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DIRITTO TRIBUTARIO

Lezione del 07/03/2017 LA RESIDENZA FISCALE

La residenza fiscale ha il compito di determinare se l’obbligo di pagare le imposte da parte del soggetto
debba calcolarsi in base mondiale o territoriale.
Ad esempio ai sensi dell’articolo 2, comma 2, del DPR n. 917/86 i soggetti fiscalmente non residenti in Italia
sono tassati in Italia per i redditi prodotti nel nostro Paese. (PRINCIPIO TERRITORIALE)
Mentre un soggetto residente in Italia viene tassato secondo il Principio (detto anche del "world-wide
income") in base al quale il soggetto è assoggettato a tassazione su tutti i suoi redditi, ovunque prodotti.

Es. Se io ho un immobile locato all’estero e sono residente in Italia a questo punto subirò una doppia
tassazione (in Italia e nello stato estero, poi si vedranno le diverse convenzioni internazionali * per
eliminare e risolvere questa doppia imposizione). Se invece sono NON Residente in Italia e ho un immobile
locato all’estero non sono obbligato dichiararlo in Italia, in quanto è vero che produce reddito, ma lo
produce in un altro Paese e non nel territorio nazionale

* Al fine di ridurre i possibili fenomeni di doppia imposizione economica, l’Italia ha stipulato con altri Paesi
una fitta rete di convenzioni internazionali. I trattati stipulati dall’Italia si ispirano al modello di convenzione
elaborato dall’OCSE (L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Un altro
rimedio contro la doppia imposizione è “L’istituto del credito di imposta”. L’ordinamento fiscale italiano ha
adottato il credito d’imposta (c.d. “foreign tax credit”) sui redditi prodotti all’estero dai propri residenti.
Il credito consiste nella detrazione, dalle imposte dovute in Italia (Irpef), delle imposte pagate all’estero sui
redditi qui prodotti.
Per poter beneficiare del credito d’imposta sono richieste le seguenti condizioni:

1. produzione di un reddito estero;


2. pagamento delle imposte estere a titolo definitivo;
3. concorso del reddito estero alla formazione del reddito imponibile in Italia.

Con tale metodo, infatti, quando l’imposta estera, rispetto a quella dovuta in Italia (Paese di residenza del
contribuente) è:

 inferiore, occorre versare all’Erario italiano la differenza;


 superiore, non si dà luogo a “restituzione” dell’eccedenza, in quanto il credito compete solo fino a
concorrenza dell’imposta italiana relativa al reddito estero.

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In base all’art. 2, comma 2 TUIR sono considerate residenti le persone fisiche che per la maggior parte
dell’anno, ossia per un periodo di almeno 183 giorni (184 per gli anni bisestili) anche non continuativi,
rientrano in una delle seguenti ipotesi:
1. soggetti iscritti nelle anagrafi della popolazione residente per la maggior parte del periodo di
imposta (Criterio Formale, Presunzione Assoluta) ;
2. soggetti che hanno nello Stato il domicilio civilistico (inteso come il luogo in cui una persona ha
stabilito la sede principale dei suoi affari ed interessi anche di carattere affettivo familiare) per la
maggior parte del periodo di imposta. Se un soggetto dovesse avere interessi economici in uno
stato e affettivi in un altro a questo punto quello affettivo prevale su quello economico. In realtà ci
son diversi opinioni o pareri. (Deve essere dimostrato)
3. soggetti che hanno nello stato la residenza civilistica (inteso come il luogo in cui la persona ha la
dimora abituale) per la maggior parte del periodo di imposta. (Deve essere dimostrato)
Essa si divide in due elementi:
 elemento oggettivo: stabile permanenza in un determinato luogo
 elemento soggettivo: volontà di rimanere in un determinato luogo
I requisiti sopra indicati sono tra loro alternativi e non concorrenti, per cui il verificarsi di uno solo di essi
è sufficiente per considerare un soggetto residente in Italia e quindi assoggetto ad imposizione.

Oltre a questi tre presupposti il Legislatore tributario, per fronteggiare il fenomeno delle residenze fittizie,
cioè di persone che pur conservando in Italia la residenza o il domicilio in senso civilistico trasferiscono la
residenza anagrafica nei cd. paradisi fiscali, con la conseguenza che il soggetto diviene debitore verso il
fisco dei soli redditi eventualmente prodotti nel nostro Paese, è intervenuto con l’introduzione di una
norma che si rivolge ai soli cittadini italiani che trasferiscono la residenza in un Paese ritenuto a bassa
fiscalità.
Nell’ art.2 del TUIR, dunque, è stato introdotto, ad opera dell’ art.10 della L.23 dicembre 1998, n.448, il
comma 2 bis il quale prescrive che ”si considerano residenti i cittadini italiani cancellati dalle anagrafi della
popolazione residente ed emigrati in Stati o territori aventi un regime fiscale privilegiato, individuati con
decreto del Ministero delle finanze da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale”.
Se si fa riferimento all’ applicazione dell’ art.2 , comma 2, del TUIR, l’onere di provare i presupposti che
determinano la residenza fiscale di un soggetto in Italia, spetta all’ Amministrazione finanziaria .
Quando, invece, ricorre l’ ipotesi considerata dal comma 2 bis del citato art. 2, l’onere della prova è
invertito a carico del cittadino che si sia trasferito in un ”paradiso fiscale” il quale deve dimostrare di essere
divenuto “non residente”.
Tale norma introduce dunque una presunzione che opera quando un cittadino italiano si cancella dall’
anagrafe italiana e si iscrive in quella di un paese “fiscalmente privilegiato.”

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DISTINZIONE TRA DOMICILIO FISCALE E RESIDENZA FISCALE

I cittadini contribuenti, oltre ad avere un domicilio civilistico, che è il luogo in cui si lavora o si vive
abitualmente, hanno anche un domicilio fiscale. Questo è il luogo in cui si decide di pagare le tasse e di
ricevere tutte le notifiche e gli avvisi dell’Agenzia delle Entrate. L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha la
necessità di riferirsi a un luogo specifico in cui localizzare e reperire il contribuente, sia ai fini della
competenza degli uffici tributari sia ai fini delle notifiche degli atti e l’individuazione dei reati a carattere
fiscale.
Domicilio fiscale e residenza fiscale, anche se possono sembrare la stessa cosa, sono due concetti distinti
da residenza e domicilio civilistici. Questi ultimi sono specificati nel Codice Civile, art. 43, in cui viene
spiegato che per residenza si intende il “luogo in cui la persona ha la sua dimora abituale” e il domicilio è
invece il “luogo in cui ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi”.
Residenza e domicilio civilistici possono coincidere, ma non sempre. Ad esempio, una persona fisica può
essere residente a Napoli ma avere il domicilio a Roma. Residenza fiscale e domicilio fiscale, termini
appartenenti alla sfera tributaria e concetti chiave ai fini delle imposte sui redditi e dell’Iva, sono una cosa
diversa.

Domicilio fiscale e residenza fiscale: definizione e differenza

La differenza tra domicilio fiscale e residenza fiscale viene fatta prendendo in considerazione alcuni
elementi che proviamo a spiegare in modo semplice e chiaro qui di seguito.
La residenza fiscale viene riconosciuta quando, per più di 183 giorni all’anno, il cittadino contribuente è
iscritto all’anagrafe della popolazione residente, e ha fissato in Italia il suo domicilio (ovvero la sede dei suoi
interessi personali e professionali) e la sua residenza civilistica (ovvero la dimora abituale). Ricordiamo che
la dimora abituale non deve necessariamente essere definitiva o continua: in caso di lunghe assenze per
motivi di studio, viaggio o lavoro il riconoscimento della residenza in quel Paese o Comune non viene meno.
I residenti fiscali sono tutti i contribuenti che hanno residenza civilistica in Italia per la maggior parte
dell’anno di imposta, ovvero 183 giorni su 365.
Cancellarsi dall’anagrafe italiana e iscriversi all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) è possibile,
ma i cittadini trasferiti all’estero sono ancora considerati residenti. Inoltre, se i familiari hanno mantenuto
dimora in Italia o si è scelto un paradiso fiscale o con regimi fiscali privilegiati, è richiesto l’onere della
prova. Chi ha fatto il passaggio di residenza fuori dal territorio italiano dovrà, quindi, dimostrare con ogni
mezzo di essere realmente residente all’estero e che il trasferimento non è fittizio.

Se parliamo di domicilio fiscale in un determinato luogo (in questo caso l’Italia) dobbiamo considerare:
 l’eventuale disponibilità di un domicilio permanente, anche tenuto a disposizione del soggetto;
 la presenza della propria famiglia;
 l’accreditamento dei profitti anche conseguiti all’estero;
 il possesso di beni immobiliari e mobiliari;
 la partecipazione a riunioni di lavoro e attività concernenti la propria professione;
 essere titolari di cariche sociali;
 organizzazione della propria attività direttamente o tramite soggetti che operano su territorio
italiano.
Per quanto concerne il domicilio fiscale va fatta un’altra distinzione, ovvero quella tra persone
fisiche (singoli contribuenti) e persone giuridiche (aziende, società, imprese), e tra residenti in Italia e

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all’estero. In base a queste variabili, infatti, le modalità e i criteri di individuazione del domicilio fiscale
variano e non devono essere confusi.
Il domicilio fiscale per la persona fisica residente è il comune alla cui anagrafe è iscritta. I contribuenti che
risiedono all’estero hanno il domicilio fiscale nel Comune nel quale il reddito italiano si è prodotto, o, se il
reddito si è prodotto in più Comuni, nel Comune in cui si è prodotto il reddito più elevato.

DOPPIA RESIDENZA FISCALE


Ci possono essere casi di doppia residenza fiscale quando i criteri per essere considerato residente sono
simili tra due particolari Stati. La soluzione del problema di doppia residenza fiscale per le persone fisiche è
demandata al paragrafo 2 dell'articolo 4 e, in base al quale quando una persona fisica è considerata
residente di entrambi gli Stati contraenti, la situazione è determinata nel seguente modo:

1. detta persona è considerata residente dello Stato contraente nel quale ha un'abitazione
permanente. Quando essa dispone di un'abitazione permanente in ciascuno degli Stati contraenti,
è considerata residente dello Stato contraente nel quale le sue relazioni personali ed economiche
sono più strette (centro degli interessi vitali)
2. se non si può determinare lo Stato contraente nel quale detta persona ha il centro dei suoi interessi
vitali, o se la medesima non ha abitazione permanente in alcuno degli Stati contraenti, essa è
considerata residente dello Stato contraente in cui soggiorna abitualmente
3. se detta persona soggiorna abitualmente in entrambi gli Stati contraenti ovvero non soggiorna
abitualmente in alcuno di essi, essa è considerata residente dello Stato contraente del quale ha la
nazionalità
4. se detta persona ha la nazionalità di entrambi gli Stati contraenti o se non ha la nazionalità di
alcuno di essi, le autorità competenti degli Stati contraenti risolvono la questione di comune
accordo.
Tali disposizioni, definite tie-breaker rules, prevedono una serie di criteri per determinare, in ipotesi di
doppia residenza, quale dei due Stati contraenti dovrà avere prevalenza nel considerare residente il
contribuente.

Lezione del 08/03/2017 LA FISCALITA’ IMMOBILIARE

In Italia, analogamente agli altri Paesi europei, la tassazione immobiliare si compone


di imposte sul reddito, sul patrimonio, sugli atti di trasferimento e sui contratti di locazione; si differenzia in
funzione dei soggetti coinvolti (imprese e professionisti, o soggetti che non esercitano l’attività d’impresa e
di lavoro autonomo) e della natura degli immobili (abitazioni e fabbricati a uso industriale).
Essa di divide in Fiscalità Immobiliare Comunale e Fiscalità Immobiliare Erariale (Stato) sono infatti diversi
i soggetti attivi, da una parte il comune dall’altra lo Stato.
Un’altra macro distinzione è in base al presupposto che viene colpito:

 I tributi comunali sono tutti tributi patrimoniali; colpiscono il valore del patrimonio quindi dell’immobile
(L'imposta patrimoniale incide il patrimonio, ricchezza, posseduto da un contribuente. Si distingue
dall'imposta sul reddito che, al contrario, colpisce il flusso di ricchezza di un contribuente in un determinato
periodo. L'imposta patrimoniale può essere applicata come imposta reale su una specifica tipologia di
patrimoni oppure come imposta generale su tutta la ricchezza posseduta dal contribuente (immobili, conti
correnti, ecc.))

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 I tributi statali sono tutti tributi reddituali/erariali (Somma di denaro dovuta da ogni cittadino allo Stato o a
un altro ente pubblico)

I tributi comunali sono circoscritti dal dominio del comune ossia dai suoi confini; quelli reddituali invece
richiedono che io conosca tutti i redditi prodotti nel mondo da persone che sono residenti fiscali. I tributi
patrimoniali sono soggetti a parcellizzazione cioè : ”vengo tassato solo sugli immobili nel mio territorio”
quelli statali non sono soggetti a parcellizzazione “ ti tasso sui redditi ovunque prodotti”.
I Centri Autonomi di imposizione fiscale sub-statale sono: provincie, comuni, regioni ed essi devono
attenersi al principio di “continenza”: “La continenza viene definita come “principio secondo il quale è
posto a carico delle regioni, l’obbligo di previamente valutare la pertinenza del tributo tra quelli compresi
nelle competenze regionali ecc.”[138].

La capacità impositiva patrimoniale è tale poiché il soggetto paga in base ad un patrimonio, in questo caso
l’immobile, che egli ha nel comune.

TRIBUTI COMUNALI IMMOBILIARI: L’IMU


Concepita nell'ambito della riforma federalista, come principale fonte di entrata per i Comuni, l'imposta
municipale unica (Imu) è poi diventata a fine 2011 un elemento centrale dello sforzo di risanamento
imposto all'Italia dalla crisi internazionale.
In particolare sono soggetti all'IMU (Profilo Soggettivo):
1. Il proprietario di immobili, cioè colui che ha il diritto di godere e disporre di una cosa in modo pieno
ed esclusivo;
2. I titolari di usufrutto, consistente nella facoltà di godere e usare il bene “come se ne fosse il
proprietario”;
3. I titolari di uso, consistente nella facoltà di servirsi dell'immobile, limitatamente ai bisogni della
propria famiglia;
4. I titolari di abitazione, consistente nel diritto di abitare l'immobile solo per i bisogni del titolare del
diritto e della sua famiglia;
5. I titolari di superficie, che consiste nell'edificare e mantenere una costruzione al di sopra (o al di
sotto) di un fondo di proprietà altrui;
6. I titolari di enfiteusi, cioè il godimento di un bene altrui con l’obbligo di migliorarlo e di pagare un
canone periodico;
7. Il locatario, cioè colui che fruisce del bene, nel caso di immobili concessi in locazione finanziaria
(leasing) per tutta la durata del contratto; NO INQUILINO;
8. Il concessionario di aree demaniali ( es., il concessionario di uno stabilimento balneare) anche se
non ne ha la diretta proprietà.

L'Imu con la legge di Stabilità 2014 non è più dovuta sulla prima casa e relative pertinenze. L'unica
eccezione riguarda il caso in cui l’immobile è indicato come di lusso, quindi rientrante nelle categorie
catastali A/1, A/9 e A/8 per le quali continua ad applicarsi l'aliquota ridotta e la detrazione di 200 euro.
L'Imu resta invece in vigore sulla seconda casa.

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GLI IMMOBILI ASSOGGETTATI ALL’IMU
L' IMU va a colpire i seguenti immobili:
1) Fabbricati: iscritti o iscrivibile in catasto (Inventario di tutte le proprietà immobiliari site in un comune o
in una provincia, con l'indicazione dei proprietari) a partire dalla data di ultimazione dei lavori o da quella in
cui si sia iniziato ad utilizzare il fabbricato. Con la nuova legge di stabilità 2013 sono stati esclusi al
pagamento dell' IMU i fabbricati destinati ad abitazione principale, sempre che non rientrino nelle
categorie catastali A1, A8 e A9 (case di lusso). La base imponibile per i fabbricati è data dalla rendita
risultante in catasto moltiplicata per un coefficiente stabilito dalla legge.

2) Aree fabbricabili o edificabili: Si intendono i terreni con potenzialità edificatorie. Non sono compresi i
terreni edificabili che siano posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli che svolgono in prima
persona l' attività agricola su tali terreni. Viene considerato terreno edificabile l’area che è stata inserita dal
Comune nei propri piani urbanistici generali o attuativi, come area utilizzabile per scopi edificatori. Per le
aree edificabili la base imponibile deve essere determinata tenendo conto del valore venale (valore di
mercato) in comune commercio da definirsi con riferimento temporale al 1° gennaio dell’anno
d’imposizione.
Il valore venale dell’area deve essere determinato direttamente dal contribuente, eventualmente, ma non
necessariamente, avvalendosi del contributo di un proprio tecnico di fiducia.

3) Terreni agricoli: sono considerati terreni agricoli quelli utilizzati per l' esercizio dell' agricoltura. La base
imponibile per i fabbricati è data dalla rendita risultante in catasto moltiplicata per un coefficiente stabilito
dalla legge.

L’IMU assorbe L’IRPEF sui redditi fondiari. [I REDDITI FONDIARI sono i redditi dei terreni e dei fabbricati; è il
reddito che viene prodotto se non sono dati in locazione o se non sono in regime di impresa, quindi
producono comunque un reddito pari alla loro rendita. Significa che viene tassata la potenzialità di
produrre reddito] .
Quindi le rendite dei fabbricati che non producono altri redditi oltre a quello fondiario(che sono quindi
sfitti e non in regime di impresa) non sono più soggette all’ IRPEF e alle relative addizionali regionali e
comunali.

Da qui però si crea una discriminazione: infatti gli immobili d'impresa, quelli locati e quelli soggetti ad IRES
sono particolarmente colpiti dall'IMU.
La prassi prevede come detto che essa assorba l'Irpef sui redditi fondiari degli immobili non locati. Ne
deriva che i beni che non producono reddito fondiario subiscono un aggravio di imposizione che non è
compensato da alcuna riduzione alternativa del carico fiscale:

 Questo aggravio nasce perché l’IMU per queste categorie presuppone una aliquota media più
elevata, rispetto all'ICI; e sempre tali categorie sono inoltre sottoposte al pagamento delle
ordinarie imposte sui redditi.

Per tener conto dell'indubbio aggravio impositivo introdotto con la riforma, la norma istitutiva dell'IMU
prevede la facoltà per i comuni di ridurre le aliquote sino alla metà per queste categorie.

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L’Abitazione Principale è esente da IMU: Per abitazione principale si intende l'immobile, iscritto o
iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore e il suo nucleo
familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. Per pertinenze dell’abitazione principale si
intendono esclusivamente quelle classificate nelle categorie catastali C/2, C/6 e C/7. Possono essere
massimo tre, una per ogni categoria.
ALIQUOTA
Il potere di determinazione dell’aliquota è dato al Comune Decreto legislativo del 15 dicembre 1997 n. 446:
“Le province ed i comuni possono disciplinare con regolamento le proprie entrate, anche tributarie, dei
soggetti passivi e della aliquota massima dei singoli tributi, nel rispetto delle esigenze di semplificazione
degli adempimenti dei contribuenti”. Questo decreto non è altro che l’attuazione dell’art. 23 della
Costituzione. I comuni dalla loro parte non possono introdurre agevolazioni non previste dalla legge.

Per quanto riguarda gli immobili quali: altri fabbricati, terreni agricoli, aree edificabili ecc. l' aliquota base è
del 7,6 per mille
Su questa aliquota i comuni avranno facoltà di aumentare o diminuire di 3 punti. Quindi potremmo avere
un' aliquota minima del 4,6 per mille e una massima del 10,6 per mille
E’ previsto l’obbligo di pubblicazione dell’aliquota

Godono invece di esenzione tutti i fabbricati destinati ad un uso istituzionale o religioso, quelli appartenenti
a Stati esteri e alle organizzazioni internazionali riconosciute, fra i quali, a titolo soltanto esemplificativo:

 gli immobili di enti pubblici ed enti locali, utilizzati per finalità istituzionali
 i fabbricati destinati al culto;
 i fabbricati di proprietà della Santa Sede;
 i fabbricati classificabili nella categoria E;
 gli immobili destinati esclusivamente allo svolgimento di attività previdenziali, assistenziali,
sanitarie, di ricerca scientifica, didattiche, ricettive, culturali ricreative e sportive.

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