogermanico
germ. orientale germ. nord-occidentale
41
Diffusione delle lingue germaniche nel mondo
42
Testi di riferimento
43
Capitolo III
‘indoeuropeo’.
Si confrontino, p. es. i numerali:
44
Erano i primi anni del Raj, quando Sir William Jones, funzionario britannico in
India, presentò una sorprendente relazione alla Bengal Asiatic Society, che egli
stesso aveva fondato poco dopo il suo arrivo. Quella sera del 2 febbraio 1786 egli
annunciò che gli studi condotti sugli antichi testi sanscriti lo avevano indotto a
ritenere che l’antica lingua indiana, in cui erano stati redatti famosi poemi epici,
that no philologer could examine them all three, without believing them to have
45
degli antichi testi giuridici indiani per meglio comprendere le tradizioni
culturali dei popoli della grande colonia britannica.
Nella sua relazione egli osservava come ind.a. pitar “padre” fosse molto simile
al gr. patér e al lat. pater, così come ind.a. matar a gr. metér e lat. mater.
Ancor prima della relazione di Sir William Jones erano stati già intrapresi studi
su lingue antiche, diverse dal latino e dal greco: alcuni europei, per lo più
missionari, avevano imparato il sanscrito per comprendere meglio le
popolazioni presso cui erano stati inviati. In una lettera inviata dall’India dal
mercante italiano Filippo Sassetti nel XVI sec., si sottolineano le sorprendenti
somiglianze fra ind.a. deva- e it. dio, fra ind.a. sarpa e it. serpe, e inoltre fra i
20
numerali ind.a. sapta , aštau e nava con it. sette, otto e nove.
20
In Paul Thieme ,“ The Indo-European Language,” Scientific American, CXLIX, 4, ottobre
1958, pp. 63-74).
21
Il nome ‘indoeuropeo’ è stato attribuito da Thomas Young nel 1819 (indoeuropean). Poiché
il gruppo germanico si colloca geograficamente nell’area nord-occidentale, molti linguisti,
prevalentemente tedeschi, gli diedero la definizione di ‘lingua indogermanica’
(indogermanisch), usando il termine coniato da Conrad Malte-Brun. Altri la denominarono
lingua ‘ariana’, dal sanscr. arya ‘signore’, termine con il quale le antiche popolazioni indiane e
celtiche designavano se stesse.
46
L’interesse per gli aspetti culturali, oltre che linguistici, delle antiche civiltà
orientali indusse il giovane studente tedesco Franz Bopp a lasciare, nel
1812, la città di Aschaffenburg per recarsi, un po’ a piedi, e un po’
servendosi della diligenza postale, a Parigi, col preciso intento di imparare
le lingue orientali, e il sanscrito in particolare, dai grandi maestri
dell’Università della capitale francese. Aveva seguito le lezioni di diritto
naturale e internazionale, di logica, di estetica e anche di storia e filosofia.
Ma lo avevano interessato soprattutto le lingue antiche dell’oriente.
Il 16 maggio del 1816, dopo tre anni e mezzo di soggiorno a Parigi, Bopp
pubblicava a Francoforte uno dei lavori più poderosi del XIX secolo nell’ambito
delle scienze umanistiche, dal lungo titolo Űber das Conjugationssystem der
Sanskritsprache in Vergleichung mit jenem der griechischen, lateinischen,
persischen und germanischen Sprachen nebst Episoden des Ramajan und
Mahabharat in genauen metrischen Űbersetzungen aus dem Originaltexte und
einigen Abschnitten aus dem Veda’s (Del sistema di coniugazione della lingua
sanscrita comparato con quello del greco, del latino, del persiano e del
germanico… ) in cui si ponevano a confronto gli aspetti morfologici delle lingue
indoeuropee sino ad allora note.
47
stesso modo nelle lingue germaniche moderne diverse indicazioni di
Franz Bopp trascorse a Berlino gli ultimi anni della sua vita, stimato da
Wilhelm von Humboldt e da Jacob Grimm. Quando nel 1867 depose per
sempre la penna, sulla sua scrivania venne trovato un lavoro che aveva
iniziato, sulla cui ultima pagina, con alcuni esempi relativi alla scomparsa
della –s finale dell’antico tedesco di fronte a forme con nominativo
sigmatico nel gotico, si leggeva questa annotazione: “Si confronti…”
Un ulteriore e decisivo contributo per la ricerca della ‘lingua comune fu dato
da Jacob Grimm (1785-1863), più conosciuto, con il fratello Wilhelm, come
ricercatore di elementi del folclore tedesco. Nella seconda edizione della
sua Deutsche Grammatik del 1822, dando sistemazione agli studi compiuti
dal linguista danese Rasmus Rask, dimostrò senza ombra di dubbio che il
ted. Vater (e l’ingl. father) è riconducibile alla stessa radice che ha dato
sanscr. pitar e lat. pater. A questo punto la base indoeuropea comune era
evidente anche per le lingue germaniche.
Alla ricerca dell’Urheimat
48
La prima ondata di migrazioni si fa risalire al V millenio prima dell’era volgare.
La seconda si ritiene si sia verificata all’incirca nel II millennio. Tuttavia, non si
deve commettere l’errore, ricostruendo rigorosamente radici e desinenze
indoeuropee, di ritenere il sistema linguistico così ricavato una sorta di lingua
omogenea e compatta, è molto più probabile che si presentasse differenziata
già ai suoi albori. Molti linguisti avanzano l’ipotesi che una grande
differenziazione si sia verificata relativamente allo sviluppo della occlusiva
22
velare, dando origine a due isoglosse : il gruppo delle lingue satem e il
gruppo delle lingue kentum, in base al trattamento delle occlusive velari (satem
e kentum sono rispettivamente avestico e latino per ie. *km tóm).
22
Si definisce isoglossa una “linea immaginaria che, in una rappresentazione cartografica, segna i
confini di un’area in cui è presente uno stesso fenomeno linguistico; anche agg.f.: linea i. | estens.,
il fenomeno stesso” (dal Dizionario della lingua italiana per il terzo millennio a cura di T. De
Mauro, PBM Editori, Milano, 2000, s. v. “isoglossa”.)
49
Le prime documentazioni delle lingue riconducibili ad una madre lingua
indoeuropea coprono un arco di tempo amplissimo, dal 1600-1200 a. C.
circa, come si vedrà, per l’ittito e il greco miceneo, sino al XV sec. d. C.
per l’albanese!
50
Classificazione delle lingue indoeuropee
indoarie vedico
sanscrito
indoiranico
23
Si ritiene che alcune parti dell’Avesta siano opera dello stesso Zaratustra.
51
ittito: è la lingua indoeuropea di cui possediamo i documenti più antichi
direttamente e sicuramente databili (1600 – 1200 a. C.). Fu la lingua
della classe dominante dell’Impero di Hatti tra il 1900 e il 1200 a. C., di
cui sono state portate alla luce, agli inizi del secolo XX, numerose
tavolette in terracotta iscritte con caratteri cuneiformi.
ittito
occidentale
armeno
orientale
illirico: parlato dagli antichi Illiri e Messapi, la lingua illirica si è esistinta già
in epoca antica. Nei secoli immediatamente precedenti l’era volgare era in
uso nell’odierno Salento e nell’area nord-occidentale della penisola
balcanica, ma in epoche più antiche si presume fosse molto più diffusa.
Della lingua degli antichi Illiri sono conservate solo poche glosse e alcuni
nomi propri; del messapico sono tramandate circa 300 iscrizioni.
illirico
52
albanese: diviso in due rami, il tosco a sud e il ghego a nord. E’ parlato,
oltre che in Albania, in diverse colonie in Grecia, Sicilia, Calabria e
Puglia. La prima documentazione, tarda, risale al XV secolo.
tosco (sud)
albanese
ghego (nord)
53
osco
osco-umbro
umbro
italico
latino-falisco falisco
irlandese
gaelico scozzese
c. insulare manx
celtico cornico
bretone
c. continentale gallico
54
baltico: si suddivide in baltico orientale e baltico occidentale. Al primo gruppo si
lituano
orientale lettone
baltico
russo
bielorusso
orientale
occidentale
polacco
55
tocario: estinto, era parlato nel Turkestan cinese e nella Battriana (attuale
Afghanistan). Già nella fase antica si presentava distinto in due dialetti (tocario A,
C., non è stato fino ad oggi possibile stabilire l’epoca della sua estinzione. Sotto il
A (orientale)
tocario
B (occidentale)
56
Probabile sede originaria delle popolazioni indoeuropee
(tratto da: http://www.ship.edu/%7Ecgboeree/indoeuropean.html)
57
Situazione linguistica dell’Europa nel 1000 a.C.
58
Carta delle principali famiglie linguistiche indoeuropee. Riprodotta da Encyclopedia of Indo-European Culture, edited by
James P. Mallory and Douglas Q. Adams, London - Chicago, Fitzroy Dearborn Publishers, 1997, p. 300.
59
Le migrazioni dei popoli indoeuropei
60
Testi di riferimento
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Il sistema fonologico dell’indoeuropeo
Il sistema consonantico
Il sistema consonantico dell’indoeuropeo, così come risulta
all’applicazione del metodo comparativo ricostruttivo, appare composto
da una serie di consonanti occlusive distinte in sorde, sonore e sonore
aspirate disposte su tre differenti luoghi di articolazione: bilabiali, dentali,
velari (queste ultime potevano essere realizzate con simultaneo
arrotondamento labiale, dando origine alle labiovelari)
w
sorde p t k k
w
sonore b d g g
due nasali m n
la laterale l
la vibrante r
24
le sonanti m nlr
25
le semivocali j w
24
Con il termine sonanti si indicano quelle consonanti che in una sillaba priva di vocali
costituivano apice di sonorità, avevano pertanto funzione di vocale, così come accade in talune
lingue slave: ceco Brno , slov. Trst (it. Trieste). Non si confonda il segno diacritico usato in
indoeuropeistica con lo stesso segno usato nell’Alfabeto Fonetico Internazionale, che indica al
contrario desonorizzazione!
63
Schema semplificato del sistema consonantico
tradizionalmente attribuito all’indoeuropeo:
w
p t k k
w
b d g g
bh dh gh gwh
s(z)
m n
j w
25
In indoeuropeistica si è soliti rappresentare le semivocali con il segno diacritico , così i e u
sono da ritenere equivalenti di /j / e /w/.
64
Sistema vocalico
vocali brevi a e i o u ə
vocali lunghe ā ē ī ō ū
dittonghi ai ei oi
au eu ou
65
Schema semplificato del sistema vocalico tradizionalmente
attribuito all’indoeuropeo:
Vocali
i:/ i u: / u
e:/ e o: / o
a: / a
Dittonghi
ei eu oi ou
ai au
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Accento
Tipologia linguistica
26
L’accento di parola dell’italiano è di tipo misto: benché prevalentemente intensivo,
esso può comportare anche variazioni dell’altezza delle vibrazioni delle pliche
vocaliche, e dunque presentarsi come tonale (si veda, per esempio, l’opposizione fra la
congz. perché e il pron. interr. perché?); esso è inoltre assolutamente libero
nell’ambito della parola (si vedano le opposizioni cápito/ capíto/ capitò).
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Testi di riferimento
http://www.britannica.com/eb/article-74555
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