2012

Workshop
giornalismo documentari
Come diventare un Un’inchiesta per immagini
giornalista quasi perfetto Erik Gandini,
David Randall, senior editor regista e produttore, autore di Videocracy
all’Independent on Sunday
web
photo editing YouTube e i giornali.
La foto, L’occupazione israeliana
una questione di scelta Amira Hass, giornalista di Ha’aretz
Christian Caujolle,
fondatore dell’agenzia Vu
illustrazione
Un disegno in copertina
radio
Noma Bar, illustratore e designer
Registra,
web
il nemico ci ascolta!
Jonathan Zenti, fondatore di Audiodoc Twitter come narrazione
Marina Petrillo, giornalista di Radio
creatività Popolare e conduttrice di Alaska
Scrittura indolenzita? fotografia
Facciamo stretching Professione fotoreporter
Annamaria Testa, esperta di
comunicazione, saggista e blogger Stanley Greene, fotografo

Informazioni e iscrizioni: internazionale.it/workshop

24/30 agosto 2012 • Numero 963 • Anno 19
“La quantità di soferenza presente nel mondo si potrebbe
Sommario ridurre drasticamente, se solo non esistessimo più”
dAvid BeNAtAr, pAgiNA

iN copertiNA
La settimana
Le cattive ragazze
Intelligenza La condanna delle Pussy Riot conferma l’autoritarismo di Putin e
imbarazza il Cremlino. Gli articoli di The New Republic (p. 12),
The New Times/Novoe Vremja (p. 15), The Nation (p. 17). Foto di
Max Streltsov (Salt Images).
“Viaggiamo perché è una necessità,
perché la distanza e la diferenza sono la
formula magica della creatività. Quando europA scieNzA 87 La Apple svela
torniamo a casa, la casa è sempre uguale.
18 Norvegia 51 Destinazione i suoi trucchi
Die Zeit mantello The New York Times
Ma qualcosa nella nostra mente è
New Scientist
cambiato. E questo cambia tutto”. Finiva AfricA ecoNomiA
così un articolo di Jonah Lehrer uscito e medio orieNte portfolio e lAvoro
esattamente un anno fa su Internazionale. 22 Siria 54 Indovina 90 Un futuro di rivolte
Lehrer ha 31 anni e ino a prima dell’estate The New York Times per chi voto e conlitti provocati
era una star del giornalismo statunitense. Americhe
Gregg Segal dalla fame
Autore di tre best seller, columnist di The Nation
24 Julian Assange ritrAtti
Wired e del Wall Street Journal, The New York Times 60 Bidzina Ivanishvili
collaboratore del Washington Post, di cultura
Ogoniok
Nature, del Boston Globe. Era staf writer AsiA e pAcifico
71 Cinema, libri,
del New Yorker. Poi si è scoperto che in 26 India viAggi musica, video, arte
alcuni post usciti proprio sul sito del New Asia Times 64 I pinguini
Yorker, Lehrer aveva riutilizzato interi della regina Le opinioni
visti dAgli Altri
brani di suoi articoli scritti per altri The Independent
28 La polvere rossa 23 Amira Hass
giornali. Un caso di autoplagio. Non che uccide Taranto grAphic 25 Jason Horowitz
troppo grave per i lettori, più fastidioso per The Guardian jourNAlism
30 Gideon Levy
i suoi datori di lavoro. Ma un altro 66 Istanbul
sudAfricA 32 James Surowiecki
giornalista ha cominciato a veriicare le Brecht Evens
citazioni di Bob Dylan pubblicate in
34 Omicidio 72 Gofredo Foi
nella township musicA 74 Giuliano Milani
Imagine, l’ultimo dei tre best seller scritti
The New York Times 68 La scuola 76 Pier Andrea Canei
da Lehrer. E ha scoperto che erano state Magazine delle pop star 78 Christian Caujolle
inventate. A quel punto l’editore ha deciso Les Inrockuptibles 84 Tullio De Mauro
di ritirare tutte le copie del libro, Lehrer si germANiA
44 Il mondo 93 Tito Boeri
è scusato pubblicamente, ha cancellato i POP
suoi impegni e si è dimesso dal New collaudato 80 Fare igli
Yorker. Fine della storia, e forse anche dai tedeschi è sbagliato le rubriche
della prima parte della carriera di Lehrer. Die Zeit Elizabeth Kolbert 10 Posta
Di giornalisti che copiano, inventano, non scANdiNAviA scieNzA 11 Editoriali
citano le fonti e distorcono la realtà è 48 La sida delle città e tecNologiA 96 Strisce
pieno il mondo. La diferenza è che gemelle 86 Lungo i tubi 97 L’oroscopo
questo, negli Stati Uniti, è giustamente Monocle di internet 98 L’ultima
considerato scandaloso. Lehrer era The Economist
davvero molto brillante, ma forse non
abbastanza da capire che da quando c’è il
internazionale.it/sommario

web credere di poter copiare senza essere

scoperti è da stupidi, oltre che sottilmente
insultante per l’intelligenza dei lettori.
E pensare che uno dei suoi ultimi articoli
scritti per il New Yorker si intitolava
proprio così: “Perché le persone in gamba
sono stupide”.
Giovanni De Mauro
settimana@internazionale.it
le principali fonti di questo numero
The New Republic È un quindicinale statunitense di politica e attualità. L’articolo a pagina 12 è uscito
il 6 agosto 2012 con il titolo Pussy Riot v. Putin: a front row seat at a russian dark comedy. Ogoniok
Fondato nel 1899, è un settimanale russo di politica e attualità. È pubblicato dal gruppo editoriale del
quotidiano Kommersant. L’articolo a pagina 60 è uscito il 28 maggio 2012 con il titolo Narodni oligarch.
Die Zeit È un settimanale tedesco di centrosinistra. L’articolo a pagina 18 è uscito il 16
agosto 2012 con il titolo Der Sieg des Mörders. Internazionale pubblica in esclusiva per
l’Italia gli articoli dell’Economist.

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 3

Immagini
Strage alla miniera
Marikana, Sudafrica
16 agosto 2012

Il 16 agosto la polizia ha sparato contro i

lavoratori in sciopero della miniera di
platino della Lonmin a Marikana, cau-
sando 34 morti e 78 feriti. I minatori ma-
nifestavano dal 10 agosto per chiedere
aumenti salariali. Il 22 agosto le proteste
si sono difuse in altre due miniere di
platino. Foto di Siphiwe Sibeko (Reuters/
Contrasto)
Immagini
Spari dalla inestra
Aleppo, Siria
14 agosto 2012

Combattenti dell’Esercito siriano libero

(Esl) in una casa di Aleppo. Da più di un
mese nella città è in corso una dura bat-
taglia tra le truppe del regime di Bashar
al Assad e i ribelli dell’Esl, che sostengo-
no di controllare due terzi di Aleppo.
Secondo l’Osservatorio siriano per i di-
ritti umani, vicino all’opposizione, il
conflitto ha provocato finora 23mila
morti. Ma le Nazioni Unite ne hanno
contati 17mila. Centinaia di migliaia di
siriani, inoltre, sono scappati all’estero,
mentre si stima che gli sfollati interni
siano almeno 2,5 milioni. Foto di Goran
Tomasevic (Reuters/Contrasto)
Immagini
Fine dei giochi
Londra, Gran Bretagna
12 agosto 2012

La cerimonia di chiusura delle Olimpia-

di di Londra. Ai giochi hanno partecipa-
to 205 nazioni, una in più rispetto a Pe-
chino 2008, e 10.973 atleti. Gli Stati
Uniti sono la nazione che ha conquista-
to più medaglie, 104, di cui 46 d’oro.
L’Italia ha chiuso con 28 medaglie, una
in più rispetto al 2008. Secondo uno stu-
dio di Oxford Economics, le Olimpiadi
avranno un impatto sull’economia bri-
tannica stimato in 28 miliardi di dollari.
Foto di Leon Neal (Afp/Getty Images)
Posta@internazionale.it
Legge, morale
e viaggi
u Nella cartolina sulla crisi
spagnola (3 agosto) l’autore
aferma che, per raggiungere
un livello di economia globale
equa e sostenibile, “tutto ciò
che è immorale deve essere il-
legale”. Trovo questa convin-
zione aberrante, e purtroppo
sempre più difusa.
La legge e la morale, in uno
stato laico, dovrebbero restare
rigorosamente separate. Qua-
le morale si dovrebbe adottare
per decidere cosa è illegale?
La morale, al contrario della
legge che si dichiara oggetti-
va, dipende esclusivamente
dai punti di vista, e privilegia-
re quella di “stato” alla ricerca
di un egualitarismo forzato
suona equo e sostenibile
quanto una dittatura
teocratica.
Federico Pozzoni
u Sul numero di Internazio-
nale del 3 agosto ho appena
letto i due migliori articoli
pubblicati nel 2012 da una ri-
vista italiana.
Gabriele Romagnoli
Dear daddy
Oltre lo sguardo
I nostri nuovi vicini hanno
un iglio disabile, ma
quando parlo con loro non
faccio cenno alla sua con-
dizione. Sono discreta o co-
darda? – Lia
“Sido chiunque a negare di
sentirsi a disagio di fronte a
un handicappato”, scrive
Massimiliano Verga, papà di
un bambino molto malato, in
Zigulì. Pensavo che non sof-
fermare lo sguardo fosse la
cosa più rispettosa da fare.
Ma, secondo lui, chi si volta di
scatto non è così diverso da
chi issa suo iglio: le due rea-
zioni esprimono lo stesso ma-
10 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Italia o Spagna
u Ho letto l’articolo “La Spa-
gna ha paura” (6 luglio) con in-
teresse e irritazione. In Spa-
gna, come in Italia, molte per-
sone sono stufe di sentirsi dire
che c’è crisi ma che i ristoranti
sono pieni e la gente va in va-
canza. È un’approssimazione
perché i poveri fanno meno ru-
more e meno notizia. Servireb-
be maggior sensibilità verso
una generazione che dopo aver
ricevuto un’istruzione di alto
livello è costretta a lavorare
all’estero. Cordiali saluti, un
emigrato per motivi di lavoro.
Simone Tortoioli
Una irma per Amnesty
u Una piccola aggiunta all’opi-
nione di Noam Chomsky (20
luglio): Amnesty international
ha una petizione per chiedere
al parlamento europeo di in-
terrogare i governi sul loro
coinvolgimento nella questio-
ne delle rendition. La segnalo
(unlockthetruth.org) per conti-
nuare a credere che qualcosina
si possa fare.
Paolo Bonaiuti
lessere. Quello che si deve
evitare è ridurre l’identità di
un individuo alla sua disabili-
tà. Non esistono i down o gli
autistici, ma solo persone af-
fette da questi disturbi. Cer-
cate di fare amicizia con il
bambino, la sua personalità
conta più della sua condizio-
ne. Ricordo l’intervista a una
donna tedesca in sedia a ro-
telle che aveva scelto di vivere
in Italia: “Ma come, signora,
un paese pieno di barriere ar-
chitettoniche, senza infra-
strutture per i disabili”. Lei
però si trovava bene. “Nell’ef-
icientissima Germania non
mi degnano di uno sguardo.
La pesca
nel Tevere
u Passando ogni giorno a po-
chi passi dal Tevere, mi chiedo
cosa si possa trovare di bello se
non cumuli di sporcizia e di
spazzatura, proprio come de-
scritto nell’articolo di Bjørn
Erik Sass (20 luglio). Spero an-
che che i fortunati si imbattano
nella “pesca alla pantegana”!
Fabio Labella
Errata corrige
u Nel numero del 3 agosto, il
quadro di Dante Gabriel
Rossetti a pagina 117 è Maria
Maddalena.
PER CONTATTARE LA REDAZIONE
Telefono 06 441 7301
Fax 06 4425 2718
Posta viale Regina Margherita 294,
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Le lettere possono essere modiicate
per ragioni di spazio e chiarezza.
Qui sono ricoperta di atten-
zioni, tutti vogliono sapere co-
sa mi è successo. Mi sento
amata e coccolata”. La condi-
zione di disabilità cambia a
seconda di chi la vive. “È dii-
cilissimo restare noi stessi di
fronte a un disabile”, scrive
Verga. “L’unico modo per ri-
durre il disagio è fare in modo
che il disabile possa continua-
re lui a essere se stesso. Ed è
forse una regola che andrebbe
adottata con chiunque”.
Claudio Rossi Marcelli è un
giornalista di Internazionale.
Risponde all’indirizzo
daddy@internazionale.it
Le correzioni
Chiamatemi
Batman
u Se durante la revisione di un
testo un redattore si accorge
che nell’originale c’è un errore,
come deve comportarsi? È
sempre giusto intervenire?
Quand’è che una correzione
diventa una violazione della
volontà dell’autore? E come si
fa a stabilire se un errore è dav-
vero un errore? Nel suo artico-
lo su Dante Alighieri (Interna-
zionale del 3 agosto), Elif Batu-
man descrive così il pubblico
iorentino mentre ascolta Ar-
noldo Foà che legge l’Inferno:
“Mormorii di approvazione
percorrono la folla: ‘Foà, Foà’,
e anche qualche ‘foie gras’ (de-
duco sia un soprannome
dell’attore novantacinquen-
ne)”. Pierangela Diadori, una
lettrice che insegna teoria e
tecnica della traduzione
all’Università per stranieri di
Siena, osserva: “Il grande atto-
re Foà chiamato scherzosa-
mente ‘fois gras’? Ma scherzia-
mo?”. Ha ragione. Ma un so-
prannome mormorato da uno
sconosciuto non è un dato og-
gettivo e veriicabile come una
statistica. E se una scrittrice
decide di citarlo c’è un motivo.
“Un amico della mia amica
Marilena mi disse che era il so-
prannome di Foà. In seguito né
io né i fact checker abbiamo
trovato riscontri, così l’abbia-
mo lasciato sul vago”, spiega
Batuman. Che confessa di ave-
re un debole per le storpiature:
“Adoro quando le persone per
sbaglio mi chiamano Batman”.
Giulia Zoli è una giornalista
di Internazionale. L’email
di questa rubrica è
correzioni@internazionale.it
Editoriali

“Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio,

di quante se ne sognano nella vostra ilosoia”
La battaglia di Aleppo
William Shakespeare, Amleto

Direttore Giovanni De Mauro

Vicedirettori Elena Boille, Chiara Nielsen,
Alberto Notarbartolo, Jacopo Zanchini
The Guardian, Gran Bretagna
Comitato di direzione Giovanna Chioini (copy
editor), Stefania Mascetti (Internazionale.it), Certe guerre non iniscono mai: i russi combatto- di non ricevere nelle città lo stesso sostegno che
Martina Recchiuti (Internazionale.it),
Pierfrancesco Romano (copy editor) no nel Caucaso da quasi tre secoli. Quante possi- hanno nelle campagne. Anche a Damasco solo gli
In redazione Annalisa Camilli, Carlo Ciurlo
(viaggi), Giovanna D’Ascenzi, Camilla Desideri
bilità ci sono che la guerra civile in Siria, un’altra insorti locali sono sostenuti dalla popolazione.
(America Latina), Simon Dunaway (attualità), terra segnata da antichi rancori, possa concluder- Potrebbe dipendere più dalla balcanizzazione
Mélissa Jollivet (photo editor), Alessandro
Lubello (economia), Alessio Marchionna si con la cacciata di Bashar al Assad e la creazione della società siriana che dalle ormai scarse sim-
(Italieni), Maysa Moroni (photo editor), Andrea
Pipino (Europa), Francesca Sibani (Africa e Medio
di un governo favorevole a elezioni libere, ricon- patie per Assad.
oriente), Junko Terao (Asia e Paciico), Piero Zardo ciliazione e ricostruzione? Al momento molto Gli spazi per le proteste non violente sono
(cultura), Giulia Zoli (Stati Uniti)
Impaginazione Pasquale Cavorsi, Valeria poche. La battaglia di Aleppo è un caso emblema- sempre più limitati, ma la strada della rivolta ar-
Quadri Segreteria Teresa Censini, Luisa
Cifolilli Correzione di bozze Sara Esposito, tico. In teoria lo scontro dovrebbe essere il punto mata sarà lunga e dolorosa. Assad ha ancora pa-
Lulli Bertini Traduzioni I traduttori sono indicati
dalla sigla alla ine degli articoli. Marina
di svolta di un conlitto che ha già causato più di recchie opzioni. Una consiste nel trasformare la
Astrologo, Giuseppina Cavallo, Manuel 19mila vittime. Ma in pratica le cose sono più Siria in un nuovo Libano. Il governo ha ritirato le
Ciccarelli, Matteo Colombo, Stefania De Franco,
Andrea Ferrario, Martino Mazzonis, Giusy complicate. Damasco è reticente a impiegare le sue forze dalle aree curde e, secondo fonti turche,
Muzzopappa, Floriana Pagano, Fabrizio Saulini,
Andrea Sparacino, Nicola Vincenzoni truppe di terra, preferendo gli attacchi aerei. Ci ha riammesso il Partito dei lavoratori curdi (Pkk).
Disegni Anna Keen. I ritratti dei columnist sono
di Scott Menchin Progetto graico Mark Porter
sono diverse teorie sul perché l’esercito non provi Ankara incolpa i servizi segreti siriani di un atten-
Hanno collaborato Gian Paolo Accardo, seriamente a riconquistare la parte orientale del- tato contro una stazione di polizia al conine e di
Giovanni Ansaldo, Luca Bacchini, Francesco
Boille, Gabriele Crescente, Sergio Fant, Anna la città, difesa da appena quattromila ribelli. For- altri attacchi. Assad sta facendo di tutto per pro-
Franchin, Francesca Gnetti, Anita Joshi, Lore
Popper, Fabio Pusterla, Marta Russo, Marc
se teme defezioni di massa se i soldati dovessero vocare un’invasione turca. A Tripoli, la seconda
Saghié, Andreana Saint Amour, Rosy Santella, ritrovarsi separati dagli uiciali. città del Libano, sono già cominciati gli scontri tra
Angelo Sellitto, Laura Tonon, Pierre Vanrie,
Guido Vitiello Per gli insorti le cose non vanno meglio. La gruppi rivali e cresce la paura di un contagio. Le
Editore Internazionale srl
Consiglio di amministrazione Brunetto Tini maggior parte della popolazione non li considera possibilità di esportare il caos sono ininite e As-
(presidente), Giuseppe Cornetto Bourlot
(vicepresidente), Emanuele Bevilacqua
liberatori, ma portatori di altre soferenze. Non sad non ha ancora impiegato le due principali
(amministratore delegato), Alessandro Spaventa hanno i mezzi per attaccare gli aerei di Assad, ma forze straniere a sua disposizione, i Guardiani
(amministratore delegato), Antonio Abete,
Giovanni De Mauro, Giovanni Lo Storto sono abbastanza visibili per essere attaccati. In- della rivoluzione iraniani ed Hezbollah.
Sede legale via Prenestina 685, 00155 Roma
Produzione e difusione Francisco Vilalta
tanto Damasco ha cominciato a usare bombe più Tra i gruppi etnici che stanno fuggendo dal pa-
Amministrazione Tommasa Palumbo, potenti nelle aree civili. Potrebbe essere una stra- ese ci sono i circassi siriani, parte di una diaspora
Arianna Castelli
Concessionaria esclusiva per la pubblicità tegia vincente: gli abitanti di Aleppo incolpano mondiale cominciata quando le truppe russe li
Agenzia del marketing editoriale
Tel. 06 809 1271, 06 8066 0287 infatti l’Esercito siriano libero (Esl) per la reazio- cacciarono dal Caucaso del nord. La data della
info@ame-online.it
Subconcessionaria Download Pubblicità S.r.l.
ne brutale del governo. I ribelli hanno ammesso loro espulsione è il 21 maggio 1864. u as
Stampa Mondadori printing, via Luigi e Pietro
Pozzoni 11, 24034 Cisano B.sco (Bg)
Distribuzione Press Di, Segrate (Mi)
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Le Monde, Francia
Ogni cosa a suo tempo: questo potrebbe essere il no meno enfatico, più familiare e classico; pro-
Registrazione tribunale di Roma motto di François Hollande. Di ritorno a Parigi messe mantenute, come il ritocco delle pensioni,
n. 433 del 4 ottobre 1993
Direttore responsabile Giovanni De Mauro
dopo quindici giorni di vacanza, il capo dello stato l’abbassamento dei compensi per i dirigenti delle
Chiuso in redazione alle 20 di mercoledì ne ha dato un’ulteriore dimostrazione: “Si riparte imprese pubbliche, l’aumento dei contributi sco-
22 agosto 2012
subito”, ha dichiarato, per poi aggiungere: “Il lastici e la regolamentazione degli aitti; una boz-
PER ABBONARSI E PER
INFORMAZIONI SUL PROPRIO
cambiamento ha i suoi tempi”. za di bilancio che cancella le eredità più emble-
ABBONAMENTO Gli interrogativi, i dubbi e le critiche espresse matiche del sarkozismo; inine, un patto di stabi-
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nelle ultime settimane non hanno lasciato Hol- lità europeo accompagnato da un modesto piano
Email abbonamenti.internazionale@pressdi.it lande indiferente. Poco importano le provoca- di rilancio. Anche il metodo conta: consultazioni,
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zioni di Nicolas Sarkozy sulla Siria. Poco importa concertazioni, rilessioni a 360 gradi.
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che per Jean-Luc Mélenchon i suoi primi cento Questo però non basta a fare una politica, né
(lun-ven 9.00-18.00) giorni all’Eliseo non abbiano prodotto “quasi tantomeno una visione del futuro. Come reagire
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Fax 06 4555 2945 niente”. Ma il ritornello è sempre più insistente: il alla stagnazione economica? Come uscire
Imbustato in Mater-Bi
governo non è troppo timido? Il presidente ha dall’impasse della crisi dell’euro? Come ridare
un’idea chiara su come afrontare la realtà e met- iducia ai francesi? Non si può fare tutto in cento
tere in pratica il cambiamento promesso? L’esita- giorni, certo, ma nemmeno in cinque anni. È arri-
zione rischia di diventare immobilismo. Ogni vato il momento delle scelte. Se saranno riman-
cosa a suo tempo, può ancora rispondere Hollan- date ancora, il tempo passato non potrà che sem-
de. I segnali non sono mancati: uno stile di gover- brare tempo perso. u gim

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 11

In copertina
Le cattive ragazz
Julia Iofe, The New Republic, Stati Uniti
Il 17 agosto un tribunale russo ha condannato tre
componenti del gruppo Pussy Riot a due anni di
prigione per la preghiera punk nella cattedrale di
Cristo Salvatore a Mosca. Una sentenza che
conferma la deriva autoritaria del Cremlino
a mattina del 21 febbraio, a
L Mosca, Nadežda Tolokon-
nikova, Maria Alëkhina ed
Ekaterina Samutsevič si so-
no avvicinate all’altare della
cattedrale di Cristo Salvato-
re, si sono silate gli abiti invernali, hanno
indossato dei passamontagna colorati e per
quaranta secondi si sono messe a saltare
tirando calci e pugni in aria. La sera stessa le
tre ragazze hanno trasformato il tutto in un
video musicale intitolato Preghiera punk.
Madre santa, caccia via Putin, un modo per
contestare il patriarca ortodosso e il presi-
dente russo. Su internet il video si è difuso
come un virus. Mancavano due settimane
alle presidenziali e di fronte a un’ondata di
proteste di piazza senza precedenti Vladi-
mir Putin era in diicoltà.
Tre giorni dopo, contro le tre ragazze è
stato emesso un mandato d’arresto. Stando
all’atto di accusa, il loro processo promette-
va di diventare un passaggio decisivo nella
storia della cristianità: uicialmente le ra-
gazze sarebbero state processate per teppi-
smo, ma il procuratore ha spiegato che era-
no accusate di “aver insultato l’intero mon-
do cristiano”.
Il 29 luglio, alla vigilia dell’apertura del
processo, ho preso un cafè con Pëtr Verzi-
lov, il marito di Nadežda Tolokonnikova.
Abbiamo parlato di Derrida e di postmo-
dernismo, di costruzione del genere e di
performance art, ma anche di come la stam-
pa internazionale stava seguendo il caso
Pussy Riot e dell’elenco crescente di musi-
cisti occidentali – Franz Ferdinand, Red Hot
Chili Peppers, Sting – schierati a difesa delle
12 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
tre ragazze. “Le autorità stanno facendo di
tutto per attirare l’attenzione sulla vicen-
da”, mi ha detto Verzilov. “C’è chi sta met-
tendo in piedi uno spettacolo”.
Verzilov e Tolokonnikova si sono cono-
sciuti all’università statale di Mosca, dove
studiavano ilosoia, e insieme da anni met-
tono in scena performance piuttosto estre-
me. Hanno esordito con un collettivo chia-
mato Voina (“guerra” in russo) prima di dar
vita alle Pussy Riot. In una delle loro prime
esibizioni hanno organizzato un’orgia nel
NATALIA KOLESNIKOVA (AFP/GETTY IMAGES)
museo di biologia di Mosca. Era il 2008,
due giorni prima dell’elezione di Dmitrij
Medvedev alla presidenza della Federazio-
ne russa, e all’epoca Tolokonnikova era in-
cinta all’ottavo mese.
La preghiera punk, invece, rientra in una
serie di performance che prendono di mira
i simboli del regime, passato e presente. Le
ragazze hanno spiegato di aver scelto la cat-
tedrale di Cristo Salvatore perché a loro av-
viso è stata trasformata in un centro com- piccoli gesti teatrali”.
merciale e soprattutto per la decisione del Il 30 luglio, nella prima giornata del pro-
patriarca Kirill di esortare i fedeli a votare cesso, che si è aperto con le dichiarazioni
Putin alle elezioni del 4 marzo 2012. delle imputate lette dai loro avvocati difen-
L’obiettivo delle Pussy Riot era lanciare sori, tutto è sembrato inalmente chiarirsi.
una provocazione alla società russa. Ben Le tre giovani, sedute in una gabbia di vetro
presto, però, il gruppo ha scoperto che Vla- antiproiettile (chiamata “l’acquario”), han-
dimir Putin era determinato a imporre la no presentato le loro scuse ai fedeli che ave-
sua estetica politica. “Le accuse sono state vano ofeso. Tolokonnikova ha riconosciuto
formalizzate nella domenica del perdono”, di aver commesso un “errore etico”. Alëkhi-
mi ha spiegato Verzilov, alludendo alla na, che si dichiara credente, si è scusata an-
coincidenza con l’ultima domenica prima che lei, sottolineando però il suo sgomento
della quaresima, il giorno in cui i fedeli russi di fronte alla mancanza di senso del perdo-
chiedono perdono per i peccati commessi no cristiano: “Pensavo che la chiesa amasse
verso il prossimo: “È evidente che qualcuno tutti i suoi igli”, ha scritto nelle sue dichia-
al Cremlino ha una certa propensione per i razioni. “A quanto pare, invece, ama solo

ze di Mosca
Ekaterina Samutsevič, Nadežda Tolokonnikova e Maria Alëkhina il 17 agosto 2012
quelli che amano Putin”.
È qui che le idee nobili sono uscite di
scena e la realtà ha cominciato a disinte-
grarsi. La giudice ha subito deciso di respin-
gere la richiesta della difesa di ascoltare 35
testimoni a suo sostegno, afermando che
non era ancora il momento. Il riiuto è stato
ribadito più volte durante il dibattimento. Il
pubblico ministero ha elencato i capi d’im-
putazione parlando di “canzoni di natura
ofensiva e blasfema”. Le tre Pussy Riot,
che ogni tanto si appisolavano chiuse nella
loro gabbia, si sono sentite accusare dallo
stato russo di essere “motivate dall’odio re-
ligioso”, di “avere assunto una posizione
cinicamente contraria al mondo ortodos-
so”, di aver “tentato di sminuire secoli di
dogmi riconosciuti e venerati” e di aver
“violato i diritti e la sovranità della chiesa
ortodossa”. Nel testo dell’accusa si legge
anche che le ragazze hanno scosso “le fon-
damenta spirituali” della Federazione rus-
sa. Strano, avevamo la netta impressione
che la Russia fosse uno stato laico.
La parola ai testimoni
A quel punto gli avvocati difensori avevano
già smesso di ascoltare, chinati sui loro iPad
e cellulari da cui twittavano in diretta il di-
battimento, come stava facendo anche Ver-
zilov, seduto sulla panca più vicina all’ac-
quario. Forse avevano capito che far cono-
scere al mondo quello spettacolo surreale
era più utile che tentare di dargli un senso.
Quando la giudice ha chiesto alle ragazze
se si dichiaravano colpevoli o innocenti,
Maria Alëkhina, una ragazza con i capelli
biondo cenere, ha risposto che non capiva
nemmeno in cosa consistessero le accuse.
Lo scambio di battute è degenerato in una
gara a chi strillava di più. Poi Alëkhina ha
chiesto: “Ma perché la corte non tiene con-
to delle mie parole?”. A quel punto le è stato
ordinato di sedersi.
Il pubblico ministero ha chiamato a de-
porre la prima testimone, Ljubov Sokolo-
gorskaja, che nella cattedrale si occupa del-
le candele. Nel video delle Pussy Riot è la
donna con il fazzoletto bianco in testa che
cerca di allontanare la videocamera. È una
delle nove parti lese dal blitz, tutte signore
molto religiose che dopo aver assistito a
trenta secondi di blasfemia non si sono più
riprese dallo shock. Ho incontrato Sokolo-
gorskaja, una donna alta con un viso comu-
ne, nel bagno del tribunale in una pausa del
dibattimento e le ho chiesto perché si fosse
rivolta a una corte laica per un’ofesa reli-
giosa. Mi ha lanciato un’occhiata di fuoco e
poi di colpo è sbottata: “E allora? Forza!
Perché non la dice quella parola, anziché
girarci attorno?”. Prima di capire a cosa
stessi girando attorno, Larissa Pavlova, la
sua avvocata, l’ha trascinata via.
Sul banco dei testimoni Sokologorskaja
ha fatto trapelare un’emotività evidente ma
controllata. Le sue risposte alle domande
dell’accusa si sentivano a malapena: è una
credente? Osserva tutte le feste e i digiuni
della chiesa russo-ortodossa? Sa cos’è Dio?
Ricorda com’erano vestite le imputate?
Portavano abiti aderenti?
Sì, ha risposto lei: portavano abiti ade-
renti, sgargianti e inadatti a un luogo sacro.
Uno dei vestiti era a righe multicolori, e da
un altro faceva capolino la spallina di un
reggiseno. Ma la cosa peggiore era che quel-
le tre l’avevano ingannata. Due di loro le si
erano avvicinate per domandarle davanti a
quali icone pregare per ricevere le diverse
benedizioni. Ma lei si era subito resa conto
che nel frattempo le altre cospiratrici stava-
no scavalcando la cancellata che protegge i
gradini che portano all’altare, un’area vieta-
ta alle donne. Poi si sono tolte i cappotti e si
sono messe a saltare, con movimenti “a
scatti, simili a quelli dei diavoli”.
“Lei ha mai visto dei diavoli?”, le ha
chiesto allora un’avvocata della difesa. Ma
la giudice è intervenuta dichiarando la do-
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 13
In copertina
manda non ammissibile, come ha fatto con
quasi tutte le domande della difesa.
“Volevo che la teste mi spiegasse come
fa a sapere che i diavoli si muovono a scat-
ti!”, ha gridato l’avvocata Violetta Volkova.
Obiezione respinta.
“Sollevavano le gambe talmente in alto
che gli si vedeva tutto, in sopra la vita”, ha
spiegato Sokologorskaja quasi gemendo.
“E si incitavano a vicenda per vedere chi
riusciva ad alzarle più in alto”.
Il pubblico ministero ha continuato: il
comportamento delle Pussy Riot era accet-
tabile secondo la chiesa? Era ofensivo nei
confronti dei credenti? Era un reato?
“Certo”.
“Secondo lei”, ha chiesto l’accusa alla
testimone, “quale dovrebbe essere la puni-
zione?”.
“Bisogna punirle come meritano”, ha
risposto Sokologorskaja. “Bisogna punirle
in modo che non gli venga mai più voglia di
rifarlo. In modo da spaventarle”.
Dato che Sokologorskaja ha chiesto an-
che un risarcimento per danni morali, uno
dei difensori, l’avvocato Nikolaj Polozov, le
ha domandato se si fosse rivolta a un medi-
co o a uno psicologo per alleviare le sue sof-
ferenze.
“Io sono credente e praticante. La grazia
dello spirito santo è un milione di volte più
potente di qualsiasi psicologo”.
“E allora perché lo spirito santo non ha
alleviato le sue soferenze morali?”.
“Domanda inammissibile”, ha detto la
giudice.
“Lei ha visto il video della preghiera
punk online?”, ha chiesto allora Polozov.
“Sì”.
“Se l’esibizione le ha arrecato tante sof-
ferenze morali, perché ha deciso di avvele-
narsi l’anima di nuovo?”.
La giudice ha respinto anche questa do-
manda.
Durante la performance ha sentito fare
il nome di Putin? E del patriarca?
C’è stata una pausa. Poi, con voce tre-
mula, Sokologorskaja ha risposto: “Sto cer-
cando di ricordare, ho paura di sbagliarmi.
Stavo pregando intensamente. Mi è bastato
sentir pronunciare la parola ‘patriarca’”.
“Quando lei è in stato di intensa pre-
ghiera, si rende conto di ciò che le succede
intorno?”, ha chiesto ancora Polozov.
“Riformuli la domanda”, ha detto la giu-
dice.
“Quando lei è in stato di intensa pre-
ghiera”, ha ripetuto Polozov, “sente ciò che
14 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
le dicono?”.
Domanda non pertinente.
“Cos’ha detto la mia assistita Tolokon-
nikova il 21 febbraio, sulla predella?”, ha
chiesto allora Mark Fejgin, un altro avvoca-
to del collegio di difesa.
“Domanda non pertinente”, ha detto di
nuovo la giudice.
“Chi le ha detto che le ragazze del video
sono le stesse che oggi vengono processa-
te?”, ha domandato Fejgin. “Come ricorde-
rà indossavano dei passamontagna...”.
Domanda inammissibile.
A questo punto alle imputate è stato
consentito di porre delle domande. Tolo-
konnikova ha chiesto come abbia fatto So-
La giudice ha fatto
tutto il possibile per
non far trapelare nulla
fuori dall’aula
kologorskaja a stabilire che le Pussy Riot
erano motivate dall’odio religioso.
“Perché avete disturbato la quiete nella
cattedrale”, ha risposto la donna. “E avete
detto delle bestemmie”.
“Lei ricorda cosa ho detto io personal-
mente, il 21 febbraio?”.
“Parole che non voglio ripetere”.
“Ma ricorda cosa ho detto?”.
Domanda inammissibile. “La teste ha
già risposto”.
“Ma ‘femminista’ è una bestemmia?”,
ha chiesto allora Tolokonnikova, riferendo-
si al brano della preghiera punk in cui si im-
plora la Madonna di diventare femmini-
sta.
“In chiesa sì”.
“Com’ero vestita io?”.
“Lo sai bene com’eri vestita”, l’ha fulmi-
nata Sokologorskaja.
Uno spettacolo grottesco
Alla seconda giornata di dibattimento il
processo era ormai diventato un motivo
d’imbarazzo per tutti. Perino per i fedelis-
simi di Putin. Un esponente del partito di
governo, Russia unita, ha scritto nel suo
blog che, pur sentendosi ofeso dall’esibi-
zione delle Pussy Riot, sapeva bene che “un
atto d’accusa basato sul canone ecclesiasti-
co ortodosso del cinquecento avrebbe reso
il paese lo zimbello del mondo intero”.
Ben presto si è capito che le autorità non
vedevano l’ora di chiudere la vicenda e spo-
stare l’attenzione dell’opinione pubblica su
qualcosa di meno imbarazzante. Di conse-
guenza la giudice non solo ha impedito alla
difesa di ascoltare altri testimoni e fare altre
domande, ma ha anche deciso di far proce-
dere il dibattimento a oltranza. “Se serve,
staremo qui fino a domattina”, ha detto
quando i difensori hanno proposto di to-
gliere la seduta.
Chiuse nell’acquario, le imputate hanno
cominciato a sofrire le estenuanti sedute di
dodici ore. Il terzo giorno è stata chiamata
per due volte l’ambulanza, ma i sanitari
hanno stabilito che le imputate potevano
continuare. Volkova ha gridato alla giudice
che le sue assistite erano private del sonno
e del cibo. La giudice, inoltre, ha fatto tutto
il possibile per non far trapelare nulla fuori
dall’aula. Tanto per cominciare, ha fatto so-
spendere lo streaming dal vivo del dibatti-
mento, sostenendo che si trattava di una
misura a difesa delle parti lese. Poi, il secon-
do giorno, ha spostato il processo in un’aula
più piccola, che poteva ospitare non più di
dieci giornalisti. Solo quando chi è rimasto
fuori ha cominciato a protestare, si è tornati
nella vecchia aula. Il giorno seguente la giu-
dice ha vietato anche l’uso di Twitter.
Quando poi un tribunale di istanza superio-
re ha annullato la sua decisione, la giudice
ha cercato di vietare le registrazioni audio.
L’unica cosa su cui le autorità non sono
sembrate disposte a negoziare è stata la
sentenza. Pochi giorni dopo la difusione
sul web della preghiera punk, Putin aveva
preso la parola in occasione di una celebra-
zione religiosa per scusarsi con i fedeli per
l’ofesa arrecata loro dall’esibizione delle
Pussy Riot. Un segnale preciso alla corte.
Così il processo è diventato la prosecuzione
della performance delle tre ragazze, che nel
frattempo aveva superato i conini immagi-
nati dalle protagoniste per trasformarsi in
un’opera monumentale. Il processo, la con-
danna, l’aura del martirio: le Pussy Riot non
avevano previsto niente del genere. Ma la
loro esibizione ha toccato un nervo scoper-
to, e la reazione esagerata dello stato è di-
ventata subito parte dello spettacolo. In-
somma, se il primo atto (la preghiera punk)
era stato giudicato troppo provocatorio per-
fino da alcuni progressisti, il secondo (il
processo alle streghe) si è trasformato in
una cause célèbre che ha riunito tutto il fron-
te dell’opposizione. Al processo sembrava
di essere di fronte a un esempio perfetto di
un genere letterario tipicamente russo: la
commedia nera che racconta i lati comici e
assurdi dell’oppressione. E infatti le tre Pus- Le Pussy Riot in sala prove a Mosca, febbraio 2012
sy Riot hanno riso sonoramente per tutto il
dibattimento. E con loro gli avvocati difen-
sori, i giornalisti e perfino la madre di
Alëkhina. Il che ha fatto ripetutamente per-
dere le stafe alla giudice, che a un certo
punto ha strillato: “Dev’essere proprio di-
vertente per voi!”. A quel punto la Alëkhina,
trattenendo a stento una risata, ha risposto:
“Macché, è tristissimo”. A un certo punto i
poliziotti hanno minacciato di buttar fuori
dall’aula chiunque abbozzasse un sorriso.
E, d’altra parte, come non ridere? Come
SIMONE CERIO (PARALLELOZERO)

altro reagire al tizio alto e untuoso chiamato

dall’accusa a deporre in qualità di esperto
solo perché aveva visto il video su YouTube
e letto un’intervista con le Pussy Riot? Su-
dando copiosamente per tutta la deposizio-
ne, il tizio ha spiegato alla corte che le tre
imputate “si erano spinte all’inferno” e che
“per i credenti, ortodossi o no, l’inferno è
reale quanto la metropolitana di Mosca”.
Come non ridere vedendo la tesoriera
della chiesa entrare in aula per deporre con
in mano un parasole tutto fronzoli, appen-
Nel paese
derlo con cura al bordo del banco dei testi-
moni, e chiedere scusa quando questo cade
rumorosamente per terra mentre lei parla
del conformismo
di quanto l’ha ofesa la performance delle
Pussy Riot? Come altro reagire di fronte a
una donna che piange per tutta la sua depo-
Maria Alëkhina, The New Times/Novoe Vremja, Russia
sizione e, descrivendo una delle tre imputa-
te che si prostra sull’altare, pronuncia una Il processo è il prodotto di una il dialogo. Ma attenzione: questo è il dialogo
frase dagli echi biblici come: “E il suo culo società che sofoca alla radice di cui è capace il nostro governo. Questo
era per aria, e quel culo era rivolto verso l’al- processo non è solo una maschera
tare”? E cosa fare di fronte alla donna dei
ogni forma di dissenso. Alcuni dall’aspetto cattivo e grottesco, è la vera
ceri – la prima delle parti lese – che osserva brani della dichiarazione faccia del dialogo tra il governo e la gente
il dibattimento dalle tribune borbottando conclusiva resa in tribunale da del nostro paese. Per avviare un dibattito
sgomenta e arrabbiata e facendosi il segno una delle tre ragazze condannate pubblico su un problema c’è bisogno di cre-
della croce? Come considerare il fatto che are le condizioni adatte: serve un fattore
le parti lese – in tutto nove, tra addetti alla scatenante.
sicurezza e inservienti della cattedrale – si uesto processo è emblematico È interessante il fatto che la nostra situa-
sono sentite tanto sicure di sé da dire la loro
su questioni teologiche, psicologiche e giu-
ridiche e sul momento in cui la preghiera
punk aveva travalicato il conine tra arte e
blasfemia?
Q della situazione che stiamo vi-
vendo. E per molto tempo sarà
motivo di imbarazzo e di vergo-
gna per il governo. Ogni sua tappa è stata un
esempio di come si può manipolare la giu-
zione sia stata spersonalizzata. Quando
parliamo di Putin, noi abbiamo in mente
non Vladimir Vladimirovič Putin, ma il si-
stema politico creato da Putin: la verticale
del potere in cui tutto il controllo è di fatto
Deinire quello delle Pussy Riot un pro- stizia. La nostra performance, nata come esercitato da un’unica persona. E questa
cesso spettacolo equivarrebbe a sminuirne un gesto limitato e in certa misura assurdo, verticale del potere non ha nessun interesse
l’estetica grottesca. Non è stato un processo si è trasformata in una valanga. In una so- per quello che pensano le masse. La cosa
spettacolo, ma uno spettacolo sì: un sontuo- cietà sana tutto questo naturalmente non più preoccupante è che l’opinione delle ge-
so spettacolo tragicomico in cui tre ragazze sarebbe successo. nerazioni più giovani non viene presa in
di poco più di vent’anni, pur senza averne Lo stato russo somiglia a un organismo considerazione in nessun modo. Noi siamo
l’intenzione, hanno messo sotto scacco il malato ino al midollo. E le malattie si ma- convinte che l’incompetenza di questo go-
regime. u ma nifestano apertamente quando si toccano i verno sia evidente praticamente sotto tutti
loro ascessi. Questa malattia è stata tenuta i punti di vista.
Julia Iofe è una giornalista statunitense nascosta per lungo tempo, e alla ine si è In questa dichiarazione conclusiva vo-
di origine russa. Vive a Mosca. cercato di trovare una soluzione attraverso glio descrivere la mia esperienza diretta

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 15

In copertina
nell’opposizione a questo sistema. La no-
stra scuola, cioè il luogo in cui una persona
comincia a formarsi nel contesto sociale,
ignora del tutto le particolarità dei singoli
individui. Non c’è un “approccio individua-
le”, non si studiano la cultura, la ilosoia o
le basi della società civile. Uicialmente
queste materie esistono, ma sono ancora
insegnate secondo il modello sovietico. La
conseguenza è una marginalizzazione
dell’arte contemporanea nella coscienza
pubblica, una mancanza di stimoli per il
pensiero ilosoico e il perdurare degli ste-
reotipi di genere. In questo modo l’essere
umano in quanto cittadino viene relegato in
un angolo.
La scuola di oggi insegna ai ragazzi, in
dall’infanzia, a vivere come automi e non a
porsi le domande essenziali per la loro età.
Inculca la crudeltà e l’intolleranza verso la
diversità. Fin dall’infanzia dimentichiamo
la nostra libertà.
Libertà e religione
Vorrei sottolineare che questo metodo di
sviluppo della persona impedisce chiara-
mente l’emergere di una libertà spirituale e
religiosa a livello di massa. La conseguenza
del processo che ho appena descritto è una
sorta di umiltà ontologica ed esistenziale.
Visto nella prospettiva della cultura cristia-
na, questo processo ci mostra come i signi-
icati e i simboli originari della fede siano
stati sostituiti da altri che sono il loro esatto
contrario. In questo modo uno dei concetti
più importanti della cristianità – quello
dell’umiltà – oggi è comunemente percepi-
to non come una strada che porta alla com-
prensione, al raforzamento e inine alla li-
berazione dell’essere umano, ma al contra-
rio come uno strumento per rendere l’uomo
schiavo. Si potrebbe dire, citando il ilosofo
russo Nikolaj Berdiaev, che “l’ontologia
dell’umiltà è l’ontologia degli schiavi di Dio,
non dei igli di Dio”. Quando ho partecipato
all’organizzazione del movimento ecologi-
sta, mi sono profondamente convinta della
priorità della libertà interiore come fonda-
mento di ogni azione. Così come dell’im-
portanza dell’azione in quanto tale.
Ancora oggi continuo a stupirmi del fat-
to che nel nostro paese abbiamo bisogno
del sostegno di migliaia di persone per si-
dare il dispotismo di un singolo individuo o
di un pugno di burocrati. Il nostro processo
è una conferma molto eloquente del fatto
che ci vuole il supporto di migliaia di perso-
ne di tutto il mondo per provare ciò che è
16 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
ovvio: cioè che noi tre non siamo colpevoli. avevano nemmeno letti, proprio come mol-
Non siamo colpevoli: tutto il mondo lo af- ti dei testimoni del processo che stiamo ce-
ferma, nei concerti, su internet, sui giornali. lebrando qui non hanno assistito alla nostra
Anche in parlamento. Il primo ministro bri- performance, ma hanno solo visto il video
tannico si rivolge al nostro presidente non online. Anche le scuse che abbiamo pro-
parlandogli delle Olimpiadi, ma con una nunciato sono deinite dall’accusa “cosid-
domanda: “Perché queste donne innocenti dette” scuse. Anche questo è ofensivo. E
sono in prigione?”. È una vergogna. mi ferisce, perché le nostre scuse erano sin-
Ma mi sorprende ancora di più il fatto cere. Mi dispiace che siano state pronuncia-
che la gente non creda di potere esercitare te così tante parole e che voi ancora non
un’inluenza sul regime. Durante i picchetti abbiate capito. Oppure deinire le nostre
e le manifestazioni dell’inverno e scuse ipocrite è solo un subdolo
della primavera scorsi, quando calcolo.
raccoglievo irme e organizzavo Non so cosa ancora volete
petizioni, mi sentivo chiedere con ascoltare da noi. Ma per noi que-
sincero stupore perché mai fosse sto processo è un “cosiddetto”
necessario mobilitarsi per un pic- processo. E io non ho paura di voi.
colo pezzo di foresta nella regione di Kra- Non ho paura della falsità e del travisamen-
snodar, un importantissimo patrimonio to dei fatti, dei raggiri maldestri, del verdet-
naturalistico del paese. Perché preoccupar- to di questo “cosiddetto” tribunale.
si se la moglie del primo ministro Dmitrij Perché voi potete privarmi solo e unica-
Medvedev vuole costruirci una residenza mente della mia “cosiddetta” libertà: l’uni-
uiciale, distruggendo così l’unico bosco di ca libertà che esiste qui in Russia. Ma nes-
ginepri del paese? Tutto questo è la confer- suno può privarmi della libertà interiore,
ma di come in Russia la gente abbia perso perché essa vive nella parola e continuerà a
coscienza del fatto che il paese appartiene a vivere grazie alla trasparenza e alla comuni-
noi, ai suoi cittadini. I russi non si sentono cazione, quando le nostre parole saranno
più cittadini. Si ritengono semplicemente ascoltate e lette da migliaia di persone.
una massa di automi. Dopo aver passato Questa libertà continua a vivere in ogni
quasi sei mesi in prigione, sono giunta alla persona che non è indiferente, che ci ascol-
conclusione che il carcere è solo una Russia ta in questo paese. In ogni persona che oggi
in miniatura. ha riscontrato frammenti del processo in se
Metodi molto simili a quelli usati oggi stessa, come in altri tempi li aveva riscon-
contro di noi sono stati usati durante il pro- trati in Franz Kaka e in Guy Debord. Sono
cesso al poeta Josif Brodskij negli anni ses- convinta di avere onestà, apertura d’animo
santa. I suoi testi furono deiniti “cosiddet- e sete di verità: cose che ci renderanno tutti
te” poesie. I testimoni dell’accusa non li un po’ più liberi. Vedremo se sarà così. u af
Da sapere Il processo e la condanna
u Il 17 agosto il tribunale di stato subito caricato su agosto il presidente Putin
Khamovniki, a Mosca, ha YouTube, dove ha avuto un aveva dichiarato che le tre
condannato a due anni di gran numero di contatti. Pochi ragazze non dovevano essere
carcere Nadežda giorni dopo Alëkhina, punite “troppo severamente”,
Tolokonnikova, Ekaterina Tolokonnikova e Samutsevič, ha scatenato polemiche in
Samutsevič e Maria tre delle protagoniste della tutto il mondo. Un gran
Alëkhina. Il 21 febbraio 2012, performance, sono state numero di musicisti e rockstar
due settimane prima delle arrestate. Il 20 agosto la si è schierato a ianco delle
elezioni presidenziali russe, le polizia ha fatto sapere che sta ragazze, mentre la cancelliera
tre ragazze del collettivo Pussy ancora cercando gli altri tedesca Angela Merkel ha
Riot avevano inscenato una membri del gruppo che hanno parlato di una sentenza non in
preghiera punk davanti partecipato all’azione. linea con i valori europei.
all’altare della chiesa di Cristo u Il processo si è aperto il 30 Secondo un sondaggio
Salvatore a Mosca. Il video luglio e le imputate sono state dell’istituto russo Levada,
con la canzone in cui il gruppo accusate di teppismo motivato tuttavia, il 44 per cento dei
chiede alla Madonna di da odio religioso, reato che russi pensa che il processo si
liberare il paese da Vladimir prevede una pena massima di sia svolto correttamente,
Putin, montato con le sette anni. La condanna a due mentre solo il 5 per cento è
immagini girate in chiesa, è anni, arrivata dopo che il 2 contrario alla condanna.
L’opinione
La solidarietà ipocrita
dell’occidente
Vadim Nikitin, The Nation, Stati Uniti
Le rockstar e i giornali di
tutto il mondo hanno sposato
la causa delle Pussy Riot. Ma
per i motivi sbagliati
a Madonna a Björk, dal
D New Yorker al populista
Daily Mail, il mondo intero
si è unito nel sostegno alle
Pussy Riot, il collettivo punk e femmi-
nista vittima della repressione dello
stato russo. Le tre ragazze sono state
condannate da un tribunale fantoccio
del presidente Putin a due anni di pri-
gione con l’accusa di teppismo, ma le
pressioni internazionali hanno trasfor-
mato il caso in un motivo di forte imba-
razzo per il Cremlino. Nella solidarietà
occidentale alla causa delle giovani
russe c’è però qualcosa che dovrebbe
farci sentire fortemente a disagio, per-
ché la ilosoia delle Pussy Riot, la loro
attività politica e la loro musica sono
passate rapidamente in secondo piano,
e il gruppo è diventato solo uno stru-
mento utile per screditare uno degli av-
versari degli Stati Uniti. Venti anni do-
po la ine della guerra fredda è possibi-
le che i dissidenti russi si stiano nuova-
mente trasformando in semplici pedi-
ne nella strategia antirussa dei paesi
occidentali?
Negli anni settanta, gli Stati Uniti e i
loro alleati si interessavano ben poco a
quello che dicevano efettivamente i
dissidenti sovietici. A loro bastava che
criticassero Mosca. Molti americani
che non avevano mai letto un libro di
Aleksandr Solženicyn apprezzavano i
suoi attacchi all’Unione Sovietica, ma
rimasero stupiti e ofesi, e si sentirono
perino traditi, quando lo scrittore rus-
so criticò la sua patria d’adozione.
“Non doveva essere dalla nostra par-
te?”, si chiesero.
Sfruttare i dissidenti per guadagnare
punti contro il regime russo è pericoloso
come adottare un tigrotto: per quanto pos-
sano sembrare addomesticati, alla ine so-
no sempre degli spiriti liberi, capaci di
mordere la mano che li nutre.
Quanti, tra i fan della “preghiera
punk” e delle dichiarazioni erudite di To-
lokonnikova, sono stati altrettanto entu-
siasti per la sua partecipazione, all’ottavo
mese di gravidanza, a un’orgia pubblica in
un museo di Mosca nel 2008? Questa per-
formance, organizzata dal collettivo radi-
cale Voina (“guerra” in russo) voleva rap-
presentare il modo in cui il governo russo
fotte i suoi cittadini. In seguito Voina ha
anche incendiato un’auto della polizia e ha
disegnato un enorme pene su un ponte
mobile di San Pietroburgo. In un’altra
azione di protesta, un’attivista del gruppo
ha rubato da un supermarket un pollo sur-
gelato nascondendolo nella vagina. Ovun-
que, non solo in Russia, azioni simili por-
terebbero all’arresto immediato dei parte-
cipanti. Chi vuole sposare la causa delle
Pussy Riot e di Voina deve farlo per intero:
non si può avere il femminismo diverten-
te, ilodemocratico e ostile a Putin senza
l’anarchismo incendiario, le provocazioni
sessuali, le oscenità esibite e le posizioni
di estrema sinistra.
A meno che non siate d’accordo con
tutte queste cose (e sospetto fortemente
che il 99 per cento dei fan delle Pussy Riot
nei mezzi d’informazione tradizionali non
Chiunque si sia preso la
briga di capire le loro
posizioni, sa che queste
ragazze odiano il putinismo
quanto il capitalismo
lo sia), schierarsi al loro ianco è puro
opportunismo. E, proprio come ai tem-
pi dei dissidenti sovietici, questo soste-
gno è non solo ipocrita, ma nuoce for-
temente alla loro causa.
Alla base di gran parte dell’interesse
internazionale per le Pussy Riot c’è un
equivoco su quello che in realtà voglio-
no queste dissidenti russe. Qualcuno
ha parlato di lotta per la libertà
d’espressione o di altri elementi fon-
danti delle democrazie liberali. Ma il
concetto di “libertà d’espressione” è
estraneo al pensiero radicale russo. Le
Pussy Riot non sono delle liberali che
cercano di esprimere il loro punto di vi-
sta. Sono le discendenti dichiarate dei
surrealisti e dei futuristi russi, determi-
nate a cambiare radicalmente la socie-
tà, se necessario con la violenza.
Chiunque si sia preso la briga di cer-
care di capire le loro posizioni, senza li-
mitarsi a usarle come pedine contro il
Cremlino, sa che queste ragazze di-
sprezzano tanto il putinismo quanto il
capitalismo. Le Pussy Riot prendono di
mira non solo l’autoritarismo russo, ma
anche – per usare le parole di Tolokon-
nikova – l’intero “sistema capitalista”. E
questo vale sia per la Russia sia per l’oc-
cidente, compresi i gruppi editoriali
stranieri che seguono il processo schie-
rati dalla loro parte (come la News Cor-
poration di Rupert Murdoch) e i prota-
gonisti dell’opposizione russa, come
l’uomo d’afari e attivista anticorruzio-
ne Aleksej Navalnij.
I sostenitori delle Pussy Riot in occi-
dente farebbero bene a capire che il
dissenso delle loro eroine non si esauri-
rà con Putin e non si fermerà anche se
la Russia dovesse diventare una “nor-
male” democrazia liberale. Perché le
Pussy Riot vogliono qualcosa che è ter-
ribile, provocatorio e minaccioso per
l’ordine stabilito, in Russia come in oc-
cidente: la libertà da una società pa-
triarcale, dal capitalismo, dalla religio-
ne, dalla morale convenzionale, dalla
diseguaglianza. Dobbiamo dare il no-
stro sostegno a queste coraggiose don-
ne solo se anche noi siamo convinti di
voler andare ino in fondo. u af
Vadim Nikitin è un giornalista russo.
Ha un blog sul sito di Foreign Policy.
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 17
Europa
La Norvegia in attesa
del verdetto
Åsne Seierstad, Die Zeit, Germania
Mentre infuriano le polemiche
sui ritardi della polizia il giorno
della strage di Utøya, il paese
aspetta di sapere se Anders
Behring Breivik sarà considerato
sano di mente e condannato

egli ultimi giorni Anders

N Behring Breivik, l’autore degli

attentati di Oslo e del massacro
di Utøya del 22 luglio 2011, è
BErIt rOALD (AFP/GEtty IMAGES)

stato relegato in un ruolo di comprimario.

Le parole “responsabilità” e “colpa” sono
state usate spesso, ma stavolta non erano
riferite a lui. Il 13 agosto la commissione
d’inchiesta indipendente sulla strage ha
consegnato il suo rapporto al primo mini-
stro Jens Stoltenberg. Le conclusioni sono
impietose. L’attentato agli uici del premier
nel quartiere governativo di Oslo poteva
essere evitato se fossero state messe in atto
alcune misure già approvate. Le autorità,
inoltre, non sono state capaci di proteggere
i ragazzi riuniti al raduno giovanile del Par-
tito laburista sull’isola di Utøya. La polizia
poteva intervenire più tempestivamente e
Breivik poteva essere fermato.
Il rapporto descrive un fallimento asso-
luto della polizia. C’è stata una mancanza
totale di coordinamento: non è stato lancia-
to l’allarme a livello nazionale, non sono
stati istituiti posti di blocco e nessuno ha
preso in considerazione l’idea di usare gli
elicotteri. L’operato della polizia è stato de-
gno di un failed state (stato fallito), non del
paese perfettamente organizzato in cui i
norvegesi erano convinti di vivere, ha scrit-
to il commentatore Anders Giæver.
I documenti della commissione abbon-
dano di particolari incredibili, per esempio
il racconto del testimone che ha visto Brei-
vik lasciare la zona degli attentati con la pi-
stola in mano. L’uomo ha segnalato il nu-
mero della targa dell’auto di Breivik dieci
minuti dopo le esplosioni. Il messaggio è
stato trascritto da un centralinista su un
post-it e consegnato a un funzionario della
Anders Behring Breivik in tribunale il 21 maggio 2012
polizia, ma è rimasto sulla sua scrivania.
Nel frattempo Breivik aveva lasciato la città
in auto. Per un lungo tratto di strada ha avu-
to alle spalle un’auto della polizia che non
sospettava nulla, perché il messaggio non
era stato inoltrato a chi di dovere. Se quegli
agenti avessero fermato Breivik, la strage di
Utøya sarebbe stata evitata. Ma ci sono an-
che altri dettagli inaccettabili: i primi poli-
ziotti arrivati sul lago, a 600 metri dall’isola
di Utøya, non hanno nemmeno provato a
fare la traversata in barca e a fermare l’as-
sassino, pur avendo ricevuto precise istru-
zioni a riguardo. Inoltre, per un malinteso
sul luogo d’incontro, gli uomini dei reparti
speciali inviati da Oslo sono arrivati in ritar-
do. Poi hanno sovraccaricato il gommone
in quasi a farlo afondare, e in loro soccorso
sono intervenute delle imbarcazioni civili.
E per fortuna, visto che gli agenti si stavano
dirigendo verso l’isola sbagliata.
Breivik ha ucciso in media una persona
al minuto. Se la polizia fosse stata più ei-
ciente, molte vite sarebbero state salvate.
Di chi è, quindi, la responsabilità? Quale
testa deve cadere? Chi deve portare il far-
dello della colpa?
Nella sua cella, dove può leggere i gior-
nali, Breivik starà probabilmente festeg-
giando. Dopo le conclusioni dell’inchiesta,
il tabloid Verdens Gang ha mandato un
messaggio molto chiaro al primo ministro:
“Stoltenberg se ne deve andare”. L’obietti-
vo di Breivik era “distruggere il Partito la-
burista”. Il primo ministro, apprezzato per il
suo atteggiamento all’indomani degli at-
tentati, ora viene criticato duramente per
non aver saputo predisporre misure di sicu-
rezza adeguate. Stoltenberg era stato elo-
giato quando aveva detto che occorreva af-
frontare l’orrore con maggiore “apertura e
umanità, ma mai con ingenuità”. Quest’ul-
tima parola oggi lo perseguita.
Ma come ci comporteremo a questo
punto con il vero colpevole? Siamo pronti a
punirlo secondo la gravità del suo reato?
Secondo i piani
Finora l’assassino ha ottenuto tutto quello
che desiderava. L’ex liceale emarginato, la
nullità, è diventato qualcuno, è inalmente
riuscito ad attirare l’attenzione degli altri.
Breivik è diventato famoso in tutto il mon-
do. E per la prima volta nella sua vita è in
cima ai pensieri del padre, che aveva taglia-
to i contatti con lui da anni.

18 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

 Dal punto di vista psicoanalitico, Breivik
è cresciuto con una madre emotivamente
aggressiva, capace di passare dalla tenerez-
za alle sfuriate cariche d’odio in una frazio-
ne di secondo, ma ha imparato presto a ma-
nipolarla, sbilanciando il rapporto a suo fa-
vore. Gli stessi trucchi hanno funzionato
anche con i secondini, la polizia e i giudici.
Quando la polizia l’ha catturato (tre mi-
nuti dopo essere sbarcata sull’isola, ma do-
po aver impiegato quasi un’ora per arrivar-
ci) la prima cosa che Breivik ha detto
all’agente che l’aveva preso è stata: “Prima
cominciamo con le domande, prima pos-
siamo cominciare a trattare. Se volete sal-
vare 300 vite ascoltatemi attentamente”. In
carcere questa tattica gli ha assicurato l’ac-
cesso a un computer e a una stampante.
Durante il processo le sue schermaglie
con la giudice Wenche Arntzen hanno ri-
cordato quelle di un bambino con la madre.
Quando Arntzen ha provato a interromper-
lo mentre leggeva le sue dichiarazioni tra-
boccanti retorica antislamica, ha risposto:
“Se non mi lascia leggere per intero il mio
manoscritto non dirò più niente”. La giudi-
ce ha ceduto e l’ha lasciato parlare.
Anche ora che Breivik è in prigione in
attesa di giudizio, nulla gli impedisce di
continuare a difondere il suo messaggio,
scritto settimanalmente sul suo computer,
poi stampato e inviato per posta ai suoi se-
guaci. Secondo il suo avvocato, Breivik pas-
sa tra le otto e le dieci ore a lavorare. Dopo la
conclusione del processo, a ine giugno, ha
inalmente trovato il tempo per dedicarsi
alle seicento lettere ricevute da tutto il mon-
do, la maggior parte da estremisti di destra
tedeschi, svedesi, russi e britannici. Ver-
dens Gang è riuscito ad accedere a due let-
tere inviate di recente da Breivik: sono una
copia esatta l’una dell’altra, cambiano solo
i destinatari. In queste lettere Breivik spiega
come intende continuare a combattere
contro i valori della società norvegese, que-
gli stessi valori che gli hanno garantito un
giusto processo, un trattamento clemente
in carcere e perino il diritto di continuare a
difondere il suo messaggio. Nelle lettere
dice che vuole scrivere tre libri: sull’attenta-
to, sulla sua ideologia e sul futuro.
Breivik sta anche pensando di dar vita a
un think tank che dovrebbe chiamarsi Movi-
mento conservatore rivoluzionario. In una
lettera a un suo seguace russo scrive: “Il
mio scopo è formare una rete carceraria pa-
neuropea composta di europei, martiri del-
la patria e altri prigionieri politicamente
motivati”. Come ha scritto nel suo manife-
sto precedente all’attentato, un processo è
il modo migliore per difondere un messag-
gio: ino a questo momento tutto sta andan-
do secondo i suoi piani.
Psicoanalisi e terapie
Se non istiga a commettere reati, in Norve-
gia un detenuto ha il diritto di comunicare
con il mondo esterno. Tutti i detenuti nor-
vegesi, inoltre, possono votare. Nelle sue
lettere Breivik è stato molto attento a non
incitare mai alla violenza. Ma la sua stessa
irma su una lettera che parla di un “movi-
mento conservatore rivoluzionario” può
essere considerata un’istigazione alla vio-
lenza. Ha ripetuto più volte che la sua mis-
sione non è inita e, quando in tribunale gli
è stato chiesto se fosse pentito delle sue
azioni, ha risposto: “L’unica cosa di cui mi
pento è di non aver ucciso più persone”.
Finora l’assassino ha
ottenuto tutto quello
che desiderava: è
diventato qualcuno
Il suo processo è diventato un seminario
di psichiatria. In tribunale, fuori del tribu-
nale, sui giornali, nelle conferenze, gli psi-
chiatri hanno discusso delle diverse dia-
gnosi da applicare al suo caso. Tutti i sinto-
mi sono stati accuratamente esaminati da-
gli psichiatri forensi, ma i due gruppi nomi-
nati dal tribunale sono giunti a conclusioni
opposte. Per il primo, durante la strage Brei-
vik era afetto da psicosi, e quindi non può
essere condannato in base alla legge norve-
gese. Il secondo, invece, ha stabilito che era
sano e che quindi può essere condannato.
In Norvegia mettere in prigione una per-
sona malata è considerato un crimine gra-
vissimo. È per questo che qui la psichiatria
forense ha un potere molto ampio. Il nostro
sistema, inoltre, prevede che quando una
persona malata viene curata e guarisce de-
ve essere rilasciata. Nella maggior parte
degli altri paesi, invece, deve comunque
scontare una pena per il reato commesso.
Curiosamente, in questo caso, né il perso-
nale sanitario del carcere né i componenti
del gruppo di osservazione istituito dalla
seconda coppia di psichiatri forensi hanno
riscontrato segni di comportamenti psico-
tici. Synne Sørheim, del primo gruppo di
psichiatri forensi, durante il processo ha
detto di essere “ottimista” e di voler curare
Breivik attraverso i farmaci e il dialogo. È
diicile capire che cosa riuscirà a curare. Le
sue idee di estrema destra? Il suo compor-
tamento violento? La sua convinzione di
essere in guerra con il multiculturalismo?
Una cosa, però, è chiara: qualsiasi sarà il
giudizio, Breivik rimarrà nella stessa prigio-
ne di massima sicurezza alla periferia di
Oslo dov’è oggi, nella sua cella di tre stanze.
Se sarà dichiarata l’infermità mentale, il
personale sanitario lo curerà all’interno
della prigione, in deroga alla normale pro-
cedura che prevede il trasferimento del pa-
ziente in ospedale. Le tre celle contigue di
Breivik sono state così descritte dai suoi av-
vocati: una è per il riposo, una per il lavoro
(quella con la scrivania, il computer e la
stampante) e una, con il tapis roulant, per il
benessere. Breivik ha detto di voler studiare
scienze politiche in carcere e ha chiesto ai
suoi seguaci di mandargli libri e articoli che
criticano la società multiculturale. Ha an-
che chiesto l’aiuto di blogger di destra di-
sposti a lavorare con lui. Il suo computer –
per sua sfortuna – non è collegato a internet.
Ma le sue lettere vengono spedite ad altri
che provvedono a postarle sul web. Questa
settimana una lettera anonima di uno dei
seguaci di Breivik è stata inviata alle reda-
zioni dei principali giornali norvegesi: era
irmata “la seconda cellula di Breivik”, ed
era chiaramente ispirata da lui.
Breivik ha pianiicato tutto alla perfezio-
ne: dopo una vita squallida è diventato fa-
moso. Quando in prigione gli hanno chiesto
quale fosse la sua occupazione, ha corretto
il suo status da “disoccupato” a “scrittore”.
Uno scrittore che gode di una condizione
unica. Quale altro terrorista al mondo può
starsene seduto nella sua cella e difondere
liberamente la sua propaganda grazie agli
strumenti forniti dalla prigione stessa?
Di una cosa, però, Breivik ha paura. Che
gli diano l’infermità mentale. Questo gli
toglierebbe l’alone da ideologo e da prigio-
niero politico. Sarebbe soltanto un povero
pazzo e tornerebbe una nullità. La maggior
parte dei sopravvissuti alla strage, invece,
considera che la punizione più giusta sareb-
be l’isolamento. Si augurano che qualcuno
gli porti via il computer, gli impedisca di
scrivere lettere e lo lasci in cella solo con i
suoi pensieri e la sua colpa. u fsa
Åsne Seierstad è una giornalista e scrittrice
norvegese nata nel 1970. Il suo ultimo libro è Il
bambino dal cuore di lupo (Rizzoli 2008).
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 19
 europa
russia Gaziantep, 20 agosto 2012 romaNia

Nuove tensioni il ritorno

nel Caucaso di Băsescu

HaBIP DeMIRCI (IHlaS/ReUteRS/CoNtRaSto)

Di nuovo attentati nel Caucaso Il 2o agosto la corte costituzio-
russo durante le festività per la nale di Bucarest ha dichiarato
ine del ramadan. Il 19 agosto non valido il referendum del 29
sette poliziotti sono rimasti uc- luglio sulla destituzione del pre-
cisi in un attacco suicida nel di- sidente traian Băsescu, apren-
stretto di Malgobek, in Ingusce- do la strada al suo ritorno al pa-
zia. Il kamikaze si è fatto saltare lazzo di Cotroceni. la consulta-
in aria durante i funerali di un zione, conseguenza del proces-
agente morto in servizio il gior- so di impeachment voluto dal
no precedente. Secondo Russia primo ministro Victor Ponta,
Today, che cita il presidente in-
guscio Junus-Bek Jevkurov, l’at-
sangue in Turchia non è stata convalidata per il
mancato raggiungimento del
tentato sarebbe stato organizza- Il 20 agosto nove persone sono morte, e settanta sono rimaste feri- quorum dei partecipanti (il 50
to da Doku Umarov, leader del- te, nell’esplosione di un’autobomba a Gaziantep, nel sudest del pae- per cento più uno degli aventi
la guerriglia islamista e già re- se, vicino al conine con la Siria. Dietro all’attacco, scrive il quotidia- diritto). Il 29 luglio alle urne era
sponsabile di alcuni tra i più gra- no Zaman, ci sarebbero gli indipendentisti curdi del Pkk, che però andato il 46 per cento dei rome-
vi attentati degli ultimi anni in hanno subito negato ogni responsabilità. Secondo Hürriyet, che ci- ni, e l’88 per cento aveva votato
Russia. Secondo il sito di oppo- ta fonti interne al governo turco, i militanti del Pkk potrebbero aver contro Băsescu. “ora il presi-
sizione Ingushetiyaru.org, in- agito con il supporto dei servizi segreti siriani. dente deve tornare rapidamente
vece, gli attacchi sono legati alla al suo posto”, scrive il quotidia-
situazione di tensione nella re- no Gândul, “perché la situazio-
gione e agli abusi di polizia e
militari: “Se gli apparati di sicu-
Gran Bretagna ne politica deve essere stabiliz-
zata, almeno formalmente. Ma
rezza non smetteranno di pren-
dere di mira persone innocenti,
Dopo la festa la sentenza è un motivo di fru-
strazione e rabbia per i 7,4 milio-
il numero di quelli che passano ni di romeni che avevano votato
dalla parte della guerriglia con- per liberarsi di Băsescu”.
tinuerà ad aumentare. Non c’è New Statesman, Gran Bretagna
da stupirsi se la maggior parte Passata la sbornia delle olimpiadi,
degli attacchi è rivolta contro la
polizia: l’insoferenza nei con-
per David Cameron e il suo governo
fronti delle autorità è ormai è tempo di “tornare alla realtà”,
molto difusa”. Sempre nel Cau- come titola il New Statesman.
caso, il 18 agosto due uomini ar- Incassati i complimenti per aver
mati hanno fatto irruzione in organizzato quelli che molti hanno
una moschea di Khasaviurt, in deinito i migliori giochi olimpici di
Daghestan, uccidendo una per-
tutti i tempi, il premier britannico
sona e ferendone altre sette, ri-
unite per festeggiare la ine del deve fare i conti con la situazione
ramadan. Prima di scappare, gli che aveva lasciato prima della manifestazione: ampie
BBC

attentatori hanno attivato due crepe nella coalizione con i liberaldemocratici, sempre
congegni esplosivi: uno è stato meno disposti a sostenere politiche iscali ed economiche iN Breve
disattivato, mentre il secondo è giudicate inique o troppo severe, una recessione che le Repubblica Ceca Il 18 agosto
esploso senza ferire nessuno. la polizia ha arrestato a ostrava
misure per il rilancio della domanda non sembrano in
un uomo (nella foto) accusato di
grado di contrastare e una serie di brucianti sconitte in voler organizzare un attentato
RUSSIA parlamento (per esempio sulla riforma della camera dei ispirato alla strage compiuta nel
Inguscezia lord e delle circoscrizioni elettorali). ad aumentare la luglio del 2012 in Norvegia
Mar “depressione estiva” del premier, oltre ai sondaggi dall’estremista di destra anders
Caspio
Khasaviurt
Malgobek negativi, ci sono le critiche di una fetta del partito alla sua Behring Breivik.
Magas Ucraina l’Ucraina ha sospeso
Makhačkala leadership. a guidare la fronda è Boris Johnson. Il sindaco
l’estradizione in Russia di adam
Mar Daghestan di londra, vero trionfatore politico delle olimpiadi, ha osmaev, l’uomo di nazionalità
Nero GEORGIA
uno stile diretto ed è solito fare gafe o lasciarsi andare a cecena sospettato di aver piani-
Tbilisi
150 km uscite imprevedibili. Ma è molto popolare, anche nella icato un attentato per uccidere
City, dove si trova gran parte dei inanziatori dei tory.◆ il presidente russo Putin.
Groznyy
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 21
 Africa e Medio Oriente
Due combattenti ribelli a Tal Rifaat, il 14 agosto 2012
BRYAN DENTON (THE NEW YORK TIMES/CONTRASTO)
Niente rinforzi da Washington
per i ribelli siriani
Myers e Shane, The New York Times, Stati Uniti
onostante il presidente statuni-
N tense Barack Obama abbia inti-
mato al regime di Damasco di
non usare il suo arsenale di ar-
mi chimiche e di non farlo cadere nelle ma-
ni dei terroristi, le probabilità che gli Stati
Uniti intervengano in Siria rimangono mol-
to limitate perché le truppe statunitensi non
farebbero che peggiorare il conlitto.
Come fanno notare alcuni funzionari
statunitensi, se Washington mandasse i
suoi soldati in Siria, i protettori del regime
di Damasco, come la Russia e l’Iran, verreb-
bero coinvolti molto di più di quanto lo sono
stati finora. Inoltre il presidente siriano
Bashar al Assad potrebbe fomentare l’odio
della popolazione contro l’occidente, men-
tre i gruppi terroristici legati ad Al Qaeda –
che oggi combattono contro Damasco – po-
trebbero decidere di cambiare obiettivo e
prendere le armi contro quella che conside-
rerebbero l’ennesima crociata americana
nel mondo arabo. Non a caso il vicepremier
siriano Qadri Jamil, che era in visita a Mo-
sca il 21 agosto, ha dichiarato che un inter-
vento straniero porterebbe a “uno scontro
che va ben oltre i conini della Siria”.
Allo stesso tempo Obama ha fatto capire
che anche la riluttanza americana a interve-
nire ha dei limiti. Ma potrebbe essere supe-
22 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
rata solo nel caso di una minaccia agli inte-
ressi statunitensi molto più grande di quella
oggi rappresentata dalla guerra civile siria-
na: uno spaventoso attacco con le armi chi-
miche o il trasferimento di queste armi ai
nemici degli Stati Uniti e dei suoi alleati,
come Israele.
Aiuti non letali
Anche se alcuni chiedono a Washington di
fare di più, la Casa Bianca non subisce forti
pressioni politiche a favore dell’intervento.
Inoltre gli ostacoli legali sono insormonta-
bili: dopo la guerra in Libia, la Russia e la
Cina hanno bloccato ogni tentativo di auto-
rizzare un’operazione militare da parte del-
le Nazioni Unite. Al Pentagono, però, si
preparano dei piani. Alcuni prevedono l’im-
posizione di una no-ly zone come in Libia,
altri l’invio di forze speciali per neutralizza-
re le armi non convenzionali. Lo scenario
peggiore prevede il dispiegamento in Siria
di decine di migliaia di soldati.
Tuttavia l’amministrazione Obama per
il momento si limita a intensiicare le pres-
sioni economiche e diplomatiche, attraver-
so le sanzioni, l’oferta di assistenza umani-
taria ai siriani dentro e fuori il loro paese, e
lo stanziamento di 25 milioni di dollari di
aiuti “non letali” all’opposizione. u
Da sapere
Un mese
di scontri
20 luglio 2012 Cominciano i combatti-
menti tra l’esercito governativo e i ribelli
dell’Esercito siriano libero (Esl) per il con-
trollo di Aleppo, la seconda città siriana.
28 luglio L’esercito governativo lancia
una grande ofensiva su Aleppo, usando
l’artiglieria e gli elicotteri.
30 luglio L’Esl ottiene il controllo di Ana-
dan, vicino ad Aleppo, e riesce a collegare
questa cittadina con la frontiera turca. Ri-
prendono i combattimenti a Damasco.
2 agosto L’inviato dell’Onu e della Lega
araba Koi Annan lascia l’incarico di me-
diatore dopo cinque mesi di negoziati
senza successo.
6 agosto L’opposizione annuncia la defe-
zione del primo ministro siriano Riad Hi-
jab. Hijab dichiara che il regime “sta crol-
lando dal punto di vista spirituale e inan-
ziario”.
15 agosto Decine di siriani vengono rapiti
in Libano da bande armate che chiedono
la liberazione dei pellegrini libanesi se-
questrati in Siria il 22 maggio.
16 agosto Il Consiglio di sicurezza
dell’Onu annuncia la ine della missione
degli osservatori in Siria. Il giorno succes-
sivo l’ex ministro algerino Lakhdar Brahi-
mi viene scelto come mediatore al posto
di Koi Annan.
20 agosto Proseguono i combattimenti
nel centro di Aleppo. La giornalista giap-
ponese Mika Yamamoto viene uccisa in
un quartiere nell’est della città.
21 agosto I ribelli afermano di controlla-
re due terzi della città di Aleppo. A Mosca
il vicepremier siriano Qadri Jamil dichiara
che Assad potrebbe essere disposto a la-
sciare il potere. A Tripoli, in Libano, si
moltiplicano gli scontri tra i sostenitori e
gli oppositori di Damasco.
22 agosto L’Esl annuncia che il vicepresi-
dente siriano Faruq al Shara – che da gior-
ni si diceva avesse abbandonato il regime
– si trova in un posto sicuro in Siria. Secon-
do l'Osservatorio siriano per i diritti uma-
ni, vicino all’opposizione, i morti nel con-
litto siriano sono saliti a 23mila. L’Onu
ne conta 17mila. In centinaia di migliaia
sono scappati all’estero e gli sfollati inter-
ni sono almeno 2,5 milioni. Afp
 sOmalia
Credibilità
per il futuro
Il 21 agosto all’aeroporto di Mo-
gadiscio è entrato in carica il
nuovo parlamento federale, do-
po la scadenza del mandato del-
le istituzioni di transizione no-
minate nel 2004. Il primo com-
pito dei parlamentari sarà eleg-
gere il presidente della camera e
il capo dello stato. “Per eleggere
i deputati”, scrive Garowe on-
line, “è stato usato un meccani-
smo che prevede prima la sele-
zione dei candidati da parte di
un gruppo di anziani, poi il va-
glio di un comitato tecnico for-
mato da rappresentanti di tutti i
gruppi politici. Speriamo che
questo processo dia all’assem-
blea la credibilità necessaria a
garantire un futuro al paese”.
egittO
Ofensiva
nel sinai
Il presidente Mohamed Morsi si
prepara a schierare l’aviazione e
i carri armati nel Sinai contro i
terroristi attivi al conine con
Israele. Sarebbe la prima volta
dal 1973. I due paesi hanno au-
mentato la presenza militare
nella zona dopo l’attacco del 5
agosto vicino a Rafah in cui so-
no morti 16 agenti egiziani. L’at-
tacco nel Sinai e le conseguenti
critiche all’esercito, scrive Al
Ahram, hanno permesso a
Morsi di licenziare i generali
Hussein Tantawi e Sami Anan,
che facevano parte del consiglio
Mansura
supremo delle forze armate.
Mar Mediterraneo ISRAELE
Alessandria Rafah
EGITTO
alla el Kubra
Suez
Il Cairo
Sinai
Nilo
Mar
Rosso
50 km
Assuan
etiopia mali
Obiettivo
lutto ad addis abeba unità
Il 21 agosto è entrato in carica un
TIkSA NEGERI (REuTERS/CoNTRASTo) nuovo governo di unità naziona-
le. Come premier è stato confer-
mato Cheick Modibo Diarra, già
capo del governo di transizione
nominato a ine aprile. La for-
mazione del nuovo esecutivo è
stata chiesta dalla Comunità
economica degli stati dell’Africa
occidentale che, scrive Jeune
Afrique. vuole un’amministra-
zione stabile prima di inviare
migliaia di soldati nel nord del
Mali, in mano ad Al Qaeda nel
Maghreb islamico.
Addis Abeba, 21 agosto 2012. Dopo la morte di Zenawi in breve
Costa d’Avorio Il 16 agosto a
Il 20 agosto è morto il premier etiopico Meles Zenawi, un Dabou un centinaio di detenuti
ex leader ribelle che guidava il paese dal 1991. Zenawi è riuscito a evadere durante l’at-
aveva 57 anni e si trovava all’estero per farsi curare. Sarà tacco a una prigione e ad altri
ricordato per avere favorito la crescita economica del luoghi strategici compiuto dalle
paese negli ultimi dieci anni, scrive Al Jazeera. Non ha milizie fedeli all’ex presidente
Laurent Gbagbo.
ottenuto risultati altrettanto positivi sul piano diplomatico,
Kenya Almeno 48 persone sono
come dimostrano la guerra con l’Eritrea (1998-2000) e
rimaste uccise il 22 agosto negli
l’invasione della Somalia (2006). Anche sul fronte interno scontri interetnici tra orma e po-
Zenawi è stato duramente criticato per gli abusi verso le komo, scoppiati a Reketa, nel
minoranze etniche e la dura repressione del dissenso. u sudest del paese.
Da benicassim Amira Hass
Comunità immaginaria
Se non fossi così timida mi sa- non signiica “irreale”: è solo lippo Giunta, “profugo italia-
rei alzata dal tavolino, avrei at- una creazione di spazi diversi no” e presidente dell’associa-
traversato la veranda dell’hotel da quelli convenzionali. zione culturale Rototom.
Voramar di Benicassim, in “Immaginari” e allo stesso Ibáñez era tra le centinaia
Spagna, e sarei andata dal mu- tempo reali sono lo spazio e la di persone che hanno afollato
sicista spagnolo Paco Ibáñez a comunità creati dal festival la tenda dove parlava il ilosofo
dirgli che, quand’ero adole- reggae Rototom Sunsplash Zygmunt Bauman. L’avidità
scente, associavo la sua chitar- (che è il motivo per cui mi tro- umana, ha detto Bauman, sta
ra e la sua voce a un’immagi- vo in Spagna). Nato in Italia, consumando le risorse di que-
naria comunità di ribelli decisi dal 2010 il Rototom si svolge in sto universo. Ma non ha voluto
a cambiare il mondo. “Imma- esilio a Benicassim perché la ofrire una ricetta semplice e
ginaria” non si riferisce alla sua festa multietnica e multi- immediata per il futuro. Ha
potenza delle sue parole e del- culturale non era gradita alle anche evitato di formulare
la sua musica, ma al fatto che autorità italiane. Forse nella l’ovvia conclusione della sua
questa comunità afollava i memoria spagnola la dittatura analisi della crisi: ancora una
miei pensieri, i miei libri e i fascista è un ricordo ancora volta, capitalismo e democra-
miei dischi. “Immaginaria” molto vivo, mi ha suggerito Fi- zia sono incompatibili. u as
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 23
 Americhe
Julian Assange parla dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra, il 19 agosto 2012
OLIvIA HARRIS (REUtERS/COntRAStO)
Perché l’Ecuador
protegge Julian Assange
Anita Isaacs, The New York Times, Stati Uniti
Concedendo l’asilo politico al
fondatore di Wikileaks, il
presidente ecuadoriano Rafael
Correa sida gli Stati Uniti e si
candida alla guida della sinistra
in America Latina
a decisione dell’Ecuador di con-
L cedere asilo politico a Julian As-
sange, il fondatore di Wikileaks
ricercato in Svezia per stupro e
molestie sessuali, ha creato una situazione
di stallo politico tra Quito e Londra, dove
Assange è rifugiato nella sede dell’amba-
sciata ecuadoriana. Ma al centro della vi-
cenda non ci sono tanto le relazioni tra
l’Ecuador e la Gran Bretagna, la difesa del
diritto di Assange a un processo equo o la
libertà di stampa, quanto gli equilibri politi-
ci regionali e locali nel continente america-
no. Concedendo l’asilo politico ad Assange
il presidente ecuadoriano Rafael Correa
cerca di regolare i conti con gli Stati Uniti, di
mostrare i muscoli nella corsa alle presi-
denziali dell’anno prossimo e di avanzare la
propria candidatura per la leadership della
sinistra latinoamericana.
24 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Il governo ecuadoriano ha mantenuto
rapporti relativamente distesi con gli Stati
Uniti ino all’aprile del 2011, quando Quito
ha espulso l’ambasciatrice statunitense
Heather M. Hodges, che in alcuni commen-
ti contenuti nei dispacci riservati pubblicati
da Wikileaks accusava Correa di aver nomi-
nato un capo della polizia corrotto perché
gli serviva un uomo “facilmente manipola-
bile”. Dopo l’espulsione di Hodges gli Stati
Uniti hanno dichiarato l’ambasciatore
ecuadoriano a Washington persona non
grata. In un’intervista rilasciata proprio ad
Assange nel giugno del 2012, Correa ha
espresso il suo risentimento per “l’atteg-
giamento imperialista” di Hodges, che si
era riiutata di scusarsi o rettiicare i suoi
commenti.
Oltre i conini
In seguito i due paesi hanno nominato nuo-
vi ambasciatori, ma la ferita è rimasta aper-
ta. Per Correa l’opportunità di scontrarsi
con Washington riiutando di consegnare
Assange alle autorità svedesi o agli stessi
Stati Uniti (dove il fondatore di Wikileaks
potrebbe essere incriminato per la pubbli-
cazione di documenti segreti) era troppo
ghiotta per lasciarsela scappare.
Afermando la sovranità dell’Ecuador e
sidando apertamente gli Stati Uniti Correa
punta alla leadership nell’emisfero sud. I
problemi di salute del presidente venezue-
lano Hugo Chávez, che da un anno combat-
te contro il cancro, hanno creato in America
Latina un potenziale vuoto al vertice della
sinistra populista e nazionalista ostile agli
Stati Uniti. Un buon numero di paesi
dell’America meridionale e centrale, tra cui
la Colombia e l’Uruguay, sta sidando Wa-
shington e le sue politiche contro il narco-
traffico, chiedendo soluzioni alternative
come la legalizzazione delle sostanze stu-
pefacenti. Finora Correa è rimasto in di-
sparte nel dibattito e in generale ha vissuto
all’ombra di Chávez. Ma la decisione di
mettere i bastoni tra le ruote a Washington
concedendo asilo politico ad Assange per-
mette all’Ecuador di conquistare la ribalta
politica.
Sul fronte politico interno, per Correa i
rischi sono minimi. Eletto già due volte, è il
presidente rimasto in carica più a lungo da
quando l’Ecuador è tornato alla democra-
zia nel 1997 e, con un indice di gradimento
del 57 per cento, le sue chance di essere rie-
letto a febbraio sono alte. Concedendo asilo
politico ad Assange il presidente ecuadoria-
no riafferma la propria forza in patria e
avanza la sua candidatura per la leadership
oltre i conini nazionali. u as
Da sapere
u 30 maggio 2012 La corte suprema del Regno
Unito si pronuncia a favore dell’estradizione di
Julian Assange in Svezia, dove il fondatore di
Wikileaks è accusato di stupro e molestie
sessuali.
19 giugno Il ministro degli esteri ecuadoriano
Ricardo Patino annuncia che Assange ha fatto
richiesta di asilo politico all’ambasciata
dell’Ecuador a Londra.
15 agosto Patino accusa la Gran Bretagna di
voler “prendere d’assalto” l’ambasciata per
arrestare Assange. Il foreign oice britannico fa
sapere che potrebbe revocare lo status
diplomatico dell’ambasciata dell’Ecuador per
permettere l’estradizione dell’attivista.
16 agosto L’Ecuador concede asilo politico ad
Assange. Il fondatore di Wikileaks teme che
una volta in Svezia possa essere estradato negli
Stati Uniti, dove rischia una pesante condanna
per aver difuso informazioni riservate militari
e diplomatiche. La Svezia, in realtà, non
potrebbe estradarlo negli Stati Uniti perché la
Corte europea per i diritti umani vieta
l’estradizione all’estero se esiste il rischio di una
condanna a morte.
 São Paulo, Brasile
Stati Uniti GUatemaLa

via libera
L’ospite insoferente agli Zetas
YASUYOShI ChIBA (AFP/GEttY IMAGES)

Il dipartimento di San Marcos si

braSiLe
Un piano
per i trasporti
Il governo di Dilma Roussef ha
annunciato la più grande rifor-
ma dei trasporti della storia del
Brasile. Il progetto rappresenta
anche un’operazione di privatiz-
zazione senza precedenti, scrive
O Globo. Il governo aiderà ai
privati la costruzione e la gestio-
ne di cinque porti, 50mila chilo-
metri di autostrade, 12mila di
ferrovie e 5 aeroporti. “Non stia-
mo dismettendo il patrimonio
pubblico per fare cassa”, ha det-
to la presidente. “Stiamo gettan-
do le basi per una crescita del
4,5-5 per cento sul medio e lun-
go termine”.
The New Yorker, Stati Uniti trova nella parte nordoccidenta-
le del Guatemala, al conine con
Barack Obama rischia di non essere
lo stato messicano del Chiapas.
rieletto perché non sopporta gli eventi È una zona decisiva per il con-
per la raccolta di fondi. I modi distanti trollo del traico di droga nella
del presidente, che si deila appena regione. Ed è anche l’unica zona
può dalle cene elettorali, evita di del paese dove il violento cartel-
intrattenersi con i sostenitori e non si lo messicano Los Zetas non è
ancora riuscito a imporre la sua
concede neanche per il tempo di una
legge. Ma le cose potrebbero
foto, irritano molti grandi inanziatori, cambiare presto, spiega il sup-
racconta Jane Mayer sul New Yorker. plemento domenicale del quoti-
E potrebbero penalizzarlo. Negli ultimi tre mesi Mitt diano El Universal. Fino a poco
Romney e i repubblicani hanno raccolto più soldi dei tempo fa la zona era controllata
democratici, ed è molto diicile che Obama arrivi dai traicanti locali in accordo
con il cartello messicano di Si-
all’appuntamento della convention, il 3 settembre, con il
naloa, che erano ben visti dalla
vantaggio inanziario che aveva su McCain nelle
popolazione locale perché forni-
presidenziali del 2008. I repubblicani hanno sfruttato al vano servizi sociali e tenevano
massimo le possibilità oferte dai super Pac, i comitati basso il livello di violenza. Ma
politici che possono raccogliere fondi senza limiti a patto negli ultimi mesi l’esercito ha
di agire indipendentemente dai candidati. A luglio Restore assestato dei duri colpi a queste
our future, creato da un gruppo di ex collaboratori di organizzazioni, aprendo la stra-
da all’arrivo degli Zetas, che
Romney, ha raccolto 7,4 milioni di dollari. American
controllano già il 90 per cento
crossroads, fondato dell’ex consigliere di George W. Bush del territorio guatemalteco.
Karl Rove, 7,7 milioni. Priorities Usa action, il principale
super Pac per Obama, solo 4,8 milioni. ◆ 100 km

BELIZE
MESSICO
Da Washington Jason Horowitz Mar dei
Caraibi

Lo stupro secondo akin GUATEMALA

San Marcos
San Marcos

Città
Per la prima volta da quando deputato todd Akin, a ritirarsi icabili e, francamente, sba- del Guatemala
Oceano
Mitt Romney ha spiazzato dalla corsa al seggio senatoria- gliate”. Paciico

buona parte del mondo politi-
co scegliendo come candidato
vice il beniamino del tea party
Paul Ryan, negli Stati Uniti
non si discute se le sue propo-
ste di privatizzazione del siste-
ma sanitario siano troppo ra-
dicali o se Ryan porti i vestiti
troppo larghi o se aiuti o dan-
neggi Romney.
Queste spinose questioni
sembrano improvvisamente
superate da quando l’intero
Partito repubblicano è impe-
gnato a convincere un altro
conservatore del tea party, il
le del Missouri. Akin ha di-
chiarato a un giornalista che il
corpo femminile può fare in
modo di evitare la gravidanza
nei casi di “vero e proprio stu-
pro”. In una tornata elettorale
in cui le donne sono un fattore
chiave, un commento del ge-
nere rischia di danneggiare
tutti i candidati del partito, e
specialmente altri esponenti
del tea party come Ryan.
Perciò Romney ha cercato
di prendere le distanze, dei-
nendo pubblicamente le paro-
le di Akin “insultanti, ingiusti-
Anche altri leader del parti-
to, preoccupati di perdere non
solo il Missouri ma le presi-
denziali, stanno facendo di
tutto per convincere Akin a
farsi da parte. Per ora il depu-
tato sembra determinato a re-
sistere: “Non sono il tipo che
molla”, ha detto a Mike
huckabee, ex governatore
dell’Arkansas, ex candidato al-
la presidenza e conduttore ra-
diofonico. Ma i repubblicani
sperano proprio che molli per
poter riabilitare la igura di
Ryan. ◆ fas
HONDURAS
in breve
Paraguay Il tribunale elettorale
ha convocato le elezioni genera-
li per il 21 aprile del 2013, dopo la
crisi politica che il 22 giugno del
2012 aveva portato alla destitu-
zione di Fernando Lugo.
Stati Uniti Il 16 agosto la gover-
natrice dell’Arizona Jan Brewer
ha irmato un ordine esecutivo
con cui nega ai giovani immi-
grati irregolari i beneici previsti
dalla nuova legge federale volu-
ta dall’amministrazione Obama.

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 25

 Asia e Paciico
In fuga da Calcutta, 18 agosto 2012
RuPAK De CHowDHuRI (ReuTeRS/CoNTRASTo)
Violenze e rappresaglie
nel nordest indiano
Sudha Ramachandran, Asia Times, Hong Kong
Dopo gli scontri di luglio in
Assam, le voci di una nuova
ondata di violenza hanno messo
in fuga decine di migliaia
di persone. Da sempre
discriminate, anche dal governo
l 15 agosto, mentre l’India celebrava il
I 65° anniversario dell’indipendenza,
migliaia di persone originarie del
nordest del paese fuggivano da Ban-
galore in preda al panico. Le voci di immi-
nenti rappresaglie in risposta alle violenze
antimusulmane scoppiate a luglio nell’As-
sam, nel nordest dell’India, si stavano pro-
pagando come un incendio via sms e sui
social network. Nel giro di quattro giorni
più di trentamila persone sono fuggite da
Bangalore, polo indiano del software e ca-
pitale dello stato del Karnataka, e in poco
tempo il panico ha raggiunto anche Chen-
nai, Hyderabad, Pune e Mumbai. È ormai
chiaro che dietro c’è il tentativo, studiato a
tavolino, di provocare scontri tra le diverse
comunità indiane. Il governo di New Delhi
ha fatto sapere che gli sms di minaccia ver-
so i cittadini originari del nordest proveni-
26 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
vano quasi tutti dal Pakistan. Sul web e via
mms circolavano foto delle violenze anti-
musulmane in Assam che, in realtà, erano
immagini ritoccate di scontri in Tibet, Thai-
landia e Birmania. A luglio in Assam le vio-
lenze fra la tribù dei bodo e la comunità
musulmana avevano fatto 70 morti e tre-
centomila sfollati. entrambe le comunità
sono state colpite, ma quella musulmana ha
avuto la peggio. I primi omicidi per rappre-
saglia sono avvenuti il 6 luglio, mentre le
foto ritoccate sono comparse online il 13. Il
12 agosto una manifestazione convocata
dalle organizzazioni musulmane a Mumbai
per condannare gli omicidi dei musulmani
in Birmania e nell’Assam è sfociata in scon-
tri e violenze che hanno causato due morti
e 50 feriti. Questo ha innescato una serie di
reazioni violente contro i cittadini del nor-
dest in diverse città. e mentre si difonde-
vano le voci su possibili ritorsioni da parte
della comunità musulmana e si moltiplica-
vano gli sms provocatori e le foto manipola-
te di arti spaccati e volti insanguinati, è co-
minciato l’esodo.
Una regione abbandonata
Anche se l’origine degli sms e delle immagi-
ni che hanno scatenato il panico è da rin-
tracciare all’estero, la componente locale di
questa vicenda non va ignorata. Gli eventi
delle scorse settimane sono preoccupanti
anche perché rivelano la scarsa iducia de-
gli indiani del nordest nei confronti dello
stato centrale. La regione è stata teatro di
rivolte per decenni. La militarizzazione del-
la società locale, lo stato penoso delle infra-
strutture e le scarse risorse economiche
hanno costretto milioni di persone a emi-
grare in altri stati. Solo una sottile striscia di
terra collega il nordest con il resto dell’India
e il legame della regione con il continente è
altrettanto fragile. La pessima gestione dei
rapporti con le popolazioni locali da parte
del governo centrale, l’arretratezza della
regione dal punto di vista economico e il
pugno di ferro usato in passato hanno acui-
to il senso di abbandono di questa parte del
paese.
La maggioranza degli indiani sa poco
del nordest. I manuali scolastici lo trascura-
no e perino gli indiani più colti fanno fatica
a elencare tutti gli stati della regione. Con
questa premessa, gli stereotipi negativi ab-
bondano. Spesso ci si riferisce alla popola-
zione del nordest con nomignoli razzisti il
cui uso è da poco diventato un reato che può
costare ino a cinque anni di carcere, e le
donne, considerate senza morale, sono
spesso oggetto di abusi e violenze sessuali.
Le autorità non fanno nulla per combattere
gli stereotipi e raramente la polizia protegge
le vittime della discriminazione. Se decine
di migliaia di cittadini originari del nordest
si sono dati alla fuga è anche perché non
avevano nessuna iducia nella volontà dello
stato centrale di proteggerli. Il ricordo delle
violenze della polizia subite per anni è an-
cora vivo.
All’indomani dell’esodo, il governo si è
dato da fare per rintracciare i colpevoli cer-
cando anche la collaborazione del Pakistan.
Ma dovrà agire con urgenza per conquistare
la iducia dei propri cittadini. u mm
 Jinan, 19 agosto 2012
Cina FILIPPINE

Impunità
Il caso aperto di Chongqing a Mindanao
Secondo Human rights watch,
Caixin, Cina gli squadroni della morte che tra
REUTERS/CONTRASTO

il 2004 e il 2009 hanno fatto più

Gu Kailai, moglie dell’ex segretario
di settecento morti nella città di
del Partito comunista di Chongqing, Davao, sull’isola di Mindanao,
Bo Xilai, è stata condannata a morte continuano a uccidere, anche se
per l’omicidio dell’uomo d’afari in misura minore. La denuncia
DIPLOMAZIA inglese Neil Heywood. La arriva in occasione dell’uscita di
Odi antichi conclusione del processo ha messo in un rapporto della commissione
per i diritti umani ilippina sugli
e isole contese luce il vero nucleo del crimine
omicidi commessi durante l’am­
organizzato di Chongqing, ministrazione del sindaco Ro­
Lo sbarco di un gruppo di na­ commentava Hu Shuli su Caixin drigo Duterte e rimasti impuni­
zionalisti giapponesi su una pochi giorni prima della sentenza. La pena è sospesa per ti. Nel 2004 Duterte aveva lan­
delle isole Senkaku – chiamate due anni e molto probabilmente sarà tramutata in ciato la “guerra alla droga” e per
Diaoyu da Cina e Taiwan, che ergastolo. La vicenda è chiusa, ma il fatto che Gu abbia i cinque anni del suo mandato a
ne reclamano la sovranità – ha Davao centinaia di tossicodi­
architettato l’omicidio senza il minimo timore di essere
provocato manifestazioni di pendenti e piccoli spacciatori
protesta in varie città cinesi. Il punita, grazie alla complicità dei pubblici uiciali, la dice
sono stati uccisi da uiciali delle
19 agosto duemila persone so­ lunga sul funzionamento della giustizia nella città che forze dell’ordine. La commissio­
no scese per strada a Shenzhen della lotta contro la criminalità aveva fatto la sua bandiera. ne, scrive Asia Sentinel, ha
prendendo di mira auto e risto­ Se il capo della polizia di Chongqing, Wang Lijun, non si chiesto al governo di aprire
ranti giapponesi. Proteste vio­ fosse rifugiato nel consolato statunitense raccontando un’indagine a riguardo.
lente ci sono state anche a tutto, la vicenda sarebbe rimasta nascosta. Finito il
Qingdao, Taiyuan e Hangzhou,
processo, rimangono ancora molti interrogativi, continua
al punto che i mezzi d’informa­
zione cinesi hanno cercato di Hu Shuli. Non è chiaro, per esempio, chi altro è coinvolto
abbassare i toni condannando nell’omicidio. Forse lo stesso Bo? ◆
le violenze, scrive il South Chi-
na Morning Post. I nazionali­
sti nipponici volevano ribadire Rangoon, 20 agosto 2012
l’appartenenza dell’arcipelago
al Giappone dopo che, una set­
timana prima, alcuni attivisti
salpati da Hong Kong avevano
raggiunto le isole sventolando
la bandiera cinese prima di es­
sere arrestati ed espulsi dalla IN BREVE
SOE THAN WIN (AFP/GETTY IMAGES)

polizia. Tokyo ha una disputa India Il 21 agosto il parlamento

territoriale in corso anche con indiano ha interrotto la seduta
Seoul, che reclama il controllo per le proteste dell’opposizione
delle isole Dokdo (Takeshima contro il premier Manmohan
per i giapponesi). Oltre ai giaci­ Singh. Secondo un rapporto ui­
menti di gas naturale di cui sa­ ciale, lo stato avrebbe perso 33
rebbero ricche le isole, dietro miliardi di dollari per aver sven­
alle rivendicazioni e alle prote­ duto miniere di carbone tra il
ste antigiapponesi ci sono vec­
chie questioni mai risolte. To­
Piccoli progressi in Birmania 2005 e il 2009. All’epoca Singh
era ministro del carbone.
kyo non ha mai risarcito né I giornalisti birmani non dovranno più sottoporre i loro articoli ai Corea del Sud Park Geun­hye è
chiesto scusa alle vittime censori prima di mandarli in stampa. L’ha annunciato il governo di stata scelta come candidata alla
dell’aggressione del suo eserci­ Rangoon il 20 agosto, ma per gli addetti ai lavori non basta. Secondo presidenza del partito conserva­
to durante la guerra del Pacii­ il Comitato per la libertà di stampa, scrive The Irrawaddy, è neces­ tore Saenuri, oggi al governo.
co. E ogni anno in Asia orienta­ sario abolire la legge sulla registrazione di tipograi ed editori del India Un mese dopo le violenze
le, in occasione del 15 agosto, 1962 e quella sui mezzi d’informazione digitali, in base alle quali scoppiate tra operai e dirigenti,
anniversario della ine della molti giornalisti sono initi in prigione. Inoltre i giornali devono an­ il 21 agosto la Maruti­Suzuki ha
guerra, la tensione sale. cora seguire 16 linee guida per salvaguardare “la dignità dello stato”. ripreso le attività.

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 27

 Visti dagli altri
Taranto, 2010. Nei pressi delle acciaierie Ilva
SIMONE DONATI (TERRAPROjECT/CONTRASTO)
La polvere rossa
che uccide Taranto
Tom Kington, The Guardian, Gran Bretagna
Dopo la sentenza che ha deciso
la chiusura delle acciaierie, la
città pugliese è spaccata tra chi è
preoccupato per l’inquinamento
e chi vorrebbe continuare a
lavorare
el quartiere Tamburi, separato
N solo da una recinzione dalle più
grandi acciaierie d’Italia (e
d’Europa), Francesco Mastro-
cinque smuove con la punta del piede lo
strato di polvere nera e rossa che ricopre
tutti i marciapiedi e conta gli amici morti di
cancro e di malattie respiratorie. “Circa uno
al mese, ma qui la gente cerca di non pen-
sarci”, dice il commerciante. Poi alza lo
sguardo verso la ciminiera che torreggia su
questo quartiere di Taranto, un angolo buio
e polveroso della Puglia, dove un’ordinanza
vieta agli abitanti di toccare la terra.
Le acciaierie Ilva, di proprietà della fa-
miglia Riva, danno lavoro a 12mila persone
e respiro all’economia depressa di questa
zona, ma sono da tempo accusate di ucci-
dere gli abitanti emettendo nell’aria una
miscela di minerali, metalli e diossina. Se-
28 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
condo uno studio del 2005, l’Ilva riversa
nella zona di Taranto l’8,8 per cento di tutta
la diossina prodotta in Europa. Secondo ci-
fre più recenti del governo italiano, il tasso
di decessi per cancro nella zona è superiore
del 15 per cento alla media nazionale, del 30
per cento nel caso del cancro al polmone.
Secondo i pubblici ministeri, le emissioni
dell’Ilva hanno ucciso 400 persone in 13
anni. Pochi, quindi, sono rimasti sorpresi
quando il 7 agosto un giudice ha ordinato la
chiusura degli impianti a caldo, deinendo
l’Ilva “un disastro ambientale”.
Masticare fuliggine
Più sorprendente, invece, è quello che è
successo nei giorni seguenti. I sindacati
hanno proclamato uno sciopero per prote-
stare contro la decisione del giudice. “I li-
velli di diossina sono stati ridotti e le nuove
tecnologie consentono di abbattere ulte-
riormente le emissioni senza fermare la
produzione”, ha dichiarato il segretario ge-
nerale della Uilm Rocco Palombella, sotto-
lineando di aver lavorato per trentasei anni
all’Ilva senza ammalarsi. Il governo si è
schierato a ianco dei sindacati. Il ministro
dell’ambiente, Corrado Clini, ha detto: “Se
si chiude l’impianto a caldo inisce l’Ilva. Ci
vogliono otto mesi per spegnere tutto, più
altri mesi eventualmente per farlo ripartire.
Nel frattempo il mercato dell’acciaio non
aspetta”. Clini ha anche detto che gli studi
citati non rispecchiano i tagli già apportati
alle emissioni. “Su questo punto Clini men-
te”, sostiene Angelo Bonelli, il leader dei
Verdi. “La relazione del giudice si basa su
studi conclusi quest’anno”. In una regione
famosa per le città barocche come Lecce e
per i trulli nascosti tra gli uliveti, Taranto è
un’eccezione: nel suo proilo svettano le ci-
miniere fumanti e la città vecchia, piena di
palazzi semidiroccati, è ormai quasi abban-
donata. Quando è stato vietato il pascolo in
un raggio di venti chilometri dall’Ilva, gli
allevatori hanno perso il lavoro e in più han-
no dovuto abbattere quasi tremila capi di
bestiame che avevano livelli di diossina
troppo alti. L’allevamento delle cozze, per
cui Taranto è rinomata, è in crisi da quando
gli allevamenti sono stati spostati lontano
dalle acciaierie. Ormai a Taranto l’inquina-
mento fa parte della vita quotidiana: ogni
giorno gli abitanti spazzano i balconi per li-
berarli dalla polvere minerale che il vento
porta dai depositi dell’Ilva, alti come mon-
tagne, e dalla fuliggine delle sue ciminiere
che ottura regolarmente le grondaie. “La
magistratura ha avviato le sue indagini per-
ché i politici erano venuti meno al loro do-
vere, e ora i politici attaccano i giudici”, dice
l’attivista Rossella Balestra. Il crescente
movimento di protesta contro l’Ilva, che
venerdì ha indetto a Taranto un corteo a cui
hanno partecipato duemila persone, ha tro-
vato il suo paladino in Cataldo Ranieri, 42
anni, un dipendente dell’acciaieria che
all’inizio appoggiava l’azienda contro i ma-
gistrati. A luglio i manifestanti avevano
bloccato una strada. “Quel giorno un signo-
re si è avvicinato a me e mi ha detto: ‘Lascia-
te passare mia moglie. Deve andare a fare la
chemio’. Da allora la mia vita è cambiata”.
Intanto, nel quartiere Tamburi, France-
sco Mastrocinque guarda i bambini che ti-
rano calci a un pallone su uno spiazzo di
terra battuta, alla faccia del divieto. “La pol-
vere minerale rossa la vedi perché brilla nei
canali di scolo”, dice. “Ma la fuliggine nera
ti entra in bocca: te ne accorgi quando ti
sembra di masticare una sabbia ina. Nel
quartiere sono state introdotte alcune mi-
sure per migliorare la situazione, come
mettere delle fontanelle nel cimitero, e l’Il-
va ha pagato il conto. Però le lapidi, che
stanno diventando rosse e nere, non hanno
pensato a ripulirle”. u ma
Nell’Italia in crisi
le vacanze sono un lusso
Elisabetta Povoledo, The New York Times, Stati Uniti
Con meno soldi in tasca e
preoccupati per il futuro,
quest’estate molti italiani hanno
deciso di rimanere a casa. E il
volume di afari legato al
turismo è crollato
er molti romani questa località in
P riva al Tirreno, appena fuori Ro-
ma, è da sempre teatro di rituali
estivi, il luogo dove orde di bam-
bini costruiscono traballanti castelli di sab-
bia, i genitori sonnecchiano uno accanto
all’altro e i resort con vista mare sono afol-
lati dai vacanzieri scottati dal sole.
Quest’anno però le cose vanno diversa-
mente. Al culmine dell’estate, le sdraio sot-
to gli ombrelloni sono vuote. Negli stabili-
menti dove un tempo c’erano lunghe liste
d’attesa, oggi ci sono molte cabine vuote.
A corto di denaro dopo una serie di mi-
sure d’austerità approvate dal governo e
preoccupati per il futuro, molti abitanti del-
la capitale hanno scelto di restare in città,
anche se la spiaggia di Ostia dista meno di
trenta chilometri. “Roma potrà anche esse-
re vicina, ma la benzina costa tanto e le per-
sone ci pensano due volte prima di venire in
spiaggia”, spiega Susanna Corti, proprieta-
ria di uno degli stabilimenti balneari. Nei
giorni feriali di agosto Ostia è sempre stata
afollata dai romani, ma ora i gitanti con-
centrano le loro visite nel ine settimana.
“La crisi si sente, moltissimo”.
Se il modo di trascorrere il tempo libero
è un indicatore, allora Ostia è il barometro
della salute dell’economia italiana. In ogni
caso, il crollo nel numero di italiani che si
spostano per le vacanze è evidente anche al
di là della situazione di Ostia. Ad agosto
MASSIMO SIRAGuSA (CONTRASTO)
l’Associazione italiana albergatori ha pre-
sentato numeri preoccupanti: in estate la
metà degli italiani resterà a casa, e il nume-
ro di quelli che quest’anno si prenderanno
una vacanza è calato del 19 per cento.
Quasi il 52 per cento degli intervistati ha
giustiicato la decisione di non partire con il
peggioramento della propria situazione i-
nanziaria. Secondo i calcoli dell’associazio-
ne, il turismo in Sardegna è calato del 30 per
cento rispetto all’estate scorsa, probabil-
mente a causa del costo dei trasporti.
Anche alcune aree della Campania sono
in crisi profonda, come d’altronde lo è la co-
sta adriatica. “In totale quest’anno le pre-
senze nelle zone di mare sono calate del
10-12 per cento”, spiega Renato Papagni,
presidente nazionale della Assobalneari.
Pranzo al sacco
Anche chi ha deciso di andare comunque a
Ostia cerca di risparmiare il più possibile.
Di solito le cabine vengono aittate per l’in-
tera stagione (dal 1 maggio al 30 settembre)
per circa tremila euro, ma quest’anno ce ne
sono ancora molte libere, nonostante i
prezzi siano stati ridotti. Molte famiglie
hanno deciso di condividere la cabina. Inol-
tre molti romani, per non pagare il biglietto
d’ingresso negli stabilimenti, hanno scelto
le spiagge libere di Ostia, aittando un let-
tino per circa sei euro o mettendo il telo da
mare direttamente sulla sabbia e sostituen-
do i pasti al ristorante con panini o snack
economici.
“Penso che molti romani abbiano capito
che non possono più fare come in passato”,
spiega Karla Duceschi mentre prende il sole
con le nipoti su una spiaggia libera. Portare
la famiglia al lido è diventato sempre più
diicile. “Tutto costa di più, solo i nostri sti-
pendi sono rimasti uguali”.
Fino all’anno scorso Daniela, una donna
che lavora come cuoca in una mensa scola-
stica, in estate andava al mare in Croazia.
Ora che le tasse – e le spese – sono aumenta-
te, si accontenta di una sporadica tintarella
pomeridiana in una spiaggia libera di Ostia.
“Con tutto questo parlare di crisi le persone
ci pensano due volte prima di andare in va-
canza”, spiega.
Il ristorante del resort La Playa è sempre
stato molto afollato, ma ormai è “inattivo”,
spiega Angelo Radano, uno dei manager.
Secondo Radano la gente ha ripiegato sui
bar self service, perché non ha più soldi.
Perino i parlamentari italiani – tra i più pa-
gati d’Europa – hanno ridotto i giorni di fe-
rie: il parlamento ha chiuso l’8 agosto, la
camera dei deputati riaprirà il 3 settembre e
il senato il giorno dopo. Si tratta della chiu-
sura più breve degli ultimi anni.
La tendenza a restare a casa è talmente
forte che l’emittente romana Radio Globo
ha prodotto una canzone – sulle note di En-
dless summer di Oceana – intitolata Resto a
Roma. Da quando è stato messo online, a
luglio, il video della canzone è stato visto
più di ottocentomila volte. “Con l’autoiro-
nia possiamo sopportare meglio la crisi”,
dice Alessandro Tirocchi, autore della can-
zone. “Questa crisi coinvolge tutti, e non
abbiamo molti modi di combatterla. Quindi
perché non riderci su?”. u as
Lido di Ostia, 2009
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 29
Le opinioni

I guerrafondai
alzano la voce
Gideon Levy
gni guerra – ed è un’altra guerra ta. Non provano nemmeno a spiegare questa contrad-

O quella verso cui Israele si sta facen- dizione.

do trascinare a una velocità preoc- Un Iran nucleare, aggiungono, spingerà altri stati
cupante – comincia dai guerrafon- vicini a dotarsi di armi atomiche. Come se non fosse
dai. Le loro motivazioni e i loro ruo- stato un altro – non certo l’Iran – il primo paese a inizia-
li non sono sempre gli stessi, ma il re la corsa agli armamenti nucleari nella regione. La
loro modo di agire è immutabile e prevedibile: sono bomba iraniana, contrariamente a qualsiasi altra bom-
favorevoli alla guerra (o a qualsiasi altra
azione violenta), in ogni occasione. Alcuni sono cinici,
Prima di tutto demonizzano e semi- altri messianici,
ba nucleare al mondo, è destinata a es-
sere usata e non alla deterrenza, perché
gli iraniani, come sapete, sono attenta-
nano paura e paranoia: sullo sfondo ci alcuni parlano con la tori suicidi sciiti.
sono sempre l’Olocausto e un secondo voce dei loro Come se non bastassero tutti questi
Olocausto. Poi lanciano una campagna padroni, altri sono presupposti sbagliati, i guerrafondai ca-
per convincere la gente che non c’è scel- sinceri nelle loro lano il loro asso nella manica: il regime
ta, che bisogna fare qualcosa. Suonano i convinzioni. iraniano deve essere rimpiazzato, e
tamburi di guerra e ne invocano l’ini- bombardare i siti nucleari del paese ren-
Vogliono solo la
zio. derà le cose più facili. Il vero problema
Quando alla ine la guerra scoppia,
guerra, un’altra di Israele è in efetti il regime iraniano,
inizia la fase del tifo e dell’incoraggia- guerra non la bomba atomica. Ma ammettia-
mento: serrate le ila, colpite, allargate il molo, questa è una cosa che Israele non
raggio d’azione, più a fondo, bombardate, più forte, sarà mai in grado di cambiare.
più forte. Quando si comincia a intravedere la portata È la solita megalomania israeliana. Dopo aver cer-
dell’ennesimo fallimento, improvvisamente diventa- cato di cambiare i regimi di mezzo mondo arabo, ora
no i primi a esigere inchieste, licenziamenti, espulsio- vogliamo farlo in Iran. Un tempo volevamo stabilire
ni e rendiconti. I guerrafondai non si assumono mai uno stato druso in Libano, poi con una guerra voleva-
responsabilità, non si dimettono mai, non hanno mai mo dare il potere ai cristiani e con un’altra avremmo
rimorsi, non si pentono mai. Fino alla prossima guer- dovuto spazzare via Hezbollah. A Gaza abbiamo cer-
ra. È successo alla vigilia delle due guerre in Libano. È cato di allontanare Hamas dal potere, naturalmente
successo prima dell’operazione Piombo fuso, e sta con la forza. Solo che non ha funzionato troppo bene.
succedendo oggi. L’operazione Piombo fuso, che avrebbe dovuto rove-
È vero, stavolta il loro numero è inferiore rispetto al sciare il governo di Hamas nella Striscia di Gaza, ha
passato e il partito di chi si oppone all’attacco contro dato all’organizzazione una spinta sostanziale. Allo
l’Iran è ancora consistente. Ma negli ultimi giorni la stesso modo il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah,
voce dei guerrafondai si è fatta più forte e questo po- è in debito con Israele per la seconda guerra in Libano,
trebbe indicare che la guerra è imminente. Il telegior- il cui unico risultato è stato di portarlo al potere.
nale del secondo canale del venerdì, tradizionale foco- Ora, promettono i guerrafondai, “rovesceremo”
lare tribale e unico notiziario in onda la vigilia dello gli ayatollah. Dovrete ammettere che c’è molta para-
shabat in Israele, si è unito al coro. La sua mobilitazio- noia patologica in tutto questo. Il bullo del quartiere,
ne a favore dell’attacco contro l’Iran potrebbe rivelarsi quello che pensa di risolvere qualsiasi problema con la
decisiva. Come al solito, il menù prevedeva una peri- forza e solo con la forza, crede anche di avere il diritto
colosa combinazione di paranoia, belligeranza e me- e la capacità di cambiare i regimi come se fossero cal-
galomania, che stavolta ha raggiunto proporzioni mai zini. Due giorni fa in Libano, ieri a Gaza, domani in
viste prima. Secondo il lavaggio del cervello impartito Iran. Peccato che secondo molti esperti un bombarda-
ai telespettatori, un Iran in possesso di armi atomiche mento israeliano schiaccerebbe l’opposizione irania-
è sinonimo di Olocausto. na, unirebbe il popolo nel sostegno al regime e rafor-
Anche se mille esperti sono d’accordo sul fatto che zerebbe la sua determinazione a ottenere l’arma ato-
bombardare l’Iran potrà solo ritardare di poco il suo mica. E stavolta, dopo un attacco israeliano, con mag-
programma nucleare, niente fermerà i guerrafondai. giore legittimità. GIDEON LEVY
Ritardare di poco? L’importante è attaccare. Israele è I guerrafondai lo sanno. Alcuni di loro sono cinici, è un giornalista
una potenza, dicono, e può e deve proteggersi da solo. altri messianici, alcuni parlano con la voce dei loro pa- israeliano. Scrive per
Un attimo prima Israele è uno stato sull’orlo della di- droni, altri sono sinceri nelle loro convinzioni. Voglio- il quotidiano
struzione, un attimo dopo è una potenza. Non impor- no solo la guerra, un’altra guerra. u gim Ha’aretz.

30 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

Le opinioni

I giochi di bilancio
di Paul Ryan
James Surowiecki
n teoria, la scelta di Paul Ryan come candidato solo gli ammortizzatori sociali, ma anche la spesa per

I repubblicano alla vicepresidenza potrebbe tra- infrastrutture, ricerca e sviluppo, istruzione, controllo
sformare questa campagna per le presidenziali del traico aereo, attività di regolamentazione e così
statunitensi in un sostanziale dibattito ideologi- via. In pratica il governo federale tornerebbe a quello
co su quale ruolo e peso debba avere il governo che era il suo ruolo nell’ottocento. Anzi, agli inizi
negli Stati Uniti. E la reazione generale dei mez- dell’ottocento, per la precisione.
zi d’informazione sembra confermarlo: come ha titola- Se sperate che Ryan (per non parlare di Romney)
to a tutta pagina il New York Times, prendendo Ryan al ammetta tutto questo, buona fortuna. Ryan è molto
suo ianco Romney “ha messo al primo posto le que- bravo a parlare della necessità di ridurre la spesa pub-
stioni iscali”. Ma se davvero ci sarà que- blica, ma non è altrettanto esplicito sulle
sto dibattito concreto e chiarificatore, Ryan non è un conseguenze per gli elettori. Quando
Ryan e Romney dovranno essere molto pragmatico, ma un parla delle sue proposte di tagli a breve
più espliciti, e molto più onesti, sulle con- ideologo. Le sue termine (in gran parte in aree come gli
seguenze delle loro proposte di bilancio proposte non sono aiuti ai lavoratori poveri, l’istruzione, ec-
per il governo degli Stati Uniti. dettate dall’urgenza cetera) senza citare le scappatoie iscali
Potrà suonare strano, visto che chiun- della situazione, ma che vorrebbe eliminare, Ryan non spiega
que parli di Ryan sottolinea la sua serietà dalla profonda come il governo possa funzionare con
e preparazione e assicura che, a diferen- una spesa discrezionale dello 0,75 per
convinzione di
za degli altri politici, è davvero disposto a cento del pil. Intervistato in proposito,
dover limitare i
discutere nel dettaglio le misure che pro- Ryan ha detto: “Pensiamo che il governo
pone. Il vero atteggiamento di Ryan, tut-
poteri del governo debba fare quello che sa fare molto bene,
tavia, è molto diverso. Il suo programma ma ci sono dei limiti, e ovviamente entro
iscale, per esempio, prevede tagli alle tasse per miliar- questi limiti ci sono cose come le infrastrutture, le auto-
di di dollari (fortemente sbilanciati, naturalmente, a strade e gli aeroporti”. Ma la sua proposta di bilancio
favore delle fasce di reddito più alte), ma viene spaccia- renderebbe impossibile per il governo investire nella
to come una riforma a costo zero: secondo Ryan, infatti, costruzione e nella manutenzione di infrastrutture, au-
i tagli verranno compensati dall’eliminazione delle tostrade e aeroporti. Questa ambiguità retorica è tipica
scappatoie e delle agevolazioni iscali. Quando però si di Ryan: dice di voler “difendere a piena voce” il pro-
tratta di spiegare esattamente quali scappatoie e agevo- gramma del partito repubblicano, ma è molto abile a
lazioni ha intenzione di eliminare, Ryan si chiude a ric- nascondere il suo radicalismo, come quando deinisce
cio, proprio come Romney. È una strategia politica- le sue proposte di tagli all’assistenza sanitaria per i po-
mente astuta, perché eliminare sgravi iscali signiica veri Medicaid un “rafforzamento della previdenza
eliminare cose a cui gli elettori tengono, come le detra- sociale”.
zioni sui mutui. Ma essere onesti è un’altra cosa. Con questa strategia Ryan è riuscito a conquistare
Allo stesso modo, Ryan è stato abbastanza schietto molti cuori a Washington: la franchezza e la serietà dei
a proposito della previdenza sociale (che vuole privatiz- suoi modi lo fanno apparire come un pragmatico inles-
zare) e dell’assistenza sanitaria agli anziani Medicare sibile che ascolta solo quello che dicono i numeri. Ma
(che vorrebbe trasformare in un piano a contribuzione Ryan non è un pragmatico: è un ideologo. Le sue propo-
deinita invece che a prestazione deinita): è stato inve- ste sul isco non sono dettate dall’urgenza della situa-
ce molto vago, sia nei contenuti sia nelle parole, a pro- zione, ma dalla profonda convinzione di dover limitare
posito degli efetti a lungo termine dei suoi tagli sul go- i poteri del governo. Non c’è nulla di sbagliato: se dav-
verno federale, che sarebbe radicalmente ridimensio- vero è convinto che il “grande” governo distrugga l’ini- JAMES
nato e di fatto impossibilitato a fare molte delle cose ziativa individuale e sofochi l’economia, e che il siste- SUROWIECKI
che fa oggi. Come spiega l’analisi del piano di Ryan ma iscale statunitense sia moralmente ofensivo ed è un giornalista
svolta dall’uicio per il bilancio del congresso, con le economicamente distruttivo, allora il sistema non va statunitense. Questo
articolo è uscito sul
misure proposte l’intera spesa discrezionale del gover- modiicato, ma ricostruito. Quello che non va è che i-
New Yorker. Altre
no (compreso il budget della difesa) ammonterebbe nel nora Ryan non è stato onesto sul fatto che è proprio que-
column di James
2050 a meno del quattro per cento del pil. Dato che sto che vuole fare, probabilmente perché la maggioran- Surowiecki sono su
Romney ha afermato di non voler ridurre le spese per za degli elettori, repubblicani compresi, non vogliono newyorker.com. In
la difesa a meno del quattro per cento del pil, l’unico ridimensionare così drasticamente il settore pubblico. Italia ha pubblicato
modo per far tornare i conti sarebbe eliminare tutte le Forse queste cose cambieranno durante la campagna. La saggezza della folla
spese discrezionali non legate alla difesa, compresi non Ma io non ci conterei. u fs (Fusi orari 2007).

32 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

Sudafrica

Omicidio
nella
township
Barry Bearak, The New York Times Magazine,
Stati Uniti. Foto di Pieter Hugo
Tra le baracche di Diepsloot la criminalità dilaga
e gli abitanti si fanno giustizia da soli. Spesso
prendendo di mira le persone sbagliate. Un
giornalista indaga sulla morte di un innocente
a folla, in cerca di vendetta, metodici e avevano fatto le cose con calma,

L aveva trovato un’improba-

bile guida per la sua triste
impresa. Siphiwe, quindici
anni, basso, con il viso ro-
tondo e un sorriso aidabi-
le, aveva annunciato: “Lo so io dove abita-
no quei criminali”. Siphiwe è un adolescen-
te ribelle, un ragazzaccio che vorrebbe di-
ventare ancora più cattivo, e per questo ri-
sultava credibile quando diceva di sapere
dove si nascondevano i criminali. Alcuni
adulti l’avevano issato sulle loro spalle in
modo che la folla – composta già da qual-
che centinaio di persone – potesse vederlo
meglio. Poi un anziano aveva detto di met-
terlo giù: era molto probabile che avrebbe-
ro ucciso qualcuno e non bisognava dare
nell’occhio. Nessuno doveva mettersi in
mostra.
Diepsloot, a nord di Johannesburg, è un
insediamento dove abitano 150mila perso-
ne, in gran parte poverissime. Nella scala
dei problemi di Diepsloot, la criminalità
supera perino la miseria e la sera del 21
gennaio 2011 una banda di teppisti aveva
compiuto delle scorribande nel settore
chiamato Extension 1. I ladri erano stati
visto che conoscevano bene i nascondigli
dove le persone mettevano i loro soldi. Sa-
pevano anche quanto sia riluttante la poli-
zia ad addentrarsi nel dedalo di baracche,
chiamate mokhukhu. Quella sera i crimina-
li avevano ucciso due persone, anche se
alcune voci parlavano addirittura di undici
morti.
Lo stesso Siphiwe sosteneva di essere
stato rapinato: “Mi hanno preso il cellula-
re”. Poco abituato a sentirsi al centro
dell’attenzione, Siphiwe camminava spa-
valdo in testa al gruppo che percorreva
Thubelihle street. Era un sereno mattino di
sabato di ine gennaio del 2011, nel pieno
dell’estate sudafricana, e la township fer-
veva di attività: vecchie radio trasmetteva- piettio delle fiamme ha suscitato gli ap-
no buona musica, le donne stendevano il plausi della folla, ma quella modesta opera
bucato sulle corde storte, nelle botteghe i di devastazione non bastava a placare la
macellai scacciavano le mosche. Alcuni sua rabbia. La giustizia sommaria non è
abitanti del posto, curiosi di capire le inten- una rarità a Diepsloot, e nella maggior par-
zioni della folla, si erano uniti al corteo. te dei casi prevede la rapida cattura del pre-
A un certo punto Siphiwe ha indicato sunto colpevole, che viene picchiato, preso
una baracca vuota e una roulotte chiusa a a sassate o avvolto in un telo bagnato di
chiave. I ladri vivono qui, ha detto, e in un benzina. Stavolta però la situazione era
attimo alcuni uomini hanno fatto a pezzi le completamente diversa.
strutture e le hanno incendiate. Lo scop- Alla ine la folla si è spostata dai vicoli a

34 Internazionale 963 | 24 agosto 2012


uno spiazzo usato come campo di calcio. Lì
è cominciata una riunione in cui alcune
donne dell’Extension 2 hanno protestato
contro la criminalità, denunciando le spa-
ratorie e gli stupri. A un certo punto una di
loro ha detto che i ladri s’incontravano abi-
tualmente davanti a uno spaccio, o spaza
come lo chiamano qui.
Allora Siphiwe si è messo di nuovo alla
testa del corteo. Lo spaza era sprangato
ma, anche se non c’era nessuno, era pieno
di bibite gassate, biscotti, birra, prodotti da
bagno e paraina. La folla non ha avuto dif-
icoltà a sfondare le pareti. Rovistando nel
retro, Siphiwe ha preso due paia di scarpe
da ginnastica, una tuta Nike e una giacca di
nylon. Poi lo spaccio è stato incendiato,
sempre tra grida di approvazione.
Mentre la folla era ancora in agitazione,
Farai Kujirichita, 26 anni, immigrato dallo
Zimbabwe, è sbucato da uno dei vicoli. In-
dossava una camicia lilla impeccabilmente
La township di Diepsloot vista dall’alto
stirata e parlava al cellulare. La sua presen-
za non era degna di nota, visto che in quel
momento c’erano molti passanti. Tuttavia
alcuni ragazzi hanno cominciato a chieder-
gli: “Con chi parlavi? Chi stavi avverten-
do?”. Poi una domanda più diicile: “Da
dove vieni?”.
I crimini di Diepsloot vengono spesso
imputati agli stranieri, in particolare a
quelli provenienti dallo Zimbabwe. Pen-
sando che fosse più sicuro mentire, Farai
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 35
Sudafrica
ha risposto in lingua sepedi, dichiarando di
essere nato in Sudafrica. Ma la sua è stata
una mossa rischiosa perché è facile indovi­
nare la vera provenienza di una persona
dall’accento, dall’abbigliamento, dalla for­
ma del viso o dall’andatura. Gli uomini gli
hanno preso il telefono e tra i contatti han­
no trovato molti nomi e numeri chiaramen­
te riconducibili allo Zimbabwe. “Sei un
criminale!”, gli ha detto uno di loro. Il resto
della folla, pur non avendo sentito lo scam­
bio di battute, ha pensato che avessero cat­
turato uno dei teppisti. E così Farai è stato
preso a spintoni. I suoi aggressori gli hanno
ordinato di gettarsi tra le iamme della bot­
tega. Le grida di chi lo voleva morto erano
più forti delle implorazioni dei pochi che
protestavano: “Ma no, lo conosciamo, è
innocente!”. Farai è riuscito a divincolarsi
e si è messo a correre. Ma a un certo punto
è caduto e la folla gli è piombata addosso.
Un’ora dopo mi ha telefonato Golden
Mtika, un amico che abita a Diepsloot.
Aveva girato un video della scena, rischian­
do grosso. Golden era sconvolto dallo spet­
tacolo a cui aveva assistito e parlava in mo­
do così afannato che non riuscivo a seguir­
lo. Ho sentito la frase “giustizia sommaria”.
Poi ha detto: “Si sono messi a picchiare
quel poveraccio inché non l’hanno ucciso
come un serpente”.
Grande divario
Golden è figlio di padre malawiano e di
madre sudafricana. Quando l’ho conosciu­
to gestiva una piccola taverna nell’Exten­
sion 1, un’attività insolita per un mormone
come lui, che non ha mai bevuto alcol. Do­
po che una notte i ladri gli hanno portato
via tutte le bottiglie dal magazzino, Golden
ha deciso di chiudere per dedicarsi esclusi­
vamente all’altra sua occupazione, cioè
scattare foto e cercare notizie per il tabloid
Daily Sun. Golden aferma di aver fotogra­
fato circa duecento vittime di omicidi. A
40 anni è una delle persone più famose
della township ed è in grado di metterti in
contatto sia con gli angeli sia con i diavoli
di Diepsloot. Ha due cellulari che squillano
in continuazione. Molti lo considerano il
loro personale “buon samaritano” ed esse­
re suoi amici è costoso perché è sempre
impegnato a fare collette per pagare il fu­
nerale a un povero o per assicurare il so­
stentamento di un orfano.
La mia vita in Sudafrica era molto di­
versa: avevo una casa in aitto al Dainfern
golf and residential estate, una delle molte
zone residenziali private protette da alte
mura sormontate da ilo elettriicato. Le
abitazioni sono ampie, hanno ingressi
36 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
adorni di fontane con pesci rossi e casca­
telle, ma il quartiere è claustrofobico e si
trova talmente a nord che gli unici posti
che potevo raggiungere facilmente erano
la township di Diepsloot e la scuola privata
frequentata da mio iglio. Secondo alcuni
economisti, quella sudafricana è la società
più diseguale del mondo ed efettivamente
bastano dieci minuti di auto per passare da
un’estremità all’altra di questo divario.
Ogni mattina, mentre mi allontanavo da
Dainfern, vedevo persone che venivano a
lavorare a piedi: erano le nostre cameriere
e i nostri giardinieri, che abitavano a Diep­
sloot. Io facevo spesso la strada in senso
contrario.
Quella mattina sono uscito per andare
a vedere il ilmato. Durava meno di tre mi­
nuti perché Golden, per timore di essere
scoperto, aveva spento più volte
la videocamera. Nelle riprese si
vede Farai a terra, che usa la
gamba sinistra per parare i colpi
di un uomo che brandisce un
blocco di legno, mentre altri gli
lanciano sassi da dietro e lo bastonano. Fi­
no a questo punto si può ancora pensare
che il giovane possa scampare ai suoi ag­
gressori. Ma nella scena seguente lo si ve­
de gravemente ferito e allo stremo delle
forze. I suoi sforzi per sfuggire alla furia
della folla sono inutili e inisce in un fosso
Da sapere
u Diepsloot è una township a nord di
Johannesburg con più di 150mila abitanti, che
vivono nelle case di mattoni costruite dal
governo o nelle baracche. È nata nel 1995 per
accogliere persone che vivevano in altre
township troppo afollate. Poco distante sorge
la miniera di platino di Marikana, di proprietà
dell’azienda Lonmin, dove il 10 agosto 2012 è
cominciato uno sciopero non autorizzato dei
minatori per chiedere aumenti di salario. Il 16
agosto la polizia ha sparato contro i lavoratori
uccidendone 34. Nelle violenze dei giorni
prima erano morti 11 minatori e due poliziotti.
pieno d’acqua sporca. Mentre striscia fuori
aggrappandosi con le mani alla terra smos­
sa, un uomo con i pantaloni blu gli dà un
calcio nelle costole e Farai cade all’indietro
nella pozzanghera. Alcuni – compresi dei
bambini – si fanno largo tra la folla per assi­
stere alla scena.
Poi il video fa un salto in avanti: Farai è
di nuovo schiena a terra, sembra quasi
morto ma respira ancora. Ha una ferita alla
testa da cui perde sangue. Riesce a solleva­
re la mano sinistra ma quel suo semplice
movimento incita gli aggressori a ripren­
dere il pestaggio. Per alcuni dei presenti,
quegli ultimi feroci colpi sono troppo im­
pressionanti. Un ragazzino con un pallone
da calcio guarda da un’altra parte. Altri fe­
steggiano il trionfo degli aggressori. Tra
loro una ragazza esile con una canottiera
rosa aderente, che entra ed esce
dall’inquadratura varie volte.
Prima che Golden spenga di
nuovo la videocamera, la ragaz­
za solleva in aria un blocco di ce­
mento preparandosi a scagliarlo
addosso a Farai, che è a terra, soprafatto
dai colpi. Dopo un bel po’ di tempo arriva
la polizia, che impedisce alla folla di dare
fuoco a Farai e assiste ai suoi ultimi respi­
ri.
Quando abbiamo visto il ilmato sullo
schermo della sua videocamera, Golden e
io eravamo seduti in auto. Lui continuava a
ripetere: “L’hanno ammazzato come un
serpente”.
Descritto come un paese di bellezza
spettacolare e come un faro di democrazia,
il Sudafrica è noto anche per la criminalità.
Non tanto per il numero dei reati ma per la
loro violenza. Certo, è diicile fare con­
fronti tra paesi diversi, ma le statistiche
mondiali sugli omicidi sono considerate
relativamente attendibili. E quelle statisti­
che attribuiscono al Sudafrica uno dei tassi
più alti del mondo, sette volte maggiore
rispetto a quello degli Stati Uniti. È elevata
anche l’incidenza degli stupri: secondo
uno studio del 2011, il 37 per cento degli
abitanti maschi della provincia di Gauteng
– quella di Johannesburg – ha ammesso di
aver costretto almeno una volta una donna
ad avere rapporti sessuali.
La criminalità è in cima alle preoccupa­
zioni del paese. Nel 2007 il governo ha spe­
so 500mila dollari per capire come mai i
reati sono così spesso accompagnati da
una tale violenza. Ma le conclusioni sono
state deludenti perché i ricercatori si sono
limitati a citare i fattori che tutti conoscono
bene: troppe armi in giro, troppa povertà,
la diicile storia del paese.

Quasi tutti gli studiosi fanno risalire i
problemi del Sudafrica al peccato originale
dell’apartheid, una specie di tara ereditaria
della nazione arcobaleno fondata da Nel-
son Mandela diciotto anni fa. In fin dei
conti la violenza è stata lo strumento della
dominazione dei bianchi: la tortura e l’omi-
cidio erano considerati necessari per pre-
servare l’equilibrio razzista. Oggi il regime
dell’apartheid è inito, ma rimangono la
rabbia contenuta a stento di quelli che so-
no stati oppressi a lungo e gli efetti perver-
si che il sistema ha avuto sulla vita delle
famiglie, sulla scuola e sul mercato del la-
voro.
Il Sudafrica ha quasi cinquanta milioni
di abitanti ed è il paese più ricco del conti-
nente ma ha uno dei tassi di occupazione
più bassi del mondo. La maggioranza dei
disoccupati non ha mai avuto un lavoro e
un terzo degli occupati guadagna meno di
150 dollari al mese. I bianchi, che formano
il 9 per cento della popolazione, hanno un
reddito medio sette volte più alto di quello
dei neri. Tuttavia, come sostiene il crimi-
nologo sudafricano Antony Altbeker, la
povertà non porta necessariamente alla
criminalità ed esistono molti altri paesi che
hanno alle spalle una lunga storia di op-
pressione. Nel libro A country at war with
itself (Jonathan Ball publishers 2007),
Altbeker sostiene che in Sudafrica i com-
portamenti violenti sono diventati un “fe-
nomeno culturale” o una forma di “espres-
sione di sé” per una minoranza signiicati-
va di giovani maschi. La violenza oggi si
alimenta con la sua stessa energia.
Per proteggersi, i ricchi hanno dato il
via a una corsa agli armamenti con i loro
vicini e circondano le loro case di mura
sempre più alte. In Sudafrica un posto di
lavoro su 14 è nel settore della sicurezza
privata. I più vulnerabili alla criminalità
sono i poveri, che vivono in mezzo a crimi-
nali altrettanto poveri. Ai tempi dell’apar-
theid la polizia era incaricata della repres-
sione e oggi fatica a guadagnarsi la iducia
delle persone che deve proteggere. Gli epi-
sodi di giustizia sommaria si verificano
soprattutto negli insediamenti irregolari.
Gli abitanti di Diepsloot, un vero e proprio
mare di baracche, prendono in giro i poli-
La fermata dei taxi a Diepsloot, 2011
ziotti deinendoli degli incapaci, nel mi-
gliore dei casi, o, nel peggiore, dei ladri. I
tribunali distano un giorno di viaggio e il
giusto processo rimane ancora un ideale
non realizzato. Molti poveri, che vivono in
alloggi senza corrente elettrica e con i ba-
gni in comune, sentono il bisogno di farsi
giustizia da soli.
I fratelli di Farai
Con Golden Mtika avevamo già scritto un
articolo sulla giustizia sommaria. Entram-
bi eravamo rimasti turbati da alcuni episo-
di ma in pratica non avevo mai visto come
si svolge la spietata missione dei vigilantes
volontari. La morte atroce di Farai ha su-
scitato in me degli interrogativi a cui dove-
vo dare una risposta, altrimenti mi avreb-
bero tormentato per sempre. Così ho chie-
sto a Golden: “Chi era quel ragazzo? Aveva
fatto davvero qualcosa di male?”.
Il pomeriggio dopo ho conosciuto tre
dei quattro fratelli della vittima. Hanno
tutti un lavoro e abitano nell’Extension 2.
Quando hanno annunciato la morte del
fratello alla madre, che vive nello Zimbab-
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 37
Sudafrica
we, lei ha esclamato: “Perché non eravate
con lui?”. Una domanda terribile, che si fa­
cevano anche loro: non avrebbero potuto
salvare Farai dalla folla, ma si vergognava­
no di non essere morti al suo ianco.
I tre fratelli – Clemence, James e Wa­
shington – sono stati molto educati e mi
hanno ringraziato per essermi interessato
a loro fratello. Il più grande, Clemence, è
quello che parla meglio l’inglese e può per­
mettersi di pagare 80 dollari al mese per
l’aitto di un monolocale in un grande edi­
icio a forma di U lontano dalle baracche.
“Ancora non riesco a crederci”, mi ha det­
to. “È difficile trovare qualcuno che sia
davvero in grado di spiegare cos’è successo
perché qui la gente ha paura e io sono im­
potente, debole, esausto”.
I fratelli sono molto legati tra loro e Cle­
mence si è già dato da fare per risolvere i
problemi del recupero della salma di Farai
e del trasporto nel loro villaggio natale,
Mukukuzi, nel sudest dello Zimbabwe.
Clemence lavora in un’agenzia turistica e il
suo capo gli ha prestato un’auto. Ma dove­
va ancora noleggiare un rimorchio, com­
prare una bara, pagare le pompe funebri e
organizzare il rinfresco. La spesa comples­
siva era spaventosa: mille dollari, se non di
più.
Incubi
È stato proprio il denaro ad attirare i quat­
tro fratelli in Sudafrica. Clemence è arriva­
to per primo nel 1998 e gli altri tre l’hanno
seguito uno dopo l’altro: l’ultimo, Farai,
era arrivato nel 2006. In passato lo Zimba­
bwe è stato il granaio della regione ma Ro­
bert Mugabe, 88 anni, al governo da
trent’anni, ha fatto sprofondare il paese
nella crisi economica. Il cibo scarseggia e
l’inlazione si è mangiata i risparmi degli
abitanti, che sono fuggiti a milioni. Si stima
che un quarto della popolazione sia emi­
grato all’estero.
Il Sudafrica è la principale destinazione
della diaspora zimbabwiana. I sudafricani
poveri disprezzano i nuovi arrivati, che so­
no disposti ad accettare salari molto bassi.
Nel maggio del 2008 in molte città sudafri­
cane sono esplose delle violenze contro gli
immigrati. Farai e uno dei suoi fratelli si
sono rifugiati a Mukukuzi inché non si so­
no fermate le uccisioni. In quel periodo
sono morte almeno sessanta persone, mol­
te delle quali provenienti dallo Zimbabwe,
e circa 35mila stranieri sono stati costretti a
lasciare le loro case.
Farai era uno dei pochi immigrati che
erano riusciti a trovare un lavoro decente.
Faceva l’imbianchino e guadagnava cento
38 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Siphiwe non diceva
mai la verità. “Come
faccio a farlo smettere
di mentire?”, ho
chiesto a sua madre.
E lei: “Bisogna
riempirlo di botte”
dollari alla settimana. Il suo datore di lavo­
ro, Don Myburgh, è un vecchio sgradevole
dai capelli bianchi arrufati. “Quel bastar­
do mi fregava la vernice, avrei dovuto li­
cenziarlo”, mi ha detto. Gli ho chiesto per­
ché non l’avesse fatto. Mi ha risposto:
“Questi tizi sono uno peggio dell’altro”.
Farai era sposato e nell’agosto del 2010
sua moglie Caroline ha partorito la loro se­
conda iglia, Nancy. Il Natale successivo la
famiglia era andata a Mukukuzi a trovare i
parenti. Sembra che in quei giorni Farai
fosse turbato. Da settimane era persegui­
tato da incubi in cui lui e suo fratello Wa­
shington combattevano contro nemici che
non riconoscevano. Sogni come questi, se­
condo le credenze tradizionali, signiicano
che i tuoi nemici ti hanno lanciato il maloc­
chio.
Il 29 dicembre 2010 Farai era tornato a
Diepsloot mentre sua moglie era rimasta a
Mukukuzi con i bambini. Allarmati da quei
sogni, Farai e Washington avevano aderito
a una chiesa che metteva insieme Gesù e la
stregoneria. Avevano cercato di
scongiurare il pericolo aidan­
dosi a due persone della congre­
gazione che hanno fama di esse­
re dei veggenti.
Il giorno prima di morire, il 21
gennaio 2011, Farai aveva trascorso la not­
te all’aperto, digiunando e pregando sotto
le stelle in quasi all’alba insieme a decine
di altri fedeli. Vestiti con tuniche bianche, i
due fratelli avevano danzato e intonato in­
ni in una sorta di maratona devozionale.
Poi, poco prima dell’alba, erano tornati a
Diepsloot. Farai era andato a dormire nella
sua baracca, un tugurio di pochi metri qua­
drati arredato con un letto pieno di bozzi,
un tavolino, secchi di vernice usati come
taniche dell’acqua e abiti ammonticchiati
in un cesto di vimini. L’unica luce proveni­
va da una lunga candela bianca inilata in
una bottiglia di Coca­Cola.
Al risveglio, verso le nove di mattina,
Farai aveva mangiato della zuppa d’avena
cotta su un fornelletto. Washington era an­
dato a fare colazione da lui e poi si erano
diretti a piedi verso la strada principale di
Diepsloot, dove decine di ambulanti ven­
dono vestiti usati. A quel punto i due fratel­
li si erano divisi: Washington era andato a
vedere un incontro di wrestling in un loca­
le, mentre Farai era tornato verso la sua
baracca nell’Extension 2. Sulla strada ave­
va incontrato un’amica, Precious Mbedzi,
anche lei dello Zimbabwe. In seguito Pre­
cious ha raccontato che Farai le aveva chie­
sto di fargli il bucato e che si erano messi a
contrattare sul prezzo senza raggiungere
un accordo. A un certo punto avevano sen­
tito il rumore della folla e si erano diretti
entrambi, seguendo strade diverse, verso
il punto da cui proveniva il fumo.
Due giorni dopo, la polizia ha arrestato
sette persone sospettate di essere coinvol­
te nella morte di Farai Kujirichita e in quel­
la di Patries Zonke, vittima di un preceden­
te episodio di giustizia sommaria. I due
omicidi erano avvenuti a undici ore di di­
stanza e l’articolo di Golden Mtika su que­
sti fatti è inito sulla prima pagina del Daily
Sun.
Un altro giornale, lo Star, ha mandato
un cronista sul posto per pubblicare una
seconda puntata. Mentre il giornalista rac­
coglieva informazioni è scoppiata una ri­
volta contro la polizia. Alcuni manifestanti
consideravano gli arresti come un afronto
a vigilantes ben intenzionati. Altri pensa­
vano semplicemente che i poliziotti aves­
sero preso le persone sbagliate.
Lo Star ha aperto con il titolo “Anarchia
a Diepsloot” ma, in base alla mia esperien­
za, quel giorno la violenza non
era più del solito. Durante il gior­
no le strade erano sicure, di notte
erano eccezionalmente perico­
lose. Tuttavia il clamore della
stampa ha spinto un’esponente
dell’amministrazione provinciale, Faith
Mazibuko, a partecipare a una riunione
sotto un tendone. Mazibuko ha cercato di
accattivarsi le simpatie del pubblico espri­
mendo comprensione per le lamentele de­
gli abitanti: i poliziotti non pattugliano mai
le strade a piedi, ci mettono ore per inter­
venire e preferiscono intascare bustarelle
invece di arrestare i criminali. Il discorso è
stato calorosamente applaudito finché
Mazibuko non ha condannato la giustizia
sommaria. Da quel momento i ischi han­
no preso il sopravvento sugli applausi.
Malgrado tutti i suoi difetti, per un cer­
to tempo la polizia si è impegnata a dare la
caccia agli assassini di Farai. Golden Mti­
ka, però, non ha mostrato il video alle forze
dell’ordine: “Se mi faccio la fama di infor­
matore, sono un uomo morto”. Ma agli in­
 Dipuo Seanego, 2011
quirenti è arrivato un altro video girato con
un cellulare che conteneva più o meno gli
stessi indizi. Le sette persone arrestate per
prime sono state rilasciate, ma altre quat-
tro, tra cui due adolescenti, sono state fer-
mate con l’accusa di omicidio.
Tra i nuovi sospetti non c’erano i tre
principali aggressori che si vedono nel vi-
deo e che sono scappati appena la polizia
ha cominciato a indagare. Invece la ragaz-
za con la canottiera rosa, quella che solleva
in aria un blocco di cemento, è stata arre-
stata. Si chiama Dipuo, quando le ho parla-
to aveva 17 anni, ma con la camicia bianca
e la giacca grigia dell’uniforme della scuo-
la sembrava più piccola. L’arresto l’ha mes-
sa a dura prova, tanto che durante una del-
le udienze in tribunale si è sentita male per
l’agitazione. Eppure non ha manifestato
curiosità nei confronti dell’uomo che era
morto ai suoi piedi. “La mamma della mia
amica dice che hanno ammazzato la per-
sona sbagliata”, mi ha detto. Poi, scrollan-
do le spalle, ha aggiunto: “Io che ne so?”.
Siphiwe, il ragazzino in testa al corteo,
si è dimostrato ancora meno dispiaciuto.
L’ho intervistato sette volte, più che abba-
stanza per capire che raramente dice la
verità. “Come faccio a farlo smettere di
mentire?”, ho chiesto a sua madre Onic-
cah. E lei, con aria di commiserazione: “Bi-
sogna riempirlo di botte”. Siphiwe è il mag-
giore dei suoi tre igli maschi, avuti con tre
uomini diversi. Oniccah ha ammesso di
aver perso ogni controllo su di lui già da un
pezzo. Suo iglio si era messo a frequentare
un giro di ladruncoli che fumavano mari-
juana e raramente tornava a casa la sera.
I due adolescenti sono stati rilasciati e
aidati alla custodia delle madri. Invece gli
altri due sospetti, Walter Baphadu ed
Evens Matamisa, sono initi in carcere a
Pretoria. Li conoscevo da due anni e dubi-
tavo che fossero coinvolti nell’omicidio.
Erano due entusiastici sostenitori della
giustizia sommaria ma la sapevano lunga.
Mi sembravano troppo svegli per uccidere
un uomo sotto gli occhi di centinaia di per-
sone.
Due vigilantes
Baphadu è stato il capo della squadra di vi-
gilanza privata degli abitanti dell’Exten-
sion 1, uno dei tanti gruppi di cittadini ui-
cialmente autorizzati ad aiutare la polizia.
Di queste organizzazioni ne esistono in
tutto il paese ma agiscono in modi diversi.
A Diepsloot gli abitanti denunciano i reati
Siphiwe Mailika, 2011
sia alla vigilanza privata sia alla polizia. I
componenti della squadra agiscono in pro-
prio compiendo retate tra i sospetti. A volte
li consegnano alle forze dell’ordine, ma più
spesso celebrano un processo sommario
ed eseguono la condanna sotto forma di
pestaggi, multe e misure di ostracismo. Al-
cuni componenti di questa squadra ne
hanno approittato per riscuotere denaro
in cambio della loro protezione o sosti-
tuendosi alle autorità che hanno il compito
di assegnare le baracche.
Baphadu faceva il muratore ma era con-
vinto di essere stato chiamato a svolgere
una missione più nobile, quella di scerifo
volontario. Alle spalle aveva una lunga sto-
ria di contrasti con la polizia. Arrestato nel
2009 per gli eccessi della sua squadra di
vigilantes, si era talmente risentito da di-
mettersi dal suo incarico uicioso di tutore
dell’ordine.
Matamisa svolgeva lo stesso compito
ma in modo diverso. Era a capo di un grup-
po dell’Extension 1, i Comrades (i compa-
gni), che si spacciano per servitori della
giustizia, ma sono piuttosto dei picchiatori
a contratto. Qualcuno li assolda per recu-
perare oggetti che gli sono stati rubati, ma
anche per strangolare una moglie infedele
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 39
Sudafrica
o una persona sgradita. In questo modo i I Comrades, un gruppo di vigilantes di Diepsloot, 2011
Comrades si sono fatti molti nemici. Quan-
do sono andato a trovare Walter Baphadu
ed Evens Matamisa in carcere, abbiamo
parlato attraverso un vetro molto spesso e
loro hanno negato qualsiasi coinvolgimen-
to nella morte di Farai. Bahadu si è lamen-
tato della violenza nella società.
Anche Golden Mtika non ne poteva più
della criminalità. Aveva voglia di vivere
come la maggioranza dei sudafricani, cioè
lontano dai problemi della township, e sta-
va mettendo da parte i soldi per portare via
la sua famiglia da Diepsloot. La polizia, i
vigilantes, semplici conoscenti gli telefo-
navano a tutte le ore per informarlo di omi-
cidi, stupri e furti nelle case, informazioni
che gli tornavano utili per il suo lavoro di
cronista, ma che lo facevano sentire svuo-
tato. “Tutte le vittime mi chiedono aiuto”,
mi ha detto, “ma io non posso aiutare tut-
ti”.
L’inchiesta sulla morte di Farai è stata
estenuante. Per cominciare siamo andati
dov’era stato ucciso e abbiamo fatto delle
domande agli abitanti del posto, allargan-
do ogni giorno di più il raggio delle perlu-
strazioni. Degli avvenimenti di quel sabato
ci sono state proposte versioni molto diver-
se tra loro e quasi tutte piene di errori. I te-
stimoni non mentivano deliberatamente:
era solo che la scena era stata caotica e in
mezzo alla folla era diicile vedere e senti-
re qualcosa. Nei momenti più drammatici
molte persone si erano voltate dall’altra
parte e dopo i fatti hanno raccontato ver-
sioni contrastanti. Come succede spesso,
ogni volta che tornavano a riferire l’acca-
duto modiicavano perino i particolari più
importanti.

Le colpe del padre manifestazioni di gioia della folla: Wilson Kujirichita.

A me non interessava sapere chi avesse in-
ferto i colpi mortali ma perché la folla se
l’era presa proprio con Farai. Chi aveva in-
formazioni attendibili era diicile da tro-
vare o non voleva parlare. Nel giro di una
settimana, io e Golden abbiamo attirato
troppe attenzioni. Così ho reclutato un
gruppetto di “mediatori” che hanno orga-
nizzato gli incontri con i testimoni oculari.
Ma spesso le persone che volevamo inter-
rogare non si presentavano e si facevano
vivi molti mitomani.
Anche i familiari di Farai stavano cer-
cando di capire perché gli assassini aveva-
no sospettato di lui. Il più religioso dei tre
fratelli, James, era il più interessato a ven-
dicarsi: “Lo spirito di Dio li fulminerà, non
potranno sopravvivere”. Anche Clemence,
il maggiore, ha commentato con rabbia le
“Cos’avevano da festeggiare?”.
Dopo alcune settimane di indagini mi
sono reso conto che i tre fratelli considera-
vano la morte di Farai attraverso un’ango-
lazione diversa dalla mia. Gli ho sentito ri-
petere più volte frasi che ho annotato e poi
distrattamente dimenticato. L’omicidio,
che deinivano “cattiva sorte”, si era verii-
cato “in un giorno di natura pericolosa”,
come conseguenza di una cattiva muthi,
cioè di una medicina sbagliata.
Per i fratelli, la folla violenta era stata
solo uno strumento della morte di Farai: la
causa occulta erano le forze scatenate nel
cuore dello Zimbabwe da un potentissimo
n’anga o guaritore tradizionale – loro lo
chiamavano lo “stregone” – il cui sapere
segreto legava il mondo dei vivi a quello
degli spiriti. Quell’uomo era il loro padre,
Secondo la tradizione del popolo sho-
na, quando qualcuno muore, indipenden-
temente dall’età, i suoi familiari si mettono
alla ricerca della causa del decesso: non la
spiegazione scientiica, ma la cattiva azio-
ne che può aver provocato una malattia
improvvisa o un incidente mortale. Mentre
i cristiani per scoprirla si aidano a un veg-
gente, i seguaci delle religioni tradizionali
si rivolgono a un n’anga. Da queste consul-
tazioni emerge spesso che la colpa è di un
familiare del morto, che allora deve pagare
un indennizzo, spesso sotto forma di be-
stiame.
Nel dicembre del 2010 la moglie di Wa-
shington aveva partorito un maschio, che
però era subito morto. Un veggente aveva
detto che la colpa del decesso era del non-
no del bambino, cioè il n’anga Wilson Kuji-

40 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

richita, che ovviamente aveva respinto
l’accusa. Da allora Wilson si era riiutato di
partecipare a qualsiasi discussione fami­
liare sull’accaduto. Per giunta aveva am­
monito i igli che se non avessero lasciato
perdere l’argomento ci sarebbero state del­
le “conseguenze”.
Il termine scelto dal padre era carico di
presagi. Quando la folla inferocita ha ucci­
so Farai, i fratelli hanno concluso che la
minaccia di Wilson si era avverata. I fratel­
li erano così arrabbiati con il padre che,
quando sono rientrati a Mukukuzi con la
salma, l’hanno aggredito a pugni e calci.
Sono dovuti intervenire gli abitanti del vil­
laggio per salvare il n’anga.
A quel punto i tre fratelli hanno deciso
di costringerlo ad abbandonare la sua atti­
vità facendo sparire tutti gli oggetti da lui
usati nelle sue pratiche esoteriche. L’han­
no portato a sessanta chilometri di distan­
za e hanno gettato i suoi strumenti nelle
acque del iume Sabi.
Nati altrove
La repubblica del Sudafrica è ancora abba­
stanza giovane per essere deinita un mira­
colo. La “puzzola del mondo”, come Nel­
son Mandela chiamava lo stato dell’apar­
theid, è stata trasformata con mezzi pacii­
ci in una democrazia costituzionale. Di
aspetti deludenti, indubbiamente, ce ne
sono. L’ottimismo dei primi anni – l’idea
esaltante che il Sudafrica potesse essere un
esempio e ispirare ogni leader illuminato
– è tramontato da un pezzo. Nelson Man­
dela è un fragile vecchietto di 94 anni. No­
nostante sia tuttora l’uomo più amato e ri­
spettato della Terra, durante gli anni al
potere la sua organizzazione, l’African na­
tional congress (Anc), è diventata “l’enne­
simo sporco partito”, per dirla con le parole
dello storico Martin Meredith.
Nonostante gli errori dell’Anc, i poveri
del Sudafrica hanno beneiciato dell’evo­
luzione politica del paese: il governo ha
costruito due milioni e mezzo di abitazio­
ni, ha portato l’energia elettrica in otto mi­
lioni e mezzo di case, ha triplicato il nume­
ro dei sudafricani che hanno accesso
all’acqua potabile.
I progressi sarebbero ancora più grandi
se la povertà non crescesse così rapida­
mente. Oggi i sudafricani si spostano nelle
città e dal 1994 il numero degli insedia­
menti informali è aumentato di dieci volte,
ino a raggiungere i 2.700. Oggi nelle town­
ship del Sudafrica vivono più di un milione
e 200mila famiglie.
Quasi tutti gli abitanti di Diepsloot so­
no nati in un’altra township, in un altro vil­
L’opinione
Lavoratori contro lo stato
Justice Malala, Mail & Guardian, Sudafrica
All’origine della morte dei
minatori di Marikana ci sono
povertà, diseguaglianza e
disoccupazione
uella della sparatoria del 16 ago­
Q sto alla miniera di Marikana del­
la Lonmin, un’azienda quotata
alla borsa di Londra, è la storia di un
sindacato troppo legato al mondo degli
afari, di un nuovo sindacato populista
che ha sfruttato la frustrazione dei la­
voratori per afermarsi e del fallimento
della polizia. Questa storia mette in
evidenza anche le debolezze strutturali
del Sudafrica, uno dei due paesi con le
maggiori diseguaglianze sociali al
mondo (l’altro è il Brasile): all’origine
della sparatoria, in cui la polizia ha uc­
ciso 34 minatori e ne ha feriti 78, ci so­
no la povertà, la diseguaglianza e la di­
soccupazione.
Il sindacato National union of
mineworkers (Num), che ha 360mila
iscritti, nacque negli anni ottanta per
combattere l’apartheid nelle leggi sul
lavoro. Sotto la guida di Cyril Rama­
phosa – che oggi ironicamente siede
nel consiglio d’amministrazione della
Lonmin – la Num è diventata una delle
due sigle più importanti della confede­
razione dei sindacati sudafricani Cosa­
tu, un potente alleato dell’African na­
tional congress (Anc), il partito al pote­
re dal 1994.
Negli ultimi anni la Num si è divisa
a causa delle lotte di successione inter­
ne all’Anc. L’attuale leadership è schie­
rata con il presidente Jacob Zuma nella
sua corsa per un secondo mandato. Il
sindacato ha pagato un prezzo molto
alto per queste posizioni. Alle miniere
della Lonmin le iscrizioni alla Num so­
no scese dal 66 al 49 per cento. E alcu­
ni suoi ex leader, delusi o espulsi
dall’organizzazione, hanno fondato un
nuovo sindacato l’Association of mine­
workers and construction union (Am­
cu). Il tallone d’Achille della Num sono
i rapporti troppo stretti con i proprietari
delle miniere e con l’organizzazione
degli imprenditori del settore. Il suo se­
gretario, Frans Baleni, critica le propo­
ste di nazionalizzare le miniere più di
quanto facciano gli industriali. Si dice
anche che il sindacato abbia accettato
accordi che concedono ai lavoratori so­
lo miseri aumenti salariali.
Pronti allo scontro
L’Amcu, invece, ha attirato molti con­
sensi promettendo agli addetti alla per­
forazione (i protagonisti dello sciopero
di questi giorni) una paga di 12.500
rand al mese (1.200 euro) contro i quat­
tromila che prendono oggi. Nell’ultimo
mese il sostegno all’Amcu nelle minie­
re della Lonmin è cresciuto del 19 per
cento e il sindacato ha dato il via a uno
sciopero non autorizzato, che ha assun­
to in fretta toni violenti. I leader
dell’Amcu si sono dimostrati pronti allo
scontro. Nel frattempo la Num ha per­
so credibilità: i suoi leader si sono riiu­
tati di uscire dai mezzi corazzati della
polizia per parlare con i lavoratori. E
non hanno dato l’impressione di avere
un piano preciso per mettere ine allo
sciopero.
Anche la polizia ha perso credibili­
tà: il fatto che il 16 agosto siano morte
34 persone in tre minuti fa pensare a
scene di panico. Il direttore della Lon­
min era stato ricoverato in ospedale per
un malore e l’azienda era senza una
guida. L’Amcu, invece, ha cominciato a
organizzare anche i lavoratori più pove­
ri che vivono nelle baraccopoli, dove la
polizia non entra neanche più. Per que­
ste persone non si tratta solo di una
questione sindacale, ma di uno sciope­
ro contro lo stato e i ricchi. Joseph Ma­
thunjwa, uno dei leader dell’Amcu, ha
dichiarato ai lavoratori: “Non ce ne an­
diamo. Se necessario, siamo pronti a
morire”. u gim
Justice Malala è un commentatore poli-
tico sudafricano. Scrive una column per il
quotidiano The Times di Johannesburg e
conduce il talk show The Justice factor.
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 41
Sudafrica
laggio o all’estero. Il loro legame con il ter-
ritorio è supericiale e l’unica cosa a cui
ambiscono sono i cinquemila alloggi a ca-
none sovvenzionato costruiti dal governo:
due camere da letto, soggiorno, bagno e
cucina con gas, luce elettrica e acqua cor-
rente. Per di più questi alloggi assicurano
agli assegnatari un reddito costante. Molti
costruiscono in cortile una serie di barac-
che, che poi subaittano. Gli inquilini si
affrettano a realizzare un collegamento
alla rete elettrica e idrica, ed ecco che i sen-
za terra diventano padroni di casa, andan-
do a formare l’aristocrazia delle township.
Ho chiesto alle madri dei due adole-
scenti accusati dell’omicidio di Farai se
avessero fatto domanda per l’assegnazio-
ne di alloggi ad aitto sovvenzionato. Una
di loro, Oniccah, la madre di Siphiwe, mi
ha risposto che si era messa in lista nel
1998. Rosina, la mamma di Dipuo, era in
attesa dal 2004.
Ho parlato con le due donne a febbraio,
dopo un’udienza in tribunale. Avevo porta-
to madri e figli a pranzo allo Spur Steak
Ranch, uno dei ristoranti del centro com-
merciale Fourways, dal mio lato del coni-
ne ricchi-poveri. Siphiwe, che quel giorno
era di ottimo umore e in vena di spaccona-
te, mi ha subito rivelato che l’omicidio di
Farai non era l’unico a cui aveva partecipa-
to. Qualche settimana prima c’era stato un
altro episodio di giustizia sommaria, e cioè
la punizione del “capo di tutti i ladri”, un
altro dei tizi colpevoli di aver “rubato” il
cellulare di Siphiwe.
All’epoca del nostro primo incontro,
Siphiwe aveva afermato di non sapere as-
solutamente nulla della morte di Farai, ma
ora che confessava allegramente, provavo
un certo turbamento: il tono era troppo
spensierato per l’argomento di cui si parla-
va. Allora, per cambiare registro, ho tirato
fuori una foto di Farai. Mostrava un ragaz-
zo sorridente in maglietta e pantaloni
bianchi, con i capelli rasati a zero secondo
la moda, che posava con la mano sinistra
sul ianco. Tutte le persone sedute intorno
al tavolo hanno chiesto di vedere la foto.
“Sembra un signore”, ha commentato Di-
puo, sorpresa di vederlo così attraente.
L’unica altra volta che l’aveva visto, aveva
il volto gonio e coperto di sangue.
Golden, che faceva da interprete, era
impaziente di afrontare la ragazza: “Non
capisco, Dipuo”, ha detto irritato. “Perché
ti sei unita alla folla?”. Ma lei non sapeva
cosa rispondere. Sua madre Rosina, che di
solito è troppo timida per aprire bocca, è
rimasta turbata dall’apparente indiferen-
za della iglia e si è sentita in colpa perché
42 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Ho tirato fuori una
foto di Farai. Mostrava
un ragazzo sorridente
in maglietta e
pantaloni bianchi, con
i capelli rasati a zero
secondo la moda
quel giorno non era a Diepsloot. Ma Dipuo
sapeva benissimo che sua madre non vole-
va che andasse dove c’è gente che litiga.
Nella fase iniziale del caso, la giustizia
ha dato l’impressione di muoversi in tempi
accettabili: a sentire la polizia, il processo
poteva cominciare entro un mese. Da allo-
ra, però, non si è mosso più niente. Ogni
data che il tribunale ha issato per una nuo-
va udienza è stata una formalità senza esi-
to. Secondo l’accusa servono nuove inda-
gini. E i principali responsabili del crimine
sono ancora liberi.
Le accuse contro Evens Matamisa sono
state ritirate. Alcuni testimoni hanno par-
lato di un tale con i dreadlock che si fa chia-
mare Rasta. Ma a Diepsloot gli uomini che
portano questo tipo di acconciatura sono
molti e quasi tutti hanno lo stesso sopran-
nome. Semplicemente, Matamisa è il più
noto di tutti i Rasta. E comunque
è riuscito a dimostrare che quel
giorno si trovava altrove.
Contro Walter Baphadu, in-
vece, l’accusa di omicidio è rima-
sta in piedi. Alcuni testimoni, tra
cui Dipuo e Siphiwe, hanno afermato che
si trovava sulla scena del crimine, anche se
nessuno ha sostenuto che abbia colpito Fa-
rai. Quando Baphadu è stato rilasciato die-
tro il pagamento di 150 dollari di cauzione,
Golden e io abbiamo cercato di farci dire
quello che sapeva. A un certo punto mi so-
no perino messo a fare il poliziotto cattivo
come nei teleilm: “Secondo ben tredici
testimoni tu c’eri”, gli ho detto alzando la
voce ed esagerando il numero. Ma lui ha
continuato a negare di essere mai stato sul
luogo del delitto.
Una domenica pomeriggio abbiamo
trovato Siphiwe in giro per strada. La ma-
dre l’aveva buttato fuori di casa da qualche
settimana. Le rubava spesso dei soldi, ma
ultimamente l’aveva fatta troppo grossa:
aveva rubato le scarpe da ginnastica al
compagno della madre. Il giorno che l’ab-
biamo incontrato indossava il bottino: ma
stavolta non c’era traccia della sua solita
spacconeria. Lontano dalla madre non
aveva più nessuno che tenesse d’occhio il
calendario per lui, e quindi per ben due
volte non si era presentato in tribunale alla
data stabilita. Temendo che la polizia lo
mettesse in prigione, parlava a bassa voce.
Con la testa seminascosta dal cappuccio
della felpa marrone, sembrava solo un ra-
gazzino dall’aria stanca e bisognoso di un
bagno.
Era ancora il primo pomeriggio e Gol-
den portava l’abito buono, quello con la
cravatta rosa in tinta unita che aveva mes-
so al mattino per andare in chiesa.
Quell’abbigliamento sembrava fatto appo-
sta per mettere in risalto la sua rettitudine.
“Siphiwe, devi andare da tua madre, met-
terti in ginocchio e chiedere perdono”, gli
ha detto. “Il problema è che tu prima ti scu-
si, poi dopo qualche giorno ne combini
un’altra e lei perde la iducia in te”. Qui ha
fatto una pausa per lasciare che le sue pa-
role facessero efetto: “Guarda che il car-
cere non ti piacerà. Lì non sarà come a
Diepsloot, dove puoi andare in giro quanto
ti pare”.
Nessun rimorso
Non ero sicuro che avrei più rivisto Siphi-
we. Una volta mi aveva detto che a uccide-
re Farai si era “divertito”. Mi aveva fatto
arrabbiare ma non avevo detto niente. La
violenza della folla non è cieca e inconsa-
pevole: chi commette certe azio-
ni ha una mente, e menti del ge-
nere sono sempre in cerca di au-
toassoluzione. Certo, non era
soltanto colpa di Siphiwe se Farai
era stato assassinato: c’erano
stati anche altri che guidavano quella mas-
sa, altri che avevano aggredito il giovane e
sferrato i colpi mortali. Ma fra tutti i colpe-
voli quel ragazzino ribelle era il solo che mi
trovassi a portata di mano. Mi sono sentito
salire in gola un’ondata di rimproveri, ma
sono riuscito a dire soltanto: “Non dovevi
ammazzarlo”.
Siphiwe non aveva mai accennato a
sentirsi in colpa: mai il minimo segno che
tra lui e la sua coscienza fosse in atto un
braccio di ferro. D’accordo, l’inglese non è
la sua madrelingua ma quella sua sfronta-
tezza tornava a galla anche in una lingua
straniera. “Noi facciamo così”, ha detto in
tono di sfida. E tutto contento delle sue
scarpe nuove. u ma
L’AUTORE
Barry Bearak è un giornalista del New
York Times. Dal 2008 al 2011 è stato capo
dell’uicio di corrispondenza di
Johannesburg. Ora scrive di sport.
Internazionale20x27.indd 1 08/06/12 14.19
 Germania
LAIF/CONTRASTO
Il mondo collaudato
dai tedeschi
Dietmar H. Lamparter, Die Zeit, Germania. Foto di Thomas Ernsting
In Marocco le auto, in India le
stofe, in Portogallo i pannelli
solari. La precisione tedesca è
un’industria di successo
nell’economia globalizzata
C
ome si fa in Marocco a su-
perare il collaudo di
un’automobile rotta?
Semplice: si dà appunta-
mento al collaudatore in
un cafè e ci si fa rilasciare
un certiicato già timbrato. Secondo Xavier
Landouer, però, queste sono cose del pas-
sato. “Oggi la situazione è molto diversa”,
spiega il direttore della Dekra Automotive
44 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Klettwitz, Germania. Sistemi della Dekra per il collaudo degli autoveicoli
Maroc mentre ci dirigiamo in una filiale
della società di certiicazione tedesca a Ca-
sablanca. Nel 2007 il ministero dei traspor-
ti marocchino ha affidato alla Dekra un
compito che a quanto pare i tedeschi sanno
fare particolarmente bene: controllare. Con
il loro aiuto il Marocco voleva creare inal-
mente un sistema efficiente di revisione
degli autoveicoli. E l’azienda ha tenuto fede
alla sua fama: “Solo il 5 per cento dei mezzi
in circolazione non supera il controllo”, dice
Landouer.
Controllare e certiicare sono le attività
di Tüv Süd, Tüv Rheinland, Tüv Nord e
Dekra, quattro aziende i cui servizi non si
limitano alla revisione degli autoveicoli. In
Cina controllano giocattoli, forni a micro-
onde e lampadine a led, mentre in India si
occupano di prodotti tessili e alimentari. In
Portogallo ispezionano gli impianti solari e
a Singapore gli ascensori. La Turchia com-
pra le centrali nucleari sudcoreane solo se
hanno il via libera dei tedeschi. Le turbine
eoliche al largo delle coste svedesi sono in-
stallate esclusivamente in presenza di un
attestato proveniente dalla Germania. I te-
deschi si occupano anche degli apparecchi
di misurazione usati sulle piattaforme pe-
trolifere offshore scozzesi e dei processi
produttivi e amministrativi delle imprese
brasiliane.
Tutto è cominciato con gli enti regionali
per la revisione delle caldaie a vapore, le fu-
ture Tüv (Technischer Überwachungsverein,
associazione di controllo tecnico), creati
nella seconda metà dell’ottocento per pre-
venire gli incidenti nel settore manifattu-
riero. Nel 1925 nacque la Dekra, creata da
alcuni grandi industriali per la revisione dei
loro parchi macchine. Oggi queste aziende
registrano fatturati miliardari. “Il mercato
dei controlli e delle certiicazioni cresce di
circa il 10 per cento all’anno”, dice Manfred
Bayerlein, presidente del consiglio d’ammi-
nistrazione della Tüv Rheinland, “e noi vo-
gliamo crescere ancora di più”.
Un corso di sei mesi
Se al muro non fosse appeso il ritratto di re
Mohammed VI si potrebbe pensare che
questa sede bianca e verde della Dekra non
si trovi a Casablanca, ma a Castrop-Rauxel
o a Cannstadt. Nel suo camice verde, fresco
di stiratura, l’ispettore Hassan fa tutti i con-
trolli di rito su una Toyota del 2000. Il gio-
vane tecnico ha fatto l’apprendista mecca-
nico per due anni dopo la maturità e quindi
ha seguìto un corso di sei mesi con la Dekra.
Ma la sua formazione non finisce mai:
“Ogni anno siamo obbligati a frequentare
un corso d’aggiornamento di 72 ore”. Quan-
do Hassan schiaccia il freno dell’automobi-
le, i valori sono calcolati automaticamente
dal computer. Tutti i risultati riportati
nell’elenco del certiicato sono poi inoltrati
alla sede centrale della Dekra, nel quartiere
di Sidi Maarouf, e al ministero dei trasporti.
“Ormai è praticamente impossibile mani-
polare un collaudo”, spiega il direttore Lan-
douer, che ha cominciato a lavorare sedici
anni fa alla iliale francese della Dekra. Alla
ine Ahmed, il proprietario della Toyota, ri-
ceve l’adesivo da esporre sul parabrezza e
un attestato su carta speciale contrassegna-
ta da un ologramma. Sul foglio sono segna-
lati anche i problemi della sua auto. Natu-
ralmente li farà riparare, assicura Ahmed.
“Che dopo il controllo gli automobilisti va-
dano davvero in un’oicina è una novità”,
osserva Landouer.
Quando era responsabile tecnico delle
revisioni, anche Clemens Klinke s’inilava
sotto le auto come Hassan. Oggi si occupa
delle revisioni dal quartier generale della
Dekra a Stoccarda. La scelta del Marocco di
rivolgersi alla sua azienda non è stata ca-
suale, spiega: “I tedeschi sono i più esperti
nel settore dei controlli degli autoveicoli”.
Alla gara d’appalto in Marocco hanno par-
tecipato dieci società di certiicazione di
tutto il mondo. La Dekra ha vinto insieme
alla svizzera Sgs, anche perché ha scelto di
candidare la sua iliale parigina in un paese
dove il francese è la seconda lingua nazio-
nale. La Dekra è arrivata in Francia nel 1989
e questo tempo è stato suiciente per diven-
tare leader di mercato e per prepararsi alla
gestione della sede di Casablanca e di altre
72 stazioni Dekra in Marocco. “In qualun-
que luogo del mondo i certiicatori tedeschi
sono il metro di tutte le cose”, dice Klinke. E
lo stesso vale per i certiicatori locali forma-
ti dai tedeschi. In Marocco, per esempio, il
responsabile della formazione del persona-
le è Hassan Ahaggan, che si è specializzato
in controlli automobilistici alla Dekra fran-
cese. Una volta all’anno Ahaggan incontra
colleghi di altri paesi per scambiare infor-
mazioni. Uno dei suoi compiti, infatti, è far
rispettare anche in Marocco gli elevati stan-
dard di qualità in vigore all’estero.
Ma cosa chiedono i clienti? Non si aspet-
tano solo un servizio che tuteli i consumato-
ri, ma anche più qualità ed efficienza
nell’economia nazionale. “Non
dobbiamo pensare che la preci-
sione tedesca sia una garanzia di
perfezione, ma cerchiamo co-
stantemente di non scendere al
di sotto di un certo livello”, spiega
Bayerlein. “La qualità è una promessa che
va mantenuta. Ma il livello varia a seconda
dei casi: quando si vola, per esempio, il li-
vello di qualità da garantire nella classe
economica è molto diverso da quello della
classe business”.
Gli esperti delle multinazionali della
certiicazione devono conoscere bene an-
che le normative locali. Per questo risulta
particolarmente utile la rete di conoscenze
di un’azienda presente in tutto il mondo.
“Quando un produttore coreano di televi-
sori decide di lanciare un nuovo modello in
33 paesi diversi, noi gli forniamo tutto quel-
lo di cui ha bisogno”, dice Bayerlein. Molti
prodotti sono certiicati in base a parametri
come l’Iso e il Din, ma per le merci e i servi-
zi non regolamentati le aziende sviluppano
appositi registri di controllo usati a livello
internazionale.
I certiicatori tedeschi hanno comincia-
Da sapere
Le quattro grandi società di revisione tedesche e le
loro principali concorrenti Fatturato,
miliardi di euro Dipendenti
Tüv Nord 1,0
Tüv Sud 1,7
Tüv Rheinland 1,4
Dekra 2,0
Sgs, Svizzera 4,0
Bureau Veritas, Francia 3,4
Intertek, Gran Bretagna 2,0
Fonte: Die Zeit
to a viaggiare in tutto il mondo al seguito
dell’industria nazionale. La Tüv Rheinland,
per esempio, ha fondato la sua prima iliale
estera nel 1970 in Giappone per certiicare
le componenti che i costruttori tedeschi
avrebbero usato nelle centrali nucleari. Co-
sì quando è cominciata la globalizzazione, i
controllori tedeschi erano in prima linea.
“Quest’anno metà del nostro fatturato arri-
verà dalle attività all’estero. Siamo l’ente di
certiicazione più globalizzato”, dice Bayer-
lein.
Ognuno cita le statistiche più favorevoli
alla sua azienda. Axel Stepken, il presidente
del consiglio d’amministrazione della Tüv
Süd, sostiene di avere il team di dirigenti
più internazionale. Un componente del suo
consiglio d’amministrazione vive a Singa-
pore, un altro negli Stati Uniti e lui lavora
insieme ad altri due colleghi nella
sede centrale di Monaco di Bavie-
ra. Questa varietà non si trova
neanche in grandi gruppi indu-
striali tedeschi come la Daimler o
la Siemens. Stepken, un ingegne-
re elettronico di 53 anni, è un rappresentan-
te della nuova generazione di dirigenti in un
settore che in passato era considerato un
covo di burocrati. Il manager, che ha una
lunga esperienza di lavoro all’estero, elenca
in modo imparziale i fattori alla base del mi-
racolo delle società di certiicazione. Innan-
zitutto bisogna pensare ai prodotti fabbri-
cati all’estero che saranno importati in Ger-
mania. Giocattoli, dispositivi elettronici e
prodotti casalinghi di marche sconosciute e
messi in vendita nelle grandi catene di su-
permercati discount. L’85 per cento di que-
ste merci arriva dall’Asia e in genere è con-
trollato dalle società di certiicazione diret-
tamente nel luogo d’origine. “I clienti tede-
schi si aspettano che i prodotti siano sicuri e
utilizzabili”, spiega Stepken. “Le grandi ca-
tene di supermercati come Aldi e Lidl non
vogliono correre rischi sulla qualità della
merce che vendono”. I giocattoli tossici
provenienti dall’estremo oriente, per esem-
pio, hanno già suscitato abbastanza clamo-
re sui mezzi d’informazione, e quindi è me-
glio evitare di mettere ancora alla prova la
iducia dei clienti. Attraverso i controlli i
14.000
prodotti ricevono attestati come il marchio
Geprüfte Sicherheit (Gs), che garantisce il
17.000
rispetto delle norme tedesche sulla sicurez-
16.000 za nella produzione. In teoria il sigillo del
27.000 certiicatore sul forno a microonde cinese
70.000 in vendita al supermercato è garanzia di
57.000 controlli approfonditi non solo sulla pratici-
tà dell’apparecchio (chiamata in gergo spe-
30.000
cialistico “funzionalità”), ma anche sulla
supervisione del processo produttivo.
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 45
Germania
Un’ulteriore forza motrice delle società di
certiicazione sono le imprese tedesche che
si espandono all’estero. Quando una di que-
ste aziende apre uno stabilimento in Cina o
in Brasile per produrre sostanze chimiche,
macchinari o automobili, cerca in tutto il
mondo fornitori a buon mercato che soddi-
sino i suoi criteri di qualità. I certiicatori
l’aiutano nella scelta.
Le multinazionali della certiicazione,
inoltre, si occupano di esportare interi mo-
delli aziendali, come la revisione degli au-
toveicoli, i controlli di sicurezza sui cantieri
edili o le perizie sull’eicienza energetica
degli ediici. La Tüv Süd ofre “circa cinque-
mila servizi”, dice Stepken. A Bangalore, la
metropoli indiana dell’high tech, sono i tec-
nici locali a fare veriiche per conto delle
ditte tedesche. Kesavan Ganesan, un tecni-
co specializzato in prodotti tessili, non trova
affatto difficile il suo lavoro. Da tre mesi
questo ragazzo di 21 anni strappa bottoni
Un’ulteriore forza motrice delle
società di certiicazione sono
le imprese tedesche
che si espandono all’estero
nel laboratorio tessile della Tüv Süd. Da-
vanti a lui c’è una pila di camicie fabbricate
in India e destinate al mercato europeo.
Usando un semplice meccanismo a leva,
Ganesan stacca i bottoni da ogni capo, mi-
surando la forza necessaria per l’operazio-
ne. Su ogni punto deve esercitare una pres-
sione pari a un peso di venti chili e solo rara-
mente, dice, trova errori di cucitura. I com-
mittenti sono grandi aziende tedesche che
chiedono alla Tüv Süd di svolgere controlli
per evitare brutte sorprese alla consegna
della merce in Europa o negli Stati Uniti.
Lo stabilimento della Tüv Süd si trova in
una zona industriale fuori mano di Banga-
lore, in una strada secondaria. Si può imma-
ginare che nessun dipendente tedesco della
società di certiicazione abbia accettato di
venire a lavorare qui, ma non è detto che
l’azienda gliel’abbia chiesto: i cento lavora-
tori impiegati dall’azienda a Bangalore rie-
scono a essere eicienti come i tedeschi ma
con le condizioni di lavoro indiane.
Ganesan si dedica volentieri al suo lavo-
ro monotono, perché sa che prima o poi gli
insegneranno a effettuare controlli più
complessi. Mahendra Sellamuthu, il diret-
tore del laboratorio, lo ha promesso al suo
allievo nello stile di un maestro tedesco. Per
gli indiani questa cultura della formazione
aziendale è una grande novità. Sellamuthu,
46 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
che ha appena 26 anni, si aggira nel centro
con evidente soddisfazione. A sinistra c’è
una lavatrice statunitense, a destra una eu-
ropea. “Simuliamo le condizioni di lavaggio
degli Stati Uniti e dell’Europa”, spiega il di-
rettore, che fa lavare qui perino i sari, l’abi-
to tradizionale delle donne indiane. L’uomo
aferra una stofa per sari che si è ristretta.
“Questa non è esportabile”, spiega. Il passo
successivo è contattare il produttore e rac-
comandargli altri materiali o tecniche pro-
duttive. “Tutti vogliono migliorare, per
questo si rivolgono a noi”, dice Sellamuthu,
parlando dei piccoli produttori tessili dei
dintorni di Bangalore. Il giovane direttore
del laboratorio guarda con orgoglio patriot-
tico al suo lavoro per la società tedesca:
“Qui lavoriamo per la qualità dei prodotti
indiani. Solo così l’economia del paese po-
trà crescere”. La stessa frase potrebbe usci-
re dalla bocca dei suoi colleghi vietnamiti o
cinesi.
In Asia la Tüv Süd gestisce quattordici
dei diciotto laboratori tessili che ha aperto
in tutto il mondo. Negli ultimi quattro anni
l’azienda ha investito solo in India dieci mi-
lioni di euro in quattro nuovi stabilimenti.
Dietro questa scelta si nasconde un cam-
biamento di strategia: in passato la Tüv Süd
accompagnava soprattutto gli esportatori
tedeschi all’estero, mentre oggi aiuta gli im-
prenditori indiani a realizzare prodotti che
soddisino i parametri di qualità dell’occi-
dente. “Sì, ci state imponendo valori tede-
schi”, sbraita George Gregory con un tono
semischerzoso. Oggi questo irruento pro-
duttore di capi d’abbigliamento riceve i re-
sponsabili del controllo di qualità della Tüv
Süd nella sua fabbrica di Bangalore. Il grup-
po discute di una nuova collezione per bam-
bini ordinata da una grande casa di moda
tedesca. Per cominciare si parla degli addi-
tivi chimici usati come ammorbidenti. Poi
si passa ai resti di aminoacidi tossici che si
possono trovare nel poliestere. “Se volessi-
mo imbrogliare, faremmo i controlli da so-
li”, dice Gregory. Ma lui preferisce che tut-
to, dalle materie prime ino al prodotto ini-
to, passi attraverso i laboratori della Tüv
Süd. Non è sempre stato così. Un paio d’an-
ni fa, osserva l’imprenditore, la sua risposta
sarebbe stata: “I tedeschi hanno troppe re-
gole”. Ora, invece, riconosce ai certiicatori
la capacità di instillare una nuova concezio-
ne della qualità nella sua ditta. “I tedeschi
hanno un approccio più onesto alla produ-
zione: quello che dicono i certificatori è
sempre vero”, dice Gregory.
Metalli nel té
Oltre all’industria tessile, in India sono in
forte crescita anche i controlli sui prodotti
alimentari. Il paese sta cominciando ad ap-
plicare normative finora generalmente
ignorate, e la Tüv Süd lo assiste nel proces-
so. Per questo la microbiologa Rakshita
Pradip ha un compito impegnativo a Ban-
galore. Da un congelatore del suo laborato-
rio Pradip estrae una scatoletta di plastica
arancione: “Sono salmonelle che ho trovato
in una scorta di peperoncino macinato”,
spiega. La microbiologa cerca anche ente-
robatteri nel latte in polvere e metalli pe-
santi nel tè. Finora in India chiedevano con-
trolli alla Tüv Süd soprattutto multinazio-
nali come la Pepsi. La novità è che ora Pra-
dip svolge veriiche anche per le aziende
indiane.
La produzione alimentare in India è an-
cora pericolosa, anche per gli acquirenti del
posto. Il problema è rappresentato dai me-
talli pesanti che inquinano di frequente le
falde freatiche. “In India molti bambini de-
gli slum muoiono a causa dell’acqua conta-
minata”, sostiene la biologa. Per loro non
può fare niente, ma può dare una mano alla
crescente classe media indiana. Arachidi,
patatine, biscotti, succhi di frutta, cetriolini
sottaceto, carne fresca e spezie di ogni tipo
promettono sostanziosi guadagni alle so-
cietà di certiicazione presenti in India.
Se non ci fosse la corruzione, a nessuno
sarebbe chiesto di sorvolare per una volta
su qualche mancanza. “I dirigenti delle
aziende che si rivolgono a noi si aspettano
sempre risultati positivi”, ammette Suresh
Kumar, vicepresidente della Tüv Süd in In-
dia e direttore della iliale di Bangalore. Ma
Kumar, che ha imparato il mestiere alla Tüv
Süd in Germania, aggiunge: “Io faccio in
modo che i nostri tecnici possano svolgere
il loro lavoro in piena libertà”. E sottolinea
che per le veriiche a Bangalore si osservano
le stesse regole e si applicano le stesse pro-
cedure della Germania. Ormai neanche
nella multinazionale Tüv Süd gli indiani
sono semplici apprendisti. Kumar fa chia-
mare un giovane assistente di un laborato-
rio chimico che vuole mandare a Franco-
forte per contribuire alla creazione di un
nuovo laboratorio tessile. In Germania, in-
fatti, la Tüv Süd ha chiuso da tempo i suoi
laboratori per la veriica di prodotti tessili e
quindi nel paese è stata dimenticata la tec-
LAIF/CONTRASTO
nica dei controlli sui tessuti e servono espe-
rienza nella gestione ordinaria del centro e
conoscenze relative ai punti deboli dei pro-
duttori.
Le tre Tüv e la Dekra costituiscono in-
sieme una potenza mondiale. Ma ai primi
posti della classiica delle singole società di
certificazione ci sono la svizzera Sgs, la
francese Bureau Veritas e la britannica In-
tertek, seguite a ruota dagli ambiziosi tede-
schi. A diferenza delle prime tre aziende,
controllate da investitori interessati soprat-
tutto agli utili, le quattro società tedesche
sono collegate ad associazioni o a fondazio-
ni che si accontentano di guadagni più con-
tenuti. Per questo gran parte delle entrate
viene reinvestita nell’acquisizione di con-
correnti esteri o nella costruzione di nuovi
laboratori. I tedeschi cercano di arrivare per
primi sulle nuove tecnologie. Come Tüv
Süd nel caso delle auto elettriche. Nel nuo-
vo stabilimento di Garching, vicino a Mo-
naco, si fanno controlli sulla durata delle
batterie per le auto elettriche.
La Tüv Rheinland, invece, ha puntato
sul settore dell’energia fotovoltaica.
L’azienda ha una quota di mercato del 60
per cento nella certiicazione dei moduli
delle centrali solari di tutto il mondo. Nel
laboratorio di Colonia si possono simulare
Klettwitz, Germania. Sistemi della Dekra per il collaudo degli autoveicoli
tutti i tipi di incidenza della luce usando un
sole artiiciale. In questo momento sono
sottoposti alle procedure di veriica gli im-
pianti cinesi della Yingli e quelli tedeschi
della Solarworld.
A Lisbona, nell’assolato Portogallo, Vi-
tor Rodrigues, 33 anni, sceglie un nuvoloso
giorno di aprile per far visita ai suoi clienti.
Dirigendosi verso sud, percorre i sedici chi-
lometri del ponte Vasco da Gama, con i suoi
imponenti cavi d’acciaio sospesi. “Ultima-
mente la Tüv Rheinland ha fatto un control-
lo sulla struttura”, racconta questo perito
chimico esperto di veriiche su moduli foto-
voltaici e centrali solari. Rodrigues è andato
a trovare un produttore di pannelli nella cit-
tadina di Moura. Il suo interlocutore è il re-
sponsabile della qualità Nuno Silva. La sua
ditta rifornisce clienti spagnoli, italiani,
greci e romeni. Come mai fa controllare i
moduli a un’azienda tedesca? “Alle iere e
alle esposizioni”, risponde Silva, “si fa una
buona impressione se sui moduli c’è il mar-
chio della Tüv Rheinland”. A parità di prez-
zo, il bollino di qualità tedesco può essere
decisivo. Vitor Rodrigues spiega con più
precisione il successo della Tüv Rheinland.
Tempo fa un cliente ha chiesto all’azienda
di Silva di sostituire tutti i moduli di un nuo-
vo impianto fotovoltaico perché la produ-
zione di corrente era molto inferiore a quel-
la stimata. Silva si è rivolto ai certiicatori,
che hanno subito trovato la vera causa del
calo di tensione e hanno dimostrato che i
pannelli erano senza difetti. La conseguen-
za è stata che “non abbiamo dovuto rim-
piazzare neanche un modulo”.
Erbe aromatiche
A volte le consulenze della società di certi-
icazione possono essere anche poco orto-
dosse, come rivela l’appuntamento succes-
sivo, in una centrale solare nella calda re-
gione dell’Alentejo. In un paesaggio domi-
nato da sughereti e uliveti, un recinto rac-
chiude cinquantotto ettari di terreno rico-
perti di pannelli solari che producono elet-
tricità per novemila abitazioni.
L’impianto ha un inconveniente parti-
colare: le erbe aromatiche che crescono tra
i moduli sono così alte da fare ombra ai pan-
nelli. Le falciatrici non hanno risolto il pro-
blema. Allora i tecnici della società di certi-
icazione hanno proposto di far entrare un
gregge nell’area recintata. Ora nella centra-
le ci sono circa duecento tra pecore e agnel-
li che brucano l’erba. Tra poche settimane
l’avranno mangiata tutta. “Problema risol-
to”, commenta soddisfatto il custode
dell’impianto. u fp
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 47
 Scandinavia
el 1658, con il trattato di

La sida N Roskilde, re Federico III

di Danimarca cedette la
città di Malmö al suo ne-
mico giurato, Carlo X
Gustavo re di Svezia. Ma

delle città
sembra che nessuno lo abbia mai detto agli
abitanti di Malmö e Copenaghen. Oggi, in-
fatti, molti considerano la terza città della
Svezia un sobborgo della capitale danese.
Non a caso in Danimarca si parla di Køben-
havn M riferendosi a Malmö: i due centri

gemelle
Michael Booth, Monocle, Gran Bretagna
Servizi comuni. Pendolari che fanno la spola sullo
stretto di Øresund. Progetti di sviluppo congiunti. Per
afrontare insieme il futuro, Malmö e Copenaghen
hanno deciso di dar vita a un’unica area urbana
EMANUELE CREMASCHI (LUZPHOTO)
formano un’unica conurbazione dove il
basso costo della vita e l’atmosfera rilassata
della città svedese vanno a braccetto con i
salari più elevati e le migliori opportunità di
impiego della capitale danese. “I cittadini
non devono avere la sensazione che esista
una frontiera”, mi spiega Ilmar Reepalu, il
sindaco di Malmö, quando lo incontro nel
palazzo del comune di Copenaghen, dove
sta dando gli ultimi ritocchi a un piano ven-
tennale congiunto per lo sviluppo delle due
città: “Vogliamo che Malmö e Copenaghen
diventino un’unica area metropolitana”. È
la prima volta che le due città progettano il
futuro insieme, ma l’inizio della loro colla-
borazione risale ad almeno vent’anni fa. “A
metà degli anni novanta, l’industria cantie-
ristica di Malmö entrò in crisi”, racconta il
sindaco, un ex architetto in carica dal 1994.
“La risposta è stata la creazione di un porto
congiunto con Copenaghen, per metà di
proprietà danese e per metà svedese. Ed è
stato un grande successo”.
Non è diicile capire perché Reepalu ha
puntato sull’alleanza con la capitale danese.
La sede del governo centrale svedese dista
quasi 650 chilometri dalla città che ammi-
nistra. Copenaghen, invece, è appena oltre
lo stretto di Øresund, il braccio di mare che
separa la punta meridionale della Svezia
dalla sponda sudoccidentale dell’isola da-
nese di Sjælland.
I rapporti dinamici e fecondi tra le due
città sono garantiti in buona parte dal capo-
lavoro di ingegneria della regione: il ponte
di Øresund. Lungo 16 chilometri, è stato
inaugurato nel 2000 e costituisce un colle-
gamento stradale e ferroviario permanente
tra le due sponde. A Malmö oggi vivono ol-
tre novemila danesi (cifra che è aumentata
di tre volte da quando è stato aperto il pon-
te), più di 20mila pendolari attraversano

l’Øresund ogni giorno e in alcune scuole

svedesi si insegna il danese. Gli abitanti del-
le due città possono perfino prendere in
prestito libri da qualunque biblioteca pub-
blica al di qua o al di là dal ponte, senza pro-
blemi di residenza o nazionalità.
La Biblioteca reale di Danimarca, a Copenaghen La collaborazione, insomma, è stata co-

48 Internazionale 963 | 24 agosto 2012


ZOLTAN GAVAI (SCANPIX/CONTRASTO)
sì fruttuosa che molti hanno sollevato obie-
zioni e dubbi di ordine nazionalistico. “Mal-
mö ormai sta diventando danese”, com-
menta Reepalu. “Non credo che lo stato
centrale abbia un ruolo di rilievo nelle iden-
tità regionali. Quando Stoccolma sente il
bisogno di dichiarare di essere la capitale
dell’intera Scandinavia dà solo prova di de-
bolezza”.
Malgrado la rivalità storica tra Svezia e
Danimarca, il sindaco è convinto che l’alle-
anza tra i due centri urbani abbia dato solo
frutti positivi. Reepalu ammette che Mal-
mö, più piccola, è quella che ha più da gua-
dagnare da questa cooperazione, ma sotto-
linea che è anche l’area del paese con la
crescita più sostenuta e che quindi può of-
frire a Copenaghen un vasto bacino di forza
lavoro e un mercato della conoscenza con
cui attirare investimenti stranieri.
Anche se nel decennio scorso non sono
mancati i problemi legati alla criminalità e
le tensioni sociali, oggi Malmö ha un’ampia
e vivace popolazione studentesca e di im-
migrati. Dopo la riqualiicazione del porto
occidentale – che ha il suo elemento centra-
le nella torre chiamata Turning Torso e pro-
gettata da Santiago Calatrava – non è più
considerata la sorella minore di Copena-
ghen. Per la capitale danese, oggi Malmö è
Malmö, la torre Turning Torso
una partner alla pari.
Un altro settore chiave dell’alleanza è
l’istruzione. Insieme, le due città vantano
otto università e la regione è una delle cin-
que maggiori aree di ricerca d’Europa. Ma il
sindaco Reepalu auspica un’integrazione
ancora maggiore dei sistemi di istruzione
superiore. “Ci sono 165mila studenti uni-
versitari nella regione, e per il momento
solo duemila hanno deciso di attraversare
lo stretto per fare l’università”, spiega. “È
poco più dell’1 per cento: potrebbe sembra-
re che non abbiamo ottenuto granché. Il
governo danese ha approvato un progetto
di legge destinato a far lievitare ulterior-
mente i costi dell’istruzione superiore. Per
questo ora a noi spetta di ridurli ed elimina-
re eventuali altri ostacoli all’arrivo degli
studenti danesi”.
Ebba Tham è una studentessa di Mal-
mö che ogni giorno prende il treno per rag-
giungere Copenaghen, dove frequenta la
Scuola reale danese di architettura. “Le dif-
ferenze non mancano. A Copenaghen il
dipartimento di architettura dipende
dall’Accademia di belle arti, mentre in Sve-
zia fa capo alla facoltà di ingegneria”, spiega
Tham. “Qui si dà più importanza agli aspet-
ti artistici e ilosoici. E poi, trovandosi in
una capitale, la scuola danese è più attenta
ai problemi delle realtà urbane”.
Come a San Francisco
Un dipendente del comune di Copenaghen
mi spiega che il sistema creato sulle due rive
dell’Øresund dovrebbe somigliare a quello
della Bay Area di San Francisco. “Malmö
sta crescendo e sta costruendo il suo futuro.
E questa sensazione di uno sviluppo conti-
nuo mi piace”, commenta Daniel Zander,
uno svedese che attraversa l’Øresund per
raggiungere il suo ufficio nell’agenzia di
servizi digitali Creuna, dove lavora come
direttore artistico “L’intreccio di persone e
di culture che abbiamo qui non esiste in
nessun’altra città della Svezia. Ma Copena-
ghen è una capitale europea, e a Malmö sa-
rebbe difficile trovare un lavoro come il
mio”.
Negli ultimi anni migliaia di danesi si
sono trasferiti a Malmö lasciandosi tentare
dagli aitti più bassi e dalla vicinanza: per
attraversare il canale bastano 33 minuti.
“Qui la vita è più semplice. Abbiamo com-
prato una casa che a Copenaghen non ci
saremmo mai potuti permettere”, com-
menta Klaus Sindahl, un danese che lavora
come responsabile delle acquisizioni per
l’industria di biotecnologie Novozymes di
Copenaghen. “Molte grandi aziende si
stanno trasferendo nella zona e perino Ikea
ha appena spostato a Malmö uno dei suoi
uffici centrali. Questa città diventa ogni
giorno più interessante”.
Sotto molti aspetti, questa alleanza ur-
bana segna il trionfo del regionalismo sulle
frontiere nazionali. Malmö e Copenaghen
sono il cuore della “regione dell’Øresund”,
unita da un progetto amministrativo comu-
ne. “L’idea era quella di sfruttare appieno
tutti i vantaggi delle nuove infrastrutture”,
spiega Finn Lauritzen, il nuovo direttore del
Comitato Øresund, che ha il compito di co-
ordinare la collaborazione. “Abbiamo il
ponte, ma anche l’enorme fortuna che da-
nesi e svedesi riescono a capirsi e a comuni-
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 49
 Scandinavia
DIDIER MAILLAC (REA/CONTRASTO)
care facilmente. Poche zone al mondo of-
frono queste opportunità”. Come il sindaco
Reepalu, anche Lauritzen auspica una coo-
perazione sempre più stretta. Entrambi
sperano che nei prossimi dieci anni si arrivi
a un ente turistico congiunto e sia inaugura-
to un collegamento su rotaia sotto l’Øre-
sund. Immaginano un’unica conurbazione
in grado di competere con le grandi capitali
europee come Londra e Berlino. “Le barrie-
re nazionali devono cadere e bisogna dare
vita a un unico mercato del lavoro”, dice
Lauritzen. “Oggi è complicato vivere in una
città e lavorare nell’altra. Il mio obiettivo è
promuovere il polo tecnologico più impor-
tante del mondo”.
Identità comune
Per molti versi sono le diverse culture delle
due città a rendere così fruttuosi i rapporti
transnazionali. Dan Storbæk, che guida una
nuova impresa tecnologica svedese, la
Skarpline, mi fa notare che in Svezia ci sono
sedici delle più grandi aziende della Scan-
dinavia, mentre in Danimarca sono più dif-
fuse le piccole e medie imprese. “In Dani-
marca ci si aspetta che le persone siano di-
sinvolte, informali, vadano dritto al punto e
si preoccupino soprattutto di vendere”, di-
ce. “Gli svedesi sono considerati più diplo-
50 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
matici e interessati a creare consenso”.
Il traico tra le due città, tuttavia, non è
a senso unico. Circa 700 pendolari vivono a
Copenaghen e lavorano a Malmö. “Alle
compagnie svedesi spesso piace aidarsi a
un capo danese che abbia esperienza”,
commenta Thomas Marschall, danese e
amministratore delegato dell’azienda sve-
dese Precise Biometrics. “I danesi spesso
sono più risoluti degli svedesi nelle trattati-
ve e nei negoziati. I boss danesi hanno an-
che la fama di essere più duri e meno sensi-
bili in fatto di assunzioni e licenziamenti.
Non credo di essere stato scelto solo per la
mia nazionalità, ma quando ho cominciato
a lavorare mi è sembrato che gli azionisti
apprezzassero il mio approccio un po’ bru-
sco”.
Kristina Gordon è un’altra danese che fa
la pendolare con la Svezia, dove lavora co-
me visual designer per la iliale di Malmö
della ustwo, un’azienda britannica di de-
sign digitale. “In Svezia la burocrazia, per
esempio in materia di tasse, è ancora molto
complicata, però mi piace lavorare qui”,
racconta. “Malmö è una città piccola, ma ci
sono ottimi negozi. Gli svedesi hanno
un’ora di pausa pranzo e vanno a mangiare
fuori, mentre a Copenaghen hai mezz’ora e
devi restare seduto alla scrivania”.
Il ponte sullo stretto di Øresund
In entrambe le città, comunque, c’è la
volontà politica di puntare su un’integrazio-
ne sempre maggiore: per esempio nell’am-
bito dei sistemi sanitari e per la crescita
economica dell’area, come spiega il sindaco
di Copenaghen, Frank Jensen: “Sono con-
vinto che questa collaborazione sia un bene
per la nostra città. Il ponte di Øresund ci ha
assicurato nuovi posti di lavoro e una cre-
scita economica per un valore di quattro
miliardi di euro. Vogliamo accelerare l’inte-
grazione, perciò lavoriamo con i nostri col-
leghi svedesi per ridurre gli ostacoli legati
alla frontiera”.
Una cosa è evidente: questo gemellag-
gio urbano risponde agli interessi di tutte e
due le città. Copenaghen, una delle capitali
più piccole d’Europa, può approittare delle
sue relazioni con Malmö per accrescere il
suo peso e competere sulla scena interna-
zionale. Allo stesso tempo, Malmö ha tutto
da guadagnare dalla vicinanza a una capita-
le di livello mondiale. Il risultato è che sta
ormai nascendo una regione metropolitana
danese-svedese altamente competitiva,
con porti comuni e una rete di trasporti co-
mune, a cui presto si aggiungeranno servizi
per l’istruzione, l’assistenza sanitaria e il
turismo. Gli abitanti delle due città non po-
tranno che trarne vantaggio. u gc
Scienza

Destinazione
mantello
Jheni Osman, New Scientist, Gran Bretagna. Foto di Luca Rossini
Trivellare la crosta terrestre per svelare i misteri più profondi del nostro pianeta
e magari scoprire forme di vita: è l’obiettivo di un progetto ambizioso interrotto
negli anni sessanta e ripreso oggi da un’équipe internazionale
n improbabile esplorato- tempo fa. Non è la prima volta che i geologi su cui camminiamo e scatena la furia di ter-

U re naviga al largo della

costa orientale del Giap-
pone. A prima vista sem-
bra una strana petrolie-
ra. È gigantesca: sul
ponte c’è una piattaforma di atterraggio per
gli elicotteri, delle gru e un’impalcatura alta
una trentina di piani. Nella sala di controllo
un supervisore osserva gli schermi prima di
mettere in moto l’enorme struttura. “Con-
fermare la posizione del foro”, ordina.
All’interno della torre si sentono vibrare gli
ingranaggi mentre la trivella più grande del
mondo scende verso il fondale dell’oceano.
La sua destinazione inale è un territorio
inesplorato.
È così che si svolge una tipica giornata a
bordo della nave trivella giapponese
Chikyū. Oggi sta cercando la faglia che nel
marzo del 2011 ha provocato il terremoto
del Tōhoku per ricostruire le cause del si-
sma, ma l’aspetta una missione ben più am-
biziosa. Un gruppo di geologi sta pensando
di usare la Chikyū per perforare la crosta
terrestre, arrivare ino al mantello e prele-
vare dei campioni di roccia. Finora nessuno
ha mai realizzato quest’impresa, anzi nes-
suno c’è mai neanche andato vicino. Se il
progetto sarà approvato, assisteremo a una
delle più spettacolari iniziative in campo
geologico della storia. Paragonabile a una
missione sulla luna, potrebbe cambiare per
sempre le nostre conoscenze sull’evoluzio-
FONTE: NEW SCIENTIST
cercano di esplorare le profondità della Ter-
ra. Nel 1909 il meteorologo croato Andrija
Mohorovičić scoprì che 30 chilometri sotto-
terra le onde sismiche provocate dai terre-
moti viaggiavano molto più velocemente,
segno che a quella profondità le rocce ave-
vano una composizione e delle proprietà
fisiche diverse. Con questa scoperta
Mohorovičić si assicurò un posto negli an-
nali della scienza. Il brusco scarto di veloci-
tà delle onde sismiche è stato chiamato di-
scontinuità di Mohorovičić – o Moho – e se-
gna il limite superiore del mantello.
Oggi i geologi sanno che lo strato supe-
riore del mantello si trova fra i 30 e i 60 chi-
lometri sotto la supericie della crosta con-
tinentale, ma nei punti in cui la crosta è più
sottile arriva ad appena cinque chilometri
dal fondale marino. Ciò che avviene a quel-
la profondità determina gli spostamenti
delle placche tettoniche, dà forma alla terra
Da sapere
Trivellazioni per raggiungere il mantello
Primo Obiettivo del
Secondo progetto Mohole
tentativo,
1961 tentativo to mantle
Mare
Sedimenti
183 metri
sotto Lava e magma
remoti e vulcani. In altre parole, inluenza il
corso di ogni forma di vita sul pianeta, com-
presa la nostra. Eppure solo alla ine degli
anni cinquanta gli scienziati hanno comin-
ciato a pensare di esplorare il mantello ter-
restre.
All’epoca la teoria della tettonica delle
placche era ancora oggetto di accesi dibat-
titi. Harry Hess e altri sostenitori della teo-
ria erano convinti che le correnti convettive
calde provenienti dalle profondità del man-
tello determinassero una serie di sposta-
menti delle placche tettoniche sulla super-
icie del pianeta. Bloccati dalla mancanza di
prove empiriche, tuttavia, Hess e il suo col-
lega Walter Munk decisero di rivolgersi ad
alcuni compagni di bevute dell’Accademia
nazionale delle scienze statunitense. Nel
1957, durante una colazione ad alto tasso
alcolico in California, l’American miscella-
neous society abbozzò un piano di estrazio-
ne di campioni dal mantello. Era nato il
progetto Mohole.
Ostacoli e conquiste
Le diicoltà da afrontare erano moltissi-
me, dalla ricerca dei finanziamenti alla
mancanza di una tecnologia in grado di far
rimanere ferma una nave trivella in alto
4 km
mare. Non potendo prendere spunto dalle
piattaforme petrolifere offshore, che
all’epoca non c’erano, il gruppo Mohole
sviluppò una tecnologia, chiamata posizio-

ne del pianeta e mettere in discussione i il fondale 1.507 metri namento dinamico, che attraverso una se-
6 km
paradigmi fondamentali delle scienze na- marino sotto
il fondale
rie di eliche e propulsori di prua opportuna-
(Baja
turali. C’è addirittura la possibilità che lag- Califonia) marino Crosta inferiore mente collocati riusciva a mantenere stabi-
(900 km a
giù si nasconda qualcosa di insolito, che ovest della
li le imbarcazioni. La prima perforazione,
pochi avrebbero immaginato ino a poco Costa Rica) Mantello di 183 metri, avvenne nell’aprile del 1961 al

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 51

Scienza
largo dell’isola di Guadalupe, nel Paciico.
Fu anche l’ultima.
Poco dopo il ritorno della spedizione, i
principali scienziati furono emarginati, la
gestione del progetto passò di mano, i costi
salirono alle stelle e un giovane politico di
nome Donald Rumsfeld ci mise lo zampi-
no. Nel 1966 il congresso degli Stati Uniti
decise di tagliare i inanziamenti e il pro-
getto Mohole chiuse i battenti.
Le trivellazioni della crosta oceanica so-
no andate avanti, ma siamo ancora ben lon-
tani dal raggiungere il mantello. Il punto in
cui una trivella si è avvicinata di più è al lar-
go della Costa Rica in un pozzo profondo
1.507 metri. Non è il pozzo più profondo mai
scavato, ma in quel punto la crosta è spessa
meno di 5,5 chilometri. Alcuni pozzi sulla
terraferma sono molto più profondi, ma
poiché la crosta continentale è più spessa, il
punto di massima profondità si trova co-
munque a decine di chilometri dal mantel-
lo. Secondo i geologi che lavorano al proget-
to 2012 Mohole to mantle, ci sono fondati
motivi scientiici per mettere di nuovo in
moto le trivelle. In realtà, anche se il man-
tello forma il 68 per cento della massa terre-
stre, ne sappiamo pochissimo. “Al momen-
to non esistono campioni incontaminati,
perciò possiamo solo fare congetture”, spie-
ga Damon Teagle del centro nazionale di
oceanograia britannico a Southampton,
che fa parte del gruppo internazionale di
studiosi impegnati nel progetto sotto la gui-
da dei giapponesi.
Pietre preziose
Grazie all’osservazione di alcune pietre ra-
re eruttate dai vulcani e chiamate “noduli
del mantello terrestre” sappiamo che il
mantello è composto di materiali ricchi di
magnesio e poveri di silicio, come l’olivina
e il pirosseno. In alcune parti del fondo oce-
anico ci sono pietre che un tempo facevano
parte del mantello, ma il contatto con l’ac-
qua marina ne ha drasticamente alterato la
composizione. È un po’ come mettere a
confronto i meteoriti caduti da Marte e le
pietre prelevate direttamente dal pianeta
rosso. Senza campioni freschi, i geologi
fanno fatica a confermare anche le infor-
mazioni più elementari sul nostro pianeta,
compresa la composizione esatta del man-
tello, come si è formato e come funziona.
Gli studiosi, quindi, hanno dovuto costrui-
re le loro teorie basandosi su prove indiret-
te. Si è riusciti a risalire alla composizione a
strati misurando la velocità delle onde si-
smiche, come aveva fatto Mohorovičić.
Ulteriori indizi sulla struttura del mantello
provengono dai meteoriti, composti degli
52 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
stessi detriti cosmici del nostro pianeta roc-
cioso, o più recentemente da metodi come
l’osservazione dei neutrini prodotti duran-
te la decomposizione radioattiva di deter-
minati elementi.
Molte domande, però, restano senza ri-
sposta. Se riuscissimo a risalire agli elemen-
ti traccianti dei moti convettivi del mantel-
lo, come gas nobili e isotopi, capiremmo
come e quando il nostro pianeta si è dife-
renziato in nucleo, mantello e crosta, e
quando è cominciata la tettonica delle plac-
che. L’identiicazione delle sostanze chimi-
che e degli isotopi che compongono il man-
tello superiore mostrerebbe come acqua,
anidride carbonica ed energia si trasferi-
L’eventuale scoperta
di forme di vita
potrebbe essere utile
anche in medicina
scono nella crosta inluenzando i cicli bio-
chimici globali. Sapere quanto è eterogeneo
il mantello ci aiuterebbe a capire in che mo-
do il magma sgorga e poi erutta sul fondale
marino in prossimità delle dorsali medio-
oceaniche.
Forse la cosa più straordinaria che po-
tremmo trovare all’interno del mantello è la
vita. E anche se nessuna creatura potrà mai
essere all’altezza dei mostri prei-
storici immaginati da Jules Verne
in Viaggio al centro della Terra, sa-
rebbe comunque una scoperta
signiicativa. Le ultime ricerche
fanno pensare a una possibile
presenza di estremoili. Nel 2011 Tullis On-
stott della Princeton university ha scoperto
che dei minuscoli ascaridi, noti come ne-
matodi, vivono 4 chilometri sottoterra in
una miniera d’oro del Sudafrica. Conside-
rate le loro dimensioni, Onstott ha parago-
nato la scoperta a quella di una balena gran-
de come Moby Dick nel lago Ontario. A
profondità addirittura superiori (fino a 5
chilometri sottoterra) si trovano alcuni mi-
crorganismi unicellulari. Altri microrgani-
smi sono stati scoperti a 1,6 chilometri sotto
il fondale marino al largo della costa orien-
tale del Canada. Secondo i ricercatori po-
trebbero avere centinaia di milioni di anni.
“Abbiamo riscontrato che i batteri si ripro-
ducono molto lentamente, più o meno una
volta ogni centomila anni”, osserva John
Parkes della Cardif university.
Per molti estremoili la pressione non
sembra un problema. In laboratorio i mi-
crorganismi possono sopportare ino a mil-
le atmosfere, e nella fossa delle Marianne ci
sono batteri che vivono felicemente 11 chi-
lometri sott’acqua. In realtà la pressione è
fondamentale per la sopravvivenza in con-
dizioni di caldo estremo, perché impedisce
l’ebollizione dell’acqua: il vapore può esse-
re letale. La temperatura, quindi, potrebbe
essere il fattore decisivo. I geologi sono con-
vinti che, appena sotto il livello del Moho,
possa arrivare ino a un minimo di 120 °C.
“Siamo vicini al limite massimo conosciuto
per la vita: 122 °C”, spiega Parkes. Nel 2008
è stato dimostrato che gli organismi in gra-
do di sopravvivere ai camini vulcanici oce-
anici possono crescere anche a queste tem-
perature. Ma per Matt Schrenk, che studia
microbiologia in ambienti estremi alla East
Carolina univeristy di Grenville, le probabi-
lità di trovare forme di vita all’interno del
mantello sono poche. A parte il calore, spie-
ga, la circolazione dei luidi sarebbe mini-
ma, compromettendo il lusso delle sostan-
ze nutritive. Malgrado i suoi dubbi, Shrenk
è un sostenitore del progetto Mohole to
mantle: è convinto che possa aiutare a dei-
nire i limiti isiologici della vita e contribui-
re allo studio dei cambiamenti climatici. È
possibile infatti che la biosfera inluisca sul
ciclo del carbonio nelle profondità della
Terra. L’eventuale scoperta di forme di vita
potrebbe essere utile anche in medicina.
“Se si tratta di organismi distinti in termini
evolutivi è possibile che svolgano attività
uniche o che possiedano partico-
lari enzimi che possono essere
utili nella biotecnologia”, spiega.
I campioni del mantello po-
trebbero anche aiutarci a fare lu-
ce sul ruolo della vita dei micror-
ganismi nell’evoluzione del nostro pianeta.
Secondo le ultime ricerche di Norman
Sleep, geoisico della Stanford university, in
California, la vita può essere subdotta nella
crosta, e sostanze come l’ammonio posso-
no essere trascinate ancora più in basso.
Sostanzialmente, tutto l’azoto del mantello
proviene dalla subduzione dell’ammonio
contenuto nella materia organica. Questo
aumenta le probabilità che originariamente
la vita sulla Terra abbia cambiato la compo-
sizione del mantello, e che nel sottosuolo si
trovino ancora dei campioni utili per lo stu-
dio della vita in quel periodo.
Al centro di oceanografia britannico,
Teagle e i suoi colleghi stanno cercando di
mettere insieme tutte queste motivazioni
scientiiche a sostegno del progetto Mohole
to mantle. Nei laboratori al primo piano gli
studiosi fanno delicate analisi dei campioni
estratti dalle trivellazioni oceaniche. Con
tutta probabilità è qui che saranno analizza-
FLICKR/GETTY IMAGES
ti i preziosi campioni del mantello. Non bi-
sogna meravigliarsi che ci siano voluti de-
cenni per riprendere il ilo dopo l’interru-
zione del progetto Mohole, spiega Teagle.
“Tecnologia, tempo e denaro sono stati i
fattori che hanno ostacolato i lavori”, dice.
Per prima cosa bisogna considerare il grado
di precisione necessario per fare una perfo-
razione di 6 chilometri sotto il fondale oce-
anico. “È come far calare un ilo di metallo
dello spessore di un capello sul fondo di una
piscina di due metri”, spiega Teagle, “e poi
trapanare per tre metri nelle fondamenta”.
Questo vuol dire che bisognerà costruire
una trivella più lunga da montare sulla
Chikyū, che al momento non può raggiun-
gere quelle profondità. Serviranno anche
nuovi materiali. Se si fa un foro di 30 centi-
metri di diametro nella roccia ignea alla
velocità di un metro l’ora, la punta di una
trivella dura al massimo 50 ore. Nell’ipotesi
peggiore può perino consumarsi comple-
tamente senza scalire la roccia. I materiali
super-resistenti sviluppati per il progetto
dovranno essere in grado di afrontare pres-
sioni di duemila atmosfere e temperature
ino a 250 °C.
La buona notizia è che secondo una rile-
vazione indipendente efettuata nel 2011
dalla Blade Energy, un’impresa di scavi sot-
tomarini, il progetto è tecnicamente realiz-
zabile. In realtà, più che dalla tecnologia il
successo del progetto dipende dalla volontà
politica e scientiica. Teagle calcola che solo
Il deserto dell’Atacama
per mettere in moto la nave trivella ci vorrà
almeno un miliardo di dollari. Il governo
giapponese si è impegnato a coprire una
parte signiicativa dei costi perché la Chikyū
sarebbe utilizzata anche per la previsione
dei terremoti. Se il progetto Mohole to man-
tle partirà entro il 2013, gli scienziati spera-
no di raggiungere il mantello nel giro di una
decina d’anni. Arrivare al mantello sarà
molto difficile. “Il progetto richiederà lo
stesso livello di pianiicazione di una mis-
sione spaziale, ma costerà molto meno ri-
spetto a un allunaggio o al prelievo di rocce
su Marte. Eppure un campione incontami-
nato del mantello terrestre sarebbe un teso-
ro geochimico, come una roccia presa sulla
Luna”. u fas
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 53
Portfolio

Indovina
on l’avvicinarsi delle elezioni di

C novembre e la conseguente so-

vraesposizione dei candidati, il
freelance statunitense Gregg
Segal ha deciso di dedicarsi agli altri prota-

per chi voto

Una mostra sida gli spettatori a capire la tendenza politica
degli elettori osservando i loro ritratti. La provocazione
di Gregg Segal in vista delle presidenziali
gonisti dell’evento: gli elettori. La mostra
None of the above è anch’essa un’elezione:
agli spettatori viene chiesto di entrare in
una cabina e “votare” l’orientamento poli-
tico dei soggetti barrando una delle catego-
rie indicate sotto i loro ritratti: conservato-
re, liberal, indipendente o none of the above,
nessuno di questi. I risultati vengono espo-
sti in tempo reale insieme con le risposte
corrette. Secondo l’autore è un modo per
mettere in discussione i pregiudizi e la pre-
sunzione di poter giudicare gli altri con
un’occhiata. u

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Portfolio

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Internazionale 963 | 24 agosto 2012 57
Portfolio

58 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

A pagina 54, a sinistra: Mabs
Buono, 66 anni,
indipendente di Arcadia,
California. A destra, dall’alto
in basso: Charlie Bullock, 20
anni, indipendente di
Merced, California; Symone
Wadi, 19 anni, liberal di
Minneapolis, Minnesota. A
pagina 55: Robert L. Harris,
55 anni, liberal di Las Vegas,
Nevada. A pagina 56:
Thomas Darmofal, 59 anni,
Internazionale 963 | 24 agosto 2012
liberal di Las Vegas. A pagina
57: Hillary Freed, 30 anni,
liberal di Portland, Oregon.
A pagina 58: Andrew Caston,
28 anni, liberal di Las Vegas.
A pagina 59, da destra in
senso antiorario: David
Martin, 19 anni, none of the
above, di Las Vegas; John B.
Peterson, 66 anni, liberal di
Minneapolis; Nancy Wade,
50 anni, consevatrice di
Orlando, Florida.
59
Ritratti
Bidzina Ivanishvili
Oligarca e populista
Olga Allenova, Ogoniok, Mosca
Il miliardario che ha fatto
fortuna in Russia è il volto
dell’opposizione georgiana.
A un mese dalle elezioni, il suo
successo preoccupa il governo
di Mikheil Saakashvili
on i suoi svincoli costruiti
C da poco, le sue stazioni di
servizio nuove di zecca, il
centro commerciale ul­
tramoderno (nel risto­
rante c’è l’accesso gratui­
to a internet), l’autostrada che attraversa il
paese da est a ovest è un simbolo della Ge­
orgia di oggi, che sembra allontanarsi a
tutta velocità da quella di ieri, arcaica e po­
vera. Basta però prendere una strada acci­
dentata di campagna e il paesaggio si tra­
sforma, appaiono cavalli che trainano car­
retti, vecchie Niva 4x4 e piccole fattorie i
cui proprietari indossano vestiti malconci.
Il distretto di Sachkhere, che ha poco
meno di 5omila abitanti, è relativamente
povero e si distingue dal resto della Geor­
gia solo perché lì è nato Bidzina Ivanishvili,
il miliardario che il 5 ottobre 2011 ha reso
pubbliche le sue ambizioni politiche.
Fino a quel momento, si racconta, Iva­
nishvili aveva vissuto per anni quasi come
un recluso nel villaggio di Chorvila, rice­
vendo solo la sua famiglia e gli amici più
stretti. Non concedeva interviste, non par­
tecipava agli eventi mondani. Non si mo­
strava a ianco del presidente Mikheil Saa­
kashvili, anche se assecondava il potere i­
nanziando la costruzione di una funivia
per la stazione sciistica di Bakuriani e di un
parco divertimenti per bambini vicino a
Kobuleti, sul mar Nero. Ha elargito fondi
per il restauro dei teatri Rustaveli e Mard­
zhanishvili nella capitale e concesso borse
di studio ad attori, ricercatori o pittori in
60 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
diicoltà. Grazie a lui sono state costruite
caserme, la polizia ha ricevuto nuovi mez­
zi, sono state costruite centinaia di chiese,
nonché la grande cattedrale della Santa
Trinità di Tbilisi, che i georgiani chiamano
semplicemente Sameba. Ha fatto tutto
questo senza dire niente, preferendo non
apparire mentre il presidente Saakashvili
inaugurava e tagliava nastri.
Cos’ha spinto allora nell’ottobre scorso
quest’uomo d’afari discreto a uscire im­
provvisamente dall’ombra e a pubblicare
due lettere aperte in cui critica con toni ac­
cesi il potere? Nessuno lo sa esattamente.
Un desiderio di gloria improvviso o il fasti­
dio per un regime che ignora totalmente i
bisogni delle persone? I sostenitori della
teoria del complotto sono sicuri che il
Cremlino intenda utilizzarlo per liberarsi
di Saakashvili. In efetti il miliardario ha
gestito per anni un enorme business in
Russia, dove possedeva la catena di farma­
cie Doctor Stoletov, la banca Rossijskij
Kredit, la società agroindustriale Stoi­
lenskaja Niva e l’esclusivo complesso im­
mobiliare Sadovie Kvartalij. Tuttavia ha
venduto tutto nel maggio scorso, sbaraz­
zandosi in tutta fretta delle attività russe,
Biograia
◆ 18 febbraio 1956 Nasce a Chorvila, in
Georgia. Studia economia e ingegneria
all’università di Tbilisi.
◆ 1982 A Mosca incontra l’uomo d’afari Vitaly
Malkin e avvia con lui una serie di attività
commerciali. Nel marzo del 2012 la rivista
Forbes lo inserisce al 153mo posto nella lista
degli uomini più ricchi del mondo, con un
patrimonio stimato di 6,4 miliardi di dollari.
◆ Aprile 2012 Dopo aver annunciato di volersi
candidare alle prossime elezioni, forma il
partito Sogno georgiano. In seguito riceve due
multe per un totale di oltre 60 milioni di dollari
per inanziamento illecito ai partiti.
◆ Ottobre 2012 Elezioni legislative in Georgia.
come se volesse evitare ogni possibile cri­
tica. Ma si sospetta che goda anche di un
forte appoggio degli Stati Uniti e che sia
l’uomo scelto da Washington per sostituire
Saakashvili. In questo modo la Georgia
manterrebbe una politica estera ilostatu­
nitense, riannodando allo stesso tempo i
ili delle relazioni con la Russia (la Georgia
resta un punto critico nelle relazioni tra
Russia e Stati Uniti).
Tutte queste ipotesi si basano su una
realtà indiscutibile: Ivanishvili ha un patri­
monio di oltre sei miliardi di dollari e, se ha
deciso di abbandonare il suo stile di vita e
le sue abitudini, deve avere avuto un moti­
vo molto più forte della sete di denaro. Nel
distretto di Sachkhere sono convinti che
tutto sia nato dal suo desiderio di aiutare il
popolo georgiano.
L’uomo che paga le bollette
A Chorvila, la casa di Bidzina Ivanishvili
non si distingue dalle altre. Forse è un po’
più alta. Arredata con gusto, la villa in cui
vive con la famiglia è un ediicio di due pia­
ni. La proprietà comprende poi alcune abi­
tazioni di un solo piano per i parenti e gli
ospiti e delle dependance per i domestici,
il tutto circondato da un muro non troppo
alto. Le case vicine sono nello stesso stile.
Vi abitano, ci spiegano, gli amici d’infanzia
del miliardario. L’oligarca ha regalato delle
automobili Niva a vicini e amici, e dei tetti
in lamiera rossa a tutti gli abitanti del vil­
laggio. È una particolarità del distretto.
Qui da anni avevano dimenticato cosa
signiicasse pagare le bollette dell’acqua,
dell’elettricità o del gas: ci pensava Ivanish­
vili. “C’è stato chi ne ha approittato sfac­
ciatamente per riscaldare a gas la stalla”,
racconta indignato un abitante del luogo.
Da queste parti il miliardario è considerato
quasi un dio. Nessuno ne parla male, ma
tutti chiedono di restare anonimi per paura
che io possa scrivere qualcosa di negativo
JUSTyNa MIeLNIKIewICZ (CoNTraSTo, The New yorK TIMeS)
su di lui. Ma un altro motivo potrebbe esse-
re il timore che le autorità decidano di
prendere di mira chi loda pubblicamente
l’oligarca.
Il ritratto di Ivanishvili troneggia nella
scuola del villaggio che lui ha fatto costrui-
re a sue spese in un’epoca in cui il piano
nazionale di ristrutturazione delle scuole
rurali era agli albori. Successivamente,
quando il programma ha cominciato a fun-
zionare a pieno regime, con i soldi del mi-
liardario sono stati ristrutturati tutti gli
ediici delle quattro borgate del distretto. a
Chorvila le scuole sono dotate delle stesse
strutture di cui dispongono i migliori istitu-
ti delle aree urbane: palestra, piscina, sala
pesi e un’aula per il judo, laboratori di chi-
mica, di isica e d’inglese. La responsabile
dei corsi d’inglese è Julia, una volontaria
del regno Unito coinvolta in un program-
ma avviato qualche anno fa dal ministero
dell’istruzione georgiano. Il principio su
cui si basa il progetto è invitare professori
anglofoni provenienti da tutto il mondo,
coprendo le spese di alloggio e dandogli
l’occasione di conoscere il paese. Ivanish-
vili non si è limitato a inanziare le scuole,
ma ha cominciato a versare anche delle no-
tevoli integrazioni di stipendio agli inse-
gnanti.
a gennaio, tuttavia, il parlamento geor-
giano ha approvato una legge che vieta le
donazioni con scopi politici: è stato subito
chiaro chi si voleva colpire, e l’opposizione
è insorta. Ma Ivanishvili non ha potuto fare
Nel distretto avevano
dimenticato cosa
signiicasse pagare le
bollette dell’acqua,
dell’elettricità o del
gas: ci pensava
Ivanishvili
altro che accettare la situazione e gli abi-
tanti del distretto di Sachkhere hanno do-
vuto riabituarsi a pagare di tasca loro le
bollette. Inutile dire che il governo ci ha ri-
messo in termini di popolarità. D’inverno
lo stato versa un sussidio di 25 lari (11,5 eu-
ro) per l’energia, ma nei mesi freddi la bol-
letta minima di gas e luce va dai 120 ai 150
lari. “Come si fa a trovare una somma del
genere quando si è senza lavoro?”, prote-
stano gli abitanti del distretto. Una que-
stione cruciale in un paese con un elevato
tasso di disoccupazione. Nel 2011, tra l’al-
tro, è aumentata la tassa sullo smaltimento
dei riiuti e a questa è stata abbinata la bol-
letta della luce.
La popolazione è sempre più delusa,
ma le autorità non sono particolarmente
preoccupate, perché i segnali positivi sono
comunque numerosi.
Sono state costruite strade e infrastrut-
ture moderne, l’aspetto delle città, che era
fatiscente non solo a Tbilisi, ma anche nei
grandi centri come Zugdidi o Kutaisi, è mi-
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 61
Ritratti
gliorato, la polizia è più eiciente e le stra­
de più sicure. Anche gli oppositori più tena­
ci del presidente gli riconoscono questi
meriti.
Dal canto loro, pur sentendosi presi di
mira, gli insegnanti del distretto di Sa­
chkhere non si sono fatti intimidire: le loro
proteste sono state così accese da costrin­
gere le autorità a ripristinare l’integrativo
di stipendio che era stato tolto ai docenti.
Per lo stato era un rischio crearsi dei nemi­
ci tanto determinati tra gli insegnanti, così
si è deciso di chiudere un occhio sulla ge­
nerosità di Ivanishvili.
Al centro del villaggio c’è un mercato
formato da un gruppetto di squallide ban­
carelle prefabbricate, posto ai margini di
una strada dissestata dalla quale si solleva­
no nuvole di polvere. A qualche centinaio
di metri si trova un centro sanitario appena
inaugurato, un complesso di piccoli ediici
inanziato da Ivanishvili. Poco più in là sor­
geranno gli alloggi del personale medico e
un hotel. L’oligarca ha fatto venire i medici
dalla città e li paga attingendo alla sua fon­
dazione. Lavorare in questo ospedale oggi
è il sogno di molti georgiani. La fondazione
ofre anche un aiuto economico in caso di
malattie. Qui, grazie al miliardario, tutti gli
abitanti ricevono le cure gratuitamente.
Il candidato di chi?
Dopo avere annunciato le sue ambizioni
politiche, Ivanishvili ha creato un partito,
che ha chiamato Kartuli otsneba­Demo­
kratiuli Sakartvelo (Sogno georgiano­Ge­
orgia democratica). Sono numerose le for­
ze di opposizione, liberali e conservatrici,
che si sono unite a questo “sogno”.
Una mossa simile ha creato molta con­
fusione, perché riunire in una stessa coali­
zione forze iloccidentali e anti­Nato non
pare molto sensato.
Eppure i sostenitori di questa nuova
formazione non sono pochi. Se si chiede
agli abitanti di Chorvila perché pensano di
votare per la coalizione guidata da Ivanish­
vili alle prossime elezioni, la loro risposta è
più o meno questa: “Votiamo per il sogno
georgiano. Bidzina è un uomo concreto.
Quando promette una cosa, la fa. Non è
bravissimo a parlare, ma di oratori ne ab­
biamo già avuti in troppi”.
Dopo essersi reso conto di avere di fron­
te un vero avversario, Saakashvili ha rad­
doppiato i propri sforzi: visita ormai diversi
distretti al giorno e compare a inaugurazio­
ni in tutti gli angoli del paese. Sembra in­
somma intenzionato a vincere di nuovo.
Le elezioni legislative di ottobre sono
particolarmente importanti. Nel 2011 è
62 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
stata approvata una legge che limita i pote­
ri del presidente a vantaggio del parlamen­
to, rendendo decisivo il ruolo della mag­
gioranza parlamentare. Dall’esito del voto
di questo autunno dipenderanno dunque
le riforme e la politica estera del paese.
Se Ivanishvili e i suoi otterranno la mag­
gioranza dei seggi sarà l’inizio di un’età
dell’oro, afermano i sostenitori. Il miliar­
dario ha già promesso che tutti i georgiani
saranno tutelati in caso di malattia, che i
contadini avranno lavoro, che i tribunali
saranno indipendenti e che nella società
“prevarrà la giustizia”.
Merab, che vive a Sachkhere, ritiene
che “se Bidzina Ivanishvili arriverà al pote­
re, tutti i georgiani avranno un’assicurazio­
ne sanitaria e ci sarà un forte calo del prez­
zo di luce e gas”. Gli chiedo se è questo, in
sostanza, il “sogno georgiano”. “No, il so­
gno georgiano è quello di vivere in maniera
dignitosa. Di sentirsi sicuri e di non temere
per il futuro dei propri igli”. Si tratta della
visione dominante non solo a Sachkhere,
ma nella Georgia intera. Bidzina Ivanishvi­
li lo sa e non esita a lanciare a più riprese
slogan di chiaro stampo socialista.
La maggioranza al governo continua a
ripetere che Ivanishvili non ha un program­
ma credibile e che le sue sono promesse
irrealizzabili. Per l’opposizione, invece,
“con i suoi sei miliardi di dollari può fare
tutto”. Questi famosi miliardi ritornano
continuamente nelle conversazioni priva­
te, nei dibattiti pubblici, nelle obiezioni
mosse dai vertici politici. Quando promet­
te di investire di tasca sua un miliardo per
lo sviluppo dell’agricoltura, i contadini so­
no soddisfatti, e con loro molti cittadini
che trovano assurdo importare frutta e ver­
dura dalla Turchia quando il paese è in gra­
do di produrne da sé.
Secondo molti esperti però l’eventuale
vittoria della coalizione guidata da Ivanish­
vili potrebbe creare incertezze nel futuro
della Georgia. “Non si può escludere un
blocco dell’economia”, aferma l’analista
Dmitrij Avaliani. “Ivanishvili è circondato
“Il sogno georgiano
è quello di vivere in
maniera dignitosa.
Di sentirsi sicuri
e di non temere
per il futuro dei
propri igli”
da molte persone che aspettano solo di
vendicarsi. Si rischia di assistere a una re­
distribuzione della proprietà, e questo co­
stituisce sempre un rischio per il mercato”.
“A ianco di Ivanishvili ci sono persone che
non sono mai state capaci di vincere un’ele­
zione”, ci spiega senza peli sulla lingua il
politologo Levan Ramishvili. “I loro pro­
grammi sono contraddittori. Ivanishvili
pronuncia discorsi aggressivi e sta dilapi­
dando la simpatia che si era guadagnato
con i suoi programmi di beneicenza”. Se­
condo Avaliani, i liberali temono soprat­
tutto che Ivanishvili voglia dare una dire­
zione diversa alla politica estera e abban­
doni l’idea di avvicinare la Georgia all’Eu­
ropa e agli Stati Uniti.
Ma Davit Berdzenishvili, uno dei capi
del Sakartvelos respublikuri partia(Partito
repubblicano, all’opposizione), afferma
che, nonostante i tentativi messi in atto
dalla maggioranza per screditarlo, “sono
ormai anni che Ivanishvili accumula suc­
cessi” e la sua popolarità è molto alta.
Secondo Berdzenishvili, ci sono molte
più probabilità che l’integrazione euroa­
tlantica avvenga con Ivanishvili piuttosto
che con Saakashvili. “Sia prima sia dopo
l’agosto del 2008, quando la Georgia è en­
trata in guerra con la Russia per il controllo
dell’Ossezia del Sud, Saakashvili ha ripetu­
to che saremmo entrati nella Nato, ma le
sue azioni non hanno fatto che allontanarci
da questo processo. L’anno che stiamo vi­
vendo mi ricorda la fine di Eduard She­
vardnadze, l’ex presidente rovesciato dalla
rivoluzione delle rose guidata dallo stesso
Saakashvili: sia qui sia all’estero tutti ne
hanno abbastanza dell’attuale presidente.
Fino a poco tempo fa era il protagonista
della nostra scena politica, ma ora ha un
rivale degno di lui. Ivanishvili ha molti sol­
di e può contare su importanti appoggi in
occidente”.
Per l’opposizione georgiana non è tanto
essenziale il sostegno dell’occidente,
quanto piuttosto la popolarità dell’oligarca
all’interno del paese. Gli esperti hanno
sempre detto che l’opposizione si limitava
a vegetare, e che ci sarebbe voluto un peso
massimo come Ivanishvili per rianimarla.
Il 27 maggio a Tbilisi è riuscito a porta­
re in piazza 80mila persone. Gli assistenti
che seguono la sua campagna elettorale
percorrono l’intero paese per discutere con
ogni elettore. Il partito al potere fa lo stes­
so. L’incertezza durerà ino all’ultimo mi­
nuto. Nei sondaggi, dice Davit Berdzenish­
vili, la coalizione guidata da Ivanishvili e il
Movimento nazionale di Saakashvili sono
testa a testa. u af
Viaggi
I pinguini
della regina
Graeme Green, The Independent, Gran Bretagna
Le tracce della guerra sono
ancora ben visibili sulle isole
Falkland. Ma è la natura
l’aspetto più afascinante
dell’arcipelago
n un angolo riparato di Stanley,
I appena oltre il cimitero alla peri-
feria della città, c’è un piccolo
giardino. È un posto tranquillo,
affacciato sul porto, con file di
narcisi gialli lungo i viali di ghiaia.
Non ha nulla di particolare, a parte il fatto
che ai piedi degli alberi e dei cespugli ci so-
no tante piccole croci e targhe con i nomi
dei soldati britannici che hanno perso la vi-
ta nella guerra delle Falkland. Molti erano
sulla fregata Ardent, distrutta dagli aerei
argentini durante la battaglia per lo stretto
di Falkland, nel maggio del 1982.
Nel trentennale della guerra, i rilettori
si sono accesi di nuovo su questo arcipelago
paciico e spesso dimenticato di 778 isole.
Le Falkland si trovano a 13mila chilometri
dalla Gran Bretagna e a circa 480 dalle co-
ste dell’Argentina, che non ha ancora smes-
so di rivendicarle. Mentre passeggio sul
lungomare partendo da Memorial Wood, il
cielo è grigio e un forte vento mi spinge la
pioggia addosso. Fuori della Christ Church
Cathedral supero il Whalebone arch, un ar-
co costruito con due mandibole di balenot-
tera azzurra, e poi la sede del quotidiano
locale, il Penguin News, prima di raggiun-
gere il museo. Qui la guerra è documentata
minuziosamente, con foto, ritagli di giorna-
le, armi da fuoco, attrezzature militari e
copie di lettere militari e civili. Il museo è
un tributo all’identità britannica: tra i tanti
reperti esposti ci sono una tazza di porcella-
na della regina Vittoria, un servizio da tè in
stile “impero” Giorgio VI, orologi da taschi-
no e portasigarette. Le pareti sono tappez-
zate di bandiere del Regno Unito.
Il fervore patriottico delle Falkland – “un
64 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
pezzetto d’Inghilterra”, come vengono
chiamate – fa uno strano efetto. Per strada
le automobili, quasi tutte Land Rover, ten-
gono la sinistra. La lingua e l’accento sono
inconfondibilmente britannici, come an-
che il cibo e le bevande nei pub e nei risto-
ranti. Le strade e le piazze sono intitolate a
Margaret Thatcher e alla regina Vittoria. Il
clima, piuttosto rigido, è tipicamente bri-
tannico, così come l’architettura della capi-
tale, Stanley, e il paesaggio campestre bat-
tuto dalle intemperie.
Perché fare tanti chilometri per raggiun-
gere un posto che, dal punto di vista cultu-
rale e paesaggistico, non è molto diverso
dalla Scozia e dalle Shetland? Per quanto mi
riguarda, la risposta è semplice: la fauna.
Da nessuna parte in Gran Bretagna si vedo-
ENRIQUE R. AGUIRRE AVES (GETTY IMAGES)
no elefanti marini di quattro tonnellate
ciondolare sulle spiagge tra orde di pinguini
reali, di Magellano e becco rosso, di fronte
al mare dove nuotano le orche. qui. Ancora più in là c’è Rockhopper point,
Dall’aeroporto di Mount Pleasant, però, dove i pinguini saltaroccia, con le loro biz-
gli unici animali che incontro il primo gior- zarre sopracciglia gialle, saltano dall’ocea-
no, nel piccolo insediamento di San Carlos, no e si arrampicano sulle scogliere.
sono le pecore. Lungo la strada mi fermo Sulla spiaggia di Elephant Corner grup-
vicino a Darwin, al cimitero monumentale pi di enormi e laccidi elefanti marini si sti-
dove sono sepolti i militari argentini caduti rano, oziano, si rotolano, sbadigliano e gru-
nella guerra del 1982. Sulle tombe c’è scrit- gniscono sulla sabbia insieme ai loro picco-
to: “Conosciuto solo da Dio”. A San Carlos li. “La stagione degli amori sta per inire”,
c’è un altro cimitero, dedicato ai caduti di mi spiega Jenny. “Sono rimaste poche fem-
guerra britannici. La mattina seguente un mine, perciò i maschi cominciano a diven-
aereo a nove posti mi traghetta sull’isola di tare nervosi. Molti non riescono ad accop-
Sea Lion, una riserva naturale a 15 chilome- piarsi. È davvero triste”. I pinguini escono
tri da East Falkland. Jenny, la direttrice del dal mare in piccoli plotoni. Sono abbastan-
Sea Lion lodge, mi fa fare un rapido giro sul- za abituati agli esseri umani da non fare ca-
la sua 4x4, segnalandomi lungo la strada so a me. Li seguo mentre avanzano sulla
oche, papere, fringuelli, cormorani reali e spiaggia, i becco rosso in una direzione,
vari esemplari di caracara striato – un in- quelli di Magellano dall’altra. L’isola vibra
contro abbastanza comune da queste parti di richiami, versi rochi e ischi.
nonostante sia l’uccello da preda più raro Il giorno successivo tira un brutto vento
del mondo. mentre scendo a piedi dal lodge alla spiag-
Ai piedi di una scogliera avvistiamo un gia. Un piccolo pinguino pafuto mi passa
grosso leone marino che ozia sulle rocce. Ci davanti caracollando. Ieri mattina qualcu-
dirigiamo verso il monumento allo Shef- no ha visto delle orche vicino alla riva, ma
field, il cacciatorpediniere affondato dai non ce n’è traccia. Non resto fuori a lungo.
missili argentini 80 chilometri a sudest da Da queste parti la gente usa eufemismi co-
 Pinguini becco rosso nell’arcipelago delle Falkland Informazioni
pratiche

u Arrivare Molti visitatori fanno tappa alle

Falkland durante crociere dirette alla
penisola Antartica. L’arcipelago è
raggiungibile in aereo con i voli della Lan da
Santiago, in Cile. Un volo a/r dall’Italia a
Santiago costa almeno mille euro.
u Quando andare Dicembre e gennaio
sono i mesi in cui le giornate più lunghe
permettono di osservare meglio gli animali.
u Dormire I bed & breakfast e i
miniappartamenti sono le sistemazioni più
economiche. Si possono prenotare sul sito
dell’uicio turistico, falklandislands.com.
u Leggere Fabio Gallina, Le isole del
purgatorio. Il conlitto delle Falkland-
Malvinas: una storia argentina, Ombre Corte
2011, 29 euro.
u La prossima settimana Viaggio a
Vienna. Avete suggerimenti su tarife, posti
dove mangiare, libri? Scrivete a viaggi
@internazionale.it.

me “c’è qualche spiffero” o “tira un po’
d’aria”, ma in realtà il vento è talmente forte
e gelido che ti scaraventa a terra e ti congela
la faccia e le mani. Di sera la vita si sposta
fuori dell’acqua, perciò mi faccio coraggio e
sido di nuovo il freddo per guardare i leoni
marini che strisciano lungo la spiaggia con
la loro ciccia tremolante. I pinguini escono
uno dopo l’altro e camminano in ila india-
na. È uno spettacolo che si ripete tutte le
sere: centinaia di pinguini si riversano sulla
spiaggia dopo mangiato, come una schiera
di pafuti uomini d’afari che tornano a casa
dopo il lavoro.
Quando il tempo è bello
Mentre l’isola di Sea Lion è piatta e ventosa,
quella di Carcass è irta e ricca di rilievi, co-
me una montagna scozzese trapiantata nel
sud dell’Atlantico. È più temperata e protet-
ta, ma sono ancora perseguitato dalla piog-
gia. Ci imbarchiamo per l’isola di West
Point e proseguiamo in auto per Devil’s No-
se, dove i pinguini saltaroccia e gli albatros
convivono paciicamente sulle scogliere.
“Non gli dà fastidio la gente, basta non an-
dargli addosso”, mi dice il capitano Mike
mentre camminiamo nell’erba tussac alta
ino al collo. Un avvoltoio collorosso volteg-
gia sopra le scogliere. Torniamo in barca a
Carcass sotto il cielo al crepuscolo, accom-
pagnati da cormorani e delini che spunta-
no dalle onde a prua. I pinguini sfrecciano
lungo il canale come siluri.
Tornati al tepore della Carcass Island
farmhouse, Lorraine, una delle proprieta-
rie, contesta l’idea difusa che le Falkland
siano terre cupe e tetre. “Non le cambierei
con nessun altro posto al mondo. Quando il
tempo è bello non esiste un posto più incan-
tevole”.
Aspetto che smetta di piovere e mi avvio
lungo un sentiero fangoso che attraversa
l’isola e porta a Leopard beach. C’è un ven-
to forte. Le colline si perdono in una itta
nebbia grigia, in cui si muovono solo le oche
e le beccacce di mare. Mentre attraverso la
sottile striscia di terra da Leopard beach al-
la baia di Dyke, spunta il sole. L’isola si tra-
sforma: ampi cieli azzurri si aprono su un
paesaggio caldo e scintillante. Passeggio tra
le dune avvistando avvoltoi, oche, beccacce
e branchi di pinguini che nuotano. Il cambio
di clima dura in tutto 20 minuti, dopo di che
scende una itta nebbia, il vento ricomincia
a ischiare e l’isola torna grigia e fredda.
Il riscatto arriva l’ultimo giorno, quando
il cielo azzurro si apre al mio passaggio
mentre esco da Stanley. Mi aspettano 90
minuti di strada accidentata: tra pozzan-
ghere, salite e buche, mi dirigo verso punta
Volunteer point. Arrivo presto, prima che
orde di turisti calino dalla nave da crociera
ormeggiata lì vicino. Per un paio d’ore, la
lunga spiaggia di sabbia bianca e acqua ver-
de che si rompe in onde spumeggianti è tut-
ta per me.
Per i pinguini becco rosso è la stagione
della cova: in mezzo alle colonie si vedono
uova e pulcini. Centinaia di pinguini reali
brillano sotto il sole con le loro macchie
gialle e i loro candidi toraci. I piccoli, con
ancora uno strato marrone scuro addosso,
sembrano piccole signore impellicciate. A
metà giornata c’è un temporale e comincia
perino a grandinare. Il cielo da azzurro ri-
diventa grigio. Ma sono venuto qui per gli
animali, non per il clima, giusto? u fas

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 65

Graphic journalism

66 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

Brecht Evens è un autore di fumetti e illustratore belga, nato ad Hasselt nel 1986. Il suo ultimo libro è Les Amateurs (Actes Sud BD 2011).

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 67

 Cultura
Musica
ABBIE TrAyLEr-SMITh (PANoS/LUzPhoTo) (4)
La scuola
delle pop star
JD Beauvallet, Les Inrockuptibles, Francia
Dalla Brit School sono usciti
artisti come Amy Winehouse e
Adele. Ma è solo un posto dove i
talenti sono liberi di esprimersi
na volta scesi alla stazione di
U Selhurst, nella periferia a
sud di Londra, per raggiun-
gere Croydon e la Brit
School basta seguire le cu-
stodie di chitarre. Lungo la strada si aggiun-
gono anche custodie di sax, di violoncello e
di tastiera. Si vedono sulla schiena di ragaz-
zi dal look insolito, diretti verso un insieme
di ediici moderni, che fanno pensare subi-
to al liceo sperimentale di periferia:
un’esplosione di colori e forme in un pae-
saggio grigio e orizzontale. Qui il rientro
dalle vacanze somiglia alla folla che esce da
68 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
un concerto o alla coda davanti a un club di
musica dubstep. Frange accuratamente da
un lato, sul modello dei Libertines, per
quelli che portano la chitarra, aria bling-
trash alla Tyler, The Creator per chi si iden-
tiica con l’hip-hop. Nell’atrio si riuniscono
le varie tribù. I batti cinque si scambiano
volentieri, indipendentemente dai gruppi
di appartenenza. I ragazzi, decisamente in
minoranza, si fanno notare in compenso
per stravaganza e appariscenza.
L’oasi degli stravaganti
Uno studente che vende cd all’ingresso rac-
conta di aver trovato qui un’insperata oasi
di pace e tolleranza: “Nella mia vecchia
scuola di Londra ero stato emarginato e
molestato pesantemente, solo perché mi
vesto in modo diverso, perché mi piace can-
tare e ballare. Qui invece m’incoraggiano a
farlo!”.
Liberati dalla divisa scolastica, questi
liceali dai 14 ai 19 anni fanno a gara a chi è
più eccentrico, dalle scarpe personalizzate
alle punte dei capelli colorate. La cosa più
importante è distinguersi, non a caso si ha
l’impressione di un casting permanente.
Dopotutto, gli studenti della scuola non
possono sapere se l’adulto che si aggira per
i corridoi con un bloc-notes non sia in realtà
un direttore di casting del West End, un
produttore di dischi o il conduttore di un
concorso tv. Anche se hanno la faccia dei
bravi ragazzi, si sente che la competizione è
spietata.
Nell’ingresso, alcuni ritagli di giornale e
qualche copertina di rivista ricordano agli
studenti che ogni annata ha avuto la sua star
e che la tradizione non dovrebbe fermarsi.
Ma quanti di questi adolescenti dagli occhi
accesi di speranza potranno davvero trova-
re un posto nella lista delle celebrità che
costituiscono l’orgoglio della Brit School,
da Kate Nash ai Kooks, da Adele a Katie Me-
la, dai Noisettes a Jamie Woon, da Amy
Winehouse a Jessie J? Quello che copertine
e titoli non raccontano sono le storie più or-
dinarie di chi arriva qui sognando di sfon-
dare e poi si accontenta di lavorare dietro le
quinte nei teatri di provincia. Perché la Brit
School forma anche professionisti dell’om-
bra: ballerini, coristi, musicisti spalla, piani-
sti da crociera. Lo “sbocco nel mercato del
lavoro”, segno della qualità e della versatili-
tà della formazione, è il iore all’occhiello
Alcuni studenti della Brit School,
l’unico istituto pubblico britannico
dedicato alle arti performative
della scuola. È anche la sua missione: l’isti-
tuto è in gran parte inanziato dall’industria
della musica britannica, che con Adele ha
conosciuto un miracoloso ritorno sugli in-
vestimenti (il suo album 21 è per ora il quin-
to successo commerciale britannico di tutti
i tempi).
Non male per questa ragazza rotondetta
che qui era conosciuta come Adele Adkins,
diplomata nel 2006. Arthur Bolton fa parte
del pugno di utopisti che venti anni fa han-
no aperto la scuola. “Il nostro obiettivo è di
dare iducia a questi ragazzi e ragazze, per-
mettere a tutti di esprimere al meglio il loro
talento. Vogliamo che escano tutti con una
specializzazione. Siamo qui per formare dei
giovani, non per produrre star”.
Nell’atrio, tuttavia, alcuni si comporta-
no già come star perché hanno capito al vo-
lo che in questa fame academy c’è poco spa-
zio per la timidezza.
Eppure, un insegnante giura divertito
che stamattina non è circolata la voce di una
“visita importante”, per questo, ci dice, so-
no tutti “in borghese e vestiti in modalità
basso profilo”. Figurarsi cosa succede in
questo vespaio quando appare un emissario
di X-factor o di un qualsiasi altro rapido
ascensore per la vanagloria. Tra professori
e alunni la diferenza d’età non salta agli oc-
chi, è l’aspetto l’elemento rivelatore. I ra-
gazzi appena arrivati, dopo anni di severa
disciplina, tipica del sistema educativo bri-
tannico, rimangono a bocca aperta.
Nell’atrio o nei corridoi si scambiano
consigli sulle coreograie o sulle lezioni di
canto in tutta libertà e senza il minimo im-
barazzo. Gli allievi non sono ancora entrati
in classe, ma si muovono già come se fosse-
ro in scena. Il loro impegno, che a tratti
sembra ossessivo, conferma che la loro è
una scelta diicile: la serietà e lo stile di vita
imposti dalla Brit School presuppongono
sacriici nella vita di un adolescente.
Non si torna indietro
Abbiamo la fortuna di assistere all’audizio-
ne di un teatro che ha bisogno di giovani
rapper. Sei ragazzi e ragazze, informati
all’ultimo momento, si precipitano davanti
alla sala. Del tutto rilassati, sono visibil-
mente abituati ai casting, che prendono
come un gioco, una prova generale, e come
una specie di battaglia tra loro.
Prima ancora di aver ricevuto il testo, un
tipo apparentemente timido, con un cardi-
gan grigio da bravo ragazzo, avanza verso i
direttori musicali. La voce, appena udibile
quando parla, diventa possente quando si
lancia in un freestyle e poi in un esercizio di
human beatbox. Appena ricevuto il testo lo
scruta con aria assorta, poi fa cenno a un
altro ragazzo di raggiungerlo. Insieme i due,
che non si farebbe fatica a immaginare in
un club indie-pop con un paio di espadrillas
ai piedi, si esibiscono in un duetto potente,
che combina il testo originale con allusioni
a Londra 2012, in una sorta di grime gotico,
ossessivo, singhiozzato. Poco a poco non
rappano più il testo, ma lo maltrattano, lo
vomitano, lo prendono a botte, lo sputano
senza il minimo ritegno. Anche la loro tra-
sformazione fisica è sorprendente: forse
recitano, sicuramente esagerano, ma in
ogni caso sono attori eccellenti. Non è un
caso: in questa scuola pubblica, dove per
essere ammessi bisogna superare un con-
corso infernale, si insegnano ai ragazzi tutti
i mestieri della scena, tra cui anche teatro e
cinema, discipline spesso eclissate dal
trionfo delle pop star. La Brit School ha sfor-
nato anche numerosi attori e attrici, rifor-
nendo ogni anno qualche prestigioso teatro
londinese, diverse serie tv (compresi i fa-
mosi costume drama della Bbc) e quello che
resta del cinema britannico.
Chiediamo ad Arthur Boulton quale sia
lo studente o la studentessa che lo ha fatto
più felice tra le migliaia uscite dal 2001. La
risposta è immediata: “Tutti!”. Cerchiamo
di ottenere qualche nome. “Gli ex studenti
che hanno sfondato nel campo della musica
parlano sempre bene di noi nelle interviste.
Purtroppo però, non vengono mai a incon-
trare i nuovi alunni: una volta usciti di qui,
la loro vita è nelle mani di agenti e mana-
ger”. La prima scuola in cui la libertà inisce
quando esci, e non quando entri. u nv
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 69
Cultura

Cinema
Dagli Stati Uniti
Tony Scott, 1944-2012
Il regista e produttore
britannico Anthony David
Scott, fratello di Ridley, si
è suicidato a Los Angeles.
Aveva 68 anni
Tony Scott, regista britannico
da anni trapiantato a Holly­
wood, si è tolto la vita domeni­
ca 19 agosto gettandosi dal
ponte Vincent Thomas di Los
Angeles. Diversi testimoni
l’hanno visto scavalcare le re­
cinzioni e lanciarsi nel vuoto
senza alcuna esitazione.
Nato a North Shields, in
Gran Bretagna, Tony Scott
aveva abbandonato l’idea di
diventare un artista per segui­
re le orme del fratello maggio­
Massa critica
Dieci ilm nelle sale italiane giudicati dai critici di tutto il mondo
Tony Scott
re Ridley a Hollywood: ha rea­
lizzato centinaia di spot pub­
blicitari e videoclip e il suo pri­
mo ilm statunitense, Miriam
si sveglia a mezzanotte (1983),
un lop di critica e di pubblico
al momento dell’uscita, con il
tempo è diventato un cult. Già
dal ilm successivo, Top gun
ST
PH
(1986), Tony Scott aveva tro­
vato un suo stile caratterizzato
da sequenze esasperate e
adrenaliniche di grande gene­
rosità. Tra i suoi maggiori suc­
cessi vale la pena di ricordare
Beverly Hills cop 2 (1987), Una
vita al massimo (1993), Allarme
rosso (1995), Nemico pubblico
(1998). Meno quotato del fra­
tello Ridley, Tony non ha mai
ricevuto grandi riconoscimen­
ti, ma nella comunità holly­
woodiana, con il suo berretto
da baseball rosso e l’immanca­
bile sigaro in bocca, era diven­
tato un’istituzione, rispettato
dai colleghi e molto amato da­
gli attori con cui ha lavorato.
The Independent
In uscita
Il cavaliere oscuro.
Il ritorno
Di Christopher Nolan. Con
Christian Bale, Anne Hataway,
Gary Oldman, Morgan Free-
man. Stati Uniti 2012, 164’
●●●●●
Dopo sette anni e due ilm che
hanno spinto Batman sempre
più nell’oscurità, Christopher
Nolan ha chiuso la sua epica
trilogia postmoderna e post 11
settembre – in cui un bene am­
biguo si scontra con un male a
più dimensioni – con un’esplo­
sione di luce. Il tempismo non
poteva essere migliore. Men­
tre fuori dallo schermo gli Stati
Uniti entrano nel vivo della
rissa elettorale, Batman piom­
ba in una battaglia multipla
che lo mette di fronte a un bu­
rattinaio anarchico, alla retori­
ca antigovernativa e al suo de­
stino. Si getta nella mischia co­
me un vendicatore solitario e
ne emerge come difensore… di
cosa? Della verità, della giusti­
zia e dell’american way? No di

certo. I tempi cambiano. Supe­

PO
S
E
A

S
T

IM
E
R

N
EN

IM
EG

reroi e supercriminali anche. Il

O
IL

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come le due facce dell’ex pro­

LO
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Media
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curatore Harvey Dent. Chris

IL cAvALIeRe oScURo 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 Nolan mette a punto un mec­
canismo che funziona attra­
The AMAzINg… 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 verso dualità. Grande spetta­
colo e intimità, ma anche la
UN ANNo DA LeoNI 11111 - 11111 11111 - - 11111 - 11111 11111 11111 natura duplice dell’eroe creato
da Bob Kane e risuscitato da
bIANcANeve e… 11111 - 11111 11111 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111 Frank Miller. Spinge la saga
verso una conclusione politi­
DeTAchMeNT - 11111 11111 - - 11111 11111 11111 11111 11111 11111 camente risonante che farà di­
IL DITTAToRe 11111 - 11111 11111 11111 - 11111 - 11111 11111 11111 scutere a lungo fan e opinioni­
sti. Raggiunge anche l’obietti­
MADAgAScAR 3 - 11111 11111 - - 11111 11111 11111 11111 11111 11111 vo di divertire il pubblico, ai­
nando la capacità, già espressa
MARILYN 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 in Inception, di spostarsi da un
personaggio a un altro, da una
PRojecT x 11111 11111 11111 - - - 11111 11111 11111 11111 11111 location a un’altra, senza mai
lasciare indietro lo spettatore.
TAke SheLTeR 11111 11111 11111 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111 11111 Manohla Dargis,
Legenda: ●●●●● Pessimo ●●●●● Mediocre ●●●●● Discreto ●●●●● Buono ●●●●● Ottimo The New York Times

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 71

Cultura
Libri
Italieni
I libri italiani letti da un
corrispondente straniero.
Questa settimana Michael
Braun, del quotidiano
berlinese Die Tageszeitung.
Giampiero Rossi
Amianto. Processo alle
fabbriche della morte
Melampo, 161 pagine, 15 euro
● ● ● ●●
Da un lato un imprenditore
che ama presentarsi come i-
lantropo interessato all’am-
biente e allo sviluppo sosteni-
bile. Dall’altro una città sofe-
rente che già oggi conta più di
mille morti a causa
dell’amianto a cui se ne ag-
giungeranno 50 ogni anno per
decenni. È questo lo scenario
dentro cui ci porta Giampiero
Rossi con la sua meticolosa ri-
costruzione della storia della
ditta Eternit spa a Casale
Monferrato. Pochi mesi fa si è
concluso il processo contro lo
svizzero Stephan Schmi-
dheiny, responsabile ultimo
dal 1972 al 1986 della Eternit,
e contro il barone belga Louis
De Cartier, proprietario della
fabbrica dal 1952 al 1972. Tutti
e due in primo grado sono stati
condannati a 16 anni di prigio-
ne. Rossi ci fornisce la storia in
tutta la sua immoralità, ma so-
prattutto dà voce ai protagoni-
sti, gli abitanti del Monferrato
che per decenni hanno lottato
ainché si aprisse quel proces-
so. Persone come la ultraot-
tantenne Romana Blasotti Pa-
vesi, che ha perso il marito a
causa dell’amianto, come i sin-
dacalisti Bruno Pesce e Nicola
Pondrano, che per decenni
hanno portato avanti battaglie
spesso solitarie mentre la dire-
zione dell’azienda spendeva le
sue energie e le sue risorse
principalmente in una direzio-
ne: negare i pericoli mortali
causati dall’amianto.
72 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Dalla Colombia
Il passato si vende bene
ChRIS DE BODE (PANOS/LUzPhOTO)
I romanzi che tornano sulla Bogotá, Colombia
storia recente e violenta del
paese vincono sui grandi
romanzi internazionali
Ogni settimana i quotidiani di
Bogotá pubblicano la classiica
dei libri più venduti nella prin-
cipale catena di librerie co-
lombiane, la Librería nacional
de Colombia. In questa classi-
ica la parte del leone la fanno i
romanzi storici, dimostrando
quanto i lettori siano desidero-
si di ritornare sul passato vio-
lento del paese. Al primo posto
troviamo La carroza de Bolívar politici di tutti gli schieramen- posizione per trovare una sto-
di Evelio Rosero, ambientato a ti. Anche il secondo, El imperio ria sentimentale, La luz difícil
metà degli anni sessanta a Pa- eres tú di Javier Moro, ambien- di Tomás González. Questa
sto, nel sud della Colombia. tato in Brasile, e il terzo, El rui- tendenza dimostra anche che
Un ginecologo con la passione do de las cosas al caer di Juan gli autori locali resistono ai
della storia fa costruire per la Gabriel Vásquez, che racconta best seller statunitensi, rap-
silata di carnevale un carro l’epoca del boom del narco- presentati, al quinto posto, da
che demistiica la igura di Si- traico, sono romanzi storici. Libertà di Jonathan Franzen.
mon Bolívar inimicandosi i Bisogna arrivare alla quarta Books
Il libro Gofredo Foi
Intuizioni apocalittiche
Robert Sheckley società sviluppate. Altri come nefasta moda dei reality e
La settima vittima Forma, Fammi una domanda altrove si insiste sul
Nottetempo, 404 pagine, stupida o Lo specialista, relativismo antropologico e
18,50 euro dimostrano invece sulla commercializzazione dei
Tornano i racconti di Sheckley, un’invidiabile conoscenza sentimenti. Sheckley parla
uno dei grandi della della linguistica o della logica, dell’uniicazione del pianeta
fantascienza anni cinquanta e Fantasma V è una bella per efetto del mercato, dei
sessanta, maestro del rilessione su bambini e paura, mezzi d’informazione,
paradosso scientiico e e La trappola per uomini – dell’imperialismo, e il suo è un
sociologico. Ci sono classici storia di una corsa al poco umorismo più crudele e
come il racconto che dà il spazio libero in una nazione freddo, più intelligente e
titolo alla raccolta e Licenza di sovrappopolata attraverso una apocalittico di quanto non
delinquere, Ci facciamo quattro New York degradata – ha ricordassimo. La fantascienza
chiacchiere e Pellegrinaggio alla inluito sull’immaginario aveva previsto molto,
Terra, che portano alle metropolitano-apocalittico di lasciando agli scrittori di oggi
estreme conseguenze più generazioni. Il premio del un mondo mutato, di barbari o
tendenze e fenomeni delle pericolo ha annunciato la di robot. u
 I consigli
della
redazione
I racconti
Asilo letterario
MIRoSLAVPENKoV.CoM
Miroslav Penkov
A est dell’occidente
Neri Pozza, 256 pagine,
16,50 euro
● ● ● ●●
L’autore bulgaro Miroslav
Penkov, che scrive in inglese,
è più a suo agio nella sua lin-
gua d’adozione di quanto i
suoi disadattati personaggi lo
siano nella loro pelle. La sua
prosa può essere rapida, di-
vertente, colloquiale o forma-
le. Il risultato è un idioma
americano perfettamente
convincente che porta sulle
spalle la storia dei Balcani: il
suo linguaggio ha la fortuna di
avere le licenze dello straniero
e il ritmo ereditato dal vecchio
mondo.
La maggior parte delle sto-
rie fanno la spola tra gli Stati
Uniti e la Bulgaria e scivolano
dal presente al passato dei
Balcani, storico o leggendario.
Questi ritorni a casa sono se-
gnati da una violenta forma di
nostalgia che spinge all’azione
i personaggi. È per questo che
le storie di Penkov sono così
dolorosamente e spassosa-
mente eicaci. I legami con il
passato, anche con quello lon-
tano, sono chiari e visibili co-
me in una genealogia stampa-
ta. Di nonno in nonno, l’in-
soddisfazione di A est dell’occi-
dente risale un albero genealo-
gico i cui rami si allungano
spesso al di fuori della storia
della nazione. Rivisitano com-
pulsivamente le alterne fortu-
ne della Bulgaria e la sua in-
garbugliata eredità emotiva.
Anche se tra loro diversi, i
personaggi di Penkov hanno
in comune alcuni aspetti sa-
lienti. Sono perlopiù irritabili,
infaticabili, contorti, ansiosi,
Carlos Fuentes
Destino (Il Saggiatore)
Miroslav Penkov
candidi, orgogliosi, invidiosi,
desolati. Molte caratteristi-
che, spiega l’espatriato Mi-
chael nel racconto Devshir-
meh, possono essere riassunte
in una sola parola: “Yad è
quello che segna l’interno di
ogni anima bulgara. È lo yad
che ci dà la spinta in avanti,
come un motore. Lo yad è co-
me l’invidia ma non è solo
questo. È come il rancore, la
rabbia, la collera, ma più ele-
gante, più complicato. È come
avere pietà per qualcuno, rim-
pianto per qualcosa che hai
fatto o che non hai fatto, per
un’occasione persa, per un’op-
portunità sprecata”.
Eredi di un paese in cui
ogni etnia e gruppo religioso è
stato prima o poi emarginato,
tutti i personaggi di Penkov
sono individui fuori posto, a
casa come all’estero. Raccon-
tandone le storie cupe e diver-
tenti, Penkov gli ofre una
specie di asilo. Queste storie
non sono il promettente de-
butto di un autore. Sono una
promessa già mantenuta.
Alec Solomita,
The New Republic
Luisa Muraro
Dio è violent
(Nottetempo)
Linda Lê
Lettera al iglio che non
avrò
Barbès, 80 pagine, 12 euro
●●●●●
Il titolo di questa lettera è
esplicito: Linda Lê ha deciso di
non avere igli e lo spiega co-
me sa fare lei, in modo lucido.
Ai demoni che tormentano il
suo girone infernale è oferta
così una via d’uscita elegante.
La scrittrice non è tipo da sfo-
ghi isterici, si esprime in pro-
fondità, interrogandosi e co-
gliendo la molteplicità delle ri-
sposte. Il problema viene dalla
presenza/assenza del frutto
delle sue viscere, troppo con-
torte e troppo piene di parole.
Lê si rivolge a un essere im-
possibile, gli rivolge invettive e
scuse in una lingua in perpe-
tua metamorfosi, giocando tra
i termini più oscuri e i più tra-
sparenti, mescolando rancore
e riconoscenza. Non si tratta
di un pamphlet femminista
contro una certa tendenza alla
gloriicazione della maternità.
È solo la toccante confessione
di una donna di lettere, votata
alla scrittura, che dichiara di
essersi dispensata dall’obbe-
dienza alle leggi di natura per
captare tutte le forme di ener-
gia vitale. A poco a poco, il
vuoto diviene essenza e il ri-
iuto elevazione. Come sem-
pre con quest’autrice, che
cammina sola segretamente
accompagnata dall’eternità.
Marine Landrot,
Télérama
Jakuta Alikavazovic
Fuga in blu
Transeuropa, 162 pagine,
13,50 euro
●●●●●
Fuga in blu è un romanzo (il se-
condo dell’autrice) in forma di
rilesso, labirinto, che la mente
del lettore circonda senza riu-
scire mai ad abbracciarlo. È
anche un’architettura immagi-
Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Lola Shoneyin
Prudenti come serpenti
(66thAnd2nd)
naria, che Jakuta Alikavazovic
ha costruito a partire dal Lon-
dra-Luxor – il cinema parigino
degli anni venti abbandonato –
e da Delirious New York di Rem
Koolhaas. Il prologo del libro
(un pezzo di bravura) ricostrui-
sce la storia di questo luogo
misterioso, sfuggito per un pe-
lo alla demolizione per diven-
tare, nel 1994, un punto di ri-
trovo per la diaspora jugosla-
va. Alikavazovic non appartie-
ne a questa diaspora (è nata a
Parigi da madre bosniaca e pa-
dre montenegrino) ma le due
sorelle Vitch protagoniste del
libro, Esma e Ariana, sono bo-
sniache, inviate in Francia dai
genitori nel 1992 da uno zio
che aveva partecipato al rinno-
vamento del Luxor. In questo
ediicio fantasma, “ovunque
gente dei Balcani: ma non vo-
levano parlare della loro origi-
ne. Avevano l’aria di non sape-
re che, mentre migliaia di uo-
mini e donne morivano in
campi di concentramento,
l’Europa faceva inta d’interro-
garsi sull’esistenza di questi
ultimi”. Tutte le biograie della
diaspora s’incrociano in que-
sto cinema abbandonato, una
terra di nessuno che vive in un
“tempo della ine dei tempi”, e
a cui questa condizione dà una
certa leggerezza.
Eric Loret, Libération
Lisa Gardner
La vicina
Marcos y Marcos, 448 pagine,
17 euro
●●●●●
Il thriller è un genere che è sta-
to a lungo dominato da uomi-
ni, ma alcune donne intrepide,
tra le quali Lisa Gardner occu-
pa un posto di rilievo, hanno
cominciato a guadagnare ter-
reno in questo club maschile.
La vicina si apre in modo av-
vincente, anche se non origi-
nale: una bella ragazza – la
ventitreenne Sandra Jones,
73
Cultura
Libri
maestra di scuola con una i-
glia piccola – è scomparsa, e
suo marito agisce in modo tre-
mendamente sospetto. Per la
polizia, Jason Jones non si
comporta come ci si aspette-
rebbe da un marito preoccupa-
to. A parte questo sembra un
brav’uomo e un padre afezio-
nato alla iglia di quattro anni,
Ree. Ma su di lui ci sono do-
mande senza risposta, molte
delle quali sono svelate in una
serie di lashback che lo ritrag-
gono come un marito freddo e
anafettivo. Jason non è il solo
a destare sospetti: c’è anche il
giovane e attraente vicino di
casa, Aidan Brewster, all’appa-
renza alquanto innocuo. Solo
quando Gardner rivela il suo
passato di condannato per rea-
ti sessuali, in carcere per avere
stuprato un’adolescente, il let-
tore comincia ad avere i brivi-
di a ogni sua apparizione. La
vicina ofre la curiosità intel-
lettuale del giallo e il ritmo
energizzante del thriller.
David J. Montgomery,
The Daily Beast
Non iction Giuliano Milani
La grande separazione
Tara Zahra
I igli perduti
Feltrinelli, 381 pagine, 30 euro
I bambini sono tra le vittime
più colpite di tutte le guerre,
ma ogni guerra li colpisce in
un modo diverso. Questo stu-
dio di una storica dell’univer-
sità di Chicago racconta gli ef-
fetti devastanti della seconda
guerra mondiale sui bambini
europei e i modi in cui si cercò,
negli anni immediatamente
successivi, di alleviarli.
Dopo la liberazione, infat-
ti, ogni paese europeo aveva
un enorme numero di fami-
74 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Stephen L. Macknik e
Susana Martinez-Conde
I trucchi della mente.
Scienziati e illusionisti a
confronto
Codice, 228 pagine, 25 euro
●●●●●
La magia inganna e cattura.
Scuotiamo la testa increduli
quando una moneta sembra
sbucare dal nulla, quando la
carta giusta è misteriosamen-
te pescata dal mazzo, quando
l’assistente del mago scompa-
re sotto i nostri occhi. Ovvia-
mente la magia non esiste,
dunque come funziona il truc-
co? È una domanda a cui neu-
roscienziati come Stephen
Macknik e Susana Martinez-
Conde stanno tentando di da-
re una risposta, inaugurando
un nuovo ramo della ricerca
cognitiva battezzato “neuro-
magia”. I trucchi della mente è
una mescolanza avvincente di
scienza e magia. Gli autori ci
mostrano in che modo la com-
prensione della miriade di mo-
di in cui il cervello è ingannato
dalla magia può risolvere alcu-
glie divise. Molti bambini era-
no stati deportati, altri sfollati
per sfuggire ai bombardamen-
ti, altri ancora, semplicemen-
te, avevano perso i genitori.
Nel decidere cosa fare con tut-
te queste famiglie divise ci si
basò su due princìpi: da un la-
to, il principio politico della
nazionalità, la necessità, allo-
ra più che mai fortemente
sentita, di ricongiungere i
bambini al gruppo etnico a cui
si riteneva appartenessero;
dall’altro, il principio psicolo-
gico della riduzione della sof-
ferenza. Proprio in quegli anni
ni dei misteri che circondano il India
funzionamento della mente. I
maghi e gli illusionisti usano il
BASSO CANNARSA (BLACkARChIveS)
potere della nostra mente con-
tro di noi. Quel che vediamo,
ascoltiamo e sentiamo è basa-
to su quel che ci aspettiamo di
vedere, ascoltare o sentire in
base alle nostre esperienze e ai
nostri ricordi. Quando queste
aspettative sono violate il cer- Pankaj Mishra
vello ci mette più tempo a pro- From the ruins of empire
cessare i dati o la nostra atten- Allen Lane
zione si concentra sulla viola- In modo piacevole e stimolan-
zione. Il successo o il fallimen- te, Mishra racconta la storia
to dei maghi dipende dalla lo- del gruppo di intellettuali a cui
ro abilità di distogliere la no- si devono le idee che stanno
stra attenzione dai loro meto- dietro ai grandi movimenti del
di. I grandi illusionisti, attra- continente asiatico, dal partito
verso innumerevoli ore di pra- comunista cinese ad Al Qae-
tica, manipolano la nostra at- da. Pankaj Mishra è nato nel
tenzione, la nostra memoria e 1969 nel nord dell’India.
le nostre inferenze causali,
servendosi di una sconcertan- Aseem Shrivastava
te combinazione di metodi vi- e Ashish Kothari
sivi, uditivi e tattili. Ma il più Churning the Earth
grande show di magia che c’è Penguin Viking
al mondo è quello che ha luo- Un economista e un ecologista
go nel nostro cervello. analizzano una delle domande
Manjit Kumar, più importanti dei nostri tem-
New Scientist pi: la globalizzazione ofre so-
luzioni valide per i poveri e per
le specie non umane?
Kishwar Desai
Origins of love
Simon & Schuster
Un romanzo in cui s’intreccia-
no storie di coppie che deside-
e proprio sulla base di quelle rano avere un bambino, di
esperienze si elaborarono i donne che aittano il proprio
concetti che ancora oggi usia- utero, di dottori che si presta-
mo per parlare della psicolo- no a pratiche dubbie. kishwar
gia infantile: attaccamento, Desai è una famosa giornalista
shock traumatico, ruolo pa- televisiva indiana.
rentale.
Attraverso moltissimi epi- Joydeep Roy-Bhattacharya
sodi, Zahra spiega come que- The watch Hogarth Random
sti due princìpi guida entraro- House
no in conlitto dando vita a ef- Sorta di moderna Antigone: un
fetti paradossali e aprendo gruppo di soldati di una base
nuovi problemi invece di risol- isolata a kandahar afronta
verli. Più in generale, schiude una donna che chiede il corpo
una prospettiva nuova per ca- del fratello.
pire come si è formato il mon- Maria Sepa
do in cui viviamo. u usalibri.blogspot.com

Fumetti
Far west kennediano
Gino D’Antonio
e autori vari
Storia del West
Il Sole 24 Ore, 120 pagine,
5,90 euro
Creata e sceneggiata da Gino
D’Antonio con un gruppo di
disegnatori del livello di
Giorgio Trevisan, Renzo
Calegari, Sergio Tarquinio e
Renato Polese – oltre allo
stesso D’Antonio – Storia del
West è una saga del fumetto
popolare italiano rimasta
mitica, malgrado sia durata
appena 75 numeri. Per Sergio
Bonelli era la serie del cuore. Il
Sole 24 Ore la ripropone ora in
edicola in eleganti volumetti
di colore nero in cui i vari
episodi sono accompagnati da
testi sulla collana stessa e sul
west. D’Antonio, morto nel
2006, fu modernizzatore di
primo piano del fumetto
popolare italiano:
anticonformista nei contenuti,
si fece via via sempre più
dinamico nel segno e nella
composizione della tavola
come testimoniano, per
esempio, i due volumi della
prestigiosa collana di libri a
fumetti della Bonelli “Un
uomo, un’avventura” (dove
pubblicarono Pratt, Crepax,
Battaglia, Toppi e altri),
L’uomo dello Zululand e L’uomo
di Iwo Jima, animati da un
chiaro spirito critico verso lo
spietato colonialismo
britannico il primo, e verso la
retorica patriottarda ilo-
statunitense che celava un
cinico bellicismo il secondo.
Eppure in questa saga
concepita nel 1967, seguendo
le vicende delle famiglie
MacDonald e Adams dal 1804
al 1890, si respira una certa
eco kennediana, importante
in capolavori come Fort
Wheeling (1962) e Una ballata
del mare salato (1967) di Pratt:
l’unione degli ideali dei padri
fondatori, volti all’ediicazione
di un nuovo Eden, con quelli
di una generosa apertura verso
chi è diverso, nemico. Una
serie storicamente rigorosa e
avvincente.
Francesco Boille
Ricevuti
Vanna Vinci
La bambina ilosoica
Rizzoli, 142 pagine, 15 euro
Dopo aver conquistato la Terra
ed essersi resa conto che non
ne valeva la pena, la bambina
ilosoica ha deciso di estende-
re il raggio delle proprie nefan-
dezze al suolo lunare, non an-
cora infestato dalla peggiore
calamità dell’universo: la spe-
cie umana.
Luciano Floridi
La rivoluzione
dell’informazione
Codice, 162 pagine, 15 euro
Indagine sulla natura e le
strutture profonde del mondo
digitale e della società dell’in-
formazione.
Jonathan K. Foster
Memoria
Codice, 169 pagine, 15 euro
Gli afascinanti meandri della
memoria dell’essere umano,
tra neurologia, psicologia e vi-
ta quotidiana.
Noam Chomsky
Siamo il 99 %
Nottetempo, 112 pagine,
10,50 euro
Gli interventi di Noam Chom-
sky ad alcune assemblee di
Occupy, tra la ine del 2011 e i
primi mesi del 2012.
Autori vari
Annuario italiano
dei diritti umani 2012
Marsilio, 320 pagine, 40 euro
Agenda italiana dei diritti
umani per mettere a fuoco le
side immediate e di lungo pe-
riodo che devono afrontare
istituzioni e società civile.
Mario Benedetto
Francesco Cossiga.
L’Italia di K
Aliberti, 120 pagine, 13 euro
Confronto tra l’Italia della pri-
Internazionale 963 | 24 agosto 2012
ma repubblica e quella con-
temporanea, tra la igura di
Cossiga e quella di Berlusconi.
Gianni Bonina
I sette giorni di Allah
Sellerio, 399 pagine, 14 euro
Nel catanese viene ucciso un
puparo. Poi un incendio can-
cella ogni traccia, si salvano
solo i pupi saraceni mentre Or-
lando, Angelica e tutti i paladi-
ni sono ridotti in cenere. Da
questa nota stonata parte l’in-
dagine sul delitto.
Federico Taddia
e Bruno D’Amore
Perché diamo i numeri?
Editoriale scienza, 96 pagine,
11,90 euro
Viaggio nel mondo dei nume-
ri: tante domande bufe e irri-
verenti con le risposte di un
vero matematico.
Steven Amsterdam
Ritratto di famiglia
con supereroi
Isbn, 320 pagine, 16,90 euro
Cosa succederebbe se tutti i
membri della tua famiglia sco-
prissero di avere un superpo-
tere? Un romanzo di perso-
naggi straordinari.
Salvatore Piscicelli
Vita segreta di Maria
Capasso
e/o, 320 pagine, 18 euro
La storia di una donna che per
realizzare la sua piccola scala-
ta sociale dovrà condurre ino
in fondo la sua guerra, senza
guardare in faccia a nessuno.
Angela Camuso
Mai ci fu pietà
Castelvecchi, 274 pagine,
14,90 euro
Nuova edizione aggiornata
della storia della banda della
Magliana, dal 1977 ino ai
giorni nostri.
75
Cultura
Musica
Dal vivo
Fat Freddy’s Drop
Segrate (Mi), 28 luglio,
circolomagnolia.it
A Perfect Day
The Killers, Two Door Cinema
Club, The Temper Trap,
Dz Deathrays, Franz Ferdinand,
Mogwai, The Vaccines, Palma
Violets, Sigur Rós, Mark
Lanegan Band, dEUS, Alt-J,
Villafranca di Verona (Vr),
31 agosto-2 settembre,
vivoconcerti.com
Richard Buckner
Marina di Ravenna, 27 agosto,
bronsonproduzioni.com
Soundpark festival
Bob Corn, Dj Viola, Amavo,
I Maledetti, Mojomatics, Movie
Star Junkies, Boxeur the Coeur,
M+A, Plaid, Steve Nardini,
Brugnera (Pn), 24-25 agosto,
myspace.com/tajdeblu
Summerend Dolomiti
Live Festival
Collective Lab, Crazy Ethillic
Band, Fahrenheit 451, Mellow
Mood, Playa Desnuda, Skardy,
Aim, Dogs in a Flat, Lhl, Motel
Connection, Pink Holy Days,
Tyler de Naag, Claut (Pn),
24-25 agosto, summerend.it
Marghera Estate Village
Ian Paice, Tolo Marton, Freve de
Samba, Charlie e Super Bad
News, Marghera (Ve),
24-26 agosto, villagestate.it
Two Door Cinema Club
76 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Dal Sudafrica
Meglio tardi che mai
URBANEAPTS
Storia di Sixto Rodriguez,
famoso solo a Città del
Capo senza saperlo
Il documentario Searching for
Sugar man, diretto dallo sve-
dese Malik Bendjelloul, è una
favola moderna. Racconta il
successo di Sixto Diaz Rodri-
guez, cantautore nato a De-
troit, iglio di due emigranti
messicani. All’inizio degli an-
ni settanta Rodriguez regi-
strò per la Sussex Records
due album che passarono
inosservati. Ma in Sudafrica
nel giro di pochi anni Rodri-
guez diventò “più grande dei
Rolling Stones” e le sue can-
zoni furono adottate dal mo-
vimento antiapartheid. Lui
Playlist Pier Andrea Canei
Superumani fragilistic
1 2
Public Enemy
Harder than you think
Superhumans! Con le
carrozzelle in sudati scontri
sotto canestro; in pista con ra-
paci leve artiiciali; in campo
anche bendati, a caccia di
traguardi, partendo con l’han-
dicap e sgomitando contro la
retorica. Il video più spaccone
e indimenticabile dell’anno:
un promo di 90 secondi per le
Paralimpiadi diretto da Tom
Tagholm per la britannica
Channel 4. Che tra l’altro re-
gala nuove ali a questo gran
pezzo dall’album 2007 How
you sell soul to a soulless people
who sold their soul???, venten-
nale dei meglio rappermalosi
d’America.
Sixto Rodriguez
non ne sapeva nulla. Nel pae-
se africano ha venduto quasi
un milione di copie senza ave-
re un soldo di diritti d’autore.
Il lieto ine arriva negli anni
novanta, quando Craig Bar-
tholomew-Strydom, insieme
a Stephen Segerman, riesce a
contattare la iglia di Sixto e
a portarlo a Città del Capo.
“La storia sembrava troppo
Morino Migrante
Rumble in the jungle
(Madaski remix)
Performance sportive e supe-
rumani anche nella mente mi-
grante del cantante dei Mau
Mau, Luca Morino, sul suo
sentiero solista tra Manu
Chao, cacao e Salento. Qui rie-
labora In Zaire, tambureggian-
te tormentone di Johnny Wa-
kelin dedicato nel 1976 al miti-
co match vinto da Muhammad
Ali siancando George Fore-
man. Il cantante unisce trattini
tra Kinshasa e l’attualità ag-
giungendo versi in cui “fratelli
afondano e vanno giù senza
far rumore”, uhm. L’album Vox
Creola arriva a settembre, que-
sto è solo il primo round.
bella per essere vera ”, dice
Bendjelloul. Diicile anche
per lui spiegarsi la vicenda.
“Le etichette discograiche
sudafricane non lo cercavano
perché non avrebbero potuto
portarlo in patria a causa del-
la censura. Internet non esi-
steva ancora e girava voce
che lui si fosse suicidato sul
palco”. Ancora oggi, a Città
del Capo Sixto è un mito.
“All’anteprima del ilm è ve-
nuto un sudafricano”, rac-
conta Bendjelloul, “e mi ha
detto: ‘Per noi gli anni settan-
ta non sarebbero esistiti sen-
za i Beatles, gli Stones e
Rodriguez’”.
Sasha Frere-Jones,
The New Yorker
3
Le Rivoltelle
Ve ne andate o no?
Anti-casta crociate: Hit
the road Jack (pezzo di Percy
Mayield portato in paradiso
da Ray Charles, 1961) parafra-
sata tipo monellaggine dalle
quattro mininannini calabrock
che pestano similribelli e
giocano tra citazionismo sim-
patico stile Bussola 1966
(nell’album citano Caterina
Caselli che con Tutto nero rifa-
ceva Paint it black degli Stones;
e poi Pensiero stupendo, come
no) e una loro verace energia
giannagiannagianna che ne-
anche le più smarmellate pro-
duzioni tv neutralizzano. Me-
glio Ray della Rai, e non si ve-
de perché non tifare per loro.
 Jazz/
impro
Scelti da Antonia
Tessitore
Album
Ariel Pink’s
Haunted Graiti
Mature Themes
(4Ad)
●●●●●
Quando Ariel Pink registrava
le sue canzoni solo su casset-
ta, per sua stessa ammissione
4AD
non sapeva suonare niente,
non aveva un talento ricono-
scibile ma era completamente
disturbato. Tutto è relativo: il
secondo album per la 4Ad
è ricco di normali sonorità
melodiche ma è profonda-
mente strano. Kinski assassin
potrebbe essere di Julian Co-
pe; Schnitzel boogie rivisita
l’estetica lo-i con un coro che
ripete la strofa “ho bisogno di
uno schnitzel”; Symphony of
the nymph suona come se Ste-
ve Strange dei Visage raccon-
tasse le sue fantasie sessuali a
un analista. E poi c’è la title
track, splendido soft pop. È un
disco che ci chiede: sono pop?
Sono vero? Sono una presa in
giro? Farà infuriare tanti
ascoltatori quanti ne delizierà,
ma nessuno potrà discutere la
visione unica di Pink.
Michael Hann,
The Guardian
Christian Löler
A forest
(News)
●●●●●
Molti album di musica elettro-
nica hanno bisogno di un cer-
to sforzo per essere apprezza-
ti. A forest, esordio di Chri-
stian Löler, non rientra in
questa categoria. Il disco del
dj tedesco è invece accessibile
e quasi terapeutico. Mentre ti
strattona con i suoi soici ten-
tacoli, la traccia d’apertura
A forest è un insieme di per-
ALFONSO MORAL
cussioni techno, ritmi dub e
malinconiche atmosfere pa-
stello. In tutti i brani, Löler
riesce a creare allegria ispi-
Wadada Leo Smith
Ten freedom summers
(Cuneiform)
Ariel Pink’s Haunted Graiti
randosi alla tristezza. Questo
non è un disco che fa venir vo-
glia di ballare. È un album di
folk elettronico che racconta
una storia vecchia come il
mondo. E un saggio di bravura
che resisterà alla prova del
tempo.
Greg Sawyer,
Resident Advisor
Santiago Latorre
Eclíptica
(Accretions)
●●●●●
Santiago Latorre, musicista
residente dell’osservatorio
astronomico di Castelltallat in
Catalogna, è un artista afa-
scinato dalla isica dello spa-
zio e del tempo. Il suo esordio
del 2009, Orbita, sembrava
un tranquillo jazz da Ecm.
Elíptica, creato per un servizio
religioso a Castelltallat, torna
su temi simili, ma nei lunghi
giorni d’estate dovuti all’orbi-
ta ellittica della Terra. Jazz da
camera rallentato ino a un
languoroso sogno a occhi
aperti: isarmonica, un piano
Santiago Latorre
Ravi Coltrane
Spirit iction
(Blue Note)
ipnotico, elettronica e la tenue
voce di Latorre si sovrappon-
gono ai suoni di una piazzetta
di paese deserta. Un disco
bello e profondamente triste.
Andrew Male, Mojo
John Surman
Saltash bells
(Ecm)
●●●●●
Nelle composizioni di John
Surman hanno sempre avuto
un ruolo importante i paesag-
gi, i suoni e i rumori della sua
terra natale, l’Inghilterra sud-
occidentale. Questo vale an-
che per l’ultimo disco del sas-
sofonista. Ma in Saltash bells
(in origine doveva essere la
colonna sonora di un docu-
mentario, che però non è mai
stato girato) i suoni sono stati
generati al computer e fanno
da sfondo alle note del sasso-
fono. Surman non è nuovo a
dischi di questo tipo: già nel
1972 registrò da solo un album
accompagnandosi con un sin-
tetizzatore. Il pezzo d’apertu-
ra, Whistmans’ wood, aianca
a glaciali ritmi digitali raina-
te melodie di sax baritono. In
On Staddon heights riecheg-
giano echi della musica popo-
lare inglese, mentre Winter
elegy è una sorta di omaggio a
Ian Garbarek. In tutti i brani i
suoni digitali non sono un ve-
ro e proprio tappeto sonoro,
ma solo un sostegno. La so-
stanza del disco è il iato di
Surman e i suoni che produce.
Volker Schmidt, Die Zeit
Ry Cooder
Election special
(Nonesuch)
●●●●●
Questo disco è quel che dice
di essere. Parte con Mutt Rom-
ney blues, poi passa per The
Wall street part of town, Guan-
tanamo e The 90 and the 9.
Avrete capito il panorama:
Cooder è di umore superpoli-
Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Pixel
Reminder
(Cuneiform)
tico, con una dose tagliente
dello spirito di Woody Guthrie
in una registrazione minimali-
sta a base di mandolino, chi-
tarra, basso e batteria, per
musica blues e country con un
goccio di gospel e le sberle dei
suoi accordi aperti alla Keith
Richards. Non c’è niente di
cui lamentarsi. Ogni tanto i
testi sono un po’ goi, ma
questo non fa che raforzare il
tono grezzo e vivace dell’al-
bum: corto, sentito e senza
inutili pedanterie musicali.
Forse è uno dei risultati più
convincenti della sua carriera.
Nick Coleman,
The Independent
L’Estravagante
Vivaldi: sonate op. 1
L’Estravagante
(Naïve)
●●●●●
Le dodici sonate a tre che com-
pongono l’opera 1 di Vivaldi
sono le sue prime composizio-
ni a noi conosciute. Probabil-
mente educato come violinista
da suo padre, che suonava nel-
la cappella della basilica di San
Marco a Venezia, all’epoca Vi-
valdi era apprezzato soprattut-
to come virtuoso, e Carlo Gol-
doni lo descrisse come un
compositore mediocre.
L’ascolto di questo album do-
vrebbe facilmente convincerci
del contrario. Queste sonate
non sono famose come quelle
dell’opera 3, L’estro armonico,
ma sono notevoli per la loro
fantasia nell’adozione della
forma standard dell’epoca in
tre movimenti veloce-lento-
veloce, con l’aggiunta di danze
che creano strutture più varie.
Stefano Molinari, fondatore
dell’Estravaganza, e il suo
compagno Stefano Rossi sono
ottimi in un dialogo tra solisti
che porta ai suoi limiti le possi-
bilità espressive del violino
barocco.
Iain Fenlon, Gramophone
77
Cultura
Video
In fabbrica
Domenica 26 agosto, ore 23.00
RaiStoria
Francesca Comencini irma un
omaggio agli operai delle fab-
briche italiane. Una celebra-
zione del lavoro e della profes-
sionalità, una storia industria-
le del dopoguerra, un requiem
per una fase economica e so-
ciale al tramonto.
Harlan: nell’ombra
di Süss l’ebreo
Lunedì 27 agosto, ore 22.00
RaiStoria
Il ilm antisemita per eccellen-
za costò al suo regista Veit
Harlan due processi per crimi-
ni contro l’umanità. Nonostan-
te sia stato assolto, quella pelli-
cola resta un fantasma impos-
sibile da esorcizzare per l’inte-
ra famiglia Harlan.
Lupi di mare
Martedì 28 agosto, ore 21.55
National Geographic Channel
Nel porto più antico degli Stati
Uniti c’è un gruppo di pescato-
ri che sopravvive grazie alla
pesca del tonno blu. Molti di
loro sono italoamericani. Pri-
ma puntata di un docureality
tra emigrazione e avventura.
Char, l’isola che scompare
Mercoledì 29 agosto, ore 23.45
RaiTre
Rubel e Soi sono due ragazzi-
ni che vivono del contrabban-
do di riso tra India e Bangla-
desh. La loro base è Char,
un’isola nel Gange: le acque la
stanno erodendo ed è destina-
ta a scomparire.
Essere Shakespeare
Venerdì 31 agosto, ore 21.00
History Channel
Le opere e i personaggi di Sha-
kespeare, contestualizzati gra-
zie alle parole dello storico Si-
mon Schama, compongono un
complesso ritratto dell’Inghil-
terra del suo tempo.
78 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Dvd
I mondi di Sebald
Dopo Joy Division e Meeting
people is easy (sui Radiohead)
Grant Gee passa con Patience
(After Sebald) dalla musica
rock alla migliore letteratura
contemporanea realizzando,
nel decennale della sua scom-
parsa, il primo ilm sullo scrit-
tore tedesco W.G. Sebald. Non
si tratta del classico documen-
tario biograico ma di un am-
Fotograia Christian Caujolle
Per sempre
In un piccolo villaggio medie-
vale nel centro della Francia,
dalle parti di Cahors, nell’anti-
co borgo semiabbandonato si
possono leggere delle tracce,
ormai quasi cancellate, di un
passato più recente. Vetrine
vuote, serrande tirate giù. Re-
siste qualche insegna. Sopra
una porta sprangata si può an-
cora leggere: “Photographe”.
A giudicare dallo stile tipogra-
ico è uno studio fotograico
degli anni trenta. Naturalmen-
te, anche nella parte moderna
della città c’è uno studio foto-
bizioso e avvolgente saggio sul
paesaggio, l’arte, la storia, la
vita e la morte, che ripercorre
il cammino narrato da Sebald
in Gli anelli di Saturno, il suo li-
bro più noto. Uscito in dvd in
Gran Bretagna, Patience sarà
proiettato per la prima volta in
Italia al Festivaletteratura di
Mantova, dal 5 al 9 settembre.
sodapictures.com
graico. Ed è in attività. È un
negozio relativamente nuovo,
come ce ne sono tanti: nella
vetrina, in grandi cornici dora-
te, fanno mostra di sé ritratti e
foto di matrimoni. Quello che
attira l’attenzione è una scritta
che recita: “Ici, faites dévelop-
per vos photos numériques
pour toujours”. Ecco una vera
sintesi tra la pellicola, che si
sviluppa, e le foto digitali, che
si possono vedere subito, ap-
pena scattate. Ma la cosa più
interessante è “pour toujour”,
per sempre. Al di là del riferi-
In rete
Au coeur de la
revolte syrienne
intern.az/O59e9v
Entrata clandestinamente in
Siria a dicembre, la francese
Caroline Poiron ha raccolto
immagini e testimonianze dei
ribelli nella città di Homs; tra
loro Abdel Razzaq Tlass,
primo uiciale ad aver
disertato e leader carismatico
della rivolta. Inizialmente ha
percorso con loro le strade del
quartiere di Baba Amr,
roccaforte degli insorti,
spostandosi tra le zone degli
scontri con le milizie fedeli ad
Assad, le stesse dove a
febbraio sono morti sotto un
bombardamento la reporter
Marie Colvin del Sunday
Times e il giovane fotografo
Rémi Ochlik. Nelle settimane
successive si è trasferita nelle
aree controllate dal regime,
per raccontare da entrambe le
prospettive un conlitto tanto
cruento quanto invisibile.
mento alla fotograia tradizio-
nale, lo slogan inventato dal ti-
tolare dello studio sembra in-
dirizzato a chi non è così bravo
a salvare, gestire e archiviare
le foto digitali e ha quindi pau-
ra di perderle. La soluzione più
sicura è quella di una volta:
stampare su carta le proprie
foto. Non stupisce in efetti
che il settore della stampa fo-
tograica sia l’unico in vera
crescita nel mercato amatoria-
le. Nell’era del digitale, c’è an-
cora bisogno dell’album di fa-
miglia. u
Cultura

Arte
La metamorfosi di Tiziano
Metamorphosis: Tiziano 2012,
Londra, ino al 23 settembre,
nationalgallery.org.uk
Tiziano aveva quasi set-
tant’anni quando Filippo II di
Spagna gli commissionò un
gruppo di dipinti tratti dalle
Metamorfosi di Ovidio per la
camera da letto regale. Tra i
più riusciti, Tiziano li chiama-
va “le sue poesie”, sono Diana
e Atteone, Diana e Callisto e La
morte di Atteone, per la prima
volta riuniti alla National Gal-
lery dopo tre secoli. In un’epo-
ca dominata dall’arte contem-
poranea performativa, la Na-
tional Gallery ha commissio-
nato a tre artisti britannici
molto diversi tra loro, il pittore
Chris Oili, lo scultore-mate-
matico Conrad Shawcross e il
concettuale Mark Wallinger,
tre opere in dialogo con Tizia-
no. Oili e Wallinger hanno ri-
STuDIO OLAFuR ELIASSON

volto la propria attenzione al

pathos maschile, elemento
fondamentale nei dipinti di Ti-
ziano. Oili ha dipinto sette
drammatici pannelli verticali
in cui trasporta il mondo clas-
sico a Trinidad, la città in cui
vive. L’artista è afascinato
Gran Bretagna
dalla bellezza e la esplora at-
traverso la forma, la linea lus-
Sole a domicilio
sureggiante e un uso del colore
inebriante. Shawcross mette in
mostra un robot antropomor- Olafur Eliasson Il progetto di Eliasson per il la Tate il risvolto artistico è
fo, rappresentazione di Diana, Little sun, Tate Modern, Lon- London 2012 festival, le cosid- d’obbligo. Ogni sabato notte
creatura glaciale, elegante e dra, ino al 23 settembre, dette olimpiadi culturali di ino al 23 settembre, il pubbli-
minacciosa, che cerca di se- tate.org.uk Londra, s’intitola Little sun. co è invitato a visitare il mu-
durre un corno di legno. Il ca- L’ultima volta che Olafur Invece di attirare milioni di seo durante dei blackout, illu-
pitolo più riuscito è l’opera di Eliasson ha lavorato alla Tate persone verso la sua opera, ha minando le opere delle galle-
Wallinger. Artiste di nome Modern, nel 2003, ha installa- prodotto un oggetto di plasti- rie surrealiste con Little sun,
Diana hanno posato nude a to un sole gigante into (lam- ca gialla a forma di girasole, un’eco della torcia distribuita
turno in una vasca da bagno, pade gialle, specchi e fumo) che nelle intenzioni di Elias- da Man Ray nel 1938 per visi-
lavandosi davanti a uno spec- che splendeva sulla massiccia son dovrebbe raggiungere mi- tare l’esposizione surrealista
chio sotto gli occhi dello spet- Turbine hall. S’intitolava The lioni di persone. Little sun è di Parigi. Le torce di Eliasson
tatore, anonimo Atteone con- weather project e ha attirato una potente torcia a energia saranno in vendita a 16 sterli-
temporaneo, che sbircia, attra- più di due milioni di spettato- solare– realizzata con il sup- ne, una parte delle quali servi-
verso diversi punti di vista (un ri, stesi sul pavimento della porto dell’ingegnere Fredrik rà ad alimentare un fondo che
buco della serratura, una ine- hall durante il consueto fred- Ottesen – che dovrebbe servi- permetterà di venderle a me-
stra rotta, la fessura di una ve- do e umido inverno londinese, re in qualsiasi angolo del mon- no della metà del prezzo nei
neziana), l’intimità della dea. che si crogiolavano al sole uni- do in cui l’elettricità non è di- paesi in via di sviluppo.
Financial Times ti da una sensazione di calore. sponibile. Ma poiché siamo al- The New York Times

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 79

Pop
Fare igli è sbagliato

Elizabeth Kolbert
el 1832 Charles Knowlton, un medico allettante, Knowlton suggeriva di “irrigare la vagina

N di Ashield, nel Massachusetts, pub- subito dopo il congiungimento con una siringa conte-
blicò un breve libro con un titolo lun- nente una soluzione di solfato di zinco, allume, potassa
go: Fruits of philosophy: the private o qualsiasi sale che agisca chimicamente sul seme”.
companion of young married people, by Quanto all’aidabilità di quest’ultimo metodo, che lui
a physician (I frutti della ilosoia: gui- chiamava “controllo chimico”, Knowlton diceva di
da privata per giovani sposati, scritta da un medico). averne discusso con un gentiluomo che non aveva “al-
Knowlton, che aveva trentun anni, era un “libero pen- cun dubbio sulla sua eicacia”.
satore” nonché, per gli standard delle Berkshire Fruits of philosophy causò a Knowlton nuovi attriti
Mountains, la zona da cui proveniva, uno spirito insoli- con la legge. Poco dopo la comparsa della prima edizio-
tamente avventuroso. Ai tempi in cui frequentava il ne l’autore fu accusato di aver pubblicato oscenità, e
New Hampshire medical institute (oggi Dartmouth ricevette una multa di cinquanta dollari. Prima ancora
medical school) aveva preso un corpo al cimitero per- che inisse il processo, gli furono contestati altri capi
ché era troppo povero per pagarsi un cor- d’accusa. Stavolta Knowlton fu condan-
so di dissezione anatomica. Gli era costa- La libertà di scelta è nato a tre mesi di lavori forzati. Nel 1834
to sessanta giorni di prigione. Nel 1829 diventata quasi inì in tribunale per la terza volta. In que-
aveva trascritto le sue idee sull’agnostici- assoluta. sto caso la giuria non riuscì a raggiungere
smo in un trattato di cui aveva poi fatto Escludendo i casi di un verdetto, e lo stesso avvenne nella re-
stampare un migliaio di copie a sue spe- infertilità o altre visione del processo che seguì.
se. Non trovando acquirenti nel Massa- complicazioni Ma le buone idee non si possono re-
chusetts occidentale, aveva preso le co- le coppie possono primere. Forse in parte anche per via del-
pie ed era andato a New York, dove l’ave- le grane legali di Knowlton, Fruits of phi-
stabilire se avere
vano arrestato per commercio abusivo. losophy ebbe molto successo. Uno dei
cinque igli, quattro,
In Fruits of philosophy Knowlton af- giurati del primo processo, pur ritenendo
frontava il tema del sesso o meglio della tre, due, uno o zero di non avere scelta se non giudicarlo col-
crescita della popolazione, che all’epoca pevole, disse al medico: “Il suo libro mi
era un po’ come dire la stessa cosa. Nel solco di Thomas piace. Deve assolutamente farmene avere una copia”.
Malthus, di cui citava l’opera, anche Knowlton si preoc- Nel giro di vent’anni, il librettino – che, impresso su car-
cupava dei rischi delle troppe nascite. Usando una ta sottile, stava comodamente nella tasca posteriore dei
proiezione basata sui dati delle nascite nell’ottocento, pantaloni – negli Stati Uniti fu ristampato nove volte. Lo
ipotizzava che il numero di abitanti del pianeta sarebbe pubblicarono anche in Gran Bretagna, dove per quasi
raddoppiato tre volte ogni secolo. A diferenza di Mal- quarant’anni vendette un migliaio di copie all’anno.
thus, che non vedeva un possibile rimedio se non in Poi, nel 1877, due eminenti riformatori britannici,
ElizabEth
KolbErt un’epidemia o nell’astinenza, Knowlton credeva che Annie Besant e Charles Bradlaugh, decisero di ristam-
è una giornalista
l’umanità avesse a portata di mano soluzioni più piace- pare Fruits of philosophy per sidare una legge sull’osce-
statunitense. Il suo voli. Quello che lui chiamava “istinto riproduttivo” non nità. Come prevedibile furono arrestati e il loro proces-
ultimo libro doveva per forza di cose portare alla riproduzione. Era so, che si tenne alla Guildhall di Londra, fece scalpore.
pubblicato in Italia è suiciente un po’ di fantasia: “Il cielo non ci ha donato Ogni giorno si radunavano davanti al palazzo qualcosa
Cronache da una solo la capacità di aumentare il nostro piacere”, scrive- come ventimila persone per seguire le udienze. I due
catastrofe (Nuovi va, “ma anche il talento di escogitare modi per preveni- furono condannati, anche se la condanna fu poi annul-
Mondi 2006). Questo re i mali che possono derivarne; ed è quindi opportuno lata per di un vizio di forma. Nel frattempo, la grande
articolo è uscito sul che noi, con somma gratitudine, li si sfrutti appieno”. visibilità di cui aveva goduto il processo trasformò l’ar-
New Yorker con il
Il pamphlet di Knowlton ofriva ai suoi lettori alcune gomento un tempo innominabile del controllo delle
titolo The case against
istruzioni di facile applicazione. “Ritrarsi immediata- nascite in un tema di dibattito quotidiano. Nel 1880 i
kids. © 2012 by
Elizabeth Kolbert.
mente prima dell’emissione” poteva, “se fatto con suf- sudditi di sua maestà si erano ormai accaparrati più di
Published by iciente attenzione”, dimostrarsi eicace. Anche un duecentomila copie del trattato di Knowlton.
arrangement with pezzetto di spugna corredato da un sottile nastrino e A Fruits of philosophy va riconosciuto il merito, nella
Agenzia Letteraria inserito nella vagina “prima del congiungimento” po- misura in cui meriti del genere possano essere attribui-
Santachiara. teva bastare. Se nessuna delle due tecniche risultava ti a un pamphlet, di aver cambiato il corso della storia.

80 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

 OLIMPIA ZAGNOLI

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 81

Pop
Più o meno nello stesso periodo il numero delle nascite
negli Stati Uniti cominciò a crollare, e nei decenni suc-
cessivi al processo Besant-Bradlaugh una traiettoria
analoga seguirono le nascite in Gran Bretagna. Anche
se a volte è diicile isolare le cause delle grandi tenden-
ze demograiche, l’opera di Knowlton fu comunque
determinante nella difusione della “buona notizia che
sesso e procreazione si potevano separare”. In altre pa-
role i igli smisero di essere una conseguenza e si tra-
sformarono in una scelta.
Quella che ai tempi di Knowlton era una libertà di
scelta decisamente imperfetta, oggi è diventata quasi
assoluta. Escludendo i casi di infertilità o altre compli-
cazioni le coppie, almeno nel mondo più economica-
mente sviluppato, possono stabilire quanti igli avere,
se cinque, quattro, tre, due, uno o zero. Diversi libri
usciti di recente analizzano questo tipo di decisione da
vari punti di vista e giungono a sorprendenti – alcuni
direbbero perino allarmanti – conclusioni.
In Why have children? The ethical debate (Perché ave-
re igli? Il dibattito etico), Christine Overall cerca di
sottoporre la decisione a una rigorosa analisi morale.
Overall, che insegna ilosoia alla Queen’s university
dell’Ontario, riiuta l’idea che la procreazione sia un
fatto “naturale” e che quindi non abbia bisogno di alcu-
na giustiicazione. “Esistono molti impulsi apparente-
mente originati dalla nostra natura biologica ai quali
tuttavia scegliamo di non dare seguito”, osserva la stu-
diosa. Se vogliamo continuare ad avere dei igli, ci con-
viene trovare un motivo.
La gente, va da sé, di motivi per avere igli ne trova,
e Overall li afronta uno a uno. Per esempio l’idea che
mettere al mondo un iglio sia un bene per il iglio. Può
sembrare un’ovvietà: in in dei conti un iglio che, con
qualche mezzo knowltoniano viene privato della possi-
bilità di esistere, perde tutto. Non potrà mai sperimen-
Storie vere tare nessuno dei piaceri che la vita ofre: mangiare un
La commissione per gelato, andare in bicicletta o ancora, per i più lungimi-
la sicurezza del ranti, fare sesso.
consumatore degli Overall respinge questa teoria sulla base di due ar-
Stati Uniti ha gomenti. Primo: che chi non esiste non ha autorità mo-
comunicato che la rale. In giro c’è un sacco di gente che non esiste, ma non
Gerber Legendary la si sente mai lamentarsi, no? Secondo, una volta ac-
Blades ritirerà dal cettato il fatto che bisogna fare un iglio per incremen-
mercato 119mila
tare la felicità complessiva del mondo, come si fa a ca-
machete con una
pire quando fermarsi? Mettiamo che un bambino che
lama lunga cinquanta
centimetri fabbricati
mangia il gelato rappresenti un ammontare x di piacere
in Cina. Facevano aggiunto. Stando così le cose, due bambini che mangia-
parte del suo no il gelato equivarrebbero a 2x, quattro bambini a 4x, e
Apocalypse survival via dicendo. Forse una famiglia con otto igli potrebbe
kit, una confezione permettersi di comprare il gelato metà delle volte in cui
che era in vendita a potrebbe farlo una famiglia con quattro. Eppure se la
349 dollari e che caverebbero meglio, su un piano di felicità complessi-
serviva per uccidere va, con la prole più numerosa. E da un punto di vista
gli zombi in caso di
strettamente utilitaristico, le cose andrebbero ancora
una loro rivolta di
più a gonie vele se i genitori continuassero a sparare
massa. Il problema
del machete è che
fuori nuovi igli. Generalizzando il processo, il mondo
l’attacco della lama è sarebbe sempre più brulicante di gente che conduce
debole “e presenta il vite sempre meno soddisfacenti, e a un certo punto la
rischio di ferite da felicità di ciascun individuo comincerebbe a rasentare
lacerazione”. lo zero. Questa trasformazione del pianeta in famiglia
82 Internazionale 963 | 24 agosto 2012
Duggar (quelli del reality 19 Kids and counting, in cui si
seguono le vicende di una famiglia che siora i venti i-
gli) è stata per la prima volta formulata dal ilosofo bri-
tannico Derek Parit, ed è nota nei circoli accademici
come la “conclusione ripugnante”. Overall la considera
un fatto certo: “Un semplice approccio utilitaristico è
sbagliato, se applicato all’etica dell’avere igli”.
O
verall ritiene inadeguate, dal punto
di vista ilosoico, quasi tutte le altre
motivazioni che vengono presenta-
te di solito. Alcuni giustificano la
loro decisione di avere igli dicendo
che vogliono perpetuare il cognome
o la discendenza genetica. Ma “il corredo genetico di
una persona è così prezioso da doverlo assolutamente
perpetuare?”, si domanda Overall. Altri dicono che è
un dovere del cittadino verso la società quello di
contribuire alla sua prosecuzione. Un simile obbligo,
obietta Overall, “trasformerebbe le donne in schiave
da procreazione”.
Altri ancora sostengono che dobbiamo mettere al
mondo dei igli per avere qualcuno che si occupi di noi
da vecchi. “Chiunque abbia dei igli per il presunto so-
stegno economico che potrebbero offrirgli”, scrive
Overall, “con tutta probabilità si illude”.
Inine, moltissimi avanzano l’ipotesi che diventare
genitori li renda felici. Qui le statistiche, ahimè, li smen-
tiscono completamente. Le ricerche dimostrano che le
persone con igli non sono più soddisfatte della propria
vita di quelle che non ne hanno. La bilancia, semmai,
pende dall’altra parte: i genitori sono meno felici. In
uno studio pubblicato su Science nel 2004 e che ha avu-
to subito grande popolarità, lo psicologo premio Nobel
Daniel Kahneman chiedeva a nove donne che lavora-
vano di valutare le esperienze vissute il giorno prima.
Il tempo trascorso occupandosi dei igli era giudicato
meno gradevole di quello passato a fare spese, mangia-
re, fare sport, guardare la tv, preparare i pasti e parlare
al telefono. Una delle poche attività che queste donne
trovavano meno gradevole di occuparsi dei igli erano i
mestieri di casa, cioè pulire dove i igli sporcavano.
Ma nulla di tutto questo conta davvero. La procrea-
zione nell’interesse dei genitori è eticamente inaccet-
tabile. Secondo Overall “avere un iglio per trarne gio-
vamento personale è un errore morale”.
David Benatar, un professore della University of
Cape Town, è un altro che ricorre alla ilosoia per de-
terminare le dimensioni della famiglia ideale. Rivela
la risposta in dal titolo del suo libro, Better never to ha-
ve been: the harm of coming into existence (Meglio non
essere mai esistiti: i danni del venire al mondo). Il vo-
lume è dedicato ai suoi genitori, “anche se mi hanno
messo al mondo”, e ai fratelli “la cui esistenza, pur
danneggiando me, fa molto bene a tutti gli altri” (è di-
vertente immaginare come devono essere le riunioni
di famiglia a casa Benatar).
Le argomentazioni di Benatar si reggono su
un’asimmetria cruciale ma, a suo dire, poco conside-
rata. Prendiamo due coppie, gli A e i B. Gli A sono gio-
vani, sani e ricchi. Se avessero dei igli, gli potrebbero
dare il meglio di tutto: scuole, vestiti, videogiochi. Ma
non per questo noi diremmo che gli A hanno il dovere
morale di riprodursi.
I B sono giovani e ricchi proprio come loro. Però
hanno entrambi una malattia genetica, e se procreasse-
ro il iglio o la iglia patirebbero terribili soferenze. Se-
guendo il ragionamento di Benatar, diremmo che i B
hanno l’obbligo etico di non riprodursi.
Il caso degli A e dei B dimostra che valutiamo il pia-
cere e il dolore con metri diversi. Il piacere di cui non
può godere chi non esiste non si può considerare un
male. Ma le sofferenze evitate sono un bene anche
quando il destinatario non esiste.
E quel che vale per gli A e per i B vale sostanzialmen-
te per tutti. Anche la migliore delle vite possibili è costi-
tuita da un misto di piacere e dolore. In assenza del
piacere – ovvero se la vita non fosse mai stata creata –
nessuno ne avrebbe risentito. Ma il mondo risente
dell’introduzione di soferenze inutili. “Una delle im-
plicazioni della mia tesi”, scrive Benatar, “è che una
vita piena di cose belle e con solo una quantità minima
di cose brutte – una vita di assoluta beatitudine alterata
soltanto dal dolore di un’unica puntura di spillo – è co-
munque peggiore dell’assenza di vita”.
Lui per primo si rende conto che molti lettori avran-
no diicoltà ad accettare “un’afermazione così profon-
damente destabilizzante”. Diranno di considerare la
propria esistenza una fortuna, e che lo stesso vale per
quella dei loro igli. Ma non fanno che prendersi in giro
da soli. E non stupisce. Tutti i viventi discendono da
una lunga dinastia di persone che si sono riprodotte. È
quindi l’evoluzione stessa a favorire una sorta di ottimi-
smo idiota nel codice genetico: “Chi giudica favorevol-
mente la riproduzione ha più probabilità di procreare, e
quindi di tramandare gli attributi – quali che siano – che
spingono a determinate convinzioni”.
Se preso seriamente, il ragionamento di Benatar
porta a quella che potremmo deinire la “conclusione
conclusiva”. Se tutti quanti ci rendessimo conto dei
danni che facciamo mettendo al mondo dei figli e
smettessimo, nel giro di un secolo o giù di lì la popola-
zione mondiale crollerebbe a zero. Per Benatar è un
obiettivo fortemente auspicabile. “Gli esseri umani
possiedono l’infelice speciicità di essere la più distrut-
tiva e dannosa tra le specie viventi sulla Terra. La
quantità di soferenza presente nel mondo si potrebbe
ridurre drasticamente, se solo non esistessimo più”.
Una verità che culture più sensibili alle dimensioni
tragiche dell’esistenza hanno intravisto molto tempo
fa. Il titolo del libro di Benatar cita il passaggio dell’Edi-
po a Colono di Sofocle in cui il coro commenta: “Meglio
sarebbe non nascere, / oppure, quando si è nati, / tor-
nare al più presto là donde si è venuti”. Allude anche a
un vecchio detto ebraico: “La vita è così terribile che
sarebbe meglio non nascere. Ma chi ha tanta fortuna?
Nemmeno uno su centomila”.
Come Overall e Benatar, anche Bryan Caplan ritie-
ne che le persone dovrebbero essere più rigorose al mo-
mento di decidere se avere dei igli. E anche Caplan
attinge a una disciplina accademica – nel suo caso l’eco-
nomia – per fare un po’ di chiarezza. Il risultato è Selish
OLIMPIA zAGNOLI
reasons to have more kids: why being a great parent is less
work and more fun than you think (Ragioni egoistiche
per avere più igli: perché essere un ottimo genitore è
meno faticoso e più divertente di quanto si creda).
A sentire Caplan, che insegna alla George Mason
university, l’errore principale che fanno i futuri genitori
è quello di sopravvalutare il presente. È un errore piut-
tosto comune. I lavoratori tra i venti e i trent’anni non
mettono via abbastanza soldi per la pensione perché gli
sembra lontanissima. Poi arrivano a sessant’anni e di
colpo si pentono di aver speso troppi soldi in suv e trop-
po pochi in fondi pensione.
Le coppie, sostiene, dovrebbero pensare non a
quanti igli possono volere ora, quando hanno di meglio
da fare che passare il tempo a scaldare latte in polvere,
ma di quanti ne vorranno accanto quando saranno vec-
chi e soli davanti alla tv a guardare i talk show. Caplan
consiglia di usare quella che lui chiama la regola del
“scegli la media”: immaginiamo che uno abbia trent’an-
ni. Egoisticamente parlando, stabilisce che il numero di
igli più piacevole da avere tra i trenta e i quarant’anni è
uno. Superati i quaranta, il numero di igli ottimale sale
a due: a mano a mano che i igli afermano la loro indi-
pendenza, uno si ritrova con più tempo libero. Quando
poi si raggiungono i cinquanta, i igli saranno tutti as-
sorbiti dalle loro vite. A questo punto non sarebbe cari-
no averne quattro che ti passano periodicamente a tro-
vare? Infine, superati i sessanta e preparandosi alla
pensione, si ha tempo libero in quantità da trascorrere
con i nipoti. Cinque igli sarebbero una buona assicura-
zione contro l’assenza di nipoti.
Facendo due calcoli, Caplan conclude che, stando
così le cose, “il numero ideale di igli è tre”.
Anche se il dato può variare di famiglia in famiglia,
a detta di Caplan lo stesso calcolo vale per tutti. I bam-
bini, da piccoli, sono una gran rottura di palle. Necessi-
tano di tantissime attenzioni proprio nel momento in
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 83
Pop
cui i genitori sono più impegnati ad afermarsi nei loro
mestieri. Il risultato è che la maggior parte delle perso-
ne smette di produrre igli prima di raggiungere il nu-
mero che gli consentirebbe, sul lungo periodo, di rica-
varne il massimo beneicio personale. “L’accoppiata
‘sentimenti genitoriali tipici più lungimiranza elevata’
comporta un numero maggiore di igli rispetto all’ac-
coppiata ‘sentimenti genitoriali tipici più lungimiranza
modesta’”, scrive Caplan (che purtroppo non spiega
come si devono comportare i genitori il cui numero
ideale di igli comprenda un decimale).
Caplan ammette che alcuni possano sentirsi in dif-
icoltà all’idea di avere altri igli (o di averne in generale)
quando già così sono a corto di tempo e risorse. Non
sarebbe meglio dare un’infanzia decente a uno o due
igli invece di darne una pessima a tre? Qui sta la buona
notizia, almeno secondo Caplan: non c’è nessuna dife-
renza. Cita una quantità di studi su gemelli e adozioni
che dimostrano come la genetica abbia la meglio sul
lavoro dei genitori per caratteristiche dei igli che vanno
dalla salute all’intelligenza alle probabilità di inire in
galera. Non serve controllare il consumo di patatine
fritte di un iglio né scarrozzarlo alla scuola di musica o
insegnarli come non commettere reati. Se non chiudete
i vostri igli in un armadio, verranno su benissimo. O
no, a seconda dei casi.
I genitori che si renderanno conto di quanta poca
diferenza faccia il loro impegno s’impegneranno di
meno. Questo dovrebbe abbassare i costi della procre-
azione e, secondo la logica del mercato, aumentarne
l’appetibilità. “Se i igli sono un prodotto, vale la logica
del consumo: più una cosa conviene, più uno ne com-
pra”, scrive Caplan. Il minimo che può capitare e che i
igli in più forniscano al mondo altri consumatori e altra
forza lavoro: “Molti pensano che nell’economia del fu-
turo non ci sarà spazio per i lavoratori non specializzati,
ma il loro lavoro qualcuno dovrà pur farlo”.
I consigli di Benatar sui igli, se seguiti alla lettera,
avrebbero come conseguenza l’estinzione del genere
umano. Quelli di Caplan vanno nella direzione oppo-
sta: un boom delle nascite ininito. Ecco qual è secondo
lui uno dei vantaggi del suo piano: “Più gente vuol dire
anche più idee, che sono il combustibile del progresso”.
In un testo che gronda ottimismo, questa è probabil-
mente l’afermazione più ottimistica di tutte o, se pre-
ferite, la più scandalosa.
Torniamo a Fruits of philosophy. Knowlton ricorreva
a calcoli aritmetici da scuole elementari per dimostrare
la problematicità di un aumento costante della popola-
zione. Immaginava cosa sarebbe successo se il numero
di abitanti della Terra – che all’epoca si aggirava intorno
al miliardo – avesse continuato a crescere “in modo in-
controllato”. A metà degli anni trenta, avrebbe raggiun-
to gli otto miliardi. Un secolo dopo, i miliardi sarebbero
diventati sessantaquattro.
Si prevede che la popolazione mondiale arriverà a
otto miliardi intorno al 2025, circa novantacinque anni
più tardi rispetto alle previsioni di Knowlton. Nessuna
persona sana di mente può ipotizzare che si arrivi a ses-
santaquattro miliardi senza che le conseguenze siano
orribili, tranne forse qualche economista.
La decisione di fare un iglio, o un altro, o ancora un
altro, può sembrare una questione personale: la scelta
tra quanti pannolini si vogliono cambiare nel breve pe-
riodo e quanti bigliettini si spera di ricevere per la Festa
della mamma. Ma considerare la faccenda esclusiva-
mente in questi termini è, come sottolinea Caplan in
dalla copertina del suo libro, egoistico. Qualunque opi-
nione possiate avere sulle conclusioni di Overall e Be-
natar, è diicile contestare il presupposto su cui insisto-
no entrambi: fare un figlio è un problema morale.
Quando stabiliamo le dimensioni delle nostre famiglie,
determiniamo anche, ciascuno nel suo piccolo, come
sarà il mondo del futuro. E non lo facciamo solo per noi
stessi o per i nostri igli. Lo facciamo anche per i igli di
tutti gli altri. u mc

Scuole Tullio De Mauro

La rete di Chávez

Canaima, il famoso parco naziona-
le venezuelano, più esteso del Bel-
gio, da alcuni anni dà nome a sta-
bilimenti che producono compu-
ter. Questi, per impulso di Hugo
Chávez, sono destinati a ogni ra-
gazzo e ragazza delle scuole del
Venezuela. Entro il 2012 i Canaima
distribuiti saranno un milione e
duecentomila. Lo ha annunziato
Chávez stesso durante il Foro
mondiale latinoamericano chiuso
a Caracas il 6 luglio.
Chávez si prepara ad afrontare
le elezioni nel prossimo ottobre e
ha scelto una sede interamericana
importante per dar rilievo al suo
impegno per lo sviluppo educati-
vo. Informatizzazione totale della
didattica e web sono componenti
decisive della politica di crescita
dei livelli scolastici, avviata da an-
ni e con risultati importanti, come
abbiamo già ricordato qui: riorga-
nizzazione dell’intero sistema
dell’istruzione, riduzione
dell’analfabetismo adulto e
dell’evasione scolastica, ricono-
sciuta anche dall’aumento dell’in-
dice di sviluppo umano. La legge
sull’educazione del 2009 ha cerca-
to di dare una curvatura nazionale
ai processi educativi, anche per
mobilitare gli strati più larghi sugli
obiettivi di crescita della scolarità.
Sembra rientrare in questa linea la
scelta autarchica dei Canaima,
senza collegarsi al progetto One
laptop per child (Olpc), ideato e
lanciato da Nicholas Negroponte e
sostenuto da Google e altre grandi
imprese. Qua e là Olpc si scontra
con l’impreparazione degli inse-
gnanti. Saprà vincerla lo slancio
ideale di Hugo Chávez? u

84 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

Scienza e tecnologia
Lungo i tubi di internet

The Economist, Gran Bretagna

Spesso si pensa alla rete come a gran parte della sua infrastruttura sia con­
un’entità astratta. In realtà la centrata in un numero relativamente esi­
guo di posti.
sua esistenza dipende da Così, quando visita il paesino di Porth­
pesanti infrastrutture e da una curno, in Cornovaglia, Blum può vedere le
manutenzione costante, come stazioni di arrivo di molti dei grandi cavi
qualunque attività industriale transatlantici a ibre ottiche che trasporta­
no il traico tra l’Europa e le Americhe sot­
to forma di fasci di luce laser. Circa trecen­
overni del mondo indu­ to chilometri più avanti c’è il London Inter­
lonne di server e router ipertecnologici ali­
mentati da grossi fasci di cavi, con le vento­
le di rafreddamento che formano un coro
roboante nella gelida oscurità. Lo stile va­
ria in base alla cultura del luogo. Una ditta
statunitense ha scelto un look spaventosa­
mente high­tech per stupire i clienti. L’in­
terscambio di Francoforte è un esempio di
fredda razionalità, mentre quello di Lon­
dra è squallido e cade a pezzi.

“G strializzato, stanchi gigan­

ti di carne e acciaio, io
vengo dal ciberspazio, la
nuova dimora della Mente”. Così comincia
la Dichiarazione d’indipendenza del ciber-
spazio scritta nel 1996 da John Perry Bar­
low, ex paroliere dei Grateful Dead e oggi
attivista per le libertà digitali. Si tratta della
summa poetica dell’immagine di internet
come entità eterea e immateriale, una Nu­
vola immanente, eterna e onnipresente
dall’altra parte dello schermo.
Per Andrew Blum, collaboratore di Wi­
red, questa illusione si è infranta il giorno
in cui uno scoiattolo ha mangiucchiato il
cavo che collegava la sua casa a internet.
Questa brusca dimostrazione della isicità
della rete ha acceso il suo interesse per l’in­
frastruttura che la rende possibile, il grovi­
JEFFrEy HAMILtoN (GEtty IMAGES)
net exchange, una struttura in cui le varie
reti si collegano tra loro e a internet. Il nodo
di Londra è il più usato al mondo dopo
quelli di Francoforte e Amsterdam. Quello
che succede in questi luoghi può avere con­
seguenze su milioni di persone: un inge­
gnere di rete statunitense ricorda di aver
“isolato l’Australia” quando una delle reti
del paese era in ritardo con le bollette.
Cori di ventole
L’ingegneria di rete non è una professione
afascinante, e le strutture isiche che ospi­
tano il più grande network mai costruito
non hanno la magnificenza delle dighe
idroelettriche o delle ferrovie interconti­
nentali. Eppure hanno un loro stile: ediici
anonimi, praticamente deserti, pieni di co­
Poi ci sono gli ingegneri, un’afascinan­
te confraternita di sradicati che gira il mon­
do da un rack all’altro per tenere in piedi lo
spettacolo elettronico, le cui interazioni e i
cui afari modellano la geograia della ra­
gnatela elettronica che avvolge ormai l’in­
tero pianeta.
Il libro di Blum è un’ottima guida per
chiunque sia interessato al funzionamento
della moderna infrastruttura elettronica
globale e un opportuno antidoto alle fre­
quenti astrazioni su ciberspazio e cloud
computing. Questi termini nascondono il
fatto che, proprio come i tubi dell’acqua,
anche i canali che trasportano i bit dipen­
dono dal vecchio lavoro di vanga, dal con­
tatto umano e dalla realtà geograica in cui
tutto questo esiste. u sdf

glio globale di ili, cavi, router e centri dati

che la maggior parte degli utenti dà per
scontato. Il suo libro Tubes: a journey to the
centre of the Internet (Ecco 2012) è un’avvin­
cente dimostrazione che, ciberutopismo a
parte, internet è fatta di carne e acciaio
proprio come qualunque segheria o fabbri­
ca dell’era industriale.
Il libro è inoltre un’ottima introduzione
ai rudimenti del suo funzionamento. Il ter­
mine “internet” è un nome collettivo che
comprende migliaia di reti più piccole, ge­
stite da società, governi, università e im­
prese private, unite a formare un insieme
(quasi) ininterrotto, globale e “intercon­
nesso”. In teoria internet è concepita per
essere ampiamente distribuita e molto re­
siliente, con varie rotte possibili tra due
destinazioni. In pratica, però, una combi­
nazione di economia e geograia fa sì che

86 Internazionale 963 | 24 agosto 2012


CJ BURtON (CORBIS)
La Apple svela
i suoi trucchi
Nick Bilton, The New York Times, Stati Uniti
L’azienda di Cupertino
ha portato la Samsung in
tribunale, accusandola di
copiare i suoi prodotti.
Ma è stata costretta a mostrare
a tutti i suoi segreti
ei primi anni trenta il mago
N Horace Goldin portò in tribu-
nale l’azienda di tabacco R.J.
Reynolds per aver rovinato il
suo gioco di prestigio più famoso: tagliare
in due una donna con una sega. Nella pub-
blicità della fabbrica veniva svelato il truc-
co che lui aveva brevettato una decina
d’anni prima. Un fatto che Goldin conside-
rava un danno alla sua attività professiona-
le. Chiese 50mila dollari di risarcimento,
che oggi equivarrebbero a 865mila dolla-
ri.
Questo caso mi è tornato in mente la
scorsa settimana in un tribunale della Sili-
con valley, mentre ascoltavo le prove mes-
se in campo dalla Apple nella sua causa
contro Samsung, accusata di aver copiato i
brevetti dell’iPhone e dell’iPad. Portando
davanti ai giudici un’azienda per difendere
il pezzo forte del suo repertorio, Goldin era
stato costretto a rendere pubblici i propri
segreti. Allo stesso modo la Apple, rivol-
gendosi a una corte federale per protegge-
re i suoi brevetti più importanti, ha per-
messo alla concorrenza e al pubblico di
osservarla da vicino.
In fondo Steve Jobs non era molto di-
verso da un mago. Le persone dicevano
spesso di sentirsi risucchiate in un “campo
di distorsione della realtà” quando si tro-
vavano di fronte a uno dei suoi nuovi pro-
dotti. Le reazioni di grande stupore duran-
te le sue presentazioni sembravano proprio
quelle suscitate da un gioco di prestigio:
“Ed ecco a voi, signore e signori! Osservate
l’ultima meraviglia creata dalla Apple! E
ora allargate le vostre dita sulla schermo
per ingrandire una foto o una cartina!”.
La magia della mela
In fondo fu proprio lo scrittore di fanta-
scienza Arthur Charles Clarke a dire che
“ogni tecnologia suicientemente avanza-
ta è indistinguibile dalla magia”. E come
Jobs sapeva molto bene, la cosa che rende i
giochi di prestigio così afascinanti è che
non sai come funzionano. Nel giorno di
apertura del processo, Christopher Strin-
ger, uno dei più esperti progettisti della
Apple, con un evidente debole per la tea-
tralità (indossava una giacca color panna),
ha spiegato il modo in cui Apple crea i suoi
prototipi. Quando i quindici o sedici svi-
luppatori si riuniscono intorno a un tavolo,
l’azienda pretende che vengano studiate
tutte le possibilità. Esistono prototipi di
iPad di qualsiasi forma e dimensione: bian-
chi, neri o di metallo. Anche i primi model-
li di iPhone sono bizzarri: tra questi c’è un
sottile rettangolo nero, davvero troppo
lungo per essere un telefono.
Durante il suo intervento in tribunale, il
vicepresidente della sezione marketing
internazionale Philip W. Schiller ha divul-
gato il budget pubblicitario della compa-
gnia, superiore ai 100 milioni di dollari
all’anno soltanto per l’iPhone. Scott For-
stall, della sezione software, ha rivelato
che inizialmente il piano di lavoro sul tele-
fono Apple era stato battezzato “Project
purple”. Fu sviluppato in un ediicio alta-
mente protetto all’interno del campus
dell’azienda e sul retro c’era un’insegna
con su scritto “Fight Club”. Molti dei di-
pendenti, sorvegliati dalle telecamere di
sicurezza al suo interno, non sapevano ne-
anche a quale progetto stavano parteci-
pando. E questo è solo l’inizio.
Da parte sua la Samsung accusa l’avver-
saria di aver copiato dalla Sony e da altre
aziende del settore high-tech. E ha perino
chiesto alla giuria di non esprimersi prima
di aver assistito alla prova che tutti i pro-
getti mostrati funzionino davvero. Non è
escluso quindi che l’azienda di Cupertino,
pur vincendo, possa ritrovarsi nello stesso
pasticcio in cui si trovò Goldin ottant’anni
fa. La corte respinse le accuse del mago nel
1938, ma ormai il danno era fatto. I giorna-
li avevano concentrato la loro attenzione
proprio su come funzionava il trucco: la
magia di tagliare in due una donna aveva
perso tutto il suo fascino.
Anni dopo, quando Goldin creò una
nuova illusione in cui una sua assistente
veniva attraversata da un’enorme sega cir-
colare che appariva sulla scena, decise di
non depositare alcun brevetto. Mostrando
a tutti come sono stati creati i prodotti che
hanno cambiato l’industria della tecnolo-
gia, la Apple rischia di perdere una parte
della sua magia. u mac
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 87
Il diario della Terra
Stati Uniti
Canada
Isole Canarie,
Spagna
3,4 M
51,1°C
Death Valley,
Stati Uniti
Tonga
5,2 M
Incendi Oltre diecimila et-
tari di vegetazione sono bru-
ciati nei pressi di León, in Spa-
gna. u Secondo le autorità,
quest’anno in Croazia gli in-
cendi hanno già distrutto
56mila ettari di vegetazione, il
55 per cento in più rispetto al
2011. Diversi roghi sono ancora
attivi intorno a Spalato.
Epidemie Almeno 16 per-
sone sono state uccise dal virus
Ebola in Uganda. Un altro fo-
colaio ha causato tre decessi
nella Repubblica Democratica
del Congo, ma secondo le au-
torità sanitarie si tratterebbe di
un diferente ceppo del virus.
Cicloni Il tifone Kai-Tak ha
investito le Filippine e il Viet—
nam, provocando la morte di
almeno venti persone e ingenti
danni alle coltivazioni.
Tempeste Una tempesta
artica di eccezionale intensità
ha infranto la banchisa sulle
JOJI OTAKI
Croazia
Russia
Spagna
Niger
Uganda
Rep. Dem.
Congo
Antartide
quattro persone sono morte in
seguito alle violente precipita-
zioni che hanno colpito la re-
gione di Krasnodar, nel sudo-
vest della Russia.
Terremoti Un sisma di ma-
gnitudo 6,3 sulla scala Richter
ha colpito l’isola di Sulawesi, in
Indonesia, uccidendo almeno
tre persone. Altre scosse sono
state registrate a Papua, in
Giappone, a Tonga e alle isole
Canarie.
Vulcani L’eruzione del
vulcano sottomarino Mono-
wai, al largo della Nuova
Zelanda, ha generato uno
strato galleggiante di fram-
menti di pietra pomice che
Giappone
5,0 M
Papua Nuova
Kai-Tak Guinea
6,0 M
Indonesia
6,3 M
Nuova
Zelanda
-74,4°C
Vostok,
copre una supericie di circa
70mila chilometri quadrati. Il
fenomeno non costituirebbe
un pericolo per la navigazione.
Oceani Uno studio pubblicato
sulla rivista Global Ecology
and Biogeography rivela che
l’esposizione ad alti livelli di
raggi ultravioletti dovuta al
buco nell’ozono è responsabile
dell’aumento del tasso di mor-
talità degli organismi marini
osservato negli oceani intorno
al polo sud. Le specie più
colpite sono alghe, crostacei e
coralli. Nonostante la messa al
bando dei cloroluorocarburi,
la fascia di ozono potrebbe
impiegare parecchi decenni
per ripristinarsi.
Ethical living
Gatti
casalinghi
Per l’ambiente e per la sicurez-
za generale è meglio tenere i
gatti tra le mura di casa, scrive
il New York Times. Il consi-
glio arriva dai ricercatori
dell’università della Georgia e
del National Geographic che
hanno studiato la vita segreta
dei felini domestici. Gli autori
dello studio hanno applicato
una piccola videocamera a
sessanta gatti della città di
Athens, negli Stati Uniti, che
sono stati poi lasciati liberi di
girovagare nel vicinato. Lo
scopo era capire l’impatto dei
felini sugli uccelli e su altri pic-
coli animali selvatici. Si è sco-
perto che ogni gatto ha abitu-
dini diverse e che solo il 44 per
cento dei gatti caccia. A sor-
presa, gli uccelli sono presi di
mira solo in pochi casi. Tra le
prede più frequenti ci sono in-
vece i rettili, che i gatti man-
giano o lasciano sul posto.
Tenere i mici in casa è quin-
di un modo per salvaguardare
l’ambiente e gli animali selva-
tici, ma ha altri benefici. In ca-
sa i gatti sono più al sicuro, e
così pure le comunità. I gatti
girovaghi possono infatti esse-
re investiti dalle auto, essere
attaccati da altri animali o
contrarre malattie. L’ideale sa-
rebbe tenere i gatti in casa, in
un ambiente stimolante, in
modo che possano sviluppare
il loro comportamento natura-
le. Le registrazioni hanno mo-

coste settentrionali di Canada strato che alcuni gatti hanno

e Alaska, accelerandone lo
scioglimento estivo.
Alluvioni Il bilancio delle
piogge torrenziali che interes-
sano il Niger da luglio è salito a
31 vittime. Oltre centomila per-
sone sono state danneggiate
dalle inondazioni. u Almeno
strane abitudini, come man-
Radiazioni Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Scienti- giare gli animali uccisi dalle
ic Reports, le farfalle della specie Zizeeria maha raccolte attorno auto, salire sulle grondaie per
alla centrale nucleare giapponese di Fukushima dopo l’incidente leccare l’acqua di scolo o nu-
del marzo 2011 presentano gravi mutazioni genetiche dovute trirsi di insetti e lombrichi. Al-
alle radiazioni. Le anomalie si fanno più gravi con il procedere cuni gatti “tradiscono” i pa-
delle generazioni, nonostante il decadimento dei residui radioat- droni, presentandosi in casa
tivi. I risultati aumentano le preoccupazioni per le conseguenze altrui per chiedere cibo e coc-
dell’incidente sulle altre specie animali e sugli esseri umani. cole.

88 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

 Il pianeta visto dallo spazio 26.05.2012
La Terra
EArThoBSErVATory/NASA
u Esistono molte immagini del-
la Terra vista dallo spazio – spes-
so chiamata Blue Marble (biglia
azzurra) in riferimento a una no-
ta foto del 1972 – ma poche so-
migliano a questa. Usando le
immagini a colori naturali del
radiometro Viirs a bordo del
nuovo satellite Suomi-Npp, uno
scienziato della Nasa ne ha crea-
ta una nuova che mostra l’Artico
e le alte latitudini.
Norman Kuring, oceanologo
del Goddard space light center
della Nasa, ha realizzato
quest’immagine composita di
Europa, Asia, Nord Africa e
dell’intero Artico usando quin-
dici passaggi efettuati dal satel-
lite Suomi-Npp il 26 maggio
2012. Il satellite gira intorno alla
Terra da un polo all’altro a un’al-
titudine di 824 chilometri, per
cui ci vogliono numerosi pas-
saggi per raccogliere dati sui-
cienti a mostrare un intero emi-
sfero senza interruzioni.
Kuring ha unito le foto cre-
andone una dalla visuale – artii-
ciale, perché il satellite non vede
l’intero disco tutto insieme – di
settanta gradi nord e sessanta
est. È riuscito a mostrare l’Artico
perché la primavera dell’emisfe-
Un’immagine composita
del pianeta realizzata a
partire dalle foto scattate
dal radiometro Viirs del sa-
tellite Suomi-Npp.
Internazionale 963 | 24 agosto 2012
ro nord difonde abbastanza lu-
ce solare sul Polo da consentire
la visione con l’illuminazione
naturale.
Il Viirs è un radiometro a
scansione che acquisisce i dati
in 22 bande dello spettro elettro-
magnetico, coprendo le regioni
del visibile, del quasi infrarosso
e dell’infrarosso termico. È stato
progettato per integrare le misu-
razioni di masse terrestri, ocea-
ni, ghiacci e atmosfera ricavate
negli ultimi vent’anni dal radio-
metro Avhrr e dallo spettrora-
diometro Modis.– Michael Car-
lowicz
89
Economia e lavoro
Un futuro di rivolte e conlitti
provocati dalla fame
Michael T. Klare, The Nation, Stati Uniti
Con la siccità è aumentato il
prezzo del cibo, facendo temere
nuovi scontri sociali. Uno
scenario destinato a peggiorare
se non si afronta la questione
del riscaldamento globale

a grande siccità del 2012 non è an-

L cora inita, ma sappiamo già che

le sue conseguenze saranno gra-
vi. In più della metà delle contee
SAUL LOEB (AFP/GETTY IMAGES)

statunitensi è stato dichiarato lo stato di ca-

lamità ed è ormai certo che quest’anno il
raccolto di mais, soia e altri generi alimen-
tari sarà molto inferiore alle previsioni. Per
questo il prezzo del cibo registrerà un’im-
pennata negli Stati Uniti e all’estero, con un
conseguente peggioramento delle diicoltà
degli agricoltori e degli statunitensi più po-
veri. Si aggraveranno anche le condizioni
dei poveri nei paesi che dipendono dalle
importazioni di cereali dagli Stati Uniti. Ma
questo non è che l’inizio. La storia ci inse-
gna che un aumento sostenuto dei prezzi
dei beni alimentari produce anche rivolte
sociali e conlitti violenti.
Negli Stati Uniti gli acquisti di generi ali-
mentari corrispondono al 13 per cento delle
spese di una famiglia media: è una quota
relativamente ridotta e quindi è improbabi-
le che un rincaro sia particolarmente pesan-
te per le famiglie con redditi medi e alti. Gli
efetti, invece, potrebbero essere disastrosi
per i poveri e i disoccupati. “Il bilancio fa-
miliare sarà intaccato in misura consisten-
te”, ha detto Ernie Gross, un economista
della Creighton university di Omaha spe-
cializzato in problemi agricoli. Questa si-
tuazione potrebbe alimentare il malconten-
to già presente nelle zone depresse.
Ma probabilmente la grande siccità pro-
durrà i suoi efetti più devastanti a livello
internazionale. Dato che molti paesi dipen-
dono dalle importazioni di cereali dagli Sta-
ti Uniti e visto che la siccità e le alluvioni
stanno danneggiando i raccolti anche in al-
tre zone, si prevede un calo della produzio-
Oakland City, Stati Uniti, 15 agosto 2012
ne alimentare e un innalzamento dei prezzi
in tutto il pianeta. “Quello che sta succe-
dendo alle derrate degli Stati Uniti avrà
un’inluenza enorme nel mondo”, sostiene
Robert Thompson, un esperto di questioni
alimentari del Chicago council on global
afairs. Mentre il mais e la soia scompaiono
dai mercati internazionali, dice Thompson,
il prezzo di tutti i cereali, frumento compre-
so, è destinato a salire, con conseguenze
disastrose per chi era già in diicoltà.
Decine di vittime
Naturalmente è impossibile prevedere
quello che succederà in futuro, ma a giudi-
care dagli avvenimenti del passato recente
le cose potrebbero mettersi male. Tra il
2007 e il 2008, quando il prezzo del riso, del
mais e del frumento era aumentato del 100
per cento o anche più, il forte rincaro degli
alimenti, e soprattutto del pane, aveva in-
nescato “rivolte del cibo” in più di una ven-
tina di paesi come il Bangladesh, il Came-
run, l’Egitto, Haiti, l’Indonesia, il Senegal e
lo Yemen. In altri paesi gli scontri tra i mani-
festanti e le truppe dell’esercito e della poli-
zia hanno provocato decine di vittime.
Il rincaro dei generi alimentari del 2007-
2008 è stato per lo più attribuito all’aumen-
to vertiginoso del prezzo del greggio, che ha
reso più costosa la produzione di cibo (in
agricoltura l’uso di petrolio è difuso nell’ir-
rigazione, nei trasporti e nella fabbricazio-
ne di pesticidi). Allo stesso tempo una su-
pericie sempre più ampia di terreni agrico-
li è stata destinata alla coltivazione di specie
vegetali da convertire in biocombustibili.
L’impennata successiva, quella registra-
ta tra il 2010 e il 2011, è stata invece associa-
ta al cambiamento climatico. Nell’estate
del 2010 un’intensa ondata di siccità aveva
colpito buona parte della Russia orientale,
riducendo di un quinto il raccolto di fru-
mento e spingendo Mosca a vietare le
esportazioni del cereale. La siccità aveva
anche svuotato i granai cinesi, mentre le
alluvioni avevano distrutto una fetta consi-
stente dei raccolti australiani. Queste cata-
stroi hanno fatto impennare di più del 50
per cento il prezzo del frumento e del 32 per
cento quello di altri beni alimentari.
Anche nel 2010 il rincaro ha causato for-
ti tensioni sociali, che in questo caso si sono
concentrate nell’Africa del nord e in Medio
Oriente. Le prime proteste sono scoppiate
per il costo dei beni alimentari di prima ne-
cessità in Algeria e quindi in Tunisia, dove
l’evento scatenante era stata la decisione di

90 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

Mohamed Bouazizi, un giovane venditore
di frutta e verdura, di darsi fuoco per prote-
stare contro le vessazioni delle autorità sta-
tali. L’indignazione per l’aumento dei prez-
zi del cibo e del carburante e il risentimento
a lungo trattenuto contro la repressione im-
posta dallo stato e la corruzione dei funzio-
nari pubblici sono sfociati in quella che è
passata alla storia con il nome di primavera
araba. L’aumento del prezzo di beni di pri-
ma necessità come il pane aveva scatenato
proteste anche in Egitto, Giordania e Su-
dan. Qui potrebbero essere stati determi-
nanti anche altri fattori, come la rabbia nei
confronti di regimi autocratici.
Per quanto riguarda la siccità attuale, gli
esperti hanno già evidenziato il rischio di
instabilità in Africa, dove il mais è una com-
ponente cruciale della dieta, e di agitazioni
in Cina, dove si prevede un aumento dei
prezzi dei generi alimentari in un periodo di
diicoltà sempre più gravi per il vasto baci-
no di contadini poveri e lavoratori migranti.
Il rincaro del cibo negli Stati Uniti e in Cina
potrebbe inoltre provocare una riduzione
dei consumi in altri settori, con un ulteriore
rallentamento dell’economia globale.
Se si trattasse solo di un cattivo raccolto
in un unico paese, senza dubbio il mondo
sarebbe in grado di incassare il colpo e di
aspettare la ripresa negli anni successivi.
Purtroppo, però, è evidente che la grande
siccità del 2012 non è un evento isolato in un
paese di importanza cruciale, ma l’inevita-
bile conseguenza del riscaldamento globa-
le, che in futuro è destinato a intensiicarsi.
Insomma, non bisogna aspettarsi un’altra
sequenza di estati torride, ma un peggiora-
mento ulteriore, con ondate di calore più
intense e frequenti su tutto il pianeta per un
periodo di tempo imprecisato.
Fino a poco tempo fa quasi tutti gli scien-
ziati esitavano a ricondurre i singoli uragani
o le siccità al riscaldamento globale. Oggi,
invece, sempre più esperti sono convinti
che in certi casi si possa dimostrare una cor-
relazione diretta tra i due fattori. In un re-
cente studio sui fenomeni atmosferici più
estremi del 2011 i climatologi della statuni-
tense National oceanic and atmospheric
administration e del britannico National
weather service sostengono che il cambia-
mento climatico ha reso più frequenti le
intense ondate di calore, come quella che
ha colpito il Texas nel 2011. Pubblicato sul
Bulletin of the American Meteorological
Society, l’articolo riferiva che a causa del
riscaldamento globale l’avvento di un’on-
data di calore come quella texana era venti
volte più probabile che nel 1960.
È ancora troppo presto per applicare la
metodologia di questi scienziati per tentare
dei capire il legame tra il riscaldamento glo-
bale e le ondate di calore del 2012. Ma si può
già dare per scontato che il grado di correla-
zione sarà elevato. E cosa possiamo aspet-
tarci dal futuro, quando il surriscaldamento
aumenterà? Quando si pensa al cambia-
mento climatico (ammesso che qualcuno ci
pensi), s’immagina un aumento delle tem-
perature, siccità prolungate, tempeste spa-
ventose, incendi infernali e l’innalzamento
del livello del mare. Tra le altre cose, questi
fenomeni causeranno danni alle infrastrut-
ture e una riduzione delle derrate alimenta-
ri. Gli efetti isici del cambiamento climati-
co saranno indubbiamente catastroici, ma
potrebbero rivelarsi ancora peggiori quelli
sociali, come le rivolte per il cibo, la malnu-
trizione difusa, il crollo degli stati, le mi-
grazioni di massa e i conlitti.
Giochi televisivi
Nel suo romanzo Hunger games (e nel ilm
tratto dal libro), Suzanne Collins ritrae un
futuro distopico postapocalittico in cui le
risorse scarseggiano e i “distretti” ribelli di
un’America del nord ormai impoverita de-
vono selezionare due adolescenti all’anno
per farli partecipare a una violenta serie di
giochi televisivi che si conclude con la mor-
te di tutti i giovani concorrenti tranne uno.
Questi “giochi della fame” servono come
indennizzo per i danni inlitti alla trionfante
capitale di Panem durante l’insurrezione
dei distretti ribelli. Senza accennare nello
speciico al riscaldamento globale, Collins
precisa che il cambiamento climatico è sta-
to uno dei fattori principali alla base della
carestia che tormenta il Nordamerica in
Da sapere
Terreni agricoli statunitensi colpiti dalla siccità,
percentuale, 2012 Fonte: Financial Times
25 luglio
5 giugno
89 88
73
66
34
23
17 19
Mais Soia Pascoli Fieno
questa epoca futura. Così, durante la sele-
zione dei gladiatori, il sindaco della città più
importante del Distretto 12 descrive “i disa-
stri, le siccità, gli uragani, gli incendi,
l’avanzare dei mari che inghiottirono buona
parte della terraferma, la lotta brutale per le
poche risorse rimaste”.
Da questo punto di vista Collins è stata
profetica. Anche se probabilmente non ve-
dremo mai questi giochi della fame, è in-
dubbio che il nostro futuro sarà pieno di
guerre della fame di molti tipi. Potremmo
assistere a qualunque combinazione o va-
riazione degli scontri cruenti che nel 2008
hanno fatto cadere il governo haitiano, del-
le battaglie tra manifestanti e forze dell’or-
dine che hanno paralizzato Il Cairo agli al-
bori della primavera araba, dei conlitti et-
nici scoppiati intorno a dispute per le terre
coltivabili e le riserve idriche nel Darfur o
della distribuzione iniqua dei terreni che
continua ad alimentare l’insurrezione dei
naxaliti di ispirazione maoista in India.
A questi conflitti bisogna aggiungere
un’altra probabilità: che la persistenza della
siccità e della carestia costringa milioni di
persone ad abbandonare la propria terra
d’origine e a stabilirsi nelle squallide barac-
copoli e nelle periferie povere delle grandi
città, attirandosi l’ostilità di chi già risiede
in quelle zone. Uno di questi scontri si è ve-
rificato negli slum di Johannesburg nel
2008, quando gli immigrati miseri e afa-
mati del Malawi e dello Zimbabwe sono
stati aggrediti da sudafricani poveri. Biso-
gna considerare che nei prossimi decenni
altri milioni di persone saranno costretti a
fuggire da catastroi come le siccità, le allu-
vioni e l’innalzamento del livello del mare.
È chiaro che ora bisogna afrontare gli
efetti immediati della siccità: l’inaridimen-
to dei campi, i raccolti semidistrutti e l’au-
mento del prezzo dei generi alimentari. Ma
non bisogna dimenticare gli efetti sociopo-
litici che si manifesteranno in futuro a livel-
lo globale. Questi episodi ci faranno capire
meglio di qualunque studio quello che ci
possiamo aspettare nei prossimi anni da un
mondo di giochi della fame, temperature in
aumento, siccità, carestie e miliardi di per-
sone afamate e disperate. u fp
Michael T. Klare insegna peace and
world security studies all’Hampshire colle-
ge. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia è
Potenze emergenti. Come l’energia ridise-
gna gli equilibri politici mondiali (Edizioni
Ambiente 2010).
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 91
 Internazionale s.r.l. - Bilancio al 31/12/2011
Reg. Imp. 04003131002, Rea 811811, Sede in VIA PRENESTINA N. 685 - 00155 ROMA (RM) - Capitale sociale € 100.000,00 i.v.
Società soggetta a coordinamento e direzione di Editoriale Progetto e Servizi SpA

Pubblicazione bilancio al 31.12.2011 ai sensi dell’art. 9 della delibera 129/02/Cons dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni

Stato patrimoniale attivo 31/12/2011 31/12/2010 Conto economico 31/12/2011 31/12/2010

A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti A) Valore della produzione
(di cui già richiamati )
1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni 7.663.357 7.114.551
B) Immobilizzazioni 2) Variazione delle rimanenze di prodotti in (30.673) (8.728)
I. Immateriali 127.517 118.494 lavorazione, semilavorati e finiti
-(Ammortamenti) 77.568 46.014 3) Variazioni dei lavori in corso su ordinazione
-(Svalutazioni) 4) Incrementi di immobalizzazioni per lavori interni
49.949 72.480 5) Altri ricavi e proventi
- vari 8.689 6.420
II. Materiali 117.360 110.468
8.689 6.420
-(Ammortamenti) 76.604 62.382
-(Svalutazioni)
Totale valore della produzione 7.641.373 7.112.243
40.756 48.086
III. Finanziarie 20.694 20.694 B) Costi della produzione
-(Svalutazioni) 6) Per materie prime, sussid., di consumo e di merci 705.604 713.155
20.694 20.694 7) Per servizi 4.041.736 4.059.512
Totale Immobilizzazioni 111.399 141.260 8) Per godimento di beni di terzi 62.028 59.371
9) Per il personale
C) Attivo circolante a) Salari e stipendi 1.212.488 1.114.658
I. Rimanenze 206.283 224.389 b) Oneri sociali 311.159 285.321
II. Crediti c) Trattamento di fine rapporto 92.515 82.984
- entro 12 mesi 2.368.864 1.729.101 d) Trattamento di quiescienza e simili
- oltre 12 mesi e) Altri costi 10.981 5.095
2.368.864 1.729.101 1.627.143 1.488.058
III. Attività finanziare che non costituiscono 332.220 299.561 10) Ammortamenti e svalutazioni
Immobilizzazioni a) Ammortamento delle immobil. immat. 31.554 10.802
IV. Disponibilità liquide 515.767 226.428 b) Ammortamento delle immobil. mat. 14.223 13.894
c) Altre svalutazioni delle immobilizzazioni
Totale attivo circolante 3.423.134 2.479.479 d) Sval. dei crediti compresi nell'attivo 11.400 8.215
circolante e delle disponibilità liquide
D) Ratei e risconti 62.161 49.588 57.177 32.911
11) Var. delle rimanenze di materie prime, sussidiarie (12.567) (113.153)
Totale attivo 3.596.694 2.670.327
di consumo e di merci
12) Accantanomaneto per rischi
13) Altri accantonamenti
Stato patrimoniale passivo 31/12/2011 31/12/2010
14) Oneri diversi di gestione 152.729 119.494

A) Patrimonio netto
Totale costi della produzione 6.633.850 6.359.348

I. Capitale 100.000 100.000

Differenza tra valore e costi di produzione (A-B) 1.007.523 752.895
II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni
III. Riserva di rivalutazione
C) Proventi e oneri finanziari
IV. Riserva legale 20.000 20.000
15) Proventi da partecipazioni
V. Riserve statutarie 16) Altri proventi finanziari
VI. Riserve per azioni proprie in portafoglio a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni
VII. Altre riserve 100.000 99.999 b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni
VIII. Utili (perdite) portati a nuovo 1.171.470 844.381 c) da titoli iscritti nell'attivo circolante
IX. Utile d'esercizio 705.853 467.089 d) proventi diversi dai precedenti
IX. Perdita d'eserczio - da imprese controllate
- da imprese collegate
Totale patrimonio netto 2.097.323 1.531.469 - da controllanti
- altri 37.028 20.289
B) Fondi per rischi e oneri 37.028 20.289

C) Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato 275.631 194.928 17) Interessi e altri oneri finanziari
- da imprese controllate
D) Debiti - da imprese collegate
- entro 12 mesi 1.221.423 942.630 - da controllanti
- oltre 12 mesi - altri 4.040 8.771
1.221.423 942.630 4.040 8.771
17-bis) Utili e perdite su cambi (835) (2.232)
E) Ratei e risconti 2.317 1.300
Totale proventi e oneri finanziari 32.153 9.286
Totale passivo 3.596.694 2.670.327
D) Rettifiche di valore di attività finanziarie
18) Rivalutazioni 562 1.023
19) Svalutazioni 7.903 1.412
Conti d'ordine 31/12/2011 31/12/2010
Conti d'ordine -
Totale rettifiche di valore di attività finanziarie (7.341) (389)
Totale conti d'ordine -

E) Proventi e oneri straordinari

Dettagli voci attività editoriale Anno 2011 20) Proventi
01 Vendita di copie 6.449.104 - plusvalenze da alienazioni
02 Pubblicità 808.860 - varie 120.778 49.854
- differenza da arrotondamento all'unità di Euro
03 - Diretta 130.000 120.778 49.854
04 - Tramite concessionaria 678.860
21) Oneri
05 Ricavi da editoria on line 160.706 - minusvalenze da alienazioni
06 - Abbonamenti 160.706 - imposte esercizi precedenti
07 - Pubblicità - varie 6.638 18.566
08 Ricavi da vendita di informazioni 3.617 - differenza da arrotondamento all'unità di Euro
6.638 18.566
09 Ricavi da altra attività editoriale 209.750
Totale delle partite straordinarie 114.140 31.288
10 Totale voci 01+02+05+08+09 7.632.037

Risultato prima delle imposte 1.146.475 793.080

22) Imposte sul reddito dell'esercizio, correnti
differite e anticipate
Il Presidente del Consiglio di amministrazione a) Imposte correnti 440.594 325.906
BRUNETTO TINI b) Imposte differite
c) Imposte anticipate 28 85
440.622 325.991

23) Utile (Perdita) dell'esercizio 705.853 467.089

Economia e lavoro
CINA
Acquisti online
in ascesa
I negozi cinesi stanno raforzan-
do la loro presenza su internet
per adeguarsi alle nuove abitu-
dini dei consumatori, che usano
sempre di più la rete per i loro
acquisti. Nel 2011, scrive Cai-
xin, il commercio elettronico ha
prodotto un giro d’afari di 800
miliardi di yuan (cento miliardi
di euro), il 56 per cento in più ri-
spetto all’anno precedente. “Or-
mai in Cina gli acquisti online
rappresentano il 4 per cento dei
consumi di beni essenziali. Tutti
i giganti del settore vendono di-
rettamente in rete, mentre il ne-
gozio online Yihaodian ha sigla-
to un accordo con Walmart”.
IN BREVE
Egitto Il governo egiziano ha
avviato dei colloqui con il Fondo
monetario internazionale per
ottenere un prestito di 4,8 mi-
liardi di dollari. Il inanziamento
è necessario per coprire il crollo
delle entrate pubbliche provoca-
to dalla crisi del turismo e dal
calo degli investimenti stranieri.
Il numero Tito Boeri
4,2 per cento
all’inizio del 2009 i lavora-
tori extracomunitari iscrit-
ti all’Inps avevano versato
contributi pari al 4,2 per
cento dei contributi com-
plessivi versati all’istituto
in tutta Italia. Si tratta di
oltre sei miliardi di euro,
che pesano in modo decisi-
vo sulle casse della previ-
denza nazionale.
a diferenza dei contri-
buti degli italiani, inoltre,
molti di questi versamenti
non sono destinati a gene-
rare spese future, cioè pre-
stazioni a fronte dei soldi
Eurozona
Un autunno pieno di rischi
FraNCk rObIChON (Epa/COrbIS)
Público, Portogallo
Quest’estate i mercati sono rimasti
calmi. Soprattutto grazie a Mario
Draghi, che alla ine di luglio ha GIAPPONE
dichiarato che la banca centrale
europea (bce) è pronta a “fare tutto
La protesta
il necessario” per salvare l’euro. dei grembiuli
Eppure, scrive Público, molti
Il 10 agosto il parlamento giap-
prevedono un “settembre nero”. La
ponese ha approvato il raddop-
Finlandia ha elaborato un piano pio dell’iva dal 5 al 10 per cento
per afrontare l’implosione della moneta unica. In in tre anni. In questo modo,
Germania la stampa auspica un ritorno della “cancelliera spiega Bloomberg Business-
di ferro” contro la Grecia che chiede più tempo, contro la week, il governo di Yoshihiko
bce che vuole iniettare altri soldi nei paesi Noda spera di aumentare le en-
trate dello stato e contenere
“inadempienti”, contro la Francia che vuole garantire il
l’enorme debito pubblico, arri-
benessere dei suoi pensionati a spese dei contribuenti
vato al 230 per cento del pil na-
tedeschi. Intanto al sud si cerca di capire in dove si può zionale. La nuova iva, però, ha
spingere l’austerità. È impossibile sapere quando in provocato forti proteste. Nelle
Europa sarà ormai troppo tardi per evitare la ultime settimane a Tokyo c’è
disgregazione. O quale evento segnerà il punto di svolta stata la cosiddetta “protesta dei
grembiuli” (nella foto), animata
deinitivo nella crisi. potrebbe essere un verdetto della
da centinaia di casalinghe scese
corte costituzionale tedesca contrario al nuovo fondo
in piazza armate di padelle e
salvastati, l’European stability mechanism (Esm). O
mestoli per ricordare che la nuo-
l’esito delle elezioni nei paesi bassi. O qualcosa di va iva ridurrà drasticamente la
completamente diverso. Impossibile saperlo. u capacità di spesa delle loro fa-
miglie. “Secondo il Dai-ichi life
research institute, il raddoppio
dell’iva costerà a una famiglia
media giapponese 1.200 euro in
più all’anno”. L’efetto sarebbe
catastroico per un’economia
già messa a dura prova dal calo
delle esportazioni, che a luglio
versati. Infatti i pagamenti tre, non ci sono accordi bi- sono scese dell’8,1 per cento.
erogati dallo stato per i la- laterali per trasferire i con-
voratori extracomunitari tributi (ammesso che ci sia
IN BREVE
sono nettamente inferiori un ente previdenziale a cui
Belize Il governo del belize ri-
rispetto ai contributi versa- trasferirli). Molti immigrati
schia il fallimento dopo che non
ti. Questo succede perché non conoscono i loro diritti
è riuscito a rimborsare titoli di
in molti casi i lavoratori ex- e quindi non presentano
stato per 23 milioni di dollari
tracomunitari arrivano nel domanda anche se idonei
scaduti il 20 agosto. Il paese ha
nostro paese, lavorano e a richiedere servizi previ- ottenuto una proroga di trenta
versano i contributi per poi denziali. giorni, ma probabilmente non
tornare al loro paese d’ori- Con i tempi che corro- riuscirà a rimborsare. Ora molti
gine senza aver maturato no questi sei miliardi di eu- creditori del belize, che ha un
la condizione necessaria (il ro sono una risorsa molto debito pubblico pari alla metà
periodo contributivo mini- preziosa. Se aumentassero del pil, temono che il governo
mo) per richiedere l’assi- ancora, ci permetterebbe- imponga la ristrutturazione del
stenza previdenziale. ro di ridurre le tasse sul la- debito, allungando le scadenze
Con molti paesi, inol- voro. u e riducendo i tassi d’interesse.
Internazionale 963 | 24 agosto 2012 93
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94 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

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Internazionale 963 | 24 agosto 2012 95

Strisce
Makkox, Italia
Canemucca

SIAMO DAVVERO ANCORA GUARDA, È UN ADESSO ALMENO SI

CHIARO SIMBOLISMO ...E...
AL MUSEO? A ME QUESTA CAPISCE CHI È CHE
Sascha Hommer, Germania

ONIRICO: FALLI... ...VAGINE... EHM... UN...

SEMBRA UNA SERRA. STA SOGNANDO.

A ME SEMBRA
UN SOGNO.
Al museo
Zerocalcare, Italia
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Satomi Yai, Giappone
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96 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

 L’oroscopo

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Qual è la domanda più importante
a cui ti piacerebbe trovare una
risposta nei prossimi cinque anni?

VERGINE BILANCIA zo vantaggio”, ha scritto Aaron

Un pittore che conosco è stato invitato a esporre uno dei Se leggi i miei oroscopi, sai Sankin sull’Huington Post. “Da
suoi quadri in una galleria di New York, ma a una condi- che non sono un cinico de- una parte ci sono l’acidiicazione
cadente convinto che per avere degli oceani, i deserti che ingoia-
zione: doveva essere un’opera creata sul posto, nella
successo bisogna per forza sofri- no distese di terre coltivabili e
galleria, il giorno in cui sarebbe stata inaugurata la mostra. Io non re. Anzi, penso che quando si è sa- l’estinzione in massa di specie in-
sopporterei una pressione del genere. Ho bisogno di fare le cose ni e felici si possano vivere mo- capaci di sopportare gli efetti del-
con calma, che si tratti di comporre musica o di scrivere. Devo cu- menti di grande crescita. Le espe- le temperature in rapido aumento.
rare ogni minimo dettaglio, rivedere, limare e aggiungere. E tu, rienze piacevoli possono diventare Ma dall’altra potremo girare in
Vergine? Riusciresti a improvvisare qualcosa di nuovo che sveli al stupende occasioni per imparare. calzoncini tutto l’anno”. Ovvia-
mondo chi sei veramente? Credo che presto lo scopriremo. La gioia e la libertà possono attiva- mente l’afermazione di Sankin è
re potenzialità che altrimenti re- ironica. Usiamola come punto di
sterebbero sopite. Detto questo, partenza per pensare a qualche
ARIETE prima fonte di sentimenti primor- voglio darti un suggerimento che compromesso che potresti appli-
Sai che cos’è un incendio diali che ti capita. E io ci aggiunge- potrebbe sembrare in contrasto care alla tua vita. Sacriicheresti
controllato? È quello provo- rei anche una bella bevuta dalla sa- con il mio solito modo di vedere le una piccola comodità per un nuo-
cato dai vigili del fuoco per brucia- cra coppa che non si svuota mai. cose, ma non lo è. Nelle prossime vo privilegio? Rinunceresti a un
re gli sterpi accumulati troppo vici- due settimane esplora la necessa- modesto piacere per uno più gran-
no alle aree boscose. Così è meno CANCRO ria forza della decadenza. Sfrutta de? Metteresti da parte un risenti-
probabile che scoppino accidental- Nel sedicesimo secolo, ai gli archetipi del collasso e della mento meschino se questo ti fa-
mente incendi di grandi dimensio- tempi del sacro romano im- dissoluzione e metti ine alle cose cesse attirare un’epifania puriica-
ni. Prendila come metafora della pero, Carlo V regnava su un terri- che hanno fatto il loro tempo. È un trice?
tua vita, Ariete. Come? Prima di torio che comprendeva dodici de- passaggio essenziale per il tuo rin-
tutto individuando un serio pro- gli attuali paesi europei. Secondo giovanimento e la tua rinascita. ACQUARIO
blema che rischia di proilarsi alcuni storici, una volta disse: Prevedo che nelle prossi-
all’orizzonte. E poi, nell’arco delle “Parlo spagnolo con Dio, italiano SCORPIONE me settimane i tuoi viaggi
prossime settimane, liberandoti con le donne, francese con gli uo- Ignorerò le deinizioni più non saranno come una tranquilla
delle piccole noie che potrebbero mini e tedesco con il mio cavallo”. moderne della parola “lie- passeggiata in una lussuosa li-
alimentarlo. Assicurati che non ac- È un comportamento che ti consi- vito” e mi atterrò a quella origina- mousine. La tua strada non proce-
cada mai. glio di adottare nelle prossime set- le: agente usato per favorire la fer- derà dritta lungo paesaggi mozza-
timane, Cancerino. Adatta il tuo mentazione delle bevande alcoli- iato e ampi panorami. No, caro
TORO linguaggio alle persone e alle altre che e per far crescere il pane. Me- Acquario, i tuoi tragitti saranno
La scrittrice junghiana Cla- creature con cui parli. Tieni conto taforicamente parlando, Scorpio- più complicati, contorti e labirinti-
rissa Pinkola Estés ci consi- del loro livello di consapevolezza, ne, dovresti essere così per la tua ci. Dovrai superare passaggi stret-
glia di prenderci cura dei nostri rispetta i loro limiti e fai appello al banda o la tua tribù. Prova a tirare ti e deviazioni piene di erbacce
aspetti più indomiti. “La natura loro speciico tipo di intelligenza. su il morale del gruppo. Provoca che non ti sembreranno neanche
selvaggia deve essere tenuta sem- Naturalmente, questa è sempre pensieri più profondi e sentimenti sentieri, meno che mai autostra-
pre sotto controllo”, scrive. Un una buona strategia, ma per te è più forti. Stimola nuove tendenze de. E il tuo mezzo di trasporto me-
modo per farlo è tenere ben chiare particolarmente importante se- e rapporti efervescenti. Cerca di taforico potrebbe somigliare a un
e ordinate le nostre idee più origi- guirla ora. La tua lessibilità sarà ri- essere come il lievito! vecchio pick-up Chevrolet del
nali e indisciplinate. Ma è impor- compensata in modi che neanche 1967 o a un carrello elevatore
tante anche rispettarle e capire che immagini. SAGITTARIO adorno di iori. Ma, secondo me,
sono fondamentali per il nostro Il motto uiciale del Sus- sarà divertente. Le tue mappe po-
benessere spirituale e psicologico. LEONE sex, in Inghilterra, è “Non trebbero servirti solo in parte.
Cosa stai facendo per questo, To- Ti piacerebbe migliorare il prendiamo ordini da nessuno”.
ro? Che rapporto hai con i tratti in- tuo rapporto con il denaro? Non male come motto, vero? È un PESCI
domiti della tua natura? Secondo Hai qualche idea su come farlo? Le segno di forza annunciare al mon- Nel medioevo, per sposarsi
la mia lettura dei presagi, è il mo- prossime settimane saranno il mo- do che non abbiamo intenzione di non c’era bisogno di un pre-
mento giusto per onorarli e colti- mento giusto per cercarle e met- permettere a nessuno di essere te, né di andare in chiesa o di pro-
varli. terle in pratica. Per cominciare, prepotente con noi. Ma vorrei che nunciare voti solenni. Non servi-
permettimi di darti un suggeri- tu trovassi un grido di battaglia an- vano neanche i testimoni. Bastava
ILLUSTRAZIONI DI FRANCESCA GHERMANDI

GEMELLI mento: tieni al minimo il tuo pen- cora più energico, Sagittario, che che due persone si dicessero “Io ti
internazionale.it/oroscopo

A mio parere di astrologo,
non sei ancora abbastanza
zuppo. Ti consiglio di prendere su-
bito provvedimenti per rimediare.
Non dovresti assolutamente resta-
re all’asciutto, hai bisogno di as-
sorbire tutti i beneici dell’essere
gocciolante e scivoloso. Se sofri
anche solo un po’ di disidratazione
emotiva, dovresti immergerti nella
siero magico, ma non sofocarlo
del tutto. Un pizzico di bizzarra
fantasia aumenterà le probabilità
di realizzare i tuoi obiettivi. Ti do
un’altra dritta: immagina i regali
che potresti fare se avessi un po’ di
soldi in più. Stimolando la tua
istintiva generosità darai all’uni-
verso un motivo in più per essere
generoso con te.
metta in evidenza quello che sei
pronto a fare. Il momento astrolo-
gico è ideale per esprimere il tuo
scopo nella vita con una formula
che ti darà forza ogni volta che la
pronuncerai.
CAPRICORNO
“Per molti il riscaldamento
globale rappresenta un mez-
sposo”. Quelle tre parole avevano
un grande potere! Nei prossimi
giorni, Pesci, ispirati a questa tra-
dizione perduta. Il tuo compito sa-
rà formulare tre potenti dichiara-
zioni che, anche se non saranno
legalmente vincolanti, esprime-
ranno la tua sincera intenzione di
rimanere fedele alle tue promesse
nei prossimi anni.

Internazionale 963 | 24 agosto 2012 97

 L’ultima
maC, daIly maIl, gran bretagna

dall’osteopata, dopo le olimpiadi.

delIgne, le pèlerIn, franCIa

putin e le pussy riot.
mIx & remIx, l’hebdo, svIzzera

fuori dall’euro: cosa ne pensano i greci? “tu preferisci non

pagare le tasse in dracme o in euro?”.
Cuellar, ColombIa

stevens

Il lavoro estivo dello psicoanalista.

give peace a chance. “ti posso aiutare, ma solo se ammetti di avere un problema”.

Le regole Presentazioni
1 niente baci né abbracci al primo incontro. 2 Individua il sottile conine tra una stretta di mano
decisa e lo stritolamento delle falangette. 3 Il biglietto da visita dallo solo a potenziali datori di lavoro
e ai giapponesi. 4 memorizza subito il nome della persona che hai di fronte, o passerai la serata a
evitare di chiamarla per nome. 5 no, non vi siete già visti da qualche parte. regole@internazionale.it

98 Internazionale 963 | 24 agosto 2012

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