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trentacinquesima edizione
Straziante meravigliosa bellezza del creato
Palermo 8, 9, 10 giugno 2018
Monastero e Chiesa di S. Caterina d’Alessandria
Roma 27 giugno 2018
Santa Sede
Roncisvalle 26, 27, 28, 29 luglio 2018
da Saint-Jean-Pied-de-Port a Puerto de Ibañeta
La Macchina dei Sogni
trentacinquesima edizione
Associazione
Figli d’Arte Cuticchio
Associazione Città di Palermo Arcidiocesi
Figli d’Arte Cuticchio Assessorato alla Cultura di Palermo
Con il sostegno di
Regione Sicilian
Assessorato del Turismo
Sport e Spettacolo
Andrea Cusumano
Assessore alla Cultura
Città di Palermo
A
“Li racconterete anche ai vostri figli e ai figli dei vostri figli” (Dt 4,9).
“Dio non si trova nei grandi discorsi, non si cerca a tavolino. Dio si fa conoscere nella storia. Nella
storia c’è un’apertura, un intervento di Dio che sconvolge completamente la mentalità consolidata.
Questo evento è l’Incarnazione.” (Marko Ivan Rupnik)
La prima edizione de La Macchina dei Sogni risale al 1984. Nella brochure del
festival, una foto color seppia, impaginata come se fosse un tondo rinascimen-
tale, accompagnava la descrizione di quella coraggiosa iniziativa teatrale.
Volevamo festeggiare i 50 anni di attività del padre di Mimmo, il Cav. Gia-
como Cuticchio, e non potevamo immaginare che a quella prima edizione ne
sarebbero seguite tante alte, in un crescente successo di pubblico e di addetti
ai lavori, i quali hanno fatto de La Macchina dei Sogni un punto di riferimento
oggi imprescindibile per conoscere e comprendere le trasformazioni e i mutevoli significati del teatro di
figura e di narrazione.
Negli anni, decine e decine di attori, registi, scenografi, musicisti e performer, provenienti da tutto il
mondo, hanno dato il loro contributo al Festival. Tutte le arti si sono alleate per trovare insieme le parole,
le immagini e i suoni più adatti a far capire come siano mutati negli anni il teatro e le sue motivazioni,
come si possano sempre trovare una vitalità e una verità dietro alla finzione scenica, come la tradizione –
a partire da quella dei Figli d’Arte Cuticchio – non sia statica ma in divenire.
In ogni edizione il progetto del Festival ha lavorato ad unire la bellezza dei luoghi, spesso dimenticati
o trascurati, con la fantasia dei giovani e dei maestri del teatro, le cui idee e la cui creatività sono sem-
pre riuscite a valorizzare quei luoghi. Si è creato, negli anni, un rapporto speciale con la città di
Palermo – che soprattutto all’inizio di questa avventura non conosceva l’attuale fiorire di eventi cul-
turali e artistici – e con le altre località che ci hanno ospitati.
Quest’anno, le luci della ribalta illumineranno non solo la piazza prospiciente il Monastero di S. Cate-
rina d’Alessandria con la sua splendida Chiesa, una delle più belle di Palermo, ma anche un luogo
mitico come Roncisvalle, che trasformeremo in scena teatrale sottraendolo al tempo della battaglia
per restituirlo al tempo della festa, una festa sulla via del pellegrinaggio che conduce al cammino di
Santiago de Compostela.
La leggendaria battaglia di Roncisvalle, la cui realtà storica è stata trasfigurata in Occidente dalle
L
Chansons de geste e trasmessa dalla tradizione orale, ha alimentato nei secoli numerosi racconti. Il Storie a catena
nobile gesto del paladino Orlando, devoto al suo imperatore Carlo Magno, che decide di sacrificare di Mimmo Cuticchio
eroicamente la propria vita in una battaglia che non può vincere, ma che va combattuta comunque per La Macchina dei Sogni pur compiendo 35 anni guarda al presente e parla
senso del dovere, rappresenta per noi l’ideale della Straziante, meravigliosa bellezza del creato, sot- alle nuove generazioni raccontando storie antiche che ci riguardano. Il tea-
totitolo del Festival preso in prestito dal film di Pasolini Che cosa sono le nuvole. tro che ci interessa, quello di figura e di narrazione, guarda alle storie con
Da Saint-Jean-Pied-de-Port, avvicinandoci progressivamente verso Roncisvalle, in una sorta di pel- gli occhi di oggi, le contestualizza negli spazi in cui viviamo. Io la chiamo
legrinaggio teatrale che avrà tappe lungo la strada principale del comune francese e poi lungo il “drammaturgia dei luoghi”, siano essi grandi centri abitati o piccole isole.
sentiero che sfocerà in aperta campagna, tra alberi, ruscelli, salite e discese, gli spettatori si uniranno Il tema di quest’anno ci spinge a vedere le cose, le storie, i luoghi con occhi
alla nostra carovana. Ascolteranno le narrazioni degli attori-narratori, che hanno preso parte al labo- diversi: da Palermo a Roncisvalle, passando per la Città del Vaticano,
ratorio sulle pratiche del narrare guidato da Mimmo Cuticchio con la collaborazione alla drammaturgia vogliamo invitare il pubblico ad unirsi a noi in una grande carovana del tea-
di Beatrice Monroy, piccole storie sui temi delle Chansons. Nella piana di Roncisvalle troveranno ad tro, per riscoprire insieme antiche leggende e luoghi mitici, ma con la sensibilità e lo sguardo di oggi.
attenderli “dodici pari”: uomini e donne di cultura che in questi anni si sono cimentati in un esemplare Due cose, apparentemente molto diverse tra loro, mi hanno colpito profondamente nei mesi scorsi: la
percorso di tutela dell’ambiente e del patrimonio dell’umanità. Gli artisti e gli intellettuali lavoreranno guerra, che continua a seminare terrore, distruzione e morte e la chiusura del Monastero di S. Caterina
in sinergia, in modo da stabilire un contatto autentico con il territorio e con il pubblico, fuori dai d’Alessandria a Palermo. In quest’ultimo caso, però, più che di chiusura bisognerebbe parlare di aper-
modelli e dai luoghi canonici dello spettacolo. tura, perché dopo settecento anni si conclude la stagione della clausura e si aprono al pubblico gli
Un invito al viaggio per gli spettatori di ogni regione e nazionalità, che dalle loro città potranno muo- spazi del convento. Ho pensato alle vite delle monache, al triste destino delle cosiddette “repentite”,
versi “in pellegrinaggio” alla scoperta di un paesaggio la cui mappa geografica si sovrappone a quella che a S. Caterina arrivarono ad essere 400, comprese tante bambine, le quali venivano recluse in con-
disegnata dalle storie che il teatro ci racconta. vento con la sola compagnia di una bambola; le ho immaginate mentre da sole giocavano sotto il cielo
del chiostro, il luogo dove pensavano vivesse Dio.
La Macchina dei Sogni si gemella quest’anno con “Una marina di libri”. La nona edizione del festival Nel riflettere su questo mi è venuto in mente l’antico testamento, la creazione del mare della terra e
dell’editoria indipendente ha scelto come tema l’oralità. Il suggestivo ed enigmatico titolo Cucitor di della bellezze del firmamento e da qui il film Che cosa sono le nuvole di Pier Paolo Pasolini, che fa
canti, rubato a un verso di Pindaro, si ispira agli antichi cantori che, prima della nascita della parola dire a Totò-Iago, guardando la volta celeste «Ah straziante, meravigliosa bellezza del creato!». Solo
scritta, giravano il mondo per narrare storie. Cucivano tra loro i diversi canti e li proponevano al pub- adesso, distrutti dal pubblico e gettati nella spazzatura, i due personaggi Totò-Iago e Ninetto Davoli-
blico senza alcuna mediazione che non fosse quella della loro capacità espressiva e della potenza della Otello si accorgono della sacralità del cielo rispetto alla volgarità dell’immondizia. Per i due fantocci
parola, che solo successivamente si fa scrittura e infine libro. essere gettati fuori dal teatro, dalla finzione, ha significato entrare nel mondo della vita. Non più fin-
Il gemellaggio tra le due manifestazioni, nell’anno di “Palermo capitale della cultura”, assume un zione, gelosia e cattiveria, ma solo la bellezza della natura. La fine si ribalta in un nuovo inizio e la
significato particolare: parola detta e parola scritta si uniscono nell’intento di creare un ponte che possa realtà riconquista la sua dimensione trascendentale con le nuvole, testimonianza del Creato.
contribuire a un reciproco arricchimento umano e culturale. A questo punto la mia mente associa un altro pensiero, l’uomo e le sue storie attraverso le mario-
nette. Nel Berretto a sonagli Pirandello fa esclamare a Ciampa: «Pupi siamo, caro signor Fifì!
Figli d’Arte Cuticchio Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo». I pupi, come i personaggi (e come noi stessi), perdono
la loro mansione e la loro identità se non sono più funzionali al racconto, ma riacquistano vitalità
e significato se riportati in scena.
Nel 2014 le ultime tre suore di S. Caterina, ormai centenarie, furono trasferite in un altro convento;
così, non essendoci più donne disposte al sacrificio della vocazione, il monastero ha perduto la sua
funzione originaria, ma come una marionetta che l’oprante riporta in vita ad ogni nuova rappresenta-
zione, anche uno spazio abbandonato e poi ripreso può iniziare una nuova vita. Aprirlo al mondo
significa unire ancora una volta mente e cuore, riscoprendo la bellezza del creato.
Può sembrare un pensiero contorto, ma io credo che questi ragionamenti abbiano un rapporto con la
capacità dell’essere umano di rinnovarsi, di abbandonare le sue vecchie abitudini e le sue credenze,
spesso frutto di pregiudizi, per guardare il mondo con occhi diversi.
Questo ha consentito di abbattere frontiere e di far crescere un sentimento di solidarietà e di condivisione.
Vivo da 70 anni tra i pupi e nel teatro di pupi e ho sempre pensato che raccontare di Orlando e Rinaldo
possa voler dire trasmettere i valori della giustizia e della cavalleria. Ma penso anche che non dob-
biamo dimenticare che La Chanson de Roland è un poema scritto nella seconda metà dell’XI secolo,
con funzioni narratologiche e pedagogiche lontane da noi. Oggi abbiamo il compito di salvaguardare
questo patrimonio di storie e di poesia, al netto delle leggende e delle interpretazioni storiche, che
sono mutate nelle diverse epoche ad uso e consumo dei potenti di turno.
Se Roncisvalle ha significato la disfatta dei paladini, con il carico di morte che la leggenda tramanda,
dobbiamo pensare anche che è una tappa nel cammino di pace verso Santiago de Compostela. E allora,
pensando a tutte le possibili leggende e letture – tra storia e letteratura, tra immaginazione e realtà –
vogliamo anche noi fare la nostra “crociata di pace”.
Quando Carlo Magno e i suoi paladini andavano in battaglia urlavano «Mongioia!». Noi vogliamo
fare lo stesso ma in nome della pace.
La nostra carovana di Straziante, meravigliosa bellezza del creato partirà l’8, il 9 e il 10 giugno dal
Monastero e dalla Chiesa di S. Caterina d’Alessandria a Palermo, per fare tappa il 27 giugno presso la
Santa Sede, dove incontrerà Papa Francesco, prima di partire alla volta dei Pirenei, dove dal 25 al 30
luglio, nel tragitto da Saint-Jean-Pied-de-Port a Roncisvalle, i membri della mia compagnia, gli allievi
del laboratorio di narrazione, tre maestri narratori e un gruppo di dodici uomini e donne di cultura,
esperti in diverse discipline umanistiche, si esprimeranno, in nome dell’arte, dell’amore e della pace in
questa porzione di cielo che un tempo lontano da noi ha visto la morte del paladino Orlando.
PALERMO 8 giugno 9 giugno 9 giugno
Piazza Bellini Piazza Bellini Chiesa di Santa Caterina D’Alessandria
8-9-10 giugno ore 19,30 ore 17,30 ore 21,00
Convento di Santa Caterina D’Alessandria P.I.P.P.U. La voce delle cose/Paola Serafini Compagnia Giano/David Riondino
ore 11, 00 - 15,30 - 17,30 All’inCirco varietà Fiabe selvatiche Non svegliate l’amore
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio
Storie di bambole
repentite e sante
Spettacolo itinerante con attori/narrator
28 luglio
Abazia di Roncisvalle
Ore 11,00 - ore 18,00
Straziante meravigliosa
10 giugno
Chiesa di S. Caterina D’Alessandria
ore 21,00 bellezza del creato
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio
Corrado Bologna, Giuseppe Bucaro, Mimmo Cuticchio
Giullari di Dio Franco La Cecla, Gianni Puglisi, ore 18,00
Marino Sinibaldi Natural song book
Palermo 8,9,10 giugno 2018
attori/narratori:
Luì Angelini, Giovanni Guarino, Bruno Leone,
Margherita Abita, Giulia Angeloni, Corinna Bologna,
Salvino Calatabiano, Francesca Camilla D’Amico,
Clara De Rose, Maria Teresa De Sanctis, Nunzia Lo Presti,
Nadia Parisi, Marika Pugliatti, Josefina Torino
musicisti e compagnie:
Compagnia Walter Broggini
Associazione Figli d’Arte Cuticchio
Giano Produzione/Davide Riondino
Associazione Giacomo Cuticchio Ensemble
Formedonda
Granteatrino
La Voce delle Cose
P.I.P.P.U Piccola Impresa per produrre umorismo
Teatro del Drago
I dodici pari
Lara Albanese, Giuseppe Barbera, Corrado Bologna,
Padre Giuseppe Bucaro, Mimmo Cuticchio,
Franco La Clecla, Beatrice Monroy, Gianni Puglisi,
Giuliano Scabia, Marino Sinibaldi, Giovanni Sollima,
Sebastiano Tusa
attori/narratori:
Luì Angelini, Giovanni Guarino, Bruno Leone,
Margherita Abita, Giulia Angeloni, Corinna Bologna,
Salvino Calatabiano, Francesca Camilla D’Amico,
Clara De Rose, Maria Teresa De Sancits, Nunzia Lo Presti,
Nadia Parisi, Marika Pugliatti, Josefina Torino
e la compagnia Figli d’Arte Cuticchio
I
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio
Storie di bambole repentite e sante
Spettacolo itinerante
regia: Mimmo Cuticchio
collaborazione alla drammaturgia: Beatrice Monroy
costumi : Tania Giordano
assistente costumista: Francesca Rodi
attori/narratori: Luì Angelini, Margherita Abita, Giulia Angeloni, Corinna Bologna, Salvino Calatabiano,
Francesca D’Amico, Maria Teresa De Sanctis, Clara De Rose, Giovanni Guarino, Bruno Leone,
Nunzia Lo Presti, Nadia Parisi, Marika Pugliatti, Josefina Torino
A
Creazione, allestimento e animazioneWalter Broggini
Burattini Walter Broggini
Costumi Elide Bolognini
Baracca Eugenio Tiziani
Accessori di scena Attilio Broggini
P.I.P.P.U.
di Giacomo Cuticchio
voci narranti Giuditta Perriera, Roberto Burgio Divisa in otto movimenti, l’opera di Giacomo Cuticchio ricalca la strut-
tura della Genesi del Vecchio Testamento. Una lode al Creato
flauto traverso/ottavino Alessandro Lo Giudice
oboe Francesca Capitummino attraverso un viaggio immaginifico di sette giorni, con un prologo e
clarinetto Francesco Maranto un epilogo, che ripercorre la creazione della notte e del giorno, del
sassofono contralto Nicola Mogavero
fagotto Giuseppe Davì cielo e del mare, degli alberi e delle piante, del sole e della luna,
violini I Marco Badami, Mariangela Lampasona, Ornella Mineo, degli animali e degli esseri umani. La suite musicale, eseguita da
Alessia La Rocca, Virginia Gurrera, Salvatore Imbesi
un’orchestra di 32 elementi diretta da Salvatore Barberi, è intervallata
violini II Girolamo Lampasona, Francesco Nardella, Davide Rizzuto,
Michele Savarino, Claudia Li Vigni dalle parole tratte dal testo biblico, dal Cantico delle Creature di Francesco
viole Salvatore D’Amato, Maria Adelaide Filippone, d’Assisi e da poeti come Khalil Gibran, Lev Tolstoj, Shakespeare... e affidate agli attori Giuditta
Antonio Bajardi, Valerio Vassallo
violoncelli Giuseppe D’Amato, Arianna Ciancimino, Christian Barraco Perriera e Roberto Burgio. Le installazioni luminose di Marcello D’Agostino sono parte inte-
contrabbassi Walter Roccaro, Romina Denaro grante della drammaturgia dell’opera e sottolineano la magnificenza del tema. Il discorso sulla
corno Giovanni Fiasconaro
1ª Tromba Sergio Caltagirone
creazione non è connesso soltanto ai principi cristiani, ma alla natura stessa dell’uomo, alla sua
2ª Tromba Michelangelo Monastero capacità di cogliere la bellezza dell’universo e dell’umanità intera.
trombone Fabio Piro La Creazione è dunque un omaggio alla bellezza, i cui valori e il cui portato di pace, di amore e
tuba Davide Leone
percussioni Giulia Lo Giudice di fratellanza ci accomunano nella vita di tutti i giorni.
pianoforte Giacomo Cuticchio Giacomo Cuticchio, nato e cresciuto tra storie e immagini fantastiche, sogni cavallereschi, senni
direttore Salvatore Barberi smarriti e passioni amorose, possiede il dono della sensibilità, un dono raro che non si acquisisce
installazioni luminose Marcello D’Agostino solo con lo studio e che oggi, nell’epoca in cui bellezza e sensibilità sembrano aver perduto il
loro valore, assumono un’importanza non secondaria alle qualità artistiche e tecniche.
L
È
Fiabe selvatiche
La voce delle cose / Paola Serafini
Le fiabe sono calde del loro passaggio di bocca in bocca. (a voler essere
più descrittivi il percorso è: bocca – orecchio – immaginazione – ricordo –
P
mi diventarono familiari. E quell’oscillazione da un infinito vuoto a una infinita pienezza, dal deserto
Il Cantico dei Cantici e l’Ecclesiaste sono due libri brevi e potenti, raccolti nella alla primavera, ancora mi ricorda un modo mio e non solo mio di attraversare la vita e le stagioni.
Bibbia, insieme ad altri antichissimi materiali epici e poetici. Sono piccoli libri Colgo l’occasione della bella manifestazione di Palermo e del luogo così particolare per rimettere in
molto densi, nei quali precipitano canti e pensieri di argomento erotico e amo- opera il lavoro: in forma molto essenziale, affidandolo alle voci mia e della bravissima Monica De-
roso (il Cantico) oppure sentenze e proverbi di ispirazione filosofica, e fulmi- muru, accompagnati da tre strumenti acustici.
nanti passaggi di critica sociale. Ebbi l’occasione di metterli in musica, e di Cantare Cantico ed Ecclesiaste sarà come rileggerli, lasciando che siano quelle figure e quelle imma-
farne canzoni, per un disco pubblicato molto tempo fa, nel 1991. Il motivo prin- gini a dirci quanto ancora le parole antichissime suonino contemporanee.
cipale che mi spinse a trasformare i due libri in ballate, cantabili e ricantabili,
fu quello di volerli imparare a memoria, per portarmeli sempre dietro nella mia
biblioteca orale, invisibile e provatissima. Un altro motivo fu di ordine “professionale”: mi chiesi, da
E
ideazione Fabrizio Lupo cunto, drammaturgia e regia: Mimmo Cuticchio
progetto sonoro Mario Crispi movimento pupi Nino Cuticchio
liuteria Gabriella Carlino voce del banditore Salvino Catalabiano
performers Mario Crispi, Giacomo Cuticchio, Maurizio Maiorana voce Chiara dei Favarone Marika Pugliatti
coro e movimento dei crociati Margherita Abita, Giulia Angeloni, Francesca Camilla D’Amico,
Maria Teresa De Santis, Nunzia Lo Presti, Nadia parisi, Josefina Torino
Musiconette sono tre “marionette sonore” inventate in sinergia da Fa-
musiche Enzo e Lorenzo Mancuso
brizio Lupo e Mario Crispi. Esse coniugano tradizione e sperimenta-
luci Marcello D’Agostino
zione muovendosi tra pupi siciliani, teatro di figura europeo e
giapponese, musica contemporanea acustica ed elettroacustica.
Un esuberante giovane nato ad Assisi amava andare in guerra. Si chiamava Francesco ed era figlio
Tre nuovi strumenti musicali polifunzionali e gestualmente espressivi
di Pietro e Pica Bernardone. Un giorno udì una voce che gli diceva: «Lascia stare le armi e vai a
che si muovono sulla scena creando atmosfere musicali insolite, gene-
restaurare la mia chiesa!».
rando suono e danza. L’ispirazione nasce dal rumore di scena della Bat-
taglia dell’Opera dei Pupi dove convivono diverse sonorità: il piano a
E fu così che iniziò il suo viaggio tra i poveri, i bisognosi, gli ammalati.
cilindro, il battere dello zoccolo, il cozzare delle armature, trombe, corni, tamburi, cori… I pupi che
Sono gli anni delle crociate per la liberazione del Santo Sepolcro, così Fran-
si fronteggiano incrociando le loro piccole spade generano una danza che determina una sospensione
cesco tenta di fermare la guerra, prima andando dal Papa, poi a Damiata, in
temporale, il “non tempo” della scena.
Egitto, dove incontra il Sultano.
La sfida di queste marionette di nuova generazione non è quella di generare suoni riprodotti che re-
plicano reali ambienti sonori ma piuttosto, strumenti capaci di riprodurre melodie e basi ritmiche tali Ma i guerrafondai vanno avanti nella loro follia distruttrice e l’umanità
da poter essere replicate in un numero il più alto possibile di variazioni musicali. scivola sempre di più verso la brutalità. Soltanto il più feroce dei lupi
Le dimensioni della marionetta non superano gli 80 cm. La manovra uti- ascolta il fraticello d’Assisi, riuscendo a vivere a fianco dell’uomo senza
lizza bacchette e maniglie; anche in questo la loro gestualità ricorda che si facciano reciprocamente del male.
quella dei pupi che permette alle marionette siciliane di combattere
con la spada. Le battaglie e le sfide di queste marionette sono Ma Francesco si ammala e, dopo essere stato amorevolmente assistito nella chiesa di San Damiamo
però di tutt’altra natura che guerresche, infatti il proposito di da Chiara dei Favaroni e dalle “povere dame”, viene accudito dai suoi frati, che con somma meraviglia
armonizzare diverse arti in un’unica forma riprende l’idea di osservano le sue stimmate e ascoltano la sua flebile voce che dice: «Laudato si’ mi’ Signore per sora
pacificazione secondo la quale gli antagonisti dialogano e ciò nostra morte corporale…».
che è diverso si ritrova “on stage” per generare lo stesso con-
certo, la stessa coreografia, la stessa idea.
U
La pienezza nel vuoto
fotografie di Valerio Bellone
La pienezza nel vuoto è una serie fotografica realizzata nel 2014 da Valerio Bellone.
Attraverso 36 scatti viene narrata la traversata del viaggiatore da Marrakech sino alle dune sahariane
dell'Erg Chebbi, ai confini con l'Algeria.
Un viaggio emozionale e introspettivo che unisce la visione di spazi senza
confini a pensieri intimi che prendono vita nei pensieri trasposti nella forma
di haiku.
Il lavoro è diviso in sei capitoli immaginari, ognuno dei quali si apre con
un varco, una soglia d’ingresso verso una dimensione interiore.
L’esposizione qui presentata mostra un assaggio del lavoro, attraverso undici
fotografie accompagnate dagli haiku.
Valerio Bellone nasce a Palermo nel '79. Consegue la Laurea in Digital De-
sing nel 2005 allo IED di Torino. Nel 2006 lavora come fotografo di viaggio
per agenzie turistiche in Australia.
È fotoreporter per quotidiani nazionali ed esteri sino al 2013 e vincitore di numerosi premi interna-
zionali dal 2010 al 2015.
Ha esposto in numerosi spazi e gallerie, sia con mostre personali che collettive, in Italia e all'estero a
partire dal 2012. Dal 2015 si dedica a progetti fotografici indipendenti.
I suoi reportage spaziano dalle vicende umane alle tradizioni e le culture contemporanee, dedicando
ampio spazio alla fotografia di paesaggio e alle sperimentazioni visive. Si definisce un osservatore
che cerca di lasciare una traccia di memoria della gente e dei popoli che incontra lungo il proprio viag-
gio, mescolando lo stile di reportage a una ricerca visiva personale.
S
Semina
installazione di Roberta Barraja
assistente alla realizzazione Laura Plaja
Officine del Costume
Miriam Carollo, Marta Fasulo,
Mimì Lo Nardo, Francesca Mandalà, Alice Perez
collaborazione Marika Autuori
tecnica mista: tessuti, fibre, cordami, trattati con collanti e vernici e fissati su rete zincata
dimensioni: 20 x 4 m
Semina è un’opera site specific ideata da Roberta Barraja per il fronte della scali-
nata della Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, che affaccia su Piazza Bellini
a Palermo.
Creata appositamente per La Macchina dei Sogni di quest’anno, si ispira al tema
del Festival, Straziante, meravigliosa bellezza del creato, a partire dall’idea della
fertilità di un terreno condiviso, che accoglie le molteplici iniziative, i contributi
e i saperi degli artisti coinvolti.
L’utilizzo del fuoco produce una trasformazione della materia, crea sfumature, pieghe recondite, come
un intreccio di vicoli, in cui si insinua una segreta, radicata bellezza.
Una street art plastica, nella quale arte e natura sono legate intimamente, per simboleggiare e celebrare
la bellezza e la fragilità della creazione.
S
Fiori di luce
Una piazza si fa giardino
installazione di Fabrizio Lupo
collaborazione e realizzazione Alessia D’Amico
assistente alla realizzazione Chiara Bonanno
montaggio Manuel Luminarie Artistiche
Sin dagli abissi del tempo usiamo i fiori per le occasioni più sacre. Il nostri
antenati di Cro-Magnon e Neandertal ricoprivano di petali profumati le se-
polture, proprio come facciamo noi. Mi piace immaginare che le forme, i
colori e le varietà dei fiori abbiano sempre avuto la funzione di un linguag-
gio d’amore, sacro ma anche profano, a seconda che li si associ a funerali,
matrimoni o altre occasioni legate ai cicli della vita.
I fiori sono più vecchi di noi e insieme alle api hanno creato una vera e pro-
pria “danza delle nozze” tra il regno animale e quello vegetale, permettendo
lo sviluppo della vegetazione sulle terre emerse e preparando così l’Eden
all’accoglienza di uomini e animali. Un circolo virtuoso rappresentato nelle
meraviglie degli orti botanici, un concentrato di bellezza dove la Natura, nelle sue molteplici forme e
varietà, germoglia nel cuore delle città.
Anche la grande presenza di immagini floreali nell’arte e nell’architettura ci dice molto di quanto si
identifichi nel fiore uno dei più significativi simboli della bellezza del Creato. La foglia d’acanto, rap-
presentata in Sicilia da millenni, vive e vegeta ancora oggi nel territorio isolano; dai Greci agli architetti
del Liberty, attraverso le volute del Barocco, la vegetazione arriva a decorare gli apparati festivi.
Le odierne luminarie elettriche nascono proprio da quei festoni, che vediamo rappresentati negli af-
freschi di tutte le epoche. Per avere un’idea dell’importanza che assumono i fiori nelle feste, basta os-
servare quelle dell’India, così piene di petali e di vivacissimi colori vegetali, mentre in Sicilia sono
impareggiabili le infiorate, veri e propri dipinti floreali alla maniera di Arcimboldo.
Anche all’interno delle nostre foreste di cemento, come se cercassimo di tornare nel paradiso perduto,
ci siamo creati le nostre composizioni floreali: una metropoli di grattacieli, se vista dall’alto, appare
come una foresta di luci, una specie di infioriata. Ma quanto può durare questa primavera artificiale?
Siamo in grado di coniugare la bellezza del Progresso con l’esempio della Natura? Forse dovremmo
cominciare a guardare non soltanto alla bellezza esteriore ma anche a quella “circolare”, che ha saputo
sostenere con armonia, da tempo immemorabile, il ciclo delle stagioni.
Q
RONCISVALLE 26 - 29 luglio
…non le storie che si raccontano ma come si raccontano. Non i significati acquisiti, ma
la necessità di generarne altri attraverso il già noto…
Padre Giuseppe Bucaro, ha insegnato Filosofia della Religione presso la Pontificia Università Ur- Marino Sinibaldi è un giornalista autore di saggi di storia e di critica letteraria, cura e partecipa a
baniana. Fondatore del Museo degli ex-voto di Altavilla Milicia, vive a Palermo, dove è parroco e convegni e rassegne organizzate da enti locali e associazioni culturali di diverse città italiane. È tra i
direttore dell’Ufficio dei Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Palermo. Tra le sue opere: Gli ex-voto fondatori della rivista “Linea d’ombra”, collabora con quotidiani, riviste e agenzie di stampa. Dal
di Altavilla Milicia (1983), Filosofia della religione (1989). 2009 dirige Radio 3.
Mimmo Cuticchio, oprante-puparo-cuntista, figlio d’arte, riconosciuto per le sue doti attoriali, nar- Giovanni Sollima è un vero virtuoso del violoncello. Suonare per lui non è un fine, ma un mezzo per
rative, drammaturgiche, poetiche, con oltre cinquant’anni di carriera artistica alle spalle e un lungo e comunicare con il mondo. È un compositore fuori dal comune, che grazie all’empatia che instaura con
variegato percorso pieno di successi: da Palermo in giro per il mondo insieme alla compagnia da lui lo strumento e con le sue emozioni e sensazioni, comunica attraverso una musica unica nel suo genere.
diretta, sui palcoscenici dei più importanti teatri o in contesti culturali e accademici di altissimo livello.
Sebastiano Tusa è un archeologo del mare, attualmente Assessore regionale dei Beni Culturali e del-
Franco La Clecla è un e architetto italiano. Nei suoi lavori ha affrontato a più riprese il tema del- l’Identità Siciliana. Ha partecipato e diretto missioni e ricerche archeologiche in Italia, Iraq, Iran, Pa-
l’organizzazione dello spazio contemporaneo tra localismo e globalizzazione rivolgendosi in parti- kistan, e Turchia. È attualmente direttore delle Missioni Archeologiche in Sicilia, Libia e Giappone.
G
Giovanni Sollima
Natural Song Book
L
Giovanni Sollima è un vero virtuoso del violoncello. Suonare per lui non è un
fine ma un mezzo per comunicare con il mondo. È un compositore fuori dal
comune. L’empatia che instaura con lo strumento la comunica attraverso
la sua musica, capace di scavare nella profondità dell’animo umano, fa-
cendo riemergere in noi le emozioni più profonde.
Negli ultimi anni la sua ricerca lo ha portato verso parentele con vocalità e
Mimmo Cuticchio
La rotta di Roncisvalle
tecniche strumentali non occidentali intervenendo sul timbro e sulla stessa
accordatura del violoncello. “Ascolto chiunque produca suoni – racconta – Da
qualche anno cerco di organizzare il flusso densissimo di suoni e suggestioni che
continuamente mi travolge, scrivendo pezzi per cello solo”. Seppure l’influenza di altre culture – “Ogni punto d’arrivo è un punto di partenza”
dall’Africa ai Balcani, da Capo Nord all’Australia – sia fortissima, il suo lavoro è fortemente legato Eleonora Duse
alle radici della sua terra. “Natural Song Book” è insieme il lavoro più disordinato che abbia mai
scritto e, al tempo stesso, è quello con più radici”. La rotta di Roncisvalle è un pezzo della storia dei paladini di Francia che
Sollima, oltre ad essere geniale musicista, è Mimmo Cuticchio ha rappresentato centinaia di volte durante la sua attività
anche un artista “impegnato”. Negli ultimi di oprante e cuntista. Egli ha dato voce, fiato e corpo al conte Orlando per
anni la sua ricerca e sperimentazione tanti anni e tutte le volte il grande paladino è morto per rinascere ancora sul
hanno posto l’accento sul tema palcoscenico.
dell’acqua e la sua importanza
come risorsa a livello plane- Il cunto della battaglia di Roncisvalle a Roncisvalle è un sogno lunga-
tario. Il viaggio a Ronci- mente vagheggiato da Mimmo Cuticchio che ha consacrato la sua vita al
svalle è un ulteriore spunto mestiere dei pupi e del cunto e ha saputo conservare e innovare tecniche e saperi di mestieri an-
di riflessione tra l’uomo e tichi che sembravano destinati a sparire.
l’ambiente sulla crisi
idrica e sui conflitti che È al contempo un’impresa epica perché consegna per la prima volta al pubblico, ai suoi allievi e ai
tormentano interi popoli. suoi collaboratori una versione de La chanson de Roland dove l’eco delle voci, i rumori della battaglia,
le grida di aiuto, il dolore per il tradimento subìto prenderanno corpo nel percorso degli spettatori con
l’invenzione ex novo dello spazio naturale usato in funzione drammaturgica.
Figli d’Arte Cuticchio
La compagnia nasce nel 1971 sotto la guida di Mimmo Cuticchio.
il recupero delle tecniche tradizionali dei pupi e del cunto, la ricerca e la sperimentazione sono i
tre principali linguaggi della comunicazione teatrale. La sopravvivenza artistica della compagnia
è dovuta alla ricerca di un proprio spazio espressivo che valorizzi al massimo le tecniche dei
pupari e dei contastorie, linguaggi tutt’altro che esauriti o superati, per tentare un teatro di verità
e di poesia.
Dal 1977 l’Associazione Figli d’Arte Cuticchio accorpa la compagnia omonima e oltre all’attività
di produzione porta avanti anche quella di promozione.
Dal 1984 organizza il festival teatrale intitolato La Macchina dei Sogni; dal 1997 una scuola per
pupari e cuntisti con l’obbiettivo di garantire un futuro al teatro dei pupi e al cunto.
Dal 2007 tutto il mestiere (per mestiere s’intende il patrimonio completo di un oprante-puparo)
tradizionale di Mimmo Cuticchio e l’altro mestiere che ha costruito con gli spettacoli di
innovazione, sono aperti al pubblico in forma di museo. Un museo in movimento che si sviluppa
nei luoghi dove egli lavora, costruisce i pupi e ne rappresenta le storie.
ATF
Associazione
dei Teatri di Figura