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LA RISCOPERTA DELL’ANTICO
Il volume raccoglie gli Atti del Seminario dedicato a Monterosso e
al suo territorio tra i secoli IX/X e XV/XVI, completati da esperienze
di conoscenza e valorizzazione condotte secondo i principi dell’archeo-
logia partecipata.
La prima parte è dedicata alla storia di Monterosso e delle Cinque
Terre, dipendenti in antico dalla Diocesi di Luni e dalle sue Pievi, che
ebbero sviluppo a partire dal X/XI secolo quando Genova estese i suoi
domini sul Levante Ligure apprestando, in funzione anti-pisana, un si- a cura di
stema fortificato costiero. L’approfondimento delle indagini condotte
nell’area del Santuario di S. Maria di Soviore dall’allora Soprintendenza Paola Marina De Marchi
per i Beni archeologici, ha permesso di datare l’edificio di culto più an- Danilo Francescano
tico al X-primi anni dell’XI secolo, grazie all’analisi al radiocarbonica
dello scheletro di un uomo adulto, deposto in posizione privilegiata al-
l’interno dell’edificio.
Lo studio dei resti del castello d’altura e del primo borgo di Monte-
rosso, che si ampliò a valle, costituisce la prima indagine di archeologia
dell’architettura e di urbanistica condotta incrociando le analisi delle
PROGETTI DI ARCHEOLOGIA
strutture materiali con i dati catastali. La ricerca, condotta nel corso
di una winter school dell’Università di Padova e guidata dal prof. G.P.
Brogiolo, ha visto operativi studenti e dottorandi ai quali si deve gran
parte dei rilievi e delle analisi degli alzati degli edifici signorili, che hanno
permesso di produrre la prima sequenza cronologica ragionata della
nascita e dello sviluppo dei diversi quartieri che compongono l’attuale
centro storico.
La seconda parte del volume si compone di saggi dedicati all’Ar-
cheologia partecipata, il più importante strumento di conoscenza che
si basa sull’interazione tra competenze accademiche, conoscenze e
necessità conoscitive delle popolazioni locali ed esigenze delle diverse
categorie di operatori e imprenditori operativi sui territori.
Un altro saggio è dedicato al Parco Archeologico di Poggibonsi, una
realtà Open Air d’avanguardia, capace di coinvolgere istituzioni e ope-
ratori locali. Il terzo saggio presenta le attività che il gruppo di Archeo-
logia Medievale dell’Università di Padova ha condotto nel capoluogo e
nel territorio dei Colli Euganei. Un’esperienza coinvolgente e totale, che
ha permesso di valorizzare bacini territoriali di grande interesse pae-
ISBN
978-88-99547-17-2
SAP
Società
Archeologica
PROGETTI DI ARCHEOLOGIA
Collana diretta da
Gian Pietro Brogiolo
Alexandra Chavarría Arnau
(Università degli Studi di Padova)
Comitato scientifico
Paul Arthur (Università del Salento)
Sylvain Burri (LA3M UMR 7298 CNRS-Université Aix-Marseille)
José María Martín Civantos (Universidad de Granada)
Cristiano Nicosia (Université libre de Bruxelles)
Leonor Peña Chocarro (Centro de Ciencias Humanas y Sociales - CSIC)
Carlo Tosco (Politecnico di Torino)
Comune di
Monterosso
Comune di Comune di
Pignone Riccò del Golfo
Si ringraziano per il supporto: Convento dei Frati Cappuccini, Protezione Civile di Monterosso al
Mare, Pubblica Assistenza di Monterosso al Mare, Antichi Sapori Liguri, Cantine Lunae, Monte-
rosso Taxi, Midi Bar, Sangallo Liquori, Hotel Amici, Hotel La Colonnina, Hotel Punta Mesco, Hotel
Villa Adriana, Andrea Poggi.
La riproduzione è vietata.
PROGETTI DI ARCHEOLOGIA
SAP
Società
Archeologica
INDICE
Alexandra Chavarría Arnau, Raccontare il medioevo: esperienze digitali, partecipazione e comu- 111
Francesca Benetti, nità locali
Francesca Giannetti,
Vito Santacesaria
95
ESPERIENZE DI VALORIZZAZIONE
DI SITI ARCHEOLOGICI:
IL CASO DELL’ARCHEODROMO DI POGGIBONSI
Marco Valenti
Abstract
This contribution describes the activities taking place at the Open Air Museum (Archaeodrome) of
Poggibonsi (province of Siena), which specializes in the Early Middle Ages. The project is in progress
and expected to be completed within the next few years. It reconstructs all the buildings from the 9th
and 10th centuries found in the archaeological excavation in this site. The Poggibonsi Archaeodrome
is not an “archaeo-park” where the communication and explanation of scientific contents are discarded
in favour of public amusement. On the contrary, the ongoing operation, performed by archaeologists,
aims at involving the public with the research results, stimulating a flywheel effect for both the economy
and the culture in Poggibonsi; a highly populated small city, managed with a clear will to invest on its
historical heritage, yet excluded for years from the list of big names in terms of cultural tourism in the
province of Siena (Siena, Monteriggioni, San Gimignano).
Keywords: Poggibonsi, Open Air Museum, Early Middle Ages, Community archaeology
1. Premessa
con il mondo accademico si è persa sono iniziate interpretazioni infondate del pas-
sato. In media si possono contare circa 20.000 visitatori annui, pochissimi supe-
rano i 70.000; mentre alcuni veri e propri “mostri sacri”, come il Pfahlbaumuseum
in Germania, attraggono 300.000 visitatori, ma questo è eccezionale3.
Guardando bene, le differenze tra questo tipo di musei sono grandi, anche all’in-
terno dei singoli paesi, ma hanno più in comune di quanto sembri. Il loro compito è
di informare le persone, principalmente turisti e gruppi scolastici, dunque possono
essere inclusi nel campo dei centri di informazione. Le fonti a cui attingono per le
loro impostazioni, attività e temi sono prima di tutto archeologiche e storiche;
ognuno riguarda la presentazione di una storia in un ambiente fisico usando repliche
di manufatti, pertanto gli edifici, gli oggetti, gli animali quando ci sono e gli ambienti
sono modelli a grandezza naturale o oggetti di scena, che possono essere usati in
modi simili a come sarebbero stati usati in passato. Costituiscono inoltre realtà di-
namiche, in quanto gli edifici ricostruiti non sono univoci e immutabili ma possono
essere ricostruiti, se nuovi dati conoscitivi vengono acquisiti.
Offrono generalmente diversi livelli di interpretazione e informazioni di base, sono
geograficamente e cronologicamente rilevanti per una particolare località, per i suoi
collegamenti con l’archeologia e la storia di tali luoghi. Riempiono uno spazio carat-
terizzato da un mix di esperienza costituita dallo stare all’aperto sino all’intratteni-
mento educativo.
Inoltre, come abbiamo già visto, la maggior parte interagisce con le autorità lo-
cali e da loro dipende; ma poche sono le possibilità per lo staff di un museo di inte-
ragire con i colleghi (se considerano gli operatori di altri musei all’aperto come
colleghi; manca infatti la coscienza di essere una classe professionale) e riferendosi
l’un l’altro, notano più facilmente le loro differenze rispetto ai caratteri che hanno
in comune.
Non è poi di fondamentale importanza se il museo archeologico a cielo aperto è
un vero tipo di museo o un centro di interpretazione: probabilmente è entrambi. Co-
munque sia, queste organizzazioni svolgono un ruolo importante e valido nella so-
cietà, essendo orientate verso il settore pubblico e non a scopo di lucro, ma ciò non
significa che non siano redditizie. I musei archeologici all’aperto hanno circa 9 milioni
di visitatori annui. L’effetto sul turismo e sull’occupazione comunque è significativo;
20.000 visitatori in media non sono trascurabili di fronte alla fitta rete esistente
nonché in costante accrescimento.
tostoria dell’Università di Tubinga poi nel suo nuovo ruolo direttivo in quello di Berlino
dal 1935 al 1941. Con Reinerth l’Open Air Museum di Unteruhldingen fu trasfor-
mato in “Monumento culturale patriottico di Preistoria tedesca” e la storia narrata
era decisamente diversa, ora. Non più quella di gruppi che abitavano sulle sponde
del lago, bensì guerrieri che abitavano sul lago in villaggi ottimamente difesi; il rac-
conto di una storia artefatta, perfetta nel materializzare quel concetto “eroico” per-
seguito dal pensiero del Führer. L’archeologo, con l’apporto dei suoi studenti,
impegnati in uno stage nelle “palafitte” di Unteruhldingen, costruì la nuova compo-
nente dell’ Open Air Museum secondo i risultati di scavo del contesto sassone di Fe-
derseemoor nell’Alta Svevia e secondo l’interpretazione data dallo stesso Reinerth7.
Anche la storia del Oerlinghausen Archäologisches Freilichtmuseum è straordi-
naria a proposito dell’uso politico dell’archeologia. L’AFM Oerlinghausen in Westfalia
è molto grande, circa un ettaro e mezzo, e propone ricostruzioni di forme abitative
dal Paleolitico al VII-VIII secolo d.C. secondo dati archeologici8. Infatti, l’AFM Oerlin-
ghausen fu fondato nel 1936 ancora dall’archeologo di regime Hans Reinerth che
con la sua azione ci ha lasciato una chiara prova della propaganda nazionalsocialista
e dell’uso politicamente mirato dell’archeologia. Reinerth, che nel 1934 era succe-
duto a Gustaf Kossinna nella cattedra all’Università di Berlino ed editore delle riviste
Germanen-Erbe e Mannus, volle ricostruire e dare l’immagine della tipica “fattoria
tedesca”, con la casa del proprietario guerriero, ideal tipus del germano, case di
servi e artigiani, inserendovi anche personale in abito storico (come si pensava fosse,
allora).
Fu l’impressionante prova di un diverso tipo di storia, una nuova e radicale im-
magine germanica in cui gli scopi ideologici controllavano totalmente i contenuti.
Durante l’anno dei Giochi Olimpici di Berlino, questo nuovo tipo di museo ospitò visi-
tatori da tutto il mondo.
I musei all’aperto di epoca nazista ebbero una grande diffusione: oltre a Oerlin-
ghausen, si possono citare Succase a Elbing o Mettnau, o il già descritto Pfahlbau-
museum Unteruhldingen. Rappresentarono l’esibizione del “passato vivente” nella
dimostrazione della grandezza germanica: musei di propaganda. Nel 1938 Reinerth
costruì un ulteriore Open Air Museum a Radolfzell con 14 capanne ricostruite del-
l’Età della Pietra. L’importanza politica e statale attribuita alla preistoria nel Terzo
Reich si rifletteva anche nelle visite relativamente frequenti dei principali funzionari
di partito a eventi, mostre e scavi9.
Ma anche altre nazioni svolsero operazioni simili, seppur con maggiore atten-
zione alla filologia pur ribadendo nelle intenzioni l’affermazione della grandezza del
proprio passato nazionale. E’ il caso per esempio del museo archeologico polacco
all’aperto di Biskupin; un sito archeologico e un modello a dimensione reale di un in-
sediamento umano fortificato risalente all’età del ferro, situato in Polonia centro-
settentrionale, al centro di un caso di spinte centrifughe di interpretazioni
nazionalistiche di segno opposto in scontro tra loro10.
Nel 1936 fu costruito il primo nucleo del museo ispirato dalla palafitta Unteru-
hldingen in Germania. Dopo la guerra sono stati aggiunti i bastioni e una strada con
case su entrambi i lati. Gli scavi e la ricostruzione dell’insediamento preistorico
hanno così giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo della coscienza storica po-
lacca. L’esistenza di una fortezza preistorica, a 70 km dal confine tedesco, fu utiliz-
zata per dimostrare che i polacchi preistorici avevano costruito difese contro gli
stranieri invasori e saccheggiatori già nell’età del ferro; ormai un simbolo, iniziò
anche ad apparire nella pittura e nei romanzi popolari.
Su Hans Reinerth si veda Schobel 2008.
Quando i tedeschi occuparono parte della Polonia nell’autunno del 1939, Bisku-
7
Http://www.afm-oerlinghausen.de/en.
pin divenne parte del Reichsgau Wartheland, un’area che i nazionalisti tedeschi af-
8
2016d.
1940 ripresero gli scavi sotto il controllo di Heinrich Himmler. Hans Schleiff, un ar- 10
Http://www.biskupin.pl.
100
cheologo che aveva già operato ad Olimpia, in Grecia, pubblicò addirittura due brevi
racconti che descrivevano come le tribù germaniche avessero conquistato il “piccolo
insediamento lusaziano”11.
Ma lo spirito nazionalistico in realtà non termina con il dopoguerra. Ancora nei
primi anni ‘80 del XX secolo vediamo realizzazioni coniugate in tal senso; così sul
sito archeologico di Castell Henllys, nel Galles, fu costruito un Open Air Museum da
Hugh Foster come attrazione turistica a tema intorno al glorioso passato gallese,
in contrasto con i vari periodi di dominio di Romani, Normanni e inglesi. Ancora oggi
si osserva la tendenza a definire un’identità intrinsecamente celtica e proto-gallese12.
Contemporaneamente, nella Repubblica Democratica Tedesca (DDR, 1949-1990)
si costruivano GroβRaden13 e Kaiserpfalz Tilleda14. Entrambi, basati su scavi archeo-
logici, sono esempi di come la DDR abbia tentato di influenzare l’immagine del pro-
prio paese con il passato, e quindi contribuire a legittimare l’ideologia statale. Allo
stesso modo lo splendido esempio di museo archeologico all’aperto di Sagnlandet
Lejre, con forti sovvenzioni pubbliche, fa parte di un’area che viene percepita come
fortemente collegata all’origine dello stato nazionale danese15.
Paardekooper 2014.
peso preminente alla materialità delle forme edilizie e al loro vissuto, ispirandosi in
12
Http://www.freilichtmuseum-gross-
modo diretto a una tradizione museale tipica dell’Europa centro-settentrionale.
13
raden.de.
14
Https://www.kyffnet.de/index.html. In realtà, anche a livello europeo gli esempi di villaggi altomedievali filologicamente
15
Http://www.sagnlandet.dk. ricostruiti non sono moltissimi, benché si tratti di realizzazioni complesse, suggestive
101
e di chiaro impatto sul pubblico. Exarc, che fornisce un quadro generale di grande Fig. 3. Tavola progetto finale dell’Ar-
completezza, mostra così come i contesti incentrati sull’alto medioevo si concentrino cheodromo di Poggibonsi (elabora-
zione Studio Architetti Claudio Man-
soprattutto in ambito germanico e scandinavo (in totale sono 23 casi specifici; si cianti e Massimo Marini, Siena).
aggiungono poi i contesti multi epoca contemplanti anche alto medioevo16). E nella
maggioranza dei casi non si tratta di contesti ricostruttivi muti ma luoghi in cui si
fondono più o meno alla perfezione le tematiche dello storytelling, del più moderno
reenactment, della rappresentazione e dell’archeologia sperimentale.
Questa è esattamente la via imboccata sino dalla progettazione per il caso di
Poggibonsi; qui abbiamo dato grande rilievo al rapporto diretto con il pubblico ba-
sandoci su cinque punti essenziali: ricostruzione strutture, archeologia sperimentale,
riproposizione tecnologie antiche, vita quotidiana, narrazione/interpretazione.
Perché il punto è esattamente questo; negli Open Air Museum si devono narrare
storie che materializzino la Storia, basata sulla conoscenza ottenuta tramite la ri-
cerca e la propria preparazione. Lo stesso Exarc riconosce l’importanza delle te-
matiche dello storytelling e del reenactment dove rappresentazione e archeologia Http://members.exarc.net/institution-
sperimentale si fondono alla perfezione: lo storytelling costituisce dunque uno dei
16
al-members.
mezzi principali di valorizzazione e di interfaccia con il pubblico17. 17
Sezione del sito dedicata proprio allo
Il nostro obiettivo è infatti esattamente questo; non ricostruire tout court ma storytelling come mezzo di valorizzazione:
http://exarc.net/manuals/1-story-tel-
fare dell’esperienza Archeodromo un luogo dove si ha contatto con la concretezza ling-introduction e pagine a seguire.
102
Fig. 4. Esempio di pannello introdut- della storia, vivendola, divertendosi, imparando. In altre parole, la nostra scelta è
tivo alla visita esperienziale nell’Ar- molto vicina a quella attuata nella ricostruzione del villaggio anglo-sassone di West
cheodromo di Poggibonsi.
Stow nel Suffolk18 e in parte del merovingio Musée des Temps Barbares di Marle in
Francia basato soprattutto sulle ricostruzioni dello scavo di Goudelancourt-lès-Pier-
repont19.
In ambedue i casi il parco archeologico coniuga le esigenze dei visitatori con
quelle degli archeologi e degli sperimentatori. Seguendo un percorso guidato dai
principi dell’archeologia sperimentale (nel caso di West Stow compreso l’abban-
dono, la distruzione e il successivo scavo delle evidenze conservatesi nel sottosuolo)
sono state ricostruite numerose capanne; gli edifici risultano interamente visitabili
e “vivibili” dal pubblico attraverso l’allestimento di percorsi che includono azioni di-
dattiche e/o dimostrative incentrati sulle attività quotidiane che venivano svolte al-
l’interno di questi ambienti. Viene svolta archeologia sperimentale di qualità,
reenactment di ottimo livello, sono dedicate molte giornate al pubblico che può par-
tecipare alla vita del periodo anglo-sassone o merovingio.
Anche all’Archeodromo di Poggibonsi intendiamo catalizzare l’attenzione dei vi-
sitatori e fungere da filo conduttore della narrazione del sito altomedievale nel suo
complesso, riprendendo al contempo molti dei concetti presenti nella sede esposi-
tiva principale presso il Cassero della Fortezza, un centro di documentazione, dove
è illustrato l’intero scavo archeologico svolto sulla collina; e dove il periodo ricostruito
(IX-X secolo) è inserito nella diacronia del popolamento riconosciuta (figg. 3-4).
Https://www.weststow.org.
L’impresa risulta piuttosto complessa e, come insegnano chiaramente gli esempi
europei già ricordati, va articolata nel tempo calibrando le tipologie di attività. L’Ar-
18
19
Http://www.museedestempsbarba-
res.fr. cheodromo vuole così rappresentare una soluzione espositiva di forte impatto, che
103
Fig. 6. Esempio di locandina di eventi una location attestata archeologicamente, permettendoci di far fare al pubblico pre-
tenuti all’Archeodromo di Poggi- sente un’esperienza immersiva e far conoscere all’interno di un unico racconto sia
bonsi; in questo caso il restauro
delle capanne al quale ha collabo- la realtà del contesto in cui operiamo, sia la vita ed i rapporti gerarchici in essere, sia
rato il pubblico. grandi fatti (l’histoire événementielle...) sia vicende locali. Tutto ciò operando anche
nell’archeologia sperimentale e mettendo “in scena” le attività svolte nel villaggio,
Fig. 7. Cartellonistica affissa dal co- quindi con una serie ulteriore di informazioni e attenzione alla didattica per tutti. Ad
mune di Poggibonsi nelle aree pedo- oggi, per esempio, sperimentiamo l’intera sequenza legata alla metallurgia del ferro
nali e per le strade.
sino alla forgiatura di oggetti, la falegnameria, la tintoria e la tessitura sino alla filatura,
la lavorazione del cuoio, la cottura nei testi ed altre tecniche di cucina, la produzione
di candele, la produzione di vaghi di collana in pasta vitrea, la medicina; stiamo inoltre
cercando di ricostruire un orto sperimentale altomedievale. Attività in corso di svol-
gimento mentre avvengono gli atti narrativi o le storie che rappresentiamo ed attra-
verso le quali si fabbricano strumenti da usare ed abiti che poi indossiamo.
Siamo infatti convinti di come operazioni del genere, e ne abbiamo le prove, rie-
scano ad attrarre e soddisfare le persone, riusciamo a trasmettere loro conoscenza
senza noia, appassionandole anche all’archeologia ed ai risultati che può dare.
Per contesti come la fortezza di Poggibonsi costituisce senza alcun dubbio uno
dei mezzi principali per ottenere successo e pubblico e istituire un circuito che, in-
sieme alle iniziative in cartello al Cassero (concerti, spettacoli, ancora reenactment,
giornate dedicate ai bambini, convegni, conferenze), al percorso di visita sulla cinta
muraria della fortezza (recentemente oggetto di un ottimo restauro) ed al pieno ri-
pristino dell’area archeologica, porterà una famiglia media a trascorrere almeno
una giornata intera dentro al parco. Questo, a mio parere, rappresenta un tra-
guardo notevole.
I risultati di questo progetto si sono visti ogni anno dall’apertura, portando Pog-
gibonsi gradualmente a scalare le posizioni del turismo culturale senese; una vera
e propria impresa nonché una realtà inedita per questa cittadina schiacciata tra
colossi come Siena, Monteriggioni, San Gimignano, Volterra e Firenze. La valorizza-
zione della fortezza si sta infatti rivelando un’impresa economicamente significativa
per l’intero territorio: dal 2014 al 2016, in termini assoluti e percentuali di presenze
e arrivi, si colloca infatti all’11° posto nella Provincia di Siena, una zona, lo ricordo,
105
seoarcheologiconapoli.it/it/2017/12/de-
me aperta a seguito di un articolo di Repubblica-Napoli, in cui si definiscono i rievo- pliant-servizi-educativi-mann.
106
catori presenti (con foto peraltro di un gruppo tra i migliori) “figuranti abbigliati come
gli antichi Longobardi”24. Tra i tanti interventi, sia di ricostruttori sia di chi fa della ri-
cerca il suo mestiere, Gioal Canestrelli (ricostruttore, laureato in archeologia e ot-
timo ricercatore) stigmatizza bene lo stato attuale: «Il rapporto tra l’Accademia e
la Rievocazione Storica in Italia è sempre stato difficile, a tratti conflittuale, e l’aper-
tura che si è vissuta nell’ultima decina d’anni, se è stata recepita dall’ambito rievo-
cativo tutto come una vittoria, non è scevra da ombre, che portano a nuove
problematiche. Se in passato qualunque tipo di collaborazione era rifiutata apriori-
sticamente da parte del mondo accademico, che temeva – spesso a ragione – qua-
lunque forma di accostamento a quelli che erano percepiti sempre e comunque
come dei pagliacci in costume, progressivamente si è assistito a una “scoperta” e
a un impiego della Rievocazione Storica da parte delle istituzioni accademiche e mu-
seali. Nuove problematiche nascono ora dal fatto che la “scoperta” per molti è stata
fatta sulla base dell’aspetto più eclatante e appariscente della Rievocazione, ovvero
quello dell’animazione, che rischia di diventare per alcuni l’unico canone di scelta.
Sempre più spesso i musei e le aree archeologiche si popolano a tratti di Rievocatori
Storici o supposti tali che fungono innegabilmente da polo attrattivo. è fondamentale
a questo punto del percorso di sdoganamento della Rievocazione Storica italiana
che le istituzioni museali e accademiche operino delle valutazioni draconiane e delle
doverose cesure, rifuggendo le facili scorciatoie»25.
Proprio ora, evitando nuovi fallimenti, si deve iniziare a distinguere e fare chia-
rezza. Per precisione: la vera ricostruzione storica aspira a essere inappuntabile
nella produzione di indumenti o di attrezzi o di armi, nel tentativo di comportarsi e
ripetere gesti antichi e si tratta di un’attività che richiede studio e applicazione, ore
ed ore passate in biblioteca ad aggiornarsi e “sul campo” a sperimentare. E soprat-
tutto ha un progetto. Per esempio, restando in campo altomedievale, il gruppo La
Fara ricostruisce e personifica alcune delle tombe scavate a Cividale, sperimenta
la ricostruzione degli abiti sulla base dei resti tessili presenti in alcune delle sepolture,
tocca tutta la serie delle figure attestate (dall’arimanno al servo). Oppure i Winileod
che, oltre all’esperienza dei Fortebraccio Veregrense (riprendendo i dati delle ne-
cropoli marchigiane), sperimenta con la costola Winileod le sonorità di strumenti
musicali attestati in tombe e iconografie dell’alto medioevo europeo.
Questa è ricostruzione storica e ricostruire, nella migliore delle accezioni, ha quindi
il significato di dare materialità alla storia e operare affinché si comunichino al pub-
blico le società del passato nella maniera più oggettiva possibile. I ricostruttori, pur
realizzando o partecipando talvolta a rievocazioni, in realtà tendono a rappresentare
degli operatori di divulgazione del dato storico o archeologico, senza mancare di per-
seguire durante le loro sperimentazioni, nuova conoscenza, in quanto attivi e prota-
gonisti nell’archeologia sperimentale, dovendo ricostruire i propri corredi.
Chiaramente non è il caso di tutti coloro che fanno ricostruzione e rievocazione;
sono pochi quelli intenti a percorrere questa strada meno facile e, ripeto, capace di
inserirli in politiche di valorizzazione e divulgazione dei beni culturali, attrattivamente,
iniziando a creare in prospettiva un nuovo orizzonte nel mercato del lavoro culturale.
Dall’altro versante, il mondo accademico e museale inizia ad ascoltarli producendo
anche ottime operazioni. Ma attenzione a coloro che intendono avvalersi dei reenac-
tors: bisogna liberarsi dall’eredità degli eventi rievocativi tradizionali, in cui il “numero
di guerrieri” determina il valore del contributo fornito da un gruppo; bisogna saper
scegliere in coerenza con il periodo e il contesto rappresentato o scelto e soprattutto
Http://napoli.repubblica.it/cronaca
evitare di mischiare ottimi reenactors con gruppi approssimati o che non detengono
24
demia.edu/s/335a1533ee/figurante-a-
chi. l’altra parte i ricostruttori devono realmente saper sostenere il compito che gli viene
107
tabili alle diverse realtà individuali, in grado di fornire servizi veramente innovativi e
di qualità che possano garantire un vero valore aggiunto in valorizzazione e promo-
zione. è l’antitesi esatta della diffusa tendenza a perseguire standard comuni che
non può aderire a contesti che sono estremamente vari, sia nella loro offerta che
negli attori incaricati della loro gestione e amministrazione.
Il modello che si tenta di proporre è quindi un’evoluzione della tradizionale offerta
culturale del nostro paese, a lungo legata allo “sfruttamento” di monumenti, di col-
lezioni e di un immenso patrimonio sentito inesauribile e in sé capace di attrarre in-
teresse e turismo; unendosi in un progetto in progress e nel tentativo di coinvolgere
la comunità come parte attiva sino al mecenatismo; promuovendo un approccio di-
retto e partecipativo al pubblico. In altre parole, raccontiamo un modello interpreta-
tivo archeologico, un’idea progettuale, un’esperienza di ricerca e di lavoro collettiva
26
Si veda http://www.archeodromopog- e pluriennale sul sito, nel tentativo continuo di far crescere qualitativamente l’offerta.
gibonsi.it/eventi/erec-et-enide-spettacolo- Ci approcciamo alle persone organizzando eventi per comunicare in modo sem-
di-david-riondino; oppure si veda http://
www.archeodromopoggibonsi.it/eventi/gi plice e diretto tutta la conoscenza prodotta durante anni di ricerca, così come la di-
ovanni-viii-spettacolo-teatrale. dattica (per le scuole) e l’istruzione (per gli appassionati e ricercatori), attività che
27
Per esempio http://www.archeodro- forniscono informazioni scientifiche e qualità; ma non esitiamo di fronte alla conta-
mopoggibonsi.it/eventi/ivar-e-svala-fra-
telli-vichinghi. minazione: l’Archeodromo ospita, e vede partecipare attivamente i ricostruttori,
28
Http://www.archeodromopoggibonsi.it/ anche operazioni diverse dalla sola narrazione del villaggio di IX-X secolo: spettacoli
eventi/scriptorium-la-scrittura-epoca-car- teatrali in tema26, presentazioni di libri27, eventi didattici o educativi specifici28, coin-
olingia.
volgimento del pubblico in attività di routine come il restauro delle capanne (quindi
Http://www.archeodromopoggibonsi.
creando su questo un evento specifico)29, iniziative particolari insieme ad altri rico-
29
it/eventi/restaurando-le-capanne.
30
Http://www.archeodromopoggibonsi.it struttori nazionali e internazionali30 oppure importanti ricercatori31, summer school.
/eventi/lombavaria-tra-bavari-longbardi-e- In particolare, siamo giunti alla terza edizione di un corso di successo “Materialità
franchi.
Per esempio la giornata dedicata alle
della storia. Archeologia sperimentale e living history. La formazione di una nuova fi-
gura di operatore dei beni culturali”, già chiaro nel titolo, con il quale tentiamo di al-
31
i.it/summer-school.
33
Nel 2015 il Premio Riccardo Francovich su canali nazionali (diciannove in tre anni) e i premi ricevuti33. Ma anche il coinvolgi-
conferito dalla Sami (Società degli archeo- mento di altre realtà locali (per esempio il Laboratorio sperimentale di Iconografia)34,
logi Medievisti Italiani) al museo o parco ar-
cheologico italiano che, a giudizio dei propri di cittadini che a vario titolo portano il loro contributo, chi partecipando direttamente
Soci e dei cittadini partecipanti alla vota- alle aperture e agli eventi, chi facendo regolarmente foto e video, chi coadiuvandoci
zione, rappresenta la migliore sintesi fra ri-
gore dei contenuti scientifici ed efficacia in ogni frangente ecc. (fig. 10).
nella comunicazione degli stessi verso il Inoltre, si sta ripopolando la fortezza, tramite iniziative che la coinvolgono nella
pubblico dei non specialisti. Nel 2016 il
Premio Italia Medievale conferito dall’As-
sua interezza, in un rapporto stabile istituito con la nuova gestione dei servizi di ri-
sociazione Culturale Italia Medievale. Nel storazione, con la realizzazione di tre laboratori destinati alla ricostruzione (falegna-
2017 il Premio progetto Art Bonus del- meria, sartoria-cuoieria, deposito per attrezzature) e in previsione l’allestimento di
l’anno conferito da Lubec Lucca-MiBACT.
34
Https://www.facebook.com/laborato-
nuovi spazi, come il bastione detto “del gusto” che diventerà il deposito visitabile dei
riosperimentaleiconografia. materiali di scavo e tanto altro ancora. La stessa riapertura degli scavi archeologici,
109
dopo dieci anni di interruzione, costituisce il segnale del forte investimento che l’Am- Fig. 9. Locandina summer school
ministrazione Comunale sta facendo sul proprio patrimonio. 2017.
La prospettiva è in sviluppo e si stanno avviando nuovi rapporti finalizzati a co- Fig. 10. Esempio di partecipazione e
struire una rete con altre amministrazioni pubbliche e con esercenti locali. Possiamo apprezzamento della popolazione di
definirli sistemi virtuosi trasversali che portano cultura, comunità, istituzioni educa- Poggibonsi: quadro dedicato all’Ar-
tive, tour operator, artigianato e imprese commerciali a lavorare insieme per mi- cheodromo dalla signora Pina Co-
stanzo.
gliorare l’offerta e generare ricchezza. Questo è quello che stiamo cercando di fare
a Poggibonsi e nel distretto di Valdelsa, con accordi su diversi livelli istituzionali e
produttivi. Tra vicine amministrazioni al fine di creare un distretto culturale basato
sul Medioevo e la ricostruzione storica. Con operatori economici diversificati dai
quali è nata una domanda di ridistribuire sul territorio i benefici e il movimento di
persone che l’operazione Archeodromo crea ormai con stabilità; mirano alla pro-
duzione e alla vendita di produzione artigianale di qualità. La storia diventa così un
marchio per la promozione e la caratterizzazione di un’intera area, che quindi si pre-
senta ai visitatori e ai cittadini come una comunità a conoscenza del suo passato,
riflettendo attivamente sulle sue peculiarità, attualizzandolo nel farne uno strumento
di crescita culturale, sociale e produttivo.
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BIBLIOGRAFIA
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PROGETTI DI ARCHEOLOGIA
strutture materiali con i dati catastali. La ricerca, condotta nel corso
di una winter school dell’Università di Padova e guidata dal prof. G.P.
Brogiolo, ha visto operativi studenti e dottorandi ai quali si deve gran
parte dei rilievi e delle analisi degli alzati degli edifici signorili, che hanno
permesso di produrre la prima sequenza cronologica ragionata della
nascita e dello sviluppo dei diversi quartieri che compongono l’attuale
centro storico.
La seconda parte del volume si compone di saggi dedicati all’Ar-
cheologia partecipata, il più importante strumento di conoscenza che
si basa sull’interazione tra competenze accademiche, conoscenze e
necessità conoscitive delle popolazioni locali ed esigenze delle diverse
categorie di operatori e imprenditori operativi sui territori.
Un altro saggio è dedicato al Parco Archeologico di Poggibonsi, una
realtà Open Air d’avanguardia, capace di coinvolgere istituzioni e ope-
ratori locali. Il terzo saggio presenta le attività che il gruppo di Archeo-
logia Medievale dell’Università di Padova ha condotto nel capoluogo e
nel territorio dei Colli Euganei. Un’esperienza coinvolgente e totale, che
ha permesso di valorizzare bacini territoriali di grande interesse pae-
ISBN
978-88-99547-17-2
SAP
Società
Archeologica