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Tutto Quello Che Devi Assolutamente
Sapere Per Ascoltare E Suonare
La Musica Jazz
GIUSEPPE MALINCONICO
CAPIRE IL JAZZ
Tutto Quello Che Devi Assolutamente Sapere Per
Ascoltare E Suonare La Musica Jazz
COS’È IL JAZZ?
Di solito tutti riescono a riconoscere il jazz quando lo sentono, ma è più difficile spiegare cos’è.
Ø L’improvvisazione,
Ø La particolarità del suono,
Ø Lo swing,
Ø La sincope.
Improvvisazione: è quando il musicista jazz inventa le melodie e le frasi che sta suonando. A
volte queste melodie prendono ispirazione dal tema principale del pezzo e dagli accordi che lo
compongono, altre volte invece vengono inventate da zero secondo regole e stilemi precisi.
Suono: nel jazz il timbro di ogni strumento è diverso rispetto a quello della musica classica. Se
nella musica classica si ricerca un suono perfetto ideale per tutti, nel jazz invece passa in primo
piano la personalità del musicista. Infatti ogni musicista ha un suono diverso e unico nel timbro,
l’attacco, la dinamica, l’intensità e il modo di articolare le frasi.
Swing: lo swing è il modo di suonare gli ottavi (le crome) nel jazz. Le due crome che dividono il
quarto infatti nel jazz non hanno la stessa durata: la prima è più lunga della seconda.
Questo modo di suonare è chiamato “swing”, che significa dondolare, proprio per questo
particolare effetto dato dalla scansione delle crome.
Sincope: è il modo in cui il jazzista suona ritmicamente le note e gli accenti. Questi non sono “in
battere” come nella musica classica ma in levare prima o dopo il quarto.
Per capire bene che tipo di musica è bisogna partire dalle sue origini. La storia della musica è una
materia lunga e complicata perciò cercherò di essere sintetico al massimo.
Il jazz è un genere musicale nato a New Orleans (Stati Uniti) agli inizi del ‘900 quando i neri africani
deportati nelle piantagioni di cotone, hanno cominciato a mescolare la loro cultura musicale a
Infatti i brani jazz sono molto semplici, sono canzoni popolari che spaziano tra strutture semplici
di 12 misure (blues) a forme più lunghe di 16 o 32 battute delle canzoni.
Questi brani sono le fondamenta su cui i musicisti jazz possono creare infinite variazioni. Possono
complicarle, stravolgerne la struttura, cambiare formazione, variare la melodia, sostituire accordi
con altri ecc.
Le possibilità su un brano jazz sono realmente infinite ed è proprio questa la caratteristica più
entusiasmante di questo genere.
È importante conoscere e riconoscere le strutture dei brani per cogliere a pieno il valore
dell’improvvisazione di un musicista jazz e non pensare che stia solo suonando “note a caso”.
Un altro aspetto fondamentale da conoscere per comprendere il jazz è composto dagli strumenti
tipici del jazz e la loro funzione. Anche se nel jazz può essere utilizzato qualsiasi strumento ci sono
alcuni strumenti considerati “tipici” di questa musica:
Questi strumenti formano il trio tipico del jazz ed è chiamata SEZIONE RITMICA.
Questo nome è dovuto al ruolo primario che hanno questi strumenti cioè di scandire il ritmo e
mettere in evidenza gli accordi e i bassi del brano.
Sono gli strumenti che suonano la melodia principale e improvvisano sulla “base” suonata dalla
sezione ritmica.
Ti elenco ora alcuni tra i musicisti più importanti attorno ai quali si è sviluppata la storia di questo
genere e un link ai brani più importanti su YouTube:
Questi artisti sono per te un ottimo punto di partenza per l’ascolto. Cerca di ascoltarli tutti e
notare come ognuno di loro è unico sia nel suono, che nello stile. Prova a riconoscere la melodia
principale dei brani e come la sezione ritmica conduce il solista.
Ascolta poi gli assoli dei vari musicisti notando come suonano sulla stessa struttura della melodia
principale.
Il jazz può essere suddiviso in molti sottogeneri ben definiti dal loro periodo storico. Alcuni musicisti
hanno fatto parte di un solo genere mentre altri hanno vissuto e contributo allo sviluppo di tutta la
storia del jazz grazie alla loro longevità e produttività musicale.
I sei artisti che ti ho elencato, anche se fondamentali, sono solo una goccia nell’oceano dei
musicisti che hanno contribuito allo sviluppo del jazz e ascoltare solo loro sarebbe decisamente
un peccato ma non preoccuparti, comincia da loro e in base ai tuoi gusti puoi proseguire da
solo.
Lasciati guidare dal tuo gusto e esplora il jazz più che puoi. Devi diventare un vero e proprio fan di
questa musica:
Al giorno d’oggi quasi tutti vogliono tutto subito, la vita è più frenetica e c’è molta meno
pazienza di una volta.
Per quanto riguarda la musica questo è ancora più evidente, i brani sono sempre più brevi, più
facili e spesso banali, e chi ascolta musica tende a preferire il pop o la musica da sottofondo
perché non ha tempo o energie da impiegare a quello che è diventato più un passatempo che
un’arte.
Se vuoi scoprire la bellezza del jazz devi comportarti come un sommelier che impara a
riconoscere i profumi, i sapori nascosti, i colori e le peculiarità del vino un assaggio alla volta, con
pazienza e dedizione.
Devi armarti della pazienza necessaria per scoprire come e cosa ascoltare in questa musica per
poterla apprezzare e diventare un esperto.
Se sei proprio un estraneo al jazz e ti sembra troppo difficile legarti a questo genere non
arrenderti, tra poco ti darò le armi per abbattere questo muro iniziale. Vedrai che in poco tempo
tutto ti sarà più chiaro e meraviglioso.
Questo verso è un vero e proprio omaggio al jazz e la sua caratteristica principale: lo swing.
Quel modo di suonare gli ottavi, quella sensazione di dondolamento, quella cosa che ti fa venire
voglia di battere il piede o ballare è lo swing e non può mancare.
Chi ha swing nel jazz è un musicista che sa trasportare e sa emozionare, un musicista espressivo.
Per farti capire cosa sono prova a battere le mani in 4/4 e per ogni quarto dì ad alta voce due
sillabe (due ottavi) per quarto.
Giuseppe Malinconico www.pianosegreto.com 8
METODO CLASSICO:
U-NO - DU-E - TRE-E - QUA-TTRO
METODO JAZZ:
U-NO - DU-E - TRE-E - QUA-TTRO
Il jazzista quando suona una qualsiasi melodia si muove liberamente tra tutti gli accenti possibili.
Vengono però utilizzati di più gli ottavi in levare creando appunto questo effetto sincopato.
L’IMPROVVISAZIONE
“AH MA QUINDI BASTA SUONARE NOTE GIUSTE A CASO PER FARE UN ASSOLO?”
Questo è il falso mito dell’improvvisazione, chi non ha mai improvvisato e comincia ad avvicinarsi
a questa pratica pensa che basti suonare note che “suonano bene” per creare un
improvvisazione.
L’improvvisazione è composizione estemporanea: vuol dire che il musicista che sta suonando
un assolo sta componendo attimo dopo attimo le melodie.
Ho scritto melodie proprio perché per crearle non si può andare “a caso”, vediamo il significato
di melodia:
Capisci quindi che per creare una successione di suoni con un senso compiuto ci vuole molta
maestria e preparazione. Il musicista jazz si prepara così tanto che quando improvvisa riesce a
comporre melodie in modo totalmente spontaneo.
È importantissimo infatti imparare tutte le tecniche e le regole per inventare gli assoli, ma per
renderli spontanei e comunicativi è necessario interiorizzare il tutto e liberarsi da queste regole.
La prossima volta che ascolterai gli assoli di un brano jazz prova a cogliere il discorso creato dal
musicista. Alcune note formano delle parole che messe insieme con un certo ritmo creano delle
frasi. Queste parole e frasi possono essere ripetute, modificate, stravolte e possono diventare un
nuovo spunto per altre melodie.
Per imparare a capire l’improvvisazione jazz devi allenare il tuo orecchio e ascoltare in modo
analitico.
All’inizio forse farai un po’ di fatica, ma studiando jazz riuscirai anche tu a notare tutte le
particolarità di un assolo e coglierne la genialità.
I blues sono canzoni che i neri cantavano nelle piantagioni di cotone per dare sfogo alle loro
emozioni.
Battuta 9-10: Well, Ah'm doin' alright, blues, how are yo?
I versi dei blues erano totalmente improvvisati, durante il lavoro qualcuno intonava un verso che
gli altri ripetevano nelle due battute di pausa.
Il primo verso veniva ripetuto allo stesso modo per poi essere leggermente modificato.
Vai al piano e suona una melodia molto semplice, poi ripetila uguale e infine modificala un po’
per poi tornare all’idea iniziale.
Vedi come l’improvvisazione è libertà ma allo stesso tempo ci sono “regole” che danno un senso
al tutto?
Ascolta i primi 18 secondi di questo blues molto famoso Tenor Madness e nota come la melodia
principale ha questa struttura appena vista.
Ora dovresti cominciare a capire come ragionano i musicisti jazz quando improvvisano e cosa
vuol dire improvvisare. Prova a notare questi particolari in tutti i brani che ascolterai in futuro.
LE NOTE BLUES
Quando i neri africani cantavano creavano particolari dissonanze con la voce aumentando o
abbassando l’intonazione di alcune note di una quantità che non era un semitono, ma un po’
più o un po’ meno.
Queste note sono chiamate appunto note blues e purtroppo non possono essere suonate al
pianoforte. Solo la voce o gli strumenti a corda e a fiato possono modificare a piacere
l’intonazione.
Per risolvere il problema degli strumenti intonati secondo il temperamento equabile come il
pianoforte viene approssimata questa nota con il semitono più vicino.
Se quindi il blues-man cantava una nota che partiva dal Do e arrivava poco più su (magari un
quarto di tono), il pianista può suonare un Do# creando un’acciaccatura o legandole.
Sono queste note che danno al jazz quell’alone di mistero, tensione ed energia.
Se sei un musicista classico e ti chiedessi di immaginare il suono della tromba sono certo che
sentiresti nella tua testa un suono di tromba preciso, ideale, il suono che ogni trombettista
dovrebbe avere.
Questo perché uno degli elementi più evidenti nel jazz è la singolarità del timbro.
Per farti capire cosa intendo ora ascolta il brano “Autumn Leaves" suonato da questi tre
trombettisti:
Questi sono tre trai più grandi trombettisti della storia del jazz e parte del loro successo è dovuto al
loro timbro che è unico e inimitabile.
Dopo un po’ di esperienza e ascolti, i musicisti jazz riescono a riconoscere chi sta suonando solo
ascoltando il timbro dello strumento e il modo di improvvisare.
Quando cominci a capire il ritmo, l’armonia, le melodie e cogliere la genialità degli assoli jazz
allora sai che stai diventando un fan consapevole del jazz.
Per fare tutto questo bisogna acquisire un ascolto “multi-task”: devi riuscire a sentire
singolarmente tutti gli strumenti, apprezzarne il ruolo e avere allo stesso tempo un ascolto
complessivo del pezzo.
LA SEZIONE RITMICA
Come ti ho già accennato il jazz ha un ritmo particolare, basato sullo swing e le sincopi. Il ritmo
deve far ballare, trasportare ed emozionare.
Quando si chiede di battere le mani a tempo sopra un brano jazz, chi non ha familiarità col
genere tenderebbe a batterle sul Primo e sul Terzo battito di ogni battuta.
Il modo corretto invece è quello di batterle sul Secondo e sul Quarto battito.
Avvicinarsi al jazz può essere complicato, è una musica difficile da ascoltare. Il primo passo,
quello più semplice, è quello di concentrarsi solo sul ritmo.
Ø Ascolta qualche brano di Louis Armstrong o del primo periodo del jazz. Batti il piede, le
mani o semplicemente muovi il tuo corpo come per ballare. Cerca di sentire come i vari
strumenti enfatizzano il ritmo. Prova a sentire lo “swing feel”, la sensazione di
dondolamento di cui ti ho parlato.
Ø Identifica la sezione ritmica. Tra i vari strumenti puoi trovare: batteria, contrabbasso, basso
tuba, piano, chitarra, banjo.
Ø Concentrati solo sulla batteria. Senti come la grancassa tende a enfatizzare i quarti e i
piatti fanno un pattern ripetuto tipico del jazz.
Ø Ascolta infine il basso o la tuba e senti come scandiscono il tempo quasi come un
metronomo dando ancora più solidità al tempo.
Ora prova ad ascoltare i brani cercando di cogliere questi accordi che formano l’armonia del
pezzo e le melodie prodotte da ogni strumento.
A volte non è così facile, anche quando viene eseguita la melodia principale del pezzo questa
può essere modificata dal musicista, anche in questo caso avviene una piccola improvvisazione.
Negli arrangiamenti più standard la melodia principale viene suonata una volta all’inizio e una
volta alla fine del brano, cerca di individuarla e notare le differenze!
Quando un appassionato di jazz comincia a riconoscere i musicisti in base al loro suono avverte
una gioia e un’eccitazione pazzesche perché vuol dire che lentamente sta notando tutti gli
elementi caratteristici di questa musica e chi la suona.
Ogni musicista come ti ho detto è unico, vediamo alcune caratteristiche dei più famosi:
Louis Armstrong: cornetta con un suono molto caldo e la tipica voce graffiata/rauca.
Miles Davis: tromba con sordina, un suono simile a un sussurro.
Charlie Parker: sax alto, tantissime note ad alta velocità con un suono preciso e secco.
Lester Young: sax tenore con un suono molto morbido e sexy.
Un pezzo importantissimo da ascoltare in due versioni è Body And Soul. Ascoltali e nota le
differenze che vedi nella tabella:
È molto facile trovare tante versioni diverse dello stesso pezzo. Questo perché il repertorio del jazz
è formato principalmente da brani chiamati “standard” proprio perché sono stati suonati
tantissime volte da tantissimi musicisti.
Un ottimo esercizio è quello di trovare molte versioni e compararle tra di loro per capire l’infinito
potenziale della musica jazz.
Il jazz è una musica che da popolare ha conquistato un po’ alla volta sempre più spazio
nell’insieme degli stili appartenenti alla “musica colta”.
Questo è dovuto anche grazie ai musicisti che hanno teorizzato tutto quello che i grandi
suonavano permettendo anche a chi non era nato nell’ambiente jazz di capire e studiare questo
genere.
Se sei un pianista che ha il desiderio di riuscire a suonare jazz allora questo capitolo è perfetto per
te. Inizierai a capire le differenze rispetto all’approccio classico e scoprirai cosa succede nella
testa di un musicista jazz quando suona.
Il repertorio jazz è composto da migliaia di brani. Alcuni di questi sono stati suonati così tante volte
da essere considerati e chiamati appunto “Standard”.
Anche nei pezzi lunghissimi in realtà però la struttura che si ripete è molto breve e relativamente
semplice.
I pezzi sono costruiti su gruppi di misure molto piccoli come 12 o 32 battute. I tempi più utilizzati
sono il 4/4 e il 3/4. Non mancano però arrangiamenti con tempi dispari come 5/4 e 7/8.
Gli standard sono raggruppati in volumi chiamati Realbook facilmente reperibili online.
La forma di 32 battute è la forma più utilizzata in assoluto. Sono vere e proprie canzoni scritte negli
anni ’30 e ’40 che i jazzisti utilizzavano per improvvisare. Sono particolarmente apprezzate per le
melodie molto cantabili e le progressioni di accordi perfette per l’improvvisazione.
Questi pezzi sono divisi in sezioni di 8 battute e hanno per la maggior parte la forma AABA: tre
sezioni A molto simili tra di loro e una parte B dove la melodia e gli accordi cambiano.
Alcuni di questi pezzi possono avere una introduzione scritta o una coda esterni a questa struttura
di base.
Ø Il tema o melodia principale inizia nella prima A (che di solito ha il primo verso della
canzone).
Ø Nella seconda A viene ripetuta la linea melodica con un secondo verso (a volte anche
con una piccola variazione).
Ø Nella B avviene un vero e proprio contrasto sia melodico che armonico. Allo stesso modo il
testo cambia e l’emozione raccontata raggiunge il suo picco massimo.
Ø Tutto si risolve nell’ultima A.
A: Affermazione
A: Ripetizione
B: contrasto
A: ritorno/risoluzione
Non mancano nel jazz forme più brevi con 16 battute. Altre forme invece possono essere più
libere e “senza struttura”.
Autori come Dave Brubeck hanno anche sperimentato forme “strane” con 5 o 7 battute al
massimo.
Nel jazz c’è totale libertà di espressione, pensa che con il genere “Free Jazz” sono state distrutte
tutte le barriere permettendo ai musicisti di trasformare il jazz in espressione pura con brani senza
melodie precise, senza struttura e senza armonie.
Prova a procurarti un Realbook e sfoglialo per qualche minuto. Prova a individuare queste
strutture.
Un altro esercizio che puoi fare è quello di scegliere uno standard e ascoltarne più versioni online
per cogliere le differenze sia nell’arrangiamento che nella struttura.
Come ti ho già accennato all’inizio, le caratteristiche principali del ritmo jazz sono lo swing e
l’elevata presenza di accenti in levare (sincopi).
Queste tecniche sono utilizzate sia nell’esposizione della melodia che negli assoli.
Se osservi uno spartito di uno standard noterai che le melodie sono molto semplici e hanno molte
note in battere (soprattutto nelle canzoni più vecchie).
Se provi invece ad ascoltare qualsiasi versione suonata ti accorgerai che le frasi raramente
partono in battere come scritto e molte note scritte in battere vengono volontariamente
suonate in levare per dare più “swing” al pezzo.
I musicisti jazz riescono a improvvisare ritmicamente senza nessuno sforzo perché la maggior parte
del loro studio si concentra appunto sul ritmo.
La prossima volta che ascolti jazz prova a battere il tempo con le mani e senti come tantissimi
accenti non sono mai in corrispondenza del battito ma prima o dopo il quarto in battere.
Quando studiano jazz i musicisti provano a liberarsi di ogni difficoltà tecnica in cui potrebbero
incorrere. Per questo svolgono tantissimi esercizi sul ritmo cercando di spostare gli accenti in ogni
momento della battuta sia in battere che in levare. Questa grande padronanza del ritmo gli
permette di esprimere il proprio “swing” liberamente.
Pensa che in una jazz band tutti i musicisti pensano liberamente agli accenti e il modo in cui
disporre il ritmo e contemporaneamente si ascoltano cercando di non danneggiare le idee degli
altri. Riescono a farlo grazie alla loro abilità nel gestire il tempo.
Il suono che esce da questa intesa è pieno di swing e un’altra caratteristica tipica del jazz che è
la poliritmia (sovrapposizione di più ritmi diversi).
Quando su un tempo semplice come il 4/4 i musicisti cominciano a inserire le proprie variazioni
ritmiche e combinazioni di accenti diversi avviene quella che è chiamata poliritmia. Questo
effetto sonoro dà al pezzo curiosità, tensione e eccitazione.
Anche il ritmo può condurre l’ascoltatore attraverso un viaggio pieno di emozioni attraverso
l’alternanza tra tensione e risoluzione.
Nel jazz si può creare qualsiasi variazione, ci si può spostare attorno al battito a piacere, si può
decidere di supportare ritmicamente il tema o creare un contrasto con questo. Si può condurre il
brano ogni volta verso direzioni diverse mantenendo l’ascoltatore che riesce a cogliere questi
dettagli sempre affascinato e coinvolto.
Se ascolterai più versioni dello stesso brano sarà facilissimo per te accorgerti di tutto questo e
rimanerne estasiato.
Come ben sai una melodia è semplicemente una serie di note singole. Una melodia però non è
solamente quello che tutti riconoscono come il motivo principale di un brano ma anche quelle
prodotte durante l’improvvisazione.
Se si pensa a una improvvisazione come una serie di melodie, quando si suona il risultato è molto
più bello ed efficace. Infatti anche se non conosci molto di teoria musicale jazz e improvvisazione
sei perfettamente in grado di creare e improvvisare delle semplici melodie.
Prova ora a cantare qualcosa di semplice e inventa una piccola melodia dal nulla. Quella che
hai fatto è una vera e propria improvvisazione!
Per riuscire però a raggiungere la bellezza e la “complessità” degli assoli jazz bisogna esplorare
tutti gli elementi che ci aiutano nella realizzazione di queste melodie:
1. Gli accordi: sono il primo insieme di note che possiamo utilizzare per improvvisare. Gli
accordi nel jazz sono formati da 4 note (quadriadi) ma possono essere anche utilizzate le
note delle triadi e note aggiuntive che completano ancora di più gli accordi.
2. Le scale: le scale sono una serie di note che si susseguono secondo un certo schema e
quindi una certa sonorità. Su ogni accordo del jazz è possibile utilizzare una o più scale da
cui prendere le note per le nostre melodie.
3. Tema: il tema dello standard jazz che stiamo suonando può essere utilizzato per ispirare la
nostra improvvisazione. Si possono copiare letteralmente pezzi di melodia e creare
variazioni.
Padroneggiando le regole dell’armonia e questi tre elementi con un po’ di studio e dedizione
puoi avvicinarti sempre di più alla tecnica utilizzata dai musicisti jazz.
Il jazz è un linguaggio con un suo vocabolario, le sue regole grammaticali, il suo slang ed
espressioni. L’obiettivo del jazzista è quello di riuscire a padroneggiare il linguaggio per arrivare a
suonare come se stesse facendo una chiacchierata con un amico: con facilità e disinvoltura.
GLI ACCORDI
Gli accordi sono il materiale più veloce e semplice da utilizzare per iniziare a improvvisare. Ogni
standard ha una sequenza di accordi e se conosci le note che li compongono puoi utilizzarle per
creare le tue prime melodie. Con questa tecnica un musicista jazz può anche improvvisare su un
brano di cui non conosce il tema principale (anche se dovrebbe).
LE SCALE
Le scale sono tantissime e ognuna di loro può essere utilizzata su uno o più accordi. Ci sono scale
con sonorità di tutti i tipi e imparare a padroneggiarle richiede tempo e dedizione.
Queste sono l’arma più potente da utilizzare per improvvisare e, come tale, molto studenti alle
prime armi improvvisano con queste senza però sfruttarle nel modo migliore. Questo porta l’assolo
a sembrare più una cascata di note “che suonano bene” piuttosto che una serie di melodie.
Studiandole un po’ alla volta, e nel modo giusto, si impara a padroneggiarle e implementarle
negli assoli senza rovinare il brano.
I musicisti che imparano bene a utilizzarle riescono a creare sorpresa e momenti speciali
utilizzando suoni inaspettati e pieni di energia e le emozioni più disparate.
STRUMENTI A FIATO
Gli strumenti a fiato sono i più utilizzati per l’esposizione del tema grazie alla loro grande
dinamicità e somiglianza alla voce umana dal punto di vista dell’espressività. Il jazz è famoso
anche grazie a uno strumento in particolare, il Sax che è forse lo strumento più suonato tra i
musicisti jazz.
Ø Tromba e Cornetta
Ø Trombone
Ø Flauto traverso
Ø Clarinetto
Ø Sassofono
a. Baritono
b. Tenore
c. Alto
d. Soprano
STRUMENTI A CORDE
Gli strumenti a corde hanno sempre avuto un ruolo importante nel jazz perché possono suonare
più note contemporaneamente quindi esplicitare bene l’armonia dei brani (sequenza di
accordi). Il loro ruolo era più ritmico che melodico e venivano utilizzati per scandire il tempo (in
quarti) fin dalle prime band jazz.
Ø Chitarra e Banjo
Ø Contrabasso e Basso elettrico
La chitarra elettrica è un’invenzione del periodo jazz e infatti risale agli anni ’30. Uno dei pionieri di
questo strumento è Charlie Christian, un virtuoso che non solo è stato uno dei primi chitarristi
elettrici jazz ma ha rivoluzionato questo genere contribuendo alla formazione di uno stile di jazz
chiamato Bebop.
Per dare movimento a questa musica sono state utilizzate le percussioni più disparate: piatti,
tamburi, vibrafoni e molti altri.
Percuotere membrane o superfici con una bacchetta permette al jazz di avere quel forte
contrasto con il suono più delicato degli altri strumenti.
La batteria è uno strumento molto “giovane” ed è lo strumento figlio del jazz per eccellenza. Si è
evoluto pezzo dopo pezzo fino a diventare lo strumento che conosciamo oggi con: la grancassa,
il rullante, i tom (tamburi frontali), il timpano sulla destra e i vari piatti (charleston, crash, ride,
splash ecc.).
Quando un gruppo ha un buon batterista che sa tenere il ritmo, dare swing e amalgamare
insieme tutti i musicisti, allora la band è efficace e sprigiona il suono giusto per coinvolgere il
pubblico e l’ascoltatore.
Anche se è uno strumento melodico il Vibrafono viene incluso negli strumenti a percussione
perché si utilizzano le bacchette (i mallet) per percuotere le barre di ferro.
Le melodie prodotte dal vibrafono sono molto dolci ed espressive e hanno portato ad un livello
più alto questo genere musicale che non ha mai chiuso le porte a nessun musicista o strumento
musicale permettendo così di evolversi sempre di più e ottenere le sonorità più disparate.
IL PIANOFORTE
Il pianoforte è lo strumento più completo e nel jazz è stato quasi onnipresente. Grazie alla sua
capacità di suonare ritmicamente e esporre sia l’armonia che le melodie, ha avuto sempre un
ruolo importantissimo in qualsiasi formazione. Numerosissimi sono anche album completi in piano
solo che sono perfetti per capire quanto versatile può essere questo strumento.
Il pianoforte infatti può essere considerato come “un’orchestra in una scatola” (come dicono gli
americani “an orchestra in a box”).
L’ORGANO
L’organo è l’alter ego del pianoforte ed è stato utilizzato da musicisti famosi come Fats Waller e
Count Basie.
Con l’arrivo dell’organo elettrico Hammond negli anni ’60 il suo utilizzo si è espanso. È infatti molto
usato nel jazz più influenzato dal genere “soul”.
Ho preparato per te una piccola lista di brani molto famosi e conosciuti da tutti gli appassionati e
musicisti del jazz.
È un ottimo punto di partenza per te per capire questa musica e cominciare a coltivarla.
Per sviluppare il tuo gusto personale in fatto di musica Jazz servirà un po’ di tempo e soprattutto un punto
di partenza.
Per questo ti elenco una serie di brani da ascoltare divisi per genere così da darti una panoramica delle
possibilità.
Questi sono i primi dischi che possono essere considerati “jazz” ed è da qui che bisogna partire
per capire come è nata questa musica e quali sono i primi fondatori. Tra i tanti troviamo il famoso
Louis Armstrong, il trombettista Bix Biederbeck e il pianista ragtime Scott Joplin.
1. Louis Armstrong, The Hot Fives and Sevens Box Set (JSP)
2. Sidney Bechet, Centenary Celebration — 1997: Great Original Performances 1924 to1943
(Louisiana Red Hot Records)
3. Bix Beiderbecke, Bix Beiderbecke, Vol. 1: Singin’ the Blues (Columbia)
4. Johnnie Dodds, Wild Man Blues (ASV Living Era)
5. Earl Hines, The Early Years: 1923–1942 (Jazz Legends)
6. James P. Johnson, King of Stride Piano 1918–1944 (Giants of Jazz)
7. Scott Joplin, Greatest Hits (RCA)
8. Eddie Lang and Joe Venuti, The New York Sessions 1926–1935 (JSP)
9. Jelly Roll Morton, Birth of the Hot (RCA/Bluebird)
10. Jimmie Noone, Apex Blues (GRP)
11. King Oliver, The Quintessence/1923–1928 (Fremeaux & Associates)
12. The Original Dixieland Jazz Band, The First Jazz Recordings (Timeless)
13. Fats Waller, The Fats Waller Piano Solos/Turn On The Heat (RCA)
Tra gli anni ’30 e ’40 abbiamo l’esplosione dello swing e le big band.
Il bebop è un genere emerso negli anni ’40 grazie a grandiosi solisti che suonavano nei club in
piccole formazioni.
COOL JAZZ
Questo genere è originario della West Coast ed è caratterizzato da un suono molto rilassato.
Erroneamente la parola “cool” viene ed è stata tradotta in “freddo” ma la traduzione corretta
dovrebbe essere musica “fresca”, “accattivante”.
I cantanti passati alla storia necessitano di una categoria a parte. Sono abili improvvisatori e
sanno emozionare il pubblico con le loro voci uniche e interpretazioni dei temi.
Questi due sono i generi più strambi del jazz che hanno comunque avuto un grosso seguito. La
loro importanza storica deriva dalla caratteristica di aver eliminato ogni convenzione. Qui la
musica diventa pura emozione e si slega da ogni vincolo.
È probabile che troverai difficile apprezzare questa musica ma cerca comunque di ascoltarla per
un po’ e apprezzarne le sonorità.
JAZZ ELETTRICO
Sbocciato tra gli anni ’60 e ’70 il jazz elettrico nasce dalla fusione della musica jazz e gli strumenti
elettrici come le nuove chitarre, tastiere e primi sintetizzatori.
LATIN JAZZ
La musica latina ha influenzato tantissimo il jazz fino al punto in cui si è formato un genere ibrido
chiamato Bossa Nova. Ecco alcuni dischi significativi.
Ecco il jazz più recente. I musicisti più longevi hanno continuato la loro brillante carriera mentre
nuove leve si sono fatti strada e sono emersi come talenti,
È difficile trovare un percorso di studi preciso che porti il pianista classico o novizio a capire di preciso
come funziona il jazz e come approcciarsi nel modo migliore.
Alcuni prendono gli spartiti degli standard e provano a improvvisare qualcosa. Nonostante le trascrizioni
che studiano, i brani che ascoltano e gli assoli che provano ad imitare però il risultato è scadente e si
chiedono cosa facciano di sbagliato.
Altri pianisti invece sono così legati allo spartito che improvvisare sembra una cosa del tutto innaturale e
scomoda. Quando ci provano si sentono impacciati e imprecisi e tendono a scoraggiarsi e pensare di “non
essere portati per il jazz”.
Questo però non è vero, la colpa è dell’ordine e il modo in cui studiano jazz.
Una cosa poco conosciuta è che i jazzisti non pensano alla musica come un musicista classico.
Il ritmo, la melodia e l’armonia sono pensati in modo totalmente diverso e se non si adotta questo tipo di
“mentalità” diventa molto difficile entrare nel mondo del jazz e suonare in modo efficace.
Se ti stai avvicinando al piano jazz in modo amatoriale attento! Rischi di imparare un insieme di cose
casuali e non chiare.
Se vuoi assicurarti un passaggio al jazz rapido e indolore allora hai bisogno di un sistema che ti aiuti a
capire quale sia la successione giusta di elementi da studiare per imparare a suonare jazz al pianoforte.
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spiego come imparare a suonare jazz al pianoforte anche se parti da zero o pensi di non essere portato.