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Le Campane

di Uggiate e Ronago
Direttore responsabile: Maria Castelli
Registrazione Tribunale di Como numero 3/2018 del 1/3/2018
Stampato da: Tecnografica srl - via degli Artigiani, 4 - 22074 Lomazzo (CO)
Redazione: Casa Parrocchiale - 22029 Uggiate Trevano - p.zza della Repubblica, 1
Foto copertina: Marc Shagall, Campo di grano in un pomeriggio d’estate (1942)
Foto prime Comunioni e Cresime: “Il fotografo” di Nedo e Fabio Guidetti

Comunità Pastorale di
Uggiate e Ronago
Segreteria Parrocchiale Caritas
da lunedì a Venerdì Orari apertura
ore 9.00 - 11.00 lunedì 9.30 - 11.30
tel. 031/94.87.21 venerdì 9.30 - 11.30

Le Campane
di Uggiate e Ronago
è anche sfogliabile online all’indirizzo:
www.oratorio-uggiate.it
Indirizzo e-mail della Redazione:
campane.uggiate_ronago@yahoo.it
Per ricevere via e-mail
l’Agenda della Settimana scrivi a:
vocechebussa@gmail.com
PREGHIERA A MARIA
Sono un povero pellegrino che cerca te,
Madonna carissima, luce e amore:
vengo a te col Rosario in mano
per diventare lo sgabello dei tuoi piedi immacolati, o Maria.
Vengo a te per non perdermi,
dopo essere passato tra profondità, frane, altezze,
precipizi, montagne, uragani, abissi,
oscurità di spirito, ombre nere...
Vengo a te, e sento sopra di me un’alta pace che si libra:
vedo il tuo manto distendersi su tutte le tempeste,
e una serenità inoffuscabile
che sorpassa le regioni della luce umana
e trapassa tutti i nostri splendori, e mi avvolge e penetra...
Anche la mia anima, come la tua,
inondata dalla grazia di Dio,
arroventata dal fuoco della carità,
librata al di sopra, in alto, e traboccante di amore,
sperimenta una gioia che è gaudio spirituale
e si fa canto e sete anelante di infinito,
brama di tutto il vero, di tutto il bene,
di tutto il bello!

Santo Luigi Orione


Intro
DEO GRATIAS…
Per mezzo del sacramento dell’ordine, Dio sceglie un uomo, fa appello alla sua libertà –
senza ridurla, anzi amplificandola – e lo rende capaci di agire in suo nome e con la sua
autorità. «In persona Christi», dice la teologia.
Certamente, come umili servi, i preti sanno di non essere il Cristo e di non potersi mai con-
fondere con lui, anche se – dall’altra parte – è proprio lui ad agire misteriosamente con le
loro mani e ad annunciare, per mezzo della loro voce, la parola che consola e che salva. Per
questo il santo curato d’Ars diceva: «Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è
il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e uno dei doni più
preziosi della misericordia divina». E, riconoscendo che senza il sacerdote non avremmo
l’eucaristia, aggiungeva: «dopo Dio, il sacerdote è tutto», senza riuscire lui stesso a capire
come ciò sia possibile.
Il mistero del sacerdozio è tutto racchiuso in questo paradosso di grandezza e di miseria. Se
guarda a se stesso e fa affidamento unicamente alle proprie capacità, il prete è nulla; ma se
si lascia spogliare di sé, fino al punto che in proprio non possiede più nulla e le forze di cui
dispone sono solo un prestito ricevuto dalla grazia, allora il sacerdote è tutto.
Il prete non può annunciare una verità propria o una filosofia umana ma è posto al servizio
unicamente della verità di Dio. Ecco perché il tratto distintivo del prete – come, del resto,
di ogni profeta – non è, paradossalmente, il comando, ma l’obbedienza. L’annuncio della
verità presuppone prima che la si sia ascoltata con attenzione e quindi accolta con docilità.
L’annuncio della Parola di Dio viene al prete dall’obbedienza alla Chiesa e alla sua tradizio-
ne. Questa obbedienza potrà essere talvolta esigente, ma anche estremamente liberante,
perché svincola da preferenze troppo personali, da forme di individualismo, da percorsi
solitari, e apre ad una verità più grande, che l’uomo può solo accogliere e mai produrre.
“Odore di pecore” ma anche profumo di Cristo sono gli ingredienti che rendono preziosa
la vita del prete. Egli trova la roccia su cui appoggiarsi nel costato trafitto del Crocifisso -
Risorto e si nutre di Misericordia – l’altro nome del Dio cristiano – di cui è chiamato ad
esserne testimone vivente, chinandosi ogni giorno, per servire i fratelli a cui è inviato, come
ministro dell’Invisibile Dio. Si diventa prete per la gente e con la gente: lo stare in mezzo al
gregge permette al prete di maturare e comprendere appieno la propria identità senza mai
servirsi di coloro che deve servire.
Solo l’intercessione amorevole di Maria Santissima, Madre di tutti i suoi figli prediletti, può
muovere a compassione il prete così da corrispondere alla Grazia che Gesù ci ha parteci-
pato nel Sacerdozio secondo l’ordine di Melkisedek.

Auguri di cuore don Gianluigi per il tuo Giubileo Sacerdotale.

don Sandro, parroco

4 - Intro
50 VOLTE AUGURI!
Quest’anno, il 29 giugno, saremo lieti di
stringerci a don Gianluigi Vercellini per un
augurio commosso ricordando i suoi cin-
quant’anni di vita sacerdotale. Infatti, il sa-
cerdote che è stato arciprete della parrocchia
di Uggiate Trevano dal 1991 al 2009, sarà
presente tra noi in quella data per celebra-
re la Santa Messa e condividere con amici e
parrocchiani la gioia di un giorno così bello.
Questa felice ricorrenza invita tutti noi a ren-
dere grazie a Dio Padre, perciò ci uniamo a
don Gianluigi pregando perché il Signore gli
conceda la grazia di un fecondo ministero in
una sempre più stretta intimità con Cristo e
la consolazione di vivere un tempo sereno di
lode e di gratitudine.
Il programma dei festeggiamenti prevede
Venerdì 22 giugno 2018 ore 20.45 in Chiesa
Parrocchiale a Uggiate T.
“Gaudete et exultate”: Presentazione della
Esortazione Apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo a cura di don
Marco Cairoli – Invito alla Lettura
Venerdì 29 giugno 2018 ore 20.45 in Chiesa Parrocchiale a Uggiate T.
Santa Messa Solenne presieduta da don Gianluigi Vercellini, con lui concelebrano i presbiteri
che festeggiano il giubileo sacerdotale e i vicari che si sono succeduti negli anni del suo mini-
stero nella Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo
Segue serata in Oratorio presente la Filarmonica Santa Cecilia

don Gianluigi - 5
La parola del Papa
LA CHIAMATA ALLA SANTITÀ
NEL MONDO MODERNO
Lo scorso mese di aprile, a cinque anni dalla sua elezio-
ne, Papa Francesco ha deciso di pubblicare la sua terza
Esortazione Apostolica dal titolo «Gaudete et exsultate».
Essa, che costituisce uno dei documenti ufficiali redatti
dal Pontefice, ha come argomento la «chiamata alla
santità nel mondo contemporaneo», come è detto
esplicitamente nel sottotitolo.
Il Papa ha scelto di mettere in apertura della sua Esorta-
zione la «gioia»: “Gaudete et exsultate”, “Rallegra-
tevi ed esultate”, ripete le parole che Gesù rivolge “a
coloro che sono perseguitati o umiliati per causa sua”. Il
documento è costituito da 5 capitoli e 44 pagine, con 177
paragrafi. Papa Francesco dice subito che non si tratta di
«un trattato sulla santità con tante definizioni e distinzio-
ni», ma un modo per «far risuonare ancora una volta
la chiamata alla santità», indicando «i suoi rischi,
le sue sfide, le sue opportunità».
Nel primo capitolo infatti, viene spiegato come la chia-
mata alla santità riguarda ogni cristiano, che «è circon-
dato da una moltitudine di testimoni», che «ci spronano
a non fermarci lungo la strada, ci stimolano a continua-
re a camminare verso la meta». Si deve perseguire una
«santità di popolo»: «nessuno si salva da solo, come
individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto
della complessa trama di relazioni interpersonali
che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha
voluto entrare in una dinamica popolare, nella
dinamica di un popolo». Nel secondo capitolo il Papa
introduce poi due sottili «nemici» della santità, esor-
tando i credenti a non appiattirsi su sterili riti (i
«neo pelagiani») o al contrario su vacue astrazioni
(i «neo gnostici»). «Sono due eresie sorte nei primi
secoli cristiani, ma che continuano ad avere un’allarman-

6 - La parola del Papa


te attualità. Anche oggi i cuori di molti cristiani, forse senza esserne consapevoli, si
lasciano sedurre da queste proposte ingannevoli». Il terzo capitolo illustra poi nel
dettaglio le Beatitudini del Vangelo, che sono un pratico «programma di santità»:
«Poche parole, semplici parole, ma pratiche a tutti, perché il cristianesimo è
una religione pratica: non è per pensarla, è per praticarla, per farla».
Vengono poi spiegate, nel quarto capitolo, «alcune caratteristiche della santità nel
mondo contemporaneo», ponendo l’accento sui tratti di mitezza, pazienza, gioia,
senso dell’umorismo, audacia, fervore, cammino comunitario e preghiera
costante che il cristiano dovrebbe sempre manifestare.
Il quinto e ultimo capitolo, infine, presenta gli aspetti di lotta e discernimento che
hanno sempre caratterizzato la vita del buon cristiano nel suo cammino verso la san-
tità: «la vita cristiana è un combattimento permanente. Si richiedono forza
e coraggio per resistere alle tentazioni del diavolo e annunciare il Vangelo.
Questa lotta è molto bella, perché ci permette di fare festa ogni volta che il Signore
vince nella nostra vita».
L’Esortazione è certamente il frutto di una lunga riflessione del Pontefice, ed esprime
organicamente la sua visione della santità intrecciata a quella della missione della
Chiesa nel mondo contemporaneo. Nei prossimi numeri del Bollettino Parrocchiale
verranno proposti degli approfondimenti su particolari temi del documento, che in
forma integrale è disponibile sul sito web ufficiale del Vaticano (www.vatican.va) o in
tutte le librerie cattoliche.

La parola del Papa - 7


Santa Cresima
I NOSTRI PENSIERI
Ricevere loro Spirito Santo rende felici. Fa sentire liberati. È una cosa piacevole.

La mia Cresima è stata stupore nel sapere il significato del mio nome di Battesimo e nel cono-
scere il Vescovo di Lugano.

Il vescovo è una persona simpaticissima, con molte qualità. Sa fare battute in dialetto. Ha avuto
una parola per ognuno di noi. Ha detto pensieri che non dimenticheremo mai. Ha saputo farci
divertire. La cerimonia, grazie a lui, è stata allegra. Ha fatto sulla nostra fronte un segno di
croce, ci ha accarezzato con due mani. Guardava fisso ognuno negli occhi e questo ci ha donato
tanta sicurezza.

Mi ha colpito la frase che ha pronunciato il Vescovo Piergiacomo quando mi ha imposto il


sigillo dello Spirito Santo: “Il tuo nome è quello di un profeta e i profeti non dicono cavolate!”.
Prenderò esempio da questo per la mia vita.
Sapere il significato del proprio nome è wow!

Quando il Vescovo mi ha “messo” il sigillo dello Spirito Santo l’ha definito “ul boll”.

Il Vescovo mi ha unto la fronte con l’olio santo. In quel momento mi è piaciuto che il mio padri-
no mi avesse accompagnata fin sull’altare.

È stata una Cresima molto bella ed emozionante. Mi è piaciuto molto anche incontrare di
nuovo i miei parenti che vedo poco.

Il cuore batteva a mille. E, se all’inizio ero un po’ agitata, quando tutto è finito mi sono sentita
in pace con Dio.
Quando sono tornata al posto, ero felicissima.

Questa giornata bellissima ci ha avvicinati a Gesù. Lo Spirito Santo sceso su di noi ci proteggerà
nella vita.

I ragazzi e le ragazze che hanno ricevuto la Cresima

8 - Santa Cresima
RONAGO, 22 Aprile

AUDIA FRANCESCO - BARILE AURORA - BERCINI SARA MICHELLE - BRIENZA VANESSA
CERUSO EMILY - CORTESE MANUEL - DAVI’ DANILO - FLORO LUCA - FRANCHETTO LEONARDO
GALLI JANIS - GHIELMETTI TOBIA - MAESTRI CATERINA - MAFFIA GIULIA - MINOTTI ANDREA
NUOZZI GAIA - PINI LEONARDO - SANTAGADA ASIA - SCOFANO MATTIA - VARENNA RICCARDO

GERMINARIO GIUSEPPE - GERMINARIO LUCREZIA

Santa Cresima - 9
UGGIATE TREVANO, 22 Aprile

ALBORGHETTI LORIS - BRAGA ANDREA - BRAGA NICOLO’ - BRIVIO GIOELE - CAPOFERRI ALESSANDRO
CAPRARO ALESSANDRO - CATTANEO PETRA - CLERICI CAROLINA - COCQUIO GIORGIO - COCQUIO PIETRO
CONCONI FEDERICO - CRIVELLARI DAVIDE - DAGHER LORENZO - DASSIE’ THOMAS - FERRARIO AARON
FRANGI BEATRICE - GALLICCHIO ANTONIO - GALLO GIORGIA - GALLO THOMAS - LOMBARDINO IRENE
LOMBARDINO MICHELA - LURATI BENEDETTA MARIA - MACCANO’ ELISA - MACCHIAVELLI ALESSANDRO
MANCUSO SOPHIA - MARCHESE LUCA - MARZANO SANTINA - MEO LUDOVICO - PALERMO EMILIA MARIE
PASQUILLO MARTINA - PAVAN DANIELE - PEDANA VALENTINA - PINI LORENZO - PORTO BONACCI MATTEO
QUADRANTI SIMONE - ROSELLINI AMBRA - SCAVARELLI ELISA - TAMAGNI GIULIA
TAMBURIELLO EMMA TERZAGHI ALESSANDRA - TESSARO SAMUELE - TIEPPO MANUEL
VASILE PAOLO - VELLA ANDREA - VIGANO’ ANDREA -

CALO’ VITANTONIO - CANCILA RITA

10 - Santa Cresima
MERCOLEDÌ DELLA FEDE
Riprendono nel periodo estivo nella nostra Comunità i MERCOLEDÌ DELLA FEDE. Quest’anno
le serate sono dedicate alla figura di sacerdoti e pontefici - nell’anniversario della loro scom-
parsa - che hanno trasmesso alla Chiesa e al mondo una grande e unica testimonianza di fede.

18 luglio - Don Tonino Bello “La Chiesa del grembiule”


25 luglio - Giovanni Paolo II “Aprile le porte a Cristo”
1 agosto - Giovanni XXII: la dimensione francescana della sua Spiritualità
29 agosto - Giovanni Paolo I “Il papa del sorriso”
5 settembre - Cardinal Newman “La Santità piuttosto che la pace”
12 settembre - Paolo VI “Il testamento di Paolo VI”
Scrive papa Benedetto nella Lumen Fidei: “Nella fede, Cristo non è soltanto colui in cui crediamo,
la manifestazione dell’amore di Dio, ma anche colui al quale ci uniamo per poter credere. La fede non
solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al
suo modo di vedere”.
E questi sacerdoti e pontefici, come ripete spesso papa Francesco, hanno saputo trasmettere
la fede “per attrazione, fondando il cuore nella fede in Gesù Cristo”.
• Don Tonino Bello: la fede nella “Chiesa del sevizio” perché “Gesù non ammette di essere
raccontato ma pretende di essere vissuto”.
• San Giovanni Paolo II: la fede nella dignità dell’uomo e nella Divina Misericordia.
• San Giovanni XXIII: la fede nella pace fra tutte le genti “di buona volontà”, “testimoni di verità,
giustizia e amore fraterno per una umana società specchio fedele del regno di Dio”.
• Giovanni Paolo I: la fede nella tenerezza divina, in un Dio che “è Papà, e più ancora è
Madre”.
• Cardinale Newman: la fede nella Verità e nella centralità della Coscienza come “dialogo
mai concluso fra l’intimità dell’uomo e la Verità venuta da Dio”.
• Beato Paolo VI : la fede nel volto di Cristo in una Chiesa che si fa Parola e dialogo con il
mondo, pur nella certezza che “la Chiesa si serve anche soffrendo”.
In questo nostro tempo di luci ed ombre, la testimonianza di questi uomini di Dio rimane
pietra miliare per un cammino di fede come dono e grazia, come fiducia e speranza, come
certezza che in ogni tempo e nella vita di ciascuno “Dio è misteriosamente presente” (papa Fran-
cesco, Gaudete et exultate).
Gli incontri alle ore 20.45 si terranno nelle chiese che di volta in volta saranno indicate.
Mercoledì della fede - 11
Prima Comunione
LE EMOZIONI DEI NOSTRI BAMBINI
Sono felice per la mia comunione perché sarò emozionata ricevendo Gesù. 
Gesù entrerà nel mio cuore. Riceverò il corpo di Cristo e così mi sentirò più vicina a Lui.
Riceverò l’amore e il bene che Gesù mi vuole e che io voglio a Lui.
Aprirò il mio cuore e Gesù entrerà nella mia vita. Sono felice: sarò più vicino a Gesù.
Oggi è il mio giorno, Gesù è in me, il grande entusiasmo mi prende di colpo nel giorno di festa,
tra sguardi innocenti, sorrisi festosi e abbracci gioiosi. 
Comincia un cammino e spero che Gesù mi aiuterà i nei momenti difficili. Non vedo l’ora di ini-
ziare il mio percorso verso la pace. Il mio augurio è che questo Sacramento mi aiuti in ogni attimo
della mia vita.
Non vedevo l’ora di ricevere l’Eucaristia.
Non mi aspettavo che la celebrazione fosse così breve soprattutto durante il momento in cui ho
ricevuto l’ostia consacrata e dovevo rispondere “Amen”.
Quando il don si è avvicinato a me ha detto: “Il corpo di Cristo”, io ho risposto “Amen”.

UGGIATE TREVANO, 6 MAGGIO


ACCORINTI MAVERICK - CIVELLI NICHOLAS - CORBARI IRIS - CORDA ELEONORA
D’ANTUONO CRISTIAN - DE CHIRICO SARA - GIVANNI NATAN - LOMBARDINO ERIKA
MIGLIO REBECCA OBERTI RITA - PONZO DENNIS - PORTO BONACCI FILIPPO - RICETTI ELIA
RIVA GIADA - TOGNOLI YLAN - VASILE MICHELA

12 - Prima Comunione
UGGIATE TREVANO, 6 MAGGIO
ANTONINI LETIZIA - CONCONI GABRIELE - DASSIE’ JACOPO - DESSI’ FEDERICO
FENT NICHOLAS - GARAVAGLIA MANUEL - GIANMARINARO SARA - GRECO CAROLA SOFIA
MALTESE GIULIA MERLO MATTEO - PAPINI AXEL - PEDANA GIULIA - ROSSETTI SIMONE
SCHIAVON ELIA - SEVERINO ILENIA - VALENZISI GIULIA MARIA

UGGIATE TREVANO, 6 MAGGIO


ANTONIAZZI FABIO - BASSO ANDREA - BERNASCONI GAIA - CAPELLI LORENZO - CASTOLDI MATTEO
CORPACI CARLOTTA - D’ALBA FRANCESCA - FRANGI LEONARDO - GASPARINI MATTEO
LONDINO KATIA - LURATI LETIZIA MARIA - MAGGIONCALDA NOEMI - ORLANDINI CAMILLA
PRISCIANO GIULIA - RIZZI DANIELE

Prima Comunione - 13
RONAGO – 13 MAGGIO 2018
GAIA BERNARDI - LUCA BERNASCONI - SOFIA CHIARAVALLOTTI - THOMAS CONCONI
GINEVRA COSTANTINI - MELISSA D’AURIA - ALISEA FRANCHETTO - GIULIA FRATTON
SOFIA GIARDINO - FILIPPO GOBBI - PIERPAOLO LAMBRUGHI - RICCARDO MAZZUCCHI
GIOELE RAMON - MARTINA SANTAGADA PIETRODIEGO SORRENTINO
DENISE SOTTOCORNOLA - LEONARDO VARENNA
Ho ricevuto il corpo di Cristo e per questo ero contentissima.
Ho sentito in me una luce immensa. All’inizio non comprendevo cosa fosse, poi sentii tanto caldo.
Capii che era Gesù dentro di me.
Durante la notte non riuscivo a dormire, ero emozionata: mi preparavo a ricevere Gesù nel mio
cuore per la prima volta. Alla fine ho ringraziato tanto Gesù.
Appena sveglia ero già eccitata di incontrare Gesù e incominciare un cammino nuovo. Penso che
Gesù sia molto generoso perché si offre sempre alle persone che lo desiderano. Sono contenta
che Lui sia entrato nella mia vita. È stata una giornata indimenticabile.
Ho provato paura e appena entrata in Chiesa ancora di più. Vedendo tutta la gente presente ero
felice. Finalmente anch’io da oggi potrò sempre ricevere Gesù nel mio cuore ed essere felice.
Tutti i genitori erano lì a guardare. Sinceramente mi vergognavo un po’.
Ero impaziente di ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo, non riuscivo a star fermo.
Tremavo così tanto che non riuscivo a stare in piedi. È stata una giornata speciale.
Ero contenta perché sono stata la prima, tra tutti i miei compagni, a ricevere Gesù.
Quando don Sandro passava tra noi per donarci Gesù, ho cominciato a ridere per l’agitazione...
Ricevendo l’Ostia, ho sentito Gesù in me.
Ho provato una grande felicità e ho pensato: “Wow... oggi incontro Gesù!”. Ho provato anche un
po’ di agitazione perché stavo ricevendo un dono d’amore.
Alla mia Comunione c’erano anche i miei padrini.
Alla fine della messa ho incontrato i miei parenti e ho provato una grande gioia.
È stata una festa bellissima, continuata con le persone che mi vogliono bene.
Mi sono venute in mente tante cose. Spero che Gesù sia sempre con me.
14 - Prima Comunione
Rendiconto economico
Parrocchia di Uggiate Trevano
Entrate
Mese di marzo 2018
N.N. € 300; N.N. € 100; N.N. € 150; N.N. € 50; N.N. € 55; N.N. € 200; Pro bollettino parrocchiale
€ 1490; Uso locali € 40; Cambio valuta € 150; Ulivo € 3040; Festa di S. Giuseppe: netto lotteria
€ 3970; N.N. 800; Vitini € 4098; Banco vendita € 979; Bar € 143.
Mese di aprile 2018
N.N. € 60; N.N. € 250; N.N. € 100; N.N. € 200; N.N. € 100; N.N. € 200; N.N. € 20; N.N. € 25;
N.N. € 3000; N.N. € 400; Ammalati € 50; Uso locali € 55; Pro bollettino parrocchiale € 120; Buste
cresimandi € 1170.

Benedizioni famiglie Uggiate T. anno 2018: € 15150 (totale)

Uscite
Mese di marzo 2018
A don Simone e don Nicholas (serate sulla liturgia) € 300; R. I. impianti (antincendio) € 231;
Cero pasquale € 80; A don Roberto e don Francesco (serata su educazione) € 200; Manutenzioni
€ 140; Assicurazione Cattolica € 7644; Sacchetti ulivo € 260; Fatture Enel € 1209; Francobolli
€ 120; Candele votive € 1800; Vrei antincendi € 164; Acconto Restauratrici (per Cappella Madon-
na Rosario) € 17000; Cartoleria € 40; Fatture E-ON € 1157; Addobbi floreali € 55; Infostrada
€ 64; Bollette acqua € 60; Periodici S. Paolo € 58; 1 rata Comune Uggiate (rateizzazione ICI 2009-
2010-2011) € 630,50; Copyland € 2983.
Mese di aprile 2018
Padre Passionista per festività pasquali € 400; Fatture E-ON € 437; Salin per libro Madonna Pel-
legrina € 5444; DB per cero pasquale € 178; DB per candele € 1249; Messalini € 204; Cartoleria
€ 14; Regali cresime € 175; Pergamene Prima Comunione € 40; Eolo (abbonamento annuale in-
ternet) € 511; F.lli Clerici € 102; Contributo Curia € 2118; A Seminario da N. N. € 3000; A Mons.
Grampa (per Cresima) € 200; Manutenzioni € 30; Periodici S. Paolo € 155; Rivista Il Timone € 54;
Stema Nord per manutenzione Chiesa Somazzo, fornitura e sostituzione 2 diffusori Chiesa Tre-
vano (1996) € 2806; seconda rata Comune Uggiate (rateizzazione ICI 2009-2010-2011) € 630,50;
Fatture Enel € 1501; Pezzoli Petroli € 1195.

P.S. - Dopo varie mediazioni, in riferimento all’ICI degli anni 2009 – 2010 - 2011, la Parrocchia di Uggiate
Trevano deve saldare all’Ufficio Tributi Terre di Frontiere la cifra di Euro 7566 in rate mensili da Euro
630.50 (da marzo 2018 a febbraio 2019).

Rendiconto - 15
Anagrafe
della Comunità Pastorale
Per sempre con Dio nel suo Regno
Antonia Cariti vedova di Vincenzo Iania
di anni 84 – Ronago (9 marzo 2018)
Bianca Baretti coniugata con Virgilio Lochis
di anni 76 – Via Dante, 2 – Uggiate T. (9 marzo 2018)
Elidia Dotti vedova di Vittore Ghielmetti
di anni 99 – Via IV Novembre, 51 – Uggiate T. (18 marzo 2018)
Concetta Brancati vedova di Gisleno Guidi
di anni 93 – Via Mulini, 3 – Uggiate T. (22 marzo 2018)
Giuseppe Marangoni coniugato con Luciana Mantovani
di anni 85 – Via Ronago, 51 – Uggiate T. (23 marzo 2018)
Miriam Spreafico
di anni 55 – Uggiate T. (26 marzo 2018)
Emilio Massina coniugato con Piera Nassi
di anni 80 – Via Somazzo, 8 – Uggiate T. (11 aprile 2018)
Maria Gasparini vedova di Riccardo Chinaglia
di anni 78 – Via Somazzo, 44 – Uggiate T. (11 aprile 2018)
Salvatore Ricottone coniugato con Sandra Bizzanelli
di anni 62 – Via Mulini, 12 – Uggiate T. (12 aprile 2018)
Salvatore Falzone coniugato con Carmela Falzone
di anno 89 – Via Sassello, 2 – Ronago (15 aprile 2018)
Ines Masera vedova di Ignazio Papis
di anni 89 – Casa Anziani – Uggiate T. (28 aprile 2018)
Mariagrazia Tattarletti
di anni 60 – Uggiate T. (30 aprile 2018)
Carmen Ballerini coniugata con Tarcisio Tavasci
di anni 80 – Via M. Cocquio, 8 – Uggiate T. (7 maggio 2018)
Francesca Visconti
di anni 73 – Via Lugano, 3 – Ronago (20 maggio 2018)
Maria Luisa Valsecchi coniugata con Albino Grimaldi
di anni 60 – Via M. Cocquio, 21 – Uggiate T. (23 maggio 2018)
Luigi Sciucchetti
Di anni 94 – Uggiate T. (31 maggio 2018)

16 - Anagrafe
Rinati in Cristo per il dono del Battesimo

Alessandro Bianchi di Alberto e Elisa Rigamonti – Ronago (8 aprile 2018)


Nicolò Introzzi di Mauro e Chiara Castiglioni – Ronago (8 aprile 2018)
Sofia Leone di Matteo e Claudia Linzani – Ronago (8 aprile 2018)

Targa Ginevra di Fabio e Stefania Colombo – Uggiate T. (6 maggio 2018)


Cloe Bernasconi di Stefano e Manuela Saibene – Uggiate T. (6 maggio 2018)
Emma Lironi di Fabio e Cristiana Ricci – Uggiate T. (6 maggio 2018)
Tommaso Donadini di Alessio e Letizia Caspani – Uggiate T. (6 maggio 2018)
Federico Tosi di Stefano e Patrizia Lomazzi – Uggiate T. (6 maggio 2018)
Christan Gosparini di Andrea e Cristina Morosan – Uggiate T. (6 maggio 2018)
Massimo Giuliano Angelinetta di Davide e Jessica Bilanzuoli – Uggiate T. (6 maggio 2018)
Tommaso Fumagalli di Claudio e Elena Tettamanti – Uggiate T. (6 maggio 2018)
Lucrezia Vella di Leonardo e Roberta Bernasconi – Uggiate T. (6 maggio 2018)

Uniti per sempre con la grazia del Matrimonio


Jean Pierre Digesi e Samuela Saieva – Uggiate T. (28 aprile 2018)
Luca Bisagno e Valentina Inghilleri – Uggiate T. (20 maggio 2018)
Lorenzo Stefanetti e Stefania Tanera – Uggiate T. (26 maggio 2018)
Fabio Castelnovo e Emanuela Girola – Uggiate T. (2 giugno 2018)
Vitantonio Calò e Debora Anchora – Uggiate T. (2 giugno 2018)

Anagrafe - 17
Riflessioni
ERMANNO OLMI:
ASPIRANTE CRISTIANO E POETA DELL’IMMAGINE
Quando muore un intellettuale come il regista Ermanno Olmi se ne va un pezzo di noi. Con
lui, il 7 maggio scorso, se n’è andata un po’ della nostra umanità, della nostra spiritualità,
della nostra capacità di interpretare il mondo con leggerezza.
La notizia della sua scomparsa ha fatto riemergere in me il ricordo dei mille fotogrammi visti
nei suoi film, degli intensi dialoghi ascoltati e, soprattutto, dei lunghi e significativi silenzi
dei suoi personaggi, che sono stati forse la cifra più rilevante nelle opere della sua nutrita
produzione cinematografica.
“L’albero degli zoccoli”, vincitore della Pama d’oro a Cannes nel 1978, fu per me, allora nem-
meno ventenne, una vera e propria folgorazione, e da quel momento il regista bergamasco
entrò a far parte del mio personale Pantheon culturale. Quelle pause, così cariche di signi-
ficati profondi, rivelavano la secolare sofferenza del mondo contadino e la sua immutabile
subalternità verso le altre classi sociali. Olmi sapeva far percepire, come un brivido, la sua
umana vicinanza a quel mondo che ben conosceva, il suo sincero affetto verso gli ultimi.
Un poeta dell’immagine, capace di trasfigurare la realtà e di renderla più accettabile, meno
disperante grazie alla solidarietà tra gli uomini. Come non pensare, a questo proposito, a
film come “La leggenda del Santo bevitore”, in cui si narra il percorso interiore di un clochard
alcolizzato che ritrova il senso della vita, o al “Villaggio di cartone”, in cui il regista racconta
di una chiesa ormai inagibile che ritrova vita trasformandosi in un luogo di accoglienza per
un gruppo di migranti. O ancora “Il mestiere delle armi”, nel quale Olmi fa trasparire la sua
commozione per il condottiero Giovanni dalle Bande Nere sul letto di morte, così come nel
più recente “Torneranno i prati” dove, per descrivere la crudeltà della guerra, non ha avuto
bisogno tanto di mostrarci il sangue quanto di soffermare le inquadrature sulle interminabili
attese dei soldati, sulle loro paure, sulla trasformazione della montagna da luogo di pace e
di silenzio in luogo di disperazione e di morte.
Sorrideva Ermanno Olmi quando veniva presentato come un regista cattolico, rispondendo
che si considerava solo un “aspirante cristiano”, quasi non si sentisse del tutto degno di
quella definizione, che lui avvertiva così impegnativa. “Metterci in ascolto dell’altro è l’atto
più poetico che l’uomo possa compiere” diceva in una delle sue ultime interviste. Ed è forse
questa, in un tempo nel quale sovrabbonda la chiacchiera ma difetta la vera comunicazione,
la sua eredità più grande, il suo lascito più prezioso

Maurizio R.

18 - Riflessioni
LA SCUOLA NEL 2018: SOLO BULLISMO E MALEDUCAZIONE?
Negli ultimi tempi, accade sempre più frequentemente di sentire dai telegiornali
notizie sconcertanti provenienti dal mondo della scuola. Oltre ai casi di bullismo per-
petrati ai danni degli alunni più fragili e indifesi, si sono aggiunti episodi di violenza,
umiliazione e sottomissione messi in atto da ragazzi nei confronti degli insegnanti.
Il web rende il tutto immediatamente virale e, pertanto, le “imprese” compiute dai
bulli (ovviamente riprese con gli immancabili cellulari) sono disponibili alla visione
di chiunque lo desideri. Sulla rete sono addirittura comparsi tutorial su come “pic-
chiare i propri insegnanti”.
A volte, poi, gli insegnanti finiscono addirittura nelle mire dei genitori degli alunni,
che aggrediscono, verbalmente e fisicamente, chi è ritenuto “colpevole” di aver mes-
so delle note o dei voti negativi ai propri figli.
Si parla, giustamente, di fenomeno preoccupante, che richiede una seria riflessione
per cercare di ricostruire un’alleanza tra scuola e famiglia, allo scopo di educare le
nuove generazioni e, in alcuni casi, anche quella genitoriale.
Senza voler sminuire, pertanto, la gravità della situazione, viene da chiedersi se la
nostra scuola sia caratterizzata solamente da esempi così negativi e distruttivi. Per
ogni singolo alunno che lega il proprio insegnante alla cattedra filmando e mettendo
il video sul web, quanti sono i ragazzi che frequentano la scuola con voglia di cresce-
re e imparare, rispetto nei confronti delle persone che cercano di trasmettere loro
conoscenze e valori, cooperazione con i propri compagni?
Se è vero, come dice un antico detto, che “produce più rumore un albero che cade
piuttosto che una foresta che cresce”, è altrettanto innegabile come non si possa fare
generalizzazioni catastrofistiche e dipingere la scuola come un luogo in cui si verifica-
no esclusivamente episodi sgradevoli.
Ci sono, all’estremo opposto, episodi di grande sensibilità. A Torre Annunziata, in
Campania, una docente ha accusato un malore all’interno della propria casa e si è
accasciata al pavimento, ma, vivendo da sola, non è riuscita a chiedere aiuto. A scuo-
la, i suoi ragazzi, non vedendola arrivare, si sono insospettiti e hanno lanciato l’al-
larme, guidando i soccorritori all’appartamento dell’insegnante e salvandole la vita.
In sintesi: anche nella bistrattata scuola italiana del 2018, è possibile instaurare un
legame speciale e positivo tra insegnanti e alunni!

Luca B.

Riflessioni - 19
Santi
del nostro tempo
IL GIUDICE ROSARIO LIVATINO,
MARTIRE DELLA GIUSTIZIA
Nel mese di maggio ricorre l’anniversario della Strage di Capaci, per questo a livello
nazionale sono molte le iniziative volte a promuovere la legalità. Quest’anno, inol-
tre, si ricorda il forte anatema pronunciato da San Giovanni Paolo II venticinque
anni fa nella Valle dei Templi di Agrigento contro gli uomini della mafia. Per questo
il 9 maggio 2018 i vescovi siciliani si sono ritrovati davanti al Tempio della Concor-
dia per ribadire il “convertitevi” pronunciato dal Papa nel 1993. In questo contesto
ricordiamo la figura del giudice Livatino, ucciso dalla criminalità organizzata il 21
settembre 1990. Nato a Canicattì nel 1952, si laureò in Giurisprudenza col massimo
dei voti nel 1975, presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo.
Non fece mai mistero della sua forte fede cattolica: da liceale s’impegnò molto
nell’Azione Cattolica, mentre da giovane magistrato viveva il servizio alla giustizia
come servizio a Dio e ai fratelli, come si evince da uno dei suoi scritti: “Il compito
(…) del magistrato è quello di decidere; (…): una delle cose più difficili che l’uomo
sia chiamato a fare. (…) Ed è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per
ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio. Un rapporto
diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di
sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudica-
ta.” Gli scritti che ha lasciato, di straordinaria attualità in tema di ruolo del giudice
nella società, rendono la figura di un professionista colto ed estremamente con-
sapevole, tutt’altro che preda degli ardori giovanili: “L’indipendenza del giudice,
infatti, non è solo nella propria coscienza, nella trasparenza della sua condotta
anche fuori delle mura del suo ufficio e nella normalità delle sue relazioni (...); l’in-
dipendenza del giudice è nella sua credibilità, che riesce a conquistare nel travaglio
delle sue decisioni ed in ogni momento della sua attività”.
È passato alla storia come il “giudice ragazzino”, non solo per un appellativo datogli
dal presidente Cossiga, ma anche perché quando morì aveva trentotto anni: il più
giovane dei ventisette magistrati uccisi, in prevalenza dalla mafia o dai terroristi,
in ragione del loro servizio. A quel tempo, era giudice del Tribunale di Agrigento.
Qualche anno prima da sostituto procuratore aveva condotto le indagini sugli inte-
ressi economici della mafia, sulla guerra di mafia e sull’intreccio tra mafia e affari,
delineando il “sistema della corruzione”. Morì il 21 settembre 1990 per mano di

20 - Santi del nostro tempo


quattro sicari assoldati dalla
Stidda agrigentina, organiz-
zazione mafiosa in contrasto
con Cosa Nostra, sulla SS
640 mentre si recava, senza
scorta, in tribunale. La sua
Ford Fiesta color amaranto
fu speronata dall’auto dei
killer. Tentò disperatamente
una fuga a piedi, attraverso
i campi limitrofi, ma fu rag-
giunto dopo poche decine
di metri e freddato a colpi di
pistola.
Papa Giovanni Paolo II lo
definì “Martire della giusti-
zia e indirettamente della
fede” e il 19 luglio 2011
venne firmato dall’arcive-
scovo di Agrigento, France-
sco Montenegro, il decreto
per l’avvio del processo diocesano di beatificazione, aperto ufficialmente il
21 settembre 2011 nella chiesa di San Domenico di Canicattì. Nel dicembre
2017, in un’intervista esclusiva in carcere con il giornalista Fabio Marchese
Ragona, uno dei quattro killer del giudice, Gaetano Puzzangaro, ha rivelato di
aver testimoniato nel processo diocesano di beatificazione e di pregare ogni
giorno per Rosario e per i suoi genitori.

Santi del nostro tempo - 21


UNA RIFLESSIONE AL TERMINE
DEL PERCORSO BIBLICO 2017-18
Con il passare degli anni ciascuno guarda alla vita con occhi diversi e, per il credente,
questo riguarda anche la fede. L’esperienza della vita mi ha portato a credere che vi
siano tre pilastri, più importanti di altri, su cui fondare la fede cristiana in questo nostro
tempo. Il primo è la coltivazione della Parola di Dio, il secondo è la testimonianza di
carità, il terzo è il preciso impegno alla formazione a una fede adulta e matura. Non
credo ci siano grandi novità in questo, dal momento che corrispondono a quanto la
Chiesa propone da sempre, da quella Pentecoste di duemila anni or sono nella quale si
è costituita la Chiesa. Forse solo le parole sono un po’ diverse, imposte da un tempo in
sempre più rapido cambiamento.

Questi tre pilastri sono legati l’un l’altro e insieme sostengono tutto l’impianto e il peso
della fede cristiana (cristocentrica, cioè di Cristo, figlio di Dio che ha condiviso con
l’uomo la sua divinità). Se uno dei tre pilastri cede, crolla l’edificio della fede. In altre
parole, un’attenta coltivazione della Parola di Dio senza una altrettanto attenta testi-
monianza di carità diventa esercizio intellettuale. Una radicale testimonianza di carità
non innestata sulla coltivazione della Parola di Dio è filantropia, pregevole e meritevole
virtù umana, ma non è espressione di una fede cristocentrica. L’impegno a una fede
adulta, disinserito dalla coltivazione della Parola di Dio e dalla testimonianza della carità
diventa operazione priva di senso. Ove manchi la piena coscienza di un impegno alla
formazione a una fede adulta, inclusivo di Parola e di carità, il percorso di fede corre
il rischio di mancare di quell’unitarietà e chiarezza degli obiettivi del credere che, nel
contesto culturale contemporaneo, sono invece essenziali.

22 -Percorso biblico
Questa premessa serve per introdurre un breve commento al percorso bi-
blico, che quest’anno ha vissuto il suo primo compleanno in doppia cifra.
L’esperienza, proposta dieci anni or sono dall’Azione Cattolica della Zona
Prealpi, è poi continuata in collaborazione tra i Vicariati di Uggiate e di
Olgiate. Dopo l’avvio dell’esperienza, guidata da don Ivan Salvadori, il per-
corso è continuato in questi ultimi anni con la guida di don Marco Cairoli.

Il successo di questa esperienza, non tanto nei numeri che hanno visto
punte di partecipazione ai singoli incontri di oltre duecento partecipanti,
quanto piuttosto nel positivo riscontro da parte di quanti hanno condiviso
il percorso, è da ricondurre certamente alla competenza di don Marco,
profondo e fine biblista, apprezzato didatta per capacità di sintesi e incisi-
vità nella trasmissione dei contenuti, ma soprattutto per la sua capacità di
aprire la Parola di Dio alla testimonianza della carità e saperla innestare
nel quadro di una formazione a una fede adulta.

Forse occorre precisare che per testimonianza della carità s’intende qui la
cura delle relazioni, il vero senso cioè della prossimità evangelica, ancora
più grande dell’attenzione ai poveri e a chi è nel bisogno, materiale e spi-
rituale, e per formazione a una fede adulta s’intende qui la formazione
alla consapevolezza della centralità e priorità della fede quale principio
ispiratore dell’esistenza e di ogni scelta che si fa nella quotidianità della
vita. In assenza di questo la fede corre il rischio di diventare ideologia o di
ridursi a pratiche devozionali, che non riescono più a dare risposte alla vita
adulta, lasciando ampio spazio alla tecnologia e alle sue dipendenze. Pro-
babilmente riusciamo a passare un’intera giornata senza pensare di essere
cristiani (o anche solo membri di una comunità umana), più difficilmente
riusciremmo a passare un’intera giornata senza telefonino. E se questo è
vero, dovremmo imporci una riflessione.

Ma poiché sul percorso biblico, oggetto di questo intervento si è detto ben


poco, torneremo sull’argomento nel prossimo numero.
A nome dei promotori del Percorso Biblico
Luciano Galfetti

Percorso biblico - 23
I RAGAZZI DI PRIMA MEDIA
ALLA SCOPERTA DELLA COMUNITÀ
Il 15 aprile, al ritiro, io e Davide abbiamo accompagnato Mariangela a distribuire la Comunio-
ne alle persone malate o anziane, che non possono assistere alla Santa Messa. Mariangela
ha letto il Vangelo, abbiamo recitato il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre, ci siamo
scambiati il segno della pace e la persona da cui siamo andati ha ricevuto il Corpo di Cristo.
Per vivere questa preghiera servono alcuni elementi: una candela accesa che testimonia la
presenza di Gesù, il Crocifisso e naturalmente l’Eucaristia. Questa giornata è stata veramente
istruttiva perché ho capito cosa fa la comunità per ogni persona.
Giulia

Abbiamo accompagnato Graziella a distribuire la Comunione a due signore anziane e malate.


La signora è stata felice e sorpresa di vederci. Sul tavolo c’era una candelina e accanto alcu-
ne immaginette di Gesù e Maria. Graziella ha recitato alcune preghiere, mentre io e l’altro
ragazzo abbiamo letto dei brani dal libretto della Messa. Più tardi ci siamo recati da un’altra
persona che ci aspettava per ricevere la Comunione. Lei ci ha mostrato una reliquia di santi
che conserva nella sua casa. È stata una bella esperienza.
Lara

Inizialmente ho incontrato il gruppo del Bollettino. Le incaricate hanno spiegato che non
è facile redigerlo: bisogna scrivere gli articoli, preparare la copertina, stamparlo in molte
copie e distribuirlo in tutte le case. Con il gruppo missionario mi sono molto divertita. Ho
imparato che i missionari lasciano il loro paese e viaggiano nel mondo in aiuto delle persone
bisognose.
Virginia

Anch’io ho accompagnato una signora che distribuisce la Comunione alla persone che non
possono partecipare alla Santa Messa. Mi ha colpito molto vedere la felicità di questi amma-
lati quando ricevono la Comunione, mentre per noi, persone sane, è quasi una cosa normale!
Matteo

Il ritiro delle medie è una domenica organizzata per conoscere la comunità. Inizialmente ho
incontrato il gruppo missionario. Successivamente ci siamo diretti al gruppo del bollettino
parrocchiale, che saluto con affetto! Ci hanno spiegato che per preparare una copia del bol-
lettino sono necessarie molte persone e molto impegno. Il gruppo della cantoria, invece, ci
ha fatto ascoltare dei brani cantati durante le funzioni e ha mostrato gli strumenti musicali
utilizzati. Al ritiro mi sono divertito molto e spero che ce ne sia presto un altro.
Mattia
24 - Alla scoperta della Comunità
Ho conosciuto da vicino i chierichetti: hanno raccontato che assistono il sacerdote durante
la Santa Messa. Gli educatori hanno mostrato un video, raccontando quali attività svol-
gono. Dal gruppo delle catechiste ho imparato che per tenere un gruppo di catechismo
bisogna prima fare un po’ di esperienza. Da ultimo ho conosciuto il gruppo che fa le
pulizie in chiesa.
Gabriele

Con i volontari del bollettino ho imparato com’è organizzato il notiziario “Le campane di
Uggiate e Ronago”. Con la cantoria ho ascoltato musiche che vengono eseguite durante
le funzioni e ho visionato gli spartiti dei brani musicali. Da ultimo mi sono recato presso il
gruppo missionario, che all’inizio mi ha sollecitato a svolgere una… “missione divertente”.
Ho potuto anche ascoltare le parole del Papa rivolte ai ragazzi e ho ricevuto un simpatico
regalo.
Gabriele

Ho scoperto che i Confratelli sono dei laici che


assistono il sacerdote durante le funzioni. Un
tempo invece aiutavano le famiglie del paese in
difficoltà. Il gruppo Battesimi ci ha mostrato l’Olio
Santo usato per ungere i bambini durante l’am-
ministrazione del sacramento e il fonte battesi-
male.
Daniele

In sacrestia ho conosciuto alcune signore che si


occupano dell’Arredo Sacro, ovvero delle tovaglie
che adornano l’altare e delle vesti sacre indossate
dal celebrante durante le funzioni religiose.
Ludovico

Sono andata a incontrare gli animatori, che ci fan-


no sempre divertire e che si divertono a stare con
noi. La domenica del ritiro è stata un’esperienza
unica e importante perché mi ha fatto conoscere
cose che non sapevo della mia Parrocchia.
Chiara
Alla scoperta della Comunità - 25
A MARGINE DELLA FESTA DELLE FAMIGLIE
“Famiglie insieme: per una comunità, famiglia di famiglie”, è il titolo, ma al tempo stesso il con-
tenuto, l’obiettivo e il programma di un progetto. Il progetto di “costruire una comunità”,
pienamente responsabile delle sue scelte, capace di solidarietà, di partecipazione, di condi-
visione. Una comunità nella quale si sta bene perché si è scoperto che ciò che più importa
nella vita sono relazioni amicali e fraterne, e la cura delle relazioni, che fonda lo straordinario
valore della famiglia, diviene la chiave di volta per estendere alla comunità i valori della
famiglia e farla diventare vera famiglia di famiglie.
La comunità è un grande, inestimabile dono che ci è dato e del cui valore non siamo general-
mente consapevoli. La comunità è incontro di persone che desiderano entrare in relazione,
le une con le altre, per conoscersi, per non sentirsi sole in un mondo apparentemente sem-
pre più ricco (forse), ma sempre più solo, apparentemente sempre più potente (forse) ma
sempre più fragile, sempre più digitalizzato e più avanzato (forse) ma sempre più assetato di
senso vero della vita o per lo meno del gusto del vivere insieme.
La festa delle famiglie ha costituito un’occasione privilegiata di incontro tra famiglie, un’oc-
casione, per entrare in relazione con altre famiglie. Le tematiche affrontate sono risultate
importanti per una collettiva presa di coscienza di condizioni umane, o situazioni che non
possono non stare a cuore di una comunità responsabile, quali il dono della vita, i fonda-
mentali diritti umani, la negazione dell’infanzia, la donazione di sé. Ci sono molti altri temi
che ugualmente una comunità dovrebbe avere a cuore: sono quelli dell’educazione, della
condizione giovanile, del lavoro, della solidarietà, della malattia, della politica e dell’econo-
mia …
Questa iniziativa, programmata a livello vicariale, potrebbe essere l’inizio di un percorso ver-
so un progetto più ampio capace di aprire le porte ad una comunità famiglia di famiglie. Un
percorso che non si costruisce a tavolino ma che richiede la pazienza e la perseveranza che
devono essere messe in gioco in tutti i grandi progetti che mettono al centro l’uomo.
L’incontro si è sviluppato attraverso attività di laboratorio che hanno riguardato le tematiche
seguenti.

LA FAMIGLIA MISSIONARIA A Km 0
Vivere un’esperienza di accoglienza, di annuncio del Vangelo, di corresponsabilità pastorale
per dare volto ad una Chiesa fraterna e missionaria. Per annunciare la gioia del Vangelo nel
modo piu’ semplice e vero: da persona a persona.
Questo laboratorio è stato rivolto ad un approfondimento della corresponsabilità pastorale
e del suo vero significato.
https://famigliemissionarieakm0.wordpress.com/

26 - Festa delle famiglie


I MINERALI CLANDESTINI
Se il nostro telefono cellulare ci raccontasse la sua storia, ci direbbe che fun-
ziona grazie a materiali di cui si serve l’industria elettronica, provenienti da
paesi molto poveri, estratti dal sottosuolo in condizioni lavorative disumane
e che non portano alcun beneficio al benessere delle popolazioni locali. Anzi,
diventano causa di guerre e di devastazione ambientale.
Il laboratorio ha permesso di prendere coscienza del fatto che il nostro mo-
dello di sviluppo deve urgentemente confrontarsi su questioni etiche che ri-
guardano l’impiego delle risorse naturali e il loro commercio.
mineraliclandestini.org

LA VITA CHE INIZIA


Il tema della vita nascente è un problema centrale nella nostra società.
Il laboratorio ha riguardato l’accogliere, il proteggere, il prendersi cura della
vita nascente, soprattutto in situazioni ambientali difficili, quando questa cura
richiede una rete di solidarietà ben piu’ grande dell’ambito familiare.
www.centrodiaiutoallavita.it

L’URLO DELLA TERRA


La cura delle relazioni non è circoscritta a quanti vivono attorno a noi ma si
apre al mondo.
Questo laboratorio ha aperto all’orizzonte della mondialità. E a quanto ci è
concretamente possibile fare per vivere con questa consapevolezza.
https://lurlodellaterra.wordpress.com/

QUANDO LA VITA, CHE E’ DONO, SI FA DONO


Questo laboratorio ha affrontato il tema della vocazione sacerdotale e religio-
sa, come scelta di una vita che si fa dono.
Il laboratorio ha presentato l’esperienza del Sicomoro.
www.sicomorocomo.it
Campo diocesano delle famiglie
Nel corso dell’incontro è stata anche presentata l’esperienza del campo estivo
delle famiglie organizzato dall’Azione Cattolica, che si terrà a San Nicolò Val-
furva dal 4 all’8 Luglio prossimi.
www.azionecattolicacomo.it, cercando CaDiFam2018 nella sezione Equipe
Famiglia

Festa delle famiglie - 27


FESTA DEGLI ANNIVERSARI DI BATTESIMO
“O mia Signora e Madre mia, io mi offro interamente a te;
e per testimoniarti la mia dedizione,
ti consacro oggi i miei occhi,
le mie orecchie, la mia bocca, il mio cuore e tutto me stesso.
Poiché ti appartengo, o buona Madre,
proteggimi e custodiscimi come bene e proprietà tua. Amen”

La domenica in “Albis”, la domenica subito dopo la Pasqua, è così chiamata per-


ché nei primi tempi della Chiesa il Battesimo era amministrato durante la not-
te di Pasqua e i neo Battezzati indossavano la veste bianca per tutta la settima-
na successiva, detta perciò “ domenica in cui si depongono le vesti bianche”.
Dal 2001 il Papa Giovanni Paolo II ha voluto fosse dedicata alla Divina Misercordia, così
come Gesù aveva chiesto nelle sue apparizioni a suor Faustina Kowalska.
È in questa domenica che sono stati festeggiati gli anniversari di Battesimo delle nostre
parrocchie di Uggiate e Ronago con i bimbi che hanno ricevuto il sacramento, dalla Ve-
glia Pasquale dello scorso fino alla Pasqua appena trascorsa. La celebrazione in chiesa
è stata semplice: l’aspersione con l’acqua benedetta, la lettura della Parola di Dio, la
riflessione di don Sandro, il rinnovo delle promesse fatte durante il Battesimo e una
preghiera alla Madonna, il tutto allietato dal suono dell’organo e dal canto di Hiroko,
anche lei battezzata col nome di Maria Ida nella notte di Pasqua, in Cattedrale, per
mano del Vescovo Oscar insieme con altri sette catecumeni adulti. Non molte famiglie
hanno potuto o voluto accogliere la proposta di tornare in chiesa a ringraziare il Signore
del dono grande ricevuto e affidare il proprio cammino di vita cristiana a Colui che, per
mezzo dell’acqua del Battesimo, ci fa rinascere a vita nuova.
Per concludere la breve celebrazione, ci si è rivolti alla Madre di Gesù con la preghie-
ra e, accendendo un lume, si è affidato ogni bimbo e la sua famiglia, alla materna
protezione della Vergine Maria. Dopo la foto di gruppo, tutti in oratorio a gustare ciò
che è stato preparato con semplicità, ma con il desiderio di prolungare una bella festa
vivendo un momento di amicizia e di reciproca conoscenza. I bambini hanno potuto
godere dello spazioso salone per rincorrersi gattonando e sorridersi con l’innocenza
che è propria della loro età.
Un momento di vita di Chiesa perché il sacramento del Battesimo, porta della vita cri-
stiana, ci inserisce in essa come membra vive e, per questo, lo si celebra comunitaria-
mente e insieme ci si prepara: la nostra fede infatti non può essere solo personale, ma
va vissuta con i fratelli che il Signore mette sul nostro cammino.

28 - Anniversari battesimo
L’A.GE. COMPIE QUARANT’ANNI
Celebrare l’anniversario di fondazione di una qualsiasi istituzione è fare memoria e ricordo
di attività svolte negli anni da cui trarre insegnamenti per il futuro. Nel nostro specifico caso,
vogliamo ricordare il prezioso lavoro svolto nei quarant’anni di vita dalla nostra Associazione
Genitori (A.Ge.) che proprio domenica 11 marzo 2018 ha festeggiato il suo quarantesimo com-
pleanno.
Il gruppo di Uggiate Trevano, infatti, nasce nel 1978 dal cuore del parroco di allora don Virginio
Sosio e di alcuni laici, convinti dell’importanza di promuovere in famiglia e nella scuola i valori
cristiani dell’educazione integrale, della libertà e del dialogo. Concetti e temi che poi sono stati
rimarcati dalla Segretaria e dal Presidente dell’A.Ge. Nazionale, Chiara Crivelli e Rosaria D’Anna.
I membri dell’Associazione hanno voluto innanzitutto ringraziare insieme il Signore nella Santa
Messa per il prestigioso traguardo raggiunto; a loro si sono uniti anche il Vicepresidente Re-
gionale e Presidente della provincia di Milano, alcuni Presidenti delle vicine sezioni A.Ge., i
Sindaci e i rappresentanti delle Amministrazioni dell’Unione Comuni Terre di Frontiera.
I diversi Presidenti che hanno guidato nel tempo l’Associazione hanno messo in luce, in oc-
casione di un cordiale incontro conviviale, alcune particolarità di vita associativa e narrato i
programmi, le attività e il lavoro svolto sottolineando l’impegno profuso, gli sforzi, i momenti
difficili e i significativi traguardi raggiunti evidenziando l’utilità e i benefici prodotti dalle diverse
“Scuole-Genitori” che negli anni ‘90/2000 sono state attuate sul nostro territorio e che tuttora
sono attive.
Come allora si tratta di serate/incontri rivolte a fasce diverse di età (scuola dell’infanzia, pri-
maria e secondaria) ma tra loro collegate da temi specifici dell’età evolutiva. Forse per la no-
vità del metodo introdotto e per gli argomenti ancora di estrema attualità e concretezza, ma
sicuramente anche grazie all’abilità e all’entusiasmo degli oratori che gestiscono sia gli incontri
con i genitori, sia quelli con i ragazzi a scuola, le serate si animano di commenti, domande, di
racconti di vita vissuta, di scambi di esperienze, di richieste di consigli e di aiuto.
Ancora oggi, a distanza di alcuni anni, possiamo affermare che questo metodo educativo ppuò
risultare di estrema utilità e di palese servizio alla famiglia e ai genitori nel loro compito speci-
fico di allevare, educare e guidare i figli nel cammino iniziale della vita.
L’Associazione Genitori, oltre ad organizzare percorsi formativi, partecipa annualmente a ma-
nifestazioni locali quali il Presepe Vivente e alla raccolta fondi “Un euro per un sorriso”; si
sostiene partecipando con un suo stand alla Fiera di San Giuseppe. È inoltre promotrice della
“Camminata nel verde” che dal 1998 viene riproposta ogni anno con itinerari e metodologie
sempre diverse, attuali ed accattivanti per bambini, ragazzi e genitori.
Un sentito e caloroso ringraziamento va a tutti coloro che in questi anni hanno fortemente
voluto e creduto nell’A.Ge. e che, siamo certi, continueranno a fare perché il cammino sin qui
percorso possa continuare a rendere i genitori sempre più consapevoli di essere preziosi e
insostituibili protagonisti nel processo educativo rivolto alle giovani generazioni.

A.Ge. - 29
13.5.2018 -
45.MO ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DEL COMITATO
Tra raggi di sole, quattro gocce d’acqua e alcune raffiche di vento, oltre cento volon-
tari del Comitato di Uggiate Trevano della Croce Rossa domenica scorsa, 13 maggio,
hanno tinto di rosso non solo la sede CRI ma anche le vie centrali di Uggiate, la Chiesa
parrocchiale e l’oratorio presso cui s’è svolta la parte finale della festa per festeggiare
il 45.mo anniversario di fondazione del Comitato.
Una giornata per testimoniare la convinta adesione agli ideali del Movimento In-
ternazionale di Croce Rossa e ricordare una “storia positiva” per il nostro territorio,
iniziata 45 anni fa. Dal 1973, la CRI di Uggiate Trevano è una presenza costante per
assicurare, in un primo tempo, il servizio di primo soccorso e trasporto infermi e gi-
ungere oggi ad una moltitudine di attività e servizi sanitari e socio-assistenziali. Tutto
grazie agli oltre mille volontari che nel corso di questi quarantacinque anni si sono
avvicendati nello svolgimento delle varie attività, al supporto delle Amministrazione
comunali, al sostegno e alla vicinanza della gente dei dieci Comuni.
La collaborazione di tutti gli attori coinvolti ha fatto sì che la giornata abbia avuto un
esito molto positivo e tutti i partecipanti hanno potuto vivere in prima persona mo-
menti di festa e gratitudine per il traguardo raggiunto.
Nell’occasione sono stati conferiti gli attestati di gratitudine a tre dei volontari fonda-
tori ancora oggi in servizio attivo, sono state consegnate le croci di anzianità per 35, 25
e 15 anni di servizio continuativo, e sono stati attribuiti due attestati di ringraziamento
e riconoscenza alle Infermiere Volontarie per il servizio quotidiano prestato presso
l’ambulatorio della sede. Infine, ai trentadue volontari dell’ultimo corso è stato con-
segnato il libro “Un souvenir di Solferino” di H. Dunant, il testo da cui ha preso origine
l’idea di Croce Rossa, affinché, scoprendo le radici ideali del Movimento, possano da
lì trarre gli stimoli per proseguire per lunghi anni il proprio percorso di volontariato.

30 - 45° C.R.I.
31 - 45° C.R.I. - 31
dal Mondo
NOTIZIE DA MIRPUR - BANGLADESH
Quando entriamo dal cancello della nostra Parrocchia possiamo vedere, sopra l’entrata del-
la Chiesa, un bellissimo mosaico, che raffigura la Madre di Gesù che siede al circondata dai
Dodici Apostoli. Sopra di loro vola una colomba e delle fiammelle sono sospese. La colomba
e le fiammelle sono il simbolo dello Spirito Santo. Il quadro rappresenta l’evento della Pen-
tecoste, quando il Cristo Risorto nella gloria del Padre manda lo Spirito Santo su di noi. Dico
“su di noi”, perché questo evento non é accaduto solo a Maria e agli Apostoli tanti anni fa. La
Chiesa esiste, vive ed é attiva, perché lo Spirito Santo viene ogni momento e donando Fede,
Amore e Speranza, facendo di noi veri Figli di Dio e costruisce il Corpo di Cristo. Questo quadro
rappresenta  veramente  la nostra Parrocchia! Maria, come nostra Patrona, siede al centro,
circondata da tutti noi. Lei prega che lo Spirito Santo possa stare con noi e trasformarci in
Discepoli e Apostoli di Gesù.

Il 4 Maggio scorso c’è stata la Festa Patronale della nostra Parrocchia di Mirpur, dedicata
a “Maria Regina degli Apostoli”. Grande Festa con il nostro Cardinale Patrick e tanta gente,
numerosi ringraziamenti al Signore perché in questi venticinque anni dalla posa della pri-
ma pietra della chiesa ha fatto crescere questa comunità, alla periferia della capitale Dhaka…
Quindici coppie di sposi, che festeggiano gli anniversari di Matrimonio, hanno rinnovato le
promesse matrimoniali e chiesto al Signore nuove Grazie e Benedizioni per le loro famiglie. Si
sono scambiati le collane di fiori, segno del loro amore. Tanti missionari e suore del P.I.M.E. e
suore Luigine in questi anni hanno lavorato, dissodato e seminato questo terreno tante volte
così difficile e duro, con generosità e fede, ma é stato il Signore che ha fatto crescere questa
comunità, unendo tanti figli di Dio dispersi e sconosciuti gli uni dagli altri, venuti da diverse
parti del Bangladesh in cerca di lavoro e di futuro. Canti e preghiere per celebrare le meraviglie
del Signore, che si é servito anche di numerosi collaboratori laici, giovani, donne e uomini, con
i loro difetti, ma anche con tanta fede, che hanno costruito insieme una bella comunità, non
certo perfetta, ma piena di entusiasmo e di speranze. Molti sono già andati a trovare il Signore:
li accolga Lui nella sua gioia e nella sua pace.  
 
Una parrocchia ricca di giovani, come lo é tutto il Bangladesh: giovani che fanno fatica a trova-
re  una buona strada, in un Paese grande meno di metà Italia, ma con centosessanta milioni di
abitanti … specialmente qui, alla periferia della grande capitale con quindici milioni di abitanti,
con un traffico frenetico giorno e notte, senza sosta e senza pace, sempre in movimento, alla
ricerca di un lavoro e di un futuro difficili da immaginare, dove anche i legami familiari sono
sempre più fragili … Eppure giovani che non mancano di gioia e di fiducia nell’affrontare le

dal Mondo - 33
Dipinto su tela nella nostra Chiesa Parrocchiale di Mirpur, Dhaka,
fatto da un nostro parrocchiano, che e’ gia’ andato a trovare il Signore.

fatiche della vita … Il pranzo comunitario con più di settecentocinquanta persone ha concluso
la nostra festa, quasi a ricordare che se stiamo uniti e cerchiamo di volerci bene e di aiutarci gli
uni gli altri,  il Signore é in mezzo a noi e allora Lui può fare la differenza, se con cinque pani e
due pesci ha sfamato e dato una speranza alla gente del suo tempo… E così, e con un bel po’
di nostalgia, ma proprio un bel po’… alla fine di quest’anno il P.I.M.E. lascerà la Parrocchia di
Mirpur al clero locale, consegnandola alla Diocesi.
 
Lo scopo del P.I.M.E. come Istituto Missionario é quello di andare dove Gesù non é conosciuto
e fondare la Chiesa. La Parrocchia di Mirpur é ora una bella Parrocchia, matura e ben fondata,
ed é arrivato il tempo per noi di affidarla alla cura della Diocesi e di andare in nuovi luoghi e
nuovi posti di lavoro. Noi siamo sicuri che i Parrocchiani di Mirpur sono pronti a collaborare
con il Clero Diocesano: noi crediamo e preghiamo che il loro apostolato permetterà a questa
comunità di progredire nell’unità e nella santità. Il nostro carissimo Cardinale Patrick, all’inizio
della Santa Messa, ha avuto parole commosse di ringraziamento per i missionari del P.I.M.E.
che hanno lavorato a Mirpur con generosità e dedizione e ha incoraggiato i cristiani di Mirpur
a proseguire sulla stessa strada, per essere sempre di più testimoni dell’amore del Signore in
mezzo alla nostra gente. 

34 - dal Mondo
“Maria Regina degli Apostoli” é anche la Patrona del P.I.M.E., l’Istituto Missionario che
prese la responsabilità di costruire la Chiesa  ventitrè anni fa (il 2 giugno 1995) e di inco-
minciare la nuova Parrocchia undici anni fa (il 7 settembre 2007): p. Arturo Speziale, p.
Gianantonio Baio, p. GianPaolo Gualzetti, p. Livio Prete, p. Paolo Ballan, p. Quirico Mar-
tinelli, p. Emmanuele Meli, fratel Alessandro Marangi, p. Franco Cagnasso, e tanti altri
padri e fratelli che sono stati lì per poco tempo, come p. Almir, p. Adolphe e p. Brice. Tutti
sono membri del P.I.M.E. e tutti sono sotto la protezione della “Regina degli Apostoli”.
Con il suo aiuto e la sua ispirazione hanno lavorato qui con gioia e un legame di amicizia
e apprezzamento si é stabilito tra di loro e  i sacerdoti diocesani con cui hanno collaborato
e con tutta la gente della Parrocchia. Ma se alla fine di quest’anno noi lasceremo la Par-
rocchia, questo non significa che ci dimenticheremo gli uni degli altri: abbiamo la stessa
Patrona, siamo radunati intorno a Maria. Possa l’intercessione di Maria fare di questa
Parrocchia e del nostro Istituto Missionario dei servi umili ed efficaci del Regno di Dio.
Maria Regina degli Apostoli aiuti tutti noi a stare sempre uniti al Signore, nostra forza,
nostra consolazione e nostra gioia.

P.S. Le nuove destinazioni dei Missionari del P.I.M.E. vengono rese pubbliche il sabato
prima di Pentecoste. Quest’anno c’é anche il mio nome nella lista come trasferito dal
Bangladesh. C’è anche la data del 15 Febbraio 2019: inizio del mio nuovo incarico come
Rettore della Casa dei Missionari anziani e malati di Rancio di Lecco. Questo incarico
durerà tre anni, poi potrò tornare in Bangladesh.
 
Una preghiera di cuore alla Regina degli Apostoli.
p. Quirico

p. Brice, p. Franco Cagnasso, p. Quirico Martinelli, p. Ronald Costa

dal Mondo - 35
G.A.M.
gruppo appoggio missionario
gam.ronago@gmail .com

UN PONTE D’AMORE CON L’AFRICA


Carissimi Gamiti e Amici del Gruppo missionario G.A.M.,

come tutti gli anni pubblichiamo il bilancio annuale per rendere conto del denaro ricevuto
e mandato ai missionari legati a noi da anni e anni di amicizia: suor Amelia, ora a Verona
per curare la salute; l’Ospedale di Kalongo e la Scuola Ostetriche, fondati da padre Giuseppe
Ambrosoli, in Uganda; suor Caterina che fu ostetrica a Kalongo, ora ammalata ad Arco di Trento;
padre Egidio che fu missionario e medico a Kalongo; padre Philip Zema, in Ghana.

Ringraziamo il Signore per il bene che tutti noi abbiamo potuto fare tramite questi nostri amici
che ogni giorno donano tutta la loro vita per dire il loro sì a Dio in un servizio di amore verso
ogni persona là dove la sua volontà li chiama.

Come forse già sapete, il nostro Gruppo Missionario è alla ricerca di una persona che ne
voglia assumere la responsabilità, condividendola con tutti gli altri. Confidiamo e preghiamo lo
Spirito Santo perché questo avvenga presto.

36 - G.A.M.
ENTRATE USCITE
Scuola ostetriche -
Vendita dolci a San Giuseppe € 883.00 € 2000.00
Ospedale di Kalongo
Offerte per suor Amelia € 420.00
Per padre Philip Zema € 1900.00
Vendita coroncine suor Amelia € 130.00
Mercatino equo solidale € 300.00 Per suor Amelia Ghielmetti € 1950.00
Adesioni mensili G.A.M. € 800.00 Per suor Caterina Marchetti € 400.00
Da “Fooc e Fiam” € 1000.00 Per padre Egidio Tocalli € 200.00
Dagli alunni -
€ 300.00
Scuola Primaria Ronago
Per Ospedale di Kalongo € 1362.00
Banco vendita - dicembre € 1060.00
Lavoretti suor Caterina € 400.00

Totale € 6655.00 Totale € 6655.00

Padre Philip amministra il Battesimo

Sister Carmel

G.A.M. - 37
KALONGO NEL CUORE
Tre volontari a Kalongo, nella missione di Padre Giuseppe Ambrosoli, hanno rifatto e messo
in sicurezza tutto l’impianto elettrico dell’ospedale, ma non hanno donato solo energia
tecnica ai malati, ai bambini, alle madri e agli operatori. In ogni cavo, in ogni scatola, in ogni
giunto hanno messo un pezzetto di cuore e non solo il loro. Anche il nostro. “Kalongo nel
cuore” è, infatti, il titolo del servizio che i nostri concittadini Gianni Gasparini e Michelangelo
Lago, con il loro amico di Lurate Caccivio Giancarlo Aliverti, hanno reso al “Dr. Ambrosoli
Memorial Hospital”. Ma sono stati sostenuti da un folto gruppo di Uggiate e di Ronago che
ha raccolto seimila euro, per consentire l’acquisto del materiale e la posa in opera. Le spese
di viaggio e tanto altro sono state a carico dei tre volontari che non hanno badato a fatiche
accessorie, come quelle delle vaccinazioni, per proclamare la cosa più bella del mondo:
l’amore.

La loro figura, la loro opera, il loro esempio di solidarietà rientrano nel ritratto dei “santi
della porta accanto” tracciato da Papa Francesco nell’ultima lettera apostolica: sono coloro
che, nella quotidianità, senza megafoni, senza riflettori, senza smancerie, lavorano per
portare un po’ di bene.

Quasi settecento fotografie e trenta minuti di filmato, proiettati in una serata all’oratorio di
Uggiate, documentano l’attività a Kalongo dei tre volontari, ma documentano soprattutto
la vita e le storie della gente che hanno incontrato, povera gente che vive come può, che si
accampa all’addiaccio fuori dall’ospedale a cucinare per i parenti ricoverati, che si accalca su
mezzi di trasporto traballanti, che vende frutta lungo strade polverose ed è tutto ciò che ha,
vive in città - formicaio e in capanne sparse, in paesaggi struggenti ed avari.
In un clima caldissimo, pieni di terra rossa che s’infila ovunque, tra volti di sofferenza e volti
di speranza, i tre volontari hanno lavorato dall’alba al tramonto per un mese, condividendo
la vita della gente ed hanno tanti episodi da raccontare, ma soprattutto altri progetti, perché
Kalongo è nel cuore, hanno toccato con mano quanto sia il bisogno di cure, di attrezzature,
di competenze anche spicciole, come quella di gestire un contatore dell’energia.
Sacrifici e disagi, ma anche emozioni, come quella di aver interrato cavi sospesi e di aver
riordinato e messo a norma la centrale di distribuzione elettrica che era caotica e obsoleta.
Soprattutto, l’emozione di aver portato un po’ di noi laggiù e di aver portato un po’ di loro
tra noi: loro che hanno poco, eppure cantano alla vita e l’inno più grande è nella Messa, una
festa per Dio e per l’umanità. Loro che hanno solo un ospedale ed hanno la benedizione
quotidiana di Padre Ambrosoli. Lui non li ha mai abbandonati, continua a intercedere e
chissà che sia per la sua intercessione che i tre volontari sono andati, tornati senza incidenti
e hanno riempito il cuore anche a noi.

38 - Kalongo nel cuore


RONAGO: FESTA DI SAN VITTORE
“Ritornare al Vangelo, fino al martirio: questo chiede San Vittore a ciascuno di noi”: è la
riflessione di don Sandro, durante l’Omelia della Messa per la festa del patrono di Ronago.
Anzi, compatrono, con San Defendente, quest’ultimo ricordato il due gennaio.
La cerimonia serale, sobria e solenne, è stata decorata dalla Cantoria accompagnata
dall’organo, dai Confratelli e dal rosso dei paramenti, rosso sangue, il sangue dei martiri e
che è anche il sangue della persecuzione, della sopraffazione, dell’emarginazione dei cristiani
nell’angolo dell’insignificanza. I Cristiani sono tuttora martirizzati non solo con le torture, la
prigionia e le armi da fuoco o da taglio in tante aree del mondo, ma anche con il ridicolo: è una
nota dell’Omelia di don Sandro che ha rievocato il sacrificio supremo di San Vittore il Moro,
proveniente dalla Mauretania, soldato romano del terzo secolo dopo Cristo, martire della fede
a Milano. E fu Sant’Ambrogio a promuovere il culto di San Vittore, patrono degli esuli e dei
prigionieri: nella diocesi ambrosiana sono numerosi i luoghi dedicati al soldato-martire, dalle
basiliche alle cappelle e al carcere milanese.

La dedicazione della nostra chiesa a San Vittore potrebbe risalire a una fondazione militare
tardo-romana istituita a Ronago. La cappella originaria avrebbe avuto una funzione
“castrense”, ossia come luogo di culto annesso a un piccolo stanziamento di soldati, messi
sopra la valle di Chiasso a presidiare la strada Como-Novara che passava dalle nostre parti, via
di comunicazione strategica. È la ricostruzione del professor Mario Mascetti in “Ronago, storia
di un paese di confine”.
Dalla storia ai pensieri sui nostri giorni: “Le nostre tradizioni sembrano spegnersi – ha detto
don Sandro – ma i cristiani non possono essere di facciata, fragili nella fede e incapaci di
sopportare il peso di un’autentica vita cristiana. Rischiamo di perderci, se non torniamo alle
origini della nostra fede, alla radicalità evangelica, alla testimonianza. Rischiamo una fede
banalizzata che non va contro il principe di questo mondo, il demonio e che non combatte lo
spirito del male”.

San Vittore interceda perché la fede torni a radicarsi e il Vangelo torni a fondamento della vita
cristiana: è il filo che ha legato le preghiere nella chiesa illuminata come nelle grandi occasioni,
in segno non solo di festa, ma anche a simbolo della luce perenne, la luce del bene, del
servizio alla Verità e ai fratelli.

Festa di san Vittore - 39


Processione Corpus Domini
31 maggio 2018
Solenne Processione dalla Chiesa di San Michele a Trevano
alla Chiesa Parrocchiale di Uggiate.
Si ringraziano don Christian Ghielmetti per la sua presenza
e la Filarmonica di Beregazzo
Pieve di Uggiate
FARE E DISFARE
In occasione delle manifestazioni per i novant’anni dell’unificazione in Faloppio di Gaggino e di
Camnago, in una conferenza il professor Luigi Cavadini ha rievocato un brano di storia che riguarda
anche i nostri paesi e l’antica Pieve di Uggiate Trevano. Ecco un estratto del testo predisposto dal
professor Cavadini, faloppiese, esperto d’arte universale e di storia locale. Lo ringraziamo per averlo
messo a nostra disposizione.

Uggiate è da sempre capoluogo di questa regione situata tra i due laghi, Maggiore e Lario,
che si affaccia sulla vicina Confederazione Elvetica. La supremazia ha radici lontane e si
costituisce su basi religiose, cioè sul fatto che Uggiate risulta a capo della Pieve, cioè di una
struttura territoriale della Chiesa, già nel 1167. Dal 1335, poi, lo stesso territorio, sulla base
delle decisioni assunte in occasione della
pubblicazione degli Statuti di Como,
diventerà anche circoscrizione civile.
Il territorio di competenza della Pieve,
retta da un Prevosto e dal capitolo dei
Canonici, alla fine del Quattrocento
comprendeva gli abitati di Solbiate,
Trevano e Romazzana, Albiolo, Olgiate,
Ronago, Gaggino, Rodero, Cagno,
Casanova, Camnago, Drezzo, Uggiate e
Canova, Caversaccio, Gironico, Bizzarone,
Concagno. Dal punto di vista religioso
già a partire dalla fine del 1200 alcune
delle comunità si rendono autonome
(Casanova, Gironico, Cagno e Olgiate) e
vengono dotate di un proprio cappellano
e nel tempo ognuno dei paesi tende ad
ottenere una propria autonomia. Con
la seconda metà del Settecento e con
il distacco di Drezzo (1752), Camnago
(1771) e Rodero (1785), restano
sottomessi a Uggiate solo Ronago (si
42 - Pieve di Uggiate
staccherà nel 1805) e Gaggino che faticherà a lungo per ottenere la sua indipendenza che
arriverà solo nel 1892. A Trevano invece non si pongono problemi, quasi fosse destino
restare una appendice di Uggiate. Se guardiamo alla storia delle separazioni appare
evidente come il distacco avvenne a partire dalle sedi più lontane, quindi più scomode da
raggiungere dai sacerdoti che avevano sede a Uggiate, soprattutto nella stagione invernali
con le copiose nevicate di quei tempi. Era un po’ come liberarsi da pesi troppo gravosi.
A livello civile, ben presto le singole comunità si costituirono in Comune, con autonoma
gestione, ma col tempo ci si rese conto che questa troppo diffusa disgregazione aggravava
i costi di mantenimento dei servizi, in particolar modo delle strade, e allora ecco
affacciarsi lentamente l’esigenza di accorpare tra loro abitati aventi rapporti di vicinanza
o di interessi comuni. Il primo tentativo avviene con Napoleone e con la formazione della
Repubblica Cisalpina (1797) e quindi con il Regno d’Italia (1805). Due settimane dopo
l’autoincoronazione di Napoleone con la Corona ferrea nel Duomo di Milano (26 maggio)
ecco la promulgazione di un decreto che definisce una serie di “concentrazioni”: attorno
ad Uggiate (531 abitanti) vengono radunati Ronago (326), Gaggino (305), Bizzarone
(255), Trevano (290), Camnago (215). In tutto 1992 abitanti: un bel borgo. Ma dura poco
perché con la sconfitta definitiva di Napoleone a Lipsia, nel 1814 tutto il nostro territorio
torna agli austriaci che riportano l’autonomia dei singoli paesi.
Nuova prova di aggregazione è tentata nel 1865, a conclusione del Risorgimento e alla
costituzione del vero e completo Regno d’Italia, quello dei Savoia. Le istruzioni della Legge
Comunale e Provinciale del nuovo Stato invita a riunire le piccole entità tra loro vicine:
varie le ipotesi di raggruppamenti, c’è chi vorrebbe mettere insieme Uggiate, Trevano,
Bizzarone, Gaggino e Ronago, chi punta su un comune più grande aggiungendo Camnago,
Albiolo, Caversaccio e Casanova, chi ancora a questi ultimi aggregherebbe anche Gironico
e Parè. Ma le troppe ipotesi portano a un nulla di fatto.
Bisogna arrivare al 1928 perché su una decisa indicazione del potere centrale si vanno
realizzando delle unioni, minime, forse, ma destinate a durare: con decreti firmati da
Vittorio Emanuele III e controfirmati da Benito Mussolini, come capo del Governo,
Camnago Faloppia viene unito con Gaggino a formare il Comune di Faloppio, Casanova
Lanza e Caversaccio diventano Valmorea, Parè, Cavallasca e Drezzo formano Lieto Colle.
Solo questi ultimi decideranno di separarsi di nuovo nel 1956. Uggiate e Trevano, forse
quelli tra loro più vicini, decidono di mantenere la loro autonomia nonostante siano
guidati da un unico Podestà e solo nel 1937 finiscono per formare un unico Comune.

Luigi Cavadini
Pieve di Uggiate - 43
LA NOSTRA PICCOLA STORIA NELLA GRANDE STORIA
Il 1917 è l’anno cruciale per gli sviluppi della Prima Guerra Mondiale e per quanto riguarda
l’Italia è opportuno ricordare che la decisione della Russia di lasciare il conflitto, a seguito
della rivoluzione di Febbraio (calendario russo) e la conseguente destituzione dello Zar Nicola
II, consente ai comandi austro-ungarici e di Germania di far confluire ai confini Est del nostro
Paese imponenti forze di mezzi e di soldati prima impegnati sul fronte orientale in Russia. La
disfatta di Caporetto del mese di o’ttobre 1917, che causerà la perdita di oltre 400.000 soldati
italiani, fra morti feriti e prigionieri, confermerà la forza e la determinazione degli imperi cen-
trali a chiudere i conti con L’Italia, ma la loro offensiva sarà arrestata sul Piave. In questo stesso
anno entrano in guerra gli Stati Uniti al fianco dei principali alleati; Gran Bretagna, Francia e
Italia contro l’impero austro-ungarico.
Governo e ministero della guerra impongono nuovi sforzi alle popolazioni civili già stremate
dalle ristrettezze. Vengono richiamati alle armi i riformati e le classi prima considerate anziane;
sono anticipate le visite di leva, compresi i coscritti della classe 1899. Cretinismo accertato, la
mancanza di un arto o la cecità, rappresentano di fatto l’unica deroga al reclutamento forzato
che avviene seduta stante all’atto della visita. Anche la nostra Pieve, che vive principalmente di
agricoltura, si svuota di uomini. Sia a Uggiate che a Trevano ci sono famiglie con cinque o sei
componenti alle armi.
Nei campi ritornano gli anziani e si avviano i minori mentre le donne, prima – ‘incoraggiate
alla applicazione ai lavori agricoli al fine di meglio assicurare la produzione agraria necessa-
ria all’approvvigionamento del Paese’ - sostituiscono ora quasi in tutto e per tutto gli uomini.
Le disposizioni prefettizie, espressione del Governo Centrale, si susseguono pressoché quoti-
dianamente e tra le raccomandazioni per le semine primaverili è ricordato che ‘Neppure un
metro di terreno deve restare senza coltivazione; si semini ogni
palmo di terra fosse anche per ottenere pochi chilogrammi di pro-
dotto; l’aia, le ripe, le scarpate, i cunei di terra, ad ogni costo, uti-
lizzando persino le debolissime forze dei fanciulli’. Le già ristrette
assegnazioni di farina ai Comuni per la panificazione del pane
di tipo unico subiscono nuova riduzione del 18 % e la Cattedra
ambulante di agricoltura provinciale aggiorna alle nuove esigenze
di guerra i parametri già restrittivi per la concessione ai soldati di
licenze agricole, opportune per la mietitura, quasi indispensabili
per i tagli del maggengo e dell›agostano. Un decreto istituisce
premi per le donne –‘che  sapranno distinguersi per operosità
costante e produttiva’ -  e  allo  scopo  ‘i Sindaci sono invitati ad
organizzare centri di accoglienza ad orari straordinari per la cu-
stodia dei neonati affinché sia consentita l’assidua presenza delle

44 - La nostra storia
madri sui campi,’ ma nessun premio arriva da noi, basta, infatti, un piccolissimo errore
formale per essere esclusi dalla selezione.
Le requisizioni per esigenze belliche sono già ben conosciute a tutte le famiglie, ma nel
1917 i loro effetti sono quasi devastanti,  specie  per la nostra  gente.  Le commissioni
comunali rispondono a quelle provinciali e, a loro volta,  direttamente  alle gerarchie
militari. Con grande organizzazione e meticolosa verifica sono censiti i terreni con la loro
destinazione colturale. Patate – granoturco - frumento – segale – avena - fieno e paglia.
Tutti i prodotti sono soggetti a requisizione poiché servono al fronte. L’avena, seppur
poca, è preziosa e, salvo la necessità per la successiva semina, viene totalmente requisita.
Le patate ‘devono avere una circonferenza minima di 10 cm, di qualità mercantile, pulite
e ben conservate.’ Per lo stoccaggio e trasporto dei prodotti vengono fornite apposite tele
(sacchi) e per ciascuna si versa una cauzione di due lire.
Sono censite anche le stalle e si evidenzia, ad esempio, che a marzo 1917 a Trevano
cinquanta famiglie detengono bestiame per un totale di sedici buoi, sessantanove vacche
e settantacinque vitelli che i commissari comunali, nominati e presieduti dal Sindaco che
risponde direttamente al Prefetto, hanno il compito di selezionare con equità, ‘rispar-
miando i bovini indispensabili per i lavori nei campi e i proprietari che nella preceden-
te requisizione hanno già dovuto cedere dei capi.’ I prezzi di acquisto dei beni requisiti
sono stabiliti su ordine prefettizio che, con telegramma, anticipa al Sindaco le date e le
stazioni ferroviarie di volta in volta prescelte per la consegna: Olgiate Comasco oppure
Solbiate - Albiolo.
Foraggi e cereali vengono caricati sui carri dei nostri contadini, che tutti insieme affronte-
ranno una giornata intera di cammino e di attesa poiché se i buoi avanzano lenti i controlli
militari alla stazione, compresa la pesatura, sono lunghi e meticolosi. I prodotti, infatti,
devono corrispondere ai campioni in precedenza pre-
levati in paese.
È ancora un telegramma del Prefetto a disporre giorno,
ora e luogo di consegna del nuovo bestiame requisito. Si
parte di primo mattino preceduti dal segno della croce,
una lunga, lenta e silenziosa processione di giovenche,
mucche e buoi tenuti alla cavezza dal proprietario o dal
detentore. È questa infatti  ‘condizione indispensabile
per ricevere il buono per l’incasso’ di quanto d›autorità
deciso che, per tutti i beni ceduti, avverrà tramite la sta-
zione dei Carabinieri di Lurate Abbate. Sarà garante il
Sindaco per la corretta ripartizione delle spettanze da
liquidare ai singoli beneficiari.
Renato Arrighi

La nostra storia - 45
CHIESA DI RONAGO: PARLIAMO DELL’ORGANO
Nella Chiesa di Ronago l’organo Carlo Marzoli di Varese, anno di costruzione 1934 collocato in
origine nella Chiesa di San Simone a Lora e portato a Ronago nel 1942 dopo l’ampliamento
della parrocchiale, ha bisogno di un intervento di manutenzione straordinaria al motore e al
mantice.
Dopo un sopralluogo con il maestro Schiavio e l’organaro Abati, si è appurato che il mantice
versa in uno stato precario a causa del cedimento del pellame e del legno ormai consunti dal
tempo e l’usura. Altro problema riscontrato è il motore sia per la scomodità della collocazione,
ora nel solaio, che per la scarsa qualità dello stesso. Necessita, quindi, la sostituzione con un
modello più efficiente e silenzioso. È richiesto anche un lavoro di sistemazione muraria della
nicchia che ospita il mantice perché alcune infiltrazioni hanno causato una fioritura di salnitro,
che va a ricadere sullo stesso.
Con tale intervento si garantisce un miglioramento sia funzionale sia strutturale.
Il costo dell’intervento è di quattromila euro, cui va sommata la parte muraria. Si chiede l’aiuto
di qualche persona o famiglia per sostenere la spesa e, quindi, garantire un futuro al nostro
organo.

46 - Organo di Ronago
dall’Oratorio
TAPPA 14
Domenica 6 maggio i quattordicenni di tutta la Diocesi si sono dati appuntamento a Como per
vivere insieme il capitolo conclusivo del loro percorso catechistico, che è, allo stesso tempo, il
trampolino di lancio verso le nuove esperienze dell’adolescenza. La Tappa 14 rappresenta proprio
questo: un momento di festa in cui i ragazzi di tutte le parrocchie hanno la possibilità di rendersi
conto del cammino percorso e di quello che li aspetterà quando, con rinnovata energia, si lasce-
ranno coinvolgere in nuove sfide.
Dopo un iniziale momento di testimonianze, riflessioni e giochi nelle parrocchie ospitanti, gli ado-
lescenti si sono ritrovati tutti insieme lungo le vie della città per un divertente momento conclusivo
e per la tanto attesa Messa in Duomo con il Vescovo Oscar. “Gesù ha detto ‘Vi ho chiamato amici’.
Ecco, questo dovete tenere nel cuore: vi ho chiamato amici” ha raccomandato il Vescovo. E infine
un’esortazione: “È molto importante adesso ridiventare amici di Gesù con maggiore intensità, sco-
prire il progetto di vita e imparare ad amare”. Questo il mandato che è stato consegnato ai ragazzi
perché lo portino nelle loro realtà e lo testimonino con gioia attraverso il loro esempio.
Le impressioni di chi ha partecipato alla giornata:
“Mi è piaciuta la giornata, soprattutto l’incontro col Vescovo, simpaticissimo, che ci ha consegnato
il mandato.”
“La cosa che mi ha colpito è stata quando il Vescovo ha ricevuto la nostra foto e ha stretto la mano
ai nostri rappresentanti Chiara e Matteo.”
“Mi è piaciuto molto incontrare nuove persone di altre comunità e il Vescovo.”
I pensieri di chi non c’era:
“Non sono andato ma avrei voluto partecipare perché, dai racconti dei miei compagni, mi è sem-
brato tutto interessante!”
“Purtroppo non sono potuta andare alla Tappa 14 ma se ne avessi avuto la possibilità ci sarei
andata per fare nuove amicizie e stare in compagnia.”

Argomento - 47
MINI CAMPO 3° MEDIA
SCEGLIERE: CHE SCELTA!
Crescere insieme, riflettere, camminare, divertirsi… sono solo alcune delle esperienze che ab-
biamo vissuto nella due giorni a Pellio, il 29 e 30 aprile.

Il tema del mini-campo erano le nostre scelte, quelle che abbiamo già preso e quelle che ci
aspettano crescendo. Abbiamo scoperto che esistono molti tipi di scelta e che non sempre è
facile prendere una decisione, ma sappiamo che, quando capita, non siamo mai completa-
mente soli.
Abbiamo ascoltato la testimonianza del nostro amico Moussa, arrivato in Italia obbligato dagli
eventi e non propriamente per sua libera scelta, e ci siamo resi conto della fortuna che abbia-
mo quando possiamo prendere una decisione che ci riguarda. Abbiamo letto, nel vangelo di
Luca, del coraggio di Maria che all’annunciazione dell’angelo rimane turbata, ma si fida e affida
alla volontà di Dio.
Abbiamo così deciso di affidare anche noi a Dio le nostre scelte future, quelle che abbiamo nel
cuore e vorremmo veder realizzate con il suo aiuto: la scelta della scuola, di una vita felice, di
un amore vero…
Infine, per dimostrare ai nostri catechisti che avevamo interiorizzato la lezione, abbiamo deciso
di sorprenderli con una scelta inaspettata: concludere i due giorni con una partita di calcio! Che
bello poter scegliere…
48 - 3° media
3° media - 49
MARIA PATRONA BAVARIAE
Il 1° maggio è una data particolarmente cara ai cattolici della Baviera, che in questo giorno
onorano la festività di “Maria, patrona della Baviera” (“Maria Patrona Bavariae”).
Le origini di questa festa risalgono al 1916, anno in cui il re bavarese Ludwig III – nel bel
mezzo della Prima Guerra Mondiale – supplicò papa Benedetto XV affinché riconoscesse uffi-
cialmente la Vergine e Madre di Dio come protettrice della Baviera. La richiesta fu accolta dal
papa, che il 14 maggio 1916 concesse alla città di Monaco il culto di “Maria Patrona Bavariae” e
l’istituzione di una festività dedicata. Dall’anno successivo la solennità fu estesa tutte le diocesi
della Baviera, inizialmente celebrata ogni 14 maggio ma poi, a partire dal 1970, anticipata al
primo del mese.

Gli avvenimenti del 1916 non rappresentano


tuttavia un unicum nella devozione alla Ma-
donna da parte dei reali bavaresi e della città
di Monaco in particolare. In questo contesto,
una prova ancor’oggi sotto gli occhi di tutti è
costituita dalla Mariensäule, una colonna di
undici metri sormontata da una statua dorata
di Maria che, da ben 380 anni, campeggia in
mezzo alla centralissima piazza Marienplatz.
Fatta erigere dal principe Maximilian I in segno
di ringraziamento alla Madonna per aver sal-
vato le città di Monaco e Landshut dall’impe-
to delle truppe svedesi durante la Guerra dei
Trent’anni, la Mariensäule, divenne un punto
centrale di tutta la Baviera; non solo dal punto
di vista religioso ma anche sotto il profilo ur-
banistico: tutte le distanze stradali della regi-

50 - Maria patrona bavariae


one vennero, infatti, inizialmente misurate a partire da questo monumento.
Nel solco di questa tradizionale devozione mariana che lega la Baviera alla data dell’1
maggio, quest’anno la Missione Cattolica Italiana di Monaco ha organizzato un pellegri-
naggio suddiviso in due tappe. Destinazione della mattinata: il monastro premonstratense
di Roggenburg, dove tutte le missioni cattoliche di lingua italiana della Baviera del Sud
(Monaco, Rosenheim, Bad Tölz e Ulm-Nuova Ulm) si sono radunate per una celebrazione
solenne ed un momento di convivialità.

Meta del pomeriggio è invece stata la città di Augusta per


una visita a due luoghi fortemente legati alla Madonna:
il duomo, dedicato alla Visitazione della Beata Vergine, e
la chiesa di St. Peter am Perlach, contenente il quadro di
“Maria che scioglie i nodi”. Il dipinto, peraltro molto caro a
papa Francesco, fu donato nel 1700 da un canonico della
chiesa stessa, a memoria di una grazia avvenuta nella vita
coniugale dei suoi nonni. Stremato da feroci litigi con la
moglie, il nonno si era, infatti, recato da un gesuita della
città di Ingolstadt con la speranza di riuscire a scongiurare
la separazione. Pregando davanti ad un’icona della Ma-
donna, il religioso formulò queste parole: «Con questo atto
religioso elevo il legame coniugale e sciolgo tutti i nodi». La
preghiera fu esaudita, la pace tornò a regnare in famiglia e
della separazione non se ne fece nulla. Da allora, la “Ma-
donna che scioglie i nodi” di Augusta è meta prediletta di
pellegrinaggio per tutti quelli che chiedono una protezione
del rapporto di coppia.
Un caro saluto a tutti dalla Baviera!
Tschau!
Alessandro

Maria patrona bavariae - 51


Detti e Proverbi
IL VANGELO IN DIALETTO COMASCO di Orazio Sala (Edizioni Famiglia Comasca)
a cura del Pepin da Roma

“Hai capito?! Le sigarette fanno maaaleee!”... “Portate pazienza: arriverà anche il vostro tur-
no!”... “Figlio mio, non ti posso spiegare il perché: quando sarai grande, capirai!”... Queste
e tant’altre frasi fanno parte dei modi di dire per dare consigli, infondere fiducia, fugare
i timori, alimentare la speranza, conoscere la verità... credere. “È una parola!” ci viene da
rispondere quando abbiamo delle perplessità e non riusciamo a diradare la nebbia che
abbiamo nella mente perché non abbiamo la capacità di farvi entrare il sole. “È una parola!
Troppo difficile, troppo complicato!” E con risposte del genere, firmiamo un atto di rinuncia.
Ma quando la parola è quella di Gesù possiamo stare tranquilli perché entra in campo
anche una Terza Persona.

UL SPIRIT SANT
GV 14, 15-16 23-26

Tutt quii che ma vöör ben, ma ‘scutarànn


ripererànn i me cumandament.
Mi pregarù ‘l me Pà e g’avarànn
ul Spirit Sanrt par sempar lì arent

che ‘l ga farà capì la verità;


e mi e ‘l Padreternu a saremm sèmpar
visin a luur, e dent in la sua cà
e sempar in del cöör g’avarànn dentar

i me paroll. E quell che disi mi


l’è cumè la disess ul mè Regiuu
che la vurüü che mi vegnèss giù chi.
E mi, cun viàltar, starù chi anmò ‘n puu

e dopu ga sarà ul Spirit Sant,


quandè che mi sarù bell e naa via,
a regurdàv par sempar tütu quant
ù predicaa e insegnaa. E inscì la sia.

52 - Detti e Proverbi
Le nostre ricette
LA RIZETA: SÜPPLÍ AL TELEFUN

Ingredient: 200 gr. riis süperfin / 150 gr. “passata” tumatis / 80 gr. carna tridaada / mezz biceer da vin
ross / saa q.b. / pevar q.b. / 1 muzarela tajada a tuchitt / pan grataa / oli par frigg / brööd vegetal o
aqua colda / 2 ööv.

Sa mes’cian sü i primm quatar elemeent


da la rizeta (carna, salza, riis e vin)
e pö sa fan lessà cult ul mett deent
un zica d’aqua colda o da brudin.
Sa fa sculà e sfregià ul nost risott
e dopu al sa mett denta in d’un baslott;
in dal stess temp, al saress minga maa
sbrufall cu ‘n puu da pevar e da saa.
Ciapii mò in man ul riis, una brencada
in modu tal che ‘l par un niid d’usèll:
metti la muzarèla in mezz a quell,
sarii sü ìl niid... la prima part l’è fada.
Adèss gh’avii in man una pulpeta
che dopu la va a fà una pirueta
denta da l’ööv sbatüü e al pangrataa.
Quanti pulpett ii faa? Van rusulaa
cunt un bagn in da l’oli sbruseghent...
e mò inn lì prunt par fà un esperiment:
cunt i do man ciapii e s’cepii un süpplì,
mezz l’è vost, l’altar ga ‘l dìi a quel lì
che gh’è visin... fila la muzarela...
e fra violtar düü (questa l’è bela!)
gh’è l’ucasiun de fà una ciciaraada
cunt una uriginal “telefunaada”.
Oh, fii minga manca mai un biceer de vin,
cumè che ‘l fa ul Pepin.
Le nostre ricette - 53
Sentieri di fede

SAN BERNARDO DI MONTE CARASSO


Riprendiamo il cammino sulla Via Francisca del Lucomagno come nel nu-
mero di ottobre per raggiungere san Carlo del Negrentino, ma questa vol-
ta ci fermiamo a Monte Carasso, vicino a Bellinzona. Come parecchi villaggi situa-
ti sul versante destro del piano di Magadino, Monte Carasso era costituito da alcuni
insediamenti sul fondovalle, altri ai piedi della montagna, altri ancora nella fascia collinare.
I primi erano situati sulle vie di comunicazione principali, mentre gli altri rispondevano in par-
ticolare al bisogno di sfruttare al meglio il territorio: attorno ai nuclei si trovavano orti, campi
coltivati a cereali, vigne, pascoli. E proprio vicino a uno di questi nuclei montani, detto Curzutt,
si trova la chiesa di San Bernardo d’Aosta (o da Mentone), patrono degli alpinisti e celebre per
aver dato il nome alla famosissima razza canina e a due passi alpini. La chiesa sorge su uno
spiazzo tra boschi, a circa 600 metri di altitudine.. Oggi è isolata e lontana dall’abitato, ma un
tempo partecipava attivamente alla vita del villaggio. Le origini di San Bernardo sono, secondo
le indagini archeologiche svolte nel 1972, da far risalire alla fine dell’XI o all’inizio del XII secolo:
una costruzione romanica edificata quasi contemporaneamente alla chiesa del piano, che è
dedicata ai Santi Bernardino e Girolamo, con le stesse modalità e con dimensioni e capienza
simili. Non si trattava perciò di un edificio religioso secondario, atto a servire qualche famiglia
durante il periodo estivo, come spesso succede sui monti, ma di una chiesa vera e propria
voluta per la popolazione che abitava stabilmente la montagna. L’ala più antica è quella cen-
trale: l’ingresso avveniva dalla piccola porta sul fianco dove, all’esterno, è ben visibile una
rappresentazione di san Cristoforo. Nel corso del XV secolo la chiesa venne ampliata, raddop-
piando la navata e aggiungendo il portico, l’attuale ingresso principale, e il campanile. Diversi
cambiamenti si susseguirono nel secolo successivo: a sud fu aperta una cappella; il portico fu
affrescato; fu demolita la vecchia abside e ne fu costruita una nuova, arricchita qualche anno
più tardi da dipinti. La facciata della chiesa è preceduta da un portico che conserva i dipinti
del 1582 (l’Ascensione e Dio Padre, sulla destra i Santi Bernardino e Maddalena, sulla sinistra
San Maurizio e il patrono San Bernardo). L’interno dll’edificio si presenta sobrio architettoni-
camente, ma ricchissimo di affreschi, che coprono praticamente tutte le pareti. A nord spicca
una grande Ultima Cena attribuita a Cristoforo da Seregno, con gli Apostoli indicati in caratteri
54 - Sentieri di fede
gotici e la tavolata ricca di particolari, tra cui stoviglie di varia foggia ma anche prodotti locali
come ciliegie e gamberi di fiume. Una cornice unisce l’Adorazione dei Magi, alcuni Santi (Anna,
Michele, Maurizio, Maddalena e Caterina) e la Crocifissione. Il coro fu affrescato nel 1607 con
una grande Crocifissione, scene della vita di San Bernardo, sull’arco l’Annunciazione, nelle vele
della volta Evangelisti e Dottori della Chiesa.
San Bernardo dal 1923 è patrono degli alpinisti, ha dato il suo nome a due celebri passi alpini
e anche alla simpatica razza canina dotata di botticella per il salvataggio in montagna. È San
Bernardo da Mentone, che in realtà, però non sarebbe nato nella località della Savoia, come
si legge in una cronaca XV secolo, ma ad Aosta, intorno al 1020. Divenuto arcidiacono e, poi,
Agostiniano, gli viene affidato l’incarico di ripristinare il valico detto “Mons Jovis”. Si narra che
per far ciò dovette lottare contro le pretese di un demonio e alla fine lo buttò giù da una rupe.
Di sicuro c’è che, partendo dall’abbazia svizzera di Bourg-Saint.Pierre, fondò un monastero in
cima a quello che oggi è il Gran San Bernardo. A quota 2470 metri è un posto di sosta e ospi-
talità per viaggiatori e pellegrini, nonché l’abitato più alto d’Europa. Al Santo viene attribuita
anche la costruzione del cenobio al Piccolo San Bernardo. Morì a Novara nel 1081.
Come arrivare a Monte Carasso: il paese confina direttamente con Bellinzona, sulla
sponda orografica destra del fiume Ticino. Si può salire ai monti con la teleferica o a piedi. In
entrambi i casi si raggiungerà dapprima la stazione di partenza della teleferica Monte Caras-
so-Mornera, lì si possono ritirare le chiavi della chiesa. Nel caso si voglia usufruire del mezzo
di risalita ci si fermerà alla stazione intermedia di Curzutt, da qui in circa quindici minuti di
cammino segnalato si raggiunge San Bernardo. Nel secondo caso dalla stazione della teleferica
si può proseguire in automobile fino all’acquedotto Lori e poi salire a piedi a San Bernardo,
seguendo il sentiero tra i castagni per circa 15 minuti di cammino. Oppure, per i più allenati, si
consiglia prendere il sentiero che parte alla fine di via Pedmunt (la via che attraversa il paese
e parte proprio sotto la stazione della funivia) e sale alla chiesa della Santissima Trinità in po-
sizione panoramica, a ridosso delle fortificazioni dei fortini della Fame e ben visibile da valle,
appena sopra il fiume. Il sentiero sempre ben segnalato, sale subito in maniera decisa e arriva
alla meta con circa un’ora di percorso.

Sentieri di fede - 55
Segnalibro

IL SILENZIO DELLE PIETRE


Vittorino Andreoli
Rizzoli

Il protagonista del libro, segregato tra le mura della sua abita-


zione, decide di andarsene lontano da tutti, da un mondo dove è
impossibile vivere. Una casa isolata, nel Nord-Ovest della Scozia,
sembra il luogo ideale per ritrovare un po’ di pace. È qui, nel
silenzio delle pietre, che si lascia tentare dall’idea di non torna-
re più. Eppure anche l’idillio, visto più da vicino, rivela lati meno
luminosi. E, nella completa solitudine, si cancella ogni relazione
umana, ogni sentimento si spegne. La distanza cambia la prospet-
tiva e apre uno spiraglio di speranza sui mali della metropoli.

ANNUNCIAVA LORO LA PAROLA


Bruno Maggioni
Vita e Pensiero

Tanti amici e persone si sono radunati sabato 21 aprile 2018 al


Centro Pastorale card. Ferrari per dire grazie a don Bruno Mag-
gioni in occasione della presentazione del suo ultimo libro. Sono
intervenuti  don Roberto Vignolo  e  don Matteo Crimella  della
Facoltà Teologica di Milano insieme a  don Marco Cairoli,  don
Saverio Xeres e ad Arcangelo Bagni. Il volume è stato pubblicato
per offrire ai lettori la possibilità di accedere a testi densi di ri-
flessioni, capaci di interpellare l’attualità da prospettive nuove e
sempre profonde.

56 - Segnalibro
COME ASTRI NEL CIELO
Anna Maria Canopi
Ed. Paoline

Attraverso spunti di Lectio Divina, il testo traccia un itinerario di


vita spirituale seguendo le stelle nella Sacra Scrittura. Le stelle
sono fonte di bellezza e nel cammino di Abramo diventano luce
nella notte, simbolo della fede e della promessa di Dio. La stella
di Giacobbe, nel libro dei Numeri, mostra da lontano la venuta del
Messia. Con Baruc le stelle gioiscono nel cielo e questa gioia diven-
ta piena nella ricerca dei Magi. L’apostolo Paolo, nella lettera ai
Filippesi, richiama la vocazione della comunità cristiana nella sto-
ria: far luce nella notte del mondo. I cristiani come astri splendenti
non fanno altro che conformarsi al loro Maestro, stella radiosa del
mattino.

VENITE E VEDRETE
Paolo Curtaz
Ed. Paoline

Il testo, destinato ai giovani, presenta la proposta di vita offerta


da Gesù. Attraverso l’esempio di alcuni personaggi della Scrittura,
permette di riflettere su fede e discernimento. Maria di Nazareth,
la Samaritana, Pietro, Giovanni sono alcuni dei protagonisti che
diventano compagni nel cammino di scoperta e adesione alla vo-
lontà di Dio.

Segnalibro - 57
Notizie flash

IL VESCOVO A CHIESA ALTA DI DREZZO


Di buon mattino, il primo sabato del mese di aprile, la vigilia della domenica della Divina Mise-
ricordia, il Vescovo Oscar si è unito al gruppo di pellegrini che sono saliti insieme al santuario
della Madonna di Chiesa Alta. Un fedele tra i fedeli, quindi, la corona del rosario in mano, l’u-
mile passo di chi vuole condividere un momento di semplice preghiera nel silenzio del giorno
che arriva e nella dolcezza di un’Ave Maria, detta piano, seguendo la croce di legno portata da
un giovane. La celebrazione nel santuario è stata come raccogliersi in un abbraccio di famiglia:
il Vescovo, i diaconi, i sacerdoti e poi tutto il popolo di Dio con gli occhi rivolti all’immagine di
Maria Santissima che tiene accanto a sé il piccolo Gesù. Le parole di monsignor Cantoni han-
no portato un messaggio di conforto: “Siamo qui, davanti a Maria, Madonna di Chiesa Alta,
ognuno con la propria intenzione, ricordando in particolare i giovani, coloro che si preparano a
ricevere il sacramento dell’Ordine, quanti sono alla ricerca della propria vocazione e compiono
un cammino di discernimento…”. La preghiera ha raccolto, dall’alto del colle, tante fatiche e
sofferenze delle nostre famiglie, ma anche i segni di speranza che costellano le nostre Comu-
nità e la Diocesi. Un particolare pensiero è andato al prossimo Sinodo perché divenga “segno
che confermi la possibilità di diventare santi nell’oggi di questo mondo e insieme permetta ai
cristiani di diffondere il buon profumo di Cristo”.

DIOCESI: NUOVI LETTORI E ACCOLITI


La sera di mercoledì 2 maggio, nel nostro Seminario Vescovile, il vescovo Oscar ha conferito
i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato rispettivamente ai seminaristi Mauro Confortola di
Livigno, Gabriele Mandaglio di Cadorago e a Luca Giudici di Parè, Giacomo Marelli di Maslia-
nico, Andrea Pelozzi di Comacchio di Azzio, Gianluca Salini di Ardenno. Tra di loro il carissimo
Andrea, amico della nostra Comunità Pastorale. Accompagniamo lui e i suoi amici unendoci
fraternamente nella preghiera in questa nuova importante tappa del cammino in preparazione
al sacerdozio. Il Vescovo, rivolgendosi agli aspiranti accoliti ha detto: “Un nuovo compito è a
voi affidato: aiutare i presbiteri e i diaconi nelle loro funzioni e distribuire l’Eucaristia. Cercate,

58 - Notizie flash
allora, di comprendere il profondo significato dell’Eucaristia per offrire voi stessi, ogni
giorno, in Cristo, come sacrificio spirituale a Dio gradito. Amate tutti, soprattutto chi è
povero e infermo per vivere in pienezza il comandamento di Gesù: amatevi gli uni gli altri
come io ho amato voi.

AI CARI FRATELLI IN GESÙ DI UGGIATE E RONAGO


Ringrazio tutti voi che in vario modo avete fatto sentire il vostro affetto e soprattutto la
vicinanza nella preghiera. Durante la Santa Messa di conferimento dei ministeri mi ritor-
navano in mente i moltissimi momenti che abbiamo trascorso insieme davanti a Gesù
Eucaristico, dai sabati sera a San Michele a Trevano per l’Ufficio di Lettura alle domeniche
pomeriggio per recitare la Coroncina e il Santo Rosario. Sono grato a Dio per avere avuto
la fortuna di ricevere il vostro esempio di preghiera e di fede, soprattutto quello di don
Sandro. Vi chiedo di continuare a pregare per me, garantendovi il mio reciproco ricordo.
Grazie, a tutti e a ciascuno.
In Cristo Gesù,
Andrea Pelozzi

NOVELLI SACERDOTI
“Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate”. Hanno scelto il capitolo 15 del Vangelo
di Giovanni don Christian Ghielmetti e don Carlo Morelli per accompagnare la loro ordi-
nazione presbiterale avvenuta, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria
del vescovo Oscar Cantoni, il 9 giugno in Cattedrale a Como. Don Christian Ghielmet-
ti della parrocchia di Gironico è nato il 6 gennaio 1976. Ha svolto il suo servizio diaconale
presso le parrocchie di Lomazzo San Vito e San Siro. Don Carlo Morelli della parrocchia
San Giovanni Battista di Morbegno è nato il 6 novembre 1989 e come diacono ha svolto
il suo ministero presso le parrocchie di Casnate e Bernate. Per loro la preghiera unanime
di tutta la Diocesi perché siano sacerdoti secondo il cuore di Gesù, pronti a spendersi con
generosità e con gioia.

Notizie flash - 59

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