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I partitori, invece, sono dei comunissimi "divisori" (infatti vengono anche chiamati
"divisori", come sinonimo) che ripartiscono il segnale in parti uguali a seconda del numero
delle uscite da cui il suddetto partitore è composto. Ad esempio, un partitore a due uscite
presenta un'attenuazione di circa 4 dB per ogni uscita (3 dB di disaccoppiamento + 1 dB
circa tipico per qualunque connessione). Ad ogni raddoppio di uscite (ovvero ad ogni
dimezzamento rispetto al segnale principale) si devono considerare 3 dB in meno (cioè di
attenuazione). Per cui se un partitore a 2 uscite presenta su ogni uscita un'attenuazione di 4
dB, un partitore da 4 uscite presenterà un'attenuazione di 7 dB su ogni uscita. Se addirittura
ne immaginiamo uno da 8 uscite, questo avrà un'attenuazione da 10 dB... E così via.
Tornando ai carichi da 75 Ohm, è consigliabile chiudere le uscite non utilizzate dei partitori con
tali resistenze (anche se la separazione in dB tra le varie uscite è parecchio elevata, diciamo
oltre i 22-25dB).
L'utilizzo tipico dei partitori è di solito quello di dividere più linee di discesa di un
impianto (ad es., due o più "colonne" di discesa su un impianto centralizzato), anche
se vengono spesso impiegati anche negli impianti d'antenna privati o anche per
creare nuove utenze TV all'interno di un appartamento già servito a monte dal segnale
già correttamente distribuito di un impianto centralizzato, sul quale di solito non c'è la
possibilità di intervenire per aumentare un segnale che eventualmente si rivelasse non
sufficiente rispetto alle attenuazioni tipiche di un derivatore.
Solitamente in un appartamento si sceglie di ottenere più utenze con un partitore grazie alla
perdita di segnale più contenuta, specie se le uscite sono in un numero limitato (ad es. -4dB
per due uscite). L'importante però è che la separazione tra le uscite del partitore sia di
almeno 20dB (meglio ancora se maggiore), così da evitare "rientri" indesiderati sottoforma di
intermodulazioni/disturbi (capita... Di rado, ma capita!) qualora il tuner di un TV o decoder
collegato ad un uscita possa compormettere il segnale su un altra presa.
Pur consigliando i derivatori passanti per servire le prese in modo diretto, se si opta comunque
per il partitore, ma questo ha una separazione tra le uscite inferiore a 20dB, o si cambia
partitore o si dovrà obbligatoriamente preferire, previa verifica di disporre di segnale
sufficiente, un derivatore passante (con uscita passante chiusa dal carico da 75 Ohm, come già
spiegato).
Ovvio che se si riscontrano problemi di segnale di varia natura indipendentemente dal tipo di
impiego di partitori o derivatori, non si può non ipotizzare un problema all'origine, cioè
all'impianto di antenna.
Partitori e Divisori
I partitori induttivi ad alto isolamento fra le porte originano dal celeberrimo circuito detto
"Magic Tee".
Oppure:
Le due uscite sono in opposizione di fase mentre la resistenza da 37,5 Ohm (versione
trasformatore) oppure R1 (150Ohm, versione autotrasformatore) serve a bilanciare il circuito.
Se omettessimo queste resistenze il trasformatore si comporterebbe come un generatore di
corrente verso le porte di uscita che non sarebbero più isolate fra loro.
Succede che l'impedenza di uscita della porta collegata diventa complessa e, nel migliore dei
casi, il ROS sarà di 1:3 (nel disegno sarà 75+150 Ohm).
Pertanto, il partitore induttivo ci consente di ripartire quasi senza perdite il segnale fra le varie
porte però non ci protegge minimamente nel caso in cui i carichi siano diversi dai 75Ohm
resistivi.
Si badi bene che ciò non vale solo per le uscite, ma anche per l'ingresso. Infatti, ilpartitore
NON ci protegge anche se il carico in entrata fosse reattivo, ovvero se l'antenna ha problemi di
ROS o se l'uscita dell'amplificatore non fosse vicina al valore nominale resistivo.
In altre parole, se vogliamo un sistema privo di perdite, il partitore è indiscutibilmente il
circuito più efficiente, però dovremmo fare in modo che non ci siano problemi di carichi
reatttivi, tanto sugli ingressi che sulle uscite.
NOTA: Il derivatore, cioè il partitore direzionale, viene utilizzato come elemento di misura nei
ROSmetri Wattmetri, ovvero, un accoppiatore direzionale, opportunamente collegato, insieme
ad un generatore ed un analizzatore serve per la misura del return loss di un circuito.