You are on page 1of 4

SCHEDA DEL LIBRO

AUTRICE: Renata Viganò


Notizie sull’autrice: Renata Viganò (Bologna 1900-1976), giornalista, narratrice e poetessa
italiana. Collaboratrice di numerose riviste e quotidiani come Il ponte, Rinascita, l’Unità.
Esordisce precocemente con le poesie di Ginestra in fiore (1912) e Piccola fiamma (1215);
più avanti pubblica il racconto Il lume spento (1933). Scrive uno dei romanzi più belli sulla
Resistenza italiana: L’Agnese va a morire (1949). Tra le sue altre opere narrative Arriva la
cicogna (1954); tra i saggi Mondine (1952), Donne della Resistenza (1955), Matrimonio in
brigata (1976).

Data 1° edizione: 1949 Genere Letterario: romanzo

CONTENUTO: Agnese è una lavandaia di mezz’età che si è sempre presa


cura del suo malato marito, Palita. Gente umile ma generosa, ospitano
per una notte un soldato disertore, in marcia verso casa. Una spiata fa
giungere, il giorno seguente, i tedeschi che caricano Palita su un camion,
destinazione: campo di lavoro in Germania. Palita morirà nel viaggio e
questo segnerà una svolta nella vita della donna. Gli amici del marito
cominciano a frequentare la casa di Agnese, sono uomini che lavorano
per la Resistenza italiana e lei stessa comincerà a dare il suo contributo
alla causa. Nel frattempo i vicini dell’Agnese hanno stretto rapporti
confidenziali con dei tedeschi che frequentano la casa. Una sera, quasi
per gioco, le ammazzano a mitragliate la sua gatta nera, uno degli ultimi
ricordi del defunto marito. Rimane sconvolta, tanto da uccide un tedesco
addormentato in casa sua ed è costretta a fuggire, rifugiandosi dai
partigiani e cominciando a prendendosi cura di loro. La sua casa viene
data alle fiamme e i suoi vicini brutalmente uccisi da quelli che pochi
minuti prima erano gli “amici” tedeschi.
Varie volte Agnese dovrà cambiare abitazione seguendo gli spostamenti
dei suoi partigiani, sempre in movimento nella lotta contro i nazi-fascisti.
Dapprima si trova a vivere in delle capanne fatte di canne in un luogo
perfetto per i partigiani, infatti il canneto li nasconde bene. Agnese fa da
mamma a questi partigiani, cucina per loro, aspetta che arrivino dalle
missioni. Ma l’ombra dei tedeschi arriva fino a loro, sono perciò costretti
a cercare un altro posto. Nello spostamento la donna viene presa e
rischia di essere fucilata, ma il suo aspetto pacifico e severo la salva,
spesso, anche solo dai controlli dei tedeschi, che non sospettano affatto
la sua vera forza. Trovano una sistemazione migliore: i partigiani in una
cascina abbandonata e isolata, l’Agnese in una comoda casa con altri
compagni. Ben presto la situazione peggiora: la bella casa viene distrutta
da un bombardamento e, causa dei tedeschi che fan saltare le dighe per
fermare l’avanzata anglo-americana, la cascina dei partigiani viene
sommersa per metà, rimanendo in parte agibile nel e raggiungibile solo
con le barche. L’Agnese va a stare prima in una baracca e poi in una
casa ad abitare con il Comandante e un altro partigiano sotto copertura,
mentre gli altri uomini rimangono nella parte emersa della cascina: una
prigione d’acqua che nuocerà alla salute fisica e soprattutto mentale dei
suoi abitanti, uno di loro si toglierà la vita. La donna deve affrontare
molte prove, soffre spesso per la vecchiaia e per i suoi ragazzi oltre alle
difficoltà che il tempo meteorologico porta.
I partigiani soffrono nella cascina, così il Comandante di brigata decide di
fare un tentativo per passare la frontiera, unendosi alle forze alleate. Ma
il tentativo si conclude tragicamente: la “guida” perde la strada e poi la
vita, i ragazzi tentano ugualmente di passare, ma cadono in
un’imboscata tedesca, solo tre riescono a raggiungere gli alleati, quattro
fuggono e si rifugiano dall’Agnese, gli atri muoiono sotto i colpi nazisti.
La donna nasconde i fuggiaschi bene, ma a casa sua, un posto pericoloso
attorniato da tedeschi. Verrà rimproverata dal Comandante.
Avviene l’ultimo spostamento per l’Agnese, va a stare a casa di un altro
compagno sempre per aiutare la Resistenza facendo la staffetta per
trasportare materiale vario. Un giorno come tanti viene incaricata di
portare una notizia ad una persona, ma incappa in un rastrellamento per
il furto di un camion tedesco. La donna viene portata con altra gente a
lei sconosciuta in una stalla. Qui ha modo di sentire vari discorsi e capire
l’ignoranza della gente che non comprende la sofferenza dei partigiani,
ma soprattutto l’utilità delle loro azioni, definendoli semplicemente
ribelli. Il camion viene ritrovato e i rastrellati liberati. Al momento del
rilascio, l’Agnese, viene riconosciuta per l’omicidio del tedesco e
ammazzata brutalmente.

L’Agnese, all’inizio del libro, è un’umile lavandaia che si prende cura del
marito. È una donna semplice e ignorante, non abituata a pensare. Il marito
Palita, sebbene fosse malato, si occupa di politica. La morte di costui segna la
svolta per una nuova vita: comincia anche lei a far parte della Resistenza
grazie agli amici di Palita. L’impiego delle donne nella resistenza costituisce
un punto di forza e di continuità, infatti i tedeschi le credono innocue e si
dimostrarono meno attenti nel perquisirle. L’Agnese è l’esempio calzante, con
il suo aspetto di donna semplice, robusta, avanti con l’età, dai lineamenti
severi e pacifici non attira su di se l’attenzione. La protagonista attua un forte
cambiamento: da ingenua lavandaia diventa l’organizzatrice dei movimenti
clandestini per la Resistenza. Diventa una donna coraggiosa, non ha paura di
morire perché non ha nulla da perdere, la sua preoccupazione è per i
compagni, non vuole che finiscano nei guai per lei e combatte per il loro
futuro, un futuro di libertà.
Sarà lei a prendersi cura dei partigiani quasi come una madre, una sorella,
facendo ciò che può, come preparare il pranzo o rattoppare le calze; sarà
ancora lei, inizialmente, a ospitare in casa propria le riunioni di preparazione
per le missioni e diventando la staffetta per il trasporto di materiale esplosivo
o importanti notizie. Ancora lei riuscirà a nascondere i quattro superstiti del
tentativo di passare la frontiera, nascondendoli e salvandoli da un
rastrellamento tedesco, se pur con molta fortuna. Perderà poi la vita proprio
quando meno se l’aspetta, in un modo cruento e barbaro.

L’Agnese cambia, ma sembra sempre subordinata sotto gli ordini di qualche


uomo.
Non ha paura per se stessa ma non vuole creare problemi ai partigiani e ai
compagni. Nonostante questa forza di coraggio cerca sempre il consenso dagli
uomini e trae forza dal marito morto che la rassicura visitandola nei suoi
sogni. L’Agnese svolge azioni importanti per la Resistenza ma non è una
mente totalmente autonoma, solo quando nasconde i quattro fuggiaschi è lei
che prende l’iniziativa. La soluzione che trova è però rischiosa sia per lei che
per i quattro partigiani e verrà, infatti, rimproverata duramente dal
Comandante di brigata, un uomo.
L’Agnese non è una donna che ha compreso la sua vera forza, è ancora molto
legata alle decisioni maschili e dipendente dal loro giudizio; non è pienamente
cosciente del grande aiuto che dà, vorrebbe far meglio, non si sente all’altezza
ma solo lentamente comincerà a comprendere il mondo che la circonda.
Questa è la protagonista del libro che, sebbene scritto da una donna, riserva
molta attenzione alle azioni maschili più che a quelle femminili, non
altrettanto eroiche ma molto più importanti.
Le donne nella Resistenza hanno avuto un ruolo decisivo, ma taciuto per anni
nonostante molti sono coloro che affermano che la Resistenza stessa non
avrebbe avuto luogo senza il prezioso aiuto delle partigiane.
Solo alla fine del libro l’Agnese mostra un comportamento ardito per
difendere l’immagine dei partigiani che vengono visti come delinquenti, come
ribelli, agli occhi ottusi e ignoranti di chi non capisce l’importanza di lottare
per la libertà. La sua ira si scatena contro una donna e verrà domata da un
uomo, un compagno mai visto, al quale è comunque legata. Nuovamente
l’Agnese si dimostra imprudente e nuovamente un uomo la riporta sulla retta
via.

You might also like