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nell’introduzione in prosa del ventesimo capitolo della Vita Nova Dante si propone di tornare sulla
trattazione d’Amore, dopo aver definito, nel capitolo precedente, la nuova poetica della lode con la canzone
Donne ch’avete intelletto d’amore. Questa volta però la scelta del poeta cade su una struttura metrica più
breve ed agile, quella del sonetto.
Metro: sonetto
1. Amore ... cosa: amore e il cuore nobile (gentil) sono una cosa sola, si identificano.
2. sì come ... pone: come il poeta (saggio) afferma (pone) in una sua poesia (dittare). Il saggio,
cioè il poeta che scrive componimenti ricchi di dottrina filosofica, è Guido Guinizzelli. L’identità di
amore e cuore gentile era stata infatti sostenuta dalla sua canzone famosa, Al cor gentil rempaira
sempre amore. Dittare indicherebbe propriamente la scrittura in prosa letterariamente ornata, ma
qui vale a designare anche la poesia.
3. e così ... ragione: e l’uno può (osa) stare senza l’altro come l’anima razionale può esistere senza
la ragione (cosa evidentemente impossibile).
4. Falli ... magione: la natura li crea (falli, li fa, riferito ad Amore e a cuor gentile) quando è
soggetta ad amore, «in stagione propizia» (Gorni), [e pone] Amore per sovrano e il cuore per sua
sede (magione).
5. dentro ... stagione: dentro la quale sede (il cuore) Amore (sottinteso) dormendo si riposa,
talvolta per breve tempo (stagione) talvolta a lungo. Amore cioè vive più o meno a lungo nel cuore
in modo latente, senza manifestarsi, in forma potenziale, secondo la terminologia aristotelica che
Dante richiama poi nella successiva divisione della poesia.
6. Bieltate ... piacente: la bellezza si manifesta poi in una donna di valore (saggia), che piace agli
occhi in modo tale che dentro al cuore nasce un desiderio della cosa che piace. Si noti la rima
siciliana poi / costui.
7. e tanto ... Amore: e [il desiderio] dura tanto nel cuore (costui) che fa risvegliare lo spirito
dell’amore. La bellezza di una donna, cioè, manifestandosi agli occhi dell’uomo, fa passare l’amore
dalla potenzialità all’atto. Svegliar riprende la metafora del dormire, v. 7.
8. E simil ... valente: lo stesso effetto provoca un uomo di valore in una donna. Il processo
dell’innamoramento è analogo nei due sessi.
Guida all'analisi
Il richiamo alla canzone Al cor gentil rempaira sempre amore di Guinizzelli è esplicito: si
ricerchino tutte le rispondenze concettuali, tematiche e stilistiche tra i due testi.
Che cosa risveglia l’amore, facendolo passare dalla potenza all’atto? Riflettere sui termini
chiave «bieltate», «piace», «occhi», «disio», «cosa piacente». Si tenga presente anche il
sonetto di Cavalcanti (Voi che per gli occhi mi passaste ’l core): c’è affinità di concezioni o
contrasto? Si ricordino poi i famosi versi del canto di Francesca da Rimini, Inferno, canto V,
vv. 100-101: «Amor ch’al cor gentil ratto s’apprende / prese costui della bella persona [...]».
Note=
La prima quartina definisce da subito l’identità totale tra la facoltà di amare propria degli esseri
umani e il possesso di un cuore “gentile”, capace cioè di provare e suscitare al tempo stesso
l'emozione del sentimento amoroso. Questa formula convenzionale dello stilnovismo viene
confermata dall’autorità di Guido Guinizzelli - il “saggio” citato al v. 2 - nella sua poesia Al cor
gentil rempaira sempre amore e diviene così uno dei cardini della poetica che Dante elabora nella
Vita Nova. La seconda quartina spiega allora che la natura unisce da principio capacità di
innamorarsi e anima ‘gentile’, poiché l’Amore (personificato al v. 6 in un "sire") risiede nella
“magione” del cuore, risvegliandosi quando entra in scena una “saggia donna”. Il poeta identifica
così precisamente le virtù della donna stilnovista, la cui bellezza esteriore è intimamente collegata
con le sue qualità etiche e morali. Il “disio”, cioè il desiderio amoroso, non può che nascere,
nell’ottica di Dante, solo dalla compresenza di queste qualità; lo strumento principale della
comunicazione tra i due amanti sarà sempre quello tipico degli “occhi”, richiamati al v. 10. In più -
obbedendo anche qui alla lezione di Guido Guinizzelli e di Cavalcanti - l’amore ha altre due qualità:
non può che essere un legame duraturo e non può che suscitare, una volta nato in uno dei due
amanti, un analogo desiderio nell’altro individuo.