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The present epoch will perhaps be above all the epoch of space. We are in the epoch
of simultaneity: we are in the epoch of juxtaposition, the epoch of the near and far, of
the side-by-side, of the dispersed. We are at a moment, I believe, when our experience
of the world is less that of a long life developing through time than that of a network
that connects points and intersects with its own skein.
(Michel Foucault, Of Other Spaces)
Al centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una
sfera di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede una città azzurra
che è il modello d un altra Fedora. Sono le forme che la città avrebbe potuto
prendere se non fosse, per una ragione o per l altra, diventata come oggi la
vediamo. In ogni epoca qualcuno, guardando Fedora qual era, aveva immaginato
il modo di farne la città ideale, ma mentre costruiva il suo modello in miniatura
già Fedora non era più la stessa di prima. (p. 39)
La città di Armilla non ha nulla che la faccia sembrare una città, eccetto le
tubature dell acqua, che salgono verticali dove dovrebbero esserci le case e si
diramano dove dovrebbero esserci i piani (p. 55).
Attraverso queste descrizioni e meditazioni sulle città invisibili Calvino
sottrae gli oggetti rappresentati all automatismo della percezione; l alterità
della sua visione del mondo e il suo sguardo straniato dislocano e infrangono
la nostra routine percettiva. L impressione dell oggetto così scaturisce dalla
sua visibilità e non dal suo riconoscimento. Da qui alla tecnica di ostranenie
formulata dal formalista russo Viktor klovskij, il passo è breve. Nella sua
Teoria della prosa klovskij scrive:
Ed ecco che per restituire il senso della vita, per sentire gli oggetti, per far sì che
la pietra sia di pietra, esiste ciò che si chiama arte. Scopo dell arte è di trasmettere
l impressione dell oggetto, come visione e non come riconoscimento ;
procedimento dell arte è il procedimento dello straniamento degli oggetti e il
procedimento della forma oscura che aumenta la difficoltà e la durata della
percezione, dal momento che il processo percettivo, nell arte, è fine a se stesso e
deve essere prolungato; l arte è una maniera di sentire il divenire dell oggetto,
mentre il già compiuto non ha importanza nell arte 3. (corsivi dell autore)
limiti del suo codice, dal quale dovrà liberarsi. Ipazia è fra gli esempi più
espliciti in questo senso: I segni formano una lingua, ma non quella che
credi di conoscere. Capii che dovevo liberarmi dalle immagini che fin qui
m avevano annunciato le cose che cercavo: solo allora sarei riuscito a
intendere il linguaggio di Ipazia (p. 54) (nostri i corsivi).
Parole quali intendere , concetti come segno , emblema , senso ,
relazioni fra tempo e spazio (Zaira, per esempio, è fatta di relazioni tra le
misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato , p. 18) convergono
in una delle questioni centrali del libro di Calvino quella del significato.
Secondo Bachtin the relation to meaning is always dialogic 7, come lo è
anche la conoscenza, mentre Jurij Lotman ci tiene a sottolineare che la stessa
nozione di significato presuppone un rapporto, una relazione. Il noto saggio
lotmaniano sul punto di vista del testo si apre con l affermazione seguente:
Since only something which has an antithesis can act as a sign, any
compositional device becomes semantically distinctive once it is opposed
with a contrasting system . Lotman aggiunge, nella nota a piè di pagina,
l osservazone di Niels Bor: the sign of a nontrivial truth is when the directly
opposite assertion is not patently absurd 8. Queste idee sono in armonia con i
procedimenti e le preoccupazioni di Calvino ne Le città invisibili. L impatto
che il rapporto problematico tra significante e significato, tra parole e cose ha
sempre avuto sullo scrittore ligure certamente non viene limitato agli spazi
mentali delle città invisibili bensì diventa una riflessione a cui Calvino
ritorna costantemente, nelle sue opere narrative e nei suoi interventi critici.
Nell explicit della città di Ipazia leggiamo che non c è linguaggio senza
inganno (p. 54). La questione tanto dibattuta viene affrontata da Lotman ne
La struttura del testo poetico in questo modo:
La tendenza alla lotta con la parola, la coscienza che le possibilità dell inganno
sono radicate nella sua stessa essenza, sono fattori della cultura umana, costanti
come l ammirazione per il potere della parola. Non a caso la forma suprema della
comprensione, per molti tipi di cultura, si presenta nella forma di comprensibili
anche senza parole e si associa con i tipi di comunicazione non verbali9.
Calvino afferma che nel render conto della densità e continuità del mondo il
linguaggio si rivela lacunoso, frammentario, dice sempre qualcosa in meno
rispetto alla totalità dell esperibile 10(nostri i corsivi). Troviamo una diretta
rappresentazione di questo problema nelle conversazioni dei due protagonisti.
Marco riesce a comunicare felicemente ricorrendo a gesti, salti, grida di
meraviglia o d orrore (p. 45); si impossessa presto della lingua tartara, però
la loro comunicazione ora sembra meno felice d una volta e Marco torna a
ricorrere a gesti, a smorfie, a occhiate. Così, per ogni città, alle notizie
fondamentali enunciate in vocaboli precisi, egli faceva seguire un commento
Molteplicità de Le città invisibili in una prospettiva lotmaniana 201
l inganno è nello stesso tempo nelle parole e nelle cose; con questa consegna
perciò, che la menzogna del linguaggio ripete il profilo di quella della realtà, ma
contemporaneamente (se anche questo è un possibile significato dell allegoria di
Olivia) che la menzogna del linguaggio può rovesciare in verità, svalandolo,
l inganno della realtà11.
certo modo, nel cambiamento dell idea stessa dell opera13 riteniamo
ciononostante che l osservazione di Lotman sia particolarmente rilevante per
Le città invisibili in quanto per lo studioso russo il significato di un idea, di
un episodio, di un personaggio nasce dalla interrelazione fra tutte le idee,
episodi, personaggi dell opera. Leggiamo nei corsivi della quinta sezione,
cioè nel capitolo centrale:
Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra. Ma qual è la pietra che sostiene
il ponte? chiede Kublai Kan. Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra,
risponde Marco, ma dalla linea dell arco che esse formano. Kublai Kan rimane
silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: Perchè mi parli delle pietre? È solo
dell arco che m importa. Polo risponde: Senza pietre non c è arco (p. 89).
writer and for the reader; narration, therefore, must provide a higher code, a rule
that allows linking one city to another in a continuous and reversible process,
countering the discontinuity of the syntagmatic chain by means of a paradigmatic
continuity (Lotman s summation in time )19 which is itself synchronic. In
Calvino s text the diachronic discontinuity of verbal narrative (the description of
the cities on the syntagmatic axis) and the synchronic continuity (on the
paradigmatic axis) of affect, memory, and signification, constitute the dialectic
(dialogue) of the communicative process20.
I suoi racconti erano adesso i più precisi e minuziosi che il Gran Kan potesse
desiderare e non v era quesito o curiosità cui non rispondessero. Eppure ogni
notizia su di un luogo richiamava alla mente dell imperatore quel primo gesto o
oggetto con cui il luogo era stato designato da Marco. Il nuovo dato riceveva un
senso da quell emblema e insieme aggiungeva all emblema un nuovo senso (p.
374; nostri i corsivi).
per ridurle all essenza, Kublai era arrivato all operazione estrema: la conquista
definitiva, di cui i multiformi tesori dell impero non erano che involucri illusori, si
riduceva a un tassello di legno piallato: il nulla [ ]. (pp. 128-29)
Questo explicit, ripetuto alla lettera, diventa l incipit del testo corsivizzato
che chiude lo stesso (ottavo) capitolo. Eppure la ripetizione comporta una
piccola ma significativa differenza: l ultima parola, il nulla , scompare dal
testo. Però il nulla del tassello di legno ora si trasforma nel racconto di Marco
Polo in una molteplicità di interpretazioni: La quantità di cose che si
potevano leggere in un pezzetto di legno liscio e vuoto sommergeva Kublai;
già Polo era venuto a parlare dei boschi d ebano, delle zattere di tronchi che
discendono i fiumi, degli approdi, delle donne alle finestre [ ] (p. 140).
La tensione tra il modello di Marco e quello di Kubali ripete quella che si è
già verificata tra le parole e le cose, tra l astratto e il concreto, tra
l arbitrarietà dei segni e la molteplicità dei loro significati, tra discorsi, idee e
concetti ora inconciliabili ora intercambiabili. Quest ultima categoria,
l intercambiabilità di segni, di motivi, di personaggi, di eventi ecc. non è solo
un tema ricorrente nelle descrizioni delle città ma viene esplicitamente
decostruita nel processo di autoriflessione del testo. All inizio del terzo
capitolo leggiamo:
Kublai Kan s era accorto che le città di Marco Polo s assomigliavano, come se il
passaggio dall una all altra non implicasse un viaggio ma uno scambio
d elementi. Adesso, da ogni città che Marco gli descriveva, la mente del Gran Kan
partiva per suo conto, e smontata la città pezzo per pezzo, la ricostruiva in un altro
modo, sostituendo ingredienti, spostandoli, invertendoli. (p. 49)
Per tutto il resto del racconto si alternano i vari elementi della fiaba: l intrigo,
l inseguimento, il cercatore, l usuraio, la giovane inseguita, la nutrice che
consola la figliastra ecc. Però a questa scarnificazione della struttura del testo
viene contrapposta la molteplicità di significati. Nell esempio che segue,
Molteplicità de Le città invisibili in una prospettiva lotmaniana 205
In realtà sempre la mia scrittura si è trovata di fronte due strade divergenti che
corrispondono a due diversi tipi di conoscenza: una che si muove nello spazio
mentale d una razionalità scorporata, dove si possono tracciare linee che
congiungono punti, proiezioni, forme astratte, vettori di forze; l altra che si muove
in uno spazio gremito d oggetti e cerca di creare un equivalente verbale di quello
spazio riempiendo la pagina di parole, con uno sforzo di adeguamento minuzioso
dello scritto al non scritto, alla totalità del dicibile e del non dicibile31.
Sulla relazione ambigua che intercorre fra le parole e le cose e che costituisce
il leitmotiv de Le città invisibili l Autore scrive: La mente dello scrittore è
ossessionata dalle contrastanti posizioni di due correnti filosofiche. La prima
dice: il mondo non esiste; esiste solo il linguaggio. La seconda dice: il
linguaggio comune non ha senso; il mondo è ineffabile. [...] Entrambe le
filosofie hanno forti ragioni dalla loro. [...] Entrambe esercitano su di me il
loro fascino e la loro influenza 32.
Ne Le città invisibili queste pulsioni differenti vengono ulteriormente
sottolineate dallo sguardo (auto)introspettivo e dall occhio scrutante
dell osservatore, cosciente dei tranelli che stanno dietro i modelli
geometrizzanti e dell insufficienza dei vari schemi astratti che la ragione
propone; questo osservatore è Marco come protagonista dei testi corsivizzati,
il narratore delle parti in corsivo33 nonché il narratore nelle descrizioni delle
città (Polo), come nell esempio che segue:
Eppure io so, diceva [Kublai], che il mio impero è fatto della materia dei
cristalli, e aggrega le sue molecole secondo un disegno perfetto. In mezzo al
ribollire degli elementi prende forma un diamante splendido e durissimo,
Molteplicità de Le città invisibili in una prospettiva lotmaniana 209
Nel corsivo che chiude lo stesso capitolo la tensione fra il disegno perfetto
del diamante splendido e durissimo e le ceneri delle altre città possibili
scompare nel gioco combinatorio dei due protagonisti i quali ora costruiscono
due modelli di città da cui dedurre tutte le altre:
Eppure io ho costruito nella mia mente un modello di città da cui dedurre tutte le
città possibili, disse Kublai. Esso racchiude tutto quello che risponde alla
norma. Siccome le città che esistono s allontanano in vario grado dalla norma, mi
basta prevedere le eccezioni alla norma e calcolarne le combinazioni più
probabili.
Anch io ho pensato un modello di città da cui deduco tutte le altre, rispose
Marco. È una città fatta solo d eccezioni, preclusioni, contraddizioni,
incongruenze, controsensi. Se una città così è quanto c è di più improbabile,
diminuendo il numero degli elementi abnormi si accrescono le probabilità che la
città ci sia veramente. (p. 75; nostri i corsivi)
KUBLAI: Forse questo nostro dialogo si sta svolgendo tra due straccioni
sopranominati Kublai Kan e Marco Polo, che stanno rovistando in uno scarico di
spazzatura, ammucchiando rottami arruggginiti, brandelli di stoffa, cartaccia, e
ubriachi per pochi sorsi di cattivo vino vedono intorno a loro splendere tutti i
tesori dell Oriente. ( p. 110; nostra la sottolineatura)
By opting not to present Marco Polo in his real historical context and by making
him exchange parables, images, and signs rather than objects, Calvino stresses the
semiosic nature of sociocultural reality, that is to say that the meanings attributed
to objects and relations, rather than the objects themselves, constitute human
reality. If those meanings exist by virtue of social conventions of perception,
representation, conceptualization, then the change in social reality both effects and
Slavica Gruji i 212
Il discorso sul falso dialogo così non coglie uno degli aspetti fondamentali
del libro: il continuo gioco di smascheramento (di decostruzione, se
preferiamo) di categorie, o di binomi come vero e falso, reale e fittizio,
l identificazione che si instaura tra detto e immaginato, descritto e visitato,
vissuto e narrato e, infine, una costante omologazione per ricordare Barilli,
di narrazione e metanarrazione. Esempi di questo tipo abbondano non solo
nei dialoghi ma anche nelle descrizioni delle città individuali:
In fine, l enfasi che Franke pone sul termine superficie che di per sé
esclude ogni ricerca di conoscenza o di essenza , risulta assai riduttiva:
The prevalence in the cities of shiny metallic and other reflective materials
precludes all penetration of depth or shows depths to be empty . Così il
critico contraddice l affermazione precedente: There is nothing immediate
about cities; they are complex products 47 (n.c.). Essendo d accordo con
quest ultima osservazione aggiungiamo che la città per Calvino diventa un
veicolo espressivo e strumento epistemologico che gli permette di entrare nel
vivo delle proprie pulsioni contrastanti e tensioni conoscitive e non solo di
riflettere sulle contraddizioni del mondo scritto e del mondo non scritto
mentre al lettore l universo invisibile si dispiega come un segno, o meglio,
come una pluralità di segni che vanno continuamente decifrati. L Autore
stesso scrive nella lezione sull esattezza: Un simbolo più complesso, che mi
ha dato le maggiori possibilità di esprimere la tensione tra razionalità
geometrica e groviglio delle esistenze umane è quello della città ; e aggiunge
subito: Il mio libro in cui credo d aver detto più cose resta Le città invisibili,
perchè ho potuto concentrare su un unico simbolo tutte le mie riflessioni, le
mie esperienze, le mie congetture . Ancora nella lezione sull esattezza
Calvino si sofferma sul rapporto tra le parole e le cose, tra la superficie delle
cose e l inseguimento di qualcosa di nascosto o di solo potenziale o
ipotetico che noi operiamo continuamente. La ricerca di cui parla l Autore
va ben oltre la superficie fenomenica delle cose ne Le città invisibili e
riguarda non soltanto la parola che collega la traccia visibile alla cosa
invisibile, alla cosa desiderata o temuta ma si associa anche direttamente a
una precisa concezione di scrittura: all idea di letteratura quale strumento di
conoscenza come osserva Calvino stesso48 nella menzionata lettera a Claudio
Varese. Quest ultimo perfino sostiene: Nelle Città invisibili le due parole
essenza e fenomeno si inseguono, si fronteggiano, si acavallano tanto che il
loro rapporto può sembrare la struttura stessa del libro, quasi la ricerca o la
dominata ansia dell essenza contrapposta alla labile molteplicità dei
fenomeni 49 (corsivi dell autore).
La portata epistemologica delle città calviniane deriva dalla costruzione di
un sistema modelizzante secondario 50 per dirla con Lotman che però
non è più mimetico ma è invece strettamente legato alla poetica di Calvino,
alla scrittura come esplorazione dei mondi del tutto straniati dalle
rappresentazioni realistiche e alla letteratura quale strumento di accesso a
tali mondi. Quello che interessa a Calvino non è una semplice
rappresentazione di alterità ma è innanzitutto la creazione di prospettive
diverse, di sguardi sul mondo , che mettano in dubbio i nostri abitudinari
modi di pensare, di vedere le cose e che aprano nuovi orizzonti e potenzino i
nostri sensi (quello di vista in primo luogo) e che inoltre sottraggano
all automatismo della percezione non solo gli oggetti ma anche i concetti e le
Slavica Gruji i 214
idee. Come per klovskij più tardo che intitola significativamente una parte
della sua prefazione alla Teoria della prosa (opera pubblicata cinquanta anni
prima) Straniare, come mezzo per conoscere51 anche per Calvino lo
straniamento presuppone la conoscenza. Sotto tutti questi aspetti Le città
invisibili si avvicinano assai al mondo della poesia, al testo poetico ed è
questo il campo in cui la teoria di Lotman ottiene risultati molto significativi.
Chiariamo subito che associando il libro di Calvino al testo poetico
intendiamo attirare l attenzione su alcuni procedimenti che sono tipici della
poesia, quali ad esempio l immaginazione visiva dello scrittore e la sua
capacità di pensare e scrivere per immagini, la brevità del testo e
concentrazione del pensiero, infine l aspetto ritmico e fonologico del
linguaggio. Notiamo inoltre la ricchezza del lessico e diversità di stili
d espressione, la volontà di creare strutture simmetriche e ordinate, lo stretto
rapporto tra piano sintattico e piano semantico del discorso, alto grado di
ambiguità e le molteplici potenzialità interpretative del testo. In fatti è
inerente alla poesia la creazione di un mondo in cui ci si interroga sul senso
delle cose e dell essere e sulla propria posizione nell universo nonché
l autenticità artistica di tale universo poetico (per dirla con Lotman: La
poesia non descrive con altri mezzi quello stesso mondo descritto dalla prosa,
ma crea il proprio mondo 52). Ora accenneremo molto rapidamente ad alcuni
di questi procedimenti.
L immaginazione visiva con la quale l autore riesce a rendere visibile
l invisibile è attestata nelle descrizioni di tutte le cinquantacinque città e il
suo fascino principale sta nel rapporto che si instaura tra l immagine e il
pensiero oppure tra l immagine e la memoria o il desiderio. Di tanti esempi
riportiamo solo il seguente:
[...] e nei suoi sogni ora appaiono città leggere come acquiloni,/ città traforate
come pizzi,/ città trasparenti come zanzariere,// città nervatura di foglia,/ città
linea della mano,/ città filigrana da vedere attraverso il loro opaco e fittizio
spessore. (p. 79-80)
Fillide ponti diversi uno dall altro attraversano i canali: ponti a schiena
d asino, coperti, su pilastri, su barche, sospesi, con i parapetti traforati (p.
97), le finestre sono a bifora, moresche, lanceolate, a sesto acuto, sormontate
da lunette o da rosoni , i pavimenti a ciottoli, a lastroni, d imbrecciata, a
piastrelle bianche e blu (p. 97). Oppure si ricordi la città di Eufemia: La
barca che vi approda con un carico di zenzero e bambagia tornerà a salpare
con la stiva colma di pistacchi e semi di papavero, e la carovana che ha
appena scaricato sacchi di noce moscata e di zibibbo già affastella i suoi basti
per il ritorno con rotoli di mussola dorata (p. 43).
Le ripetizioni fonologiche giocano un ruolo importante e ci riportano alla
questione del rapporto tra suono e significato. Ne La struttura del testo
poetico Lotman sottolinea che
nessun suono del testo poetico, isolatamente preso, ha un significato autonomo.
[ ] Dal momento in cui le ripetizioni sonore diventano oggetto dell attenzione
del poeta, insorge lo sforzo per attribuire ad esse un certo significato oggettivo. È
evidente, che tutte le riflessioni sui significati che avrebbero i fonemi, considerati
al di fuori delle parole, non portano alcun senso generale e si basano su
associazioni soggettive. (corsivo nostro)
La teoria di Lotman è in accordo con la prassi di Calvino; nei corsivi del già
citato quinto capitolo che si distingue per la leggerezza delle sue immagini
troviamo ad esempio la ripetizione del suono o , di solito considerato come
rappresentativo di tonalità basse e gutturali (insieme alla vocale ù ); Calvino
però toglie peso a questi due suoni i quali nel loro nuovo contesto
diventano sinonimi di leggerezza dell immagine e dell espressione: vedevo
di lontano elevarsi le guglie d una città dai pinnacoli sottili, fatti in modo che
la Luna nel suo viaggio possa posarsi ora sull uno ora sull altro, o dondolare
appesa ai cavi delle gru (p. 80). La ripetizione insistente di queste due vocali
riappare ad esempio in Procopia, la città continua , però con un significato
del tutto diverso; la leggerezza ora si trasforma in pesantezza e il ritmo
diventa lento: è stato solo l anno dopo che, a un movimento tra le foglie, ho
potuto distinguere una faccia tonda e piatta che rosicchiava una pannocchia ,
tutto il ponte pieno di tipi dalla faccia tonda, accoccolati perchè non avevano
più posto per muoversi; sgranocchiavano le pannocchie, poi rodevano i
torsoli (p. 152). Qui Calvino gioca con le qualità iconiche delle parole, la
forma dell espressione riflette il suo contenuto e la o diventa il segno
iconico per le facce tonde . Questi esempi (e se ne potrebbero fare molti
altri) confermano che anche in Calvino il significato dei suoni cambia a
seconda del contesto in cui vengono a trovarsi.
Un altro procedimento molto rilevante è l enumerazione caotica, per usare
il termine coniato da Leo Spitzer in riferimento alla poesia moderna; anche in
Calvino questa figura si rivela estremamente adatta a esprimere il flusso
Slavica Gruji i 218
E klovskij osserva:
Se noi, in arte, paragoniamo due gatti, o due fiori, la forma artistica si attua non
sul momento di questo accoppiamento, in sè: si tratta di detonatori di grosse
esplosioni, di accessi alla conoscenza70.
SLAVICA GRUJI I
University of Toronto,
Toronto, Ontario
__________
NOTE
1
Nella vita degli imperatori c è un momento, che segue all orgoglio per l ampiezza
sterminata dei territori che abbiamo conquistato, alla malinconia e al sollievo di
sapere che presto rinunceremo a conoscerli e a comprenderli; un senso come di nuoto
che ci prende una sera con l odore degli elefanti dopo la pioggia e della cenere di
sandalo che si raffredda nei bracieri; una vertigine che fa tremare i fiumi e le
montagne istoriati sulla fulva groppa dei planisferi, arrotola uno sull altro i dispacci
Molteplicità de Le città invisibili in una prospettiva lotmaniana 221
(1978), p. 21.
21
Jurij M. Lotman, Lektsii po struktural noi poetike. Vvedenie, teoriia stikha, cit., pp.
77-78.
22
La ripetizione dei paragrafi assume molteplici funzioni. Essa può anche sottolineare
qualche aspetto importante del libro, come il già menzionato rapporto tra parole e altri
tipi di comunicazione non verbali; cfr. ad esempio p. 29, p. 45, pp. 128-29, pp. 139-
40.
23
Renato Barilli, Tra presenza e assenza: due modelli culturali in conflitto, Milano:
Bompiani, 1974, p. 258.
24
Cfr. Vladimir Ja. Propp, Morfologia della fiaba, Torino: Einaudi, 1969, pp. 85-89.
Per funzioni Propp intende le azioni dei personaggi significative per l andamento
della vicenda e lo sviluppo dell intreccio. Secondo Propp il problema della
distribuzione delle funzioni può essere risolto sul piano della ripartizione tra i
personaggi delle sfere di azione (corsivi dell autore). Così mentre un personaggio
viene associato soltanto a una sfera di azione (per es. è solo un aiutante) un altro
abbraccia più sfere d azione per esempio è ad un tempo donatore e aiutante (p.
86).
25
Jurij M. Lotman, The Text Within the Text , PMLA, 109.3 (1993), p. 378.
26
Jurij M. Lotman, La struttura del testo poetico, cit., p. 276.
27
Ivi, p. 276.
28
Ivi, p. 278.
29
Michail Bachtin, Speech Genres and Other Late Essays, Austin: University of
Texas Press, 1986, p. 120.
30
Italo Calvino, Saggi 1945-1985, Milano: Mondadori, Vol. 1, p. 217.
31
Italo Calvino, Lezioni americane, cit, p. 82.
32
Italo Calvino, Mondo scritto e mondo non scritto, Milano: Mondadori, 2002, p. 117.
33
Al contemplarne questi paesaggi essenziali, Kublai rifletteva sull ordine invisibile
che regge le città, sulle regole cui risponde il loro sorgere e prender forma e
prosperare e adattarsi alle stagioni e intristire e cadere in rovina. Alle volte gli
sembrava di scoprire un sistema coerente e armonioso che sottostava alle infinite
difformità e disarmonie, ma nessun modello reggeva il confronto con quello del gioco
degli scacchi. Forse, anziché scervellarsi a evocare col magro ausilio dei pezzi
d avorio visioni comunque destinate all oblio, bastava giocare una partita secondo le
regole, e contemplare ogni successivo stato della scacchiera come una delle
innumerevoli forme che il sistema delle forme mette insieme e distrugge (p. 128).
Però questo modello riduttivo, come abbiamo visto, porta all operazione estrema: la
conquista definitiva, di cui i multiformi tesori dell impero non erano che involucri
illusori, si riduceva a un tassello di legno piallato: il nulla (p. 129).
34
Renato Barilli, Tra presenza e assenza: due modelli culturali in conflitto, cit, p.
260.
35
Ivi, pp. 259-60.
36
Teresa de Lauretis, Semiotic Models: Invisible Cities , cit., p. 21.
37
William Franke, The Deconstructive Anti-logic of Le città invisibili , Italian
Quarterly, 30 (1989), p. 31.
38
Ivi, p. 31.
39
Teresa de Lauretis, Semiotic Models: Invisible Cities , cit., p. 28.
40
William Franke, The Deconstructive Anti-logic of Le città invisibili , cit., p. 38.
Molteplicità de Le città invisibili in una prospettiva lotmaniana 223
41
Teresa de Lauretis, Semiotic Models: Invisible Cities , cit., p. 32.
42
William Franke, The Deconstructive Anti-logic of Le città invisibili , cit, p. 38.
43
Teresa de Lauretis, Semiotic Models: Invisible Cities , cit., p. 32.
44
Ivi, p. 32.
45
Ivi, p. 24.
46
William Franke, The Deconstructive Anti-logic of Le città invisibili , cit. p. 38.
47
Ivi, p. 34.
48
Claudio Varese, Sfide del Novecento: letteratura come scelta, cit., p. 380.
49
Ivi, p. 378.
50
Il termine sistema modelizzante secondario viene tradotto nell edizione italiana
de La struttura del testo poetico come sistema di simulazione secondario . Lotman
lo definisce nel modo seguente: L espressione secondario in rapporto alla lingua va
intesa non solo nel senso di: che si serve di una lingua naturale come di materiale .
Se il termine avesse solo un tale contenuto, l inclusione in esso di arti non verbali
(pittura, musica e altre) sarebbe illegittima. [ ] I sistemi di simulazione secondari
(come anche tutti i sistemi semiotici) vengono costruiti secondo il tipo di lingua. Ciò
non signica che essi riproducano tutti gli aspetti delle lingue naturali. Così, per
esempio, la musica si distingue radicalmente dalle lingue naturali per l assenza di
legami semantici obbligatori, tuttavia oggi è evidente la già completa regolarità della
descrizione di un testo musicale come struttura sintagmatica (opere di Langlebin e di
G. B. Gasparov).[ ] In quanto la coscienza dell uomo è coscienza linguistica, tutti
gli aspetti dei modelli sovracostruiti sulla coscienza, fra cui l arte, possono essere
definiti come sistemi secondari di simulazione . Jurij M. Lotman, La struttura del
testo poetico, cit., pp. 15-16.
51
Viktor klovskij, Teoria della prosa, cit., pp. x-xiv.
52
Jurij M. Lotman, La struttura del testo poetico, cit., p. 143.
53
Solo un esempio: Neanche io sono sicuro d essere qui, a passeggiare tra le fontane
di porfido, ascoltanto l eco degli zampilli, e non a cavalcare incrostato di sudore e di
sangue alla testa del mio esercito, conquistando i paesi che tu dovrai descrivere, o a
mozzare le dita degli assalitori che scalano le mura d una fortezza assediata (p. 109).
54
Viktor klovskij, Teoria della prosa, cit., p. 9.
55
Ivi, pp. 9-13.
56
Jurij M. Lotman, La struttura del testo poetico, cit., p. 31.
57
La distizione tra informazione e significato o contenuto verrà fatta nelle
successive opere di Lotman.
58
La struttura stessa diventa il portatore del significato e la complessità della
struttura non è caratteristica solo della poesia e: [ ] la data informazione (il
contenuto) non può nè esistere, nè essere trasmessa fuori della struttura data.
Ripetendo una poesia nel linguaggio comune, distruggiamo la struttura e, di
conseguenza, non portiamo più al ricevente quel volume di informazione che è
contenuto in essa. [ ] Se il contenuto ideologico di Guerra e Pace o dell Eugenio
Onegin potesse essere esposto in due paginette, ne deriverebbe una conclusione
naturale: perché leggere lunghe opere? Bastano brevi manualetti . Jurij Lotman, La
struttura del testo poetico, cit., p. 17.
59
Cfr. Jurij Lotman, Analysis of the Poetic Text, trans. ed. D. Barton Johnson, Ardis:
Ann Arbor, 1976, pp. 34-36 nonché La struttura del testo poetico, cit., pp. 16-17.
60
Lotman associa l asse paradigmatico all allegoria e al simbolo e l asse sintagmatico
Slavica Gruji i 224
OPERE CITATE
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