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Mirko Vagnoni
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Dunque gli studiosi che solo di sfuggita si sono dedicati a tale argo-
mento hanno insistito senza soluzione di continuità sui concetti di sovra-
no come a Deo coronatus, rex et sacerdos, christomimetes, imago Dei e detento-
re indiscusso di un potere di natura sia temporale che spirituale (tanto da
avere, quasi come una sorta di re e allo stesso tempo pontefice, una piena
autorità anche sulla Chiesa del suo regno). Nell’evocare una siffatta pote-
stà regia è stato comunemente visto nel sovrano normanno, in un conte-
sto ideologico che ormai vedeva nell’Europa la desacralizzazione dell’au-
torità monarchica a seguito della riforma della Chiesa e della lotta per le
investiture, l’unico in grado di attribuire alla propria persona quegli
immaginifici modelli di sacralità che avevano caratterizzato le dinastie
degli Ottoni e dei Franconi (almeno fino ad Enrico III) e che costituivano
da sempre parte integrante dell’ideologia politica degli imperatori di
Bisanzio.
Da una sistematica analisi delle raffigurazioni ufficiali di Ruggero II,
Guglielmo I e Guglielmo II è emerso in realtà un modello di sacralità
alquanto diverso. Se i riferimenti in tal senso sono certamente innegabili,
questi non vengono assolutamente esplicati in tutte le loro potenzialità e
ai livelli che la precedente storiografia aveva proposto. Infatti non solo
non è presente il benché minimo elemento cristomimetico o di assimila-
zione del sovrano ad una figura della sfera celeste o di rex et sacerdos deten-
tore di poteri sia della sfera temporale che di quella spirituale, ma addi-
rittura anche il tema del re a Deo coronatus risulta proposto con scarsa
intensità e il legame con l’elemento sacro e divino è generalmente espres-
so in maniera mediata e quindi indiretta.
Partendo da queste riflessioni mi sono posto l’obiettivo di verificare se
tale tipologia di sacralità trovava o meno conferma anche all’interno del-
le fonti scritte compresi ovviamente quei diplomi regi che furono realiz-
zati all’interno della cancelleria normanna5 e che sono oggetto specifico
della mia relazione.
Questi ultimi, come ben noto, oltre ad una funzione giuridica e ammi-
nistrativa costituiscono anche un efficace mezzo per presentare ufficial-
mente e celebrare il sovrano emanante e per questo risultano fonti molto
importanti per l’indagine della regalità. Certamente in questa sede non
saranno tanto gli elementi estrinseci ad interessarci (con l’eccezione in
parte dei segni grafici come la rota) quanto invece quelli intrinseci e, nel-
lo specifico, l’intitulatio, la subscriptio, la datatio e soprattutto l’arenga (i
luoghi ove generalmente vengono espresse esplicite considerazioni sul
potere regio e sul ruolo svolto dal re all’interno della società). In partico-
lare sono oggetto della mia indagine gli espliciti riferimenti presentati
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alla semplice immagine del sovrano impegnato nella difesa della cristia-
nità espressa tramite il «dei cristiani aiutatore» che compare talvolta nel
titolo dei diplomi in greco e sempre nella sottoscrizione sia di quelli gre-
ci che latini. Stesso concetto è inoltre egualmente formulato nell’intitula-
tio latina di questo stesso sovrano attraverso l’espressione «adiutor Chri-
stianorum et clipeus».
Un discorso a parte meritano i diplomi in arabo (jar da)1. Questi infat-
ti hanno delle loro specifiche caratteristiche che non li rendono formal-
mente assimilabili né a quelli in greco né a quelli in latino. Essi fanno
riferimento nel corso del testo al re, celebrandone la figura attraverso una
serie di epiteti, ma in realtà non sono emessi direttamente da lui ma sem-
plicemente su suo ordine e, stando all’accurato studio del Johns, da un
ufficio (il regio d w n) vicino sì al monarca ma esterno alla sua cancelleria
e che agisce per sue peculiari funzioni amministrative e in maniera tutto
sommato piuttosto autonoma. Infatti nel testo ci si riferisce al sovrano alla
terza persona e si spiega esplicitamente come ci si sia impegnati nella
scrittura di tali documenti per sua specifica disposizione. Dunque, nono-
stante la spiccata funzione propagandistica attribuitagli dallo stesso
Johns, questi sembrerebbero presentare un punto di vista diverso rispetto
a quello degli altri diplomi che stiamo qui analizzando. Si noti inoltre che
spesso le traduzioni degli appellativi regi (laqab e alq b) qui inseriti sono
tra loro alquanto discordanti rendendo così difficile, fermo restando un
generale senso teocratico di sacralizzazione della figura del re e di prove-
nienza divina del potere, la possibilità di un’analisi più approfondita del
loro specifico messaggio.
Vediamo adesso quale modello di sacralità emerge dalle arenghe e dal
corpo del testo in genere. In realtà anche qui la sacralizzazione del potere
non è l’aspetto sul quale si insiste di più. L’azione del sovrano nei con-
fronti delle istituzioni ecclesiastiche è, ad esempio, generalmente dettata
da un intento devozionale: in rispetto e lode di Dio e in tutela dei poveri
e degli ecclesiastici a rimedio per i propri peccati o per quelli dei suoi pre-
decessori, o successori, in vista del conseguimento del Regno dei Cieli.
Altresì quello su cui maggiormente si insiste è la devozione, la pietà e la
clemenza del re e il suo allinearsi ai precetti divini ma senza attribuire a
questo espliciti valori politici. Ciononostante qua e là ricorrono tra le
righe, sempre all’interno dei diplomi indirizzati agli enti religiosi, alcuni
riferimenti alla diretta provenienza da Dio della corona e dell’autorità di
governare e amministrare il Regno (si noti, con una maggiore intensità
sotto Guglielmo I e una riduzione al contrario con Guglielmo II)12. Inve-
ce solamente nello specifico del diploma latino di Ruggero II n. 48 si fa
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In definitiva dunque quello che emerge dal testo dei diplomi norman-
ni è sostanzialmente un modello di sacralità fortemente ridotto. Certa-
mente il re e il suo potere sono posti, dai vari auctores, in relazione con Dio
e si fa esplicitamente riferimento, anche se semplicemente tra le righe e
senza che ciò costituisca il tema centrale di tale tipologia di fonte, all’auc-
toritas divina manifestata attraverso l’immagine metaforica del re come a
Deo coronatus, ma a parte questo non vi si trovano assolutamente allusioni
a concetti ideologici quali quelli del rex et sacerdos e del re cristomimetes che
la precedente storiografia aveva, sic et simpliciter, evocati.
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Testimonianze degli arabi in Italia, Roma 1988, pp. 57-76; T. Kölzer, Cancelleria e cul-
tura nel regno di Sicilia (1130-1198), in Cancelleria e cultura nel Medio Evo, cur. G.
Gualdo, Città del Vaticano 1990, pp. 97-118 (che traduce in italiano: Id., Kanzlei und
Kultur im Königreich Sizilien (1130-1198), «Quellen und Forschungen aus italieni-
schen Archiv und Bibliotheken», 56 [1986], pp. 20-39); H. Enzensberger, La cancel-
leria normanno-sveva tra unità monarchica e tendenze regionali, in Unità politica e differen-
ze regionali nel regno di Sicilia, cur. C. D. Fonseca - H. Houben - B. Vetere, Galatina
1992, pp. 105-18; C. Brühl, Die normannische Königsurkunde, in Civiltà del Mezzogior-
no d’Italia. Libro scrittura documento in età normanno-sveva, cur. F. D’Oria, Salerno 1994,
pp. 369-82; H. Enzensberger, Le cancellerie normanne: materiali per la storia della Sicilia
musulmana, in Del nuovo sulla Sicilia musulmana, cur. B. Scarcia Amoretti, Roma 1995,
pp. 51-68; T. Kölzer, Die normannisch-staufische Kanzlei (1130-1198), «Archiv für
Diplomatik», 41 (1995), pp. 273-90; V. von Falkenhausen, I diplomi dei re normanni
in lingua greca, in Documenti medievali greci e latini. Studi comparativi, cur. G. De Gre-
gorio - O. Kresten, Spoleto 1998, pp. 253-308; G. Loud, The Chancery and Charters
of the Kings of Sicily (1130-1212), «English Historical Review», 124 (2009), pp. 779-
810.
6. Rogerii II. regis diplomata latina, ed. C. Brühl, «Codex diplomaticus regni Sici-
liae», ed. C. Brühl - F. Giunta - A. Guillou, «Diplomata regum et principum e gen-
te Normannorum», II 1, Köln-Wien 1987; Guillelmi I. regis diplomata, ed. H. Enzens-
berger, Codex diplomaticus regni Siciliae, III, Köln-Weimar-Wien 1996, Additamentum
ad diplomata latina Rogerii II. regis, pp. 133-56.
7. S. Cusa, Diplomi Greci ed Arabi di Sicilia. Pubblicati nel testo originale, tradotti ed
illustrati, Palermo 1868-1882 (purtroppo con il solo regesto in italiano). Esclusiva-
mente per quelli in arabo Jeremy Johns, Nadia Jamil e Alex Metcalfe stanno lavo-
rando ad una nuova edizione ma al momento ci possiamo avvalere solamente dei rege-
sti aggiornati e integrati con la documentazione relativa a Messina (rinvenuta a Sivi-
glia nell’Archivo General de la Fundación Casa Ducal de Medinaceli) a opera del
Noth (Brühl, Diplomi e cancelleria di Ruggero II cit.) e del Johns (J. Johns, Arabic
Administration in Norman Sicily. The Royal D w n, Cambridge 2002). Alcune tradu-
zioni in inglese, italiano o latino di questi diplomi sono comunque reperibili in: R.
Pirri, Sicilia sacra. Disquisitionibus et notitiis illustrata, Palermo 1733; A. Mongitore,
Bullae, privilegia et instrumenta Panormitanae Metropolitanae Ecclesiae, Panormi 1734; G.
Spata, Diplomi greci siciliani inediti. Ricavati da alcuni manoscritti della Biblioteca Comu-
nale di Palermo, in «Miscellanea di Storia Italiana», 9 (1870), pp. 373-512; Id., Diplo-
mi greci siciliani inediti, in «Miscellanea di Storia Italiana», 12 (1871), pp. 5-112;
Johns, Arabic Administration in Norman Sicily cit. Inoltre un transunto in latino di età
successiva è reperibile anche in: C. A. Garufi, I documenti inediti dell’epoca normanna in
Sicilia, Palermo 1899. Facendo ricorso al regesto dei diplomi di Ruggero II realizza-
to dal Caspar (E. Caspar, Roger II. (1101-1154) und die Gründung der normannisch-sizi-
lischen Monarchie, Innsbruck 1904) e poi integrato dal Collura (P. Collura, Appendice al
regesto dei diplomi di re Ruggero compilato da Erich Caspar, in Atti del Convegno Interna-
zionale di Studi Ruggeriani, Palermo 1955, II, pp. 545-626) e dall’Enzensberger (H.
Enzensberger, Beiträge zum Kanzlei- und Urkundenwesen der normannischen Herrscher
Unteritaliens und Siziliens, Kallmünz 1971) se ne sarebbero potuti reperire qua e là
altri ma in attesa di una più filologicamente corretta edizione abbiamo preferito non
spingerci oltre.
8. Guillelmi I. regis diplomata, cit. La traduzione in italiano di uno dei diplomi gre-
ci è reperibile in: Spata, Diplomi greci siciliani inediti cit.
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9. Guillelmi II. regis diplomata, ed. H. Enzensberger. L’indice e grosso modo una
cinquantina di atti sono reperibili in anteprima on-line su: http://www.hist-hh.uni-
bamberg.de/WilhelmII/index.html. Un preliminare piano del lavoro era comunque
già apparso nel 1982: H. Enzensberger, Utilitas Regia. Note di storia amministrativa e
giuridica e di propaganda politica nell’età dei due Guglielmi, in «Atti dell’Accademia di
Scienze, Lettere e Arti di Palermo», 1 (1981/1982), pp. 23-62. Inoltre tramite le
indicazioni contenute nel suddetto elenco on-line integrate con due regesti relativi ai
diplomi dei sovrani normanni (W. Behring, Sizilianische Studien. II. Regesten der nor-
mannischen Königshause, ora in Id., Sizilianische Studien. Die Gründung der Monarchie,
Berlin 1882, pp. 3-28; Enzensberger, Beiträge zum Kanzlei- und Urkundenwesen cit.) è
stato possibile rinvenire grosso modo un’altra cinquantina di documenti in: F. Ughel-
li, Italia sacra. Sive de episcopis Italiae et insularum adiacentium, VII, Roma 1659; Id.,
Italia sacra. Sive de episcopis Italiae et insularum adiacentium, VIII, Roma 1662; Pirri,
Sicilia sacra cit.; Cartulaire de l’Église du Saint Sépulcre de Jérusalem. Publié d’après les
manuscrits du Vatican, ed. E. de Rozière, Paris 1849; Urkunden zur älteren Handels und
Staatsgeschichte der Republik Venedig, Wien 1856; Codice diplomatico del regno di Carlo I e
II d’Angiò, ed. G. Del Giudice, I, Appendice, 1, Napoli 1863; De B. Joachimo Abbate,
in AASS, mese*** volume***, coll. ***; Liber Iurium Reipublicae Genuensis, in Histo-
riae Patriae Monumenta, VII, Torino 1881; C. Minieri Riccio, Saggio di codice diploma-
tico. Formato sulle antiche scritture dell’Archivio di Stato di Napoli, Supplemento, 1,
Napoli 1882; Garufi, I documenti inediti cit.; L. von Heinemann, Normannische Herzogs-
und Königsurkunden. Aus Unteritalien und Sizilien, Tübingen 1899; Codice Diplomatico
Barese, ed. a cura della Commissione Provinciale di Archeologia e Storia Patria, V, Le
pergamene di S. Nicola di Bari. Periodo Normanno (1075-1194), Bari 1902; K. A. Kehr,
Die Urkunden der Normannischen-Sicilischen Könige. Eine diplomatische Untersuchung,
Innsbruck 1902; H. Niese, Normannische und Staufische Urkunden aus Apulien, «Quel-
len und Forschungen aus italienischen Archiv und Bibliotheken», 9 (1906), pp. 221-
70; F. Schneider, Neue Dokumente vornehmlich aus Süditalien, «Quellen und Forschun-
gen aus italienischen Archiv und Bibliotheken», 16 (1914), pp. 1-54; G. B. Siragu-
sa, Il regno di Guglielmo I in Sicilia. Illustrato con nuovi documenti, Palermo 1929; Codi-
ce Diplomatico Brindisino, ed. G. M. Monti, I, Trani 1940; A. Pratesi, Carte latine di
abbazie calabresi provenienti dall’Archivio Aldobrandini, Città del Vaticano 1958; W.
Holtzmann, Papst-, Kaiser- und Normannenurkunden aus Unteritalien, «Quellen und
Forschungen aus italienischen Archiv und Bibliotheken», 42/43 (1963), pp. 56-118;
R. Volpini, Diplomi sconosciuti dei principi longobardi di Salerno e dei re normanni di Sici-
lia, in Contributi dell’Istituto di Storia Medioevale, I, Raccolta di studi in memoria di Gio-
vanni Soranzo, Milano 1968, pp. 481-544.
10. A. Pertusi, Aspetti letterari: continuità e sviluppi della tradizione letteraria greca, in
Il passaggio dal dominio bizantino allo stato normanno nell’Italia meridionale, cur. C. D.
Fonseca, Taranto 1977, pp. 63-120; Falkenhausen, I diplomi dei re normanni in lingua
greca cit.; Ead., Kovmh;", douvx, privgkuy, rihvx, basileuv". Zu den griechischen Titeln der nor-
mannischen Herrscher in Süditalien und Sizilien, in «Palaeoslavica», 10 (2002), pp. 79-
93; H. Enzensberger, Zu den Titulaturen in den süditalienischen Privaturkunden unter
Normannen und Staufer, in «Nea Rhome. Rivista di Ricerche Bizantinistiche», 4
(2007), pp. 239-65.
1. J. Johns, I titoli arabi dei sovrani normanni di Sicilia, in «Bollettino di Numi-
smatica», 6-7 (1986), pp. 11-54; Id., I re normanni e i califfi f timiti. Nuove prospettive
su vecchi materiali, in Del nuovo sulla Sicilia musulmana cit., pp. 9-50; Nobiles Officinae.
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Perle, filigrane e trame di seta dal Palazzo Reale di Palermo, cur. M. Andaloro, Catalogo
della Mostra (Palermo, Palazzo dei Normanni, 17 dicembre 2003 – 10 marzo 2004),
Palermo-Catania 2006, I, pp. 54-9 e 60-1; J. Johns, Le iscrizioni e le epigrafi in arabo.
Una rilettura, in Nobiles Officinae cit., II, pp. 46-67; ma soprattutto Id., Arabic Admin-
istration in Norman Sicily cit.
12. «In regni regimine, Domino disponente, promoti conspicimur»; «ob amorem
regis celestis, per quem subsistimus et regnamus,»; «nos igitur, cui Deus in regni
Sicilie primo solio voluit presidere»; o ancora «qui [cioè il Dio Salvatore] nobis et
honorem contulit et nomen nostrum laude regia decoravit» ecc. Citazioni dai diplo-
mi latini di Ruggero II nn. 16, 38, 43 e 68. Ma frasi dello stesso tenore anche nei nn.
23, 32, 40 e nel greco n. 42; in quelli di Guglielmo I nn. 7, 14, 15, 22 24, 25 e 33;
e in quelli di Guglielmo II nn. 61, 66, 89 e 138.
13. «Sacrosancte igitur matris nostre Romane ecclesie auctoritate». Citazione dal
diploma latino di Ruggero II n. 48.
14. «Regii diadematis nostri primitias in ipsa et ab ipsa suscepimus». Citazioni
dal diploma greco di Ruggero II n. 76 e da quello di Guglielmo I n. 27.
15. «Nobis a Deo concessa»; «que nobis omnipotentis Dei misericordia habere
concessit»; o ancora «cuius [cioè Dio] misericordia nostra prosperantur in melius»
ecc. Citazioni dai diplomi latini di Ruggero II nn. 31, 43 e 48. Ma frasi dello stesso
tenore ancora nei n. 48 e 77 e nei greci n. 76 e 81; in quelli di Guglielmo I nn. 12,
22 e 27; e in quelli di Guglielmo II nn. 61, 89 e 90.
16. «Ipso [cioè il Signore] prestante»; «Deo annuente»; o ancora «volente Deo et
Salvatore nostro cooperante, [...] Deo annuente»; oppure «aspirante nobis itaque sep-
tiformis Salvatoris gratia»; «nos divino tacti ammonitu»; o anche «ex Dei gratia» ecc.
Citazioni dai diplomi latini di Ruggero II nn. 16, 19, 68, 48, 49 e 75. Ma espressio-
ni sostanzialmente dello stesso tenore anche nei diplomi di Guglielmo I nn. 24 e 25
e in quelli di Guglielmo II n. 91 e, con più incisività («Domino inspirante»; «inspi-
rationis divine clementia»), nn. 90, 105, 119 e 123.
17. «La mia potenza a Dio cara ed accetta»; e «inter actus nostros, et operum
dispositionem, que Rex regum omnium, et dominantium dominator à primordiis
nostri regiminis clementer direxit, et misericorditer custodivit, [...] quo [cioè da Dio]
propitiante tranquillum nostrum regnum in pace fovetur, et omnes eminus turbines
propelluntur». Citazioni dal diploma n. 9 di Guglielmo I e da quello n. 89 di
Guglielmo II (ma espressioni simili anche nei n. 66 e 143).
18. «Religionem augere, locis venerabilibus necessitatem supplere per helemosi-
narum amministrationem»; «venerabiles Dei domos ab eo ditati ditamus, adaucti per
ipsum augemus, protecti, et provecti ab eo provectui dare contendimus»; oppure
«quae ad divina spectant templa, in hoc pacifico statu cum alacritate secura reddere,
et ad summum confirmare» ecc. Citazioni dal diploma latino di Ruggero II n. 16 e
da quelli greci nn. 76 e 81. Ma grosso modo gli stessi concetti ricorrono anche nei
latini nn. 32, 64, 64A, 65, 66, 67; in quelli di Guglielmo I nn. 2, 8, 11, 16, 22, 24,
27 e 33; e nel n. 66 di Guglielmo II.
19. «Status ecclesiarum tam in temporalibus quam in spiritualibus congrua susci-
piat incrementa». Citazione dal diploma n. 25 di Guglielmo I.
20. «Sicut radius solis, totum mundum illuminat, tamquam flumen implens
locum sui cursus, ita potestas mea serenitatis gratias omnibus subditis donat». Cita-
zione dal diploma greco n. 69 di Ruggero II.
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