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Sezione Speciale: Atti 5° Congresso SISEF: Foreste e Società - Cambiamenti, Conflitti, Sinergie
(a cura di: E. Lingua, R. Marzano, G. Minotta, R. Motta, A. Nosenzo, G. Bovio)

La ricerca di standard procedurali in assestamento: l’identità colturale ai


fini della compartimentazione

Agnoloni S (1), Bianchi M (1), Cantiani P (2), De Meo I (2), Ferretti F* (3), Guzzardo E (3)

(1) C.R.A. - Istituto Sperimentale per l’Assestamento Forestale e l’Alpicoltura (TN); (2) Istituto Sperimentale per la
Selvicoltura Arezzo (AR); (3) Istituto Sperimentale per la Selvicoltura S.O.P. Firenze (FI). - *Corresponding author:
Fabrizio Ferretti (fabrizio.ferretti@entecra.it).

Abstract: Standard procedures in forest management planning: cultural identity aimed at division into compartments.
Nowadays lots of answers are required concerning forest management planning. For this reason adopting
standard procedures in the planning process is becoming a necessity in the forest sector. The aim of this pa-
per is to identify standard procedures aimed at the division of forest into compartments, in the context of fo-
rest management plans. First of all we analyse the bases on which different systems of division into compart-
ments are founded. The approach of subdivision from bottom upwards (or by aggregation) is the most suita-
ble within the present context of sustainable management. The study points out both the potential and the
requirements of such an approach. In this way we have identified the characteristics which define and guide
the process and which should be gathered in a new key concept: the cultural identity. These characteristics
are: forest cover, composition, applicable silviculture, assignable function. The cultural identity - which in-
cludes physical, cultural and functional variables - offers a working system and a reasoning method that can
be repeated and applied to any situation..

Keywords: Management, Forest management planning, Cultural identity.

Received: Mar 10, 2006 - Accepted: Nov 13, 2006.

Citation: Agnoloni S, Bianchi M, Cantiani P, De Meo I, Ferretti F, Guzzardo E, 2006. La ricerca di standard procedurali
in assestamento: l’identità colturale ai fini della compartimentazione. Forest@ 3 (4): 569-573. [online] URL: http://www.-
sisef.it/.

Introduzione di gestione, strumenti che mirano a esaltare la molte-


Le variazioni della struttura metodologica per la plicità dei valori del bosco. Ciò ha provocato la crisi
realizzazione dei piani di assestamento forestale in del modello teorico del bosco normale classicamente
Italia sono strettamente dipendenti e conseguenti ai inteso e ha complicato l’impianto della struttura del
mutamenti della visione del "bosco" avvenuti nella piano. Lo stato attuale della pianificazione forestale
società nel recente passato. Il superamento della con- in Italia è quanto mai variegato a scala regionale e lo-
cezione del bosco erogatore di prodotti e la percezio- cale in termini di aree forestali oggetto di pianifica-
ne sempre più ampia della molteplicità e della com- zione e di criteri di pianificazione. Si nota spesso una
plessità delle funzioni e dei valori attribuibili al bo- forte discrasia tra le aspettative per i risultati della
sco hanno portato ad un ripensamento del ruolo del- pianificazione e i metodi di rilievo e di analisi del
l’assestamento così come classicamente era inteso. bosco, spesso indissolubilmente legati alla sola fina-
Dai piani di assestamento, strumenti che pianificano lità produttiva. E’ altresì forte l’esigenza della traspa-
la massima produzione compatibile della risorsa le- renza dello schema metodologico adottato e della
gno tramite razionalizzazione e ottimizzazione spa- sua più ampia condivisione possibile (almeno a scala
zio-temporale delle utilizzazioni, si è passati ai piani di regione, quando non a livello superiore).

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Obiettivi realtà amministrativa con l’intento di saggiare realtà


La definizione di standard metodologici e la loro il più possibile eterogenee e significative del panora-
diffusione permette di assicurare coerenza, confron- ma forestale nazionale (Ferretti 2005).
tabilità nel tempo e nello spazio e integrabilità delle
informazioni, delle prospettive e delle indicazioni Risultati
presenti nei singoli piani oltre a costituire il presup- Hellrigl definisce la compartimentazione assesta-
posto per la costruzione di sistemi informativi terri- mentale come "...l’insieme delle operazioni di suddivi-
toriali. Il problema della definizione di standard me- sione o di aggregazione e di evidenziamento eseguite nel
todologici per la pianificazione forestale si presenta, complesso assestamentale o sulla rappresentazione carto-
nel nostro paese, molto complesso data la grande va- grafica, al fine di creare i supporti necessari ad una razio-
riabilità degli ambienti forestali, le diverse tradizioni nale pianificazione e gestione..." (Hellrigl 1986). La
di gestione, il diverso grado di dettaglio e i diversi compartimentazione della foresta a fini assestamen-
criteri di assestamento presenti. Individuare metodi tali si risolve quindi in un insieme di operazioni di
applicabili all’intero territorio nazionale costituisce suddivisione (compartimentazione dall’alto) o di ag-
una meta importante che necessita della conoscenza gregazione (compartimentazione dal basso). I due si-
preliminare dei metodi di pianificazione presenti in stemi propongono alternative diverse nella costru-
Italia. Esaminando il livello aziendale della pianifica- zione del particellare forestale.
zione forestale, grazie anche all’analisi dei presuppo- La compartimentazione dall’alto, attraverso la sud-
sti storici e teorici del processo di compartimentazio- divisione del bosco in comparti operativi di dimen-
ne, si vuole illustrare il percorso logico che ha porta- sioni decrescenti (dalla compresa alla particella fore-
to ad identificare quegli elementi chiave che qualifi- stale), ha trovato applicazione nell’assestamento clas-
cano e guidano, ovunque e comunque, il processo di sico del XIX secolo e della prima metà del XX ed è
compartimentazione del bosco. L’espressione chiara, ancora adottata nell’assestamento basato sul metodo
analitica e, laddove utile, gerarchica di tali elementi analitico-spartitivo e su quello del controllo (MAF
permette di fondare, su di essi, i capisaldi di uno 1990).
schema di ragionamento ripercorribile e condivisibi- Questo tipo di assestamento, derivato dalla scuola
le. Da tale schema scaturisce un metodo standardiz- tedesca e austriaca, presuppone la visione del bosco
zato per la compartimentazione del bosco da testarsi come una "macchina atta alla produzione di legname"
nelle diverse realtà territoriali. (Patrone 1944). La funzione prioritaria del bosco
come bene atto a produrre legname presuppone che
Materiali e metodi anche la compartimentazione sia pianificata dall’alto
L’identificazione di procedure standard relative e a tavolino, attraverso una suddivisione in comples-
alla compartimentazione del bosco ha richiesto un si economici quali la classe di governo, la classe di
excursus sugli approcci assestamentali in Italia, in trattamento e la compresa definita come "...superficie
particolare circa i diversi sistemi di definizione del popolata con un’essenza trattata col medesimo turno e
particellare forestale utilizzati nell’assestamento clas- metodo di governo e per la quale si costruisce un piano
sico e quelli più recenti riferiti ad una visione multi- speciale di economia..." (Piccioli 1881). Secondo tale vi-
funzionale del bosco. Tramite l’analisi di tale approc- sione, la compresa rappresenta l’unità di gestione del
cio e l’identificazione dei requisiti attualmente ri- bosco. Generalmente i costi di questo tipo di assesta-
chiesti agli strumenti di pianificazione si evidenzia- mento impongono di optare per la realizzazione di
no le caratteristiche a cui deve rispondere una proce- una sola tipologia di classe economica, quella pro-
dura standardizzabile per la compartimentazione del duttiva. In questo contesto la particella forestale rap-
bosco. Scaturisce così una proposta metodologica per presenta l’unità tecnica di intervento e la costruzione
l’identificazione di una procedura standardizzabile del particellare viene realizzata in modo fisiografico
di compartimentazione del bosco. Tale proposta me- o, più spesso, artificiale avvalendosi della costruzio-
todologica è stata oggetto di validazione tramite una ne di viali regolari che attraversano il bosco (Di Tella
vasta campagna sperimentale che ha visto la realiz- 1930).
zazione di settanta piani sperimentali di gestione fo- Benché legato alla compartimentazione con criteri
restale aziendale (per una superficie complessiva di suddivisione, Di Tella individua nella particella
pari a oltre centomila ettari) nei diversi ambienti dal- forestale definita come "... porzione di bosco (suolo e so-
le Alpi alla Sicilia. Sono state testate situazioni assai prassuolo) nettamente omogenea in rapporto a tutti gli
variabili in termini di orografia, copertura forestale e elementi della produzione.."l’unità fondamentale del

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La ricerca di standard procedurali in assestamento

bosco asserendo che "come tale la particella costituisce del particellare assolva alle seguenti esigenze:
l’unità dell’assestamento e della gestione." (Di Tella • facilità di individuazione delle particelle sul terre-
1930). no;
Siamo ancora lontani da una logica della comparti- • omogeneità del contenuto delle particelle rispetto
mentazione per aggregazione ma già si avverte l’esi- all’oggetto rilevante per la pianificazione;
genza di dare al particellare una valenza gestionale. • costanza nel tempo dei confini particellari;
Negli anni quaranta, con Patrone, si passa dalla vi- Mentre è evidente l’utilità per il pianificatore-ge-
sione classica dell’assestamento, basata sulla costan- store di quanto espresso nei primi due punti, può ri-
za del prodotto, ad un assestamento basato sulla sultare più oscuro il motivo dell’importanza data al
geografia, sulla biologia e fisiologia della foresta. Si terzo punto. La costanza nel tempo dei confini parti-
mantiene ancora la suddivisione artificiale del bosco cellari e quindi la costanza dell’oggetto particella
in particelle al fine di migliorare la produzione le- svolge un ruolo fondamentale nella gestione delle in-
gnosa (rendendola massima, annua e costante) com- formazioni legate a quella particella e quindi alla
patibilmente con la conservazione della foresta (Pa- possibilità di effettuare analisi sull’evoluzione del
trone 1944). bosco a partire dai dati raccolti dall’assestatore e dal
Col trascorrere dei decenni, in seguito ai mutamen- gestore.
ti economici e sociali (sviluppo di nuove fonti per il Per rispondere coerentemente a queste esigenze si
riscaldamento, spopolamento delle montagne ecc.), propone un castello logico costituito da elementi
comincia a farsi strada una nuova visione del bosco spaziali e funzionali differenziati: particelle e sotto-
e, con esso, della pianificazione forestale; si pone in- particelle che costituiscono l’unità tecnica fondamen-
fatti, maggiore attenzione alle molte e possibili fun- tale di gestione della foresta.
zioni che i nostri comprensori boscati possono perse- L’ossatura della compartimentazione è formata
guire. In tale contesto si inserisce l’approccio della dalle particelle forestali, unità territoriali delimitate
compartimentazione per aggregazione (dalla parti- fisiograficamente, che costituiscono elementi impre-
cella forestale alla compresa). scindibili per rispondere coerentemente alla stabilità
Dall’analisi della pianificazione forestale degli ulti- nel tempo e alla facilità di individuazione dei confi-
mi decenni (Bernetti 1965, Bernetti & Cantiani 1967, ni. Le particelle così concepite non possono comun-
Bianchi 1984) emerge come la particella diventi sem- que garantire omogeneità al loro interno.
pre più una “unità tecnica della gestione della foresta" “In generale un soprassuolo forestale (o anche un appez-
(Hellrigl 1987). zamento attualmente privo di soprassuolo) è definito omo-
In questa prospettiva il particellare forestale costi- geneo nei riguardi dei caratteri considerati quando questi
tuisce lo strumento elementare della pianificazione: si manifestano con modalità pressoché uguali su tutta la
“lo scopo costitutivo del particellare forestale non è quello superficie [...] una porzione di bosco è da considerare omo-
della passiva e meticolosa riproduzione dei tematismi os- genea quando una sua metà casualmente presa riproduce
servati sul territorio, ma quello di delimitare unità coltu- abbastanza fedelmente, nei riguardi delle caratteristiche
rali omogenee ai fini della loro gestione" (Bianchi 1986). quantitative o qualitative considerate, le condizioni del-
La particella forestale così definita ottimizza l’ordi- l’altra..." (Hellrigl 1986).
namento del complesso assestamentale permettendo- Per gli scopi attuali della pianificazione forestale,
ne una chiara suddivisione spaziale e supporta l’ana- data l’importanza indiscussa di avere unità descritti-
lisi delle caratteristiche selvicolturali del bosco favo- ve di tipo omogeneo, è stata identificata una serie di
rendo l’individuazione degli indirizzi gestionali (Del parametri utile alla definizione di elementi che asso-
Favero et al. 1988). ciano alla composizione e alla struttura del sopras-
L’approccio della compartimentazione dal basso, suolo, le caratteristiche legate al processo gestionale
attraverso il processo di aggregazione delle particelle di tipo cioè “colturale”. Si arriva in questo modo a
forestali omogenee in comprese con le stesse finalità superare la forte visione produttivistica propria del-
gestionali, riscuote nell’ultimo trentennio molti con- l’assestamento forestale tradizionale.
sensi (Bernetti 1989, La Marca 1999, Del Favero 2000, La sintesi proposta definisce un nuovo concetto,
Ciancio et al. 2002). l’“identità colturale”.
Analizzati i due diversi approcci, è inoltre impor- L’identità colturale è costituita dall’insieme di
tante evidenziare che, al fine di una compartimenta- quattro attributi: copertura del terreno, composizio-
zione assestamentale razionale ed agevolmente rea- ne specifica, orientamento selvicolturale, funzione
lizzabile è necessario che il processo di costituzione assegnata.

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Fig. 1 - Riconoscimento delle identità colturali diverse (con istituzione di particelle o sottoparticelle distinte)
se si verificano cambiamenti che riguardano le quattro situazioni illustrate (a-d, da sinistra a destra).

Nel processo di compartimentazione al variare di non necessariamente coincide con la omogeneità di


uno o più di questi attributi si istituiscono particelle prescrizione. Le decisioni operate dal pianificatore
o sottoparticelle distinte. Ciò è possibile quando i nell’oggetto “sottoparticella” sia di tipo selvicoltura-
poligoni che si individuano hanno estensione ade- le sia infrastrutturale, non sono legate necessaria-
guata (limite minimo 0.5 ettari, limite massimo non mente all’intera sottoparticella, ma possono interes-
tassativo ma consigliabile non superiore a 20 ettari). sare anche solo una quota di essa e possono, quindi,
Nel caso di boschi coetanei è possibile considerare, concorrere a mutare l’omogeneità insita nella parti-
quale motivo aggiuntivo per l’individuazione di una cella stessa. Ciò porta perciò all’altro carattere essen-
nuova sottoparticella, l’esistenza di differenze signi- ziale della sottoparticella, ovvero la sua possibile
ficative dei parametri età o stadio di sviluppo del bo- mutabilità nel tempo, nel mentre i confini della parti-
sco. cella saranno tenuti il più possibile inalterati. Questo
Secondo la logica così definita, l’oggetto di descri- è di ausilio alla flessibilità del sistema. Nel caso di
zione risulta omogeneo rispetto ad elementi di effet- revisioni di piani, per ottenere la continuità nel tem-
tiva utilità nel processo decisionale della pianifica- po e la coerenza delle informazioni, si potrà mante-
zione. nere l’ossatura di compartimentazione originale (il
La regola è riepilogata nelle figure che seguono: si particellare) e definire i poligoni omogenei per iden-
riconoscono identità colturali diverse (pertanto si tità colturale impiegando le sottoparticelle.
istituiscono particelle o sottoparticelle distinte) se si Ovviamente la mutabilità a successive revisioni dei
verificano cambiamenti che riguardano la copertura piani dei confini sottoparticellari potrebbe derivare
del terreno (Fig. 1a), la composizione specifica (Fig. anche da cambiamenti di alcune caratteristiche del-
1b), la funzione assegnabile (Fig. 1c) o la selvicoltura l’omogeneità indipendenti dalla volontà del pianifi-
applicabile (Fig. 1d). catore.
Le particelle più uniformi racchiudono, all’interno Ciò significa che il particellare, tracciato in fase
dei loro confini fisiografici, un’unica formazione op- preliminare, può essere cambiato e perfezionato nel
pure formazioni leggermente diverse ma classificabi- corso delle descrizioni particellari, che rappresenta-
li secondo un’unica identità colturale. Le particelle no la fase nella quale è possibile discernere. Pertanto
più eterogenee possono racchiudere due o più for- il miglior particellare è definibile solo alla fine dei ri-
mazioni classificabili secondo altrettante identità col- lievi descrittivi.
turali distinte: ciascuna di queste ultime costituirà
una corrispondente sottoparticella. Discussione
La sottoparticella si configura così come l’elemento La sperimentazione del metodo di compartimenta-
in grado di garantire l’omogeneità minima richiesta zione sin qui condotta non ha trovato problemi nella
per la pianificazione. Pertanto, come regola generale, sua applicazione in ambienti diversi per caratteristi-
sia una sottoparticella sia una particella non suddivi- che ecologico-selvicolturali ed economico-sociali ed
sa in sottoparticelle si qualificano per la presenza al ha mostrato di rispondere alle necessità tecnico-pra-
loro interno di formazioni riconducibili a una sola tiche legate al processo di compartimentazione e alle
identità colturale. esigenze di omogeneità a fini informativi degli og-
L’omogeneità dell’elemento oggetto di descrizione getti (particelle e sottoparticelle) così definiti.

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La ricerca di standard procedurali in assestamento

Si ritiene quindi che un metodo standardizzato per renze, pp. 45-47.


l’individuazione delle unità descrittive e gestionali Bianchi M (1986). La raccolta e l’elaborazione dei dati asse-
nel processo di pianificazione forestale rappresenti stamentali nel Sistema Informativo Forestale dell’Emilia-
un elemento essenziale per la costituzione di un vali- Romagna. Edizioni Multigraphic, Firenze.
do sistema informativo a valenza regionale e sovra- Bernetti G (1989). Assestamento Forestale. Edizioni D.R.E.-
regionale. Tale logica, inoltre, si presta a ottimizzare A.M., Firenze.
l’uso degli strumenti informatici comunemente a di- Ciancio O, Corona PM, Marchetti M, Nocentini S (2002).
sposizione. La presenza di carte tecniche, di carte di Linee guida per la gestione sostenibile delle risorse fore-
uso del suolo e di carte forestali (fisionomiche o tipo- stali e pastorali nei Parchi Nazionali. Ministero dell’Am-
logiche) agevola la definizione del particellare, così biente e della Tutela del Territorio, Direzione conserva-
come pure la disponibilità di ulteriori carte temati- zione della Natura, Accademia Italiana di Scienze Fore-
che. La logica di compartimentazione così definita, stali pp. 272-273.
in ragione del fatto che prende in considerazione ca- Del Favero (2000). Direttive per i piani di gestione delle
ratteristiche spiccatamente gestionali, si è dimostrata proprietà forestali nella regione Friuli-Venezia Giulia. Re-
valida anche per le nuove esigenze di pianificazione gione autonoma Friuli-Venezia Giulia, Direzione regiona-
multifunzionale dei boschi. le delle foreste pp. 14-16.
Di Tella G (1930). Appunti di Assestamento forestale. Re-
Note al Lavoro gio Istituto Agrario e Forestale, Firenze.
Lavoro svolto in parti uguali dagli Autori con fi- Ferretti F (2005). Ri.Selv.Italia. Sottoprogetto 4.2. Sistemi
nanziamento MiPAF - P.F. RiSelvItalia - Sottoproget- informativi di supporto alla gestione forestale. Rapporto
to 4.2 Sistema informativo geografico per la gestione interno. C.R.A. - I.S.S. Firenze.
forestale, coordinato da F Ferretti. E-mail: S Agnolo- Hellrigl B (1986). La compartimentazione assestamentale.
ni, silvia.agnoloni@entecra.it - M Bianchi, massimo.- In: Nuove metodologie nella elaborazione dei piani di as-
bianchi@entecra.it - P Cantiani, paolo.cantiani@ente- sestamento dei boschi (Bagnaresi et al. eds). I.S.E.A., Bo-
cra.it - I De Meo, isabella.demeo@entecra.it - F Fer- logna, pp. 221-305.
retti, fabrizio.ferretti@entecra.it - E Guzzardo, eleo- Hellrigl B, Del Favero R (1988). Normativa per la compila-
nora.guzzardo@entecra.it. zione dei Piani di Assestamento per le piccole proprietà
forestali.Dipartimento Foreste, Servizio per la Pianifica-
Bibliografia zione forestale. Padova, pp. 8, 14-15.
Bernetti G (1965). Piano di Assestamento della Foresta De- La Marca O (1999). Elementi di Dendrometria. Patron edi-
maniale di Acquerino per il quindicennio 1964 - 1978. Mi- tore, Bologna, pp. 189-190.
nistero dell’Agricoltura e delle Foreste, Azienda dello Sta- Patrone G (1944). Lezioni di Assestamento forestale. Firen-
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Bernetti G, Cantiani M (1967). Piano di Assestamento della MAF (1990). Piano di assestamento della foresta di Tarvi-
Foresta di Maresca per il ventennio 1965 - 1984. Ministero sio per il quindicennio 1990-2004, distretto forestale di
dell’Agricoltura e delle Foreste, azienda dello Stato per le Valbruna. Ministero dell’agricoltura e delle foreste Ge-
Foreste Demaniali, Firenze. stione, ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, Uffi-
Bianchi M (1984). Piano per la gestione naturalistica della cio Amministrazione di Tarvisio, cap. 3.
Riserva Naturale Biogenetica di Tocchi per il decennio Piccioli L (1881). Elementi di Tassazione ed Assestamento
1984-1993. Manoscritto disponibile presso l’Istituto di As- forestale. Firenze.
sestamento e Tecnologia Forestale dell’Università di Fi-

© Forest@ 3 (4): 569-573, 2006. 573

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