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La "Fenomenologia dello spirito"

Il compito della Fenomenologia dello spirito è presentare il cammino dalle più semplici manifestazioni
dello spirito (la "coscienza immediata") fino al punto di vista del "sapere assoluto" per ottenere "il concetto
della scienza".

La Fenomenologia dello spirito si divide in 3 parti:


- Coscienza (tesi): in cui predomina l’attenzione verso l’oggetto;
- Autocoscienza (antitesi): in cui predomina l’attenzione verso il soggetto;
- Ragione (sintesi): in cui si riconosce l’unità tra soggetto e oggetto.

COSCIENZA:

L’uomo è cosciente di essere, E consapevole di sé, è cosciente di avere una conoscenza del mondo e
ottiene questa conoscenza attraverso la: *

-*Certezza sensibile: I sensi, come faccio a sapere cos’è un qualcosa? La vedo, la tocco; quindi attraverso
i sensi, ma questo non è proprio esatto perché i sensi ci ingannano (pensavo di aver visto Mario, invece
era Angelo)

-Percezione: di fatto non è il sentire l’oggetto che ci dice cos’è; ma la sua percezione: ovvero percepirne
le sue qualità. le qualità sono molteplici, l’oggetto è UNO, e una qualità non definisce l’oggetto, quindi,
non è la percezione che mi dà la conoscenza dell’oggetto, ma è il modo in cui IO metto insieme le qualità
che ho percepito, quindi è il mio -Intelletto a decidere quali qualità mettere insieme per darmi la
conoscenza dell’oggetto. Quindi l’oggetto è un prodotto del mio intelletto.

Ecco dunque che la mia COSCIENZA diventa:

AUTOCOSCIENZA

Con l’autocoscienza l’attenzione si sposta dall’oggetto al soggetto nei suoi rapporti con gli altri, ossia tra
autocoscienze. Ovvero la coscienza diventa consapevole del fatto che il mondo dipende da lei, e quindi
ecco che l’autocoscienza va in giro a placare questa dipendenza: a riconoscere le cose come dipendenti
da lei, Il problema è che nel fare questo entra in conflitto con le altre autocoscienze, ciascuna delle quali
pensa che tutto il mondo dipenda da lei (questa è la mia macchina arriva uno e dice: no questa è la mia
machina) tutti hanno diritto su tutto, tutti si scontrano, quindi si crea una differenza tra chi mette in
gioco la sua vita a costo di far dipendere il mondo da sé, e quelli che reputano che la propria vita sia più
importante di far dipendere le cose dalla loro coscienza.

Quindi i primi saranno PADRONI i secondi saranno SERVI così si sviluppa la dialettica servo-padrone

in questa dialettica il servo lavora per il padrone, il padrone è soddisfatto e pensa di essere libero e che
il mondo sia il suo, il problema è che questa libertà è astratta, perché il vero libero è il servo, che
lavorando crea il mondo, attraverso il lavoro conosce se stesso e si libera dal mondo, ecco che si crea
l’inversione dialettica: non è più il servo che è sottomesso dal padrone, ma è il padrone a dipendere dal
servo, perché ha disimparato a fare quelle cose che gli davano il controllo/dominio del mondo, il servo
sa farsi il pane dal grano il padrone no. Il servo allora si rende conto che la libertà non è nel mondo, ma
la si ottiene liberandosi dal mondo, prendendo le distanze, quindi la sua libertà/felicità non dipendono
dalle cose. Io devo liberami dalle passioni, dalle emozioni, dai sentimenti dai legami che mi rendono
schiavo delle cose, Questa corrente filosofica è lo STOICISMO, il problema è che è una teoria molto
astratta, e che la realtà continua ad avere influenza su di noi anche se noi proviamo a prenderne le
distanze, allora io nego il mondo, quindi il mondo è il nulla non è importante, quello importante è la mia
autocoscienza, quindi essa non si costruisce in correlazione del modo ma negando il mondo.
(SCETTICISMO) il loro problema è che si contraddicono quindi mi sa che neanche questo modo per
liberarsi dal mondo funziona. Quindi l’uomo si rende conto che solo dio può dominare il mondo, rispetto
a dio l’uomo è solo una nullità quindi si scopre la COSCIENZA INFELICE.

La coscienza infelice è quindi autocoscienza dei propri limiti, e cerca quindi di tendere a dio, ma così
facendo si rende conto che tra sé e dio c’è una distanza incolmabile, ma si rende conto che ha una cosa
in comune con dio ovvero:

LA RAGIONE
Dio, la realtà e l’uomo sono razionali, quindi noi abbiamo la capacità di conoscere il mondo perché il
mondo risponde alle stesse leggi e alla stessa razionalità che risponde in noi.

La ragione quindi può essere osservativa perché va in giro per il mondo a controllare se la realtà
risponde alla legge della ragione, ma poi si rende conto che questa razionalità non è solo da osservarsi
ma deve produrre quindi diventa ragione attiva, nel farlo si rende conto che non può essere una ragione
limitata ma deve avere valenza universali, valenze etiche , quindi non riguarda soltanto il singolo ma
diventa una ragione che riguarda più individui insieme, riguarda uno spirito, un agire sociale, questo
spirito si scopre legato a una religione, nel senso che questo agire sociale non è proprio di un singolo
gruppo, ma di una religione, di un dispiegarsi di dio nella realtà stessa, e che quello che la religione
coglie in maniera mistica viene poi spiegato concettualmente nel sapere assoluto che tutto abbraccia.

Quindi la verità è un dispiegarsi, la verità non è nelle singole fasi, ma nel loro sviluppo.

DIALETTICA

La dialettica passa per tre momenti: figure Tesi, antitesi, sintesi

Tesi Astratto o intellettuale: la cosa esiste solo astrattamente, come fine che deve essere realizzato La
verità ci si presenta in maniere semplice e immediata

Antitesi Dialettico o negativo-razionale: la cosa cessa di esistere astrattamente, viene negata, esce
dall’astrazione per diventare concreta.

Sintesi Speculativo o positivo razionale: la cosa viene realizzata. In questo modo l’astrazione che era
stata negata viene riaffermata. Non più, però , nella sua forma astratta, ma nella sua forma concreta La
sintesi tine insieme tesi e antitesi. Essa non è semplicemente la somma algebrica della tesi e
dell’antitesi, perché la sintesi va al di là della tesi e dell’antitesi, le risolve in una realtà più ampia,
dialettica, in un fenomeno che abbraccia tesi e antitesi, recuperare elementi positivi di entrambi e li
racchiude in qualcosa di superiore di più ricco e significativo: questo in tedesco si dice Aufhebung
superamento, è un togliere ( auf = via) e un conservare (heben = tenere) al tempo stesso: esso nega
quanto di puramente negativo vi era nella precedente antinomia, ossia la mera contrapposizione dei
primi due termini (ecco perché la sintesi è anche detta negazione della negazione) e conserva il loro
aspetto positivo, ciò che fa andare avanti il reale e la storia.
La FILOSOFIA COME SISTEMA

Nell'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio Hegel afferma che la filosofia è necessariamente
sistema, la cui articolazione comprende la logica, la filosofia della natura, la filosofia dello spirito. La
logica è dio prima di creare il mondo, il mondo non c’è ma nella sua mente ci sono già tutti i progetti di
come sarà il mondo, ma sono in modo astratto

La logica per definizione, parte dalla filosofia che studia i principi su cui si basa il nostro ragionamento,
il suo scopo è quello di far comprendere all’uomo che l’ideale è nel reale.

La logica si divide in tre dottrine: Essere-Essenza-Concetto

La prima studia l’essere in quanto tale, senza determinazioni. Es famiglia rossi

La seconda studia il rapporto tra l’essenza e il fenomeno. Es l’essenza della famiglia in sé

La terza studia il rapporto tra l’esistente e l’universale. Es la famiglia relazionata alla società e la società
in rapporto allo stato

La natura è l’idea fuori di sé, è l’idea che si pensa come altro da sé, è spirito che non sa più di essere
spirito, lo spirito è alienato si sente altro da sé. Nella filosofia della natura l’idea si esteriorizza nello
spazio e nel tempo e l’infinito, cade nel finito. La natura si divide in:

meccanica studio della materia mossa da cause efficienti

fisica studio della natura che agisce

organica studio dell’organismo vivente da dove poi emerge la coscienza

Lo spirito è l’idea in sé per sé, la natura illuminata dal pensiero, la natura in cui emerge un fine. Lo
spirito si divide in spirito soggettivo, spirito oggettivo e spirito assoluto.

Lo spirito soggettivo è lo spirito che ricerca la propria libertà della singola coscienza finita del singolo
uomo. Questo non raggiunge il suo obbiettivo.
Quindi si passa allo spirito oggettivo dove la libertà è un qualcosa che si ricerca insieme agli altri, diventa
uno spirito sociale. Questo non raggiunge il suo obbiettivo e diventa spirito assoluto dove lo spirito si
riconosce finalmente come spirito e non è limitato dal singolo e né dalla società.

Lo spirito soggettivo si divide in:

antropologia: studia l’anima a livello mondiale e individuale


la fenomenologia dello spirito: studia il processo attraverso cui la coscienza diventa autocoscienza
psicologia: che descrive la struttura universale dell’animo umano.

Lo spirito oggettivo il singolo sa che ha bisogno degli altri, quindi crea delle regole per vivere
serenamente con gli altri. Si divide in:

diritto queste regole sono astratte e mi permettono di convivere serenamente con gli altri, i primi motivi
di conflitto nascono sulla proprietà, cosa è mio cosa è tuo, allora il diritto inizialmente è diritto alla
proprietà privata, tutti si impegnano a rispettare la proprietà degli altri. Però come faccio a stabilire ciò
che mio e ciò che tuo? Con il contratto che stabilisce la proprietà rende reale il diritto alla proprietà, ma
se una persona nonostante il contratto mi sottrae qualcosa e scappa? Allora si crea un sistema legge-
pena ovvero una legge che stabilisce una pena a chi non rispetta ogni forma di contratto, e quindi il mio
diritto diventa reale perché la legge-pena salvaguardia la mia proprietà, il problema è che si diventa
schiavo delle regole, perché non faccio determinate cose non per via del mio desiderio di benessere
nella società, ma per paura dell’eventuale pena, quindi ecco che il diritto mostra di essere troppo
astratto, quindi se voglio tornare libero devo interiorizzare la legge quindi trasformo il diritto in moralità.

Moralità con essa agisco bene perché voglio agire bene. Il primo momento di essa è il proponimento
infatti io per vivere con gli altri in modo sereno mi propongo di fare qualcosa che aiuti questa
condizione, il problema è che il proponimento non raggiunge l’obbiettivo prefissato (io non volevo
mentire, ma ho rovinato la vita a una persona) allora ne sovviene che è l’intenzione a determinare la
mia moralità, io sono morale se agisco con un’intenzione buona, il problema è che essa è troppo
soggettiva quindi la moralità deve aderire a un’idea generale di bene e male come stabiliti nella società
in cui vivo. Ma ecco che nel momento in cui cerco di realizzare la moralità mi rendo conto che questo è
possibile solo all’interno di una società dove tutti sappiano che cos’è il bene comune ed ecco che dalla
moralità si passa alla eticità.

Eticità è l’obbedire alle regole non per paura della pena, ma è quello che io voglio, quello che il singolo
vuole coincide con il volere della società; il primo momento in cui emerge la società è nella famiglia:
nella famiglia il singolo fa ciò che serve per essa per amore, in maniere spontanea e naturale, non c’è
nessuna regola che mi obbliga a fare del bene per la famiglia; essa però per sua natura tende a
disgregarsi, le varie famiglie che si formano dalla famiglia tendono ad allontanarsi ( se mio fratello mi
chiede un favore glielo fai senza pensarci, se te lo chiede un cugino di 5° grado ci pensi su) ecco che
quindi le varie famiglie non sono più legate dall’affetto ma dai vari bisogni di ciascuna, quindi si passa
alla società civile: essa si basa sul sistema dei bisogni, e per farlo si cerca di venirsi in contro( io voglio
comprare una macchina a 10000€, il tizio la vede a 20000€ per superare i bisogni comuni: comprare un
auto e vedere un auto, ci si viene in contro e il suo prezzo diventa di 15000€) il problema è che nella
società civile i particolarismi rendono in stabile l’equilibrio della società ed ecco quindi che si ricerca una
forma più solida si società, in cui il singolo non è parte della comunità perché essa soddisfa i sui bisogni,
ma perché sente che il bene comune della società è anche il suo, quindi fa volontariamente bene per la
comunità di cui fa parte, quindi si passa allo stato: esso è l’assoluto, per esempio io sono libero se ho
libertà di scelta, errato la mia libertà non dipende da me e dalle mie scelte, ma dipende dalla comunità
etica di cui faccio parte ed è la libertà della comunità che è fondamentale; per far sì che sia libera ci
vogliono delle regole, che per esistere devono essere fissate dallo stato: io sono libero perché lo stato
fissa delle leggi a cui io aderisco volontariamente, sono libero perché voglio obbedire alle leggi dello
stato; lo stato è a monte dei cittadini, i cittadini sono tali perché fanno parte dello stato, gli interessi
dello stato sono sempre più importanti degli interessi del singolo, lo stato è oltre il diritto e alla moralità
perché è momento di sintesi, mantiene diritto e moralità ma li supera al contempo; lo stato quindi non
può commettere crimini perché il crimine è in funzione del diritto e non può sbagliare perché lo sbaglio
è definito dalla morale, quindi non sbaglia mai. Per Hegel la forma di stato migliore e la monarchia
costituzionale, il diritto internazionale è diritto di guerra e conflitto, tutti gli stati subordina a sé tutti gli
altri, quindi ci saranno sempre conflitti, ecco che la guerra è necessaria e razionale. Hegel quindi ci dice
che lo spirito si manifesta in un divenire dialettico che è la storia universale, ovvero la successione di
stati che portano avanti lo spirito. Nella storia nel modo abbiamo una molteplicità di popoli che
convivono, ma c’è sempre un popolo che vuole affermare la sua supremazia sugli altri quindi il conflitto
diventa necessario

Lo spirito assoluto è l’uomo attraverso l’arte-religione-filosofia, lo spirito si riconosce finalmente come


spirito e non è limitato dal singolo e né dalla società. Lo spirito assoluto è il momento in cui l’Idea giunge
alla piena coscienza della propria infinità, ed è il risultato di un processo dialettico rappresentato
dall’arte, dalla religione e dalla filosofia. Queste attività non si differenziano per il loro contenuto ma per
la forma. L’arte conosce l’assoluto nella intuizione sensibile, la religione nella rappresentazione, la
filosofia nella forma del puro concetto.

L’arte vive in modo immediato la fusione tra soggetto e oggetto. Hegel dialettizza la storia dell’arte in tre
momenti: l’arte simbolica, classica e romantica. L’arte simbolica è caratterizzata dallo squilibrio tra
forma e contenuto; l’arte classica è caratterizzato da un armonico equilibrio tra contenuto e forma;
l’arte romantica è caratterizzata da un nuovo squilibrio, in quanto lo spirito acquista coscienza che
qualsiasi forma sensibile è ormai insufficiente ad esprimere in modo compiuto l’interiorità spirituale, che
infatti preferisce volgersi alla filosofia. Tale morte dell’arte esprime l’inadeguatezza dell’arte ad
esprimere la complessa spiritualità moderna.

Nella religione, l’Assoluto si manifesta nella forma della rappresentazione. Essa si articola nel
sentimento, nell’intuizione e nella rappresentazione. Tuttavia, la religione non è in grado di pensare Dio
dialetticamente e finisce per arenarsi di fronte a un presunto mistero dell’Assoluto.

Nella filosofia, l’Idea giunge alla piena coscienza di sé medesima. La filosofia è nient’altro che l’intera
storia della filosofia giunta finalmente a compimento con Hegel. Di conseguenza, i vari sistemi filosofici
non devono essere considerati come un insieme disordinato ed accidentale di opinioni, in quanto
ognuno di essi costituisce una tappa necessaria del farsi della Verità.

La filosofia è il proprio tempo è appreso con il pensiero

La filosofia è come la nottola di minerva non predice il futuro, ma interpreta il proprio tempo

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