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LA DIGNITA E LA MISERIA DELLUOMO NEL PENSIERO EUROPEO Auti del Convegno internazionale di Madrid 20-22 maggio 2004 LA DIGNIDAD Y LA MISERIA DEL HOMBRE EN EL PENSAMIENTO EUROPEO Actas dl Congreso internacional de Madrid 20 0.22 de mayo de 2004 i ACURADI | GUIDO M. CAPPELLI ( 2 SALERNO EDITRICE ROMA I volume @ stato pubblicato con il eontibuto del ‘Ministerio de Educacion y Ciencia (MEC-Spagna) BFF2002-12381-E. ISBN 88-8402-521-4 ‘Tutti divi’ rservati - All rights reserved Copyright © 2006 by Salerno Editrice SL, Roma. Sono rigorosamente vietat la ripro- duzione, la traduzione, Padattamento, anche parziale o per estat, per qualsias uso e con ualsasi mezzo effettuat, compres la copia fotostatica il microfiim, la memorizzazione eleteonica, ecc, senza la preventiva autorizzazione scrita della Salerno Editrice Sr ‘Ogni abuso sara perseguito a norma di legge. INTRODUZIONE DIGNITA E MISERIE VECCHIE E NUOVE* Pochi concetti sono piti legati a un destino comune che quelli di “dignita” ¢ “miseria”; pochi termini sono pitt abusati della parola “di- gnita”. Un campo semantico sterminato ne accoglie le molteplici acce- zioni, frutto di una stratificazione millenaria che coincide con la specu- lazione occidentale ¢ risente della catica ideologica delle idee volta a volta soggiacenti, delle potenzialita performative di un concetto tra i meno descrittivi che si conoscano. Lincrocio degli usi e delle frequen- ze, poi, ne fa un tema “di moda”, un “classico” del dibattito interdisci- plinare, trasversale, con il rischio sempre presente di banalizzare, ripe- tere consegne, parole @ordine, proclami, o di rinchiudersi nella rico- struzione erudita, meramente archeologica, dall'apparenza oggettiva ¢ “sciemtifica”. E se miseria, “termine-funzione” che varia sul vyariare del primo, ha preso anche cammini differenti e nel cammino ha perduto parte della sua significativita di “parola politica”, dignita, dopo una com- plessa metamorfosi teorica che pare aver lasciato intatto quasi solo il significante, & emerso nella coscienza contemporanea come un concet- to-chiave del politico, ambiguamente pubblico ¢ tale dunque da non poter pitt ammettere (Se mai cid é stato possibile) un uso neutrale, un approccio “ingenuo”, uno sguardo tranquillo. Perché, nell'era della Scienza, finito, o in grave crisi, il tempo della parola (e della Parola), dopo la tempesta dei sospetti che ha spazzato ill XX secolo, dopo Nietzsche e Foucault, la condizione dell'uomo, la sua “dignita o miseria”, 'Uomo stesso, la “nuda vita”, non possono pitt es- * 1 par. 2 di questa Introduzione su La digit dellinfonsia si deve a Laura Calvo, dell Universita di Barcelona, che sta svolgendo un'accurata ricerca sullargomento. De- sideto qui ringraziare caldamente il prof. Francisco L. Lisi, dell Universita Carlos II de Madrid, ideatore del Convegno internazionale da cui prendono spunto questi Atti, e che me ne affid la pubbliczzione. Mi @ grato alles ricordare con riconoscenza le con- versazioni ¢ i consili del Gruppo di Filosofa dell'Universiti Carlos Il, ein particalare la gentile premura della collega Rocio Ors 7 GUIDO M. CAPPELLI sere concepiti solo, e neanche tanto, nei termini rassicuranti dei miti greco-latini e rinascimentali, né da una prospettiva unitaria, inevitabil- mente riduttiva, illusoria, per erudita che sia. Esplosa Fequazione diret- ta uomo-dignit’ per il peso stesso della frammentazione o della molti- plicazione delle nozioni di umanita, proliferano le dignita, moltiplican- dosi per quanti sono i soggetti che a essa, 0 a esse, aspirano, che la cer cano, ne prendono coscienza, la rivendicano ~ 0, al contrario, la rifiutano come concetto egemonico. FE in effetti, la dignita ¢ un concetto forte- mente ideologizzato.! Da quando la dignitas non signifia pit solo o tanto un’eccellenza per- sonale o sociale o uno slancio verso Dio; da quando ha cominciato a sfumarsi ldea di “uomo” a tutto tondo e il confine tra vita, nascita, morte ha perso i stoi contorni definiti; da allora, il campo delle possi- bili dignitd umane si presenta immensamente allargato e complicato: degno dhie di che cosa? Bisogna dunque assumere i tischi della moltepli- citi, affrontare le trappole che si tendono a chi parla da una disciplina ma pere allealtre discipline. Parlarne, allora, non pud essere che sugge- rire appunti e spunti, riflessioni o anche provocazioni su tipi versioni i dignitas nel tempo e nello spazio, che, in un gioco di specchi, riman- dano sempre alle corrispondenti miserie ~ o a tina gran miseria o a una tremenda illusione -, un gioco in cui il Bene e il Male si confondono, si rincotrono e a volte coincidono. Dignita eccellenza felicita bellezza maesta giustizia,¢ i loro contrari: con la prospettiva che di la storia, che @ sempre, con Croce, storia contemporanea. 1. “IN PRINCIPIO FU L'Uomo” «Molti si dinno prodigi, e niuno / meraviglioso pit delluomo», 1.Nella tipartizione dei conceti politic e sociali operata da Reinhart Koselleck ~ concetti tradizionali dal significato relativamente stable; concetti che hanno subito trasformazioni che ne hanno alterato profondamente la comprensione; e neologismi ~ quello di dignia pud insetitsi nel secondo gruppo; cosi pure, ¢ koselleckiana Videa di concetto ideologizzato, di cui si parla a testo: cf. A. Goutez Rass, Kosellec y la Bgrf- gechichte. Cuando el lenguaje se corta con la historia, Inroduecién a R. Koseuxscx, Hisora/ Ihsaoria, sad. sp. di A. GR, Madrid, Trott, 2004, pp. 9-2, alle pp. 16-12 8 DIGNITA E MISERIE VECCHIE E NUOVE canta il coro dell’ Antigone di Sofecle.? Ma, innanzitutto, di quale uomo parliamo? Racconta Senofonte (Memorabilia, 11 1 21-22) che quando Ercole giuinse sulla soglia del?adolescenza si trové di fronte a un bivio che lo obbligava alla scelta tra il cammino facile e gratificante del vizio € quello aspro e difficile della viru la celta etica, la domanda, Popzio~ ne, il dubbio, che fanno dell'uomo essere peculiare, il “prodigio” della terra, supetiore agli animali, sono una prerogativa dell'eroe, 'uomo “per cecellenza”, che si definisce a partire dal suo ethos e pertanto si dif- ferenzia non solo dagli animali, ma dagli altri uomini. Questo é il codice classico della dignita umana, il cui paradigma si situa al princi- pio dell’eta moderna, in quelPumanesimo rinascimentale che funse da culla della Modernit3. Un prestigioso storico contemporaneo ha rac- contato nel modo pitt illuminato ~ o piti condiscendente ~ gli elemen- ti costitutivi di questo uomo culturale classicamente atteggiato, «unio- ne di cielo e terra, “copula” e interprete del mondo», in questi ter- Luomo é superiore agli animali grazie alla ragione, il cui strumento essenziale é la parola. Con la parola ci si impadronisce delle lettere e delle bonae ates, che non costituiscono un fattore aggiuntivo, ma la sostanza stessa del? humanitas. Lhumanitas, pertanto, pid che una qualit ricevuta passivamente, ® una dodtina che bisogna conquistarsi Di pii: 'antentica liberti umana si esercita attraverso il linguaggio, attraverso le discipline, sia nella vita civil, sia nella contempla- zione. Perché con questi strumenti l'uomo pud dominare la terra, edificare la societi, ottenere ogni conoscenza ed essere, cost, tutte le cose (un microcosm), realizzare davvero le possibilita divine assicurategli dal fatto di essere stato cteato a somiglianza di Dio.* 2. Antigone, v. 332, nella raffinata versione di Ettore Romagnol il contributo di C. Garcia Gual, alle pp. 75-86. 3. Una parabola che conobbe una lung, diffusione nel corso della storia della cultura @Occidente ed ebbe un‘eccezionale rinascita con I'amanesimo italiano: ne ho ticostrui~ to le vicende in Herules en la encjada ente Italia y Expat, in Ads del vir Congreso internacional de la AHLM, a cura di M. Fretxas c S. Iniso, Santander, Consejeria de Cultura del Gobierno de Cantabria-Aiio jubilar lebaniego-AHLM, 2000, pp. 503-13. 4-F. Rico, Laudes lierarum: wmanesimo edinitadeluomo nella Spagna del Rinasciment, in Ip, Il ogno dell umanesimo. Da Petrarca a Erasmo, ed. it. cura di GM. Cavort, Torino, Einaudi, 1998, pp. 142-71, alle pp. 149 ¢ 151. veda in questi Aus 9

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