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Mélanges de l'Ecole française de

Rome. Moyen-Age, Temps


modernes

I maonesi e la maona di Corsica (1378-1407) : un esempio di


aggregazione economica e sociale
Giovanna Petti Balbi

Riassunto
Giovanna Petti Balbi, I maonesi e la maona di Corsica (1378-1407) : un esempio di aggregazione economica e sociale, p. 147-
170.

Sono delineate le vicende della cosidetta « maona di Corsica », conseguente alla cessione dell'isola ad un consorzio di
genovesi. Presentata formalmente corne un'investitura feudale, la cessione si trasforma in una maona per la gestione
interessata dei partecipi, una parte dei quali cementa la solidarietà economica anche sul piano socio-politico, dando vita nel
1393 all'albergo de Franchi. Nell'ultima fase la maona diventa espressione di un solo gruppo familiare, quello dei figli di
Napoleone Lomellini, che intervengono a sostegno del fratello Lionello, l'elemento più attivo e dinamico all'interno della maona,
il solo che abbia legato il proprio nome alla storia corsa.

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Petti Balbi Giovanna. I maonesi e la maona di Corsica (1378-1407) : un esempio di aggregazione economica e sociale. In:
Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes, tome 93, n°1. 1981. pp. 147-170;

doi : 10.3406/mefr.1981.2590

http://www.persee.fr/doc/mefr_0223-5110_1981_num_93_1_2590

Document généré le 12/06/2016


GIOVANNA PETTI BALBI

I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) :


UN ESEMPIO DI AGGREGAZIONE
ECONOMICA E SOCIALE

Con il termine maona, tipico della gestione politico-economica attuata da


Genova in età medievale, è convenzionalmente indicato il consorzio di
cit adini cui la Repubblica cede la Corsica, il 27 agosto 1378. In verità già il Cessi, nel
suo ampio studio dedicato a questa istituzione tipica del mondo genovese,
aveva fatto notare che in questa circostanza non si riscontrano gli elementi
specifici e le caratteristiche delle due altre maone, quella di Chio e quella di
Cipro; ancora prima il Sieveking aveva parlato di chiara analogia tra questa
maona e le compere ' ; ma la dizione maona e maonesi di Corsica, usata già dai
contemporanei e dagli stessi protagonisti della vicenda, è diventata di uso
comune ed è passata nella storiografia anche più recente2.

1 R. Cessi, Studi sulle «maone medievali», in Archivio storico italiano, LXXVII, 1919,
fase. 1, p. 1-69, in particolare p. 9; H. Sieveking, Studio sulle finanze genovesi nel medioevo
e in particolare sulla casa di San Giorgio, trad. it. di D. Soardi, in Atti della Società Ligure
di storia patria (abbr. ASLI), 35, 1906, parte I, p. 215. Non compare nessuna di queste
riserve ο qualche spunto critico nel breve articolo, costruito soprattutto sul Filippini, di
S. B. Casanova, L'effimero governo della Maona (1378-80), in Archivio storico di Corsica
(abbr. Arch. Corsica), 11, 1935, p. 268-271. Nella cessione dell'isola alla maona il Volpe
aveva visto « l'evoluzione ο degenerazione plutocratica della Repubblica, dove il potere
centrale è sempre più debole, le forze particolari sempre più potenti e più rivolte a
sfruttare lo Stato» (G. Volpe, Profilo di storia corsa, in Arch. Corsica, 6, 1930, p. 3).
2 Si vedano Histoire de la Corse sous la direction de P.Arrighi, Toulouse, 1971;
G. Petti Balbi, Genova e Corsica nel Trecento, Roma, 1976; F. Pomponi, Histoire de la
Corse, Paris, 1979. L'Emmanuelli, uno dei collaboratori alla storia di Corsica sopra citata,
ritiene che l'infeudazione alla maona sarebbe stata effettuata da Genova sotto la
pressione dei sei capitalisti che avevano anticipato i danari per la spedizione del '47 e
che si erano costituiti in società finanziaria ο maona (R. Emmanuelli, L'implantation
génoise, in Histoire de la Corse, op. cit., p. 191). L'ipotesi ci pare destituita di fondamento,
perché la spedizione del '47 fu finanziata dalla Repubblica con il solito sistema
dell'istituzione di un prestito forzoso di 50.000 lire, la Compera nova acquisitionis Corsice,
ripartito tra tutti i cittadini. I sei, di cui parla l'Emmanuelli, sono invece i funzionari
dell'ufficio di Corsica che vengono affiancati al doge per meglio coordinare la spedizio-

MEFRM - 93 - 1981 - 1, p. 147-170.


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In realtà nel documento del 78 i destinatari della concessione sono


definiti feudatari ο vassalli; ma a partire almeno dall'82, in documenti notarili
ed in atti ufficiali, compare la maona di Corsica e le persone a questa
interessate si definiscono maonesi3. Il cronista coevo Giorgio Stella ricorda
una quedam Ianuensis caterva cui viene affidato il governo dell'isola, lasciando
trasparire, nell'espressione volutamente generica, l'imbarazzo a configurare
giuridicamente il negozio; sulla stessa linea è il più tardo Agostino Giustiniani
il quale ricorda «una certa compagnia di genovesi, il nome della quale i
scrittori non hanno nominato»4. Invece il cronista corso Giovanni della
Grossa, ripreso poi da tutti i conterranei, parla di molti cittadini genovesi i
quali «feciero una compagnia. . . e questa chiamarno la magona»5.
Non è improbabile che il termine maona sia stato applicato alla Corsica
per attrazione ο per analogia, perché la cessione dell'isola avviene in un
momento in cui si ha una serie di iniziative di questo tipo : nel 1362 e nel 73 si
riorganizza la nuova maona di Chio, nel 73 si costituisce la maona di Cipro,
alla fine del 73 si ha notizia di una maona che ha in appalto l'isola di
Licostomo6. L'episodio ci pare dimostrare come, nella coscienza e nel
linguaggio comune, taluni termini perdano il loro vero significato e finiscano per
essere applicati a situazioni ο a fatti solo in apparenza uguali : del resto Mare

ne, su cui cfr. G. Petti Balbi, Genova e Corsica, op. cit., p. 22-24. Del resto già nel 1368
questa compera era stata consolidata con numerose altre nella Compera vetus Sancii
Pauli (cfr. D. Gioffré, // debito pubblico genovese, Inventario della compere anteriori a San
Giorgio ο non consolidate nel Banco (secc. XIV-XIX), in ASLI, 6, 1966, p. 171-172). Della
compera di Corsica sono superstiti otto registri, comprendenti l'elenco dei partecipi e
delle loro quote per gli anni 1351, '52, '61, '63, '73, '74, '83, '84, sui quali cfr. anche
nota 16.
3 Nell'aprile 1382 viene accolta dal doge una petizione rivolta nomine participum
mahone Corsice (cfr. nota 37). In vari documenti del 1383 i feudatari si definiscono
domini et participes maone Corsice (cfr. nota 40); nel dicembre 1384 Napoleone Lomellini
chiama Lionello uno ex dominis et appaltatoribus insule Corsice (cfr. nota 39).
4 G. Stella, Annales Genuenses, a cura di G. Petti Balbi, in R.I.S.2, XVII/2, Bologna,
1975, p. 173; A. Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, Genova, 18543, p. 119.
5 Croniche di Giovanni della Grossa e di Pier Antonio Monteggiani, a cura dell'abbé
Letteron, in Bulletin de la Société des sciences historiques et naturelles de la Corse,
fase. 313-324, 1910, p. 223 (d'ora innanzi l'opera viene citata come G. Della Grossa,
op. cit.).
6 Sull'argomento esiste una copiosa bibliografia, per cui si rimanda all'opera
complessiva di M. Balard, La Romanie génoise (XH-début du XVe siècle), in ASLI, 18, 1979,
fase. 1 e 2, in particolare p. 119-216 (anche in Bibliothèque des Écoles françaises d'Athènes
et de Rome, 235). Per Licostomo cfr. G. Airaldi, / genovesi a Licostomo nel sec. XIV, in
Studi medievali, 3a serie, XIII, 1972, p. 967-981; per Cipro cfr. G. Petti Balbi, La maona di
Cipro del 1373, in Rassegna storica della Liguria, I, 1974, p. 269-285.
I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) 149

Bloch osserva che le parole sono come monete molto usate che, a forza di
circolare di mano in mano, perdono il loro significato7.
Continueremo perciò a chiamare maona ο maonesi quei feudatari-appalta-
tori ai quali la Repubblica, in una difficile congiuntura, in mancanza di risorse
proprie ed in cambio di precisi impegni finanziari e militari, cede la Corsica
con le stesse motivazioni quindi e nelle stesse circostanze in cui si erano
costituite le precedenti maone, per cui si comprende come a queste possa
essere assimilata la cessione dell'isola.
Il 27 agosto 1378 la Repubblica infeuda la Corsica, con l'esclusione di
Bonifacio, di Calvi e dei territori del Capocorso soggetti ai de Mari ed agli
Avogari, a taluni cittadini genovesi, cum mero et mixto imperio ac jurisdictione
plenaria e con tutti i diritti di propria pertinenza. L'infeudazione riflette la
volontà genovese di estraniarsi direttamente dalle vicende dell'isola, che viene
però affidata a dei cittadini amici devoti et fidèles e non abbandonata alla
mercé delle forze indigene ο della corona d'Aragona. L'atto è conforme alla
decisione maturata alla fine del gennaio 1378 quando si era emendato
l'articolo degli statuti che vietava di alienare terre del Comune, giustificando la
cessione della Corsica come provvedimento vantaggioso ed utile per la
comunità gravata da enormi spese e minacciata da imminenti guerre8.
Ed effettivamente l'abbandono della Corsica, ritenuto atto profondamente
antipolitico, avviene in un momento particolarmente delicato della storia
genovese, nella fase più acuta del conflitto tra Genova e Venezia, quando le
casse del Comune sono esauste ed il dogato popolare è esposto agli attacchi
dei nobili, dei feudatari delle riviere, dei Visconti di Milano e talora delle
stesse forze popolari in lotta tra di loro9. È però altrettanto vero che alla
classe dirigente genovese la situazione in Corsica appare ormai insostenibile e
compromessa: infatti l'alienazione, decisa nel gennaio dal doge Domenico
Campofregoso e dai suoi consiglieri tutti popolari, viene attuata con le stesse
motivazioni dal successore Nicolo Guarco, il quale governa con l'appoggio
anche dei nobili che si dividono le cariche con i popolari. Se nel documento
del gennaio si sottolinea che l'alienazione è stata decisa per pubblica utilità,
perché il Comune ha fino ad ora sostenuto per la difesa dell'isola enormi
spese che non intende più affrontare, soprattutto a motivo della guerra che si

7 M. Bloch, La società feudale, trad. it. di B. M. Cremonesi, Torino, 19763, p. 4.


8 Archivio di Stato di Genova (A.S.G.), Arch. Segr., busta 347, n. 19 (il doc.
dell'agosto); Manoscritto 104, e. 135r-v, 143r-v (il doc. del gennaio). Per le edizioni, cfr. G. Petti
Balbi, Genova e Corsica, op. cit., p. 55.
9 II giudizio negativo è di A. Solmi, La Corsica. Studio storico, in Arch. Corsica, 1,
1925, p. 35. Per il momento e la congiuntura in cui matura la cessione, cfr. G. Petti Balbi,
Genova e Corsica, op. cit., p. 54-57.
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ritiene imminente, in quello dell'agosto si insiste ancora sull'utilità comune e


si precisa che la guerra ormai in atto con Venezia e con altri nemici la rende
non più rinviabile.
Sono note le modalità e le clausole di questa cessione, mentre non si è
posta sufficiente attenzione al fatto che formalmente l'alienazione dell'isola si
presenta come un'investitura, attuata con la prassi ed il formulario tipico del
mondo feudale. La Corsica viene ceduta in feudum rectum, nobile et gentile; si
ricordano i sei attributi {incolume, tutum, onestum, utile, facile, possibile)
peculiari della fedeltà per i vassalli10; questi si impegnano ad offrire ogni anno
a Pentecoste un cavallo, del valore di 40 fiorini d'oro, in signum subiectionis ; il
doge tocca con il baculo i feudatari inginocchiati dinanzi a lui e riceve da
ognuno il bacio della pace in signum vere jidelitatis. Vengono poi elencati
doveri più specifici, quali, per i feudatari, l'impegno di riconquistare l'isola
spendendovi fino a 40.000 fiorini d'oro nei prossimi tre anni11 e, per il
Comune, l'obbligo di fornire una galea e di prestarne due; si parla poi della
riscossione delle tasse e dei pedaggi, dell'amministrazione della giustizia e di
altre regalie che passano ai vassalli, mentre alla Repubblica rimane la
possibilità di reperire nell'isola uomini, grano, legname, in caso di necessità.
Ma al di sotto di questo rituale e di questo formulario stantio emergono le
clausole di un accordo che ha poco a che vedere con il nobile mondo feudale
ed è invece consono alla società in partecipazione ed al contratto d'appalto
tipico del mondo commerciale genovese, divenuto poi anche pratica di
governo, che Genova aveva già tentato di estendere alla Corsica nel 136412. Anche il
linguaggio tradisce talora questa realtà : in un caso in luogo di feudatari fa
capolino participes, che è appunto il termine tecnico che designa quanti,
anticipando danaro alla Repubblica, vengono a partecipare, a godere, della
riscossione di determinate imposte; in un altro passo si parla di socii per

10 Sulle sei principali specificazioni della fedeltà feudale, enunciate da Fulberto di


Chartres al duca d'Aquitania nel 1020, cfr. R. Boutruche, Signoria e feudalesimo.
Ordinamento ciirtense e clientele vassallatiche, trad. it. di M. Sanfilippo, Bologna, 1971, p. 202-203,
368-369, ove è edita una parte della lettera in questione. Si veda anche Andrea dlsernia,
In usum feudorum commentarla, Francoforte, 1598, f. 259, 385; P. Brancoli Busdraghi, La
formazione storica del feudo lombardo come diritto reale, Milano, 1965.
11 Da sottolineare che, in base al trattato del 21 ottobre 1374 tra Genova ed il re di
Cipro, Pietro II si impegnava, insieme ad altri oneri, a versare annualmente la cifra di
40.000 fiorini alla Repubblica ed ai partecipanti della maona : G. Petti Balbi, La maona di
Cipro, op. cit., p. 272.
12 Nell'agosto 1364 la Repubblica aveva ceduto in appalto la Corsica a Filippo Scalia,
in precedenza podestà di Calvi, e ad altri definiti socii appaltatores insule Corsice, tra cui
Triadano de Turri, che con lo Scalia avevano preso il titolo di gubernatores : su questa
vicenda cfr. G. Petti Balbi, Genova e Corsica, op. cit., p. 40-49.
I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) 151

designare quanti si uniranno ai primi feudatari, con la formula consueta della


società in compartecipazione; in un altro punto si parla di pacta et conventio-
nes, conthractum ac obligationes.
Viene spontaneo chiedersi perché Genova tenti di presentare come
investitura feudale quella che nello spirito e nella sostanza è invece una
conces ione d'appalto. È probabile che l'esito infausto dell'esperimento attuato nel '64
abbia indotto la Repubblica a mascherare l'alienazione per farla apparire
come un'investitura agli occhi dei corsi e del mondo isolano ancora
impregnato di feudalesimo. Del resto la Corsica era ritenuta feudo della Santa Sede, di
cui Pisa, Genova, la corona d'Aragona ambivano, almeno a parole, essere
riconosciuti vassalli; in passato Genova aveva spesso concesso investiture
feudali ai signori corsi a lei fedeli; lo stesso Arrigo della Rocca, che in questo
momento controllava quasi tutta l'isola, si fregiava dal 72 del titolo di conte di
Corsica, tipico dei capi isolani, mentre gli Avogari e gli altri signori del
Capocorso continuavano a dichiararsi feudatari e vassalli della Repubblica13.
Il ricorso ad un'investitura feudale, pratica piuttosto desueta nella società
genovese, rappresenta quindi un espediente di governo, un adeguamento alla
mentalità ed alle tradizioni isolane da parte di Genova, desiderosa di affidare
l'isola non a semplici funzionari alle sue dipendenze ο a privati cittadini riuniti
in società finanziaria, ma a persone dotate di propria autorità e di un prestigio
tale da farle competere con il conte Arrigo. In mancanza di altri accordi a noi
sconosciuti, ci pare questa l'ipotesi più plausibile per giustificare la singolarità
di quest'investitura che nello spirito è un vero contratto d'appalto od una
compera. Potrebbero essere stati anche i destinatari della concessione che,
una volta ottenuta l'isola, preferiscono abbandonare la qualifica di feudatari
ed assumere quella di maonesi, più consona all'uso ed alla mentalità genovese,
oltre che agli scopi eminentemente economici che li avevano indotti ad
entrare nell'affare.
Nel documento del '78 la Corsica è aggiudicata a quattro genovesi, due
popolari (Lodisio Torturino e Andreolo Figone) e a due nobili (Pellegro
Imperiale e Lionello Lomellini, quest'ultimo auctoritate Neapolionis patris sui,
presentis, consentientis et autorizantis) . Traspare anche in questa circostanza la
politica conciliante del doge Nicolo Guarco, il quale governa e tenta di
salvaguardare l'equilibrio cittadino ed il proprio dogato, dividendo equamente
le cariche tra nobili e popolari. I quattro si impegnano e giurano anche per i
loro eredi e nomine et vice sociorum suorum quos nominabunt in tres menses

13 Cfr. A. Marongiu, La corona di Corsica ed il regno di Sardegna, in Arch. Corsica, 11,


1935, p. 482-483; G. Petti Balbi, Genova e Corsica, op. cit., p. 14-15, 34-35; F. Pomponi, op.
cit., p. 44-45. Per il conte Arrigo, cfr. G. della Grossa, op. cit., p. 221 ; per gli Avogari ed i
Gentili, A.S.G., Arch, segr., Diversorum, η. 496, e. 67, 21 marzo 1380.
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proxime venturos, in conformità alla prassi tipica dei contratti d'appalto in cui
pochi cittadini si impegnano per un più vasto gruppo di partecipi. Questi
vengono identificati in Cristoforo Marruffo e Giovanni Magnerri sulla base
delle notizie fornite dai cronisti corsi e di un cenno ad eisdem sex supradictis
contenuto nell'atto di investitura14. In realtà il sex si riferisce non alle persone,
ma ai sei obblighi del vassallo contemplati nelle consuetudini feudali ed il
numero dei partecipi potrebbe essere stato di dieci, già all'inizio ο almeno
poco dopo, secondo le congetture che suggeriscono documenti posteriori.
Nel novembre 1383, in occasione di una controversia per il pagamento del
riscatto del Lomellini, su cui ritorneremo, le quote della maona sono dieci;
vengono però indicati solo nove nomi e precisamente Lionello Lomellini,
Pietro de Grotta notaio, Raffo Griffioto, Giovanni Centurione fu Raffo, Filippo
Noiterano, Lodisio Tortorino, Antonio Luxardo, Matteo Marruffo. Nel
dicembre 1935 sono ricordati come maonesi Pietro de Grotta, Goffredo Lomellini,
Pietro Tortorino e Battista Luxardo; nel 1407 si ricordano ancora dieci soci
diversi.
A meno che non siano intervenuti mutamenti sostanziali tra il 78 e Γ83
all'interno della società, ci pare di poter indicare i primi dieci maonesi in
Lodisio Tortorino (poi de Franchi), Andreolo Figone (poi de Franchi), Pellegro
Imperiale, Lionello Lomellini, Cristoforo Marruffo (la cui quota nell'83 è
passata a Matteo), Giovanni Magnerri, Pietro de Grotta, Antonio Luxardo (poi
de Franchi) ed altri due da scegliersi tra Raffo Griffioto, Filippo Noiterano e
Giovanni Centurione, che nell'83 sono subentrati come partecipi ad Andreolo
Figone e a Pellegro Imperiale i quali subito dopo il '78 scompaiono dalla
società. La presenza di solo quattro nomi nel documento d'investitura può
dipendere dal fatto che non si erano ancora trovati gli altri soci; ma può
anche essere un ingegnoso espediente per nascondere che due degli anziani
che ratificano l'investitura nel 78, Antonio Luxardo ed il notaio Pietro de
Grotta, sono anche partecipi nell'affare e che un terzo, Nicolo Marruffo, è
imparentato con un altro feudatario.
Ragioni di natura eminentemente economica devono aver indotto questi
individui, dalla personalità e dalle biografie assai diverse, ad unirsi insieme e
ad occuparsi della Corsica, in preda ad una grande anarchia e quasi
completamente dominata da Arrigo della Rocca. La maggior parte di costoro non
conosce la complessa situazione corsa e non pone mente al fatto che la
Repubblica ha ceduto solo diritti e non il possesso dell'isola: nel documento

14 U. Assereto, Genova e Corsica (1358-1378), in Giornale storico e letterario della


Liguria, n.s., 1, 1900, p. 319-321; G. Petti Balbi, Genova e Corsica, op. cit., p. 57. Il brano,
con i sei obblighi peculiari della fedeltà del vassallo, viene ripetuto anche nel
documento d'investitura di Lionello Lomellini a conte di Corsica (cfr. nota 54) .
I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) 153

d'infeudazione si parla infatti di acquisitione, conquistu et reparacione castro-


rum et vìllarum. Ai loro occhi interessati la Corsica deve invece apparire come
una novella Chio ο una novella Cipro che avrebbe largamente compensato ed
arricchito i partecipi con le risorse naturali, i tributi, gli scambi, come era
accaduto ai maonesi delle due isole mediterranee. Per la Repubblica la
cessione rappresenta un fatto politico; per gli appaltatori un programma
economico, un'ambiziosa impresa commerciale.
Forse nemmeno Andreolo Figone, che pure era stato governatore
del 'isola tra il '73 ed il '75 con scarso successo, intuisce le difficoltà dell'impresa e
con il miraggio del guadagno riesce a coinvolgere altri cittadini. Tra questi
Giovanni Magnerri e Filippo Noiterano hanno un'indiretta conoscenza delle
vicende corse : alla fine del '75 Giovanni era stato uno dei quattro arbitri
incaricati di dirimere la controversia che, proprio a motivo dell'isola, verteva
tra il Comune e Rainuceio de Turri, figlio ed erede dell'ex-governatore Triada-
no, mentre il Noiterano era stato il notaio estensore dell'accordo intervenuto
tra le due parti15. Altri genovesi sono forse sollecitati ad intervenire dall'essere
già partecipi di quella Compera Corsice che, dopo il consolidamento del '68
nell'unico monte della Compera Sancii Pauli, fruttava agli azionisti l'interesse
dell'8%. Infatti nei cartulari del '74, dell'83 e dell'84 compare tra i comperisti
Raff ο Graffi oto con un capitale di ben 1000 lire, insieme con altri congiunti
che vi hanno impegnato molto denaro; nel '74 il notaio Filippo Noiterano
vanta un capitale di 600 lire, che poi cede ad altri; vi compaiono inoltre vari
esponenti dei Marruffo, degli Imperiale e dei Lomellini : questi ultimi, uomini
e donne, non però del ramo di Napoleone, sembrano esserne i maggiori
azionisti16.
I quattro genovesi citati nel documento del '78 non sono degli sconosciuti
nella società genovese del tempo; ma il più autorevole è Napoleone Lomellini,
il padre di Lionello, che, pur rappresentato dal figlio, diventa forse il deus ex
machina di tutta la faccenda : nell'80 e nell'81 è lui che consegna alla
Repubblica il cavallo per il simbolico censo e nell'84 si dichiara amministratore di
Lionello per le faccende dell'isola. Abile diplomatico ed accorto uomo d'affari,
definito nell'82 multimi dives et magnus mercator, Napoleone vede nell'affare di
Corsica, oltre che un investimento redditizio, un mezzo per dare spazio
politico e prestigio sociale ad uno dei suoi numerosi ed intraprendenti figli,

15 Sul soggiorno del Figone in Corsica, cfr. G. Petti Balbi, Genova e Corsica, op. cit.,
p. 51-52. Su Giovanni Magnerri, Filippo Noiterano e Raffo Griffioto cfr. nota 20, 25, 27.
16 Gli otto registri superstiti della Compera Corsice sono in A.S.G., San Giorgio,
Compere e mutui, sala 9, n. 1010/1-1017/18. In tutti gli anni compaiono parecchi
Lomellini: il maggior azionista pare Ilario Lomellini di Ansaldo che dalle 113 lire del '74 di
eredità paterna passa nell'83 e nell'84 a ben 14.412 lire : cfr. n. 1015, f. 33v; n. 1016, f. 35;
n. 1017, f. 32v.
154 GIOVANNA PETTI BALBI

sui quali domina come capo incontrastato17. Forse spera di trasformare con il
tempo la società in un'aggregazione esclusivamente familiare, come sono
riusciti a fare i Campofregoso con Cipro; ed effettivamente all'inizio del
Quattrocento la maona di Corsica diventa quasi esclusivo appannaggio dei
fratelli Lomellini, ma per motivi e in circostanze diverse da quelle che il loro
padre auspicava.
L'altro feudatario di origine nobile, Pellegro Imperiale, scompare subito
dalla società18 e potrebbe essere stato sostituito dal nobile Giovanni
Centurione che è maonese nell'83. È probabile anche che tra i due popolari del '78,
Lodisio Torturino ed Andreolo Figone19, si sia creata una intesa per opporsi

17 Numerosi documenti di natura diversa testimoniano il ruolo di primo piano


ricoperto in Genova da Napoleone Lomellini di Lionello verso la fine del secolo XIV
(muore prima del 1407). Nel 1380 viene esentato dal pagamento di tutte le imposte e le
gabelle con il pretesto che è padre di 16 figli, scesi a 12 nel 1382. Molto attivo come
mercante ed uomo di governo, nell'81 fece parte della delegazione che negoziò la pace
di Torino con Venezia e nell'82 sborsò 500 fiorini di multa per essersi rifiutato di
ritornare nella città piemontese, adducendo una presunta infermità. Ebbe parte attiva
alle vicende che portarono nel '96 Genova sotto la dominazione francese. Su di lui cfr.
F. Federici, Scrutinio della nobiltà ligustica, ms. del 1638 nella Biblioteca Universitaria di
Genova, 1.B.VII.34, f. 274; F.Federici, Abecedario delle famiglie genovesi, ms. dei secc.
XVII- XVIII, in Bibl. Franzoniana di Genova, II, f. 309; Documenti Lomellini diversi, ms.
del sec. XVIII, in Bibl. Universitaria di Genova, B.VI.25, p. 415, 432-433; Albero della
famiglia Lomellini, ms. del sec. XIX, in Bibl. Universitaria di Genova, B.VIII.2, f. 8;
E. Jarry, Les origines de la domination française à Gênes (1392-1402), Paris, 1896, p. 22, 433,
474, 576 ; L. Liagre-De Sturler, Les relations commerciales entre Gênes, la Belgique et
l'Outremont d'après les archives notariales génoises (1320-1400), Bruxelles-Rome, 1969, ad
indicem; J. Day, Les douanes de Gênes (1376-1377), Paris, 1963, ad indicem; G. G. Musso,
Navigazione e commercio genovese con il Levante nei documenti dell'Archivio di Stato di
Genova, Roma, 1975, p. 470; B. Zedar, Merchants in crisis. Genoese and Venetian men of
affairs and the fourteenth-century depression, New-Haven-London, 1976, p. 67, 194. A
Napoleone risale l'istituzione di un cospicuo lascito a favore dei discendenti, su cui cfr.
A. Manno, Bibliografia storica degli stati della Monarchia di Savoia, VI, Torino, 1898,
p. 304.
18 L'attività commerciale di Pellegro è documentata per il periodo 1367-76; nell'82
diventa anziano del Comune : cfr. A.S.G., Arch, segr., Diversorum, n. 497, f. 94v; F.
Federici, Abecedario, ms. cit., I, f. 259; J. Day, op. cit., ad indicem; M. Balard, op. cit., p. 424.
19 Tra gli incarichi più importanti di Lodisio Tortorino si ricordano quello di
ufficiale di provvisione nel '75 e di ambasciatore al re di Castiglia nel '77. (A.S.G., Ms.
104, f. 30, 43; F. Federici, Scrutinio, ms. cit., f. 461 ; J. Day, op. cit., ad indicem). Ancora nel
gennaio 1382 Lodisio compare tra i popolari della compagna di Portanuova che si
affiancano come consiglieri al doge Nicolo Guarco (A.S.G., Arch, segr., Diversorum,
n. 497, f. llv). Andreolo Figone, prima del '78, compare come patrono di navi nel '70,
consigliere del doge Domenico Campofregoso nel '75, anziano nel '76, patrono di galee al
servizio del Comune nel '78, oltre che come governatore di Corsica nel '75 (cfr. nota 15).
Su di lui cfr. A.S.G., Ms. 104, f. 26; F.Federici; Scrutinio, ms. cit., f. 460; L. Liagre-De
Sturler, op. cit., doc. 310, p. 409; J. Day, op. cit., ad indicem). In data 4 novembre 1378
I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) 155

alla preminenza che Napoleone ed il figlio Lionello cercano di arrogarsi.


L'accordo si estende e coinvolge altri popolari che entrano nella maona :
all'interno di questa si pongono così le basi di quell'alleanza più vasta e
significativa che porterà nel '93 i Torturino, i Figone, i Luxardo, i Magnerri ad
unirsi con altri per dar vita all'albergo de Franchi. Nel '78 a fianco dei due
popolari compare nella società Giovanni Magnerri, in precedenza comperista
della maona di Cipro, che troverà la morte proprio in Corsica20, e forse già
Antonio Luxardo; nell'83 ancora Lodisio ed Antonio; nel '95 Battista Luxardo,
figlio di Antonio, e Pietro Tortorino; nel 1407 Pietro Magnerri, figlio di
Giovanni, e Segurano Luxardo, tutti popolari, confluiti nel nuovo albergo de
Franchi.
La maona di Corsica rappresenta così un momento ed un episodio
significativo nella dinamica sociale genovese: nella gestione dei comuni
interessi della maona, minacciati dalla condotta del Lomellini e dall'ostilità degli
isolani, si instaura tra taluni partecipi quella solidarietà economica che si
cementerà e sfocierà nel '93 nella costituzione di un nuovo albergo popolare,
quello dei de Franchi, con le stesse motivazioni che avevano spinto i maonesi
di Chio a dar vita all'albergo Giustiniani21. All'interno della consorteria gli
esponenti più autorevoli sono i Luxardo, soprattutto Antonio ed il figlio
Battista, ambedue banchieri, proprietari di navi, ufficiali della Repubblica,
oltre che maonesi. Nel 1400 Battista diventa anche capitano regio in
sostituzione del governatore francese, ma questa sua « arroganza » gli procurerà la
condanna a morte che riuscirà ad evitare con la fuga e con l'esilio22.

redige testamento, nominando tutore dei propri figli il notaio Pietro de Grotta, la cui
designazione viene contestata nel 1384 da Iacopo Campofregoso (A.S.G., not. giudiziario
Nicolo Pellegrini, filza unica, doc. LVIIII).
20 Giovanni Magnerri di Nicolo fu un capo popolare che si distinse nel 1365 quando
sostenne contro altri pretendenti il doge Gabriele Adorno; anziano nel 75, alla fine dello
stesso anno fu uno degli arbitri nella controversia che opponeva il Comune a Rainuccio
de Turri, figlio di Triadano, uno dei due governatori di Corsica tra 1365-75; fu anche
azionista della maona di Cipro e nell'aprile '78 è inviato nell'isola (A.S.G., Ms. 104, f. 26,
G.Stella, op. cit., p. 159; F.Federici, Abecedario, ms. cit., II, f. 331v; U. Assereto, op. cit.,
p. 305, 310; G. Petti Balbi, La maona di Cipro, op. cit., p. 275, 278). Nel 1383 la sua vedova
Teodora, in qualità di tutrice dei figli, fa un compromesso con taluni parenti (A.S.G., not.
Guirardo Parrisola, cart. 409, f. 117v).
21 Sulla costituzione e le vicende dell'albergo de Franchi, cfr. F. Federici, Scrutinio,
ms. cit., f. 459-460, 463; J.Heers, Le clan familial au Moyen Âge, Paris, 1974, p. 95;
E. Grendi, Profilo storico degli alberghi genovesi, in MEFRM, 87, 1975, p. 241-302, in
particolare p. 291-292, dove è pubblicato l'atto costitutivo dell'albergo in questione. Il
Grendi (p. 247) ritiene però che l'albergo de Franchi, diversamente da quello dei
Giustiniani, non sia sorto per cementare una solidarietà di tipo economico.
22 L'attività di Antonio come anziano, ufficiale di moneta, banchiere, nella seconda
metà del sec. XIV, è testimoniata in diverse sedi: cfr. A.S.G., Ms. 104, f. 1, 155v;
1 56 GIOVANNA PETTI BALBI

Accanto ai Lomellini ed ai popolari che diventeranno in seguito de


Franchi troviamo nella maona di Corsica anche esponenti dei Marruffo,
un'altra importante famiglia di origine popolare, che non si aggrega con altre
e costituisce da sola un albergo, come del resto i Lomellini23. Nel 78 sono
rappresentati da Cristoforo, nell'83 da Matteo, nel 1407 da Lionello e da
Stefano. Tutti patroni di navi, capitani di galee od ufficiali al servizio della
Repubblica, hanno il personaggio più noto in Matteo, un brillante condottiero
che si distinse durante la guerra di Chioggia24. Ai Marruffo pare legato Raffo
Griffioto, maonese nell'83, che in precedenza ha svolto incarichi di natura
militare, come visitator castrorum, ufficiale di guerra, arruolatore di truppe
mercenarie, ο missioni diplomatiche in qualità di ambasciatore della
Repubblica presso sovrani ed imperatori25.
Sembrano avere un ruolo autonomo ο almeno non appaiono palesemente
legati ad altri all'interno della maona : Giovanni Centurione fu Raffo ο
Raffaele, un nobile in precedenza interessato alla maona di Cipro, patrono e
proprietario di navi, maonese di Corsica nell'8326; Filippo Noiterano, pure lui

F.Federici, Scrutinio, ms. cit., f. 462; L. Liagre-De Sturler, op. cit., ad indicem; M. Baiard,
op. cit., p. 424. Anche il figlio Battista esplicò un'intensa attività come uomo d'affari e di
governo all'inizio del Quattrocento; nel '93 aveva giurato, anche a nome di Segurano, la
partecipazione all'albergo de Franchi. Ufficiale di moneta, banchiere, anziano, fu fiero
oppositore del Boucicaut e capeggiò la rivolta che sostituì al dominio di Carlo VI di
Francia quello di Teodoro II di Monferrato; divenne poi capitano dell'esercito genovese
a Chio e console di Caffa : cfr. A.S.G., Arch, segr., Diversorum, n. 501, f. 33v; G. Stella, op.
cit., ad indicem; L. Liagre-De Sturler, op. cit., doc. 541, p. 715; J. Day, op. cit., ad indicem.
Per Segurano, cfr. nota 58.
23 J. Heers, Le clan, op. cit., p. 93-94; E. Grendi, op. cit., p. 247, 251.
24 Le notizie sui Marruffo sono meno numerose che sugli altri partecipi della maona
di Corsica. Cristoforo appare come patrono di navi e di galee dirette nelle Fiandre
(R. Doehaerd-C. Kerremans, Les relations commerciales entre Gênes, la Belgique et l'Outre-
mont d'après les archives notariales génoises (1400-1440), Bruxelles-Rome, 1952, doc. 219,
p. 239, doc. 253, p. 283). Un Lionello Marruffo è attivo come trasportatore a metà del sec.
XIV (L. Liagre-De Sturler, op. cit., ad indicem) e compare nel '51 e nel '53 tra i partecipi
della Compera Corsice con 100 lire (cfr. nota 16). Stefano di Damiano risiede a Londra
nel 1394 e commercia con i Lomellini (L. Liagre-De Sturler, op. cit., doc. 584, p. 773). Per
Matteo, che si distinse soprattutto come condottiero durante la guerra di Chioggia, cfr.
G. Stella, op. cit., p. 179-180.
25 Fonti di varia natura attestano le molteplici attività di Raffo del fu maestro
Giovanni in sede diplomatica, militare e commerciale. Ci pare utile sottolineare che nel
1347 commercia con i fratelli Iacopo e Lionello Marruffo in drappi di Beauvais : A.S.G.,
Arch, segr., Diversorum, n. 497, f. 16, 31v; G. Stella, op. cit., p. 176; F. Federici, Abecedario,
ms. cit., IL f. 204 ; L. Liagre-De Sturler, op. cit., ad indicem ; J. Day, op. cit., p. 686 ;
V. Polonio, L'amministrazione della Res publica genovese tra Tre e Quattrocento. L'archivio
Antico Comune, in ASLI, 17, 1970, p. 170, 190, 296; M. Balard, op. cit., p. 89.
26 Giovanni Centurione fu Raffo ο Raffaele olim Vltramarinus compare spesso come
patrono di galee armate dal Comune verso la Romania; nel '92 è ufficiale di mercanzia,
I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) 157

maonese nell'83, un notaio che roga a Genova nella seconda metà del secolo
XIV, talora consigliere di dogi e scriba della Repubblica27. Più difficile è
stabilire il ruolo del notaio Pietro de Grotta che compare nella maona senza
soluzione di continuità fino al 1407 : anziano, ambasciatore, ufficiale del
Comune, egli pare legato alle molteplici attività commerciali dei Lomellini; nel
novembre 78 è però designato da Andreolo Figone tutore dei figli ed in
questo modo, acquistando la quota del Figone, potrebbe essere entrato nella
maona, se già non ne faceva parte28.
I vincoli di natura economica, che sono alla base della maona e che
tengono uniti i partecipi, finiscono presto per trasformarsi anche in vincoli di
natura sociale e politica. Nella primavera dell'82 Napoleone Lomellini, Lodisio
Torturino, Antonio Luxardo e tutti i Marruffo, insieme ad altri, si schierano
con i Fieschi nel tentativo di rovesciare il dogato popolare ed offrire il
governo di Genova ad Amedeo VI di Savoia, conosciuto ed apprezzato da
taluni di loro durante le trattative che avevano portato alla pace di Torino con
Venezia. Nel settembre-ottobre 1396 parecchi maonesi di Corsica compaiono
tra i genovesi che, convocati dal doge Antoniotto Adorno, danno il loro
assenso al passaggio di Genova sotto Carlo VI di Francia : sono Napoleone

nel 1405 massaro di un mutuo e nel '13 ambasciatore all'imperatore Sigismondo :


G. Stella, op. cit., p. 316; E. Jarry, op. cit., p. 577; D. Gioffré, op. cit., p. 247; G. G. Musso, op.
cit., p. 33, 97; V. Polonio, op. cit., p. 302; M. Β alar d, op. cit., p. 483. Su di lui cfr. anche
nota 58.
27 Nel 1350 Filippo è ufficiale dei clavigeri, nel '73-74 scriba dei magistri rationales,
nel '75 e nell'83 consigliere rispettivamente dei dogi Domenico Campofregoso e Nicolo
Guarco. È da sottolineare che fu l'estensore dell'accordo intervenuto intorno al -75 tra il
Comune e Rainuccio, l'erede di Triadano de Turri, a proposito della Corsica : A.S.G.,
Arch, segr., Diversorum, n. 497, f. 89; Ms. 104, e. 29v; U. Assereto, op. cit., p. 304; J. Day, op.
cit., ad indicem; V. Polonio, op. cit., p. 112-113. Si conserva una filza di atti rogati da lui
tra il 1350 ed il '53 : A.S.G., notai, filza 353.
28 Pietro, originario di Chiavari, è attivo come notaio a Genova tra il 1369 ed il '93 e
tiene il proprio banco a Banchi, la piazza su cui si affacciano le dimore dei Lomellini :
non sono superstiti suoi cartulari, a meno che non possa identificarsi con l'omonimo
notaio giudiziario che roga tra il 1416 ed il '26 : A.S.G., not. giudiziari, filza n. 9. Nel '75
Pietro fu ufficiale di moneta, nel '78 anziano, nell'80 ufficiale di Gazaria, nell'82
ambasciatore a Pisa e forse nel '90 compare a Pera con la qualifica di banchiere. Nel
marzo 1376, in occasione di una disputa con il congiunto Nicolo de Grotta, dal quale
deve ricevere 300 lire date per lui in accomenda a Battista e Nicolo Lomellini, compare
come arbitro Napoleone Lomellini; nel 1383 Pietro avrebbe redatto il testamento di
Teodora de Negri, moglie dello stesso Napoleone : cfr. A.S.G., Arch, segr., Diversorum,
n. 497, f. 8v, 125; Diversorum, n. 501, f. 66; Ms. 104, e. 46; Albero della famiglia, ms. cit., f. 8;
L. Liagre-De Sturler, op. cit., ad indicem; G. G. Musso, op. cit., p. 240; Β. Zedar, The
Genoese notaries of 1382 : the anatomy of an urban occupational group, in The medieval
city, New Haven- London, 1977, p. 83-84; M. Balard, op. cit., p. 336. Per il testamento in cui
Pietro viene designato tutore dei figli di Andreolo Figone, cfr. nota 19.
1 58 GIOVANNA PETTI BALBI

Lomellini (che però non è presente all'atto finale), i figli Nicolo e Goffredo,
quest'ultimo maonese dal '95, Raffo Griffioto, Pietro Tortorino, Pietro de
Grotta; Segurano Luxardo invece, pur convocato, non si presenta29.
Dòpo il '96 i maonesi di Corsica appaiono quasi sempre allineati su
posizioni filofrancesi : coloro che non condividono questo atteggiamento,
come i Luxardo, finiscono per uscirne ο per esserne estromessi e vengono
sostituiti dai fratelli Lomellini, tutti devoti alla Francia ed in particolare al
governatore Jean Lemeingre detto Boucicaut. Così se nell'atto di investitura
del 78 è nominato solo Lionello, che in seguito amplia la sua partecipazione,
nel '95 è affiancato dal fratello Goffredo30 e nel 1407 ben sei figli di Napoleone,
Battista, Carlo, Giorgio, Goffredo, Lionello e Nicolo sono diventati maonesi31.

29 E. Jarry, op. cit., p. 22, 446-448, 474, 496, 498, 499, 501.
30 Prima del '78 Lionello compare come mercante nei registri della dogana del '76
(J. Day, op. cit., ad indicem). Goffredo sembra essere quello dei fratelli Lomellini che si
impegna meno nella vita pubblica : a parte la designazione ad ufficiale di moneta nel
1408 e nel '15, si occupa di commercio con frequenti soggiorni a Bruges o a Londra,
anticipa danaro, assicura merci e convogli: F.Federici, Abecedario, ms. cit., II, f. 310;
R. Doehaerd-C. Kerremans, op. cit., doc. 395, p. 530, doc. 564, p. 745; L. Liagre-De Sturler,
op. cit., ad indicem. Per l'anno in cui Lionello e Goffredo compaiono nella maona, cfr.
nota 45.
31 La presenza dei fratelli Lomellini è puttosto incisiva e massiccia nella vita
pubblica e nell'attività commerciale, anche perché ebbero, come il padre Napoleone,
numerosa prole {Albero della famiglia, ms. cit., f. 17-21). In particolare Battista e Nicolo si
affermano come banchieri ed uomini politici, Giorgio e Carlo come patroni di navi ο
capitani di galee. Tutti indistintamente si dedicano al commercio e con navi e merci
sono presenti in tutti gli scali del Mediterraneo anche perché, anticipando cospicue
somme alla Santa Sede, ottengono l'esenzione dal Devetum per il commercio con gli
infedeli. I fratelli Lomellini appaiono tutti schierati a favore della Francia dopo che nel
'96 il padre Napoleone, Nicolo e Goffredo avevano dato il loro conforto alle proposte del
doge Adorno per il trasferimento della città sotto la sovranità francese. Battista in
particolare sembra essersi conquistato l'appoggio ed il favore dei vari governatori con la
sua attività di banchiere : nel '97 presta danaro al Sassenage, nel '99 è uno dei nove
regolatori che assistono il governatore, nel 1404 tratta per il Boucicaut il passaggio della
chiesa genovese sotto l'obbedienza avignonese, nel 05 accompagna il governatore a
Livorno e nel '07 viene inserito tra i procuratori del Banco di San Giorgio (cfr. su di lui
A.S.G., Arch, segr., Diversorum, n. 501, f. 166; G.Stella, op. cit., p. 272; E. Jarry, op. cit.,
p. 126, 228, 323, 496; H. Sieveking, op. cit., II, p. 16; L. Liagre-De Sturler, op. cit., ad
indicem; G. G. Musso, op. cit., p. 135; A. Esch, Bankiers der Kirche in grossem Schisma, in
Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken, 46, 1966, p. 277-
398). Giorgio, spesso ufficiale di guerra, di moneta ο anziano, compare tra i cittadini che
nel 1401 giurano fedeltà al Boucicaut; nel '05 è uno degli ufficiali super diminutione
debitorum che operarono per la costituzione del Banco di San Giorgio, e continua ad
intervenire anche in operazioni commerciali a fianco dei fratelli (A.S.G., Arch, segr.,
Diversorum, n. 501, f. 64v; E. Jarry, op cit., p. 361, 585-86; H. Sieveking, op. cit., II, p. 15;
G. G. Musso, op. cit., p. 44, 145-46, 258). Ci pare utile ricordare anche che nel novembre
I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) 159

È probabile che la loro presenza, oltre che da divergenze di natura


politica ο da contrasti tra i soci sulla conduzione della società, dipenda dal
fatto che con il tempo la maona si è rivelata un investimento poco redditizio
in cui taluni azionisti hanno messo a repentaglio anche la vita, oltre che le
fortune. È perciò logico supporre che questi, insoddisfatti dei guadagni e non
disposti a perdere altro denaro ο in disaccordo con Lionello, si siano ritirati e
che i Lomellini siano intervenuti per rilevare quote e sostenere il fratello che
ha puntato i propri capitali e le proprie energie sulla Corsica32.
Anche il tentativo d'impadronirsi dell'isola d'Elba, effettuato nel giugno-
luglio 1401 da Andrea Lomellini, un altro fratello di Lionello, potrebbe
rientrare negli ambiziosi progetti della famiglia e toccare indirettamente i loro
interessi in Corsica. È vero che Andrea, catturato in precedenza con la sua
nave da Gherardo d'Appiano e liberato dietro pagamento di un cospicuo
riscatto, organizza la spedizione, con la connivenza dei governanti, per
vendicarsi dell'Appiano che attaccava e catturava impunemente navi e convogli
genovesi33 ; ma è altrettanto vero che il possesso dell'Elba avrebbe pur sempre

1410 Giorgio Lomellini e Manfredo de Negro sono giudice nella controversia che
oppone Filippo ο Pippo di Pietro di Montelupo di Calvi, rappresentante delle comunità
isolana, a Francesco de Mari che non vuole pagare la tassa di 6 danari per ogni lira di
valore di merci, che gli statuti concedono ai calvesi di esigere da quanti non genovesi ο
non calvesi commerciano tra la punta dell'Alciola ed i monti di Sagri (su questa cabella
cfr. anche nota 47). Il de Mari, che ha fatto caricare tre barche di grano, sostiene di
essere corso e sub gubernacione gubernatoris insule Corsice e quindi già soggetto alle
gabelle pagate dagli isolani. I due giudici, pur confermando i privilegi dei calvesi,
ritengono valide le ragioni adotte dal de Mari, perché non può essere condannato a
pagare due volte per lo stesso motivo (A.S.G., not. Giuliano Canella, cart. 479/II,
e. LXXVIIIv, LXXXIIIr-v, 20 e 29 novembre 1410). Carlo Lomellini, incaricato di
preparare le festose accoglienze con cui fu ricevuto il Boucicaut, a nome del quale trattò in
seguito il passaggio di Sarzana sotto Genova, svolge un'intensa attività politica e
commerciale soprattutto nella prima metà del sec. XV : tra le sue imprese si ricorda la
partecipazione all'assedio di Cembalo nel 1433 ed alla battaglia di Ponza nel '35 : su di
lui cfr. G.Stella, op. cit., p. 282, 364, 378; E. Jarry, op. cit., p. 335; E. Doehaerd-C. Kerre-
mans, op. cit., ad indicem; A. Agosto, Due lettere inedite sugli eventi di Cembalo e di Sorcati
in Crimea nel 1434, in ASLI, 17, 1977, p. 509-517, in particolare a p. 513 per la
bibliografia.
32 Si potrebbe mettere in relazione il costante interesse di Lionello per la Corsica
anche con ragioni familiari, soprattutto a motivo della parentela con i Doria, che
avevano vasti possedimenti ed interessi nella vicina Sardegna. Il Lomellini aveva
sposato in prime nozze Pietra Doria (F. Federici, Abecedario, ms. cit., II, f. 310), dalla
quale ebbe nove figli e cinque figlie, mentre dalla seconda moglie, Caterina Lercari di
Giorgio, non ebbe prole (Albero della famiglia, ms. cit., f. 17). Due sue figlie sposarono
esponenti della famiglia Gentile (cfr. nota 64).
33 L'Appiano si era anche impossessato delle merci imbarcate sulla nave di Goffredo
Lomellini che aveva fatto naufragio a Vada. Sulla spedizione cfr. G. Stella, op. cit., p. 251 ;
160 GIOVANNA PETTI BALBI

rappresentato, oltre che un caposaldo per controllare le rotte marittime verso


l'alto Tirreno, anche una buona base d'appoggio per le operazioni genovesi in
Corsica. Non bisogna inoltre dimenticare che dall'altro lato del mare sul
versante corso, quasi sullo stesso parallelo, era stata da poco iniziata la
costruzione di Bastia, pare per impulso e per volontà di Lionello34.
Ci siamo soffermati sui partecipi dell'affare di Corsica delineandone
succintamente biografie e ruoli per evidenziare che tutti, esponenti dell'antica
nobiltà, della ricca classe mercantile ο dei ceti emergenti, banchieri, padroni
di navi, diplomatici, uomini d'affari ο di governo, talora delusi ο galvanizzati
dalla partecipazione ad imprese analoghe, sembrano essere entrati nella
società con lo scopo preminente di trame profitti, per nulla consci dei
problemi che avrebbero dovuto affrontare per riconquistare l'isola, per nulla
intenzionati ad esporsi di persona, soprattutto dopo gli infortuni capitati a
quelli di loro che avevano raggiunto l'isola. Ed infatti, dopo una breve
parentesi tra il 27 agosto ed il 13 ottobre 1378 durante cui Nicolo de Bonavei
governa l'isola a nome degli appaltatori, Lionello Lomellini e Giovanni
Magnerri si erano portati in Corsica, accompagnati secondo il della Grossa
anche da Lodisio Tortorino, Andreolo Figone e Cristoforo Marruffo : con il
titolo di governatori della maona costoro si sarebbero in un secondo
momento accordati con il conte Arrigo, divenuto a sua volta il sesto governatore. Il
racconto del della Grossa, ricco di ingenuità e di contraddizioni, appare poco
attendibile per i motivi esposti in altra sede; è invece certo che il Magnerri fu
catturato e fatto uccidere dal conte e che il Lomellini ebbe salva la vita,
pagando un riscatto di 4000 fiorini35.
E proprio sul pagamento del riscatto sorgono nell'ottobre-novembre 1383
divergenze e contrasti tra i partecipi perché taluni si rifiutano di contribuirvi e

R. Piattoli, La spedizione dei Lomellini contro il principato di Gherardo d'Appiano (1401), in


Giornale storico e letterario della Liguria, 7, 1931, p. 1-11. Il Piattoli, che ricostruisce la
vicenda sulla base di lettere di mercanti spedite da Genova, ipotizza, dietro la
spedizione, la presenza di Gian Galeazzo Visconti che l'avrebbe favorita per costringere
l'Appiano a chiedergli aiuto e protezione contro i genovesi.
34 La fondazione di Bastia è attribuita a Lionello soprattutto sulla base del racconto
del della Grossa (op. cit., p. 229-230). Tra i maonesi solo il Lomellini avrebbe avuto
interesse a fondare una nuova città, soprattutto per ragioni strategiche, in quanto Bastia
si trova in posizione più favorevole per le comunicazioni con il Capocorso e per il
movimento commerciale con Genova rispetto a Biguglia, il cui porto avrebbe iniziato
già da allora ad insabbiarsi.
35 La notizia sul soggiorno del Bonavei è contenuta nei memoriali che corredano la
lunga controversia relativa alla Corsica tra Lionello e Genova rappresentata dal notaio
Corrado Mazurro, sui cui cfr. A.S.G., Liber Iurium IX, e. CXVIIIv-CXXVIv della cartula-
zione antica. La notizia sul Bonavei si trova a e. CXXV e CXXVI. Sulla vicenda cfr. anche
G. della Grossa, op. cit., p. 223-227; G. Petti Balbi, Genova e Corsica, op. cit., p. 59-61.
I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) 161

vogliono addossarlo al solo Lionello, che è però partecipe per una decima
parte. In questa circostanza si precisa che tutta la maona, suddivisa in dieci
quote, è valutata 1300 fiorini di buon oro, equivalenti a 1625 lire di genovini,
per cui ogni caratura vale 130 fiorini ο 162 lire e xli di genovini36.
A seguito di trasformazioni interne e di accordi intervenuti tra i feudatari
già prima dell'aprile 138237, l'appalto della Corsica si è ormai configurato in
una vera e propria società in compartecipazione con quote di valore nominale
assai vicine a quelle della maona di Cipro38. I partecipi devono però spendere
cospicue somme per far fronte alla situazione isolana. Nel dicembre 1384
Napoleone Lomellini, in qualità di amministratore del figlio, uno ex dominis et
appaltatoribus insule Corsice, cita un tale Damiano de Zenestreto inviato in
precedenza in Corsica con 4000 lire dei maonesi da utilizzarsi colà (forse per il
riscatto di Lionello?); poiché Damiano non ha mai reso ragione di come sono
stati spesi i quattrini, Napoleone chiede che sia condannato a pagare la parte
spettante al figlio, che è ora proprietario di due quote ο poco più39. Ancora,
nel novembre 1384, Adano Doria, procuratore di Lionello, chiede la detenzione
di Nicolo de Grotta di Chiavari, un congiunto del maonese Pietro, debitore dal
1381 di 250 lire nei confronti di Lionello. Nicolo a sua volta deve ricevere 400
fiorini ο l'equivalente di 500 lire da Matteo Marruffo, un altro partecipe della
maona : questi si dichiara pronto a pagare subito solo 300 fiorini ο 375 lire nel
banco di Battista Lomellini, perché vuole defalcare dal debito i 100 fiorini che
in precedenza Nicolo ha ricevuto da Azzolino de Caffairana, olim stipendìarius
della maona di Corsica40.

36 A.S.G., not. Giurardo Parrisola, cart. 409, ce. CCCXv, CCCXXIIIv, CCCXXXIIII,
3-21 nov. I partecipi sono Raffo Griffioto, Giovanni Centurione fu Raffo, Filippo Noitera-
no, Lodisio Tortorino, Antonio Luxardo, Matteo Marruffo, Pietro de Grotta e Lionello.
37 II 26 nov. 1382 il doge e gli anziani ribadiscono una decisione favorevole ai
maonesi, presa il 14 aprile scorso quando, a richiesta participum mahone Corsice, si era
ordinato al vicario della Riviera orientale di proibire l'afflusso di vettovaglie verso i
corsi ribelli (A.S.G., Arch, segr., Diversorum, n. 497, f. 147r-v, 26 nov. 1382).
38 Nel '75 ogni caratura della maona di Cipro viene venduta a 100 fiorini ο 125 lire :
cfr. G. Petti Balbi, La maona, op. cit., p. 278.
39 II 14 genn. 1385 Damiano, invitato a difendersi, presenta eccezione contro
Napoleone che, a suo dire, non può rappresentare legalmente il figlio (A.S.G., not. giudiziario
Nicolo Pellegrini, doc. del 20 die. 1384).
40 II 19 die. 1383 Lionello aveva rilasciato una procura generale alla moglie Pietra e
ad Adano Doria (AS.G., not. Guirardo Parrisola, cart. 409, e. CCCLXXIIII). L'azione di
Adano contro Nicolo è del 5 marzo 1384; la condanna del Marruffo è del 6 febbr. Il 5
marzo egli si dichiara disposto a pagare subito i 300 fiorini, ma il 15 dello stesso mese
Nicolo pretende ancora l'intera somma (not. giudiziario Nicolo Pellegrini, filza unica,
doc. CVII, CVIII, CVIIII, CXII, CXIIII). Su Nicolo cfr. anche nota 28.

MEFRM 1981, 1.
1 62 GIOVANNA PETTI BALBI

Questi episodi nascondono senz'altro trasferimenti e cessioni di quote,


valutate in questa circostanza 200 fiorini ο 250 lire l'una, che avvengono
all'interno della maona, solo però tra i partecipi ο loro congiunti. Lionello
Lomellini in particolare sembra aver acquisito sugli altri una preminenza, non
solo azionaria, al punto che la maona viene talora designata come maona del
Lomellini, ed i signori del Capocorso, gli abitanti di Calvi, i corsi rimasti fedeli
a Genova, indirizzano petizioni alla Repubblica contro di lui, che governa
anche nomine aliquorum civium civitatis Ianuensis, senza volerne però
riconoscere l'autorità. Infatti ancora nel '90, gli isolani, ingannati anche dalla
persistenza del titolo di governatori, ritengono Lionello e i maonesi solo funzionari
rappresentanti di Genova : del resto la cessione del '78, «la péripétie» come la
definisce l'Emmanelli, non aveva cambiato nulla per la Corsica dal punto di
vista dell'amministrazione ο dei metodi di governo, che rimanevano invariati
anche sotto la maona, perché il mutamento riguardava solo il piano giuridico,
che sfuggiva alla comprensione degli isolani41.
Prima del '92 anche Lionello abbandona l'isola42 : potrebbe essersene
allontanato di sua volontà, stanco per le estenuanti lotte sostenute colà, ο
convinto di poter meglio gestire la vicenda corsa in Genova con nuovi
consensi ed altri appoggi; potrebbe essere stato richiamato dai soci
malcontenti della sua amministrazione ο più probabilmente dalla Repubblica,
preoccupata dalla sua impotenza a fronteggiare il conte Arrigo ο dai suoi contrasti,
soprattutto in materia tributaria, con gli abitanti di Calvi e del Capocorso. Ed
infatti nel settembre 1392 la Repubblica nomina governatore Battista da
Zoagli, senza per questo pregiudicare i diritti dei maonesi i quali continuano a
percepire proventi e dazi dell'isola, come se la designazione di Battista fosse
stata effettuata da loro stessi. È questa una soluzione di compromesso attuata
da Genova che, non volendo ο non potendo ancora riprendere la Corsica sotto

41 G. Petti Balbi, Genova e Corsica, op. cit., p. 64; R. Emmanuelli, Le pacte de 1358 et la
Commune de Corse, in Études corses, III, 1975, p. 5-41.
42 Già in altra sede si è cercato di ricostruire i movimenti di Lionello (G. Petti Balbi,
Genova e Corsica, op. cit., p. 63). Egli si trova a Genova nel nov.-dic. 1383 quando rilascia
e riceve procure : tra queste particolarmente interessante quella del 17 nov. rilasciata a
Rinaldo de Morges di Francia per ricevere quanto dovutogli dagli stipendiari della
maona (A.S.G., not. Giurardo Parrisola, cart. 409, e. CCCXXVI, 16 nov.; e. CCXXX, 17
nov.; e. CCCLXXIIII, 19 nov.). Nel 1390 a Biguglia il Lomellini riceve in affitto per nove
anni dai monaci della Gorgona l'isola di San Damiano nello stagno di Chiurlino al
modesto e simbolico censo annuo di 35 soldi (S. P. Scalfati, Les relations entre la Gorgona
et la Corse du XIIIe au XVe siècle, in Cahiers Corsica, 84-85, 1980, p. 10). Nel maggio 1393,
insieme con il fratello Nicolo, assicura delle merci a Genova, dove ricompare nell'agosto
'95 (L. Liagre-De Sturler, op. cit., doc. 560, p. 740; doc. 591, p. 787).
I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) 163

la propria diretta sovranità, cerca con l'invio di un governatore scelto al di


fuori della cerchia dei maonesi di riprendere in mano la situazione, di
contrastare l'estendersi dell'influenza aragonese e di riconquistare il favore
dei corsi che avversano i maonesi per il loro eccessivo fiscalismo.
Ma solo dopo aver temporaneamente assicurata la stabilità interna con il
passaggio di Genova sotto la dominazione francese, avvenuto il 25 ottobre
1396, la Repubblica può riprendere la sua politica antiaragonese ed
interes arsi della Corsica. Nel '97 vi invia come governatore Tommaso Panzano, la cui
elezione non è però ratificata dai maonesi, e nel settembre '98 Raffaele
Montaldo, gradito alla Repubblica ed alla maona, il quale rimane nell'isola per
ben cinque anni, governando con saggezza e con giustizia secondo l'unanime
parere dei cronisti genovesi e corsi. Il Montaldo riesce a riconquistare castelli
e simpatie soprattutto nella zona del Cismonti, ma a prezzo di enormi spese
che la Repubblica continua ad addossare ai maonesi ο ai corsi stessi. Non è
quindi nel giusto il della Grossa quando scrive che i governatori « andavano a
sue spese ο a suo risico»; ma ben coglie lo stato d'animo ed il malcontento
genovese quando dice che « il Comune e li Magonesi non volsero più le spese
di la pretensione di Corsica, che trovavano essere perdita sigura, ed il
guadano e fastidio certo, perché quasi tutti li governatori che elli avevano
mandati erano andati mali, chi morto ο chi in prigione. E li guadano dicevano
che bisogna conquistarlo con le armi et era poi tanto poco quello che si
podeva sperare ad andare tanto bene che non conveniva dargli disegno»43.
Forse proprio in questo clima la maggior parte dei maonesi, non più
disposti a perdere danaro, si ritirano dalla società in cui subentrano i Lomelli-
ni per sostenere il fratello. A partire dal 1400 egli inizia a rivendicare per sé e
per i soci il possesso dell'isola che, per la presenza di governatori scelti dalla
Repubblica al di fuori della cerchia dei maonesi, sembra essere ritornata de
facto, se non de iure, sotto la diretta sovranità della Repubblica, a cui
continuano ad essere indirizzate le petizioni e le richieste di aiuto da parte dei corsi.
Motivi di vario ordine, oltre che la difesa dei propri e degli altrui interessi,
possono indurre il Lomellini ad insistere in queste sue rivendicazioni : i
parziali successi conseguiti dal Montaldo ο la gelosia per il prestigio e la fama
che questi si è conquistato nell'isola; l'improvvisa scomparsa del conte Arrigo
avvenuta nel 1401 che priva i ribelli del loro capo; la presenza a Genova di un
governatore, il Boucicaut, legato ai Lomellini ed al loro danaro e quindi largo
di favori nei loro confronti44.

43 G. della Grossa, op. cit., p. 232-235, ripreso poi dal Cirneo, dal Filippini e da tutti
gli altri storici corsi; cfr. anche G. Petti Balbi, Genova e Corsica, op. cit., p. 63-67, 70-72.
44 II conte Arrigo morì nel giugno 1401 (G. della Grossa, op. cit., p. 236). Il Boucicaut,
164 GIOVANNA PETTI BALBI

Una prima sentenza, emessa il 9 maggio 1403, riconferma l'investitura


della Corsica a Lionello ed ai soci (definiti indifferentemente feudatari ο
maonesi), a patto che rifondano le spese sostenute dalla Repubblica e paghino
l'equivalente del simbolico dono del cavallo per il periodo non corrisposto.
Ma la sentenza non diventa esecutiva perché il rappresentante del Comune
interpone appello; inoltre si indugia a calcolare quanto i partecipi devono
pagare; si accusa il Lomellini di non essere il legale rappresentante di tutti i
maonesi e si avanzano cavilli di altra natura45.
Nel frattempo il Boucicaut aveva sostituito nella carica di governatore di
Corsica il Montaldo, inviso forse al Lomellini, con Ambrogio de Marini, padre
dell'arcivescovo di Genova Pileo46, il quale però non si rivela all'altezza della
situazione creatasi nell'isola, dove gli abitanti di Calvi protestano per la
violazione dei loro privilegi47 ed i corsi del Cismonti, anche dopo la scomparsa
del conte Arrigo, non vogliono sottomettersi e di conseguenza vengono trattati
come ribelli e traditori48. In questo fragente, approfittando anche della morte

nominato governatore di Genova il 23 marzo 1401, entrò in citta il 31 ottobre (G. Stella,
op. cit., p. 252-253).
45 A.S.G., Liber Iurium IX, e. CXVIIIv-CXX : in questa circostanza viene fatta la
cronistoria di tutta la faccenda. La lentezza con cui si procede è attestata anche altrove :
ad esempio il 6 febbr. 1404 si eleggono quattro cittadini per calcolare quanto Lionello e
gli altri partecipi in feudo et conduetione insule Corsice devono al Comune; ancora il 1°
dicembre si ingiunge a costoro di calcolare le spese sostenute in Corsica da Raffaele
Montaldo (A.S.G., Arch, segr., Diversorum, n. 501, f. 53, 177).
46 Per le vicende che portarono alla nomina del Montaldo prima e del de Marini
dopo, cfr. G. Petti Balbi, Genova e Corsica, op. cit., p. 70-71.
47 II 31 agosto 1403 gli anziani intimano a Bartolomeo Obertini di Calvi, sindaco
della comunità isolana, di presentare entro sei mesi tutte le scritture in suo possesso
atte a dimostrare che spettano ai calvesi la riscossione di certe cabelle e degli introiti
che il governatore di Corsica pretende di arrogarsi. Il 26 settembre il luogotenente del
governatore e gli anziani, ricordate precedenti disposizioni a favore degli abitanti di
Calvi autorizzati a riscuotere la cabella di 6 danari sul valore di ogni libbra di merci
caricate a montibus Sagri cura et a puncta de Larola citra versus Calvi, ribadiscono la
validità della riscossione, nonostante Lionello Lomellini come governatore abbia
cercato in tutti i modi d'impedirla e si presenti ora di persona a difendere le proprie tesi
(A.S.G., Arch, segr., Diversorum, n. 501, f. 10, 13r-v).
48 II 20 ottobre 1403, nel tentativo di colpire con metodi drastici coloro quos non
corrigit amor iusticie, il governatore e gli anziani fanno pubblicare nell'isola un decreto
con cui si intima a tutti, nobili ο popolari, del Cismonti e dell'Oltremonte, di non dare
asilo ed aiuto ai ribelli che entro un mese dalla pubblicazione del bando non
ritorneran o sotto l'obbedienza genovese. Dopo questa data i ribelli ed i loro figli saranno banditi
e considerati in perpetuo traditori. Nel contempo si ribadisce che i corsi, in quanto
sudditi del re di Francia, sono inclusi nella pace stipulata con il re d'Aragona e che ogni
I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) 165

del de Marini avvenuta in Corsica alla fine del 140349, il Boucicaut nomina
governatore dell'isola, il 16 gennaio 1404, Andrea Lomellini, fratello di Lionel-
lo, il quale si impegna a fare per gli eredi di Ambrogio quanto stabilirà lo
stesso maresciallo50.
La scelta del governatore, effettuata nell'ambito di quella famiglia che
dovrebbe controllare ormai la maona, deve essere interpretata come un
indiretto avvallo alle rivendicazioni di Lionello ed un mezzo indolore per
rimettere la Corsica nelle mani dei maonesi. Ma la conclusione viene ritardata
perché nel febbraio Andrea, con il suo consenso e senza pregiudicare i soliti
diritti dei maonesi, viene temporaneamente sostituito come governatore di
Corsica fino all'ottobre da Bartolomeo Grimaldi, imposto dall'arcivescovo
Pileo e dai fratelli51. Con questa decisione, che non ci pare molto limpida, il
maresciallo mira, da un lato, a non scontentare l'arcivescovo proprio nel
momento in cui sta attuando il passaggio di Genova dall'obbedienza romana a
quella avignonese52, dall'altro, a non deludere Andrea Lomellini, un suo fido,
che già nel 1402 era stato da lui assoldato con la sua galea per dar la caccia ai
ribelli in Sardegna ed in Corsica e che lo aveva pure accompagnato nella
spedizione a Cipro53.

affronto nei loro riguardi verrà considerato alla stessa stregua che se fosse stato
arrecato ad un genovese (A.S.G., Arch, segr., Diversorum, n. 501, f. 16v-17v).
49 Ibid., f. 47, 54. La notizia della morte del de Marini, avvenuta per cause naturali
dopo circa un anno da quando aveva raggiunto l'isola, si conobbe a Genova nel
dicembre 1403 (G. Stella, op. cit., p. 264, 268). Anche in questa circostanza i cronisti corsi
confondono persone e date, perché sostengono che, dopo Raffaele Montaldo e prima di
Bartolomeo Grimaldi, fu inviato come governatore «Antoniotto Adorno che morì
arrivando» (cfr. Histoire de la Corse, comprenant la description de cette île d'après A. Giustinia-
ni, les chroniques de Giovanni della Grossa et de Monteggiani remaniées par Ceccaldi, les
chroniques de Ceccaldi et la chronique de Filippini, traduction française de l'abbé
Letteron, Bastia, 1888, I, p. 238). L'ex-doge Antoniotto Adorno era morto di peste già il 5
luglio 1398 (G. Stella, op. cit., p. 225).
50 A.S.G., Arch, segr., Diversorum, η. 501, f. 47v.
51 Ibid., f. 54, 8 e 13 febbraio.
52 G. Stella, op. cit., p. 272; // carteggio di Pileo de Marini areivescovo di Genova
(1400-1429) a cura di D. Puncuh, in ASLI, 11, 1971, fase. 1, p. 12.
53 Andrea compare come patrono di navi mercantili e come capitano di galee al
servizio della Repubblica, senza però trascurare l'attività commerciale peculiare degli
altri membri della famiglia. Per la sua missione in Corsica ed in Sardegna, cfr. A.S.G.,
Antico Comune, n. 662 (su cui V. Polonio, op. cit., p. 285). Su di lui, oltre la nota 33, cfr.
G.Stella, op. cit., p. 251, 353; R. Doehaerd-C. Kerremans, op. cit., doc. 228, p. 250; M. Ba-
lard, op. cit., p. 594, 760. Sulla spedizione a Cipro, cfr. R. Piattoli, La spedizione del
maresciallo Boucicaut contro Cipro e i suoi effetti dal carteggio dei mercanti fiorentini a
Genova, in Giornale storico e letterario della Liguria, n.s., 5, 1929, p. 134-138; F. Surdich,
Genova e Venezia tra Tre e Quattrocento, Genova, 1970, in particolare p. 50-68; G. G. Mus-
166 GIOVANNA PETTI BALBI

E così, dopo che il 27 giugno 1405 si era ribadita la decisione del 1403
favorevole a Lionello ed agli altri maonesi, il 9 marzo 1406 la Corsica viene
infeudata al solo Lionello Lomellini, al quale gli altri partecipi avevano ceduto
in precedenza i loro diritti (e la cosa è tutt'altro che improbabile dato che
cinque erano suoi fratelli). Lionello giura fedeltà al re di Francia e viene
creato conte e investito a titolo feudale dell'isola di Corsica con la solita
cerimonia ed il solito formulario : in questa circostanza, oltre il bacio della
pace, c'è anche l'anello che il Boucicaut mette al dito di Lionello, il quale
acquisisce così il titolo di conte, tradizionalmente riservato ai capi
dell'isola54.
Sembrerebbe quindi che la controversia tra Genova ed i feudatari di
Corsica si sia risolta a favore dei maonesi ο meglio di quel maonese, il
Lomellini appunto, che ne è l'elemento più dinamico e più autorevole
nel 'isola, dove ha cercato appoggi anche mediante un'abile politica matrimoniale con
i signori del Capocorso55. Forse il Boucicaut spera che Lionello, ritornando
nell'isola come conte, possa continuare quell'azione di recupero e di
pacificazione che, a detta dei cronisti corsi, sarebbe stata attuata dal fratello Andrea in
qualità di governatore. Ma le cose non vanno così : Lionello avrebbe pensato
solo alle sue piccole vendette personali, si sarebbe comportato da tiranno e
avrebbe indotto i corsi a schierarsi con Vincentello d'Istria che aveva raccolto
l'eredità dello zio Arrigo e si era portato nell'isola con l'aiuto e l'appoggio del
sovrano aragonese Martino56.

so, op. cit., p. 594, 760. Fu l'unico dei figli di Napoleone ad avere solo due figli (Albero
della famiglia, ms. cit., f. 18).
54 A.S.G., Liber Iurium IX, e. CXXIIIv-CXXXIv (la decisione del 1405); e. CXXXXVr-v
(l'investitura di Lionello). È troppo semplicistica la tesi del Sieveking (op. cit., II,
p. 130-131) il quale sostiene che Lionello fu investito della Corsica perché si offrì di
pagare da solo il tributo arretrato da diciannove anni di 40 fiorini annui, equivalenti al
prezzo del cavallo non più offerto dal 1386. In realtà la sentenza del 1405, che restituisce
a Lionello ed ai soci l'isola, impone al solo Lionello di versare al Comune : 62 lire e 10
soldi consegnate a Nicolo de Bonavei già inviato nell'isola per la maona, 1500 lire per il
prezzo di una galea data in comodato al governatore Raffaele Montaldo e 6250 lire spese
dallo stesso per le necessità dell'isola; inoltre il Comune deve essere mantenuto
estraneo alla richiesta di altre 4000 lire avanzata dal Montaldo. Lionello quindi, da solo
ο con l'aiuto dei fratelli, versò al Comune oltre 7812 lire prima del 1406, quando venne
investito conte, con una cerimonia sostanzialmente analoga a quella del 1378, senza però
clausole particolari.
55 Cfr. nota 64.
56 I cronisti corsi riferiscono che Andrea come governatore sottomise quasi tutta
l'isola e la lasciò pacificata a Lionello : questi ritornò in Corsica pieno d'orgoglio e di
tracotanza, trattò duramente gl'isolani, divenne oggetto di profondo odio e li spinse
nelle braccia di Vincentello {Histoire, op. cit., p. 240-242). Su queste vicende cfr. A. Bòsco-
Io, La politica italiana di Martino il vecchio re d'Aragona, Padova, 1962, p. 87 e segg.
I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) 167

Di conseguenza, dopo poco più di un anno, il 21 giugno 1407, la Corsica gli


viene definitivamente sottratta e ritorna sotto la diretta sovranità genovese. La
motivazione è che dal marzo scorso l'isola è stata completamente
ab andonata alla mercé di Vincentello e dei suoi alleati aragonesi : perciò essendo sic
occupata et rebellata et in totum derelicta ab omnibus, poiché a nemine Ianuense
defenditur, in virtù dei patti e delle clausole intercorse nel '78, ritorna
automaticamente al Comune, nonostante l'opposizione di Lionello e degli altri
partecipi57.
La decisione viene presa all'unanimità dal governatore, dagli anziani e da
altri ufficiali, dopo aver ascoltato Lionello e taluni dei feudatari che vengono
indicati in Goffredo, Battista, Nicolo, Giorgio e Carlo Lomellini, Pietro de
Grotta, Lionello e Stefano Marruffo, Pietro Magnerri, oltre naturalmente
Lionello. Vengono sentite anche altre persone in qualche modo implicate
indirettamente nella maona, come Isnardo Guarco, fratello del doge che attuò
l'infeudazione, e Segurano Luxardo de Franchi, un congiunto di taluni
partecipi della prima ora, oltre Giovanni Centurione Ultramarino e Francesco de
Campi incaricati di fornire ragguagli sulla reale situazione dell'isola58.
Nella sua ultima fase la maona è quindi quasi un fatto privato dei fratelli
Lomellini che sono in netta maggioranza (sei su dieci) nei confronti dei due
Marruffo ο del Magnerri, anche senza contare il loro probabile accolito Pietro
de Grotta. Ma nonostante questo predominio ed il favore di cui continuano a
godere presso il governatore francese, la Corsica viene rivendicata in virtù di
una clausola (quella di aver abbandonata a sé stessa l'isola) che Genova
avrebbe potuto invocare già in precedenza. È significativo che nella decisione
del 1407 si faccia sempre riferimento agli accordi del '78, si chiami in causa
Lionello ed i partecipi asserentes feudatarios esse regis et comunis de dieta
insula, senza alcun cenno alla più recente investitura concessa nel 1406 al solo
Lionello creato conte.
Viene perciò spontaneo chiedersi perché solo in questa circostanza la
Repubblica faccia valere i propri diritti, riferendosi alle clausole del '78.
Potrebbero essere stati taluni fratelli Lomellini che, abili uomini d'affari

G. Sorgia, Corsica, Genova e Aragona nel basso medio evo, Sassari, 1967, p. 46-49; R. Em-
manuelli, L'implantation, op. cit., p. 192; G. Petti Balbi, Genova e Corsica, op. cit., p. 72.
57 A.S.G., Liber Iurium IX, c. CLXIv-CLXIII.
58 Di Isnardo Guarco e delle sue imprese parla a lungo lo Stella {op. cit., ad indicem).
Nel febbraio 1410 Segurano de Franchi già Luxardo è procuratore di Battista (A.S.G.,
not. Giuliano Canella, cart. 479/11, e. LIIIIv), per cui non è improbabile che anche in
questa circostanza rappresenti il congiunto esule. Giovanni Centurione potrebbe essere
l'ex-maonese dell'83 (cfr. nota 26). Da notare che dei fratelli Lomellini si presentano a
rispondere solo Carlo, Goffredo e Giorgio, questi ultimi due anche come procuratori
degli assenti.
1 68 GIOVANNA PETTI BALBI

entrati nella maona per sostenere Lionello, ma stanchi di appoggiarlo e di


perdere denaro, fanno pressioni sul Boucicaut perché li tolga d'impaccio nei
confronti del fratello e li liberi dal gravoso fardello che è per loro la Corsica.
Potrebbe essere stato Andrea, desideroso di ritornare nell'isola e malcontento
per la sostituzione, ad influenzare il Boucicaut. Ma pare più probabile che la
rivendicazione della Corsica, oltre che all'effettivo stato di abbandono ed alla
rivolta antiaragonese in atto in Sardegna intensificatasi dopo l'improvvisa
morte di Mariano d'Arborea figlio di Brancaleone Doria59, sia legata alla
« ricostruzione » della Repubblica genovese tentata dal governatore francese.
La rivendicazione dell'isola può considerarsi un momento od una tappa
della «politica forte» instaurata dal maresciallo e rientra in quel suo ampio
disegno mediterraneo teso a restituire a Genova concordia, stabilità e l'antico
prestigio60 : dopo Cipro pensa così alla Corsica, perno della rivalità con la
corona d'Aragona, per la quale all'inizio del 1408 viene creato un apposito
ufficio dotato di 1000 fiorini; vi sono inviati uomini, armi, galee; si concedono
agli abitanti di Calvi nuovi statuti per riconquistarne il favore61. In questa
circostanza il Boucicaut non esita a ricorrere ancora ad Andrea Lomellini,
creato nel 1407 governatore per la seconda volta, e all'ex-maonese Pietro
Magnerri, nominato nel 1408 podestà di Calvi, mentre nello stesso anno Pietro
de Grotta viene confermato scriba dell'ufficio di mercanzia62.
La decisione del 1407 colpisce ed emargina soprattutto Lionello, colui che
ha profuso più impegno e danari in Corsica e nella maona : ricompare solo

59 Per queste vicende cfr. A. Boscolo,' op. cit., p. 97-114.


60 La fonte primaria per l'attività e l'esperienza genovese del Boucicaut rimangono
gli annali di Giorgio e Giovanni Stella (op. cit., ad indicem). Per una visione d'insieme ed
un giudizio sul suo governo, cfr. D. Puncuh, // governo genovese del Boucicaut nella
lettera di Pileo de Marini a Carlo VI re di Francia (1409), in MEFRM, 90, 1978, p. 657-687.
61 II 7 febbraio 1408, a richiesta nonnullorum anellantium ad subsidium Corsice et pro
celeriori expeditione galearum, il luogotenente del governatore e gli anziani ordinano che
nessuno possa molestare ο ritardare quanti si imbarcano sulle galee dirette nell'isola; il
31 marzo l'ufficio di provvisione versa 1000 fiorini stanziati con apposito mutuo (A.S.G.,
Arch, segr., Diversorum, n. 502, f. 10, 46). Per i capitoli di Calvi ratificati il 7 febbraio, cfr.
G. Petti Balbi, Genova e Corsica, op. cit., p. 84.
62 Secondo il della Grossa, dopo essersi unito a Francesco della Rocca, Andrea
riconquistò l'isola ed assediò a Bastia Vincentello che, ferito ad una gamba, abbandonò
la Corsica {Histoire, op. cit., p. 243). Pietro Magnerri di Giovanni viene nominato podestà
di Calvi il 20 febbraio 1408 (A.S.G., Arch, segr., Diversorum, n. 502, f. 20v). Sembra che in
precedenza abbia avuto vita piuttosto avventurosa : infatti nel settembre 1 382, a
richiesta di taluni suoi congiunti, si stava trattando uno scambio tra Pietro, prigioniero del re
di Cipro, ed un cipriota detenuto a Genova {Diversorum, n. 497, f. 124v). Nel '93 il fratello
Nicolo aveva giurato anche per lui l'adesione all'albergo de Franchi (E. Grendi, op. cit.,
p. 291). La conferma di Pietro de Grotta a scriba è del 20 febbraio 1408 (Diversorum,
η. 502, f. 21).
I MAONESI E LA MAONA DI CORSICA (1378-1407) 169

dopo l'allontanamento del governatore, nell'ottobre 1410 quando insieme a


Giovanni Centurione fu Raffo (forse uno dei primi maonesi) si fa ghibellino
per compiacere il nuovo signore di Genova, il marchese Teodoro II di Monfer-
rato63. Ma è possibile che già prima Lionello, desideroso di vendetta, abbia
dato il proprio appoggio a quei genovesi che, delusi dal dominio e dalla
politica troppo personale del Boucicaut, tentavano di sottrarre Genova alla
Francia e avevano trovato il loro capo proprio in quel Battista de Franchi
Luxardo, anche lui ex-maonese, che, dopo essere sfuggito al patibolo nel 1401,
tramava dall'esilio contro il dominio francese.
Dopo il 1407 la Corsica è comunque un capitolo chiuso per Lionello e per
la maona. Per i maonesi si è trattato di un affare mancato, di un investimento
sbagliato, perché i capitali impegnati nell'isola non sono stati compensati da
adeguati profitti. Per il solo Lionello rappresenta qualcosa di più sofferto e di
più impegnativo, l'esperienza centrale della vita, durata tra alti e bassi per
quasi un trentennio ed anche più : infatti il matrimonio della figlia Clarisia con
Andrea Gentile fu Iacopo dei signori di Brando del Capocorso e dell'altra
figlia Teodora con Marguardo Gentile del ramo genovese della stessa famiglia,
oltre i rapporti d'affari instaurati da lui, dai fratelli e dai figli in Corsica,
continuano a tenerlo in qualche modo legato all'isola anche dopo il 1407,
benché egli indirizzi ormai le sue attenzioni ad altre imprese commerciali64.
Per Genova si è trattato di un esperimento politico non del tutto nuovo, di
un espediente che le ha permesso di salvaguardare la sovranità nominale
sull'isola ed il proprio prestigio internazionale, disimpegnandosi militarmente
ed economicamente, senza però abbandonare l'isola agli aragonesi e con la
possibilità di rivendicarla poi al momento opportuno, come fa il Boucicaut.

63 G. Stella, op. cit., p. 289-290.


64 Vari documenti rogati tra il 1410 ed il 1419 dal notaio Giuliano Canella ci fanno
conoscere l'attività di Lionello come mercante, venditore di terre e di schiavi,
proprietario di carature di navi, procuratore ο curatore degli interessi dei figli ο di altri congiunti.
Il 19 agosto 1417 il notaio Canella avrebbe redatto anche il suo testamento {Albero della
famiglia, ms. cit., f. 17), ora introvabile. Per quanto attiene in particolare ai rapporti di
Lionello con i Gentile genovesi e corsi, cfr. A.S.G., not. Giuliano Canella, cart. 482, e. C-CI,
CXXI, CXXIII-CXXV, CCVI, CCXXXV-CCXXXVIII, CCXXXXII, CCCLXXXVIII,
CCCCXXXXVI (1416-17); cart. 483, e. XXVIIIv (1418). Nell'agosto 1418 Lionello,
dichiarandosi senio gravatus e perciò impossibilitato a sciogliere il voto di recarsi a Sant'Iaco-
po di Compostella, chiede a Martino V di potere sostituire il pellegrinaggio e di
devolvere le spese di viaggio e la sua offerta alla ricostruzione della chiesa di Sant'Agne-
se in Genova. Il papa accoglie la supplica, ma impone di mandare il danaro al santuario
{Suppliche di Martino V relative alla Liguria., I. Diocesi di Genova, a cura di B. Nogara-
D. Puncuh-A. Roncalli, in ASLI, 13, 1963, n. 31, p. 57). Lionello è senz'altro morto il 4
marzo 1420 quando il figlio Matteo giunge ad una transazione con Caterina Lercari,
seconda moglie del padre (R. Doehaerd-C. Kerremans, op. cit., doc. 266, p. 295).
170 GIOVANNA PETTI BALBI

Per la Corsica è stata un'esperienza negativa, un episodio che ha


complicato la sua già intricata storia, perché alle aspirazioni aragonesi ed alle rivalità
dei dinasti locali si è aggiunto il fiscalismo e la severità dei maonesi, la politica
dei quali nell'isola è però scarsamente documentata. Agli occhi dei corsi la
maona è apparsa come un vero e proprio strumento di colonizzazione e di
sfruttamento, gestito da un gruppo eterogeneo di persone accomunate dal
solo desiderio del guadagno.
La maona di Corsica rimane comunque un momento significativo della
dinamica socio-politica genovese, un episodio attraverso cui uomini di diversa
estrazione e con diverse esperienze si coagulano sulla base di precise
solidarietà economiche che tentano poi di diventare anche politiche. Da privati
imprenditori i maonesi, nella realtà e nella coscienza comune, tentano di
assurgere a gruppo dirigente, come esponenti di quella classe di governo
dall'identità collettiva che a Genova mette in primo piano gli interessi
individuali e consortili e sottopone a questi la gestione della cosa pubblica.
Ma la solidarietà tra i maonesi di Corsica viene presto a mancare : una
volta vanificato lo stimolo economico che è alla base della loro aggregazione,
emergono divergenze sulla conduzione della società, si forma all'interno della
maona la nuova consorteria dei de Franchi, si alterano i rapporti di forze,
appaiono posizioni politiche e familiari differenziate. Da gruppo non
omogeneo, ma solidale, la maona di Corsica diventa infine espressione di un solo
nucleo familiare, quello dei Lomellini, figli di Napoleone, l'attività e l'incidenza
dei quali nella vita genovese meriterebbero di essere studiate assai più a
fondo di quanto non si sia fatto in questa sede65. I Lomellini, Lionello in
particolare, sembrano riuscire a fare della maona lo strumento di una propria
politica personale, che però fallisce per una serie di circostanze imputabili alle
scarse doti di Lionello, al nuovo corso della politica genovese sotto il Bouci-
caut, ma soprattutto al fatto che la maona rimase sempre estranea alla realtà
corsa, una sovrastruttura imposta con la forza e la violenza, uno strumento di
colonizzazione avversato dall'elemento locale.
Università di Genova Giovanna PETTI Balbi

65 Su di loro esiste una copiosa documentazione per il periodo 1410-20 negli otto
cartulari di Giuliano Canella, il notaio della famiglia, il quale roga a piazza Banchi, di
preferenza sotto l'abitazione di Carlo : A.S.G., not. Giuliano Canella, dal cart. 478 al
cart. 484 (il 479 consta di due parti). Sulla famiglia cfr. J. Heers, Gênes au XVe siècle,
Paris, 1961, ad indicem. Per il patrimonio immobiliare dei Lomellini, uno degli alberghi
più ricchi di domus e domuncule soprattutto nella zona di Banchi, cfr. L. Grossi
Bianchi-Ε. Poleggi, Una città portuale del medioevo, Genova nei secoli X-XVI, Genova,
1980, p. 211-212, 229, 245.

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