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145-177
ISSN 1971-1093 (print) / ISSN 1971-1131 (online)
© 2011 eum (Edizioni Università di Macerata, Italy)
La rappresentazione dell’infanzia
nelle copertine de «Il Giornalino
della Domenica» (1906-1911).
Un itinerario iconografico*
Silvia Assirelli
* Il presente contributo riproduce il testo della relazione presentata nell’ambito della Giornata
di studio promossa dal «Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della
letteratura per l’infanzia» dell’Università degli Studi di Macerata sul tema: Luigi Bertelli e «Il Giornalino
della Domenica». Bilancio storiografico e nuove prospettive di ricerca (Macerata, 6 maggio 2009).
146 SILVIA ASSIRELLI
2 I periodici per l’infanzia da cui «Il Giornalino della Domenica» ha dichiaratamente tratto
ispirazione sono soprattutto due: «Il Giornale per i bambini», fondato nel 1881 a Roma e diretto
da Ferdinando Martini, e «Il Giornale dei fanciulli. Letture illustrate per l’infanzia», diretto da
Virginia e Achille Tedeschi e pubblicato da Treves nello stesso anno. È quanto afferma Aldo Valori
in una nota pubblicitaria scritta per la casa editrice R. Bemporad & Figlio (A. Valori, Come si fa
un grande… giornalino per ragazzi, «Supplemento al bollettino periodico delle novità letterarie»,
dicembre 1907, Firenze, R. Bemporad & Figlio Editori, p. 2) in cui le due testate sono ritenute
le uniche degne di attenzione nel grigio panorama della pubblicistica precedente il settimanale
di Vamba: «Qualcosa di assolutamente migliore, di quasi perfetto nel suo genere, tenendo conto
dell’epoca, comparve nel 1880 col Giornale per i bambini […] Basti dire che vi collaboravano il
Collodi (che fu poi anche direttore), Jack La Bolina, Matilde Serao, Guido Biagi, Emma Perodi e
tanti ingegni originali e privi di volgarità. A questo delizioso giornalino […] successe qualche anno
dopo Il Giornale dei fanciulli […] notevole per un certo lusso tipografico e per la voga che dette ai
romanzi d’avventure».
3 «adornare gli scritti con riproduzioni e illustrazioni che non offendano – come spesso pur
troppo accade – il gusto estetico con figure mal disegnate e peggio colorate». L. Bertelli, Decalogo,
«Il Giornalino della Domenica», 1, 1906, terza di copertina. Il ruolo fondamentale che la qualità
dell’illustrazione assume nel settimanale di Vamba è oggetto dell’attenta analisi di P. Pallottino, «Il
Giornalino della Domenica», in G. Tortorelli (a cura di), L’editoria italiana tra Otto e Novecento,
Bologna, Edizioni Analisi, 1985, pp. 67-94.
4 Bertelli, Decalogo, cit.
148 SILVIA ASSIRELLI
Fatto è che, prima che Il Giornalino della Domenica sorgesse, era generale il lamento che
per i nostri figliuoli non avesse l’Italia un periodico degno di stare, anche lontanamente, al
confronto con quelli di altre nazioni; mentre ora, dopo che fu da noi con nuove idee, rischi
non lievi, ingenti spese e incessanti fatiche tentata l’ardua prova, e ai nostri sforzi arrise una
crescente fortuna, e il Giornalino della Domenica prese arditamente il primo posto in Italia
sorpassando anche, per l’eleganza dell’aspetto, per la ricchezza e il gusto delle illustrazio-
ni, per il pregio del testo, per la freschezza e modernità di tutte le sue pagine, molte simili
pubblicazioni straniere, ora, diciamo, da ogni parte della penisola saltan fuori giornalini e
giornaletti d’ogni genere, d’ogni dimensione e d’ogni prezzo, e tutti ora a loro modo, più o
meno felicemente seguendo la nostra iniziativa volgono i loro pensieri all’infanzia alla quale
prima nessuno pensava5.
Gusto italiano è il nostro, nell’argomento dei nostri scritti, nei versi delle nostre poesie,
nei disegni dei nostri artisti, poiché tutta l’opera nostra è indirizzata a questo determinato
scopo, mentre sappiamo quanto nuoccia il tradire le prime manifestazioni del gusto estetico
nei giovani con idee e vignette accattate di seconda mano dagli stranieri, importando nell’a-
nima nazionale tradizioni non nostre, uno spirito non nostro, un’arte non nostra6.
Tutti titoli, come si vede, poco divertenti, e troppo rivelatori dell’intento di propaganda
morale e religiosa che i fondatori si prefiggevano, senza raggiungerli mai, perché quei gior-
nali erano letti da tutti tranne dai ragazzi, i quali sono meno resistenti alla noia degli adulti!
[…] E dentro, c’era di tutto un po’: notizie del mondo intero, prese a caso dai giornali
quotidiani, dissertazioni scientifiche non meno inesatte che pesanti, e più che altro novelline,
apologhi, romanzetti educativi scritti con quello stile involuto e ricercato che usava allora,
e che non doveva conciliare molto la simpatia dei piccoli lettori verso quegli ideali morali
Il nostro programma per il 1909, «Il Giornalino della Domenica», 49, 1908, p. 1.
5
Il Giornalino della Domenica nel 1910. Il nostro programma educativo, «Il Giornalino della
6
che lo scrittore pretendeva inculcare. Morale del resto molto facile, molto semplice, molto
– diciamo pure la brutta parola – banale, senza nulla che la ravvivasse, senza nessun calore
di fede, nessuna fiamma d’idee nuove, e nessuna concessione – cosa più grave – a quelle
deliziose doti infantili che sono la sincerità, la vivacità, anche eccessive, la sconsideratezza,
il disinteresse. Da quei giornali non si ricavavano – tranne eccezioni – altri insegnamenti
che quelli stereotipati in tutti i libri di lettura e pronunziati dal labbro severo del pedagogo:
il ragazzo, leggendoli, invece di provare un senso di liberazione, doveva sentirsi ancor più
seccato ed oppresso7.
I motivi per cui «Il Giornalino della Domenica» rappresenta un deciso su-
peramento di modelli tanto vessatori sono esposti con altrettanta franchezza:
Il Giornalino della Domenica […] ha un’impronta completamente diversa da tutti quelli che
lo precedettero, e, migliorando sempre per virtù propria, in omaggio a un ideale di perfe-
zione autonomo e non attinto a nessuna pregiudiziale religiosa, politica o morale, in breve
è passato avanti non solo agli altri giornaletti italiani (poco merito ci sarebbe in questo) ma
anche ai più rinomati periodici per l’infanzia che si pubblicano all’estero, alcuni dei quali
sono ricchi di antiche e gloriose tradizioni. Vamba affermò subito il principio che Il Giorna-
lino della Domenica doveva essere divertente. Concetto molto semplice, ma che a pochissimi
altri era balenato alla mente. Ma affermò insieme un altro principio non meno essenziale del
primo: che il giornale doveva essere di buon gusto. E i due principi che, presi separatamente,
potrebbero essere come l’uovo di Colombo, non sono dei più facili a stare insieme. E s’in-
tende subito la difficoltà di divertire, di divertire sempre, di non cadere mai nel monotono,
nell’uguale, nell’uggioso… quando si deve fare della letteratura e dell’arte per ragazzi, quan-
do cioè si deve rinunziare a tutti quei vecchi mezzi, a quei tradizionali strumenti dell’arte del
divertire che altrove possono adoperarsi largamente8.
Le copertine del Giornalino hanno ormai richiamato l’attenzione di tutti i critici e dilettan-
ti, oltre che del pubblico giovine ed entusiasta che aspetta ogni settimana di sorridere, di
commuoversi, di pensare davanti a quelle scenette dipinte con grazia, con vigoria, soprat-
tutto con sincerità. Gli Editori del Giornalino hanno affrontato un’ingentissima spesa, e chi
dirige si è sobbarcato a una grave responsabilità estetica prendendo l’impegno di pubblicare
ogni settimana il giornalino sotto una veste nuova9.
Quali sono dunque i mezzi che hanno permesso di far fronte a una così ele-
vata responsabilità? Quali i modelli attraverso cui questa nuova immagine del
mondo infantile si trova a rivivere nelle copertine de «Il Giornalino della Do-
menica»? Quali possibili percorsi iconografici si possono intraprendere e quali
schemi figurativi ricorrenti si possono isolare al loro interno per comprendere
come e fino a che punto l’illustrazione abbia contribuito alla loro trasmissione?
Dal tentativo di dare una risposta a questi interrogativi nasce la presente inda-
gine, condotta sui 266 albi del primo periodo di vita del settimanale10, dal nu-
mero 1 del 24 giugno 1906 al numero 30 del 23 luglio 191111, le cui copertine
sono state preliminarmente suddivise per aree tematiche in base all’iconografia,
poi osservate in parallelo alle note editoriali non firmate che, con il titolo La
nostra copertina, compaiono saltuariamente a partire dal 1906, e regolarmente
dal numero 6 del 10 febbraio 1907 fino all’ultima uscita12. La nostra copertina
rappresenta innanzitutto un valido strumento di aiuto alla lettura delle imma-
gini, che completa con cenni di carattere esplicativo e descrittivo, ma spesso
assume anche una funzione più propriamente narrativa, inquadrando quanto
raffigurato all’interno di brevi storie di cui la tavola diviene commento illustra-
to: la scelta di affiancare l’analisi dei testi a quella delle copertine passa attraver-
so la constatazione dello stretto rapporto che intercorre tra immagine e parola,
momento letterario e momento figurativo, ed è motivata dalla possibilità di un
ulteriore chiarimento delle linee che fondano il progetto educativo del giornale.
A imporsi immediatamente all’attenzione è stata l’esistenza di due modalità
rappresentative ben distinte che individuano con chiarezza altrettanti diversi
modi di percepire l’immagine dell’infanzia: ancor prima che nelle scelte che
riguardano l’iconografia e che definiscono cosa rappresentare, il messaggio af-
fidato all’illustrazione trova un sostanziale varco interpretativo nell’adesione a
una precisa area stilistica, nel riferimento a un linguaggio specifico che definisce
come tradurre il soggetto prescelto. La prima modalità emersa presenta molti
elementi in comune con un’estetica che raggiunge il suo pieno sviluppo nei fi-
gurati per l’infanzia dell’Inghilterra vittoriana, coniugando la bidimensionalità
e le rarefatte suggestioni del preraffaellismo alla riflessione sulle arti applicate
operata dall’Arts and Crafts Movement e veicolandone la dimensione ritmica
e decorativa nella sintesi geometrica dell’Art Nouveau del primo Novecento13.
dall’editore R. Bemporad & Figlio poi, dalla fine del 1908, dallo stesso Luigi Bertelli, si conclude
per l’impossibilità di quest’ultimo di far fronte ai gravosi oneri economici derivanti dal manteni-
mento di una così alta qualità del prodotto e ulteriormente complicati dalla feroce concorrenza di
periodici per l’infanzia come «Il Corriere dei Piccoli», apparso a Milano nel 1908.
11 Lo studio è stato condotto sulla serie completa conservata in dieci volumi rilegati presso l’Archi-
vio Storico della Casa Editrice Giunti di Firenze e messa gentilmente a disposizione da Aldo Cecconi.
12 Per un’analisi iconografico-stilistica delle copertine de «Il Giornalino della Domenica» dal
1906 al 1927, si veda P. Pacini, Ritorno all’“isola che non c’è”, in P. Pallottino (a cura di), L’irripetibi-
le stagione de “Il Giornalino della Domenica”, Bologna, Bononia University Press, 2008, pp. 33-56.
13 Una definizione estremamente puntuale ed evocativa di questo stile e della sua evoluzione
LA RAPPRESENTAZIONE DELL’INFANZIA NELLE COPERTINE DE «IL GIORNALINO DELLA DOMENICA» (1906-1911) 151
nel corso degli anni Venti si deve a Paola Pallottino: «Le sollecitazioni che venivano d’oltralpe, con
la poetica della nursery e l’invenzione paradigmatica del ‘mondo felice dell’infanzia’, delineato da
Kate Greenaway, Jessie M. King e Winefred Smith, in giardini e interni preraffaelliti, inseguito in
gioiosi pic-nic e in aggraziate mosca-cieca, esplorato negli emblematici oggetti d’uso, nel tenero
abbigliamento e nei rassicuranti balocchi; ignaro di guerre e tragedie, riversa intatta la sua carica
vitalistica negli anni Venti, che ambientano eleganti e spensierati bambini in sofisticati décor», P.
Pallottino, Caste dive nella vampa stridente. Sessanta illustratrici in Italia dalla fine dell’Ottocento
agli anni Quaranta, Bologna, Kritik, [s.d.], p. 6.
14 Sul decisivo ruolo svolto da riviste specializzate come «Emporium» (apparsa nel 1895) nella
diffusione delle forme più all’avanguardia della grafica e delle arti decorative europee nell’illu-
strazione italiana per l’infanzia, si veda il contributo di P. Vagliani, Presenze e influenze Liberty
nell’editoria per l’infanzia. Note per un percorso di lettura (1898-1915), in R. Bossaglia (a cura di),
Tra fate e folletti. Il Liberty nell’editoria per l’infanzia 1898-1915, Torino, Daniela Piazza Editore,
1995, pp. 9-35.
15 V. Pica, Attraverso gli albi e le cartelle (sensazioni d’arte). VIII. Gli albi inglesi per bambini
152 SILVIA ASSIRELLI
(Caldecott, Crane, Greenaway), «Emporium. Rivista mensile illustrata d’arte, letteratura, scienze e
varietà», Bergamo, Istituto Italiano di Arti Grafiche, 37, 1898, p. 65.
LA RAPPRESENTAZIONE DELL’INFANZIA NELLE COPERTINE DE «IL GIORNALINO DELLA DOMENICA» (1906-1911) 153
16 Per un’approfondita analisi dello stile di Filiberto Scarpelli e della sua attività all’interno de «Il
Giornalino della Domenica» si rimanda al contributo di Linda Pacifici: Filiberto Scarpelli e «Il giornalino
della Domenica», «Artista: critica dell’arte in Toscana», Firenze, Le Lettere, 2002, pp. 148-171.
17 F. Scarpelli, Chiacchiere artistiche con i miei lettori, «Il Giornalino della Domenica», 6,
1907, p. 1.
LA RAPPRESENTAZIONE DELL’INFANZIA NELLE COPERTINE DE «IL GIORNALINO DELLA DOMENICA» (1906-1911) 157
con lussureggianti abiti da dame d’altri tempi (“Mary”, n. 43, 1907 – fig. 12),
accanto a compagne che sostituiscono a tanta grazia la giovialità e l’umorismo
di volti dai tratti marcati (“Al telefono”, n. 4, 1908 – fig. 13), e teneri, paffuti e
incantati maschietti (“Buona Pasqua!”, n. 15, 1909 – fig. 14) accanto a coetanei
di ben più espressiva irruenza (“Marina torba”, n. 20, 1908 – fig. 15).
Calando queste considerazioni all’interno di un discorso più strettamente
legato all’iconografia, ci si rende conto di come, anche a livello delle attività
svolte dai giovani protagonisti delle copertine, la differenziazione tra i sessi
che contraddistingueva la concezione ottocentesca venga quasi completamen-
te a cadere. Le esperienze e le avventure che coinvolgono sia i maschi che le
femmine sono, infatti, in netta prevalenza: i bambini possono giocare con le
bambole senza scomporsi (“La bambola malata”, n. 30, 1907 – fig. 16) e le
bambine partecipare a giochi di guerra (“Grandi manovre”, n. 40, 1907 – fig.
17), mentre esiste un solo e unico caso (“La calza”, n. 10, 1908 – fig. 18) in cui
a essere rappresentata è un’occupazione tradizionalmente attribuita alla sfera
femminile, il lavoro a maglia, che attraverso le parole de La nostra copertina
diviene comunque occasione per concedere un ulteriore sguardo divertito all’i-
nesperienza e all’entusiasmo infantili18.
Alla questione, Luigi Bertelli dedica del resto parole molto chiare nel suo
primo Programma:
Lettori… bambini… giovinetti… E va bene. Sicché noi lettrici – bambine o giovinette che
siamo – possiamo fare a meno di leggerlo, il suo giornalino, visto e considerato, ch’esso si
indirizza solamente a un pubblico maschile… – E anche la signorina ha la sua parte di ragio-
ne. Occorre, dunque, che il Giornalino della Domenica sappia contentare e interessare tutto
il suo pubblico di lettori e di lettrici dai sette ai quindici anni19.
18 «Quella bambina che fa la calza mette nel suo lavoro tutta l’attenzione possibile e si vede
benissimo che non è da molto tempo che si è dedicata a quel lavoro: altrimenti lo farebbe più
svelta… O più annoiata». La nostra copertina, «Il Giornalino della Domenica», 10, 1908, p. 8.
19 L. Bertelli, Il programma, «Il Giornalino della Domenica», 1, 1906, pp. 1-2.
158 SILVIA ASSIRELLI
esercitata dai genitori e dagli insegnanti che popolano le figurazioni del XIX
secolo.
Se presenti, gli adulti sono infatti relegati a ruoli di secondo piano e sono
quasi sempre pretesto per inscenare situazioni in cui protagonisti sono i piccoli
– si veda, ad esempio, il commento alla copertina composta da Sergio Tofano
per il numero 13 del 29 marzo 1908, “I primi calzoni lunghi” (fig. 23), che invi-
ta a leggere «nel sorriso della madre e della cameriera» soprattutto l’emozione
del ragazzo, pronto a «fare il primo passo nella vita come uomo» –, i padri
sono inesistenti e, in armonia con le consuetudini della classe borghese da cui
proviene la parte più nutrita del vasto pubblico del settimanale, le bambinaie
prevalgono nettamente sulle madri (“Il bagno”, n. 31, 1907 – fig. 24) che, se
raffigurate, assumono per lo più la funzione di rassicurante riferimento affetti-
vo (“Settembre”, n. 37, 1908 – fig. 25).
Il gioco e il quotidiano sono quindi vissuti in completa autonomia e divengo-
no occasione per rappresentare le birichinate di un allegro esercito di bambini
che abbandona risolutamente la pacata e diligente virtù dei coetanei dell’Ot-
tocento, trovando piena e definitiva legittimazione nelle disastrose imprese del
Gian Burrasca di Vamba, pubblicato a puntate proprio sul «Giornalino» a par-
tire dal numero 7 del 17 febbraio 1907. Lo sguardo divertito degli illustratori
compone così una galleria di capricci, di curiosi incidenti con cose e animali, di
scherzi, dispetti, piccoli furti e catastrofi casalinghe, mentre i redattori de La no-
stra copertina accompagnano con indulgenza le innocenti azioni sovversive con
parole che mai si lasciano tentare dalla morale o dalla persuasione correttiva,
sottolineandone piuttosto la carica di vitalità. Ecco come lo sfortunato esperi-
mento col fumo di Fofò, che «per quella maledetta mania che ha di far l’uomo
e di volersi immischiare nei fatti e nei discorsi dei grandi, ha fatto nascere un
pandemonio in casa»20 diviene, nell’interpretazione di Ugo Finozzi, soprattutto
pretesto per la composizione di una divertente vignetta senza parole (“Fofò se
la fuma”, n. 10, 1906 – fig. 26); ecco come il tentativo di due bambini di fare
toilette al gatto di casa si trasforma in una piccola tortura a cui il «povero Muci»
si presta con apparente pazienza nel «quadretto disegnato e colorito con gra-
ziosa franchezza» da Sergio Tofano (“Un cliente ben servito”, n. 24, 1911 – fig.
27); ancora un gatto e un bambino si trovano a impersonare i complici “Ladri
domestici” dipinti con «schietto e semplice umorismo» da Scarpelli e impegnati
nell’operazione di furto di una pesca dalla credenza del salotto (n. 40, 1908 – fig.
28); sempre Filiberto Scarpelli mostra il «tragico inganno» in cui cade Tonino,
altra vittima di una golosità che lo muove nell’ardua impresa di staccare e man-
giare le invitanti ciliegie (finte) che troneggiano sul cappellino della madre (“La
gola”, n. 23, 1909 – fig. 29), mentre al fratello dell’artista, Tancredi, si deve il
gustoso quadro che illustra le conseguenze dell’irruenza di una bambina sulle
compagnia di un grazioso pupazzetto (n. 39, 1909 – fig. 35). Occasione per
un’ironica “morale rovesciata” è infine il quadretto “Ammonimento” (n. 18,
1909 – fig. 36) di Ugo Finozzi, in cui una mamma-asino rimprovera così il fi-
glioletto assai più dedito al gioco che allo studio: «Bada ragazzo, se non ti metti
a studiare sul serio finirai col diventare… un uomo!».
Nell’iconografia del «Giornalino della Domenica» l’infanzia ligia, studiosa,
ben educata, coscienziosa e caritatevole dell’illustrazione ottocentesca sembra
quindi aver perso la sua funzione di esempio e il suo potere di attrazione, e
anche i riferimenti alla devozione e alla religione, se si escludono le allegorie
rappresentate in occasione delle principali festività, sembrano cedere il passo
a una visione decisamente laica, che porta in primo piano soprattutto il sen-
so di appartenenza alla patria come valore fondante su cui basare l’impianto
educativo delle giovani generazioni22. Centro nevralgico del progetto che Lu-
igi Bertelli intende realizzare attraverso le pagine del suo giornale è proprio la
formazione di una coscienza patriottica, di quel legame che passa attraverso
la presentazione degli usi e costumi regionali23, la glorificazione delle figure
che hanno assunto un ruolo essenziale nella costituzione dell’identità storica e
culturale dell’Italia24, la scelta di testi che contribuiscono alla conservazione e
alla diffusione del corretto uso della lingua, una strategia associativa che pro-
muove lo scambio continuo tra lettori appartenenti a diverse realtà geografiche,
la cui distanza viene colmata dalle pagine di corrispondenza e dalle occasioni
di incontro della Confederazione Giornalinesca del Girotondo. Sin dal primo
Decalogo, il disegno educativo di Vamba assume la forma di un coerente e ar-
ticolato programma, le cui linee essenziali continuano a essere energicamente
ribadite nelle dichiarazioni di intenti che introducono ogni annata fino al 1911:
Accendere e tener viva sempre nel cuore dei piccoli lettori la fiamma degli eterni ideali per
la Patria e per la Umanità, non con la vana rettorica di frasi fatte, ma con la forza che viene
dalla sincerità dell’accento di chi comunica affetti profondamente sentiti25.
E in essi verremo via via descrivendo e illustrando ai giovani la Patria nelle sue parti poco o
mal conosciute […] Un’altra impresa ci proponiamo: quella di difendere tra i nostri giovani
22 Sui fondamenti etico-civili del progetto educativo e culturale di Luigi Bertelli, si veda il
Corpus Domini in Sardegna” (22, 1907); “Portatrice d’acqua” (52, 1908); “Messa di notte” (3,
1909); “Il dono” (6, 1909 – fig. 45); “La ciambellina d’avorio” (48, 1910).
24 Si vedano in particolare i numeri dedicati a Giosue Carducci (8, 1907), Giuseppe Garibaldi
amici il patrio idioma, la cui integrità è prima ed essenzial parte della nostra integrità morale
e materiale di italiani, dagli assalti degli idiomi stranieri26.
La nostra idea […] era ispirata dal desiderio, sempre vivissimo in noi, di far conoscere
l’Italia agli italiani dell’avvenire, visto che purtroppo quelli del presente si dan così poca
cura di conoscerla […] Bisogna – pensammo – mostrare ai nostri lettori, in tutto il suo
fulgore di luci e colori abbaglianti la grande anima della Patria; bisogna scuoprir loro non
le incolori vedute de’ nostri paesi, come al freddo raggio d’una lanterna magica sulla tela
delle proiezioni, ma la vita che palpita, varia e interessante nelle sue manifestazioni, in ogni
parte d’Italia, illuminata dalla pura fiamma del genio de’ nostri migliori scrittori e de’ nostri
migliori artisti27.
E un altro sentimento il nostro giornalino vuol tenere vivo nei suoi lettori: il sentimento di
italianità nella ammirazione delle glorie e delle bellezze della Patria, nella conoscenza delle
virtù di nostra gente, nella fede nella nostra forza e nel nostro avvenire. A questo program-
ma educativo noi volgemmo per cinque anni le nostre vigili cure, e con questo programma
il Giornalino della Domenica entra ora nel sesto anno di vita, nel quale il nostro pubblico
troverà ancora e sempre animati dal più puro entusiasmo, gli scrittori e gli artisti che alla
feconda opera nostra dettero già i tesori del loro intelletto e gli slanci del loro cuore28.
E ho capito sopra tutto questo: che le copertine del nostro Giornalino, nella loro varietà,
provocano il vostro spirito di osservazione, aguzzano il vostro gusto, solleticano le vostre
30 Di seguito l’elenco completo delle copertine che compongono la serie: “Don Garzia de’ Medici,
fotoincisione da un quadro del Bronzino” (7, 1910 – fig. 42); “Ritratto di un giovane paggio, riproduzione da
un quadro del Tiepolo” (9, 1910); “Angeli in adorazione, frammento di un quadro di Francesco Botticini”
(12, 1910); “Testa di Gesù bambino, frammento di un quadro di Esteban Murillo” (15, 1910); “Ritratto
di giovinetta, da un quadro di G. Sustermans” (17, 1910); “Angeli (da un quadro) di Alessandro Botticelli”
(22, 1910); “Il David, fotoincisione a colori” (24, 1910); “Un angelo che suona la viola, da un quadro di
Melozzo da Forlì” (27, 1910); “Ritratto di bimba, da un quadro di G. Marco Nattieri” (30, 1910); “Bacco
incoronato, da un quadro di Guido Reni” (33, 1910); “Maria de’ Medici, da un quadro del Bronzino”
(37, 1910); “Ritratto di Giacomo II d’Inghilterra fanciullo, frammento di un quadro di Van Dyck” (40,
1910); “Il suonatore di violino, da un quadro di Raffaello Sanzio d’Urbino” (46, 1910); “Ritratto di
bambino, da un quadro del Correggio” (49, 1910 – fig. 43); “Riproduzione del dettaglio da un quadro
di Vittore Carpaccio” (2, 1911); “Ritratto di Alessandro Braccesi, da un quadro del Perugino” (5, 1911);
“Il Bambino Gesù, quadro di Francesco Boucher” (7, 1911); “Ritratto di giovane donna, da un quadro di
Alessandro Grimou” (10, 1911); “Giovane Pellegrino, da un quadro di Alessandro Grimou” (13, 1911);
“Ritratto d’ignoto, da un quadro di Giusto Sustermans” (15, 1911); “Un angioletto, frammento da un
quadro di Sassoferrato” (18, 1911); “Ritratto di bimbo, da un quadro del Sustermans” (22, 1911); “Testa
di bimbo, da uno studio di Andrea del Sarto” (25, 1911); “Angelo che accorda un mandolino, frammento
di un quadro del Bonifacio” (26, 1911); “Ritratto di bimba, da un quadro di Filippo Lippi” (28, 1911).
31 Le schede informative pubblicate su «Il Giornalino della Domenica» sono le seguenti: G.M.
Marcialis, Un pittore poeta (22, 1910, pp. 1-2); Polverino, Giovanni Marco Nattier (30, 1910, pp. 1-2),
Il Reni (33, 1910, pp. 3-4), Van Dyck (41, 1910, pp. 7-9) Il Perugino (5, 1911, pp. 3-4), La Ronda di
notte (6, 1911, pp. 6-7), Francesco Boucher (7, 1911, p. 8), Giusto Susterman alla Mostra del Ritratto
italiano (15, 1911, p. 1), Il Sassoferrato (18, 1911, p. 15), Maestro Rosso (22, 1911, pp. 5-6); Filippo
Lippi (28, 1911, pp. 5-6); Filiberto Scarpelli, Raffaello Sanzio d’Urbino (46, 1910, pp. 9-12); Renzo
Simi, Il Tiepolo (9, 1910, pp. 1-2); Il Murillo (15, 1910, pp. 1-3).
LA RAPPRESENTAZIONE DELL’INFANZIA NELLE COPERTINE DE «IL GIORNALINO DELLA DOMENICA» (1906-1911) 175
32 L’Amico Ciliegia, Nel nostro salottino. Le copertine del «Giornalino», «Il Giornalino della
no nell’aspetto e nell’animo diversi lati curiosi e ameni, che son poi quelli che li
rendono così simpatici»33.
Il progetto educativo immaginato e realizzato da Luigi Bertelli e dai suoi
collaboratori attraverso «Il Giornalino della Domenica» non ha contribuito
dunque unicamente ad affermare il ruolo determinante dell’illustrazione nell’e-
ditoria italiana per ragazzi dei primi del Novecento, ma ne ha coscientemente
utilizzato i mezzi di espressione per trasmettere in maniera chiara, esplicita e
leggibile le linee dominanti di una visione più vitale e più autentica dell’in-
fanzia, che si libera dalle pesanti ipoteche educative del passato per colorare i
quadri vivaci di copertine che divengono, con la loro identità stilistica, formale
e iconografica, commento visivo e specchio di un immaginario che muta e si
rinnova. Se collocata nel periodo in cui è stata concepita, l’operazione assume
poi connotati quasi rivoluzionari, perché non si limita a dare un primo e pie-
no riconoscimento al ruolo dell’illustrazione nella trasmissione dei messaggi
educativi, ma si spinge fino ad attestarne, quando animata da un alto valore
artistico, la funzione formativa intrinseca. E a conferma di quanto concluso,
non ci si può non affidare alle parole di Filiberto Scarpelli, che nel 1907 così
precisa ciò che già tanto chiaramente si legge nei magnifici quadri di vita infan-
tile donati al suo pubblico nell’infaticabile lavoro di questi primi sei anni di vita
del «Giornalino»:
Se io avessi la fortuna di sedere in cattedra quale vostro insegnante di lingua italiana, predi-
ligerei questo speciale sistema di istruzione, per addestrarvi nel maneggio della prosa: desu-
mere dalla pittura il pensiero letterario. Non esiste forza di sentimento, ed è vana ogni abile
costruzione di periodo, inutile la ricerca preziosa della parola, se lo scrittore non sa discer-
nere con occhi di pittore e sviluppare in chi legge una immagine, dalla cui evidenza soltanto
scaturisce la vera emozione. La letteratura rappresentativa deve saper dipingere, dipingere
e non altro […] Le prediche, le divagazioni sentimentali, i punti ammirativi non sono stru-
menti efficaci dell’arte. Essi non vi diranno mai nulla!34
Silvia Assirelli
Dipartimento di Scienze dell’Educazione e della Formazione
Università degli Studi di Macerata (Italy)
silvia.assirelli@libero.it
33 La nostra copertina, «Il Giornalino della Domenica», 28, 1907. Il commento fa riferimento
alla composizione di Antonio Rubino “Opera fragile”, riprodotta in copertina sullo stesso numero.
34 F. Scarpelli, Chiacchiere artistiche con i miei lettori, «Il Giornalino della Domenica», 21,
1907, p. 2.