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CONTESTO SOCIALE:
Perché si passi ad usare il volgare anche per scopi culturali ed in particolare
letterari occorrono due condizioni: 1)che un gruppo sociale di laici senta il
bisogno di esprimere la sua visione della vita; 2)che ci sia un pubblico laico, di
lingua esclusivamente volgare che senta il bisogno di fruire di opere letterarie. Ciò
nei paesi dell’area linguistica romanza, si verifica per la prima volta in territorio
francese verso la fine dell’XI sec. In Francia era particolarmente sviluppato il
sistema feudale; il ceto dominante era un’aristocrazia di origine guerriera: conti,
baroni avevano avuto i feudi in cambio di servizi militari resi al sovrano. Il nerbo
degli eserciti del tempo era costituito da soldati a cavallo: questa nuova classe
militare fu la cavalleria. La maggior parte dei cavalieri era costituita dai
ministeriales: amministratori, sovrintendenti, scudieri. Alla fine del XII sec però il
nuovo ceto cavalleresco comincia a divenire un ceto chiuso: l’accesso alla
cavalleria è previsto solo per i figli dei cavalieri. E’ per opera di questo ceto che si
forma l’ideale cavalleresco: sono i cavalieri che divengono gli interpreti più
consapevoli della visione della vita e dell’etica feudale.
IDEALI CAVALLERESCHI:
La prodezza: vale a dire il valore nell’esercizio delle armi, il coraggio e lo
sprezzo del pericolo;
La sete di gloria e il senso dell’onore da tutelare ad ogni costo;
La lealtà, il rispetto dell’avversario e del codice che regola il combattimento;
La generosità con i vinti, il rispetto della parola data, la fedeltà al signore;
La vera nobiltà è quella dell’animo, non quella di nascita
La Chiesa non rinunciò ad esercitare il proprio influsso su questi ideali: così il
cavaliere doveva mettere la sua prodezza al servizio dei deboli, in particolare in
difesa delle donne; doveva muovere guerra per difendere la vera fede dagli
infedeli. Non a caso questa visione della vita si consolida nel momento storico
in cui si affermano le crociate (la prima guidata da Goffredo di Buglione nel
1096-1099). E non è un caso che nell’XI sec, in concomitanza con le crociate,
nascano in Francia le prime grandi opere letterarie in volgare le Chansons de
geste, poemi epici in lingua d’oil che esaltano le imprese guerriere di eroici
cavalieri e la difesa della fede.
SOCIETA’ CORTESE E I SUOI VALORI:
Nel corso del XII sec, la vita sociale di questo tipo di aristocrazia si sviluppa nelle
corti dei grandi signori feudali francesi. Gli ideali cavallereschi della classe
feudale trapassano cosi nell’ideale cortese (da corte, appunto). Agli ideali
tipicamente militareschi, si aggiungono virtù come:
La guerra santa dei cristiani contro gli infedeli. Il paladino di Carlo Magno è
anche il paladino della fede e prima di morire, si comporta da perfetto
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cristiano; chiede perdono a Dio e ottiene che la sua anima venga portata in
paradiso.
La celebrazione del rapporto di onore e fedeltà che lega i paladini al
sovrano. Il paladino Orlando ha combattuto e vinto tante battaglie per
Carlo Magno. Esemplare è la lassa CLXXI nella quale orlando passa in
rassegna tutti i territori da lui conquistati e da fedele vassallo consegnati al
re Carlo. Emerge l’organizzazione piramidale tipica del sistema feudale, in
cui al vertice della piramide c’è il sovrano per il quale i vari vassalli
combattono le guerre. Il re manifesta la sua magnanimità in diversi modi.
Nel caso di Orlando, dandogli la straordinaria spada Durendala chiara e
bianca.
Il primo canale di diffusione dell’opera fu quello orale, come testimoniano alcune
delle sue caratteristiche formali. In primo luogo la scelta delle lasse assonanzate a
due a due, tipiche della canzone popolare; la sintassi molto semplice; la ripresa in
ogni lassa di elementi della lassa precedente per favore la comprensione della
vicenda anche all’ascoltatore distratto o appena giunto sul luogo del canto.
IL ROMANZO CORTESE-CAVALLERESCO
La concezione dell’amor cortese trovò espressione:
nel nord della Francia in forme narrative, in particolare nel romanzo
cavalleresco in lingua d’oil;
nel sud invece prese vita in forme liriche, nella poesia dei trovatori (La lirica
provenzale).
Il romanzo cortese che si afferma nella seconda metà del XII sec ha al centro le
imprese cavalleresche ma l’amore, diversamente dalle chansons de geste, ha un
ruolo preponderante. Il romanzo cortese-cavalleresco tratta materie puramente
leggendarie; è caratterizzato dalla presenza di elementi fantastici e fiabeschi che
hanno radici in antiche leggende celtiche precristiane. Esse si incentravano sulla
figura di un mitico re britannico Arthur (in italiano Artù) che sarebbe vissuto nel
VI sec d.c. Carattere profano di queste opere. Nel romanzo i cavalieri partono a
caso in cerca di avventure; l’avventura serve al cavaliere solo per provare se
stesso, il suo valore. E’ una prova individuale. Lo sviluppo del romanzo è rapido e
dinamico, ricco di sorprese; usa l’ottonario a rima baciata, agile. Queste opere
erano destinate al diletto, all’intrattenimento. L’autore più significativo del genere
del romanzo cortese-cavalleresco è Chretien de Troyes (Cretien de Trua) un
chierico vissuto alla corte di Maria di Champagne che compose tra il 1160 e 1180
una serie di romanzi dedicati ai cavalieri della Tavola Rotonda (tra cui Lancilotto).
Sempre di origine bretone è un’altra leggenda, quella di Tristano e Isotta che
narra di una tragica vicenda di amore e morte.
Nel corso del XII sec l’ideale cortese fu elaborato nella lirica provenzale del sud
della Francia, dove si era sviluppata una società aristocratica estremamente
elegante e raffinata. Qui la concezione dell’amor cortese trovò espressione nella
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poesia lirica in lingua d’oc. E’ una poesia che viene cantata in pubblico con
accompagnamento di musica. I poeti, che compongono sia i testi poetici sia la
musica, sono detti trovatori dal verbo trobar che significa appunto comporre
musica. Nel XIII sec poi la trasmissione viene affidata anche alla scrittura ed alla
lettura. Della produzione provenzale ci restano 2542 componimenti di cui
conosciamo i nomi di ben 460 trovatori. Tra i poeti più noti ci sono: Bertran de
Born, Rudel, Bernart de Ventadorn. Il tema centrale della poesia trobadorica è
l’amore. Il poeta esprime la sua adorazione alla donna, di cui si proclama umile
servitore, senza pretendere nulla in cambio. Manifesta il suo desiderio ma anche
il tormento di non poterla avere perché la fedeltà della donna al marito è
incrollabile. Poiché si tratta di un amore adultero, vi è però sempre il timore che i
malparlieri possano diffondere maligne indiscrezioni. Per questo il nome della
donna non viene mai citato nella poesia, essa viene indicata attraverso un
soprannome fittizio (senhal). La novità riguarda l’introduzione anche di altri temi:
politici, morali, satirici. La poesia trobadorica è alta dal punto di vista formale,
con un linguaggio letterario. All’interno della produzione trobadorica si delineano
anche diverse tendenze di stile: il trobar clus (poetare chiuso) che consiste in uno
stile elaboratissimo, aritificioso; e il trobar lu (poetare dolce, piano) che consiste
in uno stile più limpido. All’inizio del XIII sec il papa Innocenzo III, con l’appoggio
del re di Francia, sotto il pretesto di una crociata contro gli albigesi o catari,
diffusa in Provenza, scatenò una terribile guerra che distrusse la cultura
sviluppatasi nelle loro corti. I trovatori che riuscirono a scappare, si spinsero oltre
che nell’Italia settentrionale, anche al Sud, alla corte di Federico II dove si
sviluppò la scuola poetica siciliana.