Professional Documents
Culture Documents
Si riferisce all’aggiunta della – ןnun – ad una parola, come un suffisso o un infisso, per
contrassegnare una categoria grammaticale specifica. Per esempio, il suffisso nominale plurale
aramaico che corrisponde all’Ebraico ִים-īm, i.e., ִ ין-īn, coinvolge la ( ןmentre il suffisso ebraico
coinvolge la )ם. In una fase pre-biblica del sistema verbale ebraico sembrerebbe che la ןavesse un
chiaro valore semantico, ma nell’Ebraico biblico i suoi numerosi usi restano incomprensibili.
ּ נו ו ע- ע
ח ּ נו ו ע- ּור
צ ו- ּוס
נ ו- ּות
מ ו- ּוב
ש ו ק ו
ש- ום
sorgere - ritornare - morire - fuggire - assediare - oscillare - riposare
[I verbi di media –û o –î in cui il futuro si forma sui temi verbali attivi rispettivamente yaqṭul
e yaqṭil (propriamente yaqûl e yaqîl), sono tanto di azione (in maggioranza) che di stato].
דין
י י ִ ו- דין
ִו Imperat / inf. “giudicare”
בּין
י י ִ ו- בּין
ִו Ipr. / inf. “intendere”
ּ י ישִשית- ּשִשית
Ipr. / inf. “porre”
ּ י ישִשיר- ּשִשיר
Ipr. / inf. “cantare”
יילָין- לָוןו- לָין
ִ
Ipr. / inf. “pernottare”
שש ו- שִשים
י ישִשים- ום Ipr. / inf. “porre”
1
(specificamente, precative). La ןposto a volte quale suffisso allo yiqṭol nell’ebraico biblico, sembra
derivare da questa ןindicativa e si chiamerà paragogico cioè, la ןposto accanto al verbo. Si verifica
nello yiqṭol forme che terminano con –î (2a fem. sing.) o –û (2a/3a masc. plur.), per esempio:
מעוןן ו האאא ל ו
לָה ו מללא ישמש מ האותתוותּ י אמממינו ו ג עּ ו ם
ם לָ ִשמש ןנאי י אם־ללא י עּ א
ִ ה מי יה
ומ י
לָ מקולללך י...ecc
Vi era un ןinfisso che avrebbe potuto precedere i suffissi dell’oggetto fissati allo yiqṭol e forme
di verbo imperativo, come ancora rappresentato nei suffissi regolari –ennū, (per esempio מעון ו
– ישמש מ
vostro Dio) – Io richiederò a voi (Dt 23,22), שנ וו ו
( ימדרּ מ ת לl’impuro) deve (non) viaggiare attraverso
essa (Is 35,8), e il suffisso –nhū, per esempio נהו ו מ מ
מ מְלארּו מ “ ו עּ אed esalterò lui” (Es 15,2),
נהו ו ּ“ י עּ עegli (non può) passarlo (Ger 5,22), נהו ו
עבּ מרּ רְ מ עבּ מרּ רְ מּ“ י עּ עnon la sorpassano” (ibid).
Quest’ultimo rappresenta ciò che è ampiamente indicato come ןenergico (con l’attinenza del
precedente dibattuto), un morfema che ha aggiunto l’enfasi di un certo genere al verbo, o,
possibilmente, una sfumatura modale per le esortazioni e i desideri (specialmente in 1a persona).
Entrambi questi suffissi devono essere contrapposti con forme suffisse senza la ןinfissa in
questione, come ו “ ו עּי עּ ו אe lo fece passare” (1Sam 16,8).
עבּ ִ רארהו
I fattori che condizionano l’uso di –ennū, suffisso dell’oggetto, originariamente sono stati di
carattere puramente fonologico che si verificano dopo le vocali brevi –u e –a, in modo che lo
yactulu indicativo e il volitivo (entrambi con le vocali finali brevi) egualmente prendano il ן
suffisso, mentre allo yactulù (con la vocale lunga) prenderebbe il suffisso in –h. Con questo, i due
formarono un paradigma suppletivo, senza alcuna differenza semantica. Prima del suffisso –h (e
presumibilmente prima del suffisso –n) un ןenergico poteva creare instabilità.
Nel ןenergico non fu limitato all’uso dell’oggetto, ma potrebbe essere stato aggiunto a una
forma verbale. In questo caso potrebbe essere identificato morfologicamente “paragogico” perché è
un suffisso, benché il relativo significato sia paragonabile a quello del ןenergico. Nello sviluppo
dell’ebraico, le terminazioni del ןdopo le vocali brevi erano contratte (o assimilate), seguite
dall’elisione delle stesse vocali brevi. Ma le tracce restano nell’ebraico biblico. In quello che oggi è
chiamato Imperativo allungato e il Coortativo, la –ă finale seguita da un dagesh forte può
rappresentare un precoce –an finale, con la ןassimilata alla consonante seguente e la iniziale breve
–ă allungandola ad -ā (forse a causa del suo essere sottolineato), in modo da non essere contratto
del tutto.
2
Ora prendi le tue armi, il tuo turcasso e il tuo arco, esci fuori nei campi e prendi
per me della selvaggina;
poi preparami una pietanza saporita di quelle che mi piacciono, e portamela,
perché io ne mangi e l’anima mia ti benedica prima che io muoia.
In sintesi, dall’ebraico e lingue concomitanti gli studiosi ricostruiscono almeno tre tipi di ןper
l’Ebraico pre-Biblico:
2. EBRAICO BIBLICO
Anche se la loro derivazione morfologica sembra relativamente chiara, le funzioni delle varie
forme della ןnell’Ebraico Biblico appaiono diffuse e sono difficili da categorizzare. Le forme con e
senza il ןparagogico coesiste con un significato apparentemente identico, suggerendo la distinzione
della ןnon più strettamente morfologico o fonologico. Confrontare le forme altrimenti identiche che
significa ‘tu (pl) con morire’ nei seguenti versetti:
4 מתּמְ ו
ון׃ ְתּמ ר
א י תשה לָמְוא־רמוותּ ו
ִ ה
אלָ־ מְי
הנ י ו י רחשש ל
ּמרּ ע
ו צ עּי יא ל
Allora il serpente disse alla donna: "voi non morrete affatto;
כן׃ עשש ו
ו־ מְצ ותּו וו עּי עּ ו א
רּי ל רכם ו מללא תּיתמ ו
מצנו וִדבּ מ צ
א מ תּי מ לביאו ו צ
אלהלי ו מי צ י קוטוןן ו
ה י
ּחי לכם ע
ִ א
אתּ־ א
ומ ל
Poi conducetemi il vostro fratello più giovane; così le vostre parole saranno
verificate e voi non morrete. Ed essi fecero così.
לָין׃
ְִחי מ
ִ תּמ
מה־ ו ִ תּוו תמליד ו ולָ מ
ּא י רשה ע מה־ ו
ּבהווי אוצאמרּ לָ מ י ראבּ ע
3
Guai a chi dice al padre: “Che cosa generi?”, e a sua madre: “Che cosa
partorisci?”
Allo stesso modo i suffissi in oggetto in contrapposizione al ןnon può essere condizionato
fonologicamente così come mostrato negli esempi sopra, tutti con la terza persona maschile
singolare nella forma dello yiqṭol ̶ּ עב ּ רse è un Qal oppure un Hifil.
Incapaci di spiegare la diversa distribuzione della ןnelle sue forme riguardo ai suoi motivi
morfologici o fonetici, gli studiosi hanno suggerito una vasta gamma di altri fattori potenziali, tra
cui il seguente: il ןparagogico può generare contrasto o una sorta di qualità avversativa tra le
aspettative circa la sua asserzione (Hoftijzer 1985); può avere un significato modale, segnando un
livello di modalità tra quello delle forme di volizione (come lo Jussivo o l’Imperativo) e l’Indicativo
(Zewi, 1999); può riflettere una semplice regola sintattica (o fonologica) a volte applicata
erroneamente a causa di ipercorrezione (Kaufman 1995); essa può rappresentare un arcaismo
imparato (uno studioso partecipa nell’unicità della sua persona e il carattere insostituibile della sua
conoscenza) come una questione di stile (Williams 1972: 84–85; Rainey 1990); o può
semplicemente indicare enfasi generica (GKC §47m; Joüon and Muraoka 1993:§44e).
Si nota spesso nel tardo ebraico biblico (per esempio l’ebraico in Cronache) sembra cancellare i
casi del ןpresenti nei passaggi sinottici nel 1° e 2° libro dei Re in cui suggerisce che la stessa
appartiene alla fase classica della lingua. Grazie allo studioso Rainey’s si acquisisce maggior fiducia
allorquando questi sostiene che “il suffisso accusativo col ןsegna l’imperfetto indicativo, ma non
distingue tra i due suffissi oggetto col ן. Secondo la sua comprensione circa il sistema verbale, i
verbi con ןsuffisso sono contrassegnati come il lungo yiqṭol (imperfetto), e i verbi con il suffisso ה
sono contrassegnati come il breve yiqṭol (il preterito [tempo passato] wayyiqtol e lo jussivo). Questa
distinzione può essere notata negli esempi riportati in Deuteronomio e Giobbe, soprattutto in
Deuteronomio דרּ משלשנ וו ו
( י מDio) ne richiederà - indicativo, e la forma in Giobbe ( ימדרּ משצשהו וDio)
non cercarlo – jussivo.
שנ וו ומיהליוה א
אלָו לןהיןך א א רחרּ לָ משעּשלָ מ ותמוו מְִ ו
כי־ יד ו ןר ישש ימדרּ מ ת ל ּאלָוללהיך י צלא תּמ ע
לָיה ילוה א
ּכי־תִּ צד ירּ ןנללדןר עמְִ ו
טא׃ח מ
ה יציה בּ מרך מְצ
עלימך מ ו מ י
ִ מ מְצ
Quando fai un voto all'Eterno, il tuo DIO, non tarderai ad adempierlo, perché
l'Eterno, il tuo DIO, te ne chiederà certamente conto e tu saresti colpevole; (Dt
23,22)
רּה׃
ה מְי תּוו ה רפע י
ע ליליו נ מ י אלָ־ ו
ּעלָ ו מ ע
ּמ י תמ ע
ִ ה אלָ־ימדרּ מ א לשהו ו א
אללוו עּו האה ו
ּוא י מְמהמהי צח ישלשך מ מְע ּה ציוום ע
ּע
4
Quel giorno sia tenebre, non se ne curi Dio dall'alto, né splenda su di esso la luce!
(Gb 3,4)
Il numero delle suggestioni scientifiche riflette i molti modi (apparentemente estranei) del ןnelle
funzioni ebraiche bibliche. Quello che segue è un tentativo (a) di separare le varie funzioni delle
forme e (b) una sintesi che potrebbe spiegare la grande variazione all’interno delle loro funzioni.
שה
ם מו ל ל
ה ן ו־ צילנו ו ה רמים ו מנ ִשמש ל תתה ו ל עּי יא ל
מרּ לָ י ל תּנ ו
מלרו ו ו מ
שה ו ל עּי יא מ עם־מו ל ל ִ ם ע ן
ה י רּבּ י
ו לעּיי ל
אתּ־מיהמְיוה׃ תּמנ עּרסוןו ל
מה־ ו ּמלמדי ע ִ רּיבּוןן ו
ע יו ִ תּמ
מה־ וּע
Allora il popolo contese con Mosè e disse: “Dacci dell'acqua da bere”. Mosè
rispose loro: “Perché litigate con me? Perché tentate l'Eterno?” (Es 17,2)
Questo può essere confrontato con l’imperativo allungato, che può denotare movimento o
direzione verso o per conto di qualcuno o qualcosa (Fassberg 1994:13–35; Shulman 1996:65–84). Il
ןparagogico e הparagogico, quindi, condividono questa funzione.
Aspetto. Come Rainy ha dimostrato, il suffisso oggetto con il ןpuò indicare l’aspetto
imperfettivo (nei suoi termini, indicativo imperfetto, non jussivo o preterito).
5
Anche se Rainy chiama così il ןenergico, può essere prudente riservare il termine “energico” per
i casi in cui il significato stesso sia evidente. Poiché l’aspetto imperfettivo non si qualifica come
energico, questi possono essere semplicemente chiamati ןsuffissi.
Questo può essere considerato ן energico allorquando di seguito lo stesso ne indica divieto o
mancanza di permesso.
הצמו ו
עשש ןו ו מללא יו לויכלָו וו מ י
נהו וו עּי מְִ ותּמג י ו א
עבּ מ תלר מ
ּחק־עוו רילם ו מללא י עּ ע תּי חווןל ג מ ולב ו
ולָ לָ עּ ליים י ִמ ו אשלשרּ־ ה לש מ
נהו׃ו
עבּ מרּ מְרְ מ ּג עּ ריליו ו מצלא י עּ ע
che ho posto la sabbia per limite al mare, come statuto eterno che non
oltrepasserà mai? Le sue onde si agitano ma non prevalgono, rumoreggiano
ma non la sorpassano | (essi non devono passare su di esso) Ger 5,22
Marcatura tematica. Una funzione alquanto diversa è stato suggerito riguardo al ןparagogico,
vale a dire, può servire come marcatore tematico, un dispositivo editoriale che contrassegna una
determinata clausola del tema del testo. Un testo è considerato coerente se contiene un tema che
unisce tutta la sua struttura. Quindi, un marcatore tematico è qualcosa che segna una clausola come
parte di un tema secondario o terziario, ma pur sempre parte del tema principale unificante del testo.
Questo uso del ןparagogico come marcatore tematico sembra piuttosto evidente in Gen 3, 1-7, nel
contesto immediato di cui il soggetto da morte apparente svolge un ruolo abbastanza ridotto.
Piuttosto, il tema sembrerebbe aver a che fare con la dimostrazione del serpente nel suo essere
astuto con la donna nell’ingannarla; questo può essere abbastanza probabile. La presenza del ן
paragogico sui verbi del morire suggerisce un’inversione:
a) la morte non è un tema secondario
b) è il risultato dell’inganno del serpente
c) risulta essere il tema primario
d) l’inganno del serpente è semplicemente il mezzo narrativo che introduce il tema primario
Il vero tema del passaggio è l’origine della morte, il serpente e la donna sono gli strumenti che la
inaugurano.
Allo stesso modo, in Genesi 18 assistiamo a una sovrabbondanza di ן paragogico (סּרּון ו
ח מי עּ מ
mancano e צאון ו
מ מ
י יוsi trovano - per cinque volte) e queste suggeriscono che il tema del testo non è
semplicemente la questione se la rettitudine potrà essere trovata in Sodoma e Gomorra. Invece delle
due città essendo primarie e la questione della rettitudine secondaria, le ןparagogiche suggeriscono
ciò che la tradizione più tardi ha tramandato: la questione principale è se la giustizia potrà essere
trovata in tutti e ovunque sulla terra. Sodoma e Gomorra è soltanto un test-case riguardo alla terra,
al mondo. Solo in tal senso ciò rende più senso alla storia e restituisce una centralità riguardo le due
città.
Come terzo esempio esamineremo Deuteronomio capito 1 dove si nota un gruppo di tre verbi
con il ןparagogico circoscritte in una sezione, circa la necessità di una leadership oltre a quella di
Mosè.
עשמְש ו
ון׃ תּעּ א
אצלשרּ ו
ה מד ובּ י רמרים א ה מ תהוא א צאתּ י ו
ּכלָ־ ע ּאתּמ ל רכם בּ י ו א לעתּ ע
אצ עּ צלוה ל
וי א
In quel tempo io vi ordinai tutte le cose che dovevate fare. Dt 1,18
Questi versetti si trovano alla fine di una sezione secondo cui oltre alla leadership di Mosè, si
pensava o si discuteva sulla necessità di nominare altri giudici vv. 9-18. La sezione s’inserisce in
modo goffo all’interno di Dt 1 la quale si preoccupa e occupa, in modo esclusivo, circa la
concessione (e perdendo) la terra di Canaan. All’interno di questi versetti non v’è menzione della
terra, ma l’enfasi è piuttosto posta sulla necessità della leadership e per l’efficacia del Consiglio dei
giudici. Ancora una volta, sembra possibile che, mentre si potrebbe supporre che il tema principale
fosse ottenere la terra, con un tema secondario ciò lega alla responsabilità dei giudici e alla
correttezza nel giudicare equamente e imparziale, vivendo nel paese. Per tal motivo le ןparagogiche
ancora una volta suggeriscono un’inversione (ne indicano anche direzione e modalità). Il
Deuteronomio tratta solo in secondo luogo sulla terra stessa, ma in primo luogo sullo scopo della
donazione del paese: in modo che gli Israeliti vivendo in essa, possano giudicare giustamente e in
modo imparziale gli abitanti.
È degno di nota che il ן paragogico non funge solamente da marcatore tematico, ma un
addizionale הrende i verbi del lungo wayyqtol funzionanti allo stesso modo, come in 1Sam 1,7 e
17,42. Ciò può suggerire che le altre הsui verbi nella forma del lungo wayyqtol dovrebbe essere
considerate paragogiche, mettendo in essere un paradigma suppletivo con il ן. Nell’esempio di
1Sam 1,7 il pianto di Hannah è implicitamente paragonabile al pianto degli Israeliti come riportato
nei precedenti capitoli dei giudici, con molti confronti conseguenti da fare tra il loro pianto (per la
perdita di Benjamin, a causa della malvagità) e Hannah (non per la sua rettitudine, ma per mancanza
di bambini). Lo scopo del confronto è quello di cominciare a contrastare l’ormai tempo passato dei
giudici e la loro leadership malvagia, inaugurando in tal modo un nuovo tempo a venire introdotto
dal figlio dei giusti Hannah e Samuele.
כלָ׃
ּתִּבּ מ ל רכה ו מצלא תּוא מְע
נה ו עּ ו
ע ל תס י ו
ִ תּעּכ מ
עלָותּיןה בּ מ ו א לביתּ מיה לו יה א רכן ו
מ א לדי א
ִ ש ה שיש י לנ ה בּ משיש אניה ו מןאכ ן י עּ א
ע תל
Così succedeva ogni anno; tutte le volte che Anna saliva alla casa
dell'Eterno, Peninna la molestava; per cui ella piangeva e non prendeva più
cibo. 1Sam 1,7
3. CONCLUSIONE
Fassberg, Steven 1994. Studies in biblical syntax (in Hebrew). Jerusalem: Magnes.
GKC = Kautzsch, Emil (ed.). 1910. Gesenius’ Hebrew grammar, trans. Arthur E. Cowley. Oxford: Clarendon.
Gottlieb, Hans 1971. “The Hebrew particle nâ”. Acta Orientalia 33:47–54.
Hetzron, Robert 1969. “Third person singular pronoun suffixes in Proto-Semitic”. Orientalia Suecana 18:101–127.
Hoftijzer, Jakob 1985. The function and use of the imperfect forms with nun paragogicum in Classical Hebrew. Assen /
Maastricht: Van Gorcum.
Joüon, Paul and Takamitsu Muraoka 1993. A grammar of Biblical Hebrew. Rome: Pontifical Biblical Institute.
Kaufman, Stephen. A. 1991. “An emphatic plea for please”. Maarav 7:195–198 - 1995. “Paragogic nun in Biblical
Hebrew: Hypercorrection as a clue to a lost scribal practice”. Solving riddles and untying knots: Biblical, epigraphic,
and Semitic studies in honor of Jonas C. Greenfield, ed. by Ziony Zevit, Seymour Gitin, and Michael Sokoloff, 95–99.
Winona Lake, Indiana: Eisenbrauns.
Khan, Geoffrey 2000. “The verbal system of the Jewish Neo-Aramaic dialect of Arbel”. Journal of the American
Oriental Society 120:321–332
Rainey, Anson 1986. “The Ancient Hebrew prefix conjugation in the light of Amârnah Canaanite”. Hebrew Studies
27:4–19. —— 1990. “The function and use of the imperfect forms with nun paragogicum in Classical Hebrew”.
Hebrew Studies 31:173–176.
Shulman, Ahouva 1996. “The use of modal verb forms in Biblical Hebrew prose”. PhD dissertation, University of
Toronto.
Williams, Ronald 1972. “Energic verbal forms in Hebrew”. Studies on the ancient Palestinian world: Presented to
Professor F. V. Winnett on the occasion on his retirement 1 July 1971, ed. by John. W. Wevers, and Donald B. Redford,
75–85. Toronto: University of Toronto.
Zewi, Tamar. 1999 A syntactical study of verbal forms affixed by -n(n) endings in Classical Arabic, Biblical Hebrew,
El-Amarna, Akkadian and Ugarict (Alter Orient und Altes Testament 261). Münster:Ugarict-Verlag.