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IV - LA LITURGIA GALLICANA
BIBLIOGRAFIA

F. CABROL, Les origines de la liturgie gallicane :RHE 26 (1930) 951-962.

E. GRIFFE, La Gaule chrétienne à l'époque romaine. I Des origines chrétiennes à la


fin du IV siècle (Paris 1947).

E. GRIFFE, Aux origines de la liturgie gallicane :Butlletin de Literature


Ecclesiastique 52 (1951) 17-43.

H. LECLERQ, Liturgie Gallicane: DACL 6/1 (Paris 1924) 473-596.

J. MABILLON, De Liturgia Gallicana libri tres: PL 72, 101-382.

F-G. MONE, Die gallicanische Messe, in IDEM, Lateinische und griechische


Messen aus dem 2. bis 6. Jhr. (Frankfurt - Main 1850) 1-72.

CH. PETRI, Gallia: DPAC, II (1983) 1419-1425.

J. PINELL, Gallicana (liturgia): DPAC II, 1425-1431.

W-S. PORTER, The Gallican Rite. Studies in Eucharistic Faith and Practice
(London 1958).

G. RAMIS, Il triduo sacro nella liturgia gallicana: E Or 11 (1994) 285-306).

G. RAMIS, Il triduo sacro nella liturgia gallicana. I testi liturgici: E Or 13 (1996)


273-313).

J-B. THIBAUT, L'ancienne liturgie gallicane. Son origine et sa formation en


Provence aux Vè. et VIè. siècles sous l'influence de Cassien et de saint Cèsaire d'Arles (Paris
1929).

*******

GREGORIUS TURONENSIS, Historia Francorum: PL 71, 461-572.

CAESAREUS ARELATENSIS, Homeliae: PL 67, 1042-1090.

GERMANUS PARISIENSIS, Expositio brevis antiquae liturgiae gallicanae in duas


epistulas digesta: PL 72, 83-98.
78
1 - Nome
Per liturgia gallicana intendiamo la liturgia locale che si formò nel Sud della Gallia,
probabilmente agli inizi del secolo VI, o anche prima, e che poi si estinse con l’adozione del
rito romano da parte di Carlo Magno per tutto l'impero Franco-Romano.
Non tutti gli autori adoperano questa definizione, e molti di loro usano una
terminologia diversa ed ambigua. Si da il nome di "gallicana" anche alla liturgia romana
rielaborata nell'ambito culturale Carolingio.
E' vero che il movimento culturale Carolingio, che si caratterizzò per il suo
ecletticissimo, e che pretese di essere altamente documentato, si servì qualche volta di testi
gallicani nei suoi rifacimenti liturgici, come si servì anche di testi ispanici ed anche
ambrosiani.
Però questo non significa che la liturgia romano-franca rappresenti un’evoluzione
naturale dell'antico rito gallicano. Ciò che distingue veramente la liturgia gallicana classica
dalla liturgia romano-franca è la sua matrice culturale esclusivamente latina (africana?).
In passato alcuni autori hanno parlato di liturgia gallicana in un senso ampio,
includendo in questa denominazione non soltanto la vera e propria liturgia gallicana, ma
anche la liturgia ambrosiana, ispanica, ed anche celtica. Questa terminologia oggi non può
essere usata perché parte da presupposti storici sbagliati.

1 - Origini
Gli Anglicani del secolo XIX dicono che il rito gallicano sarebbe di matrice orientale,
e concretamente di origine efesina, importata da Ireneo. Sarebbe una liturgia giovannea
contrapposta a quella di Roma che sarebbe una liturgia pietrina.
Questa liturgia si sarebbe diffusa da Lione in Spagna, a Milano, in Britannia e in
Irlanda.
A questa tesi aderirono Le Brun, Dom Gueranger e Mabillon. E’ evidente che questa
tesi non può essere accettata perché nessuno può documentare questa cosiddetta liturgia
giovannea, ed i documenti che abbiamo della liturgia gallicana, presuppongono una liturgia
abbastanza sviluppata.
79
1.2 - Tesi del Duchesne
La liturgia gallicana è certamente di origine orientale, e proverrebbe dalla liturgia
antiochena portata nella Gallia nel secolo IV, tramite Milano, per mezzo di Ausenzio (355-
374), vescovo ariano di Milano, proveniente dalla Cappadocia.
La matrice, dunque, del rito gallicano non sarebbe Lione, ma Milano. Da Milano,
questo rito si sarebbe diffuso nella Gallia, in Spagna, nella Bretagna e in Irlanda.
A questa tesi sono contrari Ceriani, Magistretti, Probst, Dom Cagin, Dom Ferotin,
Bishop, Morin, Wilmart, Callewaert. La maggior parte di coloro che criticano la teoria del
Duchesne, propendono per una origine romana della liturgia gallicana (Magistretti, Probst,
Ferotin). Essa non sarebbe altro che la liturgia romana primitiva. Questa liturgia romana
primitiva, a metà del secolo IV, avrebbe subito a Roma una grande riforma che prevalse
nell'Italia meridionale e nell'Africa, però non arrivò all'Italia del Nord, e neppure nelle
Chiese transalpine.
La tesi di questa riforma della liturgia romana alla metà del secolo IV non è
soddisfacente, perché di essa non abbiamo nessun documento, e non vi è alcuna traccia nella
storia.

1.3 - Tesi del Thibaut


Il Thibaut pensa nell'unità delle liturgie latine fino al secolo V. In questo secolo
Cassiano porta al monastero di Marsiglia e Lerins, gli usi di Gerusalemme e di Efeso. Questi
usi si estesero in Gallia, in Bretagna, e in Spagna, dove si fusero con il rito originario
dell'Africa. Ma non tutte le liturgie occidentali ebbero la stessa evoluzione.
La liturgia ambrosiana non si rifà a quella gallicana, ma piuttosto alla liturgia
romana; la liturgia celtica invece si rifà alla liturgia gallicana.
La liturgia visigotica avrebbe le sue origini nella liturgia africana, e all'epoca
merovingia si sarebbe mischiata con la liturgia gallicana.
La liturgia gallicana ha avuto il suo pieno sviluppo con Cesareo di Arlés, nel secolo
VI.
80
Il Thibaut descrive la messa a partire dell'Exspositio missae di Germano di Parigi
(+576). Ma l'Exspositio Missae da Germano di Parigi è del secolo VII, ed anche posteriore, e
subisce l'influsso di Isidoro di Siviglia86.
Porter e Cabrol, ripetono più o meno queste stesse tesi, facendo però delle
precisioni87.

1.4 - Tesi del Pinell


Il rito gallicano nacque insieme al rito ispanico, delle stesse basi e per effetto di un
medesimo fenomeno storico. Sia nelle Chiese della Spagna, che in quelle delle Gallie,
preesisteva un patrimonio di tradizioni liturgiche, proveniente dall'Oriente e dall'Italia, ma
soprattutto dall'Africa latina.
Il fenomeno storico, che diede la nascita al rito gallicano e al rito ispanico, consisté
inizialmente in un tentativo di realizzare nei propri ambienti e con i propri mezzi qualcosa di
simile a ciò che era avvenuto nella liturgia Romana del secolo V.
Si trattava di una quasi imitazione del rito romano. Come abbiamo già detto,
l'intenzione iniziale era quella di realizzare la creatività eucologica, ma nel proprio ambiente
e con i propri mezzi. Così il rito gallicano, come l'ispanico, restò lontano da una struttura
della messa romana dei secoli V e VI, poiché ambedue seguirono un'altra antica struttura
proveniente dall'Africa latina, e che ormai costituiva una parte importante del loro
patrimonio liturgico88.

86
J-B. THIBAUT, L'ancienne liturgie gallicane, son origine e
sa formation en Provence aux Vè. et VIè. siècles sous
l'influence de Cassien et de saint Cèsaire d'Arles (Paris
1929); sulle fonti della Expositio missae di Germano di Parigi
cfr. PH. BERNARD, L'Hexaemeron de Basile de Cérarée et
l'Apotheosis de Prudence, sources de l'Expositio Antiquae
Liturgiae Gallicanae du Pseudo-Germain de Paris :EOr 13 (1996)
65-73.
87
W-S. PORTER, The Gallican Rite. Studies in Eucharistic
Faith and Practice (London 1958); F. CABROL, Les origènes de
la liturgie gallicane :RHE 26 (1930) 951-962.
88
J. PINELL, Gallicana (liturgia) :DPAC II (Casale monferrato
1984)1425-1428.
81
Sull’origine del rito gallicano, dobbiamo rimanere sul piano dell’ipotesi. La tesi del
Duchesne è inaccettabile, mentre quelle del Thibaut e del Pinell sono semplici ipotesi. Anche
sempre sul piano delle ipotesi, dobbiamo pensare ad un archetipo che sarebbe la fonte di
questa liturgia (anche dell’ispanica), ma questo archetipo forse può essere la liturgia
africana?
Il fondamento di questa ipotesi sarebbe costituito dalle relazioni tra la Gallia e
l’Africa. Così nel Concilio di Arles (a.314) parteciparono i vescovi di Roma, d’Italia, della
Bretagna, della Gallia e della Spagna. Questo stesso concilio nel canone 9 rimanda alla
prassi africana per la questione del prebattesimo89.
Anche nel Concilio di Treveri (a.386) si citano Ambrogio di Milano, San Martino di
Tours e Iginio di Córdoba90.

2 - Le primitive notizie di documentazione liturgica


Prima di iniziare lo studio delle fonti gallicane la cui datazione va dal secolo VI al
secolo VIII, dobbiamo studiare le notizie che abbiamo di composizione di testi liturgici nel
secolo V. Le notizie sono offerte dagli antichi scrittori della Gallia.
Da Gennadio sappiamo che Museo, prete di Marsiglia, morto nel 460c. fu l'autore di
un lezionario, un responsoriale, un sacramentario e un omeliario:
«Musaeus, Massiliensis Ecclesiae presbyter, vir in divinis scripturis doctus, et
in earum sensibus subtilissima quadam exercitatione limatus, lingua quoque
scholasticus, hortatu sancti Venerii episcopi, EXCERPIT DE SANCTIS
SCRIPTURIS LECTIONES TOTIUS ANNI FESTIVIS DIEBUS APTAS;
RESPONSORIA ETIAM PSALMORUM CAPITULA TEMPORIBUS ET
LECTIONIBUS CONGRUENTIA. Quod opus tam necessarium a lectoribus in
Ecclesia probatur, ut expetitum et sollicitudinem tollat et moram, plebique
ingerat scientiam, celebritatique decorem. Sed et ad personam sancti Eustachii
episcopi, successoris supradicti hominis Dei, COMPOSUIT
SACRAMENTORUM EGREGIUM ET NON PARVUM VOLUMEN, per membra
quidem pro opportunitate officiorum et temporum, pro lectionum textu,
psalmorumque serie et cantatione discretum, sed supplicandi Deo et contestandi
beneficiorum eius, soliditate sui consentaneum. Quo opere gravissimi sensus et
castigatae eloquentiae agnovimus virum. HOMILIAS ETIAM DICITUR
89
Concilium Arelatense, c. 9, 20 (:CCL 148, 10-11,13).
90
Concilium Trevirensi (:CCL 148, 47).
82
DECLAMASSE, quas et haberi a fidelibus viris cognovi, sed ego non legi.
Moritur Leone et Maioriano regnantibus» 91.
Vogel avanza l'ipotesi che forse il lezionario di Wolfenbüttel può essere il lezionario
composto dal Museo. Di fatto è il lezionario più antico delle liturgie latine, la sua datazione è
degli inizi del secolo sesto92.

Da una lettera di Sidonio Appollinare sembra che anche Claudiano (450c.) abbia
composto un lezionario.
«Auget me nimis damnum saeculi mei, nuper erepto avunculo tuo Claudiano
oculis nostris... Episcopum fratrem maiorem natu affectuosissime observans,
quem diligebat ut filium, cum tamquam patrem veneraretur. Sed ille suspiciebat
hunc granditer, habens in eo consiliarium in iudiciis, vicarium in ecclesiis,
procuratorem in negotiis, villicum in praediis, tabularium in tributis, IN
LECTIONIBUS COMITEM, in expositionibus interpretem, in itineribus
contubernalem»93.
La Storia dei Franchi di Gregorio di Tours ci fa sapere che Sidonio Appollinare (+
480-490) compose formulari di messe94:
«Sanctus vero Sidonius tantae facundiae erat, ut plerumque ex improviso
luculentissime quae voluisset, nulla obsistente mora componeret... Quod in
praefatione libri, QUEM DE MISSIS AB EO COMPOSTIS CONIUNXIMUS,
plenius declaravimus»95.
Lo stesso Gregorio di Tours ci riferisce che Avito, vescovo di Vienne circa dal 490
fino alla sua morte nel 519, scrisse un libro di omelie, che istituì un "modo di pregare", e se
si accetta la correzione di legendi seriem invece di edendi seriem, possiamo anche ipotizzare
la composizione di un lezionario:
91
GENADIUS MASSILIENSIS, Liber de Scriptoribus ecclesia-
sticis, 79 (:PL 58, 1103-1104).
92
C. VOGEL, Introduction aux sources de l'histoire du culte
chrètien au moyen âge =Biblioteca degli "Studi Medievali", 1
(Spoleto) 25-26; G. MORIN, Le plus ancien monument qui existe
de la liturgie gallicane: le lectionnaire palimpseste de
Wolfenbüttel :Eph Lit 51 (1937) 3-12.
93
SIDONIUS APOLLINARIS, Epistula XI (:PL 58, 516).
94
Sidonio Appollinare fu ordinato prete nel 471, diventò
vescovo di Arvernum (Clermond Ferrand), e morì dopo il
486/487.
95
GREGORIUS TURONENSIS, Historia Francorum liber II, 22 (:PL
71, 217-218).
83
«Magnae enim facundiae erat tunc temporis beatus Avitus... Scripsit enim
HOMILIARUM LIBRUM UNUM... Cumque haec agerentur, appropinquante
Ascensione, ut iam diximus, indixit populis ieiunium, INSTITUIT ORANDI
MODUM, edendi seriem [LEGENDI SERIEM], erogandi hilarem
dispensationem»96.
Tutte queste notizie di produzione eucologico-liturgica appartengono alla seconda
metà del secolo V, pochi anni prima della datazione delle prime fonti pervenute fino a noi. Di
fatto, la datazione delle fonti gallicane comprende soltanto tre secoli, dagli inizi del secolo
VI fino al secolo VIII. Senza dubbio possiamo dire che la produzione liturgica gallicana ha il
suo momento di splendore nei secoli quinto e sesto, il quinto come momento di produzione,
e il sesto come momento di codificazione, benché il rito gallicano non giunse mai ad una
fase di codificazione più o meno uniformi dei libri liturgici.
In questa mancanza di codificazione sta una delle grandi difficoltà, aggravata dal
fatto che su certi settori della liturgia siamo rimasti privi di ogni documentazione liturgica.
Non c’è rimasto nessun antifonario per i canti della messa, neanche nessun libro per
l’ufficio.
Dobbiamo ricordare che il rito scomparve alla fine del secolo VII, per opera di Carlo
Magno (748-814).

3 - Fonti
3.1 - Sacramentari
Secolo sesto
St. Gall = St. Gallen, Stifsbibliothek, cod. 908
Ed. A. DOLD, Palimpsest. Studien I =TuA 45 (Beuron 1955) (CLLA 201,156).

Metà secolo settimo


Mon M = Karlsruhe, B. Landesbibliothek, cod. Aug CCCIII
Ed. L. EINZENHÖFER, Die Mone-Messen, in L-C. MOHLBERG, Missale
Galicanum Vetus =RED Series Maior. Fontes 3 (Roma 1958) 61-91; 135-138 (CLLA
203, 158/9, 160).

Mon = München, B. Staastsbibliothek, clm. 14429

96
GREGORIUS TURONENSIS, Historia Francorum liber secundus, 34
(:PL 71, 231-232).
84
Ed. A.DOLD - L. EIZENHÖFER, Das irische Palimpsestsakramentar in Clm 14429
der Staatsbibliothek München =TuA 53-54 (Beuron 1964) (CLLA 211, 162/2).

Prima del 700


P Mi = Milano, Bibl. Ambrosiana, cod. M 12 sup.
Ed. A. DOLD, Das sakramentar in Schabcodex M 12 sup. der Bibliotheca
Ambrosiana =TUA 43 (Beuron 1952) (CLLA 205).

Ottavo secolo
Go = Roma, Bibl. Vaticana, cod. Vat. Reg. lat. 317
Ed. L-C. MOHLBERG, Missale Gothicum =RED. Series Maior. Fontes 5 (Roma
1961) (CLLA 210).

Bob = Paris, Bibl. Nat. ms. lat 13246


Ed. E-A. LOWE, The Bobbio Missal. A Gallican Mass-Book =HBS 58 (London
1920) (CLLA 220).

Metà ottavo secolo


Gal Vet = Roma, bibl. Vat., cod. Vat. Palat. lat. 493
Ed. L-C. MOHLBERG, Missale Gallicanum Vetus =RED. Series Maior. Fontes 3
(Roma 1958) (CLLA 212, 214).

Bickell = Cambridge, Gonville and Caius College, ms. 820 (K)


Ed. G. BICKELL, Ein neues Fragment einer gallikanischen Weihnachtsmesse, in L-
C. MOHLBERG, Missale Galicanum Vetus =RED. Series Maior. Fontes 3 (Roma
1958) 95-96 (CLLA 217).

M Frc = Roma, Bibl. Vat. cod. Vat. Reg. lat. 257


Ed. L-C. MOHLBERG, Missale Francorum =RED. Series Maior. Fontes 2 (Roma
1957) (CLLA 410).

3.2 - Lezionari

Inizi del secolo sesto


Wol = Wolfenbüttel, Herzog August-Bibliothek, cod. Weissenb. 76
Ed. A. DOLD, Das älteste Liturgiebuch der lateinischen Kirche =TuA 26/28 (Beuron
1936) (CLLA 250).

Secolo sesto / settimo


Evangeliarium Corbie = München B. Staatsbibliothek, clm. 6224
Ed. H-J. WHITE, The four Gospels =Old-Latin Biblical Texts. No III (Oxford 1888)
LIII-LV (CLLA 247).
85
Settimo secolo
Bobbio-Lista = Roma, Cod. Vat. lat. 5755 (f.308)
Ed. A. DOLD, Zwei Bobbienser Palimpseste mit frühesten Vulgatatext =TuA 19/20
(Beuron 1931) 64-66 (CLLA 240).

Secolo settimo / ottavo


Sélestat = Schlettstadt, Bibliothèque de la Ville, ms. 1 (olim 1903)
Ed. G. MORIN, Le lectionnaire mérovingien de Schlettsatdt avec fragments du texte
oriental des Actes :Rev Ben 25 (1908) 161-166 (CLLA 265).

Lux = Paris, Bibl. Nat. ms. lat. 9427


Ed. P. SALMON, Le lectionnaire de Luxueil =Collectanea Biblica Latina 7 (Roma
1944) (CLLA 250).

Secolo ottavo
Ravenna Lista = Roma, cod. Vat. Reg. lat. 9
Ed. A. DOLD, Die im Codex Vat. Reg. Lat. 9 Vorgeheftete liste Paulinischer
Lesungen für die Messfeier =TuA 35 (Beuron 1944) (CLLA 242).

Trier = Trier, Dombibliothek (Domschatz), cod. 420 (olim 134)


ED. D. DE BRUYNE, Les notes liturgiques du ms. 134 de la cathèdrale de Trèves
:Rev Ben 33 (1921) 46-52.

4 - Ordo missae
Ogni autore propone, secondo la loro lettura dei dati, un ordo missae gallicano. Noi
diamo tre schemi, quello del Thibaut, del Porter e del Pinell.

4.1 - Schema del Thibaut


Il Thibaut riproduce la schema del ordo Missae di Germano di Parigi, ma l'Expositio
missae è molto posteriore a Germano, e rappresenta un ordo con molti elementi ispanici.
Introitus in ecclesiam dum canitur antiphona "ad prelegendum". Cantus huius
antiphonae concluditur cum Gloria Patri...
Diaconus dicit: Silentium facite.
Sacerdos salutat: Dominus sit semper vobiscum.
Trisagion (vocatus aius) canitur graece et latine).
Kyrie (a tribus pueris cantatus).
Benedictus (vocatus prophetia).
Collectio post prophetiam.
Il canto del Benedictus (profezia) e la collectio post prophetiam nella
quaresima si sostituiscono per l'inno Sanctus Deus Archangelorum.
86

Prima lectio, lectio prophetica ex V.T.


Secunda lectio, ex epistolis Apostolorum.
Tempore paschali legitur Actus Apostolorum, vel Apocalipsis; tempore
quadragesimae leguntur historiae Veteris Testamenti, scilicet libri historici V.T.; in
solemnitatibus martyrum vel confessorum, leguntur gesta eorum97.
Benedictiones (Canticum Danielis).
Expleto cantico Danielis, pueri intonant responsorium: Hosanna, benedictus
qui venit in nomine Domini98.
Tertia lectio, lectio evangelica:
Dum peragitur processio ad evangelium proclamandum, canitur trisagion
(aius); finita proclamatione, canitur sanctus.
Homilia.
Preces fidelium:
Queste preghiere si fanno in ginocchio: sacerdotes prostrati ante Dominum
(Cesario de Arles).
Collectio post precem.
Dimissio cathecumenorum.
Diaconus dicit: Silentium facite.

Processio oblationum (offertorialis) cum sonum, id est cantus interpretatus dum fit
processio.
Post sonum cantantur laudes, id est alleluia.
97
A partire del secolo VI, nella Gallia troviamo prove di
lettura delle Acta Martyrum. Il 22 settembre di 515, Avito
ebbe una omelia nella basilica di S. Maurizio di Agaume e
disse: ex consuetudine sollemmi series lectae passionis
explicuit. (MG Autores antiqui, VI, 2, p.145). Cesareo di
Arles (+542) parla indirettamente della lettura delle
passiones: Ante aliquot dies propter eos qui aute pedes
dolent, aut aliqua corporis inaequalitate laborant, paterna
pietate sollicitus, consilium dedi et quodam modo
supplicavi, ut QUANDO AUT PASSIONES PROLIXAE, aut certe
aliquae lectiones longiores leguntur, qui stare non possunt,
humiliter et cum silentio sedentes attentis auribus audiant
quae leguntur (G. MORIN (Ed) Sancti Caesarii opera omnia, I
(Maredsous 1937) 309; cfr. oc.II, 122). Cfr. anche la Regula
Aureliani (+551) (:PL 68, 396, 406). Il lezionario di
Luxeuil, tra le letture bibliche della veglia dell’Epifania,
riporta la lettura della passio di S. Giuliano e Basilissa,
e il 29 giugno, la lettura della passio di Pietro e Paolo.
98
Le benedictiones sarebbero un ricordo della conversione e
battesimo del re Clovis.
87
Mentre si cantano le Laudes, le offerte si coprono con il velo99.
Oratio veli (praefatio missae).
Collectio sequitur.

Thibaut pensa che la formula praefatio missae è la preghiera del velo.

Diptica:
Mentre si recitano i nomi dei defunti, si toglie il velo che copre le offerte.
Collectio post nomina.
Collectio ad pacem.
Osculum pacis.

ANAPHORA EUCHARISTICA
Dialogus.
Contestatio vel Immolatio missae.
Sanctus – Benedictus.
Collectio post sanctus..
Ad secreta (Narratio institutionis).
Post secreta.

Fractio panis.
Antiphona ad confractionem (confractorium).
I frammenti si collocavano in maniera che raffigurassero una forma umana.
Papa Pelagio I (558circa) ed il concilio di Tours (567) vietano questa pratica. Dopo i
frammenti si collocano in forma di croce100.
Oratio dominica.
Benedictio populi.
Communio dum canitur Trecanum, hoc est, Ps. 33.

Post communionem.
Collectio sequitur.
Dimissio fidelium101.

4.2 - Schema del Porter


La ricostruzione del Porter corrisponderebbe all'ordo missae dei secoli VI-VII; anche
il Porter fa costantemente riferimento alla missa ispanica e a Germano di Parigi:

99
Germano parla di palla linostina, corporalis palla, e
copertorium sacramentorum.
100
Ut corpus Domini in altari non in imaginario ordine, sed
sub crucis titulo componatur (Concilium Turonense II, c. 3
:CCL 148-A, 178).
101
J-B. THIBAUT, oc. 23-75.
88
Antiphona ad praelegendum.
Diaconus: Silentium facite.
Sacerdos salutat: Dominus vobiscum.
Trisagion (graece et latine).
Kyrie eleison.
Benedictus vel Prophetia.
Collectio post Prophetiam.
.
Prima lectio, ex A.T., in tempore paschali ex Apocalipsi, et in martyrum
festivitatibus, ex eorum "passione".
Secunda lectio, ex Actibus Apostolorum, vel ex epistolis Apostolorum.
Benedictiones (Canticum Danielis) Psalmus responsorius?
Tertia lectio, Evangelium.
Porter si rifà alla spiegazione di Germano.
Homilia
Preces fidelium
Collectio post precem
Dimissio cathecumenorum et poenitentium

Processio offertorialis cun cantu soni


Praefatio - Collectio
Porter crede che queste due orazioni appartengono alla preghiera dei fedeli;
questa opinione viene fondata nella funzionalità di queste due preghiere nella liturgia
ispanica, secondo Isidoro.
Dyptica.
Oratio post nomina.
Questa preghiera sarebbe la preghiera dell'offertorio.
Oratio ad pacem.
Osculum pacis.

ANAPHORA EUCHARISTICA
Contestatio.
Sanctus.
Post Sanctus.
Missa secreta (narratio institutionis).
Post secreta vel post mysterium.

Fractio panis
I frammenti si collocavano in forma di figura umana, poi in forma di croce.
(La stessa spiegazione del Thibaut)
Antiphona ad confractionem
Oratio dominicalis
89
Benedictio populi
Diaconus invitat ad communionem, interea cantatur Ad accedentes vel Trecanum (Ps.
33)
Post communionem
Collectio vel consummatio missae102.

4.3 - Schema del Pinell


Pinell presenta anche un schema dell'Ordo missae gallicano:
Praelegendum.
Trisagion (Aius).
Canticum Zachariae (Benedictus).

Prophetia (vel lectio historica aut ex Apocalipsi).


[Passiones Martyrum].
Collectio post prophetiam.
Apostolus.
Canticum trium puerorum.
Trisagion ante evangelium (Aius).
Evangelium.
Trisagion post Evangelium (Sanctus).
Homilia.
Preces.
Collectio post preces.

Sonum (cum offertorio).


Laudes (Alleluia).
Praefatio missae.
Collectio.
Dypthica.
Oratio post nomina.
Oratio ad pacem.
Ritus pacis.

Dialogus.
Contestatio vel immolatio.
Sanctus.
Collectio post sanctus.
Mysterium (Enarratio institutionis).
Collectio post mysterium vel post secreta.
Doxologia.

102
W-S. PORTER, The Gallican Rite. Studies in Eucharistic
Faith and Practice (London 1958).
90
Fractio - Antiphona ad fractionem.
Collectio ante orationem dominicam.
Oratio dominica.
Collectio post orationem dominicam.
Benedictio populi.
Trecanum (cantus ad communionem).
Communio.

[Praefatio post Eucharistiam].


Consummatio missae (oratio gratiarum actionis).
Dimissio.

Come abbiamo visto, la caratteristica principale del rito gallicano è il suo sistema di
comporre la preghiera eucaristica con testi eucologici variabili. In questo il rito gallicano si
stacca del rito romano ed anche dall’ambrosiano e si avvicina molto al rito ispanico.

5 - L'anno liturgico
Sappiamo già che le fonti gallicane non hanno raggiunto una piena evoluzione, per
cui sono abbastanza incomplete. Malgrado le lacune, si può rintracciare una struttura
dell’Anno liturgico abbastanza completa.
Comunque, i concili ci forniscono notizie preziose sull’Anno liturgico che riempiono
le lacune dei libri liturgici. Così il Concilio di Tours nel canone 18, legiferando sulle pratiche
penitenziali, descrive tutto l’Anno liturgico103.
103
De ieiuniis vero antiqua a monachis instituta con
serventur, ut de pascha usque quinquagesima, excepto
rogationes omne die fratribus prandium praeparetur; post
quinquagesima tota hebdomada ex asse ieiunent. Postea usque
kalendas augusti ter septimana ieiunent: secunda, quarta et
sexta die excepto his qui aliqua infirmitate constricti
sunt. Augusto, quia cotidie missae sanctorum sunt, prandium
habeant; septembro toto et octobro et novembro, sicut prius
dictum est, ter in septimana, de decembre usque natale
Domini omni die ieiunent. Et quia inter natale Domini et
epyphania omni die festivitates sunt, idem prandebunt,
excepto triduum illud, quod ad calcandam gentilium
consuetudinem patris nostri statuerunt, privatas in kalendis
ianuarii fieri lwetanias, ut in ecclesia psalletur et ora
octava in ipsius kalendis circumcissionis missa Deo propitio
celebretur; pot epyphania vero usque quadragesima ter in
septimana ieiunent (Concilium Turonense, c.18 :CCL 148-A,
91
5.1 - Avvento
Secondo il Bobiense ci sono tre domeniche di Avvento; il lezionario di Schettstadt
invece contempla sei domeniche, mentre il lezionario di Trier ne contempla soltanto quattro
con questi titoli peculiari:
1. Ante una hebdomada de natale Domini.
2. Ante una dominica de Natale Domini.
3. Ante Natale Domini.
4. Ante Nativitate Domini.
Alla fine del secolo VI, l’Avvento gallicano è giunto a sei settimane. Il suo carattere
penitenziale è evidenziato dal digiuno che si pratica il lunedì, il mercoledì ed il venerdì, così
il Concilio Matisconense (a. 581-583)104.

5.2 - Natale-Epifania
Il Bobbiense ed il Messale Gothicum, ed anche i Lezionari riportano tutte le feste di
questo ciclo:
Vigilia del Natale (eccetto il lez. di Trier e di Schettstadt).
Natale.
Circuncisione del Signore (eccetto Schettstadt).
Vigilia dell'Epifania (eccetto Bobiense e Schettstadt).
Festa dell'Epifania. In questa festa si annuncia la Pasqua105.
Dopo la festa dell'Epifania fino all'inizio della Quaresima, secondo il Luxeuil, le
domeniche si dividono in domeniche dopo l'Epifania, e domeniche dopo la festa della
cattedra di S. Pietro.
182).
104
Ut a feria sancti Martini usque Natale Domini, secunda,
quarta et sexta sabbati ieiunetur et sacrificia
quadragensimali debeant ordine celebrari. In quibus diebus
cannones legendos esse speciali definitione sancimus, ut
nullus se fateatur per ignorantiam deliquisse (Concilium
Matisconense, c.9 :CCL 148-A, 225).
105
Ut omnes presbyteri ante epifania missos suos dirigant,
qui eis de principio quadragesime nuntient; et ipsa
epiphania ad populum indicatur (Synodus Antisiodorensis, c.2
:CCL 148-A, 265).
92
Fra la festa del Natale e l'Epifania, nei messali troviamo la celebrazione dei santi:
Stefano, gli Apostoli Giacomo e Giovanni e i Santi Martiri Innocenti. I Lezionari presentano
le stesse celebrazioni, eccetto il Luxeuil che presenta la celebrazione dell'apostolo Giovanni,
ed esclude quella di Giacomo, e il Schettstadt che non prevede celebrazioni di santi. Inoltre il
Luxeuil, dopo la festa della circoncisione del Signore, celebra la festa di Santa Genoveffa.
Dopo la festa dell'Epifania, il Bobiense celebra la festa della Cattedra di S. Pietro, e
la festa dell'Assunzione di Maria. Il Gel. Vet. [GeV], oltre la festa dell'Assunzione e della
Cattedra, aggiunge la celebrazione di questi Santi: Agnese, Cecilia, Clemente, Saturnino,
Andrea, Eulalia e conversione di S. Paolo.
I Lezionari sono più ristretti nelle feste dei santi in questo periodo, Luxeuil e
Schlettstadt hanno soltanto la festa della cattedra di S. Pietro e della Madonna.

5.3 - Quaresima
Il lezionario di Schlettstadt, ed anche quello di Trier hanno cinque domeniche di
Quaresima. Il lezionario di Trier contempla una domenica prima della Quaresima, e poi dà
un titolo particolare ad ogni domenica quaresimale. Il lezionario di Luxeuil è deficitario per
quanto concerne la Quaresima.
I sacramentari non seguono l'ordine delle domeniche di Quaresima, ma dopo il
formulario dell'inizio della Quaresima, propongono altri formulari di messe di Quaresima, o
di digiuno. Troviamo poi, prima della settimana santa, la messa per la consegna del simbolo,
che si trova anche nel lezionario, che è la messa della domenica delle palme.
Durante la Quaresima si digiuna ogni giorno, anche il sabato106.
5.4 - Settimana Santa

106
Id etiam decernimus observandum, ut quadraginsimam ab
omnibus ecclesiis aequaliter teneatur neque quinquagesimum
aut sexagesimum ante Pascha quilibet sacerdos praesumat
indicere; sed neque per sabbata absque infirmitate quisquis
absolvat quadragesimale ieiunium, nisi tantum die Dominica
prandeat; quod fieri specialiter patrum statuta sanxerunt.
Si quis hanc regulam transgressor disciplinae a sacerdotibus
censeatur (Concilium Aurelianense, c.2 :CCL 148-A, 132).
Questo conciolio è del anno 541.
93
La settimana si apre con la domenica delle Palme nel lezionario di Luxeuil ed anche
in Schlettstadt, in quanto è detta Dominica in autentica. Nel lezionario di Treves c'è una
messa chiamata Ante una die cena Domini.
I sacramentari non contemplano la domenica delle Palme. Omessi gli altri giorni
della settimana, si passa alla celebrazione del triduo pasquale che comincia con la
celebrazione del Giovedì Santo e finisce con la Veglia pasquale.
Il Giovedì Santo si caratterizza per un certo ibridismo, mentre il Venerdì ed il Sabato
Santo sono giorni gallicani veri e propri.

5.5 - Tempo pasquale


Questo tempo inizia con la domenica di Pasqua, e finisce con la festa di Pentecoste.
Soltanto i sacramentari ci offrono i formulari di messe per tutta l'ottava pasquale,
cominciando con la domenica di risurrezione, fino alla domenica dell'ottava chiamata
Dominica clausum Pascha. Il Bobiense riporta tre messe pasquali, oltre quella della
domenica di Pasqua; invece il Gel. Vet. ci offre formulari di messe per due domeniche
pasquali.
I Lezionari sono più espliciti. Luxeuil riporta cinque domeniche post clausum
Pascha, cioè, dopo l'ottava; lo stesso si deve dire di Treves. Schlettstadt, invece, contempla
soltanto tre domeniche dopo Pasqua.
Tutte le fonti sono concordi per le Rogazioni, la festa dell'Ascensione e di
Pentecoste, con la quale si chiude il tempo pasquale. Le Rogazioni sarebbero introdotte da
Mamerto, vescovo di Vienne (a. 470), predecessore di Avito, a causa delle calamità subite in
quella città.
«Refert enim in quadam homilia, quam de Rogationibus scripsit, has ipsas
Rogationes, quas ante Ascensionis dominicae triumphum celebramus, A
MAMERTO, IPSIUS VIENNENSIS URBIS EPISCOPO, cui et hic eo tempore
praeerat, INSTITUTAS FUISSE, dum urbs illa multis terreretur prodigiis»107.

5.6 - Tempo ordinario

107
GREGORIUS TURONENSIS, Historia Francorum liber secundus, 34
(:PL 71, 231-232).Cfr. Concilium Aurelianense, c. 27 (:CCL
148-A, 11-12).
94
Per il tempo ordinario nelle fonti troviamo una grande varietà. I sacramentari
riportano appena formulari di messe per le domeniche del tempo ordinario; il Goth presenta
sei formulari, ed il Bob. offre una sola lettura; il lezionario di Treves e quello di Schlettstadt,
offrono una grande serie di lezioni per le domeniche.

5.7 - Santorale
Finalmente c'è la sezione dei Santi, delle messe del comune dei santi, etc. In questo
soggetto c'è anche una grande varietà nelle fonti, ma non incide direttamente sulla struttura
dell'Anno liturgico.
Si celebrano Santi comuni a tutte le Chiese, santi di Chiese particolari, e Santi della
Chiesa di Roma. Merita sottolineare la festa di S. Giovani Battista, equiparata alle feste di
Pasqua e Pentecoste, preceduta da due settimane di digiuno; va ricordata anche la festa della
Cattedra di Pietro (22 febbraio), e la festa di S. Martino (11 novembre).

6 – Ufficio divino
Non abbiamo libri liturgici dell’Ufficio divino. Si deve guardare alle opere di
Cassiano e alle regole di Cesario; però si tratta di uffici per i monaci.
Sono i concili a fornirci informazioni sull’ufficio, soprattutto i concili Agatense e
Turonense108.

108
Concilium Agathense, c.30 (:CCL 148, 206), questo concilio
è del 506. Concilium Turonense, c.19 (:CCL 148-A, 182-183),
questo concilio è del 567. Cfr. anche il Concilium
Veneticum, c.15 (:CCL 148,155), e il Concilium Narbonense,
c.2 (:CCL 148-A, 254).

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