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IV - LA LITURGIA GALLICANA
BIBLIOGRAFIA
W-S. PORTER, The Gallican Rite. Studies in Eucharistic Faith and Practice
(London 1958).
*******
1 - Origini
Gli Anglicani del secolo XIX dicono che il rito gallicano sarebbe di matrice orientale,
e concretamente di origine efesina, importata da Ireneo. Sarebbe una liturgia giovannea
contrapposta a quella di Roma che sarebbe una liturgia pietrina.
Questa liturgia si sarebbe diffusa da Lione in Spagna, a Milano, in Britannia e in
Irlanda.
A questa tesi aderirono Le Brun, Dom Gueranger e Mabillon. E’ evidente che questa
tesi non può essere accettata perché nessuno può documentare questa cosiddetta liturgia
giovannea, ed i documenti che abbiamo della liturgia gallicana, presuppongono una liturgia
abbastanza sviluppata.
79
1.2 - Tesi del Duchesne
La liturgia gallicana è certamente di origine orientale, e proverrebbe dalla liturgia
antiochena portata nella Gallia nel secolo IV, tramite Milano, per mezzo di Ausenzio (355-
374), vescovo ariano di Milano, proveniente dalla Cappadocia.
La matrice, dunque, del rito gallicano non sarebbe Lione, ma Milano. Da Milano,
questo rito si sarebbe diffuso nella Gallia, in Spagna, nella Bretagna e in Irlanda.
A questa tesi sono contrari Ceriani, Magistretti, Probst, Dom Cagin, Dom Ferotin,
Bishop, Morin, Wilmart, Callewaert. La maggior parte di coloro che criticano la teoria del
Duchesne, propendono per una origine romana della liturgia gallicana (Magistretti, Probst,
Ferotin). Essa non sarebbe altro che la liturgia romana primitiva. Questa liturgia romana
primitiva, a metà del secolo IV, avrebbe subito a Roma una grande riforma che prevalse
nell'Italia meridionale e nell'Africa, però non arrivò all'Italia del Nord, e neppure nelle
Chiese transalpine.
La tesi di questa riforma della liturgia romana alla metà del secolo IV non è
soddisfacente, perché di essa non abbiamo nessun documento, e non vi è alcuna traccia nella
storia.
86
J-B. THIBAUT, L'ancienne liturgie gallicane, son origine e
sa formation en Provence aux Vè. et VIè. siècles sous
l'influence de Cassien et de saint Cèsaire d'Arles (Paris
1929); sulle fonti della Expositio missae di Germano di Parigi
cfr. PH. BERNARD, L'Hexaemeron de Basile de Cérarée et
l'Apotheosis de Prudence, sources de l'Expositio Antiquae
Liturgiae Gallicanae du Pseudo-Germain de Paris :EOr 13 (1996)
65-73.
87
W-S. PORTER, The Gallican Rite. Studies in Eucharistic
Faith and Practice (London 1958); F. CABROL, Les origènes de
la liturgie gallicane :RHE 26 (1930) 951-962.
88
J. PINELL, Gallicana (liturgia) :DPAC II (Casale monferrato
1984)1425-1428.
81
Sull’origine del rito gallicano, dobbiamo rimanere sul piano dell’ipotesi. La tesi del
Duchesne è inaccettabile, mentre quelle del Thibaut e del Pinell sono semplici ipotesi. Anche
sempre sul piano delle ipotesi, dobbiamo pensare ad un archetipo che sarebbe la fonte di
questa liturgia (anche dell’ispanica), ma questo archetipo forse può essere la liturgia
africana?
Il fondamento di questa ipotesi sarebbe costituito dalle relazioni tra la Gallia e
l’Africa. Così nel Concilio di Arles (a.314) parteciparono i vescovi di Roma, d’Italia, della
Bretagna, della Gallia e della Spagna. Questo stesso concilio nel canone 9 rimanda alla
prassi africana per la questione del prebattesimo89.
Anche nel Concilio di Treveri (a.386) si citano Ambrogio di Milano, San Martino di
Tours e Iginio di Córdoba90.
Da una lettera di Sidonio Appollinare sembra che anche Claudiano (450c.) abbia
composto un lezionario.
«Auget me nimis damnum saeculi mei, nuper erepto avunculo tuo Claudiano
oculis nostris... Episcopum fratrem maiorem natu affectuosissime observans,
quem diligebat ut filium, cum tamquam patrem veneraretur. Sed ille suspiciebat
hunc granditer, habens in eo consiliarium in iudiciis, vicarium in ecclesiis,
procuratorem in negotiis, villicum in praediis, tabularium in tributis, IN
LECTIONIBUS COMITEM, in expositionibus interpretem, in itineribus
contubernalem»93.
La Storia dei Franchi di Gregorio di Tours ci fa sapere che Sidonio Appollinare (+
480-490) compose formulari di messe94:
«Sanctus vero Sidonius tantae facundiae erat, ut plerumque ex improviso
luculentissime quae voluisset, nulla obsistente mora componeret... Quod in
praefatione libri, QUEM DE MISSIS AB EO COMPOSTIS CONIUNXIMUS,
plenius declaravimus»95.
Lo stesso Gregorio di Tours ci riferisce che Avito, vescovo di Vienne circa dal 490
fino alla sua morte nel 519, scrisse un libro di omelie, che istituì un "modo di pregare", e se
si accetta la correzione di legendi seriem invece di edendi seriem, possiamo anche ipotizzare
la composizione di un lezionario:
91
GENADIUS MASSILIENSIS, Liber de Scriptoribus ecclesia-
sticis, 79 (:PL 58, 1103-1104).
92
C. VOGEL, Introduction aux sources de l'histoire du culte
chrètien au moyen âge =Biblioteca degli "Studi Medievali", 1
(Spoleto) 25-26; G. MORIN, Le plus ancien monument qui existe
de la liturgie gallicane: le lectionnaire palimpseste de
Wolfenbüttel :Eph Lit 51 (1937) 3-12.
93
SIDONIUS APOLLINARIS, Epistula XI (:PL 58, 516).
94
Sidonio Appollinare fu ordinato prete nel 471, diventò
vescovo di Arvernum (Clermond Ferrand), e morì dopo il
486/487.
95
GREGORIUS TURONENSIS, Historia Francorum liber II, 22 (:PL
71, 217-218).
83
«Magnae enim facundiae erat tunc temporis beatus Avitus... Scripsit enim
HOMILIARUM LIBRUM UNUM... Cumque haec agerentur, appropinquante
Ascensione, ut iam diximus, indixit populis ieiunium, INSTITUIT ORANDI
MODUM, edendi seriem [LEGENDI SERIEM], erogandi hilarem
dispensationem»96.
Tutte queste notizie di produzione eucologico-liturgica appartengono alla seconda
metà del secolo V, pochi anni prima della datazione delle prime fonti pervenute fino a noi. Di
fatto, la datazione delle fonti gallicane comprende soltanto tre secoli, dagli inizi del secolo
VI fino al secolo VIII. Senza dubbio possiamo dire che la produzione liturgica gallicana ha il
suo momento di splendore nei secoli quinto e sesto, il quinto come momento di produzione,
e il sesto come momento di codificazione, benché il rito gallicano non giunse mai ad una
fase di codificazione più o meno uniformi dei libri liturgici.
In questa mancanza di codificazione sta una delle grandi difficoltà, aggravata dal
fatto che su certi settori della liturgia siamo rimasti privi di ogni documentazione liturgica.
Non c’è rimasto nessun antifonario per i canti della messa, neanche nessun libro per
l’ufficio.
Dobbiamo ricordare che il rito scomparve alla fine del secolo VII, per opera di Carlo
Magno (748-814).
3 - Fonti
3.1 - Sacramentari
Secolo sesto
St. Gall = St. Gallen, Stifsbibliothek, cod. 908
Ed. A. DOLD, Palimpsest. Studien I =TuA 45 (Beuron 1955) (CLLA 201,156).
96
GREGORIUS TURONENSIS, Historia Francorum liber secundus, 34
(:PL 71, 231-232).
84
Ed. A.DOLD - L. EIZENHÖFER, Das irische Palimpsestsakramentar in Clm 14429
der Staatsbibliothek München =TuA 53-54 (Beuron 1964) (CLLA 211, 162/2).
Ottavo secolo
Go = Roma, Bibl. Vaticana, cod. Vat. Reg. lat. 317
Ed. L-C. MOHLBERG, Missale Gothicum =RED. Series Maior. Fontes 5 (Roma
1961) (CLLA 210).
3.2 - Lezionari
Secolo ottavo
Ravenna Lista = Roma, cod. Vat. Reg. lat. 9
Ed. A. DOLD, Die im Codex Vat. Reg. Lat. 9 Vorgeheftete liste Paulinischer
Lesungen für die Messfeier =TuA 35 (Beuron 1944) (CLLA 242).
4 - Ordo missae
Ogni autore propone, secondo la loro lettura dei dati, un ordo missae gallicano. Noi
diamo tre schemi, quello del Thibaut, del Porter e del Pinell.
Processio oblationum (offertorialis) cum sonum, id est cantus interpretatus dum fit
processio.
Post sonum cantantur laudes, id est alleluia.
97
A partire del secolo VI, nella Gallia troviamo prove di
lettura delle Acta Martyrum. Il 22 settembre di 515, Avito
ebbe una omelia nella basilica di S. Maurizio di Agaume e
disse: ex consuetudine sollemmi series lectae passionis
explicuit. (MG Autores antiqui, VI, 2, p.145). Cesareo di
Arles (+542) parla indirettamente della lettura delle
passiones: Ante aliquot dies propter eos qui aute pedes
dolent, aut aliqua corporis inaequalitate laborant, paterna
pietate sollicitus, consilium dedi et quodam modo
supplicavi, ut QUANDO AUT PASSIONES PROLIXAE, aut certe
aliquae lectiones longiores leguntur, qui stare non possunt,
humiliter et cum silentio sedentes attentis auribus audiant
quae leguntur (G. MORIN (Ed) Sancti Caesarii opera omnia, I
(Maredsous 1937) 309; cfr. oc.II, 122). Cfr. anche la Regula
Aureliani (+551) (:PL 68, 396, 406). Il lezionario di
Luxeuil, tra le letture bibliche della veglia dell’Epifania,
riporta la lettura della passio di S. Giuliano e Basilissa,
e il 29 giugno, la lettura della passio di Pietro e Paolo.
98
Le benedictiones sarebbero un ricordo della conversione e
battesimo del re Clovis.
87
Mentre si cantano le Laudes, le offerte si coprono con il velo99.
Oratio veli (praefatio missae).
Collectio sequitur.
Diptica:
Mentre si recitano i nomi dei defunti, si toglie il velo che copre le offerte.
Collectio post nomina.
Collectio ad pacem.
Osculum pacis.
ANAPHORA EUCHARISTICA
Dialogus.
Contestatio vel Immolatio missae.
Sanctus – Benedictus.
Collectio post sanctus..
Ad secreta (Narratio institutionis).
Post secreta.
Fractio panis.
Antiphona ad confractionem (confractorium).
I frammenti si collocavano in maniera che raffigurassero una forma umana.
Papa Pelagio I (558circa) ed il concilio di Tours (567) vietano questa pratica. Dopo i
frammenti si collocano in forma di croce100.
Oratio dominica.
Benedictio populi.
Communio dum canitur Trecanum, hoc est, Ps. 33.
Post communionem.
Collectio sequitur.
Dimissio fidelium101.
99
Germano parla di palla linostina, corporalis palla, e
copertorium sacramentorum.
100
Ut corpus Domini in altari non in imaginario ordine, sed
sub crucis titulo componatur (Concilium Turonense II, c. 3
:CCL 148-A, 178).
101
J-B. THIBAUT, oc. 23-75.
88
Antiphona ad praelegendum.
Diaconus: Silentium facite.
Sacerdos salutat: Dominus vobiscum.
Trisagion (graece et latine).
Kyrie eleison.
Benedictus vel Prophetia.
Collectio post Prophetiam.
.
Prima lectio, ex A.T., in tempore paschali ex Apocalipsi, et in martyrum
festivitatibus, ex eorum "passione".
Secunda lectio, ex Actibus Apostolorum, vel ex epistolis Apostolorum.
Benedictiones (Canticum Danielis) Psalmus responsorius?
Tertia lectio, Evangelium.
Porter si rifà alla spiegazione di Germano.
Homilia
Preces fidelium
Collectio post precem
Dimissio cathecumenorum et poenitentium
ANAPHORA EUCHARISTICA
Contestatio.
Sanctus.
Post Sanctus.
Missa secreta (narratio institutionis).
Post secreta vel post mysterium.
Fractio panis
I frammenti si collocavano in forma di figura umana, poi in forma di croce.
(La stessa spiegazione del Thibaut)
Antiphona ad confractionem
Oratio dominicalis
89
Benedictio populi
Diaconus invitat ad communionem, interea cantatur Ad accedentes vel Trecanum (Ps.
33)
Post communionem
Collectio vel consummatio missae102.
Dialogus.
Contestatio vel immolatio.
Sanctus.
Collectio post sanctus.
Mysterium (Enarratio institutionis).
Collectio post mysterium vel post secreta.
Doxologia.
102
W-S. PORTER, The Gallican Rite. Studies in Eucharistic
Faith and Practice (London 1958).
90
Fractio - Antiphona ad fractionem.
Collectio ante orationem dominicam.
Oratio dominica.
Collectio post orationem dominicam.
Benedictio populi.
Trecanum (cantus ad communionem).
Communio.
Come abbiamo visto, la caratteristica principale del rito gallicano è il suo sistema di
comporre la preghiera eucaristica con testi eucologici variabili. In questo il rito gallicano si
stacca del rito romano ed anche dall’ambrosiano e si avvicina molto al rito ispanico.
5 - L'anno liturgico
Sappiamo già che le fonti gallicane non hanno raggiunto una piena evoluzione, per
cui sono abbastanza incomplete. Malgrado le lacune, si può rintracciare una struttura
dell’Anno liturgico abbastanza completa.
Comunque, i concili ci forniscono notizie preziose sull’Anno liturgico che riempiono
le lacune dei libri liturgici. Così il Concilio di Tours nel canone 18, legiferando sulle pratiche
penitenziali, descrive tutto l’Anno liturgico103.
103
De ieiuniis vero antiqua a monachis instituta con
serventur, ut de pascha usque quinquagesima, excepto
rogationes omne die fratribus prandium praeparetur; post
quinquagesima tota hebdomada ex asse ieiunent. Postea usque
kalendas augusti ter septimana ieiunent: secunda, quarta et
sexta die excepto his qui aliqua infirmitate constricti
sunt. Augusto, quia cotidie missae sanctorum sunt, prandium
habeant; septembro toto et octobro et novembro, sicut prius
dictum est, ter in septimana, de decembre usque natale
Domini omni die ieiunent. Et quia inter natale Domini et
epyphania omni die festivitates sunt, idem prandebunt,
excepto triduum illud, quod ad calcandam gentilium
consuetudinem patris nostri statuerunt, privatas in kalendis
ianuarii fieri lwetanias, ut in ecclesia psalletur et ora
octava in ipsius kalendis circumcissionis missa Deo propitio
celebretur; pot epyphania vero usque quadragesima ter in
septimana ieiunent (Concilium Turonense, c.18 :CCL 148-A,
91
5.1 - Avvento
Secondo il Bobiense ci sono tre domeniche di Avvento; il lezionario di Schettstadt
invece contempla sei domeniche, mentre il lezionario di Trier ne contempla soltanto quattro
con questi titoli peculiari:
1. Ante una hebdomada de natale Domini.
2. Ante una dominica de Natale Domini.
3. Ante Natale Domini.
4. Ante Nativitate Domini.
Alla fine del secolo VI, l’Avvento gallicano è giunto a sei settimane. Il suo carattere
penitenziale è evidenziato dal digiuno che si pratica il lunedì, il mercoledì ed il venerdì, così
il Concilio Matisconense (a. 581-583)104.
5.2 - Natale-Epifania
Il Bobbiense ed il Messale Gothicum, ed anche i Lezionari riportano tutte le feste di
questo ciclo:
Vigilia del Natale (eccetto il lez. di Trier e di Schettstadt).
Natale.
Circuncisione del Signore (eccetto Schettstadt).
Vigilia dell'Epifania (eccetto Bobiense e Schettstadt).
Festa dell'Epifania. In questa festa si annuncia la Pasqua105.
Dopo la festa dell'Epifania fino all'inizio della Quaresima, secondo il Luxeuil, le
domeniche si dividono in domeniche dopo l'Epifania, e domeniche dopo la festa della
cattedra di S. Pietro.
182).
104
Ut a feria sancti Martini usque Natale Domini, secunda,
quarta et sexta sabbati ieiunetur et sacrificia
quadragensimali debeant ordine celebrari. In quibus diebus
cannones legendos esse speciali definitione sancimus, ut
nullus se fateatur per ignorantiam deliquisse (Concilium
Matisconense, c.9 :CCL 148-A, 225).
105
Ut omnes presbyteri ante epifania missos suos dirigant,
qui eis de principio quadragesime nuntient; et ipsa
epiphania ad populum indicatur (Synodus Antisiodorensis, c.2
:CCL 148-A, 265).
92
Fra la festa del Natale e l'Epifania, nei messali troviamo la celebrazione dei santi:
Stefano, gli Apostoli Giacomo e Giovanni e i Santi Martiri Innocenti. I Lezionari presentano
le stesse celebrazioni, eccetto il Luxeuil che presenta la celebrazione dell'apostolo Giovanni,
ed esclude quella di Giacomo, e il Schettstadt che non prevede celebrazioni di santi. Inoltre il
Luxeuil, dopo la festa della circoncisione del Signore, celebra la festa di Santa Genoveffa.
Dopo la festa dell'Epifania, il Bobiense celebra la festa della Cattedra di S. Pietro, e
la festa dell'Assunzione di Maria. Il Gel. Vet. [GeV], oltre la festa dell'Assunzione e della
Cattedra, aggiunge la celebrazione di questi Santi: Agnese, Cecilia, Clemente, Saturnino,
Andrea, Eulalia e conversione di S. Paolo.
I Lezionari sono più ristretti nelle feste dei santi in questo periodo, Luxeuil e
Schlettstadt hanno soltanto la festa della cattedra di S. Pietro e della Madonna.
5.3 - Quaresima
Il lezionario di Schlettstadt, ed anche quello di Trier hanno cinque domeniche di
Quaresima. Il lezionario di Trier contempla una domenica prima della Quaresima, e poi dà
un titolo particolare ad ogni domenica quaresimale. Il lezionario di Luxeuil è deficitario per
quanto concerne la Quaresima.
I sacramentari non seguono l'ordine delle domeniche di Quaresima, ma dopo il
formulario dell'inizio della Quaresima, propongono altri formulari di messe di Quaresima, o
di digiuno. Troviamo poi, prima della settimana santa, la messa per la consegna del simbolo,
che si trova anche nel lezionario, che è la messa della domenica delle palme.
Durante la Quaresima si digiuna ogni giorno, anche il sabato106.
5.4 - Settimana Santa
106
Id etiam decernimus observandum, ut quadraginsimam ab
omnibus ecclesiis aequaliter teneatur neque quinquagesimum
aut sexagesimum ante Pascha quilibet sacerdos praesumat
indicere; sed neque per sabbata absque infirmitate quisquis
absolvat quadragesimale ieiunium, nisi tantum die Dominica
prandeat; quod fieri specialiter patrum statuta sanxerunt.
Si quis hanc regulam transgressor disciplinae a sacerdotibus
censeatur (Concilium Aurelianense, c.2 :CCL 148-A, 132).
Questo conciolio è del anno 541.
93
La settimana si apre con la domenica delle Palme nel lezionario di Luxeuil ed anche
in Schlettstadt, in quanto è detta Dominica in autentica. Nel lezionario di Treves c'è una
messa chiamata Ante una die cena Domini.
I sacramentari non contemplano la domenica delle Palme. Omessi gli altri giorni
della settimana, si passa alla celebrazione del triduo pasquale che comincia con la
celebrazione del Giovedì Santo e finisce con la Veglia pasquale.
Il Giovedì Santo si caratterizza per un certo ibridismo, mentre il Venerdì ed il Sabato
Santo sono giorni gallicani veri e propri.
107
GREGORIUS TURONENSIS, Historia Francorum liber secundus, 34
(:PL 71, 231-232).Cfr. Concilium Aurelianense, c. 27 (:CCL
148-A, 11-12).
94
Per il tempo ordinario nelle fonti troviamo una grande varietà. I sacramentari
riportano appena formulari di messe per le domeniche del tempo ordinario; il Goth presenta
sei formulari, ed il Bob. offre una sola lettura; il lezionario di Treves e quello di Schlettstadt,
offrono una grande serie di lezioni per le domeniche.
5.7 - Santorale
Finalmente c'è la sezione dei Santi, delle messe del comune dei santi, etc. In questo
soggetto c'è anche una grande varietà nelle fonti, ma non incide direttamente sulla struttura
dell'Anno liturgico.
Si celebrano Santi comuni a tutte le Chiese, santi di Chiese particolari, e Santi della
Chiesa di Roma. Merita sottolineare la festa di S. Giovani Battista, equiparata alle feste di
Pasqua e Pentecoste, preceduta da due settimane di digiuno; va ricordata anche la festa della
Cattedra di Pietro (22 febbraio), e la festa di S. Martino (11 novembre).
6 – Ufficio divino
Non abbiamo libri liturgici dell’Ufficio divino. Si deve guardare alle opere di
Cassiano e alle regole di Cesario; però si tratta di uffici per i monaci.
Sono i concili a fornirci informazioni sull’ufficio, soprattutto i concili Agatense e
Turonense108.
108
Concilium Agathense, c.30 (:CCL 148, 206), questo concilio
è del 506. Concilium Turonense, c.19 (:CCL 148-A, 182-183),
questo concilio è del 567. Cfr. anche il Concilium
Veneticum, c.15 (:CCL 148,155), e il Concilium Narbonense,
c.2 (:CCL 148-A, 254).